Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri Febbraio 2014 ESTRATTO Premessa Nel 2006 con C.M. n.24 del 1° marzo, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca emanava le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri per fornire un insieme di orientamenti condivisi sul piano culturale ed educativo atti a favorire la riuscita didattica e formativa degli alunni stranieri. Dopo quasi dieci anni è necessaria una riconsiderazione della realtà del mondo dei migranti, che si presenta oggi assai complesso. Questo documento vuole quindi essere uno strumento di lavoro per dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e operatori delle associazioni affinché vedano nello studente di origini straniere un’ occasione per rinnovare l’azione didattica a vantaggio di tutti. I parte- Il contesto 1. Scuola multiculturale o scuola internazionale? I minori stranieri, come quelli italiani, sono persone e, in quanto tali, titolari di diritti e doveri che prescindono dalla loro origine nazionale. E’ giusto oggi riconoscere la coerenza nel tempo e il successo del nostro modello di integrazione, costruitosi sulla base del diritto e di buone pratiche inclusive. La tutela del diritto di accesso a scuola del minore straniero trova la sua normativa nella legge sull’immigrazione n. 40 del 6 marzo 1998 e nel decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998. La legge n. 189 del 30 luglio 2002 ha confermato le procedure di accoglienza degli alunni stranieri a scuola. Il quadro normativo, imperniato sull’autonomia scolastica, (DPR n. 275/99), ha consentito di affrontare con flessibilità tutti gli aspetti connessi all’integrazione degli stranieri. La legge di riforma dell’ordinamento scolastico n.53/2003 contiene gli elementi idonei allo sviluppo delle potenzialità di tutti gli allievi attraverso la personalizzazione dei piani di studio per la costruzione di percorsi educativi e didattici adeguati a ciascuno studente. Il documento La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri (ottobre 2007) definisce i principi e le azioni fondamentali di un possibile “modello” italiano. L’’educazione interculturale costituisce lo sfondo da cui prende avvio la specificità dei percorsi formativi rivolti ad alunni stranieri, nel contesto di attività che devono connotare l’azione educativa nei confronti di tutti. Infatti l’educazione interculturale rifiuta sia la logica dell’assimilazione sia quella di una convivenza tra comunità etniche chiuse, ma vuole favorire il confronto, il dialogo, il reciproco arricchimento delle persone nel rispetto delle diverse identità e appartenenze. 2. Chi sono gli alunni di origine straniera La presenza di alunni stranieri nel nostro Paese ha avuto un fortissimo tasso di crescita, da 100 a 800 mila alunni nell’arco di dieci anni, anche se ora si sta assistendo ad un rallentamento. La trasformazione più significativa riguarda il forte aumento degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia, si riduce invece il numero dei neo- arrivati. Gli alunni nati in Italia e i neo- arrivati sono due lati opposti del “pianeta” stranieri. Per gli studenti stranieri nati in Italia l’ostacolo linguistico è ormai superato, anche se questo non sempre assicura uno sviluppo automatico delle competenze linguistiche necessarie al proseguimento degli studi del secondo ciclo. L’esperienza di questi anni ha messo in evidenza la necessità di prestare attenzione a nuove tipologie di studenti con problematiche interculturali e di integrazione, anche se forniti di cittadinanza italiana. Vediamo in dettaglio alcune particolari situazioni. Alunni con cittadinanza non italiana. Sono gli alunni che, anche se nati in Italia, hanno entrambi i genitori di nazionalità non italiana. Su di loro si applicano le norme previste per i cittadini stranieri residenti in Italia. Alunni con ambiente familiare non italofono. Sono alunni che risiedono con genitori che, anche se usano in parte l’italiano, hanno comunque in questa lingua competenze limitate, tali da non potere fornire ai figli un sostegno adeguato nel loro percorso di acquisizione delle abilità di scrittura e di lettura. Minori non accompagnati. Sono alunni provenienti da altri paesi che si trovano in Italia privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili. Essi vengono stabilmente accolti nel percorso scolastico. Alunni figli di copie miste. Hanno cittadinanza italiana e un genitore, scolarizzato in Italia, che può sostenerli nell’acquisizione della lingua italiana. Alunni arrivati per adozione internazionale. I loro bisogni educativi sono diversi da quelli dei ragazzi stranieri arrivati in Italia con le loro famiglie. Spesso c’è il rischio che risultino “invisibili” all’interno delle classi perché sono cittadini italiani a tutti gli effetti. Alunni rom, sinti e caminanti. Sono i tre principali gruppi di origine nomade presenti in Italia, che si differenziano spesso fra loro per lingua, religione e costumi. La partecipazione di questi alunni alla vita scolastica non è affatto scontata, perché spesso o per fattori di deprivazione socio-econimica o per una resistenza psicologica verso la scolarizzazione, percepita come una minaccia alla loro identità culturale, questi alunni non frequentano la scuola. Il lavoro con questi studenti richiede ai docenti molta flessibilità. Studenti universitari con cittadinanza straniera. Benché la presenza di studenti stranieri nelle università italiane sia inferiore rispetto a quella di altri paesi europei, questa fascia di popolazione studentesca è in progressivo aumento. Anni fa c’erano studenti stranieri, formatisi all’estero, che desideravano acquisire un titolo accademico in Italia, ora, a fianco di questi, troviamo anche ragazzi nati in Italia da genitori stranieri. Questo fenomeno potrà in futuro costituire un potente vettore di internazionalizzazione del nostro sistema universitario. 3. Le scelte nella scuola degli adolescenti e il passaggio all’università L’accesso degli studenti stranieri alla scuola secondaria di II grado è diventato consistente solo nell’ultimo decennio. Mentre nella scuola dell’infanzia e nella primaria la quota dei nati in Italia sul totale degli iscritti stranieri è ormai maggioritaria, nella secondaria di I grado si avvicina a un terzo e in quella di II grado è invece ancora nettamente minoritaria. Considerato lo svantaggio degli studenti stranieri nati all’estero rispetto a quelli nati in Italia, è evidente che il II ciclo di istruzione è quello che presenta maggiori criticità. Nella scuola secondaria di II grado quindi si dovranno adottare adeguate strategie per prevenire l’insuccesso e contrastare la dispersione scolastica. A tale fine risulterà utile anche migliorare i processi di orientamento, per scongiurare il non proseguimento degli studi del II ciclo o una scelta motivata più dalla condizione socioeconomica che dalle reali capacità dello studente. 4. La cittadinanza La legge del 1992 sulla cittadinanza è ritenuta ormai dai più non adeguata alla odierna realtà migratoria, perché pone la cittadinanza come un traguardo troppo lontano per chi arriva in Italia, ma soprattutto perché chi vi nasce, cresce e studia, dove aspettare la maggiore età per ottenerla. Si propone quindi che questa normativa venga modificata, affinché il concetto di cittadinanza non si limiti solo ad indicare lo status formale di cittadino ma anche la capacità di sentirsi cittadini attivi. In tale prospettiva risulta fondamentale lo studio e la conoscenza della Costituzione italiana. Dal 2008, con la legge n. 169, è stato introdotto nelle scuole l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, con l’intento di sviluppare e i contenuti e i valori della cittadinanza, vista anche in relazione ad un più ampio contesto di cittadinanza europea e in relazione alle normative internazionali sui diritti umani e dell’infanzia. Una educazione interculturale che coinvolga tutti gli studenti, italiani e non, viene ricondotta all’acquisizione di valori, conoscenze e competenze necessari non solo per la convivenza democratica, ma anche per un inserimento attivo nel mondo del lavoro, della cultura e dell’impegno sociale. II parte- Indicazioni operative 1. La distribuzione nelle scuole degli alunni stranieri. In presenza di fenomeni di concentrazione di studenti con cittadinanza straniera, si ritiene proficua un’equilibrata distribuzione delle iscrizioni attraverso accordi fra scuole, avendo come riferimento normativo l’art. 7 del D.P.R. 275/1999. L’orientamento più diffuso è quello di favorire l’eterogeneità delle cittadinanze; solo specifiche esigenze didattiche possono richiedere la formazione temporanea di gruppi omogenei. 2.L’accoglienza. Questo termine definisce l’insieme degli adempimenti e dei provvedimenti attraverso i quali si formalizza il rapporto dell’alunno e della sua famiglia con la realtà scolastica. 2.1. L’iscrizione. Per i minori con cittadinanza non italiana, secondo art. 45 del DPR n.349/1999, le procedure di iscrizione possono essere fatte in corso d’anno, quando l’alunno arriva in Italia. Per gli alunni già inseriti nel sistema scolastico italiano invece le iscrizioni vanno effettuate nei tempi previsti dalle circolari ministeriali. In entrambi i casi i genitori, all’atto dell’iscrizione, comunicano alla segreteria scolastica le informazioni essenziali richieste per l’alunno. - L’iscrizione a inizio anno scolastico A partire dalle iscrizioni per l’a.s. 2013/2014 presso le scuole statali, le procedure da seguire sono esclusivamente online. Le famiglie dovranno registrarsi al portale www.iscrizioni.istruzione.it e compilare l’apposito modello predisposto dalla scuola prescelta. Se non disponessero di PC con collegamento internet, possono rivolgersi a qualunque scuola del territorio per avere il supporto necessario. Se la famiglia del ragazzo straniero è irregolare, la domanda va comunque compilata a cura della scuola. - L’iscrizione in corso d’anno Se l’iscrizione dell’alunno straniero avviene ad anno già iniziato, la scuola provvede alla individuazione della classe e dell’anno di corso da frequentare, sulla base degli studi compiuti nel Paese d’origine. Lo stato di irregolarità della famiglia non pregiudica l’iscrizione, essendo prioritario il diritto del minore all’istruzione. Gli alunni stranieri vengono, in genere, iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il Collegio dei docenti deliberi, in base a specifici criteri, l’iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto delle competenze, abilità e livelli di conoscenza della lingua italiana da parte dell’alunno. In questo ultimo caso è prevista l’assegnazione alla classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella anagrafica. Se la scuola riscontra il caso di minori stranieri non accompagnati, deve darne immediata segnalazione alle autorità competenti (art. 32 del D. Lgs. n. 286/1998) 2.2 La documentazione. Dopo la presentazione della domanda di iscrizione, sia online che in corso d’anno, la segreteria richiede alla famiglia la copia dei documenti seguenti ( sono autocertificabili i propri dati anagrafici: identità, codice fiscale, data di nascita, cittadinanza): - Permesso di soggiorno e documenti anagrafici E’ rilasciato ai genitori se alunno ha meno di 14 anni, direttamente all’alunno se li ha già compiuti - Documenti sanitari La scuola è tenuta ad accertare se sono state praticate le vaccinazioni obbligatorie, richiedendone relativa certificazione. La mancanza di vaccinazioni non può precludere l’ingresso a scuola, né la regolare frequenza. In caso di rifiuto della famiglia a provvedere alle vaccinazioni, tale decisione deve essere comunicata dalla scuola all’ASL di competenza. - Documenti scolastici La scuola richiede la presentazione di adeguata certificazione (pagelle, attestati, dichiarazioni) che specifichi gli studi compiuti nel Paese d’origine. 2.3 La gestione delle iscrizioni Per favorire il processo di apprendimento e una efficace inclusione degli alunni stranieri, è necessario che USR, Enti Locali e scuole programmino il flusso delle domande. A tale scopo la circ. min. n. 2/2010 ha previsto che il numero massimo di studenti con cittadinanza non italiana nelle singole classi sia il 30% del totale degli alunni iscritti. Tale numero può essere alzato, nel caso di studenti con competenze linguistiche adeguate, o abbassato in presenza di alunni con inadeguata padronanza della lingua italiana o comunque in tutti i casi di particolare complessità. - Il ruolo degli Uffici Scolastici Regionali Per favorire il rispetto del limite previsto del 30% delle iscrizioni, gli USR devono regolare i flussi delle iscrizioni attraverso apposite conferenze di servizio dei dirigenti scolastici. Le scuole possono provvedere alla possibile revisione dei “bacini di utenza”, che, del resto, non esistono più come territorio di competenza di ogni scuola, ma rimangono in alcuni casi come indicazione non vincolante per i cittadini. 3. Il coinvolgimento e la partecipazione delle famiglie Il momento dell’accoglienza e del primo inserimento risulta fondamentale per un corretto processo d’integrazione. Oltre agli aspetti organizzativi e burocratici, assume particolare importanza la relazione con le famiglie degli alunni, che vanno accolte e accompagnate ad una graduale integrazione, rendendole partecipi delle attività della scuola, avvalendosi, se necessario, di mediatori culturali. Per un corretto inserimento degli alunni è utile lo scambio vicendevole di esperienze e suggerimenti tra le famiglie, in particolare nel passaggio dal primo al secondo ciclo. 4. La valutazione I minori con cittadinanza non italiana presenti sul territorio nazionale, in quanto soggetti all’obbligo di istruzione, sono valutati nelle forme e nei nodi previsti per i cittadini italiani (DPR 394/1999, art. 45). Tale norma è richiamata anche nel regolamento sulla valutazione scolastica emanato con DPR n. 122/2009. Per gli alunni stranieri iscritti nelle scuole italiane si applicano tutte le disposizioni previste dal regolamento: - diritto ad una valutazione, periodica e finale, trasparente e tempestiva, sulla base di criteri definiti dal Collegio dei docenti; - assegnazione di voti espressi in decimi per tutte le discipline di studio e per il comportamento (giudizio per la scuola primaria); - ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato in presenza di voti non inferiori al sei in tutte le discipline e nel comportamento; - rilascio della certificazione delle competenze acquisite al termine della scuola primaria, secondaria di I grado e dell’obbligo di istruzione; - attribuzione delle tutele specifiche previste dalle norme se lo studente è affetto da disabilità certificata ai sensi della legge n. 104/2012 o DSA (legge 170/2010) o BES ( Direttiva del 27 dicembre 2012). Nella valutazione degli alunni stranieri, soprattutto di quelli di recente immigrazione o non italofoni, è necessario tener conto del loro percorso di apprendimento. Al riguardo la scuola deve favorire, con specifiche strategie e percorsi personalizzati, a partire dalla Indicazioni nazionali per il curricolo per il I ciclo e poi dalle Indicazioni e Linee guida per le scuole secondarie di II grado, un possibile adattamento dei programmi per i singoli alunni, garantendo agli studenti non italiani una valutazione che tenga conto il più possibile della loro storia scolastica precedente, degli esiti raggiunti, delle caratteristiche delle scuole frequentate, delle abilità e competenze essenziali acquisite. Nella valutazione degli alunni stranieri BES non italofoni i docenti dovranno ricorre alla valutazione in itinere e dovranno intervenire soprattutto in fase iniziale sull’apprendimento della lingua. Solo in via eccezionale si dovrà ricorrere alla formalizzazione di un vero e proprio piano didattico personalizzato (vedi nota min .del 22 nov. 2013). Gli strumenti e le modalità con cui attuare la valutazione degli alunni stranieri non devono abbassare gli obiettivi richiesti. 4.1 Gli esami La normativa d’esame non permette di differenziare formalmente le prove per gli studenti stranieri, ma solo per gli studenti con BES certificati o comunque forniti di un PDP personalizzato. Nella relazione di presentazione della classe all’esame di Stato, sia al termine del I che del II ciclo, deve essere contenuta una adeguata presentazione degli alunni stranieri e delle modalità con cui si sono svolti i rispettivi percorsi di inserimento scolastico e di apprendimento. La valutazione in sede d’esame assume una particolare importanza, perché sancisce la conclusione di un percorso e la preparazione dello studente con il rilascio di un titolo di studio che ha valore legale. 5. L’orientamento Per tutti gli studenti la scelta del percorso formativo è cruciale nel passaggio dalla scuola secondaria di I grado a quella di II grado. Le scelte devono iniziare già all’inizio del percorso formativo, quindi è necessario utilizzare strategie che aiutino a limitare vincoli e che creino pari opportunità per tutti gli alunni. Per le famiglie di immigrati il problema dell’orientamento nasce già dalla scuola dell’infanzia. Nella fase dell’orientamento è fondamentale che i dirigenti scolastici garantiscano l’eterogeneità nella composizione delle classi, onde evitare la formazione di ghetti, già a partire dal I ciclo. L’orientamento per la scuola secondaria di II grado deve partire almeno all’inizio dell’ultimo anno della secondaria di I grado. Nella fase di orientamento verso la scuola secondaria di II grado le scuole devono informare con attenzione le famiglie straniere delle diverse opportunità formative, tanto più nel caso di studenti arrivati in Italia nell’ultimo anno della scuola secondaria di I grado. Spesso questi studenti si trovano infatti a dover scegliere senza avere avuto il tempo di conoscere adeguatamente il funzionamento del sistema scolastico italiano e senza aver potuto verificare in modo sufficiente le loro capacità e attitudini. 5.1 Contrastare i ritardi scolastici. Spesso la differenza di età con i compagni viene vissuta con disagio dagli studenti stranieri, soprattutto dopo la scuola primaria, con conseguente rischio di abbandoni scolastici precoci. A questo si deve ovviare attraverso interventi mirati di orientamento e di tutoraggio. Sono ancora numerosi i casi in cui alunni stranieri vengono iscritti in classi inferiori rispetto all’età anagrafica, anche se si tratta di studenti che hanno frequentato buona parte della scuola in Italia. A volte, inoltre, nonostante l’inserimento in classi inferiori, si verificano comunque numerose ripetenze. Per questo gli studenti stranieri devono essere adeguatamente seguiti anche nell’apprendimento dell’italiano “per lo studio”, al fine di contenere i ritardi scolastici. Nel caso di studenti stranieri neo-arrivati in età da scuola superiore è opportuno consigliare loro di sostenere l’esame del primo ciclo in modo da possedere un titolo di studio valido in Italia. 6. L’insegnamento dell’italiano come lingua seconda In circa venti anni di pratiche ed esperienze per l’inserimento degli alunni stranieri ci si è concentrati soprattutto su chi arriva a scuola “senza parola” quindi sulle necessità di “primo livello”, più urgenti e visibili. Oggi è giunto il momento che l’intervento didattico sugli studenti stranieri nati in Italia o inseriti da tempo si qualifichi maggiormente, in modo da consentire loro non solo di padroneggiare a pieno la lingua, ma di utilizzarla in tutte le sue funzioni: narrare, descrivere, definire, spiegare, argomentare, ecc; in parallelo ad una continua riflessione sulla lingua, che ne consenta il pieno controllo. Tale prospettiva appare decisiva soprattutto nelle classi della scuola secondaria, in cui l’apprendimento dell’italiano L2 risulta fondamentale ai fini di una buona integrazione. Alcune importanti peculiarità connotano il percorso didattico dell’italiano L2: - - - rappresenta un campo di intervento specifico, con suoi tempi, metodi, bisogni e modalità di valutazione ma è anche transitorio, perché gli studenti diventano poi sufficientemente padroni della lingua, tanto da seguire le attività della classe i tempi per l’apprendimento dell’italiano L2 per la comunicazione sono diversi da quelli per l’italiano L2 lingua dello studio. Il primo percorso è più breve, il secondo è lungo e deve coinvolgere tutti i docenti della classe ogni docente deve essere un facilitatore di apprendimento per il proprio ambito disciplinare l’apprendimento dell’italiano per comunicare deve avvenire anche con il supporto dei pari, quindi l’acquisizione dell’italiano è facilitato da situazioni di apprendimento miste ed eterogenee sia a scuola che fuori. 6.1 Attività per gli alunni neo-arrivati Per rispondere ai bisogni linguistici degli alunni stranieri non italofoni servono esperienza consolidata e risorse di qualità. Nella prima fase, per un intervento efficace, si dovrebbero prevedere 8-10 ore settimanali dedicate all’italiano L2 (circa 2 ore al giorno) per 3-4 mesi. Si possono raggruppare per questi moduli intensivi iniziali alunni non italofoni di classi diverse. L’alunno per imparare l’italiano deve comunque essere inserito in classe, anche se lo strumento essenziale per l’apprendimento della lingua rimangono comunque i laboratori linguistici: anello decisivo per l’integrazione. Tali laboratori possono essere collocati entro moduli da ricavare all’interno della scuola stessa, nell’ambito di progetti di apertura pomeridiana o nel corso della mattina. Gli obiettivi di questa prima fase sono:capacità di ascolto e di produzione orale, acquisizione delle strutture linguistiche di base, capacità tecnica di letto/scrittura. L’acquisizione linguistica può essere facilitata se i contenuti vengono proposti attraverso supporti non verbali, questo anche per alcune discipline (geografia, matematica..). Per la definizione dei livelli, degli obiettivi e della programmazione si deve fare riferimento al Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER), utile per la rivelazione dei bisogni, per la conoscenza degli allievi, per la programmazione delle attività e per la valutazione. 6.2 Le fasi Gli alunni stranieri inseriti nella scuola passano in genere attraverso tre diverse fasi: a) La fase iniziale dell’apprendimento dell’italiano L2 per comunicare. Corrisponde ai livelli A1 e A2 del QCER, necessita di un intervento specifico intensivo, con orario più denso nei primi 2-3 mesi e più diluito in seguito. Gli obiettivi sono: sviluppo delle capacità di ascolto e comprensione dei messaggi orali, acquisizione lessico fondamentale della lingua italiana (le circa 2000 parole più usate), acquisizione e riflessione sulle strutture grammaticali di base, consolidamento delle capacità tecniche di letto/scrittura in L2. b) La fase “ponte” di accesso all’italiano dello studio. E’ la fase più delicata e complessa, in cui bisogna continuare a sostenere l’apprendimento della L2 come lingua di contatto, ma bisogna nel contempo fornire efficaci competenze cognitive e metacognitive per permettere la partecipazione all’apprendimento comune. Bisogna ricordare che l’alunno non italofono impara l’italiano per studiare ma anche studiando. In questa fase i docenti dovranno fare ricorso a glossari plurilingue, a testi facilitati e a strumenti multimediali, a percorsi tipo di sviluppo delle abilità di scrittura e di lettura/comprensione di testi narrativi. c) La fase degli apprendimenti comuni. L’italiano in questa fase resta sullo sfondo, fornendo ai docenti le chiavi per comprendere quali difficoltà ancora permangano e per potere intervenire su di esse. In questa fase l’alunno straniero può beneficiare delle mediazione didattica e delle facilitazioni destinate all’intera classe. 6.3 Il plurilinguismo Visto che una pluralità di lingue e di culture è ormai entrata nella scuola italiana, è importante conoscere la situazione linguistica degli alunni e dare visibilità alle loro diverse lingue d’origine negli spazi della scuola (indicazioni, avvisi, messaggi plurilingue). La valorizzazione della diversità linguistica può passare anche attraverso la lettura di testi e brani bilingue o laboratori di scrittura o altro. Il Consiglio d’Europa ha proposto al riguardo una Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale (2010), utile per la valorizzazione della varietà e della ricchezza linguistica e culturale presente oggi nelle scuole europee. - Come valorizzare la diversità linguistica Alcune modalità diffuse di riconoscimento della diversità linguistica sono le seguenti: - Segni di accoglienza (opuscoli informativi in varie lingue, segni plurilingue di accoglienza) Per rilevare competenze e capacità (questionari plurilingue per cogliere le capacità logicomatematiche o di comprensione del testo nella lingua di origine dell’alunno) Storie bilingui (diffusione di fiabe del mondo in versione bilingue o plurilingue, presentazione di scritture e alfabeti differenti) Parole per studiare (proporre breve lista di termini/chiave o piccolo glossario bilingue inerente il tema trattato) Scambio tra le lingue (cenni a prestiti linguistici che intercorrono sempre fra una lingua e l’altra) L’insegnamento delle lingue anche non comunitarie (corsi realizzati in alcune scuole in orario extrascolastico, aperti ad alunni madrelingua e italiani) 7. Le scuole a forte presenza di alunni stranieri Le forti concentrazioni di studenti stranieri vanno osservate con attenzione perché possono indicare tendenze segregative della società e comunque sono negative sotto il profilo scolastico, sociale e individuale. Per ora in Italia tale tendenza pare scongiurata, ma esistono comunque tracce di sovra-rappresentazione del gruppo di alunni stranieri in alcune scuole. Per prevenire le forme di segregazione scolastica e di concentrazione in determinate scuole è necessario: garantire maggiore eterogeneità e mescolanza nei bacini d’utenza, orientare i ragazzi stranieri nell’istruzione superiore, consentire l’accesso alle scuole dell’infanzia e paritarie ai bambini stranieri, informare i genitori sull’eterogeneità delle classi, presentandone anche le positive potenzialità di crescita per tutti. 8. La formazione del personale scolastico 8.1 Formazione iniziale del personale docente. Il decreto n. 249 del 10 settembre 2012, al punto e) della tabella 1 dell’allegato, tra gli elementi formativi qualificanti del corso di laurea magistrale in Scienze della formazione primaria prevede che l’insegnante sia in grado di relazionarsi e lavorare con i bambini, facilitando la convivenza di culture e religioni diverse. Al punto 14 stabilisce che il profilo dei laureati dovrà comprendere la conoscenza della pedagogia interculturale. 8.2 Formazione in ingresso e formazione in servizio del personale E’ auspicabile che la formazione dei futuri docenti preveda anche percorsi di formazione strutturati e riferiti al tema della intercultura. Allo stesso modo è altrettanto auspicabile la promozione di interventi di formazione interculturale del personale in servizio, che desideri accrescere le proprie competenze in questo ambito. Già l’ipotesi di Contratto Nazionale per la formazione di docenti, educatori e personale ATA, siglato il 24 luglio 2013 prevede specifici finanziamenti per la formazione del personale che opera in aree a rischio o a forte processo migratorio o frequentate da nomadi. Si specifica inoltre (art. 16, lettera c) la necessità di potenziare le competenze nelle aree ad alto rischio socio-educativo e a forte concentrazione di immigrati, rafforzando le competenze sull’integrazione scolastica, la didattica interculturale, il bilinguismo e l’italiano come lingua2. 9. L’istruzione degli adulti Risulta consistente l’area di giovani adulti stranieri, tra cui molte ragazze, che sono oggi fuori dal mercato del lavoro anche a causa dei bassi titoli di studio o della scarsa competenza linguistica. E’ quindi importante sviluppare percorsi integrati fra istruzione scolastica e formazione professionale, corsi serali presso istituti professionale e tecnici, in cui conseguire titoli di studio, qualifiche e competenze linguistiche. Molto importante anche il ruolo rivestito nell’istruzione per gli adulti dai CPIA e dai CTP. In questi ultimi l’utenza negli ultimi anni è rappresentata per circa la metà e anche oltre da stranieri. 9.1 Permesso di soggiorno e conoscenza della lingua italiana. La legge 94/2009 ha introdotto per gli immigrati stranieri l’obbligo, ai fini dell’ottenimento dei titoli di regolarizzazione, di superare un test di conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2 del QCER. Le prove sono organizzate, in accordo col MIUR, dai CTP-CPIA. 9.2 Il Portale Integrazione Migranti. L’accesso all’informazione è un importante fattore di sviluppo legato a tutto il mondo dell’apprendimento. Questo portale intende quindi facilitare l’accesso a tutti i servizi offerti sul territorio, per assicurare agli stranieri una corretta informazione e favorirne così l’integrazione. 9.3 Programmi di istruzione e formazione nei paesi d’origine dei cittadini extracomunitari. Il D.M. 29 gennaio 2013, emanato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali definisce le modalità e i programmi per l’istruzione di cittadini extracomunitari, da effettuarsi nei loro paesi di origine. Tutto questo è finalizzato all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all’interno dello Stato o dei Paesi d’origine o allo sviluppo di attività produttive o imprenditoriali autonome nei Paesi d’origine.