ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE ALUNNI DI ORIGINE NON ITALIANA ESEMPI DI BUONE PRATICHE IN UMBRIA Relazione dell’ispettore tecnico Amilcare Bori incarico del Direttore Generale dell’USR per l’Umbria del 17 dicembre 2008 prot. 294/Segr 22 Ottobre 2009 1. Nota metodologica La presenza di alunni di origine non italiana nella scuola umbra è una costante di lungo periodo, tuttavia, a partire dall’a. s. 2003-04 il fenomeno ha subito una repentina accelerazione. La consistenza, rapidità ed eterogeneità dei flussi migratori hanno fatto emergere problematiche nuove e posto delle sfide impreviste alla scuola umbra. L'indagine ha avuto lo scopo di rilevare le buone pratiche per l'accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri. Una questione preliminare ha riguardato la definizione di “buona pratica”. Quali criteri adottare per decidere se una determinata pratica è buona oppure no? Il primo approccio dell'indagine è consistito nel chiedere direttamente ai dirigenti scolastici di segnalare quelli che, a loro giudizio, ritenevano essere buone pratiche (vedi allegato 1). I risultati della rilevazione che ha riguardato anche le scuole paritarie del primo e secondo ciclo di istruzione, sono riportati nel sezione seguente. Il secondo approccio è consistito nel ricavare dalla normativa e dalle indicazioni ministeriali le caratteristiche che configurano una pratica come “buona”. Di particolare rilevanza sono le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (febbraio 2006) e il documento dell’OSSERVATORIO NAZIONALE PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI E PER L’EDUCAZIONE INTERCULTURALE, La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri (ottobre 2007). Entrambi gli approcci hanno dei limiti: il primo è sottoposto ai rischi di una forte soggettività e contingenza. Il secondo, proprio perché basato su prassi consolidate e, in larga misura, normate, rischia di non cogliere gli elementi più innovativi che possono emergere dalla prassi quotidiana delle scuole. Per ovviare ai limiti insiti nei due approcci si è proceduto a selezionare un campione di venti scuole (vedi allegato 2) e a effettuare delle visite in loco per raccogliere elementi conoscitivi di prima mano, attraverso colloqui con i dirigenti scolastici e con i docenti particolarmente impegnati nell'inserimento degli alunni stranieri. Nella selezione del campione di scuole da visitare si è tenuto conto sia delle segnalazioni dei dirigenti scolastici di cui sopra sia dell'entità dei finanziamenti per l'art. 9 del CCNL che la scuola ha ricevuto dall'USR nell'anno 2008. Il presupposto di questa seconda scelta era che le scuole con maggiori finanziamenti avessero impegnato maggiori risorse sul versante dell'integrazione degli alunni di famiglie immigrate e conseguentemente avessero maggiori opportunità di sperimentare approcci innovativi. I risultati delle visite in loco sono riportati nelle sezioni 3 e seguenti, suddivise per argomenti. In appendice sono riprodotti alcuni esempi tra i documenti più significativi raccolti nel corso dell'indagine. Purtroppo, per ragioni di tempo e per motivi di spazio e agilità del formato della presente relazione, si è dovuto selezionare con una certa arbitrarietà tra le esperienze segnalate dai dirigenti scolastici e tra i documenti raccolti. Esperienze e documenti che talvolta si presentavano di eguale valore intrinseco e di pari merito. Si coglie l’occasione per ringraziare i dirigenti scolastici che hanno collaborato all’iniziativa e i docenti che nel corso degli incontri, attraverso la loro testimonianza hanno reso possibile una migliore comprensione di una complessa realtà 2 2. Le segnalazioni dei dirigenti scolastici Un dirigente scolastico su cinque ha segnalato la realizzazione nella sua scuola di buone pratiche per l’integrazione degli alunni stranieri. Nella tabella sottoriprodotta è riportato il numero di segnalazioni per tipologia scolastica. È interessante notare come il picco delle segnalazioni si riscontri negli istituti comprensivi, mentre vi è un sensibile calo nelle BUONE PRATICHE SEGNALATE DAI DIRIGENTI SCOLASTICI N. segnalazioni N. complessivo Percentuale Circoli didattici Scuole secondarie I° Istituti comprensivi Scuola secondaria II° Totale 10 42 23,8 4 30 13,3 12 47 25,5 13 59 22,0 39 178 21,9 scuole secondarie di primo grado. Ben diverso è il panorama delle 27 scuole paritarie del primo e secondo ciclo di istruzione, dove si è registrata una sola segnalazione, pari al 3,7% del totale. Un fatto che invita a riflettere. Le buone pratiche sono riferite prevalentemente ad attività rivolte agli alunni, quali: supporto linguistico e disciplinare (in orario scolastico ed extra-scolastico), interventi di educazione interculturale, laboratori e sportelli di consulenza psico-pedagogica. Sono stati anche segnalati interessanti tentativi di coinvolgimento dei genitori sia attraverso l’offerta di opportunità di apprendimento della lingua italiana sia con il loro coinvolgimento nella vita della scuola, programmando occasioni per loro interventi nell’attività didattica di classe oppure con l’organizzazione di eventi ludico-didattici, aperti a tutta la comunità scolastica. Non sono mancati esempi di buone pratiche concernenti la predisposizione della modulistica nelle lingue di origine e interventi di formazione in servizio del personale docente. 3. POF e alunni stranieri Il POF è il documento programmatico più importante della scuola, quello che ne definisce il carattere e le scelte pedagogiche e didattiche fondamentali. Tra i POF esaminati l'esplicitazione dell'assetto valoriale, che dovrebbe ispirare le opzioni pedagogiche didattiche e organizzative, non è molto frequente. Ancor meno frequente è il riferimento ai principi valoriali sottostanti alla specifica problematica dell'integrazione. Una piccola minoranza di scuole ha indicato tra i principi ispiratori almeno uno dei seguenti: interculturalità, accoglienza, integrazione, rispetto e valorizzazione della diversità culturale. Tuttavia tale assenza non vuole dire che la scuola nel suo operare concreto non si ispiri ad alcuno dei valori sopra menzionati. D'altro canto, la semplice dichiarazione di principi non è, di per sé, sufficiente a garantire la loro reale implementazione. L’abitudine di riservare una sezione del POF all’integrazione degli alunni stranieri è abbastanza comune. Solitamente si tratta di un breve capitolo spesso all’interno di un capitolo più ampio dedicato ai progetti. 3 Incidentalmente, è stata rilevata una forte variabilità tra i POF, in termini di dimensioni ma anche di contenuti. In qualche caso i POF non sono accessibili on line nella loro versione completa e aggiornata. Poiché il POF, come è noto, dovrebbe essere consegnato alle famiglie nella sua versione integrale all'atto dell'iscrizione, mentre risulta che poche scuole lo facciano, anche per comprensibili motivi di spesa, sarebbe opportuno che la sua versione digitale fosse facilmente fruibile con l'ausilio delle moderne tecnologie della comunicazione. 4. Procedure per l'accoglienza L'arrivo di alunni di nuova immigrazione è un fenomeno quantitativamente contenuto e, per scelta delle famiglie, tende a coincidere con l'inizio dell'anno scolastico, tuttavia, in un numero ristretto di casi, avviene in qualsiasi momento dell’anno. Diverse scuole hanno adottato un protocollo per l' accoglienza degli alunni con retroterra immigratorio che facilità l'individuazione di compiti e responsabilità. I protocolli prendono in esame sia gli aspetti burocratico-amministrativi connessi all'iscrizione e alla frequenza degli alunni sia gli aspetti didattici. I protocolli variano a secondo che si tratti di prima scolarizzazione o di scolarizzazione nei gradi ulteriori del sistema. Nell'allegato 3 è riprodotto un esempio di protocollo di un circolo didattico e nell'allegato 4 quello di una scuola secondaria. Aspetti amministrativi Il primo impatto con la scuola è in genere quello che hanno i genitori con gli uffici di segreteria. Laddove esistono formali protocolli di accoglienza, questi prevedono una figura di contatto che all’interno dell’ufficio è responsabile dei rapporti con i genitori stranieri, fornendo loro informazioni sulla scuola, raccogliendo informazioni sull’alunno e attivando la funzione strumentale e/o il docente responsabile, il quale predispone le iniziative più idonee per una valutazione didattica dell’alunno e il suo successivo inserimento in classe. Per quanto concerne questo ultimo aspetto si è potuto rilevare che non sempre la dovuta attenzione è stata riposta nell’equa distribuzione degli alunni stranieri tra le classi, ovviamente là dove ciò era possibile. È bene dire che si tratta di un fenomeno contenuto, comunque quando rilevato è stato fatto presente ai dirigenti interessati, i quali hanno fatto notare come esso fosse ascrivibile alle passate gestioni. Aspetti didattici L’inserimento nella classe di solito avviene direttamente ma in qualche caso, specialmente per gli arrivi in corso d’anno scolastico e per gli alunni che non conoscono affatto la lingua italiana, alcune scuole predispongono un breve periodo di transizione, in piccoli gruppi con un docente che si dedica esclusivamente all’apprendimento intensivo della lingua italiana. Il modello didattico prevalente è quello che gli esperti definiscono "sub-mersione": l'italiano è l'esclusivo medium di comunicazione all’interno della scuola. Non solo le lingue di origine non vengono riconosciute ma talvolta l'istituzione scolastica dimostra di non essere pienamente consapevole della diversità linguistica e culturale della propria utenza. Ad esempio, solo un numero minoritario di scuole esegue il monitoraggio aggiornato degli iscritti per luogo di provenienza, lingue parlate a casa ed età di ingresso in Italia. In genere la scuola fa 4 affidamento su generiche informazioni raccolte informalmente dai docenti. Infrequenti sono anche gli esempi di accertamenti oggettivi e sistematici delle competenze linguistiche in italiano degli alunni nuovi arrivati, per identificare coloro che necessitino di interventi educativi specifici e commisurarne la portata ai reali bisogni. Nell'allegato 5 è riprodotta una scheda opportunamente impiegata per questo scopo. Il ricorso ai mediatori linguistici, particolarmente utili nelle prime fasi dell'accoglienza degli alunni di recente immigrazione, è raro, anche perché la scuola non dispone di risorse proprie per pagarne le prestazioni e fa affidamento sulla disponibilità, molto variabile, degli enti locali. Qualche scuola riesce ad organizzare per i nuovi arrivati dei brevi corsi di lingua italiana nel periodo che precede l'inizio delle lezioni. I corsi si rivelano molto proficui, nonostante la loro brevità. 5. Aspetti didattici In questa sezione si prende in esame in che modo l'integrazione scolastica si riflette sull'organizzazione curricolare, sui contenuti e in generale sulla vita scolastica. Interventi educativi mirati Gli interventi educativi mirati sono finalizzati soprattutto a far acquisire all’allievo sufficienti competenze linguistiche in italiano; intendendo per ‘sufficienti’, l'abilità di seguire le normali attività scolastiche. Essi sono, in genere, finanziati con i contributi dell’art. 9 del CCNL, in qualche caso la scuola ricorre anche ad altre fonti. La centralità delle competenze linguistiche in italiano è riconosciuta da tutte le scuole e diverse sono le tipologie di intervento: Supporto individuale o in piccoli gruppi al di fuori della classe. Gli alunni vengono prelevati dalla loro classe, durante lo svolgimento di attività ritenute di importanza non fondamentale e seguono attività di potenziamento delle abilità linguistiche, individualmente o in piccoli gruppi con livelli di competenza tendenzialmente omogenei. Non sono stati riferiti i possibili effetti negativi di questo tipo di procedura didattica, quali la perdita di parte del curricolo e il generarsi di pregiudizi ed etichettature. Supporto extrascolastico. Vengono organizzate attività prevalentemente di supporto nella lingua italiana, ma soprattutto nel ciclo secondario anche in altre discipline, in orario pomeridiano, dopo il termine delle lezioni, o in periodi di interruzione delle lezioni, quali: 15 30 giugno e 1 - 14 settembre. L’insegnamento della lingua italiana per i nuovi arrivati prima dell'inizio delle lezioni è molto utile, sebbene la durata sia del tutto insufficiente a fornire una competenza linguistica tale da consentir loro di seguire le normali attività didattiche senza ulteriore supporto. Tutoraggio in classe. Un insegnante segue un alunno o, più frequentemente, un gruppo ristretto di alunni durante le normali lezioni, offendo costante aiuto. In genere, le scuole adottano una molteplicità di tipologie di intervento, rivolgendo spesso le attività di supporto linguistico e disciplinare a tutti gli alunni che mostrino di averne bisogno. 5 Aperture curricolari alle altre culture L’integrazione dei curricoli scolastici con elementi di altre culture avviene prevalentemente su iniziativa degli insegnanti di classe che propongono la trattazione di uno o più temi intorno ai quali sviluppare il confronto tra diverse culture. Nella scuola dell’infanzia e in quella primaria argomenti ricorrenti sono: il mondo delle fiabe, le feste tradizionali, le religioni, i giochi, la scuola, ecc. Talvolta sono i docenti di un intero plesso o dell’intera scuola ad organizzare un progetto più strutturato, nonché dei veri e propri eventi interculturali: incontri, feste, manifestazioni, ecc. Nella scuola secondaria la prospettiva interculturale trova spazio nella trattazione degli argomenti di alcune discipline, quali storia, geografia, inglese ma anche nell’elaborazione di specifici progetti didattici, su problematiche del tipo: “il Nord e il Sud del mondo”, “Città a confronto”, “La condizione femminile nei vari paesi”, “Commercio equo e solidale” (IPSS “A. Casagrande” di Terni). In alcune scuole sono state predisposte biblioteche multiculturali, dove gli alunni possono trovare, oltre ai materiali bibliografici nelle lingue di origine più frequenti (talvolta con traduzione italiana a fronte) anche altri testi che introducono alla conoscenza e valorizzazione delle diverse culture e invitano a riflettere su argomenti quali il pregiudizio razziale e l’etnocentrismo. Valorizzazione del plurilinguismo Il citato documento dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale invita a valorizzare il plurilinguismo, in particolare a favorire il mantenimento delle lingue di origine degli alunni. In virtù di accordi bilaterali stipulati dal MIUR con la Romania e il Marocco, un numero molto circoscritto di scuole umbre ha fruito di un docente di madrelingua per l’insegnamento delle due rispettive lingue e culture di origine. Nelle scuole visitate le attività sono svolte in orario extra-scolastico e sono fruite su base volontaria. Per quanto riguarda i corsi di lingua e cultura romena, la scuola ha riscontrato un positivo effetto sull’integrazione scolastica degli alunni, sebbene non vi sia una forte interazione tra docenti italiani e romeni; tuttavia, qualora gli alunni mostrino difficoltà nelle normali attività curricolari, i docenti italiani e romeni concordemente consigliano la sospensione del corso e il potenziamento della lingua italiana. Relativamente ai corsi di lingua e cultura araba si è registrata la pressoché totale assenza di interazione con i docenti di classe. L’ipotesi dell’interdipendenza dell’apprendimento di una seconda lingua dalla prima, che è tuttora scientificamente controversa, non trova conferma nell’evidenza empirica delle scuole visitate. Lo stesso bilinguismo, generalmente considerato un fatto positivo, non appare essere di immediato beneficio, nel percosso educativo degli alunni. Queste affermazioni vanno prese con cautela per due ordini di motivi: il primo riguarda il fatto che le esperienze di insegnamento delle lingue materne sono relativamente recenti e quindi i loro impatto sullo sviluppo intellettuale ed emotivo degli alunni potrebbe essere, allo stadio attuale, difficilmente 6 rilevabile. Il secondo motivo afferisce alla difficoltà tecnica di isolare una sola variabile e valutarne l’impatto in contesti molto complessi. Valutazione La valutazione diagnostica delle competenze linguistiche degli alunni stranieri avviene spesse volte in modo informale ed è fatta dagli insegnanti di classe, utilizzando metodi empirici. Alcune scuole ricorrono a sistemi più formali di valutazione e utilizzano le classificazioni del Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCER ) per accertare le competenze linguistiche, misurarne l'evoluzione e prendere eventuali decisioni in merito al percorso educativo degli allievi. Sui limiti del QCER nella valutazione degli apprendimenti linguistici degli alunni con retroterra immigratorio si è sviluppata un'ampia letteratura, tuttavia in attesa di strumenti alternativi, in corso di elaborazione da parte degli esperti del Consiglio d'Europa, un utilizzo oculato del QCER consente ai docenti di avere parametri di riferimento meno soggettivi nel monitorare i progressi degli allievi, soprattutto nei livelli iniziali di padronanza della lingua italiana. Il monitoraggio sistematico dei risultati educativi degli alunni a livello di istituzione scolastica, anche ai fini dei processi decisionali concernenti l'allocazione delle risorse, è pressoché assente. In particolare, le informazioni sull'apprendimento, sullo sviluppo personale, il comportamento (ivi compresa l'assiduità della frequenza), concernenti singoli alunni e gruppi etnicamente omogenei, nonché la comparazione con la restante popolazione scolastica, non risultano essere oggetto di attenzione sistematica da parte delle scuole. Anche nei casi in cui le scuole mostrano un forte impegno formale nel promuovere l'uguaglianza delle opportunità, non vi è poi un conseguente monitoraggio dei risultati. Ci si chiede come tale impegno possa trovare concreta realizzazione, in assenza di meccanismi sistematici di verifica. 6. Coinvolgimento dei genitori Una misura abbastanza comune presa dalle scuole per interessare i genitori di origine non italiana consiste, come si è visto precedentemente, nella predisposizione di informazioni relative alla scuola e della modulistica nelle lingue a loro familiari. Talune scuole sono andate oltre il consueto canale degli incontri periodici tra docenti e genitori e hanno intrapreso delle positive azioni per coinvolgere i genitori degli alunni con retroterra immigratorio nella vita quotidiana della scuola. Una misura di sicuro successo è il ricorso all'organizzazione di eventi e attività sociali extra-curricolari, quali laboratori di animazione, feste interculturali, giornate a tema, ecc. Si tratta di interventi significativi anche perché aiutano i genitori non italiani a rivedere la rappresentazione stereotipata di una scuola autoritaria che molti hanno sviluppato in conseguenza delle loro personali esperienze educative nei paesi di origine. Queste attività hanno anche il vantaggio, non affatto trascurabile, di avvicinare i genitori italiani ai genitori stranieri, contribuendo alla conoscenza reciproca, e allo sviluppo di positive relazioni comunitarie. In una scuola dell'infanzia (IC Assisi 3) si è sperimentata la partecipazione dei genitori alle attività educative di classe: un genitore, in genere la mamma, è invitata dalla scuola a raccontare tradizioni, storie, fatti, giochi del proprio paese, reputate adatte agli alunni della scuola dell'infanzia. 7 Partendo dalla consapevolezza dell'importanza del livello culturale familiare per la riuscita scolastica degli alunni, nell'IC “G. Oberdan” di Terni sono stati organizzati dei corsi di lingua italiana riservati ai genitori. 7. Utilizzazione delle risorse finanziarie La fonte primaria di finanziamento delle scuole visitate è l’art. 9 del CCNL. Va tenuto presente che uno dei criteri di selezione del campione oggetto di studio è stato proprio l’aver ricevuto un consistente finanziamento per l’art. 9. Oltre a questo contributo (in alcuni casi abbastanza consistente), numerose scuole hanno fatto ricorso ad altre fonti di finanziamento. Tra queste la più frequentemente utilizzata è la legge regionale n. 18 del 10 marzo 1990. Sebbene l'entità del finanziamento sia modesta (poco più di mille euro a progetto, in genere non più di un progetto per scuola), ha il vantaggio di non essere vincolato nella destinazione d’uso alla retribuzione del personale in servizio, come nel caso dell’art. 9. Altre fonti di finanziamento, sempre abbastanza contenute, provengono dagli enti locali. Infine, alcune scuole del campione hanno avuti finanziati dall’USR progetti sull’integrazione nell’ambito dell’iniziativa “scuole aperte”. Oltre a questi contributi finanziari diretti, occorre tener conto di un numero ristretto di scuole che fruisce di prestazioni gratuite di personale fornito da alcuni enti locali e in qualche caso dallo stesso USR. La varietà delle fonti di finanziamento e la variabilità e aleatorietà delle stesse contribuiscono a una distribuzione delle risorse fortemente disomogenea. A titolo esemplificativo, l’entità dei finanziamenti relativi al solo art. 9 tra due istituti scolastici di scuola secondaria di secondo grado, con percentuali di alunni stranieri pressoché uguali, varia di ben dieci volte! E questo solo all’interno del nostro campione. Ben più ampio è lo scarto con le scuole esterne al campione. È possibile che la variabilità sia un riflesso diretto dell’impegno progettuale della scuola nei confronti dell’integrazione. Ma anche nel caso in cui questa ipotesi fosse confermata, rimarrebbe aperta la questione di quanto l’accaparramento delle limitate risorse, da parte di un numero ristretto di istituti scolastici, costituisca di fatto un limite oggettivo allo sviluppo della progettualità di altri istituti. Sempre a proposito dell'art. 9 va segnalato anche il deplorevole caso di due istituti scolastici che, per l’anno 2009, non hanno ricevuto alcun finanziamento a causa di meri disguidi burocratici. Sebbene gli aspetti finanziari e amministrativi esulino dallo scopo dell’indagine, un ristretto numero di dirigenti scolastici, di loro iniziativa, ha tenuto a mettere in evidenza le procedure adottate nella gestione amministrativo-contabile dei finanziamenti ex art. 9, ritenendole meritorie di attenzione. A questo proposito si è osservato come l’utilizzazione di una dettagliata modulistica, dove vengono puntualmente registrate in ordine cronologico le prestazioni dei docenti, la loro durata e gli utenti che ne hanno fruito, non solo è necessaria ai fini di una rendicontazione trasparente, e quindi indice di buona amministrazione, ma permette agli organi gestionali della scuola di meglio calibrare le risorse in relazione agli effettivi bisogni. In via generale va, tuttavia, rilevato che, in assenza di un monitoraggio sistematico dei risultati degli alunni, è impossibile valutare l’efficienza e l'efficacia dell'utilizzo delle risorse finanziarie da parte delle singole istituzioni scolastiche. Questo dato di fatto oggettivo dovrebbe spingere a formulare criteri più perequativi per la distribuzione dei finanziamenti ex art. 9. 8 8. Le reti Un aspetto relativo alla utilizzazione delle risorse finanziarie meritoria di attenzione riguarda le reti di scuole, non solo perché la normativa ministeriale concernente l’assegnazione dei finanziamenti ex art. 9 raccomanda di privilegiare le reti scolastiche ma soprattutto perché la cooperazione tra scuole ha senso nella misura in cui porta a oggettivi benefici in termini di qualità e quantità dei servizi offerti e quindi, in modo correlato, porta alla ottimizzazione delle risorse disponibili. È possibile individuare, fondamentalmente, due tipi di reti: reti di sole scuole (qui riferite come reti scolastiche) e reti tra scuole, enti locali, nonché altri enti sia pubblici sia privati (reti interistituzionali). Le reti scolastiche promuovono la collaborazione tra scuole soprattutto sul piano didattico, attraverso lo scambio di informazioni, collaborazioni tra le funzioni strumentali, gruppi di lavoro, condivisione della modulistica e l’organizzazione di attività di aggiornamento comuni, si veda, ad esempio la rete R.O.S.A. (Rete Organizzativa Scuole Autonome) delle scuole dei comuni di Assisi, Bastia e Bettona). Le reti interistituzionali si distinguono per una maggiore complessità rispetto alle reti di sole scuole, talvolta si sviluppano all'interno di un più ampio accordo educativo di territorio finalizzato a sostenere l’istruzione e la formazione dei giovani (si veda la rete che comprende i comuni di Umbertide, Montone, Pietralunga e Lisciano Niccone). Le reti interistituzionali possono favorire una migliore pianificazione delle risorse del territorio, in particolare degli interventi degli enti locali e del cosiddetto terzo settore a supporto delle attività educativa realizzata dagli insegnanti. Quando il territorio è abbastanza circoscritto, permettono anche l’attivazione di misure di orientamento delle scelte educative nel delicato passaggio dal primo ciclo dell’istruzione al secondo o alla formazione professionale. Difficile valutare l'impatto delle reti territoriali sui risultati educativi degli alunni di origine non italiana, per tre ordini di motivi: il primo, accennato precedentemente, riguarda la debolezza della cultura della valutazione che investe le reti al pari, se non addirittura in misura maggiore, delle singole unità scolastiche. Il secondo motivo consiste nell'essere le reti di relativa recente costituzione e quindi all'inizio di un processo di progressiva implementazioni delle intenzioni originali, pertanto, non solo i risultati attesi sono lontani da venire, ma anche molte delle intenzioni sono ancora nella fase di definizione progettuale. Una terza difficoltà valutativa risiede nella complessità dei meccanismi operativi della rete che, proprio in virtù dell'essere rete, non ha una struttura decisionale diretta e lineare, come quella che caratterizza le organizzazioni gerarchiche. 9. Utilizzazione e sviluppo delle risorse umane In numerose scuole visitate è stata attivata una funzione strumentale che si occupa degli alunni stranieri sia esclusivamente sia in combinazione con una più ampia area di intervento genericamente definibile come disagio scolastico. Spesso la funzione strumentale è affiancata da un gruppo di lavoro. Si è potuto riscontrare come l'affidamento di questa problematica (separatamente o congiuntamente ad altre) a una funzione strumentale abbia sempre degli effetti positivi, in quanto dà più coerenza, sistematicità e continuità agli interventi della scuola. Per quanto riguarda lo sviluppo della professionalità docente, in un settore ricco di nuove sfide e opportunità, va segnalata una vivacità di iniziative intraprese dalle singole scuole, 9 soprattutto sulla tematica dell'insegnamento della lingua italiana ai non italofoni. Si tratta tuttavia di collaborazioni con singoli docenti dell'Università per Stranieri di Perugia. Manca invece una collaborazione organica con le due università regionali, anche laddove questa sarebbe facilitata dalla reti di scuole. A tale proposito va segnalato che due reti sono state particolarmente attive nella formazione in servizio del personale docente: la sopra citata rete R.O.S.A. e la rete “Scuole del folignate”. Quest'ultima, in particolare, ha sviluppato un progetto di formazione per la didattica dell’italiano, articolato in due fasi, con l’obiettivo di costituire una banca delle competenze professionali, cioè un nucleo di docenti che, una volta formati, svolgano attività di supporto professionale per tutto il territorio e trasversale ai diversi gradi scolastici. 10. Conclusioni Nel rispondere alla lettera che invitava a segnalare le buone pratiche, un dirigente scolastico ha scritto: "non so se quella da noi messa in atto possa considerarsi una buona pratica […] sono parte di azioni comunque poste in essere per l’intera popolazione scolastica" (Preside Bianca Maria Tagliaferri) In effetti una scuola dell'accoglienza è una nella quale è ritenuto importante e valorizzato l'apprendimento e il benessere di ciascun alunno, indipendentemente dalle circostanze familiari e personali. Ciò non implica che tutti gli alunni debbano essere trattati allo stesso modo, tutt’altro, più la scuola riesce a tenere conto dei bisogni e della varietà delle esperienze individuali nello sviluppare il suo percorso educativo personalizzato, tanto più risulta efficace. I migliori approcci educativi non danno per scontata l'integrazione, la comprensione reciproca e la tolleranza, relegandoli nell'iperuranio dei valori, senza poi fare i conti con le modalità specifiche in cui questi principi si traducono effettivamente nella pratica quotidiana. Un buon approccio implica sempre un monitoraggio costante che valuti i progressi fatti da ciascun alunno e che consenta di identificare gli aspetti meno positivi, le cosiddette criticità e per queste provveda tentativi di soluzione (dentro e oltre la classe), anch'essi da sottoporre, a loro volta, a continua verifica. Solo partendo dal confronto tra situazione iniziale degli alunni e risultati conseguiti, sotto il profilo sia degli apprendimenti che dei comportamenti, delle attitudini e degli interessi è possibile effettuare una valutazione completa della gestione delle risorse umane e finanziarie assegnate alla scuola. Mancando una tale base conoscitiva viene meno anche ogni riferimento qualitativo per la distribuzione dei finanziamenti di cui all’art. 9 del CCNL. Pertanto, in sua assenza è di gran lunga preferibile affidarsi nella ripartizione dei finanziamenti a parametri numerici oggettivi e incontrovertibili, come, ad esempio, il numero degli alunni stranieri di recente e recentissima immigrazione. Sempre a proposito di criteri per la ripartizione dei finanziamenti, il valore della rete non può essere dato per scontato. Il riconoscimento finanziario del lavoro svolto in rete deve avvenire solo quando sia chiaramente dimostrato il valore specifico che la rete aggiunge al progetto o all’iniziativa, altrimenti si rischia di favorire lo svilupparsi di reti ‘per pescare soldi’, mentre potrebbero avere un ruolo molto importante nella pianificazione territoriale delle risorse. 10 Allegato 1 Ministero dell’’Istruzione dell’Università e della Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria Servizio Ispettivo Via Palermo 06129 Perugia ℡ 075 5828 302 075 5837 561 [email protected] Al Dirigenti Scolastici della Regione LORO SEDI 16 gennaio 2009 Oggetto: Rilevazione buone pratiche integrazione alunni con cittadinanza non italiana. Gent. Dirigente Scolastico, in riferimento all’incarico del Direttore Generale dell’USP del 17 dicembre 2008 prot. 294/Segr, sono in procinto di effettuare una ricognizione delle migliori pratiche delle attività realizzate nel corrente anno scolastico dalle scuole umbre in merito all’accoglienza e integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana. Pertanto La pregherei di segnalarmi se nella scuola da Lei diretta vi sono attività meritorie di attenzione concernenti l’accoglienza e integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e/o rivolte alle loro famiglie (supporto didattico, supporto psicopedagogico, orientamento, incontri interculturali, ecc.) La segnalazione va fatta inviando un messaggio di posta elettronica al seguente indirizzo: [email protected] , con una breve descrizione della o delle attività che si intende segnalare. Per un approfondimento conoscitivo sarete successivamente contattati da me. Resto a vostra disposizione per ulteriori informazioni o chiarimenti che possono anche essere richiesti alla Sig. ra Mirella Petruzzi ( tel 075 5828 279). Nel ringraziarvi della preziosa collaborazione porgo i miei cordiali saluti Amilcare Bori (dirigente ispettore tecnico) 11 Allegato 2 SCUOLE VISITATE Scuola Data visita IC Assisi 3 IIS II° Marco Polo Assisi LS Galilei Terni IC Oberdan Terni Umbertide I Circolo Città di Castello I Circolo IIS II Leonardo da Vinci Umbertide IC Acquasparta IC Alto Orvietano Marsciano I Circolo IC Massa Martana SS I° Rasetti Castiglion del Lago IC Marconi Terni IIS II° Casagrande Terni Perugia XI Circolo Perugia VIII Circolo SS I Carducci Purgotti Perugia IC Trevi IC Assisi 2 SSI° Alighieri Città di Castello 12.03.09 12.03.09 16.03.09 16.03.09 18.03.09 18.03.09 18.03.09 25.03.09 26.03.09 01.04.09 01.04.09 20.04.09 23.04.09 23.04.09 30.04.09 06.05.09 13.05.09 18.05.09 21.05.09 27.05.09 12 ALLEGATO 3 “8° CIRCOLO DIDATTICO “L. ANTOLINI” Via Garigliano, n.9 - 06134 Ponte Valleceppi – PERUGIA Tel. 075 6920177 - Fax 075 5928004 [email protected] - 3° Distretto - C.F. 80 013630548 Protocollo di Accoglienza Il protocollo di accoglienza e di integrazione degli alunni stranieri riassume in sé i principi, le metodologie e le modalità organizzative a cui il curricolo intende far riferimento.Il protocollo deve essere fatto proprio dalla commissione Intercultura e deliberato dal Collegio. Questo documento costituisce uno strumento di lavoro che, come tale, può essere integrato e rivisto sulla base delle esigenze e delle risorse della scuola. • Finalità- Definire e attivare pratiche condivise all’interno della scuola in tema di accoglienza di alunni stranieri. - Facilitare l’ingresso a scuola dei bambini stranieri e sostenerli nella fase di adattamento al nuovo ambiente. - Favorire un clima di accoglienza nella scuola. - Entrare in relazione con la famiglia immigrata. - Promuovere la comunicazione e la collaborazione tra la scuola e il territorio sui temi dell’accoglienza e dell’educazione interculturale. • Contenuti - Contiene criteri e indicazioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento a scuola degli alunni stranieri. - Traccia fasi e modalità dell’ accoglienza definendo compiti e ruoli degli operatori scolastici. N.B. Nel nostro Circolo Didattico all’inizio dell’anno viene presentato alle famiglie il P.O.F. nelle lingue più presenti. Prima fase di Accoglienza 13 Cosa Chi Quando Strumenti Domanda di iscrizione: - dà le prime informazioni sulla scuola. - richiede la documentazione necessaria. Segreteria. Al momento del primo contatto con la scuola. Materiale tradotto in diverse lingue. Colloquio con genitori e alunno: - raccogliere informazioni sul bambino e la famiglia, il percorso scolastico, il progetto migratorio dei genitori. - presentare l’organizzazione e le regole della scuola. Segreteria. Su appuntamento nei giorni successivi al primo contatto con la scuola. - scheda rilevazione dati. Dirigente Scolastico - modulistica. Collaboratore. Funzione strumentale all’Ed.all’Interculturalità. Criteri di inserimento nelle classi Per stabilire l’inserimento del bambino nella classe saranno presi in considerazione: • Normativa vigente. • Criteri stabiliti dal Collegio docenti. Tenendo conto dell’età anagrafica delle bambine e dei bambini di cultura altra si struttura in maniera flessibile l’inserimento degli stessi in un gruppo di apprendimento ampio per rispondere ai loro bisogni linguistici, di apprendimento e di inte(g)razione. Tale modello organizzativo consente ai docenti di osservare i bambini in situazione e di valutare le loro reali necessità potendo coniugare le proposte volte agli alunni immigrati con le proposte per tutti che hanno l’obiettivo anche di “insegnare la diversità” e di promuovere la “mente interculturale”. Il Dirigente Scolastico, in base alle informazioni raccolte, assegna l’alunno alla classe. Prima accoglienza nella classe Si sottolinea l’importanza della fase di prima accoglienza di un alunno straniero, specialmente se ciò accade in corso d’anno, per coinvolgere i compagni, renderli partecipi e creare rapporti di collaborazione. 14 A tal fine si indicano alcune fasi del processo di accoglienza. Cosa Chi Quando Informare gli Dirigente Scolastico insegnati della classe: presenta l’alunno agli Collaboratore. insegnati di classe e comunica le Funzione strumentale informazioni raccolte. all’Ed.all’Interculturalità. Prima che l’alunno venga accolto nel gruppo di apprendimento. - Preparano gli alunni all’arrivo del nuovo compagno e a vivere insieme il momento dell’accoglienza in classe del nuovo arrivato. - Accolgono l’alunno in classe.- Valutano il tipo di inserimento dell’alunno (anche graduale) e stabiliscono la strategia caso per caso. - Gli insegnati di classe coadiuvati, se possibile, da un mediatore linguistico e culturale. - Primo periodo di inserimento nel gruppo di apprendimento. - Accolgono la famiglia. - Gli insegnati di classe. -Si occupano di educazione interculturale. -Gli insegnati di classe - Poco tempo dopo l’inserimento dell’alunno nella classe. -Durante l’anno scolastico. 15 Materiali - Vocabolario minimo nella lingua dell’alunno: ”Prime parole per comunicare”. - Eventuale richiesta di intervento del mediatore linguistico culturale al comune. - Schede vocabolario bilingue per l’acquisizione del lessico di base: a scuola, a tavola, gli abiti, gli animali, i colori, i numeri … - Testi specifici per l’apprendimento dell’italiano come L2 - Dizionari in diverse lingue - Schede didattiche: la scuola, il cibo, i vestiti, gli animali, la casa, i concetti (sopra, sotto, in alto, in basso…). -Colloquio con i genitori. -Informazioni sulla realtà e sulla cultura del Paese di provenienza dell’alunno. A supporto dell’operatività potrebbe essere utile predisporre alcuni materiali: • Schedario informativo sui diversi Paesi di provenienza degli alunni. • Schedario sul funzionamento delle scuole nei Paesi d’origine. • Schedario della modulistica interna tradotta in varie lingue. • Batterie di prove d’ingresso sulle competenze linguistiche e non dell’alunno. • Costituzione di uno scaffale interculturale che veda raccolti testi per gli insegnanti, e testi, spesso plurilingui, per il lavoro degli alunni. • Aggiornamento di ricerca-azione sulla didattica in funzione interculturale • Opuscolo sul funzionamento della scuola italiana tradotto nelle principali lingue di origine. IL DIRIGENTE SCOLASTICO Dott.ssa Franca Rossi IL REFERENTE PER L’INTERCULTURA 16 ALLEGATO 4 LICEO SCIENTIFICO G. GALILEI - TERNI PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA ALUNNI STRANIERI Premessa E’ ormai evidente che l’immigrazione in Italia non è più un fenomeno contingente, bensì stabile, destinato a permanere e accompagnare la nostra società negli anni futuri. Ciò comporta un cambiamento nella composizione sociale dell’Italia e costituisce una sfida per tutte le istituzioni, ma soprattutto per quella scolastica, che deve farsi carico della integrazione dei ragazzi e del processo della loro crescita affettiva, educativa, culturale, sociale. Occorre inoltre rendersi conto che l’essere in bilico tra la cultura d’origine della famiglia, a volte conosciuta solo parzialmente, e quella della società nella quale si vive, ma che non risulta ancora completamente comprensibile, provoca negli animi di questi giovani disorientamento e crisi di identità che, a loro volta, possono manifestarsi in forme di emarginazione e addirittura di devianza. Questo costituisce una difficoltà oggettiva, a cui ,d’altra parte, bisogna aggiungere che la scuola secondaria superiore deve fare i conti con programmi di insegnamento più rigidi rispetto a quelli della scuola primaria e secondaria inferiore, presentati in linguaggi fortemente tecnici , il che rende spesso difficile l’inserimento dell’alunno di lingua madre non italiana, ove questo non sia ben pianificato e sostenuto da interventi costanti e mirati al superamento delle varie difficoltà. Alle difficoltà di inserimento dell'alunno vanno poi ad aggiungersi, talvolta, quelle di comunicazione con la famiglia, anche essa impreparata prima ad operare una scelta tra le varie proposte di scuola media superiore, poi a seguire il percorso di apprendimento del figlio. Sulla base di tali considerazioni, e in presenza di difficoltà reali, alle quali si è peraltro sempre cercato di rispondere, anche se in maniera a volte puramente istintiva, è sembrato ormai giunto il momento di stilare un Protocollo di accoglienza, in modo che la nostra scuola possa intervenire in modo sistematico e organizzato sull’inserimento degli alunni stranieri. Questo Protocollo è un prodotto della realtà scolastica: riflette le criticità incontrate, nell’ottica di superarle attraverso pratiche condivise e intende presentare un modello di accoglienza attraverso modalità corrette; può inoltre essere considerato un punto di partenza comune all’interno del percorso dei Consigli di classe interessati . Il Protocollo costituisce uno strumento di lavoro e come tale può essere modificato, integrato e rivisto sulla base delle esigenze e delle risorse della scuola. Tali modifiche richiedono l'approvazione dei Collegio dei Docenti, che deve essere informato degli eventuali cambiamenti apportati al Documento. Inoltre esso dovrebbe trasformarsi in un'occasione di Ricerca Pedagogica e Didattica, quindi costituire una occasione per un ripensamento globale della didattica, utile a migliorare l'offerta formativa per tutti gli alunni. Il Protocollo d’Accoglienza: • prevede l’applicazione della normativa vigente, e in particolare: D.P.R. n. 275 dell’ 8/311999 ( norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche); D.P.R. n. 394 del 31/8/1999 , art. 45 (iscrizione ed assegnazione alla classe) 17 C.M. n. 205 del 22/7/1990 ( Educazione interculturale) C.M. n. 73 del 2.3.1994 ( dialogo interculturale e convivenza democratica) CM n. 24 del 1/3/ 2006 (Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri) • prevede la costituzione di una funzione strumentale ad hoc; • contiene criteri e indicazioni riguardanti l’iscrizione, l’inserimento a scuola degli alunni stranieri e gli orientamenti che tutto il personale scolastico deve seguire; • traccia fasi e modalità dell’accoglienza a scuola, definendo compiti e ruoli degli operatori scolastici e di coloro che partecipano a tale processo; • propone modalità di interventi per l’apprendimento della lingua italiana e dei contenuti curricolari delle diverse discipline. • Propone linee guida per la valutazione degli alunni di recente immigrazione. LA FUNZIONE STRUMENTALE • • • • • • Ricerca la collaborazione e coordina quanti si rendano disponibili a dare un contributo per l’accoglienza ; si avvale dell’aiuto di alunni in grado di assistere i nuovi iscritti ( eventualmente grazie anche alla conoscenza della lingua di origine) e dell’ eventuale collaborazione dei genitori. Ha il compito di seguire le varie fasi dell’inserimento degli alunni stranieri a partire dal momento della richiesta di iscrizione alla scuola. Sempre in collaborazione con i Consigli di Classe, si occupa in particolare delle attività destinate agli alunni stranieri, delle difficoltà da loro incontrate e dei risultati ottenuti. Ricerca contatti ed aiuti (anche per la mediazione linguistica) presso le Istituzioni locali. Coordina azioni di ricerca didattica e di autoaggiornamento, promuovendo anche collaborazione in questo senso con istituti esterni e con l’Università. Promuove presso i consigli di classe e per tutti gli alunni iniziative che tendano ad una educazione interculturale ACCOGLIENZA : PRIMA FASE – ISCRIZIONE E ASSEGNAZIONE ALLA CLASSE 1. iscrizione Al momento del primo contatto con la scuola (domanda di iscrizione) si provvede da parte di persona designata dalla segreteria, a : • Fornire le prime informazioni sulla scuola. Tali informazioni debbono essere molto chiare e precise soprattutto riguardo a : orari, discipline, sperimentazioni in atto e relativo aggravio di orario e discipline; facoltatività dell’insegnamento di religione cattolica. • Fornire un semplice quadro riassuntivo delle offerte della scuola, possibilmente redatto in più lingue; • Richiedere la documentazione relativa alla carriera scolastica dell’alunno, in modo da rendersi conto del suo grado di preparazione e delle materie già studiate; • Fissare un appuntamento con un membro della Funzione strumentale per un colloquio nel quale potranno essere raccolte informazioni sul ragazzo, sulle sue aspettative, sui tempi della permanenza in città, e potrà essere offerto aiuto per la compilazione della domanda di iscrizione. 18 2. criteri di assegnazione alla classe Tenendo conto della legislazione in merito ed in particolare del D.P.R. n. 394 del 31/8/1999 , art. 45 (non modificato da dalla legge 30/7/2002, n. 189 –Bossi-Fini) l’Istituto assegna di norma l’allievo alla classe in base all’età anagrafica. In casi eccezionali, dopo l’azione di ricostruzione della biografia scolastica dell’allievo di recente immigrazione, ed effettuate le prove di verifica del livello di conoscenza della lingua italiana e delle competenze di base, il Collegio dei docenti delibera l’iscrizione al massimo ad una sola classe inferiore rispetto all’età anagrafica. E’ infatti opportuno tener conto che una classe di coetanei consente al neo-arrivato di: • instaurare rapporti più significativi e alla pari con i nuovi compagni; • evitare un ritardo scolastico , che non potrebbe più essere colmato, anche se l’alunno dovesse dimostrare un recupero quanto mai rapido delle competenze , conoscenze ed abilità; 3. Scelta della sezione Il Dirigente scolastico, insieme al Collegio dei docenti, sentiti i risultati dei test di livello ed ogni altra notizia utile allo scopo, e quando non sussistano indicazioni di scelta obbligata in relazione alle sezioni sperimentali (per la durata della loro permanenza nel POF dell’Istituto), assegna l’alunno alla sezione secondo i seguenti criteri: • scegliere la classe con il numero meno elevato degli alunni; • evitare classi già complesse nella gestione per presenza di situazioni di disagio, handicap, ecc.; • distribuire gli alunni di lingua madre non italiana nelle classi, evitando di concentrarli. ACCOGLIENZA: SECONDA FASE A) Alunni di recente immigrazione 1. Rilevazione della situazione di partenza dell’alunno tramite test di livello a risposta chiusa, in relazione alle competenze di base e, in particolare per la lingua italiana. Tali test, preparati dalla Funzione strumentale, in collaborazione con un gruppo di docenti dei dipartimenti di italiano e matematica allo scopo indicati dal Collegio all’inizio dell’anno scolastico, possono essere somministrati, se l’alunno è gia presente in Italia, prima dell’inizio delle lezioni, in un’unica soluzione; in caso l’alunno giunga solo a scuola iniziata, saranno somministrati nei primi giorni di permanenza, a cura del docente -funzione strumentale in orario curricolare. Il Consiglio della classe che accoglierà l’alunno (secondo le modalità sopra riportate) insieme al docente -Funzione prenderà atto dei risultati e in riunione apposita deciderà • se l’alunno potrà seguire la programmazione comune o dovrà avere una programmazione personalizzata; • quali tempi gli saranno dati per raggiungere gli obiettivi minimi della classe nelle varie discipline; • quali corsi di sostegno avviare immediatamente per rendergli possibile la frequenza delle lezioni • l’eventuale opportunità di utilizzare corsi di sostegno in orario curricolare, nelle ore in cui l’alunno non avrebbe comunque la possibilità di seguire quanto viene svolto in classe . 19 B) Alunni immigrati in Italia da almeno uno - due anni e con almeno un anno di scolarizzazione in Italia: 1.Rilevazione della situazione di partenza dell’alunno tramite test di livello a risposta chiusa, in relazione alle competenze di base e, in particolare per la lingua italiana. Anche per questi alunni verranno rilevati i livelli di partenza con test a risposta chiusa ed aperta, in relazione alle competenze di base. • Se iscritti alla classe prima, la rilevazione potrà essere effettuata durante le prove di ingresso della classe stessa. • Se iscritti a classi successive, verranno sottoposti a prove concordate tra docente il Funzione strumentale, i Consigli di classe e i dipartimenti disciplinari, sulla base degli obiettivi minimi stabiliti per la classe e per la disciplina, sempre in relazione alle competenze di base. 2. accoglienza Nei giorni dell’accoglienza delle classi prime viene attivato un laboratorio di accoglienza di due-tre giorni per gli alunni di recente immigrazione, anche se non iscritti alla classe prima, che preveda l’intervento attivo di un gruppo di alunni disponibili, previo accordo e programmazione dell’intervento con la Funzione strumentale. 3.avvio corsi di sostegno Il docente –Funzione strumentale provvederà all’inizio dell’anno scolastico ad individuare nell’ambito del Collegio le disponibilità a svolgere corsi di sostegno e recupero, privilegiando tra queste le professionalità specifiche e l’esperienza pregressa. Inoltre i corsi stessi saranno svolti in base alle disponibilità finanziarie dell’Istituto dell’Istituto, supportate da finanziamenti ad hoc, sia di carattere locale e regionale, che ex art.9 del CCNL. Ciò premesso, si agirà nel modo seguente: A) Alunni di recente immigrazione • Il docente- funzione str. curerà l’avvio immediato dei corsi di primo livello, con particolare riferimento alla lingua italiana, cercando di raggruppare gli alunni per classi di livello; • successivamente si passerà ai corsi su contenuti disciplinari eventualmente da recuperare per mettere gli alunni in grado di seguire le lezioni in classe. B) Alunni di meno recente immigrazione Sulla base dei risultati delle prove di ingresso, verranno individuate dal consiglio di classe nella prima riunione utile (anche a richiesta dai docenti stessi) le priorità circa gli eventuali corsi di sostegno. • I corsi di sostegno saranno svolti in orario extracurricolare, sempre raggruppando gli alunni per classi di livello; • Nei corsi di lingua italiana (secondo livello) sarà dato particolare rilievo ai linguaggi disciplinari Gli alunni che abbiano dato la disponibilità ad assistere i compagni neo-arrivati durante la prima fase di accoglienza possono essere coinvolti ulteriormente nella funzione di tutoraggio, tanto per i corsi di primo livello, che di secondo e in attività di studio. 20 SVOLGIMENTO DELL’ANNO SCOLASTICO 1. Materiale di supporto Il docente - Funzione strumentale curerà che a tutte le classi che hanno alunni stranieri siano forniti, su richiesta, i vocabolari bilingui. Viene inoltre istituito un fondo presso la Biblioteca, che raccolga sia materiale di uso pratico fornito gratuitamente dalle case editrici (eserciziari, grammatiche, ecc.), sia materiale bibliografico di approfondimento didattico. Viene infine creato un archivio (cartaceo e informatico) di raccolta di testi semplificati di argomenti di varie discipline, di esercitazioni, schemi e sintesi, percorsi interculturali, indicazioni bibliografiche ecc. , parte del quale è il risultato del lavoro svolto negli anni dalla Commissione Accoglienza . Tale archivio si arricchirà di anno in anno dei contributi dei docenti che vorranno mettere a disposizione dei colleghi il loro lavoro. 2. Risorse umane a sostegno dell’azione didattica I Docenti di classe: • favoriscono l’integrazione nella classe promuovendo, ove possibile, attività di piccolo gruppo e cooperative learning; • individuano modalità di semplificazione o facilitazione linguistica per ogni disciplina; • rilevano bisogni specifici di apprendimento. • stimolano la classe all’accoglienza e all’educazione interculturale, anche attraverso percorsi disciplinari specifici; • Coinvolgono, quando sia possibile, alunni in funzione di tutor in particolari momenti dell’attività didattica. Il docente -Funzione strumentale: • fornisce il proprio supporto nella rilevazione dei bisogni e nell’organizzazione delle attività di sostegno; • ricerca materiali e strumenti ; • organizza eventuali attività di aggiornamento metodologico e didattico • cerca, insieme al coordinatore del Consiglio di classe, di stabilire rapporti continuativi con la famiglia dell’alunno. VALUTAZIONE La valutazione dell’alunno di recente immigrazione è sicuramente uno dei problemi più urgenti e più sentiti per il Consiglio di Classe. Per la valutazione degli alunni stranieri è opportuno prendere in considerazione la situazione di svantaggio linguistico e rispettare i tempi di apprendimento dell’italiano come L2, che sono molto rapidi per la lingua di uso comune, ma invece lunghi e pieni di ostacoli, di pause e anche di arretramenti, per la lingua dello studio. 21 • • • • • • • Pertanto si stabilisce che: Il Consiglio di Classe potrà prevedere una programmazione personalizzata che contempli la temporanea esclusione dal curriculum di alcune discipline che presuppongono una più specifica competenza linguistica. Ne consegue che le discipline momentaneamente escluse dal curriculum non vengono valutate. In tal caso, sulla scheda di valutazione, potrà essere usata la dicitura N.C. (Non Classificabile). Il ricorso a tale formula dovrà essere motivato nel verbale del Consiglio di Classe. L’esclusione dovrà essere limitata al primo quadrimestre. Nel caso l’alunno venga inserito nell’Istituto in corso d’anno avanzato, e dopo l’accertamento delle competenze risulti completamente ignaro di una o più discipline che concorrono all’acquisizione delle competenze chiave (se nella fascia del biennio) o di quelle che saranno oggetto della prova d’esame (se inserito nel triennio) , sarà accolto nella classe e potrà usufruire di tutti gli strumenti predisposti, inclusi corsi di alfabetizzazione e sostegno, ma non potrà passare alla classe successiva, se non avrà dimostrato di aver raggiunto gli obiettivi minimi stabiliti per lui anche nelle suddette discipline Sarà cura dei Consigli di Classe operare affinché gli alunni stranieri con limitata o nulla conoscenza della lingua possano avere nel primo quadrimestre una valutazione nelle materie meno legate alla lingua italiana(educazione fisica, disegno, laboratori, in alcuni casi lingua straniera e matematica …). Il lavoro svolto dagli alunni nei corsi di sostegno linguistico diventa parte integrante della valutazione di italiano. L’alfabetizzazione, come anche il lavoro sui contenuti disciplinari, sarà oggetto di verifiche orali e scritte (da svolgere in classe) predisposte dal docente del corso e concordate con l’insegnante curricolare. Quando sarà possibile affrontare i contenuti delle discipline curricolari, essi dovranno essere opportunamente selezionati, individuando i nuclei tematici irrinunciabili, e semplificati in modo da permettere almeno il raggiungimento degli obiettivi minimi previsti dalla programmazione. Per tutti gli alunni, e quindi anche per gli alunni stranieri, il voto/valutazione sommativa non può essere la semplice media delle misurazioni rilevate con le varie prove, ma deve tener conto del raggiungimento degli obiettivi trasversali che sono comunque disciplinari (impegno, partecipazione, progressione nell’apprendimento, eventuali condizioni di disagio…). L’ammissione alla classe successiva avviene comunque quando appaia chiaramente iniziato un percorso di apprendimento e l’alunno abbia dimostrato un sostanziale progresso rispetto ai livelli di partenza, raggiungendo almeno gli obiettivi minimi stabiliti per lui dal Consiglio di classe. 22 ALLEGATO 5 Rete R.O.S.A. VALUTAZIONE (Valutazione in ingresso ed in uscita del livello di conoscenze) SCHEDA LINGUISTICA: COMPETENZE IN ITALIANO L2 COMPRENSIONE DELL'ORALE Livello principiante Non comprende alcuna parola (in italiano) Comprende singole parole (dell’italiano) Comprende espressioni familiari e frasi molto semplici A1 Comprende semplici domande, indicazioni e inviti formulati in modo lento e chiaro Comprende alcuni vocaboli ad alta frequenza delle discipline scolastiche Comprende frasi ed espressioni usate frequentemente e di senso immediato Comprende quanto gli viene detto in semplici conversazioni quotidiane A2 Individua l’argomento di conversazioni cui assiste, se si parla in modo lento e chiaro Comprende l’essenziale di una spiegazione semplice, breve e chiara Ricava le informazioni principali da semplici messaggi audiovisivi B1 Comprende i punti principali di un discorso su argomenti legati alla vita quotidiana e scolastica, a condizione che si parli in modo lento e chiaro Ricava l’informazione principale da testi (audiovisivi) radiofonici o televisivi B2 Comprende un discorso anche articolato in modo complesso purché riferito ad argomenti relativamente noti. Comprende la maggior parte delle trasmissioni televisive e dei film 23 COMPRENSIONE DELLO SCRITTO Non sa decodificare il sistema alfabetico Livello principiante Sa leggere e comprendere qualche parola scritta Legge parole e frasi senza comprenderne il significato Comprende semplici domande, indicazioni e frasi con semplice struttura e con vocaboli di uso quotidiano A1 Su argomenti di studio comprende testi molto semplificati, con frasi elementari e vocaboli ad alta frequenza della disciplina Comprende il senso generale di un testo elementare su temi noti A2 Comprende un testo di studio semplificato con frasi strutturate in modo semplice Comprende testi in linguaggio corrente su temi a lui accessibili B1 Adeguatamente supportato, comprende i libri di testo B2 Riesce a comprendere un testo di narrativa (contemporanea) o su un argomento di attualità PRODUZIONE ORALE Non si esprime oralmente in italiano Livello principiante Comunica con molta difficoltà Comunica con frasi composte da singole parole Sa rispondere a semplici domande e sa porne Sa usare espressioni quotidiane per soddisfare bisogni concreti A1 Sa produrre qualche frase semplice con lessico elementare Sa comunicare in modo semplice se l’interlocutore collabora Sa produrre messaggi semplici su temi quotidiani e scolastici ricorrenti A2 Prende l’iniziativa per comunicare in modo semplice Sa descrivere in modo semplice provenienza, formazione, ambiente B1 fatti legati alla propria Sa comunicare in modo semplice e coerente su argomenti [per lui/lei] familiari Sa partecipare in modo adeguato a conversazioni su argomenti 24 [per lui/lei] familiari Sa riferire su un’esperienza, un avvenimento, un film, "su un testo letto” B2 Si esprime in modo chiaro e articolato su una vasta gamma di argomenti, esprimendo eventualmente anche la propria opinione PRODUZIONE SCRITTA Livello principiante Non sa scrivere l’alfabeto latino Scrive qualche parola (in italiano) Sa scrivere sotto dettatura frasi semplici A1 Sa produrre frasi semplici con lo spunto di immagini e di domande Sa produrre brevi frasi e messaggi Sa produrre un testo semplice con la guida di un questionario A2 Se opportunamente preparato, sa produrre un testo semplice, comprensibile, anche se con alcuni errori B1 Sa produrre testi semplici e coerenti su argomenti noti B2 Sa produrre testi articolati su diversi argomenti di suo interesse NOTE N.B. 1) L’indicazione del Livello di competenza (principiante, A1, A2, B1, B2 secondo il Framework europeo) non figura nella Scheda dell’alunno, ma solo in quella (in italiano) dell’insegnante. N.B. 2) Le abilità indicate nella scheda linguistica prescindono dall’età e dal livello generale di istruzione dello studente e consentono di delinearne principalmente la competenza linguistica finalizzata alla comunicazione orale e scritta (dunque strumentale all’acquisizione di ogni contenuto disciplinare e all’integrazione). Gli alunni neo arrivati, infatti, partono generalmente tutti da un livello basso o nullo di conoscenza dell’italiano. N.B. 3) Un livello si ritiene raggiunto se sono conseguite tutte le quattro abilità a tale livello. N.B. 4) Le abilità indicate (dai livelli A1 in poi) fungono pure da obiettivi per l’insegnamento nelle diverse fasi dell’acquisizione dell’italiano da parte dell’alunno. 25