E enti Settimanale - Anno 3 TERRITORIO | ISTITUZIONI | N°1 Lunedì 25 Gennaio 2010 IMPRESE Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Arriva il nuovo Codice agricolo: FOCUS manuale tascabile per i contadini AGROALIMENTARE L’obiettivo è quello di snellire le leggi e di utilizzare un linguaggio chiaro. Permetterà, poi, di risparmiare ben 110 giorni di lavoro “A ■ NEWS / Nel 120° anniversario della Margherita, concesso il riconoscimento SGT La vera pizza è solo quella napoletana I l 2009 si è chiuso con una grande vittoria europea. Il lavoro e la tenacia dei pizzaioli napoletani è stato premiato con il riconoscimento della pizza STG. Un marchio a tutela di un prodotto simbolo della tradizione napoletana e del made in Italy in tutto il mondo che troppo spesso e da troppo tempo è oggetto di pessime imitazioni. Un simile successo è dovuto a pochi semplici ingredienti rigorosamente italiani: pomodoro, mozzarella e basilico, farina, sale e lievito. Questo importante riconoscimento è arrivato proprio nell’anno in cui la pizza Margherita ha festeggiato il suo 120° anniversario. Centoventi anni di storia, prelibatezza della cucina planetaria. La pizza è soprattutto storia di un territorio. Una storia che ha il sapore della legenda. Nel 1772, Ferdinando di Borbone, re di Napoli, violò le regole dell’etichetta entrando nella pizzeria di Antonio Testa, detto n’Tuono. Il re volle assaggiare quel piatto che tanto piaceva al suo popolo. Allora nobiluomini e nobildonne lo imitarono e la “pizzeria” divenne un locale alla moda. Il “pizzaiolo” n’ Tuono elevò il tono della sua “bottega” rendendola degna del favore della Corte. Poi, in visita a Napoli, a trascorrere le vacanze estive, arrivarono Umberto I di Savoia e la moglie Margherita che fecero preparare al pizzaiolo Raffaele Esposito delle pizze “napoletane” per tutta la Corte. Esposito e sua moglie, Maria Giovanna Brandi, alle pizze “classiche” - la marinara e la mastunicola - aggiunsero una “variante” per la regina Margherita, farcita con basilico per richiamare la bandiera italiana. dicembre - illustra il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia - abbiamo presentato a Palazzo Chigi il nuovo Codice agricolo, un provvedimento frutto della collaborazione con il ministero della Semplificazione e coordinato dalla Presidenza del Consiglio che rappresenta una vera rivoluzione per la vita dei contadini e farà risparmiare loro circa 110 giornate lavorative, che oggi vanno perse per stare dietro alle pratiche burocratiche. Grazie al codice, che si comporrà di 155 articoli, ogni operatore del settore potrà dominare con uno “sguardo” l’intera materia agricola, che finora era disseminata in un corpo normativo imponente ma privo di organicità e compattezza, tra Codice civile, leggi speciali e alcuni commi di leggi finanziarie. Una materia che ha vissuto interventi importanti praticamente in ogni decennio: prelazione agraria negli anni Sessanta, usucapione speciale negli anni Settanta, legge sull’affitto dei fondi rustici FONTANA ERMES e dei contratti agrari negli anni Ottanta e, nel 2001, le leggi di orientamento in agricoltura. Tutto ciò rendeva difficile agli agricoltori individuare il quadro normativo e complicava di conseguenza la loro attività. Certo, ora il codice è all’esame delle commissioni agricoltura delle Camere e dovrà tornare in Cdm, ma la sfida principale, quella di snellire e accorpare le leggi agricole, è stata lanciata. I contadini potranno così usufruire di un vero e proprio manuale tascabile, grazie al quale potranno conoscere con certezza le conseguenze della propria condotta e i passi da compiere per fare al meglio il proprio mestiere. Se è vero che la legge non ammette ignoranza, è pur vero che il legislatore ha il dovere di fare in modo che essa sia inequivocabile per il cittadino. E infatti il nuovo codice si propone non solo di snellire le leggi, accorpando le norme ed eliminando quelle ormai obsolete – secondo il principio della cosiddetta “taglia leggi” – ma anche di utilizzare un linguaggio S.P.A. ... il Prosciutto coi fiocchi 43038 Castellaro di Sala Baganza (PARMA) - Italia - Via S. Vitale, 12 Tel. 0521.335811 - Fax 0521.833816 [email protected] - www.ermesfontana.it chiaro e comprensibile, seguendo uno dei punti fondamentali del programma di Governo, che è appunto quello della semplificazione dell’intero corpo legislativo nazionale. I sei titoli di cui si comporrà il nuovo codice riguardano l’integrazione del codice civile, l’impresa agricola, la disciplina del territorio in cui operano gli agricoltori, anche in merito alle coltivazioni Ogm, la proprietà terriera e le strutture agrarie, i contratti agrari e, infine, appunto, l’abrogazione delle norme precedenti. Particolare rilievo avrà la definizione più precisa di coltivatore diretto: vi si specifica infatti che il lavoro della famiglia titolare dell’impresa deve essere pari almeno a un terzo di tutta l’attività. Questo per evitare i “furbetti” che godono di provvigioni senza averne diritto. Lo scopo è infatti quello di dare alle Regioni e allo Stato gli strumenti per agire in modo più incisivo. Veramente con il Testo unico entreremo a pieno titolo nel gotha delle grandi agricolture internazionali”. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 2 Parmigiano-Reggiano: strategie nuove insieme a una politica di qualità per le Dop Un alleggerimento della pressione sul mercato interno con iniziative per favorire l’apertura di nuovi canali di consumo, soprattutto all’estero S i è aperta a fine ottobre una riflessione ampia su una serie di innovazioni che riguardano ruolo e compiti del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, con una doppia finalità: rendere sempre più efficace la sua azione di tutela e promozione e sgombrare il campo da una serie di equivoci sulle reali possibilità di intervento che enti di tutela come questi possono effettivamente giocare sul mercato in mancanza di compiti che si qualifichino come una vera e propria azione commerciale. Contrariamente a quanto si è spesso portati a pensare, i Consorzi di tutela non gestiscono il prodotto, anche se in qualche caso trovano il modo di soste- E enti TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE DIN NEWSLETTER Settimanale - Anno 3 - Numero 1 Lunedì 25 Gennaio 2010 nere i produttori senza perdere la loro natura. In modo del tutto inedito in oltre settant’anni di storia, nel 2009 lo ha fatto proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Una nuova strategia - afferma Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano - che di fatto ha portato a regolare la quantità complessivamente offerta al mercato, in modo di costituire dei nuovi equilibri tra domanda ed offerta. L’azione è consistita nel ritiro di forme di ParmigianoReggiano (150.000 circa, di cui 90.000 forme legate a un intervento pubblico dell’Agea per gli indigenti, e 60.000 forme ritirate direttamente dal Consorzio per Proprietario ed editore Il Sole 24 Ore Business Media S.r.l. Via Patecchio, 2 - 20141 Milano Direttore responsabile: Antonio Greco Stampatore: Il Sole 24 ORE S.p.A. – Milano, Via Busto Arsizio 36; Carsoli (AQ), Via Tiburtina Valeria km. 68,7 Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005 favorire attività promozionali all’estero). In presenza di un buon andamento dei consumi interni e delle esportazioni, del perdurare della riduzione della produzione e del costante e vistoso calo delle scorte legato sia ai ritiri che alla flessione produttiva, questa azione ha sicuramente concorso in modo significativo ad avviare, negli ultimi mesi dell’anno, una evidente ripresa delle quotazioni, rimaste sostanzialmente ferme e al di sotto dei costi di produzione per cinque anni”. “L’obiettivo del Consorzio - continua Alai - è stato quindi quello di ridurre la quantità destinata al mercato italiano (l’export non a caso è aumentato del 4,6%) per controbilanciare lo squilibrio di potere contrattuale tra domanda (concentrata su 5 grandi strutture della grande distribuzione) e offerta (frammentata in 400 strutture artigianali che producono Parmigiano-Reggiano)”. “Ferma restando l’indiscussa qualità e notorietà del Parmigiano-Reggiano, è allora necessario gestire come leva la quantità of- ferta rispetto a quello che è lo sviluppo del mercato, favorendo l’apertura di nuovi canali commerciali in Paesi in cui vi è ampio spazio per crescere e dove meglio attecchiscono le azioni promozionali cui ci siamo dedicati”. Rafforzare la presenza del Parmigiano-Reggiano sui mercati Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano Attenti ai prodotti e all’ambiente ggi Corte Bianca è una delle più belle e fiorenti realtà dell’industria agroalimentare italiana. La scelta di Corte Bianca è di dedicarsi alla produzione di un marchio proprio e alla produzione con marchio di terzi, con l’obiettivo di fornire ai propri partners - industrie alimentari, catene di distribuzione o marchi commerciali che siano - il massimo servizio e una produzione di prim’ordine secondo le aspettative dei clienti e del committente stesso, che può pertanto disporre di un supporto produttivo “esterno” con la stessa affidabilità e accuratezza di una propria unità produttiva. Alla forte spinta innovativa e imprenditoriale di Corte Bianca, si affianca infatti una tradizione ultradecennale, che ha visto fin dagli anni ’60 succedersi nello stabilimento ferrarese la produzione per molti prestigiosi brand del mercato italiano ed estero e alcuni tra i maggiori marchi privati della Gdo italiana, con una gamma produttiva che dall’originario segmento del latte e dello yogurt si è presto estesa al settore Uht, con succhi di frutta, bevande vegetali a base di soia, riso, mandorla, avena, ageve e thè, anche di origine biologica, per poi ampliarsi a mousse di frutta e desserts. E terminare con le ultime novità create per iniziare al meglio il 2010 rappresentate da una linea di smoothies, latti vaccini aromatizzati, latte delattosato e latte fermentato. Corte Bianca poggia i propri pilastri sulle caratteristiche In piena crescita produttiva e di fatturato, Corte Bianca ha in cantiere nuovi e ambiziosi progetti per sfruttare appieno le potenzialità produttive, l’ottima situazione logistica e le sinergie che il territorio ferrarese è in grado di garantire dello stabilimento di Copparo e sulle rinnovate capacità produttive degli impianti, ammodernati e aggiornati con importanti investimenti e con tecnologie Tetra Pak. Lo stabilimento, di 44.000 m2 e circa 20.000 m3 di celle frigorifere, ha una potenzialità produttiva di tutto rispetto, con una capacità annua di 100 milioni di confezioni Tetra Brik e 130 milioni di vasetti di yogurt, produzioni affidate alla professionalità e alla vasta esperienza produttiva del personale. In piena crescita produttiva e il Consorzio del ParmigianoReggiano vuole che siano posti importanti picchetti, primi fra tutti il confezionamento (detto anche “condizionamento”) all’interno della zona di origine e il perseguimento ex ufficio delle eventuali violazioni della normativa sulle Dop, ovvero un automatico intervento degli Stati a tutela dei prodotti degli altri partners europei”. “Proprio su questi temi - conclude Alai - insieme alla Fondazione Qualivita abbiamo organizzato un confronto a Bruxelles, per cercare di rafforzare la politica di protezione e di tutela; a chiederlo, tra l’altro, eravamo fianco a fianco con analoghi enti di tutela della Spagna e Francia, Paesi che insieme all’Italia rappresentano il 60% delle produzioni Dop europee”. Il Consorzio del ParmigianoReggiano ha permesso un alleggerimento della pressione sul mercato interno con una strategia per favorire l’apertura di nuovi canali di consumo, soprattutto all’estero. E per consolidare la lotta alle contraffazioni, il rafforzamento delle Dop è il criterio per una riforma della politica di qualità delle produzioni agroalimentari ■ CORTE BIANCA / Sinonimo di genuinità e qualità O significa contemporaneamente continuare nella tutela del prodotto, svolgendo quindi una funzione in linea con la natura del Consorzio. “L’azione nella lotta alla contraffazione - continua il presidente del Consorzio - per essere efficace deve avere nei commercianti e poi nei consumatori i primi alleati in grado di distinguere i prodotti e di segnalare le eventuali frodi, sapendo comunque che possiamo e dobbiamo far leva anche sul piano normativo, poiché attraverso un quadro legislativo europeo, che sia davvero tutelante rispetto alle nostre produzioni, la lotta alle contraffazioni può avere successo”. “Ecco perché, nei confronti della nuova politica di qualità delle produzioni agroalimentari che sta proponendo la Commissione europea, di fatturato, Corte Bianca ha in cantiere nuovi e ambiziosi progetti per sfruttare appieno le potenzialità produttive, l’ottima situazione logistica e le sinergie che il territorio ferrarese è in grado di garantire. Tra le opportunità strategicamente colte dal management, in particolare la produzione di bevande vegetali biologiche e quella di succhi di frutta rappresentano una concreta realtà, con produzioni che sono destinate ai mercati di tutta Europa. Le ultime novità create per iniziare al meglio il 2010 sono rappresentate da una linea di smoothies con diverse combinazioni di frutta, da una gamma di latti vaccini aromatizzati, dal latte delattosato a quello latte fermentato. L’ampliamento del listino prodotti rappresenterà certamente un importante volano che apporterà una maggior visibilità ai brand di Corte Bianca. Corte Bianca, sempre attenta alla qualità dei prodotti e all’ambiente, ha deciso inoltre di collaborare con l’azienda svedese Ecolean. Il contenitore Ecolean, nonostante la sua caratteristica flessibile, è stato progettato per rimanere in posizione verticale sia quando è completamente pieno sia quando è mezzo vuoto. In questo modo sarà facile adattarlo a zaini e borse, senza perdere il gusto di poggiarlo sul tavolo. Si tratta di un imballaggio ecosostenibile, in quanto composto in buona parte da carbonato di calcio, totalmente riciclabile, miscelato a una base polietilenica. Nelle confezionatrici già presenti presso lo stabilimento, può essere confezionata una vasta gamma di prodotti: dal latte pastorizzato allo yogurt, al latte vegetale e alle bevande a base di frutta. Un brevetto rivoluzionario di sicuro effetto per restyling e riposizionamenti: in esclusiva per l’Italia solo per Corte Bianca. La scelta di Corte Bianca è di dedicarsi alla produzione di un marchio proprio e alla produzione con marchio di terzi, con l’obiettivo di fornire ai propri partners - industrie alimentari, catene di distribuzione o marchi commerciali che siano - il massimo servizio e una produzione di prim’ordine secondo le aspettative dei clienti e del committente stesso, che può pertanto disporre di un supporto produttivo “esterno” con la stessa affidabilità e accuratezza di una propria unità produttiva Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 3 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 4 ■ CSO / Trentini: “Impegno per promuovere i prodotti del territorio” Asparago verde di Altedo, orgoglio Pera IGP, la valorizzazione della tipicità dei territori di Bologna e Ferrara Una lontana e consolidata tradizione che risale ai primi anni del 900 È in un’ottica di servizio che si colloca l’attività di promozione dei prodotti tipici del CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) a supporto dei Consorzi di Valorizzazione della Pera IGP dell’EmiliaRomagna e della Pesca e Nettarina di Romagna. I due Consorzi, costituiti nel 2001, si avvalgono del CSO per realizzare annualmente campagne di promozione e comunicazione sui prodotti IGP che hanno dato negli anni notorietà ai due frutti a identità certificata più rappresentativi della Regione. “Le attività di comunicazione e promozione – spiega Luciano Trentini, Direttore di CSO –sono da sempre incentrate su azioni volte a far conoscere i requisiti plus dei nostri prodotti, individuando mezzi di comunicazione idonei a raggiungere il numero di contatti con i consumatori più elevato possibile. Negli anni – continua Trentini – abbiamo coinvolto media nazionali in campagne pubblicitarie importanti, sia sulla stampa femminile e famigliare- sia sui network televisivi nazionali e locali. “Oggi – ribadisce il Direttore di CSO – stiamo realizzando Pere certificate IGP la campagna Pera IGP 20092010 che vede coinvolte alcune televisioni private del Nord Italia all’interno delle quali sono programmati spot pubblicitari sulla qualità della pera dell’Emilia-Romagna e momenti di approfondimento in studio dove sarà possibile raccontare i valori delle pere IGP, le caratteristiche organolettiche, le modalità di consumo, l’unicità del prodotto che dipende dallo stretto legame con il suo territorio d’origine”. “La tipicità – commenta Trentini – è un valore oggi ri- conosciuto e quanto mai importante per il consumatore. La sfida però sta nel renderlo, identificabile e percepibile come differenziale di qualità; solo così, creando cioè una identità che rafforzi il valore del prodotto sarà possibile ottenere risultati concreti, anche sul piano commerciale. Ritengo che ci sia ancora molta strada da percorrere e che debba essere compiuto uno sforzo comune per dare valore alle nostre produzioni tipiche”. “Il CSO in questi anni ha messo in campo la sua competenza tecnica e operativa per gestire progetti di valorizzazione nazionali in grado di costruire una immagine istituzionale del prodotto – mi riferisco ad esempio alla Pera Abate ma occorre anche uno sforzo da parte delle imprese di produzione che devono credere nell’IGP come strumento rafforzativo per essere competitivi sul mercato, non solo nazionale. Ritengo infatti - conclude Trentini – che l’origine territoriale certificata sia e sarà sempre di più un valore anche nei paesi europei verso cui tradizionalmente esportiamo la nostra frutta.” L’ asparago Verde di Altedo può esser coltivato esclusivamente nell’area che caratterizza la sua tipicità e che cade tra la provincia di Bologna e quella di Ferrara, toccando in tutto 56 Comuni. La tipicità dell’asparago verde di Altedo riconosciuta con l’IGP da oltre 5 anni è caratterizzata dal territorio d’origine, dalla modalità di coltivazione, dalla varietà utilizzata ma soprattutto dalla cultura dei produttori che da anni si tramandano questa tradizione nella zona. Gli asparagi infatti, pur di ori- Asparago Verde gini asiatiche sono giunti in Italia da epoca immemorabile tanto che esistono nei boschi anche in forma selvatica. Le versioni coltivate erano già note come leccornia presso gli egiziani, i greci e i romani, vantano citazioni letterarie di Plinio e Catone ed anche il primo ministro prussiano Bismark ne andava pazzo. Già ai tempi dei Romani, come conferma Vincenzo Tanara, Nel suo citatissimo “Economia del Cittadino in Villa”, gli asparagi della pianura tra Bologna e Ferrara erano considerati tanto pregiati da venire inviati a Roma avvolti uno ad uno in una particolare carta che ne preservava la freschezza. Questi asparagi di qualità superiore, da cui derivano gli attuali IGP di Altedo, in alcuni casi e secondo gli storici, pesavano anche tre libbre l’uno ed erano considerati un vero prodotto di pregio. Le virtù salutari di questo ortaggio sono descritte e decantate in molti testi antichi. L’asparago secondo diverse fonti, oltre ad essere un prodotto straordinario gastronomicamente ha anche ottimi requisiti nutrizionali. È uno degli ortaggi coltivati più ricco di fibra ed apporta limitate quantità di grassi, proteine e zuccheri, mentre è ricco di elementi minerali fondamentali per l’uomo, in particolare calcio, fosforo, magnesio e potassio. Questo ortaggio ha anche un contenuto di antiossidanti, nonché di vitamina A, B6 e C ed è un’eccellente fonte di acido folico. Aumenta la fluidità del sangue, ha un effetto rimineralizzante e può stimolare l’intestino pigro; la sua proprietà più significativa è però quella diuretica, che facilita l’eliminazione dall’organismo dei liquidi in eccesso e delle scorie prodotte dal metabolismo. Annualmente il Consorzio dell’Asparago verde di Altedo IGP organizza insieme alle istituzioni locali una storica Sagra che si ripete da 40 anni. Si tratta di un evento che oggi ha raggiunto l’importanza nazionale per numero di visitatori e risonanza e l’iniziativa realizzata nel periodo di piena produzione offre l’opportunità ai visitatori di godersi ricette della tradizione e non e una atmosfera veramente tipica. Consorzio di bonifica Tevere-Nera, risorsa per il territorio Vittorio Contessa del Cda: “Le campagne pro abolizione sono alla base dell’aumento dei costi per spese legali e di gestione che inevitabilmente ricadono su tutti gli 88.000 consorziati” I l Consorzio di bonifica Tevere-Nera, costituito il 31 marzo 1972 con decreto del Presidente della Repubblica, è un ente di diritto pubblico che ha carattere interregionale e interessa una superficie totale di 177.779 ettari, acquisita per effetto di diversi provvedimenti amministrativi succedutisi nel tempo, come la fusione dei pre-esistenti consorzi BaschiOrte e Conca Ternana. L’attuale comprensorio consortile, cioè il territorio su cui il Consorzio esercita la propria competenza circoscritto da un perimetro approvato con legge regionale, interessa le provincie di Terni (23 comuni), Perugia (3 comuni) e Viterbo (9 comuni) di due regioni (Umbria e Lazio) ed è diviso in cinque sistemi idraulicamente omogenei: Alto Tevere, Medio Tevere, Basso Tevere, Alto Nera e Medio Nera. Tutti i soggetti agricoli ed extragricoli, privati e pubblici, proprietari di immobili iscritti nel catasto del Consorzio di bonifica, sono ob- Una tipica metodologia d’irrigazione bligati, per legge, al pagamento dei contributi consortili (potere impositivo) e per questo hanno diritto a far parte dell’Assemblea dei Consorziati. In concomitanza con le tornate elettorali spesso capita che il Consorzio Tevere-Nera finisca nel mirino di chi ne vorrebbe l’abolizione, ma questo non fa altro che aumentare i costi per le spese legali, con inevitabile ricaduta proprio sulle quote che i circa 88.000 contribuenti pagano: e dire che fino ad ora oltre 1.000 sentenze delle Commissioni Tributarie Provinciali in merito ai 4.500 ricorsi, hanno sempre dato ragione al Consorzio e respinto le istanze del Comitato abolizionista. Il polverone sollevato per abolire quella che viene populisticamente definita la “Tassa Tevere-Nera” è dunque solo un falso problema che non frena l’attività dell’organismo – guidato da un nuovo Cda, presieduto da Vittorio Contessa – che si è recentemente distinto progettando e realizzando importanti opere, e per aver messo in pratica tutta una serie di iniziative finalizzate ad incrementarne la presenza attiva sul territorio, a razionalizzarne il funzionamento, a rendere più trasparente il rapporto con i consorziati, in poche parole un vero e proprio “nuovo corso”. “Cercheremo di togliere la tassa a chi non trae benefici – promette il Presidente Vittorio Contessa – ma nella consapevolezza della nostra importanza per la difesa idrogeologica e per la corretta gestione delle risorse idriche del nostro territorio a favore di tutti i residenti” I due settori prevalenti di operatività, infatti, riguardano la sistemazione e manutenzione dei Gabbionata corsi d’acqua e la realizzazione e gestione di impianti di irrigazione collettivi nella Conca Ternana ed aree limitrofe. Il primo finalizzato a ridare efficienza agli alvei dei corsi d’acqua e alla loro messa in sicurezza, eliminandone o attenuandone i rischi di esondazione. Il secondo riguarda la gestione degli impianti di irrigazione a scorrimento ed a pioggia che si estendono su circa 2.800 ettari con quattro stazioni di sollevamento idrico, 40 chilometri di canali ed oltre 120 chilometri di tubazioni. Per tale scopo il Consorzio è titolare di una concessione di grande derivazione idrica dal fiume Nera, per un totale di 9 metri cubi al secondo. L’insieme dei canali, in occasione di piogge inten- se, funziona da scolo delle acque superficiali in molte zone del comprensorio sprovviste della rete fognaria delle cosiddette “acque bianche”. Ma al di là del grande impegno a difesa del territorio, il Consorzio di bonifica Tevere-Nera ha dato un’importante impulso per lo sviluppo dell’economia agricola, e non solo, di questa parte dell’Umbria: non bisogna dimenticare, infatti, che gestisce anche i finanziamenti Statali e Regionali per la difesa del suolo e le politiche agricole per decine di milioni di euro, che vengono utilizzati per eseguire opere e interventi direttamente o appaltandoli ad imprese, favorendo e garantendo così anche i livelli occupazionali di tante piccole e medie aziende (nonché studi tecnici) Ternane. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 5 INFORMAZIONE PUBBLICITARIA Piramide Alimentare Toscana: mangiare sano, buono, toscano anche fuori casa Si può mangiare di tutto, va solo regolata la frequenza di assunzione: gli alimenti al vertice della “Pat” vanno consumati meno spesso, quelli alla base di più L e piramidi non sono solo i monumenti sepolcrali dei Faraoni dell’Antico Egitto, giunte intatte fino ai nostri giorni, con il loro prezioso contenuto: da sempre, infatti, sono costruzioni simboliche che partono dalla figura geometrica – un poliedro avente per base un poligono e per facce dei triangoli i cui vertici superiori si congiungono in un unico punto all’apice – per divenire un vero e proprio simbolo della vita, della rinascita. Anche la Regione Toscana – in collaborazione con i migliori ricercatori, agronomi, medici, nutrizionisti, epidemiologi, veterinari, biologi, economisti delle Università di Firenze, Pisa e Siena e di numerosi Istituti che a vario titolo si occupano di alimentazione, come l’Ispo di Firenze, il Cnr di Pisa, il Cesai dell’Accademia dei Georgofi li, lo studio InCHIANTI dell’Asl di Firenze, con il supporto delle Agenzie del mondo agricolo (Arsia) e sanitario (Ars) – ne ha costruita una, registrandone il marchio, la Piramide Alimentare Toscana (PAT), che vuole rappresentare un salutare modello di alimentazione, che rispetti l’ambiente e le produzioni locali, e ci aiuti a vivere meglio, attraverso un concetto assai semplice: si possono – anzi, si devono! – consumare tutti gli alimenti, senza esclusioni, regolandone, però la frequenza di assunzione. Cioè, vanno ingeriti più spesso quelli indicati alla base delle piramide, più raramente quelli al vertice, sempre nel pieno rispetto delle radici e delle tradizioni toscane. Si tratta di raccomandazioni efficaci per difendersi dalle malattie più diffuse: infatti, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sovrappeso, obesità, ipercolesterolemia ed ipertensione – favoriti da una alimentazione sregolata e da stili di vita non salubri – sono i principali fattori di rischio per l’insorgenza di danni alle coronarie, ictus, tumori, diabete e tanti disturbi delle ossa e dei denti. I consigli alimentari per vivere più a lungo, con una migliore qualità della vita, sono stati definiti in base a quello che oggi si sa con certezza sui rapporti tra alimentazione e benessere. Tutti sono interessati: donne e uomini, giovani, adulti e anziani, guidati a scegliere i cibi tenendo conto della stagionalità degli stessi (anche perché sono più buoni e fanno meno male). Seguendo i facili accorgimenti suggeriti dalla Piramide da semplici consumatori si potrà divenire in breve tempo dei veri e propri sani-buongustai. Alla base della Piramide ci sono frutta e verdura, il piatto forte per la difesa naturale dalle malattie, per questo vanno consumate tutti i giorni e anche più volte nella stessa giornata. Va privilegiata la frutta fresca di produzione locale, e molto colorata – giallo, arancio, rosso, verde intenso – perché contiene una maggiore quantità di sostanze protettive. Maggiore attenzione, invece a quella più zuccherina, come fichi, uva e banane, per non assumere troppe calorie. Per quanto riguarda la verdura, la cottura in acqua può danneggiare alcune sostanze antiossidanti: meglio quella al vapore; i minestroni e le verdure stufate sono meglio delle verdure lesse, perché l’acqua di cottura non viene eliminata. Una buona regola sarebbe alternare verdure crude e cotte, sempre, però, dai colori accessi. Al secondo livello, si passa ai cereali che vengono consumati quasi esclusivamente come materia prima per prodotti trasformati da forno, pasta o pane: già, il buon pane toscano senza sale (così la pressione non… sale). Vi è pure l’olio extravergine di oliva – da usarsi con moderazione per via dell’apporto calorico, sia per condire che pere cucinare – che, oltre ad essere uno dei maggiori ambasciatori della toscanità nel mondo, possiede virtù benefiche per la prevenzione. Il gradino successivo è il terzo, con il latte ed i suoi derivati che i nutrizionisti suggeriscono di consumare tutti i giorni, i legumi (più volte alla settimana) e la frutta secca in guscio che può entrare a far parte delle abitudini quotidiane, arricchendo la prima colazione o gli spuntini o come ingrediente aggiuntivo delle insalate. Non vanno trascurate le castagne per i micronutrienti importanti apportati. Solo al quarto livello si incontra il primo prodotto animale, il pesce, (specie quello azzurro, ricco di omega-3, che proteggono dalle malattie cardiovascolari), da consumarsi almeno due volte alla settimana fresco o surgelato; assieme alle carni bianche, quelle, cioè, degli animali da cortile, soprattutto polli e tacchini, meglio se ruspanti. Al quinto e penultimo gradino si trovano prodotti da consumare più saltuariamente per via dei grassi saturi che fanno pendere la bilancia del rapporto tra colesterolo buono (HDL) e cattivo (LDL) verso quest’ultimo: i formaggi – in particolare quelli stagionati – uova e patate, che essendo molto ricche in amido e povere in fibre vanno consumate cum iudicio e non intese come un sostituto della verdura. Al vertice della Piramide ecco la carne rossa (attenzione anche alla cottura, da evitarsi alla braci e fritti), i salumi (preferibili i magri come bresaola e prosciutto) e i dolci con i quali è bene andar cauti per il loro alto tenore in grassi e zuccheri, e lo sbilanciamento calorico che inducono nella dieta complessiva. Meno elaborati sono e meglio è, preferibili quelli fatti in casa o artigianali rispetto a quelli industriali. Sono da considerare dolci anche i biscotti da colazione, le merendine ed i dolciumi dei bar. E troppo dolci sono anche le bevande commerciali che perciò trovano posto in questo gradino della Piramide. Per evitare rischi è bene consumare questi prodotti poche volte alla settimana, scegliendo con cura la qualità. Il vino è “fuori catalogo”, però, siccome la Piramide toscana è basata sulla tradizione gastronomica locale, non lo esclude, anzi, lo si può bere accostandolo agli alimenti dei vari livelli, ma senza eccedere, diciamo quindi non più di un bicchiere a pasto e magari anche un po’ meno le donne, che sono più sensibili agli effetti dell’alcol. Al contrario c’è la raccomandazione di bere molta acqua (anche lontano dai pasti) e fare sempre attività fisica. Con la Piramide Alimentare Toscana il vocabolo “dieta” non è sinonimo di privazione o sacrificio: enogastronomi e buongustai possono infatti de- liziarsi con ben 70 prodotti tipici, a volte presidi slow food, altre volte messaggeri della filiera corta, che ingentiliscono l’apparente fredda geometria del solido della salute. Spuntano di volta in volta il pomodoro pisanello e il lardo di Colonnata; la cipolla di Traschietto e il pane di Montegemoli; il farro della Garfagnana e il leggendario pollo del Valdarno; i pecorini della Montagna pistoiese e quelli della Maremma grossetana; il fagiolo rosso di Lucca e il “mucco” pisano; gli spinaci della val di Cornia e il prosciutto del Casentino; le mele del Mugello e le ciliegie di Lari. I nutrimenti consigliati sono dunque genuini e prodotti vicino al luogo di consumo, dunque più freschi e più sani e senza costi aggiunti di trasporto e di inquinamento, ed in linea con le tradizioni culinarie gastronomiche locali, così apprezzate dal turismo internazionale e italiano. Sono raccomandazioni tutte toscane, ma utili per chiunque. La Piramide è il risultato di un lavoro di analisi e documentazione curato da un qualificato e variegato comitato scientifico: il menù suggerisce corrette pratiche per una equilibrata e sana alimentazione: certo non rende invulnerabili, ma aumenta le difese del nostro organismo, senza rinunciare al gusto della buona cucina. Ultimo ma non ultimo il progetto di applicare la Piramide alla rete della ristorazione e delle mense per dare la possibilità a chi mangia fuori casa di consumare un pasto bilanciato, gustoso, vario e sicuro, insomma “guadagnare salute in Toscana”. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 6 ■ UNACOMA / Mezzi agricoli, strumento fondamentale per un’agricoltura efficiente ed eco-compatibile Agricoltura: urge un rinnovo del parco macchine Per il nuovo anno, il settore confida in una maggiore attenzione da parte del mondo politico e della ricerca L’ impiego dei mezzi meccanici è alla base dell’efficienza e della qualità di ogni produzione agricola. Non esiste indagine economica sul settore primario che non approfondisca anche gli aspetti relativi alla meccanizzazione, considerata lo strumento per realizzare quel processo di industrializzazione dell’agricoltura che è alla base della moderna economia. Le macchine hanno razionalizzato il sistema della produzione agricola, non soltanto perché hanno intensificato e velocizzato in modo straordinario le lavorazioni, ma anche perché hanno comportato una riorganizzazione degli impianti colturali in funzione delle lavorazioni meccaniche, determinando, ad esempio, la distanza tra le piante di un frutteto o la larghezza dei filari di una vigna, e indirizzando le aziende verso quelle varietà di prodotti che meglio si prestano ad essere meccanizzate. L’uso delle macchine non solo comporta una maggiore produttività, un incremento delle rese, una sempre minore incidenza dei costi di manodopera, ma consente una netta riduzione dell’impatto ambientale delle lavorazioni e una maggiore salubrità delle produzioni. In altri termini, le macchine sono garanzia di un’agricoltura “quantitativa” e insieme di un’agricoltura “qualitativa”. È proprio la politica della qualità che costituisce la sfida più importante per il settore primario, soprattutto in Europa, dove la Pac mira a premiare le produzioni a più alto valore aggiunto e a realizzare un sistema nel quale la eco-compatibilità, che va dalla riduzione degli input chimici alla cura del benessere degli animali d’allevamento, ha un’importanza fondamentale. In questa prospettiva si è sviluppata da vari anni a questa parte – in buona parte per merito dell’industria italiana Componente per trasmissioni meccaniche che si colloca ai primi posti a livello mondiale per capacità produttiva e per varietà di prodotti - una gamma di macchine sempre più specializzate e perfezionate, in grado di gestire scientificamente tutte le fasi della coltivazione, non soltanto per quanto riguarda le grandi commodities ma anche per quanto riguarda le colture specializzate e di nicchia. Quando si parla di meccanizzazione, insomma, si parla del cervello e forse dell’anima stessa dell’agricoltura, di uno strumento prodigioso a cui si affidano gli agricoltori, i contoterzisti, i manutentori del verde e delle aree forestali, al quale gli economisti attribuiscono un’importanza vitale nel sistema economico dei Paesi più sviluppati come di quelli emergenti e in via di sviluppo, e al quale solo il mondo politico sembra – almeno in Italia - prestare poca attenzione. Il rinnovo del parco macchine, necessario per accompagnare l’agricoltura verso quell’economia di mercato che la riforma della politica agricola comunitaria persegue, non beneficia nel nostro Paese di contributi specifici. Nelle finanziarie de- Lavorazione del terreno gli ultimi anni hanno trovato posto incentivi per vari settori della meccanica, ma non per quello delle macchine agricole che presenta invece, al pari degli altri, la necessità di un sostegno per il rinnovo del parco anche ai fini della sicurezza e della compatibilità ambientale. Anche sul fronte della ricerca lo scenario è tutt’altro che favorevole, se consideriamo che gli ultimi progetti pubblici nazionali nel campo della meccanizzazione agricola risalgono agli anni ’80, e che da oltre un ventennio gli investimenti per l’innovazione dei prodotti e la sperimentazione di tecnologie di nuova generazione gravano in massima parte sulle aziende costruttrici. La meccanizzazione rappresenta insomma, ancora oggi, una sfida per la nostra economia, una sfida che dovrebbe coinvolgere in modo corale le industrie costruttrici, le organizzazioni professionali agricole, gli istituti di ricerca, gli enti pubblici nazionali e territoriali e il mondo politico, che credo non potrà non prestare maggiore attenzione al tema, già a partire da quest’anno. Realizzare questa sintonia significherebbe non soltanto dare prova di cooperazione e di responsabilità, ma anche dimostrare una visione strategica di quello che l’agricoltura può e deve essere in un sistema economico moderno. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 7 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 8 ■ CONSORZI / Gran Suino Padano Dop Gusto e qualità sulle tavole degli italiani P rima carne suina appartenente al circuito Dop (Denominazione di Origine Protetta), il Gran Suino Padano identifica i tagli di carne fresca provenienti da suini pregiati, nati, allevati e macellati in Italia (la zona di produzione – intesa come la zona in cui avviene la nascita, l’allevamento, la macellazione e il confezionamento delle carni – è racchiusa nel territorio che comprende l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Lombardia, la Toscana, le Marche, il Molise e il Veneto). Una filiera 100% nazionale per animali alimentati in modo da ottenere una crescita più lenta e tale da assicurare un’elevata qualità delle carni. Sicurezza e qualità garantite, dunque, per i consumatori che scelgono di affidarsi al marchio Gran Suino Padano (riconoscibile nei punti vendita dal tassello consortile presente su tutte le confezioni) grazie ai numerosi controlli. Controlli imposti dal Disciplinare di produzione che ne stabilisce in maniera inderogabile le modalità di allevamento e di alimentazione. L’origine tutta italiana del Gran Suino Padano è certificata dall’Istituto Parma Qualità (IPQ) che vigila su uno sperimentato sistema di tracciabilità che coinvolge l’intera filiera. La carne del Gran Suino Padano Dop rappresenta, grazie all’alimentazione controllata e completamente vegetariana dei suini, la risposta adeguata alle moderne esigenze nutrizionali: infatti, la carne del Gran Suino Padano rappresenta una fonte preziosa di proteine quali ferro e zinco, oltreché di vitamine del gruppo B. Tutti nobili i tagli del Gran Suino Padano: a partire dalle cosce da cui si producono i pregiati Prosciutti di Parma e di San Daniele (anch’essi contraddistinti dal marchio DOP) fino alla lonza, al carrè, al filetto, alle braciole che, grazie al loro ridotto tenore di grasso, risultano essere altamente digeribili e molto versatili in cucina. Così da trovare senza fatica la giusta collocazione nelle nostre ricette. Il Consorzio A sorvegliare sulla denominazione del prodotto è il Consorzio del Gran Suino Padano costituitosi nel 2006. Il Con- Tutti nobili i tagli del Gran Suino Padano: a partire dalle cosce da cui si producono i pregiati Prosciutti di Parma e di San Daniele (anch’essi contraddistinti dal marchio Dop) fino alla lonza, al carrè, al filetto, alle braciole che, grazie al loro ridotto tenore di grasso, risultano digeribili e versatili in cucina. &ŝĚŝdŽƐĐĂŶĂ͕ƐŽĐŝĞƚăĐŽƐƚŝƚƵŝƚĂŶĞůϭϵϳϱƐƵŝŶŝnjŝĂƚŝǀĂĚĞůůĂZĞŐŝŽŶĞdŽƐĐĂŶĂĞĚĞŝƉƌŝŶĐŝƉĂůŝ /ƐƚŝƚƵƚŝ Ěŝ ƌĞĚŝƚŽ ŽƉĞƌĂŶƚŝ ŶĞů ƚĞƌƌŝƚŽƌŝŽ ƌĞŐŝŽŶĂůĞ͕ ƌĂƉƉƌĞƐĞŶƚĂ ŝů ƉƌŝŶĐŝƉĂůĞ ƐƚƌƵŵĞŶƚŽ ƌĞŐŝŽŶĂůĞĚŝƐƵƉƉŽƌƚŽĂůůŽƐǀŝůƵƉƉŽĚĞůůĞWD/ƚŽƐĐĂŶĞ͕ĚŝƐƉŽŶĞŶĚŽĚŝƵŶŝŶƐŝĞŵĞĚŝƉƌŽĚŽƚƚŝ ĨŝŶĂŶnjŝĂƌŝ ĚĂ ĂƚƚŝǀĂƌĞ ŝŶ ŵŽĚŽ ƐŝƐƚĞŵĂƚŝĐŽ Ğ ĐŽŽƌĚŝŶĂƚŽ͘ /ů ƐĞƚƚŽƌĞ ĂŐƌŽĂůŝŵĞŶƚĂƌĞ ƌĂƉƉƌĞƐĞŶƚĂƉĞƌ&ŝĚŝdŽƐĐĂŶĂƵŶĂŵďŝƚŽĚ͛ŝŶƚĞƌǀĞŶƚŽƉĂƌƚŝĐŽůĂƌŵĞŶƚĞŝŶƚĞƌĞƐƐĂŶƚĞ͕ĂŶĐŚĞĂ ƐĞŐƵŝƚŽ ĚĞůů͛ ŝŶĐŽƌƉŽƌĂnjŝŽŶĞ Ěŝ &ŝĚŝ ŐƌŝĐŽůĂ ^ƉĂ͕ ƐŽĐŝĞƚă Ă ƉƌĞǀĂůĞŶƚĞ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂnjŝŽŶĞ ƌĞŐŝŽŶĂůĞ ĐŽƐƚŝƚƵŝƚĂ ŶĞů ϭϵϵϱ ĐŽŶ ŝů ĨŝŶĞ ŝƐƚŝƚƵnjŝŽŶĂůĞ Ěŝ ƐŽƐƚĞŶĞƌĞ Ğ ĨĂǀŽƌŝƌĞ ůĂ ĐƌĞƐĐŝƚĂ Ğ ů͛ŝƌƌŽďƵƐƚŝŵĞŶƚŽĚĞůůĞŝŵƉƌĞƐĞĂŐƌŝĐŽůĞƌĞŐŝŽŶĂůŝ͘ƚƚƵĂůŵĞŶƚĞů͛ŽƉĞƌĂƚŝǀŝƚăĚĞůůĂĨŝŶĂŶnjŝĂƌŝĂ ƌĞŐŝŽŶĂůĞ ƐĞŐƵĞ ƉƌĞǀĂůĞŶƚĞŵĞŶƚĞ ĚƵĞ ĚŝƌĞƚƚŝǀĞ͗ ĐŽŶ ŝů ƌŝůĂƐĐŝŽ Ěŝ ŐĂƌĂŶnjŝĞ ƐƵƐƐŝĚŝĂƌŝĞ Ğ Ă ƉƌŝŵĂ ƌŝĐŚŝĞƐƚĂ ƉĞƌ ĨĂǀŽƌŝƌĞ ů͛ĂĐĐĞƐƐŽ Ăů ĐƌĞĚŝƚŽ ĚĞůůĞ ŝŵƉƌĞƐĞ Ğ ĐŽŶ ŝŶƚĞƌǀĞŶƚŝ ĚŝƌĞƚƚŝ ŶĞů ĐĂƉŝƚĂůĞ ; ĂĚǀŝƐŽƌLJ͕ ŝŶǀĞƐƚŵĞŶƚ ďĂŶŬŝŶŐͿ Ğ Ěŝ ĂƐƐŝƐƚĞŶnjĂ ŶĞůůĂ ƌŝŽƌŐĂŶŝnjnjĂnjŝŽŶĞ ĨŝŶĂŶnjŝĂƌŝĂ ĚĞůůĞƉŝĐĐŽůĞĞŵĞĚŝĞŝŵƉƌĞƐĞƚŽƐĐĂŶĞ͘ &ŝĚŝ dŽƐĐĂŶĂ ŽůƚƌĞ Ăů ĐůĂƐƐŝĐŽ ƌŝůĂƐĐŝŽ Ěŝ ŐĂƌĂŶnjŝĞ ƐƵƐƐŝĚŝĂƌŝĞ͕ ĂƚƚƌĂǀĞƌƐŽ ůĞ ƌŝƐŽƌƐĞ ŵĞƐƐĞ Ă ĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞĚĂůůĂZĞŐŝŽŶĞdŽƐĐĂŶĂƉĞƌĨĂƌĨƌŽŶƚĞĂůůĂƚĞŶƐŝŽŶĞĚŝůŝƋƵŝĚŝƚăŝŶĂƚƚŽŽƌŵĂŝĚĂ ŽůƚƌĞ ϭ ĂŶŶŽ͕ ƉƵž ŝŶƚĞƌǀĞŶŝƌĞ Ă ĨĂǀŽƌĞ ĚĞůůĞ ŝŵƉƌĞƐĞ ĂŐƌŽĂůŝŵĞŶƚĂƌŝ Ğ Ěŝ ƚƵƚƚĞ ƋƵĞůůĞ ĐŚĞ ŽƉĞƌĂŶŽ ŝŶ Ăƚƚŝǀŝƚă ĐŽŶŶĞƐƐĞ Ğ ĐŽůůĂƚĞƌĂůŝ͕ ŐĂƌĂŶƚĞŶĚŽ Ă ƉƌŝŵĂ ƌŝĐŚŝĞƐƚĂ ĨŝŶŽ Ăů ϲϬй ĨŝŶĂŶnjŝĂŵĞŶƚŝ Ğ ĐĂŵďŝĂůŝ ĂŐƌĂƌŝĞ Ěŝ ĚƵƌĂƚĂ ŶŽŶ ƐƵƉĞƌŝŽƌĞ Ă ϭϮϬ ŵĞƐŝ͘ >͛ŝŶƚĞƌǀĞŶƚŽ ĚĞůůĂ ĨŝŶĂŶnjŝĂƌŝĂ ƌĞŐŝŽŶĂůĞ ƉĞƌŵĞƚƚĞ ƋƵŝŶĚŝ ĂůůĞ ŝŵƉƌĞƐĞ Ěŝ ĂĐĐĞĚĞƌĞ Ăů ĐƌĞĚŝƚŽ ĐŽŶ ŵĂŐŐŝŽƌĞ ĨĂĐŝůŝƚă Ğ Ă ĐŽŶĚŝnjŝŽŶŝ Ɖŝƶ ĐŽŶƚĞŶƵƚĞ͕ ƐĞŶnjĂ ĚŝŵĞŶƚŝĐĂƌĞ ĐŚĞ ů͛ŽƉĞƌĂnjŝŽŶĞ ĨŝŶĂŶnjŝĂƌŝĂ ŶŽŶ ƉŽƚƌăĞƐƐĞƌĞƐƵƉƉŽƌƚĂƚĂĚĂůƌŝůĂƐĐŝŽĚŝŐĂƌĂŶnjŝĞƌĞĂůŝ͕ďĂŶĐĂƌŝĞŽĂƐƐŝĐƵƌĂƚŝǀĞ͘ hƚŝůŝnjnjĂŶĚŽůĞĐŽŵƉĞƚĞŶnjĞŵĂƚƵƌĂƚĞĞŐĞƐƚĞŶĚŽŝŶŵĂŶŝĞƌĂŝŶƚĞŐƌĂƚĂŝƐĞƌǀŝnjŝĚŝ/ŶǀĞƐƚŵĞŶƚ ĂŶŬŝŶŐĞĚŝĚǀŝƐŽƌLJ͕&ŝĚŝdŽƐĐĂŶĂŝŶƚĞŶĚĞŝŶŽůƚƌĞƉŽƌƐŝĐŽŵĞĐƵƐĐŝŶĞƚƚŽƚƌĂů͛ŝŵƉƌĞƐĂĞůĂ ďĂŶĐĂ͕ ƋƵĂůĞ ƉĂƌƚŶĞƌ ĚŽƚĂƚŽ Ěŝ ĂůƚĂ ƐƉĞĐŝĂůŝnjnjĂnjŝŽŶĞ ƉƌŽĨĞƐƐŝŽŶĂůĞ ŝŶ ŐƌĂĚŽ Ěŝ ŽĨĨƌŝƌĞ͕ ĂĐĐĂŶƚŽ Ă ƐƚƌƵŵĞŶƚŝ Ěŝ ŝŶƚĞƌǀĞŶƚŽ ĨŝŶĂŶnjŝĂƌŝŽ ĚŝƌĞƚƚŽ͕ ƐĞƌǀŝnjŝ ĐŽŵƉůĞŵĞŶƚĂƌŝ ĂĚ ĞůĞǀĂƚŽ ǀĂůŽƌĞĂŐŐŝƵŶƚŽĐŽŶů͛ŽďŝĞƚƚŝǀŽĚŝǀĞƌŽĞƉƌŽƉƌŝŽĂĐĐĞůĞƌĂƚŽƌĞĚĞůůŽƐǀŝůƵƉƉŽĚĞůůĞŝŵƉƌĞƐĞ͘ /ŶƋƵĞƐƚŽĂŵďŝƚŽƐŝĐŽůůŽĐĂŶŽŐůŝŝŶƚĞƌǀĞŶƚŝĚŝƉĂƌƚĞĐŝƉĂnjŝŽŶĞŶĞůĐĂƉŝƚĂůĞĚĞůůĞŝŵƉƌĞƐĞ͕ůĂ ŵĂŐŐŝŽƌƉĂƌƚĞĚĞŝƋƵĂůŝğƐƚĂƚĂƌĞƐĂƉŽƐƐŝďŝůĞĂƚƚƌĂǀĞƌƐŽůĞƌŝƐŽƌƐĞŵĞƐƐĞĂĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞĚĂ ƉĂƌƚĞ ĚĞůůĂ ZĞŐŝŽŶĞ dŽƐĐĂŶĂ ĂƚƚƌĂǀĞƌƐŽ ůĂ >͘Z͘ Ϯϰͬϭϵϵϲ ;ŝŶƚĞƌǀĞŶƚŝ ƉĞƌ ůŽ ƐǀŝůƵƉƉŽ ĚĞů ƐĞƚƚŽƌĞ ŐƌŽŝŶĚƵƐƚƌŝĂůĞͿ͘ ůĐƵŶĞ ĚĞůůĞ ŝŵƉƌĞƐĞ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂƚĞ ƌĂƉƉƌĞƐĞŶƚĂŶŽ ĚĞůůĞ ǀĞƌĞ Ğ ƉƌŽƉƌŝĞ ĞĐĐĞůůĞŶnjĞ ŶĞůůĂ ƉƌŽĚƵnjŝŽŶĞ ĞŶŽŐĂƐƚƌŽŶŽŵŝĐĂ Ğ ĂŐƌŽŝŶĚƵƐƚƌŝĂůĞ ƚŽƐĐĂŶĂ ĐŽŶƚƌŝďƵĞŶĚŽĂĚŝĨĨŽŶĚĞƌĞŝŶ/ƚĂůŝĂĞŶĞůŵŽŶĚŽůĂƋƵĂůŝƚăĚĞŝƉƌŽĚŽƚƚŝĚĞůŶŽƐƚƌŽƚĞƌƌŝƚŽƌŝŽ͘ dƌĂ ƋƵĞƐƚĞ ƉŽƐƐŝĂŵŽ ĐŝƚĂƌĞ ƋƵĂůĐŚĞ ĞƐĞŵƉŝŽ ĐŽŵĞ ŽƉĂŝŵ͕ ŵĂƌĐŚŝŽ ƉƌĞƐĞŶƚĞ ŝŶ ĂůĐƵŶĞ ĚĞůůĞ Ɖŝƶ ƉƌĞƐƚŝŐŝŽƐĞ ŝŶƐĞŐŶĞ ĞƵƌŽƉĞĞ Ğ ƐĞŵƉƌĞ Ɖŝƶ ĚŝĨĨƵƐŽ ŝŶ /ƚĂůŝĂ͕ ƐŝŶŽŶŝŵŽ Ěŝ ŐĂƐƚƌŽŶŽŵŝĂ Ěŝ ĂůƚĂ ƋƵĂůŝƚă͘ >͛ĂnjŝĞŶĚĂ Ěŝ ůďŝŶŝĂ͕ ĐŚĞ ĐŽŵĞ ŐƌƵƉƉŽ ŽĐĐƵƉĂ ŽůƚƌĞ ĐĞŶƚŽ ĂĚĚĞƚƚŝ Ğ ƐǀŝůƵƉƉĂ ƵŶ ĨĂƚƚƵƌĂƚŽ Ěŝ ŽůƚƌĞ ƋƵĂƌĂŶƚĂ ŵŝůŝŽŶŝ Ěŝ ĞƵƌŽ͕ ğ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂƚĂ ĚĂ &ŝĚŝ dŽƐĐĂŶĂƉĞƌŝůϲй͕ĂůƋƵĂůĞƐŝĂŐŐŝƵŶŐĞƵŶƵůƚĞƌŝŽƌĞϭϱйĚĞƚĞŶƵƚŽĚĂůĨŽŶĚŽĞŶƚƌŽŝŶǀĞƐƚ ŐĞƐƚŝƚŽ ĚĂůůĂ ĐŽůůĞŐĂƚĂ ^// ƐŐƌ͕ ĐŚĞ ŚĂŶŶŽ ĐŽŶƚƌŝďƵŝƚŽ ŝŶ ƋƵĞƐƚŝ ĂŶŶŝ ĂůůĂ ĐƌĞƐĐŝƚĂ ĞĚ ĂůůŽ ƐǀŝůƵƉƉŽŝŶƚĞƌŶĂnjŝŽŶĂůĞĚĞůŐƌƵƉƉŽ͘ hŶƐĞƚƚŽƌĞĚŝĨŽƌƚĞŝŶƚĞƌĞƐƐĞƉĞƌ&ŝĚŝdŽƐĐĂŶĂğĂŶĐŚĞƋƵĞůůŽůĂƚƚŝĞƌŽͲĐĂƐĞĂƌŝŽŶĞůƋƵĂůĞ&ŝĚŝ dŽƐĐĂŶĂŚĂƌĞĐĞŶƚĞŵĞŶƚĞĞĨĨĞƚƚƵĂƚŽƵŶƌŝůĞǀĂŶƚĞŝŶǀĞƐƚŝŵĞŶƚŽĂĐƋƵŝƐĞŶĚŽƵŶĂƋƵŽƚĂĚĞůůĂ sorzio del Gran Suino Padano ha come scopo la tutela e la vigilanza sulla denominazione Gran Suino Padano e sui marchi ad essa connessi; la valorizzazione, l’informazione e la promozione al consumatore sui prodotti della denominazione stessa. Il Consorzio, inoltre, è preposto ad assistere gli operatori interessati alla produzione e trasformazione delle carni del Gran Suino Padano allo scopo di migliorarne la produzione e la commercializzazione sia in Italia che all’estero. Il Consorzio ha anche un sito dove trovare tutte le informazioni: www.grannsuinopadano. com I Controlli 28 ispettori, 2 laboratori di analisi, più di 4.000 controlli ogni anno: sono questi i numeri che garantiscono la qualità, la sicurezza e la tracciabilità del Gran Suino Padano. L’origine tutta italiana del “Gran Suino Padano” è certificata infatti da un organismo di controllo indipendente: l’Istituto Parma Qualità (IPQ), designato dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. L’IPQ vigila su uno sperimentato sistema di tracciabiltà che Ugo Sassi, Presidente del Consorzio del Gran Suino Padano coinvolge tutti gli attori della filiera. L’Istituto verifica ogni giorno, con i propri ispettori sul campo, l’utilizzo di razze suine prestabilite, la corretta apposizione del tatuaggio, il rispetto delle rigorose regole di alimentazione e di allevamento, la correttezza delle certificazioni rilasciate per il trasferimento dei suini. Infine l’IPQ controlla il rilascio della Certificazione Unificata di Conformità. Si tratta del certificato finale che garantisce le caratteristiche uniche del Gran Suino Padano: l’età, il peso, l’alimentazione, il tipo genetico, l’allevamento di provenienza. Inoltre, grazie ai laboratori di analisi, l’IPQ verifica a campione la corrispondenza tra le caratteristiche delle carni ottenute e le prescrizioni tecnico-qualitative contenute nel Disciplinare. In modo da garantire che la carne che arriva sulla tavole degli italiani corrisponda agli standard di qualità del suino tradizionale italiano. Realizzato con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. 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Sarà l’occasione per dibattere e fare uno spaccato della situazione che Uncem sta vivendo e procedere al rinnovo degli organi istituzionali, a livello regionale, della stessa, anche se in realtà non dovrebbero esserci particolari novità dal momento che attorno all’attuale Presidente, Oreste Giurlani, si sta raccogliendo l’unanimità dei consensi per un rinnovo del mandato anche per i prossimi cinque anni, a fronte della qualità del lavoro svolto nel primo quinquennio, forte anche dell’esperienza personale quale primo cittadino di Fabbriche di Vallico, sulle Alpi Oreste Giurlani, presidente Uncem Toscana Apuane, che raccoglie 700 residenti che diventano 4.000 d’estate, ai quali deve garantire regolari servizi, anche nelle emergenze, tipo la frana che recentemente ha isolato le due frazioni di Vallico Sopra e Vallico Sotto ed i suoi abitanti (di cui 75 anziani sopra i 65 anni, 22 dei quali soli e 20 ragazzi di fascia scolare). “Il Congresso – spiega Giurlani – arriva proprio adesso che stiamo vivendo una fase delicata, per via della approvazione della Legge Finanziaria e della discussione parlamentare del DDL Calderoli, che sono penalizzanti nei confronti dei piccoli comuni e delle Comunità Montane, dal momento che vengono tagliati ulteriormente dei fondi vitali: eppure, nonostante questo, il nostro obiettivo rimane quello di rilanciare la montagna, e favorirne lo sviluppo, in ossequio alla Carta Costituzionale che all’art.44 prevede politiche specifiche in questo senso, per dare un valore a questo territorio spesso dimenticato. Ribadire ancora una volta che la Montagna deve essere aiutata a vivere nel wellness, indipendentemente dal fatto che si chiamino o meno Comunità Montane gli enti preposti a raccogliere le istanze dei singoli comuni.” In particolare il DDL Calderoli “salva” i comuni che abbiano il 75% della propria estensione sopra i 600 metri: “Le zone appenniniche – aggiunge Giurlani – in particolare quelle della Toscana, risultano penalizzate da questo disegno che al contrario premia quelle alpine: applicando questi parametri, infatti, appena 24 dei nostri 139 comuni montani continuerebbero a beneficiare dei trasferimenti statali. Va a finire che le no- stre zone appenniniche, riconosciute per montane fin dai tempi di Leopoldo de’ Medici, non sarebbero più montane con gravissime ripercussioni economiche, che andrebbero a penalizzare i servizi essenziali che abbiamo sempre garantito. L’incertezza non aiuta e l’unione tra forze deboli non paga…” L’Uncem rappresenta un esempio di associazionismo positivo e persegue un ruolo di progettualità e di governance sui temi di sicurezza, welfare, politica sociale e sanitaria, ed innovazione: “I nostri comuni montani – afferma con orgoglio il Presidente Giurlani – sono tutti connessi con linea Adsl e le nuove tecnologie servono per rendere le amministrazioni ancora più efficienti. Internet e banda larga sono al centro della nostra attenzione.” Ennesima testimonianza della bontà del lavoro svolto dal Presidente Oreste Giurlani e dal suo staff durante il primo mandato: “Gestiamo parecchie deleghe regionali e svolgiamo un ruolo forte sul piano della programmazione. Abbiamo sviluppato funzioni associate per i nostri comuni, per poter garantire tutti i servizi – anagrafe, po- Cartina delle Comunità Montane, Unioni di Comuni a Statuto Speciale e Comuni Montani in Toscana lizia municipale, etc. – anche nei comuni più piccoli. Insomma abbiamo fatto sistema: nel 2008 abbiamo fatto investimenti, sotto forma di opere pubbliche e servizi, per circa 150 milioni di euro, a fronte di un costo politico di 6 milioni; queste risorse arrivano da deleghe regionali, da funzioni proprie delle Comunità Montane e delle Unioni Speciali (bonifica, forestazione) e dalla capacità di intercettare fondi europei e governativi. Pensiamo che quello toscano sia un modello positivo e da esportare.” PROSCIUTTI D.O.P. BRENDOLAN Da degustare. Dallo specialista del prosciutto, il crudo da intenditori. Dolci, teneri, profumati, perfettamente stagionati: chi ama il crudo adora i crudi DOP Brendolan. Non a caso, dietro c’è tutta la garanzia di una filiera produttiva completamente controllata: razze suine selezionate, alimentate e allevate correttamente; una macellazione gestita direttamente dall’azienda nel rispetto degli standard igienico-sanitari più severi; lavorazioni e stagionatura più che accurate, nel rispetto della migliore tradizione italiana. Ogni prosciutto Brendolan è identificabile dalle origini fino alla distribuzione, per una garanzia di sicurezza e qualità assolute. 10 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 11 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 12 Fieragricola sempre più evento internazionale fra zootecnia, politica e mercati, contoterzismo Verona torna la capitale europea dell’agricoltura M editerraneo, Medio Oriente e Paesi Arabi. Oltre naturalmente ad America Latina, Europa Centro Orientale, SudEst Asiatico e i colossi di Cina e India. Fieragricola, in programma dal 4 al 7 febbraio 2010, vuole essere sempre più una manifestazione internazionale e dinamica. Tanto che a Verona, alla prossima edizione (la numero 109), saranno presenti 248 buyer esteri da 35 Paesi del mondo. Insomma, Fieragricola (www.fieragricola. com) è sempre più un evento di «International Agri-business show», per esplorare il mondo dell’agricoltura, quanto mai in evoluzione e alle prese con le sfide della competitività. Cinque aree tematiche. L’impianto di Fieragricola 2010 si aggiorna e amplia i settori espositivi e tematici: Agrimeccanica (dedicata alle innovazioni tecnologiche e di processo nel campo della meccanica, macchine e attrezzature agricole), Agriservice (servizi innovativi per lo sviluppo dell’agricoltura), Zoosystem (tecnologie ed attrezzature per l’allevamento da reddito, prodotti per la nutrizione e la salute animale, centri di fecondazione e società per la commercializzazione del seme, strumenti ed apparecchi veterinari), Bioenergy Expo (il salone dedicato alle energie da fonti rinnovabili in agricoltura), il Salone della Multifunzione, opportunità per differenziare attività e fonti di reddito. Partecipata da tutti gli attori della «filiera agricola». Fieragricola La rassegna di Veronafiere dedicata al settore primario è la seconda a livello europeo nel rapporto costi/contatti. Quest’anno attesi buyer da oltre 35 Paesi. Rafforzati tutti i pilastri della manifestazione: Agrimeccanica, Zoosystem, Salone della Multifunzione, Agriservice, Bioenergy Expo. Senza dimenticare l’agricoltura di precisione e l’Hobby farming. Con un grande ritorno: John Deere si rivolge infatti ad imprenditori agricoli, allevatori, imprese di meccanizzazione agricola, veterinari, costruttori e commercianti di macchine agricole. E per ciascuno di loro sono in programma iniziative, eventi, momenti di approfondimento. Le principali novità. Con Zoosystem torna la nona edizione dello «European Open Holstein Show». Un confronto europeo delle bovine di razza Holstein, organizzato dall’Associazione provinciale allevatori di Verona, in collaborazione con Aia e Veronafiere. Evento internazionale anche con lo «European Brown Swiss Championship», il campionato patrocinato dalla Federazione europea della razza Bruna, presieduta dal numero uno di Anarb, Pietro Laterza. Nell’ambito del Salone della Multifunzione l’Associazione nazionale vivaisti esportatori è in prima linea con un convegno dedicato all’export per il settore vivaistico e ortofrutticolo. Problemi e prospettive. Ma anche nuovi scenari. Come quelli che illustrerà Nomisma, sul versante dell’Hobby farming: giardinaggio, ma non solo. Immagine di un concorso all’interno di Fieragricola Agriservice presenterà l’«Arena delle novità», cuore tecnologico dedicato ai mezzi tecnici per l’agricoltura, gestione del paesaggio, multifunzione. Bioenergy Expo, il salone dedicato alle energie da fonti rinnovabili mette a fuoco le diverse filiere legate alle energie verdi, nell’ottica di una diversificazione quanto mai necessaria per il settore primario. Di lavoro si occuperà il nuovo osservatorio di Fieragricola: Agrilabor, dedicato alle nuove professioni collegate con l’agricoltura e a favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro nell’area della meccanica agricola. Proprio sul fronte dell’Agrimeccanica, altro segmento di altissimo profilo che caratterizza Fieragricola e che è dedicato alla meccanizzazione, va segnalato nell’edizione 2010 il ritorno di John Deere a Verona. Oltre alle prove dinamiche nel- le aree esterne – con un nuovo circuito - i visitatori potranno scoprire nuove tecnologie ultrasofisticate (nel padiglione 6 la seconda edizione del Salone della Precision farming) brevettate per garantire la sicurezza degli operatori dei campi, ma anche i risparmi energetici, di consumi e mirati al contenimento dei costi, dalla semina su sodo allo spandimento geo-referenziato (tramite quindi il satellite Gps) dei reflui zootecnici. Da segnalare anche il convegno organizzato da Veronafiere in collaborazione con Unima e il Ceettar, l’associazione europea dei contoterzisti, al quale parteciperà anche il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Approfondimenti e confronti di carattere internazionale caratterizzeranno per la prima volta settori di cui l’Italia è leader, come la tabacchicoltura e il riso. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 13 Extravergine al pari dei migliori vini Debutta sulle tavole la Carta dell’olio M ai come quest’anno, in molte città e paesi dell’Italia Centrale, sono state dedicate intere giornate gastronomiche alla cultura olearia, all’olio extravergine d’oliva e alla sua armoniosa combinazione con i prodotti a km 0 di una terra unica e colma di suggestioni. Degustazioni guidate, assaggi, punti ristoro e concorsi per stabilire la migliore pietanza creata dai migliori chef della zona. Obiettivo primario è stato quello di far conoscere ed educare alla degustazione tutte quelle specialità del territorio prodotte e trasformate dalla sapiente opera dell’uomo. A Semproniano (GR) ad esempio, all’interno di un suggestivo borgo collinare, in collaborazione di Slow Food, è stata presentata la prima Carta dell’Olio della zona amiatina, con tanto di cena per degustare il prezioso connubio tra i piatti A Semproniano (GR), in collaborazione con Slow Food, è stata presentata la prima Carta dell’Olio della zona amiatina, in occasione di una degustazione del prezioso connubio tra i piatti della tradizione e gli oli extra vergine della tradizione e gli oli extra vergine presenti nella Carta. L’ideazione di una Carta dell’Olio - spiega il consulente agronomico pratese Andrea Gori, è stata per i numerosi partecipanti la concreta possibilità di poter partecipare ad una degustazione guidata con un esperto per scoprire e riconoscere le varie tipologie di olio extra vergine di oliva locale, i pregi, le qualità, i difetti, la corretta conservazione del prezioso oro giallo e le sue caratteristiche organolettiche. L’augurio è quello che il cliente, dopo la carta dei vini, abbia la possibilità di trovare sul proprio tavolo del ristorante anche una Carta dell’extravergine che lo aiuti in modo intuitivo e semplice alla scelta degli abbinamenti per apprezzare al meglio le singole pietanze. S ulla scorta del network produttivo internazionale su cui può contare la multinazionale americana nelle principali aree produttive del Centro America - dal Cile all’Argentina fino all’Uruguay e al Messico, unito agli ottimi rapporti di cui gode con i frutticoltori italiani - è nato il progetto Dole Berry per il mercato italiano. L’iniziativa ha come obiettivo lo sviluppo di un’offerta di piccoli frutti completa e continuativa per poter approvvigionare il mercato italiano di mirtilli, more, lamponi e altre piccole delizie con un progetto di categoria che consenta una gestione ottimale dello L’iniziativa dell’americana Dole mira a sviluppare un’offerta completa e continuativa di piccoli frutti sul mercato italiano: mirtilli, more, lamponi e altre delizie Dole Italia entra nel mercato dei piccoli frutti Da novembre 2009 la gamma Dole si è arricchita di nuove delizie scaffale e, quindi, ottimizzi le rotazioni e lo sviluppo del consumo. Partito in fase test quest’autunno con prodotto proveniente da oltremare, il progetto ha obiettivi ambiziosi e vuole portare Dole nel corso di qualche anno ad essere uno dei player di riferimento del mercato italiano, sviluppando partnership con i produttori nazionali per la fornitura in stagione. Grazie ad una rete di Centri distributivi propri presenti su tutto il territorio nazionale Dole può garantire una capillarità di servizio a tutti i retailer così come un’ottima copertura anche nella rete tradizionale grazie ai concessionari presenti nei principali centri agroalimentari. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 14 Lotta all’obesità: il governo italiano per una sana e corretta alimentazione Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia un bimbo su tre è in sovrappeso: tra le iniziative intraprese, la campagna Food4U L a promozione di una cultura per una sana e corretta alimentazione riveste un ruolo fondamentale nelle attività e nelle iniziative del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, che sta mettendo in campo una serie di azioni per sensibilizzare e promuovere l’importanza del mangiare sano. Un impegno concreto che rappresenta un percorso efficace in grado di contrastare un fenomeno che si sta diffondendo anche nel nostro Paese, quello dell’obesità: un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sottolinea Le azioni del Ministero si muovono su binari diversi: sensibilizzazione, promozione e valorizzazione, ma anche attraverso l’offerta di strumenti concreti per supportare il consumatore al momento dell’acquisto come un bimbo su 3 in Italia è obeso o in sovrappeso. Consumi sempre più compulsivi a discapito di quelli necessari e abbandono inesorabile della dieta mediterranea: sono alcuni dei fattori che hanno alimentato questo fenomeno. Le azioni del Ministero si muovono su binari diversi: sensibilizzazione, promozione e valorizzazione, ma anche attraverso l’offerta di strumenti concreti per supportare il consumatore al momento dell’acquisto. Nello specifico, tra le iniziative del Mipaaf un ruolo centrale occupa Food4U, una campagna di sensibilizzazione realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. L’iniziativa di respiro internazionale coinvolge studenti delle scuole di 16 Paesi europei (Austria - Belgio - Danimarca - Finlandia - Francia - Germania - Gran Bretagna - Grecia - Italia - Lussemburgo - Norvegia - Olanda Portogallo - Spagna - Svezia - Ungheria). I giovani partecipanti (6 milioni di studenti da 25.000 scuole diverse) sono chiamati ad esprimere, con la realizzazione di un breve video corredato da backstage sul tema “I giovani e una alimentazione consapevole”, il proprio punto di vista sull’importanza di una sana alimentazione. E una Commissione giudicatrice internazionale di preselezione individua i due migliori spot per ciascuno dei 16 Paesi coinvolti nell’iniziativa. Il Ministero ha fatto correre la promozione del mangiare sano attraverso alcune grandi gare ciclistiche con il progetto “La qualità in Giro”: la forte dimensione territoriale di queste manifestazioni, restituisce in maniera viva il legame tra produzioni agroalimentari, territori e identità culturale, fattore competitivo determinante dell’agroalimentare nazionale insieme alla qualità. Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha deciso quindi di seguire due classiche gare ciclistiche nazionali di fine stagione svoltesi in Lombardia e Piemonte, per promuovere la conoscenza dell’agroalimentare di qualità prodotti nelle zone che attraverseranno i ciclisti. L’attenzione verso il tema di una sana e corretta alimentazione è testimoniata anche dalla realizzazione di una campagna informativa “Sai quel che mangi”, che si è articolata tramite la progettazione e la redazione di opuscoli riguardanti diverse filiere dell’agroalimentare e la loro distribuzione nei luoghi di contatto tra la domanda e l’offerta dei consumi alimentari. In particolare, la campagna ha previsto la realizzazione di 13 mln di copie di 8 opuscoli, di taglio informativo e divulgativo, sulle seguenti filiere: frutta, ortaggi, pane - pasta, carni fresche, carni stagionate ed insaccate, formaggi, vino. L’azione del ministero delle Politiche agricole alimentari forestali si articola anche attraverso la realizzazione di uno strumento utile e utilizzabile da parte del cittadino al momento dell’acquisto. Un servizio moderno, veloce e gratuito, pensato per tutti i consumatori e destinato a rendere più semplice fare una spesa intelligente e consapevole. È il servizio Sms Consumatori, realizzato in collaborazione con le Associazioni di Consumatori e con l’Ismea, che permette di informarsi sui prezzi medi dei principali prodotti agroalimentari all’origine, all’ingrosso e al dettaglio: frutta, ortaggi, latte e latticini, carne, pesce, pane, pasta, etc. Il tema della sana e corretta alimentazione coinvolge, infine, anche l’aspetto della sicurezza alimentare. E in questo senso il ministro Zaia ha inaugurato la stagione della tolleranza zero per tutelare e difendere il consumatore garantendo la genuinità e qualità dei prodotti che arrivano sulla tavole degli italiani. Un ulteriore dimostrazione della centralità che occupa il tema dell’alimentazione nell’azione del governo. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 www.agri.marche.it www.quiblogpsrmarche.it Unione Europea / Regione Marche PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 COLTIVIAMO IL TUO FUTURO Agorà / Ad.Venture QUI, nelle Marche, si investe per costruire un futuro migliore, per portare le zone rurali a proporsi come nuovo modello di vita, coerente con l’identità regionale, attento alla salute, all’utilizzo corretto delle risorse, alla salvaguardia dell’ambiente, alla valorizzazione delle tipicità e delle radici storiche e culturali. QUI la nostra regione sta cambiando nel rispetto dell’ambiente e del suo territorio, grazie agli interventi promossi dal Programma di Sviluppo Rurale, con il contributo dell’Unione Europea. Foto Luca Giustozzi 15 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 16 Giovanni Mantovani, direttore generale Veronafiere Nuove tecnologie agricole Rinnovabili, meccanizzazione agricola, genomica: così l’agricoltura diversifica e punta a fare reddito Viaggio fra le principali novità di Fieragricola e Bioenergy Expo, in programma a Veronafiere dal 4 al 7 febbraio 2010 V eronafiere spinge sulle energie da fonti rinnovabili in agricoltura. Dal 4 al 7 febbraio 2010, infatti, in concomitanza con l’edizione numero 109 di Fieragricola, va in scena Bioenergy Expo, il Salone dedicato alle energie rinnovabili. Una scelta per nulla casuale. Soprattutto se calata nell’ambito del settore della produzione primaria, al quale è assimilata a pieno titolo, almeno con riferimento alle fonti agri- cole (fotovoltaico compreso). Così, la produzione di energia elettrica da fonti agroforestali e da impianti fotovoltaici rientra fra le attività agricole. Con la conseguenza che il reddito è determinato con la tariffa catastale (da questo principio sono escluse le società per azioni); i dipendenti sono inquadrati in agricoltura e possono contare sui contributi agricoli unificati; il titolare dell’impresa rimane coltivatore diretto e imprenditore agricolo a titolo professionale, con la conseguenza che eventuali costruzioni sono esenti dal cosiddetto “contributo di costruzione”; i fabbricati (anche se accatastati) sono considerati rurali e pertanto non soggetti a Ici; si possono acquistare i carburanti con riduzione delle accise; non si perdono i diritti ai contributi nell’ambito dei Psr (Piani di sviluppo rurale). Sul piano del lavoro, in Italia l’indotto delle energie verdi offre attualmente occupazione per circa 950mila addetti, ma si stima che nei prossimi dieci anni saranno 1,5 milioni gli occupati. Un’accelerazione assolutamente interessante. Dalla teoria alla pratica di Bioenergy Expo il passaggio è all’insegna delle novità e delle opportunità concrete, tenuto conto che la filiera agroenergetica rappresenta una formula vincente in un’ottica di multifunzionalità e diversificazione del reddito, oltre che “Consorzi Agrari d’Italia” anche in Emilia Romagna Sono cinque i consorzi che fanno parte della nuova holding che in Italia sviluppa un fatturato di 3 miliardi di euro su 1.300 punti vendita, per un totale di ben 300mila imprese agricole C inque consorzi agrari dell’Emilia Romagna fanno parte di “Consorzi Agrari d’Italia”, la nuova holding che ha come protagonista il sistema dei Consorzi Agrari, che in Italia sviluppa un fatturato di 3 miliardi di euro su 1300 punti vendita, ai quali fanno riferimento 300mila imprese agricole e un numero crescente di cittadini interessati dall’acquisto di prodotti alimentari genuini dalla filiera agricola italiana al giardinaggio. Presentata a Cernobbio, al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Coldiretti, la nuova società consortile, cui aderiscono per il momento 23 consorzi agrari, è già un gigante dell’agroalimentare che interessa quasi una impresa agricola su tre ed è leader nella gestione dei cereali, con il 20 per cento della produzione nazionale, e nella commercializzazione di mezzi tecnici per l’agricoltura, con il 25 per cento dei trattori venduti; inoltre, garantisce l’alimentazione a un animale allevato su dieci ed è presente, anche con esempi di eccellenza, in attività industriali e nella distribuzione alimentare. Silos di raccolta Un gruppo attivo dal campo alla tavola attraverso il quale passa un chicco di grano italiano su cinque, destinati a finire come pane o pasta sulle tavole dei consumatori, ma che vende anche un trattore su quattro al lavoro nelle campagne italiane. I cinque consorzi agrari dell’Emilia Romagna sono i consorzi interprovinciali Bologna-Modena e Forlì-CesenaRimini e i consorzi provinciali di Ravenna, Reggio Emilia e Piacenza. Insieme sviluppano un fatturato di circa 620 milioni di euro e Macchine agricole all’opera di mietitura un gesto consapevole di salvaguardia dell’ambiente. Così, a Bioenergy Expo si potranno trovare, fra le molte novità e applicazioni “da vedere” direttamente a Veronafiere, una serra per coltivare pomodori col sistema idroponico, e con un riscaldamento totalmente verde, costituito da pannelli fotovoltaici e una caldaia a cippato da biomassa legnosa. Da Bioenergy a Fieragricola 2010, la filosofia che ispira gli eventi è la medesima: concretezza e dinamicità. Senza dimenticare - accanto alla redditività e alla multifunzione delle imprese - le opportunità di lavoro. Che in agricoltura, per alcuni segmenti, sono quanto mai reali. Dai cosiddetti “green jobs” alla zootecnia, fino alla meccanizzazione agricola. Nasce così, fra le novità di Fieragricola 2010, “Agrilabor - Le professioni dell’agromeccanica”. Un’area di incontro fra esigenze e aspirazioni professionali, fra richieste e necessità nell’ambito lavorativo agricolo. Agrilabor è strutturato in tre sezioni o aree tematiche: l’Officina virtuale, l’Area forum e l’Area job. In particolare, l’Officina virtuale sarà organizzata come una vera e propria officina, per mostrare tutte le fasi operative di assistenza, riparazione e manutenzione di macchine agricole. L’Area forum è invece uno spazio destinato alle diverse figure professionali di cui promuovere l’immagine (area commerciale vendite, area tecnica assistenza, ricambi) dove alcuni giovani professionisti illustreranno agli studenti la loro attività lavorativa. L’Area job è configurata come uno Sportello del lavoro, dove far incontrare domanda e offerta della filiera agromeccanica. Una sorta appunto di agenzia di lavoro, per favorire al massimo l’occupazione e l’inserimento nel mondo del lavoro ai giovani interessati. Regina di Fieragricola, per l’attrattiva che esercita sul mondo agricolo, resta la zootecnia. Quest’anno sempre più internazionale. Accanto ai due confronti sul ring, per la razza Bruna e la Holstein (Frisona), rispettivamente con il terzo European Brown Swiss Championship e con la nona edizione dello European Open Holstein Show, non mancherà un focus sulla genomica, la vera sfida del terzo millennio in tema di miglioramento genetico, morfologia e produttività. Alla prima valutazione in assoluto della genomica sul bovino sarà dedicato il convegno internazionale al quale parteciperanno esperti di fama mondiale del calibro di Andre Eggen (Illumina, Francia), Paolo Ajmone (SelMol), Curt Van Tassel del Dipartimento di Stato Usa per l’Agricoltura (Usda), Chris Warkup (Quantomics), Enrico Santus (coordinatore di Intergenomics). operano sul territorio regionale attraverso una capillare rete organizzativa, con 112 agenzie 68 centri di stoccaggio di cereali, 78 depositi per carburanti, oltre 60 tra negozi alimentari, discount e garden. “In sinergia con tutti gli altri consorzi della holding - ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello - i consorzi agrari dell’Emilia Romagna punteranno alla creazione di una rete efficiente di servizi con l’obiettivo di accrescere il peso degli agricoltori nelle relazioni industriali, attraverso la concentrazione dell’offerta e la commercializzazione delle produzioni, per aumentare il valore aggiunto degli agricoltori”. Questo significherà, ha spiegato Tonello, “una presenza diretta sul mercato dei produttori e il rafforzamento di una rete distributiva integrata. È una grande opportunità per l’agroalimentare italiano. Gli agricoltori si candidano a diventare protagonisti del proprio futuro”. L’holding di Consorzi Agrari d’Italia ha un capitale sociale di 4 milioni di euro ripartito tra i soci con quote e scaglioni in funzione del fatturato e una governance secondo il modello duale che prevede un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. Alla holding fanno capo quattro diverse società attive, rispettivamente, nel trading, nella gestione dei punti vendita, nella trasformazione industriale e nella gestione del patrimonio immobiliare. In particolare, “Consorzi Agrari d’Italia” persegue quattro principali obiettivi: prima di tutto, la creazione di una rete efficiente di servizi su tutto il territorio nazionale di tipo tecnico-commerciale, finanziario, logistico e nelle nuove energie agricole; poi la modifica delle relazioni industriali accrescendo il peso degli agricoltori. Tra gli obiettivi, inoltre, la concentrazione dell’offerta e la commercializzazione delle produzioni, per aumentare il valore aggiunto degli agricoltori. Infine, anche una presenza diretta sul mercato di prodotti agroalimentari “firmati dagli agricoltori” e il rafforzamento di una rete distributiva integrata a partire dai punti vendita esistenti. Le aree di business della società sono state individuate nella razionalizzazione delle attività della rete Consorzi Agrari, nella realizzazione di una rete distributiva per le produzioni, nelle nuove energie, nel credito e nelle assicurazioni e nella filiera dei seminativi. In questo ultimo settore, particolare riferimento è stato fatto al trading di grano duro, tenero, mais, altri cereali, alle attività industriali di mangimifici, sementi e a quelle trasformazione delle produzioni (pasta, vino, olio, ecc). Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 17 Bioenergie, carta vincente per lo sviluppo agricolo Numerosi i vantaggi ambientali ed economici individuati dalla Regione Marche nel produrre e utilizzare questi combustibili I l settore delle agroenergie rappresenta una delle nuove frontiere della multifunzionalità agricola. Consentendo infatti l’apertura di un nuovo mercato - complementare a quello tradizionale dei prodotti alimentari - ed incidendo profondamente sull’organizzazione e sulla gestione dell’impresa e sulla sua redditività, determina nuove opportunità per il settore agricolo e può rappresentare un punto di forza per le zone rurali. La stessa UE ha individuato nello sviluppo delle energie rinnovabili una delle nuove sfide dello sviluppo rurale, insieme ai cambiamenti climatici, alla biodiversità, al risparmio e alla qualificazione della risorsa acqua. Le bioenergie e le energie rinnovabili da biomassa possono contribuire in maniera determinante alla diminuzione dei gas serra, attraverso il sequestro del carbonio e la riduzione della CO2, nonché possono concorrere alla sostituzione dei combustibili fossili. I Piani energetici delle regioni, come le Marche, individuano le biomasse di origine agricola come uno strumento per contribuire alla produzione energetica attraverso il modello della produzione diffusa e di- stribuita, cioè produrre energia in piccoli impianti dove può essere immediatamente utilizzata. Per accompagnare una reale crescita delle agroenergie e per raggiungere risultati importanti e significativi, la Regione Marche ha inteso lavorare su tre piani: Ricerca e Innovazione; Processi Autorizzativi; Sostegno e Incentivi. Per quanto riguarda Ricerca e Innovazione, si è agito sulle filiere agroenergetiche più interessanti per la nostra regione: Biogas da reflui zootecnici; Filiera ligno-cellulosica (legno e sottoprodotti delle derrate stocchi paglia ecc.); Biocombustibili: pellets; Olio energia. Impianto pilota Biogas Altri progetti sono in corso di svolgimento, continua la ricerca sul girasole altoleico e sull’introduzione del colza nell’ordinamento marchigiano. Di notevole importanza la sperimentazione su scala reale per l’impoverimento di azoto (metodo strippaggio) dei digestati prodotti con il biogas in modo da utilizzarli come ammendanti in maniera efficace nel rispetto dei disciplinari anche nelle aree ZVN (zone vulnerabili nitrati). Il Servizio Agricoltura ha completato uno studio sui bacini agroenergetici regionali, andando ad individuare sul territorio biomassa di produzione o residuale, al fine di avere a disposizione una chiara realtà del potenziale delle biomasse. Altro punto fondamentale sono i Processi Autorizzativi. La materia è abbastanza complessa, perché come noto sono coinvolte diverse istituzioni con competenze non sempre ben definite e delimitate. La Regione Marche ha istituito un gruppo di lavoro interservizi, Agricoltura, Ambiente, Industria, Artigianato ed Energia per valutare tutti gli aspetti di semplificazione per gli impianti a biomassa di piccola taglia, sempre con un’ attenzione particolare alla sostenibilità e ai problemi ambientali. Il Sostegno e l’Incentivazione degli impianti che utilizzano biomassa è un’altra condizio- Girasole da bioenergia ne, senza la quale non possiamo aspettarci grandi sviluppi. La Regione sostiene i piccoli impianti che possono avere a disposizione la biomassa in un limitato raggio di azione. L’orientamento delle produzioni agroenergetiche deve essere decisamente verso la valorizzazione delle biomasse residuali, i reflui zootecnici, gli scarti industriali, oltre che delle colture dedicate sempre nel rispetto delle normative ambientali e sanitarie. L’Amministrazione regionale si è orientata decisamente verso misure specifiche per il sostegno delle energie rinnovabili sia nel contesto della riconversione del settore bieticolo sia nel Piano di Sviluppo Rurale. Con il Piano di Azione Bieticolo Saccarifero (PABS) sono stati messi a disposizione 2,5 milioni di euro che hanno generato oltre 10 milioni di euro di investimenti: piccoli impianti fotovoltaici, biogas, pirogassificazione, olio energia, macchinari ed attrezzature per la produzione di pellets. Ai fondi del PABS si sono oggi aggiunte le risorse del Programma di Sviluppo Rurale Marche già approvato e quelle che sono state destinate con la riprogrammazione successiva alle nuove sfide dell’Health Check. Si tratta di 5 milioni di euro che dovrebbero generare investimenti per oltre 20 milioni di euro. Oltre agli incentivi per la realizzazione di piccoli impianti per la produzione e la vendita di energia, il PSR pre- vede il sostegno alle imprese agricole ed agrituristiche - fino al 40% del costo - per impianti aziendali ed interaziendali per la produzione ed autoconsumo di energia termica ed elettrica, nonché incentivi fino al 70% del costo, per impianti di carattere pubblico nelle zone di montagna, in particolare per la produzione di calore. Anche il Programma Operativo FESR sostiene gli investimenti per l’energia eolica, solare e contribuisce in misura complementare per impianti a biomasse. Si vogliono così creare le condizioni perché ogni azienda agricola possa orientarsi verso il risparmio energetico e la razionalizzazione dell’utilizzo dell’energia, nonché verso l’autoproduzione, sfruttando al massimo le proprie risorse. La produzione e la vendita di energia può diventare una vera alternativaproduttivaedunaconsistente integrazione di reddito. Non solo ma l’azienda agricola ed agrituristica potrebbe contribuire ad un certo tipo di informazione, con finalità anche “educative” sul tema energetico. In conclusione vogliamo ribadire che è necessario evitare il conflitto tra food e no food. La produzione di alimenti rimane e rimarrà il primo compito dell’agricoltura, le bioenergie si configurano come una valida alternativa produttiva solo in alcune realtà ed in alcuni ambiti e possono rappresentare un valido supporto energetico in tutte le aziende agricole. Nasce Agrifidi Uno Emilia Romagna Maggiore sostegno alle imprese agricole D al primo gennaio 2010 dalla fusione di tre degli otto confidi del settore agricolo operanti in regione Emilia Romagna e più precisamente: Agrifidi Bologna, Agrifidi Ravenna e Agrifidi Forlì- Cesena- Rimini, inizia la propria attività Agrifidi Uno Emilia Romagna. Il nuovo Confidi agricolo interprovinciale diventa il Confidi leader della regione ed anche uno dei maggiori a livello nazionale con i suoi 5000 soci, più di 75.0000.000 di euro di finanziamenti deliberati nel 2009 ed un patrimonio di garanzia costituito da 8.000.000 milioni di euro di fondi liquidi, oltre a 11.000.000 Di euro dei fondi fidejussori sottoscritti dai soci. Nella prima riunione tenutasi il 12/01/2010, il consiglio di amministrazione ha eletto all’unanimità il presidente: il Alberto Rodeghiero, bolognese Alberto Rodeghiero e i due vice presidenti Giovanni Gagliardi di Ravenna e Domenico Cappelli di Forlì; Agrifidi Uno Emilia la direzione è stata affidata a Lucia Alfano di Ravenna, già direttore della cooperativa Agrifidi Ravenna, con consolidata esperienza in materia di confidi e settore agricolo. Il neo presidente Rodeghiero ha maturato una lunga esperienza nel settore del credito agrario ed in quello dei confidi, oltre che ad essere considerato uno dei maggiori esperti in materia del complicato mondo degli aiuti di stato del settore agricolo, oltrechè punto di riferimento sia per il mondo bancario che per le istituzoni pubbliche. La decisione di dare vita al nuovo confidi è nata dalla consapevolezza che dopo l’ottimo lavoro svolto dai singoli confidi fino ad ora, fosse giunto il momento di creare una struttura ancora più forte e organizzata; in grado di fronteggiare la grave crisi che sta attraversando il settore agricolo e poter essere così per le imprese agricole ancora di più lo strumento che possa favorire l’accesso al credito ed a costi contenuti da non dimenticare anche il grande sostegno dato dalla regione E.R. ai confidi agricoli e non, in particolre dall’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni, che ha favorito con interventi specifici la realizzazione delle aggregazioni tra i confidi agricoli. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 18 Oltre 1.700 imprese per Agrofidi Modena Il recupero della biodiversità: Un Confidi locale al servizio del tessuto produttivo agricolo i frumenti per la produzione di pane A grofidi, il confidi che associa oltre 1.700 imprese agricole in provincia di Modena ed è promosso unitariamente dalle 4 Associazioni Professionali della provincia, ha chiuso il 2009 con importanti risultati operativi. Agrofidi ha intermediato 473 operazioni di finanziamento per oltre 35 ml. di €, attraverso la propria garanzia mutualistica, in base agli accordi stipulati con 17 Istituti di Credito convenzionati, con un La sede di Agrofidi Modena agevolazione in conto interessi diversificata da 1 a 2,5 punti percentuali, nei casi consentiti dalla normativa vigente. Fondamentale è stato il sostegno della Regione Emilia-Romagna e della Camera di Commercio assieme ad altri Enti locali. Con la Regione sono state attivate 142 domande per oltre 9 ml. di € a cui si sommano gli interventi sugli investimenti a valere sulla legge regionale 17/06 per un’operatività di oltre 4,5 ml. di €. La Camera di Commercio di Modena, oltre che a sostegno degli investimenti è intervenuta in regime de minimis sulle operazioni per la liquidità aziendale, dando la possibilità alle imprese, nell’attuale fase di difficoltà economica e finanziaria, di diluire in un arco di tempo sostenibile esigenze ed impegni finanziari di medio periodo. L’intervento camerale, tra liquidità ed investimenti, ha visto oltre 200 imprese beneficiare di finanziamenti agevolati per circa 11 ml. di euro. Nel 2010 Agrofidi conferma i prestiti di conduzione in regime de minimis in base ai programmi regionali con lo stanziamento straordianario da parte della Regione di 1,3 milioni di euro e i finanziamenti per gli investimenti aziendali che, nonostante le difficoltà, sono in costante e sensibile aumento negli ultimi 3 anni. I programmi di finanziamento per il 2010 verranno resi disponibili attraverso le comunicazioni di Agrofidi alle imprese, alle Organizzazioni Professionali, alle Banche convenzionate e comunque disponibili sul sito www.agrofidi.it. Intervento di Cristina Piazza dell’azienda sperimentale Stuard L’ idea di recuperare vecchie varietà di frumento impiegate per la panificazione nasce nell’Alta Val Stirone, a cavallo fra Parma e Piacenza dall’esperienza del Panificio F.lli Lusignani di Pellegrino P.se nella produzione di pane ottenuto da farine di grani storici con lievitazione acida. Gli obiettivi erano valorizzare la filiera del frumento tenero e dei prodotti da esso derivati (farine e pane) attraverso la definizione di un percorso agronomico e tecnologico idoneo alla produzione di pane tipico, ottenuto principalmente da farine di grani storici con metodologie di panificazione tradizionale (fermentazione acida), mantenere attività agricole economicamente competitive in un’area “svantaggiata”, salvaguardare l’agrobiodiversità locale ed il territorio. Il progetto, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, dalle Province di Parma e Piacenza e da privati, è stato coordinato da CRPV (Centro Ricerca per le Produzioni Vegetali) e realizzato dall’Azienda Sperimentale Stuard (PR) per le prove di campo, dal Centro di Ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale (CRA-GpG) di Fiorenzuola d’Arda (PC) per la caratterizzazione tecnologica e genetica dei frumenti, dall’Istituto di Microbiologia degli Alimenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia per la caratterizzazione del lievito madre, dal Molino Agugiaro & Figna e da Barilla s.p.a. e dal Panificio F.lli Lusignani rispettivamente per la molitura e la panificazione. In base ai risultati delle prove agronomiche e ai panel test, sono state individuate tre varietà storiche ed una moderna particolarmente interessanti per produttività in campo e qualità del pane. Queste varietà sono state avviate alla fase successiva di definizione della tecnica colturale - principalmente la fertilizzazione - in aziende biologiche e “convenzionali” della Val Stirone (2006-2007). Anche il grano di queste prove è stato trasformato in pane e valutato con panel test. I risultati ottenuti hanno permesso di stabilire che in ambienti marginali quali quelli collinari/montani in cui si è operato, anche alcune vecchie varietà di frumento sono produttivamente competitive con le varietà moderne. Dal punto di vista della trasformazione, i grani antichi hanno caratteristiche qualitative che li rendono inadatti alle moderne tecniche di panificazione con lievito di birra, mentre impiegando la lievitazione con pasta madre, molto più lenta, si ottengono pani con ottime caratteristiche organolettiche. I panel test hanno permesso di stabilire che tessitura, sapore e retrogusto del pane sono determinati dalla varietà, mentre la concimazione influenza il colore interno ed esterno oltre che l’aroma. Non sembra esserci invece differenza fra pani prodotti con farina biologica e convenzionale. Le analisi effettuate hanno inoltre permesso di stabilire che le farine ed il pane sono esenti da micotossine, pericolose per la salute umana, I risultati del progetto sono in parte già stati applicati nella realizzazione nella zona di Pellegrino P.se di una “filiera corta” che coinvolge una quindicina di aziende che conferiscono il frumento antico prodotto al panificio, un centro di stoccaggio e un mulino. Il pane viene poi venduto in diversi punti vendita sia locali che a Milano, Parma e Fidenza. Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010 19 Ferrara, parte la moratoria dei debiti Intervento di Lauro Casoni, presidente Agrifidi Ferrara sull’impegno con le banche locali. All’orizzonte criticità con i PSR “N ei giorni scorsi la Cassa di Risparmio di Cento, per bocca del proprio direttore generale Ivan Damiano comunicava che l’istituto di credito aderiva, fra i primi in Emilia Romagna alle richieste della regione, dando il via alla moratoria dei debiti anche nel settore agricolo e cioè, allo spostamento della quota capitale delle rate “in avanti” di 12 mesi per venire incontro alle esigenze delle imprese agricole in questo difficile momento. Seguita a breve tempo anche dagli altri istituti di credito cittadini, l’iniziativa voluta ed affinata con la fattiva collaborazione della Regione e dei confidi agricoli dell’Emilia Romagna tra i quali quello di Ferrara è sicuramente una boccata di ossigeno per un settore che ha visto nel 2009 precipitare in modo drammatico la redditività delle imprese e che ha visto in contemporanea l’aumento dei costi di produzione e dei servizi (mezzi tecnici, concimi, Lavorazione pomodoro in provincia di Ferrara assicurazione grandine e calamità naturali). Oggi come rilevano i dati messi a disposizione degli stessi istituti di credito, le imprese agricole che hanno dovuto dire addio a sogni di gloria sono proprio quelle che negli ultimi anni avevano fatto importanti piani di sviluppo ma che oggi si sono trovate in mezzo alla insuperabile prova della redditività in tempi di mercati aperti. A queste difficoltà si aggiungono, rileva Agrifidi Ferrara, la rigidità dell’applicazione dei regolamenti comunitari in merito al PSR da parte dell’amministrazione provinciale che in certi casi prevede una istruttoria palesemente incompatibile con i regolamenti attuativi della legge regionale 43/97 e successive modifiche, scritta dalla Regione Emilia Romagna stessa e notificata alla Comunità europea. Agrifidi Ferrara nel 2009 ha garantito finanziamenti per quasi 18 milioni di euro connessi ad investimenti sul proprio territorio. Nel 2010 Agrifidi Ferrara si impegnerà, ed i segnali sono inequivocabili, ad arginare le sempre più numerose richieste di consolidamento delle situazioni debitorie.” MODENA, IL TERRITORIO DEI LAMBRUSCHI DOP Lambrusco di Sorbara Lambrusco Salamino di Santa Croce Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Lambrusco di Modena 20 Eventi Lunedì 25 Gennaio 2010