Il 1° ottobre tutti in piazza per vivere e festeggiare la “Biodomenica”
Mancano poche ore all’avvio ufficiale della “Biodomenica”, la festa dell'ambiente, della
salute, dell’alimentazione e del gusto, organizzata per il 1° ottobre 2006 da Aiab (Associazione
Italiana Agricoltura Biologica), in collaborazione con Coldiretti e Legambiente, ed interamente
dedicata all’agricoltura biologica nonché ai prodotti per la cura del corpo, tessuti in fibre
naturali, fiori e componenti d'arredo, anch’essi ovviamente tutti biologici.
L’iniziativa, che vedrà coinvolte oltre cento città della nostra penisola, nasce dunque con
l’obiettivo di “promuovere il consumo di prodotti sicuri e di qualità, legati al territorio, alle sue
tradizioni e alla sua cultura. Un evento per far conoscere le tecniche produttive e le pratiche
agronomiche ecocompatibili, la loro praticabilità in tutto il pianeta e la loro capacità di favorire
un'equa ripartizione delle risorse, garantendone la loro conservazione per le generazioni future.”
Per consentire ai consumatori di assaporare la freschezza di tali cibi, gli organizzatori hanno
quindi previsto non solo la distribuzione di un opuscolo informativo, realizzato in collaborazione
con il Corriere della Sera, ma anche la possibilità di assaggiare i prodotti locali offerti
direttamente presso i vari stand allestiti nelle piazze, di fare acquisti nei “tanti mercatini bio, di
ammirare dal vivo la sapiente produzione di formaggi e delle varie specialità regionali nonché
di divertirsi e giocare nelle fattorie didattiche”.
Particolarmente significativo, infine, è l’argomento principale scelto per questa nuova
edizione ovvero la sana alimentazione per i bambini, anche in merito alla realtà delle “mense
scolastiche biologiche”.
Secondo quanto sottolineato da Legambiente, infatti, “studi scientifici dimostrano che il consumo
di prodotti biologici è particolarmente importante per i bambini perché questi ultimi sono a maggior
rischio nell’esposizione ai pesticidi nell’alimentazione in quanto in relazione alla massa corporea
mangiano più di un adulto e consumano alimenti a più elevato rischio di residui di pesticidi, come i
succhi di frutta, frutta fresca e ortaggi.”
Ecco allora che il primo giorno del mese di ottobre, oltre a coincidere con una vera e propria
giornata di festa per grandi e piccini, si trasformerà in un’importante momento di approfondimento
e sensibilizzazione che in Veneto ha già vista coinvolta la città di Mestre-Venezia lo scorso
weekend e che nei prossimi giorni interesserà le piazze di altre tre meravigliose città ovvero:
Anno 1° - Numero 16 – 29 settembre 2006
Con il contributo della
a cura del
Movimento Difesa del Cittadino di Mestre Venezia
Padova
1 ottobre
in collaborazione con Provincia e Comune di Padova, Banca Etica, Rete GAS
Verona
1 ottobre
presso la fiera Naturalmente Verona
in collaborazione con Legambiente VR e Aveprobi
Schio (VI)
14-15 ottobre
Piazza Falcone e borsellino
(Per maggiori informazioni: www.biodomenica.it o [email protected] o n° verde 800
655 504)
Tra i prodotti degli orti di Sant’Erasmo spunta il “Carciofo Violetto”
Venezia è indiscutibilmente una delle città più belle che esistano al mondo: lo sanno i
veneziani che quotidianamente si lasciano rapire dall’incanto dei suoi tramonti e la poesia delle sue
calli e lo sanno i turisti e gli stranieri che ogni qualvolta attraversano la laguna restano estasiati
dinnanzi al paesaggio loro offerto.
Tra le isole che fanno da cornice al cuore centrale della laguna ve ne sono, del resto, alcune la cui
caratteristica consiste nell’ospitare produzioni artistiche di pregio inestimabile o, come nel caso
dell’isola di Sant’Erasmo, prodotti gastronomici dal sapore unico.
Divenuta, a partire dal lontano cinquecento, un orto immenso grazie ad un terreno particolarmente
argilloso e drenato, quest’isola è, in particolare, la patria del “Carciofo Violetto”, un prodotto
rinomato per la sua tenerezza, carnosità ed il colore delle foglie, per l’appunto, violetto cupo.
Coltivato anche sulle isole di Mazzorbo, Vignole e Lio Piccolo, questo carciofo, che oltre ad avere
proprietà disintossicanti, toniche, antiuriche e digestive, è uno stimolatore dell’attività del
fegato e delle secrezioni biliari, in cucina viene consumato sia crudo che cotto: nel primo caso
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esso viene spesso servito tagliato a lamelle sottilissime insieme a scaglie di parmigiano e ad un
pinzimonio a base di olio, sale e limone mentre, nel secondo, può essere cucinato al vapore, al
forno, in padella e sulle griglia od utilizzato come protagonista di frittate, torte rustiche, parmigiane
e dei “fondi di carciofi alla veneta”.
Per preparare quest’ultima ricetta, che vale assolutamente la pena di assaggiare, occorre pulire i
carciofi, privandoli delle foglie esterne più dure, spuntarli con un coltello, lasciando attaccato al
fondo (anche detto cuore) solo un cm di foglie, e metterli in una ciotola con il succo di limone; una
volta sbucciato uno spicchio d'aglio e lavato e tritato il prezzemolo, si mette il trito a rosolare sul
fuoco in un tegame con l'olio, si uniscono i carciofi, lasciandoli rosolare per qualche minuto, si
aggiunge del brodo vegetale con una presa di sale e una di pepe e si fa cuocere, a fuoco basso e a
recipiente coperto, per circa 30 minuti. Infine si dispongono i carciofi su un piatto da portata e si
irrorano con il fondo di cottura prima di servirli in tavola ancora fumanti !
Se “una mela al giorno toglie il medico di torno” il Kodinzon ti aiuta a
scalare le montagne !
La frutta è da sempre una delle ricchezze più apprezzate del nostro territorio: che si parli di
arance, pere, grappoli di uva, mandarini, mandaranci o mele, fatto sta che ognuna di queste
prelibatezze ha saputo conquistare nel tempo le nostre tavole trasformandosi in una presenza
irrinunciabile per grandi e piccini. Del resto chi di noi può dire di aver portato a termine la propria
giornata senza aver gustato un frutto durante uno dei due pasti principali o come sostitutivo di uno
spuntino fuori pasto, merenda inclusa ?
E che dire poi di tutto ciò che in cucina si può fare proprio servendosi della frutta?
Marmellate, frullati, yogurt, dolci e crostate di ogni tipo: essa può essere usata ovunque, persino
come contorno di piatti a base di carne o dei prodotti caseari. Gli stessi detti popolari ci ricordano
puntualmente quanto essa sia importante per la nostra salute ed il nostro organismo, primo fra tutti
quello secondo il quale “una mela al giorno toglie il medico di torno!”.
E chissà se è proprio a questo modo di dire che si sono ispirati i creatori del “Kodinzon”,
una conserva di mele dall’elevato valore energetico e dal gusto inimitabile.
Nato a S. Zenone di Sospirolo, un paesino situato alle pendici delle montagne bellunesi, questo
“prodotto tradizionale” della regione veneto, il cui nome in dialetto sta ad indicare lo spicchio di
mela quando è essiccato, è una composta ottenuta sbucciando, tagliando a pezzi e cucinando degli
spicchi di mele locali (per la precisione: Rosette o Renette e Ferro Cesio); una volta trasformato in
una purea, il composto viene disteso sopra una grossa teglia e lasciato ad asciugare in un essiccatoio
fino a quando non se ne potranno ricavare delle sfoglie di pochi millimetri da tagliare a listarelle o
in barrette.
Immesso sul mercato in sacchetti sigillati, il “Kodinzon”, la cui ricchezza consiste tra l’altro
nell’essere un prodotto naturale completamente privo di conservanti, zuccheri aggiunti o
additivi, viene, dunque, utilizzato come “sostegno” dagli sportivi che praticano, ad esempio,
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l’alpinismo nonché da chiunque ami le mele e le voglia gustare in tutti i modi possibili ed
immaginabili !
La grappa veneta: ottima oltre che “da bere” anche …“da mangiare”
Considerata un vero e proprio toccasana per combattere le rigide temperature autunnali,
un’occasione per ritrovarsi la sera con gli amici al bar ed intavolare una partita a carte oltre che un
ingrediente per ottenere dolci e piatti estremamente originali, la grappa appartiene al genere di
bevande che è capitato di assaggiare a tutti, specie a chi d’inverno, avventurandosi in alta quota,
ama trovare poi riparo in un rifugio davanti ad un piatto di polenta fumante e, per l’appunto, un
bicchierino di grappa !
Nonostante si tratti di un “prodotto povero” in quanto ottenuto attraverso la distillazione
delle vinacce, ovvero del materiale di risulta della produzione del vino, le sue proprietà ne fanno,
dunque, un ricco rimedio contro il freddo, per ritemprare il corpo affaticato e stressato dalla febbre
alta e persino per lenire il dolore dei bambini dopo la caduta dei primi dentini.
In realtà l’uso più interessante di questo “elisir”, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo, resta,
almeno per i più golosi, quello fatto tra i fornelli dove prendono vita ricette davvero uniche quali le
“frittelle veneziane”, preparate versando in una ciotola 300 ml di latte tiepido e sciogliendovi 20 gr
di lievito di birra e 2 cucchiai di 150 gr di farina, prima di coprire il composto così ottenuto con un
panno di cotone e lasciarlo lievitare fino a quando non avrà raggiunto il doppio del suo volume. Una
volta effettuata questa operazione, si prende un’altra ciotola, si versa la rimanente farina, il
composto lievitato, un uovo intero, tre tuorli e si mescola aggiungendovi 35 gr di zucchero, 180 gr
di strutto o margarina ed un pizzico di sale. A questo punto, altro non rimane da fare che mescolare
per bene, aggiungere dei pinoli, dell’uvetta ben strizzata e precedentemente ammollata in acqua
tiepida, mezzo bicchierino di grappa, coprire il tutto con un panno di cotone e lasciarlo a lievitare
per un’altra ora. Infine, una volta scaldato dell’olio leggero per fritti in una padella ampia, si prende
un abbondante porzione di composto con un cucchiaio, si lascia cuocere fino alla doratura e, prima
di servire le frittelle così ottenute, si spolverizza il piatto con lo zucchero a velo.
Solo dopo aver assaggiato questa squisitezza si potrà comprendere l’infinita maestria e
bravura dei pasticceri veneti, sicuramente aiutati dal fatto d’appartenere ad una regione che, oltre a
vantare una produzione di grappa pari a quasi il 40% del prodotto nazionale, ancora una volta
dimostra quanto importante sia saper utilizzare e valorizzare le proprie ricchezze locali
trasformandole in veri e propri simboli del sapore e del gusto !
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La pasta: tanto amata… ma quanto conosciuta ?
“Bigoli con l’anitra”, “gnocchi alla cadorina”, “casunzei” (ravioli), “tortelli di zucca”, “riso
e bisi”, risotti “con i rovinassi”, “con la luganega”, “con gli asparagi” o “con il radicchio” sono solo
alcuni esempi dei primi piatti cucinati quotidianamente in veneto secondo antiche ricette ormai
famose in tutto il mondo.
“Paese di pastasciuttari convinti”, l’Italia vanta, in generale, una passione ed un amore per la
“pasta” unici al mondo tanto che non vi è suo cittadino che, nel recarsi per un lungo periodo
all’estero, non se ne porti dietro una scorta sufficiente a “sopravvivere” senza essere colto da
attacchi di nostalgia insopportabile !
Eppure, nonostante l’uso dei consumatori di riempire i carrelli della spesa con decine di pacchi
contenenti le forme di pasta più svariate, allegre ed invitanti (oramai i tipi offerti ricordano ogni
immagine possibile: dalle conchiglie, alle racchette, dalle farfalle alle stelline), spesso e volentieri ci
si dimentica di leggere con attenzione quanto riportato al di fuori delle confezioni prescelte, ovvero
il contenuto delle etichette, o di informarsi preventivamente sulle caratteristiche che devono esser
proprie della pasta normalmente consumata.
Secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e ricordato dall’Arma dei Carabinieri
attraverso il proprio sito (www.carabinieri.it), nel nostro paese la pasta deve essere prodotta
esclusivamente con semola di grano duro ed acqua o con semolato di grano duro ed acqua ed
assume rispettivamente la denominazione di “pasta di semola di grano duro” e “pasta di
semolato di grano duro”.
Per quanto riguarda, in particolare, la “classificazione delle paste alimentari”, esse sono
così suddivise:
-
Pasta di semola o di grano duro: è la comune pasta secca; in base alla normativa italiana
può essere ottenuta dalla trafilazione, laminazione e conseguente essiccamento di impasti
preparati esclusivamente con semole (o semolati) di grano duro ed acqua. La semola è il
prodotto granulare, a spigoli vivi, ottenuto dalla macinazione e successiva setacciatura del
grano duro, depurato da impurità e sostanze estranee; dallo stesso processo, dopo
l'estrazione delle semole, si ottiene il semolato.
In altri Paesi è consentito l'impiego di grano tenero: anche per questo motivo la pasta italiana
è da considerarsi di maggior pregio.
-
Paste speciali: prodotte esclusivamente con semole e contenenti ulteriori ingredienti
alimentari consentiti, quali verdure (spinaci, pomodoro), malto o glutine, ripieni vari
(ortaggi, carni, formaggi, uova, pesce,funghi); devono essere poste in commercio con la
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denominazione "pasta di semola di grano duro", seguita dalla specificazione degli
ingredienti aggiunti.
-
Pasta all'uovo: prodotte esclusivamente con semole e con l'aggiunta di almeno 4 uova
intere di gallina, prive di guscio,per un peso complessivo non inferiore a 200 grammi per
ogni kg di semola; è possibile utilizzare uova fresche o ovoprodotti; devono essere poste in
commercio con la sola denominazione di "pasta all'uovo".
-
Paste dietetiche: preparate con le stesse materie di base delle comuni paste, in parte
sostituite con altri prodotti alimentari, spesso arricchite con vitamine e sali minerali; sono
paste a ridotto contenuto o glucidico o proteico o calorico o in sodio, destinate a particolari
soggetti (diabetici, intolleranti al glutine, malati di cuore).
-
Paste fresche: possono avere una umidità fino al 30% (anziché del 12,5%) e per esse è
consentito l'uso di farina di grano tenero e di altri ingredienti (verdure e ripieni vari, come
per le paste speciali secche);la pasta fresca all'uovo deve essere prodotta esclusivamente con
uova fresche.
Inoltre, in merito alle caratteristiche merceologiche:
-
-
la pasta secca di buona qualità deve avere un colore giallo ambrato, spezzarsi con un suono
secco mostrando una sezione non farinosa; osservata contro luce deve presentare colore
omogeneo (assenza di punti neri, di punti bianchi, di bolle d'aria, di incrinature);
la pasta deve avere odore e sapore gradevoli, e non estranei (acidità, muffa, ecc..,);deve
“tenere” la cottura, rimanendo consistente ed elastica (se il glutine è di buona qualità
produce una rete attorno all'amido che altrimenti esce dalla pasta determinandone un aspetto
colloso), deve assorbire acqua, aumentando di peso e di volume fino a due o tre volte,
limitando le perdite nell'acqua di cottura.
(fonte: www.politicheagricole.gov.it)
Le principali frodi ravvisate ai danni del consumatore dai Carabinieri riguardano la
vendita di pasta di semola di grano duro ottenuta con la miscelazione di sfarinati di grano tenero:
per tale motivo essi consigliano, per le paste alimentari secche, di fare attenzione alla integrità delle
confezioni (che devono essere originali e ben chiuse), alla data di scadenza e al termine di
conservazione (T.M.C.) (che non devono essere superati); per quanto concerne invece l'acquisto di
pasta alimentare fresca, sia essa farcita o non, il consiglio è di verificare il rispetto delle più comuni
norme igieniche dei locali di produzione e vendita e del personale addetto.
Anno 1° - Numero 16 – 29 settembre 2006
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