Luglio 2003
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Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’intero pianeta è diventato capitalistico: anche le poche economie
pianificate rimaste devono la propria sopravvivenza, o il proprio sviluppo, ai legami intrecciati con i mercati
capitalistici globali.
Vecchio capitalismo
o
nuovo capitalismo?
Vecchio
Concorrenza spietata:
obiettivo il profitto.
Soddisfazione individuale
come forza motrice.
Nuovo
Utilizzo di nuove tecnologie
dell’informazione e della
comunicazione.
L’utilizzo delle nuove tecnologie non è però la causa dei cambiamenti che stiamo vivendo, ma il mezzo
attraverso il quale avvengono: tutti i campi del sapere traggono profitto dall’informatizzazione e dalla
globalizzazione delle informazioni che Internet, la rete delle reti, ha portato con sé.
La diffusione delle nuove tecnologie nel mondo è però estremamente disomogenea: si parla a riguardo di
Digital Divide, cioè dell’impossibilità economica, culturale o geografica di avere accesso al progresso.
Studi econometrici dimostrano una stretta relazione tra la diffusione della tecnologia dell’informazione,
accompagnata da un livello adeguato di istruzione e di conoscenze tecniche, e la produttività e la
competitività di paesi, regioni, industrie e imprese, laddove tale informatizzazione sia supportata da un
contesto organizzativo adeguato.
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Innovazione
tecnologica
Permette ad alcuni paesi di superare in un balzo interi stadi di
crescita economica, grazie alla possibilità di modernizzare i propri
sistemi di produzione, aumentando così la propria competitività.
Accresce il ritardo di quei paesi che non sono in grado di adattarsi al
nuovo sistema tecnologico.
Inoltre, la riforma del sistema educativo, dalle scuole elementari alle università, e lo sviluppo culturale
complessivo, il livello di alfabetizzazione funzionale, i contenuti dei mezzi di comunicazione e la diffusione
dell’informazione fra la popolazione nel suo insieme, sono essenziali per l’ingresso nell’Era dell’Informazione;
a tal riguardo, le imprese più avanzate tendono alla ricerca di talenti di ogni parte del mondo, trascurando
spesso la gente del luogo quand’essa non soddisfi i parametri tecnici e culturali del nuovo sistema di
produzione. Silicon Valley ne è un chiaro esempio.
Un paese che non sappia entrare a far parte del sistema tecnologico dell’Era dell’Informazione ha perciò
poche possibilità di sviluppo nel contesto della New Economy.
Per quanto riguarda l’individuo, invece, solo chi è abbastanza istruito da sapersi “riprogrammare” lungo il
percorso della propria vita professionale sarà in grado di sfruttare i vantaggi della nuova produttività; la sorte di
tutti gli altri dipenderà dal tipo di organizzazione sociale, dalle strategie delle imprese e dalle politiche
pubbliche.
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Sviluppo
culturale
ed educativo
Sviluppo
tecnologico
Sviluppo
sociale
Sviluppo
economico
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Un’economia globale è un’economia le cui attività centrali
funzionano come un’unità integrata che opera simultaneamente su
scala planetaria. I mercati dei capitali sono interconnessi in tutto il
mondo, in modo che tutti i paesi i risparmi e gli investimenti, anche
se non sono investiti globalmente, dipendono per i loro risultati
dall’evoluzione e dal comportamento dei mercati finanziari globali.
Le società multinazionali dell’industria, dei servizi, e della finanza,
con le loro reti ausiliarie di imprese piccole e medie, costituiscono
dunque il nucleo dell’economia mondiale.
Il livello più alto di scienza è tecnologia è concentrato in pochi
centri di ricerca e di innovazione, nei quali vengono reclutati talenti
da tutto il mondo: quindi, pur essendo la maggior parte dei
lavoratori nel mondo lavoratori locali e non globali, il destino, il
lavoro, la qualità della vita delle persone dipendono dal settore
globalizzato dell’economia.
Tale forma di economia si basa proprio sulle nuove tecnologie, che permettono di formare una rete globale di
comunicazione. Ma viene connesso a questa rete solo ciò che è giudicato prezioso alla stregua dei valori e
degli interessi dominanti, lasciando isolato ciò che non ha o che perde valore, andando così ad escludere
intere popolazioni o territori.
Cambia il ruolo dello Stato nazionale: le banche centrali non sono in grado di controllare i flussi globali di
capitale nei mercati finanziari, influenzati più da turbolenze dell’informazione che da regole di natura
economica; i governi allora si coalizzano in istituzioni sovranazionali, alle quali cedono gran parte della propria
sovranità, riuscendo così a sopravvivere, interconnessi in uno Stato rete dove vengono stabiliti interazioni e
processi decisionali comuni.
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Mentre nell’era industriale il modello organizzativo è stato
la grande fabbrica, nell’era dell’informazione il modello
organizzativo chiave è quello della rete. La rete è un
insieme di nodi interconnessi, punti di intersezione di una
curva con se stessa. Le reti sono delle strutture aperte,
suscettibili di estendersi all'infinito, integrando dei nuovi
nodi in grado di comunicare all'interno della rete, in altri
termini che condividono gli stessi codici di comunicazione.
Le reti costituiscono la nuova morfologia sociale delle
nostre società, e la diffusione della logica della messa in
rete determina ampiamente il processo di produzione,
d'esperienza, di potere e di cultura. Chi è nella rete ha
accesso alle opportunità e, con il tempo, può aumentare
le proprie. Per chi è fuori della rete, o ne viene escluso, le
opportunità svaniscono: tutto ciò che conta è organizzato
in una trama mondiale di reti che interagiscono tra loro.
La rete garantisce all’economia globale la flessibilità richiesta: domanda economica variabile, tecnologia
continuamente rinnovata, molteplici strategie dispiegate da diversi operatori.
Le reti sono sempre esistite come modelli organizzativi umani: la loro forza sta nella flessibilità, nella capacità
di decentramento, nella geometria variabile, nella capacità di adattarsi a nuovi compiti ed esigenze senza
distruggere le regole di organizzazione fondamentali. Tuttavia la loro debolezza stava nella difficoltà del
coordinamento verso un obiettivo comune, che richiedeva una concentrazione spaziale e temporale delle
risorse nell’ambito di grandi organizzazioni: tale debolezza viene superata con la nuova tecnologia
dell’informazione e della comunicazione, dove la rete è a un tempo centralizzata e decentrata. Essa può essere
coordinata senza che esista un centro. Le interazioni hanno preso il posto delle istruzioni.
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Ma questo non porta al proliferare di piccole e medie imprese, ma alla “corsa alle fusioni”.
Il “materiale umano” non può adattarsi alla flessibilità
estrema che caratterizza la rete e rimane spesso
intrappolato, degradato o sprecato: il risultato di tutto ciò
è il sottosviluppo sociale.
Negli ultimi anni va crescendo la disuguaglianza tra un
paese e l’altro, in alcuni paesi le disuguaglianze interne
vanno invece migliorando (India, Estremo Oriente,
Spagna), in altri peggiorando (USA, UK, Messico,
Brasile). La polarizzazione aumenta dappertutto. La
modernizzazione ha ridotto la percentuale di poveri in
paesi molto grandi (Cina, India, Brasile), ma altrove la
povertà va aumentando. E la miseria è il destino di
questa fascia di poveri che va crescendo in quasi tutti i
paesi.
Rapporti di consumo
(riguardano l’appropriazione del proprio
lavoro da parte dell’uomo)
Disuguaglianza
(appropriazione disuguale
di ricchezza)
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Polarizzazione
(processo di disuguaglianza per
cui, nella scala di distribuzione
della ricchezza, il segmento più
alto e quello più basso crescono
più velocemente del centro)
Povertà
(il livello di reddito che una società
considera necessario per vivere
secondo uno standard accettabile)
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Miseria
(il livello che stabilisce lo standard
di vita materiale minimo, al quale
è difficile persino la sopravvivenza)
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Rapporti di produzione
(riguardano i modi e i mezzi con cui
le persone si guadagnano da vivere)
Individualizzazione del lavoro
Ipersfruttamento
Esclusione sociale
Integrazione perversa
Individualizzazione del lavoro: il processo per cui il contributo del lavoro alla produzione è determinato
specificatamente per ogni individuo, mentre hanno scarso peso la contrattazione collettiva o i regolamenti. Si
tratta della desocializzazione del lavoro e della crescente flessibilità e individualizzazione delle prestazioni
lavorative.
Ipersfruttamento: imposizione di norme di compensazione o di condizioni di lavoro sfavorevoli a determinate
categorie di lavoratori (immigrati, donne, giovani, minoranze) a causa della loro vulnerabilità alla
discriminazione.
Esclusione sociale: il processo per cui ad alcuni individui o gruppi è impedito l’accesso a posizioni sociali che
darebbero loro il diritto di provvedere adeguatamente a se stessi, in modo autonomo, nell’ambito delle
istituzioni e dei valori prevalenti. L’esclusione sociale sta crescendo ovunque, tranne che nelle democrazie
scandinave.
Integrazione perversa: il lavoro nell’ambito dell’economia criminale. Molte persone escluse dall’accesso a
un’occupazione regolare, non rispondendo ai requisiti dell’era dell’informazione, entrano a far parte della
manovalanza
del crimine.
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Cosa si può concludere da quanto detto?
1) Se ogni cosa, ogni persona, che rappresenti una risorsa valida può
essere facilmente connessa, e facilmente disconnessa quand’essa
smetta di essere utile, allora il sistema di produzione globale è popolato
allo stesso tempo da individui e gruppi estremamente preziosi e
produttivi e da persone (o luoghi) che non sono o non sono più preziosi,
anche se fisicamente non sono scomparsi dalla scena.
2) L’istruzione e la formazione diventano decisive per la creazione di valore
nell’economia internazionale. Il deficit di istruzione e la mancanza di
un’infrastruttura informatica di quasi tutti i paesi fanno sì che l’intera
economia dipensa dai risultati dei pochi settori globalizzati, sempre più
vulnerabili alle tempeste dei flussi finanziari globali.
3) Le nuove tecnologie distruggono l’agricoltura tradizionale, che dà lavoro
ai 2/3 della popolazione mondiale: si verifica così un esodo dalle
campagne di milioni di persone che devono essere assorbiti dalla New
Economy di metropoli già sovraffollate.
4) Lo Stato sociale è messo in pericolo dagli incontrollabili flussi globali e
limitato da quelle istituzioni sovranazionali create per sopravvivere alla
globalizzazione: il contratto sociale va ovunque incontro ad una sfida
decisiva.
Accanto al benessere della minoranza si va quindi creando un quarto mondo composto di persone e territori
che non hanno alcun valore per gli interessi dominanti nel capitalismo dell’informazione: c’è chi offre un
contributo troppo scarso come consumatore/produttore, chi non ha istruzione o istruzione specificatamente
informatica, chi si ammala, chi perde la casa, chi diventa tossicodipendente o alcolizzato, chi entra
nell’economia criminale e viene arrestato: intere comunità acquistano un marchio d’infamia e vengono
completamente dimenticate. E’ un quarto mondo caratterizzato dall’esclusione sociale.
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Lo sviluppo sociale porta allo sviluppo culturale, che porta
all’innovazione, che porta allo sviluppo economico, che promuove
la stabilità e la fiducia nelle istituzioni; e tutto ciò sottende un nuovo
modello sinergico che coniuga crescita economica e miglioramento
della qualità della vita. Senza sviluppo sociale, senza stabilità
istituzionale, lo sviluppo economico resta possibile, ma sarebbe
basato sull’abbassamento dei costi piuttosto che sull’aumento della
produttività. Il sogno di un mondo sempre più piccolo di
consumatori altamente produttivi, ricchissimi e voraci, sospeso al di
sopra della manodopera poco qualificata e ignaro dei buchi neri in
cui sono destinati a sprofondare persone e luoghi svalutati, è
insostenibile: la dissociazione tra crescita economica e sviluppo
sociale nell’era dell’informazione non è soltanto moralmente
sbagliata, ma anche impossibile da sostenere.
Per coniugare sviluppo sociale e crescita economica non basta lasciare libero corso alle forze di
mercato, e nemmeno sono sufficienti gli sforzi dei singoli Stati: occorrono invece uno sforzo di
aggiornamento tecnologico da parte di nazioni, imprese e famiglie di tutto il mondo, grandi
investimenti per riformare il sistema dell’istruzione, istituzione di una rete scientifica e tecnologica
su scala mondiale, invertendo gradualmente la tendenza all’emarginazione di intere nazioni: tutti devono
essere giudicati produttori e consumatori preziosi.
Tutto questo è realizzabile, date le nostre conoscenze tecniche e tecnologiche: gli ostacoli vengono dal
mondo politico, su cui andrebbe realizzata una forte pressione dall’opinione pubblica per la realizzazione
di una economia e di una azione politica che “tengano conto delle persone”.
Materiale bibliografico tratto da “La nascita della società in rete” di Manuel Castells
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