Contiene inserto di 10 pagine Pubblicazione periodica, autorizzazione Tribunale di Padova n. 1418; Direttore Responsabile GIULIANO MARCHESIN Redazione in Via Romea - Agripolis 35020 Legnaro (PD); Tel. 0498830675 - Fax 0498839212 E-mail: [email protected] - sito web: www.unicarve.it - www.rebove.it V O L U M E 1 , N U M E R O 1 Notiziario UNICARVE n. 9 - 2007 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 - n° 46) art. 1, comma 1, DCB (PD) SPECIALE COSTO DI PRODUZIONE E MACELLAZIONE DEI BOVINI DA CARNE Inserto a cura del C.R.P.A. Centro Ricerche Produzioni Animali Jotfsup!sfeb{jpobmf!bm!ovnfsp!:03118!ej!Qjbofub!Dbsof COSTO DI PRODUZIONE E DI MACELLAZIONE DEL VITELLONE DA CARNE Questo opuscolo riporta la stima relativa all’anno 2006 del costo di produzione del vitellone da carne nell’allevamento da ingrasso, ed è stato realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna e la collaborazione di PRO.IN.CARNE e UNICARVE, le due associazioni che rappresentano i produttori di carne bovina in Emilia-Romagna e nel Veneto. Dopo una prima parte dedicata alle statistiche relative a produzione, import-export e bilancio di approvvigionamento della carne bovina in Italia, vengono presen- Edizione 2007 bovi arne elna n c ed e di port z i o n opea m i u , d o m P r o ne Eur onsu o sto l’Uni zione, c el co d u a a d i stim vina Pro rt in Ital er la carne bo ti del o p p x a i e n og della ame odol Met duzione gli allev o e e di pr c n i c i d carn te della e n Dati ione zio p borodu cam ti di di p n e o t m eva C o s a li all n dei bovi ività deg llo e a t t o i s s d i Red a ingras elli da r t d vini to dei vi ello vini a ei bo ac c d r m e e a n M d llazio loni vitel di mace o t Cos tati i risultati dell’indagine svolta dal CRPA presso un campione di allevamenti in Emilia-Romagna e Veneto. I costi di allevamento del vitellone da carne sono stati distinti per classi di dimensione dell’allevamento. Lo studio prosegue con l’esposizione della serie storica dei prezzi dei vitelli da ristallo e dei vitelloni da macello di razza francese. Infine, l’ultima sezione riporta l’analisi dei costi di macellazione basata su un campione rappresentativo di imprese ubicate nel Nord Italia. PRODUZIONE DI CARNE BOVINA NELL’UNIONE EUROPEA Nel 2006 la produzione di carne bovina dell’Unione europea è aumentata dell’1,8% attestandosi a 7,98 milioni di tonnellate. Questa ripresa è in larga parte dovuta alla parziale rimozione in Gran Bretagna del divieto di commercializzazione delle carni di bovini di oltre trenta mesi. Il provvedimento era in vigore dal 1996 come misura di prevenzione della BSE. Se si esclude la sensibile crescita della produzione britannica (+13%), nel resto della Ue si è proposto uno scenario di sostanziale stabilità (+0,7%). In molti dei Paesi che hanno optato per l’applicazione della riforma della PAC già a partire dal 2005, si sono registrati nel 2006 incrementi che solo in parte hanno compensato gli effetti indotti dal sistema di disaccoppiamento dei premi nel primo anno della sua introduzione. È il caso ad esempio di Germania (+4,4%) e Italia (+0,5%), dove la lieve crescita del 2006 non ha permesso di recuperare interamente la contrazione accusata l’anno precedente. Solo in Irlanda (+8,4%) la produzione è ritornata sui livelli precedenti al varo della riforma di medio termine. Al contrario, per Francia e Spagna, che hanno scelto di applicare la riforma a partire dal 2006, si rileva una contrazione pari rispettivamente all’1,4 e al 3,7%. Per quanto riguarda l’area orientale dell’Ue la produzione è rimasta stabile (-0,3%), nonostante il calo del 2% fatto registrare dalla Polonia. Produzione interna lorda di carne bovina nei Paesi dell’Ue-25 (2002-2006) Paesi Francia Germania Italia Regno Unito Spagna Irlanda Olanda Belgio-Lussemburgo Austria Danimarca Altri UE-15 Polonia Repubblica Ceca Ungheria Altri UE-25 2002 .000 t 1.907 1.385 913 683 634 565 377 324 220 155 395 7.558 313 113 58 165 8.207 2003 % 23,2 16,9 11,1 8,3 7,7 6,9 4,6 3,9 2,7 1,9 4,8 92,1 3,8 1,4 0,7 2,0 100,0 .000 t 1.897 1.296 902 683 664 595 353 294 217 148 393 7.442 366 115 54 168 8.145 2004 % 23,3 15,9 11,1 8,4 8,2 7,3 4,3 3,6 2,7 1,8 4,8 91,4 4,5 1,4 0,7 2,1 100,0 .000 t 1.800 1.320 923 693 674 568 360 290 215 149 398 7.390 358 110 55 170 8.083 2005 % 22,3 16,3 11,4 8,6 8,3 7,0 4,5 3,6 2,7 1,8 4,9 91,4 4,4 1,4 0,7 2,1 100,0 .000 t 1.763 1.195 864 710 676 549 352 278 210 143 427 7.167 351 96 53 169 7.836 2006 % 22,5 15,3 11,0 9,1 8,6 7,0 4,5 3,5 2,7 1,8 5,4 91,5 4,5 1,2 0,7 2,2 100,0 .000 t 1.738 1.248 868 804 651 595 334 281 220 139 434 7.312 344 99 53 171 7.979 % 21,8 15,6 10,9 10,1 8,2 7,5 4,2 3,5 2,8 1,7 5,4 91,6 4,3 1,2 0,7 2,1 100,0 Var. 2006/05 % -1,4 4,4 0,5 13,2 -3,7 8,4 -5,1 1,1 4,8 -2,8 1,6 2,0 -2,0 3,1 0,0 1,2 1,8 Fonte: OFIVAL - Office National Interprofessionnel des Viandes, de l’Elevage et de l’Aviculture. 1 PRODUZIONE, CONSUMO, IMPORT ED EXPORT IN ITALIA Nonostante la diminuzione del numero di capi macellati (-0,8%), nel 2006 la produzione italiana di carni bovine è salita dello 0,7% portandosi ad un totale di 1,11 milioni di tonnellate. Il lieve aumento è imputabile in particolare alla crescita delle macellazioni di manze che hanno realizzato a peso morto un incremento dell’8,0%. Per la sola carne di vitellone, che rappresenta il 60% della produzione italiana, si rileva una ripresa dell’1,1% che segue il sensibile calo registrato nel 2005 (-4,8%). Tutte le altre categorie di bovini hanno invece confermato le tendenze già rilevate nell’anno precedente. Le carni di vitello hanno accusato un calo dello 0,6% a fronte di una diminuzione del numero dei capi macellati del 2,3%. Alla forte diminuzione delle macellazioni di vacche da riforma (-7,7%) ha corrisposto un calo a peso morto pari al 6,3%. Bestiame bovino macellato in Italia (2005-2006) Categoria Vitelli Vitelloni e manzi Manze Buoi e tori Vacche Totale Numero di capi (.000) 2005 2006 988 966 1.949 1.958 565 593 34 28 541 500 4.078 4.045 Peso morto (.000 t) 2005 2006 142 141 661 668 145 157 12 10 141 132 1.102 1.109 Variazione 2006/05 (%) -2,3 0,5 5,0 -17,4 -7,7 -0,8 Variazione 2006/05 (%) -0,6 1,1 8,0 -15,2 -6,3 0,7 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Il risultato del 2006 conferma le previsioni di una stabilizzazione produttiva su livelli inferiori a quelli realizzati prima del varo della riforma della PAC. I prezzi elevati dei bovini da macello del primo semestre dell’anno hanno infatti bilanciato l’effetto del disaccoppiamento dei premi, inducendo molti ingrassatori specializzati a mantenere le stalle piene. L’aumento dei consumi, superiore a quello della produzione, ha tuttavia determinato un maggior ricorso all’approvvigionamento dall’estero, consolidando il deficit strutturale del comparto. Le importazioni di carni hanno raggiunto un volume mai toccato in precedenza e il tasso di autoapprovvigionameto ha conosciuto un ulteriore riduzione, scendendo al 60%. Bilancio di approvvigionamento della carne bovina in Italia (.000 t) (2002-2006) Indicatori 2002 Produzione interna lorda (*) Macellazione bestiame estero (*) Produzione totale (*) Import di carni Disponibilità Export di carni Consumi Consumo pro capite Autoapprovigionamento (%) 913 220 1.133 350 1.482 91 1.392 24,1 65,6 2003 902 225 1.127 416 1.543 109 1.434 24,8 62,9 2004 2005 923 222 1.145 392 1.537 129 1.408 24,3 65,6 864 238 1.102 431 1.533 105 1.428 24,7 60,5 2006 868 242 1.109 453 1.562 108 1.454 25,1 59,7 Variazione 2006/05 (%) 0,4 1,6 0,7 5,1 1,9 3,1 1,8 1,8 -1,4 (*) Peso morto al lordo del grasso della carcassa. Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT e OFIVAL. Sulla spinta della crescita dei consumi e della frenata della produzione, il deficit del bilancio del commercio con l’estero di carni bovine ha subito nell’ultimo biennio un netto peggioramento. Considerando anche il commercio di bovini vivi, solo nel 2006 il saldo negativo si è portato a poco meno di 2,80 miliardi di euro, aumentando del 10% rispetto l’anno precedente. L’incremento delle importazioni di capi da ristallo ha determinato una crescita del 3,7% del disavanzo del commercio di bovini vivi, che si è attestato a 1,12 miliardi di euro. Escludendo i prodotti trasformati, il deficit per le carni fresche e congelate è invece salito del 14,5% portandosi ad un totale 1,67 miliardi di euro. Bilancio nazionale del commercio con l’estero di carni bovine (000. euro) (2005-2006) Categoria Bovini da ristallo Bovini da macello Totale bovini vivi (*) Carni fresche Carni congelate Totale carni Totale complessivo import 938.783 157.603 1.096.385 1.607.854 142.953 1.750.807 2.847.193 2005 export 11.666 227 11.893 148.964 140.170 289.134 301.028 saldo -927.116 -157.376 -1.084.492 -1.458.890 -2.783 -1.461.673 -2.546.165 import 969.706 169.189 1.138.895 1.834.732 175.904 2.013.636 3.152.531 2006 export 13.243 698 13.940 208.310 132.278 340.588 354.528 saldo -956.464 -168.491 -1.124.955 -1.629.422 -43.626 -1.673.048 -2.798.003 Var. saldo 2006/05 (%) 3,2 7,1 3,7 11,7 1.467,7 14,5 9,9 (*) Esclusi riproduttori e bovini non domestici. Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. Le importazioni di carni bovine hanno registrato in volume un aumento del 5%, attestandosi ad un totale di 453 mila tonnellate. Le sole carcasse e mezzene sono aumentate del 5,6%, mentre gli acquisti di quarti posteriori sono saliti del 2,6%. L’approvvigionamento di carni congelate, che hanno rappresento nel 2006 circa il 10% delle importazioni di carni, mostrano al contrario una flessione (-3,4%) che ricalca la tendenza del biennio precedente. 2 Import di carne bovina per categoria di prodotto (2002–2006) Categoria Carcasse e mezzene Quarti posteriori Altre carni fresche Carni congelate Totale 2002 t % 96.925 27,7 103.013 29,5 105.356 30,1 44.436 12,7 349.730 100,0 2003 t % 102.777 24,7 107.838 25,9 119.049 28,6 86.101 20,7 415.765 100,0 2004 t % 94.846 24,2 107.271 27,4 132.199 33,8 57.228 14,6 391.543 100,0 2005 t % 121.811 28,3 114.212 26,5 145.903 33,9 48.912 11,4 430.838 100,0 2006 (*) Var. 2006/05 (%) t % 128.604 28,4 5,6 117.235 25,9 2,6 159.881 35,3 9,6 47.261 10,4 -3,4 452.981 100,00 5,1 (*) Dati provvisori. Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. Import di carni bovine per Paese di provenienza (2000-2006) Tonnellate Nel 2006 sono sensibilmente aumentate le forniture provenienti dalla Polonia (+64%) che ha guadagnato una quota del 10% sul totale delle importazioni italiane di carni bovine. Raggiungendo le 45 mila tonnellate il Paese ha così affiancato il Brasile nella posizione di quarto fornitore del mercato italiano. Anche i flussi provenienti da Germania (+9%) e Irlanda (+18%) sono cresciuti, mentre si è temporaneamente arrestata l’ascesa delle carni brasiliane. Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. Import di carni bovine per Paese di provenienza (2002-2006) Germania Paesi Bassi Francia Polonia Anno t % t % t % t % 2002 91.403 26,1 66.647 19,1 60.021 17,2 6.545 1,9 2003 103.775 25,0 71.244 17,1 77.842 18,7 5.165 1,2 2004 82.547 21,1 77.851 19,9 66.915 17,1 9.683 2,5 2005 79.769 18,5 85.077 19,7 65.493 15,2 27.533 6,4 2006 (*) 87.004 19,2 79.081 17,5 67.405 14,9 45.069 9,9 Brasile t % 24.796 7,1 28.454 6,8 37.625 9,6 45.093 10,5 45.124 10,0 Altri t 100.344 129.285 116.922 127.874 129.299 % 28,7 31,1 29,9 29,7 28,5 Totale t 349.730 415.765 391.543 430.838 452.981 % 100 100 100 100 100 (*) Dati provvisori. Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. IMPORT DI BOVINI VIVI I dati ISTAT relativi alle importazioni di bovini vivi mostrano per il 2006 un aumento del 5,2% nell’approvvigionamento di ristalli, che con un totale di 1,25 milioni di capi rappresentano l’85% degli ingressi di bovini esteri. L’aumento ha interessato in particolare i capi da allevamento di oltre 300 kg che costituiscono la categoria più importante dell’import italiano di bovini vivi. Con un aumento del 7,5% questi hanno superato la soglia dei 730 mila capi. Le importazioni di ristalli di peso compreso tra i 160 e 300 kg si sono invece stabilizzate sui volumi dell’anno precedente (207 mila capi), così come quelle di baliotti (<80 kg). Import di bovini vivi (2002–2006) Categoria Bovini da ristallo - fino a 80 kg - da 80 a 160 kg - da 160 a 300 kg - vitelloni e manze oltre i 300 kg - vacche Bovini da macello Riproduttori Totale bovini vivi 2002 n. capi 1.314.187 313.694 88.772 296.361 613.365 1.995 160.814 51.887 1.526.888 2003 n. capi 1.298.617 290.035 64.622 275.098 666.758 2.104 146.304 36.008 1.480.929 2004 n. capi 1.293.952 318.434 69.151 226.726 677.004 2.637 151.093 43.629 1.488.674 2005 n. capi 1.191.124 240.797 56.788 207.132 683.380 3.027 159.697 61.804 1.412.625 2006 (*) Var. 2006/05 (%) n. capi 1.253.077 5,2 240.519 -0,1 67.314 18,5 206.794 -0,2 734.411 7,5 4.039 33,4 167.249 4,7 42.662 -31,0 1.462.988 3,6 (*) Dati provvisori. Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. 3 .000 capi Import italiano di bovini vivi per categoria di peso Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. L’aumento dei prezzi dei vitelloni da macello nella prima metà del 2006 ha trainato la domanda di ristalli pesanti da parte degli ingrassatori italiani. Le spedizioni di broutards dalla Francia, che soddisfano quasi il 90% del fabbisogno, sono cresciute dell’8,6%. Così come avvenuto nel 2005 sono aumentati anche gli acquisti di ristalli provenienti dall’Irlanda, saliti a circa 35 mila capi (+30%). Al contrario, dopo la crescita dell’anno precedente, sono rientrate le spedizioni dalla Polonia e dal resto dell’Est Europeo (-16%) che costituiscono meno del 3% del totale dell’import di ristalli pesanti. Import di vitelli da ristallo di peso superiore a 300 kg per Paese di provenienza (2002-2006) Anno Francia n. Irlanda % n. Belgio % n. Austria % n. Polonia % 2002 568.302 92,7 2.856 0,5 18.970 3,1 7.546 1,2 2003 617.703 92,6 9.922 1,5 16.849 2,5 7.341 2004 623.617 92,1 9.241 1,4 11.178 1,7 7.888 2005 602.654 88,2 27.512 4,0 12.359 1,8 2006 654.662 89,1 35.720 4,9 6.164 0,8 n. UE-25 % n. % 379 0,1 613.255 100 1,1 289 0,0 666.756 100 1,2 7.332 1,1 676.989 100 9.674 1,4 13.688 2,0 683.307 100 10.256 1,4 11.320 1,5 734.306 100 Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. EXPORT DI CARNI Nel 2006 le esportazioni italiane di carni bovine sono salite del 3% attestandosi intorno alle 108 mila tonnellate. Il lieve incremento è dovuto alla ripresa del prodotto fresco e refrigerato. Le carcasse e le mezzene sono cresciute del 25%, mentre sono aumentate anche le vendite all’estero di quarti posteriori non congelati che rappresentano tuttavia poco più del 2% dell’export italiano. È al contrario proseguita la contrazione delle carni congelate, che dopo la pesante flessione accusata nell’anno precedente sono diminuite nel 2006 di circa il 12%. Export di carne bovina per categoria di prodotto (2002-2006) Carcasse e mezzene 6.278 6,9 10.765 9,9 11.233 8,7 12.560 12,0 15.711 14,5 Var. 2006/05 (%) 25,1 Quarti posteriori 2.657 2,9 3.292 3,0 3.037 2,4 1.282 1,2 2.346 2,2 82,9 Altre carni fresche 18.419 20,3 23.620 21,6 33.813 26,3 38.528 36,7 43.738 40,4 13,5 Carni congelate 63.315 69,8 71.442 65,5 80.683 62,7 52.701 50,2 46.559 43,0 -11,7 Totale 90.668 100,0 108.354 100,0 3,1 2002 Categoria t Fonte: elaborazioni CRPA su dati ISTAT. 4 2003 % t 100,0 109.118 2004 % t 100,0 128.766 2005 % t 100,0 105.071 2006 % t % METODOLOGIA PER LA STIMA DEL COSTO DI PRODUZIONE DELLA CARNE BOVINA Il costo di produzione della carne bovina è stato calcolato sulla base dei dati tecnici ed economici rilevati mediante un questionario rivolto ad un campione di allevamenti ubicati nelle regioni Emilia-Romagna e Veneto e specializzati nell’ingrasso di vitelloni pesanti. Per il calcolo del costo medio di produzione tutti i costi imputabili all’attività di allevamento sono stati rapportati alla produzione netta espressa in chilogrammi di peso vivo. Le voci di costo sono state suddivise in costi espliciti e costi calcolati. I costi espliciti rappresentano reali esborsi monetari, dipendono in larga parte dalla gestione dell’allevamento e ne misurano l’efficienza tecnica. I costi calcolati dipendono dalla struttura dell’allevamento, che è frutto della gestione strategica dell’allevatore, e la loro stima è necessaria per poter effettuare un’analisi economica completa dell’allevamento. I costi espliciti, rilevati direttamente dalla scheda aziendale, comprendono le spese per l’acquisto del vitello da ristallo, il costo del lavoro salariato, le spese per energia e carburanti, le spese sostenute per gli interventi veterinario-sanitari e le altre spese vive relative alla conduzione dell’allevamento. I costi calcolati comprendono, oltre al costo del lavoro familiare, gli interessi sul capitale investito in azienda e gli ammortamenti. Si ricorda a questo proposito che si possono verificare diverse condizioni: quando il prezzo percepito non copre i costi espliciti viene messa in pericolo la sopravvivenza dell’allevamento a breve termine; quando il prezzo percepito copre i costi espliciti l’allevamento può continuare la sua attività, ma non può fare nuovi investimenti; quando il prezzo percepito copre il costo totale l’allevamento può contare su una sopravvivenza a lungo termine. I costi di alimentazione sono stati calcolati nell'ipotesi che tutti gli alimenti vengano acquistati sul mercato. I consumi di foraggi e mangimi sono stati stimati sulla base della razione alimentare effettivamente adottata in allevamento e valutati ai prezzi di mercato pagati dall’allevatore. Per la stima degli interessi e degli ammortamenti si è adottata una metodologia comune a tutti gli allevamenti indipendentemente dalle reali condizioni di indebitamento dell'azienda e dall'effettivo grado di obsolescenza delle strutture e delle attrezzature. Gli interessi sul capitale fondiario sono stati valutati ad un saggio del 2%, mentre sul capitale di anticipazione si è applicato il tasso pari al rendimento medio dei BOT a 12 mesi che nel 2006 è salito al 2,8%. Per gli interessi sul capitale di anticipazione si è ipotizzato un periodo medio di esposizione finanziaria per le spese sostenute pari a sei mesi. Per le quote di ammortamento si è considerato un saggio del 3% per gli immobili e del 12% per i macchinari, applicati al 50% del loro valore a nuovo. Il lavoro familiare è stato calcolato in base al tempo mediamente dedicato dal conduttore e dai suoi familiari alla conduzione dell'allevamento, applicando la tariffa oraria prevista per i lavoratori dipendenti a tempo determinato delle aziende agricole. L’incidenza del costo per l’acquisto del vitello da ristallo per chilogrammo di carne prodotta è stata calcolata considerando la differenza tra il prezzo pagato al momento dell’acquisto del vitello e il prezzo di vendita del vitellone da macello, perché il peso del vitellone da macello è pari alla somma del peso del vitello da ristallo e della carne prodotta al termine dell’ingrasso. La formula utilizzata è la seguente: Incidenza costo vitello da ristallo sul kg carne = prodotta (prezzo/kg vitello da ristallo – prezzo/kg vitellone) ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (peso finale - peso iniziale) x peso iniziale DATI TECNICI DEGLI ALLEVAMENTI DEL CAMPIONE Nel 2006 la media della produzione netta degli allevamenti del campione, espressa in peso vivo, è salita a 538 tonnellate rispetto alle 531 prodotte nel 2005. Il lieve aumento è dovuto alla più elevata disponibilità di scorte vive all’inizio dell’anno che ha permesso di ridurre il numero dei ristalli acquistati (-7%) a fronte di una sostanziale stabilità delle vendite di capi da macello. L’incremento della produzione ha interessato in misura differente la maggior parte delle aziende anche se in alcuni allevamenti si è assistito ad una consistente riduzione delle compravendite. Sia il peso in ingresso dei ristalli, pari a 370 kg, sia quello alla vendita dei vitelloni, che si è mantenuto sui 640 kg, non hanno subito variazioni significative. Anche l’incremento ponderale per capo si è stabilizzato intorno a 1,30 kg al giorno, con punte massime di 1,50 kg al giorno nel caso degli allevamenti specializzati nell’ingrasso di vitelli maschi di tipo Charolais. È invece mediamente aumentata la produttività del lavoro, portatasi intorno ai 54 kg di peso vivo prodotto per ora impiegata in allevamento. Il prezzo al macello nel 2006 è cresciuto del 7% raggiungendo la media di 2,30 euro/kg. Così come avvenuto nell’anno precedente, la crescita dei prezzi dei vitelloni è stata tuttavia accompagnata dall’ulteriore rincaro dei prezzi dei ristalli (+7%), che hanno toccato il loro massimo storico. Indici tecnici degli allevamenti campione (2002-2006) Indici tecnici Produzione netta (t peso vivo) 2002 2003 2004 2005 2006 565 514 552 531 538 Capi venduti (n.) 2.274 1.963 2.301 1.988 1.960 Capi acquistati (n.) 2.279 2.054 2.169 2.145 1.993 Vitelloni morti (n.) 42 49 45 29 39 Peso medio di vendita (kg) 614 633 631 641 640 Peso medio di acquisto (kg) 342 351 360 368 370 Prezzo medio di acquisto vitelli da ristallo (`/kg) 2,38 2,63 2,43 2,62 2,80 Prezzo medio di vendita vitelloni (`/kg) 2,07 2,12 2,03 2,14 2,30 Durata ciclo di ingrasso (giorni) 222 234 223 210 208 Incremento medio giornaliero (kg/capo/giorno) 1,23 1,20 1,22 1,30 1,30 52 55 52 51 54 Produttività del lavoro (kg/ora) Fonte: CRPA. 5 COSTO DI PRODUZIONE DELLA CARNE BOVINA Nel 2006 il costo di produzione al lordo dei premi PAC, pari a 2,63 `/kg, ha registrato un lieve aumento in confronto all’anno precedente. La crescita di alcune delle voci di spesa variabile è stata in parte compensata dalla riduzione del costo del lavoro dovuta all’incremento della produttività della manodopera impiegata. La spesa per l’alimentazione del bestiame è invece salita a 1,10 `/kg, pari ad un costo giornaliero di 1,43 ` per capo. L’aumento ha interessato anche i consumi di carburanti. Per effetto della diversa dinamica di queste voci il solo costo di allevamento - che comprende tutte le spese correnti e il costo del lavoro – si è mantenuto intorno a 1,80 `/kg. Costo medio di produzione del vitellone pesante (2004-2006) Voci di costo Alimentazione Lavoro familiare Lavoro salariato Lavoro Carburanti ed energia Spese veterinarie Altre spese (*) Spese varie Costi di allevamento Ammortamento macchine (**) Ammortamento fabbricati Ammortamenti Interessi sul capitale di anticipazione (***) Interessi sul capitale fondiario Interessi sul capitale agrario Interessi passivi Costo totale al netto del costo di ristallo Acquisto bestiame Costo lordo totale Premi PAC Costo netto totale 2004 `/kg 1,20 0,14 0,16 0,30 0,07 0,07 0,20 0,34 1,84 0,06 0,05 0,11 0,05 0,03 0,01 0,09 2,04 0,54 2,58 0,65 1,93 % 46,9 5,5 6,3 11,7 2,7 2,7 7,8 13,3 71,9 2,3 2,0 4,3 2,0 1,2 0,4 3,5 79,7 21,1 100,0 25,4 75,4 2005 `/kg 1,08 0,16 0,17 0,33 0,10 0,07 0,21 0,38 1,79 0,08 0,05 0,13 0,05 0,03 0,01 0,10 2,02 0,57 2,59 0,67 1,92 % 41,7 6,2 6,6 12,7 3,9 2,7 8,1 14,7 69,1 3,1 1,9 5,0 1,9 1,2 0,4 3,9 78,0 22,0 100,0 25,9 74,1 2006 `/kg 1,10 0,15 0,15 0,30 0,11 0,07 0,22 0,40 1,80 0,07 0,05 0,12 0,07 0,03 0,01 0,11 2,03 0,60 2,63 0,63 2,00 % 41,8 5,7 5,7 11,4 4,2 2,7 8,4 15,2 68,4 2,7 1,9 4,6 2,7 1,1 0,4 4,2 77,2 22,8 100,0 24,1 75,9 (*) Escluso concimi, sementi, contoterzismo ecc. (**) Escluso macchine operatrici utilizzate per la foraggicoltura. (***) Interessi al 2,8% sul capitale di anticipazione. Fonte: elaborazioni CRPA. Oltre al calo del costo del lavoro, il miglioramento della produttività ha determinato un contenimento dei costi di ammortamento. Al contrario gli oneri per interessi passivi sono aumentati a causa del rialzo nel 2006 dei tassi di interesse. Con la ripresa delle quotazione dei vitelli anche il costo del ristallo ha subito un nuovo incremento. Il risultato sul costo lordo totale è stato un aumento pari all’1,5%. Al netto dei premi PAC si rileva un costo pari a 2,00 euro/kg superiore del 4% rispetto al 2005. L’aumento della produzione rilevato nella maggior parte degli allevamenti ha infatti determinato la minore incidenza del pagamento unico disaccoppiato (Reg. CE 1782/03) per chilogrammo di carne prodotto. Costo di produzione del vitellone per capo al giorno (2004-2006) 2004 `/capo/giorno Alimentazione 1,46 Lavoro familiare 0,17 Lavoro salariato 0,20 Lavoro 0,37 Carburanti ed energia 0,08 Spese veterinarie 0,08 Altre spese (*) 0,24 Spese varie 0,40 Costi di allevamento 2,23 Ammortamento macchine (**) 0,07 Ammortamento fabbricati 0,06 Ammortamenti 0,13 Interessi sul capitale di anticipazione (***) 0,06 Interessi sul capitale fondiario 0,04 Interessi sul capitale agrario 0,01 Interessi passivi 0,11 Costo totale al netto del costo di ristallo 2,47 Voci di costo % 58,9 6,9 8,1 14,9 3,2 3,2 9,7 16,5 90,3 2,8 2,4 5,2 2,4 1,6 0,4 4,4 100,0 2005 `/capo/giorno 1,41 0,21 0,22 0,43 0,13 0,09 0,26 0,48 2,32 0,10 0,07 0,17 0.06 0,05 0,02 0,13 2,62 % 53,8 8,0 8,4 16,4 5,0 3,4 9,9 18,3 88,5 3,8 2,7 6,5 0,2 1,9 0,8 5,0 100,0 2006 `/capo/giorno 1,43 0,19 0,19 0,38 0,14 0,10 0,29 0,53 2,34 0,09 0,07 0,16 0,09 0,04 0,01 0,14 2,64 % 54,2 7,2 7,2 14,4 5,3 3,8 11,0 20,1 88,6 3,4 2,7 6,1 3,4 1,5 0,4 5,3 100,0 (*) Escluso concimi, sementi, contoterzismo ecc. (**) Escluso macchine operatrici utilizzate per la foraggicoltura. (***) Interessi al 2,8% sul capitale di anticipazione. Fonte: elaborazioni CRPA. 6 La dimensione è una delle variabili da cui dipende la differenza nei costi di produzione tra gli allevamenti. Le aziende di oltre 400 capi hanno sostenuto un costo che mediamente, al netto dell’acquisto del ristallo, è stato del 15% inferiore a quello degli allevamenti di dimensione più piccola. Gli effetti direttamente attribuibili alle economie di scala sono evidenti in particolare per i risparmi ottenuti sui costi del lavoro (-45%) e sulla minore incidenza degli oneri finanziari e degli ammortamenti, oltre che sulla spesa per carburanti. La differenza in parte si riduce se si considerano i costi totali al netto dei premi PAC per il peso relativamente più elevato che i pagamenti disaccoppiati hanno avuto sulla produzione netta degli allevamenti di dimensione inferiore. Costo medio di produzione del vitellone pesante per classi di dimensione aziendale Voci di costo Alimentazione Lavoro Carburanti ed energia Spese veterinarie Altre spese (*) Costi di allevamento Ammortamenti (**) Interessi passivi (***) Costo totale al netto del costo di ristallo Acquisto bestiame Costo lordo totale Premi PAC Costo netto totale Classi di dimensione fino a 400 capi oltre 400 capi `/kg % `/kg % 1,14 41,0 1,06 42,7 0,39 14,0 0,22 8,9 0,12 4,3 0,08 3,2 0,07 2,5 0,07 2,8 0,20 7,2 0,26 10,5 1,92 69,1 1,69 68,1 0,16 5,8 0,08 3,2 0,12 4,3 0,10 4,0 2,19 78,8 1,87 75,4 0,59 21,2 0,61 24,6 2,78 100,0 2,48 100,0 0,69 24,8 0,58 23,4 2,09 75,2 1,90 76,6 Media del campione (`/kg) 1,10 0,30 0,10 0,07 0,23 1,80 0,12 0,11 2,03 0,60 2,63 0,63 2,00 (*) Escluso concimi, sementi, contoterzismo ecc. (**) Escluso macchine operatrici utilizzate per la foraggicoltura. (***) Interessi al 2,8% sul capitale di anticipazione. Fonte: elaborazioni CRPA. REDDITIVITÀ DEGLI ALLEVAMENTI DI BOVINI DA INGRASSO Il buon andamento del mercato della prima metà dell’anno ha consentito agli allevatori di bovini da ingrasso un lieve miglioramento della redditività rispetto al bilancio del 2005, anche se mediamente il margine sul costo al lordo del pagamento unico aziendale ha mantenuto un segno negativo. Le aspettative di un più consistente recupero di redditività, in continuità con i risultati dell’anno precedente, sono state in parte disattese a causa del rincaro dei principali alimenti ad uso zootecnico e per l’aumento del costo dei ristalli. Il calo delle quotazioni dei capi da macello a partire dal secondo semestre del 2006 ha inoltre determinato una progressiva riduzione degli utili lordi di stalla, che fino ad allora si erano mantenuti in crescita. %/kg Redditività dell’allevamento di bovini da carne al lordo del pagamento unico aziendale (2004-2006) Fonte: elaborazioni CRPA. 7 Il pagamento unico aziendale ha permesso agli allevamenti meno efficienti di coprire le perdite di gestione, garantendo inoltre un utile positivo. Poiché il prezzo alla vendita è cresciuto più del costo medio di produzione, i margini al netto dei premi sono risultati in leggero aumento rispetto a quelli del 2005. Bisogna inoltre considerare che nel periodo precedente all’introduzione del sistema del disaccoppiamento, i premi vincolati alla produzione non avevano impedito il progressivo peggioramento della redditività a causa del prolungato ribasso dei prezzi vendita. %/kg Redditività dell’allevamento di bovini da carne al netto del pagamento unico aziendale (2004-2006) Fonte: elaborazioni CRPA. L’aumento del costo di alimentazione rilevato nel 2006 è dovuto al rincaro dei prezzi dei cereali. La crescita su base annua del prezzo del mais (145 euro/t) è stata infatti del 15%, mentre quella della crusca si è attestata al 19%. Le polpe di bietola si sono invece mantenute stabili, mentre la farina di soia ha registrato una diminuzione del 6% (AGER, Borsa merci di Bologna). Per contro, nel 2007 si è innescata una tendenza al rialzo che ha interessato tutti i principali alimenti zootecnici. Fino al primo semestre di quest’anno si sono infatti registrati aumenti dell’ordine del 25% per la farina di mais e del 15% per la soia, mentre il prezzo delle polpe di bietola essiccate, così come quello della crusca, è cresciuto nello stesso periodo di oltre il 50%. Indice dei prezzi (gennaio 2003=100) Indice dei prezzi degli alimenti ad uso zootecnico (gennaio 2004-giugno 2007) Fonte: A.G.E.R. Borsa Merci Bologna. 8 MERCATO DEI VITELLI DA RISTALLO E DEI VITELLONI DA MACELLO La ripresa dei prezzi del vitellone da macello iniziata nel 2005, in coincidenza con l’avvio del sistema di disaccoppiamento dei premi PAC, è continuata fino alla prima metà del 2006. Nei primi mesi dell’anno, infatti, la prospettiva di un ulteriore calo delle disponibilità ha spinto le quotazioni del bovino da macello su valori mai toccati in precedenza. A partire dal secondo semestre si è tuttavia innescata un’inversione di tendenza. Le favorevoli condizioni di mercato dei mesi precedenti si sono infatti tradotte nella tenuta dell’offerta di vitelloni allevati in Italia, mentre la crescita delle importazioni di carni di provenienza estera ha creato le condizioni per il ribasso dei prezzi. In forza degli aumenti registrati nel primo semestre la quotazione media nel 2006 dei vitelloni Charolais, pari a 2,29 `/kg peso vivo, ha segnato un incremento del 5,5% rispetto all’anno precedente (2,17 `/kg). La media per il vitellone Limousine, pari a 2,45 `/kg, è risultata in crescita del 4%. Prezzo peso vivo (%/kg) Prezzi dei vitelli da ristallo e dei vitelloni maschi da macello di razza Charolais e Limousine (gennaio 2004-giugno 2007) Fonte: elaborazioni CRPA su dati CCIAA di Modena. All’iniziale aumento dei prezzi dei bovini da macello ha corrisposto la ripresa della corsa al rialzo dei capi da ristallo. Il risultato è stato per il secondo anno consecutivo una sensibile crescita delle quotazioni del vitelli da allevamento di origine francese. La media su base annua per il vitello Charolais di 350 kg è stata di 2,77 `/kg, superiore del 4,7% rispetto a quella del 2005 (2,64 `/kg). L’incremento del vitello Limousine è risultato più contenuto e pari al 3%, ma ha ugualmente spinto le quotazioni ai massimi storici. A partire dalla seconda metà del 2006, con il ribasso delle quotazioni dei capi da macello anche i prezzi dei ristalli sono calati. La tendenza è continuata anche nel primo semestre di quest’anno. Indice dei prezzi (gennaio 2004=100) Andamento indicizzato dei prezzi dei vitelli da ristallo e dei vitelloni di razza Charolais e Limousine (gennaio 2004-giugno 2007) Fonte: elaborazioni CRPA su dati CCIAA di Modena. 9 COSTO DI MACELLAZIONE DEI BOVINI L’analisi del costo di macellazione è stata condotta utilizzando lo stesso campione di aziende dell’anno precedente. Si ricorda che i macelli, oltre ad essere specializzati nella lavorazione delle carni bovine, dovevano rispondere alle seguenti caratteristiche: l’attività svolta nello stabilimento doveva limitarsi alla semplice macellazione o, in caso contrario, l’amministrazione doveva essere in possesso di una contabilità analitica in grado di individuare i costi da attribuire alla sola fase della macellazione; il direttore del macello, o altra persona di sua fiducia, doveva accettare di essere intervistato per fornire i dati tecnici utili alla ricerca stessa. Il costo di macellazione dei bovini è costituito dalle spese inerenti alle operazioni di macellazione e alla successiva sezionatura in mezzene e quarti, ed è comprensivo delle spese sostenute per il trasporto degli animali vivi e della consegna delle carni ai clienti. Per il calcolo sono stati utilizzati i bilanci civilistici depositati presso le camere di commercio e le informazioni tecniche raccolte con questionari ed interviste fatte presso i macelli. Tutte le voci di costo legate alla gestione diretta del macello (materie prime, spese energetiche, manutenzioni, servizi, lavoro) e alle spese generali derivano integralmente dai dati contabili delle imprese. Incrociando i dati economici dei bilanci e i dati tecnici rilevati attraverso i questionari è stato possibile procedere alla loro analisi e alla determinazione del costo di macellazione dei bovini. La metodologia si basa sull’individuazione e la rilevazione dei costi effettivamente sostenuti dallo stabilimento per la macellazione dei bovini e solo per poche voci si è ricorso a delle stime. Solo nel caso in cui si attuavano altre attività oltre alla macellazione i costi sono stati ripartiti in modo proporzionale al fatturato e alla quantità di lavoro utilizzato nei singoli processi produttivi. La banca dati così predisposta è stata aggiornata al 2006 con opportuni coefficienti relativi alla dinamica delle singole voci di costo. Al fine di rendere omogeneo il calcolo degli ammortamenti e degli interessi si è ricorso ad una stima, utilizzando gli stessi criteri per tutte le aziende del campione. Per il calcolo degli interessi sull’anticipazione delle spese si è considerato un capitale uguale alla somma di tutti i costi sostenuti dallo stabilimento (costi espliciti) applicando un tasso d’interesse del 2,8% per un periodo di 2 mesi. Per il calcolo degli interessi e degli ammortamenti sugli immobili si è considerato il valore storico del costo di costruzione dello stabilimento, comprensivo delle attrezzature necessarie. Al valore degli immobili si è applicato un tasso di interesse del 2%, mentre la quota di ammortamento è stata calcolata applicando una aliquota del 7,5% ritenendo che il 50% del valore investito sia rappresentato da fabbricati ed il rimanente 50% dalle attrezzature. I diciassette macelli che formano il campione sono ubicati in Lombardia, Emilia, Veneto e Piemonte. I bovini complessivamente macellati dalle aziende del campione sono 756.000. La capacità di macellazione varia da un minimo di 1.200 ad un massimo di 267.000 capi/anno, con una media di 44.500 capi/anno. Il 39% dei capi macellati è costituito da vitelloni; il 27% da vacche; il 25% da vitelli ed il 9% da manze. Costo di macellazione dei bovini (2004-2006) Voci di costo Materie prime e di consumo Spese energetiche Manutenzioni, assicurazioni Lavoro Smaltimento materiali a rischio e altri costi Costi espliciti Interessi anticipazioni Interessi capitali investiti Ammortamenti Interessi e ammortamenti Costo totale di macellazione Trasporto animali vivi Distribuzione carne Costo totale 2004 `/capo 15,96 11,49 6,79 29,93 30,07 94,24 0,39 8,18 30,68 39,25 133,49 10,78 17,20 161,47 2005 % 9,9 7,1 4,2 18,5 18,7 58,4 0,2 5,1 19,0 24,3 82,7 6,7 10,6 100,0 `/capo 16,23 11,79 6,90 30,53 29,77 95,22 0,40 8,30 31,14 39,84 135,06 11,05 17,62 163,73 2006 % 9,9 7,2 4,2 18,6 18,2 58,2 0,2 5,1 19,0 24,3 82,5 6,7 10,8 100,0 `/capo 16,56 13,15 7,01 31,14 28,84 96,68 0,44 8,41 31,54 40,39 137,08 11,82 18,67 167,57 % 9,9 7,8 4,2 18,6 17,2 57,7 0,3 5,0 18,8 24,1 81,8 7,1 11,1 100,0 Fonte: elaborazioni CRPA. Il costo di macellazione dei bovini nel 2006 è risultato pari a 137,08 `/capo macellato, importo che sale a 167,57 `/capo se si considerano gli oneri per il trasporto degli animali vivi al macello e per la successiva distribuzione della carne. Il 57,7% del costo totale è costituito dai soli costi espliciti, mentre interessi e ammortamenti presentano un’incidenza pari al 24,1%. Questo è dovuto alla complessità della gestione degli stabilimenti di macellazione per rispettare le ultime direttive in tema di igiene e sicurezza nei posti di lavoro. Rispetto all’anno precedente si registra un aumento del 2,3%, pari a 3,8 `/capo. L’incremento evidenziato è rimasto entro limiti contenuti per effetto della riduzione dei costi inerenti allo smaltimento del “materiale a rischio” proveniente dalla macellazione. La voce di costo che evidenzia il maggiore incremento è quella relativa alle spese energetiche (carburanti ed energia elettrica) che da 11,79 `/capo sale a 13,15 `/capo, con un aumento dell’11,5%, seguita dalle spese per il trasporto degli animali vivi che è incrementata del 7%. C.R.P.A. notizie Direttore Responsabile Adelfo Magnavacchi. Testi e realizzazione grafica di Kees De Roest, Eugenio Corradini, Claudio Montanari. Revisione testi di Magda Schiff. Stampa Tecnograf - Reggio Emilia. Ogni riproduzione, integrale o parziale, deve essere autorizzata dal CRPA 10 UNO SGUARDO ALLE ATTIVITA’ DI VENETO AGRICOLTURA Domenica 14 ottobre, in occasione di Grapperie Aperte, si è svolto il taglio del nastro della prima “cotta” 2007 della Distilleria Sperimentale di Veneto Agricoltura curata in collaborazione con l’Istituto Grappa Veneta Nascono “Le vie Venete della grappa” Durante l‘incontro è stata presentata la pubblicazione dei soci dell’Istituto Grappa Veneta “Le vie Venete della grappa” La grappa Veneta si mento tecnologico, alla riracconta. Si tratta di un cerca, all’intuizione ed all’ingrande momento, infatgegno dei maestri distillatoti, per l’acquavite made ri, che hanno reso la grappa in Veneto che oltre ad che hanno reso la grappa anticipare la nascita di Veneta la realtà più imporun disciplinare per il tante nel settore, che ad ogprodotto Grappa Venegi costituisce contribuendo ta che ne tuteli l’origi- Corrado Callegari, Amministratore Unico di Veneto Agri- a più del 45% della produnalità e a presentare la coltura ed il Vicepresidente della Regione del Veneto, zione nazionale. Oltre a preDr. Luca Zaia, hanno partecipato all’incontro di Conegliapubblicazione “Le vie no per l’inaugurazione della Distilleria Sperimentale. sentare alcuni cenni storici, Venete della grappa”, dalla “graspa” all’odierno si dedica all’innovazione ed alla prodotto di eccellenza, descrive tecnologia creando la Distilleria le aziende che hanno fatto parte Sperimentale di Veneto Agricoldel progetto, concludendo con tura gestita in collaborazione un glossario in cui si racchiudocon l’Istituto Grappa Veneta no i termini tecnici più importanti presso la Scuola Enologica G. relativi non solo per i processi di B. Cerletti che domenica 14 otproduzione ma anche per quantobre, in occasione della manito riguarda gli strumenti che si festazione Grapperie Aperte, trovano in una distilleria alle meorganizzata dall’Istituto Naziotodologie di distillazione ed alle nale Grappa, ha dato il via alla tipologie di alambicchi impiegasua prima “cotta” 2007 alla prebili per ottenere la grappa. Un senza del Vicepresidente della vero e proprio viaggio, quindi, Regione Veneto Luca Zaia. La quello proposto dai soci produtpubblicazione de “Le vie Venete tori di I.G.V. che, partendo dalla della grappa” è il frutto della vocittà con l’arena più famosa del lontà di 22 aziende ad oggi conmondo, Verona, attraverserà la sorziate all’Istituto Grappa regione passando per PadoVeneta, che nasce negli anva, Vicenza e Treviso e Veroni 90, di trasmettere i forti na lasciando dietro di sé il polegami che le uniscono al tenziale aromatico, l’intensa territorio, alla cultura e alle personalità e la gentilezza dei tradizioni dell’acquavite. Nacaratteri che da anni contradta come sottoprodotto povedistinguono la grappa veneta. ro della vinificazione, la Nella foto sopra: la testa della grappa grappa si è trasformata in un da eliminare e nella foto sotto gli impianti di Conegliano visitati dal Vicedistillato sempre più nobile e presidente Zaia e da Corrado Callegari raffinato, grazie al migliora-