Economia e Città Contemporanea Prof.ssa Francesca Zajczyk Dr.ssa Nunzia Borrelli Crisi del modello Fordista • Impennata del prezzo del petrolio • Aumento dei conflitti sociali che incidono negativamente sul rendimento economico delle imprese e spinge i grandi gruppi industriali ad attuare strategie di ristrutturazione produttiva, allo scopo di diminuire il costo complessivo del lavoro e di accrescere la produttività. • Innovazione di processo (su quella di prodotto). – Nelle industrie automobilistiche hanno sostituito gli operai con i robot mantenendo gli standard quantitativi. In queste condizioni, nei paesi economicamente avanzati la crescita della produzione non significa più aumento dell’occupazione: i nuovi mercati che si aprono non sono più sufficienti a controbilanciare la perdita di posti dovuti all’automazione. Contenuti di questa Lezione • Economia nella città contemporanea • Implicazioni spaziali • Ruolo della prossimità – Fattori principali di concentrazione delle attività • Le Città nella contemporaneità : sistemi locali e Nodi di Reti Globali L’economia della città contemporanea Definizioni “per differenza”: postfordista, postindustriale, postmoderna…. 1. Centralità delle tecnologie microelettroniche e della comunicazione a distanza 2. Enfasi in positivo sulla “società dell’informazione”: l’elemento decisivo è immateriale/virtuale 3. Superamento delle rigidità del modello fordista, ricerca di flessibilità organizzativa Modello Toyota 4. Superate (parzialmente) le strategie basate sulle economie di scala e di localizzazione, enfasi sulle economie di scopo (o di diversificazione) Modello Toyota Modello Toyota e Fabbrica Integrata Il modello Toyota indica un sistema di “produzione snello” (non si basa più sulla catena di montaggio), perché fondato sulla “fabbrica integrata” (la divisione del lavoro non è rigida) e sulla “qualità totale” (no produzione di massa, ma prodotti di qualità) . Modello Toyota Verso la fine degli anni ‘40, dopo la seconda guerra mondiale, la Toyota era afflitta da gravissimi problemi di sopravvivenza. La sua quota di mercato era minima e limitata ad alcuni interstizi lasciati dalle produzioni di massa; i capitali erano scarsi; il macchinario vecchio ed inadeguato; gli spazi fisici dello stabilimento estremamente ristretti. Secondo i criteri Fordisti della produzione di massa, fabbricare automobili in quelle condizioni non poteva che essere fallimentare. Modello Toyota Tajichi Ohno, il direttore dello stabilimento, decise di tentare un’altra via, ossia di passare dall’economia di scala tipica delle produzioni di grande serie, ad un’economia di flessibilità basata su produzioni di breve serie e di alta qualità. Modello Toyota: Continuo cambiamento allestimento macchinari Si doveva abbandonare la pratica di allestire i macchinari per produzioni destinate a rimanere uguali per settimane e mesi, e si doveva adottare la pratica di cambiare frequentemente gli allestimenti (set-up) in modo da produrre lotti brevi o brevissimi inseguendo anche le più piccole opportunità di mercato. Modello Toyota: Allestimenti Veloci La pratica degli allestimenti veloci provocò ripercussioni a catena sull’intera organizzazione produttiva. Per prima cosa si superò la tradizionale distinzione tra gli operai addetti all’allestimento dei macchinari e gli operai addetti alla produzione, anche questi ultimi dovevano imparare ad allestire le macchine. Modello Toyota: Allestimenti veloci mancanza di spazio Gli allestimenti veloci risultarono congruenti anche con un altro grande vincolo della Toyota, quello di disporre di pochissimo spazio per i magazzini. Il frequente cambio di produzione faceva venir meno il bisogno di accumulare grandi riserve di materiale da lavorare, ma imponeva di allestire un sistema di trasporti così perfetto da garantire consegne limitate di materiale “appena in tempo” per essere lavorato. (Snellimento dei processi di produzione, flessibilità, just in time, diversificazione, qualità, integrazione del lavoro) Le implicazioni spaziali • Economie di diversificazione o economie di scopo si riferiscono ai vantaggi connessi con la capacità di un’impresa di produrre al proprio interno una gamma diversificata di beni e di servizi e di coordinarli in maniera efficace indipendentemente dalla localizzazione. • Il ruolo delle imprese è sempre centrale ed ancora maggiori da un punto di vista finanziario (soprattutto se si pensa al ruolo delle multinazionali), ma le aziende possono essere decentrate e frammentate dal p.d.v. produttivo. Quanto conta ancora la prossimità? Diminuisce l’importanza della prossimità spaziale con altre attività urbane? (dipende) – Internazionalizzazione economica convive con elementi di concentrazione urbana – Duplice natura della città: sistema economico locale e nodi di reti globali Reti telematiche e Interazione diretta; compresenza • Attenuazione dei vincoli spaziali per alcuni tipi di attività e sviluppo di reti globali • Sviluppo delle interconnessioni telematiche a livello mondiale; ma solitamente i contatti telematici si aggiungono a quelli interpersonali • Caso del telelavoro: più che lavoro a distanza, integrazione tra diversi modi di lavorare, che favorisce mobilità, flessibilità, integrazione in rete • Lo spazio reticolare non è neppure privo di gerarchie o di squilibri Fattori di concentrazione urbana delle attività economiche Sono di due tipi: interazioni dirette e funzioni (infrastrutture e servizi) – Importanza delle relazioni personali e del contatto con il singolo esperto o professionista, specie nelle attività innovative. I grandi professionisti hanno sede nelle grandi città. Attività innovative e ristretti gruppi interagenti di soggetti creativi. – Presenza nelle città di infrastrutture e servizi: possibilità di interagire con centri di ricerca, laboratori, università. Attrattività ricreativa e culturale • “Regioni-C” (Anderson): conoscenza, creatività, opportunità culturali, comunicazione Sulle funzioni urbane Quattro tipi di funzioni urbane: • Culturale (centri di informazione, arte, sede di media, centri religiosi, attività di ricerca) • Direzionale (attività di governo, amministrazione pubblica, presenza di servizi finanziari, direzione e gestione delle imprese) • Produttiva (presenza di attività industriale, piccole e medie imprese, artigianato) • Distributiva (trasporti, telecomunicazioni, commercio, servizi turistici per il tempo libero) (Dematteis G., 1993) Attraverso le sue funzioni direzionali, distributive e culturali la città ha un ruolo chiave nell'organizzazione territoriale. • La distribuzione e il “raggio” di queste funzioni differenziano le città, creando tra di esse una gerarchia • Al vertice della gerarchia troviamo le città globali, come New York, Parigi, Tokyo, Londra Città globale (S.Sassen) • È la città egemonica del nuovo ordine mondiale: – – – – luogo di potere economico; localizzazione chiave delle imprese di servizio e delle attività finanziarie; luoghi della produzione nei settori di punta; mercati per i prodotti e le innovazioni • Concentrazione di fasce professionali qualificate e ad alto reddito (singoli e famiglie a doppia carriera) • Accanto a tipiche forme di lavoro ricco si trovano tipici esempi di lavoro con bassa retribuzione: per la manutenzione delle infrastrutture e per la fornitura dei servizi personalizzati richiesti dalle fasce privilegiate (gastronomie, lavanderie, taxi, colf, babysitter, ecc.) • Tendenziale polarizzazione della struttura di classe (aumenta il divario tra ricchi e poveri; c’è un impoverimento del ceto medio) Ancora sulle città globali... • Sono quelle poche città a presentare un ventaglio completo di funzioni e a esercitarle a scala planetaria • Sono specializzate nel settore “quaternario” In particolare, presentano i seguenti caratteri: • Elevata specializzazione • Grande differenziazione culturale, etnica e sociale • Poli di immigrazione interna e internazionale • Grandi nodi di infrastrutture di trasporto e di comunicazione • Elevata qualità dell'ambiente urbano (culturale, fisica, architettonica) • Forte immagine simbolica • Forte polarizzazione sociale (King A. D., 1990) La globalizzazione e lo sviluppo delle tecnologie nel campo dell'informazione e della comunicazione hanno portato cambiamenti rilevanti nel ruolo delle città e nell'organizzazione territoriale Al modello areale (città – hinterland) si è affiancato il modello della città in rete (collegamenti potenzialmente globali) La “rete” globale: • Favorisce le grandi metropoli, riaffermandone il peso e l'importanza • Accentua la competizione tra le città che esercitano le loro funzioni a scala nazionale o regionale (tutte le città vogliono diventare leader nella produzione delle funzioni attrattive) Allo stesso tempo “Protagonismo” delle città nella società contemporanea • “Nello spazio mobile dei flussi, solo le città si presentano come attrattori relativamente stabili, nodi di interconnessioni di reti, generatrici di ordine spaziali”. • “Le città devono riaffermare i propri ruoli di direzione e di governo dei processi economici e territoriali entro spazi non più circoscrivibili alle vecchie zone di gravitazione e di influenza, ma aperti a reti di rapporti orizzontali con altre città”. (Dematteis G., 2006) Per sintetizzare Perché in un mondo fatto solo di reti dovrebbero ancora esserci le città? Perché i nodi di queste reti globali invece di distribuirsi a caso sulla terra finiscono per addensarsi in poche località? In particolare, perché nella società dell'informazione le grandi città globali, invece di scomparire e dissolversi nel villaggio globale aumentano oggi il loro potere di comando e controllo a scala internazionale? Le città sono al tempo stesso sistemi territoriali locali e "nodi" di reti globali Paradosso locale –globale L'esistenza e il rafforzamento di città che sono al tempo stesso sistemi territoriali locali e "nodi" di reti globali, liberi da rapporti di posizione e di distanza rispetto ai territori circostanti, è un paradosso? Noi pensiamo di NO Il continuum territoriale globale-locale statico rappresentato dalle geografie moderne si mostra inadeguato a descrivere il mondo mobile e mutevole delle odierne reti globali, mentre geografie 'ipermoderne’, che riducono tutto a tali reti, ignorando ogni radicamento locale, non riescono a dirci come funziona il mondo che descrivono. Solo reintroducendo l'autonomia del locale, senza ignorare la potente azione delle reti globali, possiamo aspirare a rappresentazioni sensate del mondo odierno. Paradosso Locale/globale L'unica spiegazione possibile sembra essere quella che le reti globali devono attingere per il loro funzionamento a condizioni ambientali e infrastrutturali specifiche, che si presentano solo in date situazioni territoriali complesse. – Le grandi città offrono esternalità "ambientali" derivanti dall'eccezionale accumulazione storica di risorse culturali e capitale fisso sociale e dall'intensità delle relazioni sociali, perciò esse attraggono, concentrano e legano tra loro in strutture territoriali stabili i nodi delle reti globali. – Allo stesso tempo anche le città medie (presenti in Italia), devono adoperarsi per creare un insieme di servizi innovativi capaci di rendere più attrattivi i territori. Paradosso Locale/Globale:Quale lettura • Le geografia più appropriate per descrivere l'odierna società ed economia dell'informazione non sono dunque quelle ipermoderne, che riducono tutto a relazioni "orizzontali" e a mobili combinazioni di frammenti, ma quelle che possiamo chiamare della “complessità“. • In esse l'osservatore è in grado sia di assumere un punto di vista globale, sia di porsi all'interno dei vari sistemi locali, in modo da rappresentarne i valori specifici, su processi auto-organizzativi capaci di trasformarli in valori globali. • Di conseguenza i nodi locali non sono semplici "parti" della rete e la rete globale non sarà la semplice somma dei locali che la compongono. • Non solo il locale non potrà esistere senza il globale, ma anche quest'ultimo dipenderà dall'agire proprio dei diversi sistemi locali. • L'identità locale può essere rafforzata soltanto mediante lo sviluppo di quella che è definita capacità di auto-organizzazione dei soggetti locali, la loro capacità di interagire come sistemi autonomi con i sistemi a rete globali e quindi di trasformare valori specifici locali in valori riconoscibili dall'esterno, di usare 'significanti' locali per imprimere significati globali. Strategie per valorizzare il locale • Pianificazione strategica e nuove forme di governo del territorio (oggetto della lezioni sul Governo del territorio) • Attivazione di reti locali mediante strategie di partecipazione (oggetto della lezioni sul Governo del territorio) • Rimanendo alla dimensione economica la costruzione di politiche di turismo culturale urbano, oppure la definizione di strategie di marketing territoriale. Marketing territoriale e Turismo urbano Le città soprattutto quelle medie (non globali) esprimono con sempre più evidenza il bisogno di promuoversi e di raffigurarsi con un'immagine precisa e studiata in cui vengono fortemente evidenziati i punti di forza del sistema locale. Marketing territoriale e Turismo urbano In un panorama in cui i fattori territoriali tradizionali incidono sempre meno sulla localizzazione degli investimenti, la competizione tra città medie diviene, in un certo senso, "indifferenziata" e apre la strada a variabili riconducibili principalmente a due fattori di carattere generale: uno di natura economica e uno di natura sociale. Marketing territoriale e Turismo urbano Dal punto di vista economico se è vero che i fattori territoriali classici non influiscono più nei processi di localizzazione di attività e di funzioni urbane, è anche vero che il territorio è investito di un ruolo nuovo. Ovvero, la città è al centro delle economie regionali in competizione. Nessuna città può prescindere dall'autopromuoversi e dallo sviluppare politiche precise finalizzate ad attrarre investimenti e risorse. Marketing territoriale e Turismo urbano Il fine del marketing territoriale è l'attrazione di investimenti diretti esteri e nazionali nonché il miglioramento delle prestazioni economico-sociali del sistema locale anche attraverso azioni di benchmarking. Marketing territoriale e Turismo urbano • Da un punto di vista sociale, l'accento è posto invece sulla domanda di qualità della vita espressa dai diversi utenti urbani e questo fattore ha, tra l'altro, ampio riscontro nell'insieme dei fattori valutati per la localizzazione degli investimenti. • Per rispondere a queste sfide la città deve promuovere attivamente se stessa anche all'interno dell'arena internazionale aumentando il potenziale di attrattività sugli attori esterni al suo territorio. Marketing territoriale e Turismo urbano • Tentativo di valorizzazione turistica anche di città specializzate in passato in altri settori • Ricorso a grandi architetti, lancio di nuovi beni culturali, valorizzazione di tradizioni enogastronomiche • L’organizzazione di grandi eventi come strategia promozionale • Il city marketing: insieme di iniziative volte a promuovere l’immagine di una città Città come attori competitivi • Città come attori competitivi: i sistemi urbani tendono a diventare soggetti di mercato orientati alla massimizzazione di risorse e opportunità in situazione di concorrenza • Condizioni per la capacità attrattiva di un territorio (dalle istituzioni educative alla qualità dell’ambiente locale) • Effetti di degerarchizzazione (tra regioni e Stati) e rigerarchizzazione (nei rapporti tra locale e globale) • Nuove reti sistemiche e nuove formule gerarchiche per la costruzione di coalizioni vincenti Future investigazioni • La nuova forma del territorio urbano • Le nuove traiettorie del governo della città Economie di scala • La locuzione economie di scala (economies of scale) è usata in economia per indicare la relazione esistente tra aumento della scala di produzione (correlata alla dimensione di un impianto) e diminuzione del costo medio unitario di produzione. Diffusione di studi volti alla “classificazione” delle città europee • Classificazioni secondo un criterio gerarchico – dimensionale (“dotazione complessiva di componenti demografiche, economiche e funzionali”) • Classificazioni secondo un criterio funzionale (distribuzione delle funzioni) Due esempi: • Lo studio del 2002 della Conferenza delle Regioni periferiche marittime europee – I risultati di un'indagine di ESPON (2003) sulla classificazione dei sistemi urbani europei per importanza funzionale Nei due studi è significativo il ruolo attribuito al rilancio di sistemi urbani “periferici”, come alternativa al continuo accentramento di funzioni di rango elevato nel “Pentagono”. Definizioni • Modello Areale si basa sulla prossimità fisica ed è caratterizzato da distribuzioni continue dei fenomeni territoriali. • Modello di Rete è caratterizzata da forme di prossimità virtuale e di discontinuità territoriale. Il quaternario è il quarto settore produttivo dell'economia. Il termine è stato coniato di recente per meglio distinguere tra le attività economiche precedentemente comprese nel settore terziario. Il quaternario comprende tutte le imprese di servizio ad elevato valore aggiunto e tecnologico. Il settore quaternario è anche conosciuto come terziario avanzato.