Psiconcologia, IOV-IRCCS Padova Cure Palliative, UO Cure Primarie, Coordinamento Distretti, ULSS 3 di Bassano del Grappa (VI) RIASSUNTO Verso la fine degli anni ’70 l’aumento delle possibilità di cura dei tumori ha spinto discipline quali l’oncologia, la psicologia, la psichiatria e l’assistenza sociale e infermieristica a un crescente interesse per le problematiche psicologiche e di qualità della vita, connesse alla sopravvivenza e alla riabilitazione; conseguentemente è emersa la necessità di un approccio psicosociale al cancro finalizzato a favorire il corso della malattia e a migliorare le capacità di adattamento dei pazienti. In questo quadro, il presente lavoro si propone di ripercorrere lo sviluppo della prospettiva psicosociale all’interno della disciplina psiconcologica, partendo dalla strutturazione e classificazione dei diversi modelli di intervento psicosociale, dalla definizione e sperimentazione dell’intervento psicoeducazionale fino alla più recente considerazione della dimensione spirituale concretizzatasi nella proposta di interventi di mindfulness. 3:2011; 229-245 1UOS 2Nucleo NÓOς ELEONORA D. CAPOVILLA1, SAMANTHA SERPENTINI1,2, IRENE GUGLIERI1, ELEONORA CASON1 INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA La riabilitazione in psiconcologia: lo sviluppo dell’approccio psicosociale dall’adattamento alla spiritualità Parole chiave: riabilitazione, psiconcologia, approccio psicosociale, adattamento, spiritualità. SUMMARY Rehabilitation in Psycho-Oncology: the development of the psychosocial approach from the adjustment to spirituality Towards the end of the 1970s the increased possibility of curing cancer influenced such disciplines as oncology, psychology, psychiatry as well as social and nursing care. Growing attention was given to psychological aspects and issues concerning the quality of life, connected to survival and rehabilitation. As a consequence the need was felt for a psychosocial approach to cancer aimed at favouring the course of the disease and at ameliorating adaptation in cancer patients. In this context, the present work aims at reconsidering the psychosocial prospect within the discipline of psychooncology, from the structuring and classification of the different models of psychosocial intervention, to the definition and experimentation of psychoeducational interventions, to the most recent consideration of the spiritual dimension which is embodied in the interventions of mindfulness. Key words: rehabilitation, psychooncology, psychosocial approach, coping, spirituality. 233 Indirizzo per la corrispondenza: Eleonora Capovilla, Istituto Oncologico Veneto, IRCCS-Ospedale Busonara, Via Gattamelata 64 - 35128 Padova, e-mail: [email protected] LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς INTRODUZIONE Lo sviluppo della prospettiva psicosociale ha avuto inizio negli anni cinquanta con la nascita di un crescente numero di ricerche e di studi, finalizzati alla valutazione e al trattamento dei problemi psicologici e psichiatrici presenti nei pazienti affetti da malattie somatiche1. Verso la fine degli anni ’70 l’aumento delle possibilità di cura dei tumori spinse discipline quali l’oncologia, la psicologia, la psichiatria e l’assistenza sociale e infermieristica a un crescente interesse per le problematiche psicologiche e di qualità della vita, connesse alla sopravvivenza, che di conseguenza fecero emergere la necessità di un approccio psicosociale al cancro. In effetti, negli ultimi venti anni la ricerca psiconcologica si è diffusa in un gran numero di Paesi, col proposito di analizzare l’impatto psicosociale del cancro su pazienti, famiglie e personale curante e di approfondire il ruolo svolto dalle variabili psicologiche e comportamentali nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura delle neoplasie. Inoltre, molteplici studi hanno tentato di analizzare le possibili interazioni tra fattori psicosociali e fattori biologici. In questo quadro, obiettivo principale dell’attuale psiconcologia è la sperimentazione di specifici interventi psicosociali, strutturati sull’integrazione delle diverse competenze professionali dell’ambito sanitario e finalizzati alla considerazione dei bisogni globali dei pazienti affetti da cancro, fino ad includere la considerazione della dimensione spirituale, con le domande di senso di cui ogni uomo è portatore e che la situazione di malattia evoca in tutta la sua urgenza e drammaticità2. INTERVENTI PSICOSOCIALI IN ONCOLOGIA: DEFINIZIONE, OBIETTIVI E MODELLI Gli interventi psicosociali in oncologia sono approcci strutturati finalizzati a favorire il corso della malattia e a migliorare le capacità di adattamento psicologico e sociale dei pazienti. La loro importanza, a partire dagli anni ’50, è stata avvertita in maniera sempre crescente, con l’aumento della sopravvivenza dei malati di cancro, ed è stata accentuata dalla necessità di fornire un aiuto a un numero sempre maggiore di persone che devono convivere con una malattia così seria. Tuttavia, se sugli obiettivi generali si registra una sostanziale unanimità, non altrettanto condivisi sono gli orientamenti sul piano metodologico. Infatti, sono stati effettuati diversi tentativi di definire gli obiettivi specifici e di classificare i vari modelli di intervento psicosociale e si è sempre avuto ben chiaro il quadro dei problemi metodologici, derivanti dalla difficoltà di interpretare e confrontare dati ottenuti da ricerche assai diverse tra di loro3. Massie et al.4 distinguono, dal punto di vista della forma in cui viene fornito il supporto, due modelli di intervento psicosociale: interventi individuali e interventi di gruppo. Entrambi possono essere effettuati sia da operatori sanitari che da volontari o ex pazienti. Nella tabella I vengono riportati gli 234 Tabella I. Modelli di intervento psicosociale secondo Massie, Holland e Straker (1989). Tipo di intervento Operatori sanitari Educazione Psicoterapia di supporto Intervento di crisi Intervento di supporto psicodinamico Combinazione degli elementi sopra riportati Educazione Psicoterapia cognitivocomportamentale Volontari e/o ex pazienti Visite ospedaliere ed educazione Consigli pratici Modelli di coping Educazione, consigli pratici Supporto reciproco Promozione Modelli di coping elementi distintivi, per ciascun modello e per ciascun fornitore, così come essi sono individuati. Gli stessi autori definiscono gli interventi psicosociali quali “tentativi sistematici diretti ad influire sul comportamento di coping mediante strumenti educazionali o psicoterapeutici” e ne fissano gli obiettivi generali: la diminuzione dei sentimenti di alienazione e di disperazione tramite il confronto con altri pazienti; la riduzione dell’ansia e dello stress relativi alla cura; il superamento della mancanza di informazione e/o della disinformazione; l’incremento dell’adattamento alla malattia, del controllo personale e delle capacità di problem solving. Sulla base di tali obiettivi, gli interventi psicosociali vengono distinti in: interventi educazionali e interventi psicoterapeutici. 3:2011; 229-245 Di gruppo NÓOς Individuale INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA Fornitori Tabella II. Interventi psicosociali educazionali secondo Massie, Holland e Straker (1989). Ricevente Pazienti Interventi Familiari chiarire le informazioni sulla condizione medica (diagnosi, cura), sugli effetti collaterali del trattamento e sull’organizzazione delle cure; rinforzare le informazioni date al personale sanitario; individuare le risorse di comunità; spiegare le reazioni emotive comuni alla diagnosi di cancro incoraggiare a porre domande; preparare ai problemi comuni associati alla malattia; favorire la comunicazione con il personale sanitario; aiutare a comprendere la malattia del familiare ammalato e le sue reazioni emotive; favorire la comunicazione tra i membri della famiglia; dare informazioni relative al trattamento medico; dare suggerimenti per la gestione della malattia e del trattamento Personale sanitario chiarire le ragioni del comportamento del paziente, spiegare i principi dell’adattamento alla malattia Datore di lavoro o scuola chiarire, con il consenso del paziente, le assenze dal lavoro, i problemi fisici e le reazioni emotive 235 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς Gli interventi educazionali consistono in approcci direttivi, che hanno come principale obiettivo quello di dare informazioni o chiarimenti sugli aspetti medici della malattia, diagnosi e cura, e sugli aspetti psicologici, relativi al coping e agli stati affettivi. Tali interventi possono essere puramente informativi, attraverso l’uso di diapositive, videocassette, depliant e opuscoli, oppure includere tecniche cognitive e di problem solving finalizzate alla gestione dello stress e delle modalità di adattamento alla malattia. L’approccio educazionale si rivolge principalmente ai pazienti con diagnosi recente di cancro, ma può essere anche diretto ai familiari o al personale sanitario. Gli interventi psicoterapeutici sono rivolti ai pazienti e ai familiari e si avvalgono di metodi psicodinamici e di investigazione per esaminare e comprendere le reazioni emozionali. Mentre gli interventi educazionali possono essere forniti da diverse figure operanti in ambito oncologico (psicologi/psichiatri, infermieri, volontari ed ex-pazienti), gli interventi psicoterapeutici sono di competenza specifica di professionisti della salute mentale, psicologi e psichiatri, con formazione psicoterapeutica. Nelle tabelle II e III sono riportati i caratteri distintivi dei due tipi di intervento. Biondi, Costantini e Grassi5 distinguono gli interventi psicosociali in oncologia in: programmi informativi e programmi psicoterapeutici. Entrambi i tipi di programmi possono essere individuali o di gruppo (tabella IV). Secondo gli autori, i programmi informativi, così chiamati in alternativa al termine anglosassone di “interventi educazionali”, sono procedure finalizzate ad aumentare la conoscenza del paziente sulla malattia, sul trattamento e sui più comuni problemi che, prima o poi, si troverà ad affrontare. Gli obiettivi di Tabella III. Interventi psicosociali psicoterapeutici secondo Massie, Holland e Straker (1989). Ricevente Pazienti Interventi Familiari 236 incoraggiare l’espressione dei sentimenti riguardo alla malattia; offrire supporto verbale e rassicurazione riguardo alla malattia; analizzare la relazione attuale alla diagnosi di cancro in relazione alle esperienze precedenti che possono aver esercitato un’influenza (per es. la morte precedente per cancro di un familiare); chiarire e interpretare i sentimenti, i comportamenti e le difese in termini psicodinamici; aiutare il paziente ad affrontare l’incertezza riguardo al futuro e alle problematiche esistenziali associate generalmente alla diagnosi di cancro; esplorare le eventuali situazioni stressanti concomitanti ed indipendenti dalla malattia (divorzio recente, perdita del lavoro) valutare l’impatto della malattia sui membri della famiglia e le loro reazioni; individuare eventuali comportamenti psicopatologici, preesistenti o attuali, che influenzano la situazione; analizzare le decisioni prese riguardo al trattamento (ospedale/medico, costi, fattibilità); incoraggiare la condivisione con il paziente degli argomenti e dei sentimenti relativi alla malattia; incontrarsi con il paziente e con la sua famiglia per favorire la comunicazione tra i membri della famiglia; individuare i bambini che possono essere vulnerabili e bisognosi di supporto psicosociale Tabella IV. Interventi psicosociali secondo Biondi, Costantini e Grassi (1995) - modificata. Gruppi tematici Videocassette Diapositive Ad orientamento psicodinamico: terapia di LeShan Di gruppo Gruppi cognitivo-comportamentali Gruppi di supporto tali interventi vengono individuati nell’aumento della conoscenza, nella diminuzione del senso di smarrimento e di incontrollabilità, nel favorire comportamenti più adeguati e una partecipazione più attiva del soggetto al programma di cura. Gli interventi psicoterapeutici invece, sempre secondo gli autori, hanno il fine generale di favorire un’attitudine mentale più propositiva e attiva nei confronti della malattia e del trattamento, di mobilitare gli affetti verso programmi e valori che diano senso alla vita e quindi, in definitiva, di avere un effetto positivo sia sulla qualità della vita che sulla sopravvivenza. Una delle più recenti classificazioni, quella di Iacovino e Reesor6, è specificamente basata su una prospettiva metodologica. Essa, infatti, prende in considerazione 33 ricerche che hanno valutato gli effetti di interventi psicosociali, distinguendo quattro tipi di studi: descrittivi, quasi sperimentali, retrospettivi e clinicamente controllati/comparativi. Un’ulteriore distinzione che gli autori fanno nell’ambito degli studi clinici controllati è quella determinata dal diverso format: supporto e consulenza individuali, supporto di gruppo, interventi comportamentali ed educazionali individuali, interventi comportamentali ed educazionali di gruppo e interventi a componente multipla. 3:2011; 229-245 Di gruppo Cognitivo-comportamentali: trattamenti specifici (anoressia, insonnia, nausea e vomito, dolore); trattamenti generali (terapia psicologica adiuvante, terapia immaginativa di Simonton, training cognitivo di Weisman) NÓOς Colloqui informativi Diapositive Videocassette Depliant illustrativi “Shaping-pill” Libretti informativi Visite domiciliari Individuali INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA Individuali DAGLI INTERVENTI PSICOSOCIALI A QUELLI PSICOEDUCAZIONALI: LE RICERCHE DI FAWZY Un ruolo fondamentale nell’ambito dell’approccio psicosociale al cancro è rappresentato da Fawzy, che ha dedicato numerosi studi all’approfondimento di questa area, tracciando importanti passi in avanti nella definizione di intervento psicoeducazionale. In un’importante ricerca del 1995 Fawzy7 passa in rassegna i diversi interventi psicosociali presenti nella letteratura psiconcologica e in essi distingue quattro modelli usati più frequentemente: educazione, training comportamentale, psicoterapia individuale e interventi di gruppo (tabella V). Al termine della rassegna del 1995, Fawzy conclude che ciascuno dei modelli di intervento psicosociale sperimentati ha fatto registrare qualche effetto positivo, ma aggiunge che “specifiche porzioni dei singoli interventi, ricono237 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς Tabella V. Interventi psicosociali secondo Fawzy (1995). Tipo di intervento Educazione Obiettivi Training comportamentale Metodi ridurre il sentimento di aiuto e inadeguatezza aumentare la conoscenza accrescere il sentimento di controllo ridurre lo stress psicologico ridurre i sintomi fisici (effetti di chemioterapia e radioterapia) Psicoterapia individuale Interventi di gruppo alleviare lo stress e il turbamento fornire aiuto aiutare a fronteggiare la malattia aiutare a parlare delle paure e dell’ansietà aiutare a sentirsi meno isolati e più supportati psicologicamente migliorare l’adattamento alla malattia informazioni sulla malattia e sul trattamento informazioni riguardo al coping e alla gestione della stress informazioni sugli aspetti emozionali tecniche di rilassamento muscolare progressivo ipnosi, respirazione profonda, meditazione, biofeedback rilassamento passivo e immaginazione guidata informazioni supporto psicologico ed emozionale programmi di riabilitazione informazioni tecniche di rilassamento gestione dello stress supporto emozionale sciute come benefiche e appropriate, possono essere combinate in un unico intervento di gruppo strutturato, a breve termine [nel quale] l’elemento centrale è insegnare ai pazienti come convivere con il cancro”. Fawzy definisce questo tipo di intervento “psicoeducazionale”. Esso deve consistere, essenzialmente, nell’educazione alla salute, nella gestione dello stress, nel “behavioral training” (modificazione del comportamento) e nel coping, e deve includere tecniche di soluzione di problemi e supporto psicologico di gruppo. Secondo l’autore questo modello, al pari di qualsiasi altro intervento psicosociale, dovrebbe essere utilizzato come parte integrante della cura medica e non come metodo indipendente di trattamento del cancro. Successivamente, nel 19988, Fawzy cura una nuova rassegna critica nella quale prende in considerazione 31 interventi psicoeducazionali riportati in letteratura dal 1978 al 1994. Dall’analisi di questi studi emergono quattro temi fondamentali: educazione, coping, supporto emozionale, psicoterapia, e due format: individuale e di gruppo (tabella VI). Sia nella rassegna del 1995 che in quella del 1998 il fine ultimo di Fawzy è quello di tentare di pervenire a una definizione univoca di “intervento psicoeducazionale” e alla standardizzazione di un modello che combini il trattamento medico convenzionale con quello psicologico nella cura del cancro. A questo stesso fine mira la realizzazione di un manuale, pubblicato nel 1994, dal titolo A Structured Psychoeducational Intervention for Cancer Patients9,10, che è diventato un testo essenziale e un punto di riferimento per quanti opera238 Tabella VI. Temi e obiettivi degli interventi psicoeducazionali, Fawzy (1998). ridurre il senso di disperazione e di inadeguatezza, causati dall’incertezza e/o dalla mancanza di conoscenza, tramite: – informazioni specifiche sulla diagnosi e sul trattamento; – informazioni sul coping e sugli aspetti emozionali. Coping insegnare ai pazienti come far fronte efficacemente alla diagnosi e alla cura attraverso tecniche cognitivo-comportamentali (ad es., problem solving, gestione dello stress, tecniche di rilassamento, meditazione, biofeedback, ipnosi, immaginazione guidata, ecc.) Supporto emozionale fornire ai pazienti l’opportunità di esprimere sentimenti ed emozioni sulla malattia e sulla cura dare un senso di rassicurazione personale Psicoterapia a) individuale b) di gruppo ridurre lo stress e lo sconvolgimento associati alla malattia ridurre l’ansia relativa ai trattamenti ridurre il senso di disperazione e di solitudine no nel campo degli interventi psicosociali per malati di cancro. Il modello psicoeducazionale, illustrato nel manuale, mette in pratica l’intuizione che Fawzy espone sia nella rassegna critica del 1995 che in quella del 1998: l’opportunità di combinare insieme differenti modalità di intervento, utilizzate separatamente nella maggior parte degli studi realizzati, per poter contare su quanto di meglio ciascuna di esse possa offrire. Il modello di intervento psicoeducazionale si basa su quattro elementi fondamentali: a) educazione alla salute; b) gestione dello stress; c) capacità di coping; d) sostegno psicologico. 3:2011; 229-245 Educazione NÓOς Obiettivi generali INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA Tema dell’intervento a) Educazione alla salute La componente “educazione alla salute” consiste in informazioni sulla promozione e sul mantenimento della salute facilmente comprensibili e specifiche per la diagnosi di cancro. Il principale obiettivo dell’educazione è quello di consentire ai pazienti di continuare a partecipare alle proprie attività quotidiane preferite in maniera salutare e sicura. b) Gestione dello stress La componente “gestione dello stress” si pone essenzialmente l’obiettivo di insegnare ai pazienti a prendere consapevolezza del proprio stress, delle sue possibili fonti e delle reazioni personali ad esso (reazioni fisiologiche, psicologiche e comportamentali), e a gestire efficacemente lo stress attraverso l’uso di tecniche di rilassamento (per esempio rilassamento muscolare progressivo seguito da immaginazione guidata o autoipnosi). c) Capacità di coping Tale componente è finalizzata ad accrescere la conoscenza da parte del 239 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς paziente delle caratteristiche che determinano un buon adattamento alla malattia11. Ai pazienti viene spiegato che esistono metodi diversi di adattamento alla malattia e che alcuni di essi possono risultare più efficaci di altri nel far fronte allo stress. In particolare, vengono illustrati i tre metodi teorici generali di adattamento classificati da Lazarus e Folkman12: il metodo attivocomportamentale consistente in azioni che aiutano a risolvere i problemi, mentre il metodo attivo-cognitivo consistente in riflessioni e tecniche utilizzate per fronteggiare positivamente i problemi, e il metodo di evitamento include una serie di modalità attraverso cui una persona evita di affrontare i problemi. I primi due metodi sono più efficaci e fanno sentire meglio sia a breve che a lungo termine, mentre il metodo di evitamento può far sentire meglio a breve termine, ma non risolve i problemi e non fa sentire meglio a lungo termine. La parte finale della componente “capacità di adattamento” comprende tecniche di soluzione dei problemi sul modello del Progetto Omega13, che insegna strategie positive di coping per diminuire lo stress e accrescere l’adattamento alla malattia. Esso include l’insegnamento di un approccio teorico alla soluzione dei problemi. Viene mostrata ai pazienti una serie di immagini, che illustrano i dilemmi comuni al cancro, per iniziare discussioni che spesso portano all’effettiva risoluzione dei problemi. Le situazioni illustrate includono le seguenti tematiche: solitudine e isolamento, paura e apprensione, mantenimento del morale attraverso il sostegno sociale, relazione medico-paziente, cambiamenti nell’immagine corporea, sessualità e contatto personale, stati emotivi, comunicazione, alienazione sociale e depressione. d) Sostegno psicologico Il sostegno psicologico fornito dallo staff professionale ha inizio con una serie di discorsi sulla generazione di speranza e sull’individuazione e mobilitazione delle risorse di adattamento e prosegue per tutta la durata dell’intervento. Ma un grande sostegno viene fornito all’interno del gruppo stesso dalla possibilità che hanno i pazienti di condividere sentimenti e scambiarsi le proprie esperienze. L’intero programma psicoeducazionale è organizzato in 6 sessioni settimanali, ciascuna della durata di un’ora e mezza/due. Fawzy ritiene che il suo modello di intervento psicoeducazionale strutturato a breve termine offra il suo potenziale maggior beneficio ai pazienti diagnosticati precocemente nei primi stadi della malattia neoplastica e con una buona prognosi. Questa tipologia di pazienti, infatti, nonostante le condizioni di salute oggettivamente soddisfacenti, reagisce all’impatto con la malattia mostrando elevati livelli di stress psicologico e sperimentando anche veri e propri stati di crisi che ostacolano le capacità personali di fronteggiare la malattia. Pertanto, secondo l’autore, i vantaggi di tale programma psicoeducazionale comprendono la promozione di importanti capacità di soluzione dei problemi e di modalità attive di adattamento, le quali favoriscono il superamento della fase traumatica della malattia e stimolano i pazienti a riprendere la propria traiettoria di vita con consapevolezza e serenità. 240 3:2011; 229-245 NÓOς Negli ultimi anni la sperimentazione degli interventi psicoeducazionali si è diffusa sempre di più e numerose sono le ricerche riportate nell’ambito della letteratura psiconcologica internazionale. Venendo alla realtà italiana, è opportuno citare lo studio di Capovilla et al.10,14-17, finalizzato a verificare la riproducibilità e la fattibilità in Italia del modello di intervento psicoeducazionale sperimentato da Fawzy et al. Sulla base del modello di Fawzy, precedentemente descritto, il programma psicoeducazionale ha previsto i seguenti temi: educazione alla salute, gestione dello stress, capacità di adattamento e sostegno psicologico. In tal senso l’intervento psicoeducazionale propone una modalità di approccio al cancro completamente nuova per la realtà italiana. La novità di questo modello sta proprio nell’informare ed educare il paziente neoplastico relativamente alla malattia con l’intento di renderlo cosciente e di aiutarlo a far fronte in modo attivo e responsabile alla propria salute fisica e psichica e al programma di cura. Certamente, sulla base delle nostre esperienze riteniamo che le differenze culturali impongano degli adeguati adattamenti allo specifico contesto italiano. Nell’esperienza padovana l’intervento psicoeducazionale è stato inserito all’interno del modello denominato Approccio Psiconcologico Integrato (API)18. Tale approccio si basa sull’integrazione, nell’ambito dei processi di cura e di assistenza del malato neoplastico, tra l’intervento psicologico e quello oncologico-infermieristico. L’obiettivo finale dell’approccio API è quello di favorire il miglioramento della qualità di vita del paziente, attraverso la partecipazione di tutte le figure professionali dell’équipe e un sistema di scambio di informazioni sulla malattia neoplastica che non può prescindere dal punto di vista del malato e, quindi, dal suo coinvolgimento attivo. Studiando la riproducibilità del modello psicoeducazionale di Fawzy, si è valutato che questo poteva essere opportunamente inserito all’interno dell’API: l’intervento psicoeducazionale può essere considerato a tutti gli effetti un approccio psiconcologico integrato, dal momento che è indirizzato al paziente, in quanto presenza fisica e psicologica, ed è strutturato per rispondere ai suoi bisogni globali. In conclusione, l’intervento psicoeducazionale in virtù delle sue caratteristiche di breve durata e incisività rappresenta nell’ambito dell’approccio psicosociale al cancro un risorsa nuova e potenzialmente molto efficace. Esso, inoltre, per la sua possibilità di realizzazione e di ripetizione può facilmente essere integrato al tradizionale trattamento medico. In tal senso, il programma psicoeducazionale potrebbe essere utilizzato come modalità elettiva di intervento psicologico primario, o di primo livello, per i pazienti neoplastici in fase iniziale di malattia e con buona prognosi. Questo primo approccio consentirebbe di rispondere ai bisogni informativo-comunicativi ed emozionali immediatamente successivi alla fase diagnostica o a quella chirurgica; potrebbe evidenziare nei pazienti problematiche psicologiche più profonde e far emergere l’eventuale necessità di un ulteriore intervento psicoterapeutico, individuale o di gruppo. Infatti, nel rispondere a determinati bisogni, l’intervento psicoeducazionale offre ai pazienti la possibilità di maturare e INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA L’ESPERIENZA ITALIANA 241 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς approfondire l’elaborazione della propria esperienza e ciò può condurre a un altro livello di consapevolezza e all’emergere di nuovi bisogni, i quali necessitano di adeguati interventi. Di qui la proposta di considerare l’intervento psicoeducazionale come una forma intermedia tra la valutazione psiconcologica iniziale e l’intervento psicoterapeutico vero e proprio (tabella VII)2. IL RUOLO DELLA SPIRITUALITÀ NELL’ADATTAMENTO ALLA MALATTIA L’interesse per gli aspetti connessi alla spiritualità e alla religiosità nel campo della salute è largamente aumentato nella comunità scientifica, così come gli studi che hanno tentato di indagare le correlazioni esistenti tra queste differenti dimensioni. Un iniziale campo di indagine è stato quello relativo al coinvolgimento religioso e alle sue correlazioni con lo stato di salute o i tassi di mortalità. Numerosi studi, per esempio, hanno indagato le relazioni tra la pratica religiosa e alcune malattie croniche, quali il cancro o l’ipertensione, l’incidenza di particolari quadri sintomatologici, come l’enfisema, la cirrosi e l’ipertensione o anche variabili psicologiche quali ansia, depressione, stima di sé, tassi suicidari19-23. Successivamente il campo di indagine si è esteso a comprendere anche l’ambito spirituale, non necessariamente connotato in termini religiosi, e la comprensione di come tali aspetti possano svolgere un importante ruolo di mediazione nei processi di coping con la malattia o la qualità di vita nella popolazione di pazienti oncologici24,25. Molti degli studi, tuttavia, sono carenti dal punto di vista metodologico, proprio a partire dalla difficoltà stessa di individuare una precisa definizione dei termini “religione” e “spiritualità”. Per religione si intende l’adesione alle credenze, i valori e le pratiche proposte da un’istituzione a cui la persona è devota e a cui si affida nella propria ricerca del divino, attraverso particolari modi di pensare e vivere la propria vita26. Il fattore comune a tutte le religioni, qualunque siano le loro diversità filoso- Tabella VII. Intervento psicologico in oncologia (Capovilla, Mariggiò, Serpentini, 2000). API (Approccio Psiconcologico Integrato) Assessment psiconcologico iniziale Intervento psicoeducazionale strutturato di gruppo (7-8 incontri di 1,5-2 h; 1 incontro finale d’équipe) Screening psicologico individuale Eventuale psicoterapia individuale o di gruppo 242 3:2011; 229-245 NÓOς INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA fiche, è quello di essere principalmente impegnate ad aiutare i loro fedeli a diventare esseri umani migliori27. In un certo senso la religione stessa può considerarsi un’estensione della spiritualità, espressa attraverso un sistema organizzato di credenze, pratiche, rituali e simboli che avvicinano la persona a ciò che è sacro, divino e trascendente o alla verità ultima della realtà28. Non esiste, per quanto riguarda il concetto di spiritualità, invece, una definizione univoca. Pur potendo essere afferrato da tutti nella vita quotidiana, questo è molto difficile da delineare, poiché le molteplici dimensioni che lo compongono sono spesso intangibili. La spiritualità, infatti, è una dimensione che riguarda il singolo nei suoi aspetti personali di autenticità, speranza e dignità; si riferisce a domande trascendenti, a questioni di senso e di valore, ma è anche intimamente connessa alle relazioni interpersonali che formano il tessuto della vita di ognuno; è una sfida alla percezione che noi abbiamo del nostro Io interno ed esterno, così come alle nostre nozioni di libertà e di legami. In generale, dunque, la si può intendere come quella ricerca che permette alla persona di esperire un significato trascendente per la propria vita e che è strettamente connessa con costrutti quali quello di significato, appartenenza e scopo29. Intesa in questi termini, la dimensione spirituale dovrebbe essere considerata come un aspetto imprescindibile, sia della ricerca psicosociale, nell’attuale passaggio da modello biopsicosociale30 a modello biopsicosocial-spirituale ed olistico31-33, sia dei protocolli di intervento volti all’implementazione dell’adattamento. In ambito psiconcologico l’interesse per questi aspetti ha trovato un fertile terreno nell’ambito delle cure palliative, già a partire dalle pionieristiche riflessioni di Cicely Saunders34, nel suo approccio all’esperienza di “dolore totale” della persona malata, fino ad arrivare alla definizione stessa di cure palliative, in cui “il controllo del dolore, di altri sintomi e degli aspetti psicologici, sociali e spirituali è di fondamentale importanza”35. La dimensione spirituale, tuttavia, non riguarda solo la fase finale della malattia, anche se in questa si impone in tutta la sua drammaticità nella ricerca di un senso da dare al proprio vivere e al proprio morire, ma risulta intimamente connessa anche all’esperienza stessa di malattia. La diagnosi di cancro, con tutto il suo potenziale evocativo36, può fortemente minacciare i costrutti nucleari della persona, rispetto ai progetti di vita, le autorappresentazioni identitarie, il senso di controllo, la natura degli investimenti affettivi e gli atteggiamenti spirituali e religiosi37. Il significato stesso della propria vita, così come della vita in generale, nelle domande “perché proprio a me?”, “che senso ha tutta questa sofferenza?”, ecc., viene inevitabilmente messo in discussione, anche se questo processo viene reso più o meno esplicito. Secondo un’epistemologia olistica, che trascende la dicotomia mente-corpo, si potrebbe affermare che il corpo stesso arriva a fermare la persona, affinché possa porsi quelle domande di senso troppo spesso sommerse dal travolgente ritmo della vita quotidiana o sfuggite nella ricerca di illusori sostituti di immortalità38,39. 243 244 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς GLI INTERVENTI DI MINDFULNESS NEL CONTESTO ONCOLOGICO Gli interventi Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), proposti per la riduzione dello stress e lo sviluppo della capacità di adattamento alla malattia oncologica, rappresentano una frontiera della cosiddetta integrative medicine o mind-body medicine, la quale vede corpo e mente come un’unità che chiede di essere compresa senza rigide divisioni. Parlare di “adattamento” alla malattia oncologica, o più in generale a un’esperienza spiacevole, può essere descritto, in altri termini, anche come l’“accettazione della realtà” per ciò che essa presenta, attraverso un processo di attenzione consapevole, intenzionale e non giudicante. Il termine “mindfulness” si riferisce proprio a questo: Kabat-Zinn (1990)40 la descrive come una “particolare modalità di prestare attenzione” oppure una “consapevolezza momento per momento”, in cui il soggetto rimane in un atteggiamento non giudicante e di accettazione delle diverse sensazioni, pensieri e percezioni che attraversano la mente di ciascuno. Viene esercitata attraverso pratiche formali e informali di consapevolezza, come ad esempio pratiche di “meditazione di consapevolezza”, “yoga consapevole”, “body scan” o lo svolgimento di attività quotidiane con “attenzione consapevole”41. Durante il corso strutturato di 8-10 settimane i pazienti partecipano in gruppo, una volta a settimana, in sedute di 2 ore e mezza ciascuna, più un’intera giornata di “ritiro” condotta attraverso la pratica del silenzio. Ogni seduta prevede una prima parte di pratica di consapevolezza e una seconda parte di condivisione dell’esperienza. Al partecipante, inoltre, è richiesto un impegno costante nella pratica, attraverso l’esercizio quotidiano e con l’assegnazione di compiti settimanali da svolgere. Per questo possiamo parlare di un vero e proprio percorso che la persona sceglie di intraprendere verso l’acquisizione di competenze specifiche e abilità di attenzione e consapevolezza. Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia del “programma di riduzione dello stress basato sulla mindfulness” in diverse popolazioni di pazienti, evidenziando riduzione di fattori quali il dolore, il distress e l’ansia42. Altri studi, invece, hanno focalizzato l’attenzione sui benefici riguardanti la pratica mindfulness sia su popolazioni di pazienti (con diversi problemi di salute) che su popolazioni di non pazienti, nel fronteggiare differenti problematiche della salute mentale, migliorando il funzionamento psicologico43. Il programma MBSR, inoltre, ha effetti nel promuovere la salute in un approccio globale al paziente oncologico e viene descritto come trattamento complementare ai tradizionali metodi biomedici44 . Il riferimento alla globalità della persona intende sottolineare l’importanza di prendersi cura di tutti gli aspetti implicati nell’esperienza di malattia, da quello fisico a quello psicosociale e spirituale, tipicamente considerati in un approccio biopsicosociale anziché prettamente biomedico. Tra gli studi relativi all’applicazione del programma MBSR sulla popolazione di pazienti oncologici, più specificamente, si sottolineano miglioramenti significativi nella qualità di vita e nello stato psicologico (depressione, ansia, stress percepito, paura della recidiva, ottimismo e supporto sociale) di 3:2011; 229-245 NÓOς INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA pazienti con tumore alla mammella in fase di follow-up45. Gli autori45 sottolineano, inoltre, come molteplici studi si siano soffermati sulla riduzione del distress e sul miglioramento del funzionamento fisico e psicologico delle donne operate al seno in fase di trattamento attivo, mentre è stata posta minore attenzione a questi aspetti in fase di follow-up. Il difficile periodo di transizione della “sopravvivenza post-trattamento”, in realtà, dicono gli autori, continua a comportare alti livelli di stress psicologico, ansia, depressione, paura di recidiva, sintomi fisici residui di dolore, stanchezza/fatigue, disturbi del sonno e ridotta qualità di vita. La tematica dell’adattamento riveste, dunque, anche nella fase di remissione di malattia, un’importanza cruciale. All’interno del Coordinamento Nazionale (Società Italiana di Psico-Oncologia) per le Medical Humanities46, presso l’Unità Operativa di Psiconcologia dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV)-IRCCS, di Padova, è stata realizzata una ricerca-intervento47 per l’applicazione del protocollo MBSR nell’ambito oncologico. Al corso MBSR, svoltosi nel periodo compreso tra gennaio a marzo 2009, hanno regolarmente partecipato 21 persone. Il campione su cui, successivamente è stata condotta l’analisi ha incluso 18 soggetti (16 femmine e 2 maschi, età media: 46 anni, range: 28-61), di cui il 78% composto da pazienti oncologici in fase di follow-up e da un rimanente 22% di operatori sanitari e caregiver, tutti afferenti alla UOS di Psiconcologia. Tra i criteri di selezione vi è stata l’esclusione di soggetti che presentassero comorbilità psichiatrica. Le misurazioni effettuate sono state di ordine sia quantitativo che qualitativo, attraverso la somministrazione di strumenti psicometrici standardizzati e validati nel pre- e nel post-intervento, e la ri-somministrazione a 6 e a 12 mesi dal termine. Sono poi state utilizzate schede “qualitative”, costruite ad hoc, per indagare le motivazioni e le aspettative dei partecipanti nel preintervento e la percezione dei risultati raggiunti ed eventualmente mantenuti a 12 mesi dal termine. I risultati quantitativi si riferiscono al livello di distress e all’acquisizione di abilità specifiche di mindfulness rappresentate dall’“attenzione verso” e la “consapevolezza per” il presente. Tra le motivazioni dei partecipanti emerge il desiderio di accompagnare il proprio caro nel percorso terapeutico e il desiderio di provare a superare il dolore e il senso di inutilità. Vi è, inoltre, il desiderio di acquisire maggiore serenità ed equilibrio mentale e fisico. Per quanto riguarda i pazienti, è presente la voglia di cambiare il proprio modo di vivere la vita, il bisogno di un diverso rapporto con il tempo e la quotidianità o di ridurre il forte stress provocato dalla malattia, di imparare a vivere con più pienezza il presente (“l’ansia per il follow-up è molto forte”). Si riscontra anche la necessità di stimoli che possano aiutare ad affrontare con serenità le giornate e il verificare l’efficacia della meditazione di consapevolezza su se stessi. I contenuti, in ordine qualitativo, affrontati nel percorso di consapevolezza sono stati relativi alla ripresa di contatto con il corpo “tradito” dalla malattia, a confermare l’importanza di utilizzare un intervento a mediazione corporea. Si è, dunque, posta l’attenzione al coping degli eventi stressanti: nello stimolare una capacità di osservazione e un atteggiamento non giudicante, per favorire il passaggio da “reazione automatica” a “risposta consapevole”. 245 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς Sono emersi, inoltre, i vissuti di ansia relativi ai controlli di follow-up e alla paura di recidiva. I partecipanti, condividendo ed elaborando questi vissuti nel gruppo, compresa l’angoscia di morte, hanno raggiunto anche una consapevolezza della preziosità di ogni singolo istante, nella valorizzazione e accettazione del momento presente. In linea con i risultati presenti in letteratura, lo studio italiano ha registrato nei partecipanti al corso di mindfulness miglioramenti statisticamente significativi nelle variabili principali di outcome, dimostrando così l’efficacia stessa dell’intervento. Si è riscontrato, infatti, un aumento della percentuale di soggetti senza distress, una riduzione di soggetti con distress grave e un miglioramento delle abilità specifiche di attenzione e consapevolezza. Si sono evidenziati, inoltre, altri importanti miglioramenti nell’aumento della percentuale di soggetti con “livello emotivo nella norma” e la diminuzione della percentuale “disturbo di adattamento” o “disturbo depressivo maggiore”, nel pre- e nel post-intervento. I miglioramenti sono mantenuti a distanza di 6 e 12 mesi dal termine del corso48. Per quanto riguarda gli aspetti di contenuto e di processo, essi evidenziano il lavoro compiuto dal gruppo su vari aspetti, tra cui ad esempio la ripresa di contatto con il proprio corpo, la stimolazione di capacità di osservazione, la stimolazione di un atteggiamento non giudicante, l’elaborazione di tematiche di morte. In un settore in cui il rapporto con il proprio corpo è proprio una delle aree “critiche”, si delinea nella sua utilità una tipologia di intervento che “parte proprio dal corpo”. Le valutazioni riportate dai partecipanti permettono ancora più degli aspetti quantitativi di evidenziare lo spessore esperienziale vissuto attraverso il corso, sottolineando come l’intervento abbia coinvolto la globalità della persona, fornendo uno strumento a mediazione corporea, con il quale nutrire la propria spiritualità ed elaborare nuove strategie di adattamento. Un aspetto particolarmente innovativo per le ricerche psicologiche in area oncologica è stata sicuramente la presenza di un gruppo “eterogeneo” di partecipanti (pazienti, operatori, familiari): al di là delle evidenze scientifiche già citate sull’efficacia dell’intervento in diverse popolazioni di pazienti e non pazienti, è risultata significativa anche in termini esperienziali la copresenza di persone con diversi “ruoli sociali”. I risultati rafforzano la necessità di rendere sempre più fruibili all’“utenza oncologica” dei percorsi che, oltre a favorire l’adattamento alla malattia, possano anche contribuire alla valorizzazione della persona nei suoi aspetti spirituali, fornendole validi strumenti e concrete opportunità di crescita e consapevolezza. CONCLUSIONI Il modello API si fonda sulla presa in carico globale del malato la quale si traduce in interventi volti ai molteplici aspetti dell’adattamento psicosociale, nel cui processo la dimensione spirituale si declina come una parte fondamentale della complessità dell’essere persona (tabella VIII)49. Uno dei compiti fondamentali di un intervento riabilitativo, infatti, consiste 246 Tabella VIII. Intervento psicologico in oncologia (Capovilla et al., 2009). Evoluzione della malattia – Supporto emozionale del paziente in ricovero e della famiglia – Promozione della continuità assistenziale tra ospedale e territorio nell’aiutare la persona ad affacciarsi ai propri interrogativi di senso, senza per questo venirne emotivamente schiacciata o negandoli, per promuovere, nel rispetto della storia, delle risorse e dello stile di ciascuno, il miglior adattamento possibile al mutato scenario della propria vita se non della propria raffigurazione del mondo stesso. 3:2011; 201-227 Follow-up – Psicoterapia individuale e gruppale – Interventi di mindfulness (Secondo John Kabat Zinn) (8 Incontri di gruppo da 2 h 1/2 + 1 “ritiro” di 1 giorno) – Interventi di biotransenergetica NÓOς Fase terapeutica – Interventi psicoeducazionali strutturati di gruppo (7-8 incontri di 1,5-2h; 1 incontro finale d’équipe) – Screening psicologico individuale – Psicoterapia individuale e gruppale INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA Accoglienza – Assessment psiconcologico iniziale Bibliografia 1. Holland JC. Historical overview. In: Holland JC, Rowland JH (eds). Handbook of psychooncology. New York: Oxford University Press, 1989; 3-21. 2. Capovilla ED, Serpentini S. Interventi psicoeducazionali. In: Amadori D, Bellani M, Bruzzi P, et al. (eds.). Psiconcologia. Milano: Masson, 2001; 779-93. 3. Hürny C, Adler R. La ricerca psiconcologica. In: Meerwein F (ed). Psicologia e oncologia. Torino: Bollati Boringhieri Editore, 1989; 15-54. 4. Massie MJ, Holland JC, Straker N. Psychotherapeutic interventions. In: Holland JC, Rowland JH (eds). Handbook of psychooncology. New York: Oxford University Press, 1989; 455-69. 5. Biondi M, Costantini A, Grassi L. La mente e il cancro. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 1995; 1-13, 49-85, 231-300. 6. Iacovino V, Reesor K. Literature on interventions to address cancer patients’ psychological need: what does It tell us? J Psychosoc Oncol 1997; 15: 47-71. 7. Fawzy FI, Fawzy NW, Arndt LA, Pasnau RO. Critical review of psychosocial interventions in cancer care. Arch Gen Psychiatry 1995; 52: 100-13. 8. Fawzy IF, Fawzy NW. Psychoeducational interventions. In: Holland JC (ed). Psychooncology. New York: Oxford University Press, 1998; 676-93. 9. Fawzy IF, Fawzy NW. A structured psychoeducational intervention for cancer patients. New York: Elsevier Science Publishing Company, 1994. 10. Fawzy IF, Fawzy NW (eds). A structured psychoeducational intervention for cancer patients. Trad it: Capovilla ED, Serpentini S, Fiorentino MV (eds). L’intervento psicoeducazionale per malati di cancro. Padova: Cleup, 2004. 11. Weisman AD. Coping with cancer. New York: McGraw-Hill, 1979. 12. Lazarus RS, Folkman S. Stress, appraisal and coping. New York: Springer-Verlag, 1984. 13. Weisman AD, Worden JW, Sobel HJ. Psychosocial screening and intervention with cancer patients (Project Omega, Grant No. CA-19797). Boston: Harvard Medical School, Massachusetts Gen Hosp, 1980. 247 248 LA RIABILITAZIONE IN PSICONCOLOGIA: LO SVILUPPO DELL’APPROCCIO PSICOSOCIALE DALL’ADATTAMENTO ALLA SPIRITUALITÀ E. D. CAPOVILLA, S. SERPENTINI, I. GUGLIERI, E. CASON NÓOς 14. Capovilla ED. Melanoma cutaneo: l’esperienza di un intervento psicoeducazionale. Padova: Divisione di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera di Padova, 1999. 15. Capovilla ED, Serpentini S, Chiarion Sileni V, Vecchiato A. Un intervento psicoeducazionale per pazienti affetti da melanoma cutaneo. Rivista Italiana di Psico-Oncologia 2000; 1: 10-9. 16. Capovilla ED, Serpentini S, Chiarion Sileni V, Vecchiato A. Malignant melanoma: effects of a psychoeducational intervention on immune function measures. Tumori 1999; 85 (Suppl 1); 4: S105. 17. Capovilla ED, Serpentini S. Gli interventi psicoeducazionali. In: Modena S (ed). Manuale di senologia. Padova: Piccin, 2006. 18. Capovilla ED, Mariggiò AL, Fiorentino MV. Valutazione psiconcologica e qualità della vita. In: Strada MR, Bernardo G (eds). Advances in occupational medicine and rehabilitation Interventi riabilitativi in oncologia. Linee guida per carcinoma della mammella, del polmone e del distretto cervico-facciale. Pavia: Fondazione Salvatore Maugeri Edizioni, 1996; vol II, n1, pp. 79-89. 19. Levis J, Vanderpool H. Is religion therapeutically significant for hypertension? Soc Sci Med 1989; 29: 69-78. 20. Dwyer J, Clarke L, Miller L. The effect of religious concentration and affiliation on county cancer mortality rates. J Health Soc Behav 1990; 31: 185-202. 21. Comstock J, Partridge K. Church attendance and health. J Chron Dis 1972; 25: 665-72. 22. Jorgenson R, Bolling D, Yoder O, Murphy E. Blood pressure study in Amish. Johns Hopkins Med J 1972; 131: 329-50. 23. Gartner J, Larson D, Allen G. Religious commitment and mental health: a review of empirical literature. J Psychol Theol 1991; 22: 6-25. 24. Torta R, Mussa A. Psiconcologia. Il modello biopsicosociale. Torino: Centro Scientifico Editore, 2007. 25. Frick E, Riedner C, Fegg MJ, Hauf S, Borasio GD. A clinical interview assessing cancer patients’ spiritual needs and preferences. Eur J Cancer Care (Engl) 2007; 15: 238-43. 26. Thoresen CE. Spirituality, health and science: the coming revival? In: Roth-Roemer S, Robinson SK, Carmin C (eds). The emerging role of counselling psychology in health care. New York: Norton, 1998; 409-31. 27. Goleman D, Gyatso T (Dalai Lama). Le emozioni che fanno guarire. Conversazioni con il Dalai Lama. Milano: Mondadori, 1996. 28. Koenig HG, McCullough ME, Larson DB. Handbook of religion and health. New York: Oxford University Press, 2001. 29. Vachon M. Meaning, spirituality, and wellness in cancer survivors. Semin Oncol Nurs 2008; 24: 218-24. 30. Engel GL. The clinical application of the biopsychosocial model. Am J Psychiatry 1980; 137: 535-44. 31. Hiatt JF. Spirituality, medicine, and healing. South Med J 1986; 79: 736-43. 32. Pagliaro G, Salvini A. Mente e psicoterapia. Modello interattivo-cognitivo olistico. Torino: Utet, 2007. 33. Mytko J, Knight S. Body, mind and spirit: towards the integration of religiosity and spirituality in cancer quality of life research. Psychooncology 1999; 8: 439-50. 34. Saunders C. Vegliate con me. Hospice, un’ispirazione per la cura della vita. Bologna: EDB, 2008. 35. National Council for Hospice and Palliative Care Services WHO-OMS 1990; modificata dalla Commissione ministeriale per le cure palliative, 1999. 36. Sontag S. Malattia come metafora. Aids e cancro. Milano: Mondadori, 2002. 37. Brennan J. Adjustment to cancer coping or personal transition. Psychooncology 2001; 10: 1-18. 38. Frankl VF. Man’s search for ultimate meaning. New York: Plenum Press, 1959. 39. Fromm E. The art of loving. London: Thoroson, 1957. 40. Kabat-Zinn J. Full catastrophe living: using the wisdom of your body and mind to face stress, pain and illness. US: Bantam Dell, 1990. 41. Giommi F. Al di là del pensiero, attraverso il pensiero. In: Segal Z, Williams M, Teasdale J, Mindfulness-based cognitive therapy for depression. New York: Guilford Press, 2002. 42. Ledesma D, Kumano H. Mindfulness-based stress reduction and cancer: a meta-analysis. Psycho-Oncology, 2009; 18: 571-9. 3:2011; 229-245 NÓOς INTERVENTI IN PSICONCOLOGIA 43. Baer R.A. Mindfulness training as a clinical intervention: a conceptual and empirical review. Clin Psychol: Sci Practice Summer 2003; 10: 125-43. In: Ledesma D, Kumano H. Mindfulness-based stress reduction and cancer: a meta-analysis. Psycho-Oncology 2009; 18: 571-9. 44. Kabat-Zinn J. Influence of a mindfulness meditation-based stress reduction intervention on rates of skin clearing in patients with moderate to severe psoriasis undergoing phototherapy (UVB) and photochemotherapy (PUVA). Psychosomatic Med 1998; 5: 625-32. In: Ledesma D, Kumano H. Mindfulness-based stress reduction and cancer: a meta-analysis. PsychoOncology 2009, 18: 571-79. 45. Lengacher CA et al. Randomized controlled trial of mindfulness-based stress reduction (MBSR) for survivors of breast cancer. Psycho-Oncology 2009. 46. Capovilla E, Cason E, Guglieri I. Progetto medical Humanities in Psiconcologia. In: Abstract Book XI Congresso Nazionale SIPO Professionalità ed Innovazioni in Psiconcologia. Senigallia (AN) 1-3 Ottobre 2009. 47. Capovilla E, Cason E, Giommi F. Mindfulness in psiconcologia: un percorso di consapevolezza. In: Abstract Book XI Convegno SIPO Professionalità ed innovazioni in Psiconcologia. Senigallia (AN), 1-3 Ottobre 2009. 48. Capovilla E, Cason E, Anni A, Giommi F. Interventi di Mindfulness in pazienti in fase di follow up. In: Abstract Book IX Convegno Nazionale “L’umanizzazione delle cure in oncologia”. “Psiconcologia: interventi oncologici evidence-based e medical humanities” Padova, 2627 Maggio 2010. 49. Capovilla E, Guglieri I. Lo psicologo nell’accompagnamento al malato in fase terminale: l’esserci. In: Testoni I, Di Lucia Sposito D, Martini F (eds). Atti del Convegno “Il morire tra ragione e fede. Universi che orientano le pratiche d’aiuto”. Endlife.it Padova, 20/21 Marzo 2009. 249