Azienda per i servizi sanitari N°2 Isontina Unità Operativa di Urologia Primario Dr.Giorgio Mazza Il cateterismo vescicale Procedure, indicazioni, linee guida, per poter eseguire la manovra in sicurezza. A cura di: Giuliano Bon Coordinatore U. O. di Urologia Il cateterismo vescicale Indice Introduzione Anatomia dell’uretra Il ciclo della minzione Le infezioni delle vie urinarie Le indicazioni al cateterismo La legislazione La storia e le tipologie dei cateteri I presidi alternativi La procedura nell’uomo La procedura nella donna La procedura di applicazione di un condom Il cateterismo intermittente La procedura nel C.I. La rimozione del catetere La ginnastica vescicale Le cause dell’ostruzione del catetere a domicilio La possibile soluzione dell’ostruzione Le linee guida (Ministero della Salute, Ministero della Sanità Inglese) • Bibliografia Generale • Indirizzi Web • Dedica • • • • • • • • • • • • • • • • • • 2 Il cateterismo vescicale fra mito e leggenda: dalle infezioni alla procedura di Giuliano BonI e Luciano UrbaniII IP Coordinatore U.O. di Urologia di Gorizia I IP U.O. di Urologia di Mestre (Ve) II Le frequenti problematiche legate al tema cateterismo vescicale ci hanno suggerito di proporre dei consigli che vadano a precisare le evidenze attuali, sgomberando il campo ad abitudini, convinzioni e pratiche non supportate da riscontri scientifici o esperienze documentate e verificabili. In queste pagine proponiamo alcuni estratti di assistenza e ricerca sulle problematiche del catetere basate su evidenze scientifiche o esperienze documentate e verificabili. Presentiamo prima di tutto la procedura di cateterismo indirizzata soprattutto alla buona riuscita della manovra, corredata da alcune indicazioni sull’anatomia dell’uretra, al fine di indicare la “VIA” da seguire durante la cateterizzazione. 3 La prevenzione delle infezioni urinarie può attuarsi solo se: abbiamo la manualità e le conoscenze necessarie a portare a termine il cateterismo, superando le eventuali difficoltà che dovessero subentrare, superando i passaggi critici mantenendo la sicurezza .della manovra Quindi, dalla pura teoria scendiamo nella pratica di tutti giorni dove l’infermiere deve confrontarsi con le più disparate situazioni in ospedale o nel territorio. Comunque, è bene precisare che tutte le azioni vanno commisurate alla reale capacità e conoscenza dell’operatore, che nelle difficoltà deve riconoscere i propri limiti e ricorrere ad un collega più esperto o all’intervento medico. Giuliano Bon Luciano Urbani Torna all’indice 4 Anatomia dell’uretra Uretra dal greco urethra deriv. da orein urinare L’uretra maschile, che serve da condotto, sia del sistema urinario, che di quello genitale, si estende dal meato interno nella vescica urinaria fino al meato esterno, all’estremità del glande. E’ divisa in tre segmenti: uretra prostatica, membranosa e peniena. Nel nostro caso inizieremo dall’esterno all’interno, anche per renderci conto di quello che anatomicamente incontriamo, introducendo un catetere. Uretra peniena: E’ il segmento più lungo, ed è contenuto nel corpo spugnoso, (circa 15 cm). Si estende dalla fine dell’uretra membranosa fino al meato esterno. La parte più prossimale dell’uretra peniena prende il nome di bulbo dell’uretra, ed è circondata dal bulbo del pene. Nella parte terminale all’entrata del glande vi è una piccola espansione, la fossa navicolare, a cui segue un prolungamento fino all’apertura del meato esterno. 5 Uretra membranosa: E’ il segmento più spesso dell’uretra, lungo circa 2/2,5 cm. E’ un organo muscolare, con muscolatura liscia e scheletrica. Quest’ultima costituisce lo sfintere urinario esterno o volontario, che descrive un anello quasi completo attorno all’uretra. Su entrambi i lati troviamo una ghiandola detta bulbouretrale o di Cowper il cui dotto decorre fino allo sbocco dell’uretra bulbare. Ai lati dell’uretra membranosa passano i nervi cavernosi prima di entrare nella radice del pene. Uretra prostatica: E’ la parte più distendibile dell’uretra, lunga circa 3 cm attraversa il tessuto prostatico fino al veromontanum. Ai lati del veromontanum troviamo le piccole aperture dei dotti eiaculatori. Posteriormente un rilievo longitudinale mediano, la cresta uretrale, rappresenta la continuazione del Trigono superficiale nell’uretra prostatica. Ai lati della cresta uretrale si aprono gli orifizi dei dotti prostatici. Epitelio di rivestimento: E’ in continuità con quello vescicale. Fino al veromontanum è di tipo transizionale, dislocamente è composto da epitelio colonnare e stratificato. L’uretra inoltre ha un ricco strato sottomucoso vascolarizzato ed erettile. 6 Meccanismi Sfinteriali: Le basse vie urinarie, vescica ed uretra assolvono alla funzione di raccolta ed eliminazione del prodotto di escrezione renale. La vescica accoglie l’urina accomodandosi gradatamente in distensione (mantenendo una bassa pressione endovescicale) e nel contempo lo sfintere volontario (e involontario) mantengono una contrazione adeguata. Al momento della minzione il detrusore (il muscolo vescicale) viene contratto aumentando così la pressione endovescicale e contemporaneamente lo sfintere liscio e quello striato si rilasciano ottenendo così la fuoriuscita di urina. Come detto lo sfintere urinario esterno è posto a livello dell’uretra membranosa composto da muscolatura liscia e scheletrica avvolge ad anello l’intera uretra ed è comandato dal sistema volontario. Lo sfintere urinario interno è posto a congiunzione tra la vescica e l’uretra è costituito da fibre muscolari disposte in due strati di cui lo strato esterno è continuità con il muscolo detrusore della vescica. Lo sfintere interno è regolato dal sistema involontario. 7 L’uretra femminile L’uretra femminile è lunga circa 4 cm e larga 6 mm, inizia dal meato interno vescicale e decorre strettamente adesa alla parete anteriore della vagina. Termina, all’orifizio uretrale esterno, che è una fessura verticale, situata in posizione immediatamente anteriore rispetto all’apertura della vagina e circa, 2,5 cm dietro il glande del clitoride. L’uretra femminile rappresenta per la vescica l’intero meccanismo sfinteriale, ha una robusta parete muscolare composta da 2 strati. Uno interno, in continuità con la muscolatura del detrusore, ed uno semicircolare esterno, in continuità con lo strato esterno del detrusore. L’uretra femminile è più facilmente distendibile di quella maschile. 8 Spaccato dell’uretra maschile 9 Spaccato frontale dell’uretra Torna all’indice 10 IL ciclo della minzione Il ciclo della minzione consiste in una prolungata fase di riempimento, seguita da una breve fase di svuotamento. Durante la fase di riempimento il muscolo della vescica (detrusore) si distende, accogliendo un volume crescente di urina senza aumenti apprezzabili della pressione. Questo fenomeno è conosciuto come compliance, ed è essenziale per il normale funzionamento della vescica. Quando la vescica contiene circa 200 ml di urina, i messaggi inviati dai recettori di pressione nelle pareti del detrusore raggiungono il cervello e si avverte la prima sensazione di necessità di urinare. La capacità massima della vescica è di circa 400-600 ml, pertanto il tempo che intercorre tra la prima sensazione e il bisogno urgente di urinare è, in genere, piuttosto lungo, e consente di scegliere il momento e il luogo più appropriati per la minzione. Durante tutta la fase di riempimento l'aumento di pressione all'interno della vescica è trascurabile. Perché l'urina fuoriesca è necessario che la pressione intravescicale sia superiore alla pressione uretrale. In circostanze normali, perciò, non ci sono possibilità di fuoriuscite di urina durante la fase di riempimento. Affinché la vescica si svuoti, è necessario che la pressione intravescicale aumenti fino a superare la pressione uretrale. Questa condizione si ottiene così: • Lo sfintere interno della vescica, lo sfintere esterno e il pavimento pelvico si rilassano: così l'emissione di urina comincia anche se l'aumento di pressione nella vescica è minimo. • Il detrusore si contrae: oltre alla contrazione del detrusore, è da notarsi il fenomeno della "formazione dell'imbuto". La contrazione del detrusore, ha come effetto un cambio di forma della vescica. Invece di essere piatta, la base della vescica assume una forma ad imbuto e spinge contro il pavimento pelvico. • La pressione addominale aumenta: molte persone, in particolare donne anziane, contraggono volontariamente i muscoli della parete addominale durante la minzione, per aumentare la pressione intra-addominale e quindi vescicale. 11 Nell'uomo la pressione vescicale aumenta molto durante la minzione, mentre nella donna l'aumento è molto più ridotto. In circostanze normali, la contrazione del detrusore e il rilassamento degli sfinteri sono coordinati neurologicamente. Quando la pressione vescicale supera la pressione uretrale l'urina esce, ma se si verifica una dissinergia (mancanza di coordinazione), o se gli sfinteri non si rilassano affatto, lo svuotamento risulterà incompleto o nullo (ritenzione urinaria parziale o totale). Alla fine dello svuotamento, il pavimento pelvico e lo sfintere si contraggono nuovamente, la base della vescica ritorna piatta e il detrusore si rilassa. L'urina eventualmente residua nella metà superiore dell'uretra viene riportata indietro nella vescica per azione della muscolatura liscia dell'uretra, mentre quella residua nella metà inferiore viene espulsa. La fase di riempimento ricomincia da capo. Funzionamento normale della vescica Ogni individuo ha un'idea personale su cosa sia normale o anormale, tuttavia il funzionamento "standard" della vescica di un adulto è il seguente: • Il volume medio di urina prodotto nelle 24 ore è di circa 1,5 litri. • Il volume della produzione di urina varia con la temperatura (è maggiore nelle stagioni fredde quando la traspirazione è diminuita) e con la quantità di liquidi introdotta nell'organismo. • La maggior parte delle persone inizia ad avvertire la necessità di svuotare la vescica quando questa contiene all'incirca 200 ml di urina. • La capacità massima della vescica è di 400-600 ml, e questo concede un ampio margine di tempo per trovare il momento e il luogo appropriati per la minzione dall'insorgenza dello stimolo. Inizialmente lo stimolo non è continuo, ma mano a mano che la vescica si riempie lo stimolo diventa sempre più frequente ed intenso, fino a quando non è più possibile ignorarlo. • La maggior parte delle persona svuota la vescica da 4 a 6 volte al giorno. • La maggior parte delle persone non ha la necessità di alzarsi dal letto durante la notte per urinare, una minoranza invece si deve alzare una volta. • In alcune persone anziane, la capacità funzionale della vescica (cioè il volume di urina che la vescica può contenere senza avvertire uno stimolo impellente) è ridotta, di conseguenza l'intervallo tra la prima sensazione e lo stimolo impellente ad urinare diventa 12 più breve. A volte sono quasi simultanei (incontinenza da urgenza). • La capacità funzionale della vescica è ridotta anche durante la gravidanza, a causa dell'aumento di volume dell'utero e relativa maggiore pressione sulla vescica. Pressioni vescicali Per poter capire cosa accade quando si verifica un episodio di incontinenza è importante avere chiari i meccanismi della pressione vescicale e della pressione uretrale. Il punto chiave da ricordare è che la pressione vescicale tende a spingere l'urina verso l'esterno, mentre la pressione uretrale tende a trattenerla. La pressione uretrale è mantenuta da: • • sfinteri uretrali pavimento pelvico La pressione vescicale è aumentata da: • • contrazioni del detrusore aumento della pressione intra-addominale (tosse, risata, movimenti improvvisi, gravidanza) In condizioni normali, la pressione vescicale è maggiore di quella uretrale solo quando l'individuo decide di urinare. In questo caso, sotto controllo nervoso, la pressione uretrale diminuisce (cioè lo sfintere si rilassa) e la pressione vescicale aumenta (cioè il detrusore si contrae), permettendo così la fuoriuscita dell'urina. Per aumentare la velocità del flusso si può utilizzare la muscolatura addominale che aumenta la pressione intra-addominale e conseguentemente quella vescicale. Tra una minzione e l'altra, riflessi automatici assicurano che gli sfinteri e il pavimento pelvico si contraggano in risposta a qualsiasi aumento della pressione vescicale. Tuttavia ci sono diverse situazioni nelle quali questo meccanismo può essere compromesso e che possono portare al fenomeno dell'incontinenza urinaria. Il controllo della minzione Nel neonato La vescica del neonato è controllata dall'arco riflesso sacrale: quando la vescica si riempie di urina, i recettori di distensione inviano messaggi (impulsi sensitivi) ad un'area specializzata nella parte inferiore del midollo spinale (centro vescicale 13 sacrale). Quando gli impulsi sono sufficientemente forti, il midollo spinale risponde causando il rilassamento dello sfintere interno e la contrazione del detrusore. La vescica allora si svuota e ricomincia il ciclo di riempimento. Quando il bambino cresce impara ad avvertire la sensazione che la vescica si sta riempiendo e ad inibire volontariamente l'arco riflesso sacrale, così da poter controllare il momento e il luogo della minzione. Con l'esercizio, e dopo una lunga serie di successi e fallimenti, riesce a raggiungere il controllo volontario della minzione. Nell'adulto Gli adulti possono normalmente inibire l'arco riflesso sacrale finchè non raggiungono il luogo appropriato per la minzione. L'inibizione funziona in questo modo: • la vescica invia dei messaggi sensitivi ad una specifica area del cervello (il centro per il controllo della minzione) attraverso il midollo spinale • il cervello invia, in risposta, un impulso inibitorio al midollo spinale, che blocca l'arco riflesso. La continenza implica perciò una continua ed attiva attività nervosa. Cause talvolta note e talvolta ignote possono portare ad un'alterazione dell'equilibrio di questa attività nervose, con conseguenti disturbi di svuotamento. Per la maggior parte del tempo, il mantenimento della continenza è subconscio e automatico. Quando la vescica arriva a contenere circa 200 ml, c'è la consapevolezza intermittente del bisogno di urinare; è soltanto nel momento in cui gli impulsi della vescica piena si fanno particolarmente intensi che si verifica una consapevolezza forte e continua della necessità di urinare. Quando viene presa la decisione di urinare, il cervello cessa di inviare impulsi inibitori al midollo spinale e ciò permette l'attivazione dell'arco riflesso: lo sfintere interno si rilassa, il detrusore si contrae e la vescica si svuota. Torna all’indice 14 Infezioni delle vie urinarie Le infezioni ospedaliere sono un problema sempre presente e molto importante per i costi sanitari e sociali e soprattutto umani. E’ stato stimato che fra il 5 e il 7 % dei pazienti ricoverati in ospedale o in strutture di ricovero per anziani ogni anno contrae un’infezione ospedaliera. E fra queste le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono le infezioni più frequenti e rappresentano il 35-40% delle infezioni ospedaliere. Questi i dati stimati in italia: su 9.500.000 ricoveri 475.000 le infezioni, pari al 5%, di questi il 40% e cioè 190.000 acquisiscono una IVU di questi, la complicazione più grave è la batteriemia, che è frequente nel 0,5% ossia 9.500 e la mortalità rappresenta il 30 % di queste, pari a 2.850 persone. Ma come si collocano le IVU rispetto alle altre infezioni nosocomiali? Il NNIS (il sistema di sorveglianza statunitense) ha rilevato negli ultimi quindici anni un cambiamento nella frequenza relativa delle localizzazioni di infezioni e della loro incidenza all'inizio degli anni '80, le infezioni ospedaliere rilevate erano così distribuite: infezioni urinarie 40%, ferita chirurgica 20%, polmoniti 16% • batteriemie 6%. • • • Nel 1990, la distribuzione di queste infezioni era, invece, la seguente: • • • • infezioni urinarie ferita chirurgica polmoniti batteriemie 35%, 18%, 16%, 11%. 15 A titolo d’esempio: su cento persone ricoverate in ospedale o altro nosocomio 5 contraggono una infezione e di queste 2 una IVU la possibilità che queste 2 persone abbiano una batteriemia è pari all’1 per cento e 2 su diecimila di morire per questo. La maggior parte delle IVU ospedaliere si associa a procedure invasive sull'apparato urinario: il 75-80% circa delle IVU è, infatti, associato all'uso di catetere vescicale e un altro 5-10% ad altre manipolazioni del tratto urinario (ad es. cistoscopia). L'elevata frequenza di IVU è attribuibile sia all'enorme diffusione del catetere vescicale in pazienti ricoverati che alla facilità alla contaminazione dello stesso catetere. I motivi sono che: • • • l’area perineale dove viene inserito il catetere è normalmente colonizzata; l'urina rappresenta un ottimo terreno di coltura; frequenti manipolazioni della sacca di drenaggio avvengono per consentirne lo svuotamento. I MICRORGANISMI Tra i pazienti cateterizzati per periodi brevi (meno di trenta giorni), E. coli rappresenta il germe più frequente, assieme a Pseudomonas aeruginosa, Klebsiella pneumoniae, Proteus mirabilis, Staphylococcus epidermidis e gli enterococchi. Quando vi è un uso diffuso di antibiotici, si isolano frequentemente anche funghi. La maggior parte delle IVU nei cateterismi "brevi" sono sostenute da un singolo germe. Nei pazienti cateterizzati per lunghi periodi (più di 30 giorni), fino al 95% delle IVU sono polimicrobiche e, tra i microrganismi frequentemente in causa, vi sono: 16 E. coli, P. aeruginosa, P. mirabilis, Staphilococco aureus. (P. stuartii e Morganella morganii). PATOGENESI I microrganismi causa di IVU possono far parte della flora endogena (a livello dell'area periuretrale) oppure provenire da fonti esogene, per contaminazione delle attrezzature usate per il cateterismo, attraverso le mani del personale o prodotti o contenitori contaminati. Una volta che i microrganismi si trovino sul paziente o sulla superficie del catetere, possono avere accesso alla vescica: 1)Al momento dell'inserzione del catetere. L'uretra è, infatti, nornalmente colonizzata, soprattutto nella parte distale. L'inserzione del catetere può provocare la risalita di germi in vescica. 2)Attraverso il lume del catetere. Il catetere a permanenza può essere manipolato e aperto in modo scorretto, con conseguente possibile ingresso di microrganismi. Ciò si verifica se: il catetere viene disconnesso dalla sacca, il prelievo di urine dal catetere viene fatto non in asepsi, il rubinetto di svuotamento della sacca di drenaggio viene effettuato non in asepsi. 3)Sulla superficie esterna del catetere. Microrganismi presenti a livello del meato uretrale possono risalire lungo lo spazio esistente tra catetere e mucosa uretrale. 4)Dopo la rimozione del catetere. Microrganismi che hanno colonizzato l'uretra durante la cateterizzazione, possono risalire in vescica successivamente alla rimozione del catetere. Tra i principali fattori che favoriscono lo sviluppo di IVU associate a cateterismo vi è la facilità del catetere alla contaminazione. 17 I batteri, anche se con bassa carica, in caso di contaminazione della sacca del drenaggio urinario, possono colonizzare la vescica solo dopo 24-48 ore, e velocemente possono sviluppare cariche superiori a 100.000 batteri/ml. Alcuni patogeni urinari, quali Pseudomonas e Proteus, hanno la capacità di produrre una matrice extracellulare di glicocalice batterico (slime) che consente loro di aderire alla superficie plastica del catetere e di nascondersi dai meccanismi di difesa dell'ospite. FATTORI DI RISCHIO Sono importanti nella genesi delle infezioni delle vie urinarie alcuni fattori legati all’ospite (non modificabili): • • • • • il sesso femminile (probabilmente per la lunghezza ridotta dell'uretra), la presenza di patologie debilitanti, la gravidanza colonizzazione periuretrale. età anziana, frequente ricorso al cateterismo urinario o fattori assistenziali ? I fattori legati all’assistenza (modificabili) che aumentano il rischio di ingresso di microrganismi in vescica sono: • • • • • indicazioni al cateterismo tipo di drenaggio utilizzato durata del cateterismo scorretta gestione del catetere colonizzazione della sacca INCIDENZA La frequenza di IVU (batteriurie asintomatiche e IVU sintomatiche) nei pazienti ospedalizzati è pari a 1-2%. In seguito a cateterismo singolo il rischio è contenuto (1-3%): in pazienti anziani, donne in gravidanza, pazienti debilitati, tuttavia, la frequenza di IVU può essere elevata anche in seguito a tale procedura. L'incidenza di batteriuria nei pazienti con drenaggio aperto (la sacca deve essere cambiata per svuotarla, poiché non è presente alcun rubinetto di drenaggio) è dovuta soprattutto alla durata della cateterizzazione e ad errori assistenziali può arrivare a 85-100% nell'arco di 3-4 giorni. 18 L'incidenza di batteriuria nei pazienti cateterizzati con drenaggio chiuso è dell'ordine del 5% al giorno durante la prima settimana di cateterismo; la prevalenza di una batteriuria significativa è del 50% all'11° giorno di cateterismo nelle donne cateterizzate e al 14° giorno negli uomini; dopo un mese di cateterismo, virtualmente il 100% dei pazienti ha una batteriuria. Le manipolazioni errate del sistema di drenaggio urinario si associano ad un elevato rischio di contaminazione della sacca o del catetere: nei pazienti in cui la sacca di drenaggio sia stata contaminata, il rischio di IVU è 4 volte superiore ai pazienti senza contaminazione della sacca. La pratica di eseguire irrigazioni vescicali è da considerarsi una pratica a rischio, a meno che non si utilizzino cateteri a tre vie che consentono di mantenere il ciclo chiuso: la disconnessione del sistema chiuso per eseguire irrigazioni vescicali è assolutamente da evitare poiché si associa ad un consistente rischio di IVU. MISURE PREVENTIVE La prevenzione delle IVU può essere realizzata in tre diverse fasi: • • • prevenzione del cateterismo; prevenzione della batteriuria (una volta che il catetere sia stato posizionato) prevenzione delle complicanze (una volta che si verifichi la batteriuria),. Prevenzione del cateterismo La razionalizzazione delle manovre sull’apparato urinario e in particolare la riduzione del cateterismo, limitato alle indicazioni appropriate è la risposta più efficace alla riduzione del rischio. Così in assoluto non devono essere effettuati cateterismi per scopi inappropriati quali la raccolta di campioni d’urina o nella chirurgia minore (che non interessi l’apparato urinario, genitale femminile e gastroenterico). Si possono e si devono cercare soluzioni alternative, se possibile (ad esempio interventi farmacologici e rieducativi in caso di incontinenza urinaria) o utilizzando metodiche diverse dal catetere uretrale per drenare le urine (ad esempio i sistemi esterni di raccolta delle urine, tipo "condom", nei pazienti maschi; la cateterizzazione sovrapubica in pazienti chirurgici; il cateterismo a intermittenza nei pazienti con lesioni spinali o con vescica neurogena). Torna all’indice 19 Indicazioni al cateterismo 1. ostruzione acuta delle vie urinarie; 2. disfunzione neurologica permanente della vescica; 3. monitoraggio della diuresi nei pazienti critici (stato di shock, coma, pazienti con alterazione della coscienza, nel postoperatorio, scompenso cardiaco); 4. intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (es. apertura della vescica, chirurgia transuretrale della prostata e della vescica), interventi gastrointestinale, ginecologici interventi per o sul incontinenza tratto urinaria femminile; 5. trattamento di neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici; 6. esecuzione dei test di funzionalità vescicale per un tempo strettamente limitato agli stessi (compreso la valutazione del residuo vescicale, qualora non sia possibile eseguirla ecograficamente); 7. svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di urinare spontaneamente; 8. incontinenza urinaria (se impossibile usare metodi alternativi, quali, condom, pannoloni) 9. gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale. Torna all’indice 20 La Legislazione Il cateterismo vescicale è una manovra di competenza infermieristica, dietro prescrizione medica. E’ infatti considerata tra le tecniche che vengono insegnate al primo anno di corso del D.U. per infermieri; non viene fatta distinzione fra cateterismo maschile e cateterismo femminile, e tra cateterizzazione con cateteri molli o semirigidi. Il “Mansionario dell’Infermiere” (D.P.R. n. 225 del 14/3/74), all’Art. 2, punto 12, limitava la competenza infermieristica a: m) cateterismo femminile, n) cateterismo nell’uomo con cateteri molli; la Legge 42 del 26/2/99, ha abrogato tale Decreto. Attualmente la normativa che regola la professione infermieristica fa riferimento al Profilo professionale dell’infermiere (Legge n. 739 del 14/9/94) e al Codice Deontologico nel testo approvato dal Comitato Centrale (febbraio 1999). Quest’ultimo, nel caso riteniamo di non essere all’altezza di eseguire la tecnica ci permette di astenerci dalla manovra (2.6: ...l’infermiere si impegna a non nuocere, ... e 3.3: l’infermiere riconosce i limiti delle proprie conoscenze e competenze e declina la responsabilità quando ritenga di non poter agire con sicurezza. ....). Torna all’indice 21 La Storia IL CATETERE VESCICALE: Caratteristiche ed indicazioni Secondo il Dizionario Medico, la parola Catetere ha il seguente significato: - Anticamente, questa parola designava ogni strumento destinato ad esplorare un qualsiasi canale, Celso limitò poi la dicitura a quelli destinati ad esplorare l’uretra e la vescica; - Attualmente, questo termine indica un tubo lungo e sottile (sonda) flessibile o rigido, in metallo, vetro, gomma o materia plastica, destinato ad essere introdotto in un canale, un condotto, un vaso, un organo cavo, per esplorare, vuotare una cavità, iniettare un liquido. Per risalire alle origine del catetere, bisogna cercare fin dalle più antiche civiltà: - gli Egizi ne fabbricarono in rame e/o stagno (3.000 a.C.); - gli Indù utilizzarono cannule d’oro, di ferro o di legno per dilatare le uretre stenotiche; - i Cinesi costruirono le loro sonde con buccia di cipolla arrotolata e rivestita di lacca; - i Romani utilizzarono sonde in rame e/o bronzo, con le estremità ricurve. In epoca post romanica, per la costruzione di sonde, venne utilizzato oro e platino, ma soprattutto argento che risultava più facile da lavorare. Il grosso problema che emerse fu la non flessibilità di tali sonde che rendeva estremamente dolorosa la loro presenza in uretra e pericolosa la permanenza. Questo rese necessaria la costruzione di sonde flessibili. Gli Arabi provarono la pelle di pesce; Van Helmont (1577 - 1644) propose la fabbricazione con cuoio sottile e colla e di introdurle per 22 mezzo di un mandrino di stecca di balena, ma il cuoio era permeabile alle urine e la colla si dissolveva. I primi passi importanti furono fatti nel 1768 da Macquer, che riuscì a sciogliere il caucciù ed ebbe per primo l’idea di servirsene per la preparazione delle sonde. Un certo Bernard (orafo parigino), si impadronì dell’idea di Macquer e ricoprì un tessuto di seta intrecciata, a forma di cilindro, con una soluzione densa di gomma e grazie ad un solvente la gomma penetrava nelle maglie del tessuto. Nel 1844 Goodyear consentì alla Medicina grandi progressi grazie alla scoperta della gomma vulcanizzata. Nel XIX secolo, quasi contemporaneamente, Joseph Frédéric Benoit Charrière (1803 - 1876) e Pierre Jules Béniqué (1806 - 1851) proposero 2 scale di calibrazione. La prima, la più usata, venne adottata nei paesi anglosassoni dove è conosciuta come “French Scale” ed è graduata in terzi di millimetro. Il primo catetere in caucciù di utilità veramente pratica, fu quello di August Nélaton (1807 - 1873) utilizzato anche oggi. Nel 1877 a New York, Tiemann e coll. modificarono la sonda di Nélaton smussando gli orifizi perché risultavano meno traumatizzanti per l’uretra. Era il prototipo della sonda flessibile che si avvolgeva sul fondo dei cappelli o dei berretti dei pionieri. All’epoca ci si preoccupava poco dell’igiene: le sonde venivano pulite nell’acqua del fiume e la saliva serviva da lubrificante. Nel 1836 Auguste Mercier inventò la sonda a gomito che recò inestimabili vantaggi nel cateterismo dei prostatici. La necessità di mantenere i cateteri in situ, stimolò la fantasia di molti. I primi modelli di una certa affidabilità furono quelli di De Pezzer e di Malécot. Pousson inventò una sonda a cavatappi chiamata anche sonda a “coda di maiale” la cui estremità a spirale si raddrizzava con un mandrino, per poi riprendere la sua forma una volta in situ. La sonda a palloncino di Foley ebbe un immediato, considerevole ed evidente successo. 23 Anche affidata alle mani più esperte, la cateterizzazione del prostatico o del soggetto con stenosi uretrale restava un’avventura piena di imprevisti. Pertanto si faceva ricorso al cateterismo solo quando si riteneva che la vita del malato fosse in pericolo. Nel 1868 Voillemier sperimentò la puntura sovrapubica. Il Cateterismo vescicale è l’introduzione, con posizionamento provvisorio o permanente, di un catetere sterile, in vescica per via transuretrale o sovrapubica a scopo: -diagnostico, -terapeutico, -evacuativo. A seconda dell’impiego al quale è destinato, il catetere possiede fogge e dimensioni diverse ed è costruito con vari materiali per renderlo rigido, semirigido o flessibile. Quattro sono i parametri che li distinguono e li differenziano. 1. il calibro, 2. il materiale e la consistenza, 3. il numero delle vie, 4. l’estremità prossimale. Calibro: L’unità di misura del catetere è la scala di Charrière (1 Ch = 1/3 di mm) e corrisponde la diametro esterno del catetere stesso.Quindi un foley da 18 ha un diametro di 6 mm. Se utilizziamo un catetere di piccolo calibro, avremo minor rischio di lesioni uretrali, ma una evacuazione più lenta delle urine. Un catetere di calibro maggiore (> 18 Ch) è indicato in caso di ematuria e/o urine torbide. In base alla loro consistenza, i cateteri si possono differenziare in: • cateteri rigidi: di materiale sintetico, di uso limitato; 24 • cateteri semirigidi: in gomma o in plastica (in genere siliconati) il cui uso deve essere limitato ai casi di stretta necessità; • cateteri molli: in gomma, lattice, silicone, silastic etc.., questi cateteri sono da preferirsi in ogni circostanza ed in particolare quando si prevede un uso protratto nel tempo; • cateteri autolubrificanti: in PVC rivestito di sostanze che a contatto con l’acqua rendono il catetere lubrificato. Questi cateteri servono per svuotare la vescica o un serbatoio urinario continente in modo intermittente (non può essere usato per il drenaggio continuo) e per dilatare un restringimento uretrale. I cateteri possono essere : -a una via (utilizzato esclusivamente per il cateterismo provvisorio); -a due vie (una per il deflusso delle urine e l’altra, dotata di valvola, permette la distensione di un palloncino all’interno della vescica per un posizionamento stabile del catetere); -a tre vie (una per il drenaggio delle urine, una per il palloncino e la terza per l’irrigazione). In base alla forma dell’estremità prossimale del catetere vescicale, possiamo distinguere: a) C. di Nelaton: ha l’estremità prossimale arrotondata e rettilinea, è dotato di 1 o 2 fori di drenaggio contrapposti. Viene usato soprattutto nella donna. b) C. di Mercier: generalmente semirigido. La punta (arrotondata), presenta una angolatura (30° - 45°) per favorire nell’uomo l’introduzione nell’uretra membranosa o prostatica; con 1 o 2 fori di drenaggio. Nei casi di ritenzione urinaria da ipertrofia prostatica. c) C. di Couvelaire: semirigido, indicato nell’uomo e nella donna in caso di emorragia vescicale (favorisce un buon drenaggio) e dopo intervento di 25 prostatectomia radicale. L’estremità presenta un foro a “becco di flauto” e 2 fori laterali. d) C. di Tiemann: semirigido, ha l’estremità a forma conica e con un’angolatura di 30°. E’ restringimento dell’uretra. indicato negli uomini che presentano e) C. conicolivare: semirigido, dotato all’estremità distale di un’olivella. Viene utilizzato in pazienti con uretra stenotica. f) C. di Foley: molle, autostatico (è dotato all’estremità distale di un palloncino gonfiabile che ne permette l’ancoraggio in vescica). Presenta 2 fori contrapposti e simmetrici. La sua flessibilità ed elasticità assicura un elevato grado di confort al paziente cateterizzato. Il palloncino va gonfiato con 7 - 8 ml di soluzione fisiologica sterile. g) C. Dufour: semirigido, autostatico, a tre vie (anch’esso è dotato di un palloncino di ancoraggio, la terza via serve per il lavaggio continuo). Ha la punta con una curvatura di 30 °, a becco di flauto con due fori laterali contrapposti. Viene utilizzato in caso di ematuria importante, per vesciche tamponate. h) C. di Pezzer e C. di Malecot: cateteri in gomma, autostatici, usati in passato nella donna. Ormai in disuso, (si utilizzano nelle cistectomie sec. Bricker) venivano introdotti tramite un mandrino di metallo (sonda scanalata). i) Epicistostomia: quando non è possibile drenare le urine per uretra, o in particolari condizioni come durante alcuni interventi chirurgici o nel caso si voglia evitare una lunga permanenza in uretra del catetere può essere utilizzata la puntura sovrapubica. Il posizionamento del drenaggio epicistostomico può essere eseguito in due modi. • Con tecnica di Seldinger. • Per puntura diretta. 26 Nel primo caso si introduce per via sovrapubica un ago in vescica e, all’interno di esso si fa passare un filo guida per pervio il tramite e consentire il passaggio del catetere. Nel secondo caso il catetere utilizzato è dotato di un mandrino metallico con punta tagliente e può essere introdotto direttamente, previa anestesia locale. La rimozione del mandrino permetterà di drenare direttamente urina. Il sistema di ancoraggio può essere affidato ad un palloncino gonfiabile (quindi almeno due vie), oppure il catetere può avere l’estremità a “pig tail”, o anche dotato di ali di ancoraggio tipo Pezzer. Generalmente viene fissato anche alla cute con dei punti di sutura o con sistemi adesivi di ancoraggio. Esistono cateteri epicistostomici a tre vie che consentono anche l’irrigazione vescicale. La scala colore dei cateteri Riconosciuta a livello europeo identifica mediante colore le dimensione del catetere usato. CH 10 12 14 16 18 20 22 24 Colore Nero Bianco Verde Arancio Rosso Giallo Blu Azzurro Calibro: L’unità di misura del catetere è la scala di Charrière (1 Ch = 1/3 di mm) e corrisponde la diametro esterno del catetere stesso.Quindi un foley da 18 ha un diametro di 6 mm. Torna all’indice 27 I Presidi alternativi Gli infermieri, sono stati gli operatori sanitari, primariamente responsabili della gestione e dell'assistenza delle persone incontinenti, sia istituzionalizzate che in comunità. Storicamente, le strategie infermieristiche erano centrate sul mantenimento della persona asciutta e pulita, questo concetto, nel percorso assistenziale di una persona, rimane un obiettivo primario da raggiungere; tuttavia, mentre nel passato molto si è fatto nell'arginare l'IU oggi molto si deve fare per favorire la continenza. Prenderemo in esame tuttavia, in riferimento specifico al paziente a domicilio, solo la continenza dipendente e la continenza sociale: la (Continenza dipendente): si riferisce a pazienti affette da alterazioni fisiche e/o cognitive ma ancora capaci d'essere continenti attraverso un'assistenza esterna. Incontinenza urinaria funzionale: quando la perdita involontaria d'urina è causata prevalentemente da fattori estrinseci alle vie urinarie come una disabilità cronica fisica e/o cognitiva. L'incontinenza funzionale può essere affrontata attraverso il miglioramento dello stato funzionale generale del paziente, dal trattamento delle patologie associate, dalla revisione puntuale della terapia farmacologica, dal controllo dell'idratazione, e dalla riduzione delle barriere ambientali. Il trattamento riabilitativo consiste: Habit retraining: è la riqualificazione delle abitudini. Dopo definizione di un pattern minzionale, viene prescritto un programma individualizzato d’assistenza per la minzione; 28 vantaggi : meno “viaggi a vuoto”; svantaggi: -pattern molto variabili -programma difficile da rispettare. Lo scopo delle tecniche affidate a coloro che assistono il paziente è quello di prevenire gli episodi d'incontinenza piuttosto che di recuperare il controllo di svuotamento e continenza.. Una volta che si è stabilito il pattern minzionale individuale, si prevede un intervallo minzionale regolare entro il quale portare il paziente in un luogo appropriato per mingere(scheduled voiding), oppure si chiede al paziente se ha bisogno d'urinare, e solo se la risposta è positiva sarà accompagnato alla toilette (prompted voiding). L'intervallo deve essere mantenuto costante, e se il paziente chiede di mingere, deve essere assistito e da quel momento sì ricalcola l'orario del prossimo intervento previsto. - Interventi per migliorare l'orientamento spaziale: correzione d’eventuali patologie oftalmiche, uditive e sensoriali. - Interventi per migliorare la mobilità, quindi sull'ambiente e sul vestiario: nell'anziano sofferente d’urgenza urinaria o con difficoltà di movimento od in entrambi i casi, anche l'ambiente domiciliare può essere causa d'incontinenza urinaria. Tra i problemi più comuni troviamo: ♦ bagno troppo lontano, all'esterno o con barriere architettoniche (es. gradini), ♦ sedile del water posto ad un altezza sbagliata, l'assenza di maniglie, ♦ abbigliamento di non facile apertura (bottoni, cerniere lampo), ♦ biancheria intima difficile da maneggiare, ♦ non disponibilità da parte dei familiare all'accompagnamento, ♦ paziente che vive solo con problemi di movimento. E' necessario quindi intervenire su tali problematiche facendo interventi strutturali sull'ambiente, rimuovendo le barriere architettoniche, dotando l'ambiente di corrimano, di maniglie soprattutto nel bagno, utilizzare sostituti del gabinetto (w.c portatili, comode), regolare ad una giusta altezza il wc, utilizzare un abbigliamento ad es.dotato di strech o di cerniere facili da utilizzare. 29 Gli interventi per la continenza dipendente, per quanto efficaci richiedono un notevole sforzo dal punto di vista assistenziale. Pertanto, una volta indicati, ne deve essere sempre verificata l'efficacia con opportuni periodi di prova. La (Continenza sociale): si riferisce a pazienti così compromessi da non poter essere mantenuti asciutti solo con l'intervento regolare di chi fa assistenza. Infatti, per il mantenimento di questo tipo di continenza ci vengono in aiuto una serie d’ausili diversi tra loro e disegnati appositamente per contenere le perdite d’urina mantenendo la dignità personale e permettendo così al paziente di condurre una vita normale dal punto di vista sociale. Gli ausili devono essere scelti in modo da soddisfare le esigenze individuali ed alle preferenze personali. Tra i più comuni materiali presenti sul mercato ed utilizzati per l'incontinenza ritroviamo: *gli assorbenti, *raccogligocce *i pannoloni a mutandina *le guaine (condom/profilattici) *le sacche per la raccolta delle urine *cateteri autolubrificati per cateterismo intermittente *cateteri a permanenza Per la scelta dell'ausilio, è necessario valutare la presenza o meno del residuo post- minzionale. Nei pazienti senza residuo post-minzionale significativo sono utili i cosiddetti dispositivi esterni (assorbenti, condom ecc.). Di seguito elenco quelli più usati in commercio: 30 1) Assorbenti sanitari sono usati da molti pazienti che li trovano discreti, non troppo costosi e vengono considerati più "normali" rispetto all'assorbente per incontinenza. Anche se discreti sono ovviamente insufficienti e diventano costosi nel caso d’incontinenza totale e seria. 2) Assorbenti per incontinenza sono di dimensioni maggiori rispetto a quelli sanitari e sono composti da tre strati: strato di rivestimento trattato antifuga all'interno. strato intermedio di fluff assorbente e strato di cellulosa per la diffusione dell'urina in tutta la sua superficie, bagnatura di pasta di cellulosa, il cui compito è di assorbire e trattenere l'urina (alcuni contengono anche polveri superassorbenti che gelificano l'urina, permettendo così un controllo maggiore su odori sgradevoli nonché una sensazione di asciutto più marcata). strato di polietilene, il cui compito è di evitare la fuoriuscita d’urina all'esterno dell'assorbente. La classificazione più comune viene effettuata in base alla forma ed alle dimensioni dell'assorbente; avremo cosi: pannolini rettangolari pannoloni sagomati (con una forma anatomica più o meno accentuata) pannoloni-mutandina del tutto simili a quelli per neonati). La scelta del tipo d’assorbente viene effettuata in relazione al grado d’incontinenza e dalla quantità d’urina diurna e notturna. 3) Assorbenti per incontinenza maschile o Raccogligocce - Si tratta di un assorbente appositamente disegnato per l'anatomia maschile. E' una piccola tasca nel quale viene inserito il pene. L'assorbente viene quindi fissato allo slip mediante una striscia adesiva simile a quella di comuni assorbenti: può contenere polveri superassorbenti ed e indicato per piccole perdite d’urina come quelle che si verificano nell'incontinenza a gocce e rendono più asciutta la superficie a contatto con la cute. Gli assorbenti possono essere usati sia dagli uomini che dalle donne, anche se per le donne sono spesso l'unica scelta possibile. La scelta è vasta, e varia a seconda della preferenza personale e del grado d’incontinenza. 31 Infatti il loro largo impiego, implica un alta spesa sostenuta dal S.S.N.: nel 1999 sono stati spesi ben 329 miliardi di lire con un consumo complessivo di 604 milioni di pezzi (fonte Assobiomedica). 4) Le guaine, dette anche cateteri esterni o condom/profilattici: sono delle "maniche" in morbido lattice di gomma da indossare sul pene, con l'estremità distale più rigida per il collegamento ad una sacca di raccolta. Sono adattabili alle differenti situazioni del pene e affinché non venga compresso esistono diversi diametri e le misure vengono indicate in millimetri. Non sono adatte per: *uomini con pene molto retratto *uomini con allergia ai materiali usati per le guaine o per i metodi di fissaggio *pazienti dementi o in stato confusionale che possono strapparsi ripetutamente la guaina *pazienti che a causa di handicap fisico o psichico, non sono in grado di applicarsi la guaina da soli e non hanno nessuno che possa o voglia aiutarli * pazienti che soffrono di ritenzione urinaria. Un problema che si è riscontrato nelle guaine è il mantenimento della sua collocazione. I metodi di fissaggio possono essere: Striscia biadesiva - aderisce da un lato al pene, dall'altro alla guaina. Possono variare nel grado d’adesività ed elasticità. Per quanto riguarda il loro uso, si devono seguire le istruzioni dei produttori per evitare costrizioni. Guaina autoadesiva - è un tipo di guaina con adesivo incorporato all'interno. Guaina autoadesiva in puro silicone - trasparente ottima tenuta e con distacco morbido senza rischi per la pelle, ipoallergenico, non irritante; la mancanza di strisce adesive elimina il rischio di strozzature. 32 Prima della scelta del tipo di guaina, il paziente deve essere in grado di comprendere il metodo per l'applicazione per sentirsi a proprio agio. La stessa spiegazione verrà data a chi lo applicherà nel caso venisse aiutato. E' importante che venga scelta la guaina nel tipo e misura idonei al paziente..E' fondamentale individuare e selezionare il tipo d’adesivo più adatto. Si daranno tutte le indicazioni d’igiene e le istruzioni necessarie per eseguire una perfetta igiene locale ed il fissaggio. Non si devono usare guaine che comprimono il pene impedendo l'afflusso del sangue, o quelli che si torcono causando danno irreparabile e per il medesimo motivo se si utilizza striscia adesiva esterna sarà importante collocarla quando la guaina è stata completamente srotolata e senza stringere troppo. La connessione del tubo all'estremità della guaina alla borsa di raccolta per urina deve tenere conto che l'adattamento sia frontale, prestando attenzione affinché non avvengano attorcigliamenti o strozzature quando il paziente è vestito, seduto o in piedi. Dopo la prima applicazione, il pene deve essere frequentemente ispezionato per evidenziare segni di compressione o reazione cutanea. All'inizio la guaina dovrebbe essere indossata solo poche ore, e solo constatato il metodo di validità può essere indossato per 24 ore prima del cambio. Se compaiono arrossamenti o dolore,. non si dovrebbe indossare la guaina sino a completa guarigione. Quando invece è presente un significativo residuo post-minzionale, deve essere preso in considerazione: - il cateterismo intermittente da parte di terzi, in tal caso fondamentale è la valutazione dello stato sociale della famiglia e la cooperazione dei componenti del nucleo familiare elementi questi importanti nell'apprendimento delle tecniche e del loro utilizzo in maniera congrua. Purtroppo succede spesso che i familiari conviventi di pazienti anziani, sono anch'essi anziani con problemi funzionali e/o di salute non trascurabili per cui il carico assistenziale può essere insostenibile. - Il cateterismo vescicale: l'applicazione del catetere a permanenza deve essere ben ponderata. Si devono tenere in considerazione solo casi selezionati e comunque quando ogni tentativo di controllo della minzione o di protezione rispetto agli inconvenienti relativi è risultato inutile o non sia oggettivamente più applicabile. 33 Le indicazioni primarie all'uso del catetere a dimora sono: Ritenzione urinaria che causi persistente incontinenza da rigurgito, infezioni sintomatiche e disfunzioni renali e che tali sintomi non possano essere corretti chirurgicamente, o con presidi medici, o non possa essere controllata facilmente con il cateterismo intermittente; Presenza di piaghe, ferite ed ulcerazioni cutanee che possano essere contaminate dall'urina; Assistenza a malati terminali o gravemente compromessi per cui il letto o il cambio del vestiario possano risultare disagevoli od insoddisfacenti. Una volta che si è scelto per questo tipo d’ausilio, è importante quindi che l'operatore sanitario istruisca il paziente ed i suoi familiari sulle norme da seguire per la sua gestione a domicilio quali: - curare l'igiene dei genitali esterni per evitare l'insorgenza d’infezioni - evitare di provocare traumi tirando il catetere o piegandolo - controllare che il raccordo del sacchetto raccoglitore non si pieghi provocando ostruzione al regolare deflusso dell'urina - mantenere il sacchetto raccoglitore in posizione declive - controllare la quantità e la qualità dell'urina - controllare la temperatura corporea - assumere un'adeguata terapia idropinica, - somministrazione scrupolosa della terapia medica In aggiunta alle norme precedentemente descritte, qualora in presenza di catetere posizionato per via percutanea (Cistofix) è opportuno inoltre: il controllo della cute peristomale (valutare la presenza di stomite o di secrezione puruloide) e della medicazione periodica di solito settimanale. Torna all’indice 34 1. LA PROCEDURA DEL CATETERISMO NELL’UOMO 2. REDAZIONE, EMISSIONE, APPROVAZIONE, VERIFICA, AUTORIZZAZIONE Luciano Urbani IP Urologia Ospedale di Mestre, REDAZIONE EMISSIONE Novembre 2001 REVISIONE Ottobre 2003 VERIFICA DEI CONTENUTI Giuliano Bon Coordinatore dell’Unità operativa di Urologia Responsabile del Servizio Igiene Ospedaliera VERIFICA OPERATIVA Coordinatore dell’Unità Operativa APPROVVIGIONAMENTO RISORSE MATERIALI Coordinatore dell’Unità Operativa Servizio approvvigionante: Magazzino Economale Direzione Infermieristica e Tecnica (firma) ………………........................... Direzione Sanitaria (firma) …………………..………………………………………… REFERENTE APPROVAZIONE AUTORIZZAZIONE 2. OGGETTO Il presente protocollo descrive la procedura di cateterismo vescicale maschile, ad un operatore, con l’uso di kit per cateterismo.. 3. SCOPO/OBIETTIVO Effettuare un cateterismo facilitato e sicuro per evitare le complicanze e per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie. 4. CAMPO DI APPLICAZIONE Per tutti i cateterismi temporanei e a permanenza, sia nelle strutture ospedaliere che nel territorio. 5. LUOGO DI APPLICAZIONE Tutte le Unità Operative della struttura ospedaliera o nel territorio. 6. RIFERIMENTI AUTORE TITOLO DATA Atlanta - U.S. Department of Health and Human Services “Guidelines for Prevention of Catheter-associated Urinary Tract Infections” 1981 Atlanta - U.S. Department of Health and Human Services “Guidelines for Handwashing d hospital enviromental control” 1985 Cortecchia V., Finzi G., Taddia P., Bandini A. - ”La prevenzione delle infezioni ospedaliere associate a cateterismo vescicale” Bologna 1988 Fausto de Lalla "Le infezioni delle vie urinarie” Ed. MedicoScientifiche - EDIMES - Pavia 1992 Moro M. Luisa Infezioni ospedaliere. Prevenzione e controllo. Centro scientifico Editore, Torino 1993 Ballantine Carter H. ”Strumentazione ed endoscopia: Cateterismo uretrale” da Urologia di Campbell – Ed. Verduci – Roma 1993 35 “Sorveglianza urologica 1992-93: monitoraggio infezioni urinarie su pazienti con catetere Luciano Urbani vescicale” relazione al Corso AISTOM su :”Incontinenza urinaria e fecale” Osp.Villa Salus “Esperienze per una gestione qualificata del catetere vescicale a domicilio” – Atti Corso Luciano Urbani Azienda ULSS di Mestre e atti II° Congresso Nazionale AIURO –Torino ottobre 1996 Prevenzione delle infezioni Ministero della Sanità, delle vie urinarie nei pazienti con catetere: un Comitato Nazionale per la v. progetto nazionale” q dell’assistenza “ Indagine sulle tecniche di lubrificazione nel Brugnolaro G., Petrova N., cateterismo vescicale maschile” atti V° Congresso Vianello F., Zampieron F. Nazionale AIURO, Palermo “Valvola cateterica ovvero come migliorare la qualità di vita alle persone con catetere vescicale” Luciano Urbani - pubblicazione RUSH e atti V° Congresso Nazionale AIURO, Palermo 7. ABBREVIAZIONI, DEFINIZIONI E TERMINOLOGIA OTA Operatore tecnico addetto all’assistenza 8. RESPONSABILITA’ Maggio 1994 Novembre 1995 Gennaio 1996 Ottobre 1999 Giugno 1999 MATRICE DELLE RESPONSABILITÀ Figura che svolge l’attività Descrizione dell’attività Cateterismo su indicazione medica Igiene al paziente (se non autosufficiente) Infermiere OTA R C/R R R = responsabile C= coinvolto 9. CONTENUTO/MODALITA’ OPERATIVE RISORSE MATERIALI carrello o supporto stabile sul quale posizionare tutto il materiale kit per cateterismo contenente il seguente materiale sterile in un contenitore rigido sterile all’interno, che può essere utilizzato come bacinella: telino telino fenestrato garze antisettico lubrificante in siringa soluzione fisiologica in siringa cateteri di diametro vario sacca di raccolta a circuito chiuso guanti monouso 2 paia guanti sterili (e di riserva) flacone di soluzione fisiologica sterile schizzettone sterile contenitore per rifiuti e per rifiuti sanitari paraventi o pannelli isolanti occhiali protettivi per l’operatore (L. 626/94) 36 DESCRIZIONE ATTIVITÀ AZIONE Preparazione materiale Preparazione utente spiegare al paziente la procedura che gli verrà fatta Isolare la postazione del paziente con paravento o usare una stanza dedicata procedere ad accurata igiene intima (se non autosufficiente) effettuare ispezione per evidenziare fimosi, stenosi o malformazioni posizionare il paziente in posizione supina Campo sterile: effettuare accurato lavaggio delle mani con antisettico aprire il kit per il cateterismo indossare il primo paio di guanti sterili aprire il telino e stenderlo fra le gambe del paziente, se collaborante, altrimenti su un piano vicino e disporre asetticamente il materiale sullo stesso telino versare l’antisettico su un gruppo di tre garze distribuire parte del lubrificante della siringa su una garza Antisepsi: retrarre il prepuzio e scoprire il glande, quindi con il gruppo di tre garze imbevute di antisettico, procedere dal meato urinario verso la base del glande con movimenti circolari ripetere, eliminando la garza usata, l’azione con la garza successiva lasciare l’ultima garza adesa al meato Lubrificazione: introdurre nell’uretra la restante parte della siringa con lubrificante o meglio utilizzare un lubrificante con lidocaina sterile monodose togliere il primo paio di guanti sterili MOTIVAZIONE raccogliere tutto il materiale necessario al cateterismo Per ottenere consenso e collaborazione. Per garantire la privacy Riduce la presenza di secrezioni e materiale che possono ostacolare l’azione dell’antisettico Per evitare sorprese al momento dell’introduzione del catetere Fare assumere al paziente la posizione ottimale per il nostro intervento Per eliminare la carica microbica superficiale e ridurre la carica microbica residente. Inizia la fase asettica Per ottenere un campo sterile di appoggio del materiale per maggiore sicurezza durante le manovre Per l’antisepsi del meato Servirà poi per lubrificare il catetere eseguire una accurata antisepsi dei genitali L’applicazione di una efficace antisepsi è volta soprattutto alla riduzione della carica batterica al punto d’introduzione del catetere L’uso assieme delle garze elimina il movimento ripetuto verso il campo sterile e una eventuale possibile contaminazione Così l’azione dell’antisettico continua La più importante fase del cateterismo Il lubrificante deve arrivare nell’uretra profonda per ottenere la migliore efficacia. Nel caso si usi l’anestetico, l’azione locale deve protrarsi per almeno 5-7 minuti (sarebbe opportuno adottare un stringipene per bloccare la fuoriuscita del gel) Per prevenire il rischio infettivo in utenti e operatori 37 Scegliere il catetere aprire le confezioni e disporre in modo asettico il catetere e la sacca sul telino sterile Pre-cateterismo: indossare il secondo paio di guanti sterili collegare la sacca al catetere distribuire il lubrificante lungo il decorso del catetere a partire dall’estremità distale fino a circa metà della lunghezza posizionare il telino fenestrato attorno al pene Cateterismo: afferrare il pene con la mano non dominante, mantenendolo perpendicolare all’addome introdurre il catetere nell’uretra gradualmente fino ad avvertire la resistenza dell’uretra bulbare successivamente abbassarlo e continuare l’inserimento fino ad avvertire la resistenza prostatica continuare l’inserimento fino al superamento del collo e/o alla prossimità della coda del catetere Verifica: schiacciare un paio di volte il catetere secondo le necessità e l’esito dell’ispezione Completamento del campo sterile Inizia la 2^ fase asettica Garantire subito il circuito chiuso (questo passo si evita adottando la sacca con il catetere preconnesso) L’attrito si svolge lungo tutto il decorso dell’uretra (eccetto per i cateteri autolubrificati) Per ottenere un campo sterile attorno al pene per maggiore sicurezza durante le manovre Per essere sicuri di essere completamente in vescica la fuoriuscita d’urina conferma di aver raggiunto la vescica se l’urina non esce subito, può essere dovuto al lubrificante che occupa temporaneamente il lume iniettare la soluzione fisiologica della seconda siringa per gonfiare il palloncino del catetere Ritirare il catetere delicatamente fino a che non si avverte la resistenza del collo Per ancorare il catetere al collo vescicale vescicale Svuotamento: Lo svuotamento repentino di un volume d’urina controllare lo svuotamento dell’urina, maggiore può determinare una emorragia (ex sospendendo il flusso ai primi 600 ml vacuo) continuare con intervalli di 30’ con la fuoriuscita di 300 ml ogni volta, fino al La vescica si riduce gradualmente evitando di sanguinare completamento (per evitare possibili emorragie), poi lasciare il flusso libero. Manovra di efficacia discutibile perché non posizionare il catetere e i genitali esterni adottabile per tutti i pazienti. nel seguente modo: estendere il pene Nei pazienti allettati e poco mobili la vescica non sulla parete dell’addome e fissarlo con si vuota fino a quando non raggiunge il livello una garza tenuta ai lati da cerotto, fissare dell’addome, per cui l’urina ristagna il catetere con un cerotto sull’addome continuativamente con le conseguenze possibili 38 Eliminare il materiale Smaltire il materiale utilizzato non inquinato negli appositi contenitori per rifiuti sanitari. Smaltire il materiale utilizzato inquinato nei contenitori per rifiuti speciali. Informazione sulla gestione di maggiore sviluppo batterico e calcolosi Effettuare lo smaltimento del materiale utilizzato osservando le procedure in uso e il rispetto della Legge 626 Per il corretto riordino. Per prevenire il rischio infettivo in utenti e operatori. informare l’utente per facilitare l’uso corretto dei presidi e sul comportamento da adottare per evitare danni o complicazioni, riducendo gli aspetti negativi sulla vita quotidiana, ma soprattutto per prevenire comportamenti scorretti possibili causa di infezione RACCOMANDAZIONI • durante l’introduzione del catetere, se si avverte una resistenza insolita, ritirare un po’ il catetere e ruotandolo sul suo asse, cercare una nuova introduzione, sempre con gradualità e senza forzare se non si è convinti della manovra • In caso di difficoltosa introduzione del catetere, eventualmente per garantire miglior lubrificazione dell’uretra si potrà ricorrere all’introduzione di un lubrificante sterile con beccuccio • durante il gonfiaggio del palloncino se si avverte eccessiva resistenza e/o nel contempo il paziente lamenta dolore, sgonfiare il palloncino, ed eseguire un leggero lavaggio vescicale, per verificare che il catetere sia effettivamente in vescica • se l’urina non esce anche dopo aver provato a schiacciare il catetere: provare ad aspirare con lo schizzettone oppure eseguire un lavaggio con soluzione fisiologica per verificare la corretta posizione del catetere in vescica e, nel caso persista l’assenza di urina, evidenziare la diagnosi di anuria COMPLICANZE • se la manovra è svolta in modo incauto o incerta può esitare in lesioni traumatiche uretrali anche minime, che possono favorire l’instaurarsi di infezioni, fino a lacerazioni e creazione di false strade con problematico ripristino del normale percorso anatomico e notevole sofferenza per il paziente. 10. MODALITÀ DI VERIFICA • Vedi più sopra. Data: ___________________ Unità Operativa: ____________________________________________ IL RILEVATORE (firma leggibile) ___________________________________________________________ Torna all’indice 39 3. PROCEDURA CATETERISMO FEMMINILE 4. REDAZIONE, EMISSIONE, APPROVAZIONE, VERIFICA, AUTORIZZAZIONE REDAZIONE Bon Giuliano Coordinatore U.O. di Urologia EMISSIONE Novembre 2001 REVISIONE Ottobre 2003 VERIFICA DEI CONTENUTI Giuliano Bon Coordinatore dell’Unità operativa di Urologia Responsabile del Servizio Igiene Ospedaliera VERIFICA OPERATIVA Coordinatore dell’Unità Operativa APPROVVIGIONAMENTO RISORSE MATERIALI Coordinatore dell’Unità Operativa Servizio approvvigionante: Magazzino Economale Direzione Infermieristica e Tecnica (firma) ………………........................... Direzione Sanitaria (firma) …………………..………………………………………… REFERENTE APPROVAZIONE AUTORIZZAZIONE 3. OGGETTO Il presente protocollo descrive la procedura di cateterismo vescicale femminile, ad un operatore, con l’uso di kit per cateterismo.. 5. SCOPO/OBIETTIVO Effettuare un cateterismo facilitato e sicuro per evitare le complicanze e per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie. 6. CAMPO DI APPLICAZIONE Per tutti i cateterismi temporanei e a permanenza, sia nelle strutture ospedaliere che nel territorio. 6. LUOGO DI APPLICAZIONE Tutte le Unità Operative della struttura ospedaliera o nel territorio. 7. RIFERIMENTI AUTORE TITOLO DATA Atlanta - U.S. Department of Health and Human Services “Guidelines for Prevention of Catheter-associated Urinary Tract Infections” 1981 Atlanta - U.S. Department of Health and Human Services “Guidelines for Handwashing d hospital enviromental control” 1985 Cortecchia V., Finzi G., Taddia P., Bandini A. - ”La prevenzione delle infezioni ospedaliere associate a cateterismo vescicale” Bologna 1988 Fausto de Lalla "Le infezioni delle vie urinarie” Ed. MedicoScientifiche - EDIMES - Pavia 1992 Moro M. Luisa Infezioni ospedaliere. Prevenzione e controllo. Centro scientifico Editore, Torino 1993 Ballantine Carter H. ”Strumentazione ed endoscopia: Cateterismo uretrale” da Urologia di Campbell – Ed. Verduci – Roma 1993 40 “Sorveglianza urologica 1992-93: monitoraggio infezioni urinarie su pazienti con catetere Luciano Urbani vescicale” relazione al Corso AISTOM su :”Incontinenza urinaria e fecale” Osp.Villa Salus “Esperienze per una gestione qualificata del catetere vescicale a domicilio” – Atti Corso Luciano Urbani Azienda ULSS di Mestre e atti II° Congresso Nazionale AIURO –Torino ottobre 1996 Prevenzione delle infezioni Ministero della Sanità, delle vie urinarie nei pazienti con catetere: un Comitato Nazionale per la v. progetto nazionale” q dell’assistenza “ Indagine sulle tecniche di lubrificazione nel Brugnolaro G., Petrova N., cateterismo vescicale maschile” atti V° Congresso Vianello F., Zampieron F. Nazionale AIURO, Palermo “Valvola cateterica ovvero come migliorare la qualità di vita alle persone con catetere vescicale” Luciano Urbani - pubblicazione RUSH e atti V° Congresso Nazionale AIURO, Palermo 8. ABBREVIAZIONI, DEFINIZIONI E TERMINOLOGIA OTA Operatore tecnico addetto all’assistenza 9. RESPONSABILITA’ Maggio 1994 Novembre 1995 Gennaio 1996 Ottobre 1999 Giugno 1999 MATRICE DELLE RESPONSABILITÀ Figura che svolge l’attività Descrizione dell’attività Cateterismo su indicazione medica Igiene al paziente (se non autosufficiente) Infermiere OTA R C/R R R = responsabile C= coinvolto 10. CONTENUTO/MODALITA’ OPERATIVE RISORSE MATERIALI carrello o supporto stabile sul quale posizionare tutto il materiale kit per cateterismo contenente il seguente materiale sterile in un contenitore rigido sterile all’interno, che può essere utilizzato come bacinella: telino telino fenestrato garze antisettico lubrificante in siringa soluzione fisiologica in siringa cateteri di diametro vario sacca di raccolta a circuito chiuso guanti monouso 2 paia guanti sterili (e di riserva) flacone di soluzione fisiologica sterile schizzettone sterile contenitore per rifiuti e per rifiuti sanitari paraventi o pannelli isolanti occhiali protettivi per l’operatore (L. 626/94) 41 DESCRIZIONE ATTIVITÀ AZIONE Preparazione materiale Preparazione utente spiegare alla paziente la procedura che le verrà fatta Isolare la postazione della paziente con paravento o usare una stanza dedicata procedere ad accurata igiene intima (se non autosufficiente) effettuare ispezione per evidenziare malformazioni (possibilità meato in vagina) posizionare la paziente in posizione a gambe flesse Campo sterile: effettuare accurato lavaggio delle mani con antisettico aprire il kit per il cateterismo indossare il primo paio di guanti sterili aprire il telino e stenderlo fra le gambe della paziente, se collaborante, altrimenti su un piano vicino e disporre asetticamente il materiale sullo stesso telino versare l’antisettico su un gruppo di tre garze distribuire parte del lubrificante della siringa su una garza Antisepsi: Separare le grandi labbra partendo dall’alto verso il basso con un solo movimento si disinfettano le grandi e piccole labbra ed il meato uretrale ripetere, eliminando la garza usata, l’azione con la garza successiva lasciare l’ultima garza adesa al meato Lubrificazione: Vista la ridotta misura dell’uretra nella donna si preferisce lubrificare il catetere togliere il primo paio di guanti sterili Scegliere il catetere aprire le confezioni e disporre in modo asettico il catetere e la sacca sul telino sterile Pre-cateterismo: MOTIVAZIONE raccogliere tutto il materiale necessario al cateterismo Per ottenere consenso e collaborazione. Per garantire la privacy Riduce la presenza di secrezioni e materiale che possono ostacolare l’azione dell’antisettico Per evitare sorprese al momento dell’introduzione del catetere Fare assumere alla paziente la posizione ottimale per il nostro intervento Per eliminare la carica microbica superficiale e ridurre la carica microbica residente. Inizia la fase asettica Per ottenere un campo sterile di appoggio del materiale per maggiore sicurezza durante le manovre Per l’antisepsi del meato Servirà poi per lubrificare il catetere eseguire una accurata antisepsi dei genitali L’applicazione di una efficace antisepsi è volta soprattutto alla riduzione della carica batterica al punto d’introduzione del catetere L’uso assieme delle garze elimina il movimento ripetuto verso il campo sterile e una eventuale possibile contaminazione Così l’azione dell’antisettico continua La più importante fase del cateterismo Per prevenire il rischio infettivo in utenti e operatori secondo le necessità e l’esito dell’ispezione Completamento del campo sterile 42 indossare il secondo paio di guanti sterili collegare la sacca al catetere Inizia la 2^ fase asettica Garantire subito il circuito chiuso (questo passo si evita adottando la sacca con il catetere preconnesso) distribuire il lubrificante lungo il decorso del catetere a partire dall’estremità distale fino a circa metà della lunghezza L’attrito si svolge lungo tutto il decorso dell’uretra (eccetto per i cateteri autolubrificati) posizionare il telino fenestrato Per ottenere un campo sterile, per maggiore sicurezza durante le manovre Cateterismo: Divaricare con la mano non dominante le Il meato uretrale è visibile sotto il clitoride ed grandi e piccole labbra per avere una immediatamente sopra l’ingresso della vagina visione del meato (dita a forbice) introdurre il catetere nell’uretra gradualmente continuare l’inserimento fino alla coda del catetere Verifica: schiacciare un paio di volte il catetere Per essere sicuri di essere completamente in vescica la fuoriuscita d’urina conferma di aver raggiunto la vescica se l’urina non esce subito, può essere dovuto al lubrificante che occupa temporaneamente il lume iniettare la soluzione fisiologica della seconda siringa per gonfiare il palloncino del catetere Ritirare il catetere delicatamente fino a che non si avverte la resistenza del collo Per ancorare il catetere al collo vescicale vescicale Svuotamento: Lo svuotamento repentino di un volume d’urina controllare lo svuotamento dell’urina, maggiore può determinare una emorragia (ex sospendendo il flusso ai primi 600 ml vacuo) continuare con intervalli di 30’ con la fuoriuscita di 300 ml ogni volta, fino al La vescica si riduce gradualmente evitando di sanguinare completamento (per evitare possibili emorragie), poi lasciare il flusso libero. Nelle pazienti allettate il fissaggio può essere valido. Far richiudere le gambe e riportarle in Manovra di efficacia discutibile se la paziente si posizione stesa, fissare il catetere con un muove in quanto l’atrito provocato dalla frizione cerotto all’interno della coscia del catetere può causare irritazioni e rischi di infezioni. Effettuare lo smaltimento del materiale utilizzato osservando le procedure in uso e il rispetto della Eliminare il materiale Legge 626 Smaltire il materiale utilizzato non inquinato negli appositi contenitori per Per il corretto riordino. rifiuti sanitari. Smaltire il materiale utilizzato inquinato Per prevenire il rischio infettivo in utenti e nei contenitori per rifiuti speciali. operatori. 43 Informazione sulla gestione informare l’utente per facilitare l’uso corretto dei presidi e sul comportamento da adottare per evitare danni o complicazioni, riducendo gli aspetti negativi sulla vita quotidiana, ma soprattutto per prevenire comportamenti scorretti possibili causa di infezione RACCOMANDAZIONI • durante l’introduzione del catetere, se si avverte una resistenza insolita, ritirare un po’ il catetere e ruotandolo sul suo asse, cercare una nuova introduzione, sempre con gradualità e senza forzare se non si è convinti della manovra • In caso di difficoltosa introduzione del catetere, eventualmente per garantire miglior lubrificazione dell’uretra si potrà ricorrere all’introduzione di un lubrificante sterile con beccuccio • durante il gonfiaggio del palloncino se si avverte eccessiva resistenza e/o nel contempo la paziente lamenta dolore, sgonfiare il palloncino, ed eseguire un leggero lavaggio vescicale, per verificare che il catetere sia effettivamente in vescica • se l’urina non esce anche dopo aver provato a schiacciare il catetere: provare ad aspirare con lo schizzettone oppure eseguire un lavaggio con soluzione fisiologica per verificare la corretta posizione del catetere in vescica e, nel caso persista l’assenza di urina, evidenziare la diagnosi di anuria COMPLICANZE • se la manovra è svolta in modo incauto o incerta può esitare in lesioni traumatiche uretrali anche minime, che possono favorire l’instaurarsi di infezioni, fino a lacerazioni, con problematico ripristino del normale percorso anatomico e notevole sofferenza per la paziente. 11. MODALITÀ DI VERIFICA • Vedi più sopra. Data: ___________________ Unità Operativa: ____________________________________________ IL RILEVATORE (firma leggibile) ___________________________________________________________ Torna all’indice 44 Procedura di applicazione di un catetere a condom Descrizione: il condom è una guaina di gomma con tubo di deflusso che viene posta a coprire il pene. Una fascia di tessuto elastico è posta all’estremità del condor per tenerlo in sede. La parte terminale del tubo di deflusso viene connessa ad una sacca di drenaggio che viene attaccata al letto o alla gamba del paziente. Preparazione ed esecuzione della manovra: Attività Motivazione Valutare le condizioni del pene Costituisce una base per eventuali cambiamenti della condizione della cute dopo l’applicazione del condom Indossare guanti monouso Tricotomia alla base del pene (facoltativa) Con la mano non dominante afferrare il pene lungo l’asta. Con la mano dominante applicare il condor alla punta del pene e srotolarlo lentamente sul pene Lasciare uno spazio di circa 2,5 – 5 cm tra la punta del glande e la parte terminale del condom Applicare in modo aderente il cerotto che deve toccare solo la gomma del condom Connettere il tubo di drenaggio all’estremità del condom Assicurarsi che il condom non sia ruotato su se stesso Porre il paziente in posizione sicura e confortevole Rimuovere i guanti Smaltire i rifiuti (626) Tornare dal paziente dopo 20/30 minuti per osservare il buon funzionamento del condor Ispezionare la cute per eventuali segni di lesioni o irritazioni Per far meglio aderire il condom stesso Facilita l’applicazione del condom Permette il libero passaggio delle urine nel tubo di raccolta al momento della minzione Garantisce al condor di restare in posizione senza costrizione del flusso sanguigno Permette la raccolta e la misurazione delle urine Crea ostruzione al flusso urinario Indica se il condom o le urine stanno causando irritazione o se la striscia adesiva è troppo stretta Torna all’indice 45 Il cateterismo intermittente Per cateterismo intermittente si intende una metodica di svuotamento vescicale plurigiornaliera che permette di raggiungere di norma la continenza vescicale con un regolare svuotamento della vescica senza residui di urine. Si parla invece di autocateterismo intermittente quando lo svuotamento vescicale viene eseguito in modo autonomo dal paziente. Il cateterismo intermittente può essere eseguito sia con tecnica sterile che con tecnica igienica (cateterismo pulito). Infatti per S.I.C. (Sterile Intermittent Catheterization) o cateterismo intermittente sterile si intende una metodica di svuotamento vescicale eseguita in maniera sterile; solitamente viene utilizzata tale metodica in ambiente ospedaliero per scongiurare eventuali rischi di infezione o in ambienti non molto sicuri dal punto di vista igienico come ad esempio comunità scolastiche, ambienti di lavoro ecc.. Per C.I.C. (Clean Intermittent Catheterization) o cateterismo intermittente pulito si intende quello che viene eseguito attenendosi alle regole principali dell’igiene personale e che viene praticato generalmente in ambienti controllati come ad esempio la propria abitazione. Descritto già per la prima volta nel 1844 da Stromeyer ma tuttavia introdotto negli anni ’70, il C.I.C. è stato adottato con ottimi risultati sia nel bambino che nell’adulto affetti da disturbi di svuotamento vescicale. Il cateterismo intermittente è in generale indicato nei disturbi di svuotamento vescicale ed ariflessia o iporiflessia detrusoriale quali ad esempio: • • • • • • • • disfunzioni neurologiche della vescica e dello sfintere mielomeningocele spina bifida lesioni spinali (para-tetraplegia) sclerosi multipla cistopatia diabetica ritenzione postoperatoria di urina stenosi uretrali 46 Nell’affrontare tali patologie il C.I.C. consente ad una vescica, temporaneamente o definitivamente inabile, a svolgere le proprie funzioni attraverso uno svuotamento completo, periodico e programmato. L’assenza di sterilità non deve preoccupare, il continuo sondaggio elimina i batteri con una frequenza più elevata di quanto essi si riproducano. Infatti il C.I.C. elimina la stasi, riduce in maniera considerevole i rischi d’infezione, incide favorevolmente sull’evoluzione dell’ apparato urinario superiore (reflusso, dilatazione, danno renale) ed in molti casi consente di raggiungere una continenza urinaria socialmente accettabile. A tal proposito esiste uno studio della Masku National Rehabilitation Center condotto in Finlandia nel 1992 su 70 pazienti istruiti all’autocateterismo i quali hanno riportato cospicui miglioramenti sia sulla dinamica vescicale che nella qualità della vita. I cateteri autolubrificati rappresentano il gold standard nel cateterismo intermittente dato che per la sua struttura riduce notevolmente i rischi delle lesioni durante il cateterismo. Lo sviluppo tecnologico ha permesso di ridurre l’uso dei cateteri con lubrificante separato, infatti attraverso l’utilizzo di nuovi materiali sono adesso disponibili cateteri monouso autolubrificanti. Questi cateteri hanno la particolarità di non provocare né lesioni né dolore (sono definiti cateteri low friction) anche dopo un uso ripetuto e prolungato e quindi si rendono estremamente indicati al loro impiego per il C.I.C. Tuttavia a secondo del modello impiegato possono variare le modalità d’utilizzo: alcuni di questi devono essere immersi in acqua almeno 30 sec. prima dell’uso, sono rivestiti da una sostanza (polivinilpirrolidone) che, a contatto con l’acqua, rende la superficie del catetere liscia e scivolosa e possono essere forniti con o senza sacca di raccolta delle urine. Altri sono provvisti di una fialetta contenente gel lubrificante già posizionata all’interno delle sacca di raccolta e che deve essere aperta prima di procedere con la cateterizzazione. Torna all’indice 47 LA PROCEDURA Per eseguire il C.I.C. il paziente o un membro della sua famiglia viene istruito dall’operatore sanitario. Per l’apprendimento della tecnica e del suo utilizzo in maniera congrua risulta molto importante tenere conto del livello di educazione e degli interessi personali del singolo paziente, lo stato culturale della famiglia e la cooperazione dei suoi componenti. La selezione dei pazienti a cui si consiglia di praticare l’autocateterismo intermittente viene fatta con oculatezza, la maggior parte di essi dovrebbe essere in grado di imparare la tecnica con successo. 1. Ai pazienti è permesso di imparare con i loro tempi in un ambiente rilassato. Riteniamo importante dare loro delle nozioni di base sull’anatomia maschile e femminile fornendo e loro materiali e sussidi didattici (opuscoli informativi). La conoscenza approfondita dell’anatomia può infatti aiutare l’uomo a superare i principali ostacoli presenti nell’uretra maschile e nella donna ad individuare più facilmente l’orifizio uretrale. 2. L’operatore sanitario deputato all’addestramento del paziente o di un caregiver motivato si avvale dell’impiego di audiovisivi dedicati. Quest’ultimi con il supporto dell’operatore facilitano molto l’apprendimento. Durante l’addestramento si sceglierà il catetere della “giusta misura” che in genere è di calibro 12-14 Ch nell’adulto e di 8-10 nel bambino. La frequenza dell’autocateterismo dipende dalla persona e dalla capacità o meno di urinare da soli. Coloro che non sono affatto in grado di urinare avranno bisogno di effettuare il cateterismo 4-5 volte al giorno; coloro che riescono ad urinare possono averne bisogno solo 1-2 volte al giorno. E’ bene tenere presente comunque che, per evitare l’incontinenza, è bene mantenere il volume residuo al di sotto dei 200-250 ml. Torna all’indice 48 LA TECNICA del C.I.C. • salvo diversa indicazione dello specialista prima di introdurre il catetere il paziente deve urinare , magari aiutandosi facendo pressioni ripetute sull’addome • tenere tutto l’occorrente in modo tale da poterlo raggiungere con facilità • lavarsi le mani con acqua e sapone • a seconda del tipo di catetere autolubrificante utilizzato, inserire dell’acqua all’interno della confezione, secondo le istruzioni. Dopo 30 sec. il catetere è pronto all’uso. Oppure aprire la fialetta contenente gel lubrificante posta all’interno della sacca di raccolta delle urine. • se si utilizza un catetere non lubrificato, spalmarlo con il gel lubrificante nella donna: • separare le grandi labbra della vulva e lavare con acqua e sapone la zona circostante l’orifizio uretrale. Lavare con movimenti dall’alto verso il basso in direzione del retto per evitare contaminazioni. Si invita la paziente a sedersi con le gambe ben divaricate; le prime volte può aiutarsi ad individuare l’orifizio uretrale utilizzando uno specchietto ed eventualmente una lampada , inserire il catetere nell’uretra finche l’urina inizia a defluire. • quando il flusso urinario s’interrompe, rimuovere lentamente il catetere. Se l’urina ricomincia a defluire, bloccare la rimozione del catetere fino a quando il flusso non s’interrompe di nuovo. Continuare in tal modo fino alla rimozione completa del catetere che deve fuoriuscire mantenendo il padiglione verso l’alto. E’ importante che non rimanga urina in vescica • è utile tenere un diario dove annotare la quantità e la qualità dell’urina 49 nell’uomo: • scoprire e lavare il glande con acqua e sapone (di norma è sufficiente lavarsi al mattino ed alla sera anche se la vescica viene svuotata più volte al giorno) • tenere il pene inclinato verso l’addome, non schiacciare l’uretra poiché ciò può ostacolare l’inserimento del catetere • con cautela inserire il catetere nell’uretra, talvolta può essere più difficile inserirlo subito in vescica, in questi casi è bene informare il paziente che deve fermarsi, rilassarsi facendo respiri profondi e successivamente premere leggermente, ma in modo fermo, sino a quando l’urina non inizia a defluire • quando il flusso urinario s’interrompe, rimuovere lentamente il catetere. Se l’urina ricomincia a defluire, bloccare la rimozione del catetere fino a quando il flusso non s’interrompe di nuovo. Continuare in tal modo fino alla rimozione completa del catetere che deve fuoriuscire mantenendo il padiglione verso l’alto. E’ importante che non rimanga urina in vescica • è utile tenere un diario dove annotare la quantità e la qualità dell’urina LE COMPLICANZE E’ importante che l’operatore sanitario istruisca il paziente o il caregiver anche su come affrontare eventuali problemi derivanti dal C.I.C. : • se non si riesce ad inserire il catetere, non insistere nel provare, è utile fare un bagno caldo affinchè questo aiuti a rilassarsi. Aspettare un po’ di tempo e poi provare di nuovo • se non si riesce a togliere il catetere dopo lo svuotamento, aspettare qualche minuto eseguendo alcuni colpi di tosse per favorire il rilassamento dello sfintere, probabilmente poi uscirà senza difficoltà 50 • alcune macchie di sangue nelle urine o sul catetere non devono preoccupare, la causa probabilmente è da ricercare in una leggera irritazione, tuttavia se il problema persiste o si aggrava, è bene consultare lo specialista • se l’urina diventa maleodorante, torbida o se compare febbre probabilmente c’è un infezione in atto, in tal caso è bene consultare lo specialista avendo cura di portare con se un campione di urina • non eseguire il cateterismo prima del tempo stabilito. Esso deve essere praticato sulla guida dello stimolo o ad orari fissi, per evitare sovradistensioni della vescica • non sospendere il cateterismo per mancanza di cateteri, è bene tenere sempre una piccola scorta • mantenere una corretta idratazione • sottoporsi periodicamente ai controlli consigliati dallo specialista • eseguire mensilmente un controllo dell’esame delle urine ed una urinocoltura. E’ da precisare che la sola presenza di una urinocoltura positiva senza sintomi clinici d’infezione non richiede terapia antibiotica, tuttavia un’appropriata idratazione associata ad acidificazione urinaria (vit. C ) e l’eliminazione del residuo vescicale, permettono un sufficiente controllo della batteriuria. Altre complicazioni come false strade, stenosi, lesioni uretrali sono piuttosto rare e spesso più in relazione ai materiali che alla metodica in se, inoltre l’impiego dei nuovi materiali “low-friction” hanno ridotto notevolmente tali complicanze. Torna all’indice 51 CONCLUSIONI In sostanza il C.I.C. riunisce il pregio dell’efficacia terapeutica a quelli della semplicità di esecuzione e di gestione. Altro elemento positivo da considerare è che il peso economico del trattamento non è a carico delle famiglie, in quanto l’attuale nomenclatore consente la fornitura gratuita del materiale.Sono quindi difficilmente giustificabili atteggiamenti di rifiuto a tale metodica, e comunque l’esperienza insegna che, dopo una iniziale diffidenza, molti pazienti e le loro famiglie, una volta constatati i risultati ottenuti, divengono entusiasti sostenitori del C.I.C. Torna all’indice 52 La Procedura del Cateterismo intermittente Durante l’addestramento si sceglierà il catetere della “giusta misura” che in genere è di calibro 12-14 Ch nell’adulto e di 810 Ch nel bambino. La frequenza dell’autocateterismo dipende dalla persona e dalla capacità o meno di urinare da soli. Coloro che non sono affatto in grado di urinare avranno bisogno di effettuare il cateterismo 4-5 volte al giorno; coloro che riescono ad urinare possono averne bisogno solo 1-2 volte al giorno. E’ bene tenere presente comunque che, per evitare l’incontinenza, è bene mantenere il volume residuo al di sotto dei 200-250 ml. LA TECNICA del C.I.C. • salvo diversa indicazione dello specialista prima di introdurre il catetere il paziente deve urinare , magari aiutandosi facendo pressioni ripetute sull’addome • tenere tutto l’occorrente in modo tale da poterlo raggiungere con facilità • lavarsi le mani con acqua e sapone • a seconda del tipo di catetere autolubrificante utilizzato, inserire dell’acqua all’interno della confezione, secondo le istruzioni. Dopo 30 sec. il catetere è pronto all’uso. Oppure aprire la fialetta contenente gel lubrificante posta all’interno della sacca di raccolta delle urine. • se si utilizza un catetere non lubrificato, spalmarlo con il gel lubrificante 53 nella donna: • separare le grandi labbra della vulva e lavare con acqua e sapone la zona circostante l’orifizio uretrale. Lavare con movimenti dall’alto verso il basso in direzione del retto per evitare contaminazioni. Si invita la paziente a sedersi con le gambe ben divaricate; le prime volte può aiutarsi ad individuare l’orifizio uretrale utilizzando uno specchietto ed eventualmente una lampada , inserire il catetere nell’uretra finche l’urina inizia a defluire. • quando il flusso urinario s’interrompe, rimuovere lentamente il catetere. Se l’urina ricomincia a defluire, bloccare la rimozione del catetere fino a quando il flusso non s’interrompe di nuovo. Continuare in tal modo fino alla rimozione completa del catetere che deve fuoriuscire mantenendo il padiglione verso l’alto. E’ importante che non rimanga urina in vescica • è utile tenere un diario dove annotare la quantità e la qualità dell’urina nell’uomo: • scoprire e lavare il glande con acqua e sapone (di norma è sufficiente lavarsi al mattino ed alla sera anche se la vescica viene svuotata più volte al giorno) • tenere il pene inclinato verso l’addome, non schiacciare l’uretra poiché ciò può ostacolare l’inserimento del catetere • con cautela inserire il catetere nell’uretra, talvolta può essere più difficile inserirlo subito in vescica, in questi casi è bene informare il paziente che deve fermarsi, rilassarsi facendo respiri profondi e successivamente 54 premere leggermente, ma in modo fermo, sino a quando l’urina non inizia a defluire • quando il flusso urinario s’interrompe, rimuovere lentamente il catetere. Se l’urina ricomincia a defluire, bloccare la rimozione del catetere fino a quando il flusso non s’interrompe di nuovo. Continuare in tal modo fino alla rimozione completa del catetere che deve fuoriuscire mantenendo il padiglione verso l’alto. E’ importante che non rimanga urina in vescica • è utile tenere un diario dove annotare la quantità e la qualità dell’urina Torna all’indice 55 Ginnastica vescicale prima di rimuovere il catetere? Da sempre è una delle domande che più frequentemente viene posta. Ma cos è la ginnastica vescicale: Troviamo per prima cosa una definizione: La ginnastica vescicale…………………………………………………………………. La non definizione è una provocazione, in quanto allo stato attuale non esistono in letteratura definizioni sulla ginnastica vescicale. Ma come viene eseguita la ginnastica vescicale. Si chiude il catetere per due ore e si riapre per far refluire l’urina, si continua fino a quando il paziente avverte lo stimolo alla minzione. Si chiude il catetere per tre ore e si riapre per far refluire l’urina, si continua fino a quando il paziente avverte lo stimolo alla minzione. Si chiude il catetere non ad intervalli prefissati e si riapre quando il paziente avverte lo stimolo alla minzione. Queste sono solo alcuni dei svariati sistemi per eseguire la ginnastica. Non vengono presi in considerazione lo stato vigile o meno del paziente, l’autonomia o la non autosufficienza, le patologie di base, l’idratazione endovenosa o per via orale, l’uso di diuretici. Tutte queste variabili fanno si che la procedura sia un fatto che l’infermiere gestisce in base alle sue conoscenze professionali. 56 Non esistono però in letteratura Linee guida o procedure o protocolli su come eseguire la ginnastica vescicale. Tale pratica sembra sia nata da una traduzione in Italiano del termine Bladder (vescica) Training (allenamento/ginnastica), che nel gergo inglese ha tutt’altro che il significato di ginnastica della vescica. Finalmente ci sono delle evidenze. Il centro studi EBN, (Evidence based Nursing) attualmente il miglior sito sulle evidenze Chiari con sede a Bologna, presso il S. Orsola Malpighi ha eseguito un lavoro di ricerca nelle maggiori banche dati mediche ed infermieristiche mondiali.Fra le migliaia di documenti controllati solo tre, corrispondevano alle richieste dei verificatori. Ginnastica vescicale versus ginnastica mentale Esperienze 2001 A.Apostoli, C. Massardi,V. Pinsi, L. Magri, E. Zanetti Questa ricerca effettuata dal Gruppo di ricerca geriatrico di Brescia mette in evidenza come la pratica della ginnastica vescicale sia “tempo assistenziale rubato” all’infermiere che potrebbe occuparlo per tenersi aggiornato. Intermittens versus indwelling catheteres for older patients with hip fractures. Journal of clinical nursing 2002 L. Johansson, E. Athlin,L. Frykholm,H.Bolinder,G. Larsson 57 Studi di comparazione tra il cateterismo intermittente ed il cateterismo a permanenza nei pazienti con fratture dell’anca Va praticata la ginnastica vescicale prima di rimuovere il catetere Assistenza infermieristica e ricerca 2001 Paola Gobbi In questa ricerca tratta dalla ben nota rivista della Paola di Giulio la nostra collega Paola Gobbi evidenzia come alcuni studi eseguiti già alla fine degli anni 80 non dimostravano alcuna differenza alla minzione tra pazienti ai quali veniva tolto il foley alla fine del tempo previsto per la permanenza e a pazienti ai quali veniva eseguita la ginnastica vescicale, prima di rimuovere il foley. Perché cari colleghi, l’atto della minzione è molto complesso, entrano in campo tutta una serie di meccanismi neurologici molto complessi, e per far sì che la minzione si svolga in maniera corretta, occorre una sinergia tra il detrusore che “spinge” l’urina ad uscire e lo sfintere che si rilascia correttamente. Dove ciò non accade, ci sono dei problemi che vanno studiati con gli studi urodinamici. Quindi, dove esistano ancora delle resistenze a ricorrere alla ginnastica, prima di rimuovere il catetere, fate in modo che il tutto sia trascritto nel diario da parte del medico prescrivente, compresi i tempi della chiusura e della riapertura del catetere. Anche se il modo migliore resta senz’ altro la presentazione alla componente medica delle evidenze. Torna all’indice 58 La rimozione del catetere vescicale Materiale occorrente: Guanti monouso Telino monouso non sterile Bacinella renale Materiale per igiene Siringa da 10/20 cc. Pappagallo Procedura Attività Lavaggio delle mani Informare il paziente Indossare i guanti e praticare l’igiene (se non autosufficiente) Cambiare i guanti Aspirare con la siringa la quantità di sol. Fisiologica contenuta nel palloncino Sfilare delicatamente il catetere Osservare il catetere Informare il paziente circa i comportamenti da assumere Controllare l’avvenuta minzione spontanea ed il colorito della stessa Motivazione Diminuisce la flora batterica Favorisce la sua collaborazione Facilita la rimozione ed evita la migrazione di microrganismi verso la vescica durante le manovre di rimozione Annulla l’ancoraggio del catetere in vescica Evita traumi Per riscontrare malformazioni del foley o presenza di struvite Rassicura il paziente Valutare possibili complicanze E se il foley non si toglie? Esistono alcune procedure per poter rimuovere un catetere, che per vari motivi non dovesse sfilarsi. Solamente 2 però sono quelle infermieristiche: Torsione del foley a dx e sx mantenendo sempre la siringa in aspirazione Taglio del catetere a circa 5 cm da meato per far refluire la sol. Fisiologica a causa di una valvola difettosa. Ci potrebbero essere sulla punte del foley alcuni depositi di struvite o il palloncino non ha ripreso la sua posizione originale Consiglio prima di tagliare il foley di posizionare una spilla da balia sul foley stesso per evitare che se il foley non esca lo stesso almeno non entri in vescica. Le restanti procedure sono mediche, ed è a questo punto che contattiamo l’urologo. Un appunto finale NON usate l’etere per far scoppiare il palloncino perché potrebbe provocare una rottura traumatica della vescica Torna all’indice 59 L’ostruzione del catetere a domicilio: cause e possibili soluzioni PH urine e calcolosi - a cura di L. Urbani La presenza nelle vie urinarie di microrganismi produttori di ureasi, quali il Proteus, Pseudomonas, Stafilococchi, Klebsielle, determina il formarsi di calcoli di fosfato ammonio magnesiaco. Questo enzima scinde l’urea in ammoniaca e anidride carbonica. L’ammoniaca si idrolizza poi ad ammonio aumentando così il pH attorno a 8-9. L’anidride carbonica si idrata ad acido carbonico e si dissocia poi in carbonato che precipita insieme al calcio come calcio carbonato.L’ammonio fa precipitare il fosfato e il magnesio nel triplo sale fosfato ammonio magnesiaco il cui nome è semplicemente: struvite. Proteus ed altri microrganismi produttori di ureasi pH pH UREA NH3 CO2 + NH NH44+ H2CO3 88 ~~ 99 37° supersaturazione cristallizzazione CO32PO43- NH4+ Mg2+ MgNH4PO4 ( struvite ) CaCO CaCO33 Possibile la formazione di calcolo misto di calcio-carbonato e struvite L.URBANI La presenza di un corpo estraneo nel tratto urinario e una vescica neurologica associata a trauma, ictus e condizioni simili sembra contribuiscano all’infezione e alla tendenza a formare calcoli di struvite. 60 Mentre nei pazienti con vescica neurologica, l'immobilità e le anormalità del bilancio del calcio e del magnesio nelle urine probabilmente sono in grado di contribuire alla formazione di calcoli. Qualora sia presente un catetere, esso stesso è in grado di agire da nucleo per la formazione e la crescita del calcolo di struvite. I fosfati di calcio si formano a pH di 6,6 o più alto, mentre i fosfati di magnesio e ammonio precipitano a pH di 7,2 o più alto ad una temperatura di circa 37 gradi. Alla luce di quanto esposto viene proposta l’applicazione di routine del protocollo di sorveglianza del catetere ai pazienti a domicilio. Esso si basa fondamentalmente sull’uso sistematico del multistisck per l’esame estemporaneo dell’urina. Il dato che dovrà essere rilevato con attenzione è il pH che normalmente è di 5-7. Se viene riscontrato un valore superiore a pH 7 in un campione di urine fresche è opportuno effettuare un controllo ravvicinato. Se alla visita successiva il valore rientra nei limiti si effettueranno visite e controlli normali. Viceversa se alla visita successiva il valore del pH si conferma o adddirittura è in aumento è opportuno contattare il medico di base, che valuti la necessità di prescrivere un acidificante per le urine, quale ammonio cloruro per os (solitamente 500 mg per 3 volte al di o maggiore, secondo le indicazioni del medico e le condizioni del paziente). Se ai successivi controlli ravvicinati il valore è rientrato si ritorna, all’assistenza normale. Se invece, nonostante la terapia con acidificante, il valore si mantiene elevato si deve programmare un esame completo e colturale delle urine. I prelievi vanno effettuati preferibilmente al mattino e immediatamente recapitati, al Laboratorio di Microbiologia, specificando che si tratta di prelievo da catetere ed eventuale terapia antimicrobica in atto. I prelievi per l’esame colturale possono essere, eventualmente, conservati in frigorifero per non oltre 24 ore. I prelievi per l’esame completo vanno effettuati su un campione di urine fresche. Con i risultati contattare il medico curante (eventualmente l’urologo) per la prescrizione di eventuale terapia. Se dopo la terapia il valore del pH rientra si attua l’assistenza normale. 61 Nell’eventualità che persista un valore alcalino elevato è opportuno che, in accordo con il medico di base, si contatti l’Urologia per un trattamento specialistico. PROTOCOLLO PROTOCOLLO SORVEGLIANZA SORVEGLIANZACATETERE CATETERE rilevazione rilevazione stick stick controlli controlli ravvicinati ravvicinati aumentato pH > 7 normale pH 5 - 7 valore normale controlli e visite normali terapia terapiamirata mirata urologo urologo/ /curante curante pH normale persiste pH alcalino acidificare acidificare urine urine persiste pH alcalino prelievo prelievoper per coltura colturaeechimico chimico visite visitefrequenti frequenti Contattare Contattarel'Urologia l'Urologiaper per un untrattamento trattamentospecialistico specialistico L.URBANI Nell’attesa della definizione di un protocollo operativo per la prevenzione della calcolosi vescicale, in alcuni pazienti e solo in pazienti che hanno ripreso la minzione o comunque non presentavano ristagno vescicale, la sola rimozione del catetere ha dato risultati veramente efficaci per il ritorno delle urine nella norma. Il problema rimane per chi del catetere non può fare a meno. Nel caldeggiare l’adozione del suddetto protocollo intendo sottolineare alcune cose. L’importanza rispetto all’esiguità dell’investimento è a mio avviso notevole, soprattutto per pazienti e famiglie, che sono i maggiori beneficiari. Rilevante risulta pure la ricaduta in termini di risparmio economico dovuta ad una tempestiva e precoce attuazione di terapie mirate. Molto riguardo l’assistenza infermieristica, soprattutto a domicilio, è ancora da definire e come avviene nella scienza che si basa sulla continua scoperta di principi che invalidano principi e leggi precedenti, così per l’infermieristica si possono trovare spazi e indirizzi di ricerca ed applicazione sperimentale. Torna all’indice 62 Le linee Guida Prevenzione delle infezioni delle vie urinarie nei pazienti cateterizzati: un progetto nazionale Le infezioni delle vie urinarie (IVU) associate a cateterismo urinario rappresentano una complicanza molto frequente e in alcuni casi grave: il 5% circa dei pazienti ricoverati in ospedale contrae, infatti, una infezione durante la degenza e il 40% di queste si localizza al tratto urinario. Il 30-40% delle batteriemie ospedaliere da gram negativi fa seguito ad una infezione delle vie urínarie. In Italia, si possono stimare circa 190.000 IVU ogni anno (475.000 infezioni ospedaliere su 9.500.000 di ricoveri, di cui il 40% IVU), con 9.500 batteriemie (lo 0,5% delle IVU si associa a batteriemia) e 2.850 decessi (la mortalità nei pazienti con batteriemia è pari a 309/0 circa). Molti studi hanno dimostrato che una quota consistente delle TU (il 40% circa) è prevenibile migliorando l'aderenza a standard professionali per quanto concerne sia il ricorso al cateterismo urinario, che l'assistenza prestata al paziente cateterizzato. Si può quindi stimare che adottando adeguate misure di controllo sarebbe possibile prevenire in Italia ogni anno 76.000 infezioni delle vie urinarie, 3.800 batteriemie e 1.140 decessi. Per questi motivi, il Comitato Nazionale per la valutazione della qualità tecnico-scientifica ed umana degli interventi sanitari ha promosso una progetto nazionale mirato a prevenire i casi di infezioni delle vie urinarie ospedaliere attribuibili a problemi di qualità dell'assistenza. Articolazione del progetto Il progetto è stato proposto a tutte le Commissioni Regionali per la promozione della qualità dell'assistenza e pubblicizzato attraverso articoli pubblicati sulle principali riviste mediche ed infermieristiche. Al progetto hanno aderito inizialmente 120 ospedali di 12 regioni. Il progetto si articola nelle seguenti fasi: a. Acquisizione di informazioni generali sugli ospedali partecipanti attraverso un questionario conoscitivo, con l'obiettivo di valutare la rappresentatività degli ospedali aderenti alla iniziativa e ottenere informazioni sulle risorse disponibili. b. Pianificazione e conduzione di una indagine di prevalenza che consenta in ciascun ospedale di individuare i principali problemi esistenti e i reparti bersaglio dei programmi di intervento e di valutare la possibilità di utilizzare il laboratorio come fonte informativa routinaria per la sorveglianza delle IVU. c. Pianificazione di interventi nelle diverse aree assistenziali di interesse, che sono: - diagnosi di infezione urinaria; - utilizzo del catetere urinario; - tipo di drenaggio utilizzato; - assistenza infermieristica al paziente cateterizzato: - uso di antibiotici per profilassi o terapia. Per ciascuna di queste aree verranno definite linee-guida specifiche, individuati i criteri di valutazione, le modalità di rilevazione dei dati sulle pratiche in uso, le modalità di intervento e di valutazione di questo. Indagine conoscitiva 95 ospedali di 12 regioni hanno completato e rinviato il questionario conoscitivo iniziale. Da questo emerge chiaramente come gli ospedali che hanno aderito siano ospedali selezionati per un maggior interesse e sensibilizzazione al problema delle infezioni ospedaliere: due terzi hanno istituito il Comitato e un terzo dispone di una o più infermiere addette al controllo delle infezioni. Ciò nonostante gli interventi attuati sono ancora poco sistematici e non coprono tutte le dimensioni del problema infezioni urinarie nei cateterizzati: la 63 metà circa degli ospedali ha definito almeno un protocollo assistenziale per la prevenzione delle IVU, ma tale proporzione scende al 14% e al 10% se si considerano, rispettivamente, la diagnosi di IVU e l'uso di antibiotici nel paziente cateterizzato. Inoltre, solo un terzo degli ospedali ha avviato un programma di sorveglianza di queste infezioni e solo nel 14% degli ospedali vengono utilizzati a tale scopo i dati di laboratorio, nonostante le IVU rappresentino la localizzazione di infezione che più si presta all'utilizzo di tale fonte informativa routinaria. Un terzo degli ospedali ha effettuato studi di valutazione delle pratiche, soprattutto mirati alle pratiche infermieristiche. Studio di prevalenza Sessantacinque ospedali di 12 regioni hanno completato nel 1995 l'indagine di prevalenza. Da questa indagine emerge come, nonostante gli ospedali che hanno aderito all'iniziativa siano selezionati per un maggior interesse e sensibilizzazione al problema delle infezioni ospedaliere, esistano numerosi problemi di qualità dell'assistenza, che necessitano di interventi preventivi. In particolare: a. il 18% dei pazienti ricoverati il giorno dello studio era portatore di un catetere vescicale a permanenza e l'8% era stato portatore nel precedente periodo di degenza; la prevalenza di cateterismo era molto elevata soprattutto nei reparti intensivi e chirurgici; b. nel 37% dei casi il ricorso al cateterismo era motivato dall'intervento chirurgico, nel 17% dei casi da incontinenza urinaria; c. nel 55% dei pazienti cateterizzati veniva utilizzato un drenaggio a circuito aperto, con la seguente distribuzione per specialità: reparti di chirurgia generale (26%), medicina generale (24%), ortopedia (17%), ostetricia e ginecologia (14%). urologia (12%), neurologia (7%); d. nel 7 1 % dei casi le urinocolture venivano eseguite per controllo di routine e solo nel 14% dei casi per insorgenza di sintomi specifici; e. il 74% dei pazienti cateterizzati era trattato con antibiotici, nel 20% dei casi per profilassi diversa da quella chirurgica. Nel 6% dei pazienti non vi era una chiara indicazione alla somministrazione di antibiotici. Da questi risultati molto generali emerge un frequente ricorso al cateterismo urinario, soprattutto nel periodo perioperatorio, mentre bisognerebbe ricorrere a tale pratica solo in casi molto selezionati. E’ancora drammaticamente diffuso l'uso di drenaggi urinari aperti che espongono il paziente ad un rischio inaccettabile di contrarre una IVU. Le indicazioni alla esecuzione di urinocolture ed alla somministrazione di antibiotici nel paziente cateterizzato necessitano di essere riesaminate perché non sembrano rispondere ad un razionale scientifico. Definizione di linee guida "Uso del catetere e assistenza Infermieristica" Come primo momento della fase operativa di intervento, è stato individuato un gruppo di esperti a livello nazionale, che ha rivisto criticamente la letteratura di interesse e ha formulato norme di buona pratica clinica (linee-guida), relativamente alle indicazioni all'uso dei cateterismo urinario ed alla assistenza infermieristica. Tali linee guida rappresenteranno lo standard assistenziale da raggiungere attraverso i programmi di intervento. Hanno partecipato alla definizione delle linee guida diverse figure specialistiche (epidemiologi, infettivologi, urologi farmacisti, infermiere addette al controllo delle infezioni); sono, in preparazione analoghe linee-guida per quanto concerne la diagnosi di infezione urinaria e l'uso di antibiotici nel paziente cateterizzato. Le linee guida si articolano in due parti: a. una prima parte che sintetizza le evidenze scientifiche disponibili sui fattori di rischio e le misure preventive e riporta la bibliografia di riferimento; 64 b. una seconda parte che contiene le raccomandazioni vere e proprie classificate sulla base della disponibilità di evidenze scientifiche esaustive e affidabili. Poiché questo materiale può essere utile anche ad ospedali non partecipanti direttamente al progetto, è stato ritenuto utile diffonderlo, Maria Luisa Moro Partecipanti al gruppo di esperti che coordina il Progetto "Prevenzione delle IVU nei pazienti cateterizzati”: Walter Cortecchia, Cesarina Curti, Maria Pia Dametto, Olga Di Todaro, Tommaso Langiano, Giovanna Marchiaro, Maria Luisa Moro, Nicola Petrosillo, Carlo Salis, Giovanna Scroccaro. L'analisi dei dati dello studio di prevalenza è stata curata da Daniela Redaelli e Pietro Gioia. Ministero della Sanità Comitato Nazionale per la valutazione della qualità dell'assistenza Prevenzione delle infezioni delle vie urinarie (IVU) nei pazienti cateterizzati: uso di catetere e assistenza infermieristica Walter Cortecchia (Clinica Urologica, S. Orsola-Malpighi, Bologna), Cesarina Curti (Servizio di Farmacia, S. Raffaele, Milano), Maria Pia Dametto (Infermiera addetta al controllo delle infezioni, Ospedale dei Battuti, Treviso), Olga Di Todaro (Infermiera addetta al controllo delle infezioni, S. Orsola-Malpighi, Bologna), Maria Luisa Moro (Istituto Superiore di Sanità, Roma), Nicola Petrosillo (Centro di Riferimento AIDS e Servizio di Epidemiologia delle Malattie Infettive, Ospedale Spallanzani, Roma), Carlo Salis (Servizio di Farmacia, Ospedale di Treviglio) PARTE 1 EVIDENZE ESISTENTI SULLA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DELLE VIE URINARIE FATTORI DI RISCHIO E MISURE PREVENTIVE Fonti di infezìone e meccanismi di trasmissione Nei pazienti cateterizzati, i patogeni responsabili dell'infezione possono far parte della flora endogena del paziente (ed avere accesso alla vescica al momento dell'inserzione del catetere o risalire lungo il foglietto mucoso periuretrale tra catetere e mucosa uretrale durante la cateterizzazione), oppure provenire da fonti esogene (e risalire in vescica all'interno del lume del catetere), per contaminazione crociata da altri pazienti, dal personale ospedaliero oppure attraverso attrezzature contarninate. Le principali fonti di infezione urinaria sono, quindi, costituite da: 1. L'area periuretrale. Kunin e Steele hanno rilevato come l'uretra sia normalmente colonizzata da batteri gram positivi: nel pazienti cateterizzati tale flora viene sostituita gradualmente da batterí gran negativi, man mano che aumenta la durata della cateterizzazione1. Nelle donne cateterizzate è, 65 più frequente che non negli uomini la colonizzazione períuretrale e la successiva risalita di microrganismi in vescica attraverso tale via2 Daifuku ha stimato che il 70% degli episodi di batteriuria nelle donne si verifichino attraverso la via perìuretrale e che nella maggior parte dei casi i microrganismi provengano dalla flora rettale2. Negli uomini, invece, la maggior parte delle infezioni si verifica per via intraluminale e i microroanismi responsabili vengono trasmesgi per via crociata. Le mani del personale durante l'inserzione o la gestione del sistema di drenaggio. In diverse epidemie, è stato dimostrato come le mani del personale abbiano svolto un ruolo fondamentale nella trasmissione delle infezioni, trasportando microrganismi provenienti da altri pazienti infetti o colonizzati o attraverso la contaminazione di detergenti o soluzioni antisettiche per le mani3,4 Schaberg5 ha studiato il ruolo delle infezioni crociate (trasmesse dalle mani del personale) in situazioni non epidemiche: il 15,5% di 194 casi di infezione urinaria si sono verificati nell'ambito di cluster (isolamento di microrganismi della stessa specie e genere, con uguale antibiogramma, da pazienti ricoverati nello stesso reparto durante lo stesso periodo di tempo). Nei casi verificatisi nel corso di cluster, i microrganismi più frequentemente responsabili erano Pseudomonas aeruginosa, Serratia marcescens e Citrobacter freundii; nei casi sporadici, invece, il microrganismo più frequentemente in causa era Escherichia coli. Nelle infezioni appartenenti a cluster, erano più frequenti i ceppi antibioticoresistenti. 2. 3. Strumenti o attrezzature contaminate. Sono state descritte epidemie causate da cistoscopi, attrezzature per urodinamica, contenitori per urine, padelle contaminate6. 1 possibili punti di accesso dei microrganismi nel sistema di drenaggio urinario sono: - il rubinetto della sacca di drenaggio al momento in cui questa viene svuotata, se non vengono rispettate misure di asepsi; - l'anello di gomma per il prelievo di campioni urinari, se non manipolato in asepsi; - il punto di connessione tra sacca di drenaggio e catetere, se questo viene aperto; - lo spazio tra catetere ed uretra. I microrganismi possono, quindi, entrare all'interno del sistema di drenaggio urinario e risalire per via intraluminale oppure ascendere all'estemo della superficie del catetere, nello spazio esistente tra uretra e catetere. Poiché le urine rappresentano un terreno favorevole alla crescita della maggior parte di microrganismi, il sistema di drenaggio urinarlo è molto suscettibile a qualsiasi contaminazione dall'esterno, anche a carica batterica bassa. E stato, infatti, dimostrato che i batteri che hanno accesso alla sacca di drenaggio urinario possono essere rinvenuti dopo 24-48 ore in vescica7 e che i microrganismi una volta arrivati in vescica, anche se in carica bassa (ad esempio < 100 ufcl/ml), si moltiplicano in meno di 24 ore fino ad arrivare a cariche superiori a 100.000 batteri/ml8. Un importante meccanismo fisiopatologico, chiarito in questi ultimi anni, è rappresentato dalla capacità di alcuni microrganismi di aderire e crescere sulla superficie del catetere. 1 patogeni urinari possono essere suddivisi in due grandi classi9: quelli che crescono nelle urine e quelli che crescono sulla superficie del catetere. 1 microrganismi appartenenti a questa seconda categoria aderiscono alla superficie del catetere e producono una matrice extracellulare di glicocalice batterico nella quale si nascondono. Nel biofilm vengono successivamente incorporate proteine dell'ospite 66 (proteina di Tamm-Horsfall) e sali urinari che portano alla formazione di incrostazioni del catetere. I batteri che crescono attraverso questo meccanismo sono quelli appartenenti al generi pseudomonas e proteus. Fattori di rischio Cateterismo singolo L'incidenza di IVU associata ad una cateterizzazione singola (il catetere viene inserito e rimosso) varia da 1 a 3% nel diversi studi, anche se in particolari gruppi di pazienti (anziani, debilitati, donne in gravidanza) il rischio può essere molto più elevato10. Le infezioni associate a cateterismo singolo sono attribuibili a microrganismi che hanno accesso diretto alla vescica durante l'inserzione del catetere. Cateterismo a permanenza: sistema di drenaggio aperto Nel pazienti sottoposti a cateterismo a permanenza (il catetere viene inserito e lasciato in situ per un determinato periodo di tempo), il rischio di IVU è maggiore rispetto al cateterismo singolo e varia in relazione al tipo di drenaggio utilizzato e alla durata del cateterismo. 1 primi sistemi di drenaggio aperto erano costituiti da un tubo connesso al catetere che drenava in una bottiglia aperta, ad alto rischio di contaminazione dall'esterno; negli ospedali italiani sono ancora molto diffusi sistemi di drenaggio urinario caratterizzati da sacche monouso di plastica, che devono essere cambiate ad intervalli regolari, man mano che si riempiono di urina. Tali sistemi si associano ad un rischio molto elevato di contaminazione: per cambiare la sacca si deve, infatti, interrompere periodicamente il ciclo chiuso, con successivo rischio di contaminazione della giunzione catetere-tubo di drenaggio e risalita di microrganismi in vescica. I sistemi di drenaggio a circuito chiuso, invece, non solo drenano in una sacca chiusa all'esterno, ma sono dotati di un rubinetto sulla sacca di drenaggio, che ne consente il periodico svuotamento, senza dover mai interrompere il circuito chiuso: tali sistemi hanno consentito di ridurre in modo considerevole il rischio di IVU, soprattutto nel pazienti con cateterismi di breve durata. I Centers for Disease Control (CDC) raccomandano l'utilizzo di cateteri a ciclo chiuso in tutti i pazienti cateterizzati, come la misura più efficace a prevenire l'insorgenza di IVU11. E’ importante che il drenaggio sia dotato di un sito per il prelievo delle urine direttamente dal catetere, in modo da evitare la disconnessione del circuito. Sono state proposte anche altre modifiche al drenaggio a circuito chiuso, quali sfiatatoi per l'aria, gocciolatoi, valvole antireflusso (per impedire il reflusso di urine in vescica nel caso di malposizionamento della sacca): non esistono, però, dati in grado di dimostrarne l'efficacia nel prevenire l'accesso di microrganismi in vescica11. L'incidenza di infezioni delle vie urinarie nei pazienti con drenaggio aperto può arrivare all'85-100% nell'arco di 3-4 giorni. Nel pazienti con drenaggio chiuso, invece, l'incidenza di IVU varia da 8 a 27/100 cateterizzati nei diversi studi. Tra il 1966 e il 1990 è stato osservato un trend in diminuzione della incidenza di IVU in pazienti cateterizzati, in studi effettuati in popolazioni simili: l'incidenza di infezioni associate a catetere negli studi più recenti era pari a 10%. Cateterismo a permanenza: durata L'incidenza di IVU nel pazienti cateterizzati aumenta progressivamente in relazione alla durata di cateterizzazione: anche utilizzando sistemi di drenaggio chiuso, l'incidenza di infezioni è del 567 10% al giorno; circa il 50% dei pazienti cateterizzati per più di 7-10 giorni sviluppa una batteriuria e quasi il 100% dopo 30 giorni di cateterismo6. Contaminazione della sacca di drenaggio Diversi autori hanno evidenziato che la contaminazione della sacca di drenaggio comporta un aumento del rischio di infezioni urinarie per via ascendente intraluminale: Platt12 ha stimato un aumento del rischio di infezione in questi pazienti pari a quasi quattro volte. Burke13, combinando i dati rilevati nell'ambito di quattro studi sperimentali controllati sull'antisepsi del meato uretrale, ha osservato come fossero molto frequenti errori nell'assistenza al paziente cateterizzato: nell'11,5% dei 1927 pazienti studiati la giunzione tra catetere e tubo di drenaggio era stata disconnessa, nel 20,5% la sacca era stata mal posizionata, nell'1,5% il rubinetto di svuotamento della sacca era stato posizionato in modo non corretto. Nei pazienti in cui la sacca o il rubinetto erano stati mal posizionati l'incidenza di batteriuria era significativamente maggiore rispetto al pazienti in cui non era stato notato alcun errore. Warren14 ha rilevato come la dsconnessione tra catetere e tubo di drenaggio si associasse ad una incidenza più elevata di batteriuria nello stesso giorno in cui si era verificata la disconnessione (11 % nel pazienti con disconnessione vs. 4% nel pazienti senza). Misure preventive Le misure preventive proposte in letteratura possono essere suddivise in misure mirate a ridurre l'uso di catetere vescicale, misure mirate a prevenire le infezioni endogene (colonizzazione dell'area periuretrale e infezione per via ascendente extraluminale) e in misure mirate a prevenire le infezioni esogene (batteri provenienti per via ascendente intraluminale da sacca di drenaggio o tubo contaminati). Riduzione dell'uso di catetere vescicale Negli Stati Uniti il 10% dei pazienti ospedalizzati è sottoposto per un periodo anche breve alla cateterizzazione urinaria. Una recente indagine condotta in 60 ospedali italiani nell'ambito del Progetto IVU (infezioni delle vie urinarie) promosso dal Comitato Nazionale per la valutazione della qualità dei servizi sanitari ha evidenziato che su 13.402 pazienti studiati, il 18% era sottoposto a cateterismo vescicale in un dato giorno. Le motivazioni più comuni sono la gestione del paziente chirurgico nella immediata fase postoperatoria e l'assistenza al paziente debilitato, incontinente. Poiché l'esposizione a catetere vescicale a permanenza è associata ad un consistente aumento del rischio di infezione urinarie, anche adottando tutte le misure di controllo raccomandate, tutti i maggiori esperti nel campo delle infezioni urinarie nosocomiali sono concordi nell'affermare che la misura più efficace per ridurre l'incidenza di infezioni urinarie è quella di evitare i cateterismi inutili e tutte le giornate di esposizione non necessarie. Il cateterismo dovrebbe essere eseguito solo in presenza di condizioni cliniche per le quali esistano chiare indicazioni all'uso del catetere e dovrebbe essere rimosso non appena tali condizioni non siano più soddisfatte. Tuttavia, le indicazioni sono spesso generali, si limitano ad indicazioni di massima e possono lasciare il campo aperto a personalismi, scelte improprie ed arbitrarie. Garibaldi. uno dei massimi esperti in questo campo, afferma che l'uso del catetere deve essere limitato alle circostanze in cui è assolutamente necessario e che le indicazioni generalmente accettate per una cateterizzazione short-term" comprendono il trattamento di una ostruzione vescicale, la gestione del paziente incontinente, l'assistenza al post-operato, ove indicato, e il monitoraggio delle urine nel pazienti critici6. Kunin sottolinea, inoltre, che il catetere non dovrebbe mai essere utilizzato per ottenere campioni di urina o di routine prima del parto10. Il Per ridurre il rischio di complicanze infettive dell'apparato urinario, sono stati proposti metodi alternativi alla cateterizzazione con drenaggio uretrale a permanenza, quali ad esempio il cateterismo a intermittenza, la cateterizzazione sovrapubica e il "condom". 68 Il cateterismo a intermittenza rappresenta una pratica standard per il trattamento dei pazienti con lesioni spinali e per i pazienti adulti e pediatrici con vescica neurogena15,16. Per evitare il passaggio del catetere attraverso un'area colonizzata da batteri come quella uretrale, è stato proposto l'utilizzo di cateteri sovrapubici, inseriti in vescica attraverso la parete addominale, superiormente al pube. Tale sistema si è molto diffuso per cateterismi di breve durata in reparti chirurgici ed in terapia intensiva, in alcuni paesi del nord Europa. Non esistono, però, a tutt'oggi trial clinici ben disegnati che dimostrino la superiorità dei cateteri sovrapubici rispetto a quelli uretrali, anche se alcuni studi di dimensioni limitate suggeriscono l'esistenza di un beneficio17. Nei pazienti maschi incontinenti, una alternativa al catetere uretrale è rappresentata da un collettore esterno delle urine applicato sul pene e collegato con una sacca di drenaggio (il "condom"). Tale sistema consente di eliminare i problemi associati alla presenza di un tubo nel tratto urinario, ma il suo utilizzo è limitato dalla possibile insorgenza di lesioni cutanee, macerazioni ed ulcere del pene, dovute all'ambiente umido ed alla pressione esercitata dal condom. Inoltre, le urine all'interno del condom possono contenere una carica elevata di microrganismi e, soprattutto in pazienti agitati e non cooperanti che manipolano frequentemente il condom, si può avere risalita di germi in vescica, con conseguente batteriuria18,20. Prevenzione delle infezioni endogene Dato che queste infezioni sono dovute alla risalita in vescica, per via extraluminale, di germi che colonizzano il meato uretrale, per prevenirle si potrebbe agire a diversi livelli: a. eliminazione della colonizzazione intestinale con potenziali uropatogeni e/o eradicazione dei microrganismi che colonizzano l'arca periuretrale; b. prevenzione dell'adesione dei batteri alla superficie del catetere; c. rimozione dei batteri che colonizzano le urine in vescica prima della insorgenza di infezioni sintomatiche. Per quanto concerne l'eradicazione di microrganismi dall'area periuretrale, nell'ultimo decennio sono stati effettuati numerosi studi clinici controllati randomizzati mirati a valutare l'efficacia protettiva della disinfezione giornaliera (due o tre volte al giorno) del meato uretrale (con sapone, iodiopovidone, creme poliantibiotiche, crema di sulfadiazina di argento), ma in nessun caso si è riusciti ad evidenziare un effetto protettivo di tali misure21,24 . Altri tentativi di prevenire le infezioni endogene sono stati mirati a produrre cateteri di materiali che potessero indurre minori reazioni flogistiche locali (silicone) oppure più resistenti alla adesione batterica (cateteri rivestiti di ioni di argento). In ambedue i casi, però, le evidenze disponibili sono contraddittorie e non definitive. Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato un beneficio dall'utilizzo di tali cateteri, mentre altri non sono stati in grado di dimostrare alcuna riduzione nella frequenza di batteriuria25,27 . Per prevenire l'insorgenza di IVU, è stata proposta l'irrigazione della vescica con soluzioni antisettiche o con antibiotici: anche in questo caso, però, nessuno degli studi effettuati ha dimostrato l'efficacia di tale misura. Warren14 non ha osservato alcun beneficio dall'utilizzo di irrigazione continua con polimixina-neosporina; Davies28 non ha osservato alcuna differenza tra pazienti trattati con irrigazione di clorexidina rispetto a quelli non trattati; Blocklehurst29 non ha potuto dimostrare alcun beneficio dall'utilizzo di noxitiolina. L'irrigazione della vescica, quindi, non solo non è efficace a prevenire le infezioni, ma può aumentare il rischio di batteriuria, a causa della frequente disconnessione del catetere, il cambiamento della flora batterica e l'incremento di ceppi resistenti30. Prevenzione delle infezioni esogene 69 L'introduzione dei cateteri a drenaggio chiuso ha rappresentato il passo in avanti più significativo nella prevenzione delle IVU di origine esogena nei pazienti con cateterismo a permanenza. Tale misura dovrebbe essere adottata in tutti i pazienti cateterizzati. Il circuito chiuso del sistema di drenaggio urinarìo può, però, essere interrotto nel corso dell'assistenza al paziente. La disconnessione del catetere dal tubo di drenaggio si associa ad un aumento del rischio di batteriuria. Platt31 ha dimostrato una diminuzione del rischio di infezione, quando venivano utilizzati cateteri preconnessi al tubo di drenaggio: tali cateteri si sono dimostrati efficaci soprattutto nei pazienti non in trattamento antibiotico. 1 benefici ottenuti con questo sistema sono dovuti alla impossibilità di disconnettere impropriamente il catetere: il costo ne limita, però, la possibilità di diffusione e, quando vengano scrupolosamente adottate metodiche asettiche nella gestione del sistema di drenaggio, il loro utilizzo diviene inutile. Il sistema di drenaggio può essere contaminato anche nel momento dello svuotamento della sacca di drenaggio (impropria manipolazione del rubinetto di svuotamento, utilizzo improprio di contenitori per lo svuotamento). Le mani si possono contaminare con urine infette e possono rappresentare il principale veicolo di trasmissione delle infezioni nell'ambito di fenomeni epidemici. Le mani devono, quindi, essere accuratamente lavate ed asciugate prima di manipolare i sistemi di drenaggio urinario e dopo essere stati a contatto con urine o attrezzature contarminate con urine. Data l'elevata frequenza di contaminazione della sacca di drenaggio, è stata suggerita l'aggiunta di disinfettante alla sacca per impedire la moltiplicazione dei microrganismi e la loro successiva risalita in vescica. Tutti gli studi effettuati in merito non hanno però evidenziato alcun beneficio dalla adozione di tale misura: Gillespie32 non ha osservato alcuna differenza nei pazienti nei quali la sacca veniva disinfettata con clorexidina, rispetto ai pazienti non trattati. Analogamente né Thompson33 , né Sweet34 hanno rilevato alcun beneficio dalla aggiunta alla sacca di drenaggio di H202. Data l'inefficacia di tale misura, i costi associati ed il rischio di insorgenza di ceppi resistenti, la disinfezione periodica della sacca di drenaggio non è raccomandata. Bibliografia 1 . 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Infect Control 1985; 6: 263-266 71 Ministero della Sanità Comitato Nazionale per la valutazione della qualità dell'assistenza Prevenzione delle infezioni delle vie urinarie (IVU) nei pazienti cateterizzati: uso di catetere e assistenza infermieristica Walter Cortecchia (Clinica Urologica, S. Orsola-Malpighi, Bologna), Cesarina Curti (Servizio di Farmacia, S. Raffaele, Milano), Maria Pia Dametto (Infermiera addetta al controllo delle infezioni, Ospedale dei Battuti, Treviso), Olga Di Todaro (Infermiera addetta al controllo delle infezioni, S. Orsola-Malpighi, Bologna), Maria Luisa Moro (Istituto Superiore di Sanità, Roma), Nicola Petrosillo (Centro di Riferimento AIDS e Servizio di Epidemiologia delle Malattie Infettive, Ospedale Spallanzani, Roma), Carlo Salis (Servizio di Farmacia, Ospedale di Treviglio) PARTE Il RACCOMANDAZIONI PER LA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DELLE VIE URINARIE CLASSIFICAZIONE DELLE MISURE PREVENTIVE In questa guida le diverse misure preventive vengono classificate (in accordo con quanto fatto in altri paesi) in relazione alla disponibilità di dati scientifici sulla efficacia ed alla possibile applicazione in diversi contesti ospedalieri. Le categorie utilizzate sono le seguenti: Categoria 1 Misure fortemente raccomandate In questa categoria vengono incluse misure la cui efficacia è supportata da studi clinici controllati o che sono considerate efficaci dalla maggior parte degli esperti nel settore. Le misure comprese in questa categoria vengono considerate di pratica applicazione e devono, quindi, essere adottate da tutti gli ospedali. Categoria Il Misure moderatamente raccomandate Vengono incluse in questa categoria: a. misure sostenute da solide evidenze scientifiche, ma non adottabili in tutti gli ospedali; b. misure supportate da forti motivazioni teoriche ma non studiate adeguatamente. La loro adozione deve essere valutata all'interno di ciascun ospedale. Esistono, poi, misure preventive proposte da alcuni ricercatori, autorità o organizzazioni, per le quali però i dati di efficacia disponibili sono molto contrastanti o insufficienti. Non è quindi possibile allo stato attuale esprimere alcun giudizio sulla loro reale efficacia. Tali misure verranno discusse a parte. INDICAZIONI ALL'USO DEL CATETERE VESCICALE Indicazioni 72 a. 1 cateteri uretrali devono essere inseriti solo in presenza di una precisa indicazione clinica e devono essere rimossi il più presto possibile non appena l'indicazione all'uso cessi di esistere (Categoria 1). Il cateterismo urinario può essere indicato in corso di: 1 . Ostruzione acuta delle vie urinarie e ritenzione urinaria. 2. Disfunzione neurologica permanente della vescica. In questo caso si deve prendere in considerazione per prima la possibilità di un cateterismo a intermittenza. Spesso i pazienti sono addestrati all'autocateterismo a intermittenza. Si ricorrerà al cateterismo a permanenza solo nei casi in cui il paziente non sia in grado di effettuare l'autocateterismo o nei casi di autocateterismo molto difficoltoso. 3. Monitoraggio della diuresi nel pazienti critici (stato di shock, coma, pazienti con alterazioni della coscienza). La pratica di monitorizzare la diuresi è spesso necessaria nel reparti di rianimazione e terapia intensiva e nel centri per trapiantati per la pecuIlarità dei pazienti ivi ricoverati e deve avvenire comunque con l'urinometro. Nei pazienti senza alterazioni della coscienza e collaboranti, il monitoraggio della diuresi può essere effettuato senza fare ricorso al cateterismo vescicale, utilizzando appositi contenitori che raccolgono le urine prodotte dalla minzione spontanea e controllata. 4. Intervento chirurgico che richieda una vescica vuota. Molti interventi urologici (apertura della vescica, chirurgia trans-uretrale della prostata e della vescica, cistopessi e vesciche di sostituzione) necessitano, per il loro buon esito, di un drenaggio delle urine attraverso il catetere. Lo stesso dicasi per alcuni interventi ginecologici o sul tratto gastrointeintestinale. Gli interventi demolitivi sul piccolo bacino richiedono spesso il cateterismo urinario. 5. Trattamento di neoplasie vescicali con farmaci citotossici topici e trattamenti locali intracavitari con cesio radioattivo. 6. Esecuzione di test di funzionalità vescicale, per il tempo strettamente limitato agli stessi. 7. Svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di urinare spontaneamente. 8. Incontinenza urinaria, laddove esistano motivate controindicazioni cliniche all'uso di metodi alternativi al cateterismo uretrale a permanenza, a minor rischio di IVU (pannoloni, terapia farmacologica, ecc.). 9. Gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale. Metodi alternativi a. Nel pazienti con lesione spinale acuta o vescica neurogena è preferibile utilizzare il cateterismo a intermittenza (Categoria II). b. Nel pazienti incontinenti o lungodegenti, è opportuno valutare l'opportunità di ricorrere a metodi alternativi al cateterismo uretrale a permanenza (Categoria Il). I pannoloni sono da preferire nei 73 pazienti con autonomia motoria e nelle donne. Il loro utilizzo prevede una attenta igiene personale, allo scopo di prevenire macerazioni cutance e infezioni batteriche o micotiche. Il condom può essere utilizzato nei pazienti maschi allettati cooperanti. Tipo di catetere a. Per ridurre il rischio di lesioni, utilizzare il catetere delle dimensioni più piccole possibili, in grado di assicurare un buon drenaggio (Categoria II). Per drenare urine chiare usare calibri piccoli (12-14 ch.), per urine torbide cateteri di calibro medio (16-18 ch.), nella piuria e nella macroematuria cateteri di calibro grosso (20-24 ch.). b. In caso di urine fortemente corpuscolate, piuria, macroematuna, per cui si rendono opportuni lavaggi vescicali, è indispensabile usare cateteri a tre vie, per non deconnettere il circuito chiuso (Categoria II). In caso contrario sono preferibili quelli a due vie, in quanto meno costosi e con meno vie di accesso. ASSISTENZA INFERMIERISTICA: MISURE PREVENTIVE RACCOMANDATE I. Personale a. La cateterizzazione uretrale e tutte le manovre assistenziali sul catetere devono essere eseguite solo da personale qualificato (Categoria I). b. Tale ersonale dovrebbe essere aggiornato periodicamente sulle tecniche corrette per la prevenzione infezioni delle vie urinarie nei cateterizzati e sui rischi di complicanze associate al cateterismo vescicale (Categoria II). 2. Lavaggio delle mani Il lavaggio delle mani rappresenta la prima e la più importante misura di prevenzione delle infezioni ospedaliere. Nell'assistenza ai pazienti cateterizzati, il lavaggio delle mani deve sempre essere effettuato, che si usino o meno i guanti (Categoria I): - prima e dopo l'inserzione del catetere; - prima e dopo qualsiasi manipolazione del sistema di drenaggio (prelievi di urine, svuotamento della sacca di raccolta, ecc.). 3. Norme di asepsi durante l'inserimento del catetere a. Il catetere deve essere inserito impiegando tecniche asettiche e presidi sterili (Categoria I) (vedi protocollo allegato). b. Per l'antisepsi del rneato urinarìo, impiegare una soluzione antisettica a base di poliviníl pirrolidone iodio, associazione di clorexidina e cetrimide o derìvati del cloro, in confezione monodose (Categoria II). Analogamente il lubrificante dovrà essere preferibilmente in confezione 74 monodose oppure la confezione dovrà essere manipolata in modo da evitarne la contaminazione (Categoria II). e. Per rendere minimi i traumi sull'uretra devono essere impiegati i cateteri il più possibile sottili, compatibilmente con un buon drenaggio (Categoria II). d. Dopo l'inserimento i cateteri a permanenza devono essere fermati in modo opportuno, per evitare movimenti o trazioni sull'uretra (Categoria II). 4. Drenaggio chiuso sterile a. La misura preventiva più importante nel pazienti cateterizzati è rappresentata dall'uso di sistemi di drenaggio chiusi sterili. E’quindi, fortemente raecomandato l'uso di sacche a circuito chiuso (con rubinetto di drenaggio) (Categoria I). b. Una volta che il catetere sia stato collegato alla sacca di drenaggio, questa non deve mai essere disconnessa per tutta la durata del cateterismo (Categoria I). Norme di asepsi durante le manovre sul sistema di drenaggio Raccolta dei campioni di urina a. Se sono necessarie piccole quantità di urina (ad esempio per esame colturale), la raccolta del campione deve essere effettuata attraverso l'apposito dispositivo precedentemente disinfettato (con soluzione di PVP iodio o derivati del cloro), utilizzando ago o siringa sterili (Categoria I). b. Quantità maggiori di urina, necessarie per particolari analisi. devono essere prelevate asetticamente dalla sacca di drenaggio (Categoria I). Rubinetto di scarico Per prevenire la contaminazione del rubinetto di scarico della sacca di raccolta adottare le seguenti precauzioni (Categoria II): - lavarsi le mani e indossare guanti puliti prima di manipolare il rubinetto; - assicurarsi che il rubinetto non venga mai a contatto con il pavimento; - utilizzare un contenitore pulito per lo svuotamento della sacca di ciascun paziente; - evitare che i bordi del contenitore vengano a contatto con il rubinetto durante lo svuotamento. Irrigazione della vescica 75 a. L'irrigazione della vescica con antibiotici o disinfettanti non riduce il rischio di batteriuria nei pazienti cateterizzati e dovrebbe, quindi, essere evitata (Categoria II). Attualmente l'unica indicazione all'uso di lavaggi urinari è limitata a patologie di interesse urologico (urine fortemente corpuscolate, piuria, macroematuria) e l'irrigazione va eseguita in condizioni di asepsi in sistemi a circuito chiuso utilizzando cateteri a tre vie. b. Quando si verifica l'ostruzione del catetere, è preferibile cambiare il catetere piuttosto che ricorrere a irrigazioni frequenti per eliminare incrostazioni o biofilm (Categoria II). Mantenimento del flusso urinario a. Se possibile, bisognerebbe assicurare il libero deflusso delle urine (Categoria I). b. Per mantere costante il flusso urinario (Categoria II): - evitare le piegature del catetere e del tubo di raccolta; - svuotare regolarmente la sacca di drenaggio; - mantenere la sacca di raccolta sempre sotto il livello della vescica. Intervalli di sostituzione a. I cateteri a permanenza non devono essere sostituiti ad intervalli prefissati (Categoria II). b. Se i cateteri sono ostruiti da incrostazioni o biofilm e preferibile sostituirli piuttosto che effettuare irrigazioni frequenti (Categoria II). Per valutare la presenza di incrostazioni o biofilm ci si può basare sui seguenti criteri: - quando il tubo trasparente che conduce alla sacca presenta dei sedimenti adesi alle pareti interne, è presumibile che le stesse incrostazioni si siano depositate nel lume interno del catetere; - quando si apprezzano dei sedimenti "sabbiosi" alla palpazione del settore terminale del catetere, è opportuno procedere alla sostituzione. ASSISTENZA INFERMIERISTICA: MISURE LA CUI EFFICACIA NON E’ STATA DIMOSTRATA - Disinfezione giornaliera del meato uretrale - Monitoraggio batteriologico dei pazienti cateterizzati - Separazione spaziale del pazienti cateterizzati - Sostituzione del sistema di drenaggio quando il circuito è stato violato - Cateteri impregnati di sali di argento - Aggiunta di disinfettanti alla sacca di raccolta Sintesi delle misure fortemente e moderatamente raccomandate Categoria I Inserire i cateteri uretrali solo in presenza di una precisa indicazione clinica e rimuoverli il più presto possibile non appena l'indicazione all'uso cessi di esistere 76 Assistenza al paziente cateterizzato solo da personale appositamente qualificato Corretto lavaggio delle mani Inserzione del catetere con tecniche asettiche e presidi sterili Utilizzare sacche di drenaggio a circuito chiuso Non scollegare mai la sacca di drenaggio dal catetere Effettuare prelievi di campioni di urina secondo le tecniche asettiche citate nel testo Assicurare il libero deflusso delle urine Categoria IIl Nei pazienti con lesione spinale acuta o vescica neurogena, utilizzare il cateterismo a intermittenza Nei pazienti incontinenti o lungodegenti, valutare l'opportunità di ricorrere a metodi alternativi al cateterismo uretrale a permanenza Utilizzare il catetere delle dimensioni più piccole possibili, in grado di assicurare un buon drenaggio Aggiornare periodicamente il personale sulle tecniche di inserzione e gestione dei catetere Al momento della inserzione dei catetere, disinfettare il meato uretrale con soluzione antisettica appropriata (vedi testo), in confezione monodose Utilizzare lubrificante in confezione monodose Utilizzare i cateteri il più possibile sottili Fissare in modo opportuno il catetere Svuotare la sacca di drenaggio adottando le precauzioni citate nel testo Evitare l'irrigazione della vescica con antibiotici o disinfettanti Se è necessaria l'irrigazione per la presenza di coaguli, adottare tecniche asettiche In presenza di ostruzione dei catetere, è preferibile sostituirlo piuttosto che ricorrere ad irrigazioni frequenti Evitare le piegature dei catetere e del tubo di raccolta Mantenere la sacca di raccolta sotto il livello della vescica Non sostituire i cateteri a intervalli prefissati Torna all’indice 77 Le Linee guida del ministero della sanità inglese Le prime caratterizzate per essere a scadenza (Short Term) Guidelines for preventing infections associated with the insertion and maintenance of short-term indwelling urethral catheters in acute care These guidelines focus on providing evidence-based recommendations for preventing hospital-acquired infections associated with the use of short-to-medium term indwelling urethral catheters in acute care settings. These recommendations are not detailed procedural protocols and need to be incorporated into local guidelines. The recommendations are divided into four distinct interventions: 1. Assessing the need for catheterisation; 2. Selection of catheter type; 3. Aseptic catheter insertion; 4. Catheter maintenance. Intervention 1 Assessing the Need for Catheterisation Catheterising patients places them in significant danger of acquiring a urinary tract infection. The longer a catheter is in place, the greater the danger There is consistent evidence that a significant number of hospital-acquired infections are related to urinary catheterisation.1–4 The risk of infection is associated with the method and duration of catheterisation, the quality of catheter care and host susceptibility. The prevalence of catheterised patients in hospitals in England is 12.6 percent.5 The highest incidence of infection is associated with indwelling urethral catheterisation. 6 Many of these infections are serious and lead to significant morbidity. Between 20 and 30 percent of catheterised patients develop bacteriuria, of whom 2–6 percent develop symptoms of urinary tract infection (UTI).6 The risk of acquiring bacteriuria is approximately 5 percent for each day of catheterisation.7,8 Of patients with a UTI, 1–4 percent develops bacteraemia and, of these, 13–30 percent die.1,2 Duration of catheterisation is strongly associated with risk of infection, i.e., the longer the catheter is in place, the higher the incidence of urinary tract infection.6 Advice from best practice emphasises the importance of documenting all procedures involving the catheter or drainage system in the patient’s records1 and providing patients with adequate information in relation to the need, insertion, maintenance and removal of their catheter.1 1. Only use indwelling urethral catheters after considering alternative methods of management. Category 3 2. Review regularly the patient’s clinical need for continuing urinary catheterisation and remove the catheter as soon as possible. Category 3 3. Document catheter insertion and care. Category 3 References 1. Ward V, Wilson J, Taylor L, Cookson B, Glynn A. Preventing Hospital-Acquired Infection: Clinical Guidelines. London: Public Health Laboratory Service; 1997; 25–29. 2. Wong ES, Hooton TM. Guideline for prevention of catheter-associated urinary tract infections. American Journal of Infection Control 1983; 11(1); 28–36. Journal of Hospital Infection (2001) 47(Supplement): S39–S46 doi:10.1053/jhin.2000.0890, available online at http://www.idealibrary.com on 0195-6701/01/0S0039_08 $35.00/0 © 2001 Crown copyright 3. Dieckhaus KD, Garibaldi RA. Prevention of Catheter-Associated Urinary Tract Infections. In: Abrutytn E, Goldmann DA, Scheckler WE (eds). Saunders Infection Control Reference Service. Philadelphia: W.B. Saunders Co.; 1998; 169–174. 4. Kunin CM. 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Our systematic review1 identified three experimental studies that compared the use of latex with silicone catheters.2–4 No significant difference in the incidence of bacteriuria was found. Four studies compared the use of silver coated (silver alloy or silver oxide) catheters with silicone, hydrogel or Teflon latex.5–8 A systematic review and meta-analysis of these and other studies found that silver alloy (but not silver oxide) catheters were associated with a lower incidence of bacteriuria.9,10 However, silver alloy coated indwelling urethral catheters are not currently available in the UK. Evidence from best practice indicates that the incidence of catheter-associated infection in the short term is not influenced by any particular type of catheter material.11,12 However, many practitioners have strong preferences for one type of catheter over another. This preference is often based on clinical experience, patient assessment, and which materials induce the least allergic response. Smaller gauge catheters with a 10 ml balloon minimise urethral trauma, mucosal irritation and residual urine in the bladder, all factors that predispose to catheter-associated infection.13 4. Choice of catheter material will depend on clinical experience, patient assessment and anticipated duration of catheterisation. Category 3 5. Select the smallest gauge catheter that will allow free urinary outflow. A catheter with a 10 ml balloon should be used. Urological patients may require larger gauge sizes and balloons. Category 3 References 1. Pratt RJ, Pellowe C, Loveday HP, Robinson N. epic phase 1: The Development of National Evidence-based Guidelines for Preventing Hospital-acquired Infections in England – associated with the use of short-term indwelling urethral catheters in acute care: Technical Report. London: Thames Valley University; 2000; 86. Available from (Internet): http//www.epic.tvu.ac.uk 2. Lopez-Lopez G, Pascual A, Martinez-Martinez L, Perea EJ. 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Ensuring healthcare practitioners are trained and competent in the insertion of urinary catheters will minimise trauma, discomfort and the potential for catheter-associated infection.1,3,7,9 6. Catheterisation is an aseptic procedure. Ensure that health care personnel are trained and competent to carry out urethral catheterisation. Category 3 7. Clean the urethral meatus prior to the insertion of the catheter. Category 3 8. Use an appropriate lubricant from a single use container to minimise urethral trauma and 79 infection. Category 3 References 1. Ward V, Wilson J, Taylor L, Cookson B, Glynn A. Preventing Hospital-Acquired Infection: Clinical Guidelines. London: Public Health Laboratory Service 1997; 25–29. 2. Wong ES, Hooton TM. Guideline for prevention of catheter-associated urinary tract infections. American Journal of Infection Control 1983; 11(1): 28–36. 3. Dieckhaus KD, Garibaldi RA. Prevention of Catheter-Associated Urinary Tract Infections. 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Factors predisposing to bacteriuria during indwelling urethral catheterisation. New England Journal of Medicine 1974; 291: 215–218. 42 Guidelines Intervention 4 Catheter Maintenance Leave the closed system alone! Maintaining a sterile, continuously closed urinary drainage system is central to the prevention of catheterassociated infection.1–6 The risk reduces from 97 percent with an open system to 8–15 percent when a sterile closed system is employed.7–9 Breaches in the closed system, such as unnecessary emptying of the urinary drainage bag or taking a urine sample, will increase the risk of catheter-related infection and should be avoided.4,9,10 Hands must be decontaminated and clean, non-sterile gloves worn before manipulation. There is no evidence as to how often catheters should be changed. Best practice suggests changing only when necessary, i.e., according to either the manufacturers recommendations or the patient’s clinical need.4,6 Reflux of urine is associated with infection and, consequently, drainage bags should be positioned in a way that prevents back-flow of urine.4,5 It is also recommended that urinary drainage bags should be hung on an appropriate stand that prevents contact with the floor.9 A number of studies have investigated the addition of disinfectants and antimicrobials to drainage bags as a way of preventing catheter-associated infection.11 Three acceptable studies12–14 from our systematic review15 demonstrated no reduction in the incidence of bacteriuria following the addition of hydrogen peroxide or chlorhexidine to urinary drainage bags. Urinary drainage bags should be changed when clinically indicated and/or in line with the manufacturer’s recommendations. 9. Connect indwelling urethral catheters to a sterile closed urinary drainage system. Category 3 10. Ensure that the connection between the catheter and the urinary drainage system is not broken except for good clinical reasons, e.g., changing the bag in line with manufacturer’s recommendation. Category 3 11. Decontaminate hands and wear a new pair of clean, non-sterile gloves before manipulating a patient’s catheter and decontaminate hands after removing gloves. Category 3 12. Obtain urine samples from a sampling port using an aseptic technique. Category 3 13. Position urinary drainage bags below the level of the bladder on a stand that prevents contact with the floor. Where such drainage cannot be maintained, e.g., during moving and handling, clamp the urinary drainage bag tube and remove the clamp as soon as dependent drainage can be resumed. Category 3 14. Empty the urinary drainage bag frequently enough to maintain urine flow and prevent reflux. Use a separate and clean container for each patient and avoid contact between the urinary drainage tap and container. Category 3 15. Do not add antiseptic or antimicrobial solutions into urinary drainage bags. Category 1 16. Do not change catheters unnecessarily or as part of routine practice. Category 3 References 1. Thornton GF, Andriole VT. Bacteriuria during indwelling catheter drainage: II. Effect of a closed sterile draining system. Journal of the American Medical Association 1970; 214: 339. 2. Kunin CM, McCormack RC. Prevention of catheter-induced urinary-tract infections by sterile closed drainage. New England Journal of Medicine 1966; 274: 1155–1161. 3. Gilliespie WA, Simpson RA, Jones JE, Nashef L, Teasdale C, Speller DC. Does the addition of disinfectant to urine drainage bags prevent infection in catheterised patients? Lancet 1983; 1: 1037–1039. 4. Wilson J, Taylor L, Cookson B, Glynn A. Preventing Hospital-Acquired Infection: Clinical Guidelines. London: Public Health Laboratory Service 1997; 25–29. 80 5. Dieckhaus KD, Garibaldi RA. 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Pratt RJ, Pellowe C, Loveday HP, Robinson N. epic phase 1: The Development of National Evidence-based Guidelines for Preventing Hospital-acquired Infections in England associated with the use of short-term indwelling urethral catheters in acute care: Technical Report. London: Thames Valley University; 2000; 86. Appropriate maintenance minimises infections _ Meatal cleansing with antiseptic solutions is unnecessary. Our systematic review 1 considered six acceptable studies that compared meatal cleansing with a variety of antiseptic/antimicrobial agents or soap and water. No reduction was demonstrated in bacteriuria when using any of these preparations for meatal care compared with routine bathing or showering.2–7 Expert opinion8–10 and another systematic review11 support the view that vigorous meatal cleansing is not necessary and may increase the risk of infection and that daily routine bathing or showering is all that is needed to maintain meatal hygiene. 17. Routine personal hygiene is all that is needed to maintain meatal hygiene. Category 1 References 1. Pratt RJ, Pellowe C, Loveday HP, Robinson N. epic phase 1: The Development of National Evidence-based Guidelines for Preventing Hospital-acquired Infections in England associated with the use of short-term indwelling urethral catheters in acute care: Technical Report. London: Thames Valley University; 2000. 86 p. Available from (Internet): http//www.epic.tvu.ac.uk 2. Cleland V, Cox F, Berggren H, MacInnis MR. Prevention of bacteriuria in female patients with indwelling catheters. Nursing Research 1971; 20: 309–318. 3. Burke JP, Garibaldi RA, Britt MR. Prevention of catheter-associated urinary tract infections. Efficacy of daily meatal care regimens. The American Journal of Medicine 1981; 70: 655–658. 4. Burke JP, Jacobson JA, Garibaldi RA, Conti MT, Alling DW. Evaluation of daily meatal care with poly-antibiotic ointment in the prevention of urinary catheter-associated bacteriuria. 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Guideline for prevention of catheter-associated urinary tract infections. American Journal of Infection Control 1983; 11(1): 28–36. 10. Kunin CM. Urinary Tract Infections: Detection, Prevention, and Management, 5th ed. Baltimore: Williams & Wilkins; 1997; 249–250. 11. Saint S, Lipsky BA. Preventing catheter-related bacteriuria. Should we? Can we? How? Archives of Internal Medicine 1999; 159: 800–808. 44 Guidelines _ Irrigation, instillation and washout do not prevent infection. Systematic review evidence failed to demonstrate any beneficial effect of bladder irrigation, instillation or washout with a variety of antiseptic or antimicrobial agents in preventing catheter-associated infection.1–9 81 Evidence from best practice supports the above and indicates that the introduction of such agents may have local toxic effects and contribute to the development of resistant microorganisms. However, continuous or intermittent bladder irrigation may be indicated during urological surgery or to manage catheter obstruction.10–14 18. Bladder irrigation, instillation and washout do not prevent catheter-associated infection. Category 2 References 1. Pratt RJ, Pellowe C, Loveday HP, Robinson N. epic phase 1: The Development of National Evidence-based Guidelines for Preventing Hospital-acquired Infections in England associated with the use of short-term indwelling urethral catheters in acute care: Technical Report. London: Thames Valley University; 2000; 86. 2. Davies AJ, Desai HN, Turton S, Dyas A. Does instillation of chlorhexidine into the bladder of catheterized geriatric patients help reduce bacteriuria? Journal of Hospital Infection 1987; 9: 72–75. 3. Ball AJ, Carr TW, Gillespie WA, Kelly M, Simpson RA, Smith PJ. Bladder irrigation with chlorhexidine for the prevention of urinary infection after transurethral operations: a prospective controlled study. 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Urinary Tract Infections: Detection, Prevention, and Management, 5th ed. Baltimore: Williams & Wilkins; 1997; 251–253. Maintenance of short-term indwelling urethral catheters in acute care 45 Glossary Bacteraemia Bacteria in the bloodstream. Bacteriuria The presence of bacteria in the urine with or without associated symptoms of infection. In the absence of symptoms this is referred to as asymptomatic bacteriuria or (in the case of a patient with an indwelling catheter) catheter colonisation. Bladder instillation Introducing a therapeutic liquid into the bladder and leaving it there for a variable ‘holding’ time to dissolve particulates/encrustation, alter pH, or suppress bacterial growth. Bladder irrigation The continuous flushing through a double lumen catheter or the filling and emptying of the bladder with fresh fluid to prevent the formation or retention of clots that would otherwise cause obstruction to catheter drainage. Bladder washout The introduction into the bladder of a sterile fluid which is allowed to drain more or less immediately, for the purpose of diluting the bladder contents/unblocking an obstruction to restore free catheter drainage. Catheter-associated infection The occurrence of local or systemic clinical symptoms or signs attributable to bacteria present either within the urinary tract, or in the bloodstream (with the urinary tract as the source). Infection may arise: _ either at the time of, or immediately following catheter insertion; _ or subsequently, because the colonising flora within the catheterised urinary tract becomes invasive (this may occur spontaneously, or follow catheter manipulation). NB. The presence of pus cells in the urine (pyuria) of a patient with an indwelling catheter does not, by itself, signify infection. Short-term catheter A catheter left in place for 1–7 days. Medium-term catheters A catheter left in place for 7–28 days, after which the temporary indication that prompted catheterisation in the first place no longer applies. RCT A clinical trial where at least two treatment groups are compared, one of them serving as the control Randomised controlled trial group, and treatment allocation is carried out using a random, unbiased method. 46 Guidelines Torna all’indice 82 Bibliografia Generale C. D. C.: “Guidelines for Prevention of Catheter-associated Urinary Tract Infections” Atlanta - U.S. Department of Health and Human Services, CDC, 1981; C. D. C.: “Guidelines for Handwashing d hospital enviromental control” Atlanta U.S. Department of Health and Human Services, CDC, 1985; Cortecchia V., Finzi G., Taddia P., Bandini A. :”La prevenzione delle infezioni ospedaliere associate a cateterismo vescicale” Bologna 1988; Fausto de Lalla: "Le infezioni delle vie urinarie” - Ed. Medico-Scientifiche EDIMES - Pavia 1992; Moro M. 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Artibani - Pacini Editore - 1998 Gestione del paziente incontinente: dispositivi per incontinenza - Basso - Atti convegno nazionale - Pisa 84 L'incontinenza urinaria nell'anziano.Ruolo del personale infermieristico - G. Fradà - Atti del convegno nazionale SIUD - Palermo Il cateterismo intermittente: autocateterismo e tecnica del C.I.C. - A. Minucci Atti convegno regionale A.I.UR.O - Prato Complicanze della prostatectomia radicale: incontinenza urinaria e disfunzione erettiva. Tecniche riabilitative - A.Minucci, *M. Marchetti - U.O. Urologia, Ospedale Civile Grosseto *Istituto Patologia Apparato Urinario, Università degli Studi, Ancona - 2001 Il cateterismo vescicale in ADI" - A. Minucci - Atti convegno Ipasvi 1999 Grosseto "Approccio empirico alla diagnosi e al trattamento dell'incontinenza urinaria nel paziente anziano" - F. Benvenuti, E. Fornaroli, M.A. Mencarelli, R. Mecacci, L. Ferrandino - Urodinamica 9 (suppl. al n° 2) - 1999 L'incontinenza urinaria: il percorso riabilitativo (Continenza indipendente, dipendente e sociale)*A. Minucci - Asl n°7 – Atti corso aggiornamento“La gestione del paziente urologico in ambiente intra ed extraospedaliero” Ancona 6/8 Maggio 2002 Fisiopatologia della minzione. R. Piazza, W. Artibani in Atti del Convegno “I disturbi urogenitali nella Sclerosi Multipla e in altre malattie neurologiche” a cura di A. Ghezzi e A. Roggia. Associazione amici centro studi Sclerosi Multipla, Gallarate (Mi) Pubblicazione non in commercio realizzata con Alfa Wassermann Linee guida per la riabilitazione del paziente con vescica neurologica. A. Zanollo, M. Spinelli A.S.S.U.R. Unità spinale Integrata. Magenta (Mi) maggio 1998 Edizione riservata per Alfa Wassermann Cateterismo ad intermittenza Vs cateterismo vescicale a permanenza. M. Marchetti et al. Atti Congresso Nazionale It-Uro, Caserta 2001 Procedure infermieristiche cliniche. A. Phylip Pritchard, Jane Mallett. III Edizione. Ed. italiana a cura di Julita Sansoni. McGraw-Hill Libri Italia srl Promuovere la qualità della vita attraverso l’intervento infermieristico (Autocateterismo intermittente come componente del benessere). E. Luoto, M. Jussilainen, S. Sandell. Masku Neurological Center. Finlandia Tradotto dal lavoro originale 1992 Torna all’indice 85 Alcuni utili indirizzi Web www. CDC.gov/ CDC di Atlanta linee guida controllo e prevenzione malattie infettive www.rcn.org.uk Istituto inglese che pubblica interessanti linee guida www.gimbe.org/home Gruppo italiano di medicina basata sull’evidenza www.evidencebasednursing.it Finalmente un portale per l’evidenza infermieristica www.joannabriggs.edu.au Sito australiano. Fornisce informazioni per la miglior pratica www.eguidelines.co.uk Linee guida on line www.infermieri.com sito di informazioni infermieristiche con vari link www.infermierionline.it www.ministerosalute.it sito del ministero della salute con link su Ecm www.inferweb.net sito di Luciano con informazioni sulle infezioni da catetere Traduttore on line: http://world.altavista.com/ Per contattarci [email protected] [email protected] Gorizia Aprile/Maggio 2004 Torna all’indice 86 Questo lavoro è dedicato a te Carlo, grazie per avermi fatto innamorare dell’urologia, grazie per avermi spronato a prendere nuove strade, per avermi invitato a non fermarmi davanti alle difficoltà, ma soprattutto grazie per avermi fatto capire che ottenere un risultato deve essere più segno di gratifica personale che non punto di arrivo professionale. Solo un Grazie Carlo Barenghi Caposala Unità Operativa di Urologia Febbraio 1955 Ottobre 2001 Alcuni argomenti del materiale pubblicato sono stati gentilmente concessi dalle seguenti persone che voglio ringraziare per la loro continua collaborazione e la loro competenza professionale nel campo dell’urologia. Sig.ra Marchetti Mara Uroriabilitatrice Clinica Urologia di Ancona Sig. Minucci Andrea Uroriabilitatore, Coordinatore U.O. di Urologia di Grosseto Sig. Costaperaria Emanuela infermiera presso l’ U.O. di Urologia di Gorizia collega ed amica. Sig. Urbani Luciano Infermiere presso L’U.O. di Urologia di Mestre forse uno dei migliori esperti infermieristici di infezioni delle vie urinarie e con il quale ho la fortuna di condividere il progetto sul “corso di cateterismo vescicale maschile” Li ringrazio di vero cuore Giuliano Bon Torna all’indice 87