dell’osservatorio sociale Provincia di Prato 3 La collana è validata dal Comitato Scientifico di Asel Guido Ferrari Università degli Studi di Firenze Maurizio Baussola Università Cattolica del Sacro Cuore Bruno De Leo Ministero dell’Economia e delle Finanze Gabi dei Ottati Università degli Studi di Firenze Francesco Giunta Università degli Studi di Firenze Laura Leonardi Università degli Studi di Firenze Fabio Sforzi Università degli Studi di Parma Via Ricasoli, 25 - Prato - Tel. 0574 534567 e-mail: [email protected] sito web: www.provincia.prato.it 6 Provincia di Prato “...non ti vedo” La città di Prato e la prostituzione sommersa a cura di VALENTINA CIPRIANI ELENA MICHELONI Prato, giugno 2010 Prefazione E’ un fenomeno in evoluzione quello della prostituzione, a poco a poco scompare dalle strade e dai luoghi ‘pubblici’ e occupa sempre più spazi privati, meno visibili e spesso nascosti. Si tratta di una dinamica già confermata a livello nazionale, ma questa ricerca, promossa dall’Osservatorio Sociale della Provincia e realizzata da Asel, testimonia anche nel territorio pratese uno spostamento progressivo verso il ‘sommerso’. Inutile dire che ciò aumenta senz’altro il rischio di una crescita silenziosa all’ombra della criminalità organizzata e contemporaneamente non risolve i problemi di natura sociale. Il fenomeno si è infatti semplicemente spostato dalla strada ai condomini, dall’allarme ordine pubblico alle difficoltà della convivenza e della vicinanza nello stesso palazzo o nella stessa via. Per non parlare del maggior isolamento di chi si prostituisce, che spesso diventa ‘invisibile’ e ancora più vulnerabile. Il rapporto ci dice che anche la ‘clientela’ sta subendo un’evoluzione: la minore visibilità per certi versi allarga la platea dei frequentatori. Oggi fra loro ci sono una serie di frequentatori che un tempo la necessità dell’approccio in strada escludeva. Lo spaccato che la ricerca ci consegna al solito richiede una riflessione attenta su un tema che proprio a causa dello scivolamento verso il ‘sommerso’ e il ‘nascosto’ rischia di essere trascurato dalle amministrazioni pubbliche, proprio perché apparentemente il chiuso degli appartamenti attenua l’allarme sociale, lo ‘scandalo’. La ricerca ci mette invece brutalmente di fronte a un fenomeno che merita attenzione e interventi mirati ma soprattutto una strategia di sistema fra istituzioni e associazioni per intervenire in modo davvero efficace. Loredana Ferrara Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Prato INDICE Introduzione pag. 9 PARTE I. Il fenomeno I.1 “Verso l’invisibilità”: le forme di prostituzione, i dati del fenomeno e le caratteristiche della prostituzione sommersa I.1.1 La realtà di Prato I.1.2 Prostituzione e nazionalità I.2. La legislazione italiana I.2.1. La legge Merlin I.2.2 L’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione I.2.3 Le proposte di riforma I.3 Gli interventi e le ricerche toscane di risonanza nazionale I.4 Progetti e interventi nell’area vasta Prato-Pistoia-Firenze I.5 Le risorse del territorio della provincia di Prato pag. 13 PARTE II. L’indagine II.1 Gli annunci sui giornali II.2 La ricerca sul campo II.2.1 Strumenti di indagine II.2.2 Nazionalità II.2.3 Età II.2.4 Prezzi e pagamenti II.2.5 Prestazioni II.2.6 Luoghi di esercizio II.2.7 Forme di sfruttamento II.2.8 Mappatura II.2.9 Monitoraggio siti web II.3 Le interviste II.3.1 Incontro con operatori del territorio II.3.2 Incontro con il Questore ed il Dirigente della Squadra Mobile II.3.3 Incontro con il cittadino pag. 43 pag. 44 pag. 49 pag. 49 pag. 50 pag. 50 pag. 51 pag. 51 pag. 52 pag.52 pag. 53 pag. 54 pag. 56 pag. 57 Conclusioni e ipotesi di intervento pag. 73 Bibliografia e Sitografia pag. 77 Appendici pag. 81 pag. 13 pag. 15 pag. 17 pag. 24 pag. 24 pag. 26 pag. 27 pag. 30 pag. 36 pag. 41 pag. 60 pag. 62 Introduzione iNTRODUZIONE Valentina Cipriani ed Elena Micheloni Alla parola prostituzione … cosa ci viene in mente? Come spiegheremmo questo termine ad un preadolescente che dice di non aver capito bene cosa sia? Una definizione che potremmo leggere sul dizionario spiegherebbe la prostituzione come quell’attività consistente nel concedere ad altri per interesse ciò che per principi morali non può costituire oggetto di lucro. Spiegato così, forse il ragazzino, curioso e attento, continuerebbe a non capire bene cosa si intenda con questa parola e probabilmente ripartirebbe alla carica per chiedere ancora “Ma chiunque può prostituirsi? Di quali principi morali si parla? Che interesse può avere una persona nel farlo? Ma è permesso? E a noi … va bene?”. Invece di augurarsi di non incontrare mai un ragazzino così, potremmo provare a rispondere a queste domande per capire un po’ di più quale è il nostro atteggiamento di fronte a questa realtà. Ogni nostro comportamento ha un significato sociale importante e credere che non abbia alcuna ricaduta sugli altri è più una comoda illusione che una verità. Quello che facciamo e pensiamo non avrebbe un peso per la comunità solo se vivessimo in un luogo disabitato e nessuno sapesse di noi, solo se per gli altri non esistessimo. Di fatto non c’è età e non c’è genere sessuale che non compaia nel mondo della prostituzione; gli interessi a prostituirsi si legano al denaro come alla sopravvivenza (basti pensare a quante persone sono istigate a farlo); oltre ai principi morali della nostra società ci sono i diritti umani di libertà, dignità, tutela e salute riconosciuti ormai dalla Comunità Europea; i cittadini hanno il potere di incoraggiare od ostacolare il mercato della prostituzione, le amministrazioni di favorire o meno una cultura ed una educazione al rispetto ed alla tutela della persona, lo Stato di fare una politica che possa incrementare o ridurre il fenomeno. Da quanto detto si arriva quindi a constatare la complessità del termine per le implicazioni storico-culturali e socio-politiche del fenomeno che si è generato attorno a questa “attività”. Non solo: le connessioni della prostituzione con l’immigrazione regolare e clandestina rendono assai complessa una valutazione numerica del fenomeno. Il Ministero della Salute (2008) lo descrive come un fenomeno particolarmente rilevante, con una stima di prostitute immigrate in Italia per l’anno 2000 compresa tra circa 35.000 e 50.000 esseri umani. È vero però che le stime ufficiali della prostituzione straniera, provenienti da diverse fonti, non sono sempre sovrapponibili. Dal rapporto Eurispes del 2003, rispetto a quello del 2001, si legge che il numero delle prostitute straniere è sceso da 18/25.000 a 13/18.000, di cui il 95% sarebbe costituito da straniere prive del permesso di soggiorno (Spizzichino, 2005). Le stime del Comitato Parlamentare Schengen-Europol del 2001 considerano invece che solo le donne trafficate in Italia e avviate alla prostituzione sarebbero 50.000. Pare legittimo supporre che, aggiungendo a questi dati quelli della prostituzione italiana, la cifra aumenti ulteriormente e che i numeri possano avvicinarsi a quanto riportato al convegno organizzato da Caritas, 1 Lavora come psicologa e psicoterapeuta a Prato. Ha collaborato con l’Università degli Studi di Firenze per corsi di formazione e svolge l’attività di operatore qualificato presso il Centro per Alcolisti della Cooperativa Sociale “Incontro” di Pistoia. Lavora come ricercatrice per Asel dal 2006. 2 Laureata in Psicologia all’Università degli Studi di Firenze e specializzata presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva di Grosseto, svolge la libera professione di psicologa psicoterapeuta a Prato. Collabora con Asel nell’attività di ricerca dal 2006 e con enti ed associazioni locali nell’ambito della cittadinanza attiva. Introduzione Cgil, Cisl e Uil, che si è svolto alla Camera del Lavoro di Milano; in quell’occasione si è parlato infatti di 70mila prostitute (50% straniere, 20% minorenni) per 9 milioni di clienti, e per un giro d’affari delle mafie internazionali in Italia di oltre un miliardo di euro l’anno (La Repubblica - online, 2008). La prostituzione di strada, o delle “passeggiatrici”, riguarda soprattutto persone straniere che con diversi livelli di costrizione devono rapportarsi a protettori/sfruttatori. Secondo il Ministero dell’Interno (2004) il 48% delle donne straniere proviene da Albania, Romania e dalle Repubbliche della ex Unione Sovietica, il 22% dal Sud America e il 28% dall’Africa. In tempi recenti le prostitute albanesi hanno ceduto in parte il posto a serbe, bosniache, ucraine e moldave, così come alle donne colombiane e brasiliane si sono aggiunte le peruviane e le equadorennie, le uruguaiane e le argentina. Inoltre, dal 2000 anche le organizzazioni cinesi si sono aperte al mercato del sesso in appartamento e la stessa offerta, che in passato era rivolta solo agli appartenenti della comunità cinese, ora si è aperta anche ai consumatori italiani (Spizzichino, 2005). Negli ultimi anni gran parte dell’esercizio prostituivo si è spostato però dalla strada all’interno di appartamenti e camere d’albergo (indoor). In questo caso parliamo di prostituzione sommersa, includendovi, oltre alla prostituzione in appartamento, la prostituzione mascherata, che si nasconde dietro attività lecite (ballerine, attrici porno, massaggiatrici) e nei locali (soprattutto da donne dell’est), e la prostituzione invisibile esercitata da squillo di lusso che lavorano ufficialmente con regolari contratti di hostess (escort service) e con elevati margini di autonomia e guadagni (Sambo, 2007). Il fenomeno della prostituzione è comunque diversamente decifrabile a seconda delle modalità di esercizio (vedi sopra), del genere o dell’orientamento sessuale di chi offre il servizio e della prestazione offerta. Oltre a ciò, esso è anche in tendenziale trasformazione. In Italia si sta verificando, come testimoniano recenti ricerche ed interventi da parte delle forze dell’ordine, l’aumento di persone trafficate (ad es. minori stranieri), l’aumento della prostituzione maschile rivolta prevalentemente a clienti uomini ed appunto lo spostamento progressivo dalla strada nel sommerso di luoghi chiusi (Barnao, 2006). Quest’ultimo processo “verso il sommerso” è superficialmente riscontrabile dalle forze dell’ordine per l’uso su strada di tecniche di comunicazioni più discrete fra prostitute e clienti e per i nuovi collegamenti strada-appartamento-night. La provincia di Prato ha vissuto un periodo di gran movimento cittadino per la presenza di persone che si prostituivano in alcune zone residenziali o di frequente passaggio. Periodicamente le proteste degli abitanti comparivano sulla cronaca locale o negli uffici comunali e della questura. Al momento che l’esercizio prostitutivo sulla strada si è ridotto ed ha smesso di essere un problema di ordine pubblico, il silenzio dei cittadini attorno al fenomeno si è tradotto in un atteggiamento di tolleranza verso le forme meno visibili. Nell’ultimo periodo però, sta emergendo nuovamente l’insofferenza dei molti che si trovano a convivere nello stesso palazzo o nella stessa via con la prostituzione in appartamento. Lo spostamento in luoghi chiusi sembra portare con sé comunque problemi di natura sociale, insieme all’acuirsi di veri e propri drammi di vita: le persone che si prostituiscono, più invisibili e vulnerabili, più controllate dagli sfruttatori, vanno incontro ad un peggioramento della salute, all’incremento della violenza nei loro confronti, all’isolamento e alla difficoltà di poter essere contattate da parte dei volontari e degli operatori di strada (Danadel e Martini, 2005). I soggetti non legalmente perseguibili che scelgono in piena autonomia di prostituirsi rappresentano una frangia nel mondo della prostituzione, a volte anche 10 Introduzione organizzata, in grado di agire per la tutela dei propri diritti (vedi il CDCP). La realtà di molti altri (si stima il 10% del totale, ma è facile immaginare che siano molti di più) è fatta invece di istigazione e violenze di ogni genere. (La Repubblica, 2002). Questo lavoro vuole far emergere la facile riscontrabilità nella nostra provincia della presenza del fenomeno sommerso, che silenziosamente rischia di crescere nella sua gravità in maniera controllata dalla criminalità organizzata e incontrollata dalla società. Non solo: punta anche a registrare l’atteggiamento di fronte a questo del cittadino, delle forze dell’ordine e dei servizi a sostegno delle persone che si prostituiscono. A tal fine, il gruppo di lavoro Asel su incarico dell’Osservatorio Sociale della Provincia di Prato si è mosso per riscontrare e documentare a livello locale la presenza di una prostituzione più grave e nascosta. La metodologia che si è meglio prestata per questa esplorazione è di tipo qualitativo: attraverso l’osservazione sul campo e le interviste ai cittadini, agli operatori sociali e alle forze dell’ordine è stato possibile infatti evidenziare se e come il fenomeno è percepito e quali sono nel nostro territorio i possibili atteggiamenti sociali tenuti di fronte ad esso. Nel tentativo di recuperare principalmente il punto di vista di alcuni attori (cliente, cittadino, operatore sociale, forze dell’ordine), la monografia è stata divisa in tre parti (due descrittive ed una di conclusione). Una prima parte di introduzione al fenomeno della prostituzione per conoscerne gli aspetti di definizione, le leggi che ne regolamentano l’esercizio e gli interventi socio-politici, nazionali e locali, fatti per contenere i problemi ad esso connessi; una seconda parte che raccoglie il lavoro di esplorazione locale fatta attraverso l’analisi delle diverse forme di pubblicizzazione della prostituzione sommersa (come degli annunci sulla carta stampata con telefonate di approfondimento), le interviste-testimonianza a diversi attori territoriali, l’osservazione partecipata in un night della zona, la mappatura dei luoghi di esercizio rilevati dall’analisi della pubblicizzazione e la segnalazione di articoli su fatti di cronaca locale relativi a interventi delle forze dell’ordine nella prostituzione al chiuso; la terza ed ultima parte per coinvolgere il lettore nella riflessione su ipotetiche azioni di intervento locale volte a fronteggiare a più livelli il fenomeno della prostituzione. Il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute (CDCP) è una associazione no profit fondata da prostitute e non nel 1982; nel 2004 il Comitato ha ottenuto l’iscrizione nell’anagrafe regionale delle ONLUS. L’obiettivo principale dell’associazione è dare aiuto alle persone prostitute (http://www.lucciole.org) Agenzia di Servizi per le Economie Sociali. Asel s.r.l. svolge studi e ricerche nell’ambito delle scienze economiche e sociali. 11 Il fenomeno Parte I. Il fenomeno I.1. “Verso l’invisibilità”: le forme di prostituzione, i dati del fenomeno e le caratteristiche della prostituzione sommersa La parola “prostituzione” deriva dal verbo latino prostituĕre (pro, “davanti”, e statuere, “porre”), e indica la situazione della persona (in genere schiava) che non si prostituisce in modo autonomo e in seguito a una scelta operata in modo dipendente, ma che come una merce viene “posta in vendita davanti” alla bottega del suo padrone. Questa origine richiama quindi la condizione storicamente più abituale della prostituta, la quale non esercita autonomamente la sua professione ma vi è in qualche modo indotta da soggetti che ne sfruttano il lavoro traendone un proprio guadagno (i protettori). La definizione richiama perciò la forma di prostituzione più conosciuta, quella di strada che rappresenta un fenomeno noto e soprattutto visibile. Negli ultimi anni però il fenomeno della prostituzione sta rapidamente cambiando verso forme sempre più celate, non solo agli occhi alle forze dell’ordine e degli enti pubblici, ma anche agli occhi dei cittadini. Secondo Barnao [2006] è possibile distinguere la prostituzione nelle seguenti forme: - prostituzione esercitata da donne vittime del trafficking ai fini di sfruttamento sessuale; - prostituzione autogestita che si caratterizza per una gestione sostanzialmente libera del mercato; - prostituzione maschile quasi esclusivamente rivolta a clienti uomini, in cui sembrano limitati i casi di sfruttamento o coercizione; - prostituzione indoor cioè esercitata in locali (nightclub, discoteche, bar, centri massaggi) e prostituzione in appartamento. All’interno di quest’ultima categoria è possibile collocare l’attività di accompagnatori ed accompagnatrici o escort, che si offrono con le più disparate modalità: autonomamente, con annunci su Internet o sulla stampa cartacea, oppure celati dietro agenzie di accompagnatori, (anche se non tutte le agenzie di accompagnatori offrono servizi sessuali al cliente). Nonostante la complessità del fenomeno e il silenzio con cui spesso si scontra chi tenta di fare ricerca in tale contesto, secondo coloro che si occupano di prostituzione da tempo è possibile affermare che una parte del mercato della prostituzione di strada si è spostato verso forme più nascoste all’interno di appartamenti, locali, nightclub, ecc. [Castelli 2002; Bufo 2004; Spizzichino 2005]. Questo progressivo “processo verso l’invisibilità” (come viene definito da Barnao, 2006) è ciò che viene maggiormente riscontrato a proposito del fenomeno prostituzione. L’aumento della prostituzione al chiuso sta rendendo ancora più complesso tale universo, tanto da dover forse parlare non più di prostituzione, ma di “prostituzioni” [Bufo, 2004], di cui la prostituzione sommersa rappresenta una forma a sé con delle caratteristiche precise. La prostituzione sommersa risulta infatti essere: - Ampiamente diffusa e radicata poiché i diversi luoghi di esercizio si diffondono in modo capillare in ogni zona (dal centro, alla periferia,dall’interno alla costa, dal grande al piccolo centro urbano). I dati sono derivati dalle esperienze di ricerca-intervento e dall’attività diretta dell’Unità Mobile di On the Road negli appartamenti in cui viene esercitata la prostituzione, messo a regime dal 2003 (Bufo, 2004). 13 Il fenomeno - - - - - - - Nel contempo si verifica anche un processo di “concentrazione”, dato che nella medesima area (stesso quartiere o stesso palazzo) ci sono diverse prostitute e/o diversi locali notturni. Nascosta e mascherata in quanto viene esercitata in luoghi chiusi (appartamenti, alberghi, locali notturni, club privè, saune, centri massaggi e benessere, agriturismi, etc.) e spesso mascherata sotto forma di attività professionali socialmente accettate: ballerine, massaggiatrici, hostess, cameriere, accompagnatrici, ecc.. Socialmente accettata in quanto tale forma di prostituzione sembra godere di una tollerabilità, al limite della indifferenza, nella vita delle comunità locali, diversamente dalla prostituzione di strada contrastata anche attraverso frequenti manifestazioni pubbliche di allarme e intolleranza. Articolata e strutturata poiché oltre alla varietà e molteplicità dei luoghi dove viene esercitata, presenta una struttura organizzativa più complessa. Tale complessità riguarda i vari attori coinvolti (dal gestore del locale al buttafuori, dall’agenzia immobiliare al proprietario o intestatario dell’appartamento, dall’amministratore ai condomini, dal prestanome al marito fittizio ecc.), le condizioni di lavoro offerte/subite, le forme di pubblicizzazione utilizzate e le modalità di aggancio dei clienti. Esercitata da persone di varia nazionalità, che provengono soprattutto dai Paesi dell’Est, in particolare dalla Romania e dall’Ucraina e, in misura minore, dalla Moldavia, dalla Slovacchia, dall’Ungheria, dalla Bulgaria, dalla Russia. Da sottolineare è la scarsa presenza di prostitute albanesi. Altra percentuale significativa è rappresentata dalle donne e dalle trans del Sud America (Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, Argentina, Ecuador, Perù e Uruguay). Nelle province dove le comunità cinesi si stanno espandendo, emergono forme di sfruttamento della prostituzione femminile cinese. Esercitata da persone con livelli diversi di autonomia dato che si va dalla prostituzione libera e autonoma a quella esercitata con l’aiuto di un mediatori con cui chi si prostituisce divide i propri guadagni in base a patti prestabiliti, per arrivare alla sfruttamento vero e proprio della prostituzione. Gestita da organizzazioni diverse sia per grandezza che per composizione. Si va da organizzazioni italiane coinvolte nel mercato del sesso a pagamento nel ruolo di intermediario e/o diretto sfruttatore a gruppi stranieri che sfruttano connazionali e non e mimetizzandosi nel contesto sociale con attività legali di facciata. Collegata allo sfruttamento e al trafficking in quanto risulta spesso caratterizzata da forme di sfruttamento di varia entità. Molte donne, spesso straniere sono infatti legate allo sfruttatore (singolo protettore od organizzazione) da un forte vincolo economico (detrazioni di somme di denaro per le abitazioni, per le pratiche legale, per il viaggio dal paese di origine fino ad arrivare al denaro estorto attraverso ricatti e minacce sulla vita loro e dei familiari). Inoltre i mercati della prostituzione al chiuso hanno innumerevoli vantaggi per chi è coinvolto nel mercato stesso. Infatti i luoghi chiusi rendono più invisibili e irraggiungibili, proteggendoli da sanzioni legali, gli attori del sommerso; per di più danno la possibilità di sviluppare segmenti di mercati specializzati e favoriscono lo sfruttamento sessuale di minori. Sembra inoltre che, pur continuando a prostituirsi sulla strada, alcune donne (soprattutto le immigrate dall’Est) applichino strategie che le rendano maggiormente invisibili cambiando spesso orari, luogo d’adescamento e luogo del consumo col [Donadel e Martini, 2005]. 14 Il fenomeno La prostituzione sommersa è inoltre difficilmente quantificabile sia perché si tratta di un fenomeno nuovo e poco conosciuto, sia perché, viste le sue peculiari caratteristiche, non è facilmente indagabile. Ad ogni modo, secondo i dati Eurispes del 2003 le prostitute che offrono le loro prestazioni in luoghi chiusi (sale massaggi, appartamenti, locali notturni) sono circa 30mila e di queste il 20% sono di nazionalità straniera. Secondo altre ricerche [Donadel e Martini, 2005] la percentuale delle donne straniere è in realtà maggiore. Questo può far ipotizzare che la prostituzione sommersa sia un fenomeno strettamente connesso a quello dell’immigrazione [AA.VV. 2004, Donadel e Martini, 2005]. Altra conseguenza dell’immigrazione è stato lo spostamento in appartamento delle prostitute italiane che si sono allontanate dalla strada a causa dell’arrivo concorrenziale di prostitute straniere durante gli anni ’90 [Donadel e Martini, 2005]. Col tempo si è poi assistito al passaggio outdoor - indoor anche della prostituzione straniera. Secondo Barnao (2006) la diffusione della prostituzione sommersa, sia nella forma in appartamenti che nella forma dei nightclub, centri massaggi, ecc., è fortemente correlata agli effetti che la legge Merlin ha avuto sul mercato della prostituzione. Barnao e Scaglioa [2003] riportano proprio le parole di un cliente “… poi c’è stata la legge Merlin. Sono state chiuse le case e sono nati i night club. Cambia la forma, ma le prostitute si comportano quasi sempre allo stesso modo. Cambiano le tariffe, ma il rapporto clienteprostituta è rimasto praticamente lo stesso. Forse ciò che è cambiato di più riguarda la prostituzione di strada. Oggi a Trento sono quasi tutte nigeriane, allora erano pochissime e tutte italiane …” Sembra dunque che i night club abbiano sostituito in parte le case chiuse, diventando non solo luoghi di incontro tra cliente e prostituta, ma anche luoghi in cui la prestazione può anche essere consumata. Ovviamente non tutte le donne che lavorano nei night esercitano la prostituzione, così come non tutti i gestori o proprietari dei locali sono direttamente coinvolti nel giro. È abbastanza evidente che a differenza della prostituzione di strada, in cui chi esercita offre le sue prestazioni in modo visibile, nel contesto della prostituzione sommersa la pubblicità diventa necessaria affinché l’offerta venga comunicata ai potenziali clienti. I.1.1 la realtà di Prato Per poter delineare il profilo del sommerso nel territorio pratese, è stato necessario prima di tutto tentare una mappatura delle precedenti indagini svolte sul tema a livello locale. Per fare questo, sono state contattate le forze di Polizia ed i servizi che in provincia si occupano da tempo del problema. Oltre ad informazioni utili (vedi par. 2.3) per comprendere l’attuale situazione pratese rispetto alla prostituzione indoor, è emerso che sul nostro territorio non ci sono state indagini a fine conoscitivo. Le informazioni a seguito raccolte sono state pertanto ottenute dalle forze operative del territorio nella loro specifica e diretta attività di contrasto al fenomeno. Durante l’incontro con Caritas, Cooperativa Ester ed il centro La Nara (vedi sottopar. 2.3.1) è stato citato un intervento sul sommerso che la cooperativa sociale CAT di Firenze svolse per alcuni mesi nella prima metà del 2002; in occasione del suddetto lavoro il gruppo di operatori intervenne anche in un night della provincia pratese. Il lavoro investigativo della Questura ha portato ad una profonda conoscenza del fenomeno della prostituzione a livello locale, ma per ragioni di tutela dell’intervento delle forze dell’ordine dettagli ulteriori non possono essere diffusi. Le informazioni divulgabili e riportate nel presente sottoparagrafo sono tratte da Osservazioni sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi - Questura di Prato - Ufficio di Gabinetto, settembre 2008. 15 Il fenomeno La prostituzione a livello locale è intesa, e di conseguenza contrastata, nelle sue due forme principali: quella di strada e quella esercitata in abitazioni private. Per quanto riguarda la prostituzione su strada, le aree maggiormente interessate sono quelle di via Firenze e piazza Stazione, viale Nam Dinh e viale F.lli Cervi. Nello specifico, la prostituzione maschile su strada, esercitata da parte di omosessuali (rilevante quella ad opera di transessuali di quasi completa pertinenza brasiliana), riguarda la zona di via A. De Gasperi, l’area attigua l’ex laghetto Alcali e piazzale Degli Etruschi e la piazza Stazione. Sia nelle ore serali che in quelle pomeridiane (soprattutto nell’area di via Firenze e piazza Stazione), si rileva la presenza di ragazze impegnate ad adescare clienti. Per tutte le zone citate, il fenomeno tende ad intensificarsi nella fascia oraria serale del fine settimana. Le persone che esercitano attività di prostituzione a Prato provengono prevalentemente dalle nazioni dell’est europeo, quali Romania, Lituania, Lettonia, Estonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia. Si registra anche una notevole presenza di prostitute cinesi, oltre ad una certa presenza di ragazze italiane spesso tossicodipendenti e/o psichiatriche. Si stima una leggera riduzione di ragazze nigeriane (dell’Africa centrale), generalmente molto presente alle porte di Prato (Calenzano ad est e Agliana ad ovest). Le forze dell’ordine hanno riscontrato che la prostituzione in abitazioni private è un fenomeno superiore a quello della prostituzione su strada, e dagli accertamenti che sono stati possibili risulta una prevalenza di ragazze dell’est europeo e di nazionalità cinese. L’età anagrafica delle prostitute (di strada e d’appartamento) è perlopiù compresa tra i 18 e i 30 anni, fatta eccezione per le cinesi, che spesso superano di molto tale fascia d’età. Attraverso l’attività investigativa delle forze dell’ordine, sono emersi casi in cui le ragazze si attivano per trovare un protettore o comunque una persona che possa “garantire” loro un posto dove aspettare i clienti. La garanzia del luogo di lavoro e di una certa protezione è ottenuta dalla persona che si prostituisce mediante il pagamento di un “canone” al protettore (di solito di nazionalità albanese o rumena). “Il protettore” diventa quindi giuridicamente perseguibile a livello penale come sfruttatore o favoreggiatore della prostituzione. Poco altro sembra emergere sulla prostituzione sommersa nel territorio pratese. Certo è che, sia i contributi delle forze locali che le principali ricerche a livello nazionale, concordano nell’affermare che la prostituzione sommersa è un fenomeno fortemente intrecciato con quello dell’immigrazione, in cui il controllo (e l’eventuale sfruttamento) delle donne si manifesta a vari livelli di organizzazione. Si va infatti da una sostanziale riduzione in schiavitù della donna che si prostituisce ad un suo coinvolgimento attivo ed autonomo nella gestione dell’attività prostituiva e dei guadagni che da essa derivano [Barnao, 2006]. Durante questa indagine è inoltre emersa, come caratteristica importante del fenomeno della prostituzione su strada ed in abitazione privata, una forte mobilità all’interno del territorio nazionale ed a livello internazionale. Di fatto, è assai probabile che le ragazze straniere si prostituiscano fuori dalla loro zona di residenza italiana o che le persone straniere dedite a questa attività permangano sul territorio nazionale per un periodo inferiore ai tre mesi (per il quale non è necessario richiedere un permesso di soggiorno o la residenza - vedi appendice B). Ecco dunque che cedere a facili equazioni in base alla presenza più o meno rilevante di una comunità straniera rispetto ad un’altra nel territorio, può essere assai forviante in termini di realtà (vedi appendice C). Fatta tale premessa, resta importante capire le caratteristiche della prostituzione straniera per comprendere gli aspetti ad essa correlati del mondo del sommerso. 16 Il fenomeno I.1.2 Prostituzione e nazionalità Le modalità di reclutamento, controllo e di sfruttamento della prostituzione (sia che le ragazze siano costrette a prostituirsi o meno) variano a seconda dell’etnia, alla quale corrispondono modelli prostituivi diversi. Nello specifico prenderemo in esame cinque modelli appartenenti a cinque diverse nazionalità: albanese, rumena, nigeriana, sudamericana e cinese. A prescindere dal fatto che non è possibile riportare in modo esaustivo le particolarità dei diversi modelli prostitutivi, poiché ognuno si presenta articolato e complesso, di seguito verranno riportate le caratteristiche fondamentali della prostituzione in varie matrici culturali per avere un quadro più articolato del fenomeno. La prostituzione di matrice albanese. La prostituzione albanese fuori dall’Albania ha inizio nello stesso tempo dell’emigrazione negli anni 1990/91, ma la prostituzione spontanea ha avuto una vita corta e molto presto ha preso sempre più campo la prostituzione organizzata. Possiamo dire (Maggioni, 2001) che le ragazze albanesi che si prostituiscono in Italia si dividono in: •ragazze che sono portate via con la forza dal loro paese (generalmente molto giovani e molto povere materialmente e culturalmente); •ragazze che scelgono di esercitare questo mestiere (spesso già prostitute in Albania); •ragazze che lasciano l’Albania in cerca di prospettive migliori (con i documenti in regola), e che entrano nel giro dello sfruttamento successivamente per non essere riuscite a sistemarsi; •ragazze che vengono raggirate (attraverso la tecnica dell’innamoramento); •ragazze che vengono vendute dai loro genitori (ciò avviene spesso in contesti caratterizzati da una profonda miseria materiale, sociale e culturale). Secondo testimonianze delle ragazze stesse, le fasi per diventare una prostituta sono: la sistemazione in una città lontana dalla sua, il tragitto generalmente tramite gommone, la sistemazione provvisoria nel paese straniero dove viene anche maltrattata e violentata, in molti casi in gruppo, il collocamento sulla strada per l’esercizio della professione (Maggioni, 2001) Peculiarità del modello prostituivo albanese è il ruolo del trafficante o del protettore, persona spesso violenta che rapisce e obbliga anche attraverso violenze di ogni sorta (fisica, psicologica e sessuale) le ragazze a prostituirsi. Spesso le ragazze si trovano a scegliere tra morire oppure continuare ad esercitare tale professione. In altri casi, il rapimento dei loro bambini, minacciati di morte, costituisce un altro modo per costringere queste donne a sottomettersi alla volontà dei loro sfruttatori (Buta, 2001). Gli albanesi non sono noti solo per la violenza con cui istigano le ragazze alla prostituzione; essi sono stati in grado di utilizzare a lungo la seduzione amorosa come tecnica di reclutamento, tecnica che esclude, almeno nella fase dell’aggancio, l’uso della violenza. Tale strategia è la sopracitata “tecnica dell’innamoramento” (Ciconte, 2004). Infine gli albanesi sono gli unici a controllare donne di diverse etnie senza, però, consentire ad altri il controllo della propria donne. Nessuno, al di là dei maschi albanesi, controlla le donne albanesi (Ciconte, 2004). Il mercato delle donne albanesi si rivela, dunque, un mercato chiuso, impermeabile all’esterno, monopolizzato dalle organizzazioni albanesi che si sono mostrate così 17 Il fenomeno forti da impedire ad altri di entrare nel loro recinto. Questa chiusura, unita alle tecniche di sottomissione attuate da questo gruppo, porta le donne a legarsi al loro protettore non per vincolo materiale bensì per vincolo psicologico. Il modello culturale dell’uomo-padrone, a cui è necessario obbedire, porta le ragazze a considerare il loro sfruttatore come la figura maschile di riferimento e ad accettare ogni suo volere (Maggioni, 2001). Infine, è importante ricordare che spesso il modello prostituivo albanese è legato anche al mercato della droga (Ciconte, 2004). La prostituzione di matrice rumena Il modello rumeno, appare e rimane meno violento rispetto a quello albanese, pur restando un modello spesso brutale. Nella maggioranza dei casi alla base c’è un accordo con le donne che decidono di abbandonare il proprio paese e venire in Italia a prostituirsi per un tempo limitato per poi, una volta accumulati un po’ di soldi, fare ritorno a casa. Non esistono forme di rapimento e violenza come nel modello albanese in quanto con le donne, le quali hanno consapevolezza di cosa andranno a fare, c’è un accordo preventivo. La loro gestione tende a reclutare donne attraverso annunci sui giornali e proponendo un accordo in base al quale il ricavato della prostituzione si dovrebbe dividere a metà dopo aver pagato il debito per le spese di trasporto e di ingresso in Italia. Il ricorso alla violenza c’è, da parte rumena, solo quando trattano donne ingannate o rapite, o quando ci sono donne ribelli e che protestano per la violazione dei patti contratti alla partenza. Spesso queste donne finiscono in mano a sfruttatori albanesi. La prostituzione gestita dai rumeni si affianca infatti, e si aggiunge, a quella gestita dagli albanesi. I rumeni, contrariamente agli albanesi, per quanto se ne sappia, non sembrano al momento inseriti nel traffico di stupefacenti. Tale dubbio e la cautela che ne deriva è d’obbligo perché nei mercati criminali i cambiamenti di scenario sono all’ordine del giorno. In ogni caso albanesi e rumeni insieme gestiscono la quasi totalità del mercato della prostituzione in Italia lasciando ad altri gruppi etnici, fette marginali di mercato.(Ciconte, 2004). La prostituzione di matrice nigeriana Le interviste alle donne nigeriane vittime di tratta mettono in evidenza come, per quanto riguarda questo mo-dello di prostituzione, gli elementi peculiari di continuità sono rappresentati da (www. osservatoriotratta.it): •prostituzione di strada come principale e quasi esclusivo ambito di sfruttamento sessuale; •ruolo centrale della figura della “madame”; •assoggettamento allo sfruttamento attraverso il “debito” e pratiche magiche come il vudù; •progetto migratorio stabile e duraturo. Scendendo nei dettagli possiamo dire che la quasi la totalità delle ragazze nigeriane che si prostituiscono in Italia non faceva la prostituta in Nigeria, che la loro età medie va dai 17 ai 27 anni e che provengono per il 90% dalle aree del Sud della Nigeria e per la maggior parte appartengono alla tribù degli Ibo, Yoruba, Benin, Edo. Il popolo Edo, ed in particolare il sottogruppo dei Binis, durante la dominazione inglese non ha voluto usufruire delle strutture scolastiche occidentali, al contrario degli altri gruppi etnici. Così con il progresso del paese, gli Edo non sono stati in grado di adeguarsi a tale sviluppo e sono rimasti molto più poveri delle altre etnie. 18 Il fenomeno Le donne appartengono tutte a famiglie numerose e molto povere, sperano con il viaggio in Europa di poter migliorare la propria sorte e quella dei familiari, con la prospettiva di ritornare nella propria terra, ed aprire un’attività o un esercizio commerciale. La maggior parte di loro ha comunque frequentato le scuole secondarie (Ruffa, 2006). All’interno delle reti di controllo e sfruttamento nigeriane si possono individuare tre livelli. Il primo è costituito da colui o colei che, offrendo loro la prospettiva di una vita migliore in Europa, individua le possibili candidate e le avvicina nel paese di provenienza. Il secondo è dato dai “mediatori” della tratta: personaggi che portano le ragazze in Italia, attraverso lunghi itinerari e passando per diversi paesi, per poi rivenderle; il terzo si definisce attorno alla figura della “Madam” o “Maman” (cardine di questa organizzazione) che acquista la ragazza e si occupa dell’addestramento alla vita sulla strada e dell’organizzazione del quotidiano (Parsec, 2005; Ruffa, 2006). La leva principale per convincere le ragazze a lasciare il loro paese è la fuga da una situazione economicamente precaria e la prospettiva di guadagni tali da permettere stili di vita migliori non solo per se stesse, ma anche per la famiglia, generalmente povera e numerosa. Il reclutamento avviene per vie informali (dall’autobus al luogo di lavoro, attraverso persone conosciute o mai viste prima) proponendo un’immigrazione e un ingresso nel nostro paese pressoché esenti da rischi. Per far fronte alle spese necessarie per il viaggio, i parenti o le ragazze, consegnano come garanzia alcuni beni di loro proprietà, che saranno successivamente riscattati col pagamento del debito contratto. Le ragazze che invece provengono da famiglie povere, che non hanno beni da impegnare come garanzia, si recano dallo stregone del villaggio per sottoporsi ad alcuni riti magici appartenenti alla tradizione religiosa vudù e legati al giuramento di restituzione dei soldi anticipati per le spese. È chiaro come le strategie di coinvolgimento delle famiglie di origine siano molto importanti, in quanto potenti strumenti di persuasione e ricatto. Prima della partenza la ragazza e la propria famiglia stipulano un vero e proprio contratto davanti ad un notaio, nel quale si impegnano a restituire una certa somma a risarcimento delle spese anticipate per l’espatrio, il viaggio, e l’inserimento una volte giunte in Italia. A garanzia impegnano terreni, case e bestiame e così, in caso di mancato pagamento, la ragazza rischia di mandare in rovina la propria famiglia. Il livello di consapevolezza delle famiglie rispetto ai destini delle proprie figlie, è difficile da valutare. È molto probabile però che una parte di queste sia a conoscenza delle finalità dei mediatori. Le ragazze non sono quasi mai a conoscenza della somma da pagare prima di partire; infatti pensano di poter pagare in tre o quattro mesi; spesso vengono informate dell’importo del debito una volta arrivate in Italia. Le modalità del viaggio hanno subito cambiamenti rilevanti nell’ultimo decennio. Inizialmente le ragazze si imbarcavano dagli aeroporti di Lagos o Benin City e sbarcavano direttamente a Roma, grazie a visti turistici per motivi di “pellegrinaggio religioso”. Dopo indagini della magistratura, il passaggio diretto non è stato più possibile e il viaggio è divenuto lungo, complicato e spesso a rischio di vita (ad es., nel 2001-2002 si è registrato un numero elevato di donne che arrivano per via terra e per via mare passando dalla Russia per poi raggiungere la Svizzera e da lì passare il confine con l’Italia oppure altre transitano da Parigi, Francoforte o Amsterdam e raggiungono il nostro territorio in auto). Un elemento che caratterizza il percorso della tratta nigeriana rispetto a quello di altri gruppi 19 Il fenomeno criminali è il fatto che difficilmente il viaggio si traduce in una fase di iniziazione violenta definita da botte, abusi sessuali e paura. La verità su ciò che sarà il loro destino legato al soggiorno in Italia si verifica solo una volta giunte a destinazione. Una volta giunti a destinazione le ragazze si vedono private dei loro documenti, lasciate sole in un paese straniero in affidamento a una “Mamam” (Parsec, 2005; Ruffa 2006). Soprattutto durante la prima fase le ragazze vivono in una totale reclusione: non possono telefonare ai loro parenti e non possono uscire dall’abitazione se non per andare a lavorare; devono lavorare fino a 12 ore al giorno, non possono avere alcun contatto con estranei al di fuori del lavoro e devono consegnare (giornalmente o settimanalmente) tutto il denaro che guadagnano. Il guadagno di ogni ragazza servirà per riscattare la più “anziana” del gruppo, cioè quella che da più tempo si prostituisce, questo sistema le vincola ancora più al bisogno di guadagnare e determina un controllo vicendevole, perché ognuna sa che la propria liberazione dipende anche dall’impegno delle altre. Oltre alla quota del debito, ogni ragazza deve provvedere a pagare alla “Maman” il joint, ovvero il costo dell’occupazione della “postazione di lavoro”, l’affitto dell’appartamento e le spese per il vitto. Inoltre, è spesso la stessa “Maman” che vende loro gli strumenti del mestiere (indumenti, biancheria, ecc.) o i medicinali. Le ragazze che guadagnano poco vengono picchiate dalle “Maman”, lasciate a digiuno, costrette a lavorare di giorno e di notte, e minacciate riguardo a ciò che si potrebbe avverare, secondo il rito vudù a cui si sono state sottoposte (improvvisa pazzia, morte propria o di membri della famiglia). Le ragazze, vengono sottoposte ad una costante rotazione sui vari territori e il loro permanere in una determinata località non è mai definitivo e non dipende dalla loro volontà. Ciò avviene allo scopo di garantire un ricambio del mercato che incontri le esigenze di “novità” dei clienti. Nonostante questo, la “Maman” è sovente considerata dalle ragazze come una persona che le ha aiutate e la sofferenza è considerata da loro come una parte integrante della vita alla quale bisogna resistere ed adattarsi. Di fatto, queste ragazze si ritrovano improvvisamente in una condizione di dipendenza (materiale, psicologica e linguistica). Le ragazze non hanno molto tempo da dedicare a se stesse, la preoccupazione e la pressione delle loro protettrici, il debito da pagare nel minor tempo, le costringe a lavorare anche di giorno, qualora non riescano a guadagnare la quota settimanale. La maggior parte del tempo che rimane loro, lo passano a comprare nei mercatini,spedendo a casa ogni tipo di merce che dia un segno di benessere per rassicurare la propria famiglia (molte “Maman” concedono alle ragazze di inviare regolarmente a casa una piccola somma, affinché il rivestire un ruolo di sostegno per la propria famiglia vincoli ancora di più le ragazze). Tutto per loro ruota attorno al “lavoro”, vissuto come priorità assoluta che costringe in parte all’invisibilità e all’isolamento; per paura di essere “scoperte” come irregolari o clandestine, ma anche per l’umiliazione che provano ad essere riconosciute “diverse” se infibulate, sono private in modo pressoché assoluto dell’integrazione con la società in cui vivono e dei controlli sanitari (che avvengono solo in casi di estrema urgenza). I loro contatti quindi si limitano solamente alle altre prostitute, alla “Maman” ed ai clienti. Un altro grosso problema è spesso costituito dalla scarsa conoscenza della lingua italiana (quasi nessuna ha modo di frequentare corsi di alfabetizzazione o di lingua finché lavora in strada). Tutti questi fattori costituiscono un forte limite nell’individuazione di alternative concrete alla strada. La vita di strada, inoltre modificando gli equilibri psicologici di una persona, riducendo l’autostima 20 Il fenomeno e la dignità personale, porta la ragazza a ritenere di non avere forze e risorse per percorrere vie alternative anche quando il debito viene riscattato. Alcune, replicando il modello di sfruttamento subito su altre ragazze e reclutando una nuova ragazza dalla Nigeria per vivere alle sue spalle, si trasformano a loro volta in “Maman”. Altre, chiedendo supporto per inserirsi nella nostra società, colgono l’occasione del riscatto per chiudere definitivamente col passato e cercare aiuto presso le figure che hanno individuato come riferimenti estranei al mondo della prostituzione. Poche ritornano in patria, e la maggior parte non concepisce un rientro in famiglia per la vergogna. La prostituzione sudamericana La prostituzione sudamericana non avrà uno spazio articolato e approfondito come i modelli appena descritti, anche perché, come è facilmente intuibile, nelle parola “sudamericana” rientrano varie nazioni con le altrettanto varie caratteristiche. Ad ogni modo possiamo dire che la prostituzione sudamericana ha due principali particolarità: la contrazione di un debito in partenza (necessario per lasciare il paese d’origine) piuttosto esiguo che viene incrementato sul territorio italiano da dei connazionali (tra cui la caffettona) per i diversi “servizi” offerti (appartamenti, fondi…); la promessa di venire in Italia per lavorare come domestiche che poi si rivela un inganno. Possiamo perciò affermare che il meccanismo di coercizione e le strategie di sfruttamento hanno, in questo caso, una base quasi esclusivamente di natura economica. La prostituzione di matrice cinese Dal Rapporto sulla criminalità in Italia 2006, presentato al Viminale dal ministro dell’Interno Giuliano Amato, emerge che da 1968 al 2006 la criminalità straniera di matrice cinese si sta sviluppando in Italia parallelamente all’aumento del flusso immigratorio da parte dei cittadini di tale etnia, verso il nostro Paese. Dopo i cittadini albanesi, i marocchini ed i rumeni, i cinesi residenti sul territorio nazionale (che costituiscono quasi il 5% del totale degli stranieri) rappresentano ormai per consistenza numerica la quarta comunità straniera (Fonte ISTAT – dati aggiornati al 31 dicembre 2005). A determinare l’isolamento delle comunità cinesi in Italia concorrono più fattori, fra i quali la tendenziale chiusura di una comunità che si trova a voler mantenere il senso di identità e appartenenza con il lontano paese di origine e la fatica del paese che accoglie nel mostrare un’apertura a stili di vita culturalmente diversi. Nelle tante Chinatown sorte nel territorio nazionale è stato talvolta rilevato che le associazioni legali di protezione degli immigrati sono permeabili ad infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Spesso, infatti, l’auto isolamento dei propri connazionali costituisce, inoltre, un punto di forza delle organizzazioni criminali cinesi che rivestono un ruolo pari a quello dell’istituzione nel controllo sulla vita economica e sociale della comunità. Le principali attività illecite gestite dai cinesi appaiono essere legate al traffico di clandestini ed alla contraffazione. La tratta di persone dalla Repubblica Popolare Cinese collaudata e diventata ormai capillare, è volta sia all’importazione di lavoratori da ridurre in schiavitù che al traffico di donne da avviare alla prostituzione, quest’ultima notevolmente in aumento negli ultimi tempi. Sono state, infatti, individuate diverse case di appuntamento controllate da organizzazioni criminali di tale etnia. Dato di novità rispetto al passato è rappresentato dal fatto che l’esercizio 21 Il fenomeno della prostituzione non avviene più esclusivamente all’interno di quella comunità ma anche al suo esterno, spesso pubblicizzata sui quotidiani locali, quasi sempre sotto la voce massaggi. Sempre nel Rapporto sulla criminalità è sottolineato che, nella maggior parte dei casi, le donne cinesi non sono costrette alla prostituzione ma vi arrivano consapevoli di partecipare agli utili di tale attività, divisi con i gestori delle case d’appuntamento secondo quote concordate. È in questo contesto che, una volta emancipatosi, esse stesse si propongono quali gestori di nuove case d’appuntamento e collettori per reclutare nuove clandestine da avviare alla prostituzione. Scendendo maggiormente nello specifico l’esercizio della prostituzione emergente nella comunità cinese è distinguibile in due sottoinsiemi: i“bordelli clandestini” e le attività in case e appartamenti (Parsec, 2005). Il primo sistema è il più solido e consolidato in quanto risulta esistente da quando le comunità cinesi hanno iniziato a formarsi dalla prima metà degli anni Settanta, prima a Milano, Bologna e Torino ed in seguito Firenze, Prato, Roma e Napoli. È infatti in queste città che sono attivi questi “bordelli” o “case di appuntamento” con donne cinesi che esercitano la prostituzione e con protettori/gestori cinesi che le amministrano direttamente. Il secondo sistema appare meno strutturato del precedente. Spesso, infatti, le case dove le prostitute esercitano la loro attività sono le loro abitazioni. A queste si aggiungono, infine, coloro che esercitano la prostituzione nelle strade (sia donne diverse che le stesse che si prostituiscono anche al chiuso). Il primo ed il secondo modello (questo ultimo a sua volta suddivisibile) sono caratterizzati da epoche diverse e da sistemi migratori differenti. Nello specifico, il primo modello di prostituzione (quello nei “bordelli clandestini” o “case di appuntamento clandestine”), è correlabile al sistema migratorio originatesi dalle regioni centro-meridionali (in particolare dallo Zhejiang e dal Fujian, situate, rispettivamente, poco a Sud di Shanghai e subito a Nord di Hong Kong). Questo sistema è basato principalmente su catene migratorie collettive, di carattere familiare (per cui, parte l’intera famiglia oppure il capo-famiglia e poi gradualmente arrivano gli altri membri). Il secondo modello è invece legato ai sistemi migratori caratteristici delle regioni settentrionali, (Liaoning, Jilin, Heilongjiang) basate spesso su catene migratorie individuali. Molti emigranti di queste aree sono degli ex operai e delle ex operaie delle grandi industrie e delle amministrazioni pubbliche locali. Il sistema migratorio basato sulla famiglia tradizionale determina una strategia di insediamento verso la comunità di appartenenza, e verso il lavoro autonomo e imprenditoriale, mentre quello più individuale determina una strategia di inclusione verso la stessa comunità, ma con caratteristiche meno imprenditoriale. Infatti chi emigra in modo individuale trova spesso lavoro come dipendente nei ristoranti, nei laboratori di pelle, nei mobilifici dei connazionali provenienti dalle regioni meridionali. Gli appartenenti al secondo tipo di flusso migratorio si aprono anche verso la società di accoglienza. In questo ultimo caso si ravvisa una maggior propensione a dialogare con gli autoctoni sul piano lavorativo (anche mediante il lavoro alle dipendenze). Il sotto-sistema dei “bordelli clandestini” correlabile all’immigrazione cinese proveniente dalle regioni meridionali ha le stesse caratteristiche della vita complessiva della comunità cinese: discrezione nei comportamenti sociali, mimetizzazione dei conflitti, negoziazione istituzionale, scarsa pubblicità degli eventi che scandiscono la vita interna della comunità, orientamento spiccato 22 Il fenomeno al lavoro e alla riuscita personale e familiare. Una componente importante di questo sotto-sistema (presente tuttavia anche nell’altro) è la pratica dell’indebitamento iniziale delle donne che intendono emigrare e che diventa col tempo uno dei motivi principali del loro eventuale assoggettamento servile, come nel sistema nigeriano. Tale pratica è alla base del processo di ricostituzione della famiglia, che attiva il capostipite per ricongiungere l’intero nucleo familiare (sia ristretto che allargato). Ciò avviene soprattutto quando le reti comunitarie che hanno permesso l’arrivo del familiare non lo aiutano a inserirsi. È abbastanza frequente che la persona faccia il viaggio clandestinamente e, una volta arrivato a destinazione, venga impiegato presso coloro che lo hanno aiutato a espatriare in modo che, con il lavoro (esercizio prostituivo per certi gruppi di donne), possa rendere ciò che deve. Nel luogo di lavoro, sia che si tratti di un ristorante o di un bordello clandestino, il rapporto è regolato da un contratto reciprocamente accettato. “Dal salario vengono decurtate le spese del viaggio, del mantenimento (affitto camera o posto letto, eccetera) e quelle dell’eventuale regolarizzazione per acquisire il permesso di soggiorno ... la retribuzione è fondata quasi sempre sul cottimo (...) e il tutto si basa su forme di auto-sfruttamento” (Rastrelli, 2005). Terminata la restituzione del debito contratto, il lavoratore o la donna coinvolta nella prostituzione possono considerarsi liberi e, pertanto, lasciare il “posto di lavoro” o restarci ancora. I “bordelli clandestini”, hanno una connotazione specifica, in quanto sono prerogativa dell’uomo cinese. Il “bordello” non è solo un luogo dove è possibile avere prestazioni sessuali a pagamento, ma è anche il luogo di incontro di uomini d’affari cinesi di passaggio in Italia, di imprenditori che vi passano del tempo libero e discutono di affari. In altre parole è anche un luogo di completo relax ed è organizzato sullo stile dei bordelli tradizionali cinesi. Proprio per queste caratteristiche tutto deve rimanere discreto, sommesso e riservato. Le donne coinvolte sono sovente persone che vengono addestrate a stare nella “casa di appuntamento”, poiché la cultura e l’ospitalità delle prostitute sono le caratteristiche in base alle quali viene scelto un bordello piuttosto che un altro. Questi “bordelli” sono una specie di istituzione all’interno della comunità cinese e le tenutarie che li gestiscono hanno una loro rispettabilità. L’esercizio della prostituzione nelle case/appartamenti e nelle strade si differenzia dai bordelli per varie ragioni. In primo luogo non si tratta di esercizio collettivo. In secondo luogo è diversa, come già accennato, la provenienza. Inoltre queste donne non hanno reti comunitarie protettive, perché sono partite da sole, sulla base del modello migratorio individuale. Anche queste donne effettuano la contrazione del debito alla partenza, ma senza l’accoglienza e l’inserimento lavorativo una volta arrivate in Italia e senza poter contare sui legami intra-comunitari (di “clientelismo” o di pubblica assistenza). In sintesi, il tutto avviene senza nessuna rete di protezione familiare e/o comunitaria, il che aumenta i rischi per queste donne. Si tratta di una cultura molto diversa rispetto a quella dei bordelli, in quanto l’esercizio in strada o quello mediante annunci sottolineano una spaccatura nella comunità cinese, tra la tradizione ed i nuovi segmenti di criminalità. La prostituzione effettuata con le nuove modalità (in strada o in appartamento mediante annunci) è anche quella che può essere più facilmente intercettata dal lavoro sociale, anche se gli interventi si rivelano difficili a causa della lingua, della clandestinità, del forte sistema di mascheramento e di controllo che prevede una serie di filtri. È importante sottolineare che la peculiarità della prostitute cinesi in Italia sembra essere l’età media 23 Il fenomeno che risulta essere la più elevata tra i gruppi nazionali interessati dal fenomeno, in controtendenza rispetto al mercato del sesso che privilegia il coinvolgimento di soggetti sempre più giovani. Il progetto migratorio delle donne cinesi, in generale sembra essere temporaneo e non ripetuto nel tempo, con l’obiettivo di raccogliere soldi per poi tornare una volta saldato il debito del viaggio nel proprio paese d’origine ( www.osservatoriotratta.it ). Possiamo concludere questa descrizione dei vari modelli prostituivi ipotizzando che, pur avendo molteplici sfaccettature, caratteristiche diverse e precise peculiarità di aggancio e sfruttamento, in tutti loro esistono degli elementi che possono funzionare da fattori di rinforzo per la prostituzione sommersa. L’isolamento culturale, la paura per se stesse e per la propria famiglia, l’evitamento degli aiuti sanitari e, soprattutto, la condizione di dipendenza economica, linguistica e sociale verso lo sfruttatore (singolo, organizzazione o comunità) in cui tante donne si ritrovano, sono tutti elementi grazie al quale il mondo del sommerso può espandersi e rafforzarsi. L’emarginazione sociale, la difficoltà linguistica, la violenza fisica sessuale e psicologica con il conseguente assoggettamento emotivo, la povertà culturale di molte donne e infine la paura per la propria incolumità dovuta al contesto estremamente violento in cui molte di loro sono inserite, possono costituire motivi per cui molte prostitute scelgano di rimanere nel sommerso pur avendo bisogno di aiuto. I.2 la legislazione italiana Attorno agli anni ’90 prendono avvio importanti mutamenti del fenomeno della prostituzione in Italia: l’ondata immigratoria di donne africane e dell’Est Europa porta ad un’occupazione massiccia della strada da parte delle prostitute straniere, legandosi al drammatico fenomeno della tratta e spingendo ben presto la prostituzione italiana in altri luoghi (alberghi, locali, appartamenti, ecc.). Prima il mondo sconosciuto delle nigeriane, poi quello violento della prostituzione albanese, negli ultimi 5 anni il radicato impianto delle prostitute dell’ex Unione Sovietica, adesso i nuovi flussi dal Centro Europa, dalla Cina e dalla America Latina: lo Stato è chiamato a gestire diverse realtà, critiche e complesse, che non solo si susseguono rapidamente ma che si sovrappongono e si trasformano nella loro compresenza. I.2.1 la legge Merlin Entrato in vigore nel 1930 in pieno regime fascista, il codice Rocco, che deve il suo nome al politico giurista che lo varò, è il codice penale attualmente vigente in Italia. Negli anni sono state molte le riforme e modifiche che hanno moderato gli aspetti meno democratici del codice e fra queste l’approvazione della legge 20 febbraio 1958, n. 75, c.d., da tutti conosciuta come Legge Merlin, ha mutato il tipo di intervento dello Stato nei confronti dell’attività di prostituzione. Se prima di questo nuovo ordinamento chi si prostituiva doveva sottoporsi obbligatoriamente a controlli sanitari periodici e poteva esercitare esclusivamente in locali dichiarati di meretricio, con l’entrata in vigore della legge Merlin vengono chiuse le case di prostituzione in tutto il territorio italiano e sono abolite tutte le forme di registrazione dell’esercizio da parte delle autorità. Una sintesi alquanto utile ed efficace della legislazione italiana in 24 Il fenomeno merito alla prostituzione è riportata nella relazione sulle attività di studio e ricerca del primo semestre 2007 dell’Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi. Da questo materiale si possono facilmente individuare quattro categorie che includono le disposizioni previste dall’art.3 volte a colpire: - l’organizzazione, ovvero l’esercizio della prostituzione su larga scala, sia nel suo svolgimento che nelle attività di reclutamento, in forma individuale o collettiva (ad es. il reato di esercizio di casa di prostituzione, che consiste nel predisporre in qualità di proprietario, amministratore, locatore o gestore spazi circoscritti destinati ad incontri sessuali fra persone disposte a prostituirsi ed un pubblico che a tali locali abbia indiscriminatamente accesso); - l’avviamento alla prostituzione, che si realizza principalmente attraverso attività tese ad agevolare l’esercizio della prostituzione di chi non vi sia già dedito; si integrano gli estremi del favoreggiamento nel caso dell’induzione alla prostituzione ( intesa come quell’attività finalizzata ad individuare o convincere la vittima a concedersi ad una categoria indiscriminata di clienti, a rafforzarne la decisione non ancora consolidata a prostituirsi, o a far proseguire in tale attività chi vorrebbe allontanarsene); - il favoreggiamento (come la tolleranza abituale ed il lenocinio) e lo sfruttamento della prostituzione altrui; il favoreggiamento riguarda l’attività ,anche non abituale, di agevolazione della prostituzione di chi vi sia già dedito, indipendentemente dal fine perseguito di lucro o di libidine; lo sfruttamento della prostituzione altrui – anche quando non è legato da parte del reo ad un sistema di vita economicamente dipendente dall’altrui prostituzione – si qualifica per la consapevolezza che il vantaggio ricevuto (es. denaro) proviene dall’altrui attività di meretricio. A distinguere pertanto lo sfruttamento dal favoreggiamento dell’altrui prostituzione è l’intento speculativo che muove il reo. La tolleranza abituale della prostituzione riguarda l’abituale acquiescenza all’esercizio della prostituzione da parte del proprietario, del gestore, o del preposto al locale di pubblico accesso ove siano presenti una o più persone solite all’esercizio. Qualsiasi attività di intermediazione senza fini di lucro (configurandosi altrimenti un concorso con il reato di sfruttamento) e volta a procurare clienti alle maggiorenni che si prostituiscono è riconducibile al reato di lenocinio. - la tratta, cioè l’induzione o l’agevolazione allo spostamento di persona in un luogo diverso (es. altro Stato) da quello della sua abituale residenza per farle esercitare la prostituzione. Aggravante di tale reato è tale condotta agita verso persona minorenne o affetta da infermità psichica. Nel caso in cui la tratta finalizzata allo sfruttamento della prostituzione venga commessa in danno di persona che si trovi in condizioni di schiavitù o servitù, ovvero con l’intento di ridurla in tali condizioni, si applica la pena ben più severa conforme alle direttive sancite dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea il 19.7.2002 e dal Protocol to Prevent, Suppress and Punish Trafficking in Persons, especially Women and Children, supplementing the United Nations Convention against Transnational Organized Crime, redatto in data 15.12.2000 dall’Assemblea generale dell’Onu (che qualifica la tratta come forma di neo-schiavismo). L’art. 7 dello Statuto della Corte Penale internazionale, adottato a Roma il 17.7.1998 e ratificato dall’Italia con l. 12.7.1999, n. 232, ricomprende del resto la tratta tra i crimini contro l’umanità. L’Osservatorio nasce il 24 gennaio 2007 come organismo di prevenzione e contrasto alla tratta di esseri umani ed allo sfruttamento della prostituzione 25 Il fenomeno Sempre nella Relazione dell’Osservatorio sulla prostituzione si legge che le attività di induzione, favoreggiamento o sfruttamento della prostituzione minorile sono individuate come reati autonomi e che vengono punite con sanzioni decisamente più elevate, prevedendo altresì la punibilità del cliente, la cui condotta contribuisce a violare il diritto del minore alla dignità e a uno sviluppo pisco-fisico libero da condizionamenti o esperienze di sfruttamento del suo corpo per soddisfare altrui voluttà, quando non perversioni. Detto ciò, non stupisce che la norma che incrimina la prostituzione minorile si trovi all’interno della sezione del codice relativa ai reati di schiavitù (Dei delitti contro la personalità individuale). I.2.2 l’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione Nel nostro ordinamento è stata introdotta con la legge n. 228 del 2003 una riforma di assoluto rilievo della disciplina della tratta di persone, poiché tiene di conto delle politiche di regolamentazione dei flussi migratori, delle condizioni di marginalità e notevole vulnerabilità dei migranti, e delle forme di neo-schiavismo dei nostri tempi. Tale norma ha un campo di applicazione molto ampio soprattutto per sanzionare in generale comportamenti di sfruttamento (l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione, dell’accattonaggio, le prestazioni lavorative in condizione di sfruttamento e completa soggezione del lavoratore nei confronti del datore di lavoro) le cui vittime sono per la maggior parte immigrati, in fuga dai propri paesi a causa di regimi dittatoriali, della povertà, delle guerre, dei conflitti etnici. Per questo è significativo che le vittime dei delitti di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù e di tratta di persone possano beneficiare, alle condizioni stabilite dall’art. 18 t.u. 286/1998, del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, previsto nel Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (vedi appendice A) . L’art.18 è stato oggetto di significativa considerazione in ambito internazionale oltre che europeo. L’adozione della legge 228 del 2003 insieme all’art.18 del T.U. sull’immigrazione hanno consentito alle forze dell’ordine e alla magistratura di intervenire in maniera efficace nelle azioni di repressione e prevenzione della tratta, garantendo per altro verso una tutela effettiva alle vittime, grazie anche ai programmi di assistenza. Gazzetta Ufficiale N. 195 del 23 Agosto 2003 - LEGGE 11 agosto 2003, n.228 - Misure contro la tratta di persone. http:// gazzette.comune.jesi.an.it/2003/195/1.htm Il Rapporto del 2007 sulla tratta, redatto dall’USA Department of State, nell’analizzare la disciplina italiana della tratta, richiama l’importanza dell’art. 18 d.lgs. 286/1998, non soltanto ai fini della prevenzione e della repressione della tratta, ed ovviamente ai fini di garantire un’effettiva tutela delle vittime, ma anche a fini di ‘orientamento culturale’, per promuovere cioè nell’opinione pubblica una più forte consapevolezza in ordine al fenomeno della tratta e alle necessità di cooperazione con le associazioni impegnate in questo campo La stessa Convenzione del Consiglio d’Europa sulla tratta, prima descritta, ha sancito l’obbligo, in capo agli Stati membri, di istituire nei rispettivi ordinamenti un istituto analogo a quello di cui all’art. 18. Ma certamente il più significativo riconoscimento è derivato dalle politiche dell’Unione europea. Nella citata Risoluzione del Parlamento europeo sulle ‘strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini, vulnerabili allo sfruttamento sessuale, al considerando n. 48 della lettera N), si richiama infatti espressamente l’importanza che l’istituto italiano di cui all’art. 18 (come il corrispondente belga) ha svolto ai fini della tutela delle vittime di tratta e allo scopo di combattere questa forma di neo-schiavismo. Ma soprattutto, il permesso di soggiorno di cui all’art. 18 ha rappresentato il paradigma cui si è ispirata la citata Direttiva 2004/81/Ce sul “titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittime di tratta di esseri umani o coinvolti in un’azione di favoreggiamento dell’immigrazione illegale, che cooperino con le autorità competenti”, che ha sancito l’obbligo, in capo agli Stati membri, di introdurre nei rispettivi ordinamenti un istituto del tutto analogo a quello di cui all’art. 18. 26 Il fenomeno I.2.3 le proposte di riforma Nella XIV e nella XV legislatura della Repubblica Italiana sono stati presentati numerosi progetti di legge per modificare in materia di prostituzione la disciplina dettata dalla legge Merlin. Al di là della specificità di ciascun progetto di legge, tali proposte di riforma possono ricondursi alle direttive di seguito illustrate e così presentate nella Relazione dell’ Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi : 1. abrogazione della legge Merlin; riconoscimento della liceità della prestazione di “servizi sessuali remunerati” tra maggiorenni ed in forma autonoma, dipendente o associata; affidamento ai comuni del compito di attrezzare per il pubblico aree da destinare alla prestazione di tali servizi in condizioni di sicurezza e tutela della privacy; qualificazione come delitto (aggravato se commesso in danno di persona incapace d’intendere e volere) dell’induzione, del favoreggiamento e dello sfruttamento dell’altrui prostituzione, nonché dell’appropriazione indebita dei proventi dell’attività di prestazione di servizi sessuali (pdl Belillo et al., AC 1644 (7)); parziale modifica della legge Merlin, definizione dell’attività di prostituzione come prestazione retribuita di servizi sessuale, la cui liceità è subordinata all’esercizio in forma di attività personale e individuale, e non associata, pur potendosi svolgere all’interno dello stesso immobile da parte di massimo quattro persone, con introduzione della causa di non punibilità per la reciproca assistenza, senza fini di lucro, all’attività medesima; previsione del divieto per chiunque di trarre profitti dall’altrui attività di prostituzione svolgendo attività di intermediazione sotto qualsiasi forma per chi si prostituisce; liceità dell’esercizio della prostituzione all’aperto, salvo nei luoghi espressamente vietati per la vicinanza a istituti scolastici o religiosi; facoltà dei comuni di estendere la previsione di ulteriori luoghi in cui è vietato l’esercizio di tale attività; facoltà dei comuni di individuare, d’intesa con le associazioni e altre parti sociali, aree in cui la prostituzione è espressamente autorizzata, disciplinando orari e modalità di utilizzo di tali luoghi. La violazione di tali prescrizioni, da parte dell’esercente l’attività o del cliente, configura un illecito amministrativo. Possibilità per chi si prostituisce di regolarizzare la propria attività come lavoro autonomo, sottoposto a prelievi fiscali, versamenti contributivi previdenziali e assistenziali. Istituzione di Commissioni provinciali per l’osservazione della prostituzione, con funzioni consultive e di monitoraggio, prevenzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione, tutela e sostegno delle vittime; attribuzione agli enti locali di compiti assistenziali e di reinserimento sociale per chi decide di interrompere l’esercizio della prostituzione; legittimazione all’esercizio della prostituzione per le persone extracomunitarie titolari di regolare permesso di soggiorno; estensione del permesso di cui all’art. 18 T.U. immigrazione per gli stranieri introdotti clandestinamente in Italia, e costrette alla prostituzione; rimodulazione delle fattispecie di induzione, istigazione o sfruttamento della prostituzione, nonché del reato associativo a ciò finalizzato; introduzione di attenuanti per le condotte di dissociazione (pdl Grillini et al., AC 2229). 2. riconoscimento espresso della liceità dell’attività consistente nel fornire prestazioni sessuali remunerate, secondo forme organizzative liberamente scelte, da parte di persone maggiorenni, 27 Il fenomeno di cui si sancisce il diritto alla tutela “da parte delle pubbliche autorità”; previsione della non punibilità dell’assistenza e dell’agevolazione, senza fini di lucro, della prostituzione altrui, nonché del diritto di coloro che manifestano la volontà di cessare l’esercizio della prostituzione, ad essere inseriti in programmi di istruzione e inserimento nel mondo del lavoro, e a beneficiare di forme di assistenza la cui disciplina è attribuita alla potestà legislativa regionale; estensione del permesso di soggiorno di cui all’art. 18 d.lgs. 286/1998 e succ. mod., anche ai migranti indotti alla prostituzione, vittime di violenze o sfruttamento; qualificazione come delitto della tratta, del lenocinio in luoghi pubblici o aperti al pubblico, del favoreggiamento, della costrizione e dello sfruttamento della prostituzione altrui (pdl Mascia et al., AC 1168). Affine l’impostazione della pdl Zanella (AC 230), che sancisce espressamente l’abrogazione della legge Merlin e la liceità dell’esercizio della prostituzione presso la propria abitazione o in altri luoghi chiusi, ovvero in luoghi pubblici appositamente designati dagli enti locali; prevedendo altresì la possibilità di costituire forme cooperative per la gestione dell’attività di prostituzione, fermo l’obbligo di versamento delle imposte sul reddito 3. parziale modifica della legge Merlin; liceità dell’esercizio della prostituzione soltanto in luoghi non aperti né esposti al pubblico; divieto di esercizio in forma associata della prostituzione; introduzione di specifici obblighi di comunicazione da parte di coloro che intendano intraprendere l’esercizio della prostituzione e rivolti alle competenti autorità di pubblica sicurezza, alle quali dovrà essere, altresì, trasmessa apposita documentazione, di carattere prevalentemente sanitario; comunicazione dell’esito dei controlli sanitari obbligatori da parte di chi esercita la prostituzione e dei requisiti di idoneità igienico-sanitaria dei locali ove si svolge l’attività; istituzione, presso il Garante per la protezione dei dati personali, di un Registro riservato per il monitoraggio dell’esercizio della prostituzione, consultabile dalla magistratura per esigenze investigative o processuali; obbligo per chi esercita la prostituzione di pagamento degli oneri sanitari, degli oneri previdenziali e delle imposte sul reddito prodotto nell’esercizio di tale attività; liceità della pubblicità dell’esercizio della prostituzione purché non rechi offesa al pudore e all’onore sessuale delle persone (pdl Buemi et al., AC 2678); divieto di esercizio della prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico; divieto di chiedere prestazioni sessuali a persone dedite alla prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nei luoghi e nelle forme vietati ai sensi della legge Merlin; parziale rimodulazione della attispecie di prostituzione minorile (pdl Naccarato, AC 2575); abrogazione della legge Merlin, liceità della prestazione di servizi sessuali remunerati in forma autonoma, dipendente o associata, da parte di maggiorenni, conformemente alla disciplina relativa ai controlli igienico-sanitari, alla sicurezza dei locali e agli oneri tributari, contenuta nei regolamenti ministeriali di successiva emanazione (pdl Poretti et al., AC 2566). 4. abrogazione della legge Merlin; liceità dell’esercizio della prostituzione, da parte dei maggiorenni, in forma di lavoro autonomo, in luoghi non aperti né esposti al pubblico, nonché in spazi appositamente preposti da parte degli enti locali. Previsione di un sistema di registrazione obbligatoria dell’attività di prostituzione esercitata, del pagamento di oneri previdenziali ed assistenziali, nonché del versamento delle imposte sul reddito derivante da tale attività; obbligo 28 Il fenomeno per chi si prostituisce di sottoporsi a controlli sanitari periodici. La violazione di tali obblighi configura un delitto autonomo, che determina nei confronti dello straniero, in caso di recidiva, la revoca del permesso di soggiorno o l’espulsione. Sono inoltre qualificati come delitti il lenocinio, il favoreggiamento, l’induzione, lo sfruttamento, la tolleranza abituale della prostituzione, la tratta, la fruizione della prostituzione minorile. Previsione dell’adozione, da parte dello Stato, di iniziative “dirette a rimuovere le cause di ordine economico, sociale, culturale e psicologico che favoriscono la pratica della prostituzione”, nonché dell’istituzione con legge regionale di forme di assistenza, formazione e inserimento in altri settori lavorativi di chi eserciti la prostituzione (pdl Buontempo-AC 301). Affine l’impostazione della pdl Brigandì et al. (AC 1068), che abrogando solo in parte la legge Merlin– previa introduzione di alcune cause di non punibilitàsancisce la liceità dell’esercizio della prostituzione nelle abitazioni private, previa autorizzazione del questore competente per territorio, qualificando come delitto autonomo l’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione; e prevedendo altresì la costituzione di gruppi speciali interforze presso il Ministero dell’Interno, per la repressione del fenomeno della prostituzione esercitata in luogo pubblico o aperto al pubblico. A simile impostazione si rifà la pdl Lussana (AC 1040), nonché il ddl Franco Paolo et al., (AS 1670) che prevedono inoltre la facoltà per il presidente del tribunale competente per territorio, su proposta del responsabile del suddetto gruppo speciale interforze, di disporre, sentito il sindaco, accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori “a carico di persone per le quali sussiste fondato motivo di ritenere che sono abitualmente dedite all’esercizio della prostituzione”. 5. qualificazione come delitti dell’invito al libertinaggio e dell’esercizio della prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico, nonché dell’amministrazione, della proprietà o della gestione di locali pubblici ove si esercita la prostituzione; inasprimento delle pene previste per lo sfruttamento della prostituzione e introduzione di nuove e più gravi per il proprietario di locali pubblici ove si esercita la prostituzione; introduzione di accertamenti sanitari obbligatori per le prostitute colte in flagranza del reato di prostituzione su strada (pdl Gardini AC 1127). Previsione come delitto della condotta del cliente di prostituta che eserciti la propria attività in luoghi pubblici o aperti al pubblico, ovvero in luoghi e forme vietati dalla legge Merlin (ddl Burani Procaccini, AS 210); qualificazione come delitto della condotta del cliente che si avvale in pubblico delle prestazioni della prostituta, nonché della consumazione di rapporti sessuali con persona che si trovi in stato di schiavitù (pdl d’iniziativa popolare, AC 6). Fonte: Relazione sulle attività svolte 1° semestre 2007 Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi 29 Il fenomeno I.3 gli interventi e le ricerche italiane di risonanza nazionale Nel panorama della ricerca italiana, la prostituzione invisibile non è stata osservata e studiata in modo chiaro e sistematico come quella di strada, proprio a causa delle sue peculiari caratteristiche. Gli stessi enti e le associazioni che si occupano di prostituzione con la finalità di offrire alternative di vita a tutti/e coloro che vogliono uscire dalla tratta, dallo sfruttamento o semplicemente essere aiutati/e ad uscire dal mercato della prostituzione hanno dovuto porsi riflessioni sui cambiamenti che il fenomeno sta avendo. Le strategie usate fino ad adesso per indagare la prostituzione di strada non bastano più, i dati relativi alla prostituzione di strada non sono più esaurienti per la descrizione del fenomeno e infine i metodi per entrare in contatto con coloro che esercitano la prostituzione ed eventualmente guidarli/e verso un percorso di cambiamento devono non possono più non tenere di conto del processo “verso l’invisibilità”. Qui di seguito verranno riportate alcune ricerche che hanno un’importante rilevanza a livello nazionale in quanto sono stati progettati proprio con l’intento di mettere in luce le forme di prostituzione sommersa e gli elementi ad essa connessa (i luoghi, gli attori, le organizzazioni criminali coinvolte, le pubblicità ecc…). Capofila di questo genere di ricerche è senz’altro il progetto W.E.S.T. (Women East Smuggling Trafficking). Nel box di seguito verranno illustrati i dettagli di questo progetto, soffermandosi in particolare modo sulla ricerca-intervento che riguarda la prostituzione invisibile. Ovviamente per informazioni maggiormente dettagliate rimandiamo alla bibliografia citata in questo lavoro. Il progetto W.E.S.T. (Women East Smuggling Trafficking) Tale progetto vede come leader partner la Regione Emilia Romagna e come Project Partner la Provincia Autonoma di Trento, la Regione lombardi, la Caritas di Udine, la regione Veneto, la Regione Marche, il Comune di perugina, l’Associazione On the Road, l’Associazione Mountain Unlimited (Austria) ed infine il Ministero del lavoro e degli affari sociali dell’Albania. Il progetto, iniziato nel 2003 e terminato nel 2005, prevedeva tre ricerche intervento gestite in modo autonomo dai partners anche a seconda delle differenze delle loro caratteristiche (associazioni, regioni, e comuni hanno infatti risorse e strategie operative diverse) e delle esigenze diverse da territorio a territorio. Le ricerche intervento erano le seguenti: 1. Ricerca-Intervento volta a stimare le dimensioni del fenomeno della tratta delle prostitute dell’est, i flussi e le rotte (aree di partenza/aree di arrivo), le caratteristiche del traffico, i principali fattori che ne consentono l’espansione; 2. Ricerca-Intervento sulla prostituzione invisibile, ovvero su quel tipo di prostituzione nascosta che viene esercitata in locali, night, appartamenti, hotel ei cui contatti spesso vengono tenuti via internet, per cogliere i cambiamenti strutturali avvenuti dentro il mercato del sesso e la sua attuale correlazione con il mondo della tratta dell’Est; 3. Ricerca-Intervento sui “vissuti” delle vittime della tratta (attraverso l’utilizzo della metodologia delle “storie di vita”). Andando nello specifico sulla ricerca relativa alla prostituzione invisibile 30 Il fenomeno possiamo individuare le seguenti come finalità generali: • Fotografare la situazione attuale del mercato del sesso a pagamento nei territori della partnership del progetto WEST in rapporto con il mondo della tratta dell’Est Europa; • Individuare i fattori di permanenza e sviluppo di tale rapporto; • Valutare l’impatto, nei segmenti del mercato del sesso, di una legge che proibisca la prostituzione su strada. In termini più specifici,la ricerca intervento si proponeva di conoscere: • le principali trasformazioni avvenute nel mercato della prostituzione di strada in rapporto alle soggettività vittime di tratta provenienti dai Paesi dell’est Europa; • in quali segmenti di mercato di sesso a pagamento di determinati territori sono presenti persone vittime di tratta; • come questi settori del mercato del sesso a pagamento sono organizzati territorialmente, chi vi opera, come vi si accede; • cosa fa da copertura alla prostituzione coatta e non (come si mimetizza); • attraverso quali meccanismi le persone vittime di tratta vengono coinvolte (ingresso, percorso,accordi, ecc.); • i livelli e le tipologie di sfruttamento. Per raccogliere i dati, di natura prevalentemente qualitativa, sono stati utilizzati, anche se non in modo uniforme da parte di tutti i ricercatori locali, i seguenti strumenti: interviste individuali sia di soggetti che hanno una conoscenza diretta del fenomeno (identificati con l’aiuto di attori sociali locali), che di soggetti che hanno una conoscenza indiretta o mediata del fenomeno; raccolta, selezione e analisi di materiali quali annunci pubblicitari, articoli di giornale, segnalazioni ai vigili (ad esempio di “appartamenti sospetti”), e così via; osservazione diretta: su alcuni segmenti del mercato del sesso a pagamento laddove è evidenziata la sua connessione con l’immigrazione femminile; mappatura ed evoluzione storica dei luoghi e dei locali del territorio nei quali si è sviluppato un mercato del sesso a pagamento connesso alla tratta. Il rapporto finale della ricerca intervento sulla prostituzione invisibile, redatto da Donadel e Martini, riporta alcune considerazioni importanti, che, come specificano gli autori non rappresentano un punto di arrivo, bensì un punto di partenza per iniziarsi a interrogarsi su un fenomeno nuovo. In primo luogo dal rapporto emerge come le ragazze provenienti dall’est Europa coinvolte nel fenomeno della prostituzione sono sempre più presenti nei mercati della prostituzione al chiuso, sia degli appartamenti che dei locali. Inoltre, sempre di più il loro reclutamento, avviene attraverso l’attivazione personale, non solo con l’inganno. Secondo il rapporto infatti, la prostituzione spesso rappresenta lo strumento più veloce ed accessibile per raggiungere gli obiettivi economici che le ha momentaneamente spinte ad uscire dal proprio Paese, e non solo una tappa obbligata per ottenere la libertà dai loro sfruttatori. Quindi anche le politiche sociali che avevano come obiettivo quello di ostacolare il fenomeno del reclutamento forzato risultano essere ad oggi per lo più inefficaci. In secondo luogo, le donne dell’est Europa non stanno abbandonando la prostituzione di strada a favore della prostituzione al chiuso, bensì continuano ad essere presenti nella prostituzione di strada,applicando 31 Il fenomeno strategie di invisibilità prima di esclusiva pertinenza dei mercati della prostituzione al chiuso. A ciò si collega il fatto che i mercati della prostituzione al chiuso e della strada, se un tempo potevano essere definiti separati (sia relativamente alle soggettività coinvolte, che alla gestione del mercato stesso), oggi sono sinergici in quanto tendono ad essere parti di un unico sistema. Altro fondamentale risultato risulta essere la connessione tra aumento della pericolosità e prostituzione al chiuso. In altre parole, i mercati della prostituzione al chiuso rendono più invisibili e irraggiungibili le persone coinvolte dal fenomeno della prostituzione migrante. Il rapporto mette in luce, infatti, come, all’interno di questi ambiti,potrebbe avvenire un peggioramento delle condizioni di sfruttamento e di schiavitù, oppure, potrebbe venire favorito lo sfruttamento sessuale di minori dei quali i Paesi dell’est Europa sono i principali fornitori per i nostri mercati. Gli autori del rapporto, evidenziano inoltre come le reti di sfruttamento straniere sono passate da un’organizzazione improvvisata, a vere e proprie “imprese” che collaborano con gli italiani, e con i quali operano una ripartizione delle funzioni (come ad esempio il reperimento prostitute e quello della clientela). Altra riflessione importante riguarda il settore dell’intervento sociale. Come precedentemente accennato, le attuali politiche sociali appaiono deboli, soprattutto per quanto riguarda i progetti rivolti alla prostituzione di strada, mentre sono completamente assenti strategie di intervento per quanto riguarda la prostituzione al chiuso. La stessa improduttività viene registrata nel coordinamento tra le azioni di contrasto alla criminalità e quelle di supporto alle donne vittime di tratta. Il rapporto si chiude con una considerazione sul disegno di legge Bossi-Fini-Prestigiacomo che risulta essere vissuto con molta preoccupazione soprattutto dagli operatori sociali che lavorano a contatto con il fenomeno della prostituzione. In particolare si teme che questo disegno di legge, avendo come principale obiettivo la proibizione della prostituzione di strada, acceleri l’espansione dei mercati della prostituzione al chiuso, attraverso il coinvolgimento costante della popolazione migrante. Nel box sottostante viene invece riportata la sintesi dell’indagine “Il sommerso”, altra ricerca dall’indiscussa importanza nazionale poiché ulteriore testimonianza concreta e dimostrata del progressivo spostamento della prostituzione dalla strada al chiuso”. La ricerca, condotta nell’ambito del progetto ‘Strada’ e del programma comunitario Equal, ha preso in esame quattro territori tra Trentino, Toscana, Basilicata, Abruzzo e Marche. L’indagine “Il sommerso. Una prima ricerca sulla prostituzione al chiuso, sfruttamento, trafficking”. Questa indagine nasce con una duplice finalità: rendere visibile l’invisibile, visto che il fenomeno è nascosto, sconosciuto e spesso mimetizzato sotto la copertura di professioni socialmente accettabili, e di sperimentare “percorsi, modelli di analisi e d’intervento in quella parte del fenomeno prostituzione che più ci risulta nascosta”. Il lavoro è stato condotto, nell’ambito del progetto “‘Strada” e dell’iniziativa comunitaria “Equal”, dall’Associazione On the Road e da altre associazioni partner, in collaborazione con la provincia di Pisa e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. La ricerca, articolata in un periodo di quasi due anni (da gennaio 2002 a settembre 2003) ha preso a riferimento quattro aree geografiche: le province di Trento, di Pisa, di Potenza e il territorio compreso tra l’Abruzzo settentrionale e le Marche meridionali. Il progetto si è 32 Il fenomeno snodato attraverso varie fasi, a quella di monitoraggio a quella dell’attivazione di percorsi di accoglienza, formazione e inserimento lavorativo. Per quanto riguarda i soggetti, sono state contattate 897 donne. 280 di queste sono state accolte nel ‘drop-in centre’, 46 sono state accompagnate verso la completa autonomia, 38 sono state inserite in un contesto lavorativo. Di queste ultime, 29 hanno prima ricevuto una formazione Dalla ricerca è emerso come “negli ultimi anni si è verificato un progressivo spostamento della prostituzione dalla strada al chiuso, che ha reso ancor più complesso tale universo, tanto da dover forse parlare non di prostituzione, ma di prostituzioni”, come ha scritto Marco Bufo (coordinatore dell’associazione “On the Road” e coordinatore scientifico del progetto “Strada”). .Prostituzioni che più si cercano di analizzare, più di mostrano crescenti nella loro complessità. Il progetto appena descritto fa parte di un progetto più ampio che merita essere riportato (vedi box successivo). Progetto Strada: recupero socio-lavorativo delle donne oggetto di tratta Il progetto EQUAL Strada, di cui la Provincia di Pisa è soggetto referente, prevede una serie di attività specifiche: - Attività di Monitoraggio, Informazione e Orientamento sociale (nei territori provinciali di Pisa, Potenza, Trento): attivazione di équipe formate da operatrici/tori professionali e mediatrici interculturali che si occuperanno delle azioni di monitoraggio e osservazione del fenomeno (di strada e sommerso nel chiuso di appartamenti, locali ecc.) e della individuazione delle modalità di contatto con le vittime per la creazione di un rapporto di fiducia con le donne e minori immesse nella prostituzione, direttamente sulla strada (e possibilmente negli altri luoghi di prostituzione), per rilevarne i bisogni e fornire conseguenti risposte di accesso alle opportunità offerte dal progetto. - Attivazione di un Drop in Center (territorio Provincia di Pisa): sperimentazione di un Drop in Center, cioè un modello innovativo di sportello filtro tra gli ambiti di prostituzione e i servizi e i percorsi di uscita dallo sfruttamento, attraverso l’offerta di servizi di informazione, orientamento e consulenza garantiti da professionalità diverse (operatrici/tori sociali, mediatrici interculturali, psicologhe e consulenti legali) con la finalità di avviare percorsi di inserimento sociale e lavorativo. - Attività di Presa in Carico, Accoglienza e Accompagnamento verso l’Autonomia (territorio Provincia di Pisa): preparazione delle donne contattate al percorso verso l’autonomia, l’istruzione (anche attraverso laboratori di alfabetizzazione nelle strutture di accoglienza già attivate) e l’inserimento lavorativo. - Attività di Orientamento Professionale, Formazione Pratica in Impresa e Inserimento Lavorativo (territori Province di Pisa e Trento): la creazione di percorsi di autonomia personale e di inserimento socio-lavorativo, che rappresenta il focus del progetto, si fonda sulla sperimentazione di specifiche misure volte a fornire alle donne concreti strumenti differenziati e flessibili che conducano all’accesso al mercato del lavoro. 33 Il fenomeno Tale obiettivo viene finalizzato attraverso varie strategie che vanno dall’orientamento individualizzato e di gruppo alla formazione pratica in impresa, dalla ricerca e attivazione delle opportunità di formazione all’inserimento lavorativo. Sempre a Pisa è stato attuato il “Progetto Sally”. Nonostante il focus del progetto riguardi soprattutto la tratta e lo sfruttamento, non facendo riferimento in modo specifico alla prostituzione sommersa, esso rappresenta un ulteriore esempio di coordinamento tra Enti. “Sally”: Progetto per un intervento integrato in rete rivolto a donne oggetto di tratta a scopo di sfruttamento sessuale”. Attraverso una forte collaborazione con i partner locali (Amministrazioni comunali, ASL, Forze dell’Ordine etc.), con il privato sociale e con le realtà del volontariato, il progetto “Sally” si propone di realizzare non più interventi isolati e frammentari, ma azioni organiche e sinergiche da realizzarsi su tutto il territorio provinciale. Il Progetto si propone di contrastare il fenomeno della tratta incidendo su tre livelli: 1) sulle norme di repressione del traffico a livello nazionale e internazionale (attraverso la protezione delle vittime che denunciano i trafficanti); 2) sulle politiche di prevenzione del traffico attraverso l’informazione sistematica alle famiglie nei Paesi d’origine, in collaborazione con Ambasciate, Consolati, Ong; Questure e Polizie dei diversi Stati coinvolti; 3) sulle politiche di sostegno concreto nei confronti delle vittime (predisposizione degli strumenti tali a consentire alla vittima di ricostruirsi un progetto di vita, favorendone l’autodeterminazione). In questa prospettiva, (riportiamo fedelmente dalla descrizione del progetto) lo strumento principale di intervento del progetto è rappresentato dall’articolo 18 del dlgs.286/98 che prevede la concessione di uno speciale permesso di soggiorno (c.d. per motivi di protezione sociale) per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale. I presupposti necessari sono individuati nell’esistenza di: situazioni di violenza o grave sfruttamento; concreti peri-coli per l’incolumità dello straniero a causa dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti dell’organizzazione criminale o delle dichiarazioni rese in un procedimento penale. Tali presupposti devono essere accertati nel corso di operazioni di polizia, indagini, di un procedimento per alcuni delitti specifici (art. 380 c.p.p e legge n.75/1958) o nell’ambito degli interventi assistenziali dei servizi sociali. Il Permesso di soggiorno è rilasciato dal Questore anche su proposta del procuratore della Repubblica o con il parere favorevole della stessa autorità. Il progetto Sally, finanziato nel mese di Marzo 2003 per il quarto anno consecutivo dal Dipartimento per le Pari Opportunità (Presidenza del Consiglio dei Ministri) viene attuato tramite i seguenti ambiti trasversali di intervento: - ATTIVITA’ DI STRADA: interventi di counselling, riduzione del danno, orientamento e accompagnamento ai servizi; - ACCOGLIENZA: presa in carico, consulenza, sostegno socio-assistenziale-psicologico, 34 Il fenomeno accompagnamento verso l’uscita tramite la attuazione di percorsi di inclusione sociolavorativa per le beneficiarie; - LAVORO DI RETE: attuazione di una strategia integrata di intervento con le ASL, le Forze dell’Ordine, le Associazioni del territorio, i soggetti titolari di progetti ex articolo 18 sul territorio nazionale. Altra ricerca azione importante è il “Progetto Vie d’Uscita”, che vede il Piemonte come Regione capofila e le Regioni Campania, Lazio, Liguria, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta come Regioni aderenti. Progetto Interregionale Vie d’Uscita. Il progetto prende avvio da un’azione congiunta tra le Regioni e le Province autonome sulle tematiche che danno origine ai flussi migratori a scopo di tratta, tenendo conto che la lotta alla prostituzione ed alla tratta delle persone è una priorità per tutti i Paesi Ue e che la stessa Commissione europea raccomanda l’adozione di interventi che favoriscano la fuoriuscita delle donne dallo stato di prostituzione forzata e la loro integrazione sociolavorativa. L’obiettivo principale del progetto interregionale è stato quello di realizzare una ricercaazione che comprenda: 1) una ricerca sociale finalizzata alla comprensione dei cambiamenti avvenuti all’interno del fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale per meglio calibrare gli interventi; 2) la ricognizione e il monitoraggio delle esperienze più significative a livello regionale, allo scopo di definire le buone prassi di intervento sociale; 3) l’attivazione di interventi di formazione breve per le donne vittime della tratta con l’obiettivo di facilitare il loro inserimento socio-lavorativo. Per realizzare tale obiettivo si è costituito un Gruppo di Lavoro, composto da rappresentanti di ogni Regione aderente, il quale ha il compito di coordinare le azioni del progetto che potranno essere realizzate a livello regionale o interregionale. Il progetto prevede lo svolgimento delle seguenti azioni: • Conferenza stampa di avvio del progetto; • Ricerca-azione e messa a punto degli strumenti integrati d’intervento; • Elaborazione di un modello integrato di intervento o “buona prassi”; • Realizzazione dei corsi brevi di formazione e ricerca attiva del lavoro; • Sperimentazione del modello integrato di intervento fra i partner del progetto; • Valutazione dell’impatto del modello e sua eventuale rielaborazione; • Redazione e pubblicazione di una “Guida sulle esperienze eccellenti”; • Diffusione dei risultati raggiunti A seguito di questo progetto, a Torino il 7 Giugno del 2007, è stato presentato il convegno “La luna e i falò. Il mercato in-visibile: tratta e prostituzione”, che oltre alla presentazione del progetto Vie d’uscita ha dato spazio al tema della prostituzione invisibile (ad esempio la prostituzione sommersa in relazione alla tratta e allo sfruttamento delle donne del sud est asiatico). 35 Il fenomeno È importante sottolineare che tutti i progetti riportati hanno evidenziato: - il mutamento del fenomeno della prostituzione e il suo processo “verso l’invisibilità” - la necessità di progetti (sia a livello di ricerca che di intervento per contrastare il fenomeno) che coinvolgano vari Enti e Istituzioni - l’attuale impossibilità per gli operatori di accedere ai luoghi della prostituzione al chiuso (appartamento, locali, centri benessere), e di conseguenza - la necessità di creare nuovi strumenti di aggancio delle donne che esercitano al chiuso e di capacità di individuazione dei segmenti di prostituzione coatta. I.4 Progetti e interventi nell’area vasta Prato-Pistoia-Firenze A livello dell’area della Provincia di Prato e dell’area vasta Prato-Pistoia-Firenze non esistono ricercheintervento specifiche sulla prostituzione sommersa (tranne la valorizzazione dello Spazio Intermedio all’interno del progetto C.I.P. di Firenze in merito a questo fenomeno), mentre esistono da tempo progetti sulla tratta. Uno dei progetti più significativi nella nostra area vasta è senza dubbio il suddetto “Progetto C.I.P. (Collegamento interventi prostituzione e Tratta)” che rappresenta non solo una risorsa importante a livello sociale, ma anche un esempio di cooperazione tra associazioni che si occupano di prostituzione da tempo (come ad esempio l’Associazione Progetto Arcobaleno e C.A.T. Cooperativa Sociale). IL PROGETTO C.I.P. (Collegamento Interventi Prostituzione e Tratta). Il CIP è una rete di soggetti del volontariato, del privato sociale e del pubblico, nata nel luglio del 1995, con l’intento di creare occasioni di supporto e di uscita dal disagio che può caratterizzare la prostituzione. Il progetto del CIP si rivolge a tutte le donne, minori ed adulte, che svolgono prostituzione di strada, con azioni integrate volte alla prevenzione, al sostegno ed al reinserimento. Il progetto del C.I.P. si rivolge a tutte le donne, minori ed adulte, che svolgono prostituzione di strada in condizioni coercitive in quanto vittime di sfruttamento. Vengono svolte azioni integrate volte alla prevenzione, al sostegno ed al reinserimento. L’intervento, avendo come finalità generale quella di offrire un’alternativa al lavoro di strada, laddove sia vissuto in una condizione di coazione e sfruttamento e comunque di non libertà, tende a sostenere con azioni di supporto tutte le persone, anche quelle che decidono di continuare a prostituirsi. Il progetto è finanziato dal Comune di Firenze, Dipartimento per le Pari Opportunità ed è strutturato in tre fasi: Unità di Strada (gestita da CAT), Spazio Intermedio – finanziato anche dal Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità (capofila Ass. Prog. Arcobaleno, ente attuatore CAT con personale) –, Accoglienza (Ass. Prog. Arcobaleno). Obiettivi generici • Conoscenza del fenomeno del lavoro sessuale di strada e delle condizioni in cui viene svolto, rilevando la percezione del fenomeno nel contesto sociale, nell’ottica di superare la stigmatizzazione e la discriminazione sociale. 36 Il fenomeno • Incentivazione del cambiamento dei comportamenti a rischio, offrendo al nostro target, difficilmente raggiungibile dai servizi sociosanitari del territorio, un’opportunità di informazione circa la tutela della salute in generale, la prevenzione sanitaria rispetto all’HIV e ad altre MTS, l’uso del preservativo, e gli accessi possibili ai servizi pubblici e del privato sociale e alle associazioni aderenti al CIP, tramite un servizio di accompagnamento. • Sollecitazione della domanda sia sulla tutela della salute, che sulla attivazione di percorsi alternativi alla prostituzione, tramite l’accompagnamento alle agenzie del territorio. • Accoglienza e tutela delle minori e delle donne che chiedono di uscire dalla prostituzione, attraverso una rete di relazioni di fiducia, volte al raggiungimento individuale da parte delle utenti di una autonomia di movimento e di iniziativa. • Assistenza concreta alle persone, attraverso primi interventi di ordine sanitario, psicologico, giuridico, relazionale. • Ricerca di una progettualità progressiva di inserimento socio-lavorativo: alfabetizzazione, formazione scolastica, formazione professionale, stage aziendali, inserimenti lavorativi, inserimento abitativo. • Attivazione di un percorso di formazione e di sostegno per gli operatori e i volontari dell’accoglienza. • Soluzione dei problemi legati alla procedura di regolarizzazione giuridica degli utenti: la quasi totalità degli utenti stranieri arriva da noi senza documenti e, ovviamente, senza il permesso di soggiorno. A) UNITA’ DI STRADA: ATTIVITA’ E SVILUPPO DEL SERVIZIO (servizio realizzato da C.A.T. Cooperativa Sociale) L’intervento dell’Unità di Strada della Cooperativa C.A.T. sul territorio, è volto alla creazione di una relazione di aiuto e di fiducia che consenta alle persone prostitute di attivare la propria domanda di aiuto per sottrarsi dalla condizione di sfruttamento e di violenza, oltre che alla tutela della salute pubblica, alla diffusione di informazioni sui servizi sociosanitari del territorio e su quelli offerti dalla rete del CIP, al sostegno delle donne e dei minori maschi prostituti (prevenzione delle malattie, tutela della salute e della sicurezza personale, distribuzione di presidi sanitari, accompagnamento ai servizi), al rafforzamento dell’autostima e delle capacità di autotutelarsi. L’équipe di strada agisce, per perseguire gli obiettivi prefissati, secondo una metodologia che non si esaurisce con la semplice offerta di preservativi e opuscoli di informazione sanitaria, ma segue i criteri dell’ascolto, del rilevamento dei bisogni che emergono dalla strada, della relazione con un target che, composto essenzialmente da popolazione immigrata, vive in condizioni di debolezza sociale non solo sotto il profilo economico, ma anche rispetto ai diritti civili (clandestinità e condizioni di sfruttamento e schiavitù), proponendosi come soggetto di counselling sulle tematiche relative alla salute e ai comportamenti a rischio ed alle questioni giuridiche, dando inoltre la possibilità attraverso gli accompagnamenti di conoscere le opportunità che il territorio offre. Il gruppo di lavoro “Streetlights” è composto da operatori e da mediatrici culturali di diverse nazionalità (nigeriana, albanese e russa), per offrire al target un servizio di qualità 37 Il fenomeno rispetto alle relazioni che si vanno a stabilire e ai servizi che si vanno ad offrire. Per l’èquipe che contatta le donne che si prostituiscono in strada è fondamentale stabilire un rapporto di fiducia con esse, ed è quindi fondamentale in questo senso la presenza della mediatrice, che è sempre la prima a stabilire un contatto col target. L’importanza della mediazione culturale come strumento di lavoro non sta solo nella traduzione linguistica, ma nella conoscenza delle varie culture di origine delle persone incontrate, attraverso la quale è possibile comprendere più approfonditamente i messaggi che vengono emessi. Il concetto di “conterraneità” chiarisce la sintonia, immediata, che passa tra le persone che si incontrano e stabiliscono una relazione che si fonda anche sulle stesse basi culturali. La relazione di fiducia che si instaura con le donne in strada diviene strumento forte di comunicazione attraverso il quale vengono fornite informazioni importanti da parte degli operatori, che svolgono costantemente attività di educazione alla tutela della salute e prevenzione delle malattie trasmesse sessualmente legate ai comportamenti a rischio durante il lavoro con i clienti. L’Unità di Strada offre anche un’ampia reperibilità telefonica, un numero cellulare messo a disposizione dell’utenza che può usufruirne per qualsiasi tipo di richiesta e soprattutto per richiedere o confermare all’operatore gli accompagnamenti presso i servizi sanitari del comprensorio. Infatti, durante le uscite oltre al lavoro di relazione, counselling, distribuzione di materiale informativo e presidi sanitari (preservativi, prodotti per l’igiene intima) e verifica con il target sui contenuti dei materiali informativi, vengono anche fissati gli accompagnamenti ai servizi sociosanitari, effettuati preferibilmente con la presenza della mediatrice culturale. Una funzione importante dell’unità di strada è quella di monitorare costantemente la declinazione del fenomeno prostituzione sul territorio fiorentino; le flessioni rispetto al numero di presenze in strada, il tipo di nazionalità delle donne, gli orari, gli spostamenti e la scelta dei luoghi di lavoro. L’attività di “osservazione partecipata” (osservare attivamente) è infatti funzionale alla comprensione di ciò che accade e permette di dare significato a tutto quello che si osserva potendolo verificare insieme ai protagonisti stessi. Nell’ultimo anno sta avvenendo una trasformazione radicale del fenomeno prostituzione nella sua totalità; cambiano i luoghi, i tempi e di conseguenza le modalità di lavoro legate al rapporto tra prostituta/cliente e prostituta/operatori di strada. B) SPAZIO INTERMEDIO (servizio realizzato dall’Associazione Progetto Arcobaleno e dalla Cooperativa sociale C.A.T.) Lo sportello è aperto più giorni la settimana ed è svolto nei locali del Comune di Firenze. Vi è impegnata un’operatrice affiancata da mediatrici culturali di nazionalità diversa (nigeriana, rumena e albanese) che svolgono un importante ruolo non solo di mediazione linguistica, ma anche di traduzione e contestualizzazione culturale dei contenuti del colloquio. Lo spazio intermedio è un servizio di consulenza per il target dove si aiuta la ragazza a precisare la propria domanda di aiuto e ad orientarla verso i servizi della rete e del territorio; è il luogo in cui si approfondisce la conoscenza dei servizi socio-sanitari 38 Il fenomeno da parte del target e si promuove la conoscenza dei principali temi legati alla salute e alla prevenzione; è anche il luogo dove si può sviluppare la conoscenza delle ragazze sulle possibilità di percorsi alternativi della prostituzione. Il servizio prevede anche gli accompagnamenti ai servizi socio-sanitari che rappresentano un’azione importante nel progetto e che vede impegnati gli stessi operatori dell’Unità di Strada, raccordati fortemente con il lavoro dello sportello. Il servizio offre inoltre un servizio di consulenza e assistenza legale, in particolare rispetto all’applicazione dell’art.18 del Testo Unico sull’Immigrazione, ma anche ad altri problemi relativi alla regolarizzazione, al ricongiungimento familiare e al lavoro. L’avvocato si occupa inoltre degli accompagnamenti in Questura o ad altri servizi afferenti, qualora se ne presentasse la necessità. L’esperienza maturata in questi anni ha prodotto alcuni riflessioni sui servizi offerti dall’unità di strada e dall’accoglienza, in particolare si è appurato che l’esigenza di ascolto espressa dalla utenza incontrata in strada può restare inevasa se non si offre uno spazio nel quale si dia voce alle questioni più delicate o alle problematiche che il contatto di strada, che si svolge ovviamente sul “luogo di lavoro”, non può contenere. In particolare il rapporto di fiducia conquistato in strada può essere consolidato e accresciuto con un operatore da incontrare anche successivamente al contatto in strada e che si ponga come un referente comunicativo. E’ necessario offrire uno spazio per l’elaborazione dell’esperienza della prostituzione che molto spesso implica una storia di violenza, di emarginazione e di completa estraneità alla città “ospitante”. Il servizio risulta essenziale al progetto in quanto risponde alla domanda di presa in carico da parte di donne che cercano un’alternativa al lavoro di strada in percorsi paralleli a quello dell’accoglienza: in questo senso svolge una vera e propria azione di counselling che si traduce in una sorta di presa in carico territoriale dell’utenza. C) ACCOGLIENZA (servizio realizzato dall’associazione Progetto Arcobaleno) L’intervento educativo è volto a far acquisire alle utenti un’autonomia di movimento e di iniziativa che consenta loro un futuro inserimento professionale ed abitativo all’interno del territorio nazionale, oppure di affrontare il non sempre semplice rientro nella patria di origine. Per il raggiungimento degli obiettivi proposti, il progetto di accoglienza prevede anche l’attivazione di una serie di relazioni e rapporti con il territorio, a cominciare dall’istituzione scolastica presso la quale le giovani accolte potranno sostenere, da privatiste, gli esami atti al conseguimento del diploma elementare o di licenza media, per i quali vengono preparate dalle insegnanti della scuola di alfabetizzazione dell’associazione Progetto Arcobaleno. La rete delle relazioni da attivare si sta ampliando nella ricerca di corsi di formazione o riqualificazione professionale adeguati e nella sensibilizzazione della realtà produttiva e dei servizi in modo da creare opportunità, inizialmente protette, di inserimento lavorativo. Il progetto di accoglienza per le donne maggiorenni è articolato al suo interno in tre fasi distinte, al fine di offrire all’utenza una gradualità nel percorso di fuoriuscita, permettendo alle stesse operatrici di verificare la reale motivazione della donna e la continua rispondenza 39 Il fenomeno del servizio alla sua domanda. Riguardo all’utenza di minore età, il progetto prevede una prima accoglienza in strutture adeguate, in cui la permanenza sarà limitata al periodo necessario per avviare la procedura di regolarizzazione, per definire il programma individuale e per attivare la presa in carico dei servizi del territorio, al fine di procedere all’invio alla struttura di accoglienza definitiva. Altro progetto di rilievo è il progetto regionale “Rete di intervento sociale nella Prostituzione e la Tratta” attuato dall’Associazione Trame. PROGETTO REGIONALE “RETE DI INTERVENTO SOCIALE NELLA PROSTITUZIONE E LA TRATTA” approvato e finanziato sul programma regionale “Toscana Sociale” (P.I.R.S 2002/2004) Il Progetto “Rete regionale di intervento sociale nella Prostituzione e la Tratta”, ormai conclusosi, intendeva sostenere e collegare in una prospettiva regionale gli interventi già presenti nell’ambito del contrasto alla tratta, incentivando lo sviluppo di nuovi interventi in aree scoperte e realizzando una serie di azioni per sviluppare, e diversificare le risorse ed i servizi di settore. Oltre alla Provincia di Pisa, hanno sottoscritto il progetto le Province di Pistoia, Massa, Arezzo. Soggetto promotore del Progetto è stata l’Associazione Trame, che raccoglie associazioni e gli enti del no-profit regionali che si occupano del contrasto alla tratta a scopo di sfruttamento sessuale. L’associazione Trame, infatti, si è occupata della realizzazione pratica delle azioni previste nel progetto e del loro coordinamento. Per l’attuazione del progetto è stato previsto il coordinamento tra Regione, enti locali coinvolti nel progetto, Forze dell’Ordine, Magistratura e Privato Sociale, in due organismi: il Comitato di Pilotaggio Regionale e il Gruppo di Coordinamento Regionale. Il primo ha avuto il compito di definire la programmazione triennale e annuale del progetto regionale individuando gli obiettivi strategici da perseguire e le rispettive azioni da realizzare, e di assicurare un’equilibrata interazione tra livello regionale e locale; il secondo invece si è occupato della realizzazione delle linee programmatiche definite dal Comitato di pilotaggio. Il giorno 10 febbraio 2005 si è svolto a Firenze il convegno conclusivo dell’ultima tranche del progetto che ha presentato il report finale delle azioni intraprese da promotori e aderenti contro il fenomeno: una mappatura dei servizi che sono stati attivati territorialmente, una ricerca sulle dimensioni e le caratteristiche dell’intervento in strada, una rilevazione dei bisogni delle donne che sono state raggiunte dagli operatori del progetto e che si sono avvicinate o rivolte ai servizi offerti e un’analisi dei dati del servizio di Numero Verde attivo in Toscana dall’11 luglio 2000. Spostandosi nella Val di Nievole, troviamo un altro contributo interessante, ulteriore esempio di lavoro di rete: G.L.I.P. (Gruppo Lavoro Interventi Prostituzione, nato nel 1999), che ha visto la partecipazione del Ser.T U.S.L. 3 Zona Valdinievole, della Polizia Municipale Comune di Montecatini T., della Cooperativa Sociale C.A.T. di Firenze, del G.A.L.P. (Gruppo Amiche Linea Prostituzione), dalla Caritas Diocesana, dalla 40 Il fenomeno C:G:I:L: Donne e dell’Associazione Zoè, e il cui lavoro è stato riassunto del “Dossier Prostituzione in Val di Nievole”. Lo scopo del lavoro del G.L.I.P. non è stato puramente informativo, ma è nato dal bisogno di stimolare una riflessione sul tema della prostituzione, che è stato affrontato come un problema di salute non solo di singole persone, ma anche della comunità. Il lavoro, ispiratosi all’esperienza del C.I.P. di Firenze, rappresenta il risultato di un’azione coordinata tra diversi soggetti pubblici e privati, ognuno dei quali ha assunto la funzione più adeguata al suo ruolo, ma all’interno di un disegno comune e coordinato che va dal lavoro dell’unità di strada (progettato attraverso la mappatura e poi la creazione del contatto con le prostitute un intervento si riduzione del danno) ,al sostegno sanitario sociale e psicologico per chi vuole uscire dal giro della prostituzione (anche attraverso strutture di accoglienza). Per quanto riguarda la prostituzione sommersa in questo dossier non vi è menzione, anche perché probabilmente il fenomeno non era presente dieci anni fa. Tale lavoro resta però un lavoro interessante per quanto riguarda la collaborazione tra enti, atteggiamento che, come detto precedentemente, si rivela fondamentale quando si deve affrontare un fenomeno così complesso e mutevole come la prostituzione. I.5 Le risorse del territorio della provincia di Prato Arriviamo infine a vedere quali sono le risorse attive sul territorio della provincia di Prato, nel quale sono presenti associazioni che si occupano da tempo del fenomeno della prostituzione. In primo luogo citiamo il Centro di Ascolto per la Prostituzione e la Tratta degli esseri umani, attivo presso la Caritas, che offre ascolto, consulenza legale, un servizio di pronta e provvisoria accoglienza, fino ad arrivare all’inserimento nella seconda accoglienza a tutti coloro che chiedono aiuto per uscire dal giro della prostituzione. Un’altra risorsa importante sul nostro territorio è rappresentata da Progetto Chiara, servizio di accoglienza gestito dalla Cooperativa sociale Ester - per assicurare un luogo protetto alle donne vittime di tratta che fuoriescono dai circuiti dello sfruttamento. Attraverso una consulenza legale e psicologica le donne che chiedono aiuto, sono accompagnate verso una vita autonoma, che prevede la regolarizzazione della presenza e la ricerca di un’occupazione. Grazie al lavoro di rete con i servizi socio-sanitari, il volontariato locale, il Centro per l’impiego, i contatti con le agenzie di lavoro interinale le donne frequentano corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, si orientano nel territorio, usufruiscono di misure di facilitazione all’inserimento lavorativo. Ulteriore punto di forza della Provincia di Prato è il Centro Antiviolenza la Nara, che accoglie richieste di aiuto di donne maltrattate e soggette a ogni tipo di violenza (sessuale, fisica, psicologica, ecc.). Spesso arrivano al Centro richieste di aiuto da parte di prostitute che vengono sottoposte a sfruttamento, violenze e vessazioni. È importante infine citare la ricerca effettuata dal Ser.T di Prato il cui scopo era quello di indagare il rapporto fra tossicodipendenza, prostituzione e comportamenti sessuali a rischio e come questi comportamenti fossero particolarmente diffusi nei segmenti bassi e marginali del mercato della prostituzione. Le prostitute sono state contattate telefonicamente e via web per i segmenti medio-alti, e attraverso contatti diretti “in strada” e questionari anonimi per le altre. Sono state raccolte informazioni sulle modalità di svolgimento delle attività, sui costi delle prestazioni, sull’eventuale consumo di droghe e sulla disponibilità ai comportamenti sessuali a rischio. Anche grazie a questa ricerca è stato possibile individuare forme di prostituzione al chiuso, celate spesso sotto forma di altre attività e reclamizzate tramite annunci su web. 41 Il fenomeno È importante sottolineare che, pur non essendoci in questo momento mappature e interventi specifici sulla prostituzione sommersa, promossi ah hoc a livello della provincia di Prato, le associazioni sopraindicate sono senza dubbio le risorse più importanti a livello locale. 42 L’indagine Parte II. L’indagine Per la prostituzione sommersa si rende necessaria una qualche forma di pubblicità dato che, a differenza della prostituzione di strada, il “prodotto” non è in frequente e visibile esposizione. Spesso può essere sufficiente la pubblicità gratuita del passaparola tra clienti, ma oggi nella maggior parte dei casi la pubblicità si effettua in modo organizzato. Si tratta di piccoli annunci o spazi pubblicitari veri e propri sulle pubblicazioni a stampa, volantini lasciati nelle cabine telefoniche o in altri luoghi pubblici, insegne: questi costi fissi possono arrivare a cifre ragguardevoli, e vengono sostenuti dalle prostitute o dagli organizzatori della prostituzione al chiuso [Danna 2000]. Anche se la comunicazione pubblicitaria avviene in gran parte attraverso la pubblicazione di annunci sui giornali, quotidiani o riviste di compravendita, sono fonti di reperibilità molto utilizzate che il web (chat line, ecc.) e la televisione. Figura 1. Il sommerso e le sue forme di pubblicità. 43 L’indagine Esistono molti tipi di inserzioni: più frequentemente pubblicizzano la prostituzione in una forma mascherata (incontri, relazioni, fotomodelle, hostess, massaggiatrici, ecc.), oppure pubblicizzano servizi di intrattenimento o commerciali connessi all’industria del sesso e dell’erotismo (nightclub, sexyshop, ecc.), i quali possono anche servire da mediazione per prestazioni sessuali a pagamento. Accanto agli annunci individuali di persone, talvolta si presentano organizzazioni (agenzie matrimoniali, locali notturni, discoteche, alberghi, ecc.) che utilizzano annunci e forme comunicative create ad hoc per contattare i clienti. Come viene confermato dalle più recenti ricerche sul fenomeno, talvolta molti di questi annunci personali celano forme organizzate di gestione della prostituzione [Barnao, 2006]. II.1 Gli annunci sui giornali Nel lasso di tempo di 30 giorni (mese di ottobre 2007) sono state acquistate almeno 15 uscite dei due principali quotidiani toscani, che dedicano alla cronaca locale della provincia di Prato ampio spazio. Fra le pagine dei due giornali sono riportati quotidianamente molti annunci di vario genere. Divisi per categorie, sotto la voce COMUNICAZIONI PERSONALI o PRESTAZIONI OCCASIONALI si trovano inserzioni che, più o meno esplicitamente, offrono prestazioni sessuali. Come prima cosa abbiamo voluto quantificare lo spazio che viene dato ogni giorno a questo genere di annunci, sia per valutare l’effettiva presenza di inserzioni che blandamente mascherano incontri a sfondo sessuale come pubbliche relazioni, sia per capire l’importanza economica che questa particolare categoria può avere per un quotidiano. Mentre l’uno conta una media di 80 annunci al giorno, l’altro si aggira attorno alle 220 inserzioni. La domenica è per entrambi i quotidiano il giorno in cui compare il minor numero di questo genere di annunci (25 ca per uno, 90 ca per l’altro). Un rapido calcolo (3,15 euro a parola nei giorni feriali) ci permette di constatare che questa categoria, da sola, rappresenta un’entrata quotidiana per il giornale che può andare oltre i 3000,00 €. Un annuncio generalmente riporta, oltre la prestazione offerta, alcuni dati personali dell’inserzionista (età, sesso, nazionalità,ecc.) e la località dove si svolge la prestazione. Il numero degli annunci localizzati a Prato si aggira attorno ad una media quotidiana rispettivamente di 20 ca e 12 ca. Il passo successivo è stato quello di creare apposite griglie che offrissero una sintesi delle caratteristiche di tutti gli annunci “pratesi” raccolti. La griglia di base si presenta così: QUOTIDIANO LOCALE annuncio età sesso Inizio annuncio anni f/m/ trans prestazione dichiarata presenza su 15 gg Massaggiatrice, modella, hostess, infermiera, indossatrice, insegnate, ballerina, erotica/ambigua n° 44 nazionalità PR contatto Sito web Italiana, ungherese, brasiliana, cinese, thailandese, sudamericana, olandese, russa, svizzera, greca sì/no Numero www. L’indagine Per uno dei due giornali sono stati individuati 80 diversi inserzionisti, per l’altro 63. Più della metà degli annunci pubblicati compaiono una o due volte soltanto nell’arco di tempo monitorato, mentre circa 1/5 è presente quasi ogni giorno. E’ ipotizzabile che gli inserzionisti più frequenti non abbiano ancora raggiunto una loro clientela più o meno fissa e che utilizzino una pubblicità quotidiana perché da poco sul mercato con le loro prestazioni. Le prestazioni sono, quasi nella totalità, offerte da donne di età spesso non dichiarata; nel caso di uno dei due quotidiani però compare un numero comunque rilevante (26) di transessuali, dichiarati o presunti dall’ambiguità dell’annuncio, rispetto all’altro (3). La metà dei 63 annunci dello stesso giornale non riportano la nazionalità dell’inserzionista, ma fra quelle note risultano 11 italiane, 5 cinesi, 4 ungheresi, 3 brasiliane, 2 orientali, 1 greca, 1 svizzera, 1 russa, 1 olandese, 1 sudamericana, 1 thailandese. Nel caso dell’altro quotidiano, 2/3 degli annunci non riferiscono la nazionalità, mentre sappiamo che fra gli inserzionisti ci sono 10 italiane, 5 brasiliane, 4 cinesi, 1 sudamericana, 1 ungherese, 1 thailandese, 1 olandese. Trascrivendo in griglia anche il numero di telefono indicato negli annunci è stato possibile notare che ad uno stesso numero, quasi sempre di cellulare, “rispondono” inserzionisti diversi. Nel caso di un quotidiano si possono così formare 12 inserzionisti, accoppiati dallo stesso numero di telefono, mentre per l’altro ci sono più casi di 5, 4, 3 e 2 inserzionisti con lo stesso numero di cellulare. È possibile quindi che l’inserzionista sia sempre la stessa persona ma che cambi i propri dati generici all’occorrenza oppure che ci sia una sorta di organizzazione interna che filtra le chiamate. Solo in due casi presenti nello stesso giornale gli annunci riportano un sito web al quale connettersi per leggere in rete annunci simili. Per conoscere la modalità di pubblicazione dell’annuncio è stata contattata direttamente l’agenzia che si occupa delle inserzioni. Le informazioni che abbiamo ottenuto puntano a sottolineare la serietà del quotidiano, riferendo la seguente procedura di selezione dell’annuncio per la pubblicazione nello spazio pubblicitario: • la verificata attendibilità del contatto (il numero telefonico riportato viene fatto squillare e deve rispondere la persona indicata nell’annuncio), • la registrazione dei documenti dell’inserzionista e • l’uso di una terminologia che non risulti volgare ed offensiva o di esplicita offerta sessuale. 45 L’indagine Figura 2. Le caratteristiche degli annunci sui due maggiori quotidiani locali (ottobre 2007). Esiste, oltre al criterio scelto da ogni giornale o rivista per stabilire l’idoneità di pubblicazione di un annuncio, una regolamentazione delle pubblicazioni di annunci a carattere sessuale, così sintetizzabile: A partire da questi dati abbiamo deciso di constatare la diffusione e la facile reperibilità di questo genere di materiale controllando anche alcuni numeri di un settimanale di annunci economici gratuiti. Da lettura di 3 uscite sono stati individuati 11 diversi annunci della provincia di Prato che hanno come “inserzionista tipo” una donna di età e di nazionalità non dichiarata. Questi annunci rappresentano circa 1/6 della totalità delle inserzioni e lo stile dell’annuncio è molto simile a quello riscontrato nei quotidiani. Infine, abbiamo voluto verificare la presenza di questo genere di annunci anche su un importante quotidiano nazionale, consultandone per 15 giorni la pagina delle inserzioni. In questo caso, si tratta di annunci dall’impostazione completamente diversa. Non si tratta solo di annunci nei quali compare una persona che offre delle prestazioni, ma anche di annunci di “agenzie” per le 46 L’indagine quali sono pubblicizzate più persone. Es.: “accompagnatrici raffinate, studentesse eleganti, diavolette intriganti”. Le prestazioni vengono offerte da semplici “accompagnatrici” fino ad ambigue compagne per una sera come, ad esempio, “infedele e scatenata casalinga” ecc. La maggior parte dei numeri di telefono inoltre sono non cellulari o fissi, ma numeri a pagamento (899…;178… ecc. le cui tariffe vanno dagli 0,40 euro al minuto agli 1,80 euro/min). Le agenzie che promuovono escort e accompagnatrici mostrano sempre numero di cellulare. Figura 3. Normativa sulle inserzioni pubblicitarie con riferimento a prestazioni sessuali Fonte: IL SOMMERSO – progetto Equal-Strada, 2004 Quasi mai viene specificata la zona e l’età (dato anche il numero di annuncio a carattere “corale”), ma quasi sempre specificata la dicitura “solo per adulti”. Fra gli annunci ne risulta uno soltanto esplicitamente di Prato ed è presente 5 volte su 14. Si è osservato che al giorno compaiono circa 17 annunci e che il 50% di questi ricorre quotidianamente, mentre l’altro 50% ha una presenza variabile che va dalle 5 alle 10 volte sui 14 giorni monitorati. 47 L’indagine Giorno N° annunci Tipo Sesso Età Contatto Dom. 13/01/08 14 11 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 3 al singolare 2 n.s. 2 m. 12 f. 12 n.s 2 (20 anni) 3 cellulari 1 fisso (prefisso di Prato) 10 numeri a pagamento Lun. 14/01/08 21 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 9 al singolare 5 n.s. 2 m. 14 f. 20 n.s. 1 (20 anni) 6 cellulari 1 fisso (prefisso di Prato) 14 numeri a pagamento) Mar. 15/01/08 18 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 6 al singolare 4 n.s. 2 m. 12 f. 18 n.s. 5 cellulari 1 fisso (prefisso di Prato) 12 numeri a pagamento Mer. 16/01/08 21 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 9 al singolare 5 n.s. 2 m. 14 f. 20 n.s. 1 (20 anni) 5 cellulari 1 fisso (prefisso di Prato) 15 numeri a pagamento Gio. 17/01/08 18 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 6 al singolare 4 n.s. 2 m. 12 f. 18 n.s. 4 cellulari 1 fisso (prefisso di Prato) 13 numeri a pagamento Ven. 18/01/08 19 13 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 6 al singolare 5 n.s. 2 m. 12 n.s. 19 n.s. 5 cellulari 14 numeri a pagamento Sab. 19/01/08 17 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 5 al singolare 3 n.s. 2 m. 12 f. 17 n.s. 5 cellulari 12 numeri a pagamento Dom. 20/01/08 12 9 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 3 al singolare 2 n.s. 2 m. 8 f. 12 n.s. Lun. 21/01/08 20 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 8 al singolare 5 n.s. 2 m. 13 f. 20 n.s. 6 cellulari 14 numeri a pagamento Mar. 22/01/08 17 12 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 5 al singolare 4 n.s. 2 m. 11 f. 17 n.s. 4 cellulari 13 numeri a pagamento Mer. 23/01/08 18 11 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 7 al singolare 5 n.s. 2 m. 11 f. 18 n.s. 4 cellulari 14 numeri a pagamento Gio. 24/01/08 17 11 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 6 al singolare 4 n.s. 2 m. 11 f. 17 n.s. 5 cellulari 12 numeri a pagamento Ven. 25/01/08 20 10 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 10 al singolare 5 n.s. 2 m. 13 f. 20 n.s. 6 cellulari 14 numeri a pagamento Sab. 26/01/08 17 10 al plurale (alcuni hanno specificato proprio agenzia) 7 al singolare 3 n.s. 2 m. 12 f. 17 n.s. 5 cellulari 12 numeri a pagamento (m.maschio; f.femmina; n.s.: non specificato) 48 1 cellulare 11 numeri a pagamento L’indagine II.2 La ricerca sul campo Simone Paoli*** Avvicinandosi ad un fenomeno poco o per niente esplorato in maniera sistematica nella provincia di Prato, quale la prostituzione nascosta, si è resa necessaria un’esplorazione sottoforma di ricerca partecipata al fine di un quadro, se non esaustivo, quantomeno rappresentativo, della situazione. La parte di lavoro riportata di seguito è stata dedicata proprio all’analisi del ruolo che i mezzi di comunicazione di massa hanno nell’ambito della prostituzione nascosta. L’attenzione è stata concentrata sulla carta stampata, poiché è proprio su di essa che più facilmente e in modo più consistente vengono pubblicati gli annunci prostituzionali a livello locale (Saponaro e Montanini, 2004). Inoltre sono stati presi in esame anche alcuni siti internet per analizzare anche altre forme di pubblicizzazione degli annunci. Infine un ricercatore si è recato nei luoghi dove secondo parere diffuso viene esercitata la prostituzione sotto forma di altre attività. II.2.1. Strumenti di indagine Gli strumenti di indagine sono sostanzialmente tre: telefonate alle inserzioniste, interviste a clienti e una visita in un locale di lap dance nel circondario di Prato. Per le telefonate sono stati selezionati alcuni annunci pubblicati su due quotidiani locali, oltre che su nove siti internet. In tutto sono state effettuate settanta telefonate, di cui quaranta i verso i numeri ricavati dagli annunci dei quotidiani e trenta verso quelli pubblicati sui siti internet. Tutte le telefonate sono avvenute da telefono cellulare verso telefoni cellulari. Le telefonate sono state effettuate soprattutto nelle prime ore della sera durante i giorni della settimana. Una prima importante seppure prevedibile differenza tra i numeri telefonici trovati sui quotidiani e quelli trovati sui siti riguarda la loro diversa attendibilità. Nello specifico, ai numeri telefonici trovati sui siti, quasi sempre è stata ottenuta una risposta, mentre a quelli relativi agli annunci dei quotidiani spesso è accaduto il contrario (o al limite ha risposto una segreteria telefonica). Spesso, inoltre, chiamando numeri di telefono trovati sui quotidiani sono state contattate persone che esercitano ancora la professione, ma non più a Prato. Una seconda osservazione riguarda invece la propensione di molte inserzioniste a utilizzare le due diverse forme di promozione: la carta stampata e la rete. Talvolta si utilizzano gli spazi di entrambi i giornali e/o di diversi siti contemporaneamente. Per le interviste mi sono avvalso delle testimoniane di tre uomini, con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, che si sono resi disponibili, garantendo loro l’anonimato a condividere informazioni e osservazioni derivanti dalla loro esperienza, circa il fenomeno della prostituzione mascherata sotto forma di altre attività. Le loro osservazioni si sono rivelate utili per ottenere un quadro generale di questo fenomeno e soprattutto della rappresentazione del cliente circa il fenomeno stesso. Per la visita in un locale di lap dance è stato scelto un locale nelle vicinanze di Prato, che secondo pareri diffusi e informazioni ufficiose, è molto frequentato da pratesi alla ricerca di prostitute che esercitano al chiuso in modo mascherato. All’interno del locale sono stare contattate dal ricercatore circa 15 ragazze. ***Ricercatore, ha collaborato con l’Osservatorio Sociale Provinciale ed Asel srl alla realizzazione di varie pubblicazioni sul tema dell’immigrazione (“Distretto parallelo o chiusura della filiera? Migranti e mercato del lavoro nell’area pratese”, anno 2007, e “Più stabili ma più incerti. Giovani, donne e comunità migranti a Prato”, anno 2008) 49 L’indagine II.2.2 Nazionalità In base alle telefonate fatte è stata ottenuta una percentuale per le diverse nazionalità. Circa il 40% delle ragazze contattate dichiara di provenire dal Sudamerica, con una stragrande maggioranza di brasiliane (per quanto riguarda i transessuali si può parlare invece di totalità), ma anche una piccola rappresentanza di venezuelane. Il 30% circa proviene dai paesi europei, soprattutto paesi dell’Europa centro-orientale, e nello specifico Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia. Un 20% circa proviene invece dai paesi asiatici (Cina, Thailandia e Singapore). Infine un 10% circa sono composte da donne italiane. Talune affermano di essere pratesi, o comunque toscane, talune vengono invece dal nord Italia. Tuttavia, non mancano neppure ragazze provenienti dall’Europa centro-occidentale, con singoli casi di persone provenienti dalla Germania, dalla Finlandia, dalla Grecia e dall’Olanda. Questa ripartizione non coincide con i dati ricavati dalla visita al locale di lap-dance, all’interno del quale le ragazze provenienti dall’Europa centro-orientale, soprattutto Ungheria, e da Repubbliche exsovietiche come la soprattutto Moldavia, sono in netta maggioranza rispetto alle ragazze sudamericane. La maggioranza di brasiliane in questo caso però viene confermata. Non erano presenti ragazze orientali e il ricercatore ha avuto modo di entrare in contatto con una sola ragazza italiana (proveniente dalla Versilia), la quale ha dichiarato la sovra rappresentazione delle ragazze dell’est Europa è un dato ricorrente in questo tipo di locali. Esaminando nel complesso sia i contatti telefonici che quelli avvenuti nel locale di lap-dance, sono state riscontrate differenze di atteggiamento in base alla nazionalità. Le ragazze italiane non hanno mostrato reticenze nel dare informazioni sulla propria attività, e lo hanno fatto in modo molto formale. Le ragazze asiatiche si sono rivelate, invece, le più sospettose, le più sbrigative e le meno propense a parlare di compensi o di prestazioni, limitandosi perlopiù a indicare il domicilio e, talvolta, età e nazionalità. Di fronte a una pur minima insistenza per avere informazioni, l’atteggiamento comune delle ragazze asiatiche è stato quello di interrompere la telefonata. Le ragazze sudamericane sono le più allegre e le più comunicative, ma preferiscono non rispondere quando si parla di prestazioni o di compensi. Le ragazze slave, infine, sono le più disposte a dare informazioni sulla loro attività, anche relativamente alle prestazioni offerte e ai compensi richiesti. La conoscenza linguistica sembra costituire un’ulteriore elemento di differenziazione. Le asiatiche e, talvolta, le sudamericane hanno difficoltà linguistiche. Le ragazze dell’Europa dell’est hanno mostrato una notevole padronanza della lingua. Infine sembra esistere una diversa strategia promozionale. Le ragazze italiane e le ragazze sudamericane risultano utilizzare per le proprie inserzioni indifferentemente la carta stampata e la rete; le ragazze asiatiche utilizzano esclusivamente la carta stampata, mentre le ragazze dell’Est Europa,si servono soprattutto della rete. II.2.3 Età È difficile stabilire l’attendibilità dell’età dichiarata dalle inserzioniste, in quanto è legittimo ipotizzare che venga fornito un dato fittizio come, del resto, il nome. Ad ogni modo, tutte le inserzioniste contattate hanno dichiarato comunque un’età compresa tra i 20 e i 26 anni. Fanno eccezione a questa regola le italiane, che hanno infatti un’età media sensibilmente più alta. Tutte le italiane con cui ho parlato si aggiravano infatti intorno ai 30 anni. Nessuna ragazza ha affermato di essere minorenne. 50 L’indagine II.2.4 Prezzi e pagamenti Spesso questo argomento ha suscitato reticenze e/o irritazione, soprattutto nelle cinesi. Alle domande finalizzate ad indagare prezzi e modalità di pagamento, veniva principalmente risposto con un invito a parlarne di persona. È legittimo ipotizzare che la cautela nel parlare di soldi a telefono sia la ragione principale di questo comportamento. Una seconda ragione potrebbe essere però legata all’età e all’aspetto del cliente. In diverse occasioni, infatti, durante il contatto telefonico, l’inserzionista ha aperto uno spazio per la contrattazione, contrattazione legata all’aspetto, l’età e l’occupazione del potenziale cliente. Affermare di essere studente universitario, quindi presumibilmente giovane e di buone maniere, garantiva spesso rilevanti promesse di sconto. Non sempre è stato possibile stabilire telefonicamente l’entità del compenso, tuttavia alcuni contatti telefonici, e i numerosi prospetti sui siti internet hanno permesso di stabilire un ventaglio di cifre e una sorta di classificazione in base alle prestazioni e, cosa ancora più interessante, in base alle nazionalità e alle forme di pubblicità. Secondo quanto dichiarato dalle inserzioniste, il pagamento avviene sempre anticipatamente. Normalmente la cifra base si riferisce a un normale rapporto completo, mentre prestazioni di altro tipo e/o fornite in tempi prestabiliti presuppongono altre cifre. Mediamente le ragazze che si trovano sui siti offrono prestazioni dai prezzi più elevati rispetto alle ragazze che pubblicano i loro annunci sui giornali. Probabilmente la scelta dipende anche dai vantaggi/svantaggi relativi sia al nascondersi dietro un’inserzione su un quotidiano che del farsi vedere in fotografia. Sui siti i prezzi base oscillano tra i 100 e i 200 euro. Spesso esistono anche veri e propri tariffari a seconda dei “servizi” richiesti o del tempo desiderato. Le ragazze contattate attraverso inserzioni su stampa, quando non sono le stesse presenti sui siti, chiedono invece cifre mediamente più basse. Le ragazze provenienti dall’Europa dell’Est e le brasiliane chiedono somme comprese tra i 100 e i 150 euro. Le orientali domandano importi compresi tra i 40 e i 50 euro. Le italiane, infine, hanno prezzi più bassi delle slave e delle brasiliane, e più alti rispetto alle concorrenti cinesi. Le italiane contattate, chiedevano infatti tariffe che si aggiravano tra i 70 e gli 80 euro. I locali di lap dance sono un caso a parte. In genere per entrare è necessario pagare un biglietto di ingresso (15 euro nel caso del locale visitato dal nostro ricercatore) in cui è compresa la prima consumazione. Nel caso specifico del locale visitato per la presente ricerca, un buttafuori che distribuisce drink card all’ingresso, avverte che si può parlare con tutte le ragazze, ma che non si è costretti o tenuti a offrir loro una bevuta. La vera fonte di guadagno per il locale, e per le ragazze che ci lavorano, è comunque il cosiddetto privè, una specie di spogliarello privato svolto in piccole stanze appartate che circondano la sala principale. Il costo di un privè è di 50 euro per una durata di 10 minuti. Peraltro diverse ragazze consigliano ai presenti di entrare in due nella stessa stanza, così da poter dividere la spesa. II.2.5 Prestazioni Tutte le ragazze contattate dichiarano che tutti i rapporti sessuali avvengono con il preservativo (in gergo rapporti “coperti”). L’eccezione (in gergo rapporti “scoperti”).avviene, in taluni casi, solo per i rapporti orali Normalmente, come è ovvio, esiste una certa reticenza a parlare di questo argomento per telefono (ad eccezione dei transessuali che non hanno mostrato alcun tipo di reticenza nel fornire informazioni 51 L’indagine a proposito). Vari siti riportano invece in maniera molto chiara, precisa e particolareggiata informazioni relative alle caratteristiche fisiche delle ragazze (colore dei capelli, colore degli occhi, altezza, peso, taglia del seno e del giro vita), corredate da fotografie a volto coperto o scoperto, eventuali preferenze sul tipo di cliente (ad es. “non fumatore”) e, soprattutto, il tipo di servizi offerti, con grande attenzione a specificare cosa è possibile e cosa non è possibile fare (a cominciare dalla eventuale possibilità di dare o ricevere baci). Nel locale di lap-dance è stato difficile stabilire se esistano vere e proprie forme di prostituzione consumata all’interno del locale o a partire da contatti nati dentro il locale. I clienti contattati all’interno dl locale hanno affermato che talvolta avvengono scambi di numeri tra ballerine e clienti, ma che questa non sarebbe la norma. Tanto più che questi scambi di telefono avverrebbero generalmente in modo piuttosto nascosto, per poi raramente concludersi con incontri all’esterno del locale, sia perché non si ha risposta alle chiamate, sia perché i numeri sono falsi. Non è stato possibile capire se possano avvenire rapporti sessuali a pagamento all’interno del locale. Secondo la loro esperienza i privè si riducono infatti a spogliarelli integrali privati, che si aggiungono agli spogliarelli integrali pubblici in sala, in cui il cliente rimane vestito e in cui al massimo può toccare. Spesso, per garantire che non avvenga qualcosa di più spinto, o che non ci siano atti di violenza, i buttafuori del locale controllano il comportamento del cliente nel privè. II.2.6 Luoghi di esercizio Normalmente le ragazze preferiscono esercitare all’interno del proprio domicilio. Tuttavia, con un po’ di insistenza, spesso si ottiene la disponibilità a farlo in un luogo diverso, in auto o a casa propria, talvolta dietro richiesta di una cifra più alta. In alcuni siti, come www.escotxxxxxxx.com, è chiaramente specificato il tipo di luoghi in cui si è disponibili a effettuare la prestazione, soprattutto appartamenti privati (sia a casa propria sia a casa del cliente). In altri siti, invece, come a esempio www.ladyxxxxxx.it, le ragazze, oltre a pubblicizzare il proprio corpo e la propria abilità professionale, tessono le lodi dei propri appartamenti (es.:ambiente climatizzato). Quasi sempre, per poter accedere agli appartamenti si richiede uno squillo o una telefonata una volta arrivati sotto casa e si preferisce quindi non dare il campanello. In pochi casi, infatti, viene fornito direttamente il campanello a cui suonare (con spesso riportato lo stesso cognome). Gli incontri non avvengono per appuntamento. Le ragazze chiedono di passare dal proprio domicilio e di telefonare o suonare prima di salire. Quasi tutte le ragazze dichiarano di essere reperibili nel proprio appartamento dalle 10-11 fino alle 22-24. Difficile capire se gli appartamenti siano solo luoghi di lavoro o anche luoghi di residenza. Spesso due ragazze condividono lo stesso appartamento e a volte, soprattutto nel caso delle brasiliane, provengono dallo stesso paese. II.2.7 Forme di sfruttamento In base agli strumenti di indagine e alle informazioni acquisite, è impossibile dare una risposta alla domanda sull’eventuale esistenza di reti di sfruttamento della prostituzione. Particolare da riportare è però l’avvicendamento sistematico e periodico di due o più ragazze, sempre diverse, anche se sempre provenienti da paesi dell’Europa centro-orientale in alcuni appartamenti. 52 L’indagine Questa circostanza, potrebbe fare supporre o il semplice passaparola tra ragazze o, l’esistenza di una rete che si occupa di “rimpiazzare” le ragazze, di farle “girare” per offrire novità sul “mercato”. In effetti, monitorando sia i siti che le inserzioni, sembra che il fatto di essere una ragazza nuova sia una qualità molto appetibile, molto richiesta e quindi molto pubblicizzata. L’accento sulla novità potrebbe infine fare ipotizzare che esista una fetta piuttosto ampia di clientela fissa, di abituè. Per quanto riguarda il locale di lap dance è probabilmente scorretto parlare di prostituzione. Per quanto riguarda le prestazioni erotiche, sembra che si tratti in realtà di libera scelta, in quanto, dalle informazioni fornite dalle ragazze, è emerso come in diversi casi queste lavorassero in diversi locali di diverse località, e come in alcuni casi fossero in prova con la speranza di poter rimanere a lavorare. Rimane da chiarire in che percentuale i 50 euro del privè vadano ai gestori del locale e in che percentuale vadano invece alle ragazze. II.2.8 Mappatura Attraverso le telefonate effettuate e i siti visitati, è possibile tracciare una mappatura relativa distribuzione del fenomeno, fenomeno che risulta diffuso sul territorio pratese a macchia di leopardo, con una particolare concentrazione nelle zone “Montegrappa”, “Badie”, “via Zarini”, “Soccorso”, “via Pistoiese” ovvero la parte tra il centro e Prato Est. Fonte: “Osservazioni sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi”- QUESTURA DI PRATO - Ufficio di Gabinetto, Settembre 2008 53 L’indagine Nella zona “Montegrappa”, si trovano svariati appartamenti dove esercitano soprattutto ragazze dell’Est Europa e del Brasile. Sempre dal Brasile provengono le prostitute che esercitano in vari appartamenti situati in zona “Badie”. Anche in zona Zarini e zona Soccorso si concentrano svariati appartamenti. Le ragazze che vi esercitano sono di nazionalità più varia. Le ragazze orientali, sembrano concentrarsi nella zona di via Pistoiese, ma esistono realtà anche in altre zone di Prato (es. San Giusto). A seguito viene illustrata la mappatura delle zone di Prato interessate dal fenomeno della prostituzione su strada ad opera della Questura (i cerchietti rossi indicano le zone individuate durante la presente indagine per la prostituzione in appartamento). II.2.9 Monitoraggio siti web Sono stati consultati diversi siti internet, per un totale di 23 siti internet. Molti siti non sono veri e propri siti di pubblicità per prostitute, ma siti per incontri o per chattare. Non è possibile escludere che questo tipo di siti possa nascondere forme di prostituzione, ma è difficile da stabilire in che modo e non è comunque il loro fine principale. Appartengono a queste categorie di siti: www.search.adultxxxxxxxxxxxx.com, (per accedere occorre una iscrizione con nickname e e-mail); www.sexcity.xxxxxx.it (per accedere occorre una password); www. clubxx.xx.uk (sito per chattare); www.incontrixxxxxxx.it (sito per chattare); www.prato.kijiji.it/f-Incontrixxxxxxxxxxxx (sito di annunci per incontri); ww.annxxxx.net (sito di annunci per incontri); www.serviziper-adulti.xxxxxxxxxx.xxxxx.it (sito di annunci per incontri). Esistono poi due siti che, pur essendo prevalentemente rivolti a annunci per incontri non mercenari, contengono pubblicità “nascoste” per prostitute: www.annunci.xxxxxxxxxx.it (sito prevalentemente di annunci per incontri, ma anche di annunci per prostitute, senza fotografie); www.fotoxxxxxxx.eu (sito prevalentemente di annunci per incontri, ma anche di annunci per prostitute, con fotografie). Ci sono inoltre tre siti di pubblicità per prostitute che, però, non contengono informazioni relative a Prato: www.accompagnatrici-xxxxxx.info; www.escortxxxxxxxxxx.com; ww.secretservice.net/xxxxxxxxxxxxxxx-xxxxx.html. Infine un sito visitato raccoglie informazioni su eventi erotici e/o pornografici (www.lefxxxx.net). Per quanto riguarda la prostituzione pubblicizzata su internet il monitoraggio ha esaminato sono nove siti, che contengono anche informazioni relative a Pratoin particolare: www.escortxxxxxit.com Una volta accettate le condizioni legali formalmente previste, si entra nel sito. All’interno del portale si trova n bella evidenza una lista con le diverse città italiane. Per ogni città appare un elenco di ragazze con nome e numero di telefono, cliccando sulle fotografie si aprono le schede che esplicitano nazionalità, età, colore degli occhi e dei capelli, altezza, peso, misure del seno, della vita e dell’anca, taglia del seno, taglia del vestito,numero di scarpe, come, quante e quali lingue vengono parlate, note caratteriali, tipo di disponibilità (solo dentro casa, o anche fuori), e tipo di cliente accettato (solo uomini oppure copie, ma anche fumatori o non fumatori). Vengono inoltre indicati in modo particolarmente dettagliato i tipi di 54 L’indagine servizi offerti o non offerti . Spesso si prevede la possibilità di prestazioni supplementari (come massaggi, spogliarelli e altro). Infine, oltre alle città in cui si esercita, viene riportato l’orario giornaliero (spesso 10-23/24) e i giorni settimanali di lavoro (spesso sei giorni su sette, con domenica libera), numero di telefono cellulare e indirizzo di posta elettronica. Talvolta sono indicati persino i tariffari a seconda dei tempi della prestazione (1/2 ora, 1 ora, 2 ore o 3 ore). Al momento del monitoraggio su questo sito erano pubblicizzate tre ragazze esercitanti a Prato, (una ceca, una olandese e una tedesca). I prezzi delle ragazze pubblicizzate su questo sito sembrano essere mediamente più alti degli altri e della media ottenuta attraverso il monitoraggio nel suo complesso (fino a 300 euro per 1 ora, fino a 500 euro per 2 ore). www.escort-xxxcom Oltre a una lista piuttosto ampia di link relativi a siti di annunci, il portale di questo sito contiene un elenco suddiviso per categorie (es.: “novità”; “girls” ecc…). Cliccando su una di queste categorie, e indicando successivamente la città da un elenco prestabilito, si ottiene nome e fotografia delle ragazze desiderate. A sua volta, cliccando sulla fotografia, si ottiene un più ampio catalogo di foto, oltre al numero di telefono, a una breve descrizione del carattere, dell’età e del fisico della ragazza e a una sommaria descrizione del tipo di prestazioni offerte. Al momento del monitoraggio il sito dichiarava attivi su Prato tre escort, quattro ragazze e quattro transessuali. www.ekkxxx.com Il portale si apre con l’invito di scegliere tra Toscana e Emilia Romagna. Cliccando su Toscana si accede a una pagina in cui sono indicate le categorie (es.: “Ragazze”; “Uomini”; “Trans” ecc…). Cliccando su una qualsiasi di queste voci si accede a un’ulteriore pagina con l’indicazione delle diverse province toscane. A Prato, al momento dell’indagine erano reperibili cinque ragazze pubblicizzate su questo sito. Le ragazze si presentano con una foto e con un nome. Cliccando sulla foto desiderata, è possibile prendere visione di una più ampia galleria di foto, corredata da numero di telefono e una brevissima, e piuttosto stereotipata, descrizione. www.toscanaxxxxx.com Cliccando sulla voce Annunci, facilmente riscontrabile sulla colonna di sinistra, si entra in una pagina in cui sono elencate le diverse tipologie (es.: “Boys”; “Coppie”; “Escort” ecc.). In particolare, selezionando una combinazione tra la città, e una delle diverse tipologie, si ottiene una panoramica dell’offerta. Al momento dell’indagine risultavano attivi su Prato dodici transessuali, sedici ragazze, e tre ragazzi pubblicizzati su questo sito. Cliccando sulla foto di copertina si può prendere visione del numero di telefono cellulare, di un numero variabile di fotografie e di una breve e sommaria descrizione. www.piccolexxxxxxxxxxxxx.it Se si decide di accettare le condizioni, e di entrare nel sito, si ha accesso a un portale in cui sono resentate, lungo una striscia orizzontale in alto, tutte le diverse sezioni. Cliccando su Annunci compare una pagina con la richiesta di selezionare città, Regione, Nazione e Tipologia (es. “Girls”, “Escort”, ecc.). A Prato, risultavano tre ragazzi e sedici ragazze pubblicizzati su questo sito. A ogni nome e fotografia corrisponde una breve scheda con numero di telefono, galleria di fotografie, descrizione sommaria in diverse lingue, zona di reperibilità e, talvolta, un piccolo video di auto-presentazione. 55 L’indagine www.stranxxxxxx.com Una volta entrati nel sito, ci si trova di fronte a un piccolo elenco di tipologie (es.: “Boys”, “Coppie”, ecc.). Cliccando su una delle diverse categorie, si ha un elenco completo con nome, fotografia e provincia. A Prato risultavano attivi otto ragazze e due transessuali pubblicizzati su questo sito. Dietro ogni foto, c’è un’ampia galleria di fotografie, oltre al numero di telefono, a una breve descrizione. www.toscanxxxxx.com Dopo aver cliccato su Annunci, e dopo aver accettato le condizioni di ingresso, si entra in una pagina in cui si è invitati a scegliere tra varie tipologie (es.: “Escorts”, “Trans”, “Girls” ecc.). Su questo sito erano pubblicizzati otto transessuali e quattordici ragazze attive su Prato. Le schede contengono una rassegna di fotografie, spesso a volto coperto, nome, numero di telefono e brevissima descrizione. www.magicxxxxxx.com Dopo aver dichiarato di essere maggiorenni, e dopo aver accettato le condizioni di accesso si entra nel portale del sito (è curioso che nella parte dedicata alle notizie legali sia evidenziata una frase che recita «Non sono accettati annunci con riferimenti a prestazioni sessuali a pagamento, favoreggiamento della prostituzione, […]»). Sulla sinistra si trova un elenco di categorie. Cliccando su Gallery si ha la possibilità di poter scegliere Regione, Provincia e città. Al momento dell’indagine risultavano ci sono otto ragazze che operano su Prato, e che sono presenti su questo sito. Cliccando sulle fotografie delle diverse ragazze si apre una pagina con una galleria fotografica, un numero di telefono cellulare e una breve descrizione della ragazza, con l’invito a nominare il sito una volta preso l’appuntamento. www.oasixxxx.com. Al momento dell’indagine non è stato possibile connettersi a questo sito nonostante i collegamenti con altri link che lo pubblicizzavano. II.3 Le interviste Scopo di questo lavoro non è solo fornire una mappatura del fenomeno, ma anche quella di fornire un quadro di quelli che sono i comportamenti dei vari attori in gioco all’interno della scena entro cui il fenomeno della prostituzione sta cambiando e, per quanto riguarda la prostituzione sommersa, crescendo. I protagonisti della scena cittadina a nostro avviso sono raggruppabili in quattro gruppi: - le prostitute, i clienti e tutti coloro che ricavano guadagni dall’attività sessuali pagamento, - gli Enti e le Associazioni che hanno sia l’obiettivo di aiutare le persone che vogliono cambiare vita uscendo dai meccanismi del fenomeno, sia quello di sensibilizzare e fare conoscere il fenomeno stesso - le forze dell’ordine e le istituzioni che sorvegliano, monitorano e intervengono a livello di sicurezza e legalità - i cittadini, che a seconda dell’atteggiamento che assumono verso il fenomeno (riflessione, connivenza, disinteresse, …) possono fare (secondo i principi della cittadinanza attiva e partecipata) la differenza. 56 L’indagine Seguendo quindi il principio del lavoro di rete e unendo a questo il fatto che i mezzi di intervento sulla prostituzione di strada (soprattutto nell’ottica della riduzione del danno) non risultano efficaci nel caso della prostituzione sommersa, ecco che il punto di vista di chi lavora per contrastare le problematiche connesse al fenomeno e l’opinione del cittadino (e perché no, potenziale cliente) diventano importantissime. II.3.1 Incontro con gli operatori del territorio Nell’ottica di indagare un fenomeno in evoluzione e per larga parte inesplorato come quello del sommerso, è stato necessario coinvolgere gli operatori delle associazioni e delle cooperative che si occupano da anni di prostituzione e delle problematiche ad essa correlate sul territorio di Prato. Nel mese di Ottobre 2008 si è svolto presso la sede di Asel un incontro a cui hanno partecipato oltre alle ricercatrici, Paolo Sambo, Michele Parpajola (per l’Osservatorio Sociale di Prato), due operatrici dell’Associazione “La Nara”, un’operatrice della Cooperativa Ester ed infine due operatrici del “Centro di Ascolto per la Prostituzione e la Tratta degli essere umani” promosso dalla Caritas. L’assunto, da cui possiamo partire e che conferma i dati riportati dalla letteratura, è la coesistenza di varie forme e modalità di prostituzione: prostituzione di strada e prostituzione in appartamento (che ripetiamo non coincidono necessariamente con prostituzione visibile ed invisibile, poiché tecniche di invisibilità sono applicate anche da chi esercita in strada). Queste forme sono sempre esistite, ma adesso stanno avvenendo dei mutamenti interni: mutamenti di strategia. “Il sommerso è sempre esistito, anche a fine degli anni ‘90, quando assistemmo al boom della prostituzione di strada; però gli operatori del settore hanno sempre avuto il sentore di due livelli: uno del locale e dell’appartamento di lusso, ed uno con un target più basso, con costi ridotti. Il cambiamento, anche politico, che stiamo vivendo forse porterà a una contrazione di questi due livelli.” (Cooperativa Ester) “Gli operatori della Ronda Rosa hanno notato che ultimamente molte prostitute di strada non stanno lavorando. I clienti non si fermano come prima. Non possiamo dire se si sono spostati verso un tipo di prostituzione più nascosta, magari anche perché spaventati. Certo è che le prostitute di strada si lamentano di non avere più clienti come prima”. (Caritas) “Non possiamo affermare se in strada ci sono più o meno prostitute e da qui affermare che sono aumentate le ragazze che esercitano in appartamento. La presenza su strada aumenta e diminuisce a periodi: a seconda della stagione, del target di clienti presente nei vari luoghi. La situazione non è statica, è mobile. Seguono una strategia” (La Nara). Un incontro preliminare di conoscenza era avvenuto anche a Ottobre 2007, data di inizio della ricerca. Coordinatore dell’Area Studi Sociali di Asel srl, collabora alle attività di ricerca dell’Osservatorio Sociale Provinciale, dell’Osservatorio sull’Immigrazione, dell’Osservatorio sulle politiche per la sicurezza, dell’Osservatorio Scolastico e dell’Osservatorio Turistico. Si occupa della stesura del Profilo di Salute dell’Area Pratese, prendendo parte anche ai tavoli del sistema locale per la salute Per una descrizione accurata dei servizi rimandiamo alle Carte dei servizi presentate in Appendice Servizio della Caritas che si occupa del primo contatto con chi esercita la prostituzione 57 L’indagine Il sommerso resta anche per gli operatori del settore difficile, se non impossibile da quantificare, anche perché le richieste di aiuto di coloro che esercitano questo tipo di prostituzione non arrivano ai servizi. “Il sommerso non arriva a noi; ma possiamo comunque ipotizzare che, così come su strada, ci sia lo sfruttamento che chiede l’intervento, così come quello che non lo chiede e che, quindi, non arriva ai servizi perché si auto conserva e autotutela. In altre parole c’è un sommerso che chiede aiuto ed un sommerso che non lo chiede. Come aiutare quello che lo chiede o che potrebbe chiederlo?” (Cooperativa Ester) Diventa però legittimo domandarsi se anche coloro che vorrebbero ricevere un aiuto sanno di poterlo fare. I servizi si interrogano su come accedere alle molte ragazze che vivono in una condizione di chiusura (dovuta anche allo status di immigrate), sia per informarle dell’esistenza di aiuti concreti per uscire dalla prostituzione, sia per guidarle ai servizi di tutela della salute. Davanti a questo interrogativo l’idea di campagne informative, in varie lingue da destinare a tutta la cittadinanza sembra la soluzione più attuabile. “La prostituzione non è un fenomeno a sé, ma è connesso ad altre problematiche, come ad esempio quello della salute dell’immigrato. Molti immigrati, di cui le prostitute sono un sottoinsieme, non conoscono né i servizi sanitari, né quelli educativi. Se si mette un volantino in cassetta, o sull’autobus, raggiungi chiunque: l’immigrato che non conosce il servizio e si rende conto di averne bisogno, quello che non si fida e ottiene così maggiori informazioni, il cittadino italiano,e magari anche la prostituta che per paura non ha mai chiesto informazioni e così le ottiene in maniera discreta e non rischiosa. Lo stesso principio potrebbe essere usato per pubblicizzare il numero verde contro la tratta” (Cooperativa Ester) “Arrivare alle prostitute coinvolgendo tutta la cittadinanza è un’azione che non solo non comporta dei rischi, ma potrebbe avere una valenza positiva per la popolazione in generale” (Caritas) Accedere in altro modo ai protagonisti del sommerso risulta, almeno in questo momento, impossibile o costosissimo. “Tempo fa gli operatori di CAT coop. sociale di Firenze hanno avviato una ricerca-intervento che prevedeva anche una fase di ricognizione all’interno di alcuni night club della città. L’obiettivo era quello di comprendere la presenza e la declinazione di un determinato fenomeno in tali luoghi, oltre che a capire se vi fossero possibilità di entrare in contatto con tali ragazze (potenziali vittime di tratta e di sfruttamento) ... avere un primo contatto e allo stesso tempo dare, secondo i principi delle unità di strada, eventuali informazioni sui servizi ... ma oltre ad andare incontro a diffidenza e resistenze, questi tipi di interventi hanno costi enormi e insostenibili per le cooperative sociali, basti pensare solo al costo dell’ingresso e della consumazione obbligatoria in questi locali..” (Cooperativa Ester). 58 L’indagine Altra strategia ipotizzabile per arrivare a contattare i protagonisti di questo fenomeno, è quella che si avvale di un intervento più educativo rivolto ai giovani, giovani che risultano sempre più spesso potenziali clienti. “Andare ad agire direttamente sul sommerso risulta molto difficile. Potremmo ipotizzare di agire in termini di educazione e formazione nelle scuole. In questo modo si può agire sul cliente, visto che il giovane è sia il maggior utilizzatore dei locali, che colui che accede maggiormente ad internet. Molti lavori riportano inoltre che si è notevolmente abbassata l’età di coloro che cercano un rapporto sessuale a pagamento.” (La Nara) “L’intervento di sensibilizzazione e prevenzione verso i ragazzi delle scuole potrebbe toccare, oltre che il tema della prostituzione, anche quello delle nuove dipendenze, come il sesso ed internet, che non sono da sottovalutare.” (Caritas) Certo è che qualunque tipo di intervento, che sia volto alla cittadinanza, o nello specifico ai giovani, non può prescindere da un lavoro di rete, il quale, oltre a dare più spessore al lavoro delle singole associazioni e cooperative, ha una forza maggiore a livello di progettazione di intervento. Sul territorio pratese, Cooperativa Ester, Caritas e centro La Nara hanno già rapporti di collaborazione secondo il principio della rete. Nello specifico Caritas segnala ad Ester le persone che necessitano, oltre ad una prima accoglienza, anche di un percorso volto alla fuoriuscita dalle vie dello sfruttamento. La Nara, come centro antiviolenza specializzato per la violenza intrafamiliare, da quando sono nate Ester ed il centro di Ascolto della Caritas, non si occupa più direttamente di violenza legata al mondo della prostituzione e quindi passa le segnalazioni di questo tipo alla Caritas, che ha il compito di procedere all’invio a cooperative e ad associazioni diverse a seconda delle esigenze. Gli operatori concordano sul fatto che, nella direzione di nuovi interventi mirati al sommerso, tale rete dovrebbe essere ancora più rinsaldata e convalidata, poiché iniziare a trattare un fenomeno complesso e difficile da analizzare per definizione, necessita di molteplici risorse intergrate tra loro. “Oltre a collaborare a livello di rete regionale (TRAME – Associazione Toscana Interventi tratta e Sfruttamento), è auspicabile che anche a livello territoriale le azioni (che siano convegni o pubblicazioni) siano sempre più coordinate. Bisognerebbe andare sempre più in un’ottica di conoscenza condivisa, anche perché il materiale utile che ogni associazione o cooperativa ha, alla fine si perde se non viene comunicato. Entrare in contatto, ad esempio con le forze dell’ordine, come singola cooperativa, è diverso che entrare in contatto come rete unita e collaborante. Così come le unità di strada collaborano e si confrontano tra loro sul piano delle metodologie e delle azioni trasversali, anche sul territorio pratese si può continuare a collaborare verso un obiettivo comune. Ognuno di noi ha un pezzetto da aggiungere”. (Cooperativa Ester) L’Associazione Trame nasce dall’esigenza di scambio e di confronto tra la gran parte di enti attivi in Toscana nell’ambito degli interventi a sostegno delle vittime di tratta e di sfruttamento. Il coordinamento si è costituito ed è divenuto associazione nel 2002, con il preciso intento di dare spessore ad un insieme di diversità e di individualità importanti sul piano dell’esperienza e la competenza nel mondo dei progetti a contrasto del traffico di esseri umani. 59 L’indagine Riassumendo, dall’incontro sono emerse sia informazioni circa la situazione pratese, che sembra essere in linea con la situazione presentata dalla letteratura, che possibili interventi operativi. Tali interventi, a detta degli operatori sociali, devono essere in primo luogo concretizzabili (ovvero non utopistici e altamente costosi) e soprattutto attuabili attraverso un lavoro di rete multilivello. Ad ogni modo, l’aspetto operativo verrà descritto nel dettaglio nelle riflessioni conclusive. II.3.2 Incontro con il Questore ed il Dirigente della Squadra Mobile Molto utile per la stesura di questa monografia è risultato il contributo delle Forze di Polizia. In particolare, gli uffici della Questura di Prato hanno messo a disposizione dell’Osservatorio Provinciale dossier informativi e dati statistici relativi all’attività di monitoraggio e di contrasto al fenomeno al fenomeno della prostituzione (vedi Appendici D, E, F); a conclusione del nostro percorso di ricerca abbiamo quindi incontrato il Questore di Prato Domenico Savi. “È importante inquadrare il fenomeno della prostituzione da un punto di vista normativo – ha esordito il Questore – partendo da una valutazione di fondo: la prostituzione in quanto tale non costituisce un reato, mentre è legalmente proseguibile lo sfruttamento. Nel territorio pratese non risultano forme organizzate di sfruttamento, l’esercizio della prostituzione appare piuttosto come una libera scelta. […] L’attività di contrasto è spesso costretta a limitarsi alla reiterata identificazione delle stesse ragazze stazionanti nei medesimi luoghi. Tale attività tende più a dissuadere il cliente in procinto di avvicinare le ragazze, che ad incidere realmente sull’esercizio dell’attività. In mancanza della formalizzazione di dichiarazioni, da parte delle stesse prostitute o clienti, riguardanti l’eventuale contrattazione o pagamento ad altra persona intermediaria nella prestazione sessuale, non è infatti possibile l’attribuzione delle fattispecie di reato previste dalla legislazione vigente […]” “[…] Un maggiore condizionamento – continua il Questore – sembra esserci nella comunità cinese: i controlli e le verifiche effettuate presso alcuni centri massaggi a conduzione cinese, predisposti anche a partire da alcuni esposti della cittadinanza, pur rilevando indizi di un’attività di prostituzione spesso non ha però potuto riscontrare la presenza di fatti penalmente rilevanti. […] In generale, quando si tratta di verificare l’esercizio di prostituzione in abitazioni private, l’attività di contrasto diventa oltremodo difficile e soggetta a forti limitazioni […]” “[…] Gli interventi da parte delle Forze di Polizia – conclude il Questore – hanno beneficiato della costante attuazione di mirati servizi di prevenzione e controllo determinati in sede di riunioni tecniche di coordinamento interforze. A Prato il fenomeno della prostituzione è oggetto di costante attenzione e monitoraggio da parte della Questura. Le azioni sono svolte in base alle segnalazioni delle pattuglie ed agli esposti dei cittadini. Quando vediamo le ragazze esercitare su strada, le fermiamo, le registriamo, le foto segnaliamo. […] In seguito differenziamo gli interventi, in base anche all’attuale normativa sull’immigrazione. Un 60 L’indagine problema in questo senso è rappresentato dal fatto che molte ragazze straniere non sono immediatamente identificabili, in quanto al momento del fermo spesso sono sprovviste di documenti. Riuscire comunque ad identificarle è un’operazione importante per le Forze di Polizia, poiché spesso al fenomeno della prostituzione sono connessi altri reati […]” Grazie alla disponibilità del Questore è stato possibile incontrare anche il Dirigente della Squadra Mobile Francesco Nannucci, con il quale abbiamo ulteriormente approfondito i temi precedentemente affrontati. Nannucci ha ribadito come, mentre il fenomeno della prostituzione su strada è ben conosciuto e monitorato dalle Forze di Polizia, sia estremamente difficile avere una chiara rappresentazione delle caratteristiche della prostituzione in abitazione privata. Secondo la valutazione degli uffici investigativi della Questura, la maggioranza delle donne che esercitano il meretricio in abitazione, lo fa volontariamente. L’unica etnia per la quale emergono ancora forti problemi di sfruttamento sembra essere quella nigeriana. Dalle parole del Dirigente della Squadra Mobile questa differenza emerge chiaramente: “[…] Nei primi anni Novanta in Italia si è verificato l’arrivo massiccio di persone dell’Albania e molte di queste persone avevano spesso collegamenti con la criminalità organizzata. Molte ragazze erano state rapite in Albania o portate via con l’inganno e, dopo essere state violentate e torturate, una volta arrivate in Italia erano costrette a prostituirsi. La prostituzione di strada che derivava da tale fenomeno era visibile a tutti. […] La situazione adesso è cambiata moltissimo e la prostituzione viene gestita in modo diverso, visto che molte prostitute decidono autonomamente di intraprendere questa strada. Infatti l’80-90% delle prostitute di Prato lo fa per libera scelta. […] Spesso la figura del protettore subentra perché le stesse prostitute cercano una persona a cui pagare un affitto in cambio di un posto dove poter lavorare e di una certa tranquillità. Alcune prostitute fermate hanno dichiarato di avere cercato, appena arrivate a Prato, il nominativo di un possibile protettore. Chiedendo ad altre prostitute hanno avuto un nominativo ed in seguito sono andate da lui dichiarando di volere entrare sotto la sua protezione. Giuridicamente questo risulta sfruttamento della prostituzione ed è perseguibile penalmente, ma è un dato significativo (confermato anche dalle intercettazioni telefoniche) che sono le ragazze a contattare chi le può proteggere dando loro la garanzia di lavorare in una certa zona […]” “[…] A questa situazioni – continua Nannucci – si affiancano situazioni più gravi, come ad esempio la prostituzione nigeriana. Per prima cosa è importante fare una valutazione circa il viaggio che queste ragazze sono costrette a fare. Mentre la ragazza albanese sfruttata arriva direttamente dall’Albania in motoscafo, le ragazze nigeriane sono sottoposte a condizioni peggiori. Spesso passa un anno e mezzo prima che la ragazza arrivi in Italia. A volte devono fare pezzi di deserto a piedi e alcune di loro muoiono e vengono abbandonate lì e per ogni ragazza nigeriana che arriva in Italia ce ne è una che muore durante il percorso. Inoltre, molte ragazze vengono violentate e trattate come bestie. […] Anche il modo in cui poi vengono costrette a prostituirsi è peculiare. Le ragazze raccontano di essere state ingannate in Nigeria con la promessa di venire a fare le parrucchiere o le babysitter in Italia, ma appena 61 L’indagine partono viene fatto loro un rito woodo che le obbliga a rispettare il contratto e la restituzione del denaro necessario per il viaggio. Il rito ha un’importanza fondamentale, in quanto le ragazze non sono costrette a prostituirsi esclusivamente attraverso sevizie fisiche, ma anche attraverso violenze e plagi psicologici. Se rompono la promessa di restituzione del denaro espressa durante il rito è, infatti, loro credenza incorrere in maledizioni, malattie mentali e fisiche sia loro che della loro famiglia. […] Trovandosi senza documenti, visto che vengono loro sequestrati, e in un paese straniero, l’unico modo per restituire il denaro e salvarsi, resta perciò la prostituzione [...]” Per quanto riguarda gli appartamenti occupati dalle prostitute, la presenza di regolari contratti di locazione a fini abitativi, stipulati direttamente dai con le ragazze, svincola inoltre i proprietari dell’immobile da responsabilità penali legate alla L. 75/1958. Ma come fanno le ragazze ad affittare gli appartamenti e come attirano i clienti? “[…] Tre ragazze rumene che si prostituivano in appartamento ci hanno spiegato che si pubblicizzavano tramite annunci. Il cliente le chiamava e loro lo istruivano per telefono circa il luogo dove recarsi. In seguito il cliente sceglieva se chiedere la prestazione alla ragazza con cui aveva parlato oppure, se erano libere tutte e tre, sceglieva al momento. […] Questo appartamento era stato preso in affitto dalla Romania da alcune persone e le ragazze vi si alternavano. Alcune vi stavano un mese, poi tornavano a casa in Romania e raccontavano ad altre di questa opportunità. Perciò, grazie al passaparola, si creava un avvicendamento continuo di ragazze. A livello di introito, fare la prostituta per un mese in Italia portava loro un guadagno pari a quello di un anno in Romania a fare un altro mestiere. Non di secondaria importante è il fatto che le famiglie delle prostitute (figli, genitori, mariti, etc) erano a conoscenza dell’attività che le ragazze venivano a svolgere in Italia […]” A conclusione dell’incontro, abbiamo chiesto al Dirigente della Squadra Mobile quali attività sarebbero più indicate per contrastare il fenomeno della prostituzione sommersa a cui non possono essere applicate le strategie di sensibilizzazione e prevenzione che hanno portato invece a buoni risultati con la prostituzione di strada (servizi a bassa soglia, campagne informative ecc.). Nannucci rivolge lo sguardo ai più giovani: “[…] Da tempo la Questura è impegnata in un’attività preventiva nelle scuole. Penso che azioni di questo genere siano utili in tutti i settori (dal bullismo alla droga) e che se portate avanti con continuità possano portare nel tempo ad ottimi risultati […]” II.3.3 Incontro con il cittadino Per capire che ruolo la cittadinanza ha in questo gioco tra le parti, ma anche per comprendere meglio quale taglio dare agli interventi più efficaci in relazione alle nuove caratteristiche del fenomeno, si è deciso di riportate a seguito alcune interviste fatte a cittadini di Prato. 62 L’indagine 1° INTERVISTA AD UNA CONDOMINA DELLA ZONA DI VIA PISTOIESE A PRATO E’ da molto che abita in questo palazzo? Non molto, mi sono trasferita qui col mio compagno da pochi mesi. Ha avuto modo di conoscere gli altri condomini? Solo alcuni personalmente; con altri ci siamo scambiati in ascensore o uscendo di casa, ma senza fare una vera e propria presentazione. Può dire comunque di saper riconoscere chi abita nel suo palazzo? Non credo. Al piano di sotto ad esempio non so bene chi ci abiti. Mi spiego: so che ci sono alcune donne, ma non potrei affermare che siano sempre le stesse. In un nostro precedente colloquio lei mi ha detto di credere che in uno degli appartamenti del suo palazzo si ricevano clienti su appuntamento … Sì, infatti. Mi riferivo all’appartamento del piano di sotto Cosa le fa credere che sia così e che genere di prestazione pensa venga svolta là dentro? Proprio all’esterno del palazzo che dà sul portone d’ingresso, c’è una telecamera non autorizzata che è stata messa senza parere del condominio: non so a quale inquilino appartenga ma il fatto che in quell’appartamento ci sia ogni giorno un continuo andirivieni di uomini sempre diversi mi fa credere che possa servire a coloro che vi abitano. Forse può servire in caso di un controllo da parte delle forze dell’ordine, per dare tempo alle inquiline dell’appartamento di gestire la situazione. Del tipo di movimenti al piano di sotto mi sono accorta durante gli orari di pausa dal lavoro (pranzo e cena) e nel fine settimana, quando a casa sono più presente. Penso che la prestazione pubblicizzata sia quella di massaggio orientale ma è assai più probabile che si tratti di prestazioni sessuali. A farmelo credere è proprio il fatto che entrino ed escano solo uomini di tutte le età. L’appartamento credo che sia abitato solo da donne cinesi. Un episodio recente, accaduto ad una mia parente che abita nel mio stesso palazzo, mi fa pensare di non essermi sbagliata: siccome sul campanello il suo cognome è cifrato (come lo è solitamente quello dei cinesi), un uomo verso le 23:00 suonò per errore alla mia parente dicendo di essere quello per il massaggio. Ne ha parlato con qualcuno? No, con nessuno. Se non con amici e parenti in maniera scherzosa Si è confrontata con gli altri condomini? Con un paio, ma sempre senza intento di intervento Ha intenzione di fare qualcosa per quello che avviene al piano di sotto? Siccome queste inquiline non sembrano minorenni e questa presunta situazione non sta creando problemi a livello condominiale, penso di non intervenire. Se non per far rimuovere la telecamera messa senza l’approvazione del condominio. 63 L’indagine Quindi non le comporta dei problemi questa situazione? Infatti. Pensa che questa sua realtà sia una condizione isolata? No. Mi immagino che ci siano molti altre persone che abitano in palazzi o case della zona che hanno come vicine donne che si prostituiscono. Mi immagino che data l’alta concentrazione di cinesi in questa zona sia più probabile che in altre zone. Mi aspetto che la modalità di prostituzione cinese sia più questa e non quella della strada. Se per ipotesi si trattasse di prostituzione, pensa che questa nuova realtà potrebbe cambiare il fenomeno della prostituzione? Non saprei. Diciamo che potrebbe incrementarlo perché si aggiunge in maniera massiccia alla prostituzione da strada anche quella in appartamento (che appunto penso più in linea con la comunità cinese). Finora mi immagino che il tasso di prostituzione a Prato sia dipeso dall’immigrazione di donne africane e dell’est d’Europa (Albania, Polonia, Romania, Bulgaria). Pensa che il tasso di prostituzione a Prato negli ultimi 10 anni sia diminuito, aumentato o sempre uguale? A percezione mi pare uguale, ma sicuramente sarà aumentato pensando appunto alle nuove forme di prostituzione delle nuove ondate migratorie degli ultimi anni. Pensa che queste realtà siano conosciute dalle forze dell’ordine e dall’amministrazione territoriale? Senz’altro. In fondo basta andare a giro all’otto di sera … Cosa pensa che stiano facendo? Poco. Perché mi sembra che le prostitute siano così facilmente visibili in zone abitate e se ci fosse maggior controllo la cosa sarebbe più nascosta. Vuol dire che più di tanto non fanno. Non mi viene in mente cosa possa fare l’amministrazione se non collaborare con le forze dell’ordine. 2° INTERVISTA AD UN GIOVANE PRATESE CONSUMATORE ABITUALE DI PORNOGRAFIA Lei stesso si definisce un consumatore abituale di pornografia cosa intende di preciso? Giornalmente guardo film o foto pornografiche Come accede a questo materiale? Tramite videoteca e internet Attraverso l’uso di internet è venuto a conoscenza di modi per entrare in diretto contatto con donne che offrivano prestazioni sessuali a pagamento? Sì ci sono molti siti che offrono qualunque tipo di prestazione anche a pagamento Cosa le fa credere che siano incontri a pagamento, dato che non si parla di questo nel sito? 64 L’indagine Ho amici che hanno telefonato e che hanno fatto degli incontri. Mi hanno detto che telefonando ricevono le indicazioni sul luogo dell’incontro. Una volta là, sempre in appartamento, la prestazione offerta è ovviamente di tipo sessuale. Lei ha mai avuto modo di rispondere a questi annunci? No, non mi è mai interessato. Neanche per un contatto preliminare per avere altre foto o per vedere cosa avrebbe potuto ottenere incontrando la persona? No, il sesso a pagamento non fa per me, e non credo che i siti che pubblicizzano queste prestazioni permettano un intrattenimento via chat o via mail con l’inserzionista. Sa dirmi se, per conoscenza indiretta sempre attraverso i suoi amici, ha saputo di terze persone che funzionano da intermediarie? Una volta ho accompagnato un amico a Montecatini e c’era una signora che “gestiva la transazione”: di fatto metteva a disposizione l’appartamento e riscuoteva. La ragazza era straniera. Non so quanto il mio amico abbia pagato. Non riesco ad immaginarmi se è una cosa frequente trovare una terza persona che gestisce l’affare. La situazione a Prato ad esempio mi è ancora meno familiare,non la conosco. Ha mai intrattenuto chat con donne di Prato che poi le hanno fatto un esplicito invito all’incontro? Sì mi è capitato, ma non per sesso a pagamento perché mi ha detto chiaramente che non era una prostituta. E l’ho verificato (sorride). Pensa che il tasso di prostituzione a Prato negli ultimi anni sia diminuito, aumentato o sia rimasto invariato? Aumentato perché ci sono molti più immigrati. E crede che sia mutato il fenomeno della prostituzione? Per strada non è cambiato molto: le solite zone, come la stazione, la via che porta a Calenzano, la tangenziale che da Galceti porta a Chiesanuova, sono sempre battute. Penso che ci sia molta più prostituzione in appartamento perché è più sicura, discreta e redditizia. In parte credo che dipenda dai controlli della polizia e in parte dal fatto che ultimamente il gran movimento internazionale abbia fatto arrivare ragazze bellissime che possono permettersi di lavorare in appartamento e essere pagate di più. Secondo me negli appartamenti si trovano più facilmente anche le insospettabili (studentesse, casalinghe …). Lei pensa che le forze dell’ordine abbiano fatto qualcosa … Sì ma non molto, e questo perché credo che la legge non le aiuti … bisogna che le persone siano beccate sul fatto altrimenti tutto rimane solo un sospetto … mi immagino comunque che sia molto difficile intervenire sulla prostituzione … la storia da questo punto di vista ci insegna soltanto che è sempre esistita e non ho idea se ci sono nazioni che sono state in grado di gestire bene la questione e che potrebbero essere per noi un esempio da imitare. 65 L’indagine Secondo lei l’amministrazione locale sta facendo qualcosa? Non credo proprio. Lei pensa di favorire in qualche modo la prostituzione? No, il fatto di non accedere a questo tipo di prestazioni mi fa pensare proprio di non favorirla. Quello che faccio abitualmente non nuoce a nessuno: i filmati e le foto che posso vedere o scaricare non escono dall’ordinario, insomma, è la pornografia consenziente e amatoriale. 3° INTERVISTA AD UN AMMINISTRATORE CONDOMINIALE PRATESE Sto conducendo una ricerca sulla prostituzione sommersa a Prato. Hai amministrato o amministri appartamenti in cui viene esercitata la prostituzione? Devo dire che mi è capitato piuttosto spesso. Sono tra i casi che, dal punto di vista di un amministratore di condomini, creano più problemi. Normalmente le ragazze non abitano in questi appartamenti. Vi si recano solo per lavorare, normalmente tra le 20 e le 3 di mattina. Sono una presenza che suscita immancabilmente proteste da parte degli altri condomini, sia per il via vai dei clienti sia, soprattutto, per il timore che il proprio appartamento perda prestigio e valore. Cosa fai nei casi in cui ricevi delle lamentele di questo tipo da parte dei condomini? Lo segnalo alle forze dell’ordine. Ho un buon rapporto con la Questura. Tuttavia, su questo tipo di fenomeno, anche le forze dell’ordine non hanno molti strumenti per poter intervenire. In Italia la prostituzione in quanto tale non è reato e, nel caso specifico della prostituzione in appartamento, non si configura neppure il reato accessorio di adescamento. Quindi come si comportano le forze dell’ordine in questi casi? Talvolta, se il caso non crea grandi proteste, lasciano perdere. Talvolta, invece, fanno degli appostamenti, si presentano e, nel caso in cui sia possibile dimostrare lo sfruttamento o la mancanza di permesso di soggiorno, intervengono. Talvolta, infine, non escludo che ci possa essere una certa tolleranza legata a forme di accordo più o meno lecite tra le ragazze, o i loro protettori, e singoli esponenti delle stesse forze dell’ordine. Se le forze dell’ordine intervengono come si conclude di norma la vicenda? Se la ragazza è extracomunitaria, e non ha permesso di soggiorno, viene espulsa. Altrimenti, si limita a cambiare appartamento, e le proteste dei condomini cessano. Vuoi sapere una cosa? A volte mi sembra che la prostituzione sia come la spazzatura. La produciamo, e sappiamo che esiste, ma non ci interessa sapere come e dove viene smaltita. Ci basta non averla e non vederla sotto casa. Chi stipula i contratti di affitto e, soprattutto, con chi vengono stipulati? Quasi sempre si tratta di normali cittadini pratesi, talvolta all’oscuro ma più frequentemente a conoscenza di ciò che avviene dentro il proprio appartamento, spinti dalla prospettiva di un canone di locazione 66 L’indagine maggiore. Gli affitti sono a nero, oppure vengono intestati a prestanome italiani o, più spesso, a membri della rete criminale provvisti di un permesso di soggiorno. Ultimamente, le organizzazioni criminali tendono con sempre maggiore frequenza a acquistare direttamente gli appartamenti in cui le ragazze si prostituiscono. 4° INTERVISTA AD UN AMMINISTRATORE PUBBLICO PRATESE Saresti in grado di tracciare una mappatura di massima del fenomeno della prostituzione sommersa a Prato? Non è facile essere precisi su questo punto. Credo comunque che le aree di maggiore concentrazione siano San Paolo, e la zona del Soccorso tra via del Purgatorio e via del Castagno. In genere, la scelta del luogo di esercizio sembra dipendere dal grado di facilità con cui può essere reperito e raggiunto dai clienti. Per questo motivo, gli appartamenti tendono a concentrarsi in zone collocate in prossimità di grandi arterie viarie, come la declassata, e a privilegiare edifici con ampie possibilità di parcheggio. Saresti in grado di valutare le dimensioni del fenomeno? Credo che a Prato esercitino non meno di 400 ragazze. É possibile fare una statistica di massima in base alla nazionalità? La maggior parte sono ragazze provenienti dai paesi dell’Europa orientale, soprattutto Albania e Romania, e dalle Repubbliche ex sovietiche, principalmente Russia, Ucraina e Moldavia. In particolare, il fenomeno della prostituzione rumena sembra aver conosciuto un’impennata in seguito all’ingresso della Romania all’interno dell’Unione europea. La prostituzione italiana è invece un fenomeno ormai residuale, e resiste soprattutto in forma di prostituzione omosessuale o transessuale. Allo stesso modo, la prostituzione sudamericana si presenta principalmente in forma di prostituzione di transessuali, transgender e travestiti. In crescita appare infine il fenomeno della prostituzione cinese, un fenomeno con caratteristiche del tutto peculiari. La prostituzione cinese si distingue infatti in due modalità di esercizio: quella intra-comunitaria, decisamente prevalente, e quella inter-comunitaria, ancora poco diffusa. Normalmente, le ragazze che si prostituiscono all’interno della comunità cinese non si prostituiscono con italiani, e viceversa. La forma intra-comunitaria si svolge soprattutto attraverso club privati destinati principalmente a cinesi ricchi, in cui ne’ le forze dell’ordine ne’ l’Amministrazione pubblica sono finora riusciti a entrare. La forma inter-comunitaria, invece, a causa della pessima considerazione sociale di cui la prostituzione gode in Cina (soprattutto se esercitata con stranieri), viene svolta principalmente da ragazze non appartenenti alla comunità. In particolare, si tende a far prostituire con gli italiani ragazze venute con un permesso di soggiorno turistico di tre mesi, e destinate poi a ritornare in patria. In base alle ragazze che si rivolgono al vostro ufficio, quale credi possa essere la loro età media? Abbiamo ragione di credere che l’età media si stia progressivamente abbassando, e non escludiamo che possa esistere pure un piccolo fenomeno di prostituzione minorile. In particolare, riteniamo che esistano casi isolati di ragazze minorenni che esercitano in appartamento in compagnia di una o più ragazze maggiorenni. In ogni caso, le ragazze che si prostituiscono in casa hanno generalmente un’età compresa 67 L’indagine tra i diciotto e i ventisette anni. Le ragazze cinesi tendono invece a essere un po’ più grandi. In base alla tua esperienza e alle tue conoscenze, come pensi che avvenga il reclutamento e la gestione di queste ragazze? A questo proposito, credo che esista una casistica molto ampia che va dalla libera professione, comunque minoritaria, al vero e proprio sfruttamento, soprattutto a opera di albanesi e rumeni. Tuttavia, ho potuto notare che più spesso si tratta di una combinazione tra questi due estremi. Molto spesso, per poter emigrare, le ragazze hanno bisogno di un visto di ingresso e di denaro per il viaggio. Le reti criminali, attraverso contatti con i reclutatori locali, riescono a procurare loro ciò di cui hanno bisogno per poter venire in Italia. A questo punto “scatta la trappola”. Per potersi permettere vitto, alloggio e vestiario e, soprattutto, per poter avere “protezione”, riottenere il passaporto e ripagare il debito, le ragazze sono costrette a prostituirsi. Una volta estinto il debito, le ragazze sono virtualmente libere ma a questo punto è ormai scattato un altro tipo di schiavitù, quella psicologica. Hai un’idea di quanto possa costare questo debito con le organizzazioni criminali? Ovviamente dipende dai casi. Ricordo però una ragazza moldava, che si è rivolta al nostro ufficio, che era tenuta a pagare ai propri sfruttatori 1000 euro ogni settimana. Una bella cifra… Sicuramente. Tieni presente che una ragazza, rendendosi disponibile per circa 7-8 ore, riesce a guadagnare mediamente 500 euro a sera. Cosa fa l’Amministrazione pubblica per aiutare queste ragazze? Prato come città, prima ancora che come Amministrazione pubblica, è piuttosto arretrata su questo versante. A differenza di città come Firenze, infatti, a Prato mancano associazioni di volontariato e operatori sociali che si occupino specificamente di monitorare e di intervenire su questo fenomeno. Nella nostra città esiste un Assessorato alla città multietnica, ma i suoi strumenti, le sue competenze e le sue risorse sono insufficienti per poter affrontare efficacemente una questione così complessa. In particolare, pur esistendo un servizio di assistenza legale gratuita, non siamo attrezzati per poter progettare e seguire percorsi di fuoriuscita dalla prostituzione. Normalmente l’Amministrazione pubblica interviene solo quando queste ragazze si rivolgono direttamente ai propri servizi sociali, e questo avviene soprattutto in caso di malattie, affidamento di minori o interruzioni volontarie di gravidanza. Nel caso delle prostitute cinesi, poi, le occasioni di contatto con l’Amministrazione pubblica sono rese ancora più difficili e più sporadiche dal sistema di autosufficienza a-legale creato dalla comunità cinese stessa. 5° INTERVISTA AD UN CLIENTE PRATESE Una prima curiosità. Quanto costa un rapporto completo con una prostituta in appartamento? Generalmente i prezzi si aggirano attorno ai 100 euro per un rapporto completo, pagamento anticipato. 68 L’indagine Di norma i rapporti avvengono in modo protetto? L’uso del preservativo è tassativo. L’unico caso in cui ti permettono di farne a meno è quando fai sesso orale. Se c’è una richiesta esplicita in questo senso da parte del cliente, è possibile avere rapporti in luoghi diversi dall’appartamento della prostituta? In realtà questo non avviene quasi mai. Fare sesso nell’appartamento della prostituta rappresenta una comodità per lei, ma è anche una garanzia di riservatezza per te. Molto spesso, infatti, i clienti sono sposati o fidanzati, e quindi è per loro impossibile poter fare sesso nella propria casa, e molto meno sicuro fare sesso in auto in un luogo all’aperto. Semmai, esiste talvolta la modalità opposta. Capita di avvicinare una prostituta per strada, e poi essere accompagnati a casa sua per consumare il rapporto. A mio avviso, e te lo dico per conoscenza certa, e sulla base di un buon numero di casi, esiste infine una forma di prostituzione in appartamento abbastanza particolare. Non se ne sente parlare molto in giro ma, secondo me, è piuttosto diffusa. Si tratta della prostituzione che in forma più o meno spinta viene esercitata da un certo numero di badanti. Con la minaccia di un licenziamento (che in molti casi significa anche perdita del permesso di soggiorno, e conseguente ingresso nella condizione di clandestinità), o con la lusinga di denaro o regali, queste ragazze, soprattutto le più giovani e carine, si trovano talvolta a dover accettare o subire le attenzioni sessuali di anziani, o familiari, direttamente nelle case in cui vivono e lavorano. Saresti in grado di tracciare un profilo del cliente medio? Quaranta - Cinquanta anni. Sposato. Assolutamente trasversale dal punto di vista della professione, della classe sociale e del censo. Ci trovi dall’impiegato al libero professionista, dall’operaio all’imprenditore. Pensa che ci sono dei colleghi che lavorano in fabbrica con me che ci vanno anche più di una volta alla settimana. Ci finiscono lo stipendio. Anche i giovani e i giovanissimi vanno con le prostitute, ma loro preferiscono le ragazze di strada. Sai, per i prezzi…Con una ragazza in appartamento non spendi mai meno di 100 euro, con una prostituta di strada te la cavi anche con 30 euro. Sei sicuro che non esistano differenze in base all’appartenenza sociale? In particolare, in base alle tue informazioni, ritieni che a Prato esista il fenomeno delle escort, ossia ragazze che hanno il compito principale di fungere da oggetto di rappresentanza? Tenderei a escluderlo. Le escort sono un fenomeno più tipico di altre realtà, come Montecatini. Per quanto concerne le distinzioni in base alla classe sociale, secondo me, l’unica peculiarità riguarda la clientela che si rivolge a transessuali, transgender e travestiti. Questo segmento di clienti appartiene prevalentemente a ceti medio-alti. Saresti in grado, invece, di tracciare un profilo della prostituta media? Ne ho conosciute molte, e ho notato che c’è un tratto che le accomuna tutte, un tratto che tutte le volte mi crea un certo stupore. Si tratta di una sorta di sdoppiamento della personalità, della costruzione di una identità di riserva per cui di giorno sono persone “normali”, vestite sobriamente, che vanno a fare la spesa o si intrattengono in chiacchiere con la vicina, dotate di una loro cultura e di una loro sensibilità, mentre di sera diventano persone completamente diverse da se stesse, giocano un ruolo che al mattino avranno dimenticato. Per questo motivo danno nomi falsi, per poter dare sostegno a questa dissociazione, per poter 69 L’indagine dire “non sono io a farlo”. In ogni caso, il pensiero fisso delle ragazze che ho conosciuto in maniera più approfondita è sempre quello di fare i soldi e smettere (al massimo si lasciano la possibilità di tornare a esercitare in futuro in modo saltuario). In genere, pensano di poter accumulare presto abbastanza denaro da poter ripagare il debito con gli sfruttatori, comprare una casa in patria dove ritornare a abitare e vivere di rendita per tutta la vita. Per loro, l’Italia e la vita che vi conducono sono una parentesi per fare soldi, un modo veloce per acquisire una migliore condizione socioeconomica una volta tornate in patria. Molto spesso, però, questo sogno si rivela una illusione. Lo sdoppiamento della personalità e la dissociazione mentale a cui sono costrette le trasforma in disadattate, mentre l’estrema facilità di guadagno garantita dalla prostituzione crea una sorta di dipendenza e di schiavitù psicologica. Spesso non si riesce a smettere neppure quando non esiste più una vera e propria condizione di costrizione e di sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali. Anche il ritorno in patria, quando avviene, non è così positivo come ci si aspetta. Soprattutto se vieni da una piccola città, tutti sanno cosa sei andata a fare all’estero, e diventi una specie di appestata, vivi in una condizione di isolamento e marginalità. Conosco ragazze che tre volte sono tornate in patria, e tre volte sono poi ritornate in Italia. Quando fai queste affermazioni pensi a un caso o a più casi in particolare? Conosco molti casi di questo tipo ma, se vuoi, ti racconto un episodio che è capitato a me personalmente. Circa due anni fa ho conosciuto una ragazza che faceva la prostituta in un appartamento, venti anni, siberiana. Era venuta qua attraverso un conoscente che le aveva fatto avere visto di ingresso e soldi per il viaggio. Una volta arrivata in Italia era stata costretta a prostituirsi da una banda di albanesi che aveva contatti con il suo conoscente in patria (alla banda era costata circa 10000 euro). La ragazza viveva a Firenze, ma lavorava a Prato. Mi diceva sempre di essere disperata, di voler fuggire, stretta come era tra debiti, rapporti mercenari e percosse continue da parte dei suoi aguzzini. Io mi presi a cuore la vicenda, cercai in tutti i modi di aiutarla. Una notte, in particolare, mi telefonò, mi disse di andare a prenderla di corsa in macchina. Io mi precipitai, lei mi disse che voleva scappare immediatamente. Però poi la paura di ritorsioni e la vergogna di tornare in patria, il ricordo delle privazioni che si era lasciata a casa e che l’avevano convinta a emigrare e la prospettiva di guadagni immensi e facili (in Siberia con i 100 euro di una prestazione sessuale, ci vive una famiglia per un mese…), ebbero la meglio. Quando la rividi, tempo dopo, era sfigurata in volto, e decisa a ritornare a casa. Le comprai il biglietto, e lei partì. Ora qualche volta la sento per telefono. Vive nel suo piccolo paese, Kamerovo, in Siberia. Lavora in un bar, mi dice che sta bene, ma la comunità, dopo aver saputo cosa faceva in Italia, tende un po’ a emarginarla. Un’ultima domanda. Pensiamo di sapere tutto su come i clienti giudicano le prostitute, ma non sappiamo niente su come le prostitute giudicano i loro clienti… Una leggenda che secondo me andrebbe sfatata è quella secondo cui le prostitute avrebbero il mito di sposare uno dei loro clienti. In realtà questa è più spesso una promessa che le prostitute rivolgono ai propri clienti, come parte di una strategia che io chiamo di fidelizzazione. L’offerta è ampia, e si mettono comprensibilmente in atto tentativi per rendersi insostituibili agli occhi del cliente. Di questa strategia fa parte anche l’ascolto, nel senso che ascoltare e mostrare comprensione per i problemi personali che i clienti raccontano serve a creare un legame particolare che ti spinge a tornare proprio da quella ragazza, e non da un’altra. Infine, per una certa categoria di clienti, che le prostitute conoscono e definiscono come i “salvatori” (ossia, clienti che si prefiggono di redimere o “emancipare” dalla condizione di prostitute 70 L’indagine quelle stesse ragazze con cui hanno rapporti mercenari) esiste un ulteriore strumento di fidelizzazione. In particolare, con questo tipo di soggetti, accentuare gli elementi di problematicità e drammaticità della propria condizione può aiutare a ottenere favori, e a sviluppare forme di dipendenza da parte del cliente. 71 Conclusioni ed ipotesi di intervento conclusioni ed ipotesi di intervento Negli ultimi anni il fenomeno della prostituzione ha subito numerosi mutamenti che riguardano vari aspetti tra cui la nazionalità delle persone coinvolte, le modalità di sfruttamento, il luoghi dell’esercizio e le modalità di pubblicizzazione dell’attività. In particolare è avvenuto un aumento della prostituzione invisibile, difficile da analizzare e capire, perché restare nel sommerso è proprio la sua caratteristica principale. È importante precisare nuovamente che, secondo la letteratura più recente, non esiste una prostituzione di strada visibile ed una in appartamento invisibile, poiché il concetto di invisibilità non appartiene solo ad un particolare settore del sesso a pagamento: in qualsiasi segmento di tale mercato ci sono, infatti, sia elementi di visibilità che elementi di invisibilità (Donadel e Martini, 2005). Esplicativo di questo concetto è l’esempio di quelle ragazze che, esercitando l’attività sia outdoor che indoor, applicano anche in strada strategie di invisibilità (cambio del posto, dell’orario, luogo di contatto diverso da quello della consumazione, ecc.). I cambiamenti, però, non sono avvenuti solo in relazione alle strategie usate nell’esercizio della prostituzione, ma anche in campo legislativo, con notevoli ripercussioni sulle modalità operative di tutti coloro che si occupano del fenomeno in oggetto. I nuovi provvedimenti sull’immigrazione e sulla prostituzione hanno reso, infatti, limitate le strategie dell’operatività di strada. Tali strategie, pur rimanendo valide negli assunti generali, si sono scontrate infatti con un grosso limite d’efficacia. È lecito ipotizzare che con il disegno di legge, presentato dal ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, le difficoltà operative dovute all’impossibilità di contatto rapido e diretto con le prostitute si amplificheranno. Possiamo supporre, infatti, che la prostituzione indoor, così come quella mista (forme di aggancio camuffate in strada, con consumazione in appartamento), andrà ad aumentare perché più nascosta agli occhi di una legge volta a punire prostituta e cliente. L’invisibilità protegge da sanzioni legali chi esercita e chi sfrutta, ma nasconde anche le richieste di aiuto. Le unità di strada contattano chi sta visibilmente esercitando la prostituzione … ma come contattare chi esercita nell’invisibilità? Presa consapevolezza dei grossi mutamenti in atto, possiamo affermare che gli operatori sociali dovranno cambiare strategia per entrare in contatto diretto con chi si prostituisce in situazioni coatte e/o per instaurare un rapporto significativo, tale da far emergere, laddove esista, una richiesta d’aiuto. Sarà necessario programmare interventi che tengano conto di caratteristiche profondamente diverse rispetto a quelle della prostituzione di strada. Secondo ricerche recenti (Bufo, 2004; Parsec, 2005), in primo luogo si tratta di agire in uno spazio diverso. Nello specifico sarà necessario passare da un spazio aperto, condiviso da altre ragazze e/o clienti in cui il tempo di contatto è gestito dall’andirivieni dei clienti stessi, ad uno spazio intimo personale come quello di appartamento. In secondo luogo, sarà diversa la modalità di contatto: non sarà più possibile avvicinare le ragazze come operatori, bensì occorrerà dichiararsi per telefono come clienti, o presentarsi nei locali come tali. Solo al momento dell’appuntamento sarà possibile presentarsi come operatore del progetto “X”. In tal caso, se le persone contattate accettassero di parlare con l’operatore, sarebbe possibile distribuire materiale informativo Il testo è consultabile all’indirizzo: www.pariopportunita.gov.it/Pari_Opportunita/UserFiles/PrimoPiano/ddl_stalking.pdf 73 Conclusioni ed ipotesi di intervento circa temi sanitari, di prevenzione, legali, ecc. Il principio è quello di trasformare le Unità di Strada in Unità di Contatto (Parsec, 2005), utilizzando i numeri telefonici che compaiono sugli annunci dei giornali locali, per avvicinare le donne che esercitano la prostituzione nelle case/appartamenti. Ad ogni modo, non si può negare che nonostante questi passaggi siano auspicabili, essi siano anche tanto più dispendiosi quanto più rischiosi per gli operatori. Un altro tipo di intervento sociale prende in considerazione il ruolo del cliente, secondo l’assunto, riportato anche nel report conclusivo del progetto WEST, che “il soggetto che detiene le più ampie conoscenze nel settore,che si relaziona con chi si prostituisce, e che accede in tutti i contesti è, e rimane, il cliente”. In altre parole, visti i limiti degli interventi di contatto al chiuso (Ciafardone e Maroni, 2004), emerge la necessità di implementare azioni informative rivolte ai clienti, in quanto sono coloro che possono entrare direttamente in contatto con le prostitute. In particolare, garantendo riservatezza e anonimato, i clienti potrebbero diventare i principali segnalatori di situazioni di sfruttamento, prostituzione minorile, riduzioni in schiavitù. Va da sé che il cliente, in questa ottica, non va criminalizzato, ma aiutato a comprendere il suo potenziale ruolo chiave per contrastare la tratta e lo sfruttamento a fini sessuali. Le associazioni che si occupano di prostituzione, nonostante l’indiscussa esperienza decennale, da sole però non possono intervenire in modo efficace. Per adeguare gli interventi sociali ai mutamenti in atto occorre, come tutte le ricerche presentate sostengono, articolare strategie di rete interdisciplinare che coinvolgano servizi sociali, servizi sanitari, sia pubblici che privati, Forze dell’Ordine ed associazioni. Sono stati ipotizzati vari metodi che hanno, però, bisogno di cooperazione tra Enti ed Istituzioni, come ad esempio la promozione del Numero Verde in favore delle vittime della tratta, la distribuzione di materiale informativo sanitario e legale, campagne di informazione volte al cliente ed interventi atti a individuare le possibili vittime dello sfruttamento da parte delle Forze dell’Ordine (Bufo, 2004). Interessante anche la proposta di pubblicare sui quotidiani dove appaiono gli annunci, informazioni relative alla salvaguardia della salute o di inviare sms relativi a campagne promozionali circa la prevenzione in ambito sessuale ai numeri pubblicati (Parsec, 2005). In questo panorama di trasformazione, la presente indagine porta ad applicare le riflessioni finora fatte anche in relazione alla provincia di Prato. Il lavoro qui presentato ha sicuramente, per sua natura, alcuni limiti che impediscono una conoscenza completa del fenomeno: primo fa tutti il ridotto numero degli annunci presi in considerazione e il breve tempo dedicato al monitoraggio. Altro limite è costituto dall’avere esaminato solo le forme pubblicitarie tramite annunci su due quotidiani locali, con un piccolo approfondimento su alcuni siti internet, escludendo però tutto ciò che viene pubblicizzato in altro modo. Abbiamo perciò escluso il monitoraggio di altri tipi di annunci, di call center o di eventi e locali pubblicizzati attraverso cartelloni. Non sono state impiegate risorse per andare a rilevare se esiste un tipo di prostituzione mascherata in locali (night club, sexy disco e lap dance) o centri benessere (nella nostra ricerca è presente solo una piccola indagine in un locale di lap dace vicino Prato). Infine, non è stato dato spazio alla prostituzione di matrice italiana, ponendo la concentrazione unicamente Vedi paragrafo 1.3 Tale scelta è stata fatta a seguito dell’incontro preliminare con i servizi territoriali che si occupano del fenomeno avvenuto in Provincia. Durante tale incontro le donne immigrate sono state segnalate come le persone più coinvolte nel meretricio. Inoltre, le prostitute italiane, spesso tossicodipendenti o con disturbi psichiatrici, sono inviate ad altri servizi, quali SERT e/o DSM. 74 Conclusioni ed ipotesi di intervento su quella collegata al fenomeno dell’immigrazione. Quello della prostituzione sommersa è, però, un mondo veramente grande, troppo poco conosciuto e notevolmente complesso per essere esaminato in un’indagine come questa . Abbiamo scelto così di aprire una sola finestra su questo mondo così inesplorato. Tuttavia, considerate le risorse disponibili e le poche conoscenze sulla prostituzione sommersa in area pratese, l’indagine ha sicuramente un duplice merito: quello di avere messo in evidenzia che anche la nostra provincia non è esente dal fenomeno e di aver fatto emergere interrogativi su possibili interventi. Scendendo maggiormente nello specifico, possiamo affermare che a livello locale esiste, accanto alla prostituzione di strada, un tipo di prostituzione sommersa, esercitata al chiuso. Non solo: anche la prostituzione di strada sta si sta trasformando, poiché strategie di invisibilità vengono applicate anche in questo ambito. Operatori e Forze dell’Ordine concordano, in linea con la letteratura, nell’affermare che quantificare il fenomeno a Prato è pressoché impossibile. Probabilmente non tutte coloro che esercitano nel sommerso sono vittime che hanno bisogno di aiuto (come ad esempio chi arriva consapevole di prostituirsi con un progetto migratorio transitorio), ma esistono sicuramente donne che vorrebbe chiederlo e non sanno di poterlo fare. Il problema fondamentale risulta perciò essere quello del primo contatto con chi esercita la prostituzione in modo invisibile. A nostro avviso, un progetto di intervento sulla prostituzione sommersa a Prato deve avere in primo luogo la caratteristica dell’attuabilità. Progetti articolati che ipotizzano l’operatore camuffato da cliente come promotore del primo contatto (Bufo, 2004; Parsec, 2005) sono auspicabili in un futuro, ma non applicabili in questo momento. Un intervento nella provincia di Prato dovrebbe prima di tutto essere coerente con lo status quo delle conoscenze sulla prostituzione sommersa. Il livello di comprensione del fenomeno è ancora molto basso per progettare interventi costosi a livello di tempo e di denaro. È però possibile attraverso un lavoro di rete muovere i primi passi nell’ottica di interventi informativi e di prevenzione. La cooperazione, che sta alla base del lavoro di rete, non è auspicabile solo tra operatori del settore, ma anche tra associazioni e servizio pubblico, dai cui arrivano segnalazioni, anche se non in maniera massiccia, di situazioni di sfruttamento. “Qualora l’azione sociale organizzasse un lavoro di emersione mirato e multiprofessionale le strutture sanitarie potrebbero diventare un ambito di primo contatto ed emersione di potenziali vittime” ( www.osservatoriotratta.it ). Certo è che un lavoro sulla prostituzione sommersa a Prato, attraverso le strategie di informazione e prevenzione, non può essere scollegato dal fenomeno dell’immigrazione. Sono infatti le immigrate, secondo gli operatori sociali, quelle che necessitano di maggiore aiuto e che vivono le condizioni più pericolose. Ecco allora che subentrano difficoltà di mediazione linguistica e culturale che necessitano di essere superate per rompere il vissuto di isolamento che non fa emergere la possibilità di concepirsi come vittime ( www.osservatoriotratta.it ). Concretamente, a livello provinciale, potrebbe essere attuato un progetto multilivello che prende in considerazione sia la prostituzione di strada (che non sta scomparendo, ma trasformandosi) che quella nel sommerso. Per quanto riguarda la prostituzione di strada nella sua forma più classica e conosciuta, la Provincia di Prato ha già le sue risorse attive da tempo; in questo caso potremmo semplicemente parlare di un’implementazione e consolidamento di ciò che c’è già. 75 Conclusioni ed ipotesi di intervento Nel caso della prostituzione sommersa, invece, le tecniche di aggancio classiche non sono più applicabili e non è possibile, almeno in questo momento, entrare direttamente in contatto con i protagonisti di questo mondo. Campagne di informazione, sensibilizzazione e prevenzione devono essere perciò veicolate attraverso la popolazione allargata, popolazione che comprende sia gli sfruttatori, che le vittime, che i clienti. Secondo questa ottica potrebbero essere attivate delle campagne informative su vari temi (salute in generale, vaccinazioni, contraccezione, interruzione di gravidanza, istruzione, ecc.) per raggiungere così, non solo chi si prostituisce, ma anche chi ignora (come spesso succede agli immigrati) l’esistenza di certi servizi. Strumenti di informazione possibili sono il volantinaggio a tappeto e la pubblicità sugli autobus o sui muri della città, entrambi in varie lingue. Lo stesso tipo di divulgazione potrebbe attuarsi per il Numero Verde per la Tratta, servizio unico che smista le richieste di aiuto verso le risorse territoriali a seconda della loro tipologia. In questo senso, non sono da escludere come veicoli di informazione, i giornali e le tv locali e le pubblicità via radio. È fondamentale però che queste campagne non vengano fatte solo in certe aree del territorio pratese, ma che vengano destinate alla cittadinanza in generale per tre motivi. In primo luogo, si creerebbe un’inutile allarme sociale nei luoghi più bersagliati dal volantinaggio. In secondo luogo, non è possibile avere l’assoluta certezza che in certe zone di Prato non venga esercitata la prostituzione sommersa, data la poca conoscenza del fenomeno. Infine, le campagne informative per tutta la cittadinanza, attraverso volantinaggio e pubblicità, aggiungono valore ad un intervento dal costo sostenibile. Perché l’azione informativa e di sensibilizzazione pervenga anche ai potenziali clienti (del presente e del futuro), potrebbe essere interessante progettare incontri informativi nei vari quartieri su temi quali le varie forme di prostituzione, le differenze culturali delle donne coinvolte, le situazioni di sfruttamento, la legislazione a riguardo, ecc., per poi dirigere lo sguardo verso i ragazzi delle scuole. Argomenti come la sessualità rientrano nei programmi di educazione alla salute della ASL coordinati dalla Provincia. Sarebbe, però, importante che, all’interno di questo ambito, venissero trattati anche temi quali la prostituzione e la pornografia. Non sono inoltre da escludere ricerche nelle scuole volte ad indagare come i giovani vedono la prostituzione e che significato le danno, a confronto con le generazioni passate per le quali assumeva un significato di iniziazione alla sessualità. Uno schema riassuntivo dei possibili interventi sopracitati è riportato in appendice (appendice G). Il fine di questi interventi non sarebbe certo quello di fronteggiare la prostituzione sommersa in sé, bensì quello di fare emergere la richiesta di aiuto là dove esista e, in parallelo, creare nella cittadinanza almeno una minima conoscenza di un fenomeno troppo vicino per essere ignorato e considerato distante. Iniziare a porsi interrogativi, creare circuiti comunicativi, e realizzare campi di indagine sulla prostituzione sommersa, sono, anche se piccoli, alcuni passi verso la rottura di quel silenzio e di quella invisibilità che rende chi ha bisogno di aiuto solo e senza voce. 76 Bibliografia e Sitografia Bibliografia - AA., VV. (2004). Il sommerso. Una ricerca sperimentale su prostituzione al chiuso, sfruttamento e trafficking. Quaderni di Strada. Provincia di Pisa. - Albano, T. (2003). I Paesi di origine delle vittime della tratta: uno dei vari punti di osservazione possibili di una umanità in movimento. In Porneia. Voci e sguardi sulle prostituzioni. Associazione On the Road. Edizioni Il Poligrafo. - Barnao, C. (2006). Nuove tendenze del fenomeno della prostituzione in Italia: verso l’invisibilità?. Difesa Sociale LXXXV(3-4), 7-15. - Bufo, M. (2004). Prostituzione, trafficking, sommerso: linee evolutive di un fenomeno. In Il sommerso. Una ricerca sperimentale su prostituzione al chiuso, sfruttamento e trafficking. Quaderni di Strada. Provincia di Pisa. - Buta, G. (2001). Peculiarità, uomini ed attività della mafia albanese. Tesi di Laurea. Diploma Universitario in Scienze Politico/Strategiche. Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. - Castelli, V. (2002). Aspetti del fenomeno della prostituzione e della tratta in Italia. In Prostituzione e tratta. Manuale di intervento sociale. Franco Angeli, Milano. - Ciafardone, R. & Maroni, V. (2004). Una sperimentazione di approccio alla prostituzione sommersa in appartamento. In Il sommerso. Una ricerca sperimentale su prostituzione al chiuso, sfruttamento e trafficking. Quaderni di Strada. Provincia di Pisa. - Ciconte, E. (2004). I flussi e le rotte della tratta dall’Est Europa. Progetto West, Ravenna, Regione Emilia Romagna. - Danna, D. (2000). Le politiche sulla prostituzione nell’Unione Europea negli anni Novanta. Tesi di dottorato, Università di Trento - Donadel C. & Martini, R. (a cura di) (2005). La prostituzione invisibile. Progetto WEST, Ravenna, Regione Emilia Romagna. - Maggioni, L. (2001). La donna albanese nella transizione. Tesi di laurea non pubblicata. Università degli Studi di Padova. - Ministero degli Interni. Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni ad essa connessi. Relazione sulle attività svolte – 1° semestre 2007. 77 Bibliografia e Sitografia - Parsec Consortium (2005). Prostituzione straniera e traffico di donne a scopo di sfruttamento sessuale. Analisi delle trasformazioni correnti nei principali gruppi nazionali coinvolti e nuove strategie di intervento di protezione sociale. Il caso dell’area metropolitana di Roma. Roma - Ruffa, E. (2006). Relazione sulla prostituzione nigeriana. Corso di sociologia delle relazione interetniche. Corso di Laurea in Sviluppo e Cooperazione. Facoltà di Scienze Politiche. Università degli Studi di Torino. - Sambo, P. (a cura di) (2007). La sicurezza partecipata. Ambiti di intervento e buone pratiche, Osservatorio Sociale Provinciale, Prato. - Saponaro, A. & Montanini, B. (2004). Gli annunci come forma di pubblicizzazione della prostituzione sommersa. Una analisi in quattro aree geografiche. In Il sommerso. Una ricerca sperimentale su prostituzione al chiuso, sfruttamento e trafficking. Quaderni di Strada. Provincia di Pisa. - Scaglia, A. & Barnao, C. (2003). Hotel Millestelle: voci e luoghi di gente che vive diversamente. Scienze sociali e cultura, vol. 2. 88-7178-360-3, Padova. - Spizzichino, L. (2005). La prostituzione. Il fenomeno e l’intervento psicologico. Carocci. sitografia - Caritas: http://www.caritas.it/15/25/ - Istat. http://www.demo.istat.it/strasa2007/index.html - Massari, M. Intervista a Monica Massari. http://www.cuntrastamu.org/mafia/speciali/massari.htm - Ministero della salute 2008. http://www.ministerosalute.it/dettaglio/pdPrimoPianoNew.jsp?id=24&sub=4&lang=it - Ministero degli Interni. Rapporto sulla criminalità in Italia, analisi prevenzione e Contrasto. www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf - Osservatorio per la tratta - Polizia di Stato www.osservatoriotratta.it www.poliziadistato.it - Rastrelli, E. Immigrazione cinese e criminalità http://www.tuttocina.it/mondo_cinese/105/105_rast.htm 78 Bibliografia e Sitografia sitografia specifica Materiale inerente al Progetto W.E.S.T: • http://www.regione.emilia-romagna.it/west/italiano/index.htm • http://www.regione.emiliaromagna.it/west/italiano/ricerche/prostituzione_invisibile/index.asp Materiale inerente all’indagine “Il sommerso. 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(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 16) 1. Quando, nel corso di operazioni di polizia, di indagini o di un procedimento per taluno dei delitti di cui all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, o di quelli previsti dall’articolo 380 del codice di procedura penale, ovvero nel corso di interventi assistenziali dei servizi sociali degli enti locali, siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero, ed emergano concreti pericoli per la sua incolumità, per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di un’associazione dedita ad uno dei predetti delitti o delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari o del giudizio, il questore, anche su proposta del Procuratore della Repubblica, o con il parere favorevole della stessa autorità, rilascia uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza ed ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale. 2. Con la proposta o il parere di cui al comma 1, sono comunicati al questore gli elementi da cui risulti la sussistenza delle condizioni ivi indicate, con particolare riferimento alla gravità ed attualità del pericolo ed alla rilevanza del contributo offerto dallo straniero per l’efficace contrasto dell’organizzazione criminale ovvero per la individuazione o cattura dei responsabili dei delitti indicati nello stesso comma. Le modalità di partecipazione al programma di assistenza ed integrazione sociale sono comunicate al Sindaco. 3. Con il regolamento di attuazione sono stabilite le disposizioni occorrenti per l’affidamento della realizzazione del programma a soggetti diversi da quelli istituzionalmente preposti ai servizi sociali dell’ente locale, e per l’espletamento dei relativi controlli. Con lo stesso regolamento sono individuati i requisiti idonei a garantire la competenza e la capacità di favorire l’assistenza e l’integrazione sociale, nonché la disponibilità di adeguate strutture organizzative dei soggetti predetti. 4. Il permesso di soggiorno rilasciato a norma del presente articolo ha la durata di sei mesi e può essere rinnovato per un anno, o per il maggior periodo occorrente per motivi di giustizia. Esso è revocato in caso di interruzione del programma o di condotta incompatibile con le finalità dello stesso, segnalate dal procuratore della Repubblica o, per quanto di competenza, dal servizio sociale dell’ente locale, o comunque accertate dal questore, ovvero quando vengono meno le altre condizioni che ne hanno giustificato il rilascio. 5. Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo consente l’accesso ai servizi assistenziali e allo studio, nonché l’iscrizione nelle liste di collocamento e lo svolgimento di lavoro subordinato, fatti salvi i requisiti minimi di età. Qualora, alla scadenza del permesso di soggiorno, l’interessato risulti avere in corso un rapporto di lavoro, il permesso può essere ulteriormente prorogato o rinnovato per la durata del rapporto medesimo o, se questo è a tempo indeterminato, con le modalità stabilite per tale motivo di soggiorno. Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo può essere altresì convertito in 81 Appendici permesso di soggiorno per motivi di studio qualora il titolare sia iscritto ad un corso regolare di studi. 6. Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo può essere altresì rilasciato, all’atto delle dimissioni dall’istituto di pena, anche su proposta del procuratore della Repubblica o del giudice di sorveglianza presso il tribunale per i minorenni, allo straniero che ha terminato l’espiazione di una pena detentiva, inflitta per reati commessi durante la minore età, e già dato prova concreta di partecipazione a un programma di assistenza e integrazione sociale. 7. L’onere derivante dal presente articolo è valutato in lire 5 miliardi per l’anno 1997 e in lire 10 miliardi annui a decorrere dall’anno 82 Appendici Appendice B Dal sito della Polizia di Stato: http://www.poliziadistato.it/pds/ps/immigrazione/soggiorno.htm Il permesso di soggiorno Gli stranieri che intendono soggiornare in Italia per più di tre mesi, devono richiedere il permesso di soggiorno. Chi arriva in Italia per la prima volta ha 8 giorni di tempo per chiedere il permesso di soggiorno. Per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno è necessario avere: • il modulo di richiesta; • il passaporto, o altro documento equivalente, in corso di validità con il relativo visto di ingresso, se richiesto; • una fotocopia del documento stesso; • 4 foto formato tessera, identiche e recenti; • un contrassegno telematico da € 14,62; • la documentazione necessaria al tipo di permesso di soggiorno richiesto. Chi è già in Italia e ha il permesso di soggiorno in scadenza, deve chiedere il rinnovo almeno: • 90 giorni prima della scadenza, per il permesso di soggiorno valido 2 anni; • 60 giorni prima della scadenza, per quello con validità di 1 anno; • 30 giorni prima della scadenza, nei restanti casi. La validità del permesso di soggiorno è la stessa del visto d’ingresso: • fino a sei mesi per lavoro stagionale e fino a nove mesi per lavoro stagionale nei settori che richiedono tale estensione; • fino ad un anno, per la frequenza di un corso per studio o formazione professionale ovviamente documentato; • fino a due anni per lavoro autonomo, per lavoro subordinato a tempo indeterminato e per ricongiungimenti familiari. Gli stranieri che vengono in Italia per visite, affari, turismo e studio per periodi non superiori ai tre mesi, non devono chiedere il permesso di soggiorno 83 Appendici Appendice C Composizione della popolazione straniera nella provincia di Prato. Dalla tabella sotto riportata risulta che la presenza più massiccia nel territorio è quella dei residenti cinesi (41,9%), per passare a quella albanese (19,7%), pakistana (7,1%), marocchina(6,6%) e rumena (4,8%). Stranieri residenti nella provincia di Prato al 31.12.2006 per cittadinanza Cittadinanze Europa UE Austria Belgio Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Ex Cecoslovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria Altri Paesi Europei Albania Bielorussia n. 7.982 2.120 26 24 21 2 3 3 7 70 102 20 6 1 3 1 4 35 329 17 48 24 1.257 14 7 5 55 18 18 5.862 5.144 7 % 30,6 8,1 0,1 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,3 0,4 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 1,3 0,1 0,2 0,1 4,8 0,1 0,0 0,0 0,2 0,1 0,1 22,4 19,7 0,0 Cittadinanze Bosnia-Erzeg. Croazia Ex Jugoslavia Islanda Macedonia Moldavia Norvegia Russia Serbia Svizzera Turchia Ucraina Africa Algeria Angola Benin Burundi Camerun Congo Costa d’Avorio Egitto Eritrea Etiopia Ghana Guinea Guinea Equat. Isole Capo Verde Isole Seicelle Kenia Liberia Mali Marocco 84 n. 32 51 123 2 61 48 5 93 32 36 10 218 3.302 103 6 2 1 10 19 179 107 81 24 48 2 1 5 1 3 2 1 1.722 % 0,1 0,2 0,5 0,0 0,2 0,2 0,0 0,4 0,1 0,1 0,0 0,8 12,6 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,7 0,4 0,3 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,6 Appendici Fonte: Osservatorio Immigrazione/Asel su dati Anagrafi Comunali Cittadinanze n. % Cittadinanze Africa Mauritania Maurizio Niger Nigeria Ruanda Senegal Somalia Sud Africa Sudan Tanzania Togo Tunisia Zaire America America settentrionale Canada U.S.A. America centrale Costarica El Salvador Guatemala Honduras Isola di Cuba Isola di Dominica Messico Rep. Dominicana America meridionale Argentina Bolivia Brasile Cile 3.302 12 28 1 465 1 151 85 2 3 1 7 220 9 696 43 2 41 178 2 29 4 10 74 2 13 44 475 36 3 133 12 12,6 0,0 0,1 0,0 1,8 0,0 0,6 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,8 0,0 2,7 0,2 0,0 0,2 0,7 0,0 0,1 0,0 0,0 0,3 0,0 0,0 0,2 1,8 0,1 0,0 0,5 0,0 Colombia Ecuador Paraguay Perù Uruguay Venezuela Arabia Saudita Bangladesh Ceylon Cina Popolare Corea del Sud Filippine Georgia Giappone Giordania India Iran Isole Maldive Israele Kazakistan Laos Pakistan Siria Thailandia Uzbekistan Vietnam Yemen Oceania Australia Nuova Zelanda Apolide Totale Fonte: Osservatorio Immigrazione/Asel su dati Anagrafi Comunali 85 n. % 35 50 2 188 2 14 1 507 190 10.948 6 332 3 17 5 178 31 1 1 3 1 1.843 11 32 12 5 6 4 3 1 1 26.118 0,1 0,2 0,0 0,7 0,0 0,1 0,0 1,9 0,7 41,9 0,0 1,3 0,0 0,1 0,0 0,7 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 7,1 0,0 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 Appendici Fonte: “Osservazioni sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi”- QUESTURA DI PRATO - Ufficio di Gabinetto, Settembre 2008 86 Appendici 87 Appendici 88 Appendici 89 Appendici 90 Appendici 91 Appendici Appendice E Dal sito della Polizia di Stato: http://www.poliziadistato.it/pds/chisiamo/questure/index.htm La Questura È la proiezione sul territorio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che garantisce lo svolgimento, la direzione e l’organizzazione di tutta l’attività della Polizia di Stato nella Provincia. In ognuna delle 103 città capoluogo di provincia c’è una Questura. La struttura delle Questure - definita con decreto ministeriale del 16 marzo ‘89 - prevede due Divisioni: la Polizia Anticrimine e la Polizia Amministrativa e Sociale, nonché cinque Uffici direttivi: Ufficio di Gabinetto, Ufficio del Personale, Uffici o delle Investigazioni Generali ed Operazioni Speciali, Ufficio Amministrativo Contabile e Ufficio Sanitario. Sul territorio, nei piccoli comuni e nei quartieri delle grandi città, i Commissariati costituiscono vere e proprie appendici della Questura. In ogni Provincia il vertice dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza è il Questore al quale è affidata la direzione, la responsabilità e il coordinamento tecnico-operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica oltre che l’impiego delle Forze di Polizia a sua disposizione. Il Questore esercita anche tutte le attività proprie della polizia di sicurezza e della polizia amministrativa che si concretizzano in un’ampia tipologia di atti quali ordinanze, diffide, permessi, licenze, autorizzazioni. In ogni Questura, nell’ambito della Polizia Anticrimine, opera l’Ufficio minori, istituito per rispondere alla domanda di prevenzione, sicurezza e repressione dei fenomeni legati alla delinquenza minorile, dell’evasione scolastica, della devianza, dei reati e degli abusi in danno dei minori. Il prefetto e l’ordine pubblico Come il Questore anche il Prefetto è titolare della funzione di coordinamento in materia di ordine e sicurezza sotto un profilo più strettamente politico-amministrativo. In particolare, attraverso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, il Prefetto svolge una funzione di coordinamento della strategia della sicurezza nella Provincia, insieme al Questore e ai comandanti provinciali delle altre Forze di Polizia. Alle riunioni del Comitato è prevista la presenza dei Sindaci e dei responsabili delle altre Amministrazioni dello Stato e degli Enti locali. Un impegno corale che favorisce la vicinanza con le Forze di Polizia nell’intento di compartecipare alla risposta di sicurezza. 92 Appendici Appendice F ESPOSTI anni 2005/2007 Numero degli esposti riguardanti la problematica della prostituzione registrati da questo Ufficio nel quinquennio di riferimento: Prostituzione 2007 2006 2005 2004 2003 10 3 4 10 11 ESPOSTI anno 2008 aggiornato al 2 ottobre Numero degli esposti riguardanti la problematica della prostituzione registrati da questo Ufficio alla data odierna: N. 9 esposti/segnalazioni di cui n. 6 riguardanti problematiche in appartamento ad opera di straniere cinesi e dell’est europeo. 93 Appendici Appendice G Schema riassuntivo dei possibili interventi 94 FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI OTTOBRE 2010 TIPOGRAFIA LA MODERNA - PRATO