Dossier Educazione alimentare speciale EDUCAZIONE ALIMENTARE Antonella Calzolari TuttoscuolA n. 501 41 Educazione alimentare Dossier L’appetito viene… educando C ome è noto, nella volontà di ribaltare l’idealismo hegeliano e in nome della concretezza quale prerogativa dell’uomo, non fatto solo spirito e pensiero, il filosofo bavarese Feuerbah giungeva paradossalmente a sintetizzare la sua posizione nel famoso motto “l’uomo è ciò che mangia”, individuando nell’alimentazione il momento forse più materico ma insieme più vitale dell’essere umano. Il cibo, la sua preparazione, il suo significato emotivo e affettivo, la sua trasposizione culturale e artistica connotano da sempre i rapporti tra individui e costituiscono una forma importante di comunicazione. In tutte le società, ma in alcune in particolare, esso si porta dietro bagagli “pesanti” e valori dei più diversi. Nella leggendaria e atavica India, per citare una cultura profondamente diversa da quella 42 occidentale, una donna che proponga al marito cibo riscaldato rischia il divorzio in quanto rea di aver attentato al benessere del consorte. Più in generale nella tradizione yoga i cibi sono classificati in tre categorie: “citi rajasici” (caffè, tè, spezie, aglio, cipolla, cibi piccanti e amari) induttori di reattività e aggressività, “cibi tamasici” (i conservati, inscatolati, pesanti, grassi) induttori dell’inerzia e della depressione e i “cibi sattvici”, i più consigliati, ricchi di energia vitale ovvero gli ortaggi e la frutta di stagione, i cereali, le farine e il miele. Il rapporto dell’uomo con il cibo e l’alimentazione muta nel tempo e con il succedersi degli accadimenti. Proviamo a fare una carrellata di tale rapporto all’interno della sua rappresentazione cinematografica. Nel celeberrimo Roma città aperta, classe 1945, Anna Magnani è alla testa di un assalto ai forni per accaparrarsi un po’ di pane nero; la stessa nell’altrettanto “cult” L’onorevole Angelina, di soli due anni dopo, girava una scena in cui scansava un piatto di pasta scotta. Attraversando la strada del cinema degli ultimi sessant’anni circa si assiste ad una serie di cambiamenti, anche radicali, rispetto ai concetti di cibo e di alimentazione. Restando ancora nell’orbita del tardo neorealismo, Un americano a Roma come l’ “Albertone” nazionale, ha già fatto i conti con il sogno made in Usa e lo vediamo gettare via il “cibo americano” per affondare la forchetta in una provocatoria scodella di spaghetti. Era il 1954, ma andiamo avanti. Dopo un trentennio assistiamo al completamento del giro di boa in materia di cibo e con Sette chili in sette giorni del 1987 Carlo Verdone firma un ironico documentario della nuova frenesia di magrezza. Concludiamo questo brevissimo percorso con un altro film sul tema dell’alimentazione, Il grande cocomero di Francesca Archibugi (1993) in cui la giovanissima protagonista, Pippi, è addirittura ossessionata dal cibo tanto da sviluppare un vero e proprio disturbo nervoso. Ovviamente si tratta solo di pochi riferimenti esemplificativi di come nel corso degli ultimi decenni il rapporto della popolazione con il cibo sia andato TuttoscuolA n. 501 Dossier via via modificandosi tanto da passare dal concetto di cibo come necessità insoddisfatta alla sua demonizzazione. “Tipico, locale, genuino, ma anche equo e solidale, magari biologico: questo è il cibo che fa bene al corpo e all’ambiente” e questo è il messaggio diffuso dalla campagna MangiAbile.Per nutrirsi bene non si può digerire tutto, promossa dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito della più ampia manifestazione ConsumAbile ospitata dalla fiera SANA, la quale promuove la migliore azione possibile nei seguenti settori: risparmio, alimentazione, sostenibilità domestica, stili di vita, mobilità. Scopo dell’iniziativa è sviluppare un valido interesse nei consumatori attraverso la conoscenza e la consapevolezza del collegamento tra agricoltura, salute e ambiente, per rilanciare un consumo alimentare legato alle produzioni del territorio in grado di produrre effetti positivi sul benessere. Ciò a dispetto di dati oggi noti ma ancora non colti nel loro effetto pratico dalla maggior parte della popolazione, quale quello drammatico per cui il 20% della popolazione mondiale consuma oltre l’80% delle risorse. “Abile è quindi – secondo il modello propagandato da ERMESAmbiente - Regione Emilia-Romagna – il consumatore che agisce criticamente e rompe questo schema. E lo fa ricorrendo a fonti energetiche rinnovabili, riducendo la produzione dei rifiuti, sfruttando il riuso di oggetti quotidiani, utilizzando tecnologie ecoefficienti. Un cittadino che abita, si nutre, si cura, si muove e si diverte in modo intelligente.” E la Regione, come spesso accade, dà il buon esempio alla scuola italiana: nel 2009 sono state emanate le “Linee strategiche per la ristorazione scolastica in EmiliaRomagna” , che perseguono obiettivi assolutamente da condividere quali la realizzazione di interventi a tutela del diritto della salute e del comfort ambientale dei bambini, l’organizzazione di “momenti pasto” che rispettino i bisogni di relazione offrendo tempi e spazi dimensionati sulle prerogative dei soggetti nelle varie età evolutive, la promozione di progetti formativi motivazionali per gli adulti. In questa ottica l’educazione ad una sana alimentazione e quindi IL MUSEO DELL’OLIVO I l Museo dell’Olivo è ospitato in una palazzina liberty, sede storica dell’oleificio Carli, e mette in mostra, con le tecniche espositive più moderne, un’ampia raccolta di argenti, oggetti preziosi o divenuti rari, utensili da lavoro e reperti archeologici che ci parlano di arte, cultura, economia, costume, agricoltura. La visita inizia nell’ incantevole Giardino degli Olivi Millenari dove si affaccia anche il frantoio della Fratelli Carli che si può vedere al lavoro da gennaio a tutto marzo. Il percorso si snoda poi lungo 18 sale tematiche in un viaggio affascinante attraverso il tempo e i luoghi da est ad ovest del bacino Mediterraneo, culla di tante civiltà. Inoltre alcune attività correlate rendono particolarmente interessante la visita per studenti ed accompagnatori: una “caccia al tesoro” per i più piccoli e, per i più grandi, corsi di assaggio olio con prove pratiche. L’ingresso al Museo dell’Olivo è gratuito. Il Museo è aperto tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30. Per i gruppi numerosi e le scolaresche è necessaria la prenotazione al n° 0183295762. uttoscuol Museo dell’Olivo – Via Garessio 13 – Imperia www.museodellolivo.com T A n. 501 43 Da un’alleanza educativa pubblico-privata tra Comune di Parma, Barilla, Università, Ufficio Scolastico Regionale, Cus Parma e Coni provinciale, nasce Giocampus, un progetto che ha come obiettivo il benessere dei bambini e dei ragazzi in età evolutiva. Supportato da un comitato scientifico di altissimo livello che ne ha costruito l’impianto progettuale, Giocampus nasce per favorire l’adozione di buone pratiche per una più alta qualità della vita, attraverso l’educazione ad una sana alimentazione e a un adeguato movimento. Si compone di tre fasi, Scuola, Neve ed Estate, per accompagnare tutto l’anno la vita dei ragazzi. La fase scuola, in particolare, è un percorso educativo inserito nel programma scolastico di tutte le scuole primarie della città. Si tratta dell’unico progetto in Italia a prevedere per ogni bambino della scuola primaria 60 ore annuali di educazione motoria in palestra, insieme a 20 ore di educazione alimentare in classe a cura dell’insegnante titolare, aiutato da specifici supporti didattici. Sono più di 7.000 i bambini attivi nel progetto che non prevede costi per scuole e famiglie. L’apprendimento dei ragazzi è favorito dalla compresenza di esperti nelle specifiche discipline in affiancamento all’insegnante titolare: l’istruttore diplomato Isef o laureato in Scienze Motorie per l’educazione motoria e il Maestro del Gusto, nuova figura educativa nata dalla collaborazione con il corso di Scienze Gastronomiche dell’Università di Parma, per l’educazione alimentare. I percorsi integrano esperienze, lezioni ed attività motorie, con uno stile di insegnamento che non dimentica mai la dimensione ludica. A completamento dell’educazione alimentare svolta in classe, si aggiunge un percorso teoricopratico che vede insegnanti, alunni e genitori impegnati direttamente in cucina. È Giocampus Lab, un’importante occasione per coinvolgere e offrire messaggi unitari a tutta la comunità educante e per rendere i ragazzi promotori attivi di benessere. Nelle strutture di Academia Barilla, docenti esperti ed esponenti del Comitato Scientifico presentano agli adulti le nozioni fondamentali per una corretta alimentazione adeguata all’età scolare. Contemporaneamente, i ragazzi svolgono laboratori di educazione alimentare guidati dai Maestri del Gusto. La parte pratica prevede invece la presenza fianco a fianco di figlio e genitore nella preparazione dei cibi che, al termine, vengono consumati convivialmente da tutti i partecipanti al laboratorio. Giocampus fa scuola. Nasce a Parma un progetto di educazione al benessere rivolto alle nuove generazioni. Ragazzi, insegnanti, educatori, genitori, istituzioni e privati: tutti uniti da un fondamentale obiettivo, diventare grandi insieme imparando a nutrirsi bene e a muoversi in modo corretto. Giocampus Scuola propone ai ragazzi delle Primarie della città programmi di educazione alimentare e motoria, valorizzando ogni momento della vita scolastica: dalla classe alla mensa, dalla palestra alla piscina. E poi c’è Giocampus Lab, corso teorico-pratico di educazione alimentare svolto in una struttura formativa di eccellenza, con l’aiuto di docenti, chef e nuove figure educative. Imparare, sperimentare, giocare: è lo stile di Giocampus per formare cittadini partecipi e responsabili, ambasciatori di un’alta qualità della vita per tutti. Giocampus fa scuola. Nasce a Parma un progetto di educazione al benessere rivolto alle nuove generazioni. Ragazzi, insegnanti, educatori, genitori, istituzioni e privati: tutti uniti da un fondamentale obiettivo, diventare grandi insieme imparando a nutrirsi bene e a muoversi in modo corretto. Giocampus Scuola propone ai ragazzi delle Primarie della città programmi di educazione alimentare e motoria, valorizzando ogni momento della vita scolastica: dalla classe alla mensa, dalla palestra alla piscina. E poi c’è Giocampus Lab, corso teorico-pratico di educazione alimentare svolto in una struttura formativa di eccellenza, con l’aiuto di docenti, chef e nuove figure educative. Imparare, sperimentare, giocare: è lo stile di Giocampus per formare cittadini partecipi e responsabili, ambasciatori di un’alta qualità della vita per tutti. L’alleanza educativa per le future generazioni. Comitato Provinciale Parma www.giocampus.it Monitorato dal Comitato Tecnico e Scientifico SCUOLA E CIBO del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Educazione alimentare Dossier ad un corretto stile di vita rappresenta anche un investimento sul futuro status adulto delle attuali nuove generazioni. Tra le iniziative segnaliamo Frutta nelle scuole, italianizzazione del programma europeo Fruit School Scheme organizzato allo scopo di incrementare il consumo di frutta e verdura e rivolto agli alunni della scuola primaria, ad attuare, monitorare e valutare il progetto è una commissione di esperti nominata ad hoc. Del resto è ben nota l’importanza dell’assunzione di tali alimenti per una crescita sana ed equilibrata e soprattutto per prevenire l’insorgenza di obesità e dismetabolismi. La stessa Federalimentare, che rappresenta e tutela l’industria alimentare in Italia, aderente alla CIAA-Confederazione delle Industrie Agroalimentari dell’Unione Europea oltre che salvaguardare la competitività dell’industria alimentare in Italia e nel mondo, favorisce una politica ambientale e integrata con i nuovi indirizzi dello sviluppo sostenibile e sostiene politiche di promozione di un corretto stile di vita. Anche perché il nostro Paese supera i suoi partner europei per la percentuale di bambini obesi o in sovrappeso: quattro bambini tra i sei e i nove anni su dieci. Il 25% dei bambini obesi è a sua volta a rischio di patologie cardiovascolari con possibile sviluppo di malattie come diabete, cardiopatie, tumori. Eppure la confezione di alcuni prodotti offre messaggi tanto rassicuranti quanto pericolosi, spesso accompagnati a gadgets. Un test comparativo realizzato in 32 Paesi dalle associazioni indipendenti di consumatori aderenti a Consumers International, rappresentata in Italia da Altroconsumo, ha analizzato 20 cereali per la prima colazione dei ragazzi da cui risulta che l’80% inserisce slogan sulla confezione che sottolineano la presenza di vitamine e ferro non essenziali in questo tipo di prodotto, contenendo peraltro dosi 46 S IL FAMOGRAMMA enza dubbio il nostro rapporto con il cibo dovrebbe, in via naturale, dipendere principalmente da quella sensazione di mancanza, di vuoto allo stomaco che definiamo fame. Ma cosa è la fame? La fame o propriamente l’ oressia è oggi misurabile grazie al contributo di una branca scientifica di giovane generazione, la cronobiologia, la quale studia i fenomeni ritmati nel tempo. Ma in che consiste realmente questa sensazione fisiologica? Occorre distinguere un tratto distintivo tra uomo e animale: solo il primo infatti sperimenta la differenza tra fame e appetito, quest’ultimo definibile come la sensazione di voler mangiare qualche cosa anche se si è sazi e magari di voler mangiare un singolo tipo di alimento. Ed è da qui che nascono i problemi, in quanto la sensazione di fame, che dovrebbe fungere da campanello d’allarme per il nostro corpo in condizioni di carenza di calorie e nutrienti, in realtà aumenta con l’aumento della massa grassa. Ne deriva che nella persona obesa o in sovrappeso si rompe l’equilibrio fame-sazietà. Il problema coinvolge anche la sincronia fame/pasti ed è stato studiato che frequentemente il ciclo di fame dell’obeso risulta molto basso al mattino, in cui il 90% delle persone assume soltanto una tazzina di caffè ma aumenta vorticosamente e incontrollabilmente negli orari di cena e dopo cena. Oggi per monitorare i ritmi della fame esiste il famogramma, profilo temporale giornaliero ottenuto da una serie di punteggi attribuiti ogni mezz’ora alla individuale sensazione di fame. Oltre a disturbi anche gravi come l’obesità o il diabete, che compromettono la regolare curva di fame, ci sono determinate situazioni della vita caratterizzate da un aumento della fame. Ecco quali: l’adolescenza, la gravidanza, l’autunno e l’inverno, il ciclo mestruale, la menopausa, le situazioni emotive destabilizzanti. di zuccheri, grassi e sale riferiti a dosi raccomandate per adulti. Alla scuola, come agenzia formativa e luogo di incontro sociale e culturale, tocca una grande parte di responsabilità in questo ambito educativo, ed essa ormai da tempo svolge tale ruolo in maniera, per così dire, problematizzante ovvero sollecitando una riflessione sulle tematiche legate all’alimentazione nell’intenzione di analizzare i rapporti oggi esistenti tra bisogni e consumi, impulsi e condizionamenti, codici culturali e codici TuttoscuolA n. 501 Dossier INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione , consiglia il consumo giornaliero di 5 pasti, 3 più abbondanti e due piccole merende, per “misurare” le quali ha predisposto un apposito “merendometro” tramite il quale verificare il necessario apporto calorico di ciascun bambino in base a peso e altezza. Non si può prescindere dal fatto che la merenda sia sotto il profilo nutrizionale che come momento di scansione della giornata del bambino sia di fondamentale importanza. Spesso l’alimento principe di questi pasti di intervallo, per così dire, è rappresentato dalle merendine. A dire “io” in questo settore è l’AIDI, l’Associazione Industrie Dolciarie Italiane che basandosi sulla consulenza di pediatri, nutrizionisti ed esperti del settore sfata falsi miti sull’argomento. La caccia alle streghe che le merendine hanno visto e vedono sotto certi aspetti ancora oggi nasce da un errata considerazione della loro utilizzazione. Infatti se consumate con moderazione e durante la prima colazione sembra che non siano responsabili di alcun aumento di peso. Una ricerca della Fosan, Fondazione per lo studio degli alimenti e la nutrizione, ha preso in considerazione i seguenti elementi: quanto, cosa e con che frequenza mangiano i bambini in età scolare in Italia; quanti e quali nutrienti ci sono nelle merendine; quanto saziano le merendine in confronto alle merende di comportamento. Dalla ormai lunga esperienza del progetto di educazione alimentare Sapere i sapori Comunicazione ed educazione alimentare, sostenuto dalla Regione Lazio, si riscontra il dato scientifico che le abitudini e i gusti sul cibo si strutturano e si consolidano nell’infanzia e nella preadolescenza. Un serio progetto di educazione alimentare è dunque qualcosa di piuttosto composito che vede intersecarsi ambiti diversi quali l’agricoltura, l’ambiente, l’alimentazione e la salute e che necessita di un sostegno interistituzionale. La scuola rappresenta un osservatorio privilegiato di stili alimentari su cui spesso gravano motivazioni simboliche ed ha il compito di lavorare sulla creazione di sani modelli di vita affinché non “passi” una scorretta filosofia del mangiare. TuttoscuolA n. 501 fatte in casa; quali sono le risposte metaboliche provocate dalla merendine. In tutti gli ambiti di ricerca non sono state riscontrati elementi controindicativi al consumo di merendine confezionate in quanto genericamente parlando le merendine inibiscono l’assunzione di calorie del “pasto successivo” più delle merende tradizionali. Il progetto Sapere i sapori si snoda sui seguenti percorsi formativi: cibo ed emozioni; percorso storico; il laboratorio scientifico in classe; la dieta mediterranea; i prodotti tipici; noi e gli altri; etichetta, pubblicità, consumi; sicuri a tavola; dal convenzionale al biologico; il vino e i giovani. Il tutto con l’ausilio di Coldiretti e Confagricoltura che aprono ai ragazzi le porte delle cosiddette fattorie didattiche, un’ampia gamma di aziende agricole dove si impara e si gusta una sana filiera alimentare. Il cibo è una veicolo culturale che mette in comunicazioni generazioni diverse che si tramandano una cultura del gusto e si offre allo studente come oggetto di analisi delle proprie abitudini alimentari. “Un progetto sull’educazione alimentare rivolto al conseguimento di consapevolezze tali da modificare lo stile di vita dei bambini e dei ragazzi, per perseguire il benessere nel tempo, deve coinvolgere anche gli adulti che vivono con loro e che ne seguono o ne influenzano le scelte. Si vogliono inserire in questa sfera: genitori, nonni, docenti.” Del resto sempre più la scuola diviene la principale fonte didattica “per imparare a mangiare”, dal momento che larga parte degli alunni italiani consuma il pasto principale a mensa e il ruolo della scuola nell’educazione alimentare è fondamentale specie perché favorisce l’attitudine all’ “assaggiare”. Da un’inchiesta svolta attraverso i soci di Altroconsumo di tutta Italia sono emerse le valutazioni di 628 menù scolastici inviati con maggiore partecipazione delle regioni del Nord Ovest (46% e 47 Educazione alimentare L’ I FALSI MITI DELLE MERENDINE UN PASTO DA RISCOPRIRE: LA MERENDA La merenda, un pasto antico La parola merenda deriva dal latino “merere” cioè meritare: anticamente era il pasto degli schiavi che con il lavoro avevano meritato di essere nutriti. In seguito passò più in generale a definire il pasto che veniva portato a chi aveva lavorato, secondo una abitudine piuttosto diffusa, da mogli madri o sorelle sul luogo di lavoro per evitare ai lavoranti il percorso a piedi verso casa che avrebbe rubato loro tempo ed energia. Era ad esempio prassi comune e diffusa che qualche congiunto o vicino di casa andasse a rifocillare d’inverno le donne che si erano recate a lavare i panni al fiume o al lago, con un piccolo spuntino, di solito una torta di zucca, latte e farina gialla, che il panettiere aveva tenuto a lungo nel forno perché si asciugasse senza colorire troppo: la merenda rinfrancava riscaldava e permetteva una breve pausa sul lavoro. D’estate invece a chi falciava l’erba e raccoglieva il fieno veniva portata una corroborante bevanda di uovo fresco ben battuto con zucchero e vino, fluido energetico in cui immergere consistenti bocconi di pane. Ha ancora senso la merenda oggi? Certo i tempi sono cambiati ed oggi, almeno nei nostri paesi ad alto livello di sviluppo, quasi più nessuno compie lavori fisici così pesanti da richiedere un tale supplemento di energia. Di conseguenza la merenda non può più avere le stesse caratteristiche né quantitative né qualitative che aveva un tempo, ma deve adeguarsi ad uno stile di vita che è diventato meno faticoso ma è invece intellettualmente intenso consentendo di recuperare in modo rapido e leggero la carica che serve per continuare a studiare o a lavorare. Questo vale soprattutto per bambini e ragazzi il cui organismo in continuo sviluppo psicofisico ha bisogno di essere rifornito di energia e nutrienti in modo più articolato nel tempo, diciamo ogni due o tre ore. Volendo immaginare una ripartizione ideale dell’energia dell’intera giornata potremmo dire che circa il 20% andrebbe introdotto attraverso la prima colazione, il 30% a pranzo, il 30% a cena e il 10% per ciascuna merenda, a metà mattina e metà pomeriggio. 5 pasti sono meglio di tre! Tra l’altro esistono numerose evidenze scientifiche a conferma del fatto che, a parità di calorie totali assunte, numerosi pasti piccoli e frequenti, rispetto a pochi pasti abbondanti, abbassano il colesterolo e migliorano la tolleranza al glucosio, stimolano inoltre la termogenesi inducendo un maggior consumo energetico da parte dell’organismo. Studi recenti evidenziano anche come l’abitudine a fare due piccole merende tra i pasti principali aiuti ad arrivare a pranzo e a cena meno “affamati”, consentendo di controllare meglio quanto e cosa si mangia. Merende e merendine… L’esperienza quotidiana di adulti e bambini mostra che inserendo due piccole merende fra i pasti principali, si riesce LE 10 REGOLE DI UNA SANA MERENDA SUGGERITE DA I.N.R.A.N.* 1 Per avere un’alimentazione equlibrata fai 5 pasti al giorno: prima colazione, merenda di metà mattina, pranzo, merenda pomeridiana e cena. 3 Fare merenda è una buona abitudine: non saltarla. “Mangiucchiare” continuamente tutto il giorno, invece è sbagliato. 2 La merenda è un piccolo pasto. Deve fornire il 5-7% di tutta l’energia che ti serve ogni giorno. 4 Se non sei sovrappeso, dopo aver fatto attività sportiva puoi fare una merenda più ricca. 5 La merenda deve solo “ricaricarti”. Non deve farti arrivare troppo sazio al pasto successivo, ma neanche troppo affamato. Tra la merenda e il pranzo (o la cena) devono passare almeno 2 ore. Varia spesso la tua merenda, in modo da variare anche i nutrimenti che ti fornisce: una porzione di frutta secca, o un frullato, o una merendina, o uno yogurt, o un piccolo panino dolce o salato, o 3-4 biscotti. 7 Ricorda che su prodotti confezionati, come le merendine dolci da forno, puoi leggere in etichetta il valore nutritivo. Ad esempio, una merendina può contenere mediamente da 120 a 200 Kcalorie. Leggere l’etichetta ti aiuterà a mangiare la quantità giusta. Goditi la tua merenda. Cerca di non mangiarla mentre studi o guardi la tivù. 9 6 8 Muoviti il più possibile: cammina, corri, sali le scale di casa a piedi, fai giochi di movimento. Così potrai tenerti sempre in forma. Controlla regolarmente il peso e l’altezza. Fonte: *Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione 10 a gestire meglio la qualità e la quantità di ciò che si mangia a pranzo e a cena. Più difficile è stabilire quando e in che misura le merendine possono essere consumate dai bambini nell’ambito di una alimentazione sana e bilanciata in modo da apportare solo benefici e non essere invece responsabili di squilibri. Pediatri e nutrizionisti ci confermano che, grazie alla presenza di una buona quantità di carboidrati di rapida e lenta utilizzazione (zucchero e amido) e al poco ingombro digestivo questi prodotti possono contribuire a mantenere costante, nel corso della mattinata o del pomeriggio, il livello d’attenzione e il tono d’umore, ottimizzando le performance scolastiche e sportive di bambini e ragazzi. A questo proposito il nutrizionista e medico sportivo Michelangelo Giampietro osserva che “le merendine per un bambino che fa sport possono essere degli ottimi integratori alimentari migliori di quelli che vengono normalmente suggeriti dagli allenatori.” Secondo il pediatra ed esperto di obesità infantile Claudio Maffeis dell’università di Verona “se inserite in modo ragionevole nell’alimentazione complessiva della giornata, le merendine da forno confezionate in singole porzioni monodose non costituiscono alcun problema rispetto al rischio di obesità sempre più diffusa tra i bambini e sono un’alternativa ragionevole e gradita ad un piccolo panino imbottito o ad una porzione di pizza”. Aggiunge il nutrizionista clinico Pietro Antonio Migliaccio, “in un mondo che corre, e che ancora di più fa correre le mamme, la scelta di questi alimenti di sicura qualità prodotti dall’industria italiana rende la vita familiare decisamente più semplice senza penalizzare ne mamme nèi bambini. E fornisce qualche utile suggerimento pratico ricordando che: lo spuntino del mattino e del pomeriggio non deve essere troppo abbondante; la scelta del tipo di alimento da consumare a merenda e della sua quantità deve essere appropriata all’età e ai gusti del bambino; la merenda deve essere varia e adeguata al fabbisogno energetico del bambino; per questo è utile prendere l’abitudine di leggere l’etichetta nutrizionale presente sui prodotti confezionati rendendosi conto così di quante calorie ciascun prodotto consumato per merenda fornisce, non solo per 100 grammi ma anche e soprattutto per porzione; se i bambini non hanno fame a pranzo o a cena, può significare che la merenda è stata troppo ricca o che hanno mangiato in modo continuo e disordinato. MERENDE DA 100 kcal CIRCA ALIMENTI g/ml/cc calorie Una mela media già sbucciata 150 g 65 kcal Una banana già sbucciata 120 g 78 kcal Un succo di frutta alla pera 200 ml 106 kcal 1 merendina di pan di spagna farcita al latte 28 g 117 kcal Uno yogurt intero lalla frutta 125 g 111 kcal 1 merendina tipo plum cake 33 g 128 kcal g/ml/cc calorie 2 barrette di cioccolato ripiena di latte 25 g 139 kcal Una merendina farcita di crema cacao 38 g 139 kcal Un pacchettino di crakers 35 g 148 kcal 1 merendina tipo brioche semplice 40 g 160 kcal 200 cc 158 kcal 40 g 166 kcal g/ml/cc calorie 42 g 180 kcal pane 40 g/ marm.30 g 182 kcal 50 g 200 kcal Pane, olio e sale pane 40 g/ olio 10 g 206 kcal Pane e prosciutto pane 40 g/ prosciutto 30 cc 210 kcal 75 g 213 kcal g/ml/cc calorie 80 g 180 kcal pane 45 g/ Emmental 30 g 251 kcal Una fetta di crostata con marmellata 80 g 270 kcal Se volete saperne di più consultate il sito Una porzione di patatine in tubo 50 g 275 kcal www.merendineitaliane.it Una porzione di biscotti farciti alla vaniglia (6 pz) 55 g 276 kcal Una fetta di ciambellone casalingo 80 g 294 kcal MERENDE DA 150 kcal CIRCA ALIMENTI Un frullato di latte e frutta 1 merendina di pasta frolla alla marmellata MERENDE DA 200 kcal CIRCA Alimenti 1 merendina ricoperta di cioccolato Pane e marmellata 1 merendina tipo croissant alla marmellata Una pizzetta pomodoro e mozzarella MERENDE DA OLTRE 200 kcal Alimenti Un pezzo di pizza bianca o focaccia Un piccolo panino al formaggio con il contributo di tanti autorevoli esperti, vi da tutte le informazioni che desiderate su questi piccoli dolci da forno tipici della tradizione italiana. Fonte: dati elaborati su Tabelle di Composizione degli Alimenti INRAN Dossier TuttoscuolA n. 501 Educazione alimentare 33% dei menù) seguite da quelle del Centro, Sud e Isole che hanno contribuito per il 17 e 4%. Beh, complessivamente solo il 2% dei menù ha ottenuto una valutazione positiva, per il resto il giudizio oscilla tra l’accettabilità e la mediocrità. In particolare il dato negativo si attesta soprattutto sulla distribuzione delle pietanze all’interno dei cinque pasti settimanali. Questo in sintesi il quadro emergente dall’ analisi. Primi piatti: il piatto in brodo a base di verdure, che dovrebbe essere servito almeno una volta alla settimana nel 90 % dei casi non è portato in tavola come dovrebbe essere, nonostante in alcune scuole siano incredibilmente tra le portate più apprezzate. Per la carne avviene l’opposto: nel 58% dei casi questo secondo viene servito due o più volte alla settimana, nonostante se ne consigli il consumo circa cinque volte in sette giorni con una presenza in mensa di meno di due volte a settimana. Poche poi le scuole che oltre alla carne bianca e alla rossa propongono carni alternative come coniglio o agnello. Il pesce compare sorprendentemente Disturbi del comportamento alimentare N oti come DCA i disturbi del comportamento alimentare sono oggi in aumento e trovano terreno fertile soprattutto nei giovani e giovanissimi già biologicamente predisposti dalla crisi adolescenziale che ingigantisce il ruolo attribuito al corpo. Moda, mezzi di comunicazione e pubblicità concorrono negativamente ad accentuare il fenomeno attraverso falsati meccanismi di imitazione e competizione e una presentazione del cibo come oggetto anch’esso di moda. Il Moige, Movimento Italiano Genitori, mette in guardia segnalando che negli ultimi quaranta anni siamo passati da valori normali (indice di massa corporea 18,5-24,9) a valori patologici /16-17), valori che vengono proposti come portatori di successo sociale ed economico e in sostanza di autorealizzazione dai mass media e che vanno ad imbattersi nei delicati equilibri familiari e personali inducendo più spesso di quanto si creda a comportamenti alimentari devianti e deviati. La scuola può essere un importante luogo di aiuto per coloro che cadono in tali comportamenti autodistruttivi e per primi gli insegnanti possono e devono intervenire dando ascolto e attenzione a quei soggetti che mostrino segni di rischio, quali rapidi cambiamenti di comportamento. Se l’intervento degli insegnanti può concretizzarsi con un’apertura al dialogo e alla informazione mirata, gli amici e i compagni di scuola è bene invece, raccomanda il Moige, che non si assumano mai la responsabilità di intervenire dando consigli o giudicando le persone in difficoltà, né tantomeno promettere di mantenere il segreto nei confronti dei loro familiari che vanno allertati facendolo prima presente alla persona malata. I DCA, particolarmente anoressia e bulimia ma anche un’alimentazione incontrollata, i disturbi selettivi del cibo e le fobie alimentari, oggi colpiscono anche bambini tra 0 e 10 anni e si calcola che entro il 2020 la metà dei nostri giovani potrebbe svilupparne. Tale problematica parte sovente da una mancanza di autostima, oltre che da un rapporto conflittuale con il proprio corpo, reazione che si sviluppa nel corso dell’età adolescenziale ma che affonda le radici nell’infanzia. Si tratta di un problema relazionale di cui spesso è responsabile la famiglia e i tempi stretti che i genitori possono dedicare ai figli. Talvolta però il disturbo può originare da una scarsa interpretazione dei propri stimoli corporei, della sensazione di appetito o di fame o di sazietà, coniugati alla sensazione della noia e, per quanto riguarda i piccoli consumatori, all’abitudine di alimentarsi davanti alla tv. 51 Educazione alimentare Dossier PINOCCHIO IN BICICLETTA G iunto alla terza edizione il progetto Pinocchio in Bicicletta “Ciclismo Scuola ed Ambiente” organizzato da Federciclismo con a Fondazione Monte dei Paschi di Siena e la collaborazione della Fondazione Nazionale Carlo Collodi rappresenta un’opportunità, offerta ai bambini della scuola primaria, per vivere da protagonisti un’esperienza in cui sport, contatto con il territorio ed approccio ad un corretto stile di vita si intersecano. In particolare il progetto si pone l’obiettivo di promuovere la bicicletta come strumento educativo che si fa chiave di ingresso per aprire alla conoscenza delle norme di sicurezza stradale, dell’ambiente con tutti gli aspetti dell’ecologia, della sana alimentazione. La Federciclismo, riconoscendo alla scuola il valore di luogo in cui si formano i futuri cittadini, articola il percorso nell’individuazione di alcuni ambiti specifici dal punto di vista pedagogico ovvero la personalità, la corporeità, il movimento, l’identità, l’ambiente, il benessere. All’interno di tale percorso alcuni obiettivi risultano primari, quali la condivisione, il rispetto della diversità, la cooperazione, l’appartenenza, la responsabilità, il controllo per il 90% dei menù del Centro una o due volte alla settimana e una volta al Nord mentre oltre il 40% dei menù del Sud non lo contempla. Nel 75% dei casi le uova sono servite meno di una volta a settimana e nel 21 % non compaiono affatto. Se guardiamo alle verdure e alla frutta notiamo che la loro proposta decresce da Nord a Sud con una maggiore presenza nel Nord-Est dove il 9% dei menù comprende tre o più porzioni di verdura a settimana, contro il Centro in cui solo nel 73% dei casi si servono tre o più porzioni alla settimana e il Sud e Isole dove solo nel 5% dei casi le verdure vengono messe a tavola meno di due volte alla settimana. Pochissime le scuole in cui le verdure crude vengono servite 52 emotivo, la negazione della violenza. Le manifestazioni scolastiche devono prevedere attività pratiche in bici che vanno ad affiancare altro tipo di lavori svolti in classe nel corso dell’anno scolastico, come disegni, elaborati, quiz, ricerche ed altro. Alla fine la scuola organizza una festa con una prova di abilità u percorso ad ostacoli artificiali o fuoristrada e ciascuna scuola aderente al progetto partecipa con la classe vincitrice alla festa territoriale. L’iniziativa si conclude con una festa nazionale, cui prendono parte le scuole finaliste di ogni Regione partecipante che vengono ospitate in una località da definire. come antipasto, peraltro molto gradito dai piccoli consumatori. Nel 75% dei menù le uova sono servite meno di una volta alla settimana e nel 21% dei casi addirittura mai. La frutta si serve almeno quattro volte nel 74% dei menù analizzati, con una percentuale leggermente più alta nel Sud e Isole (82%) per scendere al 60% al Centro dove, grave pecca, si servono troppo frequentemente dolci e dessert (40% dei menù). Tale analisi risulta tanto più eloquente quanto più si considera il ruolo della mensa scolastica nell’educazione comportamentale dei bambini, i quali tanto meno mangeranno un alimento a scuola tanto meno lo consumeranno a casa e viceversa. Così, ad esempio l’abitudine di inserire troppe pietanze impanate nella dieta dei bambini al fine di migliorare il gradimento è palesemente diseducativa, eppure un terzo dei menù del Nord Ovest e di quelli del Sud e delle Isole propone gli alimenti fritti una o più volte alla settimana. Complessivamente poi si segnala la necessità di curare meglio la cottura e la presentazione a tavola, fattori di non secondaria importanza. TuttoscuolA n. 501 ANDARE IN BICICLETTA E CURARE L’ALIMENTAZIONE Tra i diversi temi trattati nell’ambito del progetto Pinocchio in Bicicletta, realizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, c’è quello legato all’apprendimento di corretti stili di vita. Facendo riferimento ai risultati della ricerca condotta nel progetto OKKIO ALLA SALUTE promosso dal Ministero della Salute e delle Politiche Sociali, emergono 2 dati allarmanti che riguardano la popolazione di bambini e bambine delle scuole primarie: 1. l’elevatapercentualedibambiniebambinesovrappeso (il 23,6% del campione preso in esame nella ricerca) o addirittura obesi (il 12,3% del campione) 2. la scarsa attività fisica sia strutturata che libera svolta nel corso della giornata e della settimana (solo il 17% del campione preso in esame svolge una regolare attività fisica mentre ben il 25% non supera l’ora di attività nel corso della settimana). Proprio in relazione a questi dati la Federazione Ciclistica Italiana sta attuando, attraverso Pinocchio in Bicicletta, forme di intervento che oltre a far conoscere i principi collegati ad una corretta alimentazione, stimolino i giovani ad utilizzare la bicicletta, non solo come strumento di sport ma anche come mezzo di trasporto, di gioco e di utilizzo del tempo libero. Il tentativo è quello di innescare quei meccanismi, tra l’altro consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che favoriscono il controllo del peso corporeo, e cioè: una pratica regolare dell’attività fisica accompagnata da una corretta alimentazione. Tutti gli alunni delle scuole che hanno aderito al progetto hanno ricevuto 2 opuscoli: uno relativo alla conoscenza della bicicletta ed al suo corretto utilizzo e l’altro riguardante l’alimentazione. Entrambi gli opuscoli sono stati realizzati prendendo come mediatori dei contenuti i personaggi più famosi della favola di Pinocchio, ritenendo che proprio attraverso una grafica accattivante ed un linguaggio rigoroso (dal punto di vista scientifico) ma semplice, è possibile far passare una serie di messaggi che possano indurre, almeno in parte, l’apprendimento dei principi fondamentali legati ad una alimentazione più equilibrata rispetto al fabbisogno energetico necessario. Accanto a questo intervento per così dire teorico, le strutture federali (Comitati Regionali, Provinciali e società giovanili) che supportano le scuole nell’ambito del progetto stanno realizzando una serie di attività pratiche con l’uso della bicicletta. Nel caso specifico le attività proposte sono orientate innanzitutto all’aspetto ludico, cercando di fornire ai bambini gli strumenti idonei per poter giocare con la bicicletta. L’altro aspetto che viene particolarmente curato nel corso delle attività pratiche è quello di far conoscere la bicicletta come un formidabile strumento per esplorare il territorio, attraverso escursioni nei dintorni della scuola insieme agli insegnanti. Proprio caratterizzando le attività verso gli aspetti ludici ed escursionistici pensiamo che gli alunni possano essere spinti, anche al di fuori dell’orario scolastico, ad usare la bicicletta, insieme agli amici o ai genitori, creando, così, una ulteriore occasione per svolgere l’attività fisica necessaria al proprio benessere. Educazione alimentare Dossier A colloquio con Renato Di Rocco presidente di Federciclismo L’ attività sportiva fa parte del patrimonio culturale di ciascun cittadino e non è cosa che si apprenda naturalmente ma necessita di un’adeguata istruzione e mediazione ai fini di una corretta educazione al benessere. La Federciclismo da quanto tempo si occupa di inserire il ciclismo nella dimensione educativa della scuola e quali sono le modalità di tale approccio? A partire dal 2005 è stato dato un forte impulso, attraverso le nostre strutture periferiche (21 Comitati Regionali, 103 Comitati Provinciali ed oltre 900 società giovanili) presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, ad iniziative che coinvolgano il mondo della scuola. Dal progetto Velothon fino all’attuale Pinocchio in Bicicletta. Tutte le iniziative avevano 54 ed hanno come obiettivo quello di far conoscere le innumerevoli opportunità: motorie, didattiche, educative e salutistiche che la bicicletta può offrire. Una delle modalità maggiormente utilizzata per l’approccio con la scuola è quella di considerare la bicicletta come il primo mezzo di trasporto dei bambini e come tale può diventare un ottimo strumento per integrare e completare l’eventuale programma di educazione stradale organizzato dagli istituti. Negli ultimi due anni scolastici è stata proposta alla scuola anche la dimensione salutistica della bicicletta, fornendo tutta una serie di elementi legati all’educazione alimentare e alla pratica di giochi con l’uso delle due ruote. Nello specifico come è nata l’idea del Progetto Pinocchio in bicicletta e a chi si rivolge? Possiamo dire che tutto è partito da Franco Ballerini, il nostro compianto Commissario Tecnico della squadra nazionale, che è sempre stato il testimonial di tutte le iniziative federali in favore delle scuole. Franco ha intuito, da buon padre di famiglia, che per dare uno stimolo all’apprendimento occorresse cercare figure di riferimento conosciute dai bambini. Come toscano “d.o.c.” ha pensato che la favola di Pinocchio potesse contenere i personaggi giusti per spiegare cosa fare e cosa non fare in bicicletta. Questa illuminazione è stata accolta sia dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ci garantisce annualmente un supporto economico al progetto che dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi che fin dall’inizio dell’iniziativa non ha mai fatto mancare la sua preziosa TuttoscuolA n. 501 Dossier collaborazione. Il progetto è rivolto a tutte le classi della scuola primaria, poiché pensiamo che è proprio nella fascia di età infantile e preadolescenziale è possibile instillare i concetti di una corretta alimentazione e di uno stile di vita attivo. Qual è l’immagine della scuola italiana che emerge dal riscontro delle vostre esperienze e come si differenzia la ricettività del Progetto nelle varie tipologie territoriali del Paese? Il progetto nel complesso è accolto in maniera positiva ed entusiastica, in tutte le realtà. Tale situazione è confermata dal numero crescente di scuole, di classi e di alunni che annualmente partecipano alla nostra iniziativa. Tuttavia si nota che il maggior riscontro si ha nelle regioni del centro-sud a dimostrazione che proprio nelle aree con meno incidenza nella pratica del ciclismo si ha una grande motivazione, da parte del TuttoscuolA n. 501 anche su Cina Sud orientale, Stati Uniti e Svizzera, oltre a paesi strategici per il made in Italy come Gran Bretagna, Germania, Russia, Benelux e Paesi Balcanici. Presente in fiera anche la ristorazione organizzata, quella mondo della scuola, all’inserimento di attività “inconsuete” del territorio che possano fornire quel valore aggiunto all’attività didattica. Dal punto di vista dei ragazzi il progetto ha confermato quello che il “mercato” ci dice e cioè che la bicicletta, nonostante la tecnologia avanzata dei video-giochi, è ancora uno dei giocattoli più amati trai giovani. In che modo l’iniziativa si misura con l’obiettivo di una sana alimentazione? Bicicletta e corretta alimentazione sono i temi degli opuscoli compresi nel materiale del “fuori casa” per intendersi, con un particolare attenzione alla prima colazione. Novità dell’edizione 2010 è la “Piazza dei prodotti Dop e Igp”. Iniziative collaterali sono “Dolce Italia. Il Salone del Dolciario” e “Pianeta Nutrizione”, quattro giornate di corsi ECM e seminari su tematiche quali l’alimentazione dei bambini, l’alimentazione degli anziani, alimentazione e sport. Una curiosità: in occasione di Cibus nel centro di Parma sarà allestito uno spazio informativo sull’ Expo Milano 2015 sul tema dell’educazione alimentare. didattico fornito alle scuole aderenti al Progetto. Qual è il contenuto di questi strumenti? Il ciclismo è una disciplina sportiva che da sempre si collega ad una sana e corretta alimentazione. Il ciclista deve misurarsi non solo con il fabbisogno energetico richiesto dalla disciplina ma anche con la tipologia dei cibi necessari a coprire tale fabbisogno. Quindi nell’opuscolo abbiamo riportato, attraverso i personaggi più famosi della favola di Pinocchio, i principi fondamentali che sono alla base della pratica ciclistica, partendo dalla quantità fino ad arrivare alle modalità di assunzione dei cibi, passando attraverso la scelta degli alimenti più indicati; il tutto spingendo i giovani a svolgere attività fisica, naturalmente in bicicletta. Gli opuscoli sono consu lt abili e st a mpabili direttamente dal sito internet federale al seguente indirizzo: http://www. federciclismo.it/attivita/ giovanile/pinocchio/index.asp 55 Educazione alimentare A ppuntamento a Parma tra il 10 e il 13 maggio per la 15° edizione di Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione che vede presenti le aziende leader nei settori della produzione industriale agroalimentare e i buyers della grande distribuzione italiana nonchè europea e internazionale. L’attenzione ai mercati esteri si inquadra nella selezione di coloro che hanno meglio valorizzato la produzione italiana e alle aziende che si sono distinte all’estero. Paese d’onore la Francia ma “focus” CIBUS 2010