CROCETTA DEL MONTELLO per la cultura del territorio Questo opuscolo è stato realizzato a scopo didattico, quale supporto per la visita alla mostra allestita nel nuovo impianto sportivo di Crocetta del Montello, in occasione della ricorrenza di S. Andrea. E’ una breve monografia sul mais e un tributo alla memoria del contadino che dai campi, e in particolare dal granoturco, ha tratto il suo sostentamento per lunghi anni. In una società che del consumismo ha fatto il proprio sistema di vita, pensare e ricordare la semplicità di un tempo non significa rimpiangere il passato. Vuol dire essere consapevoli del lungo cammino dell’uomo e fare tesoro di esperienze che potrebbero tornare utili in momenti difficili, come quello che stiamo attraversando. Il termine crisi deriva dal greco e significa scelta. Non solo in queste circostanze ma ogni giorno dobbiamo operare delle scelte. La nostra missione consiste nel migliorare le condizioni di vita attuali, tenendo fisso il pensiero che la terra avrà degli abitanti anche dopo di noi. Un grazie sincero a tutti quelli che hanno contribuito per il miglior risultato di questa manifestazione. I CEREALI I cereali sono la principale fonte alimentare per l’uomo e occupano una posizione di primo piano anche nell’alimentazione animale. Occupano circa il 50% della superficie seminativa mondiale e sono coltivati in tutti i continenti. In Italia questa percentuale è del 45%. AVENA: cereale tipico dei climi temperati, ama i terreni pesanti, umidi e acidi. Si distingue per la sua inflorescenza in pannocchia e non in spiga. FARRO: è una varietà antica e rustica del grano tenero. Si tratta di una pianta poco produttiva, ma ben acclimatata nei terreni poveri, poco esigente e resistente alla mancanza di acqua. La sua coltura non richiede trattamenti antiparassitari. Questo ne fa un cereale apprezzato per l’agricoltura biologica. FRUMENTO (grano tenero): è il primo cereale coltivato (oltre 15.000 anni fa nella vallate del Tigri e dell’Eufrate). E’ il più presente nell’alimentazione umana. Ne esistono circa 30.000 varietà, alle quali se ne aggiungono ogni anno di nuove. Si adatta a qualsiasi tipo di terreno. GRANO DURO: ha la stessa origine preistorica del grano tenero ma è meno produttivo pur se più ricco di proteine. E’ il cereale della cucina mediterranea: è alla base della pasta italiana, della pasticceria greca e orientale, del couscous nordafricano. GRANO SARACENO: originario dell’Asia è classificato come cereale nelle statistiche agroalimentari. Sta regredendo a vantaggio delle nuove varietà di grano. KAMUT: antico cereale egiziano notato da un pilota americano dopo la seconda guerra mondiale. Ne inviò alcuni esemplari a suo padre, agricoltore del Montana, che li seminò per curiosità, ottenendo un prodotto biologico apprezzato. MAIS: coltivato in America, si diffuse in Europa nel XV secolo. Oggi è il cereale più coltivato nel mondo. Non solo è un ingrediente insostituibile nell’alimentazione animale e umana (si pensi alla polenta), ma si usa anche per la produzione di pasta da carta e per l’estrazione di diverse sostanze chimiche. MIGLIO: pianta dei paesi secchi e caldi. E’ caratterizzato da una spiga alta e da piccoli grani, essenziale nell’alimentazione delle popolazioni sub sahariane, che ne ricavano anche birra e foraggio. ORZO: originario dell’Asia e dell’Africa occidentali, sopporta tutti i climi ma teme l’umidità prolungata. La sua principale destinazione è la produzione di birra. QUINOA: originario degli altipiani boliviani, ha ricoperto per il Sud America la medesima importanza nutritiva che il mais ha avuto per l’America centrale. “Madre delle piante” nell’impero inca, oggi utilizzato per la produzione di birra, ma la sua coltivazione non si è mai diffusa in altri continenti. RISO: è il primo cereale dell’alimentazione umana. Proviene dall’Asia monsonica ma varietà ibride hanno raggiunto le latitudini più disparate, permettendo la coltivazione in Africa, Argentina, Brasile, Guyana, Uruguay, Stati Uniti, Italia (pianura padana), Francia, Spagna e Grecia. Il 90% è destinato all’alimentazione umana. SEGALE: è il cereale dei terreni poveri, tipico di regioni isolate. Forniva il pane quotidiano e la paglia serviva per i tetti delle capanne oltre che per la produzione di sedie e cesti. SORGO: originario dell’Africa, costituisce un importante alimento delle popolazioni dell’emisfero meridionale del pianeta. Nell’emisfero boreale è coltivato per alimentazione animale, per produrre zucchero e alcool. Resiste bene alla siccità, avendo radici profonde. SPELTA: pianta piccola, coltura storica dell’area mediterranea e mediorientale. E’ quasi scomparsa. TRITICALE: cereale moderno nato dall’incrocio tra il grano e la segala. Coltivazione marginale, il cui prodotto è destinato all’alimentazione animale. MAIS E MAYA Per i Maya, il mondo era stato generato da un seme di mais. Poi gli dei avevano creato l’uomo, dapprima di terra, quindi di legno: ma questi uomini non ebbero lunga vita, perché privi di cuore e di cervello. Quelli che sopravvissero diedero origine alle scimmie. Allora anche gli uomini vennero modellati con il granoturco. Oltre ad essere composti di mais, nel corpo degli esseri umani scorreva il sangue degli dei. Per il popolo che realizzò le monumentali piramidi a gradoni nel territorio dell’odierno Messico meridionale e del Guatemala, dal 300 al 1400, era proprio il mais la principale risorsa. Per i Maya il terzo dio in ordine di importanza, dopo quelli del Cielo e della pioggia, era Yam Kax, dio del mais, raffigurato come un giovane dagli occhi e orecchie grandi e sporgenti, con la testa ornata da una pannocchia. I rituali e le offerte al dio del mais erano molto importanti e si svolgevano a intervalli regolari. Secondo una leggenda Maya il mais si trovava nascosto sotto una montagna di roccia dura. Gli dei, per aiutare gli esseri umani, fecero cadere un fulmine sulla roccia che custodiva il granoturco, abbrustolendo parte dei chicchi: da qui nacquero le quattro varietà del mais: rossa, nera, gialla e bianca. Il nome (mais) è di origine spagnola, maíz, a sua volta d'origine caraibica, più precisamente taino, mahis. Quando nel 1492 Cristoforo Colombo giunse in America, non trovò un paese disabitato, ma popoli che avevano sviluppato civiltà raffinate ed evolute. Si trattava dei Maya, degli Inca e degli Aztechi, insediati in quelle zone fin dai tempi antichissimi. I Maya vivevano soprattutto nella zona che gli archeologi chiamarono Mesoamerica (Messico meridionale fino al Guatemala, Honduras e al El Salvador), gli Aztechi nella cosiddetta Area Intermedia e gli Inca nell'Area Andina. I Maya si dedicavano alla raccolta di frutti selvatici: papaia e noci. Usavano le spezie, quali peperoncino, vaniglia e origano. Si dedicavano all'agricoltura coltivando mais, fagioli, zucche, cacao e tabacco. Il mais, principale alimento, veniva cucinato dalle donne in svariati modi. I chicchi venivano posti in vasi di terracotta e lasciati a bagno di acqua e calce per un’intera notte. In questo modo si ammorbidivano. L’indomani venivano trasformati in farina grossa. La farina veniva posta su foglie di banano e fatta cuocere. Erano le tortillas. Un’altra ricetta maya erano le tamales che consisteva in foglie di granoturco ripiene e bollite nell’acqua. In Europa le prime coltivazioni di mais iniziarono trent’anni dopo la scoperta dell’America, in Spagna e più precisamente in Andalusia, per opera di agricoltori arabi che lo usarono per alimentazione animale. Fu durante il secolo XVII che si diffuse in una fascia precisa che attraversava la Spagna, la Francia, l’Italia, i paesi del Danubio fino all’Ucraina e al Caucaso. Nell’America del Nord era conosciuto fin dal I° millennio d.C. DIFFUSIONE DEL MAIS MAIS IN ITALIA Il mais (Zea Mays) è un cereale che sta assumendo, a livello mondiale, una diffusione e un’importanza crescenti. L’aumento delle superfici coltivate è senza dubbio legato alla sua utilizzazione nel settore zootecnico. Area di origine Area di coltivazione Diffusione del mais nel mondo Il mais (o granoturco, granone, frumentone, ecc.) fu conosciuto dagli europei dopo la scoperta dell’America. La sua diffusione in Europa si ebbe nel 1600, nelle regioni Balcaniche, allora facenti parte dell’Impero Ottomano, grazie alle condizioni climatiche favorevoli che assicuravano produzioni più che doppie rispetto ai cereali tradizionali e, forse, anche al fatto che questo nuovo prodotto agricolo, non ancora rubricato, sfuggiva alla tassazione. Qualche tempo dopo il mais iniziò a diffondersi in Italia. Fu chiamato “granoturco” con riferimento alla sua provenienza (?). Le regioni della Pianura Padana, grazie al clima favorevole, furono quelle che introdussero il mais nelle loro colture con ottimi risultati. Ma anche le regioni peninsulari trovarono nel mais un valido contributo al precario sostentamento alimentare delle popolazioni agricole. Nell'agricoltura tradizionale veniva coltivato con la tecnica dei "tre campi", uno a mais e due a frumento, con gli spazi marginali occupati dai filari di vite maritata ad alberi vivi: questa formula corrispondeva esattamente alle esigenze della piccola proprietà, permettendo di ottenere il prodotto con cui pagare i tributi (in grano) e quanto serviva per l’alimentazione (in mais, cioè polenta). Negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento costante delle produzioni medie di granella, passando dalle 2-3 tonnellate fino alle 12 e anche 15 per ettaro. Tale progresso è stato possibile sostituendo le vecchie varietà a seme vitreo con gli ibridi a seme farinoso, molto più produttivi, e con il costante miglioramento delle tecniche colturali. Ormai il mais si è localizzato quasi esclusivamente nelle zone più fertili ed irrigate, ma la scarsità di cereali a livello mondiale, con il conseguente aumento dei prezzi, è dovuta alla crescente richiesta dei Paesi emergenti e soprattutto ad un maggior utilizzo non alimentare. Ciò crea preoccupazioni, aggravate dal fatto che la popolazione mondiale è in continuo aumento e che la superficie coltivabile non solo non può aumentare, ma purtroppo tende a diminuire. Nel mondo i cereali più importanti sono: il mais che primeggia per produzione totale e resa unitaria, il riso perché nutre un numero di persone più elevato e il frumento per le maggiori superfici coltivate. Il primato delle produzioni mondiali si è raggiunto nelle regioni padane grazie all'impegno profuso da scienziati, tecnici e operatori agricoli. Si è così stimolata una zootecnia intensiva e tecnologicamente avanzata che ha favorito l'affermarsi di produzioni alimentari d'eccellenza quali formaggi grana e prosciutti crudi. MAIS - MORFOLOGIA DELLA PIANTA La pianta del mais è monoica (fiori maschili e femminili separati sulla stessa pianta) e porta i fiori riuniti in spighette che rappresentano l'unità dell'infiorescenza. Esistono due tipi di spighette maschili e femminili. Le maschili sono raccolte nell'infiorescenza maschile o pennacchio, le femminili sono portate sulla spiga volgarmente chiamata pannocchia. Le diverse migliaia di varietà di mais sono suddivise in gruppi a seconda delle caratteristiche morfologiche della cariosside (grano). CLASSIFICAZIONE DEL MAIS (nome latino Zea mays) Zea mays indentata (mais dentato o "dent corn") E’ il più importante, costituisce il 90% delle coltivazioni. Zea mays indurata (mais vitreo o "flint corn") Consistenza vitrea, colore intenso, utilizzato per alimentazione umana e avicoltura. Zea mays ceratina (mais waxy) Mais che per l’accumulo di amido sotto forma di amelopectina viene utilizzato nell’industria alimentare come addensante. Zea mays saccharata (mais dolce o "sweet corn") E’ il mais dolce utilizzato per le insalate. Zea mays amylacea (mais farinoso o "soft corn") Accumula amido come amilosio e viene utilizzato per l’industria. Zea mays everta (mais da scoppio o "pop corn") Presenta cariossidi vestite che riscaldate scoppiano. Zea mays tunicata (mais vestito o "pod corn") Mais di scarso interesse. MAIS IN ITALIA PRODUZIONE di MAIS IN ITALIA NEL 2011 (fonte Istat) Regioni Lombardia Veneto Piemonte Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Toscana Umbria Campania Abruzzo Marche Calabria Sardegna Puglia Molise Basilicata Sicilia Trentino-Alto Adige Trento Liguria Valle d'Aosta Bolzano ITALIA Produzione Q.li 28800034 25160172 14923950 13306768 8102316 1996116 1535170 1261379 1203719 647925 480925 199882 67913 57175 54502 41200 34260 11895 11700 10280 1200 195 97896781 MAIS POLENTA E PELLAGRA L'uomo antico sicuramente dovette alimentarsi con cereali e i reperti testimoniano come fosse usanza macinarli grossolanamente tra due pietre e cuocere la farina in acqua bollente. In epoca romana la polenta era chiamata con un nome molto simile al nostro, "pultem". Essa era fatta con un cereale simile al grano, più duro: il farro. Solo con la scoperta delle Americhe e quindi del mais il biLa polenta nomio polenta e mais divenne indissolubile fino Pietro Longhi (1702-1785) ai giorni nostri. Fu Venezia ad introdurla nelle paludi del Polesine e nel Friuli. Secondo lo studioso Giovanni Beggio, la prima seminagione è datata 1554, in Veneto. Di certo c'è solo che fu dal XVII secolo che avvenne la grande diffusione del mais in Europa. Nei secoli seguenti, l'intera Padania, non mangiò altro che polenta di mais: essa risolse gli enormi problemi alimentari di molte popolazioni povere. La pellagra: colpa della povertà, non della polenta E’ stata lo sfacelo delle campagne della Pianura Padana. La si credette per secoli causata da un’infezione del mais, solo nell’800 si sciolse l’enigma. I malati di pellagra si riconoscevano per le famigerate «3 D»: dermatite, non di rado era scambiata per lebbra, diarrea e demenza. Se non curata, portava alla morte e per decenni i manicomi del nord si riempirono di «matti» con i sintomi neurologici della malattia. Dalla seconda metà del 1700 si era notato che la diffusione della malattia andava a braccetto con i consumi di polenta, in Italia divenne un problema molto esteso nelle regioni venete, dove i contadini consumavano anche due o tre chili di polenta al giorno, e solo quel- la. Si pensò a una tossina presente nel granturco (il discusso scienziato italiano Cesare Lombroso fu uno dei più accaniti promotori di tale teoria). Gli studi successivi portarono alla scoperta che la pellagra è una malattia causata dalla carenza o dal mancato assorbimento di vitamine del gruppo B. Secondo la prima indagine sanitaria dell’Italia unita, nel 1878, 100mila persone in Italia ne erano affette, erano quasi tutti contadini e 9 su 10 vivevano fra Veneto, Emilia e Lombardia. Giuseppe II d'Asburgo fondò a Legnano, nel 1784 il primo ospedale per malati di pellagra. Tra il 1804 e il 1805, il governo austriaco, che allora dominava quella parte d'Italia, condusse un'inchiesta sulla pellagra nelle province di Treviso e Padova, concludendo che la malattia non era né contagiosa né ereditaria, ma dipendeva «dall'abuso dell'alimento vegetabile, in particolare del granturco». Curiosità: vampiri e sesso Da una credenza popolare si pensa che il mito dei vampiri abbia avuto diffusione in seguito all’avvento della pellagra. I vampiri fuggono dalla luce del sole per conservare la loro forza ed evitare la loro decomposizione. I malati di pellagra sono ipersensibili alla luce del sole. I sintomi clinici della pellagra comprendono insonnia, aggressività, ansia e conseguente demenza e possono aver contribuito ad alimentare le leggende sui vampiri. Forse vi stupirà sapere che uno dei più documentati cibi dalle proprietà afrodisiache è la polenta. Da alcuni esperimenti condotti sui topi, è risultato che il mangiare polenta stimolava la loro attività sessuale. L’effetto afrodisiaco del mais sembrerebbe dovuto alla mancanza in questo alimento del triptofano, inibitore della serotonina, ormone del buonumore. COLTIVAZIONE DEL MAIS L'agricoltore prepara il terreno con l'aratura, lo concima e interra il seme al momento opportuno con l’aiuto di seminatrici spinte da trattori. La semina avviene nei mesi di marzo-aprile quando il terreno è umido e tiepido. Se il terreno è adatto il seme germina velocemente prima che larve di maggiolini, grillotalpa o altri insetti comincino a rosicchiarlo. Se tutto va bene dopo una settimana, il rivestimento del chicco si rompe per lasciare uscire la radichetta e la piumetta. Nel mese di maggio si vedono spuntare le piantine e dopo tre settimane vengono rincalzate, formando lunghi solchi per facilitare l’irrigazione. Le lunghe file del mais crescono velocemente, le irrigazioni sono abbondanti e frequenti (una volta a settimana). A metà giugno la pianta raggiunge un’altezza di circa 70/80 cm. A fine luglio arriva a due metri. La pannocchia, a metà del fusto, raggiunge i 20 cm. di lunghezza e i chicchi crescono velocemente. Nel mese di agosto le irrigazioni cessano, l’acqua non serve più, i chicchi sono maturi. La pannocchia è pronta. Un tempo le pannocchie venivano staccate dal fusto manualmente (spannocchiatura), poi liberate dalle brattee (scartocciatura), e infine sgranate. Oggi la raccolta è meccanizzata e avviene in due modi, a seconda dell’utilizzo finale del prodotto: - il silomais o trinciato, si ricava trinciando il granoturco, cioè tagliando a pezzettini l'intera pianta con un apposita macchina chiamata trincia, quando la cariosside (il grano) ha una consistenza morbida e lattiginosa. Il trinciato così ottenuto viene posto in un silos di stoccaggio e lasciato fermentare per 40 giorni; la maturazione permette di ottenere un alimento succulento molto apprezzato dai bovini. - la granella invece si raccoglie a settembre, quando le spighe (pannocchie) sono mature, con mietitrebbie che la separano dal tutolo. Il resto della pianta rimane secco sul campo a formare gli stocchi. Le cariossidi di mais, se usate come mangime per gli animali, vengono ridotte in farine grossolane, largamente usate negli allevamenti di mucche, maiali e polli. La farina molto fine serve all’uomo per preparare squisite polente ma anche dolci, biscotti e pasta. I chicchi vengono utilizzati per corn-flakes, per insalate, patatine e per ottenere olio di semi. Da una varietà particolare si ottengono i popcorn. Fino agli anni sessanta del Novecento, nei campi si potevano vedere diverse persone che perfezionavano il lavoro effettuato dalle macchine. L’intensificazione della produzione ha completamente meccanizzato il lavoro e oggi sono grandi macchine a popolare i campi. Le foto in bianco e nero di questo pannello appartengono ad un mondo scomparso, meglio rappresentato da quei luoghi dove il mais è ancora il principale alimento umano. Le popolazioni economicamente avanzate li chiamano terzo mondo. EVOLUZIONE NEGLI IMPIEGHI DEL MAIS Abbiamo detto dell’uso zootecnico del mais, dell’insilato destinato all’alimentazione dei bovini, del grano per gli animali da cortile. Ci occupiamo ora della molitura dei cereali. I mulini di un tempo (i mulini bianchi) le cui ruote erano mosse dall’acqua, non esistono più, quelli a vento appartengono solo a determinate zone. Quasi tutti funzionano ad energia elettrica. La gamma dei prodotti ottenibili lavorando il mais è molto ampia. Attraverso la lavorazione a secco (mulini) si ottengono spezzati più o meno fini, semola, farina e crusca. Con gli sfarinati si producono fiocchi, polenta, farine precotte, semole glutinate. Dalla lavorazione per via umida ricaviamo prodotti come l’amido nativo, Antichi mulini proteine, farina glutinata, concentrato proteico della fermentazione lattica del mais. Successivamente impiegando l’amido come materia prima in un processo a cascata, si generano prodotti di seconda trasformazione: destrine, glucosio, destrosio, fruttosio, isoglucosio, caramello, ciclodestrine. Dai semi del mais si ricava un olio per l'alimentazione umana. Secondo un luogo comune duro a morire, gli oli di semi sono i più adatti per friggere. Non è così, la scelta migliore resta sempre l'olio extravergine di oliva; l'olio di semi di mais rappresenta un'alternativa. Oggi il cereale comincia ad interessare sempre più le aziende per impieghi diversi dall’alimentazione umana e animale, tipo la produzione di etanolo, alternativo al petrolio o al gas naturale, il silomais per ottenere biogas e pure pellet come combustibile per stufe, sia dal tutolo che dal chicco. Biocarburanti Tutti i carburanti estratti dalle biomasse sono definiti biocarburanti. Per tale ragione sono considerati una fonte di energia rinnovabile. I principali biocarburanti sono: biodiesel come sostituto del gasolio, bioetanolo come sostituto della benzina. Pochi sanno che il primo motore a gasolio inventato da Rudolph Diesel nel 1893 funzionava proprio con olio di arachidi. Bioplastica La bioplastica è un tipo di plastica biodegradabile in quanto derivante da materie prime vegetali rinnovabili annualmente. Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio a fronte dei mille anni richiesti dalle materie plastiche sintetiche derivate dal petrolio. Delle plastiche di derivazione biotecnologica attualmente sul mercato conosciamo bene il Mater-Bi, composto principalmente da farina o amido di mais, grano o altri cereali. L’esempio che tutti conosciamo è costituito dal sacco per la raccolta dei rifiuti umidi. VARIETA’ DI MAIS TIPICHE DEL VENETO MAIS NELL’ARTE L’arte è l’espressione del pensiero e dell’attività dell’uomo. Anche il mais è stato oggetto di attenzioni particolari da parte di artisti antichi e moderni. Abbiamo già visto come per le popolazioni arcaiche dell’America centrale fosse una divinità, e così fu raffigurato. Non mancano però le sorprese. Questo bassorilievo del tempio di Ramses II (Abydo), che regnò in Egitto dal 1279 al 1213 a.C., potrebbe favorire la tesi secondo la quale il mais fosse presente in Africa prima della scoperta dell’America. Dio del mais Yam Kax nella civiltà Maya. All’inizio del Novecento, quando la meccanizzazione accelerò i processi produttivi in agricoltura, il messicano Diego Rivera (1886-1957), con i suoi murales, seppe rappresentare mirabilmente il momento di questa transizione, ispirato dall’arte pre-colombiana, dove il mais era sempre presente. Civiltà Huasteca - 1950 Nell’Ottocento è espressione del duro lavoro nei campi. La molendera - 1924 Festa del mais - 1923 Meccanizzazione del lavoro - 1926 La raccolta Enrico Ursella (1887-1955)