VERSO LA TERZA CONFERENZA NAZIONALE SULLA FAMIGLIA Intervento di Francesco Belletti 4° appuntamento - Roma 30 ottobre 2014 FAMIGLIA E RESPONSABILITA’ EDUCATIVA FAMIGLIA E SCUOLA: DUE PILASTRI PER COSTRUIRE IL FUTURO DEL PAESE 1. Emergenza futuro! La recente indagine SVIMEZ ha parlato di “deserti8icazione” del nostro Sud, riportando i dati sul crollo delle nascite, e sul saldo demogra8ico negativo veri8icatosi nelle Regioni meridionali. Anche quello che è sempre stato il serbatoio delle generazioni future del nostro Paese, oggi sembra essersi arreso, sotto il rullo compressore degli ultimi anni di crisi,. Dopo molti decenni (così nel Sud era a 8ine Ottocento, ha commentato qualcuno) , sono più numerosi i morti dei nuovi nati, e le proiezioni sono di un radicale declino della popolazione. Se poi non bastano le culle vuote, possiamo anche aggiungere i “cervelli in fuga”, giovani laureati, spesso l’eccellenza delle nuove generazioni, che trova progetto, speranza e sviluppo professionale all’estero, mentre nel nostro Paese deve mendicare il sostegno dei propri genitori, un lavoro in nero, o un contratto a termine, o una borsa di studio universitaria malpagata, o ancora una partita IVA che troppo spesso è puro lavoro dipendente senza contributi. E soprattutto, a termine. Vogliamo partire da qui, oggi, dal futuro del nostro Paese, perché la questione demogra8ica, il sostegno alle nuove generazioni, non è solo questione di asili nido o di politica 8iscale, ma è riscoprire che i principali costruttori di futuro di un Paese sono la famiglia e la scuola: sono queste due istituzioni, infatti, che hanno la responsabilità di proteggere, promuovere e far crescere le nuove generazioni. Dalla loro alleanza può quindi ripartire il Paese. 2. Priorità educazione, nell’alleanza scuola -‐ famiglia Per questo riaffermiamo con forza la priorità dell’educazione delle nuove generazioni, che dovrebbe diventare criterio orientativo prioritario per le scelte strategiche del Governo; quanto il Jobs Act migliorerà l’inserimento dei giovani al lavoro, meglio e di più che non il discusso Garanzia Giovani? Quanto la 8iscalità oggi sostiene le nuove famiglie? Quanto la spending review sa scegliere tra protezione degli interessi consolidati e investimento sul futuro? Senza entrare nel merito, siamo comunque fermamente convinti che nel nostro Paese il bilancio intergenerazionale (quanto danno e quanto ricevono le varie generazioni) sia ancora pesantemente penalizzante per le nuove generazioni ,e soprattutto per chi investe la propria vita sui 8igli e sulla loro educazione. L’educazione peraltro è insieme compito privato e impegno pubblico, diritto dovere di ogni famiglia, ma anche priorità costituzionale per il sistema Paese. E la scuola, in questa prospettiva, diventa snodo essenziale, insostituibile, come strumento privilegiato della collettività, ma anche come interlocutor, partner e “alleato” dei genitori e delle famiglie. L’educazione al centro, e l’educazione come esito dell’alleanza sociale tra famiglia e società, e in particolare dell’alleanza speci8ica tra genitori e scuola, E’ stata questa, del resto, la logica del grande incontro del 10 maggio 2014, in Piazza San Pietro, in cui, come dai documenti di invito di Mons. Galantino, “Se educare è possibile e necessario, se coltivare l’umano viene prima del pro7itto, se la scuola è la frontiera della socializzazione, non possiamo far 7inta di niente. La Chiesa storicamente ha sempre avvertito l’urgenza di star dentro a questo mondo perché sa per esperienza che solo persone libere e critiche possono dar seguito ad una società giusta e aperta. Siamo tutti consapevoli della crisi economica che non risparmia neanche i beni di primi necessità. Tra questi però la scuola va difesa e promossa a costo di qualsiasi sacri7icio perché ne va della salute pubblica e della stessa democrazia. Per far questo occorre evitare che la scuola sia aggredita dall’ideologia di chi vuole ridurla ad un sapere funzionale al mercato oppure orientato a una visione prefabbricata della realtà. Essa è piuttosto l’esperienza di crescere insieme attraverso un confronto serrato con tutte le forme della conoscenza. Prendersi cura della scuola è dunque un impegno e insieme una opportunità. Solo ripartendo da questa attenzione al percorso di ciascuna ragazza e di ciascun ragazzo si realizzerà una comunità all’altezza delle s7ide che l’epoca presente pone con incalzante velocità. Vogliamo per questo ritessere i 7ili della scuola, cioè quello delle generazioni (docenti e discenti), quello delle agenzie educative (scuola, famiglia, chiesa), quello, in7ine, delle dinamiche sociali (scuola e lavoro). Senza dimenticare che siamo dentro un processo di grandi trasformazioni che la scuola non può subire. Deve rinnovarsi e rimotivarsi”. 3. I genitori educano dentro una comunità Oggi però la famiglia educa sempre di più insieme ad altri attori. Se una volta la titolarità dell’educazione, della responsabilità educativa era prerogativa dei familiari, oggi si parla spesso di altre agenzie educative. Esiste il rapporto famiglia-‐scuola, la presenza dell’associazionismo, che tanto fa in termini educativi sugli adolescenti e anche sui bambini, il ruolo dei mass media e delle nuove tecnologie nella comunicazione, ecc. È quindi chiaro che il compito educativo è ormai un’impresa comune tra famiglia e società. In questa prospettiva, è addirittura più necessario sottolineare che la titolarità della responsabilità educativa spetta primariamente alla famiglia. Questo è, nel nostro Paese, un principio costituzionale, ma è anche un principio di realtà. I primi educatori “ naturalmente” sono i genitori. Quando poi si passa ad un principio di lettura del dinamismo reale dell’educazione, ad esempio nelle relazioni famiglia-‐ scuola, si deve fare riferimento al principio di sussidiarietà, in quanto le famiglie e le altre agenzie interagiscono e devono co-‐progettare, co-‐agire insieme. Per questo, se è vero che “per educare un 8iglio serve un intero villaggio”, come ha ricordato Papa Francesco proprio il 10 maggio in Piazza San Pietro, è anche vero che questa educazione passa in primo luogo per la responsabilità ed azione diretta dei genitori. La centralità dell’educazione per la dignità della persona, per la promozione della famiglia, per la vita buona della società, è documentata dall’estremo dettaglio dell’art. 5 della carta dei diritti della Famiglia (1983), che interpella ogni attore sociale, difendendo il “diritto” della famiglia all’esercizio della propria responsabilità educativa. Ma la famiglia può pretendere questo diritto solo se è stata capace e disponibile al dovere di educare i propri figli, con tenacia, coerenza e fedeltà. Solo genitori veramente impegnati nella responsabilità educativa con i loro figli potranno esigere i diritti connessi a questo loro impegno. Forse qui sta una della maggiori sfide e fragilità del tessuto familiare, oggi: il rischio della resa educativa da parte di genitori che abbandonano i propri figli ad una falsa libertà. Per questo, è urgente oggi: genitori, insegnanti, adulti, istituzioni, insieme per risponde rella’urgenza di educazione dei nostri figli. VERSO LA TERZA CONFERENZA NAZIONALE SULLA FAMIGLIA Intervento di Maria Grazia Colombo 4° appuntamento - Roma 30 ottobre 2014 FAMIGLIA E RESPONSABILITA’ EDUCATIVA Nell’approfondita riflessione del Forum delle associazioni familiari in ordine alla ‘sfida educativa’, con riferimento ai tanti episodi che di recente hanno purtroppo tristemente connotato il dibattito sulla scuola, riteniamo fondamentale porre al centro la questione della ‘responsabilità educativa’, che nel contesto storico attuale è considerata sempre più qualcosa di gravoso, un peso da sopportare nonostante la Costituzione sia molto chiara su tale aspetto (art. 30). Sorge dunque spontanea una domanda: educare è soltanto un peso o piuttosto un affare serio e coinvolgente? Nelle famiglie il problema educativo è oggi accanto al lavoro, alla questione economica, la preoccupazione più grande per i genitori. Nel nostro Paese guardare al figlio come ad una risorsa a volte è difficile, non è solo colpa delle crisi economica, ma piuttosto di una crisi morale ben più profonda. Di seguito illustriamo brevemente alcuni spunti di riflessione in merito. Primo punto: la tematica della famiglia non può essere ridotta ad una questione privata ma ha sempre più a che fare col bene comune, che va oltre il bene della famiglia stessa, entra nella comunità umana nei diversi livelli, porta la propria esperienza nella vita civile. Non possiamo dimenticarci che la Costituzione stabilisce per la famiglia un ruolo primario nella cura della persona e della società intera, ruolo di interesse ‘pubblico’. Secondo punto: l’educazione è un bene pubblico esito di scelte personali, private, ma non è un fatto privato, è bene comune non riducibile alla dimensione statuale e a quella politico –partitica. Bene comune come caratteristica originaria delle persone, delle associazioni di persone, dei soggetti della società civile che insieme costituiscono il nostro Paese Terzo punto: la famiglia da sola oggi non è in grado di sostenere e vivere la propria responsabilità educativa. Deve essere aiutata , non sostituita. La solitudine educativa del nostro tempo rende fragili genitori e famiglie che spesso chiedono aiuto alla scuola proprio per un accompagnamento educativo, fin dall’asilo nido. Sostenere quindi in modo sussidiario. Questo è un compito che è proprio di tutta la società civile, associazioni, scuole , realtà aggregative etc. Occorre imparare a progettare e ad agire secondo una “cultura della famiglia” coinvolgendo effettivamente le associazioni quali luoghi di elaborazione delle famiglie e tra le famiglie su temi formativi proponibili nelle scuole. Quarto punto: famiglia, fragilità educativa e contesto sociale. Occorre fare alleanze, reali, vere, virtuose che scuotano famiglie stanche e istituzioni ingessate. Il nostro Paese ha bisogno di rompere un certo status quo che rende tutto più complicato. Occorre rischiare. La famiglia è soggetto culturale, sociale, civile e politico. Ma quanti sono convinti di ciò e agiscono di conseguenza? Quinto punto: scuola quale ambito privilegiato di incontro tra famiglie, scuola moderna, più efficiente, meno oggetto di burocrazia amministrativa, dove vengono rispettate e valorizzate le attitudini di ognuno, le diverse posizioni culturali, gli interessi umani in un pluralismo democratico dell’offerta formativa statale e paritaria. Un sistema nazionale di istruzione non come qualcosa di ingessato, statico, ma in movimento, un laboratorio, un cantiere permanente che tenga conto di diversi percorsi formativi e professionali. Sesto punto: dalla partecipazione alla corresponsabilità educativa. Come può un genitore imparare ad esercitare la propria responsabilità educativa se di fatto altri al suo posto la esercitano? In un pluralismo di offerte formative tra statali e statali e tra statali e paritarie occorre garantire ai genitori la possibilità concreta ed effettiva della libertà di scelta del percorso formativo per il proprio figlio. In Italia, paese europeo, scegliamo in quale struttura sanitaria farci curare e non possiamo scegliere la scuola dove iscrivere i nostri figli. Scegliere muove la responsabilità, si impara ad interrogarsi, a dare le ragioni educative e a crescere come adulti educatori per tutta la vita. In tale contesto appare fondamentale l’individuazione di ‘costi standard’ per una più equa ed efficace distribuzione delle risorse, la realizzazione piena ed effettiva del sistema nazionale di istruzione che preveda la sostanziale ‘uguaglianza’ tra scuole statali e paritarie come previsto dalla legge n. 62/2000, l’eliminazione dell’attuale discriminazione dei genitori degli alunni delle scuole paritarie (che non possono neanche detrarre le spese per l’istruzione dei figli, spese dovute ai sensi dell’art. 30 della Costituzione), e da ultimo evitare il possibile esodo dei docenti delle scuole paritarie alle scuole statali, ciò non per legittima scelta ma piuttosto per situazione precaria delle scuole stesse che non sono più in grado di garantire il posto di lavoro . Settimo punto: l’art. 30 della Costituzione Italiana recita: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere , istruire ed educare i figli”. Stabilisce chiaramente i compiti genitoriali qualificandoli come diritto e dovere. Con il termine “educare” il dettato costituzionale attribuisce al genitore una valenza generale e comportamentale di responsabilizzazione; con la parola “istruire” gli assegna una funzione tradizionalmente imputata alla sola istituzione preposta (la scuola), riconoscendogli come detto lo specifico diritto – dovere di contribuire e vigilare a che tutte le misure formative siano doverosamente e con efficacia poste in atto. Entrambi i termini “diritto” e “istruzione” sono inequivocabili, prescrittivi e diretti. La Costituzione ne pretende il pieno rispetto da parte dei genitori e delle istituzioni: non si tratta perciò solo di un diritto alla prestazione (e cioè a che si svolga un’attività di istruzione) ma di un diritto di cui i genitori sono titolari anche per quel che concerne la sostanza della prestazione. Il punto quindi non è il riconoscimento nelle nostre scuole o meno della partecipazione della famiglia semmai l’individuazione di nuove ed efficaci modalità per attuarla. La recente vicenda che ha visto un Ministero imporre l’insegnamento nelle scuole – anche all’asilo! – della strategia LGBT e la teoria del gender all’insaputa dei genitori e senza coinvolgimento degli organi scolastici, anzi con il coinvolgimento delle sole associazioni LGBT evidentemente in conflitto di interesse senza tuttavia alcuna voce in contraddittorio, fa emergere chiaramente la grave criticità del sistema di istruzione: la (voluta?) esclusione dei genitori dai percorsi scolastici, con la sospetta finalità di voler manipolare gli studenti da parte del Governo di turno. La questione ha fatto emergere invece le potenzialità dell’intervento dei genitori e delle associazioni di famiglie che sono riuscite almeno a far sapere alla cittadinanza cosa stava accadendo ai nostri figli. In conclusione la sfida educativa che oggi impegna tutti noi richiede riforme profonde e non più rinviabili. La crisi economica non può servire sempre come alibi. Come associazioni dei genitori stiamo esaminando con altri genitori nelle scuole statali e paritarie il testo proposto dal Governo “La buona scuola” – di cui si tratta in un documento apposito – e la domanda che nasce con insistenza è questa: ma di chi è la scuola ? Dei docenti con tutto il loro carico di problematiche importanti e serie, degli studenti protagonisti a volte quasi dimenticati, dei genitori che costituzionalmente sono i primi responsabili educativi dei loro figli? Non sono domande astratte, ognuna nasconde altre questioni interessanti, il punto è lavorare sul quel testo o su altro per condividere però un progetto comune che non escluda nessuno. Autonomia responsabile delle scuole, valutazione, docenti e professionalità riconosciuta, pluralismo dell’offerta formativa : noi genitori vogliamo esserne protagonisti accanto ai docenti e agli studenti. Le nuove generazioni ci guardano e vogliono avere accanto, come compagni di viaggio, genitori, docenti e politici credibili, che rischiano in prima persona. VERSO LA TERZA CONFERENZA NAZIONALE SULLA FAMIGLIA 4° appuntamento - Roma 30 ottobre 2014 FAMIGLIA E RESPONSABILITA’ EDUCATIVA La ‘buona scuola’ Osservazioni e suggerimenti dal punto di vista di un genitore Maria Grazia Colombo Il Forum delle associazioni familiari e le sue associazioni hanno da subito seguito con interesse sia il dibattito pubblico sia le proposte del Governo in materia di riforma del sistema di istruzione, vista la sua importanza nella formazione dei giovani e nel futuro dell’intera società. Alcuni principi di ordine generale, sempre attuali, vanno riaffermati in premessa quale guida per la più attenta riflessione che segue: a) rivalutazione della professionalità dei docenti, anche con meccanismi nuovi; b) sviluppo della carriera del personale secondo criteri di merito e non solo di anzianità; c) sistema scolastico meno rigido, più flessibile, scuola per tutti e per ciascuno; d) personalizzazione dell'apprendimento; e) autonomia reale ed effettivo pluralismo scolastico: sistema che rimetta alla pari tutte le scuole statali e paritarie; f) valutazione permanente come condizione di ottimizzazione dei processi e dei risultati; g) riferimento all'Europa e ai sistemi scolastici europei. Nei diversi incontri di lavoro sulla proposta cui il Forum ha partecipato è emerso che i genitori sono stati dimenticati o, quanto meno, relegati ad una appendice poco significativa tra i protagonisti della Buona scuola. Il centro di tutto sono i docenti e la loro formazione professionale da rivalutare, graduatorie, assunzioni, questioni che sembrano tecniche da “sindacati” ma non lo sono. Il sistema scuola italiano è messo a dura prova con questo “pacchetto” per quanto riguarda il reclutamento docenti, la conseguente loro valutazione, la maggiore e reale autonomia alle scuole e ai dirigenti, una flessibilità oggi quasi impossibile da immaginare, la centralità dell'apprendimento e il conseguente intreccio delle discipline, che pure sono delle novità interessantissime. Punti da evidenziare dopo una prima positiva ma cauta lettura del testo Si parla di buona “scuola” senza alcun aggettivo, giustamente in quanto il sistema nazionale d’istruzione è unico (legge 62/200). Occorre sottolinearlo perché altrimenti nasce la domanda: ma di che scuola stiamo parlando? Solo di quella dello Stato. Condividiamo la scelta di utilizzare il termine “scuola” ma occorre una nota esplicativa nel testo in merito e il riconoscimento che il sistema scolastico è plurale. Scuola come investimento per il Paese, innovazione e non solo capitolo di spesa della Pubblica Amministrazione. Paese che investe, innovazione e non solo assistenza. Scuola come “progetto comune”: si citano studenti, docenti, dirigenti e tutto il personale ma nulla si dice sui genitori, che invece sono attori alla pari degli altri (come stabilisce l’art. 30 della Costituzione che sancisce il diritto/dovere dei genitori di educare ed istruire i propri figli). La proposta parte da chi insegna, scelta legittima e condivisibile, ma non si deve correre il rischio di doversi chiedere: ma di chi è la scuola ? Solo del corpo docente etc.? In questi anni qualche passo avanti è stato fatto, siamo passati da una partecipazione delle famiglie ad loro partecipazione con il Patto di corresponsabilità che viene proposto in ogni scuola del Paese. Occorre poi rimettere ordine nel mondo docenti per quanto riguarda in particolare la loro carriera , a parte le questioni tecniche relative ai rapporti sindacali che ne regolano la posizione quali dipendenti dello Stato, nel testo sono evidenziati molto bene alcuni concetti interessanti che riassumo con alcune parole chiave (capitoli 1 e 2): - merito - valutazione - professionalità - mappatura della situazione reale - organico dell’autonomia - formazione come esigenza e non imposizione - docenti non come “grigi” dipendenti pubblici ma professionisti - mobilità dei docenti sia geografica che professionale Autonomia, parola chiave che riassume molte altre parole e concetti fondamentali in ambito scolastico (capitolo 3). Non c’è vera autonomia senza responsabilità . La responsabilità richiama la valutazione. La responsabilità va esercitata potendo scegliere. Vale sia per i genitori che devono poter scegliere tra scuole diverse sia che esse siano statali o paritarie, che per i docenti che non possono “subire” sempre passivamente il proprio ruolo professionale imbrigliato in graduatorie, schematismi e burocrazia assurda. Scegliere muove la responsabilità, il rischio, la valutazione, rendono più corresponsabili. Autonomia responsabile coniugata con pluralismo scolastico, diverse offerte formative, serie e competenti , gestite da scuole autonome sia a gestione privata che statale. Scuole valutate seriamente dentro un sistema innovativo. Giovani e bambini quindi protagonisti che “scelgono” di diventare studenti curiosi e interessati. I genitori non devono essere solo informati (pag.63) ma rimessi nella posizione costituzionale di diritto e dovere. Serve un ruolo importante ed attivo degli stessi anche nel processo di valutazione del docente (reputazione etc.). Occorre che come genitori si avvii un percorso di formazione al riguardo, graduale ma in contemporanea con il dibattito in corso. Questo terzo capitolo sull’autonomia è molto importante anche perché parla di reti di scuole, “di Sistema Nazionale di Valutazione esteso alle scuole paritarie”. Testualmente si afferma: “Servirà lavorare per dare alle scuole paritarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione” (pag.66). Si cita anche un possibile Registro nazionale dei docenti della scuola, molto interessante che potrebbe introdurre cautamente nella scuola statale il reclutamento degli insegnanti come nella scuola paritaria. Altro punto indispensabile il profilo professionale del dirigente scolastico etc. (pag.69). Il capitolo quarto è una sfida, infatti rimette in gioco che idea abbiamo di scuola come luogo di ricerca, di incontro dell’imparare , le discipline, rapporto scuola e aggiornamento non solo tecnico e didattico ma scuola che aiuta a migliorare la qualità del tempo stesso passato nelle aule. Preoccupazione questa non solo dei docenti e degli studenti ma “interesse” dei genitori che hanno a cuore lo star bene dei propri figli (ma cosa vuol dire stare bene ?). Sfida interessante che dobbiamo raccogliere al volo. L’amministrazione centrale e la struttura sindacale come si pongono di fronte a queste rivoluzioni ( scuole aperte etc.)? Interessante e da discutere in modo costruttivo quanto affermato a pag. 98 dove si legge di una possibile riqualificazione dell’offerta formativa della scuola con attività integrative, mobilità dei docenti, nuova organizzazione e gestione etc. Aggiungiamo con forza: personalizzazione dell’apprendimento, più offerta formativa anzi più offerte formative, più pluralismo, una scuola per tutti e per ciascuno. Il genitore si pone la domanda educativa sul proprio figlio, sceglie con responsabilità tra diverse proposte, ascolta, impara, cresce come educatore accanto al docente che mette in gioco la propria professionalità. Scuola del territorio e sul territorio che cerca agenzie formative interessate a collaborare professionalmente. Capitolo da approfondire è invece il quinto, riguardante scuola e lavoro, che nasconde due punti riguardanti la dispersione scolastica (formazione professionale) e il rapporto scuola lavoro oggi molto difficile (due mondi che non si parlano). C’è tutta la filosofia del saper fare a noi già nota, la questione dei laboratori come palestre di innovazione. Il capitolo va approfondito con esperti del settore della Formazione professionale e studiosi delle dispersione scolastica, grosso problema del nostro tempo che va analizzato e affrontato da diverse angolature. Settore dell’Istruzione e Formazione professionale iniziale quale opportunità per migliaia di ragazzi per entrare formati nel mondo del lavoro in tutte le Regioni italiane, la metà delle quali ora non la offre. Ultimo capitolo il sesto riguarda le risorse introducendo una possibile “alleanza” tra pubblico e privato chiaramente per finanziare le scuole (qui è evidente che si intende ma non si dice scuola statale). Si parla di risorse pubbliche più ingenti e più certe. E questo vale per tutti, ma per le scuole paritarie è questione primaria. Occorre fare la battaglia per tutta la scuola e chiedere con forza che si riveda tutto il sistema razionalizzando le spese. Spendere bene per stare bene tutti. Due ministeri, il Miur e il Mef hanno stabilito per risolvere la questione dell’Imu il costo standard di un alunno di scuola statale. Allora possiamo paragonarlo con quello di un alunno di scuola paritaria e capire le disfunzioni legate ad un’amministrazione scolastica troppo onerosa e a volte poco efficiente (al di là delle ottime figure professionali che ci operano). Sempre in questo interessante capitolo si richiama al fatto (pag.124) che non bisogna temere l’intervento di risorse private nella scuola, si cita testualmente: “ Non c’è quindi nulla da temere dall’idea che, a certe condizioni, risorse private possano contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo. A maggiore ragione se giustifichiamo lo sforzo creando una visione comune in cui credere convintamente tutti, come cittadini”. Aggiungiamo con decisione guardando al servizio pubblico della scuola paritaria italiana che quel “collettivo” richiama correttamente il termine pubblico, per il bene pubblico e pubblico non corrisponde a statale (occorre forse osare di più e stupire maggiormente…), come pure il termine “cittadini”: siamo tutti cittadini, genitori e studenti, docenti di scuola statale e paritaria . Perché allora questa forte discriminazione economica nei confronti dei genitori, docenti e studenti della scuola paritaria (paghiamo la scuola due volte per inadempienza dello Stato che non riconosce il servizio pubblico delle scuole paritarie alla pari di quello delle scuole statali nonostante la legge ‘dello Stato’ n. 62/2000)? Interessante la proposta School Bonus, bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati nella scuola (pag.125). Ci chiediamo tuttavia: le migliaia di genitori di scuole paritarie, fondazioni, associazioni, congregazioni devono presentare il conto all’attuale Governo per tutti gli investimenti fatti in cultura attraverso le scuole e solo in minima parte finanziati dallo Stato? Consideriamo che solo l’1 % dell’importo in Finanziaria è destinato alle scuole paritarie, importo annuo euro 530 per studente scuola paritaria contro un costo standard di oltre euro 6.500 per studente scuola statale a carico di tutti i cittadini! Alcune proposte concrete -Rimettere al centro la responsabilità educativa della famiglia secondo l’art. 30 della Costituzione Italiana: i genitori fanno parte della scuola non per una concessione ma piuttosto per un diritto e dovere. Occorre ripensare a tutto il sistema scuola che si fonda su tre pilastri che sono i docenti, gli studenti e i genitori -La prevista assunzione dei 150 mila “precari” nelle scuole statali è una manovra che sistema un gravoso problema quantitativo o qualitativo del mondo docenti ? Il personale assunto è qualificato e corrisponde alle qualifiche richieste dalle scuole ? I docenti della scuola paritaria che sono in graduatoria che verranno interpellati quanto potranno esercitare la loro reale libertà di scelta e non essere ricattati dal “ruolo” nello Stato ? -Autonomia delle scuole : quali risorse , responsabilità di scelta dei docenti, nuova governance e rapporto con il territorio ? Mancano nella proposta processi e modelli di attuazione per realizzare obiettivi così rivoluzionari . -Razionalizzazione dei costi gestionali da affrontare accanto ad una deburocratizzazione dell’apparato amministrativo : equiparare i costi standard tra un alunno di scuola statale e paritaria per mettere in pratica una politica scolastica in linea con le indicazioni del Governo contro le discriminazioni culturali e sociali.Ci domandiamo ma i cittadini italiani che pagano due volte un servizio sono cittadini italiani di serie B? Concludendo, non per polemica ma per giustizia , non si può rinnovare la scuola se non si ha la volontà di mettere a posto alcune questioni , prima di tutto l’equità e l’equipollenza di trattamento nel sistema nazionale di istruzione (scuole statali e scuole paritarie), motivo anche di diversi richiami importanti fatti al nostro Paese da parte degli organismi europei . VERSO LA TERZA CONFERENZA NAZIONALE SULLA FAMIGLIA 4° appuntamento - Roma 30 ottobre 2014 FAMIGLIA E RESPONSABILITA’ EDUCATIVA RINNOVARE LA CORRESPONSABILITÀ EDUCATIVA DEI GENITORI NELLA SCUOLA. Criteri di giudizio e strumenti di azione nella scuola per genitori con figli da 0 a 18 anni su affettività, sessualità e identità sessuale. 1. Genitori nella scuola: alleanza e corresponsabilità Di fronte all’indiscu1bile emergenza educa1va che il Paese sta affrontando, l’alleanza tra scuola e famiglia è criterio irrinunciabile. Proprio per questo è par1colarmente grave che oggi siano in corso di diffusione presso le scuole di ogni ordine e grado materiali dida?ci ed interven1 apparentemente sull’affe?vità e sulla sessualità, ma che in sostanza tradiscono il giusto mandato di combaAere ogni discriminazione, e invece intendono introdurre valori, contenu1 e s1li di vita riferi1 all’ideologia del gender, promossi e ges11 da associazioni prive di alcun accreditamento presso il MIUR, senza alcun contraddiAorio, e sopraAuAo senza alcuna richiesta o informazione preven1va ai genitori. Queste azioni espropriano in modo inacceAabile i genitori del loro intangibile diriAo/dovere di essere riconosciu1 come primi educatori dei loro figli (Cos1tuzione italiana, art. 30, “è diri'o e dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se na7 fuori dal matrimonio […]”; Convenzione ONU sui diri? del fanciullo art. 14.par. 2) “gli Sta7 par7 devono rispe'are il diri'o e il dovere dei genitori o alla occorrenza, dei tutori, di guidare il fanciullo nell'esercizio del diri'o alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione in modo consono alle sue capacità evolu7ve”). Ricordiamo che uno degli a? che hanno maggiormente consen1to queste azioni, il documento “Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’iden7tà di genere”, realizzato dall’UNAR, non ha alcun valore norma1vo, non è mai stato approvato da nessuna is1tuzione di rappresentanza dei ciAadini sia a livello poli1co che sociale e non può quindi essere presentato come una disposizione obbligatoria per le scuole. Tale documento è inoltre incompleto perché non afferma la responsabilità educa1va dei genitori, riconosciuta dalla Cos1tuzione e da altre norme in vigore. SoAo questo aspeAo non rispeAa neppure la raccomandazione europea che a tal proposito recita: ”Tali misure dovrebbero tenere conto del diri'o dei genitori di curare l’educazione dei propri figli” (CM/Rec 2010 Consiglio d’Europa). L’unica legge che regola corsi tenu1 agli alunni nella scuola da parte di esterni è quella dei Decre1 Delega1 che, come noto, stabiliscono per l’aAuazione di tali corsi preven1va approvazione da parte del Consiglio di Is1tuto. TraAandosi di materia delicata occorre inoltre un’approvazione non formale, ma esito di un diba?to approfondito tra i genitori con i docen1 della classe/scuola, con i Comita1 dei genitori o con loro Associazioni per favorire delibere che siano realmente espressione della maggioranza dei genitori di quella scuola. I genitori devono conoscere in an1cipo i contenu1 degli incontri e dei tes1 in discussione, devono avere la facoltà di chiedere che il proprio figlio possa non partecipare senza nessuna conseguente discriminazione. Le a?vità di educazione affe?va sono aggiun1ve rispeAo alle a?vità curricolari quindi occorre da parte della scuola aver preven1vamente recepito il consenso delle singole famiglie. Anche nel caso che l’argomento fosse traAato dai docen1 della scuola, peraltro, si ri1ene assolutamente necessario che i genitori ne siano informa1 e possano dare il proprio contributo, data la delicatezza degli argomen1. Anche la distribuzione di opuscoli su ques1 temi deve seguire lo stesso iter; deve essere osservata quindi la disposizione che prevede il consenso preven1vo dei genitori. 2. L’educazione: un diri9o-‐dovere dei genitori Ricorsi, proteste e inizia1ve formali sono sta1 già intrapresi da più par1 nei confron1 di Ministeri, Dipar1men1, Parlamento e ogni altro organo competente. Oggi è però necessaria una rinnovata e diffusa azione direAa di vigilanza e di ciAadinanza a?va da parte dei genitori stessi, che non possono acceAare che queste azioni passino sulle proprie teste, e sopraAuAo sulle teste dei propri figli. In tal modo la famiglia contribuisce all’aAuazione di quel “PaAo di corresponsabilità” tra scuola, famiglia e studen1 che cos1tuisce una delle dinamiche più innova1ve del sistema scolas1co di ques1 ul1mi anni. Infa?, secondo quanto riportato nel Quaderno del MIUR del 2009 sul tema, il PaAo prevede che, in tema di “Relazionalità […] La famiglia si impegna a condividere con gli insegnan7 linee educa7ve comuni, consentendo alla scuola di dare con7nuità alla propria azione educa7va”; per quel che riguarda “l’offerta forma7va […] La famiglia si impegna a prendere visione del piano forma7vo, condividerlo, discuterlo con i propri figli, assumendosi la responsabilità di quanto espresso e so'oscri'o”. Una responsabilità in azione, quindi, tuAa da costruire, ma che impegna la responsabilità di ogni famiglia e delle associazioni di famiglie, in alleanza con la scuola. Sul versante opposto, però, anche la scuola deve assolutamente consen1re alle famiglie questo coinvolgimento. Per dare ulteriore concretezza alla responsabilità dei genitori, singoli o associa1, su un tema così delicato, quale è l’educazione all’affe?vità, alla sessualità, all’iden1tà sessuale, di cui i genitori sono invece primi responsabili, ricordiamo qui quaAro spazi e possibilità di azione, che sono appropria1 per tuAa l’esperienza educa1va scolas1ca, ma che su questo tema esigono oggi una rinnovata consapevolezza e una a?va responsabilità opera1va. 1) Mol1 strumen1 della scuola sembrano solo “sulla carta”, nascos1 da sigle spesso oscure: invece i piani dell’offerta forma1va d’is1tuto (POF) e i proge? educa1vi (PEI) sono preziosi, e i genitori devono vagliarli con aAenzione, all’aAo dell’iscrizione. Par1colare aAenzione va dedicata ai percorsi ges11 in a?vità extracurriculari, troppo spesso organizza1 tenendo all’oscuro le famiglie, o con informazioni solo formali. Anche i si1 web delle scuole sono spazi informa1vi che i genitori devono seguire stabilmente. 2) Anche durante lo svolgimento dell’anno scolas1co i genitori sono chiama1 a seguire con puntualità la vita scolas1ca dei propri figli, il contenuto delle lezioni, verificare diari e impegni, dialogando con serenità su ogni 1po di evento o inizia1va, sopraAuAo se extra-‐curriculare. Ogni firma o autorizzazione, in quanto aAo di responsabilità genitoriale, è e deve essere occasione di dialogo e di scambio di informazioni. 3) Inoltre conviene affrontare il tema dell’educazione all’affe?vità, alla sessualità, all’iden1tà sessuale durante le assemblee/consigli di classe, dialogando con gli altri genitori, con i docen1, con i dirigen1 delle scuole. In questo senso la presenza ed il coinvolgimento delle associazioni di genitori nelle scuole è fondamentale. 4) In questo momento storico, infine, di fronte a percorsi o proge? che sono espressione unilaterale dell’ideologia del gender, speAa ai genitori il diriAo-‐dovere di una pronta azione di responsabilità a?va nei confron1 dell’offerta forma1va ed educa1va indirizzata ai propri figli, sopraAuAo se aAraverso percorsi/interven1 extracurriculari, mediante: - - - la richiesta formale di informazioni su origini, criteri, contenu1 delle inizia1ve e degli en1 proponen1, per poter esprimere in modo necessario e vincolante il proprio parere; il coinvolgimento degli altri genitori e delle associazioni di genitori e di famiglie, per condividere i giudizi, sviluppare la consapevolezza di tu?, agire con più efficacia, anche con strumen1 formali di protesta (raccomandate, espos1, richieste scriAe di informazione, ecc.); la responsabilizzazione esplicita degli organi scolas1ci (direzione, consigli di classe, collegio docen1, uffici scolas1ci provinciali e regionali, fino al ministero se necessario), cui proporre eventuali obiezioni, correzioni, proposte alterna1ve e da cui pretendere risposte chiare e tempes1ve; la reale garanzia di poter non autorizzare la partecipazione del proprio figlio alle inizia1ve extracurriculari quando non condivise. Per informazioni: Forum delle associazioni familiari – Lungotevere dei Valla1 10 00186 Roma tel. 06.6830.9445 – fax 06.8778.1508 – e-‐mail: [email protected]