2009 N°34 L’Ambiente per gli Europei Periodico della direzione Protezione civile Fronte comune contro le catastrofi COMMISSIONE EUROPEA generale Ambiente editoriale Periodico della direzione generale Ambiente Da sette anni, la Commissione coordina con successo risorse e competenze nazionali per far fronte a situazioni di emergenza, ma l’azione concertata tra Stati membri può ancora essere potenziata. L’articolo di fondo analizza le possibili opzioni per migliorare le capacità europee di gestione delle catastrofi, compresa la proposta di unità comunitarie di riserva disponibili in qualsiasi momento. Il presente numero si sofferma inoltre su un nuovo ed importante aspetto delle politiche di intervento dell’Unione europea, analizzando i preparativi degli operatori aerei che saranno chiamati a monitorare le proprie emissioni a partire 2010, in vista dell’inclusione dell’aviazione civile nel sistema comunitario ETS a partire dal 2012. Anche il cambiamento climatico e la biodiversità saranno trattati in maniera approfondita nel presente numero, alla luce degli sforzi profusi per garantire un posto di rilievo nell’agenda europea a tematiche quali la desertificazione, il degrado dei suoli e le emissioni di origine zootecnica. Secondo un recente rapporto pubblicato dalla Commissione, il suolo offre enormi potenzialità per mitigare il cambiamento climatico. Miliardi di tonnellate di carbonio sono intrappolate nei suoli europei, ma attività quali l’agricoltura o il settore estrattivo possono liberare nell’atmosfera massicce quantità di questo elemento sotto forma di CO2. La rubrica «Approfondimento» invita pertanto a monitorare attentamente i cambiamenti introdotti nell’utilizzo dei suoli e a migliorare la gestione territoriale. Una ricercatrice tedesca esperta in materia raccomanda all’Europa di tutelare attivamente le torbiere ancora presenti sul territorio dell’UE, poiché queste possono immagazzinare una quantità maggiore di carbonio rispetto agli altri tipi di suolo. Conosceremo infine un’innovativa esperienza di piantumazione condotta dalla Regione Emilia-Romagna, sulla scia della conferenza 2008 sul cambiamento climatico e il suolo, per compensare la perdita di suolo causata dalle attività estrattive. L’EUROPA AMBIENTALE ONLINE Desiderate sapere cosa fa l’Europa per tutelare l’ambiente, cosa si intende per prodotto della politica integrata e come avere i requisiti per ottenere il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel? Per saperne di più consultate il sito web della DG ambiente: ec.europa.eu/environment/index_it.htm AVVISO LEGALE Né la Commissione europea, né le persone che agiscono in suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute nella presente pubblicazione e per gli eventuali errori che sussistessero nonostante l’impegno dedicato alla stesura e alla verifica della pubblicazione. Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta grafica (ec.europa.eu/environment/ecolabel) Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee 2009 ISSN 1563-4191 © Comunità europee, 2009 E’ consentita la riproduzione del testo purché sia indicata la fonte. E’ vietata la riproduzione delle fotografie, e se del caso, delle illustrazioni e dei grafici. Stampato in Belgio L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] INFORMAZIONI EDITORIALI L’Ambiente per gli Europei è pubblicato dall’unità Comunicazione della direzione generale dell’Ambiente. È disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, polacco e greco. Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi compilando il modulo all’interno della rivista o on-line all’indirizzo: ec.europa.eu/environment/mailingregistration/main/mailing_reg.cfm Caporedattore: Nicholas Hanley Coordinatore: Jonathan Murphy Per maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione: Fax: +32 (0)2 29-86327 Informazioni e documenti: ec.europa.eu/environment/env-informa/ Sito L’Ambiente per gli Europei: ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm 2009 N°34 Le catastrofi, naturali o di origine umana, possono verificarsi in qualsiasi momento, ovunque nel mondo. Quando succede, il Meccanismo comunitario di Protezione civile è pronto ad entrare in azione. Nel 2008, il centro operativo di Bruxelles ha ricevuto 18 richieste di aiuto provenienti da Stati membri e paesi terzi, cui ha saputo reagire tempestivamente, inviando specialisti e materiale nelle aree colpite per fronteggiare inondazioni, incendi e altri tipi di calamità. ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm L’Ambiente per gli Europei Periodico della direzione generale Ambiente Protezione civile Fronte comune contro le catastrofi © Copertina: iStockphoto SOMMARIO [ n° 34 ] 03 Desertificazione 04 Protezione civile 06 L’aviazione civile e il sistema comunitario ETS Arrestare il progressivo inaridimento del pianeta Fronte comune contro le catastrofi Contenere le emissioni nel settore del trasporto aereo 07 LIFE 08 APPROFONDIMENTO 10 Esportazioni di mercurio 11 Forum sul commercio 12 ETAP 13 Emissioni di origine zootecnica 14 Settimana verde 2009 15 16 Ridurre i rifiuti aeronautici Suolo e cambiamento climatico Il mondo lotta compatto contro la minaccia del mercurio Promuovere la sostenibilità Promuovere le imprese che aiutano l’ambiente Venti di cambiamento sul bestiame europeo Cambiamento climatico: agire ed adattarsi Agenda // Nuove pubblicazioni Notizie in breve • Trent’anni di protezione dell’avifauna • Tuffarsi nel vivo del dibattito • Due terzi degli Europei sono preoccupati per la qualità dell’acqua Desertificazione 03 Arrestare il progressivo inaridimento del pianeta > Dalle sterili rocce del deserto del Gobi in Mongolia alle aride pianure della Patagonia, non c’è continente in cui non vi siano aree desertiche. La desertificazione, ossia la progressiva trasformazione di un terreno fertile in deserto, riguarda attualmente un terzo dell’intera superficie emersa del pianeta e causa crisi ambientali e umanitarie che colpiscono 250 milioni di persone in oltre 110 paesi. Nell’anno in cui verrà definito un nuovo piano strategico decennale per l’applicazione della Convezione mondiale sulla lotta alla desertificazione, con riforme della massima urgenza, l’Europa è attivamente impegnata ad ampliare la propria strategia di intervento in materia, in particolare per garantire una maggiore tutela del suolo. © iStockphoto La desertificazione è il processo di degrado delle terre in zone aride, con conseguente perdita della capacità produttiva dei terreni, solitamente definita in base al tenore di carbonio presente nel suolo o ai livelli di attività biologica. Occorre intensificare la lotta al degrado del suolo e alla desertificazione, conseguenza ultima di tale processo nelle regioni più aride, poiché la correlazione tra questi fenomeni ed il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità è ormai evidente. « Circa la metà degli Stati membri dell’UE è interessata da fenomeni di desertificazione o degrado del suolo » Alla base di tale processo vi possono essere fenomeni naturali, quali variazioni climatiche o l’erosione idrica o eolica, ed attività antropiche non sostenibili, come un eccessivo sfruttamento delle terre, il sovrappascolo, la deforestazione e pratiche irrigue non razionali. Questo fenomeno, inoltre, può mettere a repentaglio la produzione alimentare, l’approvvigionamento idrico e la diversità biologica generando povertà, carestie, flussi migratori di massa e persino guerre. Complessivamente, la desertificazione e il degrado del suolo minacciano il 42% delle terre emerse del pianeta. La DG Ambiente guida la lotta alla desertificazione Il problema non è circoscritto ai soli paesi in via di sviluppo e circa la metà degli Stati membri dell’Unione europea è interessata da fenomeni di desertificazione o degrado del suolo. Il bacino mediterraneo è il più colpito, ma il problema si registra anche nei nuovi Stati membri quali Ungheria, Slovacchia, Romania e persino in alcuni Stati baltici. La desertificazione sta assumendo un peso sempre maggiore anche nelle priorità di intervento dell’UE. A gennaio, la Commissione ha trasferito la responsabilità principale della politica e delle azioni di lotta contro questo fenomeno alla Direzione generale Ambiente. La DG Sviluppo, dal canto suo, mantiene la competenza sui programmi di applicazione correlati a livello nazionale e regionale nei paesi in via di sviluppo. Questo passaggio di competenze evidenzia un approccio comunitario più coerente in materia di desertificazione e degrado del suolo, con una maggiore visibilità della politica ambientale dell’UE in materia di salvaguardia del terreno, pianificazione territoriale sostenibile, gestione delle risorse idriche e siccità, cambiamento climatico e lotta alla perdita di biodiversità. Questo partenariato più ampio in seno alla Commissione dovrebbe favorire maggiori risultati garantendo un coordinamento più efficace delle risorse finanziarie e umane. Una risposta a livello mondiale adottata nel 1994 e ratificata da oltre 180 paesi, è una delle tre Convenzioni approvate a Rio dal Vertice per la Terra del 1992. Nel settembre del 2009, le Parti della Convenzione si riuniranno a Buenos Aires per valutare come rilanciare l’unico protocollo multilaterale mondiale sul degrado delle terre e del suolo. L’evento si inserisce nel continuum di un recente processo di riforma finalizzato a ricentrare la Convenzione sulle misure attuative e a garantirne una maggiore si- Cos’è la desertificazione? ➜ La desertificazione è il degrado delle terre nelle zone aride, semi-aride e sub-umide secche attribuibile a varie cause, tra cui le variazioni climatiche e le attività antropiche (UNCCD) nergia con le altre convenzioni ONU sulla tutela della diversità biologica e la lotta al cambiamento climatico. Questo processo si fonda sulla crescente evidenza che la desertificazione è al contempo causa ed effetto della perdita di biodiversità e del riscaldamento globale. L’UNCCD trarrà sostanziali vantaggi dal suo nuovo ed ambizioso piano strategico per il decennio 2008-2018 strutturato su un approccio più integrato, una migliore applicazione e solide basi scientifiche. La Convenzione delle Nazioni Unite sulla Lotta alla desertificazione (UNCCD), PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente – Pagina iniziale sul suolo http://ec.europa.eu/environment/soil/index_en.htm Pagina iniziale dell’UNCCD www.unccd.int L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] 04 Protezione civile Fronte comune contro le catastrofi © iStockphoto Ogniqualvolta una grave emergenza colpisce una qualsiasi area del pianeta, l’Unione europea è pronta ad inviare aiuti alle popolazioni più bisognose. Lo scorso anno l’UE ha risposto a 18 richieste di assistenza inoltrate da Stati membri e paesi terzi per fronteggiare un ampio ventaglio di fenomeni catastrofici, dagli incendi boschivi in Grecia al terribile terremoto che ha devastato la Cina. Gli Stati membri e la Commissione hanno ormai consolidato una stretta cooperazione in materia, ma sul fronte degli interventi di preparazione e risposta alle catastrofi sono ancora necessari ulteriori progressi. Attualmente, la Commissione lavora anche alla definizione di una strategia comune per ridurre i rischi e prevenire le catastrofi sia all’interno dei suoi confini, sia nei paesi terzi. > Si calcola che le catastrofi naturali o di origine umana costino ogni anno all’Europa 15 miliardi di euro circa. La risposta europea a tali fenomeni poggia in larga misura sul Meccanismo comunitario di Protezione civile, istituito nel 2001 per agevolare l’attivazione di interventi di assistenza da parte dei paesi dell’UE per fronteggiare emergenze gravi. A questo meccanismo comunitario partecipano attualmente i 27 Stati membri dell’Unione europea nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, ai quali si unirà a breve anche la Croazia. Il braccio operativo del Meccanismo comunitario di Protezione civile è il Centro di informazione e monitoraggio (MIC) che ha sede a Bruxelles, presso la Direzione generale Ambiente. Il MIC è operativo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Il Centro di informazione e monitoraggio segue le crisi nel mondo e dirama tempestivi L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] allarmi e aggiornamenti sulle missioni di intervento attraverso un sito Internet dedicato, attivandosi dal momento in cui riceve una richiesta di aiuto da un paese colpito da catastrofe nell’UE o altrove. Dopo aver informato le autorità nazionali di protezione civile, il MIC coordina l’invio di squadre di specialisti provenienti dall’Unione europea e provvede ad abbinare ogni richiesta di aiuto ai diversi interventi di assistenza messi a disposizione dai singoli Stati membri. Richieste di aiuto in costante aumento Sin dalla sua istituzione, il MIC ha risposto ad un centinaio di emergenze mettendo a disposizione delle popolazioni colpite idrovore, tende, ospedali da campo, aerei antincendio, squadre di ricerca e soccorso nonché altre forme di assistenza in natura per fronteggiare eventi catastrofici che possono spaziare dalle inondazioni ai terremoti, sino alle crisi umanitarie derivanti da conflitti. Tra le principali missioni realizzate di recente: l’uragano Katrina negli Stati Uniti (2005) e gli incendi boschivi in Grecia (2007). Nel corso degli anni, il numero di richieste di intervento è progressivamente aumentato. Nel 2002 il Meccanismo comunitario di Protezione civile è stato attivato soltanto in tre occasioni, mentre nel 2007 e nel 2008 il MIC ha risposto, rispettivamente, a 17 e 18 emergenze, la maggior parte delle quali rappresentata da calamità naturali quali inondazioni o incendi forestali. Negli ultimi anni si è inoltre assistito ad un netto incremento del numero e della gravità dei disastri naturali, con conseguenti perdite di vite umane, distruzione di infrastrutture socioeconomiche e degrado di ecosistemi. I ricercatori prevedono che il cambiamento climatico intensificherà queste catastrofi naturali. eature f Protezione civile • 2008: il Meccanismo comunitario di Protezione civile ha predisposto 13 diversi moduli di intervento – risorse rapidamente utilizzabili, dalle idrovore alle unità di depurazione dell’acqua sino ai dispositivi di lotta contro gli incendi boschivi e alle squadre di ricerca ricerca e soccorso in area urbana. • 2009: progetto per testare una flotta integrativa di aerei antincendio in standby. • 2009-2010: progetti relativi a 12 paesi per accertarne le capacità di intervento in diversi ambiti (medico, idrico, ricerca e soccorso, rilevamento di contaminazioni e assistenza tecnica). Verso un maggiore coordinamento europeo La Commissione europea intende migliorare le capacità dell’Europa di reagire in caso di catastrofi gravi, sia all’interno del territorio comunitario, sia all’esterno dei confini dell’Unione. La capacità di reazione degli Stati membri può essere potenziata attraverso un lavoro congiunto volto a creare opportunità per un più efficace coordinamento delle risorse esistenti. Secondo i ricercatori, il « cambiamento climatico accentuerà le catastrofi naturali» La gestione delle catastrofi prevede quattro tappe distinte (prevenzione, preparazione, intervento e recupero). La Commissione interviene attivamente in ciascuna fase del processo e nel marzo del 2008 ha pubblicato una Comunicazione sul potenziamento delle capacità di reazione dell’Unione europea in caso di eventi catastrofici. La Comunicazione propone, inter alia, un maggiore coordinamento con organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite e la Croce Rossa in ciascuna fase del processo. Ipotizza altresì il miglioramento delle misure di prevenzione e preparazione in caso di catastrofi, mediante un sistema di allerta maremoti nel Mediterraneo ed una maggiore sensibilizzazione sull’utilizzo del numero unico di emergenza europeo «112». Il documento, inoltre, raccomanda di trasformare il Centro di monitoraggio e informazioni in un centro operativo in grado di fornire consulenza e orientamento in tema di protezione civile, nonché di creare una rete europea di formazione per specialisti nell'intervento in situazioni di emergenza. Sia il Parlamento europeo, sia il Consiglio hanno chiesto di potenziare le capacità dell’Unione europea di fronteggiare le catastrofi, una richiesta ribadita anche nel testo della Comunicazione. A tale proposito sono state auspicate la creazione di unità di riserva di protezione civile messe a disposizione dagli Stati membri, nonché l’analisi della necessità di appaltare risorse complementari a livello europeo. Sei progetti pilota sono stati selezionati per testare meccanismi comunitari innovativi di protezione civile in questo senso. e sottolinea l’importanza di trarre insegnamento dalle precedenti esperienze di gestione dei disastri, soprattutto quando questi ultimi superano le capacità di un singolo Stato membro o colpiscono più paesi. La Comunicazione sottolinea il valore aggiunto delle iniziative condotte a livello comunitario quali lo scambio delle pratiche migliori, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l’elaborazione di orientamenti specifici per la mappatura delle zone a rischio. Il secondo documento trascende le frontiere comunitarie e propone una strategia per la riduzione dei rischi di catastrofe nei paesi in via di sviluppo, nell’ambito di un più ampio programma internazionale di sviluppo sostenibile. La Comunicazione individua diverse priorità specifiche: intensificare il dialogo politico con i paesi desti- Prevenzione e riduzione delle catastrofi Un approccio più strategico alla gestione delle catastrofi si è delineato nel mese di febbraio di quest’anno, con l’adozione da parte della Commissione di due Comunicazioni sulla prevenzione e la riduzione delle catastrofi. Il primo documento invita a adottare un approccio comunitario per prevenire le catastrofi naturali e di origine umana all’interno dell’UE, con provvedimenti volti a ridurne la frequenza e a limitarne le conseguenze. Tra le proposte specifiche: costituzione di reti di informazione; maggiori sinergie tra i soggetti interessati e le politiche poste in essere; misure per incentivare gli Stati membri ad istituire meccanismi coordinati per la gestione delle crisi; interventi per migliorare l’efficacia degli strumenti finanziari e normativi esistenti in materia di prevenzione delle catastrofi. © iStockphoto CAPACITÀ DI REAZIONE DELL’UE 05 natari; integrare la riduzione dei rischi di catastrofe nelle politiche e negli interventi sia dell’UE, sia dei paesi in via di sviluppo; predisporre piani regionali in tale ambito iniziando dall’area dei Caraibi. Il documento sostiene inoltre la necessità di una strategia europea di prevenzione PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente – Pagina iniziale sulla protezione civile http://ec.europa.eu/environment/civil/index.htm Strategia internazionale per la Riduzione dei Disastri (ISDR) delle Nazioni Unite www.unisdr.org L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] 06 L’aviazione civile e il sistema comunitario ETS Contenere le emissioni nel settore del trasporto aereo A partire dal 2012, le emissioni di tutti i voli in arrivo o in partenza dagli scali europei rientreranno nel Sistema comunitario di scambio delle quote di emissione (ETS). Questo innovativo passaggio, frutto di anni di difficili negoziati, conferma la volontà dell’Europa di ridurre gli effetti del trasporto aereo sul clima in modo economicamente vantaggioso. © iStockphoto emesso ad alta quota dai motori dei velivoli può anche determinare la formazione di scie di condensazione e di cirri, con conseguenze negative sul riscaldamento del pianeta. > Il sistema comunitario ETS e il trasporto aereo Il sistema comunitario ETS L’ETS, il più grande sistema multinazionale al mondo per lo scambio delle quote di emissione dei gas serra, è operativo dal gennaio del 2005. Negli ultimi due anni i responsabili decisionali hanno cercato di estenderne il campo di applicazione. Con i vincoli sulle emissioni di carbonio diventati ormai una realtà in tutti i settori dell’economia europea è emersa una forte volontà politica di considerare l’aviazione civile parte integrante della soluzione al problema climatico. Il trasporto aereo è una delle fonti di gas serra con la più rapida crescita a livello mondiale ed è responsabile del 3% circa delle emissioni di CO2 dell’Unione europea. La maggior parte di queste emissioni proviene dai voli internazionali, ossia dagli aerei che garantiscono il collegamento tra Stati dell’UE o tra uno Stato membro e un paese terzo. ➜ 13 gennaio 2009: pubblicazione della Direttiva che include il trasporto aereo nel sistema comunitario ETS. ➜ 31 agosto 2009: termine per la presentazione dei piani di vigilanza. ➜ 1° gennaio 2010: inizio del monitoraggio delle emissioni da parte degli operatori aerei. Anche se il 3% può sembrare una percentuale piuttosto ridotta, il reale impatto delle emissioni aeronautiche sul riscaldamento globale è quasi certamente più elevato. Il trasporto aereo incide sul clima del pianeta rilasciando nell’atmosfera biossido di carbonio, ossidi di azoto, vapore acqueo, particolato e particelle di solfati. Gli ossidi di azoto (NOx) contribuiscono indirettamente alla formazione dell’ozono troposferico, un altro gas serra, mentre il vapore acqueo Nel dicembre del 2006, la Commissione ha adottato una proposta per includere l’aviazione civile nel sistema ETS. La normativa è stata ultimata lo scorso anno e pubblicata all’inizio del 2009. Attualmente sono in fase di elaborazione linee guida per assistere le compagnie aeree ad attuarla efficacemente. Il sistema riguarda tutti gli operatori aerei, indipendentemente dalla loro nazionalità, che svolgono una delle attività interessate dal campo di applicazione della legislazione all’interno dell’UE. I partecipanti al sistema controllano le proprie emissioni nel corso di un anno civile, al termine del quale restituiscono un numero di quote equivalenti. Considerate la forte crescita prevista per il trasporto aereo, per ottemperare agli obblighi imposti dal sistema comunitario ETS è probabile che l’aviazione civile dovrà ricercare quote di emissione dei gas serra da altri settori diventando così un acquirente netto. presentare alle autorità competenti di ciascuno Stato membro entro il mese di settembre. I piani dovranno essere approvati entro la fine dell’anno, dopodiché gli operatori saranno tenuti ad applicarli, presentando una comunicazione annuale sulle rispettive emissioni. Imparare con la pratica Il monitoraggio delle emissioni inizierà nel gennaio del 2010. I primi due anni (2010 e 2011) costituiranno un periodo transitorio, nel corso del quale le autorità competenti e gli operatori aerei prenderanno dimestichezza con il sistema di sorveglianza delle emissioni aeronautiche, prima che il settore venga inserito integralmente nel sistema comunitario ETS a partire dal 2012. L’inclusione dell’aviazione civile nel sistema comunitario per lo scambio delle quote di emissione rientra in un approccio più globale per l’abbattimento delle emissioni del trasporto aereo. Tale approccio comprende altresì investimenti in attività di ricerca nel campo delle tecnologie rispettose dell’ambiente, nonché il programma «Cielo unico europeo», che potrebbe anch’esso contribuire sostanzialmente ad una riduzione di CO2 migliorando la gestione del traffico aereo. Tuttavia, questa soluzione offre un potenziale di riduzione delle emissioni una tantum (nell’ordine del 10% circa), mentre l’inclusione dell’aviazione civile nel sistema comunitario ETS produrrà benefici sul lungo periodo. Nel corso del 2009 verranno approntati ed approvati i piani di vigilanza delle emissioni degli operatori aerei, da PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente – Pagina iniziale sul trasporto aereo e il cambiamento climatico http://ec.europa.eu/environment/climat/aviation_en.htm Cielo unico europeo http://ec.europa.eu/transport/air/single_european_sky/single_european_sky_en.htm L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] LIFE 07 Ridurre i rifiuti aeronautici © CE Nei prossimi due decenni è previsto il ritiro di circa 6.000 aeromobili che creeranno una serie di problemi ambientali legati alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti. Ma un progetto LIFE diretto dal costruttore europeo Airbus ha recentemente dimostrato che, contrariamente a quanto avviene sovente ai giorni nostri, gran parte dei componenti aeronautici non dovrà più essere smaltita. La scoperta ha portato alla costituzione in Francia di una nuova impresa per il deposito, lo smantellamento e il riciclaggio responsabili degli aeromobili. Gli aerei sono fabbricati con materiali che, in teoria, possono essere riciclati o riutilizzati in diversi modi. Al momento, tuttavia, non sono previste procedure standardizzate per gli aerei ormai giunti al termine del loro ciclo di vita utile. Il progetto PAMELA (Process for Advanced Management of End of Life of Aircraft), che ha fruito di un finanziamento nell’ambito del programma LIFE, lo strumento finanziario per l’ambiente della Commissione europea, ha analizzato questo problema scoprendo quanto sia facile riciclare, riutilizzare o recuperare le parti di un velivolo. Contrariamente a quanto avviene «sovente ai giorni nostri, gran parte dei componenti aeronautici non dovrà più essere smaltita » L’attuale tasso di recupero dei componenti aeronautici si situa intorno al 60%. Il progetto PAMELA, attuato dal 2005 al 2007 da cinque partner industriali, intendeva dimostrare che era possibile raggiungere una percentuale nettamente superiore. Tra gli altri obiettivi del progetto: la creazione di una nuova norma per una gestione sicura e rispettosa dell’ambiente degli aeromobili dismessi, nonché l’attivazione di una rete europea per la diffusione dei risultati sui processi di smantellamento e riciclaggio. Procedure intelligenti di smantellamento e riciclaggio PAMELA ha introdotto un approccio innovativo nelle procedure di smantellamento degli aerei destinati ad essere ritirati dalla circolazione. I partner del progetto hanno dimostrato che l’impatto ambientale di tali procedure può essere ridotto in modo significativo, che il peso dei rifiuti da smaltire di un aereo può passare dal 45 al 15% (o meno) e che i processi di riciclaggio e riutilizzo sono compatibili con elevati standard ambientali. Il progetto ha suddiviso il termine del ciclo di vita utile degli aeromobili in tre fasi: preparazione, smontaggio e smantellamento intelligenti. La preparazione prevede la pulizia e la decontaminazione dell’aeromobile, con il drenaggio o la rimozione di tutte le sostanze pericolose e dei materiali infiammabili o esplosivi. Nella seconda fase, ossia lo smontaggio, tecnici qualificati hanno rimosso le parti recuperabili in vista della loro possibile reintroduzione nella catena di approvvigionamento, previa idonea certificazione per garantirne la tracciabilità. Nel corso dell’ultima fase, ossia lo smantellamento, è stata rimossa la fusoliera e sono state testate diverse tecniche di taglio. Nel corso dell’intera operazione, Airbus e i relativi partner hanno condotto analisi tecniche sistematiche su ciascuna fase dei diversi processi. Progettazione più ecologica Molti altri progetti LIFE hanno raccolto la sfida di rendere più ecologica l’industria aeronautica, anche riducendo la quantità di rifiuti prodotta dal settore. I progetti AMELIE e GEAMCOS, ad esempio, erano finalizzati ad individuare soluzioni per l’applicazione di tecnologie innovative nel campo della progettazione e dell’assemblaggio. I progetti hanno dimostrato che è possibile ridurre la quantità di rifiuti pericolosi dai prodotti finiti escludendo l’utilizzo di sostanze pericolose dalla fabbricazione di tali prodotti. I progetti hanno anche mostrato che i circuiti stampati (utilizzati per l’aeronautica civile e militare) potrebbero essere fabbricati in linee di montaggio prive di piombo, eliminando così efficacemente alla fonte questo metallo tossico dalla catena dei rifiuti. Forte dei risultati ottenuti, Airbus ha avviato una collaborazione con altri investitori per creare una nuova impresa, la Tarmac Aerosave, in modo da portare avanti il processo nell’aeroporto francese di Tarbes-Ossun. Le operazioni sono già state avviate e la società prevede di offrire servizi PER ULTERIORI INFORMAZIONI di deposito, smantellamento Pagina del programma LIFE sul sito Internet della e riciclaggio per gran parte DG Ambiente dei numerosissimi aerei che http://ec.europa.eu/environment/life/index.htm dovranno essere dimessi nei prossimi decenni. Pagina iniziale di Tarmac Aerosave www.tarmacaerosave.aero L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] 08 APPROFONDIMENTO Suolo e cambiamento climatico APPROFONDIMENTO Contrastare la perdita di carbonio Pochi sanno che il suolo svolge un ruolo fondamentale nel mitigare i cambiamenti climatici, poiché cattura circa il doppio del carbonio presente nell’atmosfera nonché il triplo di quello trattenuto dalle foreste. Un nuovo rapporto pubblicato dalla Commissione europea evidenzia l’importanza della materia organica presente nel suolo e il suo ruolo nel ciclo geochimico del carbonio. Il rapporto invita inoltre a migliorare la gestione del territorio per evitare di perturbare le grandi riserve di carbonio nel suolo. Ma il suolo potrebbe diventare il prossimo terreno di battaglia nella lotta al cambiamento climatico? Molti esperti ritengono di sì. Nel presente articolo, una ricercatrice tedesca specializzata nel settore invita l’Europa a ripensare la sua politica sulla gestione delle torbiere, mentre la Provincia di Ravenna illustra la sua decisione di costituire un impianto boschivo per controbilanciare le perdite di carbonio dalla copertura vegetale causate dall’attività estrattiva. IL PUNTO DI VISTA DELLA RICERCATRICE «I suoli hanno accumulato e stoccato carbonio sotto forma di humus per migliaia di anni. L’humus mantiene le sostanze nutritive, trattiene l’acqua e contribuisce a proteggere il suolo dall’erosione. Tuttavia, il carbonio contenuto nel terreno è altamente vulnerabile alle alterazioni delle condizioni ambientali quali clima, vegetazione e utilizzo del territorio. Conservare il carbonio nel suolo ci aiuta a soddisfare i nostri fabbisogni alimentari e di fibre alla luce dei cambiamenti climatici. Lo sfruttamento del territorio ha depauperato il suolo riducendone il tenore in carbonio e la qualità dell’humus. I coltivatori europei hanno una grande responsabilità nella conservazione delle riserve di carbonio attualmente presenti, riserve che contribuiscono a mitigare e a favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. Quando vi è perdita di carbonio, il sequestro di quest’ultimo viene limitato da una serie di situazioni contingenti: competizione per i residui organici disponibili; capacità del suolo di stoccare il carbonio a lungo termine; rischio elevato che il carbonio sequestrato venga nuovamente rilasciato al mutare delle pratiche di gestione del terreno. Nel suolo, il carbonio viene rilasciato più velocemente di quanto non venga assorbito. Rispetto al carbonio più «antico», inoltre, il carbonio organico più recente è più vulnerabile ai mutamenti. Pertanto, la conservazione di grandi riserve di carbonio già esistenti negli ecosistemi si rivela una soluzione più efficace di un ulteriore sequestro di CO2. Le torbiere immagazzinano la più alta quantità di carbonio per ettaro. Mentre le naturali torbiere basse si sviluppano e sequestrano ulteriore carbonio, la torba si perde rapidamente dopo il drenaggio delle terre. Il 60% delle torbiere europee viene drenato a scopo agricolo, silvicolo o per l’utilizzo della torba. Sebbene rappresentino soltanto il 4% delle terre dell’Unione europea, le torbiere generano enormi emissioni di CO2. L’utilizzo del suolo nelle torbiere drenate è incompatibile con la formazione dei necessari strati di humus previsti dalla Politica agricola europea. Il drenaggio delle torbiere minaccia le soluzioni a basso costo per la costituzione di riserve idriche naturali da utilizzare nei periodi di siccità. Ripristinare i normali livelli idrici e trovare usi alternativi per i terreni delle torbiere è una delle principali priorità di una politica europea a tutela del suolo volta a combattere il cambiamento climatico. » L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] Dott.ssa Annette Freibauer Istituto Johann Heinrich von Thünen (vTI), Germania La materia organica presente nel terreno costituisce un’enorme riserva di carbonio: i suoli europei contengono circa 75 miliardi di tonnellate di questo importantissimo elemento. Sebbene il carbonio venga assorbito naturalmente dal suolo e rilasciato lentamente nell’atmosfera in quello che viene definito il ciclo geochimico del carbonio, alterazioni nell’utilizzo del territorio e una gestione carente possono sconvolgere pesantemente questo equilibrio. Deforestazione, agricoltura e conversione delle formazioni erbose in terreni coltivati causano il rilascio del carbonio presente nel suolo che, combinato con l’ossigeno, produce CO2, uno dei principali gas ad effetto serra. Considerate le enormi quantità di carbonio immagazzinate nel terreno, anche un calo percentualmente basso di carbonio in esso contenuto porterebbe ad un significativo incremento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. I ricercatori asseriscono che una perdita minima del contenuto di carbonio presente nel suolo europeo, dell’ordine di un decimo di punto percentuale, genererebbe emissioni di anidride carbonica pari a quelle prodotte da 100 milioni di auto in più sulle nostre strade. Ciò equivarrebbe a raddoppiare l’attuale parco auto europeo. L'obiettivo, pertanto, deve essere quello di mantenere nel suolo la massima quantità di carbonio, cercando al contempo di aumentare, ove possibile, la capacità di assorbimento dei terreni. Queste le principali conclusioni del rapporto Climsoil, pubblicato sul sito Internet della DG Ambiente all’inizio del 2009. La «Review of Existing Information on the Interrelations between Soil and Climate Change» («Analisi dell’informazione esistente sulle interconnessioni tra suolo e cambiamenti climatici»), questo il titolo completo del rapporto, fa altresì notare che il «sequestro» geologico del carbonio si rivela concorrenziale in termini di costi, può essere realizzato sfruttando le attuali conoscenze e presenta un potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici comparabile a quello di ogni altro settore economico. Soluzioni efficaci per la tutela del suolo Il rapporto invita ad invertire l’attuale processo di degrado del suolo indotto dai numerosi interventi dell’uomo sul territorio. Promuove inoltre migliori pratiche di gestione territoriale per consentire un maggiore sequestro del carbonio. Entrambe le raccomandazioni sono in linea con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006. APPROFONDIMENTO 09 IL PUNTO DI VISTA DI UN ENTE LOCALE Andrea Mengozzi Regione Emilia-Romagna, Italia La prima soluzione per garantire una maggiore tutela del suolo consiste nel mantenere il carbonio dove si trova attualmente. In particolare, occorre prestare una maggiore attenzione alla salvaguardia delle torbiere, poiché queste ultime sono in grado di stoccare una quantità di carbonio dieci volte superiore rispetto ai suoli minerali. Metà del carbonio organico presente nei suoli europei si concentra in paesi quali Finlandia, Svezia, Irlanda e Scozia, caratterizzati da ampie distese di torbiere. Tuttavia, il 50% di queste zone è già scomparso a causa dello sfruttamento della torba a fini energetici, dell’agricoltura, della silvicoltura, dell’urbanizzazione e dell’erosione ed oltre la metà delle rimanenti torbiere viene bonificata per aumentare la superficie agricola. Queste opere di bonifica potrebbero causare il rilascio nell’atmosfera di oltre 30 milioni di tonnellate di carbonio l’anno. Conversione delle terre Se non vengono alterati, i suoli europei coperti da formazioni erbose e foreste immagazzinano circa 100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno. Ma nell’UE, i terreni agricoli sono emettitori netti, in quanto rilasciano più carbonio di quanto non ne sequestrino (10-40 milioni di tonnellate di carbonio l’anno emesse). Pertanto, a causa dell’aratura e della fertilizzazione, la conversione di terreni in seminativi accresce la perdita di carbonio dal suolo. «L’obiettivo, pertanto, deve essere quello di mantenere nel suolo la massima quantità di carbonio, cercando al contempo di aumentare, ove possibile, la capacità di assorbimento dei terreni «A seguito della conferenza organizzata a Bruxelles nel giugno 2008 sul tema «Suolo e cambiamenti climatici», la Regione Emilia-Romagna ha deciso di attuare un’iniziativa di tutela ambientale a livello locale. In tema di gestione del suolo abbiamo messo in campo una serie di provvedimenti volti a mitigare e a garantire l’adeguamento ai cambiamenti climatici. La Provincia di Ravenna vanta importanti attività di cava per l’estrazione di sabbia, ghiaia e argilla. Tuttavia, l’attività estrattiva genera il rilascio nell’atmosfera di carbonio che solitamente verrebbe assorbito nello strato superficiale del sottosuolo (a pochi metri di profondità) dai microrganismi viventi che popolano la pelle terrestre. La Regione Emilia-Romagna, pertanto, ha approvato un piano per contenere gli effetti sul clima delle attività estrattive nella provincia. Attraverso l’Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente (ARPA) dell’Emilia-Romagna abbiamo individuato in circa 2,5 tonnellate per ettaro scavato la quantità di CO2 rilasciata in atmosfera. Per contrastare questo fenomeno sono state poste in essere nuove misure che prevedono la messa a dimora di alberi in grado di assorbire il diossido di carbonio. Ai sensi della normativa regionale e previa adozione da parte delle autorità comunali dei provvedimenti di piantumazione concordati con la Provincia, i cavatori dovranno sostenere in due anni i costi necessari per la messa a dimora di un ettaro di bosco ogni due ettari di aree scavate (è stato calcolato che un ettaro di bosco assorbe cinque tonnellate di CO2 l’anno). Gli impianti dovranno avvenire di preferenza in aree di particolare utilità, quali le zone cuscinetto boscate lungo i fiumi o gli spazi verdi in città o nelle fasce adiacenti le aree urbane. Il provvedimento intende sfruttare la capacità degli alberi di assorbire efficacemente l’anidride carbonica, nonché le proprietà di termoregolazione e filtraggio degli inquinanti delle piante, al fine di contribuire in misura consistente all’adeguamento ai cambiamenti climatici. » » Lo stoccaggio del carbonio nel suolo potrebbe migliorare lentamente se i terreni coltivati fossero riconvertiti in pascoli o foreste. Ma le probabilità di una tale riconversione diminuiscono con l’aumento della popolazione mondiale e il crescente fabbisogno alimentare del pianeta. Anche il miglioramento delle pratiche agricole consentirebbe di assorbire una maggiore quantità di carbonio nel suolo, ad esempio riducendo i terreni lavorati, arando nel terreno i residui del raccolto, seminando coperture invernali invece di lasciare i terreni nudi o limitando il numero dei capi di bestiame al pascolo. Secondo il rapporto, queste pratiche potrebbero permettere la cattura nei suoli europei di 50-100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Rapporto CLIMSOIL http://ec.europa.eu/environment/soil/review_en.htm Pagine sul suolo del sito Internet della DG Ambiente http://ec.europa.eu/environment/soil/index_en.htm L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] 10 Esportazioni di mercurio Il mondo lotta compatto contro la minaccia del mercurio © iStockphoto Il mondo approva compatto l’avvio di negoziati in vista di un accordo internazionale per eliminare la minaccia del mercurio che pesa sulla nostra salute: un risultato che corona quattro anni di sforzi profusi dall’Unione europea per la regolamentazione di questa sostanza tossica. La decisione è stata adottata nel febbraio di quest’anno a Nairobi (Kenya), nel corso di una riunione del Consiglio di amministrazione del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). I negoziati per la firma di un accordo internazionale giuridicamente vincolante sul mercurio saranno avviati nel 2010 e dovrebbero concludersi entro il 2013. > Il sostegno della nuova amministrazione statunitense è stato decisivo per il successo dei dibattiti di Nairobi. Altrettanto essenziale è stato il costruttivo contributo delle principali economie emergenti, quali Cina e India, di numerosi paesi in via di sviluppo e della Russia. « L’UE intende giungere ad un accordo che disciplini l’intero ciclo di vita del mercurio » Il mercurio è una sostanza altamente tossica tanto per la salute dell’uomo, quanto per l’ambiente. L’UE intende giungere ad un accordo che disciplini l’intero ciclo di vita di questo metallo pesante, comprese le relative emissioni nell’atmosfera. La riduzione dell’offerta di mercurio contribuirà a limitarne le possibilità di rilascio in natura, soprattutto attraverso attività illegali quali l’estrazione artigianale dell’oro, una pratica ancora estremamente diffusa nei paesi in via di sviluppo dell’America Latina e in alcuni paesi africani ed asiatici. Una volta nell’atmosfera, le particelle di mercurio possono spostarsi per migliaia di chilometri trasportate dalle correnti d’aria e raggiungere altri continenti, dove si accumulano nelle gocce di pioggia entrando così nella catena alimentare acquatica. Da tempo il mercurio è considerato un problema mondiale, che può essere L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] trattato nel modo più efficace predisponendo un accordo internazionale e un’azione coordinata. La strategia comunitaria sul mercurio Dall’avvio delle propria strategia nel 2005, l’Unione europea ha compiuto grandi progressi nell’affrontare le sfide poste dal mercurio a livello mondiale. Tra i risultati conseguiti: restrizioni alla vendita degli strumenti di misurazione contenenti mercurio dall’aprile 2009 e il divieto di esportare mercurio dall’UE a partire dal marzo del 2011. Nel mese di ottobre 2008, il Presidente Bush ha firmato una legge analoga che mette al bando le esportazioni statunitensi a partire dal 2013. A livello dell’UE sono iniziati i lavori per la definizione di criteri specifici per uno stoccaggio sicuro del mercurio, un requisito fondamentale della normativa sul divieto alle esportazioni. Sino a recentemente, la Comunità esportava all’incirca 500 tonnellate di mercurio l’anno. Tuttavia, l’industria dei cloro-alcali, uno dei principali utilizzatori di questo metallo pesante all’interno dell’UE, prevede di eliminare entro il 2020 tutti gli impianti che utilizzano mercurio. Entro i prossimi dieci anni, pertanto, vi sarà un’eccedenza di circa 12.000 tonnellate di mercurio da smaltire. Norme per lo stoccaggio Ai sensi della Direttiva comunitaria sulle discariche dei rifiuti in vigore dal 1999, i rifiuti liquidi non possono essere smaltiti in discarica. Attualmente, gli esperti europei sono impegnati nella definizione di specifiche norme per lo stoccaggio del mercurio liquido e esamineranno soluzioni temporanee sia in superficie, sia in depositi sotterranei, con particolare riferimento a speciali container da collocare in formazioni di roccia dura e miniere di sale sotterranee. Una volta ultimati i necessari studi in merito, la Commissione proporrà emendamenti alla Direttiva sulle discariche che illustreranno in dettaglio le condizioni necessarie per garantire uno stoccaggio sicuro del mercurio liquido da adottare all’inizio del 2010. PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente – Pagina iniziale sul mercurio http://ec.europa.eu/environment/chemicals/mercury XXV sessione del Consiglio di Amministrazione UNEP www.unep.org/gc/gc25 Forum sul commercio 11 © iStockphoto Promuovere la sostenibilità Le imprese che intendono esercitare un minore impatto sull’ambiente e orientare i clienti nella stessa direzione sono invitate a partecipare al Forum sul commercio. Istituito nel mese di marzo, il Forum incentiva il settore del commercio al dettaglio e della distribuzione a fissare obiettivi di sostenibilità ambientale, condividere il know-how, definire le migliori pratiche di riferimento e partecipare al dialogo. La costituzione del Forum sul commercio rappresenta un sostanziale passo in avanti nell’attuazione del Piano d’azione dell’UE sulla produzione e il consumo sostenibili, presentato dalla Commissione nel luglio del 2008. > Il Forum sul commercio è una piattaforma europea di rivenditori al dettaglio che si sono impegnati a ridurre l’impatto ambientale del comparto e a promuovere prodotti «verdi». I 500 milioni di cittadini europei sono responsabili di una delle maggiori impronte ecologiche al mondo. Se il resto del mondo utilizzasse le risorse seguendo il nostro modello di consumo, occorrerebbero più di due pianeti Terra per soddisfare la domanda ed il forum si ripromette di affrontare questa problematica. A tal fine, il Forum si propone di favorire una migliore comprensione delle misure pratiche necessarie a promuovere modelli di produzione e consumo Forum sul sostenibili. I partecipanti al Forum, fra cui gruppi internazionali quali commercio Carrefour, IKEA e Tesco, s'incontreran➜ Promuove modelli di no periodicamente con le organizzaproduzione e consumo zioni ambientaliste e le associazioni di sostenibili. produttori e consumatori per discutere di specifiche tematiche «verdi». ➜ Istituito nel marzo Alla sua conclusione, questo esercizio 2009 nell'ambito dovrebbe portare ad una maggiore del Piano d’azione disponibilità di prodotti rispettosi «Produzione e dell’ambiente e ad alta efficienza consumo sostenibili» energetica, oltre ad una migliore informazione ad uso dei consuma➜ Durata minima tori su come utilizzare i prodotti nel triennale. modo più ecologico possibile. Programma d’Azione ambientale del settore della distribuzione Nel luglio 2008, la Commissione ha varato il proprio Piano d’azione sulla produzione e il consumo sostenibili, auspicando la creazione di un Forum sul commercio. Ma il settore al dettaglio si è spinto oltre, ed il Forum è oggi una delle due iniziative del Programma di azione ambientale del settore della distribuzione (REAP - Retailers’ Environmental Action Programme). La seconda iniziativa prevede l’assunzione di una serie d'impegni ambientali, specifici per impresa, in merito ai prodotti in vendita, alle relative modalità di commercializzazione e alla comunicazione con i clienti, così da stimolare le imprese a competere per la leadership nel campo della sostenibilità ambientale. I singoli rivenditori possono fare molto per ridurre la propria impronta ecologica, ad esempio migliorando l’efficienza energetica dei rispettivi punti vendita o modificando il modo di utilizzare il proprio parco veicoli o di imballare i prodotti. Venti società europee e quattro federazioni di settore hanno già aderito al programma REAP, incoraggiando così le altre aziende a rendere pubblicamente noti i rispettivi impegni per una maggiore sostenibilità. Sinora, ad esempio, diversi distributori si sono già impegnati ad acquistare esclusivamente legname di provenienza certificata, mentre altri hanno formalmente dichiarato di vendere soltanto prodotti ittici pescati con pratiche sostenibili. È difficile confrontare la sostenibilità ambientale tra diversi comparti al dettaglio o tra piccole e grandi imprese. Gli impegni assunti nell’ambito del Forum sul commercio devono pertanto basarsi su obiettivi di sostenibilità definiti secondo precise tempistiche, con parametri di riferimento che consentano alla Commissione di verificarne l’efficacia. Definizione del programma Attualmente, è in fase di elaborazione una tabella di marcia per individuare e definire il grado di priorità delle principali tematiche che il Forum dovrà affrontare, compresi gli interventi per spingere i consumatori a adottare comportamenti di acquisto più sostenibili e i sistemi per l’attribuzione di marchi di qualità ecologica quali il marchio comunitario «Ecolabel». Il Forum analizzerà inoltre le indicazioni ambientali fornite dai fabbricanti sui prodotti, ricercando soluzioni per ridurre la quantità di rifiuti e imballaggi. Nel corso del prossimo anno, il settore della distribuzione elaborerà un codice di condotta volontario, comprensivo di una serie di principi generali per i rivenditori al dettaglio che intendono impegnarsi a ridurre ulteriormente l’impronta ecologica del settore. Il Forum sul commercio costituisce un punto focale per le aziende del settore che intendono migliorare la propria sostenibilità, nonostante l’attuale periodo di recessione economica. Al Forum parteciperanno anche gruppi multinazionali con attività al di fuori dei confini dell’Unione europea. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Avvio del Forum sul commercio http://ec.europa.eu/environment/industry/retail/index_en.htm Politiche europee sul consumo e la produzione sostenibili http://ec.europa.eu/environment/eussd/escp_en.htm L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] 12 ETAP Promuovere le imprese che aiutano l’ambiente © iStockphoto Nell’attuale periodo di flessione congiunturale vi è il timore che le problematiche ambientali a lungo termine possano essere relegate in secondo piano da obiettivi più pregnanti, quali il rilancio della crescita economica e la creazione di occupazione. I partner del Piano d’azione per le tecnologie ambientali (ETAP - Environmental Technologies Action Plan) affermano, tuttavia, che questo è il momento ideale per promuovere i molti vantaggi dell’ecoinnovazione, che permette di stimolare la competitività economica europea affrontando, al contempo, le sfide ambientali. > L’Europa vanta all’incirca un terzo del mercato mondiale delle tecnologie «pulite», un mercato che secondo le previsioni dovrebbe raddoppiare entro il 2020, passando dagli attuali livelli a 1.000 miliardi di euro. Queste tecnologie interessano la L’Europa vanta all’incirca un « terzo del mercato mondiale delle tecnologie pulite» produzione di energia rinnovabile, i procedimenti per la gestione degli inquinanti o i prodotti e i processi per un minor utilizzo e una gestione più efficiente delle risorse. ECOINNOVAZIONE IN EUROPA ➜ Fatturato stimato: 227 miliardi di euro, pari al 2,2% del PIL dell’Unione europea. ➜ 3.4 milioni di impieghi diretti. ➜ Crescita annua del 20% per il settore delle energie rinnovabili. Le tecnologie ambientali trovano applicazione praticamente in ogni settore economico, dalla produzione di auto «verdi» al trattamento dei rifiuti in vista del loro riutilizzo o riciclaggio. Oltre ad offrire vantaggi per le imprese, l’ambiente e l’occupazione, le tecnologie che rispettano l’ambiente costituiscono una parte essenziale dell’impostazione dell’UE in ambiti di intervento fondamentali quali il cambiamento climatico, la scarsità di risorse naturali e la perdita di biodiversità. L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] Abbattere gli ostacoli Roadmap nazionali Prima di potersi sviluppare da un punto di vista commerciale, le tecnologie ambientali devono spesso affrontare molteplici ostacoli di natura economica e normativa. Il piano d’azione ETAP è stato istituito nel 2004 per contribuire ad abbattere queste barriere ed accelerare la messa a punto e la diffusione delle tecnologie «pulite». Il piano d’azione, che prevede l’erogazione di finanziamenti da più fonti nell’ambito di bandi annuali, scaturisce dalla collaborazione tra Commissione europea, Stati membri e settore industriale e tende a far sì che le varie forme di ecoinnovazione diventino una realtà quotidiana sul territorio dell’UE. Introdotte nel 2007 e ormai operative nella quasi totalità degli Stati membri, le roadmap per l’attuazione dell’ETAP hanno lo scopo di illustrare il contributo delle tecnologie ambientali all’innovazione e alla competitività di un paese. La condivisione delle migliori pratiche e delle attività in rete tra Stati membri ha portato, ad esempio, a trasferire in Romania il National Industrial Symbiosis Programme (NISP), un proficuo programma nazionale istituito nel Regno Unito nel 2005 per il commercio e lo scambio di risorse tra imprese. Negli ultimi cinque anni, ETAP ha svolto un importante ruolo nel liberare sostanziali risorse finanziarie. Nell’ambito del Programma quadro per la competitività e l’innovazione (PIC), ad esempio, le nuove imprese «verdi» possono ora accedere a cospicui finanziamenti in diversi momenti del loro ciclo di vita (costituzione, avviamento e fasi pilota). Nel caso di investimenti in imprese ecoinnovative di nuova creazione, i fondi specializzati in capitale di rischio possono ottenere dal Fondo europeo per gli investimenti sino al 50% del capitale sottoscritto, ossia una percentuale doppia rispetto agli investimenti in imprese di tipo più "tradizionale". Dal gennaio 2008, il settore delle ecoinnovazioni nel suo complesso ha beneficiato di un incremento del 10% in aiuti di Stato autorizzati. Il piano ETAP mira altresì ad aumentare la fiducia del mercato agevolando la concessione di finanziamenti per la prima applicazione delle tecnologie ambientali in progetti pilota e in progetti di applicazione commerciale, di concerto con l’Agenzia esecutiva europea per la competitività e l’innovazione. Nell’ambito del bando 2008 è stata selezionata una quarantina di progetti di questo tipo. Nel secondo, che si concluderà nel settembre del 2009, un finanziamento di 32 milioni di euro sarà disponibile per la selezione di altri progetti promettenti nel campo delle tecnologie pulite. Nell’ottobre di quest’anno, ETAP pubblicherà un rapporto retrospettivo sui primi cinque anni di attuazione in cui saranno riportati i risultati conseguiti e le prospettive per il futuro. È attualmente in corso un’indagine, che coinvolge gli Stati membri e le altre parti interessate e che contribuirà a tale rapporto. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Pagina principale ETAP http://ec.europa.eu/environment/etap Programma quadro per la competitività e l’innovazione (2007-2013) www.ec.europa.eu/enterprise/enterprise_policy/cip Invito a presentare proposte: progetti pilota e progetti di prima applicazione commerciale in materia di ecoinnovazione http://ec.europa.eu/environment/ eco-innovation/index_en.htm Emissioni di origine zootecnica 13 Venti di cambiamento sul bestiame europeo L’agricoltura è responsabile di un quinto circa delle emissioni totali di gas serra del pianeta e la maggior parte di queste proviene dall’allevamento. Negli ultimi decenni, l’Europa ha compiuto molti progressi nella lotta alle emissioni riducendo l’utilizzo di fertilizzanti, garantendo una più efficace gestione del territorio e migliori tecniche agricole, nonché operando alcune riduzioni nel numero dei capi ovini e bovini. Sono previsti ulteriori miglioramenti, ma per una soluzione permanente al problema delle emissioni di origine zootecnica occorrerà un approccio globale in materia di gestione del territorio e del bestiame. animali: le stime sono variabili, ma una singolo mucca produce dai 100 ai 500 litri di metano al giorno per 25 litri di latte. Il protossido di azoto viene rilasciato dal suolo ed è generalmente associato ai processi di fertilizzazione. Rispetto all'anidride carbonica, questi due gas contribuiscono maggiormente al riscaldamento del pianeta. © iStockphoto Agricoltura e riscaldamento globale © Parco Adamello Brenta > Il 18% delle emissioni di gas ad effetto serra del pianeta, misurato in termini di CO2 equivalente, proviene dall’allevamento di bestiame, una percentuale addirittura superiore rispetto a quella prodotta dai trasporti. Questo dato è tratto da una relazione del 2006 della FAO, in cui si afferma altresì che il bestiame (bovini, ovini, suini e pollame) può essere anche una delle principali cause di degrado del suolo e delle risorse idriche. Per una soluzione permanente al « problema delle emissioni di origine zootecnica occorrerà un approccio globale in materia di gestione del territorio e del bestiame » Il settore zootecnico è un comparto fondamentale per la produzione alimentare destinata ad una popolazione mondiale in rapido aumento. Secondo le previsioni, nella prima metà di questo secolo il consumo mondiale di latte e carne dovrebbe raddoppiare, accentuando sempre più il problema delle emissioni. I principali gas serra associati all’allevamento sono il metano e il protossido di azoto. Il primo viene generato in larga misura dal processo di digestione degli La lotta al cambiamento climatico punta ora i riflettori sull’agricoltura. L’Agenzia europea dell’Ambiente stima che il settore sia responsabile di poco più del 9% delle emissioni totali di gas serra dell’UE. Poiché l’agricoltura non rientra nel sistema comunitario ETS per lo scambio delle quote, gli Stati membri sono liberi di decidere se includerla o no nei propri interventi per la riduzione delle emissioni. Diverse politiche condotte a livello comunitario hanno contribuito ad abbattere le emissioni di origine zootecnica. Nel 1991 la Direttiva sulla protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati provenienti da fonti agricole, ad esempio, ha permesso di ridurre in misura sostanziale l’impiego di azoto e fosforo inorganico. Una volta raggiunto il picco alla fine degli anni ’80, il consumo di queste sostanze si è ridotto di un terzo, una tendenza che sembra confermarsi anche per il futuro. Anche una migliore gestione degli effluenti di allevamento, in particolare migliorando le tecniche di immagazzinamento e spandimento del letame, e la riduzione del contenuto proteico nei mangimi animali apportano un contributo positivo in questo ambito. Inizialmente intese a migliorare la protezione delle risorse idriche, queste misure hanno finito per contenere anche le emissioni di gas serra. Altrettanto inaspettato è stato anche uno degli effetti della Politica agricola comunitaria (PAC): dal 1984, il regime comunitario delle quote latte ha ridotto sensibilmente il numero delle bovine da latte. Ma con la revoca del sistema delle quote nel 2015 si delinea all’orizzonte il rischio che le emissioni possano nuovamente aumentare. Gli interventi volti a mitigare e garantire l’adattamento al cambiamento climatico in agricoltura sono oggetto di una particolare attenzione nell'ambito dello sviluppo rurale, il cosiddetto secondo pilastro della PAC. Figurano, ad esempio, anche nel recente accordo sulla valutazione dello stato di salute della politica agricola. Parte dell’ecosistema Il patrimonio zootecnico, ed in particolare il bestiame al pascolo, può svolgere una funzione essenziale nei nostri ecosistemi e costituisce sovente una componente basilare per la tutela della biodiversità. Molte aree a vocazione prativa sono caratterizzate da suoli ad elevato tenore di carbonio e da un ridotto livello di erosione ed ospitano un ricco patrimonio florofaunistico autoctono. Le coperture erbose permanenti svolgono inoltre un’importante funzione per la raccolta e la filtrazione delle acque. Le future misure per l’abbattimento delle emissioni di origine zootecnica dovranno pertanto considerare l’importante ruolo svolto dal bestiame al pascolo. PER ULTERIORI INFORMAZIONI DG Ambiente – Pagina iniziale sull’utilizzo del territorio ec.europa.eu/environment/archives/land_use/index_en.htm FAO – Pagina iniziale www.fao.org L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] 14 Settimana verde 2009 Cambiamento climatico: agire ed adattarsi La Settimana verde, la principale conferenza annuale della politica ambientale europea, punta quest’anno i riflettori sulle sfide del cambiamento climatico. A sei mesi dal fondamentale appuntamento di Copenaghen, che porterà ad un nuovo accordo mondiale sul clima per il post-Kyoto, i delegati di tutto il mondo si riuniranno a Bruxelles per quattro giornate di confronto su ciò che il mondo dovrà realizzare per tenere sotto controllo il cambiamento climatico. sessione di apertura dei lavori, nel corso della quale verranno presentate nuove prove scientifiche sull’entità, i rapidi sviluppi e i potenziali effetti del cambiamento climatico. Alla conferenza sono inoltre attesi altri eminenti relatori fra cui Ashok Khosla, Presidente dell’Unione internazionale per la Conservazione della natura (IUCN), e Wang Yi, Vicedirettore generale dell’Istituto di politica e gestione dell’Accademia delle Scienze cinese. > > Alla Settimana verde parteciperanno altresì esperti internazionali di svariati settori: energia, adattamento al cambiamento climatico, occupazione, biodiversità, migrazione, inquinamento. Il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ed i ministri dell’Ambiente di Danimarca e Svezia chiuderanno i lavori della conferenza con un intervento sulle prospettive in vista del Vertice di Copenaghen. La Settimana verde, giunta attualmente alla sua nona edizione, si è affermata come il principale forum annuale di confronto e scambio di esperienze, competenze e migliori pratiche in campo ambientale. In programma, oltre 35 sessioni e gruppi di lavoro cui parteciperanno organizzazioni non governative, imprese, amministrazioni pubbliche di qualsiasi livello e grande pub- I lavori si concentreranno « sull’individuazione di risultati positivi ma realistici» blico. L’edizione 2009 verterà in particolare sulla lotta al cambiamento climatico: la necessità di abbattere in modo sostanziale le emissioni; l’urgenza di garantire economie «a prova di clima» e l’importanza di mantenere un’ampia prospettiva ecosistemica. Il Commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas e Jean-Pascal van Ypersele, Vicepresidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), prenderanno la parola durante la L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] Pensando al futuro I partecipanti saranno invitati a proiettarsi nel futuro e a confrontarsi su come raggiungere, entro il 2050, una società ad «impatto climatico zero», caratterizzata da un’economia a bassa emissione di carbonio realmente sostenibile, ridotti livelli di povertà e un efficace adattamento agli effetti del cambiamento climatico. I lavori si concentreranno sull’individuazione di risultati positivi ma realistici, articolati intorno a quattro sottotemi: energia, economia verde, trasporti e pianificazione territoriale, lavorare con la natura. Ray Hammond, il celebre futurologo britannico autore di libri sul cambiamento climatico, modererà una sessione sulla realizzazione di una visione comune sulle energie e le risorse realmente sostenibili. Mostre ed eventi correlati Nel corso della Settimana verde sarà allestita, presso una sessantina di stand ospitati da ONG, enti locali e regionali ed organismi europei ed internazionali, una mostra che illustrerà i progetti ambientali e le innovative soluzioni di imprese verdi, tra cui un’auto elettrica proveniente dalla Danimarca e una casa modello Lego alimentata da fonti rinnovabili. Il programma degli eventi prevede un cocktail serale per favorire la creazione di contatti sul tema «Città e regioni contro il cambiamento climatico». Aperto a tutti i partecipanti della Settimana verde, l’evento permetterà di far conoscere il Premio europeo «Capitali verdi», una nuova iniziativa che ricompensa le città all’avanguardia nel garantire ai propri abitanti uno stile di vita urbano ecocompatibile. La prima edizione 2010 del premio sarà assegnata alla città di Stoccolma. Gli organizzatori prevedono inoltre di proiettare il film di Franny Armstrong «L’Era dello Stupido». In questa appassionata opera, ambientata nel 2055 in un mondo devastato dal riscaldamento del pianeta, l’attore inglese Pete Postlethwaite interpreta un archivista che cerca di capire dove l’umanità abbia sbagliato nella lotta al cambiamento climatico. La Settimana verde è organizzata dalla Direzione generale «Ambiente» della Commissione europea presso l’edificio Charlemagne di Bruxelles (quartiere europeo). L’edizione 2009 si svolgerà dal 23 al 26 giugno, alcune settimane dopo la data abituale, per evitare sovrapposizioni con i principali negoziati internazionali sul cambiamento climatico. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Settimana verde 2009 http://ec.europa.eu/environment/greenweek 15 agenda GIUGNO//LUGLIO//AGOSTO 26-28 maggio 2009 17 giugno 2009 Sviluppo sostenibile: una sfida per la ricerca europea, (Bruxelles, Belgio). La conferenza porrà l’accento sui molteplici contributi della ricerca europea allo sviluppo sostenibile mondiale. ec.europa.eu/research/ sd/conference/2009/ index_en.cfm Conferenza sulle norme comunitarie e internazionali per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche (Bruxelles, Belgio). Evento informativo destinato alle autorità, all’industria e alle altre parti interessate sul nuovo regolamento comunitario CLP per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche che integra i criteri stabiliti dal sistema mondiale armonizzato (GHS) delle Nazioni Unite. ec.europa.eu/enterprise/ reach/information/events/ index_en.htm 15-16 giugno 2009 Conferenza internazionale «Lo sviluppo sostenibile nella valutazione delle politiche: metodi, sfide e impatto», (Bruxelles, Belgio). La conferenza sarà incentrata sul contributo della valutazione di sostenibilità all’elaborazione delle politiche e sulle modalità per garantirne un ulteriore miglioramento. www.ecologic.eu/soef/epos/ conference.html 23-26 giugno 2009 Settimana verde 2009 (Bruxelles, Belgio). L’edizione 2009 della conferenza verterà sugli interventi da adottare a livello globale per tenere sotto controllo il cambiamento climatico. ec.europa.eu/environment/ greenweek/home.html 8-10 luglio 2009 Vertice 2009 del G8 (L'Aquila, Italia). Il vertice si concentrerà sulla partecipazione dei paesi del G8 ai negoziati internazionali sul cambiamento climatico. www.g8italia2009.it 16-22 agosto 2009 Settimana mondiale dell’Acqua 2009 (Stoccolma, Svezia). L’edizione di quest’anno analizzerà la problematica globale dell’accesso all’acqua, con particolare riferimento alle risorse idriche transfrontaliere. www.worldwaterweek.org 31 agosto-4 settembre 2009 Conferenza mondiale sul Clima (WCC-3), (Ginevra, Svizzera). Tema principale della conferenza: previsioni sul clima e informazione a sostegno del processo decisionale. www.wmo.int/wcc3/ index_en.html 15-16 settembre 2009 Forum mondiale sulle Risorse 2009 (Davos, Svizzera). Questa prima edizione del Forum riunirà una rete interdisciplinare di personalità di spicco del mondo della ricerca, della politica e degli affari con l’intento di raggiungere un consenso sulle future azioni concrete da intraprendere per il raggiungimento di un’economia sostenibile. www.worldresourcesforum.org 16-22 settembre 2009 Settimana della mobilità sostenibile 2009. L’ottava edizione dell’iniziativa analizzerà i possibili interventi per migliorare il clima nelle nostre città. www.mobilityweek.eu PER ULTERIORI INFORMAZIONI SULLE RECENTI PROPOSTE LEGISLATIVE VISITARE IL SITO: eur-lex.europa.eu/it/index.htm NUOVE PUBBLICAZIONI DELLA DIREZIONE GENERALE DELL’AMBIENTE ADDITIONAL INFORMATION EU environment-related indicators 2009 Numero di catalogo: KH-81-09-562-EN-D Opuscolo disponibile in lingua inglese L’opuscolo presenta i 10 indicatori ambientali relativi alle tendenze in atto nei settori prioritari di intervento del sesto Programma d’azione comunitario per l’ambiente: cambiamento climatico, natura e biodiversità, ambiente e salute, risorse naturali e rifiuti. Gli indicatori segnalano scarsi miglioramenti nella maggior parte degli ambiti considerati, con un solo indicatore che evidenzia progressi verso il conseguimento degli obiettivi fissati. EU environmentrelated indicators 2009 Assessing trends towards key environmental challenges INTRODUCTION KH-81-08-416-EN-D DATA SOURCES KEY Red Amber Green For further information : http://ec.europa.eu/external_relations/central_asia/index_en.htm Climate change – what is it all about? ISBN 978-92-79-09544-3 Numero di catalogo: KH-81-08-360-EN-C Opuscolo in inglese (altre lingue disponibili a breve) Con sottotitolo «Un’introduzione per i giovani», questa pubblicazione analizza le cause del cambiamento climatico, il modo di lavorare dei ricercatori, i gas serra, gli effetti del riscaldamento globale e le risposte internazionali al problema, soprattutto a livello dell’UE. Contiene inoltre due pagine di consigli pratici per coloro che desiderano adottare uno stile di vita più «verde», riciclando di più e riducendo il consumo energetico. 1 K a r l Fa l k e n b e r g Director-General for Environment E u r o p e a n Commission The Commission has taken up a renewed commitment towards Central Asia with the adoption of the EU Central Asia Strategy. This strategy gives a new impetus to our cooperation in many sectors, including the environment. Since environmental issues such as climate change know no borders, it is of utmost importance that we work together to understand the challenges facing us and find the best ways to combat them. I look forward to fruitful cooperation with the countries of Central Asia in our venture to build together a sustainable future for our citizens. EU and Central Asia joining forces for the environment Numero di catalogo: KH-81-08-416-EN-D Opuscolo disponibile in lingua inglese e francese L’opuscolo illustra le grandi sfide ambientali cui sono confrontati i cinque paesi dell’Asia Centrale e i 60 milioni di abitanti che li popolano, con particolare riferimento agli effetti del cambiamento climatico e alla penuria idrica. La pubblicazione sottolinea il rinnovato impegno della Commissione nella regione, con l’adozione nel giugno 2007 della Strategia comunitaria per l’Asia Centrale. Climate change what is it all about ? An introduction for young people Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono disponibili gratuitamente presso la Libreria dell'UE collegandosi al sito bookshop.europa.eu oppure presso il Centro informazioni (BU-9 0/11), DG Ambiente, Commissione europea, B-1049 Bruxelles, Belgio. Fax +32.2.29.96198 L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ] ■ ■ © Régis Poulet © iStockphoto © iStockphoto ■ KH-AD-09-034-IT-C notizie in breve TUFFARSI NEL VIVO DEL DIBATTITO TRENT’ANNI DI PROTEZIONE DELL’AVIFAUNA Il primo atto legislativo dell’UE per la protezione della natura ha celebrato il suo 30° anniversario nell’aprile del 2009. Dalla sua adozione, la Direttiva Uccelli ha contribuito a ridurre il declino delle popolazioni selvatiche europee di avifauna causato da inquinamento, perdita di habitat e attività non sostenibili, in particolare istituendo zone di protezione speciale. Il 43% circa delle specie selvatiche di avifauna europee è minacciato di estinzione o in grave declino. Tuttavia, alcune di queste specie, quali il pellicano crespo (Pelecanus crispus) e l’aquila imperiale spagnola (Aquila adalberti), hanno potuto incrementare il numero dei propri esemplari grazie alla protezione garantita dalla Direttiva «Uccelli». Attualmente, le aree protette coprono oltre il 10% della superficie terrestre dell’UE; con l’allargamento dell’Unione nel 2004, il loro numero è ulteriormente aumentato. Queste aree sono parte integrante della rete ecologica Natura 2000 e costituiscono una componente fondamentale della strategia comunitaria volta ad arrestare la perdita di biodiversità. Unitamente a questo quadro normativo per la tutela dell’avifauna, la Commissione europea fornisce anche apposite linee guida, fra cui la guida comunitaria per una caccia sostenibile delle specie selvatiche di uccelli (aggiornata nel marzo del 2009). Per ulteriori informazioni: Pagina iniziale della Commissione sulla Direttiva «Uccelli» ec.europa.eu/environment/nature/legislation/ birdsdirective/index_en.htm Due importanti eventi correlati al tema dell’acqua, svoltisi all’inizio della primavera, hanno permesso ai responsabili politici, alle parti interessate e ai cittadini di partecipare ad approfonditi dibattiti sulla gestione sostenibile delle risorse idriche. Circa 450 persone hanno partecipato alla 2a Conferenza europea sull’Acqua organizzata a Bruxelles nel mese di aprile. L’evento ha interessato in particolare la preparazione dei Piani comunitari di gestione dei bacini idrografici da predisporre entro la fine del 2009, conformemente a quanto disposto nella Direttiva quadro in materia di acque. La conferenza ha inoltre affrontato tematiche specifiche quali la partecipazione pubblica nel processo di pianificazione, la tariffazione idrica, l’impatto dell’agricoltura e le modifiche ai corsi d’acqua, nonché le sfide correlate al cambiamento climatico e all’inquinamento domestico e industriale. Il Forum mondiale sull’Acqua, organizzato a cadenza triennale, tende a garantire una maggiore sensibilizzazione e comprensione delle problematiche legate all’acqua, proponendo inoltre soluzioni concrete in materia. Circa 33.000 persone di 192 paesi hanno partecipato alla settimana di lavori della quinta edizione del Forum tenutosi in Turchia nel mese di marzo. Principali temi affrontati nel corso dei dibattiti: cambiamenti globali e gestione dei rischi; la promozione dello sviluppo umano e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio; gestire e tutelare le risorse idriche; finanza nel settore idrico; istruzione e sviluppo di capacità e competenze. Per ulteriori informazioni: Conferenza europea sull’Acqua 2009 www.ewc2009.eu V Forum mondiale sull’Acqua www.worldwaterforum5.org DUE TERZI DEGLI EUROPEI SONO PREOCCUPATI PER LA QUALITÀ DELL’ACQUA Secondo quanto emerge da un sondaggio Eurobarometro sull’acqua pubblicato nel mese di marzo, la qualità e la quantità dell’acqua preoccupano gli Europei. Meno della metà degli intervistati ha dichiarato di conoscere bene, o molto bene, i problemi idrici del proprio paese, e oltre due terzi ritengono che la qualità dell’acqua nel proprio paese rappresenti un problema serio. Secondo il 40% circa dei rispondenti, negli ultimi cinque anni la qualità dei fiumi, dei laghi e delle acque costiere del proprio paese è sia peggiorata, mentre poco più di uno su quattro ritiene che vi sia stato un miglioramento qualitativo delle risorse idriche. Le percezioni rispetto alla quantità di oro blu variano in misura significativa, ma le maggiori preoccupazioni in merito alla penuria idrica sono state espresse dai cittadini dell'Europa meridionale. L’industria e l’agricoltura sono le attività umane più frequentemente citate tra quelle con il maggiore impatto sulla qualità e la quantità dell’acqua, seguite dalle attività domestiche e dal trasporto marittimo. Le principali minacce all’ambiente acquatico indicate dai rispondenti sono state l’inquinamento da sostanze chimiche e il cambiamento climatico. Tuttavia, quando agli intervistati è stato chiesto di indicare il principale effetto del cambiamento climatico (aumento delle alluvioni, innalzamento del livello del mare, penuria delle risorse idriche o alterazioni degli ecosistemi), vi sono state opinioni estremamente diverse in funzione dei singoli paesi. Un’ampia maggioranza di Europei tenta già di ridurre il proprio impatto sull’ambiente acquatico riducendo il consumo di acqua ed utilizzando prodotti domestici più ecologici. Pochi intervistati, tuttavia, erano a conoscenza degli specifici piani dell’UE in materia, quali ad esempio il processo di consultazione pubblica per la gestione dei bacini idrografici, anche se il 50% circa di questi si è detto disposto a partecipare a tale processo. Per ulteriori informazioni: Flash Eurobarometro sull’acqua ec.europa.eu/environment/water/participation/pdf/ eurobarometer_report.pdf