2009 N°34
L’Ambiente per
gli Europei
Periodico della direzione
Protezione civile
Fronte
comune
contro le
catastrofi
COMMISSIONE EUROPEA
generale Ambiente
editoriale
Periodico della direzione generale Ambiente
Da sette anni, la Commissione coordina con successo risorse e competenze nazionali per far fronte a situazioni di emergenza, ma l’azione concertata tra Stati
membri può ancora essere potenziata. L’articolo di fondo analizza le possibili
opzioni per migliorare le capacità europee di gestione delle catastrofi, compresa
la proposta di unità comunitarie di riserva disponibili in qualsiasi momento.
Il presente numero si sofferma inoltre su un nuovo ed importante aspetto delle politiche di intervento dell’Unione europea, analizzando i preparativi degli
operatori aerei che saranno chiamati a monitorare le proprie emissioni a partire
2010, in vista dell’inclusione dell’aviazione civile nel sistema comunitario ETS a
partire dal 2012. Anche il cambiamento climatico e la biodiversità saranno trattati
in maniera approfondita nel presente numero, alla luce degli sforzi profusi per
garantire un posto di rilievo nell’agenda europea a tematiche quali la desertificazione, il degrado dei suoli e le emissioni di origine zootecnica.
Secondo un recente rapporto pubblicato dalla Commissione, il suolo offre enormi potenzialità per mitigare il cambiamento climatico. Miliardi di tonnellate di
carbonio sono intrappolate nei suoli europei, ma attività quali l’agricoltura o il
settore estrattivo possono liberare nell’atmosfera massicce quantità di questo
elemento sotto forma di CO2. La rubrica «Approfondimento» invita pertanto
a monitorare attentamente i cambiamenti introdotti nell’utilizzo dei suoli e a
migliorare la gestione territoriale. Una ricercatrice tedesca esperta in materia
raccomanda all’Europa di tutelare attivamente le torbiere ancora presenti sul
territorio dell’UE, poiché queste possono immagazzinare una quantità maggiore
di carbonio rispetto agli altri tipi di suolo. Conosceremo infine un’innovativa
esperienza di piantumazione condotta dalla Regione Emilia-Romagna, sulla scia
della conferenza 2008 sul cambiamento climatico e il suolo, per compensare la
perdita di suolo causata dalle attività estrattive.
L’EUROPA AMBIENTALE ONLINE
Desiderate sapere cosa fa l’Europa per tutelare l’ambiente,
cosa si intende per prodotto della politica integrata e come
avere i requisiti per ottenere il marchio comunitario di
qualità ecologica Ecolabel? Per saperne di più consultate
il sito web della DG ambiente:
ec.europa.eu/environment/index_it.htm
AVVISO LEGALE
Né la Commissione europea, né le persone che agiscono in
suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto
delle informazioni contenute nella presente pubblicazione
e per gli eventuali errori che sussistessero nonostante
l’impegno dedicato alla stesura e alla verifica della
pubblicazione.
Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio
comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta
grafica (ec.europa.eu/environment/ecolabel)
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle
Comunità europee 2009
ISSN 1563-4191
© Comunità europee, 2009
E’ consentita la riproduzione del testo purché sia indicata la
fonte. E’ vietata la riproduzione delle fotografie, e se del caso,
delle illustrazioni e dei grafici.
Stampato in Belgio
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
INFORMAZIONI EDITORIALI
L’Ambiente per gli Europei è pubblicato dall’unità Comunicazione della direzione
generale dell’Ambiente. È disponibile in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo,
polacco e greco. Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi compilando il modulo
all’interno della rivista o on-line all’indirizzo:
ec.europa.eu/environment/mailingregistration/main/mailing_reg.cfm
Caporedattore: Nicholas Hanley
Coordinatore: Jonathan Murphy
Per maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione:
Fax: +32 (0)2 29-86327
Informazioni e documenti: ec.europa.eu/environment/env-informa/
Sito L’Ambiente per gli Europei:
ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm
2009 N°34
Le catastrofi, naturali o di origine umana, possono verificarsi in qualsiasi momento, ovunque nel mondo. Quando succede, il Meccanismo comunitario di
Protezione civile è pronto ad entrare in azione. Nel 2008, il centro operativo di
Bruxelles ha ricevuto 18 richieste di aiuto provenienti da Stati membri e paesi
terzi, cui ha saputo reagire tempestivamente, inviando specialisti e materiale
nelle aree colpite per fronteggiare inondazioni, incendi e altri tipi di calamità.
ec.europa.eu/environment/news/efe/index_it.htm
L’Ambiente per
gli Europei
Periodico della direzione
generale Ambiente
Protezione civile
Fronte
comune
contro le
catastrofi
© Copertina: iStockphoto
SOMMARIO [ n° 34 ]
03
Desertificazione
04
Protezione civile
06
L’aviazione civile e il sistema comunitario ETS
Arrestare il progressivo inaridimento del pianeta
Fronte comune contro le catastrofi
Contenere le emissioni nel settore del
trasporto aereo
07
LIFE
08
APPROFONDIMENTO
10
Esportazioni di mercurio
11
Forum sul commercio
12
ETAP
13
Emissioni di origine zootecnica
14
Settimana verde 2009
15
16
Ridurre i rifiuti aeronautici
Suolo e cambiamento climatico
Il mondo lotta compatto contro
la minaccia del mercurio
Promuovere la sostenibilità
Promuovere le imprese che aiutano l’ambiente
Venti di cambiamento sul bestiame europeo
Cambiamento climatico: agire ed adattarsi
Agenda // Nuove pubblicazioni
Notizie in breve
• Trent’anni di protezione dell’avifauna
• Tuffarsi nel vivo del dibattito
• Due terzi degli Europei sono preoccupati per la qualità
dell’acqua
Desertificazione
03
Arrestare il progressivo inaridimento del pianeta
>
Dalle sterili rocce del deserto del Gobi in Mongolia alle aride pianure della Patagonia,
non c’è continente in cui non vi siano aree desertiche. La desertificazione, ossia la
progressiva trasformazione di un terreno fertile in deserto, riguarda attualmente un
terzo dell’intera superficie emersa del pianeta e causa crisi ambientali e umanitarie che
colpiscono 250 milioni di persone in oltre 110 paesi. Nell’anno in cui verrà definito un
nuovo piano strategico decennale per l’applicazione della Convezione mondiale sulla
lotta alla desertificazione, con riforme della massima urgenza, l’Europa è attivamente
impegnata ad ampliare la propria strategia di intervento in materia, in particolare per
garantire una maggiore tutela del suolo.
© iStockphoto
La desertificazione è
il processo di degrado
delle terre in zone aride,
con conseguente perdita
della capacità produttiva
dei terreni, solitamente
definita in base al tenore
di carbonio presente nel
suolo o ai livelli di attività
biologica. Occorre intensificare la lotta al
degrado del suolo e alla desertificazione,
conseguenza ultima di tale processo nelle
regioni più aride, poiché la correlazione
tra questi fenomeni ed il cambiamento
climatico e la perdita di biodiversità è ormai evidente.
«
Circa la metà degli Stati membri
dell’UE è interessata da fenomeni
di desertificazione o degrado
del suolo
»
Alla base di tale processo vi possono essere fenomeni naturali, quali variazioni
climatiche o l’erosione idrica o eolica, ed
attività antropiche non sostenibili, come
un eccessivo sfruttamento delle terre, il sovrappascolo, la deforestazione e pratiche
irrigue non razionali. Questo fenomeno,
inoltre, può mettere a repentaglio la produzione alimentare, l’approvvigionamento idrico e la diversità biologica generando
povertà, carestie, flussi migratori di massa e persino guerre. Complessivamente,
la desertificazione e il degrado del suolo
minacciano il 42% delle terre emerse del
pianeta.
La DG Ambiente
guida la lotta alla
desertificazione
Il problema non è circoscritto ai soli paesi
in via di sviluppo e circa la metà degli Stati
membri dell’Unione europea è interessata
da fenomeni di desertificazione o degrado
del suolo. Il bacino mediterraneo è il più
colpito, ma il problema si registra anche
nei nuovi Stati membri quali Ungheria,
Slovacchia, Romania e persino in alcuni
Stati baltici.
La desertificazione sta assumendo un
peso sempre maggiore anche nelle
priorità di intervento dell’UE. A gennaio,
la Commissione ha trasferito la responsabilità principale della politica e delle
azioni di lotta contro questo fenomeno
alla Direzione generale Ambiente. La DG
Sviluppo, dal canto suo, mantiene la competenza sui programmi di applicazione
correlati a livello nazionale e regionale
nei paesi in via di sviluppo.
Questo passaggio di competenze evidenzia un approccio comunitario più coerente
in materia di desertificazione e degrado
del suolo, con una maggiore visibilità della
politica ambientale dell’UE in materia di
salvaguardia del terreno, pianificazione
territoriale sostenibile, gestione delle risorse idriche e siccità, cambiamento climatico e lotta alla perdita di biodiversità.
Questo partenariato più ampio in seno alla
Commissione dovrebbe favorire maggiori
risultati garantendo un coordinamento più
efficace delle risorse finanziarie e umane.
Una risposta a livello
mondiale
adottata nel 1994 e ratificata da oltre 180
paesi, è una delle tre Convenzioni approvate a Rio dal Vertice per la Terra del
1992. Nel settembre del 2009, le Parti della
Convenzione si riuniranno a Buenos Aires
per valutare come rilanciare l’unico protocollo multilaterale mondiale sul degrado
delle terre e del suolo.
L’evento si inserisce nel continuum di un
recente processo di riforma finalizzato a
ricentrare la Convenzione sulle misure
attuative e a garantirne una maggiore si-
Cos’è la desertificazione?
➜ La desertificazione è il degrado delle terre
nelle zone aride, semi-aride e sub-umide
secche attribuibile a varie cause, tra cui le
variazioni climatiche e le attività antropiche
(UNCCD)
nergia con le altre convenzioni ONU sulla
tutela della diversità biologica e la lotta al
cambiamento climatico. Questo processo si fonda sulla crescente evidenza che
la desertificazione è al contempo causa
ed effetto della perdita di biodiversità e
del riscaldamento globale. L’UNCCD trarrà sostanziali vantaggi dal suo nuovo ed
ambizioso piano strategico per il decennio
2008-2018 strutturato su un approccio più
integrato, una migliore applicazione e solide basi scientifiche. 
La Convenzione delle Nazioni Unite sulla Lotta alla desertificazione (UNCCD),
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
DG Ambiente – Pagina iniziale sul suolo
http://ec.europa.eu/environment/soil/index_en.htm
Pagina iniziale dell’UNCCD
www.unccd.int
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
04
Protezione civile
Fronte comune contro le catastrofi
© iStockphoto
Ogniqualvolta una grave emergenza colpisce una qualsiasi
area del pianeta, l’Unione europea è pronta ad inviare aiuti alle
popolazioni più bisognose. Lo
scorso anno l’UE ha risposto a
18 richieste di assistenza inoltrate da Stati membri e paesi terzi
per fronteggiare un ampio ventaglio di fenomeni catastrofici,
dagli incendi boschivi in Grecia
al terribile terremoto che ha devastato la Cina. Gli Stati membri
e la Commissione hanno ormai
consolidato una stretta cooperazione in materia, ma sul fronte
degli interventi di preparazione
e risposta alle catastrofi sono ancora necessari ulteriori progressi. Attualmente, la Commissione
lavora anche alla definizione di
una strategia comune per ridurre i rischi e prevenire le catastrofi sia all’interno dei suoi confini,
sia nei paesi terzi.
>
Si calcola che le catastrofi naturali o di origine umana costino ogni anno all’Europa 15
miliardi di euro circa. La risposta europea
a tali fenomeni poggia in larga misura sul
Meccanismo comunitario di Protezione civile, istituito nel 2001 per agevolare l’attivazione di interventi di assistenza da parte dei
paesi dell’UE per fronteggiare emergenze
gravi. A questo meccanismo comunitario
partecipano attualmente i 27 Stati membri dell’Unione europea nonché l’Islanda, il
Liechtenstein e la Norvegia, ai quali si unirà
a breve anche la Croazia.
Il braccio operativo del Meccanismo comunitario di Protezione civile è il Centro di
informazione e monitoraggio (MIC) che ha
sede a Bruxelles, presso la Direzione generale Ambiente. Il MIC è operativo 24 ore su
24, 365 giorni l’anno.
Il Centro di informazione e monitoraggio segue le crisi nel mondo e dirama tempestivi
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
allarmi e aggiornamenti sulle missioni di
intervento attraverso un sito Internet dedicato, attivandosi dal momento in cui riceve
una richiesta di aiuto da un paese colpito da
catastrofe nell’UE o altrove. Dopo aver informato le autorità nazionali di protezione
civile, il MIC coordina l’invio di squadre di
specialisti provenienti dall’Unione europea
e provvede ad abbinare ogni richiesta di
aiuto ai diversi interventi di assistenza messi a disposizione dai singoli Stati membri.
Richieste di aiuto in
costante aumento
Sin dalla sua istituzione, il MIC ha risposto
ad un centinaio di emergenze mettendo
a disposizione delle popolazioni colpite
idrovore, tende, ospedali da campo, aerei
antincendio, squadre di ricerca e soccorso
nonché altre forme di assistenza in natura
per fronteggiare eventi catastrofici che
possono spaziare dalle inondazioni ai terremoti, sino alle crisi umanitarie derivanti
da conflitti. Tra le principali missioni realizzate di recente: l’uragano Katrina negli
Stati Uniti (2005) e gli incendi boschivi in
Grecia (2007).
Nel corso degli anni, il numero di richieste
di intervento è progressivamente aumentato. Nel 2002 il Meccanismo comunitario
di Protezione civile è stato attivato soltanto
in tre occasioni, mentre nel 2007 e nel 2008
il MIC ha risposto, rispettivamente, a 17 e
18 emergenze, la maggior parte delle quali rappresentata da calamità naturali quali
inondazioni o incendi forestali.
Negli ultimi anni si è inoltre assistito ad un
netto incremento del numero e della gravità dei disastri naturali, con conseguenti
perdite di vite umane, distruzione di infrastrutture socioeconomiche e degrado
di ecosistemi. I ricercatori prevedono che
il cambiamento climatico intensificherà
queste catastrofi naturali.
eature
f
Protezione civile
• 2008: il Meccanismo comunitario di Protezione civile
ha predisposto 13 diversi moduli di intervento – risorse
rapidamente utilizzabili, dalle idrovore alle unità di
depurazione dell’acqua sino ai dispositivi di lotta contro
gli incendi boschivi e alle squadre di ricerca ricerca e
soccorso in area urbana.

• 2009: progetto per testare una flotta integrativa di aerei
antincendio in standby.
• 2009-2010: progetti relativi a 12 paesi per accertarne le
capacità di intervento in diversi ambiti (medico, idrico,
ricerca e soccorso, rilevamento di contaminazioni e
assistenza tecnica).
Verso un maggiore
coordinamento
europeo
La Commissione europea intende migliorare le capacità dell’Europa di reagire in
caso di catastrofi gravi, sia all’interno del
territorio comunitario, sia all’esterno dei
confini dell’Unione. La capacità di reazione degli Stati membri può essere potenziata attraverso un lavoro congiunto volto
a creare opportunità per un più efficace
coordinamento delle risorse esistenti.
Secondo i ricercatori, il
«
cambiamento climatico accentuerà
le catastrofi naturali»
La gestione delle catastrofi prevede
quattro tappe distinte (prevenzione,
preparazione, intervento e recupero). La
Commissione interviene attivamente in
ciascuna fase del processo e nel marzo del
2008 ha pubblicato una Comunicazione
sul potenziamento delle capacità di reazione dell’Unione europea in caso di eventi catastrofici.
La Comunicazione propone, inter alia, un
maggiore coordinamento con organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite e
la Croce Rossa in ciascuna fase del processo. Ipotizza altresì il miglioramento delle
misure di prevenzione e preparazione in
caso di catastrofi, mediante un sistema di
allerta maremoti nel Mediterraneo ed una
maggiore sensibilizzazione sull’utilizzo
del numero unico di emergenza europeo
«112». Il documento, inoltre, raccomanda
di trasformare il Centro di monitoraggio
e informazioni in un centro operativo in
grado di fornire consulenza e orientamento in tema di protezione civile, nonché di
creare una rete europea di formazione per
specialisti nell'intervento in situazioni di
emergenza.
Sia il Parlamento europeo, sia il Consiglio
hanno chiesto di potenziare le capacità
dell’Unione europea di fronteggiare le
catastrofi, una richiesta ribadita anche nel
testo della Comunicazione. A tale proposito sono state auspicate la creazione di
unità di riserva di protezione civile messe
a disposizione dagli Stati membri, nonché
l’analisi della necessità di appaltare risorse complementari a livello europeo. Sei
progetti pilota sono stati selezionati per
testare meccanismi comunitari innovativi
di protezione civile in questo senso.
e sottolinea l’importanza di trarre insegnamento dalle precedenti esperienze di
gestione dei disastri, soprattutto quando
questi ultimi superano le capacità di un
singolo Stato membro o colpiscono più
paesi. La Comunicazione sottolinea il valore aggiunto delle iniziative condotte a
livello comunitario quali lo scambio delle pratiche migliori, la sensibilizzazione
dell’opinione pubblica e l’elaborazione di
orientamenti specifici per la mappatura
delle zone a rischio.
Il secondo documento trascende le frontiere comunitarie e propone una strategia
per la riduzione dei rischi di catastrofe nei
paesi in via di sviluppo, nell’ambito di un
più ampio programma internazionale di
sviluppo sostenibile. La Comunicazione
individua diverse priorità specifiche: intensificare il dialogo politico con i paesi desti-
Prevenzione e
riduzione delle
catastrofi
Un approccio più strategico alla gestione
delle catastrofi si è delineato nel mese
di febbraio di quest’anno, con l’adozione da parte della Commissione di due
Comunicazioni sulla prevenzione e la
riduzione delle catastrofi. Il primo documento invita a adottare un approccio
comunitario per prevenire le catastrofi
naturali e di origine umana all’interno
dell’UE, con provvedimenti volti a ridurne
la frequenza e a limitarne le conseguenze.
Tra le proposte specifiche: costituzione di
reti di informazione; maggiori sinergie tra
i soggetti interessati e le politiche poste
in essere; misure per incentivare gli Stati
membri ad istituire meccanismi coordinati per la gestione delle crisi; interventi
per migliorare l’efficacia degli strumenti
finanziari e normativi esistenti in materia
di prevenzione delle catastrofi.
© iStockphoto
CAPACITÀ DI REAZIONE DELL’UE
05
natari; integrare la riduzione dei rischi di
catastrofe nelle politiche e negli interventi
sia dell’UE, sia dei paesi in via di sviluppo;
predisporre piani regionali in tale ambito
iniziando dall’area dei Caraibi. 
Il documento sostiene inoltre la necessità
di una strategia europea di prevenzione
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
DG Ambiente – Pagina iniziale sulla protezione civile
http://ec.europa.eu/environment/civil/index.htm
Strategia internazionale per la Riduzione dei Disastri (ISDR)
delle Nazioni Unite
www.unisdr.org
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
06
L’aviazione civile e il sistema comunitario ETS
Contenere le emissioni nel settore del
trasporto aereo
A partire dal 2012, le emissioni di tutti i voli in arrivo o in partenza dagli scali europei rientreranno nel Sistema
comunitario di scambio delle quote di emissione (ETS). Questo innovativo passaggio, frutto di anni di
difficili negoziati, conferma la volontà dell’Europa di ridurre gli effetti del trasporto aereo sul clima in modo
economicamente vantaggioso.
© iStockphoto
emesso ad alta quota dai motori dei velivoli può anche determinare la formazione di scie di condensazione e di cirri, con
conseguenze negative sul riscaldamento
del pianeta.
>
Il sistema
comunitario ETS
e il trasporto
aereo
Il sistema comunitario
ETS
L’ETS, il più grande sistema multinazionale al mondo per lo scambio delle quote di
emissione dei gas serra, è operativo dal
gennaio del 2005. Negli ultimi due anni i
responsabili decisionali hanno cercato di
estenderne il campo di applicazione.
Con i vincoli sulle emissioni di carbonio
diventati ormai una realtà in tutti i settori dell’economia europea è emersa
una forte volontà politica di considerare l’aviazione civile parte integrante
della soluzione al problema climatico. Il
trasporto aereo è una delle fonti di gas
serra con la più rapida crescita a livello
mondiale ed è responsabile del 3% circa
delle emissioni di CO2 dell’Unione europea. La maggior parte di queste emissioni proviene dai voli internazionali, ossia
dagli aerei che garantiscono il
collegamento tra Stati dell’UE
o tra uno Stato membro e un
paese terzo.
➜ 13 gennaio 2009:
pubblicazione della
Direttiva che include
il trasporto aereo nel
sistema comunitario ETS.
➜ 31 agosto 2009: termine
per la presentazione dei
piani di vigilanza.
➜ 1° gennaio 2010: inizio
del monitoraggio delle
emissioni da parte degli
operatori aerei.
Anche se il 3% può sembrare una percentuale piuttosto
ridotta, il reale impatto delle
emissioni aeronautiche sul riscaldamento globale è quasi
certamente più elevato. Il trasporto aereo incide sul clima
del pianeta rilasciando nell’atmosfera biossido di carbonio,
ossidi di azoto, vapore acqueo,
particolato e particelle di solfati. Gli ossidi di azoto (NOx)
contribuiscono indirettamente alla formazione dell’ozono
troposferico, un altro gas serra, mentre il vapore acqueo
Nel dicembre del 2006, la Commissione
ha adottato una proposta per includere l’aviazione civile nel sistema ETS.
La normativa è stata ultimata lo scorso
anno e pubblicata all’inizio del 2009.
Attualmente sono in fase di elaborazione linee guida per assistere le compagnie
aeree ad attuarla efficacemente.
Il sistema riguarda tutti gli operatori
aerei, indipendentemente dalla loro nazionalità, che svolgono una delle attività
interessate dal campo di applicazione
della legislazione all’interno dell’UE. I
partecipanti al sistema controllano le
proprie emissioni nel corso di un anno
civile, al termine del quale restituiscono un numero di quote equivalenti.
Considerate la forte crescita prevista per
il trasporto aereo, per ottemperare agli
obblighi imposti dal sistema comunitario
ETS è probabile che l’aviazione civile dovrà ricercare quote di emissione dei gas
serra da altri settori diventando così un
acquirente netto.
presentare alle autorità competenti di
ciascuno Stato membro entro il mese di
settembre. I piani dovranno essere approvati entro la fine dell’anno, dopodiché
gli operatori saranno tenuti ad applicarli,
presentando una comunicazione annuale
sulle rispettive emissioni.
Imparare con la
pratica
Il monitoraggio delle emissioni inizierà
nel gennaio del 2010. I primi due anni
(2010 e 2011) costituiranno un periodo
transitorio, nel corso del quale le autorità competenti e gli operatori aerei prenderanno dimestichezza con il sistema di
sorveglianza delle emissioni aeronautiche, prima che il settore venga inserito
integralmente nel sistema comunitario
ETS a partire dal 2012.
L’inclusione dell’aviazione civile nel sistema comunitario per lo scambio delle
quote di emissione rientra in un approccio più globale per l’abbattimento delle
emissioni del trasporto aereo. Tale approccio comprende altresì investimenti
in attività di ricerca nel campo delle tecnologie rispettose dell’ambiente, nonché
il programma «Cielo unico europeo»,
che potrebbe anch’esso contribuire sostanzialmente ad una riduzione di CO2
migliorando la gestione del traffico aereo. Tuttavia, questa soluzione offre un
potenziale di riduzione delle emissioni
una tantum (nell’ordine del 10% circa),
mentre l’inclusione dell’aviazione civile
nel sistema comunitario ETS produrrà
benefici sul lungo periodo. 
Nel corso del 2009 verranno approntati ed approvati i piani di vigilanza delle emissioni degli operatori aerei, da
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
DG Ambiente – Pagina iniziale sul trasporto aereo e il cambiamento climatico
http://ec.europa.eu/environment/climat/aviation_en.htm
Cielo unico europeo
http://ec.europa.eu/transport/air/single_european_sky/single_european_sky_en.htm
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
LIFE
07
Ridurre i rifiuti aeronautici
© CE
Nei prossimi due decenni è previsto il ritiro di circa 6.000 aeromobili che creeranno una serie di problemi ambientali
legati alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti. Ma un progetto LIFE diretto dal costruttore europeo Airbus
ha recentemente dimostrato che, contrariamente a quanto avviene sovente ai giorni nostri, gran parte dei
componenti aeronautici non dovrà più essere smaltita. La scoperta ha portato alla costituzione in Francia di una
nuova impresa per il deposito, lo smantellamento e il riciclaggio responsabili degli aeromobili.
Gli aerei sono fabbricati con materiali
che, in teoria, possono essere riciclati o
riutilizzati in diversi modi. Al momento,
tuttavia, non sono previste procedure
standardizzate per gli aerei ormai giunti al termine del loro ciclo di vita utile. Il
progetto PAMELA (Process for Advanced
Management of End of Life of Aircraft), che
ha fruito di un finanziamento nell’ambito
del programma LIFE, lo strumento finanziario per l’ambiente della Commissione
europea, ha analizzato questo problema scoprendo quanto sia facile riciclare,
riutilizzare o recuperare le parti di un
velivolo.
Contrariamente a quanto avviene
«sovente
ai giorni nostri, gran parte
dei componenti aeronautici non
dovrà più essere smaltita
»
L’attuale tasso di recupero dei componenti
aeronautici si situa intorno al 60%. Il progetto PAMELA, attuato dal 2005 al 2007
da cinque partner industriali, intendeva
dimostrare che era possibile raggiungere
una percentuale nettamente superiore.
Tra gli altri obiettivi del progetto: la creazione di una nuova norma per una gestione sicura e rispettosa dell’ambiente degli
aeromobili dismessi, nonché l’attivazione
di una rete europea per la diffusione dei
risultati sui processi di smantellamento e
riciclaggio.
Procedure intelligenti
di smantellamento
e riciclaggio
PAMELA ha introdotto un approccio innovativo nelle procedure di smantellamento
degli aerei destinati ad essere ritirati dalla
circolazione. I partner del progetto hanno dimostrato che l’impatto ambientale
di tali procedure può essere ridotto in
modo significativo, che il peso dei rifiuti
da smaltire di un aereo può passare dal
45 al 15% (o meno) e che i processi di riciclaggio e riutilizzo sono compatibili con
elevati standard ambientali.
Il progetto ha suddiviso il termine del
ciclo di vita utile degli aeromobili in tre
fasi: preparazione, smontaggio e smantellamento intelligenti. La preparazione
prevede la pulizia e la decontaminazione
dell’aeromobile, con il drenaggio o la rimozione di tutte le sostanze pericolose
e dei materiali infiammabili o esplosivi.
Nella seconda fase, ossia lo smontaggio,
tecnici qualificati hanno rimosso le parti
recuperabili in vista della loro possibile
reintroduzione nella catena di approvvigionamento, previa idonea certificazione
per garantirne la tracciabilità. Nel corso
dell’ultima fase, ossia lo smantellamento,
è stata rimossa la fusoliera e sono state testate diverse tecniche di taglio. Nel corso
dell’intera operazione, Airbus e i relativi
partner hanno condotto analisi tecniche
sistematiche su ciascuna fase dei diversi
processi.
Progettazione più
ecologica
Molti altri progetti LIFE hanno raccolto la
sfida di rendere più ecologica l’industria
aeronautica, anche riducendo la quantità di rifiuti prodotta dal settore. I progetti AMELIE e GEAMCOS, ad esempio,
erano finalizzati ad individuare soluzioni
per l’applicazione di tecnologie innovative nel campo della progettazione e
dell’assemblaggio.
I progetti hanno dimostrato che è possibile ridurre la quantità di rifiuti pericolosi
dai prodotti finiti escludendo l’utilizzo di
sostanze pericolose dalla fabbricazione di
tali prodotti. I progetti hanno anche mostrato che i circuiti stampati (utilizzati per
l’aeronautica civile e militare) potrebbero
essere fabbricati in linee di montaggio
prive di piombo, eliminando così efficacemente alla fonte questo metallo tossico
dalla catena dei rifiuti. 
Forte dei risultati ottenuti, Airbus ha avviato una collaborazione con altri investitori
per creare una nuova impresa, la Tarmac
Aerosave, in modo da portare avanti
il processo nell’aeroporto francese di
Tarbes-Ossun. Le operazioni
sono già state avviate e la società prevede di offrire servizi
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
di deposito, smantellamento
Pagina del programma LIFE sul sito Internet della
e riciclaggio per gran parte
DG Ambiente
dei numerosissimi aerei che
http://ec.europa.eu/environment/life/index.htm
dovranno essere dimessi nei
prossimi decenni.
Pagina iniziale di Tarmac Aerosave
www.tarmacaerosave.aero
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
08
APPROFONDIMENTO
Suolo e cambiamento climatico
APPROFONDIMENTO
Contrastare la perdita
di carbonio
Pochi sanno che il suolo svolge un ruolo fondamentale nel mitigare i cambiamenti climatici, poiché
cattura circa il doppio del carbonio presente nell’atmosfera nonché il triplo di quello trattenuto dalle
foreste. Un nuovo rapporto pubblicato dalla Commissione europea evidenzia l’importanza della
materia organica presente nel suolo e il suo ruolo nel ciclo geochimico del carbonio. Il rapporto invita
inoltre a migliorare la gestione del territorio per evitare di perturbare le grandi riserve di carbonio
nel suolo. Ma il suolo potrebbe diventare il prossimo terreno di battaglia nella lotta al cambiamento
climatico? Molti esperti ritengono di sì. Nel presente articolo, una ricercatrice tedesca specializzata
nel settore invita l’Europa a ripensare la sua politica sulla gestione delle torbiere, mentre la Provincia
di Ravenna illustra la sua decisione di costituire un impianto boschivo per controbilanciare le perdite
di carbonio dalla copertura vegetale causate dall’attività estrattiva.
IL PUNTO DI VISTA DELLA
RICERCATRICE
«I suoli hanno accumulato e stoccato carbonio sotto forma
di humus per migliaia di anni. L’humus mantiene le sostanze
nutritive, trattiene l’acqua e contribuisce a proteggere il suolo
dall’erosione. Tuttavia, il carbonio contenuto nel terreno è altamente vulnerabile alle alterazioni delle condizioni ambientali
quali clima, vegetazione e utilizzo del territorio. Conservare
il carbonio nel suolo ci aiuta a soddisfare i nostri fabbisogni
alimentari e di fibre alla luce dei cambiamenti climatici.
Lo sfruttamento del territorio ha depauperato il suolo riducendone il tenore in carbonio e la qualità dell’humus. I coltivatori
europei hanno una grande responsabilità nella conservazione delle riserve di carbonio attualmente presenti, riserve che
contribuiscono a mitigare e a favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. Quando vi è perdita di carbonio, il sequestro di quest’ultimo viene limitato da una serie di situazioni
contingenti: competizione per i residui organici disponibili;
capacità del suolo di stoccare il carbonio a lungo termine; rischio elevato che il carbonio sequestrato venga nuovamente
rilasciato al mutare delle pratiche di gestione del terreno.
Nel suolo, il carbonio viene rilasciato più velocemente di
quanto non venga assorbito. Rispetto al carbonio più «antico», inoltre, il carbonio organico più recente è più vulnerabile
ai mutamenti. Pertanto, la conservazione di grandi riserve di
carbonio già esistenti negli ecosistemi si rivela una soluzione
più efficace di un ulteriore sequestro di CO2.
Le torbiere immagazzinano la più alta quantità di carbonio per
ettaro. Mentre le naturali torbiere basse si sviluppano e sequestrano ulteriore carbonio, la torba si perde rapidamente dopo
il drenaggio delle terre. Il 60% delle torbiere europee viene
drenato a scopo agricolo, silvicolo o per l’utilizzo della torba.
Sebbene rappresentino soltanto il 4% delle terre dell’Unione
europea, le torbiere generano enormi emissioni di CO2.
L’utilizzo del suolo nelle torbiere drenate è incompatibile con la
formazione dei necessari strati di humus previsti dalla Politica
agricola europea. Il drenaggio delle torbiere minaccia le soluzioni a basso costo per la costituzione di riserve idriche naturali
da utilizzare nei periodi di siccità. Ripristinare i normali livelli
idrici e trovare usi alternativi per i terreni delle torbiere è una
delle principali priorità di una politica europea a tutela del
suolo volta a combattere il cambiamento climatico.
»
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
Dott.ssa
Annette Freibauer
Istituto Johann
Heinrich von Thünen
(vTI), Germania
La materia organica presente nel terreno costituisce un’enorme riserva
di carbonio: i suoli europei contengono circa 75 miliardi di tonnellate
di questo importantissimo elemento. Sebbene il carbonio venga
assorbito naturalmente dal suolo e rilasciato lentamente nell’atmosfera
in quello che viene definito il ciclo geochimico del carbonio, alterazioni
nell’utilizzo del territorio e una gestione carente possono sconvolgere
pesantemente questo equilibrio.
Deforestazione, agricoltura e conversione delle formazioni erbose in
terreni coltivati causano il rilascio del carbonio presente nel suolo che,
combinato con l’ossigeno, produce CO2, uno dei principali gas ad effetto
serra. Considerate le enormi quantità di carbonio immagazzinate nel
terreno, anche un calo percentualmente basso di carbonio in esso
contenuto porterebbe ad un significativo incremento delle emissioni
di CO2 nell’atmosfera.
I ricercatori asseriscono che una perdita minima del contenuto di
carbonio presente nel suolo europeo, dell’ordine di un decimo di
punto percentuale, genererebbe emissioni di anidride carbonica pari
a quelle prodotte da 100 milioni di auto in più sulle nostre strade. Ciò
equivarrebbe a raddoppiare l’attuale parco auto europeo.
L'obiettivo, pertanto, deve essere quello di mantenere nel suolo la
massima quantità di carbonio, cercando al contempo di aumentare,
ove possibile, la capacità di assorbimento dei terreni. Queste le
principali conclusioni del rapporto Climsoil, pubblicato sul sito
Internet della DG Ambiente all’inizio del 2009. La «Review of Existing
Information on the Interrelations between Soil and Climate Change»
(«Analisi dell’informazione esistente sulle interconnessioni tra suolo
e cambiamenti climatici»), questo il titolo completo del rapporto,
fa altresì notare che il «sequestro» geologico del carbonio si rivela
concorrenziale in termini di costi, può essere realizzato sfruttando
le attuali conoscenze e presenta un potenziale di mitigazione dei
cambiamenti climatici comparabile a quello di ogni altro settore
economico.
Soluzioni efficaci per la tutela del suolo
Il rapporto invita ad invertire l’attuale processo di degrado del suolo
indotto dai numerosi interventi dell’uomo sul territorio. Promuove
inoltre migliori pratiche di gestione territoriale per consentire un
maggiore sequestro del carbonio. Entrambe le raccomandazioni
sono in linea con la Strategia tematica per la protezione del suolo del
2006.
APPROFONDIMENTO
09
IL PUNTO DI VISTA DI UN ENTE
LOCALE
Andrea Mengozzi
Regione Emilia-Romagna, Italia
La prima soluzione per garantire una maggiore tutela del suolo consiste
nel mantenere il carbonio dove si trova attualmente. In particolare,
occorre prestare una maggiore attenzione alla salvaguardia delle
torbiere, poiché queste ultime sono in grado di stoccare una quantità
di carbonio dieci volte superiore rispetto ai suoli minerali. Metà del
carbonio organico presente nei suoli europei si concentra in paesi
quali Finlandia, Svezia, Irlanda e Scozia, caratterizzati da ampie distese
di torbiere. Tuttavia, il 50% di queste zone è già scomparso a causa
dello sfruttamento della torba a fini energetici, dell’agricoltura, della
silvicoltura, dell’urbanizzazione e dell’erosione ed oltre la metà delle
rimanenti torbiere viene bonificata per aumentare la superficie agricola.
Queste opere di bonifica potrebbero causare il rilascio nell’atmosfera
di oltre 30 milioni di tonnellate di carbonio l’anno.
Conversione delle terre
Se non vengono alterati, i suoli europei coperti da formazioni erbose
e foreste immagazzinano circa 100 milioni di tonnellate di carbonio
l’anno. Ma nell’UE, i terreni agricoli sono emettitori netti, in quanto
rilasciano più carbonio di quanto non ne sequestrino (10-40 milioni di
tonnellate di carbonio l’anno emesse). Pertanto, a causa dell’aratura e
della fertilizzazione, la conversione di terreni in seminativi accresce la
perdita di carbonio dal suolo.
«L’obiettivo, pertanto, deve essere
quello di mantenere nel suolo la massima
quantità di carbonio, cercando al
contempo di aumentare, ove possibile, la
capacità di assorbimento dei terreni
«A seguito della conferenza organizzata a Bruxelles nel giugno 2008 sul tema «Suolo e cambiamenti climatici», la Regione
Emilia-Romagna ha deciso di attuare un’iniziativa di tutela ambientale a livello locale. In tema di gestione del suolo abbiamo
messo in campo una serie di provvedimenti volti a mitigare e a
garantire l’adeguamento ai cambiamenti climatici.
La Provincia di Ravenna vanta importanti attività di cava per
l’estrazione di sabbia, ghiaia e argilla. Tuttavia, l’attività estrattiva genera il rilascio nell’atmosfera di carbonio che solitamente verrebbe assorbito nello strato superficiale del sottosuolo
(a pochi metri di profondità) dai microrganismi viventi che
popolano la pelle terrestre.
La Regione Emilia-Romagna, pertanto, ha approvato un piano
per contenere gli effetti sul clima delle attività estrattive nella
provincia. Attraverso l’Agenzia regionale per la prevenzione e
l’ambiente (ARPA) dell’Emilia-Romagna abbiamo individuato
in circa 2,5 tonnellate per ettaro scavato la quantità di CO2
rilasciata in atmosfera. Per contrastare questo fenomeno sono
state poste in essere nuove misure che prevedono la messa a
dimora di alberi in grado di assorbire il diossido di carbonio.
Ai sensi della normativa regionale e previa adozione da parte
delle autorità comunali dei provvedimenti di piantumazione
concordati con la Provincia, i cavatori dovranno sostenere in
due anni i costi necessari per la messa a dimora di un ettaro
di bosco ogni due ettari di aree scavate (è stato calcolato che
un ettaro di bosco assorbe cinque tonnellate di CO2 l’anno).
Gli impianti dovranno avvenire di preferenza in aree di particolare utilità, quali le zone cuscinetto boscate lungo i fiumi o
gli spazi verdi in città o nelle fasce adiacenti le aree urbane. Il
provvedimento intende sfruttare la capacità degli alberi di assorbire efficacemente l’anidride carbonica, nonché le proprietà
di termoregolazione e filtraggio degli inquinanti delle piante,
al fine di contribuire in misura consistente all’adeguamento ai
cambiamenti climatici.
»
»
Lo stoccaggio del carbonio nel suolo potrebbe migliorare lentamente
se i terreni coltivati fossero riconvertiti in pascoli o foreste. Ma le
probabilità di una tale riconversione diminuiscono con l’aumento
della popolazione mondiale e il crescente fabbisogno alimentare del
pianeta.
Anche il miglioramento delle pratiche agricole consentirebbe di
assorbire una maggiore quantità di carbonio nel suolo, ad esempio
riducendo i terreni lavorati, arando nel terreno i residui del raccolto,
seminando coperture invernali invece di lasciare i terreni nudi o
limitando il numero dei capi di bestiame al pascolo. Secondo il
rapporto, queste pratiche potrebbero permettere la cattura nei suoli
europei di 50-100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Rapporto CLIMSOIL
http://ec.europa.eu/environment/soil/review_en.htm
Pagine sul suolo del sito Internet della DG Ambiente
http://ec.europa.eu/environment/soil/index_en.htm
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
10
Esportazioni di mercurio
Il mondo lotta compatto contro
la minaccia del mercurio
© iStockphoto
Il mondo approva compatto l’avvio
di negoziati in vista di un accordo
internazionale per eliminare la minaccia
del mercurio che pesa sulla nostra salute:
un risultato che corona quattro anni di
sforzi profusi dall’Unione europea per
la regolamentazione di questa sostanza
tossica. La decisione è stata adottata nel
febbraio di quest’anno a Nairobi (Kenya),
nel corso di una riunione del Consiglio
di amministrazione del Programma per
l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP).
I negoziati per la firma di un accordo
internazionale giuridicamente vincolante
sul mercurio saranno avviati nel 2010 e
dovrebbero concludersi entro il 2013.
>
Il sostegno
della nuova
amministrazione
statunitense è stato decisivo per il successo dei dibattiti di Nairobi.
Altrettanto essenziale è stato il costruttivo contributo delle principali economie
emergenti, quali Cina e India, di numerosi
paesi in via di sviluppo e della Russia.
«
L’UE intende giungere ad un
accordo che disciplini l’intero ciclo
di vita del mercurio
»
Il mercurio è una sostanza altamente tossica tanto per la salute dell’uomo, quanto
per l’ambiente. L’UE intende giungere ad
un accordo che disciplini l’intero ciclo di
vita di questo metallo pesante, comprese
le relative emissioni nell’atmosfera. La riduzione dell’offerta di mercurio contribuirà a
limitarne le possibilità di rilascio in natura,
soprattutto attraverso attività illegali quali
l’estrazione artigianale dell’oro, una pratica ancora estremamente diffusa nei paesi
in via di sviluppo dell’America Latina e in
alcuni paesi africani ed asiatici.
Una volta nell’atmosfera, le particelle di
mercurio possono spostarsi per migliaia
di chilometri trasportate dalle correnti
d’aria e raggiungere altri continenti, dove
si accumulano nelle gocce di pioggia entrando così nella catena alimentare acquatica. Da tempo il mercurio è considerato
un problema mondiale, che può essere
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
trattato nel modo più efficace predisponendo un accordo internazionale e un’azione
coordinata.
La strategia
comunitaria sul
mercurio
Dall’avvio delle propria strategia nel 2005,
l’Unione europea ha compiuto grandi
progressi nell’affrontare le sfide poste dal
mercurio a livello mondiale. Tra i risultati
conseguiti: restrizioni alla vendita degli strumenti di misurazione contenenti
mercurio dall’aprile 2009 e il divieto di
esportare mercurio dall’UE a partire dal
marzo del 2011. Nel mese di ottobre 2008,
il Presidente Bush ha firmato una legge
analoga che mette al bando le esportazioni statunitensi a partire dal 2013.
A livello dell’UE sono iniziati i lavori per la
definizione di criteri specifici per uno stoccaggio sicuro del mercurio, un requisito
fondamentale della normativa sul divieto
alle esportazioni. Sino a recentemente, la
Comunità esportava all’incirca 500 tonnellate di mercurio l’anno. Tuttavia, l’industria
dei cloro-alcali, uno dei principali utilizzatori di questo metallo pesante all’interno
dell’UE, prevede di eliminare entro il 2020
tutti gli impianti che utilizzano mercurio.
Entro i prossimi dieci anni, pertanto, vi sarà
un’eccedenza di circa 12.000 tonnellate di
mercurio da smaltire.
Norme per lo
stoccaggio
Ai sensi della Direttiva comunitaria sulle
discariche dei rifiuti in vigore dal 1999, i
rifiuti liquidi non possono essere smaltiti
in discarica. Attualmente, gli esperti europei sono impegnati nella definizione di
specifiche norme per lo stoccaggio del
mercurio liquido e esamineranno soluzioni temporanee sia in superficie, sia in
depositi sotterranei, con particolare riferimento a speciali container da collocare
in formazioni di roccia dura e miniere di
sale sotterranee.
Una volta ultimati i necessari studi in
merito, la Commissione proporrà emendamenti alla Direttiva sulle discariche che
illustreranno in dettaglio le condizioni
necessarie per garantire uno stoccaggio
sicuro del mercurio liquido da adottare
all’inizio del 2010. 
PER ULTERIORI
INFORMAZIONI
DG Ambiente – Pagina iniziale
sul mercurio
http://ec.europa.eu/environment/chemicals/mercury
XXV sessione del Consiglio di
Amministrazione UNEP
www.unep.org/gc/gc25
Forum sul commercio
11
© iStockphoto
Promuovere la sostenibilità
Le imprese che intendono esercitare un minore impatto
sull’ambiente e orientare i clienti nella stessa direzione sono
invitate a partecipare al Forum sul commercio. Istituito nel mese
di marzo, il Forum incentiva il settore del commercio al dettaglio
e della distribuzione a fissare obiettivi di sostenibilità ambientale,
condividere il know-how, definire le migliori pratiche di riferimento
e partecipare al dialogo. La costituzione del Forum sul commercio
rappresenta un sostanziale passo in avanti nell’attuazione del
Piano d’azione dell’UE sulla produzione e il consumo sostenibili,
presentato dalla Commissione nel luglio del 2008.
>
Il Forum sul commercio è una piattaforma
europea di rivenditori al dettaglio che si
sono impegnati a ridurre l’impatto ambientale del comparto e a promuovere
prodotti «verdi». I 500 milioni di cittadini
europei sono responsabili di una delle
maggiori impronte ecologiche al mondo. Se il resto del mondo utilizzasse le
risorse seguendo il nostro modello di
consumo, occorrerebbero più di due pianeti Terra per soddisfare la domanda ed il
forum si ripromette di affrontare questa
problematica.
A tal fine, il Forum si propone di favorire
una migliore comprensione delle misure
pratiche necessarie a promuovere
modelli di produzione e consumo
Forum sul
sostenibili. I partecipanti al Forum,
fra cui gruppi internazionali quali
commercio
Carrefour, IKEA e Tesco, s'incontreran➜ Promuove modelli di
no periodicamente con le organizzaproduzione e consumo
zioni ambientaliste e le associazioni di
sostenibili.
produttori e consumatori per discutere di specifiche tematiche «verdi».
➜ Istituito nel marzo
Alla sua conclusione, questo esercizio
2009 nell'ambito
dovrebbe portare ad una maggiore
del Piano d’azione
disponibilità di prodotti rispettosi
«Produzione e
dell’ambiente e ad alta efficienza
consumo sostenibili»
energetica, oltre ad una migliore
informazione ad uso dei consuma➜ Durata minima
tori su come utilizzare i prodotti nel
triennale.
modo più ecologico possibile.
Programma d’Azione
ambientale del settore
della distribuzione
Nel luglio 2008, la Commissione ha varato
il proprio Piano d’azione sulla produzione
e il consumo sostenibili, auspicando la creazione di un Forum sul commercio. Ma il
settore al dettaglio si è spinto oltre, ed il
Forum è oggi una delle due iniziative del
Programma di azione ambientale del settore della distribuzione (REAP - Retailers’
Environmental Action Programme). La seconda iniziativa prevede l’assunzione di
una serie d'impegni ambientali, specifici
per impresa, in merito ai prodotti in vendita, alle relative modalità di commercializzazione e alla comunicazione con i clienti,
così da stimolare le imprese a competere
per la leadership nel campo della sostenibilità ambientale.
I singoli rivenditori possono fare molto
per ridurre la propria impronta ecologica, ad esempio migliorando l’efficienza
energetica dei rispettivi punti vendita o
modificando il modo di utilizzare il proprio
parco veicoli o di imballare i prodotti. Venti
società europee e quattro federazioni di
settore hanno già aderito al programma
REAP, incoraggiando così le altre aziende
a rendere pubblicamente noti i rispettivi
impegni per una maggiore sostenibilità.
Sinora, ad esempio, diversi distributori si
sono già impegnati ad acquistare esclusivamente legname di provenienza certificata, mentre altri hanno formalmente
dichiarato di vendere soltanto prodotti
ittici pescati con pratiche sostenibili.
È difficile confrontare la sostenibilità ambientale tra diversi comparti al dettaglio o
tra piccole e grandi imprese. Gli impegni
assunti nell’ambito del Forum sul commercio devono pertanto basarsi su obiettivi
di sostenibilità definiti secondo precise
tempistiche, con parametri di riferimento
che consentano alla Commissione di verificarne l’efficacia.
Definizione del
programma
Attualmente, è in fase di elaborazione una
tabella di marcia per individuare e definire
il grado di priorità delle principali tematiche che il Forum dovrà affrontare, compresi gli interventi per spingere i consumatori
a adottare comportamenti di acquisto più
sostenibili e i sistemi per l’attribuzione di
marchi di qualità ecologica quali il marchio
comunitario «Ecolabel». Il Forum analizzerà inoltre le indicazioni ambientali fornite
dai fabbricanti sui prodotti, ricercando
soluzioni per ridurre la quantità di rifiuti e
imballaggi. Nel corso del prossimo anno,
il settore della distribuzione elaborerà un
codice di condotta volontario, comprensivo di una serie di principi generali per
i rivenditori al dettaglio che intendono
impegnarsi a ridurre ulteriormente l’impronta ecologica del settore.
Il Forum sul commercio costituisce un
punto focale per le aziende del settore
che intendono migliorare la propria sostenibilità, nonostante l’attuale periodo di
recessione economica. Al Forum parteciperanno anche gruppi multinazionali con
attività al di fuori dei confini dell’Unione
europea. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Avvio del Forum sul commercio
http://ec.europa.eu/environment/industry/retail/index_en.htm
Politiche europee sul consumo e la produzione sostenibili
http://ec.europa.eu/environment/eussd/escp_en.htm
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
12
ETAP
Promuovere le imprese
che aiutano l’ambiente
© iStockphoto
Nell’attuale periodo di flessione congiunturale vi è il timore che le problematiche ambientali a lungo
termine possano essere relegate in secondo piano da obiettivi più pregnanti, quali il rilancio della
crescita economica e la creazione di occupazione. I partner del Piano d’azione per le tecnologie
ambientali (ETAP - Environmental Technologies Action Plan) affermano, tuttavia, che questo è il
momento ideale per promuovere i molti vantaggi dell’ecoinnovazione, che permette di stimolare
la competitività economica europea affrontando, al contempo, le sfide ambientali.
>
L’Europa vanta all’incirca un terzo del mercato mondiale delle tecnologie «pulite»,
un mercato che secondo le previsioni
dovrebbe raddoppiare entro il 2020, passando dagli attuali livelli a 1.000 miliardi
di euro. Queste tecnologie interessano la
L’Europa vanta all’incirca un
«
terzo del mercato mondiale delle
tecnologie pulite»
produzione di energia rinnovabile, i procedimenti per la gestione degli inquinanti o i
prodotti e i processi per un minor utilizzo
e una gestione più efficiente delle
risorse.
ECOINNOVAZIONE IN
EUROPA
➜ Fatturato stimato:
227 miliardi di euro, pari
al 2,2% del PIL dell’Unione
europea.
➜ 3.4 milioni di impieghi
diretti.
➜ Crescita annua del 20%
per il settore delle energie
rinnovabili.
Le tecnologie ambientali trovano applicazione praticamente
in ogni settore economico, dalla produzione di auto «verdi» al
trattamento dei rifiuti in vista del
loro riutilizzo o riciclaggio. Oltre
ad offrire vantaggi per le imprese,
l’ambiente e l’occupazione, le tecnologie che rispettano l’ambiente
costituiscono una parte essenziale
dell’impostazione dell’UE in ambiti di intervento fondamentali quali
il cambiamento climatico, la scarsità di risorse naturali e la perdita
di biodiversità.
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
Abbattere gli ostacoli
Roadmap nazionali
Prima di potersi sviluppare da un punto di
vista commerciale, le tecnologie ambientali devono spesso affrontare molteplici
ostacoli di natura economica e normativa.
Il piano d’azione ETAP è stato istituito nel
2004 per contribuire ad abbattere queste
barriere ed accelerare la messa a punto e
la diffusione delle tecnologie «pulite». Il
piano d’azione, che prevede l’erogazione
di finanziamenti da più fonti nell’ambito
di bandi annuali, scaturisce dalla collaborazione tra Commissione europea, Stati
membri e settore industriale e tende a far
sì che le varie forme di ecoinnovazione diventino una realtà quotidiana sul territorio
dell’UE.
Introdotte nel 2007 e ormai operative
nella quasi totalità degli Stati membri, le
roadmap per l’attuazione dell’ETAP hanno lo scopo di illustrare il contributo delle
tecnologie ambientali all’innovazione e
alla competitività di un paese. La condivisione delle migliori pratiche e delle attività in rete tra Stati membri ha portato, ad
esempio, a trasferire in Romania il National
Industrial Symbiosis Programme (NISP), un
proficuo programma nazionale istituito
nel Regno Unito nel 2005 per il commercio
e lo scambio di risorse tra imprese.
Negli ultimi cinque anni, ETAP ha svolto
un importante ruolo nel liberare sostanziali risorse finanziarie. Nell’ambito del
Programma quadro per la competitività e
l’innovazione (PIC), ad esempio, le nuove
imprese «verdi» possono ora accedere a
cospicui finanziamenti in diversi momenti
del loro ciclo di vita (costituzione, avviamento e fasi pilota).
Nel caso di investimenti in imprese ecoinnovative di nuova creazione, i fondi specializzati in capitale di rischio possono
ottenere dal Fondo europeo per gli investimenti sino al 50% del capitale sottoscritto, ossia una percentuale doppia rispetto
agli investimenti in imprese di tipo più
"tradizionale". Dal gennaio 2008, il settore delle ecoinnovazioni nel suo complesso
ha beneficiato di un incremento del 10% in
aiuti di Stato autorizzati. Il piano ETAP mira
altresì ad aumentare la fiducia del mercato agevolando la concessione di finanziamenti per la prima applicazione delle
tecnologie ambientali in progetti pilota e
in progetti di applicazione commerciale,
di concerto con l’Agenzia esecutiva europea per la competitività e l’innovazione.
Nell’ambito del bando 2008 è stata selezionata una quarantina di progetti di questo tipo. Nel secondo, che si concluderà
nel settembre del 2009, un finanziamento
di 32 milioni di euro sarà disponibile per la
selezione di altri progetti promettenti nel
campo delle tecnologie pulite.
Nell’ottobre di quest’anno, ETAP pubblicherà un rapporto retrospettivo sui primi
cinque anni di attuazione in cui saranno
riportati i risultati conseguiti e le prospettive per il futuro. È attualmente in corso
un’indagine, che coinvolge gli Stati membri e le altre parti interessate e che contribuirà a tale rapporto. 
PER ULTERIORI
INFORMAZIONI
Pagina principale ETAP
http://ec.europa.eu/environment/etap
Programma quadro per la competitività e l’innovazione (2007-2013)
www.ec.europa.eu/enterprise/enterprise_policy/cip
Invito a presentare proposte:
progetti pilota e progetti di prima
applicazione commerciale in materia
di ecoinnovazione
http://ec.europa.eu/environment/
eco-innovation/index_en.htm
Emissioni di origine zootecnica
13
Venti di cambiamento sul
bestiame europeo
L’agricoltura è responsabile di un quinto circa delle emissioni totali di gas serra del pianeta e la
maggior parte di queste proviene dall’allevamento. Negli ultimi decenni, l’Europa ha compiuto molti
progressi nella lotta alle emissioni riducendo l’utilizzo di fertilizzanti, garantendo una più efficace
gestione del territorio e migliori tecniche agricole, nonché operando alcune riduzioni nel numero
dei capi ovini e bovini. Sono previsti ulteriori miglioramenti, ma per una soluzione permanente
al problema delle emissioni di origine zootecnica occorrerà un approccio globale in materia di
gestione del territorio e del bestiame.
animali: le stime sono variabili, ma una
singolo mucca produce dai 100 ai 500
litri di metano al giorno per 25 litri di latte. Il protossido di azoto viene rilasciato
dal suolo ed è generalmente associato ai
processi di fertilizzazione. Rispetto all'anidride carbonica, questi due gas contribuiscono maggiormente al riscaldamento
del pianeta.
© iStockphoto
Agricoltura e
riscaldamento globale
© Parco Adamello Brenta
>
Il 18% delle emissioni di gas ad effetto serra del pianeta, misurato in termini di CO2
equivalente, proviene dall’allevamento
di bestiame, una percentuale addirittura
superiore rispetto a quella prodotta dai
trasporti. Questo dato è tratto da una relazione del 2006 della FAO, in cui si afferma
altresì che il bestiame (bovini, ovini, suini e
pollame) può essere anche una delle principali cause di degrado del suolo e delle
risorse idriche.
Per una soluzione permanente al
«
problema delle emissioni di origine
zootecnica occorrerà un approccio
globale in materia di gestione del
territorio e del bestiame
»
Il settore zootecnico è un comparto fondamentale per la produzione alimentare
destinata ad una popolazione mondiale
in rapido aumento. Secondo le previsioni,
nella prima metà di questo secolo il consumo mondiale di latte e carne dovrebbe
raddoppiare, accentuando sempre più il
problema delle emissioni.
I principali gas serra associati all’allevamento sono il metano e il protossido di
azoto. Il primo viene generato in larga
misura dal processo di digestione degli
La lotta al cambiamento climatico punta
ora i riflettori sull’agricoltura. L’Agenzia
europea dell’Ambiente stima che il settore sia responsabile di poco più del 9%
delle emissioni totali di gas serra dell’UE.
Poiché l’agricoltura non rientra nel sistema
comunitario ETS per lo scambio delle quote, gli Stati membri sono liberi di decidere
se includerla o no nei propri interventi per
la riduzione delle emissioni.
Diverse politiche condotte a livello comunitario hanno contribuito ad abbattere le
emissioni di origine zootecnica. Nel 1991
la Direttiva sulla protezione delle acque
dall’inquinamento da nitrati provenienti
da fonti agricole, ad esempio, ha permesso
di ridurre in misura sostanziale l’impiego
di azoto e fosforo inorganico. Una volta
raggiunto il picco alla fine degli anni ’80,
il consumo di queste sostanze si è ridotto di un terzo, una tendenza che sembra
confermarsi anche per il futuro. Anche una
migliore gestione degli effluenti di allevamento, in particolare migliorando le tecniche di immagazzinamento e spandimento
del letame, e la riduzione del contenuto
proteico nei mangimi animali apportano un contributo positivo in questo ambito. Inizialmente intese a migliorare la
protezione delle risorse idriche, queste
misure hanno finito per contenere anche
le emissioni di gas serra. Altrettanto inaspettato è stato anche uno degli effetti
della Politica agricola comunitaria (PAC):
dal 1984, il regime comunitario delle quote latte ha ridotto sensibilmente il numero delle bovine da latte. Ma con la revoca
del sistema delle quote nel 2015 si delinea
all’orizzonte il rischio che le emissioni possano nuovamente aumentare.
Gli interventi volti a mitigare e garantire
l’adattamento al cambiamento climatico
in agricoltura sono oggetto di una particolare attenzione nell'ambito dello sviluppo
rurale, il cosiddetto secondo pilastro della
PAC. Figurano, ad esempio, anche nel recente accordo sulla valutazione dello stato
di salute della politica agricola.
Parte dell’ecosistema
Il patrimonio zootecnico, ed in particolare
il bestiame al pascolo, può svolgere una
funzione essenziale nei nostri ecosistemi
e costituisce sovente una componente basilare per la tutela della biodiversità. Molte
aree a vocazione prativa sono caratterizzate da suoli ad elevato tenore di carbonio e
da un ridotto livello di erosione ed ospitano un ricco patrimonio florofaunistico autoctono. Le coperture erbose permanenti
svolgono inoltre un’importante funzione
per la raccolta e la filtrazione delle acque.
Le future misure per l’abbattimento delle
emissioni di origine zootecnica dovranno
pertanto considerare l’importante ruolo
svolto dal bestiame al pascolo. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
DG Ambiente – Pagina iniziale sull’utilizzo del territorio
ec.europa.eu/environment/archives/land_use/index_en.htm
FAO – Pagina iniziale
www.fao.org
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
14
Settimana verde 2009
Cambiamento climatico:
agire ed adattarsi
La Settimana verde, la principale conferenza annuale della
politica ambientale europea, punta quest’anno i riflettori sulle
sfide del cambiamento climatico. A sei mesi dal fondamentale
appuntamento di Copenaghen, che porterà ad un nuovo accordo
mondiale sul clima per il post-Kyoto, i delegati di tutto il mondo
si riuniranno a Bruxelles per quattro giornate di confronto su
ciò che il mondo dovrà realizzare per tenere sotto controllo il
cambiamento climatico.
sessione di apertura dei lavori, nel corso
della quale verranno presentate nuove prove scientifiche sull’entità, i rapidi sviluppi
e i potenziali effetti del cambiamento climatico. Alla conferenza sono inoltre attesi
altri eminenti relatori fra cui Ashok Khosla,
Presidente dell’Unione internazionale per
la Conservazione della natura (IUCN), e
Wang Yi, Vicedirettore generale dell’Istituto
di politica e gestione dell’Accademia delle
Scienze cinese.
>
>
Alla Settimana verde parteciperanno altresì esperti internazionali di svariati settori:
energia, adattamento al cambiamento climatico, occupazione, biodiversità, migrazione, inquinamento. Il Presidente della
Commissione europea José Manuel Barroso
ed i ministri dell’Ambiente di Danimarca e
Svezia chiuderanno i lavori della conferenza con un intervento sulle prospettive in
vista del Vertice di Copenaghen.
La Settimana verde, giunta attualmente alla
sua nona edizione, si è affermata come il
principale forum annuale di confronto
e scambio di esperienze, competenze e
migliori pratiche in campo ambientale. In
programma, oltre 35 sessioni e gruppi di
lavoro cui parteciperanno organizzazioni
non governative, imprese, amministrazioni
pubbliche di qualsiasi livello e grande pub-
I lavori si concentreranno
«
sull’individuazione di risultati
positivi ma realistici»
blico. L’edizione 2009 verterà in particolare
sulla lotta al cambiamento climatico: la necessità di abbattere in modo sostanziale le
emissioni; l’urgenza di garantire economie
«a prova di clima» e l’importanza di mantenere un’ampia prospettiva ecosistemica.
Il Commissario europeo all’ambiente
Stavros Dimas e Jean-Pascal van Ypersele,
Vicepresidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico
(IPCC), prenderanno la parola durante la
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
Pensando al futuro
I partecipanti saranno invitati a proiettarsi nel futuro e a confrontarsi su come
raggiungere, entro il 2050, una società ad
«impatto climatico zero», caratterizzata da
un’economia a bassa emissione di carbonio
realmente sostenibile, ridotti livelli di povertà e un efficace adattamento agli effetti
del cambiamento climatico.
I lavori si concentreranno sull’individuazione di risultati positivi ma realistici, articolati intorno a quattro sottotemi: energia,
economia verde, trasporti e pianificazione territoriale, lavorare con la natura. Ray
Hammond, il celebre futurologo britannico
autore di libri sul cambiamento climatico,
modererà una sessione sulla realizzazione
di una visione comune sulle energie e le
risorse realmente sostenibili.
Mostre ed eventi
correlati
Nel corso della Settimana verde sarà allestita, presso una sessantina di stand ospitati
da ONG, enti locali e regionali ed organismi
europei ed internazionali, una mostra che
illustrerà i progetti ambientali e le innovative soluzioni di imprese verdi, tra cui un’auto elettrica proveniente dalla Danimarca e
una casa modello Lego alimentata da fonti
rinnovabili.
Il programma degli eventi prevede un
cocktail serale per favorire la creazione di
contatti sul tema «Città e regioni contro il
cambiamento climatico». Aperto a tutti i
partecipanti della Settimana verde, l’evento permetterà di far conoscere il Premio europeo «Capitali verdi», una nuova iniziativa
che ricompensa le città all’avanguardia nel
garantire ai propri abitanti uno stile di vita
urbano ecocompatibile. La prima edizione
2010 del premio sarà assegnata alla città
di Stoccolma.
Gli organizzatori prevedono inoltre di proiettare il film di Franny Armstrong «L’Era
dello Stupido». In questa appassionata
opera, ambientata nel 2055 in un mondo
devastato dal riscaldamento del pianeta,
l’attore inglese Pete Postlethwaite interpreta un archivista che cerca di capire dove
l’umanità abbia sbagliato nella lotta al cambiamento climatico.
La Settimana verde è organizzata dalla Direzione generale «Ambiente» della
Commissione europea presso l’edificio
Charlemagne di Bruxelles (quartiere europeo). L’edizione 2009 si svolgerà dal 23 al
26 giugno, alcune settimane dopo la data
abituale, per evitare sovrapposizioni con i
principali negoziati internazionali sul cambiamento climatico. 
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Settimana verde 2009
http://ec.europa.eu/environment/greenweek
15
agenda
GIUGNO//LUGLIO//AGOSTO
26-28 maggio 2009
17 giugno 2009
Sviluppo sostenibile: una
sfida per la ricerca europea,
(Bruxelles, Belgio). La conferenza
porrà l’accento sui molteplici
contributi della ricerca europea
allo sviluppo sostenibile
mondiale.
ec.europa.eu/research/
sd/conference/2009/
index_en.cfm
Conferenza sulle norme
comunitarie e internazionali per
la classificazione, l’etichettatura
e l’imballaggio delle sostanze
chimiche (Bruxelles, Belgio).
Evento informativo destinato
alle autorità, all’industria e alle
altre parti interessate sul nuovo
regolamento comunitario
CLP per la classificazione,
l’etichettatura e l’imballaggio
delle sostanze chimiche che
integra i criteri stabiliti dal
sistema mondiale armonizzato
(GHS) delle Nazioni Unite.
ec.europa.eu/enterprise/
reach/information/events/
index_en.htm
15-16 giugno 2009
Conferenza internazionale
«Lo sviluppo sostenibile nella
valutazione delle politiche:
metodi, sfide e impatto»,
(Bruxelles, Belgio). La conferenza
sarà incentrata sul contributo
della valutazione di sostenibilità
all’elaborazione delle politiche e
sulle modalità per garantirne un
ulteriore miglioramento.
www.ecologic.eu/soef/epos/
conference.html
23-26 giugno 2009
Settimana verde 2009
(Bruxelles, Belgio). L’edizione
2009 della conferenza verterà
sugli interventi da adottare
a livello globale per tenere
sotto controllo il cambiamento
climatico.
ec.europa.eu/environment/
greenweek/home.html
8-10 luglio 2009
Vertice 2009 del G8 (L'Aquila,
Italia). Il vertice si concentrerà
sulla partecipazione dei paesi del
G8 ai negoziati internazionali sul
cambiamento climatico.
www.g8italia2009.it
16-22 agosto 2009
Settimana mondiale dell’Acqua
2009 (Stoccolma, Svezia).
L’edizione di quest’anno
analizzerà la problematica
globale dell’accesso all’acqua,
con particolare riferimento alle
risorse idriche transfrontaliere.
www.worldwaterweek.org
31 agosto-4 settembre 2009
Conferenza mondiale sul
Clima (WCC-3), (Ginevra,
Svizzera). Tema principale della
conferenza: previsioni sul clima
e informazione a sostegno del
processo decisionale.
www.wmo.int/wcc3/
index_en.html
15-16 settembre 2009
Forum mondiale sulle Risorse
2009 (Davos, Svizzera). Questa
prima edizione del Forum
riunirà una rete interdisciplinare
di personalità di spicco del
mondo della ricerca, della
politica e degli affari con
l’intento di raggiungere un
consenso sulle future azioni
concrete da intraprendere per il
raggiungimento di un’economia
sostenibile.
www.worldresourcesforum.org
16-22 settembre 2009
Settimana della mobilità
sostenibile 2009. L’ottava
edizione dell’iniziativa analizzerà
i possibili interventi per
migliorare il clima nelle nostre
città.
www.mobilityweek.eu
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
SULLE RECENTI PROPOSTE
LEGISLATIVE VISITARE IL SITO:
eur-lex.europa.eu/it/index.htm
NUOVE PUBBLICAZIONI DELLA DIREZIONE GENERALE DELL’AMBIENTE
ADDITIONAL INFORMATION
EU environment-related indicators 2009
Numero di catalogo: KH-81-09-562-EN-D
Opuscolo disponibile in lingua inglese
L’opuscolo presenta i 10 indicatori ambientali
relativi alle tendenze in atto nei settori prioritari
di intervento del sesto Programma d’azione
comunitario per l’ambiente: cambiamento
climatico, natura e biodiversità, ambiente e
salute, risorse naturali e rifiuti. Gli indicatori
segnalano scarsi miglioramenti nella maggior parte degli
ambiti considerati, con un solo indicatore che evidenzia
progressi verso il conseguimento degli obiettivi fissati.
EU environmentrelated indicators
2009
Assessing trends towards key environmental challenges
INTRODUCTION
KH-81-08-416-EN-D
DATA SOURCES
KEY
Red
Amber
Green
For further information :
http://ec.europa.eu/external_relations/central_asia/index_en.htm
Climate change – what is it all about?
ISBN 978-92-79-09544-3
Numero di catalogo: KH-81-08-360-EN-C
Opuscolo in inglese (altre lingue disponibili a breve)
Con sottotitolo «Un’introduzione per i giovani»,
questa pubblicazione analizza le cause del
cambiamento climatico, il modo di lavorare dei
ricercatori, i gas serra, gli effetti del riscaldamento globale e le
risposte internazionali al problema, soprattutto a livello dell’UE.
Contiene inoltre due pagine di consigli pratici per coloro che
desiderano adottare uno stile di vita più «verde», riciclando di più
e riducendo il consumo energetico.
1
K a r l Fa l k e n b e r g
Director-General
for Environment
E u r o p e a n
Commission
The Commission has taken up a
renewed commitment towards
Central Asia with the adoption of
the EU Central Asia Strategy. This
strategy gives a new impetus to
our cooperation in many sectors,
including the environment.
Since environmental issues
such as climate change know
no borders, it is of utmost
importance that we work
together to understand the
challenges facing us and find
the best ways to combat
them. I look forward to fruitful
cooperation with the countries
of Central Asia in our venture
to build together a sustainable
future for our citizens.
EU and Central Asia joining forces for the
environment
Numero di catalogo: KH-81-08-416-EN-D
Opuscolo disponibile in lingua inglese e francese
L’opuscolo illustra le grandi sfide ambientali
cui sono confrontati i cinque paesi dell’Asia
Centrale e i 60 milioni di abitanti che li
popolano, con particolare riferimento agli
effetti del cambiamento climatico e alla penuria
idrica. La pubblicazione sottolinea il rinnovato
impegno della Commissione nella regione,
con l’adozione nel giugno 2007 della Strategia
comunitaria per l’Asia Centrale.
Climate change what is it all about ?
An introduction for young people
Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono
disponibili gratuitamente presso la Libreria dell'UE collegandosi
al sito bookshop.europa.eu oppure presso il Centro
informazioni (BU-9 0/11), DG Ambiente, Commissione europea,
B-1049 Bruxelles, Belgio. Fax +32.2.29.96198
L'AMBIENTE PER GLI EUROPEI [ 20 09 N °34 ]
■
■
© Régis Poulet
© iStockphoto
© iStockphoto
■
KH-AD-09-034-IT-C
notizie in breve
TUFFARSI NEL VIVO DEL DIBATTITO
TRENT’ANNI DI PROTEZIONE
DELL’AVIFAUNA
Il primo atto legislativo dell’UE per la protezione
della natura ha celebrato il suo 30° anniversario
nell’aprile del 2009. Dalla sua adozione, la Direttiva
Uccelli ha contribuito a ridurre il declino delle popolazioni selvatiche europee di avifauna causato
da inquinamento, perdita di habitat e attività non
sostenibili, in particolare istituendo zone di protezione speciale.
Il 43% circa delle specie selvatiche di avifauna europee è minacciato di estinzione o in grave declino.
Tuttavia, alcune di queste specie, quali il pellicano
crespo (Pelecanus crispus) e l’aquila imperiale spagnola (Aquila adalberti), hanno potuto incrementare
il numero dei propri esemplari grazie alla protezione
garantita dalla Direttiva «Uccelli».
Attualmente, le aree protette coprono oltre il 10%
della superficie terrestre dell’UE; con l’allargamento
dell’Unione nel 2004, il loro numero è ulteriormente
aumentato. Queste aree sono parte integrante della
rete ecologica Natura 2000 e costituiscono una componente fondamentale della strategia comunitaria
volta ad arrestare la perdita di biodiversità.
Unitamente a questo quadro normativo per la tutela
dell’avifauna, la Commissione europea fornisce anche
apposite linee guida, fra cui la guida comunitaria per
una caccia sostenibile delle specie selvatiche di uccelli
(aggiornata nel marzo del 2009). 
Per ulteriori informazioni:
Pagina iniziale della Commissione sulla
Direttiva «Uccelli»
ec.europa.eu/environment/nature/legislation/
birdsdirective/index_en.htm
Due importanti eventi correlati al tema dell’acqua,
svoltisi all’inizio della primavera, hanno permesso
ai responsabili politici, alle parti interessate e ai
cittadini di partecipare ad approfonditi dibattiti
sulla gestione sostenibile delle risorse idriche.
Circa 450 persone hanno partecipato alla 2a
Conferenza europea sull’Acqua organizzata a
Bruxelles nel mese di aprile. L’evento ha interessato
in particolare la preparazione dei Piani comunitari di
gestione dei bacini idrografici da predisporre entro
la fine del 2009, conformemente a quanto disposto
nella Direttiva quadro in materia di acque. La conferenza ha inoltre affrontato tematiche specifiche quali
la partecipazione pubblica nel processo di pianificazione, la tariffazione idrica, l’impatto dell’agricoltura
e le modifiche ai corsi d’acqua, nonché le sfide correlate al cambiamento climatico e all’inquinamento
domestico e industriale.
Il Forum mondiale sull’Acqua, organizzato a cadenza
triennale, tende a garantire una maggiore sensibilizzazione e comprensione delle problematiche legate
all’acqua, proponendo inoltre soluzioni concrete in
materia. Circa 33.000 persone di 192 paesi hanno
partecipato alla settimana di lavori della quinta
edizione del Forum tenutosi in Turchia nel mese
di marzo. Principali temi affrontati nel corso dei dibattiti: cambiamenti globali e gestione dei rischi; la
promozione dello sviluppo umano e gli Obiettivi di
sviluppo del Millennio; gestire e tutelare le risorse
idriche; finanza nel settore idrico; istruzione e sviluppo di capacità e competenze. 
Per ulteriori informazioni:
Conferenza europea sull’Acqua 2009
www.ewc2009.eu
V Forum mondiale sull’Acqua
www.worldwaterforum5.org
DUE TERZI DEGLI EUROPEI SONO
PREOCCUPATI PER LA QUALITÀ
DELL’ACQUA
Secondo quanto emerge da un sondaggio
Eurobarometro sull’acqua pubblicato nel mese di
marzo, la qualità e la quantità dell’acqua preoccupano gli Europei. Meno della metà degli intervistati ha dichiarato di conoscere bene, o molto bene, i
problemi idrici del proprio paese, e oltre due terzi
ritengono che la qualità dell’acqua nel proprio paese
rappresenti un problema serio.
Secondo il 40% circa dei rispondenti, negli ultimi cinque
anni la qualità dei fiumi, dei laghi e delle acque costiere
del proprio paese è sia peggiorata, mentre poco più di
uno su quattro ritiene che vi sia stato un miglioramento
qualitativo delle risorse idriche. Le percezioni rispetto
alla quantità di oro blu variano in misura significativa,
ma le maggiori preoccupazioni in merito alla penuria
idrica sono state espresse dai cittadini dell'Europa
meridionale.
L’industria e l’agricoltura sono le attività umane più
frequentemente citate tra quelle con il maggiore impatto sulla qualità e la quantità dell’acqua, seguite
dalle attività domestiche e dal trasporto marittimo.
Le principali minacce all’ambiente acquatico indicate
dai rispondenti sono state l’inquinamento da sostanze
chimiche e il cambiamento climatico. Tuttavia, quando
agli intervistati è stato chiesto di indicare il principale effetto del cambiamento climatico (aumento delle
alluvioni, innalzamento del livello del mare, penuria
delle risorse idriche o alterazioni degli ecosistemi), vi
sono state opinioni estremamente diverse in funzione
dei singoli paesi.
Un’ampia maggioranza di Europei tenta già di ridurre
il proprio impatto sull’ambiente acquatico riducendo
il consumo di acqua ed utilizzando prodotti domestici
più ecologici. Pochi intervistati, tuttavia, erano a conoscenza degli specifici piani dell’UE in materia, quali
ad esempio il processo di consultazione pubblica per
la gestione dei bacini idrografici, anche se il 50% circa
di questi si è detto disposto a partecipare a tale processo. 
Per ulteriori informazioni:
Flash Eurobarometro sull’acqua
ec.europa.eu/environment/water/participation/pdf/
eurobarometer_report.pdf
Scarica

Fronte comune contro le catastrofi