Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” “La microfinanza per lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili” 8 luglio 2014 Profilo Relatori Marion ALLET Senior Environment & Microfinance Programme Officer PAMIGA, Parigi Lavora nel settore della microfinanza ed economia dello sviluppo da oltre sette anni. Si è specializzata nell’area della microfinanza verde grazie sia alla sua professione che al percorso accademico intrapreso. Nel 2013 ha iniziato a lavorare per PAMIGA come Senior Environment & Microfinance Programme Officer. Coordina il programma Energy & Microfinance, che si occupa di migliorare l’accesso all’energia solare nelle zone rurali dell’Africa Sub-sahariana attraverso la microfinanza. In precedenza, ha lavorato per più di tre anni con PlaNet Finance su progetti che legavano la microfinanza all’energia. Contemporaneamente ha ottenuto un PhD su Microfinance and the Environmental Bottom Line, durante il quale ha approfondito le varie strategie in tema ambientale che le IMF possono adottare e ha sviluppato uno strumento per misurare la performance ambientale. Marion è laureata presso l’Università Sciences Po di Parigi in Relazioni Internazionali e ha un Master in microfinanza ottenuto presso Université Libre di Bruxelles. Davide CAREGNATO Socio Fondatore e Amministratore Blucomb srl, Udine Socio fondatore e Amministratore di Blucomb s.r.l., società spin-off dell'Università di Udine. Ha conseguito la laurea di primo livello in Ingegneria dell'Ambiente e delle Risorse presso l'Università di Udine, si è dedicato a tempo pieno allo studio della micro-gassificazione in modo teorico, progettuale e realizzativo. Durante gli studi ha collaborato alla progettazione e realizzazione della stufa pirolitica Elsa nell'ambito del progetto Bebi (Agricultural and Environmental Benefits from Biochar use in ACP Countries) finanziato dall'Unione Europea in collaborazione con l'Università degli Studi di Udine e il CNR. Si occupa inoltre dello studio dei fenomeni di combustione con particolare attenzione alla micro-gassificazione e alla combustione a fasi separate delle biomasse. Davide FORCELLA Ricercatore niversit Libre e ru elles e , Bruxelles Ricercatore associato presso il Centre for European Research in Microfinance (CERMi), e ricercatore per Fonds National de la Recherche Scientifique (FNRS) nel dipartimento di fisica teorica e matematica presso Universit ibre de ru elles (ULB). Ha ottenuto il PhD in fisica nel 2008 presso International School for Advanced Studies (ISAS/SISSA) e il Master Complementare in microfinanza nel 2012 presso European Microfinance Programme (EMP). In precedenza, ha lavorato come ricercatore presso European Organization for Nuclear Research (CERN) a Ginevra, e presso (ENS) a Parigi. La sua ricerca nel settore della microfinanza si è focalizzata sulla microfinanza verde e lo sviluppo sostenibile, acquisendo esperienze a livello internazionale, inclusi paesi in via di sviluppo. Davide è autore del primo studio sulla microfinanza verde in Europa per l’EMN (European Microfinace Network). È membro del gruppo di lavoro “Microfinance and Environment” per e-MFP. Nel 2013, la sua attività di ricerca è stata premiata con FIR-PRI Finance and Sustainability European Research Award. Fabio MALANCHINI Socio Fondatore Impact Finance Management SA, Milano aureato in Discipline Economiche e Sociali presso l’Università occoni di Milano dove ha anche conseguito un Master in Economics. Dopo la laurea ha lavorato presso l’Università occoni, svolto 1 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” attività di consulenza per un fondo italiano specializzato in microfinanza e maturato esperienza come consulente in progetti internazionali di sviluppo. Nel 2000 ha fondato, con altri soci, Microfinanza, società specializzata in assistenza tecnica e, successivamente, Microfinanza Rating, agenzia internazionale di rating specializzata nel settore della microfinanza. Nel 2010 ha creato, insieme ad altri soci, Impact Finance Management, società di gestione specializzata in Impact Investing. Ha lavorato nell’ambito di numerosi progetti di consulenza, rating e valutazione nel settore della microfinanza e di supporto alle piccole attività in America Latina, Africa, Asia, Europa Orientale, paesi del Mediterraneo e Italia. E’ stato direttore di Microfinanza Rating e di Microfinanza ed è attualmente co-direttore di Impact Finance. Tiziana PIRELLI Post-doc Università di Udine Post-doc presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Udine. Ha conseguito la laurea specialistica in Scienze Agrarie e Ambientali e il dottorato di ricerca in Economia, ecologia e tutela dei sistemi agricoli e paesistico-ambientali presso l’Università di Udine. Nel 2012 ha frequentato la Prima Scuola Internazionale sul Biochar in Potsdam (Germania). Ha lavorato presso l’Istituto di Scienze per il Suolo, l’Acqua e l’Ambiente del Volcani Center ARO in et Dagan (Israele) sull’assorbimento dello ione ammonio sul biochar ai fini di massimizzare l’efficienza d’uso dei fertilizzanti azotati. Nell’ottobre 2013 ha ricevuto il premio The European Biochar Award. Da marzo 2010 con l’Università di Udine, si occupa di agricoltura sostenibile. Dal febbraio 2014 è responsabile della gestione del progetto europeo Energy, health, agricultural and environmental benefits from biochar use: building capacities in ACP Countries (Biochar Plus), coordinato dal Prof. Alessandro Peressotti. Giampietro PIZZO Presidente Microfinanza Srl, Vicenza Giampietro Pizzo ha assunto dal 2007 l'incarico di Presidente di Microfinanza Srl, una società di consulenza, leader in Italia, specializzata in microfinanza. Inoltre dal 2012 è presidente della Rete Italiana di Microfinanza – RITMI e dal 2010 vice-presidente dell’Associazione Microfinanza e Sviluppo Onlus. Dal 2009 al 2013 ha ricoperto il ruolo di vice-presidente della European Microfinance Network (EMN). Laureato in economia, è uno specialista della microfinanza ed ha maturato 25 anni di esperienza internazionale nel settore. Le sue competenze riguardano diverse aree ed in particolare: finanza rurale, finanza per lo sviluppo, sviluppo di progetti, valutazione di programmi internazionali, assistenza tecnica e consulenza, gestione e coordinamento di progetti in Africa, America Latina ed Europa. Ha oltre venti anni di esperienza nell'ambito dell'assistenza tecnica alle istituzioni di microfinanza, alle istituzioni finanziarie, alle PMI, alla gestione di programmi e progetti di cooperazione internazionale e cooperazione territoriale. Umberto TRIVELLA Project Officer Microfinanza Srl, Vicenza Esperto nel settore della microfinanza e nella gestione di progetti con più di sei anni di esperienza a livello europeo e internazionale. Presso Microfinanza srl lavora in un progetto in Africa Subsahariana, volto a collegare la microfinanza con la rete di distribuzione di prodotti di energia verde attraverso una metodologia innovativa denominata REEP-DEMO (Reduction Expense Energy Product Delivery Model). In precedenza, ha lavorato con PlaNet Finance in Ghana, come coordinatore di un progetto sulla catena del valore che combinava microfinanza, formazione e ICT; in Italia, come responsabile dello sviluppo di iniziative di inclusione finanziaria; e in Sud Africa, con attività di rafforzamento istituzionale per un'istituzione di microfinanza locale. Ha inoltre collaborato con Microfinanza Rating, in Kenya, e con la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), in Svizzera. É laureato in Scienze Politiche presso l'Università Sapienza di Roma e ha conseguito un Master in Cooperazione e Sviluppo presso l'Istituto di Studi Avanzati dell'Università di Pavia. 2 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” Partecipanti: COGNOME - Nome ISTITUZIONE ALBANESE Gemma MAG Verona ALLET Marion PAMIGA CAREGNATO Davide BluComb srl CARRARA Paolo Fondazione “Un Raggio di uce” Onlus CASSETTI Gabriele Politecnico di Milano CAVADINI Aldo Fondazione Sodalitas COBOS Clara ACAF Italia COSTANTINI Maria Claudia Fondazione Risorsa Donna CUSA Emanuele Università degli Studi di Milano-Bicocca DAGRADI Diego Fondazione Giordano Dell’Amore DE MATTEIS Laura Fondazione Giordano Dell’Amore ERRAIS BORGES Faiza PlaNet Finance Italia FORCELLA Davide Université Libre de Bruxelles, CERMI GITTI Giulia Università Bocconi LANZONI Simona Fondazione Pangea Onlus MAGGIANI Andrea Carbon Sink Group Srl MALANCHINI Fabio Impact Finance Management SA MENAGUALE Eugenia Università Bocconi METZGER Michael EQUA Srl MILLOZZI Piero Luigi Microcredito di Solidarietà SpA NEGRO Maria Cristina Fondazione Giordano Dell’Amore PIRELLI Tiziana Università di Udine PIZZO Giampietro Microfinanza Srl PUJIA Valeria Microfinanza Srl RODRIGUEZ PULIDO Patricia ACAF Italia TRIVELLA Umberto Microfinanza Srl 3 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” Documento di sintesi del workshop ’8 luglio 2014 la Fondazione Giordano Dell’Amore ha organizzato il workshop: “ a microfinanza per lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili” in collaborazione con Microfinanza srl all’interno del progetto “EU/ACP Microfinance Programme II – New financial products for a sustainable development”. a crisi dell’industria della microfinanza, e in particolare le critiche relative alla sua commercializzazione e alla deviazione dalla sua missione originaria, hanno incoraggiato il settore a cercare nuove strade per soddisfare i bisogni della popolazione servita. I soggetti interessati hanno iniziato a chiedersi se effettivamente la microfinanza sia al servizio della popolazione alla base della piramide, e se utilizzi un approccio ragionevole e completo. ’interesse del settore per le energie rinnovabili fornisce un esempio di questa situazione: esso è infatti cresciuto come risposta alla perdita di efficacia della missione della microfinanza nei confronti dei suoi beneficiari. È evidente che ciò conduce ad una discussione più complessa che richiede un cambiamento culturale (nella strategia, nella gestione, nell’operatività delle IMF) e questo non è un compito facile per due ragioni principali: 1) Le IMF grandi con un buon posizionamento sul mercato possono non essere molto interessate all’innovazione, dal momento che la green microfinance apporterebbe cambiamenti limitati senza evidenti effetti sulla struttura del loro portafoglio. Perciò la discussione con queste IMF dovrebbe focalizzarsi sulle modalità e le circostanze in cui sia possibile investire o trovare risorse per investimenti su larga scala. Naturalmente questo scenario richiede business model funzionanti e reti di finanziamento adeguate. 2) Le piccole IMF mostrano maggiore sensibilità al tema ma hanno il problema opposto, in quanto potrebbero incontrare difficoltà nel trovare risorse ed attrarre grandi investitori. Perciò, se una delle grandi domande che ci poniamo è in che modo la green microfinance possa attrarre gli investimenti, le sfide esistenti sono molte: dallo studio di mercato, all’identificazione delle strettoie nel collegamento tra le IMF e le istituzioni che forniscono assistenza tecnica (TPI), la progettazione del modello di distribuzione, e così via. Scopo del workshop è stato quello di comprendere come il settore della microfinanza, con il supporto della ricerca su tecnologie innovative ed eco-sostenibili (come le lanterne solari, le stufe eco-efficienti o gli impianti a biogas), possa cogliere la sfida di migliorare l’accesso all’energia per la popolazione, proteggendo l’ambiente allo stesso tempo. A tale scopo, durante l’incontro è stato adottato un approccio multisettoriale, mostrando diversi punti di vista (nei campi della microfinanza, della ricerca e dell’investimento). e esperienze concrete hanno messo in evidenza il ruolo delle nuove tecnologie a supporto delle persone alla base della piramide nei paesi in via di sviluppo ed emergenti, in particolare nelle aree rurali. LA MICROFINANZA VERDE IN EUROPA: STATO DELL’ARTE E FUTURO – DAVIDE FORCELLA Nel 2013 European Microfinance Network ha realizzato una ricerca per comprendere lo sviluppo delle iniziative di green microfinance in Europa. Lo studio ha interessato 36 paesi e 415 IMF; sono state realizzate ricerche su internet, sondaggi online e interviste, analizzando le seguenti 5 dimensioni: Policy ambientale: esistenza di una missione, visione o di una policy formalizzata in tema ambientale; Riduzione dell’impronta ecologica: riduzione del consumo di carta, acqua, rifiuti, energia, e delle emissioni di CO2; Valutazione del rischio ambientale: valutazione degli aspetti ambientali all’interno dell’analisi del rischio creditizio; Microcrediti “verdi”: offerta di microcrediti per pannelli fotovoltaici, scaldaacqua solari, tecnologie energeticamente efficienti, isolamento di abitazioni, riciclaggio, gestione dei rifiuti, agricoltura biologica, eco-turismo, e così via; 4 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” Servizi ambientali non finanziari: azioni di sensibilizzazione ambientale per i clienti, formazione per attività eco-sostenibili. Dallo studio è emerso che 115 IMF intraprendono attività ambientali (pari al 27,7% dell’intero campione), 56% delle quali risiedono nell’Europa occidentale e 44% nell’Europa orientale. a forma legale delle IMF coinvolte nelle iniziative ambientali è piuttosto eterogenea. Lo studio ha riscontrato iniziative in ognuna delle 5 dimensioni ambientali. Le IMF più mature risultano essere tra quelle più coinvolte nella gestione ambientale. Anche se i dati non prendono in considerazione il livello di impegno ma solo l’esistenza o meno di una delle cinque dimensioni analizzate, esso testimonia l’esistenza di più iniziative rispetto a quanto atteso. Un’analisi statistica ed econometrica di questi risultati ha mostrato che: Lo status di ente profit non influenza la performance ambientale; ’interesse degli investitori sul tema ambientale ha un importante effetto positivo sulla performance ambientale dell’IMF (in maniera simile alle aziende che non operano in microfinanza); IMF che offrono anche altro tipo di crediti ottengono migliori performance ambientali; Istituzioni più grandi o più mature sembrano avere migliori performance ambientali (in maniera simile alle IMF nei paesi in via di sviluppo); La performance ambientale delle IMF europee è comparabile a quella delle IMF nei paesi in via di sviluppo. Responsabilità sociale, competitività e legittimazione rappresentano le principali motivazioni perché una IMF si impegni in iniziative ambientali. I principali vincoli riscontrati sono: mancanza di fondi, capitale umano e basso interesse dei clienti. La strategia generalmente adottata consiste nello stabilire partenariati con organizzazioni specializzate e nel formare lo staff. Alcune interessanti iniziative ambientali sono: supporto agli impieghi “verdi”, un’iniziativa di Partner MKF in Bosnia-Herzegovina, e la partnership pubblico-privato implementata da Crédal in Belgio e da FNCE in Francia rispettivamente. Partner MKF con il supporto di USAID ha mirato a creare un mercato per l’energia solare. A tal fine, ha fornito prestiti, finanziamenti, assistenza tecnica e business training a 20 microimprese per avviare la produzione di collettori solari. Ha poi stimolato la domanda grazie all’uso di media, opuscoli e all’attività degli agenti di credito. Dopo di che ha fornito crediti a 200 clienti per acquistare i collettori solari prodotti dalle 20 micro-imprese. La partnership pubblico-privato invece mira a creare un incentivo per migliorare le condizioni di vita delle famiglie povere. ’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza energetica e l’isolamento termico degli appartamenti e di conseguenza ridurre il costo dell’energia e permettere alle famiglie povere di avere accesso agli incentivi pubblici per l’efficienza energetica. Nell’esperienza belga: Crédal fornisce un credito a tasso zero e assistenza tecnica per svolgere tutte le formalità per avere accesso agli incentivi pubblici offerti dalla regione di Bruxelles-Capitale, che paga anche l’interesse sui crediti, finanzia l’assistenza tecnica e fornisce garanzie in caso di inadempimento creditizio. Nell’esperienza francese: FNCE, in partenariato con altre organizzazioni specializzate, fornisce crediti con tasso d’interesse ridotto e formazione per l’efficienza energetica, che permette di avere accesso ad una garanzia pubblica del 50% e a incentivi pubblici. Queste esperienze evidenziano: la mancanza di consapevolezza ambientale all’interno della popolazione, e di conseguenza l’importanza di stimolare la domanda; l’importanza di lavorare in partenariato con diversi attori; la necessità che qualcuno si assuma il rischio creditizio percepito (che nelle esperienze concrete si rivela essere abbastanza basso). 5 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” Strettamente correlato alla green microfinance è certamente il dibattito riguardante il ruolo dei sussidi. Poich l’offerta di dispositivi di energia pulita o i miglioramenti nell’efficienza energetica sono percepiti come qualcosa di nuovo e sconosciuto sia dalle IMF che dai clienti, i sussidi (in termini di finanziamenti, tassi d’interesse ridotti, assistenza tecnica gratuita, attività di sensibilizzazione, garanzie, e così via) spesso sono considerati necessari per sviluppare il mercato della green microfinance. È fondamentale capire quale sia il modo migliore di usare i sussidi pubblici per la green microfinance, come ad esempio strategie e potenzialità per ampliare i programmi, e ciò richiede ulteriori ricerche. Talvolta fattori esterni, indipendenti dall’IMF possono spronare lo sviluppo della green microfinance, come per esempio la riduzione del costo dei dispositivi per l’energia rinnovabile, o l’incremento dei prezzi dell’energia che possono indurre un maggiore numero di clienti delle IMF ad interessarsi ai pannelli solari, “come ci è stato riferito che accade nel programma creditizio per pannelli solari di Fondi esa in Albania”. INQUADRAMENTO TEORICO ED ESPERIENZA DIRETTA DI COME LA RICERCA IN NUOVE TECNOLOGIE POSSA SUPPORTARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE. CASE STUDY: LA STUFA PIROLITICA ELSA – TIZIANA PIRELLI E DAVIDE CAREGNATO Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, oltre il 41% della popolazione mondiale cucina e riscalda utilizzando combustibili solidi come legno, residui del raccolto, concime e carbone (Africa: >78%; Europa: <5%). Si stima che queste pratiche causino circa 3,5 milioni di morti premature in tutto il mondo. Infatti la combustione incompleta di combustibili solidi, che comporta l’emissione di inquinanti tossici, espone le persone a malattie acute e croniche (polmonite, disturbo polmonare ostruttivo cronico, cancro ai polmoni) e ad altri problemi di salute. Inoltre, l’uso di combustibili solidi ha impatti ambientali, come per esempio deforestazione, degrado del suolo, inquinamento dell’aria, riscaldamento globale e impatti sociali, come povertà, migrazione, e scarsa igiene. Quando le persone diventano più povere, è più difficile per loro comprare altri tipi di combustibile diversi da quelli solidi, perciò si crea un circolo vizioso. Per evitarlo, l’Università di Udine insieme ad altri istituti italiani e africani (CNR Ibimet, Università di Lomé, Università di Njala), imprese private italiane (STARTER S.r.l. e Blucomb) e ONG africane (CORD-SL, ASA Initiative), ha implementato il progetto “ e i - Agricultural and Environmental enefits from iochar use in ACP Countries”. Il progetto è stato co-finanziato dall’Unione Europea e dal gruppo di Stati ACP con l’obiettivo principale di introdurre in tre paesi africani (Ghana, Togo e Sierra Leone) una nuova tecnologia: la stufa ELSA. Questa stufa innovativa intende sostituire la pratica del “fuoco con le tre pietre” utilizzata per cucinare e riscaldarsi, permettendo un uso più efficiente del legno e di altri residui organici rispetto alla combustione tradizionale. ’adozione della stufa E SA riduce l’utilizzo di legna come combustibile solido (la raccolta della legna è una delle principali cause di deforestazione: metà di tutta la legna raccolta in tutto il mondo è utilizzata come combustibile), riducendo al contempo l’inquinamento atmosferico in ambienti interni ed esterni, e contribuendo così alla mitigazione del cambiamento climatico. Inoltre, l’uso del biochar (carbone agricolo), prodotto solido del processo di gassificazione, come ammendante del suolo potrebbe migliorare la fertilità del suolo aumentando il contenuto di carbone organico nel suolo; ciò migliorerebbe la capacità del suolo di trattenere nutrienti e acqua e aumenterebbe la produzione agricola. La stufa ELSA è una stufa a gas e legna che utilizza un micro-gassificatore Top-Lit Up-Draft (TLUD), che è lo strumento più comune e adatto ad impieghi di cottura. Esso è un gassificatore TLUD nel senso che il combustibile viene acceso dall’alto e che la corrente d’aria e altri gas si dirigono verso l’alto. Per questa ragione, c’è bisogno di una valvola primaria per l’ingresso dell’aria alla base e di una valvola secondaria in cima. 6 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” I principi operativi sono i seguenti: la biomassa gassifica (producendo gas di sintesi) progressivamente dalla cima al fondo; e la zona di generazione del gas rimane separata dalla zona che brucia. ’intero processo è auto-termico e non ha bisogno di nessun apporto di energia dall’esterno. I gas di sintesi prodotti durante il processo di gassificazione sono fonti di energia rinnovabile pulita che possono essere usati per la cottura e/o il riscaldamento. Diversamente dalla normale combustione, i gas di sintesi bruciano producendo basse emissioni atmosferiche di particolato e nessuna emissione di diossina. La figura a sinistra illustra la separazione delle fasi di combustione del TLUD. I principali vantaggi della stufa ELSA, dati dal processo di micro-gassificazione sono i seguenti: utilizzo di residui organici e rifiuti (disponibili in forme diverse) al posto del legno; la stufa è una semplice tecnologia ottenibile da fogli di metallo piatti: è facile da costruire e ha bassi costi di produzione; elevata efficienza con ridotto consumo di combustibile; emissioni molto basse; l’uso del biochar, il prodotto solido della gassificazione, come ammendante del suolo può essere sfruttato per migliorare qualità e fertilità del suolo; la gassificazione è un processo stabile che può durare anche 2 o 3 ore senza bisogno dell’intervento umano. Tuttavia prima di introdurre questa nuova tecnologia a livello locale, si devono affrontare alcuni problemi, in particolare riguardo a: 1) combustibile (caratteristiche fisiche, stagionalità, conservazione e pretrattamento); 2) biochar (qualità, interazione con il suolo, conservazione e distribuzione); 3) cultura locale (bisogni e tradizioni delle persone, abitudini di preparazione dei cibi, scalabilità). Per migliorare le caratteristiche della materia prima è necessario mantenere la biomassa asciutta e ridurre la dimensione delle particelle di biomassa rendendo più facile il trasporto e la conservazione, facilitando così la disponibilità della materia prima anche durante la stagione delle piogge. La soluzione migliore anche in termini di performance della stufa è rappresentata dal pellet (ottenuto dalle pannocchie e dalla segatura). Per quanto riguarda la distribuzione della stufa, il modello di base può essere assemblato direttamente dai clienti che ricevono le istruzioni e il materiale di base (meno di 15 minuti di lavoro). Sono stati organizzati anche dei corsi di formazione per la produzione e l’utilizzo della stufa con lo scopo di capire i bisogni locali e di adattare la stufa ai bisogni dei beneficiari. Per concludere, è rilevante sottolineare che la produzione della stufa così come la produzione e la vendita del biochar e del pellet ha creato nuove opportunità di lavoro. In altre parole, BeBi ha introdotto nei paesi ACP più di una semplice stufa: ha introdotto la catena del valore del biochar. Un nuovo progetto è stato co-finanziato dall’Unione Europea e dal gruppo di stati ACP, all’interno del Programma di Cooperazione UE-ACP in Scienza e Tecnologia II e sarà coordinato dall’Università di Udine: “Energy, Health, Agricultural and Environmental Benefits from Biochar Use: Building Capacity in ACP Countries – IOCHAR P US”. Il nuovo progetto coinvolge Ghana, Togo e Sierra Leone ma anche Etiopia, Zimbabwe e Capo Verde e sarà implementato con la collaborazione dell’Unione Africana, della Cornell University (USA) e dell’UNIDO. Il progetto mira a 7 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” sviluppare la catena del valore del biochar, in particolare promuovendo il processo di Capacity Building per la produzione, il commercio e l’utilizzo della stufa da cucina, della materia prima e del biochar. Si affronteranno le seguenti sfide: questioni relative al pellet; interazioni biochar/suolo; implementazione della tecnologia; manutenzione e durabilità della stufa; pianificazione dell’impianto di produzione dell’elettricità. MICROFINANZA E NUOVE TECNOLOGIE A SERVIZIO DELLA POPOLAZIONE ALLA BASE DELLA PIRAMIDE. CASE STUDY: BUSINESS MODEL DEVELOPMENT TOOLKIT (REEP-DEMO) – UMBERTO TRIVELLA Il progetto “New financial products for a sustainable development” è stato implementato da Microfinanza Srl in partenariato con AMFI (Association of MFIs of Kenya), AFRACA (African Rural and Agricultural Credit Association) e Impact Finance. Co-finanziato dal “EU-ACP Microfinance Programme”, il progetto mirava a rafforzare la distribuzione di tecnologie per le energie rinnovabili (Renewable Energy Technologies o RET) attraverso IMF in Kenya, Tanzania, Uganda e Ghana. Gli studi di mercato sulla microfinanza e le energie rinnovabili condotti all’inizio del progetto hanno rivelato che: i prodotti solari (lanterne solari, sistemi fotovoltaici per abitazioni, ecc.) sono i prodotti più popolari, con una quota di mercato del 70%, seguiti da stufe da cucina (soprattutto quelle a carbone), biodigestori e prodotti igienico-sanitari (soprattutto eco-toilets); ci sono due principali modelli di distribuzione per le tecnologie per le energie rinnovabili (Renewable Energy Technologies o RET) attraverso le IMF: 1) gli addetti alla vendita dei fornitori di tecnologie (Technology Providers o TP) per le energie rinnovabili operano all’interno della filiale dell’IMF prendendosi cura degli aspetti più tecnici della relazione o 2) l’agente di credito della IMF svolge anche i compiti dell’addetto alla vendita del TP tipicamente in caso di prodotti di base come lanterne solari e in aree molto remote. La realtà osservata dalla valutazione delle partnership esistenti tra le IMF e i TP ha mostrato che le vendite effettive di prodotti energetici erano di molto inferiori agli obiettivi inizialmente stabiliti dalle IMF soprattutto per via di due fattori: una discrepanza in termini di motivazione tra il TP e l’IMF: il TP era motivato dal momento che l’IMF rappresenta un canale di vendita ma, dal lato dell’IMF, la motivazione mancava a causa di entrate insufficienti a coprire i costi operativi della IMF e della mancanza di incentivi per l’agente di credito. una formalizzazione insufficiente delle relazioni tra la IMF e il TP, senza l’implementazione di un piano preciso o di una strategia operativa, specialmente in termini di marketing, formazione dell’utilizzatore finale e servizi post-vendita (aspetti che davano origine all’insoddisfazione del cliente). Ciò ha portato il progetto a proporre un cambio di paradigma nell’approccio agli schemi di finanziamento delle energie rinnovabili, e cioè: non si sarebbe dovuto considerare il prodotto finanziario per l’acquisto di un prodotto energetico come un prodotto creditizio standard, ma piuttosto come un prodotto energetico per la riduzione della spesa (Reduction Expense Energy Product o REEP), nel senso che, acquistandolo, una famiglia risparmia denaro e i risparmi sulle spese energetiche mensili della famiglia possono essere utilizzati per finanziare i costi di distribuzione dei prodotti eco-sostenibili. A tale scopo e al fine di creare un incentivo diretto perché i clienti acquistino il prodotto, l’assunto principale era di fissare un prezzo per i rimborsi del prodotto energetico inferiore alle spese energetiche correnti della famiglia includendo anche rate addizionali come incentivo per l’IMF a erogare prodotti e coprire i costi associati. Questo approccio è stato integrato in un set di strumenti per il business model, una serie di 8 strumenti Excel per guidare le IMF e i TP a lavorare insieme per creare un modello sostenibile di finanziamento e distribuzione. I primi sette strumenti si riferiscono a tutti gli aspetti della catena del valore del 8 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” prodotto energetico (governance della relazione TP/IMF, area d’attività, mercato potenziale, strategia di marketing, strategia dei prezzi, servizi post-vendita, modello di distribuzione), mentre l’ultimo strumento permette di definire e monitorare le previsioni/gli obiettivi in maniera continuativa, in modo da affrontare le sfide emergenti ed ottimizzare il modello, stabilendo inoltre una credibile e comprovata esperienza per attrarre gli investitori. Il diagramma in basso sintetizza l’approccio REEP-DEMO. Il modello REEP-DEMO è stato testato attraverso 12 relazioni IMF-TP in 4 paesi, che hanno confermato che il set di strumenti ha permesso loro di definire meglio la loro partnership, anche se tradurre questo in un aumento delle vendite di prodotti energetici richiede tempo. Le principali sfide affrontate sono state le seguenti: Le IMF erano esitanti a sperimentare schemi di prezzo innovativi: basare il prezzo del prodotto energetico sulle spese per energia dei clienti implica periodi di rimborso più lunghi (12-18 mesi); Mancanza di finanziamento da parte del progetto per avviare la consegna del prodotto energetico. Come risultato, è stato difficile motivare le grandi IMF, e infatti il progetto ha lavorato principalmente con piccole IMF che hanno una grande motivazione ma un portafoglio limitato; Difficoltà di seguire molte relazioni in diversi paesi; Durata breve del progetto pilota (meno di 6 mesi), considerando che il REEP-DEMO è stato sviluppato solo nel terzo trimestre del 2013. Come conclusione generale, il settore della finanza energetica ha bisogno di provare che può raggiungere dei risultati. Attualmente, si è diffusa tra gli operatori molta frustrazione e molti stanno cercando canali alternativi per la vendita di prodotti energetici oltre alle IMF (piani di pagamento, schemi pay-as-you-go). Perciò è essenziale non perdere l’opportunità per le IMF di svolgere un ruolo chiave nella distribuzione di prodotti energetici, data la loro estesa rete di filali attraverso diversi paesi e la loro prossimità ai clienti. Per quanto concerne la metodologia REEP-DEMO, essa deve essere implementata su più larga scala per raggiungere risultati più significativi e ciò si può ottenere coinvolgendo partner più maturi, fornendo capitale d’avviamento per finanziare la distribuzione iniziale e per stabilire dei precedenti, e includendo nella metodologia degli investitori sociali che lavorino al suo ampliamento. Per fare ciò, la metodologia potrebbe anche essere implementata in partnership con altri attori del settore della finanza energetica, fornendo un’occasione di valorizzare competenze provenienti da paesi ed esperienze differenti e creando un set di strumenti che possa essere disseminato alla più estesa comunità della finanza energetica. SFIDE E OPPORTUNITÀ NELLO SVILUPPARE PRODOTTI FINANZIARI CHE FACILITINO L’ACCESSO ALL’ENERGIA – MARION ALLET All’inizio del 2013, Pamiga (Participatory Microfinance Group for Africa) ha lanciato il suo programma Energy & Microfinance, che cerca di facilitare l’accesso all’energia solare attraverso la microfinanza. Il programma è implementato in partnership con Schneider Electric e il suo 9 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” programma ip op di accesso all’energia nei paesi in via di sviluppo. Il programma è stato avviato attraverso 7 IMF in 3 paesi (Camerun, Tanzania ed Etiopia) e per ora si concentra su due segmenti target: Segmenti target Famiglie rurali Micro-imprese PMI rurali Tipo di soluzione solare Kit solari (lanterne portatili, lampade fisse, caricatori per telefoni cellulari). e Sistemi fotovoltaici solari più grandi. Non c’è una soluzione standard, ogni sistema è sviluppato secondo il bisogno specifico. Prodotto finanziario Credito per l’illuminazione (Lighting loan). ’importo erogato è in media con il valore dei crediti che l’IMF eroga abitualmente. Credito per l’energia (Energy loan). ’ammontare è più elevato del solito perciò le caratteristiche del credito sono diverse e il processo di analisi del credito è più stringente. e IMF che hanno deciso di sviluppare un prodotto finanziario per l’accesso all’energia solare hanno dichiarato che esso rappresenta una chiara opportunità per loro di realizzare la propria missione sociale. ’accesso all’energia pulita certamente contribuisce a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali; aiuta i bambini a studiare di sera e le persone ad avere migliore accesso alla rete di comunicazione potendo ricaricare i telefoni cellulari ogni volta che ne hanno bisogno; riduce i rischi per la salute relazionati all’utilizzo di lampade a kerosene (fumo, fuoco, ecc); può incoraggiare lo sviluppo di piccole imprese; e così via. Inoltre, rappresenta un’opportunità per le IMF anche da un punto di vista più strategico dato che permette di esplorare nuovi mercati, diversificare il portafoglio e quindi differenziarlo dai concorrenti, per costruire un’immagine ”verde”/responsabile, per attrarre investitori, e così via. Dal punto di vista dei fornitori della tecnologia solare, le IMF rappresentano una grande opportunità dato che sono integrate alla base della società e perciò hanno contatti diretti e continui con potenziali clienti. Tuttavia, anche se proiezioni finanziarie positive mostrano che questi prodotti finanziari saranno profittevoli nel medio-lungo termine, le IMF partner non li ritengono ancora un business model sostenibile, cosa che può essere spiegata dalla mancanza di storie di successo attualmente. Se desidera essere coinvolta nell’attività creditizia per l’energia pulita, una IMF deve prima di tutto offrire un prodotto finanziario adattato specificatamente alla capacità di rimborso del cliente. Comunque, nell’esperienza di Pamiga, disegnare un prodotto specifico non è la più grande sfida per un’iniziativa di questo genere. e vere sfide attualmente risiedono in tutte le nuove operazioni riguardo alle quali una IMF non ha esperienza, come ad esempio assicurarsi che i clienti investano in prodotti di buona qualità. Prodotti di cattiva qualità possono rompersi prima, causando insoddisfazione nel cliente, alta possibilità di mancato rimborso (rischio creditizio) e cattiva reputazione dell’IMF (rischio reputazionale). Come evitare tutto questo? Prima di tutto, l’IMF dovrebbe decidere di promuovere solo soluzioni solari di buona qualità, cercando per esempio certificazioni (come Lighting Africa). Inoltre, per assicurarsi che i clienti usino il loro prestito per investire nelle soluzioni certificate piuttosto che in prodotti più economici e di bassa qualità, l’IMF dovrebbe stabilire delle partnership con distributori selezionati e usare un sistema “triangolare” dove il credito per energia è erogato direttamente al distributore, che consegna la soluzione solare al cliente, che poi ripaga il credito all’IMF. Una seconda sfida consiste nel costruire partenariati solidi e sicuri con fornitori di soluzioni solari. Oltre a sviluppare una lettera di intenti o un promemoria delle procedure dettagliati, dove siano specificate le responsabilità di ogni parte, i due soggetti devono imparare a lavorare insieme. Questo non è così facile come sembra, dato che una IMF e un fornitore di soluzioni solari (TP) parlano diversi “linguaggi tecnici” e hanno obiettivi differenti (volumi per il TP contro rapporto volumi/rischio per l’IMF). 10 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” Le IMF devono anche rafforzare le capacità del proprio staff di disseminare messaggi corretti ai clienti in modo da non creare false aspettative riguardo alle capacità della soluzione solare o all’estensione della garanzia per esempio. Per far crescere l’attività è cruciale la motivazione dello staff. I prodotti finanziari collegati all’accesso all’energia sono generalmente molto complessi e richiedono molta disponibilità di tempo, dal momento che gli agenti di credito devono trascorrere più tempo a fornire informazioni ai clienti e coordinarsi con i fornitori di soluzioni solari. Perciò, gli agenti di credito possono essere riluttanti nel promuovere i crediti per l’energia e focalizzarsi piuttosto sugli altri prodotti finanziari regolari. Le IMF perciò hanno bisogno di trovare buone strategie per motivare il loro staff, per esempio attraverso uno schema d’incentivi appropriato. Dovrebbero comunque aver cura di non distorcere il sistema di incentivi esistente e far allontanare l’istituzione dalla sua missione originaria né diventare un mero distributore/venditore al dettaglio del fornitore della soluzione solare. Trovare una soluzione appropriata per commercializzare e distribuire il prodotto e per i servizi post-ven ita per “l’ultimo miglio” ella clientela è uno dei temi più complessi. I distributori locali di solito non risiedono vicino alle aree rurali. Di conseguenza, nella maggior parte dei modelli sviluppati, molta responsabilità è lasciata alla IMF. ’agente di credito finisce per farsi carico del marketing, di rispondere alle domande dei clienti, di trasportare la soluzione solare dalla filiale al villaggio, di assistere il cliente per l’installazione, di gestire alcuni servizi post-vendita o più generalmente essere il collegamento tra il cliente e il distributore della soluzione solare. Questo approccio è una delle ragioni per cui molti progetti pilota sono falliti finora. La sfida è trovare altri soggetti capaci di realizzare queste attività, lasciando alla IMF il suo ruolo originario. Assicurarsi che i clienti utilizzino bene le loro soluzioni solari è un altro aspetto cruciale. Se non lo fanno in maniera appropriata (non puliscono il pannello solare, connettono troppi dispositivi, e così via) possono danneggiare seriamente il prodotto e ridurre la sua durata con conseguenze sul rischio creditizio e sul rischio reputazionale dell’IMF. Fornire manuali d’uso illustrati e in lingua locale può essere utile, ma dovrebbe anche essere accompagnato da visite e corsi di formazione. La domanda poi ritorna ad essere quale soggetto debba svolgere queste attività per la clientela dell’”ultimo miglio”. Un’ultima sfida, non meno importante delle altre, riguarda il finanziamento del portafoglio per l’energia pulita. Quando si lancia questo tipo di nuovi prodotti finanziari, le IMF rurali non hanno precedenti da mostrare alle banche o agli investitori locali, rendendo difficile per loro l’accesso al finanziamento richiesto. Offrire prodotti finanziari per facilitare l’accesso alle soluzioni per l’energia pulita è ancora una nuova area della microfinanza. È solo continuando a testare differenti approcci per rispondere alle sfide collegate a questi servizi che saremo capaci di far emergere modelli di business efficaci ed efficienti per il settore. MECCANISMI DI FINANZIAMENTO A IMF E ALTRI OPERATORI CHE PROMUOVONO L’UTILIZZO DI TECNOLOGIE SOSTENIBILI – FABIO MALANCHINI Mirando a creare un impatto positivo alla base della piramide (BoP), il Fondo Impact Finance offre un finanziamento sostenibile ad organizzazioni, imprese, cooperative che forniscono diversi tipi di servizi alla popolazione a basso reddito in modo sostenibile. In particolare, supporta due tipi di catene del valore e tre principali tipi di attori: - Catene del valore che collegano i produttori alla BoP ai mercati internazionali; - Catene del valore che raggiungono i consumatori alla BoP; - IMF che possono essere usate come catalizzatore per finanziare la catena del valore. La maggior parte degli investimenti sono focalizzati nei paesi in via di sviluppo e principalmente sui prodotti di debito anche se il fondo può anche investire in capitale proprio. Qui di seguito sono elencate alcune esperienze di Impact Finance in termini di investimenti nel settore dell’energia solare e le principali lezioni apprese: 11 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” Crediti per abitazioni energeticamente efficienti (Energy efficient housing loans) - Kazakistan Il Fondo Impact Finance finanzia un portafoglio crediti per migliorare l’isolamento delle proprie abitazioni nelle aree rurali. In questo caso si tratta di una piccola IMF che dopo la crisi ha iniziato a differenziare i suoi prodotti, sviluppando il concetto di energy loan (prodotto finanziario più assistenza tecnica). È stato un progetto di successo e l’istituzione è stata capace di crescere (naturalmente la maggior parte del suo portafoglio è ancora nel settore d’affari tradizionale). a lezione da trarre da questa esperienza è che solitamente le grandi IMF non sono interessate a questo settore ma preferiscono operare in altri settori più consolidati; perciò questa rappresenta un’importante opportunità per le piccole e medie IMF per inserirsi in un mercato di nicchia, date le difficoltà che incontrano ad inserirsi nel mercato viste le minori risorse e possibilità di scale-up a disposizione. Un altro importante aspetto da sottolineare è che il Fondo ha deciso di intervenire in considerazione anche dell’esistenza di una garanzia parziale, fornita da un donatore, visto l’alto rischio dell’investimento (piccole IMF, nuovo prodotto, nuovo settore, rischio paese, ecc.). Crediti per pannelli solari e catene del valore agricole (Solar Panel loans and agri value chains) Nicaragua Il Fondo Impact Finance sta finanziando una grande IMF che opera nel settore rurale; in particolare finanzia un portafoglio crediti per piccoli agricoltori in relazione al mercato delle esportazioni, per piantare sesamo, manioca e chili, e anche un portafoglio crediti per l’acquisto da parte di famiglie rurali di pannelli solari distribuiti da un fornitore di servizi con cui l’IMF ha un accordo. In questo caso il progetto non è riuscito completamente, non in termini di rimborso quanto in termini del prodotto specifico. Per quanto riguarda il primo aspetto, è importante ricordare che anche se l’investimento riguarda un prodotto specifico o una parte del portafoglio dell’IMF, l’investitore assume il rischio dell’intero portafoglio e non il rischio del prodotto specifico (come ad esempio l’energy loan) che può essere più elevato. Detto ciò, il problema che si è presentato in questo caso era legato al basso potenziale di crescita del progetto dal momento che il governo ha migliorato molto la rete elettrica rurale e quindi il mercato potenziale si è ristretto. Inoltre, la maggior parte degli acquirenti erano i produttori di caffè (persone con redditi medio-alti) ma che, a causa di una malattia che ha colpito le coltivazioni di caffè (roya), hanno iniziato ad avere problemi economici e non avevano abbastanza denaro per comprare i pannelli solari che non rappresentavano più una priorità. Perciò, la domanda si è ridotta e l’opportunità per l’IMF di lavorare nel settore e di svilupparlo è diventata meno interessante. C dt ’ n g nn v b (R n w b n gy ns) – Perù Il Fondo Impact Finance supporta l’implementazione di crediti per l’acquisto di forni energeticamente efficienti e di scaldaacqua solari. È una grande IMF che costituisce un buon esempio di finanziamento rurale per via delle costanti innovazioni che apporta alla propria attività e della qualità del suo portafoglio. ’esperienza è riuscita per via della domanda elevata e solida e della capacità dell’IMF di vendere sempre più prodotti e di crescere secondo i piani. Una sfida importante dal punto di vista dell’investitore è quella di comprendere e di avere una chiara visione dei possibili sviluppi del settore energetico all’interno del paese d’interesse. Ciò è cruciale se si tratta in particolare di soluzioni energetiche complesse al di là dei pannelli solari, che hanno un breve periodo di rimborso. Per esempio, il Fondo era interessato ad investire nella creazione di sistemi di produzione energetica in alcuni villaggi in Cambogia, ma ha scoperto che il governo stava progettando di elettrificare l’area nel giro di pochi anni e quindi ha rinunciato all’investimento perch sarebbe stato poco profittevole. Alcune considerazioni finali: Finanziamento della catena del valore e “ nt y nts” per il finanziamento. Quale livello della catena del valore finanziare: l’IMF, il TP o entrambi? L’IMF ha il vantaggio di avere un bilancio più solido, quindi è più facile da finanziare rispetto ad altri attori della catena. Tuttavia, se si vuole sviluppare un mercato, è necessario far crescere anche i fornitori di servizi. A seconda del beneficiario e della particolare situazione, gli strumenti possono 12 Workshop Tematici FGDA Serie “Trasmettere” essere l’equity o il debito. E in caso di equity è importante definire dal principio l’exit strategy. R nd nt t ss d’ nt ss . Dal punto di vista dell’IMF, quale potrebbe essere il tasso di interesse da applicare ai prodotti solari in modo da coprire i costi? Non è facile finanziare i fornitori di servizi perché il loro business model è ancora da definire, testare e consolidare, sono molto più soggetti a politiche e regolamentazioni, ecc. Diversi segmenti di mercato (famiglie, fabbriche, reti di villaggi, ecc) richiedono business model e approcci diversi. Ruolo della carbon finance. CONCLUSIONE I diversi interventi dei relatori hanno messo in risalto che c’è un chiaro interesse per le soluzioni energetiche a servizio delle persone alla base della piramide. Tuttavia, è emerso che questo non è un compito facile dal momento che una delle sfide maggiori consiste nel far incontrare la domanda potenziale con l’offerta attuale, assicurandosi che le IMF abbiano la capacità di misurare le potenzialità del mercato, che spesso sono sopravvalutate. Inoltre, per affrontare meglio la questione dello sviluppo della green microfinance è necessario sviluppare un approccio omnicomprensivo, che consideri tutti i possibili attori coinvolti nel processo, come IMF, TPI, investitori, e altri partner (reti nazionali di microfinanza, associazioni, ecc.). Per sostenere questo settore promettente e far in modo che diventi più rilevante, sono necessarie l’abilità e la pazienza di affrontare tutti questi temi: dal punto di vista delle IMF, è necessario dimostrare l’esistenza di economie di scala in modo da attrarre l’interesse di una IMF a progettare e sviluppare prodotti creditizi specifici e adatti ad un certo tipo soluzione tecnologica aventi un basso costo unitario. dal punto di vista del TPI, è fondamentale sviluppare dei solidi meccanismi di distribuzione, in modo da raggiungere anche le aree rurali. dal punto di vista dell’investimento d’impatto, è necessario che l’interesse si concentri più sulla fase di start-up, dove intervengono anche i TPI, piuttosto che sulla fase di crescita. Certamente, c’è un certo disallineamento tra l’obiettivo degli investitori e i bisogni del settore energetico; tuttavia, il ruolo del settore degli investimenti, pubblici o privati che siano, è cruciale per l’implementazione. Attualmente, molti progetti in corso promuovono la green microfinance, ma non ci sono ancora risposte a tutte queste sfide. Sarebbe importante comprendere quali sono le potenzialità di sviluppo del settore, identificando le possibilità di coinvolgere i principali attori in ambito di politiche e investimenti. 13