“LA MOBILITÀ UMANA” PROF.SSA EMILIA SARNO Università telematica Pegaso La mobilità umana Indice 1 INTRODUZIONE -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3 2 LE DIVERSE TIPOLOGIE DI MOBILITÀ ----------------------------------------------------------------------------- 4 3 MIGRAZIONI PER INFILTRAZIONE----------------------------------------------------------------------------------- 6 4 LE RECENTI MIGRAZIONI INTERNAZIONALI -------------------------------------------------------------------- 8 5 MIGRAZIONI INTERNE --------------------------------------------------------------------------------------------------- 10 6 MIGRAZIONI TEMPORANEE ------------------------------------------------------------------------------------------- 11 7 SALDO MIGRATORIO ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 12 8 CAUSE DELLE MIGRAZIONI-------------------------------------------------------------------------------------------- 13 9 L’EMIGRAZIONE ITALIANA TRA OTTO E NOVECENTO E LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 24 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana 1 Introduzione La mobilità umana cioè lo spostamento da un luogo all’altro è una costante dell’esistenza di tante comunità come dei singoli individui. Queste ultime sono ormai sempre più complesse per l’estensione dello spazio della vita (Gesano,1999), che è caratteristica dell’età contemporanea. In questa lezione quindi si illustreranno le diverse forme di mobilità analizzando come esse intervengano nella relazione uomo-ambiente1. Come caso di studio si tratterà l’associazionismo realizzato dagli emigranti italiani. 1 Il tema è ampiamente dibattuto dai geografi, ma anche dai demografi e dai sociologi. Sono recenti i saggi di Augè (2010) e della Archer (2009) che indagano, dal punto di vista antropologico e teorico, le forme della mobilità, le ragioni degli spostamenti e le relazioni dell’uomo con le frontiere. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana 2 Le diverse tipologie di mobilità I movimenti migratori sono importanti per comprendere la distribuzione territoriale dei gruppi umani. Molteplici risultano le tipologie di mobilità praticate2, dalle migrazioni intese come trasferimenti definitivi agli spostamenti temporanei o periodici configurabili come circolazione3 (quotidiana, periodica, stagionale, a lungo termine). Esaminiamo le seguenti forme4: - migrazioni in massa - migrazioni per infiltrazione - migrazioni interne - migrazioni temporanee - spostamenti pendolari. Le migrazioni in massa sono spostamenti, volontari ma anche coatti di gruppi umani compatti. Si tratta anche di interi popoli; si pensi ad esempio al trasferimento degli Indoeuropei che nel II secolo a. C. dall’altopiano iranico si sono spostati verso Ovest e verso Est. Ancora i Greci colonizzarono l’Asia Minore e la Magna Grecia. La storia ricorda le invasioni barbariche come una forma di devastazione dell’Impero Romano, in realtà si trattò di un vero e proprio movimento dei popoli di stirpe germanica verso l’Europa centro-meridionale. Come si vede quindi l’età antica e anche quella medievale sono caratterizzate da questo tipo di migrazione. Nell’età moderna invece assistiamo a migrazioni coatte come quella del popolo africano portato a forza nelle Americhe per lavorare nelle piantagioni. La tratta degli schiavi è un fenomeno imponente. Altri esodi forzati che la storia ricorda sono generalmente di carattere religioso come l’espulsione e le persecuzioni subite dagli Ebrei. Ogni guerra genera molto spesso trasferimenti coatti di masse di persone in fuga. Forme di migrazioni coatte, come masse in fuga a causa di guerre, sono avvenute più volte anche in tempi 2 Per la classificazione delle diverse forme di mobilità si rimanda a Rocca, 1998; Bergaglio, 2004, Meini, 2008. La distinzione tra circolazione e migrazioni, quindi tra forme di mobilità a breve o a lungo termine (sia in termini spaziali che temporali) e le migrazioni vere e proprie è proposta da Gould e Mansell Prothero, 1975, secondo uno schema illustrato e discusso da Rocca, 1998. Cfr. anche Meini, 2008, che propone lo schema di Zelinsky, 1971. 4 Per l’esame delle diverse forme sono di riferimento bibliografico Dagradi, 1995; De Blji, 1994; Bergaglio, 2004. Le figure presenti nella dispensa sono tratte dal sito della rivista Limes e dal sito Eurostat. 3 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana recenti in Africa. Uno dei casi più eclatanti e recenti è la guerra del Darfur, regione situata nell’ovest del Sudan, che ha provocato lo spostamento in massa della popolazione. Questi migranti sono in realtà dei rifugiati, così definiti perché fuggono senza portare nulla con sé, si muovono a piedi e privi di documenti. Le organizzazioni internazionali cercano di proteggerli e essi hanno diritto d’asilo politico, ma lo spostamento di queste popolazioni è generalmente drammatico. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana 3 Migrazioni per infiltrazione Dall’età moderna in poi assistiamo non più tanto a migrazioni di interi popoli ma a migrazioni di piccoli gruppi o comunità. L’emigrazione verso il nuovo mondo diventa un’abitudine per singoli individui o per piccoli gruppi che vogliono lasciare l’Europa per motivi politici, religiosi, economici. Questa forma di emigrazione è diventata continuativa tra Otto e Novecento quando generalmente giovani uomini lasciano la loro terra e cercano fortuna nelle Americhe, come mostra la figura 1. Figura 1 I tanti trasferimenti nel continente americano Qui vi era un gran bisogno di manodopera per cui gli emigranti europei trovavano lavoro facilmente e potevano mettere da parte il danaro necessario per le loro famiglie. Questa forma di emigrazione interessò milioni di europei tra il 1880 e il 1970 e nella seconda metà del Novecento fu scelta come meta anche l’Australia. Si trattava di contadini o operai che solo in un secondo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana momento si fanno raggiungere dalle famiglie. Questa forma di emigrazione a piccoli gruppi ma continuativa ha anche la caratteristica di essere internazionale proprio perché riguarda trasferimenti da una nazione all’altra. Questi spostamenti internazionali non riguardano solo l’Occidente ma anche l’Oriente; molti cinesi si sono nel tempo trasferiti nel Sud-Est asiatico, come molti libanesi e siriani si sono impiantati nelle città dell’Africa meridionale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana 4 Le recenti migrazioni internazionali Se la mobilità è un processo comune ad ogni stato, oggi riguarda maggiormente quelli con un forte squilibrio tra aumento della popolazione e risorse a disposizione come i paesi dell’Africa o dell’Asia. Gruppi provenienti da queste popolazioni emigrano verso l’Europa o gli Stati Uniti. Ad essi si aggiungono immigrati provenienti da paesi dell’Europa orientale e dell’America Latina. Dagli anni Settanta in poi questo fenomeno è diventato crescente e gli stati europei hanno anche posto restrizioni alle richieste di soggiorno, per cui si assiste tanto alla presenza legale quanto illegale di extracomunitari (fig. 2). Essi comunque vanno ad effettuare lavori manuali o pesanti e sopperiscono con la loro presenza stabile alla diminuzione della natalità propria dei paesi dall’economia avanzata. In Italia sono presenti 170 nazionalità: le più diffuse provengono dal Marocco, dall’Albania e dalle Filippine. La maggior parte degli immigrati vive nelle regioni settentrionali (fig. 3). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana 5 Migrazioni interne Si verificano anche spostamenti all’interno dello stesso stato e generalmente accadono per motivi economici. Si è trattato in passato di colonizzazioni organizzate tramite il trasferimento di contadini da una zona all’altra ad esempio per attuare bonifiche. Così accade nel periodo fascista per la bonifica della Maremma o della Sardegna. Lo stesso è avvenuto in Russia per il dissodamento di zone poste a Nord. Questo tipo di migrazione ha comportato lo spopolamento montano e rurale in quanto le correnti migratorie si sono dirette nelle città o lungo le coste sia per motivi di lavoro sia per una migliore qualità della vita. Con l’industrializzazione molti braccianti o pastori, ma anche contadini lasciano le montagne o le campagne con le loro attività per cercare nuove prospettive inurbandosi. Pertanto, il processo di spopolamento montano e rurale è strettamente connesso all’urbanesimo, difatti le città hanno conosciuto negli ultimi due secoli uno sviluppo vertiginoso. E’ un fenomeno che riguarda particolarmente l’Europa come mostra la figura 4 che evidenzia le aree periferiche e spopolate. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Figura 4. Aree periferiche e popolazione (ESPON, Territorial Observation No.1, 2009, p. 13). 6 Migrazioni temporanee Vi sono poi spostamenti temporanei e periodici che sono molto diffusi e connessi all’allevamento o a particolari lavori agricoli. Sono appunto le migrazioni stagionali, come ad esempio la transumanza. Anche nelle steppe e nei deserti si verificano spostamenti di comunità che vivono in tende e scelgono di volta in volta il luogo più favorevole. Il nomadismo è diffuso nel Sahara, in Asia Centrale e Occidentale. Gli spostamenti pendolari sono per lo più quotidiani e avvengono generalmente dalle periferie verso i centri urbani e industriali. Sono ormai un’esperienza comune, infatti, la pluriappartenenza a più spazi e comunità è ormai una costante dell’esistenza quotidiana sia per le esigenze del mercato del lavoro sia per la diversa visione delle relazioni umane. L’accresciuta mobilità individuale è stata favorita dai trasporti, mentre le telecomunicazioni, come già si è chiarito, estendono le possibilità dalla realtà fisica a quella virtuale. In tal senso non solo si verificano forme di pendolarismo quotidiane, ma anche periodiche. L’ISTAT, che pure dal 1981 registra gli spostamenti giornalieri, nel 2001 ha sperimentato una specifica indagine su quelli Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana periodici5. In tale circostanza, circa quattro milioni di italiani hanno dichiarato di trascorrere, in luoghi diversi dalla propria residenza - in altra dimora - più di novanta giorni ogni anno per diversi motivi. E’ la chiara testimonianza di quanto la mobilità incida nella nostra vita e sulla nostra organizzazione socio-economica. 7 Saldo migratorio Le emigrazioni e le immigrazioni sono due componenti responsabili delle dinamiche di una popolazione nel tempo, come la natalità e la mortalità6. Si può dunque considerare il tasso di emigrazione e di immigrazione. Il tasso di emigrazione si calcola rapportando il numero degli emigrati in un anno alla popolazione di un determinato luogo e moltiplicando il risultato per mille: Con la stessa impostazione si calcola il tasso di immigrazione. Ponendo in relazione questi due valori si potrà ottenere il saldo migratorio (cioè la differenza tra il numero degli immigrati e il numero di emigrati) di un determinato luogo verificando se vi siano più emigrati o immigrati. I dati 5 6 I dati raccolti sono stati resi noti nel 2004 parzialmente e definitivamente nel 2005 sull’apposito sito dell’ISTAT. Si veda l’opuscolo Fondamenti di geografia della popolazione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana per calcolare questi indici sono forniti dagli Istituti di Statistica, come l’ISTAT, che prendono in considerazioni le richieste di permessi di soggiorno o le cancellazioni e le iscrizioni anagrafiche. I dati sulle residenze, sui domicili e complessivamente i dati forniti dai censimenti sono fondamentali per studiare i fenomeni migratori; per le ricostruzioni storiche sono utili i dati degli espatri. 8 Cause delle migrazioni Le condizioni ambientali, si pensi al nesso tra le variazioni climatiche e le carestie o la complessiva relazione ambiente-popolazione, sono state generalmente considerate le cause principali delle migrazioni; ma una lettura, effettuata in base a questi elementi, è parziale, perché le dinamiche migratorie non sono da considerarsi né come un’azione immediata, una sorta di espulsione, né da definirsi solo numericamente, secondo la teoria dei push/pull factors, che valuta l’aumento della popolazione quale fattore decisivo dei trasferimenti e la necessità della manodopera come elemento d’attrazione nei paesi d’arrivo7. La disamina del complesso fenomeno dei flussi migratori deve essere necessariamente articolata: il luogo d’origine non può essere considerato, in modo meccanico, il punto di partenza, ma merita di essere dettagliatamente analizzato per comprendere come, in un determinato territorio, si concretizzi la necessità di una parte della popolazione a trasferirsi altrove e in quali termini una tale dinamica demografica sia il risultato di fattori ambientali, scelte politiche, motivi storici. E’ opportuna, in tal senso, la riflessione della geografa Gianna Brunetta: le migrazioni non sono che l’esito finale di un processo nel quale si è andato deteriorando il rapporto tra uomo e ambiente, 7 Le critiche alla teoria dei push/pull factors sono discusse da Boyd, 1989, e Sivini, 2000, che hanno messo in evidenza l’importanza della decisione individuale del migrante e delle sollecitazioni sociali del gruppo di appartenenza rispetto alle sole motivazioni legate alla quantità di popolazione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana inteso quest’ultimo nel suo significato più ampio di ambiente naturale, economico e sociale 8. D’altra parte i fattori di attrazione possono essere diversi: la bassa densità di popolazione, incentivi politici ed economici, la forte richiesta di manodopera, ma anche il richiamo delle reti parentali e le motivazioni professionali. L’analisi geografica deve, infatti, non solo rideterminare i flussi migratori, ma ricostruire, a tutto tondo, le cause dell’allontanamento o del reinserimento, la sistematicità del problema, per fornire un quadro dinamico delle aree di studio e operare, dove è possibile, una comparazione tra i territori soggetti all’emigrazione e quelli interessati all’immigrazione, in relazione tanto agli espatri quanto alle migrazioni interne. Queste ultime sono un oggetto di studio significativo e collegate ai bisogni dell’organizzazione del territorio nazionale (Dagradi, 1995). Pertanto, lo studio delle dinamiche migratorie richiede “un approccio integrato” (Cristaldi, 2008, p. 8), per poterne comprendere le diverse e complesse ragioni. 9 L’emigrazione italiana tra Otto e Novecento e la formazione delle associazioni Sebbene l’emigrazione a lungo termine e internazionale non fosse sconosciuta agli italiani, essa diventa una pratica diffusa dopo l’Unità d’Italia. Non è il passaggio politico in sé a diventare determinante, quanto il fatto che la debolezza strutturale del sistema socio-economico italiano non regge il confronto con il contesto nazionale e internazionale, nonché con l’innovazione tecnologica per cui iniziano gli espatri. Il problema riguardò in modo particolare il Mezzogiorno, ma emigrarono anche piemontesi o veneti finché almeno non si avviò l’industrializzazione. Dall’Unità in poi si susseguirono diverse ondate migratorie, per cui tra il 1861 e il 1985 sono state registrate circa 29 milioni di partenze. Principalmente gli italiani si diressero negli Stati Uniti e in Canada, ma anche in Sud America; nel Novecento scelsero come meta paesi europei come Belgio, Francia, Svizzera e Gran Bretagna. Infine dagli anni Settanta del secolo scorso diversi italiani si sono trasferiti dal Sud a Nord. Dal 1861 al 1881 emigrarono 450.000 italiani, poi i flussi si intensificarono nel primo decennio del Novecento, rallentarono nel periodo fascista per riprendere con vigore tra gli anni 8 La citazione di Gianna Brunetta è tratta da Nodari, 2002, p. 3. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Cinquanta e gli anni Settanta del secolo scorso. Da quel momento il fenomeno è andato diminuendo per la complessiva crisi economica, ma continua in modo strisciante, benché assuma nuove modalità, adeguate alle recenti forme di mobilità territoriale, e si caratterizzi soprattutto come brain drain, ossia trasferimento dei giovani laureati anche fuori dall’Italia. Gli emigranti italiani dove si sono trasferiti hanno formato comunità e associazioni creando processi spaziali che meritano di essere indagati9. L’emigrazione ha «originato vitali comunità di nostri connazionali e prodotto grandi fenomeni di trasformazione del paesaggio e di integrazione umana ed economica nelle aree di arrivo e, nel contempo, effetti sociali e territoriali notevoli in quelle di partenza» (Ruocco, 1996, p. 16). Tutti gli emigranti non solo gli italiani tendono ad aggregarsi tra di loro nei luoghi di arrivo per mantenere viva la memoria della loro identità, mentre si adattano al nuovo contesto. Questa consuetudine può essere esaminata in modo particolareggiato attraverso il percorso evolutivo delle associazioni degli italiani all’estero10. Se è storicamente noto il loro percorso verso le regioni europee ed extraeuropee, è opportuno far emergere le azioni che essi hanno realizzato per mantenere vivo il legame con la madrepatria. «Il fenomeno dell’associazionismo migratorio italiano nel mondo coinvolge oggi, secondo dati aggiornati al dicembre 2000, più di un milione e mezzo di italiani» (Colucci, 2001, p. 418). Gli emigrati, sin dai primi espatri nella seconda metà dell’Ottocento, si sono organizzati per scambiarsi informazioni, conservare ritualità comuni, incontrarsi periodicamente. Dopo la prima fase spontanea, i club, avendo un loro statuto e una precisa organizzazione, si sono posti come intermediari tra le comunità di partenza e quelle di arrivo, assumendo un ruolo socioeconomico. Peraltro, questa esperienza rappresenta un punto di riferimento ineludibile sia per le recenti forme di mobilità territoriale sia per gli extracomunitari, che pure tendono ad associarsi durante il loro percorso di inserimento nel contesto europeo ed italiano11. La prima fase dell’associazionismo, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, si configura come soccorso reciproco e tutela nei luoghi di destinazione. Sin dall’inizio, gli italiani, trovandosi in terre diverse da quella d’origine, hanno avviato forme di aggregazione per vivere ancora tra mura domestiche e per aiutarsi nell’inserimento professionale. 9 Per questo paragrafo il riferimento bibliografico è Sarno, 2009. 10 Per quanto riguarda l’emigrazione italiana e lo studio sistematico del fenomeno a scala nazionale e regionale, si vedano gli Atti del XXVI Congresso Geografico Italiano del 1992, pubblicati a cura di Cerreti nel 1996. 11 Diversi studi mettono in evidenza i comportamenti aggregativi degli immigrati in Italia; cfr. Krasna, Nodari, 2004; Brusa, 2006. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Essi riprendono il modello delle società di mutuo soccorso, che, all’ avvio dell’industrializzazione, erano state costituite dai lavoratori in difesa dei loro diritti12. Le società accompagnano l’esperienza del viaggio e del trasferimento, ponendosi come punto di riferimento. Gli emigrati si assistono reciprocamente nella ricerca del lavoro e nella complessiva sistemazione, anche consapevoli di non essere sempre ben accetti; aggregandosi, inoltre, cercano di mantenere viva l’identità linguistica, religiosa, culturale. Infatti, il simbolismo religioso identifica spesso le società di mutuo soccorso, che riportano nella propria denominazione il riferimento ad un santo. Nel Novecento, dopo il secondo dopoguerra, si assiste a un’evoluzione dei gruppi che si impegnano a svolgere funzioni di collegamento con i paesi d’origine. La svolta è determinata dall’ attivazione degli enti regionali, che, dal 1970, hanno disposto una serie di strumenti normativi e hanno garantito alle realtà locali la concreta possibilità di porsi in relazione con le comunità all’estero. Dal 1975, le regioni hanno costituito le consulte dell’emigrazione, predisponendo interventi a favore dei corregionali all’estero. A loro volta, le consulte, divenute attive negli anni successivi, hanno avuto un ruolo sempre più propositivo e incisivo; vi partecipano politici, esponenti delle comunità all’estero, rappresentanti dei club. Nel 1988, è stato istituito il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, al quale prendono parte i delegati delle diverse comunità e, nel 2000, è stata organizzata la prima Conferenza degli Italiani nel Mondo. Nel 2003, è stata poi emanata la legge che garantisce il diritto di voto agli italiani all’estero. In questo scenario, gli organismi associativi hanno acquistato un ruolo sempre più definito dal punto di vista legislativo e hanno superato i confini fisici territoriali, costruendo un flusso di persone, mezzi e beni. Essi si pongono come trait d’union e presentano «dei comportamenti spaziali di particolare rilievo» (Maier e altri, 1983, p. 73), in quanto da un verso si strutturano come un insieme coeso, dall’altro stabiliscono delle relazioni sempre più specifiche con la madrepatria. Nella società postmoderna, quindi, l’associazionismo, nato come forma di difesa della memoria e di supporto, si è rivitalizzato, garantendo nuovi diritti di cittadinanza a chi emigra. La dinamica del rapporto tra le associazioni e l’Italia sembra configurarsi quindi come un vero legame tra un centro, che sia indifferentemente di natura politica, economica o culturale, e una serie di periferie, che sviluppano percorsi indipendenti ma non del tutto autonomi da una madrepatria ancora molto forte e molto presente nella vita delle proprie comunità (Colucci, 2001, p. 429). 12 Per gli aspetti caratterizzanti le società di mutuo soccorso e i gruppi associativi si veda Taricone, 2003. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana I club si pongono sia come spazi della memoria sia come intermediari di scambi e relazioni. Per questi motivi, hanno utilizzato la recente normativa riguardante le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) e hanno l’opportunità di reinvestire gli eventuali utili per i loro scopi. Un’ulteriore evoluzione è rappresentata dalle costituzione di federazioni e fondazioni, tramite le quali le associazioni si sono unite, dando vita a organismi con personalità giuridica definita. L’associazionismo ha ricevuto attenzione dal Ministero degli Affari Esteri (MAE), che ha deciso di censire13 le diverse formazioni e di pubblicizzarne i dati nel 2000 e nel 2007. I gruppi hanno fornito notizie precise sulla loro costituzione e organizzazione (fig. 5); la rilevazione del 2000 ha individuato circa 7000 formazioni, distribuite largamente nell’ America settentrionale (2000) e meridionale (1000), in Australia (800), in Europa (2700), limitatamente in Africa (100) e in Asia (25). La rilevazione del 2007, invece, individua 5944 organismi, dei quali fanno parte le società di mutuo soccorso, le federazioni e le fondazioni, distribuite in settanta stati, a dimostrazione della grandissima vitalità. Nei sette anni intercorsi tra l’indagine del 2000 e quella del 2007, non vi è stata una riduzione di club, ma piuttosto si sono rafforzate proprio le fondazioni e le federazioni che rappresentano il recente sviluppo dell’associazionismo. Peraltro, la seconda indagine, muovendosi sul piano qualitativo, pone in maggior rilievo le molteplici funzioni svolte dai gruppi. 13 Si vedano i CD Room curati dal Ministero degli Affari Esteri nel 2000 e nel 2007. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Figura 5 L’ampio sviluppo delle associazioni fondate da italiani, da MAE, 2007. Questi censimenti forniscono, insieme alle cifre, l’ampio raggio d’azione di ogni formazione e i loro rapporti con la madrepatria. Gli stati, con un’ elevata quantità di gruppi e partecipanti, sono diversi, testimoniando le dinamiche dei trasferimenti italiani e delle loro stabili comunità in Canada e Stati Uniti, in Argentina, Brasile e Australia, in alcune regioni europee come Belgio, Francia, Germania e Svizzera (fig. 6). Nel 2007, ciascuna associazione ha indicato la quantità di soci, tranne un terzo di esse, probabilmente le più antiche e poco attive. Alcune hanno dichiarato anche l’adesione di soci residenti in Italia, testimoniando una stretta collaborazione giuridico-sociale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Figura 6 Stati con elevata presenza di associazioni di emigrati italiani, da MAE, 2007. Le formazioni, con un elevato numero di iscritti, sono particolarmente numerose, circa i due terzi, e alcune si fanno notare per una presenza elevatissima di affiliati 14, fino a 30.000, riscontrata tanto con il censimento del 2000, quanto con quello del 2007. Le fondazioni contano partecipazioni ancora più elevate, come la National Italian American Foundation (N.I.A.F.) che ha circa venti milioni di membri. Istituita nel 1975, essa ha sede a Washington e si definisce un'organizzazione senza fini di lucro e senza affiliazioni 15 politiche . Il consistente numero di club testimonia che gli iscritti siano, oltre agli emigrati, i loro discendenti, poiché molti di essi vogliono conservare il legame con l’Italia, ma anche consolidare la loro posizione nei paesi nei quali ora vivono. 14 In Australia sono presenti gruppi particolarmente numerosi, con un’elevata presenza di soci. La NIAF ha due obiettivi strategici di grande rilievo: consentire agli italiani negli USA di continuare a conservare il loro patrimonio culturale e mostrare l’importante contributo della comunità italiana allo sviluppo americano. Infatti, essa collabora con il Congresso degli Stati Uniti per tutte le problematiche che riguardano gli italo-americani. La NIAF è, inoltre, promotrice di importanti iniziative come conferenze e convegni sulla lingua e cultura italiana, offre borse di studio per studenti di discendenza italiana, o con almeno un antenato emigrato dall'Italia; monitora costantemente l’immagine degli italiani nei mass-media. Infine, i suoi esponenti si impegnano a rafforzare i rapporti economici e culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti. Ogni anno, nel mese di ottobre, i membri della NIAF organizzano una kermesse alla quale intervengono importanti esponenti del mondo politico, della cultura e della finanza, e circa 3.000 persone provenienti dagli Stati Uniti e dall'Italia. In questa occasione, essa conferisce onorificenze ad eminenti personalità italiane ed italo-americane che si sono particolarmente distinte. La NIAF ha anche contatti con le diverse regioni italiane per incentivare le presenze turistiche degli italo-americani in Italia; ha, ad esempio, stabilito accordi con la regione Toscana o la regione Emilia Romagna per questo obiettivo. Le informazioni sulla NIAF sono state tratte dal sito: http://www.niaf.org (accessed in 2008). 15 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 19 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Inoltre, se l’impegno esplicitamente regionale era già presente nella rilevazione del 2000, coinvolgendo circa 1000 club su 7000, diventa più corposo nel 2007 e riguarda circa un terzo delle formazioni. Il monitoraggio continuo, a scala nazionale e regionale, ha sicuramente giovato ai gruppi che si sono strutturati in modo più definito. Ogni formazione svolge diverse funzioni16, che si possono accorpare in tre diverse tipologie, ognuna corrispondente alle fasi già delineate: a) associazioni con funzioni assistenziali; b) associazioni con funzioni ricreative e culturali; c) associazioni con funzioni socio-economiche. La prima tipologia, quella assistenziale, raccoglie circa il 20% dei gruppi che, secondo le caratteristiche proprie della prima fase, dichiarano esplicitamente di fornire diverse forme di aiuto agli emigrati: sono generalmente società di mutuo soccorso, con un marcato impegno patriottico (fig. 7). 16 Per l’analisi delle attività dei gruppi associativi si fa riferimento al censimento del MAE, 2007. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 20 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana . Figura 7 Le funzioni delle società di mutuo soccorso, da MAE, 2007. La seconda tipologia, molto consistente, pari a circa il 65%, dichiara funzioni ricreative, sportive, culturali e religiose, tipiche della seconda fase dell’associazionismo. Tali organismi hanno molti iscritti, svolgono incontri periodici durante le ricorrenze festive e organizzano gare sportive; dal punto di vista culturale si impegnano realizzando conferenze e seminari sulla cultura italiana. Il quadro è completato dalle finalità religiose, volte a ricordare eminenti figure di santi. I club, che svolgono queste attività, sono particolarmente numerosi perché lingua, cultura e religione rappresentano gli aspetti fondamentali dell’identità umana e rappresentano il mezzo per consolidarla. Tra le attività ricreative vi sono anche mostre sui prodotti tipici della regione d’appartenenza, utili a incentivare rapporti socio-economici (fig. 8). Figura 8 Le molteplici funzioni delle associazioni, da MAE, 2007. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 21 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana La terza tipologia accorpa le federazioni, le fondazioni e le associazioni che svolgono funzioni commerciali, turistiche e politiche, coerenti alla recente evoluzione. Sono un numero ancora limitato, circa il 15%, ma comunque in crescita, e si impegnano a stipulare partenariati e a organizzare meeting (fig. 9). Figura 9 L’evoluzione dei gruppi associativi, da MAE, 2007. Norberto Lombardi, direttore del Centro Studi sui Molisani nel Mondo, ha così sintetizzato le riflessioni di un emigrato: «L’emigrazione resta l’emigrazione: un’esperienza che ti dà molte delle cose che non avresti potuto avere se fossi rimasto, ma che ti divide per tutta la vita tra te stesso e le tue origini, tra quello che sei e quello che potevi pensare di diventare»17; se questa è la stigmatizzazione della lacerazione del distacco, le associazioni sono diventate un punto di riferimento importante nel processo di mediazione tra comunità, poiché sono i nodi della rete spaziale che si è formata tra le terre di origine e quelle ospitanti. Garantiscono agli emigrati di conservare il patrimonio culturale delle proprie radici e di incidere socialmente e politicamente nei contesti nei quali si sono inseriti. Dal canto loro, le istituzioni italiane hanno compreso di doversi preoccupare degli italiani all’estero e hanno emanato leggi ad hoc. E’ quindi un percorso evolutivo, coerente al dinamismo attuale della nostra società, nella quale il migrante ha acquisito il diritto al riconoscimento della sua pluri-identità e la rete associativa 17 Un emigrato molisano Sabato Manocchio, operaio per vent’anni in una fabbrica di mattoni di Bedford (GB), esprime il proprio conflitto in una lucida riflessione ripresa da Norberto Lombardi e posta come distico al saggio Il Molise fuori dal Molise, 2006, p. 535. La riflessione e le relative notizie sono tratte da Tabasso, 2008, p.270. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 22 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana consente questa coesistenza senza fratture. Peraltro, il sostegno di questa rete si arricchisce di connotati economici e sociali, dal momento che facilita partenariati. Pertanto, l’associazionismo italiano, sempre pronto a recepire nuove sollecitazioni, ha dato vita a un modello relazionale particolarmente valido nella nostra società multietnica. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 23 di 25 Università telematica Pegaso La mobilità umana Bibliografia M. S. Archer, 2009, Riflessività umana e percorsi di vita: come la soggettività umana influenza la mobilità sociale, Erickson, Trento. M. Augé, 2009, Pour une anthropologie de la mobilité, PAYOT, Paris M. Bergaglio Geografia della popolazione, Milano, Guerini, 2004. M. 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