© Lonely Planet Publications Capire gli Stati Uniti STATI UNITI OGGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 672 I temi scottanti: dalle guerre infinite alle difficoltà economiche, dai cambiamenti della dieta al vivere verde. STORIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 675 Plasmata da nativi, colonialisti, rivoluzionari, capitalisti e poi rimodellata da difensori dei diritti civili e della democrazia. STILE DI VITA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 694 La chiave per capire il panorama culturale americano è conoscerne stili di vita, flussi migratori, religioni e passioni sportive. I NATIVI AMERICANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 700 Uno sguardo complessivo sulle maggiori tribù native. CUCINA AMERICANA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 703 I consigli per gustare le specialità, da granchi e astici al barbecue alla texana, dalla cucina vecchio Sud alla fusion. VINO, BIRRA E ALTRO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 714 Aziende vinicole di lunga tradizione, magnifici microbirrifici e degustazioni, senza dimenticare l’eterna passione per il caffè. I PRODOTTI DELLA TERRA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 718 I Presìdi e le comunità del cibo negli Stati Uniti orientali. ARTI E ARCHITETTURA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 722 Una finestra sull’identità culturale americana. LA SCENA MUSICALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 737 La colonna sonora di un viaggio in America spazia dal blues e dal jazz a country, folk, rock e hip-hop. TERRITORIO E AMBIENTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 742 La conformazione geologica e i disastri naturali, l’ambientalismo di ieri e di oggi, la responsabilità sociale della natura. NATURA SELVAGGIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 747 Uno sguardo ad alcuni animali tipici, tra cui orsi, bisonti e lupi – e il complesso paesaggio in cui si trovano a vivere. popolazione per kmq 672 USA CANADA ITALIA ≈ 3 abitanti Stati Uniti oggi Memorie del passato »»Popolazione 312 milioni »»PIL pro capite $47.200 »»Disoccupazione 9,7% »»Popolazione sotto la soglia di povertà 12,8% »»Inflazione annua 1,4% Il XXI secolo sta rivelandosi un periodo tumultuoso per gli Stati Uniti. Anche chi guarda al futuro trova difficile lasciarsi il passato alle spalle. Il che non sorprende, perché le guerre in Afghanistan e in Iraq, iniziate un decennio fa, continuano a far da sottofondo a molte notizie di cronaca. A ciò si aggiunge il 10° anniversario dell’11 settembre, che ha riportato alla memoria quel giorno in cui migliaia di persone persero la vita negli attacchi terroristi. Intanto il 2 maggio, in un’operazione segreta appoggiata dal presidente Obama, i Navy Seals avevano espugnato il rifugio pakistano di Osama Bin Laden, eliminando il nemico pubblico n. 1 dell’America. Le miserie dell’economia Dopo il sobrio comunicato con cui descriveva il raid, Obama ha visto i consensi salire dell’11%. E certo il presidente aveva bisogno di una spinta. La situazione economica è infatti sempre precaria, e l’ambizioso pacchetto da 800 miliardi di dollari per stimolare la ripresa approvato dal Congresso nel 2009 per molti americani non sembra aver dato molti frutti. O almeno così sembrano pensarla i dimostranti di Occupy Wall Street. L’economia americana affronta forse la peggior crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Ciò che cominciò come esplosione della bolla immobiliare nel 2007 si è allargato al settore bancario e ha bruciato le maggiori istituzioni finanziarie del paese. L’ondata di panico si è allargata e nel 2008 molte nazioni industrializzate hanno dovuto affrontare una recessione generalizzata. Il Tea Party Con posti di lavoro persi, mutui sopravvalutati e poche speranze in vista, milioni di americani si sono sentiti alla deriva. Questa non era un tipo di Leggere in viaggio I classici »» Sulla strada (1957) di Jack Kerouac: l’America del dopoguerra. »» Viaggio con Charley (1962) di John Steinbeck: in giro con il proprio cane. »» Nelle terre estreme (1996) di Jon Krakauer: l’incontro con una natura incontaminata. »» Walden ovvero vita nei boschi (1854) di H.W. Thoreau: il capolavoro dell’autosufficienza a contatto con la natura. »» Le avventure di Huckleberry Finn (1884) di Mark Twain: il racconto commovente di un ragazzo che scopre se stesso. »» Il grande Gatsby (1925) di Francis Scott Fitzgerald: un grande ritratto dell’America dell’età del jazz, ancora affascinante oggi. »» Il colore viola (1982) di Alice Walker: la vita degli afroamericani nell’800. religione su 100 abitanti in USA (% della popolazione) protestanti mormoni cattolici ebrei altro 673 65 sono bianchi 15 sono ispanici 13 sono afroamericani 4 sono di origine asiatica 3 sono di altre etnie recessione da cui si poteva uscire da soli, come aveva suggerito il predecessore di Obama. La gente era agitata e si radunava in massa per dar voce alla propria rabbia. Da ciò nacque il Tea Party (www.teapartypatriots. org), un’ala conservatrice che considerava la politica di Obama troppo di sinistra e pensava che le elargizioni decise dal governo avrebbero distrutto l’economia e con essa l’America. A scatenare le loro ire soprattutto l’alto livello della spesa pubblica, il salvataggio di banche e industrie automobilistiche e soprattutto la riforma sanitaria voluta da Obama. »»Un gallone (3,76 l) di benzina $3,88 Cure sanitarie per tutti »»Partita della Major League di baseball $30 I democratici, comunque, considerarono la legge sulla sanità pubblica approvata nel 2010 (copertura medica a più americani, costo inferiore delle assicurazioni sanitarie e denuncia dei pretesti con cui le compagnie negavano la copertura) una vittoria. Ma le critiche si sprecarono: la destra tuonava ‘questo è il comunismo!’, e la sinistra: ‘dov’è la possibilità di scegliere?’ (ovvero un piano appoggiato dal governo per liberare i consumatori dalla tirannia delle compagnie di assicurazione). Il fascino delle grandi città Grandi cambiamenti hanno intanto toccato molti aspetti della vita americana. La città, un tempo considerata covo di crimini e degrado, sta diventando il luogo in cui fioriscono il multiculturalismo, le arti, la grande cucina. Ed è più verde, più vivibile e più appetibile (viaggi pendolari più corti, molti quartieri residenziali solo pedonali). Gli americani – e non solo i single ma anche le famiglie – stanno tornando in città. E alcune aree suburbane cominciano ad adottare aspetti di vita cittadina, venendo incontro a chi vuole di più di cancelli e marciapiedi, ovvero mercati dei contadini, spettacoli culturali e il senso di appartenenza a una comunità. »»Spettacolo di Broadway $100-300 »»Cena per due in un ristorante di grido $200 »»Punto più alto (nei 48 stati continentali) 4418 m (Mt Whitney, CA) »»Temperatura più bassa registrata -62°C (Prospect Creek, AK) »»Temperatura più alta registrata 56°C (Death Valley, CA) Film on the road Film intramontabili »» Cantando sotto la pioggia (1952) Tra i migliori film dell’era dei musical, con un esuberante Gene Kelly e una colonna sonora senza tempo. »»Noleggio di auto/bicicletta $35/20 al giorno »» Il Padrino (1972-90) La trilogia che osserva la società americana con gli occhi degli immigrati e del crimine organizzato. »» Gli spietati (1992) Un grande western di Clint Eastwood. »» Easy Rider (1969) Motociclisti in un tragico viaggio di scoperta. »» Blues Brothers (1980) Jim Belushi e Dan Akroyd e la musica che redime. »» Thelma & Louise (1991) Due ragazze in fuga sotto i grandi cieli del West. 674 Cambiare le abitudini alimentari Il documentario del 2008 Food, Inc, di Robert Kenner, sull’industria alimentare statunitense ha avuto critiche entusiaste (96% dal sito notoriamente severo Rotten Tomatoes) ed è stato candidato all’Oscar per il miglior documentario nel 2010. Le voci narranti erano di Michael Pollan ed Eric Schlosser. Sul capitolo ‘nutrizione’ gli americani sembrano aver iniziato un processo d’autocritica. Nessuno era in grado di negare che molti fossero obesi (e bastava qualche programma TV, come la ricerca fatta da Jamie Oliver sui cambiamenti alimentari nelle città più grasse d’America per ricordare che il problema aveva radici profonde). Il fast food, le bibite gasate e la troppa televisione sono stati messi sotto accusa negli ultimi anni: se ciò porterà a un cambiamento sostanziale o solo a quale reality sulle diete dimagranti è difficile dirlo. Un’agricoltura sostenibile Dieta, ovviamente, non vuol dire solo mangiar meno e la consapevolezza dei problemi legati all’agricoltura americana ha fatto passi da gigante. Il documentario Food, Inc e i libri di Michael Pollan (Il dilemma dell’onnivoro, Giunti, 2011), Eric Schlosser (Fast Food Nation, Il Saggiatore, 2008) e altri hanno evidenziato il modo scoraggiante in cui il cibo è prodotto in America, nonché i suoi enormi costi sociali, per la salute e per l’ambiente, di cui poco si sa. Sempre più americani si rivolgono ormai ai prodotti coltivati biologicamente e preferiscono quelli locali e di agricoltura sostenibile. Uno stile di vita più verde E parlando di sostenibilità, la parola ‘green’ sembra oggi un pensiero fisso. In parte a causa dell’aumento dei prezzi del carburante, gli americani sembrano meno ansiosi di possedere un SUV succhia benzina. E le parole d’ordine sono riciclare, efficienza energetica ed energie rinnovabili. Grandi progetti – impianti di energia solare ed eolica, città più verdi (architettura e infrastrutture eco-friendly, più parchi) e persino le auto elettriche – muteranno presto il volto del paesaggio americano. Passi falsi »» Non date per scontato di poter fumare – anche se siete all’aperto. C’è ben poca tolleranza per il fumo che è proibito anche in molti parchi, passeggiate a mare e spiagge. »» Siate puntuali: molti considerano maleducato far aspettare. Miti metropolitani »» Non esagerate con le effusioni quando incontrate qualcuno: alcuni americani si abbracciano e nelle città a volte ci si bacia sulla guancia ma per lo più ci si scambia solo una stretta di mano (specie tra uomini). »» Gli abitanti delle città sono sofisticati e i campagnoli rozzi… Troverete gourmet tra le Appalachian Mountains e cafoni a Manhattan. »» Gli americani sono monolingui… Molti parlano spagnolo in tutti gli USA. 675 Storia Il Mondo Nuovo che si apriva davanti agli europei era patria da secoli di migliaia di tribù native. Purtroppo, le malattie introdotte dai nuovi arrivati avrebbero decimato questi popoli, costretti poi con le armi a lasciare la terra avita. Le prime colonie riuscirono a malapena a sopravvivere. Nel XVII secolo, comunque, i coloni britannici erano riusciti a radicarsi in alcune zone, negli attuali stati della Virginia e del Massachusetts. Da quel punto in poi le città fiorirono e l’economia prosperò, grazie al lavoro degli schiavi nelle grandi piantagioni. Nel 1776, le colonie si sentirono pronte a lottare per ottenere l’indipendenza. Washington, Adams, Jefferson, Franklin e gli altri padri della patria scrissero una costituzione che sarebbe stata la base per un nuovo genere di governo del popolo. Nell’Ottocento la sopravvivenza della nazione ai suoi esordi fu messa in serio pericolo quando il sud schiavista decise la secessione dall’Unione. Non vedendo altra soluzione che impedisse la scissione definitiva del paese in due, Abraham Lincoln lasciò scoppiare una guerra civile che per quattro anni avrebbe insanguinato il suolo americano. La repubblica riuscì a sopravvivere e, soprattutto, la schiavitù venne abolita. Gli stati del nord contribuirono alla ricostruzione del sud, ma l’amarezza e lo scontento non furono così facili da cancellare come i danni della guerra. I neri riconquistarono la libertà ma senza il diritto di voto e ‘separati ma uguali’ divenne una giustificazione per pratiche apertamente discriminatorie. L’America divenne un paese dove la segregazione razziale agiva a tutti i livelli. Il primo conflitto mondiale mise per un po’ in ombra la questione razziale e fu seguito da anni tumultuosi ed esaltanti, i ‘ruggenti anni Venti’. Ma i bei momenti non durarono a lungo e nel 1929 arrivò inaspettata e brutale la Grande Depressione, distruggendo banche, imprese agricole, commerci e industrie e gettando sulla strada milioni di lavoratori. Il CRONOLOGIA 20.000-40.000 a.C. I primi popoli arrivano sul continente americano dall’Asia centrale, migrando attraverso l’istmo di terra che univa la Siberia all’Alaska (quando il livello del mare era molto più basso di quanto sia oggi). Storia degli Stati Uniti di Oliviero Bergamini (Bompiani, 2005) è un volume agile e sintetico che ripercorre in modo esauriente e rigoroso la storia del paese dalle origini ai giorni nostri, con particolare attenzione agli ultimi avvenimenti. 8000 a.C. Estinzione dei mammiferi dell’era glaciale, incluso il mammut, dovuta in parte all’azione dei primi cacciatori e in parte al riscaldamento del clima. Le popolazioni native cominciano a cacciare piccole prede e a raccogliere quanto trovano in natura. 676 S to ria T urtle I sland Seppellite il mio cuore a Wounded Knee di Dee Brown (Mondadori, 1995) è un testo autorevole e molto commovente, che racconta la storia delle guerre indiane combattute negli ultimi decenni del XIX secolo dalla prospettiva dei nativi americani. New Deal voluto dal presidente Roosevelt aiutò il paese a rimettersi in sesto, mentre un’altra guerra mondiale, ancora più devastante, di nuovo si riverberò fino in America. Gli anni ’50 furono gli anni del boom economico, che vide il proliferare di quartieri residenziali di casette unifamiliari e di autostrade avveniristiche. Purtroppo, furono anche gli anni della Guerra Fredda, che tenne il mondo con il fiato sospeso, in attesa di una totale distruzione nucleare (istigando le guerre contro il comunismo combattute in Corea e in Vietnam). Tragici assassinii di personalità politiche (John F. Kennedy, Martin Luther King, Robert F. Kennedy), rivolte violente, una guerra devastante contestata dall’opinione pubblica, episodi di corruzione politica (Watergate) e l’invocata liberazione sessuale resero i turbolenti decenni dal 1960 alla fine degli anni ’70 tutt’altro che noiosi. Ci fu anche un mutamento epocale, quando gli afroamericani ottennero alfine ciò che avevano tanto lottato per avere: eguaglianza effettiva dei diritti civili. Gli anni ’80 videro invece un processo di decadimento delle città, abbandonate dalle famiglie bianche in favore dei sobborghi residenziali, mentre la società si faceva sempre più stratificata. Con il crollo del Muro di Berlino, il comunismo uscì di scena con un botto e l’Unione Sovietica si dissolse poco dopo. E il decennio degli anni ’90 sembrò di nuovo un periodo prospero e pacifico, con redditi in ascesa e la crescita esponenziale del settore dell’high tech. Per contrasto il XXI secolo cominciò molto male, prima con il drammatico attacco terroristico a New York e Washington, DC, poi con due guerre che nel decennio seguente sarebbero costate molte vite umane e molto denaro. Turtle Island Secondo la tradizione orale e i miti sacri dei nativi, il continente nordamericano, che in certe fonti è citato come ‘Turtle Island’ (Isola delle Tartarughe) è abitato dalla notte dei tempi. All’epoca dell’arrivo dei primi coloni europei da 2 a 18 milioni di persone popolavano ogni angolo del dorso della ‘tartaruga’ a nord del Messico, parlando più di 300 lingue diverse. Le prime culture paleoindiane di cui si sono avuti rilevamenti archeologici sono quelle di Clovis e di Folsom, diffuse su tutto il territorio nordamericano a partire dal 10.000-8000 a.C., alla fine dell’era glaciale. Successivamente si svilupparono numerose comunità socialmente complesse, alcune costituite da cacciatori e raccoglitori nomadi e altre da coltivatori stanziali (nel cosiddetto ‘periodo arcaico’). Delle culture antiche più significative del continente nordamericano facevano parte i cosiddetti ‘mound builder’ (letteralmente, ‘costruttori di 7000 a.C.-100 d.C. È il periodo arcaico caratterizzato dalla presenza di tribù nomadi di cacciatoriraccoglitori, al termine del quale la società diventa stanziale e inizia la coltivazione delle cosiddette ‘tre sorelle’: mais, fagioli e zucche. 1492 Nel corso dei suoi tre viaggi Colombo ‘scopre’ l’America ed esplora i Caraibi. Il navigatore genovese chiama gli abitanti ‘indiani’, pensando di essere giunto nelle Indie orientali. 1607 Gli inglesi fondano la loro prima colonia americana, l’insediamento di Jamestown, sulle terre paludose ora in Virginia. I primi anni sono drammatici e un gran numero di coloni muore di malattie e di fame. tumuli’), che abitarono le valli dei fiumi Ohio e Mississippi in un periodo compreso tra il 3000 a.C. e il 1300 d.C. Il Cahokia Mounds State Historic Site, nell’Illinois, all’apice del suo sviluppo contava ben 20.000 abitanti ed era la più grande città dell’America settentrionale precolombiana. Nel Southwest gli anasazi, i primi abitanti dei pueblos, occuparono l’altopiano del Colorado dal 100 al 1300 d.C., finché le guerre, la siccità e la scarsità delle risorse non li costrinsero a emigrare. Si possono ancora vedere le loro dimore rupestri nel Mesa Verde National Park del Colorado e i pueblos in adobe nel deserto al Chaco Culture National Historic Park in New Mexico. Furono le culture delle Great Plains a divenire sinonimo di ‘indiani’ nell’immaginario popolare americano, anche perché furono quelle che si opposero con maggiore determinazione all’avanzata dei coloni verso ovest. L’Oklahoma annovera diversi siti che aiutano a ricostruire la vita dei nativi americani prima dell’arrivo degli europei, tra cui Anadarko e il Trail of Tears (il percorso delle lacrime). 677 Finanziato dalla Spagna, nel 1492 Cristoforo Colombo fece vela verso ovest in cerca delle Indie, trovando invece le Bahamas. La concreta prospettiva di impadronirsi di immense ricchezze indusse ben presto altri esploratori e avventurieri – per lo più spagnoli – a inoltrarsi in queste terre del tutto sconosciute: Hernán Cortés conquistò gran parte dell’attuale Messico, Francisco Pizarro sottomise la civiltà inca del Perú e Juan Ponce de León esplorò la Florida alla ricerca della fonte dell’eterna giovinezza. Dal canto loro i francesi esplorarono il Canada e il Midwest, regioni ricche di pellicce, mentre gli olandesi e gli inglesi veleggiarono lungo la costa orientale del continente. Purtroppo, gli esploratori europei portarono nel Nuovo Mondo malattie contro cui i nativi erano privi di difese immunitarie, scatenando terribili epidemie che contribuirono, più di ogni altro fattore – guerre, schiavitù e carestie –, a decimare la popolazione autoctona, riducendola della metà e in taluni casi addirittura del 90%. Nel XVII secolo i nativi americani ammontavano a non più di un milione di individui e molte società del continente un tempo prospere attraversavano una fase di turbolenta transizione. Oltre che dalla brama di nuove ricchezze, alcuni coloni europei erano spinti da sincero fervore religioso, nutrendo la convinzione che i nuovi territori scarsamente popolati fossero dono della divina provvidenza e quindi riservati ai cristiani. I missionari cattolici spagnoli furono i primi a cercare di convertire le culture indigene del continente, fondando una serie di missioni per tutto il Southwest, in Texas e in California. 1620 DENNIS JOHNSON/LONELY PLANET IMAGES © »» Memorial, Jamestown A Plymouth approda la nave Mayflower con i primi 102 Padri Pellegrini, scappati dal Regno Unito a causa di persecuzioni religiose. Saranno salvati dalla fame e dagli stenti dalla tribù dei wampanoag. Nasce così la ricorrenza del Giorno del Ringraziamento. Nel 1502 Amerigo Vespucci usò l’espressione ‘mundus novus’ per descrivere le sue scoperte che invece, in suo onore, nel 1507 vennero definite nelle nuove cartine ‘America’. La casa editrice Città Aperta propone una moderna traduzione e una inedita lettura di Mundus novus (2007), a cura di Cristiano Spila con testo latino a fronte. 1675 Dopo diversi decenni trascorsi in relativa armonia, tra i puritani e le tribù locali scoppia una cruenta guerra (la ‘guerra di re Filippo’) che nel giro di 14 mesi provoca ben 5000 vittime (per lo più tra i nativi). S to ria A rrivano gli europei Arrivano gli europei 678 La storia coloniale »»Williamsburg, Virginia S to ria C apitalismo e colonialismo »»Jamestown, Virginia »»Plymouth, Massachusetts »»North End, Boston »»Philadelphia »»Annapolis, Maryland »»Charleston, South Carolina Se la ricostruzione storica è sempre partigiana, Howard Zinn rivela chiaramente le sue simpatie nell’opera Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi (Il Saggiatore, 2010) , in cui vengono narrate le vicende spesso ignorate della classe operaia, delle minoranze, degli immigrati, delle donne e dei riformatori che contribuirono a formare l’America. Nel 1607 un gruppo di inglesi benestanti, per la maggior parte ricchi proprietari terrieri e agiati mercanti, fondò la prima colonia permanente europea a Jamestown. Precedenti tentativi analoghi erano tragicamente falliti e anche Jamestown rischiò di andare incontro alla stessa fine: gli inglesi si erano infatti stabiliti in una zona paludosa e avevano iniziato a coltivare la terra troppo tardi per ottenere frutti a sufficienza e molti morirono di fame e di malattie. Disperati, alcuni coloni scelsero di vivere con le tribù locali, le quali rifornirono l’insediamento del necessario per sopravvivere. Per Jamestown e l’America il 1619 rappresentò l’anno della svolta: i coloni di Jamestown fondarono infatti la House of Burgesses, un’assemblea legislativa formata dai cittadini, e ricevettero il primo ‘carico’ di 20 schiavi africani. La produzione di tabacco raggiunse finalmente livelli utili per l’esportazione e gli inglesi scoprirono di aver bisogno di manodopera adeguata: i coloni infatti non erano numericamente sufficienti (e comunque disdegnavano il duro lavoro nei campi), mentre i nativi erano difficili da convincere e sottomettere. Gli schiavi africani – da tempo impiegati nelle piantagioni caraibiche di canna da zucchero – si rivelarono invece perfettamente adatti allo scopo. L’anno seguente, il 1620, fu altrettanto decisivo. In Massachusetts, nella futura città di Plymouth attraccò una nave carica di puritani. I Padri Pellegrini in fuga dalle persecuzioni religiose perpetrate dalla ‘corrotta’ chiesa anglicana, intravvidero nel Nuovo Mondo l’opportunità di creare una nuova società che avrebbe dovuto diventare un punto di riferimento morale e religioso per tutti. I Padri Pellegrini firmarono inoltre il ‘patto del Mayflower’, uno dei testi su cui si fonda la democrazia americana, giurando di restare uniti e di governare ‘con il consenso’, ovvero rispettando le regole approvate per maggioranza e per il bene comune. Capitalismo e colonialismo Nel corso dei due secoli successivi le potenze europee si contesero i territori del Nuovo Mondo, esportando nelle Americhe le logiche di potere che imperavano in Europa. Quando la Royal Navy britannica stabilì la propria supremazia nelle acque atlantiche, l’Inghilterra iniziò a sfruttare sempre più le proprie colonie e a consumare avidamente i frutti delle loro terre, tra cui il pregiato tabacco della Virginia, lo zucchero e il caffè dei Caraibi. Molto prima dell’inizio della rivoluzione industriale, i capitalisti inglesi erano arrivati alla conclusione che simili beni di lusso si sarebbero rivelati vantaggiosi solo se prodotti su larga scala e destinati all’esportazione, sfruttando la manodopera che lavorava a basso costo in piantagioni rigidamente organizzate e strutturate. Tra il XVII e il XVIII 1756-63 A seguito della Guerra dei Sette Anni (detta anche la ‘guerra franco-indiana’), la Francia viene sconfitta dagli inglesi e si ritira dal Canada. La Gran Bretagna controlla da quel momento la maggior parte dei territori a est del Mississippi. 1773 Per protestare contro la tassa sul tè, gli abitanti di Boston travestiti da mohawk assaltano le navi della Compagnia delle Indie Orientali gettando a mare il carico. Il gesto passa alla storia come il Boston Tea Party. 1775 Il 18 aprile Paul Revere parte da Boston a cavallo per avvertire i ‘minutemen’ dell’arrivo degli inglesi. Il giorno seguente a Lexington viene sparato ‘il colpo sentito in tutto il mondo’: ha inizio la Guerra d’Indipendenza americana. 679 GLI AFROAMERICANI E LA LORO LOTTA PER L’UGUAGLIANZA Non si può dire di aver compreso a fondo la storia americana se non si tiene conto delle lotte e delle vittorie a caro prezzo degli afroamericani in ogni ambito della vita sociale. Schiavitù Tutti gli uomini (bianchi) sono stati creati uguali Molti dei padri fondatori – George Washington, Thomas Jefferson e Benjamin Franklin – possedevano degli schiavi, anche se in privato condannavano come abominevole quella pratica. Il movimento abolizionista comunque fece la sua comparsa solo intorno al 1830, molto tempo dopo la citazione nella Dichiarazione di Indipendenza delle parole apparentemente entusiasmanti ma in fondo vuote ‘tutti gli uomini sono stati creati uguali’. Finalmente liberi Anche se alcuni storici revisionisti descrivono la guerra civile come un conflitto sui diritti degli stati, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che fu la schiavitù la causa scatenante. Dopo la vittoria dell’Unione ad Antietam, Lincoln stese il proclama di emancipazione, che liberava tutti i neri dei territori occupati. Molti afroamericani servirono la causa dell’Unione: alla fine del conflitto 180.000 di loro erano nell’esercito. Le ‘Jim Crow Laws’ Durante la ricostruzione post-bellica (1865-77) le leggi federali garantirono ai neri appena liberati la protezione dei diritti civili. Il risentimento del Sud, unito a secoli di pregiudizi, innescò un colpo di coda razzista. Dal 1890 furono approvate molte delle cosiddette Jim Crow Laws (dal nome della caricatura satirica del ‘nero’): gli afroamericani furono in effetti privati del diritto di voto e l’America divenne una società segregazionista. Il movimento dei diritti civili All’inizio degli anni ‘50 nelle comunità afroamericane nacque un movimento di rivendicazione di uguaglianza dei diritti. Rosa Parks, che si era rifiutata di cedere il posto a un passeggero bianco, ispirò il boicottaggio degli autobus di Montgomery. Ci furono sit-in nei diner e nelle mense dove i neri non potevano accedere, dimostrazioni di massa guidate da Martin Luther King Jr a Washington, DC e penosi viaggi sui mezzi pubblici di ‘freedom riders’ che volevano porre fine alla segregazione. L’impegno di milioni di persone fu ricompensato: nel 1964 il presidente Johnson firmò il Civil Rights Act, che aboliva la discriminazione e la segregazione razziale. 1776 Il 4 luglio le colonie firmano la Dichiarazione di Indipendenza. Alla stesura del documento contribuiscono noti personaggi, tra cui John Hancock, Samuel Adams, John Adams, Benjamin Franklin e Thomas Jefferson. 1787 L’assemblea costituente riunita a Philadelphia elabora la Costituzione degli Stati Uniti, in base alla quale il potere federale viene ripartito tra presidente, Congresso e potere giudiziario. 1791 Viene approvato il Bill of Rights come emendamento alla Costituzione per garantire i diritti fondamentali dei cittadini, tra cui quelli di parola, di assemblea, di religione, di stampa e di portare con sé delle armi, nonché la proibizione di infliggere ‘punizioni crudeli e non consuete’. S to ria C apitalismo e colonialismo Dall’inizio del XVII fino al XIX secolo 600.000 schiavi furono prelevati in Africa e portati in America. Coloro che sopravvivevano alle terribili condizioni di sovraffollamento delle navi negriere (che a volte perdevano metà del carico umano) erano venduti nei mercati degli schiavi (i maschi africani nel 1638 costavano $27). La maggioranza degli schiavi finì nelle piantagioni del Sud, dove le condizioni di vita erano brutali: le frustate e le marchiature con ferri caldi erano all’ordine del giorno. 680 S to ria L a rivolu z ione e la repubblica The New World - Il nuovo mondo (2005), diretto da Terrence Malick, è un film appassionante anche se brutale che racconta la tragica storia della colonia di Jamestown e il fondamentale ruolo svolto da Pocahontas, figlia di un capo powhatan, nel riportare la pace tra nativi e inglesi. secolo la schiavitù venne quindi gradualmente legalizzata in un’istituzione formale, a sostegno dell’economia delle piantagioni. Nel 1800 una persona su cinque della popolazione delle colonie era uno schiavo. La Gran Bretagna lasciò in gran parte ai coloni una certa autonomia di governo e sempre più cominciarono a diffondersi le riunioni di cittadini e le assemblee rappresentative, nel corso delle quali i cittadini (ossia i soli proprietari terrieri bianchi maschi) discutevano i problemi legati alla comunità e mettevano al voto leggi e prelievi fiscali. Tuttavia, nel 1763, alla fine della Guerra dei Sette Anni, la Gran Bretagna iniziò a sentire il peso derivante dalla necessità di governare in modo efficiente un impero che si estendeva in tutti i cinque continenti, creato nel corso dell’ultimo secolo combattendo contro i francesi, i portoghesi e gli spagnoli. Era dunque giunto il momento di fare chiarezza su diritti e doveri di tutti e condividere gli oneri finanziari. La Gran Bretagna decise così di stanziare un esercito permanente in America, fece entrare in vigore leggi che proibivano l’espansione delle colonie a ovest delle Appalachian Mountains e a nord dell’Ohio (misure prese allo scopo di evitare nuove guerre) e impose una serie di tasse per raccogliere fondi per la Corona e la sua difesa. Le colonie, però, si ribellarono alle tasse imposte dagli inglesi e alle loro politiche e diedero il via a proteste e boicottaggi, aprendo un dibattito pubblico di filosofia politica che sarebbe culminato nel 1776 con la Dichiarazione di Indipendenza. In questo documento i coloni americani adottarono molte idee illuministe che in quegli anni permeavano i principali paesi europei – l’individualismo, l’uguaglianza e la libertà; il ‘diritto naturale’ alla vita, alla libertà e alla proprietà teorizzato dal filosofo inglese John Locke – e idearono un nuovo tipo di governo in grado di mettere in pratica tali principi. Nel 1773 le tensioni culminarono nel gesto dimostrativo detto ‘Boston Tea Party’, in seguito al quale la Gran Bretagna decise di dare un severo giro di vite, chiudendo il porto di Boston e rinforzando il contingente militare di stanza in America. Per tutta risposta, nel 1774 i rappresentanti di 12 colonie (a eccezione della Georgia) si riunirono nella Independence Hall di Philadelphia e formarono il First Continental Congress per discutere sulle posizioni da assumere nel conflitto che sembrava ormai inevitabile. La rivoluzione e la repubblica Nell’aprile del 1775, alcune scaramucce tra le truppe britanniche e gruppi di coloni armati del Massachusetts segnarono l’inizio della rivoluzione americana. A comandare l’esercito americano fu designato George Washington, un ricco proprietario terriero della Virginia. Ai rivoluzionari mancavano però sia la polvere da sparo sia adeguati 1803 La Francia di Napoleone vende la Louisiana agli Stati Uniti per appena 15 milioni di dollari, estendendo i confini del nuovo stato dal Mississippi alle Rocky Mountains. 1803-6 Incaricati dal presidente Thomas Jefferson, Meriwether Lewis e William Clark si spingono a ovest. Guidati dalla nativa shoshone Sacajawea partono da St Louis, Missouri e arrivano per sentieri e piste fino al Pacifico e ritorno. 1812 Scontri armati nei Great Lakes tra inglesi e nativi da una parte e coloni dall’altra danno avvio a una guerra che continua anche dopo il Trattato di Ghent (1815), soprattutto lungo la Gulf Coast. 1823 Monroe formula la dottrina che porta il suo nome per porre fine agli interventi militari europei nelle Americhe, poi ripresa da Roosevelt per giustificare gli interventi statunitensi in America Latina. 1841 I carri dei pionieri percorrono l’Oregon Trail, che prolunga la rotta seguita dalla spedizione di Lewis e Clark. Nel 1847, sono oltre 6500 gli emigranti che ogni anno si dirigono a ovest, verso Oregon, California e lo Utah colonizzato dai mormoni. 681 La miniserie prodotta da HBO John Adams (2008) è una storia affascinante, raccontata tenendo conto di ognuna delle parti in causa, degli anni in cui la rivoluzione americana rimase appesa a un filo e la storia avrebbe potuto prendere un corso diverso. 1848 Dopo una guerra sanguinosa, il Messico è costretto a cedere definitivamente la Repubblica del Texas agli Stati Uniti; ulteriori territori in Arizona e New Mexico saranno ceduti con il Gadsden Purchase (o Venta de La Mesilla) del 1853. S to ria L a rivolu z ione e la repubblica finanziamenti (i coloni continuavano infatti a mostrarsi recalcitranti verso il pagamento delle tasse, anche quando servivano a finanziare la lotta per la loro indipendenza) e l’esercito era formato da eterogenee truppe di agricoltori, cacciatori e mercanti male armati, facili alla diserzione e pronti a fare ritorno alle proprie fattorie ogni qual volta non ricevevano la paga. Al contrario, le ‘giubbe rosse’ inglesi erano all’epoca l’esercito più potente del mondo. Del tutto privo di esperienza militare, Washington fu costretto a improvvisare, a volte optando per una prudente ritirata e a volte lanciando attacchi di sorpresa ‘poco cavallereschi’. Nell’inverno tra il 1777 e il 1778 l’esercito americano fu quasi sul punto di essere sterminato dalla fame a Valley Forge, in Pennsylvania. Nel frattempo il Second Continental Congress cercò di formulare i principi in nome dei quali si stava combattendo. Nel gennaio del 1776 Thomas Paine pubblicò il celeberrimo Common Sense, un opuscolo che propugnava con veemenza la separazione delle colonie dall’Inghilterra. Fu così che il distacco dalla madrepatria divenne non solo un passo logico, ma addirittura un atto nobile e necessario, e il 4 luglio del 1776 un gruppo di intellettuali firmò la Dichiarazione di Indipendenza. Scritto quasi esclusivamente da Thomas Jefferson, questo memorabile documento elevava le accuse delle 13 colonie contro la monarchia a dichiarazione universale dei diritti individuali e della legittimità di un governo repubblicano. Tuttavia, per vincere sul campo di battaglia il generale Washington aveva bisogno di aiuto e non solo di nobili sentimenti; per questo, nel 1778 Benjamin Franklin convinse la Francia (sempre pronta a opporsi all’Inghilterra) ad appoggiare i rivoluzionari con truppe, approvvigionamenti e navi, che contribuirono in maniera decisiva a determinare la vittoria degli americani. Gli inglesi si arresero nel 1781 a Yorktown, in Virginia, e due anni più tardi il Trattato di Parigi riconobbe formalmente gli ‘Stati Uniti d’America’. Agli esordi, ben lungi dall’essere unita, la nazione sembrava in realtà una confederazione piuttosto lasca di stati in continuo disaccordo e competizione. Per questo motivo i fondatori si riunirono nuovamente a Philadelphia e nel 1787 apportarono alcune modifiche alla Costituzione, in base alle quali il governo diventava un centro della federazione con maggiori poteri, con l’imposizione di controlli e di equilibri tra le sue tre componenti: legislativa, giudiziaria ed esecutiva. E per prevenire gli abusi del potere centrale nei confronti dei cittadini, nel 1791 fu approvato il Bill of Rights (Dichiarazione dei Diritti). La Costituzione ebbe il merito di consolidare i due cardini su cui si era basata la rivoluzione: un radicale cambio di governo e il mantenimento dello status quo economico e sociale. I ricchi proprietari 682 LA MALEDIZIONE DI TECUMSEH S to ria L a rivolu z ione e la repubblica Esiste una leggenda su una maledizione che da più di cent’anni pende su ogni presidente eletto in un anno che finisce con lo zero (a distanza di vent’anni). Tutto cominciò con il futuro presidente William Henry Harrison, che nel 1811 comandò le truppe americane nella battaglia di Tippecanoe contro il riverito capo shawnee Tecumseh. L’esito della battaglia fu disastroso per gli shawnee, mettendo fine alle speranze di Tecumseh di un’alleanza pan-indiana. Dopo l’amara sconfitta, Tecumseh (o in alcuni racconti l’uomo medicina, il suo fratellastro Tenskwatawa) lanciò una maledizione, profetizzando che ‘Harrison morirà, e dopo di lui ogni grande capo scelto dal suo popolo a 20 anni di distanza dall’altro morirà. E alla morte di ognuno di essi, tutti ricorderanno la morte del mio popolo’. Nel 1840 William Henry Harrison fu eletto presidente. Rimase in carica solo 32 giorni – il record negativo nella storia della presidenza statunitense. Tre settimane dopo l’inizio del suo incarico prese un raffreddore che si trasformò in polmonite e morì. Fu poi la volta di Abraham Lincoln, che venne eletto nel 1860, rieletto nel 1864 e assassinato appena cinque giorni dopo la fine della Guerra di Secessione. Nel 1880 spararono a James Garfield che morì alcuni mesi dopo a causa dell’infettarsi della ferita. Nel 1900, William McKinley fu eletto per il suo secondo mandato. Un anno dopo un anarchico gli sparò e morì per una cancrena. Nel 1920 divenne presidente Warren G. Harding. Morì d’infarto nel 1923 mentre era in visita ufficiale a San Francisco. Franklin Roosevelt, eletto per il suo terzo mandato nel 1940, morì anch’egli mentre teneva la presidenza per la quarta volta: nell’aprile del 1945 ebbe un infarto, appena un mese prima che la Germania nazista si arrendesse alle forze alleate. Nel 1960 fu la volta del giovane e carismatico John F. Kennedy ad arrivare alla carica presidenziale, ma fu freddato da un colpo di pistola nel 1963. La maledizione si spezzò nel 1980, quando fu eletto Reagan. Il quale, tuttavia, evitò per un pelo di morire durante il suo incarico, quando nel 1981 John Hinckley cercò di assassinarlo (il proiettile si conficcò a un soffio dal cuore di Reagan). terrieri conservarono i loro possedimenti (compresi gli schiavi), mentre i nativi americani furono esclusi dalla nazione e le donne dalla politica. Aspramente criticate a livello internazionale (soprattutto in Europa), simili diseguaglianze e ingiustizie erano il risultato in parte di un compromesso pragmatico volto a convincere gli stati schiavisti del Sud ad aderire alla Costituzione, in parte della diffusa convinzione che le cose erano giuste così com’erano. 1849 1861-5 JOHN ELK III/LONELY PLANET IMAGES © Dopo la scoperta di giacimenti auriferi nei pressi di Sacramento, ha inizio un’epica corsa all’oro che vede protagonisti 60.000 cercatori (detti per ciò ‘forty-niners’) della vena madre in California. La popolazione di San Francisco passa in breve tempo da 850 abitanti a ben 25.000. »» San Francisco Tra il Nord e il Sud (divisi dalla linea Mason-Dixon) infuria una guerra civile. La fine della Guerra di Secessione, firmata il 9 aprile del 1865, è turbata cinque giorni dopo dall’assassinio del presidente Lincoln. Verso ovest 1870 Agli uomini neri liberati dalla schiavitù viene riconosciuto il diritto di voto, ma le leggi segregazioniste del Sud dette ‘Jim Crow Laws’ (che rimangono in vigore fino al 1960 e oltre) li escludono in realtà da sfere significative della vita sociale. 1880-1920 Dall’Europa e dall’Asia giungono milioni di immigrati, stimolando l’inizio dell’era delle città. New York, Chicago e Philadelphia si allargano a dismisura, diventando centri globali dell’industria e del commercio. LEWIS E CLARK 683 Potete seguire la straordinaria spedizione di Lewis e Clark verso ovest fino al Pacifico e il loro viaggio di ritorno sul sito www.pbs.org/ lewisandclark, che contiene cartine storiche, una raccolta di foto ed estratti da giornali dell’epoca. 1882 L’ondata xenofoba nei confronti dei cinesi (soprattutto in California, dove dal 1848 erano giunti più di 50.000 cinesi) porta all’approvazione del Chinese Exclusion Act, l’unica legge statunitense sull’immigrazione che escluda una specifica etnia. S to ria V erso ovest All’alba del XIX secolo, ovunque regnava un ottimistico autocompiacimento. Con l’invenzione della sgranatrice di cotone (1793), cui seguirono altre macchine come la trebbiatrice, la mietitrice, la falciatrice e, in seguito, la mietitrebbia, l’agricoltura si meccanizzò e il commercio americano ne ricevette un fortissimo impulso. Nel 1803, grazie all’acquisto della Louisiana, il territorio americano raddoppiò di dimensioni e nello stesso periodo ebbe inizio in modo sistematico l’espansione a ovest delle Appalachian Mountains. Nonostante i vivaci scambi commerciali, le relazioni tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna restarono assai tese. Di fronte a una situazione sempre più pesante, nel 1812 gli Stati Uniti dichiararono nuovamente guerra all’ex madrepatria. I due anni di conflitto armato però si conclusero senza risultati apprezzabili da nessuna delle due parti: gli inglesi abbandonarono i loro forti e gli Stati Uniti rinnovarono la propria promessa di evitare ‘alleanze vincolanti’ con gli europei. Un atteggiamento che trovò compiuta espressione nella dottrina di Monroe, formulata nel 1823, secondo la quale da quel momento in poi l’intero continente americano non avrebbe più dovuto essere considerato oggetto di colonizzazione da parte delle potenze europee. Tra il 1830 e il 1840, mentre il fervore nazionalista e i sogni di espansione continentale crescevano a vista d’occhio, in molti americani andò consolidandosi l’idea del ‘Manifest Destiny’ (destino manifesto): tutta l’America settentrionale era destinata a essere annessa agli Stati Uniti. L’Indian Removal Act del 1830 mirava a eliminare l’ostacolo rappresentato dalle popolazioni autoctone, mentre la realizzazione della ferrovia ne superava un altro, collegando i contadini del Midwest con i mercati della East Coast. Nel 1836 un gruppo di texani fomentò la rivoluzione contro il Messico (ricordate il mito della battaglia di Alamo e di Davy Crockett, oggetto di tanti film?). Dieci anni più tardi gli Stati Uniti proclamarono l’annessione della Repubblica del Texas e, di fronte alle rimostranze dei messicani, non esitarono a dichiarare guerra, finendo per reclamare anche la California. Nel 1848 il Messico fu sconfitto e il successivo trattato di pace lo costrinse a cedere definitivamente il Texas agli Stati Uniti, cui si aggiunsero i territori messicani (che corrispondono oggi all’Arizona meridionale e al New Mexico) acquisiti nel 1853 con l’accordo definito Gadsden Purchase (noto in Messico come Venta de la Mesilla). Fu l’ultimo atto dell’espansione continentale statunitense. Per una singolare coincidenza, pochi giorni dopo la sigla del trattato con il Messico del 1848, in California furono scoperti ricchi filoni auriferi. Nel 1849, fiumi di carri percorrevano le piste verso ovest carichi