La marcia su Roma fu una
manifestazione armata organizzata dal
Partito Nazionale Fascista, guidato
da Benito Mussolini, il cui successo
ebbe come conseguenza l'ascesa al
potere del partito stesso in Italia ed il
dissolvimento definitivo dello Stato
liberale, già precedentemente in crisi.
Mussolini con, da sinistra, Emilio De
Bono, Italo Balbo e Cesare Maria De
Vecchi
La manifestazione eversiva si concluse con
successo quando, il 30 ottobre, il re
Vittorio Emanuele III cedette alle pressioni
dei fascisti e decise di incaricare Mussolini
di formare un nuovo governo.
Indice :
Antefatti e premesse;
I giorni della rivolta;
L’esito;
Antefatti e premesse:
La Marcia su Roma si inserì in un
contesto di grave crisi e messa in
discussione dello Stato liberale, le
cui istituzioni erano viste come
non più idonee a garantire
l'ordine interno.
Benito Mussolini con alcuni dei
quadriumviri: da sinistra Emilio De
Bono, Cesare Maria De Vecchi e Italo
Balbo.
La Marcia fu preparata in gran segreto fin nei minimi dettagli. Del proposito
circolavano già molte voci che si rincorrevano da e per ogni direzione. D'altra
parte, Giolitti era ben informato della situazione grazie ai suoi contatti personali
ed era stato invitato a tornare a Roma e formare un nuovo ministero che
fronteggiasse i fascisti sul campo.
Giolitti, nell'incontro con Bertone all'Hotel Bologne a
Torino il 23 ottobre, anche a proposito di un eventuale
intervento della polizia sui fascisti durante la
manifestazione di Napoli, rispose
"Ma no, ma no.
Vediamo cosa succede, poi se ne parla"
Antefatti e premesse:
Il 2 agosto del 1922 i fascisti
occupano militarmente Ancona.
Un momento della marcia su Roma: le
milizie armate in avvicinamento verso la
Capitale
Venne scelta Ancona perché la città
era nota per la sua avversione alle
idee autoritarie; se il tentativo di
occupazione fosse riuscito in una
città così, nuove imprese sarebbero
state considerate più facili.
L'occupazione avvenne
senza ostacoli.
Quattro giorni prima della marcia, il 24
ottobre, a Napoli si tenne una grande adunata
di camicie nere, raduno che doveva servire da
prova generale.
24 ottobre 1922, adunata delle camicie
"O ci daranno il governo
nere di Napoli, Mussolini sul palco
delle autorità
o lo prenderemo
calando a Roma". Antefatti e premesse:
In occasione dell’adunata di Napoli,
Mussolini tenne due discorsi: uno al teatro
San Carlo, diretto al ceto borghese, ed uno in
piazza San Carlo ai suoi uomini.
Le squadre sarebbero confluite a Foligno,
Tivoli, Monterotondo e Santa Marinella per
poi entrare nella capitale. Si raccolsero - si
stima - circa 25-30.000 fascisti, a fronte dei
28.400 soldati a difesa della capitale.
Alcune camicie nere sfilano
davanti al Quirinale, all'epoca
residenza reale.
Il 27 Ottobre.
Intanto a Cremona, a Pisa e a Firenze
erano già in azione gli squadristi.
Alle prime notizie Facta telegrafò al
re Vittorio Emanuele III invitandolo a
rientrare e suggerì di applicare lo
stato d'assedio, ma il re non accettò
rifiutandosi di deliberare
"sotto la pressione dei
moschetti fascisti".
Vittorio Emanuele III.
La notte tra il 27 e il 28 il Presidente del
consiglio fu svegliato per essere
informato che le colonne fasciste erano
partite verso Roma, sui treni che
avevano requisiti, mentre il Re si
consultava con i maggiori esponenti
dell'Esercito.
Il 28 Ottobre.
La mattina del 28, a Milano
Mussolini riceveva nella sede del
Popolo d'Italia una delegazione di
industriali.
Nello stesso momento, a Roma,
A Mussolini fu, quindi, proposto
di governare a fianco di Salandra
ma egli rifiutò.
Antonio Salandra.
L'Ordine di smobilitazione
Il Partito Nazionale Fascista comunica:
Fascisti di tutta Italia!
Il nostro movimento è stato coronato dalla vittoria. Il Duce ha assunto i poteri politici
dello Stato per l'Interno e per gli Esteri. Il nuovo Governo, mentre consacra il nostro
trionfo col nome di coloro che ne furono gli artefici per terra e per mare, raccoglie a
scopo di pacificazione nazionale, uomini anche di altre parti perché devoti alla causa
della Nazione.
Il Fascismo italiano è troppo intelligente per desiderare di stravincere.
Fascisti
Il Quadrumvirato supremo d'azione, rimettendo i suoi poteri alla Direzione del Partito,
vi ringrazia per la magnifica prova di coraggio e di disciplina e vi saluta. Voi avete bene
meritato dell'avvenire della Patria
Smobilitate con lo stesso ordine perfetto col quale vi siete raccolti per il grande
cimento destinato -lo crediamo certamente- ad aprire una nuova epoca nella storia
italiana. Tornate alle consuete opere poiché l'Italia ha ora bisogno di lavorare
tranquillamente per attingere le sue maggiori fortune.
Nulla venga a turbare l'ordine potente della vittoria che abbiamo riportato in queste
giornate di superba passione e di sovrana grandezza
Viva l'Italia! Viva il Fascismo".
Il Quadrumvirato
L’esito.
Alle 8 di sera Mussolini partì, alla
volta di Roma, dove sarebbe giunto
alle 11.30 del 30 ottobre; il
convoglio patì un incredibile ritardo
dovendo rallentare, e in qualche caso
proprio fermarsi, in molte stazioni
prese d'assalto da fascisti festanti che
accorrevano a salutare il loro Duce.
Benito Mussolini.
Mussolini parlò per circa un'ora col
Re promettendogli di formare entro
sera un nuovo governo con
personalità non fasciste e con
esponenti di aree politiche
"popolari".
L’esito.
Le "Camicie Nere della rivoluzione" erano
accampate intorno alla capitale e non
attendevano che di entrarvi. Furono
autorizzati ad entrarvi solo il giorno 30 e la
raggiunsero alla meglio, su mezzi di fortuna.
Ma erano più che raddoppiati e a questi cui si
aggiunsero i simpatizzanti romani che erano
già sul posto. Ci furono scontri e incidenti;
nel quartiere di San Lorenzo alcuni operai
accolsero con colpi d'arma da fuoco la
colonna guidata da Giuseppe Bottai e
Ulisse Igliori, proveniente da Tivoli, che
attraversava l'area in modo pacifico.
All'alba del giorno dopo, oltre 500 fascisti
guidati da Italo Balbo attaccarono di sorpresa
il quartiere e lo devastarono.
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