SU QUESTO NUMERO I N T H I S I S S U E anno 5 - numero 1 gennaio/febbraio 2010 EDITORIALE SETTE Il Prosciutto: un’eccellenza italiana www.rivistaorizzonte.com FOCUS Nr. Iscrizione 45/2006 R.P. Tribunale di Perugia 01/08/06 [email protected] Editore Innovazione S.r.l. Via Garibaldi, 93 06063 Magione (PG) Tel. 075-8472263 Fax 075-8478170 Ufficio Pubblicità [email protected] Direttore Responsabile David Mariotti Bianchi Redazione [email protected] Collaboratori ANAG Giorgio Apostoli Ennio Baccianella Erica Battellani Enrico Bertoli Antonio Boco Paolo Braconi Mario Clelio Corradi Giancarlo Ferraris Gianna Ferretti Massimo Infarinati Alessia Malloni Aldo Neri Stefano Passeri Andrea Pioppi Alessandro Sorci Università dei Sapori Massimo Valeri On.le Luca Zaia Partner Editoriale SIFA S.r.l. Via Pievaiola, 45 Perugia Stampa Grafiche Benucci S.r.l. Perugia OTTO NOVE UNDICI Gli Appuntamenti dedicati al prosciutto Redazione Prosciutto Toscano DOP Aldo Neri, Presidente Consorzio Prosciutto Toscano DOP La Battaglia contro l’Agropirateria On.le Luca Zaia, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali TREDICI Coldiretti: commercializzazione, contraffazione e mercato del prosciutto Giorgio Apostoli, Responsabile Zootecnia Coldiretti QUATTORDICI SEDICI DICIOTTO DICIANNOVE VENTIDUE VENTITRE VENTICINQUE VENTISEI Il prosciutto: la lavorazione VENTOTTO Paolo Braconi SPAZIO ALLE REGIONI TRENTADUE TRENTASEI TRENTOTTO QUARANTA QUARANTATRE QUARANTAQUATTRO QUARANTASEI QUARANTASETTE Stefano Passeri Allevamento allo stato brado e allevamento intensivo Mario Clelio Corradi e Stefano Passeri I presidi Slow Food Erica Battellani I grandi prosciutti in Italia e in Europa Erica Battellani Il prosciutto cotto Mario Clelio Corradi Non solo suino Massimo Infarinati Ad ogni prosciutto il vino giusto Antonio Boco Perna e perexsuctus: il prosciutto nella storia Prosciutto: qualità e proprietà nutrizionali Enrico Bertoli e Gianna Ferretti Il Lazio Erica Battellani La Toscana Giancarlo Ferraris Le Marche Alessia Malloni L’Umbria Antonio Boco RUBRICHE Formazione Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa e Acquaviti Formazione Università dei Sapori La parola agli esperti Massimo Valeri, Alessandro Sorci Il Mondo Cancelloni P EDITORIALE Il Prosciutto, un’eccellenza italiana David Mariotti Bianchi Orizzonte ha scelto di dedicare il focus di questo numero ad uno dei prodotti che meglio rappresentano il Made in Italy gastronomico, uno dei fiori all’occhiello della norcineria nazionale. Un prodotto tanto diffuso nel nostro Paese da assumere forme diverse da Regione a Regione e, a volte, da Comune a Comune. A dimostrazione di come faccia parte delle nostre tradizione, della nostra identità, delle nostre radici. E di come abbia affinato le tecniche di produzione nel corso dei secoli, fino a diventare un’eccellenza italiana. Grazie a questo lungo percorso il prosciutto è riuscito ad arrivare a punte di eccellenza qualitativa tali da determinare fenomeni di contraffazione in tutto il mondo. I più colpiti in questo senso sono i prodotti tutelati da marchi comunitari (IGP e DOP), ma associazioni come Coldiretti, Cia e lo stesso Ministero delle politiche Agricole e Alimentari, si stanno impegnando molto per contrastare questo reato. Un crimine che colpisce non solo chi lavora nel settore, con un danno economico per l’intero sistema paese, ma che rischia di colpire anche la salute dei cittadini. Il prosciutto, quindi, come uno dei simboli positivi dell’Italia, come un biglietto da visita che ci presenta nel mondo: per questo è importante capire e conoscere. Così, in questo numero, abbiamo cercato di spiegare come si produce un prosciutto, dall’allevamento del suino alla stagionatura del salume; abbiamo parlato di alcuni dei migliori d’Italia e d’Europa, e dei prodotti non a base di suino e abbiamo mostrato come sia possibile, grazie proprio al prosciutto, preparare uno spuntino veloce di qualità. Come sempre, inoltre, abbiamo proposto una serie di suggerimenti per l’abbinamento con il vino. Non abbiamo dimenticato, poi, l’importanza storica di un prodotto come questo, che ha avuto origine millenni fa per la necessità di conservare la carne di suino e che si è evoluto nel corso dei secoli. Un prodotto che, diversamente da altri salumi, si distingue anche per le Il prosciutto è riuscito ad arrivare a punte di eccellenza tali da determinare fenomeni di contraffazione in tutto il mondo. 2010 GennaIO SUA MAESTà IL MAIALE dal 15 Gennaio tutti i weekend fino al 21 Febbraio 2010 Valceno e Solignano, Parma Il progetto “Sua Maestà il Maiale” nasce nel 1994 da un’idea della Pro Loco di Varano de’ Melegari con la collaborazione dei ristoranti della zona, con l’intenzione di rivalutare il vero protagonista della cultura gastronomica della terra parmense: il maiale. Da qui, attraverso Valceno in Tavola, viene riscoperto il piacere dei piatti suini, la raffinatezza delle sue carni e dei suoi salumi. Nel cuore di Gennaio 2010, dal 15 al 17, ecco le chicche di Valceno in Tavola. Maiale mon amour, da venerdì 22 a domenica 24 Gennaio 2010 gran galà della rassegna gastronomica Valceno in Tavola. I giorni della merla… e di Sua Maestà il Maiale, dal 29 al 31 Gennaio 2010. Altri appuntamenti anche a Febbraio con: San Valentino romantico… con Sua Maestà il Maiale, da venerdì 12 a domenica 14 Febbraio 2010 le coppie golose Il PROSCIUTTO IN LIBRERIA Salumi fai da te di Luigi Grazia, Fabio Zambonelli Il Sole24ore Edagricole La lavorazione amatoriale delle carni. Questo libro è dedicato ai cultori del “fai da te” anche nella preparazione di salumi e affettati. Come fare? Occorrono un locale idoneo, tagli di carne di qualità, conoscere bene i procedimenti da seguire, le “ricette” con le quantità necessarie di ogni taglio e di ogni altro ingrediente, avere attenzione per gli aspetti igienici. In questo libro gli autori forniscono tutte le informazioni necessarie. Appuntamenti possono festeggiare con Valceno in Tavola. Chiusura con il botto per Sua Maestà il Maiale, ultimo weekend di Valceno in Tavola dal 19 al 21 Febbraio 2010. 2010 FEBBRAIO MIA Mostra Internazionale dell’Alimentazione. Dal 21 al 24 Febbraio 2010 Fiera di Rimini Da 40 anni Mia rappresenta il principale punto di riferimento per chi opera nell’ambito della ristorazione extradomestica. Si rivolge ai gestori di ristoranti, pizzerie, fast food, take away, società di catering e ristorazione collettiva. Lo spazio espositivo è suddiviso in 6 aree tematiche: Frigus, sezione dedicata al prodotto alimentare surgelato. Catering, prodotti e attrezzature per l’alimentazione fuori casa. Specialità regionali italiane ed estere, prodotti tipici, alla riscoperta dei sapori di un Le terre del prosciutto di Modena. Storia, itinerari, gastronomia di Andrea Grignaffini Cairo Publishing Una storia millenaria racconta che il Prosciutto di Modena è dolce, intenso e profumato perché durante il lungo periodo della stagionatura riceve il “bacio del Cimone”, un sublime refolo di vento che scende a valle dall’Appennino. Affetto in cucina. I salumi tipici e le ricette della cucina regionale italiana di Maurizio Falloppi, Luigi Parolin, Amedeo Sandri Editore Terra Ferma Il volume propone una descrizione dei salumi tipici delle varie regioni d’Italia, di cui vengono illustrate caratteristiche e qualità. Presenti numerose ricette di primi, secondi e piatti completi, anche tempo. Bio Catering, dedicata al prodotto biologico consumato fuori casa. Sandwich & Snacks, dove verranno presentate le ultime novità in tema. Gluten Free, vetrina dedicata ai prodotti privi di glutine. Logistica, soluzioni logistiche e di magazzino insieme ai software e trasporti per il food & beverage. 2010 MAGGIO Festa del Prosciutto Crudo Dolce D.O.P. Dal 21 al 23 Maggio 2010 Montagnana (Padova) è un appuntamento enogastronomico di primo piano che ha lo scopo di promuovere i prodotti tipici della zona: il prosciutto dolce DOP, i vini DOC della Cantina di Merlara, i formaggi Asiago e Grana Padano a marchio DOP, i Freschissimi. Durante i tre giorni di festa, accanto alle degustazioni ci saranno i tradizionali mercati dell’artigianato, animazioni in piazza e mostre. con foto, che prevedono l’utilizzo di salumi ed insaccati. Processo al maiale: inchiesta semiseria su vita, morte e miracoli “dal nimal” bene o male fattore dell’umanità. di A. Beretta Ed. Monbosco Il volume raccoglie gli atti del Convegno dedicato al maiale, che si è svolto a Pavia nel 2000. L’Alta Corte di Gola e Accidia ha giudicato il maiale sotto accusa per attentato alla linea e alla salute, produzione e spaccio di salumi stupefacenti. I testimoni della difesa e dell’accusa hanno analizzato la vita del maiale, quindi la morte, confrontandosi, con argomenti seri e faceti, scientifici e letterari, sempre suffragati da prove a favore e contro, giungendo alla piena assoluzione dell’imputato. Il PROSCIUTTO NELLA RETE http://www.ivsi.it/ Portale dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, Consorzio nato nel 1985 a difesa dei salumi italiani, prodotto pregiato della gastronomia nazionale. Il sito è ricco di informazioni di carattere generale, ma anche specifiche legate a normative e indicatori economici. http://www.prosciuttodiparma.com Sito del Consorzio del Prosciutto di Parma, uno dei prosciutti più famosi del mondo. All’interno, sezioni dedicate alla storia di questa delizia gastronomica italiana, alla sua lavorazione, ma anche consigli su come conservarlo e ricette su come utilizzarlo. http://www.prosciuttosandaniele.it Sito del Consorzio del Prosciutto San Daniele, Consorzio nato a protezione di questo prodotto DOP italiano; all’interno ampia descrizione celebrativa del territorio da cui nascono questo e molti altri prodotti gastronomici. http://www.museidelcibo.it/prosciutto. asp Sito di una sezione del museo del cibo, ampio complesso museale realizzato a Parma e dedicato a tutti i suoi prodotti più tipici, tra cui il Prosciutto di Parma. dispone di un proprio Agente Vigilatore Il Prosciutto Toscano è uno dei che, in collaborazione con il Dipartipilastri della gastronomia toscana mento dell’Ispettorato Centrale della e nasce da un’antica tradizione dei tutela della qualità e repressione contadini della regione, che, nel frodi agroalimentari (ICQRF), opera periodo invernale, macellavano il sul territorio per contrastare abusi e maiale ingrassato con passione per frodi sulla denominazioun anno, trasformanne con la possibilità di dolo in salumi destinati intervenire direttamente al consumo familiare. È anche con sanzioni intorno al XV secolo, al amministrative. tempo dei Medici, che la Questa azione è fondaproduzione del Prosciutmentale per contrastare to Toscano viene regoi numerosi “falsi” presenlamentata con disposiAldo Neri ti sul mercato e anche zioni riguardanti l’intero Presidente Consorzio sul web. processo produttivo e Prosciutto Toscano DOP Il Consorzio si occupa, addirittura sanzioni nei inoltre, della promoziocasi di irregolarità. ne, valorizzazione e tutela della DOP A rendere unico il Prosciutto ToscaProsciutto Toscano. Svolge azioni no sono il clima di questo territorio di formazione e informazione nelle e la tradizionale tecnica produttiva scuole, presso la GDO, partecipa a che prevede l’utilizzo di essenze aroeventi e fiere in Italia e all’estero, matiche durante la fase di salatura. collabora con Enti e Università per il Il territorio toscano è vasto e sopratmiglioramento qualitativo della protutto molto vario, e il maiale ha un duzione; tutela gli interessi della deposto d’onore, regalando salumi nominazione e promuove la conounici che si sposano perfettamente scenza a tutti i livelli. Considerando, al pane “sciocco” e al vino, rappreinoltre, la forte diffusione e il forte sentando l’essenzialità della cucina impatto sociale dei social network, toscana. è stato creato un profilo ufficiale del Al fine di custodire questo patrimoConsorzio su Facebook e un gruppo nio culturale e gastronomico, i proaperto a tutti per condividere la pasduttori hanno ritenuto opportuno sione e l’apprezzamento per il vero stabilire, in un disciplinare di proProsciutto Toscano DOP. duzione, il metodo da seguire per La produzione attuale di Prosciutto ottenere un prodotto unico dotato Toscano DOP è di circa 300.000 unidi specifiche caratteristiche. Con tale tà, e di circa 2.300.000 vaschette di scopo nel 1990 è stato costituito il affettato preconfezionato. A livello Consorzio del Prosciutto Toscano nazionale, in termini di quantità, il che riunisce attualmente 22 aziende Prosciutto Toscano DOP si colloca toscane le quali hanno richiesto al terzo posto dopo il Parma e il San all’Unione Europea il riconoscimento Daniele. comunitario della Denominazione di CONSORZIO Origine Protetta (DOP) conseguito DEL PROSCIUTTO TOSCANO nel 1996 (Reg. CE 1263/96). Via Giovanni dei Marignolli 21/23 Il Consorzio, inoltre, ha conseguito 50127 Firenze (FI) anche il riconoscimento ministeriale Tel./Fax +39 (0)55 3215115 ai Consorzi di tutela delle DOP e IGP, www.prosciuttotoscano.com che conferisce più poteri di tutela e [email protected] valorizzazione, con la facoltà di agire consorzioprosciuttotoscano@ per contrastare abusi, atti di pirateria pec.prosciuttotoscanodop.it e contraffazione. Il Consorzio, infatti, P 10 La Battaglia contro l’Intervento agropirateria dell’ On.le Luca Zaia, Ministro F OCUS delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali L’agropirateria è un ed infatti, nella gravissimo problema prima metà che, tanto in ambito del 2009, sono nazionale che interstati venduti nazionale, colpisce oltre confine 32 il nostro patrimonio milioni di conagroalimentare. fezioni (+4,1% L’export del comparrispetto allo to vale circa 24 miliarstesso periodo di di euro, e continua del 2008) pari a a crescere, con un quasi 4 milioni ritmo del 13% a livello di chilogrammi europeo e dell’11% di prosciutto. nei Paesi extra-Ue; A trainare il senza l’agropirateria, mercato è stato On.le Luca Zaia varrebbe 60 miliaril Regno Unito Ministro delle Politiche di di euro. I nostri (+7,6%), seguiAgricole Alimentari e prodotti sono i più to dalla Francia Forestali imitati, perché sono (+2,3%) e sinonimo di qualità; dal Belgio tuttavia, non possiamo accettare che su (+24,9%). dieci prodotti venduti come italiani, nove Proprio per salvaguardare questa grande non lo siano. ricchezza, dobbiamo combattere in ogni Sui mercati del pianeta trovano cittadimodo la contraffazione e l’agropirateria e nanza prodotti tarocchi, che potrebbero stiamo facendo innumerevoli battaglie su sembrare, per via delle etichette ingannequesto fronte sia a livello nazionale sia a voli, quelli realmente frutto di secoli di falivello europeo. tica e di cultura, i grandi ambasciatori del Appena sono arrivato al Made in Italy nel mondo: dal Pomodoro Ministero ho inaugurato la San Marzano ai vini di pregio delle nostre stagione della “tolleranza Regioni, dal Parmigiano ai prosciutti. Il zero”, che si è tradotta e si settore dei prosciutti DOP rappresenta traduce in una attentissiinfatti uno dei comparti più importanti ma attività di controllo. Il della produzione agro-industriale italiana. Dipartimento dell’IspettoTra questi, spiccano il Prosciutto di Parma rato Centrale della Tutela e quello di San Daniele DOP che, in totale, della Qualità e Repressviluppano una produzione annua di olsione Frodi dei Prodotti tre 123 mila tonnellate ed un giro di affari Agroalimentari (ICQRF), alla produzione di oltre 1 miliardo di euro. il Corpo Forestale dello In particolare il Prosciutto di Parma è molStato (CFS) e il Comando generale del to amato dai consumatori dei Paesi esteri Corpo delle Capitanerie di Porto - Guar- I prosciutti DOP rappresentano uno dei settori più importanti della produzione agro-industriale italiana; è molto amato dai consumatori esteri, che privilegiano il Prosciutto di Parma. 11 F OCUS Stiamo portando avanti, su tutto il territorio nazionale, in maniera capillare, controlli severi e puntuali. dia Costiera hanno effettuato numerosi controlli in tutti i settori dell’agroalimentare. Nel mio primo anno di lavoro al Ministero, sono state portate a termine 23 maxi-operazioni di sequestro di prodotti scaduti, in cattivo stato di conservazione o di cui nessuno sapeva l’origine né il contenuto. Abbiamo effettuato controlli anche nelle realtà più impensate, sequestrando ad esempio oltre 140 tonnellate di falsi pomodori San Marzano, oppure 174 tonnellate di pesce spacciato per un prodotto della nostra acquacoltura e che invece proveniva dalla Cina. E ancora, le oltre 50 tonnellate di latte in nero sequestrate dalle nostre forze dell’ordine e i 10 quintali di prosciutto cotto andati a male provenienti dalla Germania, destinati al mercato italiano ed in particolare al mondo della ristorazione. Per evitare commercializzazioni fraudolente di falsi alimenti “Made in Italy” sul nostro territorio, l’ICQRF, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e le Capitanerie di Porto, ha intensificato l’attività di monitoraggio dei flussi d’introduzione dei prodotti agroalimentari provenienti da Paesi terzi. Abbiamo voluto intensificare la sinergia degli interventi dell’ICQRF e del CFS. Le professionalità dei due Corpi sono uniche e la loro collaborazione ha permesso di portare a termine diverse operazioni. Per quanto riguarda i controlli nei settori delle produzioni tutelate, l’ICQRF ha effettuato, nei primi nove mesi dell’anno, una serie di accertamenti che hanno permesso di controllare 11.531 prodotti verificando sia la loro qualità, che le indicazioni riportate nei sistemi di etichettatura, presentazione e pubblicità degli stessi. Nel settore dei prodotti trasformati a base di carne, dei 223 sopralluoghi svolti, 89 sono stati effettuati per la verifica della conformità del “prosciutto” alle disposizioni di legge. Sono state controllate 85 ditte, 18 delle quali sono risultate irregolari. In tutto l’agroalimentare c’è chi gioca slealmente la partita del mercato, tentando di offrire ai consumatori produzioni che nulla hanno a che vedere con la qualità, la sicurezza e la genuinità del Made in Italy. La tutela del lavoro, dei sacrifici dei nostri agricoltori e della salute dei cittadini italiani non può prescindere dalla severità e dalla puntualità nei controlli che stiamo portando avanti su tutto il territorio nazionale in modo capillare. Continueremo a lavorare duramente per individuare e punire i criminali dell’agroalimentare, un settore fondamentale per la nostra economia e che, sebbene in misura minore rispetto ad altri comparti, ha risentito della crisi globale. Dati riguardanti il settore agroalimentare e i prosciutti Le ricadute della crisi si sono concretizzate in un ridimensionamento delle esportazioni che ha colpito direttamente anche alcuni dei prodotti di punta del Made in Italy agroalimentare. In particolare, per quanto riguarda il comparto dei prosciutti, le esportazioni dei crudi sono diminuite del 6,5% a volume e del 3,3% in termini di corrispettivi monetari. Confrontando però le esportazioni del 2009 con quelle del 2008 emerge una sostanziale tenuta per le esportazioni nazionali 12 di prosciutti cotti (+0,2%), con una riduzione di appena lo 0,7% del fatturato. L’export dell’insieme dei salumi italiani si è ridotto del 2,7% in termini quantitativi e dell’1,2% in valore. La situazione è migliore per il settore dei prosciutti DOP, uno tra i più importanti della produzione agro-industriale italiana. Per quanto riguarda l’export di uno dei prodotti più conosciuti e apprezzati all’estero, il Prosciutto di Parma, come già specificato, rappresenta il prosciutto più venduto all’estero, con la Gran Bretagna paese trainante in Europa, seguito da Francia e Belgio. Oltreoceano, i più grandi consumatori di Parma in vaschetta sono stati invece gli americani, con 800 mila confezioni, e i giapponesi, con circa 250 mila. I dati ancora parziali rivelano un incremento delle vendite anche in Italia. Nella prima metà del 2009 in Italia sono state vendute 9 milioni di confezioni di preaffettato, il 5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Coldiretti: commercializzazione, contraffazione e mercato del prosciutto F OCUS La Normativa attuale riguardante la commercializzazione, le problematiche della contraffazione e la situazione attuale del mercato. N el contesto attuale di crisi economica e strutturale del mercato, la filiera suinicola italiana sta cercando di mantenere una tradizione produttiva da sempre parte del patrimonio gastronomico nazionale. Come rileva la Coldiretti, gli effetti della crisi sono avvertiti dai suinicoltori italiani che devono fare i conti con i maggiori costi richiesti dalle produzioni di qualità, con la difficoltà di accedere al credito bancario e con i prezzi bassi dei suini. Questi fattori stanno determinando la chiusura di molte unità produttive che non riescono più a rimanere sul mercato. La produzione suinicola italiana è indispensabile per una produzione salumiera di qualità: i suini pesanti prodotti in Italia rappresentano il 70% della produzione suinicola nazionale e sono destinati soprattutto al circuito dei salumi DOP. Al di fuori del circuito DOP, il prodotto italiano subisce la spietata concorrenza del prodotto estero sia nel segmento della carne fresca, che nella trasformazione in salumi non marchiati, e addirittura nel segmento dei salumi IGP. Basti pensare che in Italia, accanto a poco più di 13 milioni di prosciutti DOP stagionati, si producono quasi 70 milioni di pezzi cotti e crudi non marchiati, di cui 56 milioni a partire da cosce provenienti dall’estero, in massima parte da altri Paesi membri dell’Unione Europea. Per quanto riguarda il problema della contraffazione, costantemente monitorato dalla Coldiretti, i prodotti DOP recano un marchio facilmente riconoscibile dal consumatore e sono sottoposti a un rigoroso “controllo di prodotto” effettuato da organismi indipendenti. La promozione dei prodotti DOP è necessaria per differenziare i prodotti marchiati da quelli non marchiati: talvolta la confusione è ingenerata dalle stesse aziende salumiere che, producendo sia salumi a marchio DOP sia prodotti più commerciali, tendono a utilizzare i primi come “prodotti bandiera” per il traino di quelli meno pregiati. L’indicazione in etichetta del luogo di origine o provenienza dei prodotti non trasformati e l’indicazione del luogo di allevamento della materia prima utilizzata nella preparazione o nella produzione dei prodotti trasformati rappresenterebbe un traguardo importante per i consumatori e per l’economia di un intero settore. Da ultimo, è doveroso ricordare che uno dei fattori più rilevanti nel determinare la progressiva perdita di valore aggiunto della filiera suinicola è lo strapotere che oggi la Grande Distribuzione Organizzata esercita sull’industria alimentare. La GDO ha il potere di comprimere i prezzi di acquisto delle merci e di imporre obblighi contrattuali, come ad esempio i contributi chiesti per l’immissione a listino di nuovi prodotti, per lo spazio sugli scaffali o per le spese di pubblicità e le offerte, la fornitura in esclusiva e, non ultimi, lunghissimi termini di pagamento. La distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera privilegia sempre la Distribuzione Organizzata: fatto 100 il prezzo pagato dai consumatori per un prodotto di salumeria – segnala la Coldiretti - il 16,72% costituisce il valore dei suini, il 31,86% è il valore aggiunto dell’industria di trasformazione (macellazione e lavorazione delle carni) ed il 51,42% è il margine della distribuzione. Questa ripartizione non equa tra i diversi segmenti della filiera mette in forte dubbio la sostenibilità economica dell’intero sistema delle produzioni suinicole di qualità. Giorgio Apostoli Responsabile Zootecnia Coldiretti 13 Il Prosciutto: F OCUS la lavorazione L Stefano Passeri Salumiere Gastronomo, docente dell’Università dei Sapori di Perugia 14 Tutte le fasi del processo produttivo: dalla macellazione alla stagionatura a lavorazione del prosciutto è un’arte antica e complessa. È una manipolazione attenta e minuziosa in ogni sua fase, che “trasforma” la coscia del suino in un prodotto di assoluta qualità. Non solo le cosce, certamente più pregiate, ma anche le spalle possono fregiarsi del nome in questione, indicando la specifica di prosciutto di spalla. La lavorazione della coscia inizia il giorno successivo alla macellazione, che deve avvenire nella maniera più “dolce” possibile, al fine di evitare ripercussioni sulle carni. La mezzena (termine che indica la metà dell’animale abbattuto) viene posizionata sul tavolo da lavoro per essere sezionata. La coscia viene separata per prima, poi rifilata e modellata. Dopodiché si passa al massaggio, che può essere effettuato a mano oppure attraverso l’utilizzo di apposite macchine, al fine di espellere eventuali residui di sangue, la cui putrefazione danneggerebbe irrimediabilmente l’intero prodotto. Di seguito si effettua la salatura, operazione delicata e fondamentale perché la quantità di sale utilizzata e la sua omogenea distribuzione sopra la coscia sono determinanti per il sapore più o meno intenso che caratterizzerà il prodotto finale e perché questa fase ha il compito di espellere la giusta quantità d’acqua, che è necessaria al mantenimento delle carni. La coscia poi deve “riposare”, così da permettere al cloruro di sodio di penetrare al suo interno; viene quindi lasciata in un ambiente adeguato, adagiata sotto uno strato di sale grosso, per tanti giorni a seconda del peso (per esempio un prosciutto di Norcia di dieci chili riposa per dieci giorni sotto sale). Trascorso il tempo che il norcino riterrà adeguato, la coscia viene ripulita dal sale e lavata con una soluzione formata in quantità variabili da acqua, vino rosso e aceto. Segue poi la stufatura, fase in cui la coscia è sottoposta a una temperatura leggermente superiore alla precedente, così da “indurire” lievemente la parte esterna, sia quella formata dalla cotenna, sia la parte superiore non protetta da essa. Si passa quindi alla sugnatura. La sugna viene spalmata in modo omogeneo sulla parte superiore della coscia non protetta dalla cotenna, addizionandola eventualmente con pepe nero macinato e/o farina di riso, in base al prodotto che si vuole ottenere. A questo punto arriva la fase più lunga di tutta la filiera, la stagionatura. Durante questo periodo di maturazione tutto il lavoro che è stato effettuato a monte viene concretizzato: la durata e l’ambiente di stagionatura sono i fattori determinanti per il risultato finale. Questo periodo varia in base a una serie di fattori quali per esempio il tipo di prodotto da ottenere, la grandezza della coscia con la quale è stato ottenuto e, non ultimo, il grado di maturazione che si desidera. Indicativamente un prodotto di buona qualità non può stagionare meno di dodici mesi. Infine, per gustare un buon prosciutto, è consigliabile effettuare il taglio a mano, operazione che permette un distacco delle fibre molto più delicato e di conseguenza un migliore approccio al palato. P 15 F OCUS a cura di Mario Clelio Corradi Salumiere Gastronomo, docente dell’Università dei Sapori di Perugia Le carni risultano differenti a seconda del tipo di allevamento. 16 Allevamento allo stato brado e allevamento intensivo L ’allevamento suino è una tradizione millenaria nel nostro paese. Dopo secoli di allevamento allo stato brado, alcuni decenni fa si è passati in maniera massiccia a sistemi di allevamento intensivo, per ragioni di carattere pratico e commerciale. Le differenze tra le due tecniche di allevamento le chiediamo ai fratelli Rustici, titolari dell’azienda i “Sentieri del gusto” di Assisi, dove si allevano maiali sia all’aperto, sia con metodo intensivo. “Se analizziamo i sistemi di allevamento dei maiali di qualche decennio fa (tecnica che fa riferimento all’allevamento allo stato brado) ci accorgiamo che veniva adottata per questi animali un’alimentazione fortemente calorica, composta per lo più da ghiande, ove era possibile, e da cereali, per far sì che gli stessi, una volta abbattuti (parliamo in questo caso di maiali che spesso pesavano intorno ai 200 kg), fossero in grado di soddisfare nel migliore dei modi le esigenze della famiglia in fatto di scorte alimentari. Per quanto riguarda l’allevamento intensivo, invece, oggi radicalmente sviluppato e controllato, bisogna sottolineare innanzitutto che il suino non vive all’aria aperta, ma in ambiente chiuso, anche se è ampiamente tutelata la parte di spazio per ogni singolo animale; in secondo luogo l’alimentazione è diversificata rispetto all’altro tipo di allevamento, basandosi principalmente su mangimi che garantiscono un appor- to proteico adeguato e programmato a raggiungere un peso ottimale di circa 160 kg in un tempo che si aggira intorno ai sette - otto mesi. Questo tipo di allevamento, oltre ad essere relativamente più semplice, offre il vantaggio di un’alimentazione controllata ed equilibrata”. Queste considerazioni ci fanno comprendere che le carni risultano differenti a seconda del tipo di allevamento. “Noi – in parziale controtendenza rispetto alla maggior parte delle aziende del settore – abbiamo creato da poco un consorzio denominato S.U.A. (suino umbro allevato all’aperto), facente parte di un progetto (A.R.U.S.I.A.) che tende a valorizzare e a riscoprire, qualora ce ne fosse bisogno, le proprietà del suino allevato all’aperto. Un sistema di allevamento semibrado che riduce l’impatto ambientale e l’investimento di capitali, rendendo allo stesso tempo le aree montane capaci di produrre carni di qualità a prezzi competitivi”. Entrando più a fondo nell’argomento possiamo affermare che la diversità che contraddistingue gli animali allevati allo stato brado rispetto al metodo intensivo va proporzionata alle caratteristiche totalmente diverse della moderna società, nei metodi di lavoro attuali, del tutto modificati rispetto al passato. Nel nostro paese oggi la maggior parte degli allevamenti è votata al metodo intensivo: sono circa otto i milioni di maiali attualmente allevati in Italia; noi siamo il paese al mondo dove c’è il maggior consumo di prosciutto e gli animali predisposti per la trasformazione in salumi vengono macellati non prima di aver raggiunto i centocinquanta chili circa, garantendo uno standard qualitativo di tutto rispetto. P 17 Slow Food I presìdi F OCUS I Erica Battellani Giornalista enogastronomica Presìdi Slow Food hanno lo scopo di tutelare la biodiversità, i territori e le tradizioni e di stimolare l’adozione di pratiche produttive sostenibili. I prosciutti italiani tutelati da Presidio sono il prosciutto Bazzone, il prosciutto del Casentino e la paletta di Coggiola. Prosciutto Bazzone Toscana Tipico dei territori montani della media valle del Serchio e della Garfagnana, il suo nome deriva dalla forma molto allungata che ricorda il “bazzo”, nel dialetto locale un mento molto pronunciato. È ottenuto da suini grigi allevati allo stato semibrado e nutriti con sfarinati di farro, mele, pere, castagne, ghiande e scotta (scarto di lavorazione di piccoli caseifici della zona). Di solito i maiali sono macellati quando raggiungono i 15 mesi di vita e i 180-200 kg di peso. La coscia viene conservata sotto sale per 2-3 mesi, durante i quali viene massaggiata varie volte. Successivamente si toglie il sale in eccesso, si lava e si asciuga, poi viene lasciata stagionare per almeno due anni. Per esaltarne le caratteristiche organolettiche, deve essere tagliato a coltello. È perfetto per accompagnare il pane di patate della Garfagnana. Prosciutto del Casentino Toscana Questo prosciutto un tempo era ottenuto da cosce di una razza suina oggi estinta. Attualmente si utilizzano ibridi di cinta senese o mora romagnola con large white o landrace, allevati all’aperto. Vengono macellati quando raggiungono il peso minimo di 120-160 kg. Secondo la ricetta tradizionale le cosce, dopo una 18 refrigerazione di almeno 24 ore, devono essere rifilate e poi massaggiate con sale, aglio e, volendo, pepe, peperoncino, noce moscata e ginepro macinato. Dopo 5-7 giorni si rimuove il sale residuo dalla superficie e si passa a una seconda salagione, che dura circa due settimane. Dopo una maturazione di 40-50 giorni il prosciutto può essere leggermente affumicato, poi deve stagionare per almeno 18 mesi. Pesa dai 9 ai 12 kg, è di colore rosso vivo con una buona percentuale di grasso candido e si abbina bene al classico pane toscano. Paletta di Coggiola Piemonte È un raro prosciutto di spalla (detta appunto paletta), preparato nel comune di Coggiola (BI). La lavorazione è artigianale e manuale: si sgrassa la parte superiore della spalla e la si divide in due parti simmetriche che devono successivamente essere messe in salamoia per 15-30 giorni, periodo durante il quale vanno girate e massaggiate. Le palette vengono poi conciate con un miscuglio segreto di erbe locali e pepe nero spezzato, quindi insaccate in un budello naturale che viene punzecchiato per consentire la fuoriuscita della salamoia trattenuta e infine legate con spago. A questo punto le palette vengono appese in un locale non condizionato, a una temperatura di 10-16°C, per 20 giorni oppure per 4 mesi. Nel primo caso deve poi essere bollita a lungo in acqua non salata e servita calda con un piatto di polenta o con patate bollite. Nel secondo caso, invece, si potrà anche mangiare cruda, insieme a mostarda dolce di mele. Grandi prosciutti in F OCUS Italia e in Europa I l prosciutto, un prodotto in apparenza semplice e quotidiano, può assumere una miriade di forme differenti, tanto che in Italia praticamente ogni regione ne produce almeno una versione. In molti casi si tratta di prodotti di grande pregio. Esistono alcune zone di elezione del prosciutto, come San Daniele e Sauris in Friuli o Parma in Emilia Romagna, accanto alle quali non possiamo non ricordare Norcia (Umbria) o la Toscana. Oltre all’abilità del norcino, sono determinanti per la qualità del prosciutto le caratteristiche dei suini, il metodo di allevamento, le condizioni ambientali e climatiche in cui i prosciutti vengono lavorati, la concia e la stagionatura. Il prosciutto di Parma DOP è prodotto nella provincia di Parma – Langhirano è uno dei comuni migliori per questo prodotto – con cosce di almeno 7 kg di suini nazionali (razze large white, landrace o duroc) macellati dopo i nove mesi di età. Le cosce subiscono due salagioni e, dopo la stuccatura, devono stagionare per 10-12 mesi. Alla fine del processo, il Consorzio effettua controlli di qualità e appone la corona ducale a 5 punte come marchio di garanzia. Si tratta di un prosciutto piuttosto magro, privo di conservanti, di buona dolcezza, facile da abbinare ad altri prodotti (un classico è la piadina con crudo di Parma e squacquerone). Il prosciutto San Daniele DOP viene prodotto solo nell’omonimo comune, contraddistinto da un clima favorevole alla stagionatura del prosciutto: scarsa umidità e aria fredda del nord che si mescola con quella calda dell’Adriatico dando vita a condizioni climatiche che migliorano le caratteristiche della carne. Questo prosciutto è caratterizzato dalla tipica forma a violino, ottenuta mediante pressatura, e la coscia, che comprende lo zampino, deve stagionare almeno 12 mesi. Privo di additivi, ha un profumo intenso, un gusto dolce e un retrogusto deciso. Sempre in Friuli, a circa 70 km da San Daniele, troviamo un altro comune noto per l’eccellente prosciutto, Sauris. In questo caso si tratta di cosce di suini allevati in zona, sottoposte a un ciclo di salatura che si svolge nell’arco di due mesi e che vengono poi sottoposte ad affumicatura (per un mese) al fuoco di legna di piante resinose locali, processo che conferisce al prodotto un gusto più deciso ma equilibrato. In Umbria troviamo un ottimo prosciutto tutelato da Igp, quello di Norcia. È ricavato da cosce di suini adulti di razze bianche incrociate. Nella versione artigianale viene conciato per circa 20 giorni con sale da cucina, poi lavato con acqua tiepida, condito con pepe e aglio e stagionato – dopo una leggera affumicatura – per 22 mesi. Il sapore è intenso, ma non salato, leggermente speziato. Il prosciutto toscano, riconosciuto DOP dal 1996, viene prodotto in tutta la regione con l’impiego di cosce di suini a cui sono aggiunte erbe e spezie e che vengono sottoposte a sugnatura (con un impasto di sugna, farina, sale, pepe e aromi naturali). Viene stagionato per almeno 10-12 mesi. Gusto deciso, molto saporito, è perfetto se abbinato a un a cura di Erica Battellani Giornalista enogastronomica 19 P 20 classico pane toscano sciapo. Questi sono solo alcuni dei migliori prosciutti italiani, cui si affiancano molte altre eccellenti produzioni, forse meno note, ma sempre molto importanti nel panorama gastronomico italiano, come quello di Carpegna, del Casentino, dei Monti Nebrodi, il prosciutto di montagna irpino, lo jambon de Bosses ecc. Al di là dei confini nazionali troviamo altre produzioni di alta qualità. In Francia, per esempio, si distingue il prosciutto di Bayonne, leggermente affumicato, dolce e gustoso, in Germania sono celebri i prosciutti della Westfalia, quasi sempre affumicati, in Svizzera quelli di montagna del cantone dei Grigioni. Ma è sicuramente la Spagna a vantare il primato qualitativo in fatto di prosciutti. Fra i vari prodotti che si possono trovare nella penisola iberica, il migliore è indubbiamente lo I jamon iberico de bellota. Un prosciutto ottenuto da suini neri di razza iberica (da qui il nome pata negra), allevati all’aperto nel sud-est del Paese, che si alimentano quasi esclusivamente con ghiande. La produzione di questo prosciutto è artigianale, molto lunga e costosa. La stagionatura può arrivare ai 36 mesi. Le particolari caratteristiche di un suino nero allevato allo stato brado e il lunghissimo processo di lavorazione danno vita a un prodotto di straordinaria bontà, molto saporito ma non salato, con aromi intensi e un grasso gustosissimo che si scioglie sul palato. Conservazione e taglio sono fondamentali per valorizzare lo jamon iberico: deve essere mantenuto in un luogo fresco e asciutto e servito a temperatura ambiente, tagliandolo (al momento dell’assaggio) con Panini al prosciutto l prosciutto è uno degli ingredienti principe della nostra alimentazione, sia dal punto di vista culturale che nutrizionale, ragione per cui trova largo impiego nel cosiddetto “fast food”, spesso in abbinamento ad altri alimenti. Il prosciutto è prodotto in diverse tipologie – dolce, affumicato, cotto, tanto che ogni zona d’Italia ha le proprie tradizioni in fatto di prosciutto – ed è un alimento molto versatile. Essendo ricco di proteine e lipidi, quasi tutti i tipi di prosciutto si abbinano molto bene a verdure e ortaggi (meglio freschi per il crudo, sott’olio per il cotto) che, insieme agli amidi contenuti nel pane, rappresentano un valido schema di alimenta- F OCUS a cura di Andrea Pioppi Consulente Formatore in Arte bianca zione completa, per di più velocissimo da preparare. Quasi tutte le varietà di pani e focacce che il panorama della panificazione italiana mette a disposizione si adattano al prosciutto, che può essere affiancato anche da vari tipi di formaggi, sia teneri che stagionati. Sono invece sconsigliati gli abbinamenti con salse troppo pesanti che andrebbero a coprirne il sapore. Bisogna comunque ricordare che nel panorama gastronomico italiano possiamo trovare i più differenti accostamenti: sta alla fantasia e alla professionalità dell’operatore scegliere la combinazione migliore di ingredienti, anche in base ai vari momenti della giornata. 21 F OCUS Il Prosciutto Cotto Le fasi del processo produttivo a cura di Mario Clelio Corradi Salumiere Gastronomo, docente dell’Università dei Sapori di Perugia La materia prima, la coscia, deve essere di prima qualità e proveniente da un animale che ha raggiunto il peso ottimale per la macellazione. 22 I l prosciutto cotto è un’autentica specialità alimentare della quale noi italiani non possiamo proprio fare a meno. Attualmente, infatti, è il salume più venduto nel nostro paese e i dati sembrano confermare questo andamento anche per gli anni a venire. Ma come si ottiene un prosciutto cotto? La materia prima (la coscia) deve essere di prima qualità e proveniente da un animale che ha raggiunto il peso ottimale per la macellazione. Superato questo primo esame ha inizio la vera e propria manipolazione delle carni. La coscia subisce l’asportazione completa dell’osso, compresa anche la parte terminale dello stesso, gergalmente chiamata gambuccio, per poi essere refilata di tutte le parti esterne e interne, anche laddove si è intervenuti per rimuovere le articolazioni. Quest’ultima fase è denominata “tolettatura”. Si passa quindi all’aromatizzazione, che viene effettuata con una salamoia il cui composto è formato da acqua, spezie ed erbe aromatiche (le più importanti sono la cannella, il pepe, il macis, la noce moscata, il ginepro, l’alloro, il rosmarino e così via, secondo ricette che ogni azienda custodisce gelosamente per sé). Oltre a questi ingredienti vanno aggiunti il sale e l’antiossidante. La salamoia ottenuta viene iniettata all’interno delle carni attraverso la “siringatura”. L’ operazione successiva si chiama “zangolatura”: la zangola è un cilindro in acciaio, che mantiene al suo interno una temperatura + 2/4 C°, dove vengono inserite le cosce per poter essere massaggiate. L’operazione – che può durare da sei a otto ore – ha lo scopo di distribuire la salamoia nelle carni in modo omogeneo, per dar loro una perfetta aromatizzazione, e di ottenere la frantumazione delle cartilagini, così da renderle estremamente morbide. Successivamente, si passa alla messa in stampo, che consiste nel mettere le cosce in appositi contenitori denominati stampi di cottura che mantengono le carni in pressione durante la cottura: questo sistema è denominato “disareazione”. Nello specifico potrà definirsi cotto soltanto un prosciutto che ha raggiunto al cuore almeno i 70°C. Successivamente il prosciutto viene raffreddato, tolto dallo stampo e messo in una busta apposita per il successivo sottovuoto. Una seguente termizzazione ne garantirà la conservazione dopo la chiusura della confezione, rendendolo idoneo alla messa in commercio, ma non prima di una settimana di riposo, così da poter degustare un prodotto di assoluta qualità. D Non solo suino i Norcia, di San Daniele, di Parma, Iberico... Il prosciutto. È il salume per eccellenza della gastronomia italiana. Sia che venga “fatto in casa” o sia che sia prodotto da qualche grande azienda, è importante che sia affettato sottile e possibilmente a coltello. La parola prosciutto però non è riferita solamente all’incontrastabile coscia di maiale. La sapiente salatura e l’ essiccamento, infatti, possono essere riservati anche al cervo, al daino, al cinghiale e pure a qualche animale da cortile come il tacchino o la faraona. Tutti i tagli anatomici vengono trattati con cura e fatti “essiccare” per poi essere consumati. Se l’Umbria si posiziona tra le regioni con il maggior consumo e produzione di insaccati di maiale, altre regioni del nord, come il Trentino e la Valle d’Aosta, vantano il buon primato di produzione di salumi preparati con carni non suine. La mocetta, per esempio, è un tipico salume della Valle d’Aosta che generalmente viene preparato con polpa di capra o camoscio che, dopo la salagione di circa quattro mesi, viene consumata a fette molto sottili. La carne salada trentina si ricava dai migliori tagli del bovino adulto. Il taglio anatomico in questione (che generalmente proviene dal posteriore), dopo una perfetta frollatura, viene sottoposto a marinatura e salatura, in modo da poter diminuire la percentuale d’acqua presente nella carne, per poi renderla commestibile e gustosa. Le operazioni di salatura si alternano con passaggi a bassa temperatura (02°C) in modo da permettere alla carne di poter assorbire lo speciale condimento a base di sale, erbe aromatiche (come finocchio selvatico) e spezie triturate come pepe, anice e ginepro. Per tutti i salumi, di suino e non, la fase della stagionatura è tra le più importanti per una buona riuscita del prodotto finale. Basti pensare che a Zibello sono il giusto tasso di umidità, l’aria e le nebbie che conferiscono il buon gusto al famoso culatello. In ogni caso non si può prescindere da una materia prima di qualità. F OCUS Massimo Infarinati Docente di Tecnica Pratica di Cucina, Università dei Sapori di Perugia Per tutti i salumi, di suino e non, la fase della stagionatura è tra le più importanti per un prodotto finale di qualità. 23 P 24 Pierre Ad ogni prosciutto marcolini e l’arte il vino giusto S i fa presto a dire abbinamento cibo- vino. Non vorrei complicare troppo le cose, né farla troppo lunga, però quando si vuole ragionare un po’ più approfonditamente sulla materia bisogna necessariamente tenere conto di una serie di variabili. Spesso, infatti, le considerazioni sul vino giusto da abbinare sono troppo generiche e sommarie per tentare di dare un parere esaustivo o quanto meno sensato. Non dico che abbinare un vino al prosciutto presenti innumerevoli problematiche, però converrete con me che, se alziamo lo sguardo oltre gli stretti confini geografici dove ognuno di noi si trova, la materia si fa un tantino più ingarbugliata di quanto si possa pensare. Esistono un sacco di tipologie di prosciutto e l’Italia in questo mosaico gioca, come sempre, un ruolo da protagonista. Per non dire poi dei tempi o delle modalità di stagionatura, quasi sempre determinanti per le caratteristiche del prodotto finale. E dunque anche nel gioco del giusto abbinamento. Ma partiamo da alcune considerazioni generali, dunque più o meno valide per diversi casi. Avere a che fare col prosciutto significa tenere in considerazione un livello di sapidità rilevante, dunque bisognerà pensare a vini di buona morbidezza, capaci di sposare al meglio questa tendenza. Il prosciutto inoltre ha un’altra importante caratteristica: il grasso che, oltre alla consistenza, regala anche una lieve tendenza dolce, più o meno accentuata a seconda dei casi. Questa caratteristica ci porta in una direzione praticamente opposta alla precedente e la nostra ricerca si soffermerà su vini freschi, dal buon tenore acido, magari rinforzato dalla presenza delle bollicine, capaci di ripulire la bocca come nient’altro. Mettiamoci anche che l’uso delle spezie, e dunque una certa aromaticità generale, non è certo cosa da trascurare in molti prosciutti che troviamo in commercio e ditemi voi se il quadro non si è complicato abbastanza. E allora, visto che ci siamo, cerchiamo di approfondire ancora di più il discorso. Cominciamo da Norcia, capace di regalare il nome al mestiere di norcino. Qui abbiamo un vero e proprio prosciutto di montagna, aromatico e pepato al punto giusto, dove la presenza di sale è decisamente rilevante. Ci serve un vino abbastanza morbido e giovane. Un Rosso di Montefalco andrà benissimo, così come un Rosso Conero, un Ciliegiolo di Narni, o in alternativa un buon Merlot. Considerazioni simili per i prosciutti toscani, capaci se possibile di una componente pepata ancor più importante. Che ne dite di un Chianti Classico dell’ultima vendemmia? Il cuore dell’Emilia regala dolcezze anche nei prosciutti. Parma e Modena chiamano abbinamenti territoriali con Malvasie frizzanti o rossi briosi, dai Lambrusco al Gutturnio. Il mitico San Daniele, anche’esso dolce e delicato, potrebbe far coppia sia con bianchi lievemente aromatici (un Sauvignon non troppo marcato, ad esempio) che con rossi delicati e fruttati. Avete voglia anche voi di due autentiche perle come culatello di Zibello e Jamon iberico? Io suggerisco Champagne, o comunque un grande spumante millesimato, e addirittura un Pinot Nero della Borgogna, se ha un po’ di stagionatura in più. Chiudo infine con il prosciutto cotto, che vedo bene vicino a un buon Rosé… F OCUS Antonio Boco Giornalista enogastronomico Dato il livello di sapidità rilevante del prosciutto, bisognerà pensare a vini di buona morbidezza. 25 F OCUS Perna e perexsuctus: il prosciutto nella storia R Paolo Braconi Professore di Antichità Romane, Università degli Studi di Perugia Ricetta per la confezione dei prosciutti di Catone il Censore Così bisogna fare i prosciutti, in dolio o in giara. Una volta comprati i prosciutti, taglia via lo zampetto. Per ogni pezzo occorre mezzo moggio di sale fino romano (ca. 4,3 kg.). Stendi uno strato di sale in fondo al dolio o alla giara e poggiaci sopra un prosciutto, con la cotenna in basso. Copri bene col sale e sopra mettine un altro e coprilo allo stesso modo. Attento a non far toccare carne con carne. Coprili tutti così. Dopo averli sistemati, ricopri ancora di sale e pareggia: attento che non si veda la carne. Dopo cinque giorni, tirali fuori ciascuno col suo sale e risistemali mettendo adesso per primi quelli che avevi salato per ultimi; coprili e sistemali alla stessa maniera. Dopo dodici giorni in totale, tira fuori i prosciutti, nettali da tutto il sale e appendili lasciandoli esposti al vento per due giorni. Al terzo giorno, lavali bene con la spugna, ungili con olio e affumicali per due giorni. Il terzo giorno ungili con olio misto ad aceto e appendili in dispensa; non li attaccheranno né tarli né vermi. 26 isale al II secolo a.C. la ricetta di Catone il Censore per la confezione dei prosciutti, in latino pernae, fatti alla maniera di Pozzuoli. Se dal Sud passiamo al Nord, possiamo ricordare con Varrone (I secolo a.C.) le pernae comacinae, cioè i “prosciutti alla maniera di Como”. Pozzuoli e Como sono solo due esempi di quella che oggi diremmo Indicazione Geografica e che, evidentemente, già i nostri antichi progenitori utilizzavano per segnalare eccellenze e tipicità alimentari di determinati territori. L’importanza che i Romani davano a pernae e petasones (prosciutti e spalle) è testimoniata anche dalla specializzazione dei mestieri: esisteva in fatti il pernarius, cioè il “prosciuttaio”, confezionatore e mercante specializzato in prosciutti. Il “prosciutto”, che deriva il suo nome dal latino medievale perexsuctus, cioè prosciugato, reso asciutto da salatura e stagionatura, ha dunque una storia molto antica, testimoniata non solo dalle fonti scritte, ma anche dai ritrovamenti archeologici, come quello di un insediamento etrusco nei pressi di Mantova (Bagnolo S. Vito) risalente al V secolo a.C. Qui, tra i numerosissimi reperti ossei classificati (oltre 50.000), circa il 60% appartiene a suini, ma con una particolarità: sono rari i resti di arti posteriori. Questo induce a pensare che le cosce degli animali macellati venissero asportate sotto forma di prosciutti. L’eredità del mondo antico viene raccolta dalle epoche successive, dal Medioevo e dall’Età Moderna, che continuerà a riservare al prosciutto un posto d’onore nell’immaginario della ricchezza alimentare, fissatasi a livello popolare nel Paese della Cuccagna, dove i prosciutti crescono sugli alberi o lastricano le strade. Il sale è ovviamente l’ingrediente indispensabile per la preparazione del prosciutto e da sempre le comunità italiche si sono indaffarate a procurarsi questo prezioso elemento, sia presso le saline costiere sia presso miniere o affioramenti all’interno. Ad esempio, le saline dell’Alto Adriatico (Venezia, Comacchio, Cervia) fornivano il sale per la salumeria delle regioni limitrofe, servite anche da quella grande via d’acqua che era il Po. Ma questo bene prezioso e vitale era spesso soggetto a regimi di monopolio, con forti prelievi fiscali, così che nel tempo molte comunità hanno cercato di procurarsi il sale nei loro territori, ricorrendo alle miniere o, come nel caso di Parma, alle sorgenti termali, ricche di sali, i putei salsi di Salsomaggiore. Il sale così ottenuto aveva caratteristiche conservative migliori del sale marino, tanto che ne occorreva una quantità minore per confezionare i prosciutti; questo sembra uno dei motivi per cui è nato il “dolce di Parma”, oggi noto in tutto il mondo. Chiudiamo ricordando un uso insolito del prosciutto. Nel De medicamentis di Marcello Empirico (IV-V secolo d.C.), si consiglia di usare l’osso di prosciutto di scrofa (pernae scrofinae os), bruciato e ridotto in polvere, come dentifricio. Sembra l’ennesima conferma, se ce ne fosse bisogno, che del maiale non si buttava proprio nulla! P 27 F OCUS Il prosciutto: qualità e proprietà nutrizionali L Enrico Bertoli Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione, Istituto di Biochimica, Università Politecnica delle Marche, Ancona Tabella 1: I prosciutti che possono fregiarsi del marchio D.O.P. 28 a qualità del prosciutto e le sue caratteristiche organolettiche sono strettamente dipendenti dalla razza del maiale e dal tipo di allevamento. Si sono costituiti dei consorzi come Il Consorzio del Suino Padano, Consorzio del prosciutto di Parma, o il Consorzio del prosciutto di San Daniele che sono istituzioni qualificate che hanno stabilito precisi parametri da rispettare durante tutta la filiera di allevamento del suino con l’obiettivo di valutare e garantire il prodotto finale sul piano della qualità e sicurezza alimentare. Diversi prosciutti crudi sono stati certificati con “Denominazione di origine protetta”, che è un marchio di tutela giuridica della denominazione e che viene attribuito a quegli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative sono essen- zialmente o esclusivamente espressione del territorio. Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata (Tabella 1). Dalla coscia del maiale disossata, sottoposta ad aromatizzazione e a trattamento termico si ottiene il prosciutto cotto. Il trattamento termico è finalizzato a favorire la coesione tra i muscoli, l’aumento della conservabilità e la formazione di particolari caratteristiche organolettiche che contraddistinguono il prosciutto cotto. I valori nutrizionali sia del prosciutto crudo che cotto ben si prestano a una dieta sana ed equilibrata. Il prosciutto come altri salumi, nel recente passato, sono stati spesso considerati alimenti da evitare, a causa della qualità e del contenuto dei grassi. In realtà, nell’ultimo decennio, la composizione della carne suina è notevolmente cambiata a seguito di interventi mirati degli allevatori sulle linee genetiche e sui mangimi, rivolti a ottenere carni magre e di qualità e quindi meglio rispondenti alle attuali esi- genze nutrizionali. Sia il prosciutto crudo che cotto forniscono circa 220Kcal/100gr di sostanza fresca (Tabella 2). Le carni suine, e quindi il prosciutto, sono dotate di un’elevata qualità nutrizionale che non deriva solo dal buon contenuto in proteine (Tabella 2), ma anche dalla loro qualità biologica e organolettica. Infatti, il prosciutto crudo è povero di tessuto connettivo, costituito da proteine di bassa qualità (circa il 6% e 8,5% delle proteine totali nel prosciutto crudo e cotto, rispettivamente), mentre è ricco di proteine ad elevata qualità. Queste proteine contengono tutti gli aminoacidi essenziali, ossia componenti delle proteine e precursori di importanti molecole ad attività biologica, che devono essere assunti con la dieta, perché il nostro organismo non è in grado di biosintetizzarli. Nel prosciutto crudo, inoltre, grazie alla stagionatura, le proteine diventano più facilmente digeribili conservando un alto valore nutrizionale e rendendo questo alimento particolarmente adatto sia nell’accrescimento sia nella persona anziana. In media, un prosciutto crudo contiene circa 13% di lipidi (Tabella 2); tale quota scende al 4% se, rinunciando a un po’ di sapore, si allontana lo strato di grasso esterno. Analoga situazione si riscontra nel prosciutto cotto per il quale da un prodotto con il 15% di grasso si passa a uno con il 4%, allontanando il grasso periferico. Inoltre, occorre sottolineare che la composizione in acidi grassi e il rapporto tra le diverse classi di acidi grassi non si discostano da quelle che sono le raccomandazioni nutrizionali. È interessante ricordare che il miglioramento dell’alimentazione del suino (prevalentemente vegetariana) e dei sistemi di allevamento ha portato anche ad una diminuzione significativa del contenuto di colesterolo nei prosciutti (Tabella 2). Sono presenti anche micronutrienti F OCUS come i minerali tra i quali il ferro e lo zinco in forma altamente biodisponibile, ossia facilmente assorbibile, e il patrimonio vitaminico, in particolare le vitamine del gruppo B (tiamina e riboflavina) (Tabella 3). L’unica controindicazione è data dall’elevato tenore di sodio presente nel prosciutto crudo, per cui il suo consumo deve essere limitato nei soggetti ipertesi (Tabella 3). Pertanto il prosciutto sia crudo che cotto ha qualità nutrizionali del tutto allineate agli attuali modelli alimentari e può dignitosamente rappresentare un contributo dietetico prezioso e di facile consumo sia per i giovani che per gli adulti. in collaborazione con Gianna Ferretti Tabella 2: Valori energetici e nutrizionali medi del prosciutto crudo e cotto (fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione) Tabella 3: Contenuto medio in micronutrienti di vitamine del gruppo B e minerali nel prosciutto crudo e cotto (fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione) 29 P 30 P 31 I piatti freschi del Santa Chiara SpazioRegioni LAZIO N el cuore della Sabina, lungo la storica direttrice per Roma, la a cura di Erica Battellani Ristorante SANTA CHIARA via Salaria Vecchia, 10 Torricella in Sabina (RI) Tel. 0765 735153 Notizie dal LAZIO I Prosciutti laziali e le loro feste Bassiano Reggiani (Latina), metà luglio Guercino, (Frosinone) metà luglio 32 via Salaria, troviamo un locale molto ampio, attrezzato anche per banchetti, che dispone di una grande veranda tutta circondata da vetri, perfetta in ogni stagione. In attività dal 1982, questo ristorante è famoso per l’offerta di pesce, affiancata da gustosi piatti di terra, tutti preparati espressi nonostante l’elevato numero di coperIl Lazio vanta una tradizione salumiera decisamente invidiabile, con prodotti rinomati per qualità e continuità nel tempo, caratteristiche spesso festeggiate durante le feste patronali di paese. é questo il caso del prosciutto di Bassiano Reggiani, in provincia di Latina: in questo borgo le condizioni climatiche sono particolarmente propizie alla stagionatura. A distinguere il prosciutto dei produttori di Bassiano è un intervento del tutto particolare, diretto ad aromatizzare, con una salsa fatta di vino bianco, aglio e pepe, il prosciutto che poi continua a stagionare per un anno almeno. L’ultima domenica di luglio Bassiano dedica un’affollata ti a disposizione (circa quattrocento). Francesco, il titolare, ci racconta che “preferiamo non preparare nulla in anticipo, ma far aspettare qualche minuto in più il cliente per offrire piatti di qualità, realizzati all’istante. E ci riusciamo grazie ad uno staff numeroso ed efficiente”. Fra i piatti più richiesti ricordiamo gli spaghetti Santa Chiara – una sorta di scoglio molto ricco e abbondante – e tutte le ricette di mare, come gli gnocchi all’astice, la frittura o la grigliata, ma anche i ravioli, i piatti con funghi porcini, l’abbacchio. sagra al “suo” prosciutto. Una tradizione di grande affidabilità e un microclima ideale per la stagionatura garantiscono la qualità del prosciutto di Guarcino, centro agricolo vicino Frosinone. La lavorazione ripete i metodi tradizionali, ma per la mistura usata per insaporire il prosciutto è utilizzato il vino rosso di buona struttura, unito a spezie, peperoncino e sugna. La stagionatura dura almeno 15/16 mesi. Il prosciutto ha colore tra il rosso e il rosato semiopaco, la forma è leggermente allungata, il sapore molto sapido e aromatico. Sempre nel mese di luglio in paese ogni anno si organizza la “Sagra del Prosciutto”. Per quanto riguarda salumi e prosciutti in particolare sono utilizzati prodotti nazionali di qualità. Sul fronte vini si privilegiano i bianchi – come Greco di Tufo e Falanghina – visto il felice abbinamento con il pesce, ma il titolare ci ricorda che “in un periodo di crisi come questa, mentre la cucina La Ricetta Spaghetti Santa Chiara Ingredienti: - 500 g di spaghetti - 400 g di frutti di mare (calamari, cozze, gamberetti, scampi, code di gambero) - 3/4 cucchiai di passata di pomodoro - Olio extravergine - Aglio - Peperoncino - Sale continua a funzionare molto bene grazie anche all’ottimo rapporto qualità/prezzo, ciò che più accusa il colpo è proprio il vino, acquistato meno di frequente”. Il Santa Chiara è uno di quei locali che riesce a coniugare bene l’ampiezza degli spazi con la qualità dell’offerta e il contenimento dei prezzi. SpazioRegioni LAZIO Ristorante SANTA CHIARA Procedimento: fate soffriggere in olio extravergine uno spicchio di aglio e un peperoncino, poi aggiungete i calamari tagliati fini e di seguito le cozze, le vongole, i gamberetti, gli scampi, le code di gambero. Dopo qualche minuto macchiate con un po’ di pomodoro. Nel frattempo fate cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata. Scolateli e fateli mantecare con il sugo per qualche minuto. Serviteli ben caldi. 33 P 34 P 35 SpazioRegioni TOSCANA Quando i sapori genuini sono aromi raffinati B a cura di Giancarlo Ferraris Ristorante CASA MIA Loc. Malafrasca SIENA Tel. 0577 47070 Notizie dalla TOSCANA Il Premio Giò Renti Associazione Culturale Enogastronomica Senese Strada Chiantigiana, 99 SIENA tel. 0577.47070 www.acesiena.it [email protected] 36 asterebbe lanciare un semplice sguardo alla sede che lo ospita per capire quale passione per la gastronomia e quali aromi senesi caratterizzano il Ristorante Enoteca Casa Mia. Immerso nei vigneti del Chianti e posto sulla Via Chiantigiana, il locale ha assunto un nome così familiare dal semplice fatto che il suo proprietario, Ettore Silvestri, è nato proprio in questa casa contadina, dove i genitori gestivano una locanda-trattoria. Un legame così forte con il mondo della ristorazione e con la terra senese si è tradotto in una cucina tradizio- nale, dove il termine tradizionale va inteso nel suo significato aulico ed inserito nel concetto della “cultura del mangiare”: una cucina ricca di piatti tipici locali nella cui preparazione viene posta una specifica attenzione alla scelta delle materie prime e alla ricerca del dettaglio. Al Ristorante Enoteca Casa Mia troviamo tortelli ripieni con pecorino romano e pepe pestato, girasoli con ripieno di burrata e filetto di pomodoro e basilico, pici all’agliona, spaghetti alla chitarra con ragù di cortile, spaghetti con sauté di cozze, vongole e verdure, ta- L’attività del mangiare non è soltanto finalizzata a soddisfare un bisogno primario dell’essere umano, ma è anche un momento, oltre che di piacere, di convivialità, di dialogo tra le persone, di incontri tra idee diverse. Proprio per sviluppare questo concetto è nata l’ A.C.E.S., l’Associazione Culturale Enogastronomia Senese, che si propone di diffondere e di promuovere la cultura, le tradizioni, l’enogastronomia, la storia, l’immagine e i prodotti tipici senesi attraverso manifestazioni, corsi di formazione, degustazioni e quant’altro; scopo dell’Associazione è anche quello di individuare tipicità alimentari e vinicole la cui produzione è legata ad un territorio specifico al fine di salvaguardarne la biodiversità e pro- muoverne le produzioni ecosostenibili. Tra gli eventi organizzati ultimamente dalla A.C.E.S., il Premio Giò Renti – Omaggio a Giovanni Righi Parenti che è stato assegnato a Francesco, Giovanni e Marco Baroni Ricasoli Firidolfi per il loro grande contributo dato alla promozione della vitivinicoltura toscana, espressione di pregio del territorio senese e del Made in Italy nel mondo. Eredi di Bettino Ricasoli, personaggio di primo piano nelle vicende risorgimentali, Francesco, Giovanni e Marco hanno scritto nuovi capitoli nella storia del Chianti interpretando e concretizzando di fatto l’insegnamento di Giovanni Righi Parenti: soddisfare le esigenze del mercato senza sacrificare la qualità alle mode e alle abitudini. gliatelle all’anatra, tagliata di Cinta grigliata, fiorentina sui carboni, oltre a verdure, semifreddi e dolci della casa. L’Enoteca annovera 400 etichette e 6.000 bottiglie; sono presenti vini toscani come il Chianti Classico, il Nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino, accanto ai quali trovano posto vini nazionali, bottiglie rare per intenditori e appassionati, grappe e oli extravergine di oliva. “Nella gestione della nostra attività – precisa Ettore – ab- La Ricetta Stinco di vitello al forno Ingredienti per 6 persone: - 2,5 kg circa di Stinco di vitello possibilmente di Chianina - salvia - rosmarino - aglio - sale e pepe - olio extravergine d’oliva biamo sempre privilegiato la componente familiare; io e mia moglie Gabriella teniamo molto a creare un rapporto diretto tra noi e i nostri ospiti, tra la cucina e la sala, dando vita così ad uno scambio continuo di proposte e di giudizi”. Per quanto riguarda la struttura, Casa Mia dispone di una sala principale con 60 posti e di una sala più raccolta con 30. Con la bella stagione è disponibile anche una veranda esterna con 40 coperti. SpazioRegioni TOSCANA Ristorante CASA MIA Procedimento: pestate le erbe aromatiche con l’aglio, il sale e il pepe, intaccate la carne e “pillottate”; cospargete tutta la carne leggermente oleata . Passate in forno a convenzione vapore a 150° per circa 180 minuti a seconda del peso. Servite ben caldo. Vino in abbinamento: Nobile di Montepulciano 37 SpazioRegioni MARCHE Semplicità e Tradizione dal 1231 S a cura di Alessia Malloni Trattoria Marchegiana Piazza Cairoli, 1 Fabriano (AN) Tel. 0732 250088 La Ricetta iamo a Fabriano, nel pieno entroterra marchigiano, in una piccola cittadina circondata da montagne, rinomata per le sue industrie e l’operosità dei suoi abitanti. Qui, dal 1231, tappa fissa e posto di ritrovo per gli abitanti è una trattoria situata in pieno centro storico, la Trattoria Marchegiana. Passando gli anni tra canti popolari, storie di paese, anonimi viaggiatori e personaggi del luogo, oggi è gestita da Romualdo Bartolini, fabrianese doc, ristoratore per passione. Per accontentare tutta la sua affezionata clientela, Romualdo ha diviso il locale in tre ambienti: il primo è la pizzeria, dove regna, ovviamente, la pizza, cotta nel forno a legna, che a Fabriano conoscono tutti per aver vinto per due anni consecutivi il premio “Pizza in piazza in Terre di Marca”; una delle pizze “vincitrici” è detta Europizza (mozzarella di bufala, pancetta affumicata, pomodori pendolini, cipolla, rucola e grana). Secondo ambiente è il ristorante, dove cucina lo chef Luca, giovane ma già con una grande esperienza alle spalle. Infine il terzo ambiente, l’enoteca o osteria, dove è possibile gustare del buon vino accompagnato da “stuzzicherie” tipiche locali, come la crescia con affettati e formaggi rigorosamente della zona, trippa, verdure al gratin. La cucina di questa trattoria rispetta la migliore tradizione marchigiana casereccia; gli ingredienti sono prevalentemente locali e le carni provengono da allevamenti intorno a Fabriano. Il tutto per presentare nel menu ottime carni alla griglia e arrosti e primi dai sapori semplici e genuini come le tagliatelle all’anatra o le varie zuppe. Da non perdere i dolci, rigorosamente fatti in casa. Per quanto riguarda i vini, la cantina offre circa cinquanta etichette, per la maggior parte di produttori locali. Trattoria MARCHEGIANA Petto di pollo alla marchegiana Ingredienti: - 400 g di petto di pollo - 2 uova intere - 100 g di prosciutto crudo - scaglie di tartufo - 50 g parmigiano grattugiato - panna e latte - farina - olio e sale 38 Preparazione: passate il petto di pollo nella farina prima, poi nell’uovo. Ponete dell’olio in una padella; quando l’olio sarà ben caldo, mettete il petto di pollo infarinato, cuocete bene su entrambe i lati, spolverate con le scaglie di tartufo, aggiungete il formaggio e le fette di prosciutto. Versate la panna e il latte (un paio di mestoli) e fate cuocere a fuoco SpazioRegioni MARCHE 39 SpazioRegioni UMBRIA a cura di Antonio Boco Ristorante Recanto c/o Valle Assisi Resort Via San Bernardino da Siena Tordandrea di Assisi (PG) Tel. 075 8044580 Notizie dall’UMBRIA “I Rumori della Cucina” Seconda Edizione Concorso Unione Regionale Cuochi Umbri Informazioni: Ristorante Bigi tel. 075.388160 40 La Magica atmosfera del Recanto Spesso le città d’arte e le mete turistiche in genere sono avare di luoghi originali, specie sul fronte delle buone tavole. Assisi (e le colline circostanti), che tra queste mete è una sorta di icona, non fa eccezione, anche se le cose stanno lentamente cambiando. Tra gli indirizzi che sono nati con un’impostazione accattivante, riuscendo a unire qualità alle sacrosante aspettative culinarie di umbri e turisti, c’è senza dubbio il Recanto, ristorante dai tratti eleganti, inserito nello splendido contesto del Valle di Assisi Resort della famiglia Bianconi. Il nome la dice lunga, la vista sulla città di San Francesco è mozzafiato, l’atmosfera magica e rarefatta. Qui si può alloggiare per una vacanza di assoluto piacere, ma soprattutto si può visitare il ristorante. La formula è semplice e proprio per questo azzeccata. Materie prime genuine e di prim’ordine (del territorio, ovviamente, ma anche pescando qua e là le cose buone della penisola), sapori antichi che trovano una A seguito del buon successo della prima edizione, torna il concorso I rumori della cucina, indetto dal Presidente Alviero Bigi e da tutta l’Unione Regionale Cuochi Umbri in collaborazione con la Cancelloni Food Service S.p.A. Il concorso prevede la realizzazione, da parte dei ristoranti aderenti, di un menu composto esclusivamente da piatti della tradizione del luogo realizzati con prodotti tipici umbri. E proprio in occasione del concorso, la Società Cancelloni ha realizzato un catalogo speciale tutto dedicato ai prodotti tipici umbri. Le portate dovranno essere esposte su un tavolo (la forma e il materiale del piatto in cui verranno presentate le pietanze saranno a discrezione dei partecipanti). Una giuria composta da 4 membri (professionisti dell’URCU) assaggerà le pietanze e valuterà le stesse in base a tre parametri: - aspetto visivo; - aspetto degustativo; - abbinamento vino/piatto. Il punteggio di ogni ristorante verrà dato in busta chiusa e rimarrà anonimo. Tutte le buste verranno aperte alla fine del concorso durante una serata dedicata; per ogni ristorante è previsto un attestato di partecipazione, oltre a sei riconoscimenti per i sei migliori piazzamenti come: primo piatto, secondo piatto, dolce, miglior presentazione, sod- dimensione attuale, decisamente contemporanea. Bello l’assortimento di salumi di maiali neri, così come le uova strapazzate al tartufo di Norcia. Tra i primi accompagna degnamente una fredda serata d’inverno l’orzotto con bruschetta all’olio, ma segnaliamo anche gli splendidi rigatoni al sugo umbro. L’Umbria, terra di grandi carni, non La Ricetta Risotto tartufato ai fiori rossi Ingredienti per 4 persone: - 400 g riso vialone nano - 200 g di radicchio rosso di Treviso - 1 grosso tartufo bianco - ½ bicchiere di vino bianco secco - 20 g di cipolla tritata - 200 g di burro - 50 g parmigiano grattugiato - 2 litri di buon brodo - sale e pepe disfazione del cliente e miglior abbinamento vino. Anche il pubblico presente in sala potrà partecipare all’elezione del migliore cuoco tramite la compilazione di un’apposita scheda di gradimento, che costituirà il parametro di valutazione per il premio soddisfazione del cliente. Le iscrizioni sono ancora aperte e la stesura del calendario delle serate è prevista per la metà del mese di gennaio. Informazioni e iscrizioni presso: Ristorante Bigi Strada Vestricciano Genna, 2 - Perugia Sig. Bigi, tel. 075.388160 Cancelloni Food Service S.p.A. str. L. Ariosto, 10 - Magione (PG) Dott.ssa Cristina Panico, tel. 075.847771 tradisce le attese con l’agnello scottadito con patate arrosto, o la sontuosa faraona alla leccarda con verdurine al vapore. Non mancano neppure alcuni piatti di pesce, mentre i dessert spaziano dalla torta al cioccolato e noci al millefoglie al caramello. Ovviamente presenti in carta gli ottimi oli extravergine e i vini prodotti direttamente dall’azienda agraria di proprietà. SpazioRegioni UMBRIA Ristorante RECANTO Preparazione: in una casseruola rosolate la cipolla con circa 50 grammi di burro, quindi aggiungete il radicchio lavato e tagliato a listarelle, e cuocete il tutto per 5 minuti. A questo punto versate il riso, fatelo tostare, annaffiatelo con il vino bianco e fatelo evaporare. Ora fate finire la cottura bagnando di tanto in tanto con il brodo, e alla fine togliete dal fuoco il riso, mantecatelo con il rimanente burro e parmigiano, aggiustate con sale e pepe, avendo cura di servire il piatto con le lamelle di tartufo bianco. V° Concorso enogastronomico nazionale per IPSSAR 2010 “Città di Assisi” L’Istituto Professionale Alberghiero di Assisi indice per l’anno scolastico 2009/2010, il V° Concorso Enogastronomico Nazionale sul tema: “Esecuzione di un primo piatto di pasta farcita per celiaci, salsa di condimento, abbinamento enologico e relativo servizio”. Il Concorso è rivolto agli allievi del monoennio cucina e sala bar, e agli allievi del IV° e V° anno ristorazione. Si terrà presso l’Istituto Alberghiero di Assisi (sede di Via Eremo delle Carceri n. 19), nei giorni giovedì 22, venerdì 23 aprile 2010. è indirizzato agli Istituti Alberghieri d’Italia. Informazioni: Prof. Paolo Pani tel. 338.1463476 [email protected] Istituto IPSSAR - Assisi Tel. 075.813054 www.alberghieroassisi.it 41 P 42 RUBRICA DIVENTARE ESPERTI DEGUSTATORI DI GRAPPE E ACQUAVITI Parla Ennio Baccianella, Presidente Regionale dell’Umbria dell’Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa e Acquaviti Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa e Acquaviti via Manzoni, 217 - Perugia tel. 075.394162 [email protected] www.anag.it Ricercare, tutelare e diffondere i valori tradizionali della grappa e delle acquaviti è uno degli obiettivi previsti dallo Statuto costitutivo dell’ANAG (Associazione Nazionale Assaggiatori di Grappa e Acquaviti – www.anag.it). “Non è solo questo il compito dell’Associazione” dichiara Ennio Baccianella Presidente della Delegazione dell’Umbria, “al primo punto dello Statuto è previsto che re un metodo di valutazione della grappa e delle altre acquaviti e per consentire al consumatore scelte mirate tra prodotti di qualità. Ha sede presso la Camera di Commercio di Asti, ed è una Federazione di Associazioni Regionali a loro volta suddivise in Sezioni Provinciali. Queste ultime hanno il compito di organizzare i corsi per Aspiranti Assaggiatori e provvedere alla acquaviti estere. Inoltre, si svolgono visite didattiche presso distillerie per imparare i segreti della distillazione. Perno centrale dei corsi è il tema della degustazione. Vengono affrontati i principi su cui la stessa si basa, l’analisi sensoriale, gli scopi, la l’Associazione svolga attività di lotta all’alcolismo mediante lezioni sugli effetti collaterali dell’abuso dell’alcol. In questo periodo, in cui si parla moltissimo di prevenzione e sicurezza noi, durante i nostri corsi di formazione e le attività associative, dedichiamo ampio spazio all’insegnamento del bere in modo controllato e consapevole”. L’ANAG è stata fondata nel 1978 con il proposito di codificare e divulga- formazione permanente degli aderenti al sodalizio. Oltre ai corsi per assaggiatori, l’ANAG organizza anche seminari sull’acquavite d’uva, master sui distillati internazionali, serate di assaggio, incontri con i distillatori e seminari all’estero. “Durante i nostri corsi”, afferma Baccianella, “si insegna a riconoscere le varie tipologie di grappa (giovani, aromatiche, invecchiate e aromatizzate), oltre ai distillati di frutta e le tecnica e i sensi, l’acino dell’uva, la chimica, la distillazione, gli impianti e le disposizioni legislative. Dopo avere frequentato il 1° livello ed essere diventati Aspiranti Assaggiatori di Grappa ed Acquaviti, verrà rilasciato un attestato di frequenza al corso, che permetterà di iscriversi al corso di 2° livello e di sostenere gli esami per ottenere la Patente d’Assaggiatore. Informazioni al 338.9676936 o [email protected]. Prossimi Corsi Corsi di 1° livello A partire dal mese di febbraio 2010, saranno organizzati corsi di 1° livello per Assaggiatori di Grappa e Acquaviti a Perugia, Terni e Bastia Umbria. Il programma prevede 6 lezioni con cadenza settimanale, con inizio alle ore 21.00, e una visita guidata in distilleria. Prossimi Appuntamenti 3 a edizione di Acquavite Italia-Mostra Mercato Nazionale del Distillato. L’evento si svolgerà da venerdì 29 a domenica 31 gennaio 2010, all’interno della Rocca Paolina a Perugia. è prevista una serie di appuntamenti tra cui degustazioni guidate di distillati Nazionali ed Esteri, degustazioni di sigaro toscano in abbina- mento ad acquaviti, tour tra gli stand della Mostra Mercato e vendita delle migliori acquaviti italiane e internazionali. Ingresso libero. Orari di apertura: venerdì e sabato dalle ore 16.00 alle ore 24.00 e domenica dalle ore 14.00 alle ore 20.00. Tutte le informazioni sul sito: www.acquaviteitalia.it RUBRICA Luca Caviezel: maestro della gelateria moderna Università dei Sapori Tel. 075.5729935 - Fax 075.5734611 e-mail: [email protected] www.universitadeisapori.it Sedi: Via Tornetta, 1 - Perugia Rocca Albornoziana, Via Feronia - Narni (TR) Palazzo del Gusto - Orvieto (TR) SCUOLA ITALIANA DI GELATERIA Via Tornetta, 1 - Perugia Tel. 075.5729935 - Fax 075.5734611 www.scuolaitalianagelateria.it La Scuola Italiana di Gelateria ha ospitato, dal 10 al 13 novembre 2009, Luca Caviezel per un seminario-studio di tre giorni. L’incontro proposto è unico nel suo genere; ricordiamo, infatti, che Caviezel, conosciuto anche come il “chimico del gelato” ha improntato la storia della gelateria italiana moderna, non solo grazie ai suoi studi condotti in laboratorio - ricordiamo a tal proposito la tecnica del bilanciamento da lui introdotta - ma anche per le sue ricerche teoriche. I suoi libri, inerenti la scienza e la tecnologia del gelato e affini, risultano essere ancora gli unici strumenti validi per chi vuole avere un approccio competente ed esaustivo alla materia. Lo abbiamo incontrato presso l’Università dei Sapori di Perugia, dove ha sede la Scuola Italiana di Gelateria, e gli abbiamo rivolto alcune domande. Ci spiega la definizione di chimico in riferimento alla sua attività? Beh, io non sono chimico, però ho ritenuto che la chimica fosse la base per poter meglio gestire il nostro lavoro. Noi gelatieri lavoriamo con prodotti alimentari che sono evidentemente dipendenti da quelle che sono le trasformazioni chimiche, di conseguenza conoscere quanto meno le basi della chimica alimentare credo sia molto importante. Quanto è importante, quindi, il bilanciamento degli ingredienti nell’esecuzione del gelato? Si tratta di una tecnica che ho ereditato e assimilato un po’ dai tecnologi dell’industria, ma soprattutto da un grande maestro in questo campo, che è stato il Prof. Harbuckl che ha pubblicato negli Stati Uniti un testo base, un libro molto importante, oggi considerato una sorta di Bibbia del settore, un riferimento per tutti. Queste conoscenze ci hanno permesso poi di trasformare il valore della qualità nel settore della gelateria, in termini di cifre. Questa è una grande innovazione, credo che nessun altro settore nel campo dell’alimentazione possa dare valori qualitativi in cifre. Quindi quando noi leggiamo “gelato artigianale” dobbiamo fare un distinguo: un conto è il gelato artigianale, con la presenza di ingredienti preconfezionati, un conto è il gelato artigianale che nasce da un lavoro di dosaggio e selezione da parte del maestro gelatiere. Questo è fondamentale. Noi abbiamo delle regole ben precise che bisogna rispettare perché operiamo nel freddo; il gelato nasce e vive nel freddo e di conseguenza dobbiamo tener conto di questa caratteri- Specializzazioni: Il gelato per la ristorazione, quando il gelato sposa il salato 9-10 febbraio 2010 Il gelato da bere. L’arte del dolce freddo declinata nel bar: basi delle miscelazioni e degli abbinamenti. 22–24 febbraio 2010 La pasticceria del gelatiere. Le basi della pasticceria fredda. Tecniche di costruzione e produzione. 1–5 marzo 2010 stica particolare, quindi rispettare alcune regole, come quelle che dosano la quantità e la qualità dei grassi, degli zuccheri, delle proteine… e via discorrendo. Tutto questo può essere misurato e trasformato grazie a ricette ben pensate, equilibrate, bilanciate. Quanti maestri gelatieri rispettano queste regole in Italia, secondo lei? Coloro che hanno seguito i corsi sicuramente rispettano queste regole, perché si rendono conto che così facendo sono loro i cosiddetti “comandanti del vapore”; al contrario, se utilizzano prodotti già pronti, lavoreranno come degli esecutori. Noi, invece, siamo dei creatori, vogliamo fare una ricetta ben pensata, studiata, approfondita. Proprio per questo ci definiamo artigiani, perché ogni giorno, se vogliamo, possiamo fare qualcosa di diverso. Se il cliente ci chiede qualcosa di particolare, noi siamo in grado di farlo, anche su commissione; è questa una prerogativa fondamentale dell’artigiano. Le decorazioni in zucchero e cioccolato. Introduzione all’arte dell’intaglio di frutta e verdura. 8–10 marzo 2010 Prossimi Corsi: Gelatiere - Professional gelato making - basic course for non Italian speaking 8-26 febbraio 2010. Iscrizioni aperte, scadenza il 19/01/2010 Gelatiere - corso in lingua italiana con rilascio di qualifica professionale riconosciuta ai sensi della legge 845/78. 1-26 Marzo 2010. Iscrizioni aperte, scadenza 15/02/2010 La Scuola Italiana di Gelateria è l’unica che rilascia qualifica professionale riconosciuta ai sensi della legge 845/78. P 45 Comunitaria 2008: INDICAZIONI OBBLIGATORIE NELLA CORRISPONDENZA E NEL SITO WEB Occhio alle sanzioni a cura di Massimo Valeri di Massimo Valeri - Commercialista [email protected] L A PAROLA AGLI ESPERTI Lunedì 18 gennaio 2010 IRPEF RITENUTE ALLA FONTE SU REDDITI LAVORO DIPENDENTE E ASSIMILATI E SUI REDDITI DI LAVORO AUTONOMO Versamento delle ritenute relative ai redditi di lavoro dipendente e assimilati e sui redditi di lavoro autonomo, corrisposti nel mese di dicembre 2009. IVA - CONTRIBUENTI MENSILI Termine per procedere alla liquidazione nonché al versamento dell’imposta eventualmente a debito relativa al mese di dicembre 2009. CONTRIBUTI INPS MENSILI Versamento all’INPS da parte dei datori di lavoro dei contributi previdenziali dei lavoratori dipendenti, relativi alle retribuzioni maturate nel mese di dicembre 2009. IMPOSTA SUGLI INTRATTENIMENTI Termine per il versamento dell’imposta sugli intrattenimenti del mese di dicembre 2009. Lunedì 1 febbraio 2010 IVA COMUNITARIA - PRESENTAZIONE ELENCHI INTRASTAT ANNUALI Termine ultimo per la presentazione degli elenchi intrastat delle cessioni e/o acquisti intracomunitari effettuati nell’anno 2009 (operatori annuali). Martedì 16 febbraio 2010 IRPEF RITENUTE ALLA FONTE SU REDDITI LAVORO DIPENDENTE E ASSIMILATI E SU REDDITI DI LAVORO AUTONOMO Versamento delle ritenute relative ai redditi di lavoro dipendente e assimilati e sui redditi di lavoro autonomo, corrisposti nel mese di gennaio 2010. imposta sostitutiva sulla rivalutazione del tfr Versamento del saldo dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione del TFR per l’anno 2009. IVA - CONTRIBUENTI MENSILI Termine per procedere alla liquidazione nonché al versamento dell’imposta eventualmente a debito relativa al mese di gennaio 2010. CONTRIBUTI INPS MENSILI Versamento all’INPS da parte dei datori di lavoro dei contributi previdenziali dei lavoratori dipendenti, relativi alle retribuzioni maturate nel mese di gennaio 2010. CONTRIBUTI INPS ivs - artigiani e commercianti Ultimo giorno utile per il versamento dei contributi IVS - IV rata fissa 2009. IMPOSTA SUGLI INTRATTENIMENTI Termine per il versamento dell’imposta sugli intrattenimenti del mese di gennaio 2010. AUTOLIQUIDAZIONE INAIL Ultimo giorno utile per procedere all’autoliquidazione Inail saldo 2009/ rata 2010 e pagamento della prima in caso di rateazione o unica rata. o Eventuale stato di liquidazione della società a seguito di scioglimento; o Codice fiscale e partita IVA. - Per le sole società di capitali in più: o Capitale effettivamente versato e quale risulta dall’ultimo bilancio; o Eventuale esistenza di un unico socio (società unipersonali). Le società di capitali (S.p.a., S.r.l. e S.a.p.a.), inoltre, a decorrere dal 29 Luglio 2009, dovranno indicare tutte le informazioni di cui sopra, anche nel proprio sito Internet. Le sanzioni previste in caso di omissione negli atti, nella corrispondenza e nella rete telematica delle informazioni prescritte, vanno da € 206 a € 2.065, per ciascun componente dell’organo amministrativo. In recepimento della direttiva CEE 58/2003, l’art. 42 della Legge 88/2009 ha introdotto l’obbligo per le società di capitali di inserire le informazioni, già contenute tra l’altro negli atti e nella corrispondenza, anche nel proprio sito internet. Riepilogando, quindi, i dati da indicare sia negli atti che nella corrispondenza (Contratti, Bilanci, Fatture, DDT, Ricevute Fiscali, Ordini, Note, Lettere, Fax, E-mail e qualsiasi altro documento emesso dalla società) sono: - Per tutte le società di capitali o di persone: o Denominazione; o Sede della Società; o Ufficio del Registro delle Imprese presso il quale è iscritta e numero di iscrizione; Orizzonte Il contratto di albergo tra atipicità e recenti pronunce della Cassazione di Alessandro Sorci - Avvocato Civilista e Societario Studio Sorci Commercialisti Avvocati Associati A chi di noi non è mai capitato di prenotare una camera d’albergo? Ma la nostra chiamata che valore ha? A seguito di questa siamo obbligati contrattualmente? Tutti questi interrogativi riguardano il cosiddetto contratto di albergo, diffusissimo nella prassi e nella nostra quotidianità. Il contratto di albergo è un contratto atipico in quanto non è oggetto di una disciplina organica da parte del legislatore italiano. Il codice civile, infatti, si limita a regolare solo alcuni aspetti del rapporto tra albergatore e cliente come il deposito in albergo, la responsabilità dell’albergatore ecc. Il contratto di albergo è definito come il contratto con cui una parte (albergatore), dietro corrispettivo di un prezzo, si obbliga a fornire all’altra (cliente) l’alloggio ed eventualmente il vitto e a prestare a essa tutti i servizi per rendere confortevole un soggiorno in locali organizzati per l’ospitalità retribuita. L’impresa alberghiera esercita - attraverso pubblicità, opuscoli informativi ecc. - una costante offerta dei propri servizi di alloggio rivolta ai poten- www.studiosorci.it ziali clienti. Secondo tale teoria, che viene confermata dall’attuale orientamento della Corte di Cassazione, il contratto si conclude nel momento in cui chi ha fatto la proposta (l’albergatore) viene a conoscenza dell’accettazione dell’altra parte (cliente). Elemento determinante nel rapporto scaturente dal contratto di albergo è la “prenotazione” del cliente la quale costituisce accettazione di una precedente proposta contrattuale formulata dall’albergatore. La prenotazione assume rilievo anche nelle ipotesi in cui venga effettuata ad opera dell’agenzia di viaggi che opera come mandataria dell’albergatore e che deve essere tenuta indenne da parte del cliente di quanto eventualmente già corrisposto all’albergatore. In ogni caso l’albergatore e il cliente, una volta perfezionato l’accordo, debbono adottare la diligenza richiesta dai contratti in generale. Il contratto di albergo sembra inquadrarsi nell’ambito dell’art. 1336 c.c. la cosiddetta offerta al pubblico; ciò non esclude possibili future riqualificazioni dell’istituto. Anno 2 - numero 01 GENNAIO FEBBRAIO 10 Cancelloni Food Service SpA. Da oltre 40 anni al servizio della ristorazione. CARTA D’IDENTITà: NOME Gran Fetta COGNOME Etruria DENOMINAZIONE Prosciutto crudo stagionato ZONA DI LAVORAZIONE Norcia MATERIE PRIME Cosce di suino fresche di provenienza europee FASI DELLA LAVORAZIONE Disosso, squadratura, pulitura a coltello con rimozione della cotenna, salagione, pressatura tipica in stampo, riposo, lavaggio, asciugamento, sugnatura, stagionatura, confezionamento in busta sottovuoto PROPRIETÀ ORGANOLETTICHE Colore uniforme rosso-rosato del magro con striature di grasso bianco candido Profumo intenso e aroma fragrante Gusto tipico del nostro territorio Morbidità al taglio REQUISITI FISICI Peso medio Kg 5 ...ED ESCLUSIVO I l Prosciutto Gran Fetta, come tutti i prodotti a marchio “Etruria”, è stato studiato in esclusiva per la ristorazione con l’intento di valorizzare le risorse e le tipicità del territorio dell’Italia Centrale. Prende ispirazione dalle remote tradizioni della norcineria rivisitandole in chiave moderna per offrire un prodotto che si caratterizza per facilità di utilizzo e resa all’uso prossima al 100%. La sua particolare lavorazione consente di avere infatti scarti ridotti al minimo oltreché una forma che si adatta perfettamente all’affettatrice. La sua comprovata bontà lo elegge a protagonista in qualsiasi menù, da solo o abbinato agli ingredienti più vari, da quelli tradizionali ai più estrosi. Che dire poi dei vini. Come non pensare al giusto abbinamento con un Rosso di Montefalco o un Chianti Classico per sentirsi immersi nella fantasia dei sapori nostrani e nei ricordi delle nostre genuine tradizioni. In collaborazione con: /// CARNE FRESCA /// La carne bovina irlandese PER INFORMAZIONI SULLE NOSTRE PROPOSTE CONTATTARE L’AGENTE CANCELLONI O L’UFFICIO CLIENTI /// LA NOSTRA VETRINA 220082 POLLO TZ CAMPESE “AMADORI” KG.1,7 Lo scenario L ’Irlanda è un paese fortemente vocato per l’allevamento del bestiame. Il pascolo e l’allevamento, sia bovino che ovino, svolgono in questo territorio un ruolo preponderante nella salvaguardia ambientale e nella caratterizzazione del paesaggio rurale. La carne bovina irlandese è particolarmente rinomata ed apprezzata dai consumatori ed ha potuto conquistare e mantenere questa considerazione oltre che per la qualità delle carni 200294 REALE SQUADRATO S/O IRLANDA KG.6 210078 ARROSTO DI MAIALINO “SELEZIONE CANCELLONI” S/V KG.4 Box tecnico I l bestiame irlandese è equamente distribuito fra bovini da latte e bovini da carne. I capi allevati per la carne sono incroci fra diverse razze, quali: Charolais, Blue Belga, Limousine, Simmental e derivate; e le tradizionali autoctone Hereford, Aberdeen Angus. Quando si parla di carne bovina irlandese ci si riferisce ad un mercato rappresentato per un 35% da carne di manzo, per un 35% da carne di scottona, per un 15% da carne di vitellone e per un 15% da carne di vacca. Il sistema di produzione, tipicamente estensivo, si caratterizza per epoche di macellazione differenziate a seconda delle cate- anche per i metodi estensivi di allevamento, resi possibili dall’ampia disponibilità di pascoli (oltre 3 milioni di ettari), che coprono il 73% della superficie agricola utile irlandese, e da un clima piovoso che assicura produzioni abbondanti. Il bestiame può così pascolare per gran parte dell’anno su distese di prati sempre verdi e rigogliosi, che conferiscono alla carne proprietà uniche, sempre più apprezzate oggi anche in ragione della crescente attenzione dei consumatori per i metodi di produzione e per la qualità dell’ambiente di provenienza dei prodotti. gorie animali. Più in particolare i manzi vengono macellati a 20-22 mesi, le scottone, ossia le femmine sopra all’anno che non hanno partorito, a 16-22 mesi, i vitelloni a 16-24 mesi e le vacche a fine carriera a 36-40 mesi. L’alimentazione è costituita essenzialmente da erba da pascolo, da aprile a novembre, e da fieno ed insilati per il resto dell’anno. La densità di allevamento può arrivare a 2 unità di bestiame adulto per ettaro di pascolo. Anche gli allevatori irlandesi, come quelli britannici e scozzesi, hanno negli ultimi tempi intensificato i metodi di produzione che una volta prevedevano il “tutto pascolo”, adottando tecniche di finissaggio nell’ultimo periodo di vita degli animali. Tendenze di mercato C on una produzione annuale di circa 750.000 tonnellate di carne bovina, di cui più della metà esportata, l’Irlanda conta 6 milioni di capi di bestiame ed è il maggiore esportatore di carne bovina nell’emisfero settentrionale, con 500.000 tonnellate circa su base annua, 50.000 delle quali esportate nel mercato italiano, che richiede in genere soltanto i tagli più nobili, dal filetto al roast-beef allo scamone. I produttori irlandesi che riforniscono il nostro mercato seguono per il loro bestiame una dieta particolare in modo da produrre il gusto e il colore richiesti dai consumatori italiani. 230000 AGNELLO INTERO KG.12/14 In collaborazione con: /// PESCE /// Le orate /// LA NOSTRA VETRINA Box tecnico L 500030 VONGOLE VERACI GRANDI 330018 TONNO AFFUMICATO “LA RIUNIONE” KG.2 Tendenze di mercato O ggi il 90% circa delle orate vendute al consumo sono di allevamento. Il buon rapporto qualità/prezzo che ne deriva spiega il trend di crescita della domanda registrato negli ultimi anni. Nell’ambito dei prodotti ittici freschi importati, le orate sono al terzo posto per quantità (16.780 t nel 2007). I principali mercati di approvvigionamento sono rappresentati da Grecia (77,8%, nel 2007), Turchia (9,1%) e Malta (5%). L’Italia rappresenta il principale acquirente del prodotto allevato greco, sia per la prossimità geografica sia per la buona qualità del prodotto. Le oscillazioni dei volumi acquistati dall’Italia influenzano addirittura l’andamento dei prezzi all’ingrosso in Grecia, dal momento che la quotazione delle orate greche si forma proprio sul mercato italiano. Lo scenario L ’orata (Sparus aurata) deve il suo nome alla fascia dorata molto evidente sul capo, che la distingue dalle altre specie della famiglia degli Sparidi, cui appartiene. Vive lungo la fascia costiera, in prevalenza su fondali sabbiosi o in praterie costituite da una pianta acquatica molto presente nel Mar Mediterraneo che è la posidonia. Può vivere fino a 20 anni, superare i 5 kg di peso e arrivare ad un lunghezza massima di 70 cm. È uno dei pesci più apprezzati sul mercato per le carni bianche e sode, per il sapore delicato e la scarsità di lische. È un pesce di mare e di acque salmastre, molto diffuso non solo lungo le coste del Mediterraneo ma anche nel Mar Nero e nell’Atlantico orientale, dalle Isole Britanniche al Senegal. L’orata ben si presta anche all’allevamento in cattività, raggiungendo in 8-10 mesi la taglia commerciale in condizioni ottimali di temperatura (18-26 °C). In Italia l’allevamento, in vasche o in mare aperto, è diffuso nell’alto Adriatico, in Sardegna e in Toscana. Dal punto di vista qualitativo, ovviamente, sono migliori le orate allevate in mare aperto. Realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Perugia Corso di Laurea Ecocal www.agr.unipg.it/ecocal In collaborazione con: 500008 ORATE GRECIA GR.300/ 400 500012 ROMBO CHIODATO SPAGNA GR.1000/ 2000 PER INFORMAZIONI SULLE NOSTRE PROPOSTE CONTATTARE L’AGENTE CANCELLONI O L’UFFICIO CLIENTI ’orata ha un corpo ovale allungato, molto compresso e ricoperto di grosse squame, bocca piccola, muso corto ed occhio grande. Su entrambe le mascelle sono presenti denti aguzzi. E’ dotata di una sola pinna dorsale e anale, due pinne ventrali e pettorali, e una pinna codale forcuta. La colorazione del dorso è grigio chiaro, i fianchi sono argentei con strisce brune e giallastre alternate. E’ una specie eurialina, ossia tollera agevolmente variazioni notevoli del grado di salinità, cosa che le consente di abitare anche le lagune e gli stagni costieri, dove generalmente migra all’inizio della primavera per rimanervi fino all’inizio dell’inverno; poi torna in mare e per il periodo della riproduzione abita in acque più profonde. È una specie ermafrodita e alle nostre latitudini si riproduce tra ottobre e dicembre. L’ovario matura gradatamente e la deposizione delle uova, che hanno un diametro di circa 1 mm, avviene lungo un arco temporale che dura 3 mesi. I giovani vivono in gruppi non molto numerosi, mentre gli adulti cacciano isolati, soprattutto in estate. Si nutrono di molluschi e crostacei, che riescono a triturare grazie a sviluppati denti molariformi, ma anche di alghe. La ricerca del cibo è minuziosa e viene eseguita rovistando col muso nei fondali sabbiosi. /// ORTOFRUTTA /// Le mele Royal Gala /// LA NOSTRA VETRINA PER INFORMAZIONI SULLE NOSTRE PROPOSTE CONTATTARE L’AGENTE CANCELLONI O L’UFFICIO CLIENTI 100022 CAVOLFIORE 100215 ARANCE 108 Lo scenario La mela Royal Gala rappresenta la varietà più importante del gruppo delle Gala, seguita dalla Mondial Gala. Insieme ad altre undici varietà coltivate dal Consorzio VOG (Consorzio delle Cooperative Ortofrutticole dell’Alto Adige), la più grande organizzazione per la commercializzazione delle mele in Europa, anche la Royal Gala si può fregiare del marchio IGP riconosciuto alla Mela Alto Adige. Il principale produttore italiano di mele Royal Gala certificate IGP (oltre 110.000 t nel 2008) è il Consorzio della mela Marlene. Benché un vecchio proverbio ci insegni che “una mela al giorno toglie il medico di torno”, i consumi di mele sono in calo, delineando una tendenza all’abbandono dei principi della dieta mediterranea soprattutto da parte delle giovani generazioni e mettendo a rischio la forma e la Box tecnico D 100130 FUNGHI CHAMPIGNONS al punto di vista organolettico la Royal Gala ha sapore poco acido, aroma dolce, consistenza croccante. Deriva da un incrocio fra Kidd’s Orange e Golden Delicious. Si tratta di una mela piccola, solitamente rossa con una parte (circa un quarto lungo la buccia), a strisce verticali verdi o giallo-verde. La buccia è più sottile rispetto a quella delle altre varietà di mele e completamente priva di pezzature. 100304 MELE ROYAL GALA salute degli italiani. È per questo che la Commissione Europea ha finanziato una campagna di immagine nei tre Paesi da cui è partita l’iniziativa (Italia, Francia e Olanda), dal titolo “La mela. Il frutto dei molti piaceri”, volta a promuovere il consumo delle mele soprattutto fra i giovani. Oltre che per le buone qualità organolettiche, la Royal Gala risulta di particolare interesse per l’alta produttività e le ottime caratteristiche agronomiche. Inoltre ha il pregio commerciale di giungere a maturazione prima delle altre mele, arrivando sulle tavole degli Italiani, fresca e di stagione, verso la fine di agosto. È ideale per il consumo immediato, poiché se conservata a lungo tende a perdere il suo tipico aroma, tant’è che viene commercializzata fino alla fine di febbraio. Tendenze di mercato L ’Italia, leader in Europa assieme alla Francia, immette annualmente nel mercato circa 2 milioni di tonnellate di mele, prodotte per il 70% nel Trentino Alto Adige, quota che sale all’89% se si considerano anche le produzioni del Veneto, Friuli e Piemonte. Dal lato della domanda, i dati mostrano che le mele sono fra i frutti che in questi ultimi anni hanno maggiormente sofferto della crisi dei consumi. Nelle annate comprese tra 2000 e 2006 gli acquisiti al dettaglio delle famiglie italiane si sono infatti ridotti di ben il 16% in quantità (oltre 160.000 t). La contrazione dei consumi è stata particolarmente pesante fino al 2004, mentre si è arrestata successivamente, senza però recuperare i quantitativi persi (Fonte: Assomela – CSO). In collaborazione con: ///// SALUMI FORMAGGI /// La caciotta mista /// LA NOSTRA VETRINA Box tecnico L Tendenze di mercato C on riferimento al composito aggregato dei formaggi, la caciotta mista rientra fra i formaggi semiduri. L’attività di produzione tende ad essere localizzata in imprese medio-piccole, per cui il livello di concentrazione dei rispettivi segmenti è piuttosto basso. In Italia i consumi domestici di formaggi tipo “caciotta” sono stati pari a 8.255 t nel 2007, per una spesa complessiva di 68,3 milioni di €, rappresentando poco meno del 10% del consumo dei formaggi a pasta semidura (96.208 t) (SMEA, Rapporto 2008). Lo scenario Realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Perugia Corso di Laurea Ecocal www.agr.unipg.it/ecocal L a caciotta mista è diffusa soprattutto nelle regioni dell’Italia Centrale. Note sono infatti le caciotte prodotte in Toscana, Marche, Lazio, Umbria. Mentre il formaggio pecorino era conosciuto ed apprezzato sin dall’antichità, del formaggio misto di latte di pecora con quello di vacca non si trovano citazioni bibliografiche e soltanto la tradizione orale ne parla come di un prodotto nato nell’ambito delle aziende mezzadrili per recuperare il latte delle diverse e poche bestie allevate in ogni famiglia. Con tale mescolanza si ricavava principalmente la caciotta, la cui varietà oggi si differenzia a seconda del tipo e della quantità del latte oltre che per le tecniche di caseificazione. Diversi sono i metodi di lavorazione che prevedono: cagliazione e coagulazione del latte, frantumazione della cagliata, compressione, premitura, sgocciolamento, scottatura e salatura, e variano a seconda del prodotto che si desidera ottenere. In collaborazione con: 240022 PROSCIUTTO COTTO C/C S/P “GRAN DOLCEZZA TRINITÀ” KG.8 240105 BRESAOLA “RIGAMONTI” INTERA S/V KG.2,5 310207 PANNA PRIMA BLANCA 38% “DEBIC” LT.1 310002 CACIOTTA MISTA DI PECORA “TREVALLI MONTAGNOLO” KG.1,5 PER INFORMAZIONI SULLE NOSTRE PROPOSTE CONTATTARE L’AGENTE CANCELLONI O L’UFFICIO CLIENTI a caciotta mista di pecora è prodotta con una miscela di latte vaccino e ovino (in proporzioni variabili), pastorizzata e inoculata di idonei fermenti. Il fermento o “caglio” è di provenienza animale e viene preparato dal ventriglio (cioè una parte dello stomaco) essiccato e stagionato di bovino o ovino. Il caglio (in polvere, in forma liquida o in pasta) provoca la coagulazione della caseina in una massa granulosa detta “cagliata”, la quale, oltre alle proteine, contiene diverse quantità di grasso (a seconda che il processo sia stato effettuato su latte intero o parzialmente scremato), e i minerali e le vitamine che erano presenti nel latte di partenza. A questo punto la cagliata viene rotta in dimensioni di una noce, dopodichè la massa caseosa viene posta in apposite forme e lasciata sgrondare dal siero e quindi immersa nella salamoia per la salatura. Segue un periodo di maturazione che, se pur diverso nei modi e nella durata, comporta sempre una serie di processi fermentativi. /// ALIMENTARI /// Le olive da tavola PER INFORMAZIONI SULLE NOSTRE PROPOSTE CONTATTARE L’AGENTE CANCELLONI O L’UFFICIO CLIENTI /// LA NOSTRA VETRINA 255111 OLIVE NERE DENOCCIOLATE “DI VITA” CC.1700 340008 KETCHUP MONOPORZIONE “GAIA” GR.12X132 290025 OLIO EXTRA VERGINE “OLITALIA” PET LT.5 Lo scenario L e olive da tavola possono essere verdi (raccolte prima dell’invaiatura), cangianti (di colore rosato, raccolte un po’ prima della completa maturazione) o nere (raccolte in piena maturazione). L’impiego di olive come alimento per l’uomo ha origini antiche, tanto che già in corredi funebri egizi, risalenti a circa 3400 anni fa, sono state trovate ciotole ricolme di olive fra il cibo destinato al viaggio nell’aldilà dei defunti. I Romani Box tecnico L e olive non possono essere consumate tal quali, ma devono essere sottoposte a lavorazioni particolari, che vanno sotto il nome di “concia”, allo scopo di rimuovere l’oleuropeina, un composto fenolico molto amaro. Per le olive verdi il trattamento avviene principalmente con fermentazione (alla spagnola) o senza fermentazione (all’americana). Per le olive semimature il processo tipico è quello alla Californiana ovvero in salamoia (tra il 2,5% e il 10%) e al riparo dall’aria. Per le olive mature o nere si attua l’elaborazione al naturale in salamoia oppure in sale secco. Commercialmente le olive da tavola possono essere classificate in olive verdi in salamoia, oli- Tendenze di mercato 380010 CREMA CATALANA “ALSA” GR.516 L a produzione mondiale di olive da tavola (1.800.000 t/anno) è ottenuta per il 40% in Europa, seguita da Turchia (12%), Stati Uniti (11%), Marocco (9%), Siria (7%). L’Italia, con circa 70.000 t, è al terzo posto nella comunità europea per la produzione, dopo Spagna e Grecia, e al secondo per il consumo dopo la Spagna. Circa l’80% della produzione proviene da Sicilia, Puglia e Calabria. Tale produzione è però insufficiente a coprire il fabbisogno interno (circa 150.000 t), per cui si ricorre all’importazione soprattutto da Spagna e Grecia. In collaborazione con: in epoca imperiale servivano le olive in tutte le cene. A differenza della Spagna e della Grecia, dove la produzione di olive da mensa è basata essenzialmente su due cultivar, rispettivamente la Manzanilla e la Gordal e la Conservolia e la Kalamata, in Italia il numero di cultivar destinate alla produzione di olive da tavola è molto elevato per cui l’offerta sul mercato è caratterizzata da forte difformità e frazionamento. Ciò da un lato rappresenta un punto di debolezza, dall’altro un punto di forza in termini di tipicità e differenziazione dei prodotti. ve nere in salamoia, olive sott’olio verdi o nere, con o senza nocciolo, e olive da essiccare raccolte a piena maturazione. Tra le cultivar specializzate adatte per la preparazione in verde si ricordano la Nocellara del Belice (DOP), la Nocellara etnea, la Sant’Agostino, la Bella di Cerignola (DOP), l’Intosso e l’Ascolana tenera (DOP). Quest’ultima, preparata anche con farcitura, è considerata tra le migliori cultivar da mensa italiane. Per la preparazione di olive nere si ricordano l’Ogliarola messinese, la Moresca, la Grossa di Cassano, la Majatica, l’Itrana e la Bosana. La siciliana Giarraffa è preparata sia in nero sia in verde. Ci sono poi cultivar da olio con drupe di media dimensione, come il Leccino, Intosso, Itrana, Tonda Iblea, Carolea, adatte anche alla produzione di olive da tavola. /// SURGELATI /// I peperoni Lo scenario I Box tecnico I l peperone è caratterizzato da un apparato radicale superficiale composto da un piccolo fittone e da numerose radici secondarie di ridotta dimensione. Il frutto è una bacca carnosa inizialmente verde, che a maturazione assume colorazione rossa o gialla di diverse tonalità. Il frutto contiene un alcaloide responsabile del sapore piccante, la “capsicina”, presente in quantità variabile nelle diverse cultivar. Il peperone viene coltivato in pieno campo nel periodo primaverile-estivo, con trapianto da aprile a giugno in file semplice o binate e densità di 3 piante m2. Negli ambienti litoranei meridionali di cultivar caratterizzate da una grande eterogeneità di forme, pezzatura e colore delle bacche. La scelta delle cultivar è condizionata anche dagli usi e costumi delle diverse aree in cui il prodotto si è diffuso e viene commercializzato. Le diverse tipologie coltivate in Italia si possono suddividere in quattro gruppi, a loro volta suddivisibili in più sottogruppi: 1) squadrata; 2) rettangolare; 3) a trottola (es. Cuneo, Topepo); 4) a corno (es. Corno di bue). può spingere il suo ciclo fino all’autunno. Predilige terreni soffici e freschi, di medio impasto o tendenzialmente sciolti, abbastanza fertili e con elevato regime idrico. Rifugge i terreni compatti che facilmente divengono asfittici. È molto sensibile alle variazioni di temperatura e di luminosità, nonché alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte; l’optimum di vegetazione si realizza nelle giornate di sole con temperature pari a 26°C di giorno e 16°C di notte. La raccolta del peperone avviene a mano, scalarmente in più turni e può durare per 3-4 mesi. I frutti possono essere raccolti ancora verdi, allo stadio di incipiente invasatura, o a maturazione fisiologica, quando la colorazione è rossa o gialla. Tendenze di mercato L Realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Perugia Corso di Laurea Ecocal www.agr.unipg.it/ecocal a superficie mondiale coltivata a peperone si attesta su 1,5 milioni di ettari. I maggiori produttori sono la Cina, seguita da Indonesia, Corea del Sud, Nigeria, Turchia e Spagna. Dopo la Spagna, l’Italia è il secondo Paese europeo per produzione e superfici investite, con circa 340.000 tonnellate di peperoni prodotti e 13.500 ettari coltivati in pieno campo e in serra (Istat, 2009). Le regioni maggiormente interessate dalla coltura sono Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Lazio. In collaborazione con: 250056 GNOCCHI AI 4 FORMAGGI “MANTOVA GNOCCHI” KG.5 250615 CARCIOFI SPICCHI “AGRIFOOD GRANDI PANIERI” KG.2,5 250766 STICK DI ORTAGGI PASTELLATI “PIZZOLI” (peperoni, zucchine, melanzane) KG.1 320037 PROFITEROL NERO VASSOIO “LA DONATELLA” GR.1200 PER INFORMAZIONI SULLE NOSTRE PROPOSTE CONTATTARE L’AGENTE CANCELLONI O L’UFFICIO CLIENTI l peperone (Capsicum annuum L.) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Solanaceae, la stessa del pomodoro e della patata. Oltre al noto peperone, il genere comprende varie specie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci. È originario del Messico e di tutta l’America Centrale e del Sud. Fu introdotto in Spagna alla fine del XV secolo e nel secolo successivo si è diffuso soprattutto nelle zone mediterranee e balcaniche. La coltivazione di questa specie e le diverse destinazioni d’uso hanno determinato il diffondersi /// LA NOSTRA VETRINA /// BEVERAGE /// Lo Chardonnay Per informazioni sulle nostre proposte contattare l’Agente Cancelloni o l’Ufficio Clienti /// LA NOSTRA VETRINA 401742 PIGNOLETTO SPUMANTE BRUT “QUATTROVILLE” LT.0,75 402140 AMBASCIATORE ‘06 “CASTELNUOVO TANCREDI” LT.0,75 Lo scenario L o Chardonnay è un vitigno a bacca bianca originario della Provenza francese della zona di Champagne e della Borgogna. Sembra che il suo nome sia originario di un villaggio del Maconnais. Come molti vitigni, pare che abbia avuto origine nel Medio Oriente, anche se alcuni studiosi sostengono che sia nato nel territorio che va dalla attuale Slovenia all’Albania. In Italia veniva confuso inizialmente con il Pinot Bianco ma dopo il 1963, per merito degli studi dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige che impiantò un vitigno di Chardonnay in purezza proveniente dalla Francia, non fu difficile scoprire le differenze tra i due vitigni e verificare le superiori qualità dello Chardonnay. Oggi viene utilizzato con grande successo e ne è stata intensificata la produzione tanto che attualmente se ne coltivano oltre 11.800 ettari di vigna, perlopiù nel Nord Italia. Uva vigorosa e dall’alta resa, viene utilizzata per la creazione di spumanti e vini fermi ed è spesso preferito a vitigni più tradizionali. è vinificato in purezza o insieme ad altre uve ed utilizzato insieme al Pinot Nero e Pinot Menier per la creazione dello Champagne, mentre in Italia dà luogo ai migliori spumanti metodo classico. Si adatta perfettamente a quasi tutti i terreni e i climi, dando notevoli risultati in cantina, ed è considerato a ragione vitigno internazionale in quanto utilizzato in tutto il mondo. Essendo un vitigno molto “generoso”, per ottenere ottimi vini, bisogna limitarne la produzione a circa 30 hl/ha. Perde velocemente la sua acidità e quindi va studiato attentamente il momento della raccolta e vinificato immediatamente. In collaborazione con: Associazione Italiana Sommeliers Umbria Tendenze di mercato 402230 PASSERINA OFFIDA ‘08 “MONCARO” LT.0,75 C ome per gli altri vitigni, lo scenario che si profila per il futuro, a meno che non si corra ai ripari, è di un mantenimento della qualità dei vini con una diminuzione però della quantità di uve prodotte. Questo a causa della crisi economica che si sta attraversando in questi ultimi anni, per la quale i prezzi di mercato sono decisamente scesi. Lo Chardonnay rimane uno dei vini preferiti dai viticoltori e anche dai consumatori, che lo possono trovare in vendita con fasce di prezzo che vanno da pochi euro ad alcune decine per le tipologie di vino e spumanti più pregiate. Box tecnico 411042 GRAPPA CHARDONNAY “DI SARNO” LT.0,7 V ino per tutte le stagioni e da considerarsi a tutto pasto. Lo Chardonnay va servito ad una temperatura di 8-10 °C in calici di media grandezza mentre come spumante o Champagne, a circa 2 °C in meno e servito nelle classiche flûte. Nei vini fermi prevalgono profumi di banana, ananas, pesca, note minerali e floreali mentre negli spumanti regala profumi di crosta di pane, frutta secca esotica e fiori bianchi. è un ottimo aperitivo, ed è perfetto su tartine, crostini anche di fegato, voul au vent e grana a scaglie. Idoneo ad accompagnare tutti gli antipasti, in In collaborazione con: particolare con prosciutto e salame, va benissimo su primi a base di carne magra e con sughi di pesce in bianco. Con i secondi piatti, specie se di notevole struttura, si accompagna con orate al forno e può sostituire il Chianti Classico con il tradizionale caciucco alla livornese. Lo spumante a base Chardonnay, usato come “entrata” di una cena importante, accompagna benissimo una tartina di salmone o di foie gras. Perfetto con l’insalata di mare, può accompagnare tutta la serata unendolo a un risotto alla crema di scampi e proseguendo con delle mazzancolle e calamari arrosto. Da gustare la versione Blanc de Blancs con Chardonnay in purezza. /// NO FOOD ATTREZZATURE /// L’affettatrice professionale /// LA NOSTRA VETRINA Tendenze di mercato L Lo scenario P er scoprire la nascita dell’affettatrice dobbiamo fare un salto nel passato alla fine dell’800 quando un macellaio olandese di nome Wilhelm Van Berkel, stanco di usare il coltello e desideroso di stupire i clienti offrendogli tagli di carne di forma regolare, inventò la prima affettatrice manuale (a volano). Dopo il successo dei primi modelli, che univano la semplicità di utilizzo alla qualità del taglio, Berkel decise di aprire nel 1898 la prima fabbrica di affettatrici che ben presto si diffusero in tutto il mondo. Lo sviluppo tecnologico, l’evoluzione dei modelli e la diffusione dell’affettatrice elettrica hanno reso questo strumento sempre più veloce, preciso e indispensabile per negozianti, ristoratori, e operatori del settore alimen- tare che oggi possono scegliere tra differenti tipologie di macchine: Affettatrice a volano manuale: la prima, il modello essenziale, non necessita di energia elettrica e viene apprezzata e utilizzata ancora oggi Affettatrice automatica: con piano d’appoggio inclinato e verticale, impiegata in tutti i negozi e nelle attività dove si deve affettare velocemente in grandi quantità e in sicurezza Affettatrice verticale: molto diffusa in Italia per il taglio di salumi di grandi dimensioni e soprattutto con osso, grazie al braccio particolare (a cigno o colonnina) e al piatto che la compongono Affettatrice a gravità: la più popolare, si differenzia dalla verticale proprio per le dimensioni più ridotte: sono proprio il diametro della lama e la misura del piatto a determinarne modello e utilizzo. 271014 SACCO PATTUMIERA RINFORZATO 80x120 KG.20 310042 ALLUMINIO PELLICOLA BOX “CONTITAL” MT.150 MM.300 800087 “SADI” MATIC ULTRA PER LAVASTOVIGLIE KG.25 Box tecnico L e caratteristiche principali comuni a tutte le affettatrici sono: i materiali con i quali vengono prodotte (l’alluminio anodizzato e l’acciaio inox per le parti a contatto con gli alimenti e i piedini in gomma a garanzia di stabilità del macchinario) e i sistemi di sicurezza conformi alle direttive della Comunità Europea. Ciò che distingue un’affettatrice ad uso casalingo da un’affettatrice ad uso professionale risiede prevalentemente nelle dimensioni e nelle componenti meccaniche che garantiscono risultati finali completamente diversi. Le affettatrici professionali si presume debbano lavorare tutto il giorno e spesso sono utilizzate da più persone, per cui devono essere prodotte nel rispetto di tutta una serie di normative molto rigide in termini di funzionalità, di qualità e in particolare di sicurezza. La dotazione di un affilatoio, ad esempio, garantisce alle affettatrici professionali una buona qualità di taglio e una maggiore durata della lama, così come motori in classe differente e molto più potenti consentono a queste di lavorare tutto il giorno, a differenza dei modelli ad uso casalingo che hanno un tempo massimo di utilizzo che non supera i 15 minuti. In collaborazione con: AFFETTATRICE PROFESSIONALE SERIE “DOLLY” MOD. 300/S LAMA CM.30 Per informazioni sulle nostre proposte contattare l’Agente Cancelloni o l’Ufficio Clienti ’Italia, nota per la secolare tradizione nel settore della norcineria, si colloca tra i maggiori produttori di affettatrici professionali nel mondo. Negli ultimi anni tuttavia il mercato italiano ha subito una forte flessione a causa di tre principali componenti: la saturazione del mercato (dovuta alla durata lunga dei macchinari che non ne favorisce la sostituzione), l’attuale calo dei consumi e la concorrenza dei prodotti cinesi sicuramente più economici ma con requisiti qualitativi inferiori. Discorso diverso merita il settore domestico (delle “affettatrici giocattolo” come vengono chiamate dall’utenza professionale) dove la concorrenza cinese assume un peso senza dubbio più rilevante. /// NOTIZIE /// Dal Mondo Cancelloni Come una grande famiglia C ome ogni anno e ogni buona tradizione che si rispetti, i Collaboratori della Cancelloni Food Service Spa, con i propri familiari, si sono ritrovati per festeggiare insieme il Natale e l’anno appena trascorso, pensando già agli impegnativi obiettivi del 2010. E al pari di una grande famiglia, che diventa ogni anno più solida e più numerosa, sono stati festeggiati i “compleanni” di quei collaboratori che hanno raggiunto importanti traguardi di anzianità aziendale. Gli auguri e i ringraziamenti, con tanto di targhe premio, sono andati a: Giovanni Auricchio, Alessio Bozza, Elisabetta Carloni e Michela Pacilli per 10 anni, Claudio Agnolucci, Antonino Brugnoni e Luciano Valiani per 15 anni, Nadia Marini che, con 25 anni, a significare un traguardo molto prestigioso, è stata premiata con un coupon viaggio e un augurio sincero di “Buone Vacanze” da parte di tutti i colleghi. Così la Presidenza: “Trovare Trovare dipendenti così fedeli, all’inter all’interno di un mondo del lavoro caratterizzato da un alto turnover, è sicuramente un positivo segnale di benessere che ci inorgoglisce. Il ringraziamento va a tutto lo Staff che, con il proprio impegno e la propria dedizione rafforza anno dopo anno la nostra immagine e il nostro successo e soprattutto a tutti i Clienti che ci rinnovano ogni giorno la loro fiducia”. Il Mondo Cancelloni è un’iniziativa: Progettazione a cura di: Strada L. Ariosto, 41 06063 Magione (PG) T. 075.847.771 F. 075.847.77.77 www.cancelloni.it [email protected] via alessi 28 perugia Tel. 328.455.51.82 / Fax 075.571.76.78 www.iktome.it / [email protected] Comunicazione integrata Immagine coordinata Editoria Web Multimedia Offerte esclusive riservate ai lettori de Il Mondo Cancelloni. P 57 Gli inserzionisti Asiago Food Spa Veggiano (Pd) Tel. 049.5082260 Fax 049.5082270 www.asiagofood.it Bernardini Gastone Srl Cenaia Crespina (Pi) Tel. 050.644100 Fax 050.644111 www.bernardinigastone.it Bianconi Giano dell’Umbria (Pg) Tel. 0742.847145 Fax 0742.99346 www.bianconi1947.it B:line San Sisto (Perugia) Tel. 075.3741227 Fax 075.3748914 [email protected] CGM Pollenza (Mc) Tel. 0733.201025 Fax 0733.201016 www.cmgsurgelati.it Clai Sca Sasso Morelli - Imola (Bo) Tel. 0542.55711 Fax 0542.55777 www.clai.it Conserve Italia Soc. Coop. Agricola S. Lazzaro di Savena (Bo) Tel. 051.6228311 Fax 051.6228312 www.conserveitalia.it Ennegi Srl Spoleto (Pg) Tel. 0743.225171 Fax 0743.225179 www.ennegi.net Canuti Srl Rimini Tel. 0541.740102 Fax 0541.741018 www.canuti.com Formec Biffi SpA San Rocco di Porto (Lo) Tel. 0377.45401 Fax 0377.569331 Cesare Regnoli & Figlio Srl Bologna Tel. 051.222483 Fax 051.269938 www.regnoli.it Fresystem SpA Caivano (Na) Tel. 081.400816 Fax 081.419059 di questo numero Friesland Foods Professional Italy Srl Nogarole Rocca (Vr) Tel. 045.6395234 Fax 045.6395253 www.debic.com Guglielmo SpA Copanello (Cz) Tel. 0961.911063 Fax 0961.911143 www.caffeguglielmo.it Grafiche Benucci Srl Ponte San Giovanni (Pg) Tel. 075.394441 Fax 075.394726 www.grafichebenucci.it Irrigazione Riccini Srl Ponte Felcino (Pg) Tel. 075.5918010 Fax 075.5913103 www.riccini.it www.formec.it www.fresystem.com Modular SpA San Vendemiano (Tv) Tel. 0438.7714 Fax 0438.778399 www.modular.it Pizzoli SpA Budrio (Bo) Tel. 051.6924511 Fax 051.6920293 www.pizzoli.it Pucciufficio Perugia Tel. 075.50592.1 Fax 075.50592.50 www.pucciufficio.com Trinità SpA Vallese di Oppeano (Vr) Tel. 045.6984075 Fax 045.6984109 www.trinitaspa.it Truck Line Perugia Tel. 075.5055931 Fax 075.5057146 www.ormatrucks.com Umbrasalumi Srl Ponte Felcino (Pg) Tel. 075.6910485 Fax 075.5919273 www.umbrasalumi.it Vitelco Agrate Brianza (Mi) Tel. 039.6056766 Fax 039.6056992 www.vitelco.nl P 59 P 60