© Lonely Planet Publications
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gli Stati Uniti
STATI UNITI OGGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 672
I temi scottanti: dalle guerre infinite alle difficoltà economiche,
dai cambiamenti della dieta al vivere verde.
STORIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 675
Plasmata da nativi, colonialisti, rivoluzionari, capitalisti e poi
rimodellata da difensori dei diritti civili e della democrazia.
STILE DI VITA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 694
La chiave per capire il panorama culturale americano è conoscerne stili di vita, flussi migratori, religioni e passioni sportive.
I NATIVI AMERICANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 700
Uno sguardo complessivo sulle maggiori tribù native.
CUCINA AMERICANA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 703
I consigli per gustare le specialità, da granchi e astici al barbecue alla texana, dalla cucina vecchio Sud alla fusion.
VINO, BIRRA E ALTRO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 714
Aziende vinicole di lunga tradizione, magnifici microbirrifici e
degustazioni, senza dimenticare l’eterna passione per il caffè.
I PRODOTTI DELLA TERRA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 718
I Presìdi e le comunità del cibo negli Stati Uniti orientali.
ARTI E ARCHITETTURA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 722
Una finestra sull’identità culturale americana.
LA SCENA MUSICALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 737
La colonna sonora di un viaggio in America spazia dal blues e
dal jazz a country, folk, rock e hip-hop.
TERRITORIO E AMBIENTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 742
La conformazione geologica e i disastri naturali, l’ambientalismo di ieri e di oggi, la responsabilità sociale della natura.
NATURA SELVAGGIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 747
Uno sguardo ad alcuni animali tipici, tra cui orsi, bisonti e lupi –
e il complesso paesaggio in cui si trovano a vivere.
popolazione per kmq
672
USA
CANADA
ITALIA
≈ 3 abitanti
Stati Uniti oggi
Memorie del passato
»»Popolazione
312 milioni
»»PIL pro capite
$47.200
»»Disoccupazione 9,7%
»»Popolazione
sotto la soglia
di povertà
12,8%
»»Inflazione
annua 1,4%
Il XXI secolo sta rivelandosi un periodo tumultuoso per gli Stati Uniti.
Anche chi guarda al futuro trova difficile lasciarsi il passato alle spalle. Il
che non sorprende, perché le guerre in Afghanistan e in Iraq, iniziate un
decennio fa, continuano a far da sottofondo a molte notizie di cronaca. A
ciò si aggiunge il 10° anniversario dell’11 settembre, che ha riportato alla
memoria quel giorno in cui migliaia di persone persero la vita negli attacchi terroristi. Intanto il 2 maggio, in un’operazione segreta appoggiata dal
presidente Obama, i Navy Seals avevano espugnato il rifugio pakistano
di Osama Bin Laden, eliminando il nemico pubblico n. 1 dell’America.
Le miserie dell’economia
Dopo il sobrio comunicato con cui descriveva il raid, Obama ha visto i
consensi salire dell’11%. E certo il presidente aveva bisogno di una spinta.
La situazione economica è infatti sempre precaria, e l’ambizioso pacchetto da 800 miliardi di dollari per stimolare la ripresa approvato dal Congresso nel 2009 per molti americani non sembra aver dato molti frutti.
O almeno così sembrano pensarla i dimostranti di Occupy Wall Street.
L’economia americana affronta forse la peggior crisi finanziaria dai
tempi della Grande Depressione. Ciò che cominciò come esplosione della
bolla immobiliare nel 2007 si è allargato al settore bancario e ha bruciato le
maggiori istituzioni finanziarie del paese. L’ondata di panico si è allargata
e nel 2008 molte nazioni industrializzate hanno dovuto affrontare una
recessione generalizzata.
Il Tea Party
Con posti di lavoro persi, mutui sopravvalutati e poche speranze in vista,
milioni di americani si sono sentiti alla deriva. Questa non era un tipo di
Leggere in viaggio
I classici
»» Sulla strada (1957) di Jack
Kerouac: l’America del dopoguerra.
»» Viaggio con Charley (1962)
di John Steinbeck: in giro con il
proprio cane.
»» Nelle terre estreme (1996)
di Jon Krakauer: l’incontro con
una natura incontaminata.
»» Walden ovvero vita nei boschi
(1854) di H.W. Thoreau: il
capolavoro dell’autosufficienza a
contatto con la natura.
»» Le avventure di Huckleberry
Finn (1884) di Mark Twain: il
racconto commovente di un
ragazzo che scopre se stesso.
»» Il grande Gatsby (1925) di
Francis Scott Fitzgerald: un
grande ritratto dell’America
dell’età del jazz, ancora
affascinante oggi.
»» Il colore viola (1982) di
Alice Walker: la vita degli
afroamericani nell’800.
religione
su 100 abitanti
in USA
(% della popolazione)
protestanti
mormoni
cattolici
ebrei
altro
673
65 sono bianchi
15 sono ispanici
13 sono afroamericani
4 sono di origine asiatica
3 sono di altre etnie
recessione da cui si poteva uscire da soli, come aveva suggerito il predecessore di Obama. La gente era agitata e si radunava in massa per dar voce
alla propria rabbia. Da ciò nacque il Tea Party (www.teapartypatriots.
org), un’ala conservatrice che considerava la politica di Obama troppo di
sinistra e pensava che le elargizioni decise dal governo avrebbero distrutto
l’economia e con essa l’America. A scatenare le loro ire soprattutto l’alto
livello della spesa pubblica, il salvataggio di banche e industrie automobilistiche e soprattutto la riforma sanitaria voluta da Obama.
»»Un gallone
(3,76 l) di benzina $3,88
Cure sanitarie per tutti
»»Partita della
Major League
di baseball $30
I democratici, comunque, considerarono la legge sulla sanità pubblica
approvata nel 2010 (copertura medica a più americani, costo inferiore
delle assicurazioni sanitarie e denuncia dei pretesti con cui le compagnie
negavano la copertura) una vittoria. Ma le critiche si sprecarono: la
destra tuonava ‘questo è il comunismo!’, e la sinistra: ‘dov’è la possibilità
di scegliere?’ (ovvero un piano appoggiato dal governo per liberare i
consumatori dalla tirannia delle compagnie di assicurazione).
Il fascino delle grandi città
Grandi cambiamenti hanno intanto toccato molti aspetti della vita
americana. La città, un tempo considerata covo di crimini e degrado, sta
diventando il luogo in cui fioriscono il multiculturalismo, le arti, la grande
cucina. Ed è più verde, più vivibile e più appetibile (viaggi pendolari più
corti, molti quartieri residenziali solo pedonali). Gli americani – e non
solo i single ma anche le famiglie – stanno tornando in città. E alcune
aree suburbane cominciano ad adottare aspetti di vita cittadina, venendo
incontro a chi vuole di più di cancelli e marciapiedi, ovvero mercati dei
contadini, spettacoli culturali e il senso di appartenenza a una comunità.
»»Spettacolo
di Broadway
$100-300
»»Cena per due
in un ristorante
di grido $200
»»Punto più
alto (nei 48
stati continentali) 4418 m (Mt
Whitney, CA)
»»Temperatura
più bassa
regi­strata -62°C
(Prospect Creek,
AK)
»»Temperatura
più alta registrata 56°C
(Death Valley, CA)
Film on the road
Film intramontabili
»» Cantando sotto la pioggia
(1952) Tra i migliori film
dell’era dei musical, con un
esuberante Gene Kelly
e una colonna sonora senza
tempo.
»»Noleggio di
auto/bicicletta
$35/20 al giorno
»» Il Padrino (1972-90) La
trilogia che osserva la società
americana con gli occhi
degli immigrati e del crimine
organizzato.
»» Gli spietati (1992) Un
grande western di Clint
Eastwood.
»» Easy Rider (1969) Motociclisti
in un tragico viaggio di scoperta.
»» Blues Brothers (1980) Jim
Belushi e Dan Akroyd e la
musica che redime.
»» Thelma & Louise (1991) Due
ragazze in fuga sotto i grandi
cieli del West.
674
Cambiare le abitudini alimentari
Il documentario
del 2008 Food,
Inc, di Robert
Kenner, sull’industria alimentare
statunitense ha
avuto critiche entusiaste (96% dal
sito notoriamente
severo Rotten
Tomatoes) ed è
stato candidato
all’Oscar per il
miglior documentario nel 2010.
Le voci narranti
erano di Michael
Pollan ed Eric
Schlosser.
Sul capitolo ‘nutrizione’ gli americani sembrano aver iniziato un processo d’autocritica. Nessuno era in grado di negare che molti fossero
obesi (e bastava qualche programma TV, come la ricerca fatta da Jamie
Oliver sui cambiamenti alimentari nelle città più grasse d’America per
ricordare che il problema aveva radici profonde). Il fast food, le bibite
gasate e la troppa televisione sono stati messi sotto accusa negli ultimi
anni: se ciò porterà a un cambiamento sostanziale o solo a quale reality
sulle diete dimagranti è difficile dirlo.
Un’agricoltura sostenibile
Dieta, ovviamente, non vuol dire solo mangiar meno e la consapevolezza
dei problemi legati all’agricoltura americana ha fatto passi da gigante. Il
documentario Food, Inc e i libri di Michael Pollan (Il dilemma dell’onnivoro,
Giunti, 2011), Eric Schlosser (Fast Food Nation, Il Saggiatore, 2008) e altri
hanno evidenziato il modo scoraggiante in cui il cibo è prodotto in America, nonché i suoi enormi costi sociali, per la salute e per l’ambiente, di cui
poco si sa. Sempre più americani si rivolgono ormai ai prodotti coltivati
biologicamente e preferiscono quelli locali e di agricoltura sostenibile.
Uno stile di vita più verde
E parlando di sostenibilità, la parola ‘green’ sembra oggi un pensiero
fisso. In parte a causa dell’aumento dei prezzi del carburante, gli americani sembrano meno ansiosi di possedere un SUV succhia benzina. E
le parole d’ordine sono riciclare, efficienza energetica ed energie rinnovabili. Grandi progetti – impianti di energia solare ed eolica, città più
verdi (architettura e infrastrutture eco-friendly, più parchi) e persino
le auto elettriche – muteranno presto il volto del paesaggio americano.
Passi falsi
»» Non date per scontato
di poter fumare – anche se
siete all’aperto. C’è ben poca
tolleranza per il fumo che è
proibito anche in molti parchi,
passeggiate a mare e spiagge.
»» Siate puntuali: molti
considerano maleducato far
aspettare.
Miti metropolitani
»» Non esagerate con le
effusioni quando incontrate
qualcuno: alcuni americani
si abbracciano e nelle città a
volte ci si bacia sulla guancia
ma per lo più ci si scambia solo
una stretta di mano (specie tra
uomini).
»» Gli abitanti delle città sono
sofisticati e i campagnoli
rozzi… Troverete gourmet tra
le Appalachian Mountains e
cafoni a Manhattan.
»» Gli americani sono
monolingui… Molti parlano
spagnolo in tutti gli USA.
675
Storia
Il Mondo Nuovo che si apriva davanti agli europei era patria da secoli
di migliaia di tribù native. Purtroppo, le malattie introdotte dai nuovi
arrivati avrebbero decimato questi popoli, costretti poi con le armi a
lasciare la terra avita.
Le prime colonie riuscirono a malapena a sopravvivere. Nel XVII
secolo, comunque, i coloni britannici erano riusciti a radicarsi in alcune zone, negli attuali stati della Virginia e del Massachusetts. Da quel
punto in poi le città fiorirono e l’economia prosperò, grazie al lavoro
degli schiavi nelle grandi piantagioni.
Nel 1776, le colonie si sentirono pronte a lottare per ottenere l’indipendenza. Washington, Adams, Jefferson, Franklin e gli altri padri della
patria scrissero una costituzione che sarebbe stata la base per un nuovo
genere di governo del popolo.
Nell’Ottocento la sopravvivenza della nazione ai suoi esordi fu messa
in serio pericolo quando il sud schiavista decise la secessione dall’Unione.
Non vedendo altra soluzione che impedisse la scissione definitiva del
paese in due, Abraham Lincoln lasciò scoppiare una guerra civile che
per quattro anni avrebbe insanguinato il suolo americano.
La repubblica riuscì a sopravvivere e, soprattutto, la schiavitù venne
abolita. Gli stati del nord contribuirono alla ricostruzione del sud, ma
l’amarezza e lo scontento non furono così facili da cancellare come i
danni della guerra. I neri riconquistarono la libertà ma senza il diritto
di voto e ‘separati ma uguali’ divenne una giustificazione per pratiche
apertamente discriminatorie. L’America divenne un paese dove la segregazione razziale agiva a tutti i livelli.
Il primo conflitto mondiale mise per un po’ in ombra la questione razziale e fu seguito da anni tumultuosi ed esaltanti, i ‘ruggenti anni Venti’.
Ma i bei momenti non durarono a lungo e nel 1929 arrivò inaspettata e
brutale la Grande Depressione, distruggendo banche, imprese agricole,
commerci e industrie e gettando sulla strada milioni di lavoratori. Il
CRONOLOGIA
20.000-40.000 a.C.
I primi popoli arrivano sul
continente americano dall’Asia
centrale, migrando attraverso
l’istmo di terra che univa la Siberia
all’Alaska (quando il livello del mare
era molto più basso di quanto sia
oggi).
Storia degli Stati
Uniti di Oliviero
Bergamini
(Bompiani, 2005)
è un volume
agile e sintetico
che ripercorre in
modo esauriente
e rigoroso la
storia del paese
dalle origini ai
giorni nostri, con
particolare attenzione agli ultimi
avvenimenti.
8000 a.C.
Estinzione dei mammiferi dell’era
glaciale, incluso il mammut,
dovuta in parte all’azione dei
primi cacciatori e in parte al
riscaldamento del clima. Le
popolazioni native cominciano
a cacciare piccole prede e a
raccogliere quanto trovano in
natura.
676
S to ria T urtle I sland
Seppellite il mio
cuore a Wounded
Knee di Dee
Brown (Mondadori, 1995) è
un testo autorevole e molto
commovente,
che racconta
la storia delle
guerre indiane
combattute negli
ultimi decenni del
XIX secolo dalla
prospettiva dei
nativi americani.
New Deal voluto dal presidente Roosevelt aiutò il paese a rimettersi in
sesto, mentre un’altra guerra mondiale, ancora più devastante, di nuovo
si riverberò fino in America.
Gli anni ’50 furono gli anni del boom economico, che vide il proliferare di quartieri residenziali di casette unifamiliari e di autostrade
avveniristiche. Purtroppo, furono anche gli anni della Guerra Fredda,
che tenne il mondo con il fiato sospeso, in attesa di una totale distruzione nucleare (istigando le guerre contro il comunismo combattute in
Corea e in Vietnam).
Tragici assassinii di personalità politiche (John F. Kennedy, Martin Luther King, Robert F. Kennedy), rivolte violente, una guerra
devastante contestata dall’opinione pubblica, episodi di corruzione
politica (Watergate) e l’invocata liberazione sessuale resero i turbolenti
decenni dal 1960 alla fine degli anni ’70 tutt’altro che noiosi. Ci fu
anche un mutamento epocale, quando gli afroamericani ottennero
alfine ciò che avevano tanto lottato per avere: eguaglianza effettiva
dei diritti civili.
Gli anni ’80 videro invece un processo di decadimento delle città,
abbandonate dalle famiglie bianche in favore dei sobborghi residenziali, mentre la società si faceva sempre più stratificata. Con il crollo del
Muro di Berlino, il comunismo uscì di scena con un botto e l’Unione
Sovietica si dissolse poco dopo. E il decennio degli anni ’90 sembrò di
nuovo un periodo prospero e pacifico, con redditi in ascesa e la crescita
esponenziale del settore dell’high tech. Per contrasto il XXI secolo cominciò molto male, prima con il drammatico attacco terroristico a New
York e Washington, DC, poi con due guerre che nel decennio seguente
sarebbero costate molte vite umane e molto denaro.
Turtle Island
Secondo la tradizione orale e i miti sacri dei nativi, il continente
nordamericano, che in certe fonti è citato come ‘Turtle Island’ (Isola
delle Tartarughe) è abitato dalla notte dei tempi. All’epoca dell’arrivo
dei primi coloni europei da 2 a 18 milioni di persone popolavano ogni
angolo del dorso della ‘tartaruga’ a nord del Messico, parlando più di
300 lingue diverse.
Le prime culture paleoindiane di cui si sono avuti rilevamenti archeologici sono quelle di Clovis e di Folsom, diffuse su tutto il territorio
nordamericano a partire dal 10.000-8000 a.C., alla fine dell’era glaciale.
Successivamente si svilupparono numerose comunità socialmente complesse, alcune costituite da cacciatori e raccoglitori nomadi e altre da
coltivatori stanziali (nel cosiddetto ‘periodo arcaico’).
Delle culture antiche più significative del continente nordamericano
facevano parte i cosiddetti ‘mound builder’ (letteralmente, ‘costruttori di
7000 a.C.-100 d.C.
È il periodo arcaico
caratterizzato dalla presenza
di tribù nomadi di cacciatoriraccoglitori, al termine del
quale la società diventa
stanziale e inizia la coltivazione
delle cosiddette ‘tre sorelle’:
mais, fagioli e zucche.
1492
Nel corso dei suoi tre viaggi
Colombo ‘scopre’ l’America ed
esplora i Caraibi. Il navigatore
genovese chiama gli abitanti
‘indiani’, pensando di essere
giunto nelle Indie orientali.
1607
Gli inglesi fondano la loro
prima colonia americana,
l’insediamento di Jamestown,
sulle terre paludose ora in
Virginia. I primi anni sono
drammatici e un gran numero
di coloni muore di malattie e
di fame.
tumuli’), che abitarono le valli dei fiumi Ohio e Mississippi in un periodo
compreso tra il 3000 a.C. e il 1300 d.C. Il Cahokia Mounds State Historic
Site, nell’Illinois, all’apice del suo sviluppo contava ben 20.000 abitanti
ed era la più grande città dell’America settentrionale precolombiana.
Nel Southwest gli anasazi, i primi abitanti dei pueblos, occuparono
l’altopiano del Colorado dal 100 al 1300 d.C., finché le guerre, la siccità
e la scarsità delle risorse non li costrinsero a emigrare. Si possono
ancora vedere le loro dimore rupestri nel Mesa Verde National Park del
Colorado e i pueblos in adobe nel deserto al Chaco Culture National
Historic Park in New Mexico.
Furono le culture delle Great Plains a divenire sinonimo di ‘indiani’
nell’immaginario popolare americano, anche perché furono quelle che
si opposero con maggiore determinazione all’avanzata dei coloni verso
ovest. L’Oklahoma annovera diversi siti che aiutano a ricostruire la vita
dei nativi americani prima dell’arrivo degli europei, tra cui Anadarko e
il Trail of Tears (il percorso delle lacrime).
677
Finanziato dalla Spagna, nel 1492 Cristoforo Colombo fece vela verso
ovest in cerca delle Indie, trovando invece le Bahamas. La concreta
prospettiva di impadronirsi di immense ricchezze indusse ben presto
altri esploratori e avventurieri – per lo più spagnoli – a inoltrarsi in
queste terre del tutto sconosciute: Hernán Cortés conquistò gran parte
dell’attuale Messico, Francisco Pizarro sottomise la civiltà inca del Perú e
Juan Ponce de León esplorò la Florida alla ricerca della fonte dell’eterna
giovinezza. Dal canto loro i francesi esplorarono il Canada e il Midwest,
regioni ricche di pellicce, mentre gli olandesi e gli inglesi veleggiarono
lungo la costa orientale del continente.
Purtroppo, gli esploratori europei portarono nel Nuovo Mondo malattie contro cui i nativi erano privi di difese immunitarie, scatenando
terribili epidemie che contribuirono, più di ogni altro fattore – guerre,
schiavitù e carestie –, a decimare la popolazione autoctona, riducendola
della metà e in taluni casi addirittura del 90%. Nel XVII secolo i nativi
americani ammontavano a non più di un milione di individui e molte
società del continente un tempo prospere attraversavano una fase di
turbolenta transizione.
Oltre che dalla brama di nuove ricchezze, alcuni coloni europei
erano spinti da sincero fervore religioso, nutrendo la convinzione
che i nuovi territori scarsamente popolati fossero dono della divina
provvidenza e quindi riservati ai cristiani. I missionari cattolici spagnoli furono i primi a cercare di convertire le culture indigene del
continente, fondando una serie di missioni per tutto il Southwest, in
Texas e in California.
1620
DENNIS JOHNSON/LONELY PLANET IMAGES ©
»» Memorial, Jamestown
A Plymouth approda la nave
Mayflower con i primi 102 Padri
Pellegrini, scappati dal Regno
Unito a causa di persecuzioni
religiose. Saranno salvati dalla
fame e dagli stenti dalla tribù
dei wampanoag. Nasce così
la ricorrenza del Giorno del
Ringraziamento.
Nel 1502 Amerigo
Vespucci usò
l’espressione
‘mundus novus’
per descrivere
le sue scoperte
che invece, in suo
onore, nel 1507
vennero definite
nelle nuove cartine ‘America’. La
casa editrice Città
Aperta propone
una moderna
traduzione e una
inedita lettura di
Mundus novus
(2007), a cura di
Cristiano Spila
con testo latino a
fronte.
1675
Dopo diversi decenni trascorsi
in relativa armonia, tra i
puritani e le tribù locali scoppia
una cruenta guerra (la ‘guerra
di re Filippo’) che nel giro di 14
mesi provoca ben 5000 vittime
(per lo più tra i nativi).
S to ria A rrivano gli europei
Arrivano gli europei
678
La storia
coloniale
»»Williamsburg,
Virginia
S to ria C apitalismo e colonialismo
»»Jamestown,
Virginia
»»Plymouth,
Massachusetts
»»North End,
Boston
»»Philadelphia
»»Annapolis,
Maryland
»»Charleston,
South Carolina
Se la ricostruzione storica è
sempre partigiana, Howard
Zinn rivela
chiaramente le
sue simpatie
nell’opera Storia
del popolo americano. Dal 1492
a oggi (Il Saggiatore, 2010) , in cui
vengono narrate
le vicende spesso
ignorate della
classe operaia,
delle minoranze,
degli immigrati,
delle donne e dei
riformatori che
contribuirono a
formare l’America.
Nel 1607 un gruppo di inglesi benestanti, per la maggior parte ricchi
proprietari terrieri e agiati mercanti, fondò la prima colonia permanente
europea a Jamestown. Precedenti tentativi analoghi erano tragicamente
falliti e anche Jamestown rischiò di andare incontro alla stessa fine: gli
inglesi si erano infatti stabiliti in una zona paludosa e avevano iniziato
a coltivare la terra troppo tardi per ottenere frutti a sufficienza e molti
morirono di fame e di malattie. Disperati, alcuni coloni scelsero di vivere
con le tribù locali, le quali rifornirono l’insediamento del necessario
per sopravvivere.
Per Jamestown e l’America il 1619 rappresentò l’anno della svolta: i
coloni di Jamestown fondarono infatti la House of Burgesses, un’assemblea legislativa formata dai cittadini, e ricevettero il primo ‘carico’ di 20
schiavi africani. La produzione di tabacco raggiunse finalmente livelli
utili per l’esportazione e gli inglesi scoprirono di aver bisogno di manodopera adeguata: i coloni infatti non erano numericamente sufficienti
(e comunque disdegnavano il duro lavoro nei campi), mentre i nativi
erano difficili da convincere e sottomettere. Gli schiavi africani – da
tempo impiegati nelle piantagioni caraibiche di canna da zucchero – si
rivelarono invece perfettamente adatti allo scopo.
L’anno seguente, il 1620, fu altrettanto decisivo. In Massachusetts,
nella futura città di Plymouth attraccò una nave carica di puritani. I
Padri Pellegrini in fuga dalle persecuzioni religiose perpetrate dalla
‘corrotta’ chiesa anglicana, intravvidero nel Nuovo Mondo l’opportunità di creare una nuova società che avrebbe dovuto diventare un
punto di riferimento morale e religioso per tutti. I Padri Pellegrini
firmarono inoltre il ‘patto del Mayflower’, uno dei testi su cui si fonda
la democrazia americana, giurando di restare uniti e di governare ‘con
il consenso’, ovvero rispettando le regole approvate per maggioranza e
per il bene comune.
Capitalismo e colonialismo
Nel corso dei due secoli successivi le potenze europee si contesero i
territori del Nuovo Mondo, esportando nelle Americhe le logiche di
potere che imperavano in Europa. Quando la Royal Navy britannica
stabilì la propria supremazia nelle acque atlantiche, l’Inghilterra iniziò
a sfruttare sempre più le proprie colonie e a consumare avidamente i
frutti delle loro terre, tra cui il pregiato tabacco della Virginia, lo zucchero e il caffè dei Caraibi.
Molto prima dell’inizio della rivoluzione industriale, i capitalisti
inglesi erano arrivati alla conclusione che simili beni di lusso si sarebbero rivelati vantaggiosi solo se prodotti su larga scala e destinati
all’esportazione, sfruttando la manodopera che lavorava a basso costo in
piantagioni rigidamente organizzate e strutturate. Tra il XVII e il XVIII
1756-63
A seguito della Guerra dei Sette
Anni (detta anche la ‘guerra
franco-indiana’), la Francia
viene sconfitta dagli inglesi e
si ritira dal Canada. La Gran
Bretagna controlla da quel
momento la maggior parte dei
territori a est del Mississippi.
1773
Per protestare contro la tassa
sul tè, gli abitanti di Boston
travestiti da mohawk assaltano
le navi della Compagnia delle
Indie Orientali gettando a
mare il carico. Il gesto passa
alla storia come il Boston Tea
Party.
1775
Il 18 aprile Paul Revere parte da
Boston a cavallo per avvertire
i ‘minutemen’ dell’arrivo degli
inglesi. Il giorno seguente
a Lexington viene sparato
‘il colpo sentito in tutto il
mondo’: ha inizio la Guerra
d’Indipendenza americana.
679
GLI AFROAMERICANI E LA LORO LOTTA PER L’UGUAGLIANZA
Non si può dire di aver compreso a fondo la storia americana se non si tiene conto delle
lotte e delle vittorie a caro prezzo degli afroamericani in ogni ambito della vita sociale.
Schiavitù
Tutti gli uomini (bianchi) sono stati creati uguali
Molti dei padri fondatori – George Washington, Thomas Jefferson e Benjamin Franklin –
possedevano degli schiavi, anche se in privato condannavano come abominevole quella
pratica. Il movimento abolizionista comunque fece la sua comparsa solo intorno al 1830,
molto tempo dopo la citazione nella Dichiarazione di Indipendenza delle parole apparentemente entusiasmanti ma in fondo vuote ‘tutti gli uomini sono stati creati uguali’.
Finalmente liberi
Anche se alcuni storici revisionisti descrivono la guerra civile come un conflitto sui
diritti degli stati, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che fu la schiavitù la
causa scatenante. Dopo la vittoria dell’Unione ad Antietam, Lincoln stese il proclama di
emancipazione, che liberava tutti i neri dei territori occupati. Molti afroamericani servirono la causa dell’Unione: alla fine del conflitto 180.000 di loro erano nell’esercito.
Le ‘Jim Crow Laws’
Durante la ricostruzione post-bellica (1865-77) le leggi federali garantirono ai neri appena liberati la protezione dei diritti civili. Il risentimento del Sud, unito a secoli di pregiudizi, innescò un colpo di coda razzista. Dal 1890 furono approvate molte delle cosiddette
Jim Crow Laws (dal nome della caricatura satirica del ‘nero’): gli afroamericani furono in
effetti privati del diritto di voto e l’America divenne una società segregazionista.
Il movimento dei diritti civili
All’inizio degli anni ‘50 nelle comunità afroamericane nacque un movimento di rivendicazione di uguaglianza dei diritti. Rosa Parks, che si era rifiutata di cedere il posto a un
passeggero bianco, ispirò il boicottaggio degli autobus di Montgomery. Ci furono sit-in
nei diner e nelle mense dove i neri non potevano accedere, dimostrazioni di massa
guidate da Martin Luther King Jr a Washington, DC e penosi viaggi sui mezzi pubblici
di ‘freedom riders’ che volevano porre fine alla segregazione. L’impegno di milioni di
persone fu ricompensato: nel 1964 il presidente Johnson firmò il Civil Rights Act, che
aboliva la discriminazione e la segregazione razziale.
1776
Il 4 luglio le colonie
firmano la Dichiarazione di
Indipendenza. Alla stesura del
documento contribuiscono
noti personaggi, tra cui John
Hancock, Samuel Adams, John
Adams, Benjamin Franklin e
Thomas Jefferson.
1787
L’assemblea costituente
riunita a Philadelphia elabora
la Costituzione degli Stati Uniti,
in base alla quale il potere
federale viene ripartito tra
presidente, Congresso e potere
giudiziario.
1791
Viene approvato il Bill of
Rights come emendamento
alla Costituzione per garantire
i diritti fondamentali dei
cittadini, tra cui quelli di parola,
di assemblea, di religione, di
stampa e di portare con sé delle
armi, nonché la proibizione di
infliggere ‘punizioni crudeli e
non consuete’.
S to ria C apitalismo e colonialismo
Dall’inizio del XVII fino al XIX secolo 600.000 schiavi furono prelevati in Africa e portati
in America. Coloro che sopravvivevano alle terribili condizioni di sovraffollamento delle
navi negriere (che a volte perdevano metà del carico umano) erano venduti nei mercati
degli schiavi (i maschi africani nel 1638 costavano $27). La maggioranza degli schiavi
finì nelle piantagioni del Sud, dove le condizioni di vita erano brutali: le frustate e le
marchiature con ferri caldi erano all’ordine del giorno.
680
S to ria L a rivolu z ione e la repubblica
The New World - Il
nuovo mondo
(2005), diretto
da Terrence
Malick, è un film
appassionante
anche se brutale
che racconta la
tragica storia
della colonia di
Jamestown e il
fondamentale
ruolo svolto da
Pocahontas, figlia
di un capo powhatan, nel riportare
la pace tra nativi e
inglesi.
secolo la schiavitù venne quindi gradualmente legalizzata in un’istituzione formale, a sostegno dell’economia delle piantagioni. Nel 1800
una persona su cinque della popolazione delle colonie era uno schiavo.
La Gran Bretagna lasciò in gran parte ai coloni una certa autonomia di
governo e sempre più cominciarono a diffondersi le riunioni di cittadini
e le assemblee rappresentative, nel corso delle quali i cittadini (ossia i
soli proprietari terrieri bianchi maschi) discutevano i problemi legati
alla comunità e mettevano al voto leggi e prelievi fiscali.
Tuttavia, nel 1763, alla fine della Guerra dei Sette Anni, la Gran Bretagna iniziò a sentire il peso derivante dalla necessità di governare in modo
efficiente un impero che si estendeva in tutti i cinque continenti, creato
nel corso dell’ultimo secolo combattendo contro i francesi, i portoghesi
e gli spagnoli. Era dunque giunto il momento di fare chiarezza su diritti
e doveri di tutti e condividere gli oneri finanziari. La Gran Bretagna
decise così di stanziare un esercito permanente in America, fece entrare
in vigore leggi che proibivano l’espansione delle colonie a ovest delle
Appalachian Mountains e a nord dell’Ohio (misure prese allo scopo di
evitare nuove guerre) e impose una serie di tasse per raccogliere fondi
per la Corona e la sua difesa.
Le colonie, però, si ribellarono alle tasse imposte dagli inglesi e alle
loro politiche e diedero il via a proteste e boicottaggi, aprendo un dibattito pubblico di filosofia politica che sarebbe culminato nel 1776 con
la Dichiarazione di Indipendenza. In questo documento i coloni americani adottarono molte idee illuministe che in quegli anni permeavano
i principali paesi europei – l’individualismo, l’uguaglianza e la libertà;
il ‘diritto naturale’ alla vita, alla libertà e alla proprietà teorizzato dal
filosofo inglese John Locke – e idearono un nuovo tipo di governo in
grado di mettere in pratica tali principi.
Nel 1773 le tensioni culminarono nel gesto dimostrativo detto ‘Boston Tea Party’, in seguito al quale la Gran Bretagna decise di dare
un severo giro di vite, chiudendo il porto di Boston e rinforzando il
contingente militare di stanza in America. Per tutta risposta, nel 1774
i rappresentanti di 12 colonie (a eccezione della Georgia) si riunirono
nella Independence Hall di Philadelphia e formarono il First Continental
Congress per discutere sulle posizioni da assumere nel conflitto che
sembrava ormai inevitabile.
La rivoluzione e la repubblica
Nell’aprile del 1775, alcune scaramucce tra le truppe britanniche e
gruppi di coloni armati del Massachusetts segnarono l’inizio della
rivoluzione americana. A comandare l’esercito americano fu designato
George Washington, un ricco proprietario terriero della Virginia. Ai
rivoluzionari mancavano però sia la polvere da sparo sia adeguati
1803
La Francia di Napoleone vende
la Louisiana agli Stati Uniti per
appena 15 milioni di dollari,
estendendo i confini del nuovo
stato dal Mississippi alle Rocky
Mountains.
1803-6
Incaricati dal presidente
Thomas Jefferson, Meriwether
Lewis e William Clark si
spingono a ovest. Guidati dalla
nativa shoshone Sacajawea
partono da St Louis, Missouri
e arrivano per sentieri e piste
fino al Pacifico e ritorno.
1812
Scontri armati nei Great Lakes
tra inglesi e nativi da una parte
e coloni dall’altra danno avvio
a una guerra che continua
anche dopo il Trattato di Ghent
(1815), soprattutto lungo la
Gulf Coast.
1823
Monroe formula la dottrina che
porta il suo nome per porre fine
agli interventi militari europei
nelle Americhe, poi ripresa
da Roosevelt per giustificare
gli interventi statunitensi in
America Latina.
1841
I carri dei pionieri percorrono
l’Oregon Trail, che prolunga la
rotta seguita dalla spedizione
di Lewis e Clark. Nel 1847, sono
oltre 6500 gli emigranti che
ogni anno si dirigono a ovest,
verso Oregon, California e lo
Utah colonizzato dai mormoni.
681
La miniserie
prodotta da HBO
John Adams
(2008) è una
storia affascinante, raccontata
tenendo conto di
ognuna delle parti
in causa, degli
anni in cui la rivoluzione americana
rimase appesa a
un filo e la storia
avrebbe potuto
prendere un corso
diverso.
1848
Dopo una guerra sanguinosa,
il Messico è costretto a cedere
definitivamente la Repubblica
del Texas agli Stati Uniti;
ulteriori territori in Arizona e
New Mexico saranno ceduti con
il Gadsden Purchase (o Venta
de La Mesilla) del 1853.
S to ria L a rivolu z ione e la repubblica
finanziamenti (i coloni continuavano infatti a mostrarsi recalcitranti
verso il pagamento delle tasse, anche quando servivano a finanziare la
lotta per la loro indipendenza) e l’esercito era formato da eterogenee
truppe di agricoltori, cacciatori e mercanti male armati, facili alla
diserzione e pronti a fare ritorno alle proprie fattorie ogni qual volta
non ricevevano la paga. Al contrario, le ‘giubbe rosse’ inglesi erano
all’epoca l’esercito più potente del mondo. Del tutto privo di esperienza
militare, Washington fu costretto a improvvisare, a volte optando per
una prudente ritirata e a volte lanciando attacchi di sorpresa ‘poco
cavallereschi’. Nell’inverno tra il 1777 e il 1778 l’esercito americano
fu quasi sul punto di essere sterminato dalla fame a Valley Forge, in
Pennsylvania.
Nel frattempo il Second Continental Congress cercò di formulare i
principi in nome dei quali si stava combattendo. Nel gennaio del 1776
Thomas Paine pubblicò il celeberrimo Common Sense, un opuscolo che
propugnava con veemenza la separazione delle colonie dall’Inghilterra.
Fu così che il distacco dalla madrepatria divenne non solo un passo
logico, ma addirittura un atto nobile e necessario, e il 4 luglio del 1776
un gruppo di intellettuali firmò la Dichiarazione di Indipendenza.
Scritto quasi esclusivamente da Thomas Jefferson, questo memorabile
documento elevava le accuse delle 13 colonie contro la monarchia a
dichiarazione universale dei diritti individuali e della legittimità di un
governo repubblicano.
Tuttavia, per vincere sul campo di battaglia il generale Washington
aveva bisogno di aiuto e non solo di nobili sentimenti; per questo, nel
1778 Benjamin Franklin convinse la Francia (sempre pronta a opporsi
all’Inghilterra) ad appoggiare i rivoluzionari con truppe, approvvigionamenti e navi, che contribuirono in maniera decisiva a determinare la
vittoria degli americani. Gli inglesi si arresero nel 1781 a Yorktown, in
Virginia, e due anni più tardi il Trattato di Parigi riconobbe formalmente
gli ‘Stati Uniti d’America’.
Agli esordi, ben lungi dall’essere unita, la nazione sembrava in realtà
una confederazione piuttosto lasca di stati in continuo disaccordo e
competizione. Per questo motivo i fondatori si riunirono nuovamente a
Philadelphia e nel 1787 apportarono alcune modifiche alla Costituzione,
in base alle quali il governo diventava un centro della federazione con
maggiori poteri, con l’imposizione di controlli e di equilibri tra le sue
tre componenti: legislativa, giudiziaria ed esecutiva. E per prevenire gli
abusi del potere centrale nei confronti dei cittadini, nel 1791 fu approvato
il Bill of Rights (Dichiarazione dei Diritti).
La Costituzione ebbe il merito di consolidare i due cardini su cui
si era basata la rivoluzione: un radicale cambio di governo e il mantenimento dello status quo economico e sociale. I ricchi proprietari
682
LA MALEDIZIONE DI TECUMSEH
S to ria L a rivolu z ione e la repubblica
Esiste una leggenda su una maledizione che da più di cent’anni pende su ogni presidente eletto in un anno che finisce con lo zero (a distanza di vent’anni). Tutto cominciò
con il futuro presidente William Henry Harrison, che nel 1811 comandò le truppe americane nella battaglia di Tippecanoe contro il riverito capo shawnee Tecumseh. L’esito
della battaglia fu disastroso per gli shawnee, mettendo fine alle speranze di Tecumseh
di un’alleanza pan-indiana. Dopo l’amara sconfitta, Tecumseh (o in alcuni racconti
l’uomo medicina, il suo fratellastro Tenskwatawa) lanciò una maledizione, profetizzando che ‘Harrison morirà, e dopo di lui ogni grande capo scelto dal suo popolo a 20
anni di distanza dall’altro morirà. E alla morte di ognuno di essi, tutti ricorderanno la
morte del mio popolo’.
Nel 1840 William Henry Harrison fu eletto presidente. Rimase in carica solo
32 giorni – il record negativo nella storia della presidenza statunitense. Tre settimane
dopo l’inizio del suo incarico prese un raffreddore che si trasformò in polmonite
e morì.
Fu poi la volta di Abraham Lincoln, che venne eletto nel 1860, rieletto nel 1864 e
assassinato appena cinque giorni dopo la fine della Guerra di Secessione.
Nel 1880 spararono a James Garfield che morì alcuni mesi dopo a causa dell’infettarsi della ferita.
Nel 1900, William McKinley fu eletto per il suo secondo mandato. Un anno dopo un
anarchico gli sparò e morì per una cancrena.
Nel 1920 divenne presidente Warren G. Harding. Morì d’infarto nel 1923 mentre era
in visita ufficiale a San Francisco.
Franklin Roosevelt, eletto per il suo terzo mandato nel 1940, morì anch’egli mentre
teneva la presidenza per la quarta volta: nell’aprile del 1945 ebbe un infarto, appena
un mese prima che la Germania nazista si arrendesse alle forze alleate.
Nel 1960 fu la volta del giovane e carismatico John F. Kennedy ad arrivare alla carica presidenziale, ma fu freddato da un colpo di pistola nel 1963.
La maledizione si spezzò nel 1980, quando fu eletto Reagan. Il quale, tuttavia, evitò
per un pelo di morire durante il suo incarico, quando nel 1981 John Hinckley cercò di
assassinarlo (il proiettile si conficcò a un soffio dal cuore di Reagan).
terrieri conservarono i loro possedimenti (compresi gli schiavi), mentre
i nativi americani furono esclusi dalla nazione e le donne dalla politica.
Aspramente criticate a livello internazionale (soprattutto in Europa),
simili diseguaglianze e ingiustizie erano il risultato in parte di un
compromesso pragmatico volto a convincere gli stati schiavisti del Sud
ad aderire alla Costituzione, in parte della diffusa convinzione che le
cose erano giuste così com’erano.
1849
1861-5
JOHN ELK III/LONELY PLANET IMAGES ©
Dopo la scoperta di
giacimenti auriferi nei pressi
di Sacramento, ha inizio
un’epica corsa all’oro che vede
protagonisti 60.000 cercatori
(detti per ciò ‘forty-niners’)
della vena madre in California.
La popolazione di San
Francisco passa in breve tempo
da 850 abitanti a ben 25.000.
»» San Francisco
Tra il Nord e il Sud (divisi dalla
linea Mason-Dixon) infuria
una guerra civile. La fine
della Guerra di Secessione,
firmata il 9 aprile del 1865, è
turbata cinque giorni dopo
dall’assassinio del presidente
Lincoln.
Verso ovest
1870
Agli uomini neri liberati dalla
schiavitù viene riconosciuto
il diritto di voto, ma le leggi
segregazioniste del Sud
dette ‘Jim Crow Laws’ (che
rimangono in vigore fino al
1960 e oltre) li escludono in
realtà da sfere significative
della vita sociale.
1880-1920
Dall’Europa e dall’Asia
giungono milioni di immigrati,
stimolando l’inizio dell’era
delle città. New York, Chicago
e Philadelphia si allargano a
dismisura, diventando centri
globali dell’industria e del
commercio.
LEWIS
E CLARK
683
Potete seguire la
straordinaria spedizione di Lewis e
Clark verso ovest
fino al Pacifico e
il loro viaggio di
ritorno sul sito
www.pbs.org/
lewisandclark, che
contiene cartine
storiche, una
raccolta di foto ed
estratti da giornali
dell’epoca.
1882
L’ondata xenofoba nei confronti
dei cinesi (soprattutto in
California, dove dal 1848
erano giunti più di 50.000
cinesi) porta all’approvazione
del Chinese Exclusion Act,
l’unica legge statunitense
sull’immigrazione che escluda
una specifica etnia.
S to ria V erso ovest
All’alba del XIX secolo, ovunque regnava un ottimistico autocompiacimento. Con l’invenzione della sgranatrice di cotone (1793), cui seguirono
altre macchine come la trebbiatrice, la mietitrice, la falciatrice e, in
seguito, la mietitrebbia, l’agricoltura si meccanizzò e il commercio americano ne ricevette un fortissimo impulso. Nel 1803, grazie all’acquisto
della Louisiana, il territorio americano raddoppiò di dimensioni e nello
stesso periodo ebbe inizio in modo sistematico l’espansione a ovest delle
Appalachian Mountains.
Nonostante i vivaci scambi commerciali, le relazioni tra gli Stati Uniti
e la Gran Bretagna restarono assai tese. Di fronte a una situazione sempre più pesante, nel 1812 gli Stati Uniti dichiararono nuovamente guerra
all’ex madrepatria. I due anni di conflitto armato però si conclusero
senza risultati apprezzabili da nessuna delle due parti: gli inglesi abbandonarono i loro forti e gli Stati Uniti rinnovarono la propria promessa
di evitare ‘alleanze vincolanti’ con gli europei. Un atteggiamento che
trovò compiuta espressione nella dottrina di Monroe, formulata nel 1823,
secondo la quale da quel momento in poi l’intero continente americano
non avrebbe più dovuto essere considerato oggetto di colonizzazione da
parte delle potenze europee.
Tra il 1830 e il 1840, mentre il fervore nazionalista e i sogni di espansione continentale crescevano a vista d’occhio, in molti americani andò
consolidandosi l’idea del ‘Manifest Destiny’ (destino manifesto): tutta
l’America settentrionale era destinata a essere annessa agli Stati Uniti.
L’Indian Removal Act del 1830 mirava a eliminare l’ostacolo rappresentato dalle popolazioni autoctone, mentre la realizzazione della ferrovia
ne superava un altro, collegando i contadini del Midwest con i mercati
della East Coast.
Nel 1836 un gruppo di texani fomentò la rivoluzione contro il Messico
(ricordate il mito della battaglia di Alamo e di Davy Crockett, oggetto di
tanti film?). Dieci anni più tardi gli Stati Uniti proclamarono l’annessione
della Repubblica del Texas e, di fronte alle rimostranze dei messicani,
non esitarono a dichiarare guerra, finendo per reclamare anche la
California. Nel 1848 il Messico fu sconfitto e il successivo trattato di
pace lo costrinse a cedere definitivamente il Texas agli Stati Uniti, cui
si aggiunsero i territori messicani (che corrispondono oggi all’Arizona
meridionale e al New Mexico) acquisiti nel 1853 con l’accordo definito
Gadsden Purchase (noto in Messico come Venta de la Mesilla). Fu l’ultimo
atto dell’espansione continentale statunitense.
Per una singolare coincidenza, pochi giorni dopo la sigla del trattato
con il Messico del 1848, in California furono scoperti ricchi filoni auriferi. Nel 1849, fiumi di carri percorrevano le piste verso ovest carichi
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Capire gli Stati Uniti