CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO XIV LEGISLATURA INDAGINE CONOSCITIVA "Promozione di interventi volti alla valorizzazione del lavoro femminile e alla conciliazione famiglia - lavoro" promossa dalla Seconda Commissione permanente, in collaborazione con la Quarta Commissione permanente, del Consiglio provinciale in attuazione della mozione n. 135 Relazione conclusiva approvata dalla Seconda Commissione permanente 18 luglio 2013 Coordinamento a cura del servizio organi collegiali Maria Rosa Benenati Michela Pedri Direzione della ricerca Barbara Poggio Équipe di ricerca Francesco Miele Martina Bazzoli Sommario Premessa .............................................................................................................................................. 1 1. Contesto della ricerca: donne e mercato del lavoro sul territorio trentino ...................................... 7 2. Politiche organizzative e conciliazione tra lavoro e famiglia: una sfida aperta ............................ 15 3. I servizi .......................................................................................................................................... 31 4. I servizi integrativi ......................................................................................................................... 39 5. Conclusioni .................................................................................................................................... 43 Riferimenti bibliografici .................................................................................................................... 49 Allegati .............................................................................................................................................. 51 Premessa L'11 luglio 2012, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento ha approvato la mozione n. 135 "Promozione di interventi volti alla valorizzazione del lavoro femminile e alla conciliazione famiglia - lavoro" (allegato 1), il cui punto uno del dispositivo impegna la Seconda Commissione permanente, in collaborazione con la Quarta Commissione permanente, a effettuare, ai sensi dell'articolo 25, comma 2, del regolamento interno del Consiglio provinciale, un'indagine conoscitiva sullo stato dell'occupazione femminile e sulla conciliazione dei tempi famiglia - lavoro e a riferire al Consiglio provinciale le acquisizioni, le conclusioni e le proposte elaborate. In adempimento al mandato ricevuto, la Seconda Commissione ha trattato la mozione unitamente alla Quarta Commissione, invitandone i componenti alle sedute, e la Presidente della Seconda Commissione, consigliera Caterina Dominici, e il Presidente della Quarta Commissione, consigliere Mattia Civico, hanno collaborato per la definizione delle modalità organizzative dell'indagine. La discussione è stata avviata nella seduta della Seconda Commissione del 10 gennaio 2013 e le consigliere Cogo e Ferrari, entrambe promotrici della mozione insieme ai consiglieri Civico, Nardelli, Rudari e Zeni, hanno riferito le ragioni dell'iniziativa e il risultato che attraverso l'indagine desiderano raggiungere. In particolare, la consigliera Cogo ha spiegato l'intenzione di verificare le cause che impediscono al Trentino di conseguire una condizione ottimale in tema di occupazione femminile e di conciliazione tra vita lavorativa e familiare, nonostante i molti interventi normativi approvati dal Consiglio provinciale negli ultimi anni, che oltre a fissare i principi di riferimento hanno istituito diversi strumenti volti a garantire e a realizzare l'occupazione femminile e la conciliazione dei tempi lavorativi e familiari. La consigliera Ferrari ha aggiunto che, per quanto notevole sia l'impegno profuso dalla Provincia, l'impressione che emerge, osservando il contesto sociale, è che le politiche di riferimento non siano pienamente efficaci perché gli strumenti disponibili, che sono molti, forse richiederebbero una diversa organizzazione o un maggior coordinamento, in quanto si percepisce uno scollamento tra la previsione di legge e il dato reale. Da qui la necessità dell'indagine per verificare l'efficacia delle politiche e per capire quali misure amministrative e normative adottare, al fine di conseguire i risultati sperati. La mozione impegna dunque le due commissioni ad affrontare un tema sicuramente complesso, che implica l'analisi di tutti i fattori che concorrono alla realizzazione dell'occupazione femminile. La presenza delle donne sul mercato del lavoro, soprattutto delle donne con figli o familiari a carico, non è solo un fatto di natura occupazionale, ma è anche un fatto sociale, che 1 presuppone l'esistenza di una rete di servizi che consentano la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, è un fatto culturale, legato ancora a degli stereotipi che vedono la donna esclusa dai più alti livelli della piramide sociale, è un fatto economico, per cui non vanno trascurati gli effetti prodotti dalla perdurante crisi economica e dalla trasformazione del sistema socio-economico in atto. Per assolvere l'incarico ricevuto e accertare lo stato reale dell'occupazione femminile in Trentino e delle politiche socio-economiche di riferimento, serve quindi un'analisi dei servizi per l'infanzia presenti sul territorio provinciale e della loro organizzazione, degli strumenti di conciliazione esistenti e del dato occupazionale (distinto in base al genere), nonché degli strumenti previsti e attivati in riferimento alle politiche delle pari opportunità di genere; tutti aspetti inscindibilmente connessi tra di loro e indispensabili per delineare il quadro provinciale. I fronti dell'indagine sono dunque tre: l'occupazione, la conciliazione e le pari opportunità. In riferimento a essi sono molteplici gli aspetti da trattare e valutare e altrettanto lo sono i soggetti con cui confrontarsi. Da qui l'esigenza di scegliere con attenzione le modalità attraverso le quali procedere, anche perché il tempo a disposizione delle commissioni per la conclusione dell'indagine è ristretto. A fronte di tali condizioni, i presidenti della Seconda e della Quarta Commissione si sono ritrovati per discutere dell'ambito dell'indagine, della tipologia dei dati e degli strumenti attraverso i quali raccoglierli, e per individuare gli interlocutori e le modalità di confronto con essi. Una volta definiti, questi aspetti sono stati poi trattati dalla Seconda Commissione nelle sedute del 21 gennaio, 28 febbraio e 18 marzo 2013, stabilendo: 1. di indagare sullo stato dell'occupazione femminile e delle misure per la realizzazione della conciliazione tra i tempi lavorativi e familiari, sia con riferimento al settore pubblico che al settore privato; 2. di avvalersi del supporto di un consulente e di affidare alla dott.ssa Barbara Poggio, ricercatrice presso il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università degli studi di Trento, l'incarico per l'analisi e la valutazione dei dati; 3. di procedere alla raccolta dei dati attraverso la somministrazione di questionari informatici, indirizzati ai comuni, alle comunità, alla Provincia, agli enti strumentali della Provincia e all'Università degli studi di Trento, e lo svolgimento di un programma di audizioni in Commissione; 4. di elaborare una relazione conclusiva. Conferito l'incarico alla dott.ssa Poggio, è seguita la fase istruttoria dell'indagine. In primo luogo sono stati predisposti i questionari informatici (allegati 2, 3 e 4) da sottoporre ai comuni, alle comunità, alla Provincia, agli enti strumentali della Provincia e all'Università degli studi di Trento. Il questionario è articolato in tre parti: la prima riferita agli aspetti organizzativi dell'ente intervistato in cui si chiedono informazioni sul personale dipendente (ad esempio: numero di 2 dipendenti assunti a tempo determinato e indeterminato, posizione professionale, età, titolo di studio, presenza di figli minori) e sulle misure di flessibilità lavorativa e di sostegno familiare realizzate dall'ente; la seconda parte volta ad acquisire informazioni sugli organismi attivati e sulle misure realizzate dall'ente intervistato nell'ambito delle pari opportunità; la terza parte volta ad acquisire informazioni sui servizi per la prima infanzia 0 - 3 anni, in termini di diffusione, costo, capienza e articolazione dell'orario del servizio, sui servizi per l'infanzia 3 - 6 anni, in termini di diffusione, capienza e articolazione dell'orario del servizio, e sugli altri servizi di supporto all'occupazione femminile e di cura presenti sul territorio. La terza parte del questionario è stata rivolta solo ai comuni. L'invio del questionario è stato preannunciato agli enti destinatari con una nota di preavviso (allegati 5, 6, 7, 8 e 9) ed è stato poi trasmesso il 17 aprile 2013 (allegati 10, 11, 12, 13 e 14), con il termine del 6 maggio 2013 per la sua compilazione. Il 29 aprile 2013 (allegato 15) è stata inviata una mail di sollecito agli enti che ancora non avevano risposto. Con l'approssimarsi della scadenza del termine, considerato il riscontro favorevole ottenuto dall'indagine informatica, si è ritenuto di prorogare il termine fino all'8 maggio 2013 (allegato 16), per consentire le ultime trasmissioni. I risultati, in termini di partecipazione, sono stati soddisfacenti, a riprova del forte interesse sul tema, infatti, hanno risposto: 170 comuni, 15 comunità, la Provincia, 26 enti strumentali della Provincia e l'Università: il tasso di risposta complessivo del campione è stato dell'81%. In parallelo all'indagine informatica, si è svolto il confronto in Commissione con i principali interlocutori, pubblici e privati, di riferimento, i quali sono intervenuti rispondendo a specifici quesiti posti loro dalla dott.ssa Poggio. Il 22 aprile 2013 hanno partecipato: il responsabile del dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia, al quale è stato chiesto di: "discutere e approfondire i dati relativi alla presenza femminile all'interno della Provincia, individuare i possibili ostacoli e conoscere le azioni e gli strumenti a oggi attivati per favorire l'occupazione femminile e la conciliazione tra vita lavorativa e familiare"; il responsabile dell'Agenzia del lavoro, al quale è stato chiesto di: "approfondire il tema in oggetto, con specifica attenzione alle cause della persistenza della sottorappresentazione femminile nel mercato del lavoro e ai dispositivi attivati in provincia di Trento per affrontare tale problematica, e per acquisire le seguenti informazioni: - dati sull'utilizzo dei dispositivi previsti dall'Agenzia del lavoro per favorire (in via mirata o generalizzata) la presenza delle donne nel mercato del lavoro, laddove sia possibile e significativo anche tenendo conto della distribuzione geografica (per comuni e/o comunità); 3 - dati relativi al fenomeno dell'abbandono del lavoro da parte delle donne in coincidenza con la maternità"; il responsabile dell'Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili, al quale è stato chiesto di: "approfondire la tematica oggetto, con specifica attenzione alle criticità che persistono nell'accesso e nella permanenza nel mercato del lavoro e all'impatto delle azioni in materia di conciliazione tra vita lavorativa e familiare promosse dalla Provincia. Si richiedono a tal fine informazioni e dati relativi ai seguenti aspetti: - l'effettiva implementazione e realizzazione di azioni e dispositivi previsti dalla normativa in materia di politiche familiari, con specifica attenzione a quelli che possono avere ricadute positive sulla presenza e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro; - la diffusione sul territorio di iniziative di conciliazione mirate in modo specifico a sostenere l'occupazione femminile (es. attività estive, voucher, progetti su fondo famiglie…); - le aziende e i soggetti coinvolti nelle sperimentazioni Family audit: numerosità, natura pubblica o privata, distribuzione per genere, distribuzione sul territorio (se possibile per comuni e comunità); - le tipologie di azione adottate nell'ambito della sperimentazione Family audit che possono avere ricadute positive sull'occupazione femminile; le azioni di conciliazione promosse e attivate dall'Ufficio per le politiche di pari opportunità"; i referenti della Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna, ai quali è stato chiesto di: "discutere degli ostacoli che ancora si frappongono a una piena partecipazione della componente femminile al mercato del lavoro provinciale, con specifica attenzione alla qualità e offerta dei servizi per l'infanzia e alle problematiche presenti all'interno delle organizzazioni, ed individuare i possibili ambiti di miglioramento"; la Consigliera di parità, alla quale è stato chiesto di: "discutere degli ostacoli che ancora si frappongono a una piena partecipazione della componente femminile al mercato del lavoro provinciale, fare un bilancio sulle azioni ad oggi previste dalla normativa provinciale e sullo stato dei servizi all'interno del territorio e individuare i possibili ambiti di miglioramento e integrazione; di acquisire eventuali dati disponibili relativi alle urgenze e ai bisogni, in materia di lavoro, che emergono dall'attività di sportello"; i referenti della Federazione provinciale delle scuole materne, della Comunità educative scuole infanzia (Co.E.S.I.), della Cooperativa sociale Tagesmutter "Il sorriso", della Cooperativa sociale "La casa sull'albero", del Consorzio cooperative sociali (CONSOLIDA) e della Pro.Ges. società cooperativa sociale, ai quali è stato chiesto di: "discutere del livello di copertura dei servizi per l'infanzia sul territorio e di acquisire i dati relativi alle liste di attesa, al numero di rifiuti e di posti non occupati, al grado di flessibilità degli orari, ai costi dei servizi erogati, 4 all'eventuale utilizzo di voucher da parte delle famiglie, alle diverse tipologie di utenza"; i referenti del Consiglio delle autonomie locali e del Consorzio dei comuni trentini, ai quali è stato chiesto di: "discutere e approfondire le modalità e gli strumenti con cui gli enti locali attualmente affrontano il problema dell'occupazione femminile e della conciliazione tra vita e lavoro, le eventuali difficoltà incontrate nell'implementare le politiche previste dalla normativa vigente e le possibili aree di miglioramento"; il referente dell'Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (IRVAPP), al quale è stato chiesto di: "discutere dell'impatto delle politiche provinciali sull'occupazione femminile e acquisire eventuali evidenze di ricerche condotte dall'IRVAPP su tale tematica"; i referenti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e FENALT, ai quali è stato chiesto di: "discutere dell'attuale situazione dell'occupazione femminile, dell'impatto delle attuali politiche provinciali e dell'efficacia dei servizi e delle iniziative in materia di conciliazione e delle possibili ulteriori iniziative da attivare e acquisire eventuali informazioni a disposizione delle organizzazioni su tali tematiche". Nella seduta del 17 maggio 2013 sono intervenuti i rappresentanti dell'Associazione albergatori ed imprese turistiche, dell'Associazione degli industriali della provincia di Trento, dell'Associazione artigiani e piccole imprese della provincia di Trento, di Confcommercio - Imprese per l'Italia - Trentino e della Federazione trentina della cooperazione, ai quali è stato chiesto di: "discutere dell'attuale situazione dell'occupazione femminile sul territorio provinciale, con specifica attenzione a quali sono i principali ostacoli al suo sviluppo, alle eventuali iniziative e buone prassi messe in atto per favorire una maggiore presenza e permanenza delle donne all'interno del mercato del lavoro e ai loro esiti, e per valutare le ricadute e gli eventuali limiti delle politiche promosse dalla Provincia autonoma di Trento negli ultimi anni in materia di sostegno all'occupazione femminile e alla conciliazione tra vita lavorativa e famigliare". Conclusa l'illustrazione della fase istruttoria, della raccolti ed elaborazione dei dati acquisiti, nelle prossime pagine si può passare all'illustrazione dei principali risultati raggiunti dall'indagine, dando dapprima una panoramica generale della presenza delle donne nel mercato del lavoro trentino, per poi soffermarsi sulle iniziative e sulle politiche attuate dalle organizzazioni coinvolte nell'indagine quantitativa. In seguito si darà un'immagine approfondita della rete di servizi all'infanzia e alla famiglia presente sul territorio trentino, riferendosi sia ai dati raccolti attraverso l'indagine svolta, sia ai dati messi a disposizione dal Servizio statistica della Provincia. Infine saranno sviluppate alcune riflessioni finali, in cui saranno suggerite alcune direzioni di cambiamento future, al fine di incentivare ulteriormente l'ingresso e la permanenza delle donne sul mercato del lavoro trentino. 5 6 1. Contesto della ricerca: donne e mercato del lavoro sul territorio trentino Negli ultimi anni le istituzioni locali e la Provincia autonoma di Trento in particolare hanno messo in campo una notevole mole d'iniziative al fine di innalzare il tasso di occupazione femminile sul territorio trentino, in linea con quanto prefissato a livello europeo nell'ambito della strategia di Lisbona (nella quale si identificava come obiettivo da raggiungere per il 2010 un tasso di occupazione femminile del 60%) e poi da Europa 2020 (in cui è stato individuato un tasso di occupazione del 75% per le persone tra i 20 e i 65 anni). Sul piano normativo già nel 1997 era stata approvata la legge provinciale 3 aprile 1997, n. 7 (legge sul personale della Provincia), atta a garantire le pari opportunità per donne e uomini nell'accesso all'impiego e allo sviluppo professionale nel trattamento del personale e nel 2002 attraverso la legge provinciale 12 marzo 2002, n. 4 (legge provinciale sugli asili nido), è stato affermato il diritto di tutti i bambini a frequentare il nido d'infanzia, con la finalità esplicita di "favorire e sostenere i genitori lavoratori anche attraverso la creazione di spazi appropriati ad accogliere i propri figli in luoghi vicini all'attività lavorativa". Più recentemente è stato profuso un notevole impegno istituzionale al fine di promuovere la parità tra uomini e donne sul luogo di lavoro, basti pensare alla legge provinciale 2 marzo 2011, n. 1 (legge provinciale sul benessere familiare), volta a favorire la fruizione dei servizi di conciliazione da parte delle famiglie con genitori che lavorano o sono impegnati nella ricerca attiva di lavoro. Degna di nota è anche la legge provinciale 18 giugno 2012, n. 13 (legge provinciale sulle pari opportunità), nella quale la Provincia s'impegna a promuovere l'occupazione femminile attraverso specifiche misure e azioni positive mirate a sostenere la cultura di genere, intesa come un "sistema di valori e pratiche orientati al riconoscimento dell'altra/o e all'eliminazione delle disparità lavorative, culturali, politiche, familiari e sociali che contraddistinguono le esperienze di donne e uomini, delle quali si riconosce la natura socialmente costruita". In questo quadro le diverse istituzioni locali presenti sul territorio trentino hanno dato vita a una pluralità di politiche e azioni positive finalizzate a facilitare il raggiungimento degli obbiettivi posti sul piano normativo. Innanzitutto va richiamata l'azione dell'Agenzia del lavoro, da sempre attenta a questa dimensione, che nel corso del 2012 ha promosso un insieme di politiche attive, introdotte nel documento degli interventi di politica del lavoro, tra le quali vale la pena di ricordare: i progetti volti a finanziare la riorganizzazione aziendale dei regimi di orario con finalità conciliative; i contributi ai datori di lavoro mirati a incentivare le assunzioni part-time; l'iniziativa co-manager a sostegno delle donne imprenditrici con esigenze di conciliazione; gli interventi volti a 7 stimolare l'assunzione di donne disoccupate; i contributi per l'avviamento di imprese femminili. In secondo luogo, appaiono interessanti alcune delle azioni messe in atto dall'Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili, nata nel 2011 e avente tra i suoi obiettivi principali l'aumento dell'efficacia delle politiche provinciali per la promozione della famiglia e della natalità: l'accreditamento e finanziamento attraverso buoni servizi; la gestione di percorsi di accreditamento delle baby-sitter; la gestione del processo di certificazione aziendale Family audit, destinato alle organizzazioni attente alla conciliazione lavoro e famiglia dei dipendenti; finanziamento di progetti riguardanti le pari opportunità e la conciliazione. Infine, è degna di attenzione l'azione dell'Agenzia provinciale per l'incentivazione delle attività economiche (APIAE) che mette a disposizione contributi, a partire da 10.000 euro, per sostenere i costi di avvio di imprese femminili1 (spese legali, amministrative, per consulenze, utenze, interessi su finanziamenti, affitti d'impianti e apparecchiature di produzione, contributi previdenziali per figli e familiari, consulenze specialistiche). Nel 2012, infatti, l'imprenditoria giovanile e femminile ha ottenuto uno stanziamento totale di circa 4 milioni di euro distribuito tra 68 imprese, fondate da non più di 24 mesi, di cui 48 sono imprese a maggioranza femminile (32 nel commercio, 8 nell'artigianato e 8 nel turismo - dati forniti dall'APIAE). Tabella 1.1. Tasso di occupazione in Trentino, Alto Adige, Nord est e Italia. Zona geografica Trentino Alto Adige Totale Nord est Italia Trentino Alto Adige Uomini Nord est Italia Trentino Alto Adige Donne Nord est Italia Fonte: Servizio statistica della Provincia. 2007 66,3 67,6 58,9 76,1 77,5 70,6 56,2 57,5 46,5 2008 66,7 67,9 58,6 75,5 77,2 70,1 57,7 58,4 47,1 Anno 2009 66,6 66,3 57,5 75,0 75,1 68,6 58,1 57,3 46,4 2010 66,0 71,1 65,8 56,9 74,5 79,1 74,9 67,7 57,3 62,9 56,7 46,1 2011 66,1 71,0 66,3 56,9 74,2 78,8 74,7 67,5 57,8 63,0 57,8 46,5 Sul piano normativo e delle politiche sociali e del lavoro, quindi, il Trentino si presenta senz'altro come un territorio attento alla promozione delle pari opportunità tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Ci si aspetterebbe pertanto di avere dei riscontri positivi anche dai dati relativi ai livelli di occupazione femminile. In effetti, se consideriamo i dati più recenti relativi al tasso occupazione femminile in provincia di Trento (vedi tabella 1.1.), si può osservare come dal 2007 al 1 8 Per imprese femminili si intendono le imprese la cui percentuale di partecipazione femminile è superiore al 50%, in queste imprese vi possono essere livelli di partecipazione femminile diversi (determinati dall'eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e dalla percentuale di donne presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell'impresa). 2011, il tasso di occupazione sia stabile e mediamente superiore a quello presente nel resto del Nord est. Tuttavia la situazione è meno rosea di quanto si potrebbe presumere. Considerando i dati riferiti al 2011, infatti, si rileva che la percentuale di donne occupate in Trentino (57,8%) rimane notevolmente inferiore a quella della popolazione maschile (74,2%) e più contenuta anche rispetto ai valori presenti nel vicino Alto Adige (dove le donne occupate erano il 63%). Un dato che certamente ancora colpisce è quello relativo all'abbandono del mercato del lavoro nel periodo della maternità e nella prima fase di vita del bambino: da una ricerca recentemente condotta dall'Osservatorio del mercato del lavoro (2012b) si rileva che tra il 2007 e il 2009 sono state 868 le donne che hanno lasciato l'occupazione (circa l'8% delle lavoratrici dipendenti tra i 15 e i 45 con figli al di sotto di un anno). Di queste una quota consistente era collocata in occupazioni stabili sia rispetto alla durata che alla natura contrattuale e in posizioni professionali qualificate. Se in un terzo dei casi l'abbandono sembra essere legato a una scelta personale, nella maggior parte si tratta di dimissioni per lo più obbligate e dovute all'impossibilità di conciliare il lavoro con l'impegno familiare, in particolare rispetto all'articolazione degli orari. Un altro punto di attenzione riguarda il fenomeno della segregazione verticale. Se consideriamo i dati forniti dall'Agenzia del lavoro (2012) relativi alla distribuzione delle donne nelle diverse posizioni all'interno delle aziende trentine, vediamo che nel 2011 le donne erano il 60,2% degli impiegati, il 37% dei quadri e il 31,5% dei dirigenti; nel settore pubblico, invece, le donne erano il 71,8% degli impiegati, il 52,9% dei quadri e il 36% dei dirigenti. Infine, stando ai dati forniti dal servizio studi e ricerche della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trento, nonostante gli sforzi dell'APIAE, l'incidenza percentuale delle imprese femminili alla fine del 2012 era del 19,8%, attestandosi sotto alla percentuale del 23,5% presente al livello nazionale (Unioncamere, 2013). Anche in contesti lavorativi tradizionalmente maggiormente garantiti e attenti alla conciliazione permangono forti disuguaglianze tra uomini e donne: il caso dei dipendenti della Provincia è in tal senso forse il più esemplificativo. Come affermato nel corso delle audizioni dal dott. Fedrigotti e dalla dott.ssa Borz, in rappresentanza del dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia, l'organizzazione provinciale ormai da tempo cerca di garantire un'elevata flessibilità di orario, tramite la concessione del part-time e di congedi per motivi familiari e, inoltre, ha conseguito la certificazione Family audit, presentandosi a tutti gli effetti come una "organizzazione conciliante". Se, però, si guardano i dati occupazionali relativi ai suoi dipendenti (aggiornati al 31 dicembre 2012 e forniti nel corso delle audizioni) si vede come l'obiettivo di un'equa distribuzione tra uomini e donne sia stato raggiunto solo sul piano della composizione complessiva: se infatti il 49% dei dipendenti sono donne, la presenza femminile rimane tuttavia in netta minoranza tra i direttori (di cui il 38% sono donne) e tra i dirigenti (in cui la 9 presenza femminile è circa del 25%). Nonostante un quadro normativo e politico indubbiamente avanzato rispetto al resto d'Italia, nel mercato del lavoro trentino e nei contesti produttivi che lo animano continuano in realtà a permanere forti disuguaglianze tra uomini e donne, che fanno pensare a uno scollamento tra le azioni pensate al livello istituzionale al fine di abbattere le asimmetrie di genere esistenti e le effettive pratiche all'interno della società e del mondo del lavoro. Questa indagine nasce dunque dalla finalità di capire da un lato cosa succede nel mondo del lavoro trentino, con una specifica attenzione agli enti pubblici e a partecipazione pubblica, che dovrebbero rappresentare dei laboratori privilegiati per l'implementazione di politiche mirate a favorire una più equa presenza di genere e una migliore conciliazione tra vita lavorativa e familiare, e dall'altro di mappare i servizi e le iniziative presenti all'interno dei diversi comuni e comunità per valorizzare l'occupazione femminile e la conciliazione famiglia - lavoro. 1.1. La presenza femminile nelle organizzazioni coinvolte nell'indagine La percentuale media di donne (allegato 17) presenti all'interno degli enti considerati è di poco superiore al 50%, con un range che va dal 45,4% degli enti strumentali al 74% nelle comunità. Si tratta di una presenza più elevata rispetto alla media relativa al mercato del lavoro trentino, pari al 43,4% (Osservatorio del mercato del lavoro, 2012a). Questa differenza è dovuta al fatto che il questionario si è concentrato su enti pubblici ed enti strumentali, settori a maggiore femminilizzazione. Guardando all'età delle donne occupate nei comuni, nelle comunità e negli enti strumentali coinvolti nella ricerca si possono notare alcune tendenze rilevanti. In primo luogo si può vedere come in tutte le tipologie di organizzazione considerate la percentuale di donne presenti sia contenuta nella fascia di età sotto i 29 anni (il 7,8% del totale nei comuni, il 5,5% nelle comunità, il 9,8% negli enti strumentali e l'1,1% nella Provincia), per poi alzarsi nelle due fasce d'età successive. Questo dato, ricorrente anche tra la popolazione maschile, è in parte spiegabile dalla forte espansione dell'istruzione superiore avvenuta nell'ultimo decennio sul territorio italiano, che ritarda notevolmente l'entrata nel mondo del lavoro (Reyneri, 2008), ma soprattutto dal blocco delle assunzioni all'interno degli enti pubblici, che di fatto non consente l'accesso di nuovo personale stabilizzato. 10 Tabella 1.2. Distribuzione per età secondo l'ente e il sesso dei dipendenti. Ente di appartenenza Comuni Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale Sesso Fino a 29 anni 30-39 anni 40-49 anni 50 e più anni N. Donne 7,8 27,9 38,6 25,7 1.786 Uomini 2,6 15,6 36,4 45,4 1.547 Donne 5,5 27,3 32,4 34,8 747 Uomini 1,6 15,5 21,6 61,2 248 Donne 9,8 38,3 37,9 14,0 6.937 Uomini 9,0 20,9 40,8 29,4 3.874 Donne 1,1 15,8 49,1 34,0 2.240 Uomini 3,1 12,9 37,5 46,5 2.206 Donne 7,8 29,1 38,1 24,9 11.710 Uomini 3,2 16,2 35,8 44,8 7.875 In secondo luogo, si può rilevare come le donne si concentrino nelle due fasce centrali (30-39 e 40-49 anni) per poi diminuire notevolmente nella fascia over 50. In particolare, le donne con più di 50 anni sono il 25,7% delle donne dipendenti nei comuni trentini (per gli uomini la percentuale è del 45,4), il 34,8% nel caso delle comunità (per gli uomini la percentuale è del 61,2), il 24% nella Provincia (per gli uomini la percentuale è di 46,5%) e il 14% nel caso degli enti strumentali (per gli uomini la percentuale è del 29,4). Nel complesso gli uomini presenti sono in media più anziani delle donne: gli uomini con meno di 40 anni sono in effetti il 19,4% sul totale degli uomini dipendenti, mentre nel caso delle donne la percentuale è pari al 36,9%. Questo dato può essere spiegato da un lato dal fatto che l'aumento dell'occupazione femminile ha riguardato negli ultimi anni prevalentemente le generazioni più recenti, caratterizzate da titoli di studio più elevati e orientamenti valoriali ed economici che le rendono maggiormente propense a entrare nel mondo del lavoro e più restie a rinunciare al proprio lavoro per occuparsi della famiglia, come era accaduto per le coorti precedenti; dall'altro dal più generale processo di femminilizzazione della forza lavoro nella pubblica amministrazione, legato sia alle modalità di accesso, più standardizzate rispetto ad altri settori, sia alla maggiore stabilità contrattuale che caratterizza l'impiego pubblico e quindi rendere più difficile il rischio di espulsione, sia alla maggiore attrazione esercitata da questo tipo di lavoro per la componente femminile per le opportunità di conciliazione famiglia - lavoro. 11 1.2. Livello d'istruzione e ruoli organizzativi della forza lavoro femminile: l'ostinata permanenza del "tetto di cristallo" nel mercato del lavoro trentino Oltre alla distribuzione per età delle donne presenti nelle organizzazioni considerate, ci è parso importante considerare anche il livello d'istruzione e i ruoli organizzativi da esse occupati. Come si può vedere dalla tabella 1.3. le donne sono in media più istruite dei colleghi: considerando le donne presenti nei comuni considerati, le laureate sono il 20,3% (tra gli uomini il valore è del 13%) e le diplomate arrivano al 60,9% (contro il 35,4% degli uomini); tra le donne che lavorano come dipendenti nelle comunità il 26,9% sono laureate (gli uomini laureati sono il 24,3%) e il 31% diplomate (contro il 59,7% degli uomini); considerando le donne assunte negli enti strumentali e nell'Università le laureate sono il 53,7% (contro il 46,9% degli uomini) e le diplomate sono il 38,8% (contro il 36,2% degli uomini). Anche tra i dipendenti della Provincia si conferma questa tendenza. La differenza di livello d'istruzione tra uomini e donne, quindi, sembra considerevole: sul totale delle dipendenti presenti nelle organizzazioni considerate il 25,1% sono laureate (contro il 17,7% degli uomini) e il 55,9% diplomate (contro il 37,3% degli uomini). Questo dato corrisponde da un lato al più generale trend che ha visto negli ultimi anni un crescente investimento delle donne nei percorsi educativi fino al recente superamento nel conseguimento dei titoli di studio medio-alti, e dall'altro conferma il fatto che il titolo di studio ha per le donne un più forte peso rispetto alla probabilità di entrare e permanere nel mercato del lavoro. Tabella 1.3. Distribuzione per titolo di studio secondo l'ente e il sesso. Ente di appartenenza Comuni Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale 12 Sesso Laurea Diploma Medie o inferiore N. Donne 20,3 60,9 18,7 2.684 Uomini 13,0 35,4 51,5 2.192 Donne 26,9 31,0 42,1 747 Uomini 24,3 59,7 15,9 248 Donne 53,7 38,8 7,5 6.936 Uomini 46,9 36,2 16,9 3.382 Donne 32,1 44,3 23,6 2.230 Uomini 27,6 37,1 35,3 2.206 Donne 25,1 55,9 19,0 12.597 Uomini 17,7 37,3 45,0 8.478 Tabella 1.4. Distribuzione per posizione lavorativa secondo l'ente e il sesso. Ente di appartenenza Comuni Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale Sesso Direttori generali Direttori di servizio Capoufficio Impiegati Operai N. Donne 3,5 2,6 8,2 72,0 13,7 2.652 Uomini 5,4 3,6 7,5 32,1 51,3 2.189 Donne 0,1 0,4 4,4 70,1 25,1 746 Uomini 10,7 4,8 11,7 61,0 11,7 223 Donne 0,2 3,0 10,8 81,2 4,8 1.127 Uomini 3,3 7,2 13,3 59,3 16,8 1.510 Donne 0,0 1,0 3,6 92,5 2,9 2.240 Uomini 0,0 3,1 6,6 68,2 22,1 2.206 Donne 2,8 2,5 8,2 73,0 13,4 6.765 Uomini 5,6 4,1 8,4 37,3 44,6 6.128 Se si prendono in considerazione i ruoli organizzativi occupati dalle donne negli enti considerati, si può tuttavia notare facilmente che al più elevato livello d'istruzione della componente femminile, non corrisponde un maggiore accesso alle posizioni apicali. Considerando le due posizioni di maggiore responsabilità indicate nei questionari distribuiti, ossia quella di direttore generale e quella di direttore di servizio, le donne che le occupano sono il 6,1% nei comuni (contro il 9% dei colleghi uomini), lo 0,5% nelle comunità (contro il 15,5% degli uomini), il 3,2% negli enti strumentali (contro il 10,5% degli uomini) e l'1% nella Provincia (contro il 3,1% degli uomini). In tutte le tipologie organizzative considerate, invece, le donne appaiano ampiamente rappresentate nelle posizioni impiegatizie, mentre le donne assunte con qualifica da operaie sono presenti in percentuali più contenute, anche se sempre maggiori delle colleghe aventi posizioni apicali. Nonostante gli sforzi profusi sul piano normativo e delle politiche pubbliche al fine di incentivare e valorizzare la forza lavoro femminile sul territorio trentino, i dati raccolti confermano la permanenza del cosiddetto fenomeno del "tetto di cristallo", ovvero la barriera invisibile che sembra impedire alle donne di accedere ai posti di maggiore responsabilità. Facendo riferimento alla letteratura esistente, così come alle letture del fenomeno emerse nel corso delle audizioni è possibile identificare alcune possibili ragioni alla base di tale situazione. In primo luogo, a questa tipologia di segregazione verticale sottende solitamente il fenomeno della segregazione formativa. Infatti, in Trentino, come nel resto d'Italia e anche in molti paesi europei, le donne, nonostante rappresentino ormai la maggioranza tra coloro che conseguono una laurea, rimangono concentrate in alcuni ambiti disciplinari, come quello linguistico, di insegnamento e letterario, mentre sono fortemente sottorappresentate in altri, come il settore medico, agrario e ingegneristico (Eurostat, 2010). Le scelte educative, spesso condizionate dai processi di orientamento scolastico, ma anche dai più generali modelli culturali trasmessi all'interno della società, contribuiscono a limitare l'accesso delle donne sia a settori strategici per l'economia, sia a 13 posizioni di responsabilità, caratterizzate da un'alta retribuzione e prestigio sociale. In secondo luogo, estremamente rilevante è la persistenza di stereotipi di genere che legano le donne a doppio filo all'ambito domestico, reputandole maggiormente adatte a svolgere compiti di cura e assistenza verso i familiari, piuttosto che a realizzarsi appieno nel mondo del lavoro. … ci sono altri ostacoli che frenano la piena possibilità delle giovani donne di inserirsi nel mercato del lavoro e di vedere riconosciute le loro competenze e le loro capacità che sicuramente ci sono e sono molte, a partire probabilmente da molti pregiudizi che ancora al giorno d'oggi sopravvivono. L'idea di assumere una donna, per molti datori di lavoro è ancora ritenuta un costo, un peso […]. [Inoltre] molte donne che già hanno un posto di lavoro e che vanno in maternità, anche con lavori a tempo indeterminato, si trovano in difficoltà. Non parliamo delle precarie perché lì c'è un buco nero. La realtà ci dice che ci sono moltissime situazioni in cui il rientro dalla maternità è un momento difficilissimo, di rischio per la conservazione del posto di lavoro, di rischio per la possibilità di continuare a svolgere le mansioni che svolgevano prima […]. [Silvia Bertola, UIL del Trentino] Come descritto efficacemente in questa testimonianza raccolta nel corso delle audizioni, nei luoghi di lavoro le donne sono spesso percepite come un peso di cui liberarsi una volta sopraggiunta la maternità o, comunque, su cui non è possibile fare pieno affidamento. Questo poiché è ancora radicato lo stereotipo che vede la sfera familiare come l'ambito di realizzazione preferenziale per le donne, da cui consegue la credenza che esse siano destinate prima o dopo a disimpegnarsi dalla sfera lavorativa, per dedicarsi alla cura dei propri figli e, più in generale, della propria famiglia (Naldini, Saraceno, 2007). Di conseguenza, sia l'entrata sia la permanenza delle donne nel mercato del lavoro si presentano come dimensioni ancora estremamente critiche: l'ingresso viene spesso osteggiato e la permanenza è frequentemente contrassegnata da demansionamenti o da altri tipi di penalizzazione (tra cui la stessa perdita del posto di lavoro), in quanto la popolazione femminile è perennemente reputata "in prestito" dalla sfera familiare e, per questo, ritenuta scarsamente affidabile. In terzo luogo, la segregazione verticale di cui è vittima la forza lavoro femminile appare legata anche ai meccanismi di progressione di carriera che caratterizzano le organizzazioni lavorative presenti sul territorio trentino e nazionale. Se i modi di reclutamento - per lo meno all'interno delle organizzazioni pubbliche - sono spesso formalizzati e sottratti alla discrezionalità del selezionatore, i meccanismi di progressione di carriera, persino nelle organizzazioni più burocratiche, dipendono in larga misura dalla cooptazione e dalle cerchie di relazioni sociali (Reyneri, 2008). Inoltre, come rilevato in letteratura (Sala, 2003; Murgia, Poggio, 2011), dal momento che le posizioni di potere frequentemente vengono occupate da uomini, essi tendono a favorire altri uomini, in cui più facilmente si riconoscono, mettendo in atto meccanismi di riproduzione omosociale. 14 2. Politiche organizzative e conciliazione tra lavoro e famiglia: una sfida aperta Una delle sfide più importanti che si trovano ad affrontare le organizzazioni contemporanee è quella di mettere i propri membri nelle condizioni di poter sviluppare una soddisfacente carriera lavorativa, pur non rinunciando alle proprie aspirazioni e ai propri impegni extra-lavorativi. Sul territorio trentino negli ultimi anni sono state formulate diverse proposte normative mirate a favorire una piena conciliazione tra tempi lavorativi e di vita, come la legge provinciale 2 marzo 2011, n. 1 (legge provinciale sul benessere familiare), e la legge provinciale 18 giugno 2012, n. 13 (legge provinciale sulle pari opportunità). Specifica attenzione, in particolare, è stata rivolta ai lavoratori e alle lavoratrici con figli: la nascita di un figlio è, infatti, un momento di transizione che, senza dubbio, porta ad un vasto insieme di cambiamenti nella gestione dei tempi di vita quotidiani (Binda, 1997). In un contesto storico-sociale dove i tempi di lavoro sono sempre più frenetici, destrutturati e caratterizzati da crescente precarietà e incertezza (Beck, 2000; Revelli, 2001), riuscire a svolgere una vita familiare e, allo stesso tempo, lavorativa soddisfacente rappresenta senz'altro una sfida che per essere affrontata necessita di un adeguato sostegno da parte dei datori di lavoro e delle istituzioni locali e nazionali. Come sono state accolte dalle organizzazioni lavorative trentine le disposizioni, le direttive generali e le misure di intervento suggerite dalle diverse norme presenti sul territorio locale? In questo paragrafo si cercherà di comprendere se e come a seguito dell'articolato panorama normativo presente nella provincia di Trento sono state attuate misure organizzative volte a facilitare la conciliazione tra vita familiare e lavorativa. Particolare attenzione sarà rivolta alle misure dirette ai/alle dipendenti con figli che, nelle organizzazioni coinvolte nell'indagine svolta, rappresentano una parte significativa, anche se minoritaria, della forza lavoro: il 45,4 % delle donne e il 42,7% degli uomini hanno figli minori a carico (allegato 17). Nel fare questo, prima di tutto si presterà attenzione a quelle misure organizzative volte ad assicurare ai lavoratori e alle lavoratrici una certa flessibilità di orari e di spazi lavorativi (a esempio: part-time, telelavoro, definizione di orari personalizzati e così via). Successivamente, ci si soffermerà sulle misure dirette esplicitamente a supportare l'impegno familiare dei dipendenti, come i congedi familiari o altre azioni organizzative specifiche, quali, ad esempio, servizi di cura e custodia per i figli dei dipendenti, accordi con esercizi presenti sul territorio che potrebbero alleviare il carico di lavoro domestico e altre tipologie di iniziative. 15 2.1. Il part-time: diffusione e criticità Tra le misure di conciliazione più popolari e diffuse sul territorio nazionale e trentino in particolare, vi è sicuramente il part-time. Sin dal vertice del Consiglio europeo sull'occupazione in Lussemburgo, risalente al lontano 1997, il part-time è stato riconosciuto come uno strumento strategico per accrescere la partecipazione di alcune fasce della popolazione (in particolare: donne, giovani e anziani) al mercato del lavoro e, più in generale, per facilitare la compatibilità tra il lavoro e altri ambiti di vita (Semenza, Samek, 2004). Al tempo stesso il part-time presenta notevoli ambivalenze e criticità, si pensi ad esempio alla forte correlazione con fenomeni di segregazione verticale, che lo rendono uno strumento controverso e non sempre davvero efficace nel contrastare le asimmetrie di genere nei contesti lavorativi. Dai dati forniti dal Servizio statistica della Provincia, relativi al periodo 2007-2011, si osserva che nel 2011 il 18,2% della forza lavoro lavorava con forme contrattuali part-time (nel 2007 il valore era del 17,2%), rispetto a una media più contenuta del Nord est italiano (dove nel 2011 il dato si attestava al 15,5%). Anche in Trentino, come nel resto d'Italia, il part-time rimane uno strumento utilizzato prevalentemente dalle donne: nel 2011 lo utilizzava il 35,6% della forza lavoro femminile, mentre se si considera la popolazione maschile la percentuale era solo del 5%. Se si vanno a considerare le organizzazioni coinvolte nella ricerca, si conferma l'utilizzo prevalentemente femminile dello strumento del part-time: tra le donne dipendenti degli enti considerati ben il 45,6% lavora part-time, mentre solo il 5,4% degli uomini utilizza questo strumento (allegato 17). Tabella 2.1. Presenza/non presenza negli enti di alcune forme di part-time. Ente di appartenenza Comuni Comunità Enti strumentali e Università Presenza 16 Part-time verticale fino a 18 ore Part-time verticale da 19 a 30 ore Part-time verticale oltre 30 ore Part-time misto Assente 33,5 79,7 70,7 93,4 91,0 Presente 66,5 29,3 29,3 6,6 9,0 Assente 0,0 40,0 60,0 86,7 73,3 Presente 100,0 60,0 40,0 13,3 26,7 Assente 26,9 69,2 69,2 69,2 84,6 Presente 73,1 30,8 30,8 30,8 15,4 Presente Assente Assente Provincia Totale Part-time orizzontale Presente Presente Assente 30,1 74,6 69,4 90,0 89,0 Presente 69,9 25,4 30,6 10,1 11,0 Tabella 2.2. Utilizzo da parte dei dipendenti delle diverse forme di part-time, all'interno degli enti in cui esiste la possibilità di richiederlo. Ente di appartenenza Part-time Part-time verticale fino a orizzontale 18 ore Part-time verticale da 19 a 30 ore Part-time verticale oltre 30 ore Part-time misto Totale Comuni 66,6 8,3 17,7 2,2 5,0 100,0 Comunità 82,0 3,5 4,5 0,5 9,5 100,0 Enti strumentali e Università 66,1 12,8 12,3 6,7 2,0 100,0 Provincia 81,6 3,0 15,4 - - Totali 68,0 8,4 15,9 2,6 4,9 100,0 Come noto, il lavoro part-time può essere presente principalmente in tre forme: il part-time orizzontale, in cui la riduzione di orario è riferita all'orario giornaliero; verticale, quando la prestazione è svolta a tempo pieno, ma per periodi predeterminati nella settimana, nel mese e nell'anno; misto, in cui il rapporto di lavoro a tempo parziale è articolato combinando le modalità orizzontale e verticale. Concentrandosi sulle diverse forme di part-time rilevate negli enti considerati si può vedere come il part-time orizzontale sia di gran lunga la tipologia più diffusa (presente nel 69,9% delle organizzazioni considerate e utilizzato dal 68,9% dei dipendenti che utilizzano una forma di part-time). Meno diffusa è la modalità del part-time verticale (presente nel 30,6% degli enti e utilizzato dal 26,9% dei dipendenti, soprattutto nella modalità da 19 a 30 ore). Più contenuta è la presenza del part-time misto (11% dei casi) (tabelle 2.1. e 2.2.). Relativamente alla diffusione e all'uso del part-time, occorre richiamare anche alcune criticità emerse dall'analisi e sollevate nel corso delle audizioni. In primo luogo si può osservare che il part-time ha un diverso grado di diffusione all'interno delle diverse tipologie di enti considerate. Se si osservano i dati della tabella 2.1., si può vedere che il part-time orizzontale è presente in più della metà delle organizzazioni considerate (69,9%), mentre le altre forme sono molto meno diffuse. A proposito della diffusione ancora limitata del part-time sul territorio trentino, nel corso delle audizioni sono emerse due diverse interpretazioni relativamente alla richiesta del part-time da parte di donne con figli: … sappiamo anche noi che in altri enti, a esempio i comuni, ottenere il part-time è molto più difficile e, scusatemi se devo dirlo, ma è anche in parte giustificato. Infatti, una grande organizzazione come la Provincia, riesce a rispondere al part-time diversamente da una piccola organizzazione. Per un'organizzazione che ha tre dipendenti, passare a sei con un part-time al 50% può sembrare equivalente, perché le ore che si danno sono le stesse, ma i problemi organizzativi che una situazione di questo tipo innesca, sono, in verità, davvero diversi e pesanti. [Silvio Fedrigotti, dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia] … le necessità di conciliazione ricadono prevalentemente sulla donna, insorgono nell'ambiente del lavoro dopo la 17 nascita, quindi al momento del rientro al lavoro. Il datore di lavoro, in qualche modo, cerca di eliminare il problema permettetemi di dirlo, è piuttosto crudo, ma reale - perché le donne diventano, dal suo punto di vista, meno affidabili, meno appetibili e, potenzialmente, meno produttive. Di conseguenza non c'è nemmeno una disponibilità a concedere il part-time laddove non sarebbe di ostacolo alle esigenze organizzative. Qui c'è da sottolineare come il datore di lavoro, il più delle volte, giustifica la mancata concessione del part-time attraverso le difficoltà organizzative ma, in realtà, non sempre è così: l’obiettivo è liberarsi della donna. [Eleonora Stenico, Consigliera di parità] Nel primo caso viene posto l'accento sulle problematiche organizzative alla base della mancata concessione del part-time, in particolare si tende a sottolineare come il part-time sia una concessione delle organizzazioni ai propri dipendenti, da fare solo quando non penalizzante per il raggiungimento degli obiettivi organizzativi. Secondo questa prospettiva le organizzazioni di piccole dimensioni (ad esempio: i piccoli comuni o le imprese con meno di 15 dipendenti) rifiuterebbero spesso il part-time ai propri dipendenti perché concederlo vorrebbe dire mettere a repentaglio l'efficacia e l'efficienza dell'azione organizzativa. Nel secondo caso, invece, si mettono in risalto le resistenze culturali che sottendono la scelta di non concedere il part-time: le donne con figli sarebbero vittime di stereotipi che le vedono come dei pesi per la produttività, in quanto orientate ad investire la maggior parte del proprio tempo nella sfera familiare. Se, quindi, nella prima testimonianza la non concessione del part-time è una scelta che va letta nell'ottica della razionalità organizzativa, nella seconda la si interpreta come frutto di stereotipi culturali. A prescindere dalle cause del rifiuto, come rilevato dai dati presentati nel corso delle audizioni dall'Agenzia del lavoro, la mancata concessione del part-time sembra rappresenti un problema rilevante nella prospettiva di lavoro delle donne occupate, presentandosi come la principale causa di dimissioni per le donne in maternità: il 50% delle donne dimissionarie nel triennio 2007-2011, aveva chiesto una riduzione dell'orario di lavoro senza ottenerlo e la metà delle donne dimissionarie che non hanno chiesto il part-time lo ha fatto nell'assoluta convinzione che l'azienda non l'avrebbe mai concesso. In secondo luogo risulta evidente che il part-time viene utilizzato in maniera nettamente prevalente dalle donne. Guardando ai dati raccolti in questa come in precedenti ricerche si vede come la conciliazione tra lavoro e vita privata sia di fatto ancora percepita prevalentemente come un problema esclusivamente femminile e questo vale anche per il part-time, che viene concesso e adoperato prevalentemente per permettere alle donne di prendersi carico degli impegni familiari e di cura (Poggio 2007; Poggio, Murgia, De Bon 2010). Se è ammesso e diffuso che una donna possa entrare nel mondo del lavoro con orari ridotti o riduca il proprio impegno lavorativo al subentrare di impegni extra-lavorativi, la situazione è invece molto diversa per la componente maschile, rispetto alla quale si rileva un utilizzo molto più contenuto di questo strumento. Il part-time, quindi, tende a 18 configurarsi come uno strumento sicuramente utile a facilitare l'ingresso delle donne nel mercato del lavoro, ma che tende a riprodurre la tradizionale divisione dei ruoli di genere all'interno della famiglia e della società. In terzo luogo è anche in questo caso evidente il legame tra l'utilizzo prevalentemente femminile del part-time e la segregazione verticale di genere che connota il mercato del lavoro. Si prenda, ad esempio, il caso delle comunità: sono in assoluto le tipologie di organizzazione con più donne presenti e hanno le percentuali più alte di dipendenti che utilizzano il part-time orizzontale e il part-time misto. Parallelamente, è necessario osservare che le percentuali di donne in posizioni apicali sia prossima allo zero in queste organizzazioni (si veda il paragrafo 1.3.). Questo dato è leggibile alla luce dell'interpretazione prevalente di questo strumento che sembra esserci sul territorio italiano: il part-time è percepito come uno strumento inadatto alle cariche dirigenziali e chi lo utilizza è spesso visto come "una risorsa sottratta all'organizzazione" su cui, conseguentemente, diventa inutile investire (Poggio, Murgia, De Bon, 2010). Per molte donne, quindi, il part-time, da un lato rappresenta una condizione per poter lavorare e, allo stesso tempo, essere presenti nella sfera familiare, dall'altro rischia di essere una opzione che riduce o elimina le possibilità di sviluppo professionale. 2.2. Altre forme di flessibilità: telelavoro, banca delle ore e orari su misura Dopo essersi soffermati sul part-time, strumento che meritava di essere trattato separatamente a causa della sua diffusione elevata e per la specifica attenzione che ha ottenuto anche all'interno delle audizioni, ci si soffermerà su altre misure attuabili al livello organizzativo, e focalizzate sui tempi e gli spazi di lavoro, che possono rappresentare anche delle interessanti alternative al part-time. Tra le misure di flessibilità considerate, la possibilità di avere discrezionalità nella scelta degli orari di entrata e di uscita è certamente quella più diffusa, essendo presente nel 66,4% dei casi (tabella 2.3.). A seguire, vi è la possibilità di negoziare con l'organizzazione di appartenenza degli orari personalizzati sulla base delle proprie esigenze individuali, presente nel 28,4% dei contesti. Più limitato è il numero di organizzazioni che ha istituito la banca delle ore (14,4%), istituto contrattuale che consiste nella possibilità per i dipendenti di accantonare, su di un conto individuale, un numero di ore prestate in più oltre l'orario normale, in modo da poter guadagnare del tempo libero da poter investire al di fuori del luogo di lavoro. Significativamente più elevata appare la presenza di questo istituto tra gli enti strumentali (42,3%). 19 Tabella 2.3. Presenza/non presenza negli enti di alcuni dispositivi di flessibilità oraria e spaziale. Ente di appartenenza Comuni Comunità Enti strumentali e Università Presenza Telelavoro domiciliare (da casa) Flessibilità in entrata e in uscita Banca delle ore Orari personalizzati sulla base di esigenze individuali Assente 97,6 100,0 36,1 91,0 73,5 Presente 2,4 0,0 63,9 9,0 26,5 Assente 100,0 100,0 20,0 73,3 66,7 Presente 0,0 0,0 80,0 26,7 33,3 Assente 80,8 96,2 26,9 57,7 61,5 Presente 19,2 3,9 73,1 42,3 38,5 Provincia Presente Totale Altre forme di telelavoro (es. telecentro) Presente Presente Assente Assente Assente 95,2 99,0 33,7 85,6 71,6 Presente 4,8 1,0 66,4 14,4 28,4 Il telelavoro, con cui intendiamo un lavoro esercitato a distanza, sia nella propria abitazione sia in apposite sedi decentrate sul territorio, non appare ancora molto diffuso nelle organizzazioni considerate: il telelavoro domiciliare è presente nel 4,8% dei casi, mentre altre forme di telelavoro svolte in appositi centri, diversi sia dal domicilio sia dalla sede centrale dell'organizzazione, sono ancora estremamente marginali (1% delle organizzazioni). Se si guarda alla diffusione tra i dipendenti degli enti considerati, il telelavoro è utilizzato dal 7,6% della forza lavoro femminile e solo dal 2,2% di quella maschile, confermando - come già si era rilevato nel caso del part-time - che le misure di conciliazione pur essendo pensate per essere universali, vengono utilizzate prevalentemente dalle donne. Si osserva inoltre una diffusione disomogenea tra gli enti considerati dello strumento del telelavoro, che appare residuale negli enti strumentali e nell'Università (6,2% delle donne) e nella Provincia (4,1% delle donne) e totalmente assente nelle comunità ma presente in misura un po' più significativa all'interno dei comuni (11,3% delle donne) (allegato 17). Dalle audizioni sono emersi alcuni dei possibili ostacoli all'introduzione e alla diffusione del telelavoro nelle organizzazioni presenti sul territorio. Questa è un'attività che si basa molto sul rapporto fiduciario, alcuni dirigenti hanno faticato ad adattarsi all'idea di non avere il dipendente davanti a sé o davanti al computer. Quelli che ho sentito personalmente li ho un po' sfidati, dicendo: perché, quando sono in ufficio, vedete sempre quello che fanno? In realtà non tutti i dirigenti vedono tutti i loro collaboratori ogni minuto della giornata e questa provocazione ha fatto riflettere qualcuno. [Paola Borz, dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia] L'episodio raccontato in questo stralcio si riferisce all'introduzione del telelavoro per i dipendenti della Provincia, ma appare indicativo di una cultura ampiamente diffusa sul territorio 20 locale e nazionale. La produttività individuale, infatti, è ancora percepita come fortemente legata alla presenza fisica nella sede di lavoro, nonostante l'ampia diffusione di tecnologie comunicative che permetterebbero a manager e dirigenti di mettersi in contatto durante tutto il corso della giornata con i dipendenti. La credenza per cui il dipendente che lavora è colui o colei che è presente fisicamente nella sede dell'organizzazione e che è "sotto gli occhi" dei superiori, rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla diffusione di forme di lavoro a distanza (Gherardi, Poggio, 2003, Bombelli 2000). A tale ostacolo se ne possono aggiungere altri citati in letteratura (Di Nicola, 2002; Poggio, Murgia, De Bon, 2010), come la tendenza dei dirigenti a concentrarsi sul costo iniziale delle attrezzature (nonostante poi questo, nel caso del telelavoro domiciliare, venga ammortizzato da un risparmio sui costi fissi dell'organizzazione), o il timore, da parte dei dipendenti, del possibile isolamento professionale o di un'eccessiva compenetrazione tra sfera privata e lavorativa. 2.3. Le azioni di sostegno all'impegno familiare: congedi, servizi all'infanzia e servizi familiari In questo paragrafo prenderemo in considerazione la diffusione di misure esplicitamente indirizzate a permettere ai dipendenti di adempiere ai propri ruoli familiari, senza dover rinunciare alla propria vita lavorativa. Un primo insieme di misure da considerare sono i congedi per motivi familiari. Il congedo di maternità si presenta come l'unico congedo obbligatorio (con l'eccezione del giorno di congedo di paternità recentemente introdotto nell'ambito della riforma Fornero); esso prevede cinque mesi di astensione obbligatoria che possono essere distribuiti prima o dopo il parto, in base alle condizioni di salute della madre. Tabella 2.4. Percentuale di enti in cui nel 2012 sono state utilizzate le diverse forme di congedo. Ente di appartenenza Comuni Comunità Enti strumentali e Università Utilizzo Non utilizzato 59,2 53,1 69,5 47,0 30,5 Utilizzato 40,9 Non utilizzato 20,0 6,7 20,0 Utilizzato 80,0 93,3 80,0 Non utilizzato 38,5 30,8 46,2 Utilizzato 61,5 69,2 53,9 Provincia Totale Congedo di maternità Congedo straordinario Congedo parentale (astensione obbligatoria) (legge 104) Utilizzato nel 2012 Utilizzato nel 2012 Utilizzato nel 2012 Non utilizzato 53,4 46,6 62,6 Utilizzato 46,6 53,4 37,4 21 Tabella 2.5. Percentuale di dipendenti che utilizza alcune forme di congedo all'interno degli enti in cui sono state utilizzate nel 2012. Ente di appartenenza Congedo di maternità (astensione obbligatoria)* Congedo straordinario (legge 104) Congedo parentale Comune 18,7 11,6 10,2 Comunità 5,1 7,1 8,1 Enti strumentali e Università 12,5 6,6 3,2 Provincia 3,3 7,1 0,9 Totali 15,8 10,1 8,4 * Il congedo di maternità è calcolato sulle donne dipendenti, il congedo parentale e straordinario sulla totalità dei dipendenti. Come si può vedere dalle tabelle 2.4. e 2.5. il congedo di maternità nel 2012 è stato utilizzato nel 46,6% degli enti considerati e dal 15,8% delle loro dipendenti. Il congedo parentale (articolo 3, comma 2, della legge 8 marzo 2000, n. 53, concernente "Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città") prevede invece l'astensione facoltativa dal lavoro della madre o del padre fino agli otto anni del figlio ed è stato utilizzato in più della metà degli enti considerati (53,4%), da una percentuale di piuttosto limitata (il 10,1%). Il congedo straordinario, infine, istituito dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), e destinato ai/alle dipendenti con familiari con handicap gravi che vogliano assentarsi dal lavoro per tre giorni mensili con fini assistenziali, è utilizzato nel 37,4% delle organizzazioni considerate e dall'8,4% dei loro dipendenti. Tabella 2.6. Presenza/non presenza negli enti dei seguenti servizi a sostegno della genitorialità. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Presenza 22 Convenzioni per asili nido e/o tagesmutter 89,2 Baby parking/punto gioco per i figli dei dipendenti 100,0 Campi/attività estive per i figli dei dipendenti 98,2 Assente 99,4 Presente 0,6 10,8 0,0 1,8 Assente 100,0 100,0 100,0 100,0 Presente 0,0 0,0 0,0 0,0 Assente 88,5 96,2 100,0 96,2 Presente 11,5 3,9 0,0 3,9 Assente Assente Assente 98,1 90,9 100,0 98,1 Presente 1,9 9,1 0,0 1,9 Provincia Totale Nido aziendale Assente Assente Tabella 2.7. Utilizzo negli enti dei seguenti servizi a sostegno della genitorialità (solo negli enti in cui i servizi sono stati attivati). Ente di appartenenza Comune Nido aziendale Convenzioni per asili nido e/o tagesmutter Baby parking/punto gioco per i figli dei dipendenti Campi/attività estive per i figli dei dipendenti 1,9 6,6 - 15,6 Comunità Enti strumentali e Università Provincia - - - - 0,7 - - 11,6 - - - - Totali 1,0 6,3 - 14,6 Un secondo insieme di misure riguarda i servizi di cura e assistenza messi a disposizione dagli enti per i propri dipendenti. Nella tabella 2.6. si può vedere come le convenzioni con servizi di custodia come gli asili nido e le tagesmutter, aperti nel corso di tutto l'anno e indirizzati ai bambini da 0 a 3 anni, siano di gran lunga le più diffuse (presenti nel 9,1% degli enti considerati), seguite a distanza dai campi e dalle attività estive per i figli dei dipendenti e dai nidi aziendali (1,9%). Se si guarda al numero di dipendenti che utilizzano tali servizi (tabella 2.7.) si può osservare come le attività estive, nonostante la loro bassa diffusione tra le organizzazioni prese in considerazione, siano le iniziative che raccolgono la maggiore adesione da parte dei dipendenti (14,6%). Questo dato indica che, laddove questi servizi sono messi a disposizione, essi presentano un elevato utilizzo. Percentuali più modeste si trovano per le convenzioni per asili nido e tagesmutter (utilizzate dal 6,3% dei dipendenti) e per i nidi aziendali (utilizzati dall'1%), spesso presenti con numeri esigui di posti disponibili, non sufficienti a esaudire le richieste di tutti i dipendenti (ad esempio: nel caso del nido aziendale dell'Università sono messi a disposizione 20 posti su un totale di 8.173 dipendenti). Inoltre va osservato come le comunità, nonostante l'alto numero di donne dipendenti, si contraddistinguano per non possedere nessuno dei servizi considerati, dato spiegabile solo in parte dalla recente fondazione di questi enti, risalente alla legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3 (Norme in materia di governo dell'autonomia del Trentino). Si rileva che anche la Provincia non ha attivato nessuno di questi servizi. Un terzo insieme di servizi è rappresentato dalle iniziative family friendly, tra cui i cosiddetti servizi time-saving (dal maggiordomo aziendale, ai servizi di lavanderia e di preparazione pasti) o gli sportelli informativi relativi ai servizi e alle opportunità di conciliazione presenti sul territorio (Poggio, Murgia, De Bon, 2010). Nonostante si tratti di soluzioni suggerite anche all'interno del processo di Family Audit promosso dalla Provincia (Malfer 2012), la loro diffusione all'interno dei contesti considerati dall'indagine appare molto limitata, se non inesistente (come nel caso dei servizi time-saving). Va notato che i servizi di preparazione pasti, se confrontati con gli altri tipi di servizio, presentano percentuali più significative (pari al 13,9% degli enti considerati), ma a una verifica successiva si è osservato che questo è dovuto al fatto che in alcuni 23 casi è stato considerato come servizio di preparazione pasti l'esistenza di una mensa aziendale. Tabella 2.8. Utilizzo, durante il 2012, di servizi attivati direttamente dall'ente o in convenzione con altre strutture. Ente di appartenenza Servizi di Servizi di Servizi di assistenza a Utilizzo durante il Maggiordomo Servizi di riparazione e preparazio familiari 2012 aziendale lavanderia manutenzione ne pasti anziani e/o non domestica autosufficienti No, il servizio non è presente No, ma il servizio è Comune presente Si No, il servizio non è presente No, ma il sevizio è Comunità presente Si No, il servizio non è presente Enti strumentali e No, ma il servizio è presente Università Si Provincia Totale 2.4. No, il servizio non è presente No, ma il servizio è presente Si Sportello informativo sulla conciliazione 100,0 98,8 85,5 99,4 96,4 98,8 0,0 0,6 0,6 0,6 1,2 0,6 0,0 0,6 13,9 0,0 2,4 0,6 100,0 93,3 66,7 100,0 86,7 86,7 0,0 6,7 13,3 0,0 13,3 6,7 0,0 0,0 20,0 0,0 0,0 6,7 100,0 100,0 96,0 100,0 100,0 96,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Servizio assente 0,0 Servizio assente 4,0 Servizio assente 0,0 Servizio assente 0,0 Servizio assente 4,0 Servizio assente 100,0 98,6 85,5 99,5 96,1 97,1 0,0 1,0 1,5 0,5 1,9 1,0 0,0 0,5 13,0 0,0 1,9 1,9 Organi e azioni organizzative per le pari opportunità Nelle pagine precedenti sono state prese in considerazione le misure finalizzate a dare ai/alle dipendenti la possibilità di conciliare la vita lavorativa con quella familiare. È noto tuttavia che all'interno dei luoghi di lavoro possono essere presenti modelli culturali che tendono ad ostacolare la diffusione di questi strumenti (come ad esempio nel caso del telelavoro) o a gestirli in modo da generare ulteriori asimmetrie (come spesso succede per il part-time). E' dunque importante che nelle organizzazioni siano presenti figure e organismi chiamati a vigilare sul rispetto degli equilibri di genere e a promuovere iniziative e politiche di pari opportunità e in ottica di genere, finalizzate a contrastare le eventuali asimmetrie esistenti. Tra questi organismi vanno citati in particolare il Comitato unico di garanzia (CUG) e il Comitato pari opportunità (CPO). Il Comitato unico di garanzia è un organismo reso obbligatorio per le pubbliche amministrazioni dalla legge 4 novembre 2010, n. 183, che subentra al precedente 24 Comitato pari opportunità (Freschi, Piazza, 2007). Entrambi gli organismi sono finalizzati a promuovere concretamente l'attuazione dei principi di uguaglianza e pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori e contrastare i fenomeni di discriminazione. Tra i loro compiti vi è l'analisi dei fattori critici presenti nelle organizzazioni rispetto alla realizzazione delle pari opportunità, la formazione dei quadri e dei dipendenti riguardo alla normativa vigente in materia di pari opportunità e l'individuazione e realizzazione d'iniziative mirate a promuovere l'equità di genere. Come si può vedere dalla tabella 2.9. i comitati di questo tipo sono assai rari tra le organizzazioni considerate, e quasi esclusivamente all'interno di alcuni degli "altri enti", quelli di maggiori dimensioni. Più diffusa è invece la presenza di "referenti per le pari opportunità" pari al 13,2% nei comuni, al 20% della comunità e al 7,4% all'interno degli enti strumentali e dell'Università. Tabella 2.9. Presenza/assenza negli enti di un comitato unico di garanzia o di un comitato per le pari opportunità o di una persona referente per le pari opportunità. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Presenza Assente Presente Assente Presente Assente Presente Provincia Totale Assente Presente Comitato unico di garanzia 99,4 0,6 100,0 0,0 100,0 0,0 Presente 99,5 0,5 Comitato pari opportunità 98,8 1,2 100,0 0,0 92,6 7,4 Presente 97,6 2,4 Persona referente per le pari opportunità 86,8 13,2 80,0 20,0 92,6 7,4 Assente 86,7 13,3 Se si considerano le attività svolte da questi soggetti, le più diffuse sono in assoluto le iniziative organizzative in ottica di genere (indicate nel 71% dei casi) e le azioni mirate alla promozione di iniziative di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa (51,6%), cui seguono il monitoraggio dei dati in ottica di genere (32,3%), mentre più circoscritte sono le attività di consulenza in caso di fenomeni di mobbing o molestie (9,7%). I piani di azioni positive sono predisposti solo nel 25,6% dei casi. Tabella 2.10. Attività svolte dal comitato unico di garanzia o dal comitato per le pari opportunità o dal referente per le pari opportunità. Attività Predisposizione piano di azioni positive Monitoraggio dei dati in ottica di genere Promozione di iniziative organizzative in ottica di genere Promozione di iniziative di conciliazione vita privata/vita lavorativa Counselling o sostegno in caso di fenomeni di mobbing e molestie Attività svolta Attività non svolta 25,8 32,3 71,0 51,6 9,7 74,2 67,7 29,0 48,4 90,3 25 Considerando più in generale le azioni a sostegno delle pari opportunità attivate a livello organizzativo, senza soffermarsi quindi esclusivamente sull'operato di organi o referenti esplicitamente adibiti alle pari opportunità, si può vedere come le percentuali totali più alte riguardino le iniziative informative (con il 10,1% dei casi, la carta dei servizi è lo strumento in assoluto più diffuso tra gli enti considerati, seguito dalla diffusione di dati e informazioni in ottica di genere, presente nel 7,7% dei casi). Se si considerano, però, gli altri enti, le percentuali complessive sono più incoraggianti per quanto riguarda gli interventi non solamente informativi: tra gli strumenti più diffusi vi sono i percorsi formativi per i dirigenti e i responsabili delle risorse umane (presenti nel 18,5% degli enti strumentali e Università), gli sportelli o i punti informativi (11,1%) e, con percentuali poco rilevanti, i programmi di buon rientro (3,7%), destinati a facilitare il reinserimento dei dipendenti che rientrano da congedi di maternità e/o parentali. Tabella 2.11. Percentuale enti che, durante l'anno 2012, hanno attivato alcune azioni a sostegno delle pari opportunità tra uomini e donne. Ente di appartenenza Attività informativa Attività non svolta Comune Attività svolta Comunità Attività non svolta Attività svolta Enti Attività non svolta strumentali e Attività svolta Università Provincia Totale 2.5. Attività svolta Carta dei servizi e materiale informativo Sportelli informativi sulla conciliazione Percorsi formativi per dirigenti e responsabili su tematiche di genere 95,8 98,8 91,6 98,8 98,8 4,2 1,2 8,4 1,2 1,2 92,9 92,9 85,7 85,7 85,7 7,1 7,1 14,3 14,3 14,3 74,1 96,3 85,2 88,9 81,5 25,9 3,7 14,8 11,1 18,5 Attivata Attività non svolta Programmi di buon rientro Attivata Attivata Attivata Attivata 92,3 97,6 89,9 96,1 95,2 7,7 2,4 10,1 3,9 4,8 Una finestra sul mondo dell'impresa, conciliazione e pari opportunità: solo un problema di costi? Nonostante l'indagine svolta sia stata rivolta principalmente alle realtà pubbliche e agli enti strumentali della Provincia, data la ricchezza degli stimoli emersi nel corso delle audizioni svolte è possibile compiere alcune riflessioni sull'occupazione femminile nelle aziende private trentine e, in particolare, sulla diffusione di strumenti di conciliazione e di promozione delle pari opportunità in queste realtà. Nel mondo dell'impresa si ha sicuramente una maggiore difficoltà da parte delle donne ad 26 accedere a strumenti di conciliazione. A questo proposito sono emblematici i dati e la testimonianza portati nel corso delle audizioni dall'avv. Eleonora Stenico, Consigliera di parità: su 113 casi di discriminazione arrivati nel 2012 allo sportello della Consigliera, 63 sono stati denunciati da dipendenti di aziende private e 34 da lavoratori e da lavoratrici del settore pubblico. Le denunce arrivate allo sportello provengono nella grande maggioranza dei casi da donne (82%) e riguardano prevalentemente la mancata concessione del passaggio da full-time al part-time, dell'aspettativa di maternità, di una maggiore flessibilità di orari e della sospensione dal lavoro nel corso della gravidanza. Al mancato accesso a questi strumenti si sommano casi di trasferimenti ingiustificati e mobbing, stalking, molestie da parte di colleghi e superiori, azioni frequentemente finalizzate a fare abbandonare il posto di lavoro al lavoratore e alla lavoratrice. L'esistenza di tali problematiche non è certamente una prerogativa esclusiva delle realtà private, tuttavia le aziende appaiono come contesti dove è più difficile conciliare l'attività lavorativa con gli impegni familiari. I dati presentati dalla Consigliera di parità sono solamente una spia di emergenza di una difficoltà più generale riscontrata nel raggiungimento delle piene pari opportunità tra uomini e donne nel mondo dell'impresa, che non necessariamente prende la forma di discriminazioni esplicite. Nel corso delle audizioni le differenze tra pubblico e privato nel campo delle pari opportunità sono state rilevate a più riprese, venendo ricondotte a ragioni di diverso tipo. Una delle ragioni più richiamate riguarda i costi degli strumenti di conciliazione. In particolare, i rappresentanti della Confcommercio del Trentino hanno sottolineato le difficoltà strutturali delle imprese trentine, spesso di piccole e piccolissime dimensioni, a progettare e attuare programmi articolati in materia di conciliazione. I consiglieri di minoranza presenti nel corso delle audizioni, in aggiunta, hanno denunciato a più riprese l'impossibilità delle aziende trentine, soprattutto in tempi di crisi, di sostenere i costi derivanti da una maggiore flessibilità organizzativa. In quest'ottica, come proposto dalla Confcommercio, la problematica dell'accesso difficile a strumenti di conciliazione da parte dei dipendenti d'impresa è risolvibile attraverso maggiori incentivi (economici, fiscali, in termini di accesso ad appalti e incarichi pubblici e così via) verso le imprese particolarmente sensibili a tale tematica. Diversamente, i rappresentanti del dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia hanno sottolineato come in realtà le misure di conciliazione attuate dalla Provincia sono nella maggior parte dei casi a costi zero o comunque molto contenuti: Per quanto riguarda i costi, in genere gli istituti che differenziano la nostra amministrazione rispetto al privato, o ad altri enti, sono a costo zero, nel senso che sono a carico del lavoratore e della lavoratrice. Per quanto riguarda il telelavoro, stiamo facendo un'attività di risparmio, in quanto è vero che ci sono dei costi informatici in una prima fase maggiori sicuramente rispetto all'ordinario, ma neanche così eccessivi [...]. Stiamo puntando anche a una razionalizzazione degli spazi, nel senso che più dipendenti possono utilizzare la stessa postazione nelle giornate di rientro e tutti i telecentri 27 sono dati a titolo gratuito. Inoltre, l'ADSL per i domiciliari è a carico del lavoratore. I costi iniziali stanno già per essere ammortizzati. [Paola Borz, dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia] In pratica, la maggior parte dei diritti aggiuntivi del pubblico rispetto al privato sono cosiddetti a costo zero, nel senso che a "rimetterci" è quasi esclusivamente la persona interessata. Infatti [riferendosi alla concessione di periodi di aspettativa] l'organizzazione si priva di una collaboratrice o di un collaboratore prezioso e non ha la prestazione, ma non ha nemmeno i costi, non ha la retribuzione e la contribuzione, mentre il lavoratore ci rimette la retribuzione e la contribuzione. [Silvio Fedrigotti, dipartimento organizzazione, personale e affari generali della Provincia] La concessione di periodi di aspettativa per maternità o paternità e la creazione di postazioni di telelavoro, quindi, non sembrerebbero azioni particolarmente costose per le organizzazioni, anche nel caso di piccole aziende private. Il fatto che da parte del privato si insista invece molto sulla questione dei corsi, porta a ipotizzare che ci siano anche delle resistenze culturali. Se nel settore pubblico si registra dunque una maggiore attenzione nei confronti di queste tematiche, sostenuta probabilmente anche da specifiche azioni legislative pensate appositamente per gli enti pubblici - si vedano la legge provinciale 3 aprile 1997, n. 7 (legge sul personale della Provincia), e la legge regionale 25 maggio 2012, n. 2 (Modifiche all'ordinamento del personale delle amministrazioni comunali) - nel mondo del privato il cammino da compiere appare più lungo. A conferma di questo, vi è anche la segnalazione fatta da alcuni dei testimoni ascoltati rispetto al limitato utilizzo di forme contrattuali e di incentivi pubblici finalizzati alla riorganizzazione aziendale in termini di conciliazione. Come spiega efficacemente la rappresentante della CGIL del Trentino: È una mentalità, una cultura che si deve ancora formare, però hanno davvero un coinvolgimento residuale, di poche persone. Un po' per ritardi delle organizzazioni sindacali, un po' per la cultura imprenditoriale e datoriale esistente, i contratti aziendali che possono rispondere alla riorganizzazione del lavoro, alle politiche degli orari, alle misure conciliative, a tutta quella serie di strumenti che si potrebbero inserire nella contrattazione, in realtà non decollano. [Claudia Loro, CGIL del Trentino] L'affermazione più modesta nel mondo delle imprese di misure di conciliazione e, più in generale, di azioni finalizzate a stabilire pari opportunità tra uomini e donne, in alcuni casi è interpretata come una mera conseguenza delle minori risorse a disposizione dei privati, in altri casi viene ricondotta a una cultura discriminatoria presente nelle aziende private. Queste differenti interpretazioni sembrano indicare strade diverse per le politiche sociali e del lavoro finalizzate a incentivare la diffusione di politiche organizzative "concilianti" nelle aziende trentine. Da una parte, 28 infatti, porre l'accento principalmente sulle difficoltà economiche delle imprese porta all'esigenza di sviluppare incentivi di tipo economico per le organizzazioni che si mostrano attive nel campo della conciliazione tra famiglia e lavoro. Dall'altra, evidenziare gli ostacoli culturali alla diffusione di un'organizzazione del lavoro più attenta all'equità di genere, comporta la progettazione e il potenziamento di azioni dirette alle imprese riconducibili alla sfera formativa e di sensibilizzazione (corsi di formazione per il management e per il personale, incontri con dirigenti di aziende particolarmente attive nel campo delle pari opportunità, ecc..). 29 3. I servizi 3.1. Servizi per la prima infanzia (0 - 3 anni) La disponibilità di servizi per la prima infanzia rappresenta un elemento decisivo per favorire l'occupazione femminile. Il forte legame tra l'offerta di servizi per l'infanzia e l'occupazione femminile è stato riconosciuto dal Consiglio europeo di Lisbona del 2000 che indicava per i paesi membri l'obiettivo di raggiungere entro il 2010 un tasso di copertura di servizi per la prima infanzia del 33%. L'obiettivo è stato ora portato al 35% da raggiungere entro il 2020. L'Italia nell'anno scolastico 2010/2011 rilevava una percentuale di presa in carico degli utenti complessivamente pari al 14% con grandi differenze territoriali: dal 20,4% dell'Emilia - Romagna fino al 2,4% della Calabria. Il Trentino si collocava al quarto posto con il 21,9% (dati ISTAT). Questi dati si riferiscono solamente agli utenti di strutture comunali o di strutture private convenzionate o sovvenzionate dal settore pubblico. Se si considera, invece, la percentuale di bambini tra zero e due anni che frequentava un servizio pubblico o privato nel 2011 la percentuale sale al 18,7% (dati ISTAT indagine "Aspetti della vita quotidiana"). La Provincia considera fondamentale il raggiungimento degli obiettivi europei per i servizi per la prima infanzia. Ciò si rende evidente nella legge provinciale 12 marzo 2002, n. 4 (legge provinciale sugli asili nido), nella quale si sostiene che "la Provincia garantisce a tutte le bambine e a tutti i bambini il diritto a frequentare il nido d'infanzia, prioritariamente, o altro servizio del sistema dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, da attivare secondo criteri di efficacia, efficienza e sostenibilità economica, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali." Nonostante ciò si è ben lontani dal raggiungere l'obiettivo del "nido come diritto di tutti". Gli enti a titolarità pubblica nel 2013 hanno coperto 3.255 posti a cui si sommano 550 posti dei nidi famigliari (tagesmutter) e dei nidi aziendali. La copertura nel 2013 raggiunge quindi circa il 23,9% (fonte Servizio statistica della Provincia). Vanno poi sommati, a questo dato, i posti disponibili nei servizi privati. Come si osserva dalla tabella 3.1. e dalla figura 3.1. la distribuzione dei servizi è piuttosto disomogenea sul territorio provinciale, la zona maggiormente coperta è quella di Trento e dintorni, con una copertura del 31%, seguita dalla Vallagarina con il 28% e dalla Magnifica comunità degli altipiani Cimbri con un 24%. Tutte le altre comunità si trovano con un grado di copertura inferiore al 20% e in taluni casi inferiore al 10%, come nella Valle di Fiemme, nella Val di Cembra e nella piana Rotaliana. 31 Tabella 3.1. Valutazione dell'offerta quantitativa del servizio nido d'infanzia per comunità (anno educativo 2010/2011). Comunità Alta Valsugana e Bersntol Alto Garda e Ledro Comun general de Fascia Giudicarie Magnifica comunità deglialtipiani Cimbri Paganella Primiero Rotaliana-Königsberg Territorio Val d'Adige Valle di Fiemme Val di Non Vallagarina Valle dei Laghi Valle di Cembra Val di Sole Valsugana e Tesino Provincia Bambini < 3 anni 1.800 1.540 330 1.102 104 133 261 945 3.547 563 1.134 2.866 322 340 436 749 16.177 Offerta posti al 31/08/2010 262 223 129 25 30 52 1.089 50 224 793 24 45 77 3.023 Richiesta reale 423 263 141 25 30 82 1.220 58 232 931 44 45 135 3.629 Grado di copertura 14,6 14,5 11,7 24,0 11,5 5,5 30,7 8,9 19,7 27,7 7,1 10,3 10,3 18,7 Rapporto tra offerta reale e richiesta reale 61,9 84,8 91,5 100 100 63,4 89,3 86,2 96,6 85,2 54,5 100 57 83,3 Fonte: Servizio statistica della Provincia. Tabella 3.2. Numero posti disponibili, occupati e liberi nel servizio tagesmutter e nei nidi/micronidi privati per comunità. Tagesmutter e nidi/micronidi privati2 Posti occupati Posti liberi* Posti disponibili Alta Valsugana e Bersntol 47 23 24 Alto Garda e Ledro 67 47 20 Comun general de Fascia 43 43 0 Giudicarie 10 3 7 Magnifica comunità degli altipiani Cimbri 0 Paganella 10 10 0 Primiero 13 15 7 Rotaliana-Königsberg 174 161 13 Territorio Val d'Adige Valle di Fiemme 30 Val di Non 73 56 17 Vallagarina 130 95 35 Valle dei Laghi 39 33 6 Valle di Cembra 0 0 0 Val di Sole 14 8 6 Valsugana e Tesino 51 35 18 Provincia 671 559 153 * Alcuni comuni hanno fornito solo il dato dei posti occupati e non di quelli disponibili, è per questo che i posti liberi possono non corrispondere alla differenza tra la colonna 1 e la colonna 2. Comunità 2 32 Si segnala che i servizi per la prima infanzia sono materia trasferita dai comuni alle comunità, per questo motivo sono presenti servizi per la prima infanzia "intercomunali", cioè accessibili a tutti i residenti nella comunità. È stato segnalato dai comuni delle comunità delle Giudicarie, della Valle dei Laghi e della Valle di Fiemme. Per questo motivo vanno analizzati con attenzione i dati riguardanti i posti disponibili, occupati e posti liberi. Figura 3.1. Cartografia territoriale dei servizi per comunità, tipologia e ricettività. Fonte: Pace, P. (2013), "Analisi della filiera dei servizi prima infanzia in un’ottica di qualità", Project work master in gestione delle politiche familiari, Università di Trento. Un dato interessante è quello del grado di copertura dei servizi pubblici rispetto alla domanda reale e non a quella potenziale, esiste infatti una percentuale di famiglie, stimabile per il Comune di Trento nel 33%3, che non è interessata ai servizi per la prima infanzia e preferisce occuparsi personalmente o tramite un familiare alla cura del bambino. Dalla tabella 3.1. si nota però come nel 2010/2011 in quasi tutte le comunità molti bambini che hanno fatto richiesta non siano stati accolti in servizi per la prima infanzia. Al contrario, la situazione 2013 per le tagesmutter e per i nidi privati indica come in molte comunità ci siano servizi con ancora posti liberi. La situazione è chiaramente molto differente per i servizi pubblici e quelli privati, in particolare in termini di costi. Nelle audizioni diversi testimoni hanno concordato nell'affermare che la crisi (e la conseguente perdita di reddito/lavoro per le famiglie) ha portato ad una riduzione delle liste d'attesa. Parallelamente vi è un aumento dei ritiri dei bambini nel corso dell'anno, tanto che per alcuni vi è il pericolo che il nido divenga sempre di più un servizio per classi agiate, compromettendone così lo status di "scelta educativa diffusa" (Ginevra Rella, Pro.ges.). In diversi casi si fa notare come in alcuni territori ci siano nidi semi-vuoti, mentre in altri vi siano lunghe liste d'attese, dando così una 3 Bazzoli M., Buzzi C. and Poggio T., Crescere a Trento: Indagine sui servizi socio-educativi per la prima infanzia. Quaderni del Dipartimento n. 61. Trento, Università di Trento - Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale. 33 copertura "a macchia di leopardo" (Daria Santoni, Federazione provinciale delle scuole materne). Anche nel caso delle tagesmutter ci sono dei casi di liste d'attesa molto lunghe e di servizi semivuoti (Maria Grazia Gasperoni, cooperativa sociale "Il Sorriso"). Tabella 3.3. Costo massimo per le famiglie per un full-time in un nido comunale e costo orario medio per il servizio tagesmutter. Media per comunità di valle. Costo nidi comunali (full-time) 450 Costo tagesmutter (orario) 7,9 500 5,1 - 7,6 Giudicarie 296 5,4 Magnifica comunità degli altipiani Cimbri 325 - Comunità Alta Valsugana e Bersntol Alto Garda e Ledro Comun general de Fascia Paganella - 7,0 Primiero 380 7,8 Rotaliana-Königsberg 355 7,5 Territorio Val d'Adige 326 - Valle di Fiemme 360 - Val di Non 426 4,5 Vallagarina 300 5,8 Valle dei Laghi - 8,0 Valle di Cembra 390 - Val di Sole 350 6,4 Valsugana e Tesino 391 3,4 Come già accennato, un altro elemento molto importante, soprattutto in questa fase economica, è quello dei costi dei servizi. … i servizi sono presenti a macchia di leopardo e con tariffe diverse. Chi è residente in un comune si trova una serie di servizi che il proprio comune ha attivato, rispetto a famiglie che vivono in un altro comune. Si tratta di tariffe che a volte sono consistentemente diverse, mentre, a parità di condizioni di reddito, noi riteniamo che la tariffa che le famiglie devono sostenere per ottenere lo stesso servizio, dovrebbe essere uguale. Il problema delle tariffe è stato più volte sottolineato, chiaramente si parla di tariffe che molte famiglie hanno difficoltà a sostenere. [Simonetta Fedrizzi, Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna] La situazione sembra essere effettivamente abbastanza differenziata per comunità anche se, non avendo risposto al questionario tutti i comuni del Trentino, non si ha una fotografia completa di tutti i servizi. Il costo massimo per le famiglie per un servizio full-time in un nido comunale varia da 296 euro nelle Giudicarie a 300 euro in Vallagarina fino a più di 400 euro in Val di Non (426 euro) e in Alta Valsugana (450 euro) a ben 500 euro in Alto Garda e Ledro. 34 Il servizio tagesmutter ha, invece, un costo orario standard. Alcuni comuni trentini però sostengono questo servizio dando dei contributi alle famiglie che utilizzano il servizio, per questo motivo i costi orari per comunità sono molto differenti e variano da 3,4 euro all'ora in Valsugana e Tesino a 8 euro in Valle dei Laghi. Le relatrici della Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna constatano, inoltre, come i tempi di lavoro delle madri siano ormai cambiati e, invece, gli orari dei nidi siano tarati su vecchi modelli e tempi di lavoro. Il problema non è detto sia la durata di apertura di un servizio, che vediamo (tabella 3.4.) non essere poi così differente al cambiare del servizio, ma proprio la flessibilità di orario e di giorni, che spesso rappresenta un valore aggiunto dei servizi privati, che sono però quelli più costosi. Il tema della flessibilità si declina in più ambiti, in primis in termini di orari e giorni di apertura. Un esempio di servizio pubblico, ma flessibile è quello del Giocastello, un servizio integrativo a fasce orarie, attivato dal Comune di Trento per i bambini tra i 18 e i 36 mesi. I genitori arrivano anche a richiedere un servizio a ore e occasionale con una garanzia di qualità data dall'ente pubblico (Bazzoli et al. 2012). In altre realtà territoriali, come ad esempio il Comune di Padova, si è risposto a questa necessità istituendo l'albo comunale delle baby-sitter la cui iscrizione è vincolata alla frequentazione di un corso di formazione e di un tirocinio. Il problema di organizzazione a livello di giorni settimanali e di orario si amplifica notevolmente nel periodo estivo nel quale spesso tutti e due i genitori non hanno ferie lunghe di cui disporre. … adesso, come diceva prima la collega di Pro.Ges., non ci sono più le ferie di due mesi come c'era una volta, ma sono solo di una o due settimane e qualcuno non si permette neanche di farle, perché ha paura di perdere il posto di lavoro, sempre più c'è questa esigenza di tenere i bambini anche in estate. [Roberto Festi, Federazione provinciale delle scuole materne] Sarebbero opportuni non solo servizi con orari flessibili, ma anche con procedure meno rigide di assegnazione dei posti: si richiede per esempio la possibilità di posticipare l'inserimento al nido se chiamati quando il bambino viene ancora considerato troppo piccolo o la possibilità di avere gli stessi diritti di accesso, anche se il bambino nasce in un periodo dell'anno che non corrisponde a quello delle iscrizioni al nido. 35 Tabella 3.4. Durata media di apertura per servizio. Comunità Durata media Nidi comunali Micronidi accreditati 10,3 10,6 Micronidi non accreditati Nido aziendale Tagesmutter 10,2 - 9,1 Nel complesso comunque, nell'ambito dell'audizione con le organizzazioni che si occupano dei servizi per l'infanzia, si è rilevato che non sarebbero necessarie maggiori risorse, ma un più efficace coordinamento sul territorio, regolamentando maggiormente i nidi gestiti da privati, soprattutto relativamente al rispetto di standard di qualità, e valorizzando il Tavolo di coordinamento pedagogico provinciale. 3.2. Scuole per l'infanzia (3 - 6 anni) Le scuole per l'infanzia sembrano essere effettivamente un servizio con copertura del 100%, come confermato dai dati (tabella 3.5.). Dall'indagine risulta come nel 59,4% dei comuni ci sia una scuola dell'infanzia pubblica e nel 22,5% una scuola privata. Solo l'1,1% delle prime e il 6,4% delle seconde dichiarano di non aver accettato tutte le domande d'iscrizione, mentre rispettivamente l'80,2% e il 64,5% dichiara di avere ancora posti liberi (tabella 3.7.). Si conferma quindi la copertura quasi totale del servizio. Il signor Roberto Festi della Federazione provinciale delle scuole materne riscontra delle problematiche di flessibilizzazione di orari, anche se in misura marginale rispetto ai nidi. Dai dati risulta che quasi il 90% delle scuole abbia attivato un servizio di anticipo e più dell'80% un servizio di posticipo che viene utilizzato da circa un quarto dei bambini iscritti. Il problema sembra essere quello dei costi per le famiglie che scelgono l'anticipo o il posticipo. Credo che questa sia la difficoltà: trovare una flessibilità di servizio e d'inserimento, mantenendo però le qualità educative e pedagogiche [...]. La stessa cosa per le scuole materne, dove la situazione è molto più standardizzata, più semplice, perché, come sappiamo, c'è una bella differenza a livello economico. Soprattutto in tema di prolungamento di orario […] questa facoltà della terza o della seconda ora che costa parecchio. Occorrerebbe dunque trovare qualcosa che provi ad accomunare le cose, non come custodia dei bambini, ma come servizio pedagogico ed educativo. [Roberto Festi, Federazione provinciale delle scuole materne] 36 Tabella 3.5. Iscritti alla scuola per l'infanzia per comunità (anno scolastico 2011/2012) e residenti 3-5 anni al 31 dicembre 2011. Comunità Valle di Fiemme Primiero Valsugana e Tesino Alta Valsugana e Bersntol Valle di Cembra Val di Non Val di Sole Giudicarie Alto Garda e Ledro Vallagarina Comun general de Fascia Magnifica comunità degli altipiani Cimbri Rotaliana-Königsberg Paganella Territorio Val d'Adige Valle dei Laghi Provincia Scuole per l'infanzia pubbliche 5 2 4 Scuole per l'infanzia private 8 6 14 Iscritti totali Residenti 3-5 anni al 31/12/2011 % copertura 564 277 790 564 281 778 100,0 98,6 101,5 15 3 13 10 4 6 18 10 7 17 4 20 12 23 1733 357 1162 418 1189 1532 2882 1732 368 1135 418 1174 1493 2879 100,1 97,0 102,4 100,0 101,3 102,6 100,1 3 3 331 320 103,4 4 4 2 23 3 119 5 3 20 6 158 93 963 142 3581 318 16332 94 936 140 3460 336 16.108 98,9 102,9 101,4 103,5 94,6 101,4 Fonte: dipartimento della conoscenza della Provincia - Servizio statistica della Provincia. Tabella 3.6. Scuola per l'infanzia: presenza sul territorio comunale. Presente Scuola per l'infanzia pubblica 59,4 Scuola per l'infanzia privata 22,5 Tabella 3.7. La/le scuola/e per l'infanzia ha/hanno accettato tutte le domande di iscrizione? No Si e non ci sono più posti Si e ci sono ancora posti liberi Totale Scuola per l'infanzia pubblica 1,1 18,5 80,4 100,0 Scuola per l'infanzia privata 6,4 29,0 64,5 100,0 Tabella 3.8. Scuola per l'infanzia: presenza e utilizzo dell'anticipo e del posticipo. % servizio attivato di anticipo % media di utilizzo % servizio attivato di posticipo % media di utilizzo Scuola per l'infanzia pubblica 89,4 26,9 85,3 28,5 Scuola per l'infanzia privata 88,2 25,4 82,3 25,8 37 3.3. Scuole elementari Quasi il 70% dei comuni ospita una scuola elementare pubblica, mentre è invece marginale la percentuale di scuole elementari private (1,9%). Quasi l'80% delle scuole fornisce il tempo pieno e nessuna di esse ha dovuto rifiutare dei bambini che ne facevano richiesta. Risulta inoltre che nell'85,4% delle scuole pubbliche ci siano ancora posti a disposizione. Rispetto alle scuole materne è più difficile trovare scuole che offrano il servizio di anticipo e posticipo presente, rispettivamente, nell'11,1% e nel 4,7% dei casi. Tabella 3.9. Presenza sul territorio comunale di una scuola elementare pubblica o privata. Presente Scuola elementare pubblica 69,0 Scuola elementare privata 1,9 Tabella 3.10. Presenza del tempo pieno nelle scuole elementari pubbliche e private. Scuola elementare pubblica No 21,4 Si 78,6 Totale 100,0 * I numeri sono troppo bassi per fornire la distribuzione. Scuola elementare privata* - Tabella 3.11. Iscrizioni al tempo pieno nelle scuole elementari pubbliche e private. Scuola elementare pubblica Si e non ci sono più posti 14,6 Si e ci sono ancora posti liberi 85,4 No 0,0 Presente 100,0 * I numeri sono troppo bassi per fornire la distribuzione. Scuola elementare privata* - Tabella 3.12. Offerta di anticipo e posticipo nelle scuole elementari pubbliche e private. Scuola elementare pubblica % servizio attivato di anticipo 11,1 % servizio attivato di posticipo 4,7 * I numeri sono troppo bassi per fornire la distribuzione. 38 Scuola elementare privata* - 4. I servizi integrativi Oltre ad attivare servizi per l'infanzia, i comuni e le comunità possono promuovere una serie d'iniziative e politiche volte a favorire l'occupazione femminile su tutto il loro territorio. Si tratta di attività volte a formare e informare i propri cittadini, come lo sportello informativo per la conciliazione (che risulta presente solo in due comunità e in nessun comune), percorsi formativi (attivati dal 4,9% dei comuni e dal 40% delle comunità) e iniziative promozionali e culturali, come campagne mediatiche ed eventi pubblici (attivate dal 12% dei comuni e dal 46,7% delle comunità) (tabella 4.1.). Tabella 4.1. Attivazione iniziative per favorire l'occupazione femminile direttamente sul territorio comunale e della comunità. Comune Iniziative Sportello informativo per la conciliazione Percorsi formativi per favorire l'occupazione femminile Contributo per l'utilizzo di servizi di cura Gestione family friendly degli orari di apertura di servizi pubblici e privati Albo delle baby-sitter Iniziative promozionali e culturali per favorire l'occupazione femminile (es. campagne mediatiche, eventi pubblici..) Non attiva Comunità Attivata Non attiva Attivata 100,0 0,0 86,7 13,3 95,1 4,9 60,0 40,0 97,0 3,0 85,7 13,3 92,1 7,9 80,0 20,0 100,0 0,0 100,0 0,0 88,0 12,0 53,3 46,7 Esistono poi altre tipologie di iniziative che agiscono più concretamente in aiuto alle necessità di conciliazione delle famiglie. Una di queste è l'eventuale erogazione di contributi per l'utilizzo di servizi di cura che è attivata soltanto dal 3% dei comuni e da due comunità. È altresì vero che esiste un'iniziativa provinciale, quella dei buoni di servizio che va già in tale senso. Si parla di titoli di spesa concessi dalla Provincia e cofinanziati dal Fondo sociale europeo che consentono alle famiglie di acquisire servizi di cura e custodia per i figli, servizi complementari a quelli erogati dalle realtà istituzionali. Possono accedere ai buoni di servizio donne (uomini, se il nucleo è monoparentale) occupate o alla ricerca attiva di un lavoro (in fase di assunzione/rientro; inserite in percorsi di formazione/riqualificazione per la ricerca attiva di lavoro) con uno o più minori a carico e residenti nella provincia di Trento.4 Lo scopo di questo servizio è proprio quello di 4 Le famiglie non devono inoltre beneficiare di altre sovvenzioni economiche erogate allo stesso titolo da altro ente pubblico e devono appartenere a nuclei la cui condizione economica rientri al di sotto delle soglie limite stabilite sulla base dell'ICEF. 39 aumentare il tasso di occupazione femminile. Le opinioni emerse dalle audizioni sui nidi pagati attraverso i voucher sono discordanti. Il referente dell'Agenzia provinciale per la famiglia, per la natalità e le politiche giovanili sottolinea come questa modalità consenta di offrire servizi maggiormente flessibili, meno costosi e più vicini alla comunità. Anche le referenti della Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna ne sottolineano i lati positivi, riferendosi alla loro maggiore flessibilità e al fatto che comunque i servizi a cui si può accedere attraverso voucher sono maggiormente controllati rispetto ai nidi privati tout court. Alcune degli interventi, tuttavia, rilevano come la gestione dei buoni presenti alcune criticità per le famiglie, tra cui l'aumento del carico burocratico. Un'altra iniziativa è quella della gestione family friendly degli orari di apertura dei servizi pubblici e privati, cioè il tentativo di coordinare tempi e orari della città e armonizzarli per agevolare la conciliazione fra vita familiare e lavoro. Quest'attenzione sembra essere presente nel 7,9% dei comuni e nel 20% delle comunità. Sembra invece che nessuno tra comuni e comunità abbia creato un albo delle baby-sitter. Tabella 4.2. Presenza nei territori comunali di alcuni servizi di cura integrativi. Servizi di cura integrativi Asssente Presente Centro aperto 88,3 11,7 Centro diurno 86,3 13,7 Campeggio/colonia estiva 62,2 37,8 Baby parking 95,6 4,4 Laboratorio/Atelier per bambini 84,8 15,2 Ludoteca 88,6 11,4 Spazio di sostegno alla genitorialità 87,3 12,7 Oltre alle iniziative che possono essere attivate direttamente dal comune sul proprio territorio, esistono dei servizi di cura integrativi a cui i genitori possono accedere e che sono organizzati da svariati soggetti erogatori. Il servizio maggiormente presente nei comuni è quello dei campeggi e delle colonie estive che è attivato nel 37,8% dei comuni, seguito dai laboratori/atelier per i bambini (15,2%). Vi sono poi i centri aperti con servizio semiresidenziale diurno per minori, che di norma funzionano nelle ore pomeridiane di tutto l'anno scolastico e per parte dell'estate, e i centri diurni, servizi forniti solitamente dal lunedì al venerdì durante l'estate. Questi sono presenti rispettivamente nell'11,7% e nel 13,7% dei comuni. Esistono infine gli spazi di sostegno alla genitorialità (12,7%) e i baby parking (4,4%). Sul territorio provinciale l'indagine conta l'esistenza di 255 servizi di cura integrativa distribuiti differentemente a seconda delle comunità. Nel dettaglio i comuni più serviti si 40 trovano in Vallagarina, nelle Giudicarie e nell'Alto Garda e Ledro, mentre nella Valle di Cembra, in Paganella e nel Comun general de Fascia questo tipo di servizi sembrano essere praticamente inesistenti. Tabella 4.3. Soggetti erogatori dei servizi di cura integrativi. Servizi di cura integrativi Comune Ass. cittadini Parrocchie Privati Centro aperto 33,3 5,6 0,0 44,4 Centro diurno 59,1 4,5 4,5 45,4 Campeggio/colonia estiva 44,3 14,7 54,1 31,1 Baby parking 42,9 0,0 14,3 42,9 Laboratorio/Atelier per bambini 66,7 41,7 4,2 29,2 Ludoteca 72,2 16,7 0,0 16,7 Spazio di sostegno alla genitorialità * La somma non fa 100, possibili più risposte. 60,0 20,0 0,0 20,0 I servizi possono essere erogati da enti diversificati, i centri aperti e diurni e i baby parking sembrano essere gestiti mediamente dai comuni e da privati mentre i campeggi e le colonie estive vengono gestiti principalmente dalle parrocchie e dai comuni e secondariamente da privati e da associazioni di cittadini. I laboratori/atelier sono gestiti principalmente dai comuni e da associazioni di cittadini e le ludoteche e gli spazi di sostegno alla genitorialità dai comuni. Va inoltre segnalato che la Comunità della Valle di Fiemme ha aperto e gestisce direttamente due centri aperti, una colonia estiva e il progetto "Casa mia" per bambini di 4-6 anni. Tabella 4.4. Intervento ritenuto maggiormente utile per favorire l'occupazione femminile per comune e comunità. Intervento ritenuto maggiormente utile per favorire l'occupazione femminile Potenziare i servizi per l'infanzia Incrementare le iniziative per la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare Promuovere iniziative che agiscano sui modelli culturali familiari e organizzativi Fornire incentivi economici alle aziende Altro Comune Comunità 17,8 21,4 44,7 35,7 13,2 14,3 19,1 21,4 5,3 7,1 Come ultima domanda del questionario si è chiesto quale fosse l'intervento considerato maggiormente utile da comuni e comunità per favorire l'occupazione femminile. I dati raccolti non pretendono di essere rappresentativi dell'opinione degli enti, anche perché non si ha controllo sul ruolo di chi ha effettivamente dato la risposta. È comunque interessante vedere come la percentuale maggiore (rispettivamente 44,7% e 35,7%) ritiene servirebbe incrementare le iniziative per la 41 conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, secondariamente (19,1% e 21,4%) fornire incentivi economici alle aziende, e solo al terzo posto si trova il potenziamento dei servizi per l'infanzia (17,8% e 21,4%). 42 5. Conclusioni Il territorio trentino è un contesto particolarmente sensibile, nello scenario italiano, sul piano normativo e delle politiche sociali e del lavoro finalizzate a favorire l'occupazione femminile e la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare. Attraverso questa indagine, basata sull'analisi di dati secondari, sulla somministrazione di un questionario informatico rivolto agli enti pubblici e agli enti strumentali e sugli esiti delle audizioni svolte dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale, si è cercato di delineare un quadro di sintesi relativo alla valorizzazione dell'occupazione femminile sul territorio trentino, con specifica attenzione ai servizi per l'infanzia e alle iniziative di supporto alla conciliazione tra vita lavorativa a familiare. L'indagine ha confermato come, nonostante il quadro normativo piuttosto articolato e le diverse politiche e gli investimenti promossi a livello istituzionale nel corso degli ultimi anni, permangono ancora significative criticità rispetto al raggiungimento di un effettivo equilibrio di genere nel mercato del lavoro. In conclusione è utile segnalare i seguenti punti di attenzione: • i tassi occupazionali femminili, sebbene più elevati rispetto alla media italiana, sono comunque al di sotto di quelli riscontrabili nel vicino Alto Adige e significativamente più contenuti rispetto ai tassi occupazionali della popolazione maschile (-16,4% nel 2011); • l'accesso alle posizioni apicali da parte delle donne rimane problematico, anche in organizzazioni dove la forza lavoro femminile rappresenta quasi la totalità degli addetti; • nonostante le numerose leggi e misure di intervento che incentivano le organizzazioni presenti sul territorio trentino ad assumere un'organizzazione del lavoro family friendly e ad intraprendere politiche organizzative finalizzate alla promozione di una cultura delle pari opportunità, la diffusione di strumenti di conciliazione e di sostegno all'occupazione femminile sul territorio sembra ancora modesta, anche all'interno delle stesse organizzazioni pubbliche, che potrebbero invece rappresentare dei laboratori di buone prassi; • in generale la presenza di carichi di cura, continua a rappresentare per le donne un fattore di penalizzazione nel mondo del lavoro, rispetto all'accesso, alla permanenza e all'opportunità di crescita e sviluppo professionale; • l'unica misura conciliativa ampiamente diffusa è il part-time, che presenta una notevole incidenza soprattutto in alcuni contesti pubblici, ma che ha rilevanti implicazioni problematiche sia sul piano dello sviluppo professionale, che sul versante previdenziale; molto più limitata è la presenza di strumenti di conciliazione più innovativi come il telelavoro, la 43 personalizzazione degli orari di lavoro o i servizi time-saving; • la presenza di azioni direttamente rivolte a sostenere l'occupazione femminile e di organismi o di figure dedicate a promuovere le pari opportunità risulta piuttosto contenuta e non sempre incisiva. Per quanto riguarda in modo specifico i servizi per l'infanzia, che rappresentavano un oggetto di particolare interesse nell'ambito del mandato del Consiglio provinciale, si rileva una certa incongruenza tra le indicazioni normative, che sanciscono il diritto dei bambini a frequentare il nido d'infanzia o altro servizio socio-educativo, e la realtà. A differenza di quanto accade per la fascia di età superiore, che vede una sostanziale copertura della domanda, per la fascia 0 - 3 anni il servizio pubblico riesce a garantire una copertura del 24%, integrata solo in parte dai servizi privati. Si rileva inoltre una copertura disomogenea sul territorio provinciale, che vede una più elevata concentrazione di servizi sul territorio del capoluogo e degli immediati dintorni e una più limitata presenza nelle diverse valli, con alcune situazioni particolarmente critiche nelle Valli di Fiemme e Cembra e nella piana Rotaliana. Un discorso analogo vale per i costi sostenuti dalle famiglie, che appaiono piuttosto diversificati secondo le diverse aree. Più in generale si osserva come i servizi per l'infanzia siano tarati su modelli lavorativi tradizionali, poco capaci di rispondere alle nuove esigenze lavorative emergenti. Anche per quanto riguarda i servizi di cura integrativi si riscontra una certa disomogeneità all'interno dei territori. L'indagine in oggetto ha cercato di offrire un quadro articolato del fenomeno considerato, rivolgendosi a diversi interlocutori sociali, tuttavia, anche per i vincoli strutturali entro i quali è stata condotta, non è in grado di fornire una rappresentazione esaustiva del fenomeno, obiettivo che necessiterebbe di tempi più lunghi e di una strumentazione di ricerca più articolata e puntuale, in grado di rilevare in via più diretta i comportamenti, gli orientamenti e le opinioni delle stesse lavoratrici e di coloro che invece sono attualmente escluse dal mercato del lavoro. Altre informazioni preziose potrebbero inoltre essere raccolte coinvolgendo le singole aziende e organizzazioni, anche attraverso l'utilizzo di tecniche di ricerca qualitative. I dati raccolti, tuttavia, ci consentono di sviluppare alcune riflessioni più generali sulle possibili strategie di azione e sulle iniziative di policy che potrebbero essere adottate per affrontare i problemi rilevati. Una prima indicazione riguarda l'opportunità di intervenire sulla formazione e sulla valutazione delle figure dirigenziali all'interno delle diverse organizzazioni coinvolte nella ricerca, sia sul piano della gestione interna del personale, sviluppando le competenze relative alla gestione della diversità e allo sviluppo di soluzioni in materia di conciliazione tra vita lavorativa a personale, e includendo tali competenze tra i criteri di valutazione del personale dirigente, sia sul piano delle iniziative da promuovere sul territorio, in modo da favorire la capacità di innovazione e di 44 attivazione della partecipazione territoriale, come peraltro previsto anche dagli indirizzi normativi in essere. All'interno dei contesti lavorativi si ritiene in particolare importante sostenere la diffusione di strumenti di conciliazione innovativi, evitando di continuare a considerare il part-time come opzione privilegiata. Sono ormai molte le evidenze relative alle diverse criticità di questo strumento, sia sul piano dello sviluppo personale, che su quello delle conseguenze economiche (si pensi in particolare alla dimensione previdenziale) e sono in realtà disponibili molte soluzioni alternative più interessanti ed efficaci sul piano della conciliazione tra vita lavorativa e vita personale. La sperimentazione condotta a esempio nell'Azienda provinciale per i servizi sanitari su telelavoro e personalizzazione degli orari ha ampiamente dimostrato che l'utilizzo di questi strumenti può rappresentare una valida alternativa al part-time, con ricadute positive sia sulla vita delle persone che sulla qualità dei servizi offerti. È inoltre opportuno favorire iniziative di conciliazione che non siano rivolte in via privilegiata alla componente femminile, con la conseguenza di riprodurre modelli tradizionali di divisione dei ruoli, ma che favoriscano la condivisione dei compiti e delle responsabilità familiari. Relativamente ai servizi per l'infanzia appare auspicabile un potenziamento dei servizi per la fascia di età 0 - 3 anni, soprattutto nelle aree che risultano ancora non del tutto coperte, e un maggiore livellamento dei costi, in modo da rendere davvero effettivo il diritto enunciato dalla normativa. Si segnala inoltre l'esigenza di un maggiore coordinamento complessivo. Particolarmente urgente appare infine l'opportunità di tenere conto delle esigenze emergenti nelle famiglie, a seguito dei recenti cambiamenti del mercato del lavoro. Una ulteriore indicazione, solo in parte frutto dell'attuale lavoro di ricerca, ma suggerita anche da considerazioni più generali relative alle trasformazioni in atto nella società e nel mondo del lavoro, riguarda l'esigenza di tenere conto della diffusione di forme di lavoro "atipico", e delle conseguenze in termini di precarietà e instabilità occupazionale, che sembrano riguardare in misura crescente la componente femminile. I dati raccolti attraverso l'indagine evidenziano che in alcune delle organizzazioni considerate, solo due lavoratori su tre rientrano nella categoria del lavoro "tipico", e tra il personale a tempo determinato la quota di donne appare doppia rispetto a quella degli uomini. Più in generale i dati sul mercato del lavoro trentino, così come quelli a livello nazionale, restituiscono un quadro di crescente diffusione di forme di lavoro non standard. Appare dunque necessario promuovere iniziative mirate in modo specifico a questo target di lavoratori e lavoratrici che, a causa delle loro posizioni contrattuali tendono a essere esclusi dai benefit aziendali in materia di conciliazione, pur essendo spesso - per ragioni di età - i soggetti che ne avrebbero maggiore bisogno. Un analogo ragionamento vale per i servizi di cura che, come si è detto, sono ancora modellati su una visione del lavoro tradizionale e quindi poco capaci di 45 rispondere alle nuove esigenze delle famiglie e del mercato del lavoro, che richiedono maggiore flessibilità. Un'ultima considerazione riguarda l'attuale fase di crisi economica. Sebbene nella fase iniziale le donne, più concentrate in settori dove il contraccolpo della crisi dei mercati è stato contenuto, siano state relativamente protette, nel lungo periodo si osserva come la crisi potrà giungere a colpire in modo rilevante anche l'occupazione femminile, sia spingendola ulteriormente entro rapporti contrattuali precari privi delle tutele tradizionali, sia sottoponendola a processi di dequalificazione e sottoqualificazione. Allo stesso tempo, la riduzione della spesa pubblica con il conseguente taglio del comparto dei servizi, molto probabilmente avrà un impatto maggiore proprio sui settori a prevalente occupazione femminile e penalizzerà maggiormente i redditi più bassi, tra cui ancora una volta prevalgono quelli delle donne. A fronte di tale scenario diventa importante che le azioni anticrisi siano pensate in una prospettiva di lungo periodo, predisponendo strumenti mirati a sostenere l'investimento sulla componente femminile, sia relativamente all'accesso e alla permanenza nel mercato, sia rispetto alle opportunità di sviluppo e crescita professionale, in una prospettiva più generale di riequilibrio dei rapporti di genere nella società. Le considerazioni esposte, nonché l'attività istruttoria condotta e i dati raccolti ed elaborati, sono stati infine presentati alla Seconda Commissione permanente nella seduta del 18 luglio 2013. L'indagine ha dunque dato conferma alla Commissione delle sue iniziali impressioni sulla non completa corrispondenza tra le politiche adottate negli ultimi anni, per favorire l'occupazione femminile e la conciliazione dei tempi familiari, e le azioni poi di fatto realizzate. Seppur a fronte di un sistema normativo provinciale di elevato livello, per la qualità e la ricchezza degli strumenti offerti, e di una condizione occupazionale pur sempre migliore rispetto alla media nazionale, nonché di una buona presenza dei servizi di conciliazione, posto quanto evidenziato dall'indagine, la Commissione ha preso atto dell'esistenza di un quadro territoriale non ancora del tutto soddisfacente, rispetto al quale molto ancora si deve fare affinché il sistema raggiunga i livelli ottimali desiderati. La Commissione è giunta così alla considerazione che il lavoro svolto debba rappresentare il nuovo punto di partenza delle politiche provinciali, da cui proseguire il cammino intrapreso, per compiere i successivi passi che serviranno a dare al Trentino i servizi e le misure corrispondenti alle politiche realizzate, rendendo davvero il territorio trentino "amico della famiglia". Per fare questo servirà sicuramente uno sforzo maggiore sul fronte delle azioni, attraverso interventi di coordinamento, d'innovazione e di formazione, che richiederanno un maggiore dialogo tra le istituzioni e il territorio, per realizzare quei processi economici e culturali che favoriscano l'acquisizione di una maggiore consapevolezza sul tema e che colmino le discrasie riscontrate. La Commissione ha inoltre espresso il desiderio che il lavoro realizzato possa 46 rappresentare un'eredità da lasciare alla successiva legislatura provinciale, che possa riprendere il lavoro fin qui condotto, magari con nuovi approfondimenti, per verificare quali degli aspetti di criticità siano stati nel frattempo superati e se e come alcune delle indicazioni fornite siano state accolte e con quali risultati, oppure quali nuovi elementi di criticità (conseguenti all'evoluzione del contesto socio-economico) siano nel frattempo emerse, trovando nuove soluzioni per fronteggiarle. La Commissione si è infine pronunciata sulla relazione conclusiva esprimendo parere favorevole all'unanimità (Lega Nord del Trentino, PATT, PD del Trentino e PDL). 47 48 Riferimenti bibliografici Agenzia del Lavoro, Osservatorio del Mercato del Lavoro (2012), XXVII Rapporto sull'occupazione in provincia di Trento 2012, Franco Angeli, Milano. Bazzoli, M., Buzzi, C. and Poggio, T. 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(a cura di) (2004), Il lavoro Part-Time. Anomalie del caso italiano nel quadro europeo, FrancoAngeli, Milano. 50 ALLEGATI 51 Allegato 1: Mozione n. 135 53 54 55 Allegato 2: Questionario comuni QUESTO QUESTIONARIO E’ SOLO UN FAC-SIMILE. IL QUESTIONARIO ANDRA’ COMPILATO AL LINK: ww3.unipark.de/uc/Indagine_Consiglio_PAT Il presente questionario è promosso dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale che, in collaborazione con la Quarta Commissione permanente, sta conducendo un'indagine conoscitiva in attuazione della mozione n. 135 "Promozione di interventi volti alla valorizzazione del lavoro femminile e alla conciliazione famiglia - lavoro", consultabile sul sito www.consiglio.provincia.tn.it, nella sezione "Banche dati" - "Atti politici". Il questionario, che è stato predisposto dalla dott.ssa Barbara Poggio dell'Università degli studi di Trento, è finalizzato ad acquisire alcuni dati riferiti alle azioni e agli strumenti adottati al fine di promuovere e sostenere l'occupazione femminile, con specifica attenzione alle iniziative per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Si prega di compilare il questionario entro il giorno lunedì 6 maggio 2013. Per informazioni o chiarimenti: [email protected] - 0461.213290. Si ringrazia fin d'ora per la disponibilità e l'attenzione accordata. D 1. Ente di appartenenza: [ ] Comune [ ] Comunità di Valle [ ] Altro D 2. Selezioni dalla lista il suo ente di appartenenza: (Lista comuni Trentini) D 3. A quale comunità di valle appartiene questo comune? Lista comunità di valle D 4. Contatto mail persona rispondente Contatto mail: ____________________________________________________________________ 56 DATI ORGANIZZATIVI DELL’ENTE D 5. Indicare il numero di collaboratori dell'ente al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini Collaboratori a progetto e occasionali Lavoratori autonomi Da questo punto in poi, nel questionario si considereranno solo i dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato. D 6. Indicare il numero di dipendenti a tempo determinato al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 7. Indicare il numero di dipendenti a tempo indeterminato al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 8. Indicare il numero di dipendenti che hanno figli minori a carico. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini 57 D 9. Indicare la distribuzione dei dipendenti per classe di età al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Classe di età Donne Uomini Fino a 29 anni Da 30 a 39 anni Da 40 a 49 anni 50 e oltre D 10. Indicare la distribuzione dei dipendenti per titolo di studio al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Titolo di studio Donne Uomini Laurea o Dottorato Diploma di scuola secondaria Qualifica professionale e/o licenza di scuola media o inferiore D 11. Indicare la distribuzione dei dipendenti per posizione professionale al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Posizione professionale Dirigenti generali Dirigenti di servizio Direttori/capiufficio Impiegati Operai 58 Donne Uomini FLESSIBILITÀ DI ORARI E SPAZI LAVORATIVI D 12. Nel corso dell’anno 2012, quanti dipendenti hanno utilizzato il part-time? Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 13. Sono presenti le seguenti forme di part time nel suo ente? Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. No, non è presente Si , è presente → Stima del numero di casi Part-time verticale fino a 18 ore [] [] _________ Part-time verticale da 19 a 30 ore [] [] _________ Part-time verticale oltre 30 ore [] [] _________ Part-time orizzontale [] [] _________ Part-time misto [] [] _________ D 14. Indicare quali dei seguenti dispositivi di flessibilità oraria e spaziale sono presenti e la stima approssimativa, per l’anno 2012, del numero di persone che ne hanno usufruito. No, non presente è Si , è presente → Stima del numero di casi Telelavoro domiciliare (da casa) [] [] _________ Altre forme di telelavoro (es. telecentro) [] [] _________ Flessibilità in entrata e in uscita [] [] _________ Banca delle ore [] [] _________ Orari personalizzati sulla base di esigenze individuali [] [] _________ Altro, specificare _____________________________ _________ [Se esiste la possibilità del telelavoro (vedi D14)] 59 D 15. Durante l'anno 2012, quanti dipendenti hanno utilizzato il telelavoro? Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini AZIONI DI SOSTEGNO ALL’IMPEGNO FAMILIARE D 16. Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso delle seguenti forme di congedo? In caso affermativo le chiediamo di indicare anche la stima approssimativa del numero dei dipendenti che ne hanno usufruito. No Si → → → Stima del numero di casi Congedo di maternità (astensione obbligatoria) [] [] _________ Congedo parentale [] [] _________ Congedo (legge 104) [] [] _________ straordinario Altro, specificare 60 ________________________________ D 17. Il suo ente mette direttamente a disposizione dei suoi dipendenti i seguenti servizi a sostegno della genitorialità? Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso dei seguenti servizi? Le chiediamo di indicare la stima approssimativa del numero dei dipendenti che ne hanno usufruito. Non presente Presente→ → Stima del numero di casi [] [] _________ [] [] _________ Baby parking/punto gioco per i figli dei dipendenti [] [] _________ Campi/attività estivi per i figli dei dipendenti [] [] _________ Nido Aziendale Convenzioni Tagesmutter per Asili Nido e/o Altro, specificare ___________________________ _______ D 18. Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso dei seguenti servizi attivati direttamente dall’ente o in convenzione con altre strutture? No, il servizio non è presente No, ma il servizio è presente Si Maggiordomo aziendale [] [] [] Servizi di lavanderia [] [] [] Servizi di preparazione pasti [] [] [] [] [] [] Servizi di assistenza a familiari anziani e/o non autosufficienti [] [] [] Sportello informativo sulla conciliazione [] [] [] Altro, specificare [] [] [] Servizi di riparazione manutenzione domestica e 61 ORGANI E AZIONI ORGANIZZATIVE PER LE PARI OPPORTUNITÀ D 19. Nel suo ente è attualmente presente un Comitato Unico di Garanzia o un Comitato per le Pari Opportunità o una persona referente per le pari opportunità? Non presente Presente Comitato Unico di Garanzia [] [] Comitato Pari Opportunità [] [] Persona referente per le pari opportunità [] [] D 20. La/il referente per le Pari Opportunità o il Comitato Unico di Garanzia (o Comitato per le Pari Opportunità) dell’ente svolge le seguenti attività? Attività non svolta Attività svolta Predisposizione piano di azioni positive [] [] Monitoraggio dei dati in ottica di genere [] [] Promozione di iniziative organizzative in ottica di genere [] [] Promozione di iniziative di conciliazione vita privata/vita lavorativa [] [] Counselling o sostegno in caso di fenomeni di mobbing e molestie [] [] 62 D 21. Durante l'anno 2012, il Suo ente ha attivato le seguenti azioni a sostegno delle pari opportunità tra uomini e donne? No Si Diffusione di dati e informazioni relativi alla distribuzione di genere all'interno dell'ente [] [] Programmi di buon rientro [] [] Carta dei servizi e/o opuscoli informativi sul tema della conciliazione tra vita lavorativa e familiare [] [] Sportello o punto informativo sulla conciliazione tra vita lavorativa e familiare [] [] Percorsi formativi per dirigenti/responsabili del personale per promuovere una maggiore attenzione alle tematiche di genere [] [] Altro, specificare _________________________ INIZIATIVE SUL TERRITORIO PER FAVORIRE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE D 22. Quali delle seguenti iniziative per favorire l’occupazione femminile sono state attivate direttamente sul territorio comunale? Non attivata Attivata Sportello informativo per la conciliazione [] [] Percorsi formativi per favorire l’occupazione femminile [] [] Contributo per l’utilizzo di servizi di cura [] [] Gestione family friendly degli orari di apertura di servizi pubblici e privati [] [] Albo delle baby sitter [] [] Iniziative promozionali e culturali per favorire l’occupazione femminile (es. campagne mediatiche, eventi pubblici..) [] [] Altro, specificare 63 SERVIZI PRIMA INFANZIA 0-3 ANNI D 23 Nel territorio del suo Comune sono presenti i seguenti servizi di cura per la fascia 0-3 anni? Assente Presente → N° servizi presenti Nido comunale [] [] ________________ Nido/micronido privato accreditato [] [] ________________ Nido/micronido privato non accreditato [] [] ________________ Nido aziendale [] [] ________________ Servizio tagesmutter [] [] ________________ [] [] ________________ [] [] ________________ Altro servizio di cura 1 (specificare) Altro servizio di cura 2 (specificare) D 24 Gli abitanti del suo comune hanno accesso a un nido comunale situato sul territorio di un altro comune? [ ] No [ ] Si Se non è presente una scuola per la prima infanzia andare direttamente alla domanda D28. [Se è presente almeno un servizio per la prima infanzia] D 25 Quanti posti totali ha/hanno questo/i servizio/i? Quanti posti sono occupati? [Appaiono solo i servizi presenti sul comune] [es. Se sono presenti 2 nidi privati indicare la somma dei posti dei due nidi privati] Posti totali Posti occupati Nido comunale n°:__ n°:__ Nido/micronido privato accreditato Nido/micronido privato non accreditato Nido aziendale Servizio tagesmutter Altro servizio di cura 1 Altro servizio di cura 2 n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ n°:__ 64 Bambini in lista d’attesa n°:____ D 26 Qual è il costo del servizio? Fare riferimento al prezzo pieno. [Appaiono solo i servizi presenti sul comune] [es. Se ci sono due nidi privati indicare il costo medio tra i due] [ Indicare il costo medio mensile per un full-time.] Costo Nido comunale Nido/micronido privato accreditato Nido/micronido privato non accreditato Nido aziendale Servizio tagesmutter (indicare costo orario) Altro servizio di cura 1 Altro servizio di cura 2 D 27 Qual è la fascia oraria coperta dal servizio (compresi eventuali prolungamenti)? [Appaiono solo i servizi presenti sul comune] [es. Se ci sono più nidi di una stessa categoria indicare la fascia media] Orario di entrata Orario di uscita Nido comunale ____ ____ Nido/micronido privato accreditato ____ ____ Nido/micronido privato non accreditato ____ ____ Nido aziendale ____ ____ Servizio tagesmutter ____ ____ Altro servizio di cura 1 ____ ____ Altro servizio di cura 2 ____ ____ 65 SERVIZI PER L'INFANZIA 3-6 ANNI D 28 Nel territorio del suo Comune è presente almeno una scuola per l'infanzia (scuola materna)? Se non è presente una scuola per l’infanzia andare direttamente alla domanda D33. Assente Presente Scuola per l'infanzia pubblica [] [] Scuola per l'infanzia privata [] [] D 29 La/le scuola/e per l'infanzia (o scuola materna) ha/hanno accettato tutte le domande di iscrizione? No Sì e non ci sono più posti Sì e ci sono ancora posti liberi Scuola per l'infanzia pubblica [] [] [] Scuola per l'infanzia privata [] [] [] D 30 Quanti bambini sono attualmente in lista d’attesa ? Scuola per l'infanzia pubblica ___________ Scuola per l'infanzia privata ____________ D 31 All’interno di questa scuola per l'infanzia (o scuola materna) – o se sono presenti più scuole almeno nella metà dei casi - è attivato il servizio di anticipo e/o posticipo rispetto agli orari prestabiliti? Non attivo Scuola per l'infanzia pubblica Anticipo [] [] Posticipo [] [] Anticipo [] [] Posticipo [] [] Scuola per l'infanzia privata 66 Attivo D 32 Qual è la percentuale di bambini che utilizzano il servizio di anticipo e posticipo (se il dato non è disponibile si prega di indicare una stima approssimativa). % utilizzo Anticipo [] Posticipo [] Anticipo [] Posticipo [] Scuola per l'infanzia pubblica Scuola per l'infanzia privata SCUOLE ELEMENTARI E ALTRI SERVIZI D 33 Nel territorio del suo Comune è presente almeno una scuola elementare? Se non è presente una scuola elementare andare direttamente alla domanda 37. Assente Presente Scuola elementare pubblica [] [] Scuola elementare privata [] [] D 34 Questa scuola/Almeno una di queste scuole fornisce il servizio “tempo pieno”? [ ] Sì [ ] No D 35 Le richieste di iscrizione al servizio ‘tempo pieno’ sono state tutte accettate? No Sì e non ci sono più posti Sì e ci sono ancora posti liberi Scuola elementare pubblica [] [] [] Scuola elementare privata [] [] [] 67 D 36 Questa scuola (o se vi sono più scuole almeno la metà di esse) offre/ono la possibilità di anticipo e/o posticipo rispetto agli orari prestabiliti? Non attivo Attivo Anticipo [] [] Posticipo [] [] Scuola elementare pubblica Scuola elementare privata Anticipo [] [] Posticipo [] [] D 37. Nel territorio del suo Comune sono presenti i seguenti servizi di cura integrativi? Nel caso che nessun servizio integrativo sia presente nel suo comune, passi alla domanda 39. Assente Presente → N° servizi presenti [] [] _____ solitamente dal lunedì al venerdì durante l'estate) [] [] _____ Campeggio/colonia estiva [] [] _____ Babyparking [] [] _____ Laboratorio/Atelier per bambini [] [] _____ Ludoteca [] [] _____ Spazio di sostegno alla genitorialità [] [] _____ Altro servizio 1 (specificare) [] [] _____ Altro servizio 2 (specificare) [] [] _____ Centro aperto (Def: servizio semiresidenziale diurno per minori. Il centro di norma funziona nelle ore pomeridiane di tutto l'anno scolastico e per parte dell'estate) Centro diurno (Def: servizio diurno fornito 68 D 38. Indichi per ogni servizio presente nel suo territorio il/i tipo/i di soggetto/i erogatore/i. (Sono possibili più risposte per ciascun servizio.) Comune Associazioni di cittadini Parrocchie Privati Centro aperto [] [] [] [] Centro diurno [] [] [] [] Campeggio/colonia estiva [] [] [] [] Babyparking [] [] [] [] [] [] [] [] Ludoteca [] [] [] [] Spazio di sostegno alla genitorialità [] [] [] [] Altro servizio 1 (specificare) [] [] [] [] Altro servizio 2 (specificare) [] [] [] [] Laboratorio/Atelier per bambini D 39. Cosa ritiene sarebbe maggiormente utile fare per favorire ulteriormente l’occupazione femminile all’interno del suo Comune? (una risposta) [ ] Potenziare i servizi per l’infanzia [ ] Incrementare le iniziative per la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare [ ] Promuovere iniziative che agiscano sui modelli culturali familiari e organizzativi [ ] Fornire incentivi economici alle aziende [ ] Altro Il questionario è concluso. La ringraziamo per la sua collaborazione. 69 Allegato 3: Questionario comunità QUESTO QUESTIONARIO E’ SOLO UN FAC-SIMILE. IL QUESTIONARIO ANDRA’ COMPILATO AL LINK: ww3.unipark.de/uc/Indagine_Consiglio_PAT Il presente questionario è promosso dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale che, in collaborazione con la Quarta Commissione permanente, sta conducendo un'indagine conoscitiva in attuazione della mozione n. 135 "Promozione di interventi volti alla valorizzazione del lavoro femminile e alla conciliazione famiglia - lavoro", consultabile sul sito www.consiglio.provincia.tn.it, nella sezione "Banche dati" - "Atti politici". Il questionario, che è stato predisposto dalla dott.ssa Barbara Poggio dell'Università degli studi di Trento, è finalizzato ad acquisire alcuni dati riferiti alle azioni e agli strumenti adottati al fine di promuovere e sostenere l'occupazione femminile, con specifica attenzione alle iniziative per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Si prega di compilare il questionario entro il giorno lunedì 6 maggio 2013. Per informazioni o chiarimenti: [email protected] - 0461.213290. Si ringrazia fin d'ora per la disponibilità e l'attenzione accordata. D1. Ente di appartenenza: [ ] Comune [ ] Comunità di Valle [ ] Altro D2. Selezioni dalla lista il suo ente di appartenenza: Lista Comunità di valle D3. Proseguire a D 4. D 4. Contatto mail persona rispondente Contatto mail: ____________________________________________________________________ 70 DATI ORGANIZZATIVI DELL’ENTE D 5. Indicare il numero di collaboratori dell'ente al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini Collaboratori a progetto e occasionali Lavoratori autonomi Da questo punto in poi, nel questionario si considereranno solo i dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato. D 6. Indicare il numero di dipendenti a tempo determinato al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 7. Indicare il numero di dipendenti a tempo indeterminato al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 8. Indicare il numero di dipendenti che hanno figli minori a carico. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini 71 D 9. Indicare la distribuzione dei dipendenti per classe di età al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Classe di età Donne Uomini Fino a 29 anni Da 30 a 39 anni Da 40 a 49 anni 50 e oltre D 10. Indicare la distribuzione dei dipendenti per titolo di studio al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Titolo di studio Donne Uomini Laurea o Dottorato Diploma di scuola secondaria Qualifica professionale e/o licenza di scuola media o inferiore D 11. Indicare la distribuzione dei dipendenti per posizione professionale al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Posizione professionale Dirigenti generali Dirigenti di servizio Direttori/capiufficio Impiegati Operai 72 Donne Uomini FLESSIBILITÀ DI ORARI E SPAZI LAVORATIVI D 12. Nel corso dell’anno 2012, quanti dipendenti hanno utilizzato il part-time? Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 13. Sono presenti le seguenti forme di part time nel suo ente? No, non è presente Si , è presente → Stima del numero di casi Part-time verticale fino a 18 ore [] [] _________ Part-time verticale da 19 a 30 ore [] [] _________ Part-time verticale oltre 30 ore [] [] _________ Part-time orizzontale [] [] _________ Part-time misto [] [] _________ D 14. Indicare quali dei seguenti dispositivi di flessibilità oraria e spaziale sono presenti e la stima approssimativa, per l’anno 2012, del numero di persone che ne hanno usufruito. No, non presente è Si , è presente → Stima del numero di casi Telelavoro domiciliare (da casa) [] [] _________ Altre forme di telelavoro (es. telecentro) [] [] _________ Flessibilità in entrata e in uscita [] [] _________ Banca delle ore [] [] _________ Orari personalizzati sulla base di esigenze individuali [] [] _________ Altro, specificare _____________________________ _________ 73 [Se esiste la possibilità del telelavoro (vedi D14)] D 15. Durante l'anno 2012, quanti dipendenti hanno utilizzato il telelavoro? Donne ___ Uomini ___ AZIONI DI SOSTEGNO ALL’IMPEGNO FAMILIARE D 16. Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso delle seguenti forme di congedo? In caso affermativo le chiediamo di indicare anche la stima approssimativa del numero dei dipendenti che ne hanno usufruito. No Si → → → Stima del numero di casi Congedo di maternità (astensione obbligatoria) [] [] _________ Congedo parentale [] [] _________ Congedo (legge 104) [] [] _________ straordinario Altro, specificare ________________________________ D 17. Il suo ente mette direttamente a disposizione dei suoi dipendenti i seguenti servizi a sostegno della genitorialità? Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso dei seguenti servizi? Le chiediamo di indicare la stima approssimativa del numero dei dipendenti che ne hanno usufruito. Non presente Presente→ → Stima del numero di casi [] [] _________ [] [] _________ Baby parking/punto gioco per i figli dei dipendenti [] [] _________ Campi/attività estivi per i figli dei dipendenti [] [] _________ Nido Aziendale Convenzioni Tagesmutter per Altro, specificare 74 Asili Nido e/o ___________________________ _______ D 18. Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso dei seguenti servizi attivati direttamente dall’ente o in convenzione con altre strutture? No, il servizio non è presente No, ma il servizio è presente Si Maggiordomo aziendale [] [] [] Servizi di lavanderia [] [] [] Servizi di preparazione pasti [] [] [] [] [] [] Servizi di assistenza a familiari anziani e/o non autosufficienti [] [] [] Sportello informativo sulla conciliazione [] [] [] Altro, specificare [] [] [] Servizi di riparazione manutenzione domestica e ORGANI E AZIONI ORGANIZZATIVE PER LE PARI OPPORTUNITÀ D 19. Nel suo ente è attualmente presente un Comitato Unico di Garanzia o un Comitato per le Pari Opportunità o una persona referente per le pari opportunità? Non presente Presente Comitato Unico di Garanzia [] [] Comitato Pari Opportunità [] [] Persona referente per le pari opportunità [] [] 75 D 20. La/il referente per le Pari Opportunità o il Comitato Unico di Garanzia (o Comitato per le Pari Opportunità) dell’ente svolge le seguenti attività? Attività non svolta Attività svolta Predisposizione piano di azioni positive [] [] Monitoraggio dei dati in ottica di genere [] [] Promozione di iniziative organizzative in ottica di genere [] [] Promozione di iniziative di conciliazione vita privata/vita lavorativa [] [] Counselling o sostegno in caso di fenomeni di mobbing e molestie [] [] D 21. Durante l'anno 2012, il Suo ente ha attivato le seguenti azioni a sostegno delle pari opportunità tra uomini e donne? No Si Diffusione di dati e informazioni relativi alla distribuzione di genere all'interno dell'ente [] [] Programmi di buon rientro [] [] Carta dei servizi e/o opuscoli informativi sul tema della conciliazione tra vita lavorativa e familiare [] [] Sportello o punto informativo sulla conciliazione tra vita lavorativa e familiare [] [] Percorsi formativi per dirigenti/responsabili del personale per promuovere una maggiore attenzione alle tematiche di genere [] [] Altro, specificare 76 _________________________ INIZIATIVE SUL TERRITORIO PER FAVORIRE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE D 22. Quali delle seguenti iniziative per favorire l’occupazione femminile sono state attivate direttamente sul territorio della Comunità di Valle? Non attivata Attivata Sportello informativo per la conciliazione [] [] Percorsi formativi per favorire l’occupazione femminile [] [] Contributo per l’utilizzo di servizi di cura [] [] Gestione family friendly degli orari di apertura di servizi pubblici e privati [] [] Albo delle baby sitter [] [] Iniziative promozionali e culturali per favorire l’occupazione femminile (es. campagne mediatiche, eventi pubblici..) [] [] Altro, specificare D 23. – D 38: Passare alla D39. D 39. Cosa ritiene sarebbe maggiormente utile fare per favorire ulteriormente l’occupazione femminile all’interno della sua Comunità di Valle? (una risposta) [ ] Potenziare i servizi per l’infanzia [ ] Incrementare le iniziative per la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare [ ] Promuovere iniziative che agiscano sui modelli culturali familiari e organizzativi [ ] Fornire incentivi economici alle aziende [ ] Altro Il questionario è concluso. La ringraziamo per la sua collaborazione. 77 Allegato 4: Questionario Provincia, enti strumentali e Università QUESTO QUESTIONARIO E’ SOLO UN FAC-SIMILE. IL QUESTIONARIO ANDRA’ COMPILATO AL LINK: ww3.unipark.de/uc/Indagine_Consiglio_PAT Il presente questionario è promosso dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale che, in collaborazione con la Quarta Commissione permanente, sta conducendo un'indagine conoscitiva in attuazione della mozione n. 135 "Promozione di interventi volti alla valorizzazione del lavoro femminile e alla conciliazione famiglia - lavoro", consultabile sul sito www.consiglio.provincia.tn.it, nella sezione "Banche dati" - "Atti politici". Il questionario, che è stato predisposto dalla dott.ssa Barbara Poggio dell'Università degli studi di Trento, è finalizzato ad acquisire alcuni dati riferiti alle azioni e agli strumenti adottati al fine di promuovere e sostenere l'occupazione femminile, con specifica attenzione alle iniziative per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Si prega di compilare il questionario entro il giorno lunedì 6 maggio 2013. Per informazioni o chiarimenti: [email protected] - 0461.213290. Si ringrazia fin d'ora per la disponibilità e l'attenzione accordata. D1 Ente di appartenenza: [ ] Comune [ ] Comunità di Valle [ ] Altro 78 D2 Selezioni dalla lista il suo ente di appartenenza: Lista altri enti intervistati [ ] Accademia della montagna del Trentino [ ] Aeroporto G. Caproni spa [ ] Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari [ ] Centro servizi culturali S. Chiara [ ] Fondazione Bruno Kessler [ ] Fondazione Dolomiti Dolomiten Dolomitis Dolomites UNESCO [ ] Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige [ ] Fondazione Museo storico del Trentino [ ] Fondazione trentina A. De Gasperi [ ] Informatica trentina spa [ ] Interbrennero spa [ ] Istituto cimbro Kulturinstitut Lusèrn [ ] Istituto culturale ladino [ ] Istituto mocheno Bersntoler Kulturinstitut [ ] Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa (IPRASE) [ ] Istituto trentino per l'edilizia abitativa (ITEA) spa [ ] Museo Castello del Buonconsiglio monumenti e collezioni provinciali [ ] Museo degli usi e costumi della gente trentina [ ] Museo delle scienze [ ] Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto [ ] Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino [ ] Parco naturale Adamello Brenta [ ] Parco nazionale dello Stelvio- Ufficio periferico trentino [ ] Patrimonio del Trentino spa [ ] Provincia Autonoma di Trento [ ] Società per la formazione permanente del personale [ ] Tecnofin trentina spa [ ] Trentino Riscossioni spa [ ] Trentino Sviluppo spa [ ] Trentino Trasporti spa [ ] Università di Trento [ ] Altro (specificare) D 4. Contatto mail persona rispondente Contatto mail: ____________________________________________________________________ 79 DATI ORGANIZZATIVI DELL’ENTE D 5. Indicare il numero di collaboratori dell'ente al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini Collaboratori a progetto e occasionali Lavoratori autonomi Da questo punto in poi, nel questionario si considereranno solo i dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato. D 6. Indicare il numero di dipendenti a tempo determinato al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 7. Indicare il numero di dipendenti a tempo indeterminato al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 8. Indicare il numero di dipendenti che hanno figli minori a carico. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne 80 Uomini D 9. Indicare la distribuzione dei dipendenti per classe di età al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Classe di età Donne Uomini Fino a 29 anni Da 30 a 39 anni Da 40 a 49 anni 50 e oltre D 10. Indicare la distribuzione dei dipendenti per titolo di studio al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Titolo di studio Donne Uomini Laurea o Dottorato Diploma di scuola secondaria Qualifica professionale e/o licenza di scuola media o inferiore D 11. Indicare la distribuzione dei dipendenti per posizione professionale al momento della compilazione del questionario. Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Posizione professionale Donne Uomini Dirigenti generali Dirigenti di servizio Direttori/capiufficio Impiegati Operai 81 FLESSIBILITÀ DI ORARI E SPAZI LAVORATIVI D 12. Nel corso dell’anno 2012, quanti dipendenti hanno utilizzato il part-time? Qualora il dato non fosse disponibile si prega di fornire una stima. Donne Uomini D 13. Sono presenti le seguenti forme di part time nel suo ente? No, non è presente Si , è presente → Stima del numero di casi Part-time verticale fino a 18 ore [] [] _________ Part-time verticale da 19 a 30 ore [] [] _________ Part-time verticale oltre 30 ore [] [] _________ Part-time orizzontale [] [] _________ Part-time misto [] [] _________ D 14. Indicare quali dei seguenti dispositivi di flessibilità oraria e spaziale sono presenti e la stima approssimativa, per l’anno 2012, del numero di persone che ne hanno usufruito. No, non presente è Si , è presente → Stima del numero di casi Telelavoro domiciliare (da casa) [] [] _________ Altre forme di telelavoro (es. telecentro) [] [] _________ Flessibilità in entrata e in uscita [] [] _________ Banca delle ore [] [] _________ Orari personalizzati sulla base di esigenze individuali [] [] _________ Altro, specificare 82 _______________________________ _________ [Se esiste la possibilità del telelavoro (vedi D14)] D 15. Durante l'anno 2012, quanti dipendenti hanno utilizzato il telelavoro? Donne Uomini AZIONI DI SOSTEGNO ALL’IMPEGNO FAMILIARE D 16. Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso delle seguenti forme di congedo? In caso affermativo le chiediamo di indicare anche la stima approssimativa del numero dei dipendenti che ne hanno usufruito. No Si → → → Stima del numero di casi Congedo di maternità (astensione obbligatoria) [] [] _________ Congedo parentale [] [] _________ Congedo (legge 104) [] [] _________ straordinario Altro, specificare ________________________________ _________ D 17. Il suo ente mette direttamente a disposizione dei suoi dipendenti i seguenti servizi a sostegno della genitorialità? Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso dei seguenti servizi? Le chiediamo di indicare la stima approssimativa del numero dei dipendenti che ne hanno usufruito. Non presente Presente→ → Stima del numero di casi [] [] _________ [] [] _________ Baby parking/punto gioco per i figli dei dipendenti [] [] _________ Campi/attività estivi per i figli dei dipendenti [] [] _________ Nido Aziendale Convenzioni Tagesmutter per Altro, specificare Asili Nido e/o ________________________ 83 D 18. Durante l'anno 2012, i dipendenti del Suo ente hanno fatto uso dei seguenti servizi attivati direttamente dall’ente o in convenzione con altre strutture? No, il servizio non è presente No, ma il servizio è presente Si Maggiordomo aziendale [] [] [] Servizi di lavanderia [] [] [] Servizi di preparazione pasti [] [] [] [] [] [] Servizi di assistenza a familiari anziani e/o non autosufficienti [] [] [] Sportello informativo sulla conciliazione [] [] [] Servizi di riparazione manutenzione domestica e Altro, specificare ORGANI E AZIONI ORGANIZZATIVE PER LE PARI OPPORTUNITÀ D 19. Nel suo ente è attualmente presente un Comitato Unico di Garanzia o un Comitato per le Pari Opportunità o una persona referente per le pari opportunità? Non presente Presente Comitato Unico di Garanzia [] [] Comitato Pari Opportunità [] [] Persona referente per le pari opportunità [] [] 84 D 20. La/il referente per le Pari Opportunità o il Comitato Unico di Garanzia (o Comitato per le Pari Opportunità) dell’ente svolge le seguenti attività? Attività non svolta Attività svolta Predisposizione piano di azioni positive [] [] Monitoraggio dei dati in ottica di genere [] [] Promozione di iniziative organizzative in ottica di genere [] [] Promozione di iniziative di conciliazione vita privata/vita lavorativa [] [] Counselling o sostegno in caso di fenomeni di mobbing e molestie [] [] D 21. Durante l'anno 2012, il Suo ente ha attivato le seguenti azioni a sostegno delle pari opportunità tra uomini e donne? No Si [] [] Programmi di buon rientro [] [] Carta dei servizi e/o opuscoli informativi sul tema della conciliazione tra vita lavorativa e familiare [] [] Sportello o punto informativo sulla conciliazione tra vita lavorativa e familiare [] [] Percorsi formativi per dirigenti/responsabili del personale per promuovere una maggiore attenzione alle tematiche di genere [] [] Diffusione di dati e informazioni relativi distribuzione di genere all'interno dell'ente Altro, specificare alla _____________________ Il questionario è concluso. La ringraziamo per la sua collaborazione. 85 Allegato 5: Lettera di preavviso ai comuni 86 Allegato 6: Lettera di preavviso alle comunità 87 88 Allegato 7: Lettera di preavviso agli enti strumentali della Provincia 89 90 91 92 Allegato 8: Lettera di preavviso alla Provincia 93 Allegato 9: Lettera di preavviso all'Università degli studi di Trento 94 Allegato 10: Lettera invito alla compilazione questionario ai comuni 95 96 Allegato 11: Lettera invito alla compilazione questionario alle comunità 97 98 99 Allegato 12: Lettera invito alla compilazione questionario agli enti strumentali della Provincia 100 101 102 103 Allegato 13: Lettera invito alla compilazione questionario alla Provincia 104 105 Allegato 14: Lettera invito alla compilazione questionario all'Università degli studi di Trento 106 107 Allegato 15: Mail di sollecito alla compilazione (mail inviata il 29 aprile 2013) Spettabili Comuni Comunità Provincia autonoma di Trento Enti strumentali della Provincia autonoma di Trento Università degli studi di Trento Facendo seguito alla nota di data 17 aprile 2013 (prot. n. 5417 per i Comuni, prot. n. 5422 per le Comunità, prot. n. 5424 per la Provincia, prot. n. 5423 per gli enti strumentali e prot. n. 5425 per l'Università) con la quale si invitano le SS.LL. a rispondere al questionario informatico predisposto nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'occupazione femminile e sulla conciliazione dei tempi famiglia - lavoro, condotta dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale, in attuazione della mozione n. 135, si desidera ricordare che il termine per la compilazione del questionario scade: LUNEDÌ 6 MAGGIO 2013. Si rinnova, cortesemente, l'invito alla compilazione ricordando che i dati serviranno a definire il quadro provinciale sull'occupazione femminile e sulla conciliazione dei tempi familiari e costituiranno il presupposto per il miglioramento delle politiche di riferimento. Cordiali saluti. Segreteria Commissioni permanenti del Consiglio provinciale di Trento Via Manci, 27 - 38122 TRENTO Tel. 0461.213290 - fax 0461.213115 e-mail: [email protected] 108 Allegato 16: Mail proroga scadenza compilazione questionario (mail inviata il 6 maggio 2013) Spettabili Comuni Comunità Enti strumentali della Provincia autonoma di Trento Università degli studi di Trento Facendo seguito alla nota di data 17 aprile 2013 (prot. n. 5417 per i Comuni, prot. n. 5422 per le Comunità, prot. n. 5423 per gli enti strumentali della Provincia autonoma di Trento e prot. n. 5425 per l'Università) con la quale si invitano le SS.LL. a rispondere al questionario informatico predisposto nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'occupazione femminile e sulla conciliazione dei tempi famiglia - lavoro, condotta dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale, in attuazione della mozione n. 135, si informa che la scadenza per la compilazione del questionario è prorogata a: MERCOLEDÌ 8 MAGGIO 2013. Confidando nella cortese collaborazione delle SS.LL., si porgono cordiali saluti. Segreteria Commissioni permanenti del Consiglio provinciale di Trento Via Manci, 27 - 38122 TRENTO Tel. 0461.213290 - fax 0461.213115 e-mail: [email protected] 109 Allegato 17: Altre tabelle Tabella A.1. Percentuale media delle donne negli enti. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale Percentuale media di donne negli enti 48,8 74,0 45,4 46,0 50,2 Numero dipendenti/collaboratori /autonomi 5.478 1.069 11.972 6.208 24.727 Tabella A.2. Distribuzione per relazione di impiego secondo l'ente e il sesso. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale Sesso Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Collaboratori/ trici 3,1 3,5 3,4 1,8 20,6 22,0 15,0 14,7 5,4 5,7 Autonomi 1,4 7,4 4,6 11,5 9,4 14,5 6,5 19,5 2,7 8,7 Determinati 17,5 8,4 10,7 8,5 11,2 6,3 2,1 1,5 16,1 8,1 Indeterminati N. 77,9 80,7 81,2 78,3 58,8 57,2 76,3 64,2 75,7 77,5 2.727 2.670 790 279 7.372 4.682 2.855 3.353 13.744 10.984 Tabella A.3. Percentuale di donne e uomini con minori a carico. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale 110 Sesso Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini % persone con minori a carico 47,5 42,6 38,9 33,2 35,8 49,4 47,4 48,5 45,4 42,7 N. 2.625 2.203 757 251 6.938 3.883 2.240 2.206 12.560 8.543 Tabella A.4. Utilizzo negli enti del part-time per sesso ed ente. Ente di appartenenza Sesso Part-time Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Comune Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale N. 47,3 4,7 50,8 12,7 31,3 5,4 43,7 3,3 45,5 5,4 2.625 2.203 757 251 6.938 3.883 2.240 2.206 12.560 8.543 Tabella A.5. Utilizzo negli enti del telelavoro per sesso ed ente. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totale Sesso Tele-lavoro N. Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne Uomini 11,3 0,7 6,2 3,8 4,1 0,7 7,6 2,2 906 750 6.041 2.757 2.240 2.206 9.187 5.713 Tabella A.6. Utilizzo da parte dei dipendenti di alcuni dispositivi di flessibilità oraria e spaziale negli enti nei quali sono stati attivati. Ente di appartenenza Comune Comunità Enti strumentali e Università Provincia Totali Telelavoro domiciliare (da casa) Altre forme di telelavoro (es. telecentro) Flessibilità in entrata e in uscita Banca delle ore Orari personalizzati sulla base di esigenze individuali 6,6 - 66,5 79,5 27,3 - - 61,1 99,0 29,7 4,0 0,1 63,1 71,5 25,6 1,2 1,2 100,0 - - 4,8 0,6 65,8 79,2 27,2 111