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Settimanale - Anno 3
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N°1
Lunedì 25 Gennaio 2010
IMPRESE
Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008
Arriva il nuovo Codice agricolo:
FOCUS
manuale tascabile per i contadini
AGROALIMENTARE
L’obiettivo è quello di snellire le leggi e di utilizzare un linguaggio
chiaro. Permetterà, poi, di risparmiare ben 110 giorni di lavoro
“A
■ NEWS / Nel 120° anniversario della Margherita, concesso il riconoscimento SGT
La vera pizza è solo quella napoletana
I
l 2009 si è chiuso con una
grande vittoria europea. Il
lavoro e la tenacia dei pizzaioli
napoletani è stato premiato con
il riconoscimento della pizza
STG. Un marchio a tutela di un
prodotto simbolo della tradizione napoletana e del made in
Italy in tutto il mondo che troppo spesso e da troppo tempo è
oggetto di pessime imitazioni.
Un simile successo è dovuto a
pochi semplici ingredienti rigorosamente italiani: pomodoro,
mozzarella e basilico, farina,
sale e lievito. Questo importante riconoscimento è arrivato
proprio nell’anno in cui la pizza
Margherita ha festeggiato il suo
120° anniversario. Centoventi
anni di storia, prelibatezza della
cucina planetaria. La pizza è soprattutto storia di un territorio.
Una storia che ha il sapore della
legenda. Nel 1772, Ferdinando
di Borbone, re di Napoli, violò
le regole dell’etichetta entrando
nella pizzeria di Antonio Testa,
detto n’Tuono. Il re volle assaggiare quel piatto che tanto
piaceva al suo popolo. Allora
nobiluomini e nobildonne lo
imitarono e la “pizzeria” divenne un locale alla moda. Il
“pizzaiolo” n’ Tuono elevò il
tono della sua “bottega” rendendola degna del favore della
Corte. Poi, in visita a Napoli, a
trascorrere le vacanze estive, arrivarono Umberto I di Savoia e
la moglie Margherita che fecero
preparare al pizzaiolo Raffaele
Esposito delle pizze “napoletane” per tutta la Corte. Esposito
e sua moglie, Maria Giovanna
Brandi, alle pizze “classiche” - la
marinara e la mastunicola - aggiunsero una “variante” per la
regina Margherita, farcita con
basilico per richiamare la bandiera italiana.
dicembre - illustra il
ministro delle Politiche
agricole alimentari e forestali,
Luca Zaia - abbiamo presentato
a Palazzo Chigi il nuovo Codice agricolo, un provvedimento
frutto della collaborazione con
il ministero della Semplificazione e coordinato dalla Presidenza del Consiglio che rappresenta una vera rivoluzione
per la vita dei contadini e farà
risparmiare loro circa 110 giornate lavorative, che oggi vanno
perse per stare dietro alle pratiche burocratiche. Grazie al
codice, che si comporrà di 155
articoli, ogni operatore del settore potrà dominare con uno
“sguardo” l’intera materia agricola, che finora era disseminata
in un corpo normativo imponente ma privo di organicità e
compattezza, tra Codice civile,
leggi speciali e alcuni commi di
leggi finanziarie. Una materia
che ha vissuto interventi importanti praticamente in ogni
decennio: prelazione agraria
negli anni Sessanta, usucapione speciale negli anni Settanta,
legge sull’affitto dei fondi rustici
FONTANA ERMES
e dei contratti agrari negli anni
Ottanta e, nel 2001, le leggi di
orientamento in agricoltura.
Tutto ciò rendeva difficile agli
agricoltori individuare il quadro normativo e complicava
di conseguenza la loro attività.
Certo, ora il codice è all’esame
delle commissioni agricoltura
delle Camere e dovrà tornare
in Cdm, ma la sfida principale,
quella di snellire e accorpare le
leggi agricole, è stata lanciata.
I contadini potranno così usufruire di un vero e proprio manuale tascabile, grazie al quale
potranno conoscere con certezza le conseguenze della propria
condotta e i passi da compiere
per fare al meglio il proprio mestiere. Se è vero che la legge non
ammette ignoranza, è pur vero
che il legislatore ha il dovere di
fare in modo che essa sia inequivocabile per il cittadino. E
infatti il nuovo codice si propone non solo di snellire le leggi,
accorpando le norme ed eliminando quelle ormai obsolete
– secondo il principio della cosiddetta “taglia leggi” – ma anche di utilizzare un linguaggio
S.P.A.
... il Prosciutto coi fiocchi
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chiaro e comprensibile, seguendo uno dei punti fondamentali
del programma di Governo,
che è appunto quello della semplificazione dell’intero corpo legislativo nazionale. I sei titoli di
cui si comporrà il nuovo codice
riguardano l’integrazione del
codice civile, l’impresa agricola,
la disciplina del territorio in cui
operano gli agricoltori, anche in
merito alle coltivazioni Ogm, la
proprietà terriera e le strutture
agrarie, i contratti agrari e, infine, appunto, l’abrogazione delle
norme precedenti. Particolare
rilievo avrà la definizione più
precisa di coltivatore diretto: vi
si specifica infatti che il lavoro
della famiglia titolare dell’impresa deve essere pari almeno a
un terzo di tutta l’attività. Questo per evitare i “furbetti” che
godono di provvigioni senza
averne diritto. Lo scopo è infatti
quello di dare alle Regioni e allo
Stato gli strumenti per agire in
modo più incisivo. Veramente
con il Testo unico entreremo
a pieno titolo nel gotha delle
grandi agricolture internazionali”.
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Parmigiano-Reggiano: strategie nuove
insieme a una politica di qualità per le Dop
Un alleggerimento della pressione sul mercato interno con iniziative
per favorire l’apertura di nuovi canali di consumo, soprattutto all’estero
S
i è aperta a fine ottobre una
riflessione ampia su una serie di innovazioni che riguardano ruolo e compiti del Consorzio del Parmigiano-Reggiano,
con una doppia finalità: rendere
sempre più efficace la sua azione
di tutela e promozione e sgombrare il campo da una serie di
equivoci sulle reali possibilità
di intervento che enti di tutela
come questi possono effettivamente giocare sul mercato
in mancanza di compiti che si
qualifichino come una vera e
propria azione commerciale.
Contrariamente a quanto si è
spesso portati a pensare, i Consorzi di tutela non gestiscono il
prodotto, anche se in qualche
caso trovano il modo di soste-
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DIN NEWSLETTER
Settimanale - Anno 3 - Numero 1
Lunedì 25 Gennaio 2010
nere i produttori senza perdere
la loro natura.
In modo del tutto inedito in oltre
settant’anni di storia, nel 2009 lo
ha fatto proprio il Consorzio del
Parmigiano Reggiano.
“Una nuova strategia - afferma
Giuseppe Alai, presidente del
Consorzio del Parmigiano-Reggiano - che di fatto ha portato
a regolare la quantità complessivamente offerta al mercato,
in modo di costituire dei nuovi
equilibri tra domanda ed offerta. L’azione è consistita nel
ritiro di forme di ParmigianoReggiano (150.000 circa, di cui
90.000 forme legate a un intervento pubblico dell’Agea per gli
indigenti, e 60.000 forme ritirate
direttamente dal Consorzio per
Proprietario ed editore
Il Sole 24 Ore Business Media S.r.l.
Via Patecchio, 2 - 20141 Milano
Direttore responsabile: Antonio Greco
Stampatore: Il Sole 24 ORE S.p.A. – Milano, Via Busto
Arsizio 36; Carsoli (AQ), Via Tiburtina Valeria km. 68,7
Registrazione Tribunale di Milano numero
208 del 21 marzo 2005
favorire attività promozionali all’estero). In presenza di un
buon andamento dei consumi
interni e delle esportazioni, del
perdurare della riduzione della produzione e del costante e
vistoso calo delle scorte legato
sia ai ritiri che alla flessione produttiva, questa azione ha sicuramente concorso in modo significativo ad avviare, negli ultimi
mesi dell’anno, una evidente
ripresa delle quotazioni, rimaste
sostanzialmente ferme e al di
sotto dei costi di produzione per
cinque anni”.
“L’obiettivo del Consorzio - continua Alai - è stato quindi quello
di ridurre la quantità destinata
al mercato italiano (l’export non
a caso è aumentato del 4,6%) per
controbilanciare lo squilibrio di
potere contrattuale tra domanda
(concentrata su 5 grandi strutture della grande distribuzione)
e offerta (frammentata in 400
strutture artigianali che producono Parmigiano-Reggiano)”.
“Ferma restando l’indiscussa
qualità e notorietà del Parmigiano-Reggiano, è allora necessario
gestire come leva la quantità of-
ferta rispetto a quello che è lo
sviluppo del mercato, favorendo
l’apertura di nuovi canali commerciali in Paesi in cui vi è ampio spazio per crescere e dove
meglio attecchiscono le azioni
promozionali cui ci siamo dedicati”.
Rafforzare la presenza del Parmigiano-Reggiano sui mercati
Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano
Attenti ai prodotti e all’ambiente
ggi Corte Bianca è una
delle più belle e fiorenti
realtà dell’industria agroalimentare italiana.
La scelta di Corte Bianca è di
dedicarsi alla produzione di
un marchio proprio e alla produzione con marchio di terzi,
con l’obiettivo di fornire ai
propri partners - industrie alimentari, catene di distribuzione o marchi commerciali che
siano - il massimo servizio e
una produzione di prim’ordine secondo le aspettative dei
clienti e del committente stesso, che può pertanto disporre
di un supporto produttivo
“esterno” con la stessa affidabilità e accuratezza di una
propria unità produttiva.
Alla forte spinta innovativa
e imprenditoriale di Corte
Bianca, si affianca infatti una
tradizione ultradecennale, che
ha visto fin dagli anni ’60 succedersi nello stabilimento ferrarese la produzione per molti
prestigiosi brand del mercato
italiano ed estero e alcuni tra
i maggiori marchi privati della
Gdo italiana, con una gamma
produttiva che dall’originario
segmento del latte e dello yogurt si è presto estesa al settore
Uht, con succhi di frutta, bevande vegetali a base di soia,
riso, mandorla, avena, ageve e
thè, anche di origine biologica, per poi ampliarsi a mousse
di frutta e desserts. E terminare con le ultime novità create
per iniziare al meglio il 2010
rappresentate da una linea di
smoothies, latti vaccini aromatizzati, latte delattosato e
latte fermentato.
Corte Bianca poggia i propri
pilastri sulle caratteristiche
In piena crescita produttiva
e di fatturato, Corte Bianca
ha in cantiere nuovi e
ambiziosi progetti per
sfruttare appieno
le potenzialità produttive,
l’ottima situazione
logistica e le sinergie
che il territorio ferrarese
è in grado di garantire
dello stabilimento di Copparo e sulle rinnovate capacità
produttive degli impianti, ammodernati e aggiornati con
importanti investimenti e con
tecnologie Tetra Pak.
Lo stabilimento, di 44.000 m2
e circa 20.000 m3 di celle frigorifere, ha una potenzialità
produttiva di tutto rispetto,
con una capacità annua di 100
milioni di confezioni Tetra
Brik e 130 milioni di vasetti
di yogurt, produzioni affidate
alla professionalità e alla vasta
esperienza produttiva del personale.
In piena crescita produttiva e
il Consorzio del ParmigianoReggiano vuole che siano posti
importanti picchetti, primi fra
tutti il confezionamento (detto anche “condizionamento”)
all’interno della zona di origine
e il perseguimento ex ufficio
delle eventuali violazioni della
normativa sulle Dop, ovvero un
automatico intervento degli Stati a tutela dei prodotti degli altri
partners europei”.
“Proprio su questi temi - conclude Alai - insieme alla Fondazione Qualivita abbiamo organizzato un confronto a Bruxelles,
per cercare di rafforzare la politica di protezione e di tutela;
a chiederlo, tra l’altro, eravamo
fianco a fianco con analoghi enti
di tutela della Spagna e Francia,
Paesi che insieme all’Italia rappresentano il 60% delle produzioni Dop europee”.
Il Consorzio del ParmigianoReggiano ha permesso
un alleggerimento della
pressione sul mercato interno
con una strategia per favorire
l’apertura di nuovi canali
di consumo, soprattutto
all’estero. E per consolidare
la lotta alle contraffazioni,
il rafforzamento delle Dop
è il criterio per una riforma
della politica di qualità delle
produzioni agroalimentari
■ CORTE BIANCA / Sinonimo di genuinità e qualità
O
significa contemporaneamente
continuare nella tutela del prodotto, svolgendo quindi una
funzione in linea con la natura
del Consorzio. “L’azione nella
lotta alla contraffazione - continua il presidente del Consorzio
- per essere efficace deve avere
nei commercianti e poi nei consumatori i primi alleati in grado
di distinguere i prodotti e di
segnalare le eventuali frodi, sapendo comunque che possiamo
e dobbiamo far leva anche sul
piano normativo, poiché attraverso un quadro legislativo europeo, che sia davvero tutelante
rispetto alle nostre produzioni,
la lotta alle contraffazioni può
avere successo”. “Ecco perché,
nei confronti della nuova politica di qualità delle produzioni
agroalimentari che sta proponendo la Commissione europea,
di fatturato, Corte Bianca ha
in cantiere nuovi e ambiziosi
progetti per sfruttare appieno
le potenzialità produttive, l’ottima situazione logistica e le
sinergie che il territorio ferrarese è in grado di garantire.
Tra le opportunità strategicamente colte dal management,
in particolare la produzione di
bevande vegetali biologiche e
quella di succhi di frutta rappresentano una concreta realtà, con produzioni che sono
destinate ai mercati di tutta
Europa.
Le ultime novità create per
iniziare al meglio il 2010 sono
rappresentate da una linea di
smoothies con diverse combinazioni di frutta, da una gamma di latti vaccini aromatizzati, dal latte delattosato a quello
latte fermentato.
L’ampliamento del listino prodotti rappresenterà certamente un importante volano che
apporterà una maggior visibilità ai brand di Corte Bianca.
Corte Bianca, sempre attenta alla qualità dei prodotti e
all’ambiente, ha deciso inoltre
di collaborare con l’azienda
svedese Ecolean. Il contenitore Ecolean, nonostante la sua
caratteristica flessibile, è stato
progettato per rimanere in
posizione verticale sia quando è completamente pieno sia
quando è mezzo vuoto.
In questo modo sarà facile
adattarlo a zaini e borse, senza
perdere il gusto di poggiarlo
sul tavolo.
Si tratta di un imballaggio
ecosostenibile, in quanto
composto in buona parte da
carbonato di calcio, totalmente riciclabile, miscelato a una
base polietilenica.
Nelle confezionatrici già presenti presso lo stabilimento,
può essere confezionata una
vasta gamma di prodotti: dal
latte pastorizzato allo yogurt,
al latte vegetale e alle bevande
a base di frutta. Un brevetto
rivoluzionario di sicuro effetto per restyling e riposizionamenti: in esclusiva per l’Italia
solo per Corte Bianca.
La scelta di Corte Bianca è di dedicarsi alla produzione
di un marchio proprio e alla produzione
con marchio di terzi,
con l’obiettivo di fornire ai propri partners - industrie
alimentari, catene di distribuzione o marchi commerciali che
siano - il massimo servizio e una produzione
di prim’ordine secondo le aspettative dei clienti e del
committente stesso, che può pertanto disporre di un
supporto produttivo “esterno”
con la stessa affidabilità e accuratezza
di una propria unità produttiva
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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Eventi
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■ CSO / Trentini: “Impegno per promuovere i prodotti del territorio”
Asparago verde di Altedo, orgoglio
Pera IGP, la valorizzazione della tipicità dei territori di Bologna e Ferrara
Una lontana e consolidata tradizione che risale ai primi anni del 900
È
in un’ottica di servizio
che si colloca l’attività
di promozione dei prodotti
tipici del CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) a supporto
dei Consorzi di Valorizzazione della Pera IGP dell’EmiliaRomagna e della Pesca e Nettarina di Romagna.
I due Consorzi, costituiti nel
2001, si avvalgono del CSO
per realizzare annualmente
campagne di promozione e
comunicazione sui prodotti IGP che hanno dato negli
anni notorietà ai due frutti a
identità certificata più rappresentativi della Regione.
“Le attività di comunicazione
e promozione – spiega Luciano Trentini, Direttore di CSO
–sono da sempre incentrate
su azioni volte a far conoscere
i requisiti plus dei nostri prodotti, individuando mezzi di
comunicazione idonei a raggiungere il numero di contatti
con i consumatori più elevato
possibile.
Negli anni – continua Trentini – abbiamo coinvolto media
nazionali in campagne pubblicitarie importanti, sia sulla
stampa femminile e famigliare- sia sui network televisivi
nazionali e locali.
“Oggi – ribadisce il Direttore
di CSO – stiamo realizzando
Pere certificate IGP
la campagna Pera IGP 20092010 che vede coinvolte alcune televisioni private del
Nord Italia all’interno delle
quali sono programmati spot
pubblicitari sulla qualità della
pera dell’Emilia-Romagna e
momenti di approfondimento in studio dove sarà possibile raccontare i valori delle pere IGP, le caratteristiche
organolettiche, le modalità di
consumo, l’unicità del prodotto che dipende dallo stretto legame con il suo territorio
d’origine”.
“La tipicità – commenta
Trentini – è un valore oggi ri-
conosciuto e quanto mai importante per il consumatore.
La sfida però sta nel renderlo, identificabile e percepibile
come differenziale di qualità;
solo così, creando cioè una
identità che rafforzi il valore del prodotto sarà possibile ottenere risultati concreti,
anche sul piano commerciale. Ritengo che ci sia ancora
molta strada da percorrere e
che debba essere compiuto
uno sforzo comune per dare
valore alle nostre produzioni
tipiche”.
“Il CSO in questi anni ha
messo in campo la sua competenza tecnica e operativa
per gestire progetti di valorizzazione nazionali in grado di
costruire una immagine istituzionale del prodotto – mi
riferisco ad esempio alla Pera
Abate ma occorre anche uno
sforzo da parte delle imprese di produzione che devono
credere nell’IGP come strumento rafforzativo per essere
competitivi sul mercato, non
solo nazionale.
Ritengo infatti - conclude
Trentini – che l’origine territoriale certificata sia e sarà
sempre di più un valore anche nei paesi europei verso
cui tradizionalmente esportiamo la nostra frutta.”
L’
asparago Verde di Altedo
può esser coltivato esclusivamente nell’area che caratterizza la sua tipicità e che
cade tra la provincia di Bologna e quella di Ferrara, toccando in tutto 56 Comuni.
La tipicità dell’asparago verde di Altedo riconosciuta con
l’IGP da oltre 5 anni è caratterizzata dal territorio d’origine,
dalla modalità di coltivazione,
dalla varietà utilizzata ma soprattutto dalla cultura dei produttori che da anni si tramandano questa tradizione nella
zona.
Gli asparagi infatti, pur di ori-
Asparago Verde
gini asiatiche sono giunti in
Italia da epoca immemorabile
tanto che esistono nei boschi
anche in forma selvatica.
Le versioni coltivate erano già
note come leccornia presso
gli egiziani, i greci e i romani, vantano citazioni letterarie
di Plinio e Catone ed anche il
primo ministro prussiano Bismark ne andava pazzo.
Già ai tempi dei Romani,
come conferma Vincenzo
Tanara, Nel suo citatissimo
“Economia del Cittadino in
Villa”, gli asparagi della pianura tra Bologna e Ferrara erano
considerati tanto pregiati da
venire inviati a Roma avvolti
uno ad uno in una particolare
carta che ne preservava la freschezza.
Questi asparagi di qualità superiore, da cui derivano gli attuali IGP di Altedo, in alcuni
casi e secondo gli storici, pesavano anche tre libbre l’uno ed
erano considerati un vero prodotto di pregio.
Le virtù salutari di questo ortaggio sono descritte e decantate in molti testi antichi.
L’asparago secondo diverse
fonti, oltre ad essere un prodotto straordinario gastronomicamente ha anche ottimi
requisiti nutrizionali. È uno
degli ortaggi coltivati più ricco di fibra ed apporta limitate quantità di grassi, proteine
e zuccheri, mentre è ricco di
elementi minerali fondamentali per l’uomo, in particolare calcio, fosforo, magnesio e
potassio. Questo ortaggio ha
anche un contenuto di antiossidanti, nonché di vitamina A,
B6 e C ed è un’eccellente fonte di acido folico. Aumenta la
fluidità del sangue, ha un effetto rimineralizzante e può
stimolare l’intestino pigro; la
sua proprietà più significativa
è però quella diuretica, che facilita l’eliminazione dall’organismo dei liquidi in eccesso e
delle scorie prodotte dal metabolismo.
Annualmente il Consorzio
dell’Asparago verde di Altedo IGP organizza insieme alle
istituzioni locali una storica
Sagra che si ripete da 40 anni.
Si tratta di un evento che oggi
ha raggiunto l’importanza nazionale per numero di visitatori e risonanza e l’iniziativa
realizzata nel periodo di piena
produzione offre l’opportunità
ai visitatori di godersi ricette
della tradizione e non e una
atmosfera veramente tipica.
Consorzio di bonifica Tevere-Nera, risorsa per il territorio
Vittorio Contessa del Cda: “Le campagne pro abolizione sono alla base dell’aumento dei costi
per spese legali e di gestione che inevitabilmente ricadono su tutti gli 88.000 consorziati”
I
l Consorzio di bonifica Tevere-Nera, costituito il 31 marzo 1972 con decreto del Presidente della Repubblica, è un
ente di diritto pubblico che ha
carattere interregionale e interessa una superficie totale di
177.779 ettari, acquisita per effetto di diversi provvedimenti amministrativi succedutisi
nel tempo, come la fusione dei
pre-esistenti consorzi BaschiOrte e Conca Ternana. L’attuale
comprensorio consortile, cioè
il territorio su cui il Consorzio
esercita la propria competenza circoscritto da un perimetro
approvato con legge regionale,
interessa le provincie di Terni
(23 comuni), Perugia (3 comuni) e Viterbo (9 comuni) di due
regioni (Umbria e Lazio) ed è
diviso in cinque sistemi idraulicamente omogenei: Alto Tevere, Medio Tevere, Basso Tevere,
Alto Nera e Medio Nera. Tutti i
soggetti agricoli ed extragricoli,
privati e pubblici, proprietari di
immobili iscritti nel catasto del
Consorzio di bonifica, sono ob-
Una tipica metodologia d’irrigazione
bligati, per legge, al pagamento
dei contributi consortili (potere
impositivo) e per questo hanno
diritto a far parte dell’Assemblea dei Consorziati. In concomitanza con le tornate elettorali
spesso capita che il Consorzio
Tevere-Nera finisca nel mirino
di chi ne vorrebbe l’abolizione,
ma questo non fa altro che aumentare i costi per le spese legali, con inevitabile ricaduta
proprio sulle quote che i circa
88.000 contribuenti pagano: e
dire che fino ad ora oltre 1.000
sentenze delle Commissioni
Tributarie Provinciali in merito ai 4.500 ricorsi, hanno sempre dato ragione al Consorzio e
respinto le istanze del Comitato
abolizionista.
Il polverone sollevato per abolire quella che viene populisticamente definita la “Tassa Tevere-Nera” è dunque solo un falso
problema che non frena l’attività dell’organismo – guidato
da un nuovo Cda, presieduto
da Vittorio Contessa – che si è
recentemente distinto progettando e realizzando importanti
opere, e per aver messo in pratica tutta una serie di iniziative
finalizzate ad incrementarne la
presenza attiva sul territorio,
a razionalizzarne il funzionamento, a rendere più trasparente il rapporto con i consorziati,
in poche parole un vero e proprio “nuovo corso”. “Cercheremo di togliere la tassa a chi
non trae benefici – promette il
Presidente Vittorio Contessa –
ma nella consapevolezza della
nostra importanza per la difesa idrogeologica e per la corretta gestione delle risorse idriche
del nostro territorio a favore di
tutti i residenti”
I due settori prevalenti di operatività, infatti, riguardano la sistemazione e manutenzione dei
Gabbionata
corsi d’acqua e la realizzazione
e gestione di impianti di irrigazione collettivi nella Conca Ternana ed aree limitrofe.
Il primo finalizzato a ridare
efficienza agli alvei dei corsi
d’acqua e alla loro messa in sicurezza, eliminandone o attenuandone i rischi di esondazione.
Il secondo riguarda la gestione
degli impianti di irrigazione a
scorrimento ed a pioggia che
si estendono su circa 2.800 ettari con quattro stazioni di sollevamento idrico, 40 chilometri
di canali ed oltre 120 chilometri di tubazioni. Per tale scopo
il Consorzio è titolare di una
concessione di grande derivazione idrica dal fiume Nera,
per un totale di 9 metri cubi al
secondo. L’insieme dei canali,
in occasione di piogge inten-
se, funziona da scolo delle acque superficiali in molte zone
del comprensorio sprovviste
della rete fognaria delle cosiddette “acque bianche”. Ma al di
là del grande impegno a difesa
del territorio, il Consorzio di
bonifica Tevere-Nera ha dato
un’importante impulso per lo
sviluppo dell’economia agricola, e non solo, di questa parte
dell’Umbria: non bisogna dimenticare, infatti, che gestisce
anche i finanziamenti Statali e
Regionali per la difesa del suolo
e le politiche agricole per decine
di milioni di euro, che vengono
utilizzati per eseguire opere e
interventi direttamente o appaltandoli ad imprese, favorendo e
garantendo così anche i livelli
occupazionali di tante piccole
e medie aziende (nonché studi
tecnici) Ternane.
Eventi
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Piramide Alimentare Toscana: mangiare sano, buono, toscano anche fuori casa
Si può mangiare di tutto, va solo regolata la frequenza di assunzione: gli alimenti al vertice
della “Pat” vanno consumati meno spesso, quelli alla base di più
L
e piramidi non sono solo i monumenti sepolcrali dei Faraoni dell’Antico Egitto, giunte intatte fino ai nostri giorni, con il loro prezioso contenuto: da sempre, infatti, sono
costruzioni simboliche che partono dalla figura geometrica – un poliedro avente per base un poligono e per facce
dei triangoli i cui vertici superiori si congiungono in un unico punto all’apice – per divenire un vero e proprio simbolo
della vita, della rinascita. Anche la Regione Toscana – in
collaborazione con i migliori ricercatori, agronomi, medici,
nutrizionisti, epidemiologi, veterinari, biologi, economisti
delle Università di Firenze, Pisa e Siena e di numerosi Istituti che a vario titolo si occupano di alimentazione, come
l’Ispo di Firenze, il Cnr di Pisa, il Cesai dell’Accademia dei
Georgofi li, lo studio InCHIANTI dell’Asl di Firenze, con il
supporto delle Agenzie del mondo agricolo (Arsia) e sanitario (Ars) – ne ha costruita una, registrandone il marchio,
la Piramide Alimentare Toscana (PAT), che vuole rappresentare un salutare modello di alimentazione, che rispetti
l’ambiente e le produzioni locali, e ci aiuti a vivere meglio,
attraverso un concetto assai semplice: si possono – anzi,
si devono! – consumare tutti gli alimenti, senza esclusioni, regolandone, però la frequenza di assunzione. Cioè,
vanno ingeriti più spesso quelli indicati alla base delle piramide, più raramente quelli al vertice, sempre nel pieno
rispetto delle radici e delle tradizioni toscane. Si tratta di
raccomandazioni efficaci per difendersi dalle malattie più
diffuse: infatti, secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, sovrappeso, obesità, ipercolesterolemia ed ipertensione – favoriti da una alimentazione sregolata e da stili di vita non salubri – sono i principali fattori di rischio per
l’insorgenza di danni alle coronarie, ictus, tumori, diabete
e tanti disturbi delle ossa e dei denti. I consigli alimentari per vivere più a lungo, con una migliore qualità della
vita, sono stati definiti in base a quello che oggi si sa con
certezza sui rapporti tra alimentazione e benessere. Tutti
sono interessati: donne e uomini, giovani, adulti e anziani,
guidati a scegliere i cibi tenendo conto della stagionalità
degli stessi (anche perché sono più buoni e fanno meno
male). Seguendo i facili accorgimenti suggeriti dalla Piramide da semplici consumatori si potrà divenire in breve
tempo dei veri e propri sani-buongustai.
Alla base della Piramide ci sono frutta e verdura, il piatto
forte per la difesa naturale dalle malattie, per questo vanno consumate tutti i giorni e anche più volte nella stessa
giornata. Va privilegiata la frutta fresca di produzione locale, e molto colorata – giallo, arancio, rosso, verde intenso
– perché contiene una maggiore quantità di sostanze protettive. Maggiore attenzione, invece a quella più zuccherina, come fichi, uva e banane, per non assumere troppe
calorie. Per quanto riguarda la verdura, la cottura in acqua
può danneggiare alcune sostanze antiossidanti: meglio
quella al vapore; i minestroni e le verdure stufate sono
meglio delle verdure lesse, perché l’acqua di cottura non
viene eliminata. Una buona regola sarebbe alternare verdure crude e cotte, sempre, però, dai colori accessi. Al
secondo livello, si passa ai cereali che vengono consumati quasi esclusivamente come materia prima per prodotti
trasformati da forno, pasta o pane: già, il buon pane toscano senza sale (così la pressione non… sale). Vi è pure
l’olio extravergine di oliva – da usarsi con moderazione per
via dell’apporto calorico, sia per condire che pere cucinare – che, oltre ad essere uno dei maggiori ambasciatori
della toscanità nel mondo, possiede virtù benefiche per
la prevenzione. Il gradino successivo è il terzo, con il latte
ed i suoi derivati che i nutrizionisti suggeriscono di consumare tutti i giorni, i legumi (più volte alla settimana) e
la frutta secca in guscio che può entrare a far parte delle
abitudini quotidiane, arricchendo la prima colazione o gli
spuntini o come ingrediente aggiuntivo delle insalate. Non
vanno trascurate le castagne per i micronutrienti importanti apportati. Solo al quarto livello si incontra il primo
prodotto animale, il pesce, (specie quello azzurro, ricco di
omega-3, che proteggono dalle malattie cardiovascolari),
da consumarsi almeno due volte alla settimana fresco o
surgelato; assieme alle carni bianche, quelle, cioè, degli
animali da cortile, soprattutto polli e tacchini, meglio se
ruspanti. Al quinto e penultimo gradino si trovano prodotti
da consumare più saltuariamente per via dei grassi saturi
che fanno pendere la bilancia del rapporto tra colesterolo
buono (HDL) e cattivo (LDL) verso quest’ultimo: i formaggi – in particolare quelli stagionati – uova e patate, che
essendo molto ricche in amido e povere in fibre vanno
consumate cum iudicio e non intese come un sostituto
della verdura.
Al vertice della Piramide ecco la carne rossa (attenzione
anche alla cottura, da evitarsi alla braci e fritti), i salumi
(preferibili i magri come bresaola e prosciutto) e i dolci
con i quali è bene andar cauti per il loro alto tenore in
grassi e zuccheri, e lo sbilanciamento calorico che inducono nella dieta complessiva. Meno elaborati sono e meglio
è, preferibili quelli fatti in casa o artigianali rispetto a quelli industriali. Sono da considerare dolci anche i biscotti
da colazione, le merendine ed i dolciumi dei bar. E troppo
dolci sono anche le bevande commerciali che perciò trovano posto in questo gradino della Piramide. Per evitare
rischi è bene consumare questi prodotti poche volte alla
settimana, scegliendo con cura la qualità. Il vino è “fuori
catalogo”, però, siccome la Piramide toscana è basata
sulla tradizione gastronomica locale, non lo esclude, anzi,
lo si può bere accostandolo agli alimenti dei vari livelli, ma
senza eccedere, diciamo quindi non più di un bicchiere a
pasto e magari anche un po’ meno le donne, che sono
più sensibili agli effetti dell’alcol. Al contrario c’è la raccomandazione di bere molta acqua (anche lontano dai pasti)
e fare sempre attività fisica. Con la Piramide Alimentare
Toscana il vocabolo “dieta” non è sinonimo di privazione o
sacrificio: enogastronomi e buongustai possono infatti de-
liziarsi con ben 70 prodotti tipici, a volte presidi slow food,
altre volte messaggeri della filiera corta, che ingentiliscono l’apparente fredda geometria del solido della salute.
Spuntano di volta in volta il pomodoro pisanello e il lardo
di Colonnata; la cipolla di Traschietto e il pane di Montegemoli; il farro della Garfagnana e il leggendario pollo del
Valdarno; i pecorini della Montagna pistoiese e quelli della
Maremma grossetana; il fagiolo rosso di Lucca e il “mucco” pisano; gli spinaci della val di Cornia e il prosciutto del
Casentino; le mele del Mugello e le ciliegie di Lari. I nutrimenti consigliati sono dunque genuini e prodotti vicino al
luogo di consumo, dunque più freschi e più sani e senza
costi aggiunti di trasporto e di inquinamento, ed in linea
con le tradizioni culinarie gastronomiche locali, così apprezzate dal turismo internazionale e italiano. Sono raccomandazioni tutte toscane, ma utili per chiunque. La Piramide è il risultato di un lavoro di analisi e documentazione
curato da un qualificato e variegato comitato scientifico:
il menù suggerisce corrette pratiche per una equilibrata e
sana alimentazione: certo non rende invulnerabili, ma aumenta le difese del nostro organismo, senza rinunciare al
gusto della buona cucina. Ultimo ma non ultimo il progetto
di applicare la Piramide alla rete della ristorazione e delle
mense per dare la possibilità a chi mangia fuori casa di
consumare un pasto bilanciato, gustoso, vario e sicuro,
insomma “guadagnare salute in Toscana”.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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■ UNACOMA / Mezzi agricoli, strumento fondamentale per un’agricoltura efficiente ed eco-compatibile
Agricoltura: urge un rinnovo del parco macchine
Per il nuovo anno, il settore confida in una maggiore attenzione da parte del mondo politico e della ricerca
L’
impiego dei mezzi meccanici è alla base dell’efficienza e della qualità di ogni
produzione agricola. Non
esiste indagine economica sul
settore primario che non approfondisca anche gli aspetti
relativi alla meccanizzazione,
considerata lo strumento per
realizzare quel processo di
industrializzazione dell’agricoltura che è alla base della
moderna economia. Le macchine hanno razionalizzato
il sistema della produzione
agricola, non soltanto perché
hanno intensificato e velocizzato in modo straordinario le
lavorazioni, ma anche perché
hanno comportato una riorganizzazione degli impianti
colturali in funzione delle
lavorazioni meccaniche, determinando, ad esempio, la
distanza tra le piante di un
frutteto o la larghezza dei filari di una vigna, e indirizzando
le aziende verso quelle varietà
di prodotti che meglio si prestano ad essere meccanizzate. L’uso delle macchine non
solo comporta una maggiore
produttività, un incremento
delle rese, una sempre minore incidenza dei costi di manodopera, ma consente una
netta riduzione dell’impatto
ambientale delle lavorazioni
e una maggiore salubrità delle
produzioni. In altri termini,
le macchine sono garanzia di
un’agricoltura “quantitativa”
e insieme di un’agricoltura
“qualitativa”. È proprio la politica della qualità che costituisce la sfida più importante per
il settore primario, soprattutto
in Europa, dove la Pac mira a
premiare le produzioni a più
alto valore aggiunto e a realizzare un sistema nel quale la
eco-compatibilità, che va dalla
riduzione degli input chimici
alla cura del benessere degli animali d’allevamento, ha
un’importanza fondamentale.
In questa prospettiva si è sviluppata da vari anni a questa
parte – in buona parte per
merito dell’industria italiana
Componente per trasmissioni meccaniche
che si colloca ai primi posti a
livello mondiale per capacità produttiva e per varietà di
prodotti - una gamma di macchine sempre più specializzate e perfezionate, in grado di
gestire scientificamente tutte
le fasi della coltivazione, non
soltanto per quanto riguarda
le grandi commodities ma anche per quanto riguarda le colture specializzate e di nicchia.
Quando si parla di meccanizzazione, insomma, si parla
del cervello e forse dell’anima
stessa dell’agricoltura, di uno
strumento prodigioso a cui si
affidano gli agricoltori, i contoterzisti, i manutentori del
verde e delle aree forestali, al
quale gli economisti attribuiscono un’importanza vitale nel
sistema economico dei Paesi
più sviluppati come di quelli
emergenti e in via di sviluppo,
e al quale solo il mondo politico sembra – almeno in Italia
- prestare poca attenzione. Il
rinnovo del parco macchine,
necessario per accompagnare
l’agricoltura verso quell’economia di mercato che la riforma
della politica agricola comunitaria persegue, non beneficia
nel nostro Paese di contributi
specifici. Nelle finanziarie de-
Lavorazione del terreno
gli ultimi anni hanno trovato
posto incentivi per vari settori
della meccanica, ma non per
quello delle macchine agricole che presenta invece, al pari
degli altri, la necessità di un
sostegno per il rinnovo del
parco anche ai fini della sicurezza e della compatibilità
ambientale.
Anche sul fronte della ricerca
lo scenario è tutt’altro che favorevole, se consideriamo che
gli ultimi progetti pubblici nazionali nel campo della meccanizzazione agricola risalgono
agli anni ’80, e che da oltre un
ventennio gli investimenti per
l’innovazione dei prodotti e la
sperimentazione di tecnologie
di nuova generazione gravano
in massima parte sulle aziende
costruttrici. La meccanizzazione rappresenta insomma,
ancora oggi, una sfida per la
nostra economia, una sfida
che dovrebbe coinvolgere in
modo corale le industrie costruttrici, le organizzazioni
professionali agricole, gli istituti di ricerca, gli enti pubblici nazionali e territoriali e
il mondo politico, che credo
non potrà non prestare maggiore attenzione al tema, già a
partire da quest’anno.
Realizzare questa sintonia significherebbe non soltanto
dare prova di cooperazione
e di responsabilità, ma anche
dimostrare una visione strategica di quello che l’agricoltura
può e deve essere in un sistema economico moderno.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
7
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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■ CONSORZI / Gran Suino Padano Dop
Gusto e qualità sulle tavole degli italiani
P
rima carne suina appartenente al circuito Dop (Denominazione di Origine Protetta), il Gran Suino Padano
identifica i tagli di carne fresca
provenienti da suini pregiati,
nati, allevati e macellati in Italia (la zona di produzione – intesa come la zona in cui avviene la nascita, l’allevamento, la
macellazione e il confezionamento delle carni – è racchiusa
nel territorio che comprende
l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, il
Friuli Venezia Giulia, il Lazio,
la Lombardia, la Toscana, le
Marche, il Molise e il Veneto).
Una filiera 100% nazionale per
animali alimentati in modo da
ottenere una crescita più lenta
e tale da assicurare un’elevata
qualità delle carni.
Sicurezza e qualità garantite,
dunque, per i consumatori
che scelgono di affidarsi al
marchio Gran Suino Padano
(riconoscibile nei punti vendita dal tassello consortile
presente su tutte le confezioni) grazie ai numerosi controlli. Controlli imposti dal
Disciplinare di produzione
che ne stabilisce in maniera
inderogabile le modalità di allevamento e di alimentazione.
L’origine tutta italiana del Gran
Suino Padano è certificata
dall’Istituto Parma Qualità
(IPQ) che vigila su uno sperimentato sistema di tracciabilità che coinvolge l’intera filiera.
La carne del Gran Suino Padano Dop rappresenta, grazie
all’alimentazione controllata e
completamente vegetariana dei
suini, la risposta adeguata alle
moderne esigenze nutrizionali:
infatti, la carne del Gran Suino
Padano rappresenta una fonte
preziosa di proteine quali ferro
e zinco, oltreché di vitamine
del gruppo B.
Tutti nobili i tagli del Gran
Suino Padano: a partire dalle
cosce da cui si producono i
pregiati Prosciutti di Parma e
di San Daniele (anch’essi contraddistinti dal marchio DOP)
fino alla lonza, al carrè, al filetto, alle braciole che, grazie
al loro ridotto tenore di grasso, risultano essere altamente
digeribili e molto versatili in
cucina. Così da trovare senza
fatica la giusta collocazione
nelle nostre ricette.
Il Consorzio
A sorvegliare sulla denominazione del prodotto è il Consorzio del Gran Suino Padano
costituitosi nel 2006. Il Con-
Tutti nobili i tagli del Gran Suino Padano: a partire
dalle cosce da cui si producono i pregiati Prosciutti
di Parma e di San Daniele (anch’essi contraddistinti
dal marchio Dop) fino alla lonza, al carrè, al filetto,
alle braciole che, grazie al loro ridotto tenore di
grasso, risultano digeribili e versatili in cucina.
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sorzio del Gran Suino Padano
ha come scopo la tutela e la
vigilanza sulla denominazione Gran Suino Padano e sui
marchi ad essa connessi; la
valorizzazione, l’informazione
e la promozione al consumatore sui prodotti della denominazione stessa. Il Consorzio,
inoltre, è preposto ad assistere
gli operatori interessati alla
produzione e trasformazione
delle carni del Gran Suino Padano allo scopo di migliorarne
la produzione e la commercializzazione sia in Italia che
all’estero.
Il Consorzio ha anche un sito
dove trovare tutte le informazioni: www.grannsuinopadano.
com
I Controlli
28 ispettori, 2 laboratori di analisi, più di 4.000 controlli ogni
anno: sono questi i numeri
che garantiscono la qualità, la
sicurezza e la tracciabilità del
Gran Suino Padano. L’origine
tutta italiana del “Gran Suino
Padano” è certificata infatti
da un organismo di controllo
indipendente: l’Istituto Parma Qualità (IPQ), designato
dallo stesso Ministero delle
Politiche Agricole e Forestali.
L’IPQ vigila su uno sperimentato sistema di tracciabiltà che
Ugo Sassi, Presidente del Consorzio del Gran Suino Padano
coinvolge tutti gli attori della
filiera. L’Istituto verifica ogni
giorno, con i propri ispettori
sul campo, l’utilizzo di razze
suine prestabilite, la corretta
apposizione del tatuaggio, il
rispetto delle rigorose regole
di alimentazione e di allevamento, la correttezza delle
certificazioni rilasciate per il
trasferimento dei suini.
Infine l’IPQ controlla il rilascio della Certificazione Unificata di Conformità. Si tratta
del certificato finale che garantisce le caratteristiche uniche
del Gran Suino Padano: l’età,
il peso, l’alimentazione, il tipo
genetico, l’allevamento di provenienza.
Inoltre, grazie ai laboratori di
analisi, l’IPQ verifica a campione la corrispondenza tra
le caratteristiche delle carni
ottenute e le prescrizioni tecnico-qualitative contenute nel
Disciplinare. In modo da garantire che la carne che arriva
sulla tavole degli italiani corrisponda agli standard di qualità
del suino tradizionale italiano.
Realizzato con il contributo del
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
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Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
9
Giurlani verso il secondo mandato alla guida di Uncem Toscana
Il suo impegno per la nostra montagna, nonostante gli ostacoli della Finanziaria
e del Ddl Calderoli penalizzanti per i piccoli comuni del territorio
I
l 25 gennaio a Firenze,
nell’Auditorium di Via Cavour 4, si svolgerà il Congresso di Uncem Toscana: saranno
presenti i delegati delle 14
Comunità Montane e delle 5
Unioni Speciali (sorte dalle
ceneri di 6 Comunità sciolte
dopo l’entrata in vigore della
legge regionale 37 del 2008)
che uniscono complessivamente ben 157 comuni, cioè
più del 50% dei 287 della intera Toscana, assieme a parlamentari, sindacati, delegati
degli enti locali (Comuni,
Provincie e Regioni) ed associazioni di categoria. Sarà
l’occasione per dibattere e fare
uno spaccato della situazione
che Uncem sta vivendo e procedere al rinnovo degli organi
istituzionali, a livello regionale, della stessa, anche se in
realtà non dovrebbero esserci
particolari novità dal momento che attorno all’attuale
Presidente, Oreste Giurlani,
si sta raccogliendo l’unanimità dei consensi per un rinnovo del mandato anche per i
prossimi cinque anni, a fronte
della qualità del lavoro svolto
nel primo quinquennio, forte
anche dell’esperienza personale quale primo cittadino di
Fabbriche di Vallico, sulle Alpi
Oreste Giurlani,
presidente Uncem Toscana
Apuane, che raccoglie 700 residenti che diventano 4.000
d’estate, ai quali deve garantire regolari servizi, anche nelle
emergenze, tipo la frana che
recentemente ha isolato le due
frazioni di Vallico Sopra e Vallico Sotto ed i suoi abitanti (di
cui 75 anziani sopra i 65 anni,
22 dei quali soli e 20 ragazzi di
fascia scolare). “Il Congresso
– spiega Giurlani – arriva proprio adesso che stiamo vivendo una fase delicata, per via
della approvazione della Legge
Finanziaria e della discussione
parlamentare del DDL Calderoli, che sono penalizzanti nei
confronti dei piccoli comuni e
delle Comunità Montane, dal
momento che vengono tagliati
ulteriormente dei fondi vitali:
eppure, nonostante questo, il
nostro obiettivo rimane quello di rilanciare la montagna, e
favorirne lo sviluppo, in ossequio alla Carta Costituzionale
che all’art.44 prevede politiche
specifiche in questo senso, per
dare un valore a questo territorio spesso dimenticato. Ribadire ancora una volta che la
Montagna deve essere aiutata
a vivere nel wellness, indipendentemente dal fatto che si
chiamino o meno Comunità
Montane gli enti preposti a
raccogliere le istanze dei singoli comuni.” In particolare
il DDL Calderoli “salva” i comuni che abbiano il 75% della
propria estensione sopra i 600
metri: “Le zone appenniniche
– aggiunge Giurlani – in particolare quelle della Toscana, risultano penalizzate da questo
disegno che al contrario premia quelle alpine: applicando
questi parametri, infatti, appena 24 dei nostri 139 comuni
montani continuerebbero a
beneficiare dei trasferimenti
statali. Va a finire che le no-
stre zone appenniniche, riconosciute per montane fin dai
tempi di Leopoldo de’ Medici,
non sarebbero più montane
con gravissime ripercussioni
economiche, che andrebbero
a penalizzare i servizi essenziali che abbiamo sempre garantito. L’incertezza non aiuta
e l’unione tra forze deboli non
paga…” L’Uncem rappresenta
un esempio di associazionismo positivo e persegue un
ruolo di progettualità e di governance sui temi di sicurezza,
welfare, politica sociale e sanitaria, ed innovazione: “I nostri
comuni montani – afferma
con orgoglio il Presidente
Giurlani – sono tutti connessi
con linea Adsl e le nuove tecnologie servono per rendere
le amministrazioni ancora
più efficienti. Internet e banda larga sono al centro della
nostra attenzione.” Ennesima
testimonianza della bontà del
lavoro svolto dal Presidente
Oreste Giurlani e dal suo staff
durante il primo mandato:
“Gestiamo parecchie deleghe
regionali e svolgiamo un ruolo
forte sul piano della programmazione. Abbiamo sviluppato
funzioni associate per i nostri
comuni, per poter garantire
tutti i servizi – anagrafe, po-
Cartina delle Comunità Montane, Unioni di Comuni
a Statuto Speciale e Comuni Montani in Toscana
lizia municipale, etc. – anche
nei comuni più piccoli. Insomma abbiamo fatto sistema:
nel 2008 abbiamo fatto investimenti, sotto forma di opere
pubbliche e servizi, per circa
150 milioni di euro, a fronte
di un costo politico di 6 milioni; queste risorse arrivano
da deleghe regionali, da funzioni proprie delle Comunità
Montane e delle Unioni Speciali (bonifica, forestazione) e
dalla capacità di intercettare
fondi europei e governativi.
Pensiamo che quello toscano
sia un modello positivo e da
esportare.”
PROSCIUTTI D.O.P. BRENDOLAN
Da degustare.
Dallo specialista del prosciutto,
il crudo da intenditori.
Dolci, teneri, profumati, perfettamente
stagionati: chi ama il crudo adora i crudi
DOP Brendolan. Non a caso, dietro c’è
tutta la garanzia di una filiera produttiva
completamente controllata: razze
suine selezionate, alimentate e allevate
correttamente; una macellazione gestita
direttamente dall’azienda nel rispetto
degli standard igienico-sanitari più severi;
lavorazioni e stagionatura più che accurate,
nel rispetto della migliore tradizione italiana.
Ogni prosciutto Brendolan è identificabile
dalle origini fino alla distribuzione, per una
garanzia di sicurezza e qualità assolute.
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Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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Fieragricola sempre più evento internazionale
fra zootecnia, politica e mercati, contoterzismo
Verona torna la capitale europea dell’agricoltura
M
editerraneo, Medio Oriente e Paesi Arabi. Oltre naturalmente ad America Latina,
Europa Centro Orientale, SudEst Asiatico e i colossi di Cina e
India. Fieragricola, in programma dal 4 al 7 febbraio 2010, vuole
essere sempre più una manifestazione internazionale e dinamica.
Tanto che a Verona, alla prossima
edizione (la numero 109), saranno presenti 248 buyer esteri da
35 Paesi del mondo. Insomma,
Fieragricola (www.fieragricola.
com) è sempre più un evento
di «International Agri-business
show», per esplorare il mondo
dell’agricoltura, quanto mai in
evoluzione e alle prese con le sfide della competitività.
Cinque aree tematiche. L’impianto di Fieragricola 2010 si aggiorna e amplia i settori espositivi e
tematici: Agrimeccanica (dedicata alle innovazioni tecnologiche e di processo nel campo della
meccanica, macchine e attrezzature agricole), Agriservice (servizi innovativi per lo sviluppo
dell’agricoltura), Zoosystem (tecnologie ed attrezzature per l’allevamento da reddito, prodotti per
la nutrizione e la salute animale,
centri di fecondazione e società
per la commercializzazione del
seme, strumenti ed apparecchi
veterinari), Bioenergy Expo (il
salone dedicato alle energie da
fonti rinnovabili in agricoltura),
il Salone della Multifunzione,
opportunità per differenziare attività e fonti di reddito.
Partecipata da tutti gli attori della
«filiera agricola». Fieragricola
La rassegna di Veronafiere dedicata al settore
primario è la seconda a livello europeo nel rapporto
costi/contatti. Quest’anno attesi buyer da oltre 35
Paesi. Rafforzati tutti i pilastri della manifestazione:
Agrimeccanica, Zoosystem, Salone della Multifunzione,
Agriservice, Bioenergy Expo. Senza dimenticare
l’agricoltura di precisione e l’Hobby farming.
Con un grande ritorno: John Deere
si rivolge infatti ad imprenditori agricoli, allevatori, imprese
di meccanizzazione agricola,
veterinari, costruttori e commercianti di macchine agricole.
E per ciascuno di loro sono in
programma iniziative, eventi,
momenti di approfondimento.
Le principali novità. Con Zoosystem torna la nona edizione
dello «European Open Holstein
Show». Un confronto europeo
delle bovine di razza Holstein,
organizzato dall’Associazione
provinciale allevatori di Verona,
in collaborazione con Aia e Veronafiere.
Evento internazionale anche
con lo «European Brown Swiss
Championship», il campionato
patrocinato dalla Federazione europea della razza Bruna,
presieduta dal numero uno di
Anarb, Pietro Laterza.
Nell’ambito del Salone della Multifunzione l’Associazione nazionale vivaisti esportatori è in prima
linea con un convegno dedicato
all’export per il settore vivaistico
e ortofrutticolo. Problemi e prospettive. Ma anche nuovi scenari.
Come quelli che illustrerà Nomisma, sul versante dell’Hobby farming: giardinaggio, ma non solo.
Immagine di un concorso all’interno di Fieragricola
Agriservice presenterà l’«Arena
delle novità», cuore tecnologico dedicato ai mezzi tecnici per
l’agricoltura, gestione del paesaggio, multifunzione.
Bioenergy Expo, il salone dedicato alle energie da fonti
rinnovabili mette a fuoco le diverse filiere legate alle energie
verdi, nell’ottica di una diversificazione quanto mai necessaria per il settore primario.
Di lavoro si occuperà il nuovo
osservatorio di Fieragricola:
Agrilabor, dedicato alle nuove
professioni collegate con l’agricoltura e a favorire l’incontro
fra domanda e offerta di lavoro
nell’area della meccanica agricola.
Proprio sul fronte dell’Agrimeccanica, altro segmento di altissimo profilo che caratterizza
Fieragricola e che è dedicato alla
meccanizzazione, va segnalato
nell’edizione 2010 il ritorno di
John Deere a Verona.
Oltre alle prove dinamiche nel-
le aree esterne – con un nuovo
circuito - i visitatori potranno
scoprire nuove tecnologie ultrasofisticate (nel padiglione 6 la
seconda edizione del Salone della Precision farming) brevettate
per garantire la sicurezza degli
operatori dei campi, ma anche i
risparmi energetici, di consumi e
mirati al contenimento dei costi,
dalla semina su sodo allo spandimento geo-referenziato (tramite
quindi il satellite Gps) dei reflui
zootecnici.
Da segnalare anche il convegno
organizzato da Veronafiere in
collaborazione con Unima e il
Ceettar, l’associazione europea
dei contoterzisti, al quale parteciperà anche il presidente della
Commissione Agricoltura del
Parlamento europeo, Paolo De
Castro.
Approfondimenti e confronti di
carattere internazionale caratterizzeranno per la prima volta settori di cui l’Italia è leader, come la
tabacchicoltura e il riso.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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Extravergine al pari
dei migliori vini
Debutta sulle tavole la Carta dell’olio
M
ai come quest’anno,
in molte città e paesi
dell’Italia Centrale, sono state dedicate intere giornate
gastronomiche alla cultura
olearia, all’olio extravergine
d’oliva e alla sua armoniosa
combinazione con i prodotti a
km 0 di una terra unica e colma di suggestioni. Degustazioni guidate, assaggi, punti
ristoro e concorsi per stabilire la migliore pietanza creata
dai migliori chef della zona.
Obiettivo primario è stato
quello di far conoscere ed
educare alla degustazione tutte quelle specialità del territorio prodotte e trasformate dalla sapiente opera dell’uomo.
A Semproniano (GR) ad
esempio, all’interno di un
suggestivo borgo collinare, in
collaborazione di Slow Food, è
stata presentata la prima Carta
dell’Olio della zona amiatina,
con tanto di cena per degustare
il prezioso connubio tra i piatti
A Semproniano (GR),
in collaborazione con
Slow Food, è stata
presentata la prima
Carta dell’Olio della zona
amiatina, in occasione
di una degustazione del
prezioso connubio tra
i piatti della tradizione e
gli oli extra vergine
della tradizione e gli oli extra
vergine presenti nella Carta.
L’ideazione di una Carta
dell’Olio - spiega il consulente
agronomico pratese Andrea
Gori, è stata per i numerosi
partecipanti la concreta possibilità di poter partecipare
ad una degustazione guidata
con un esperto per scoprire e
riconoscere le varie tipologie
di olio extra vergine di oliva
locale, i pregi, le qualità, i difetti, la corretta conservazione
del prezioso oro giallo e le sue
caratteristiche organolettiche.
L’augurio è quello che il cliente, dopo la carta dei vini, abbia la possibilità di trovare sul
proprio tavolo del ristorante
anche una Carta dell’extravergine che lo aiuti in modo intuitivo e semplice alla scelta degli
abbinamenti per apprezzare
al meglio le singole pietanze.
S
ulla scorta del network
produttivo internazionale su cui può contare la multinazionale americana nelle
principali aree produttive del Centro
America - dal Cile
all’Argentina fino
all’Uruguay e al Messico, unito agli ottimi
rapporti di cui gode con
i frutticoltori italiani - è
nato il progetto Dole Berry per il mercato italiano.
L’iniziativa ha come obiettivo
lo sviluppo di un’offerta di
piccoli frutti completa e continuativa per poter approvvigionare il mercato italiano di
mirtilli, more, lamponi e altre
piccole delizie con un progetto di categoria che consenta
una gestione ottimale dello
L’iniziativa
dell’americana Dole
mira a sviluppare
un’offerta completa
e continuativa
di piccoli frutti sul
mercato italiano:
mirtilli, more, lamponi
e altre delizie
Dole Italia entra nel mercato
dei piccoli frutti
Da novembre 2009 la gamma Dole si è
arricchita di nuove delizie
scaffale e, quindi, ottimizzi
le rotazioni e lo sviluppo del
consumo.
Partito in fase test quest’autunno con prodotto proveniente da oltremare, il progetto ha obiettivi ambiziosi e
vuole portare Dole nel corso
di qualche anno ad essere
uno dei player di riferimento del mercato italiano, sviluppando partnership con i
produttori nazionali per la
fornitura in stagione. Grazie
ad una rete di Centri distributivi propri presenti su tutto
il territorio nazionale Dole
può garantire una capillarità di servizio a tutti i retailer
così come un’ottima copertura anche nella rete tradizionale grazie ai concessionari
presenti nei principali centri
agroalimentari.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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Lotta all’obesità: il governo italiano
per una sana e corretta alimentazione
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia un bimbo su tre
è in sovrappeso: tra le iniziative intraprese, la campagna Food4U
L
a promozione di una cultura per una sana e corretta alimentazione riveste un
ruolo fondamentale nelle attività e nelle iniziative del ministero delle Politiche agricole
alimentari e forestali, che sta
mettendo in campo una serie
di azioni per sensibilizzare e
promuovere l’importanza del
mangiare sano. Un impegno
concreto che rappresenta un
percorso efficace in grado di
contrastare un fenomeno che
si sta diffondendo anche nel
nostro Paese, quello dell’obesità: un rapporto dell’Istituto
Superiore di Sanità sottolinea
Le azioni del Ministero
si muovono su binari
diversi: sensibilizzazione,
promozione e
valorizzazione,
ma anche attraverso
l’offerta di strumenti
concreti per supportare
il consumatore al momento
dell’acquisto
come un bimbo su 3 in Italia
è obeso o in sovrappeso. Consumi sempre più compulsivi
a discapito di quelli necessari
e abbandono inesorabile della dieta mediterranea: sono
alcuni dei fattori che hanno
alimentato questo fenomeno. Le azioni del Ministero
si muovono su binari diversi:
sensibilizzazione, promozione
e valorizzazione, ma anche attraverso l’offerta di strumenti
concreti per supportare il consumatore al momento dell’acquisto. Nello specifico, tra le
iniziative del Mipaaf un ruolo
centrale occupa Food4U, una
campagna di sensibilizzazione
realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. L’iniziativa di respiro
internazionale coinvolge studenti delle scuole di 16 Paesi
europei (Austria - Belgio - Danimarca - Finlandia - Francia
- Germania - Gran Bretagna
- Grecia - Italia - Lussemburgo - Norvegia - Olanda Portogallo - Spagna - Svezia
- Ungheria). I giovani partecipanti (6 milioni di studenti
da 25.000 scuole diverse) sono
chiamati ad esprimere, con la
realizzazione di un breve video corredato da backstage
sul tema “I giovani e una alimentazione consapevole”, il
proprio punto di vista sull’importanza di una sana alimentazione. E una Commissione
giudicatrice internazionale di
preselezione individua i due
migliori spot per ciascuno dei
16 Paesi coinvolti nell’iniziativa. Il Ministero ha fatto correre la promozione del mangiare sano attraverso alcune
grandi gare ciclistiche con il
progetto “La qualità in Giro”:
la forte dimensione territoriale di queste manifestazioni,
restituisce in maniera viva il
legame tra produzioni agroalimentari, territori e identità
culturale, fattore competitivo
determinante
dell’agroalimentare nazionale insieme
alla qualità. Il ministero delle
Politiche agricole alimentari
e forestali ha deciso quindi di
seguire due classiche gare ciclistiche nazionali di fine stagione svoltesi in Lombardia e
Piemonte, per promuovere la
conoscenza dell’agroalimentare di qualità prodotti nelle
zone che attraverseranno i
ciclisti.
L’attenzione verso il tema di
una sana e corretta alimentazione è testimoniata anche
dalla realizzazione di una
campagna informativa “Sai
quel che mangi”, che si è articolata tramite la progettazione e la redazione di opuscoli
riguardanti diverse filiere
dell’agroalimentare e la loro
distribuzione nei luoghi di
contatto tra la domanda e l’offerta dei consumi alimentari.
In particolare, la campagna ha
previsto la realizzazione di 13
mln di copie di 8 opuscoli, di
taglio informativo e divulgativo, sulle seguenti filiere: frutta, ortaggi, pane - pasta, carni
fresche, carni stagionate ed
insaccate, formaggi, vino.
L’azione del ministero delle
Politiche agricole alimentari forestali si articola anche
attraverso la realizzazione di
uno strumento utile e utilizzabile da parte del cittadino
al momento dell’acquisto.
Un servizio moderno, veloce
e gratuito, pensato per tutti
i consumatori e destinato a
rendere più semplice fare una
spesa intelligente e consapevole. È il servizio Sms Consumatori, realizzato in collaborazione con le Associazioni
di Consumatori e con l’Ismea,
che permette di informarsi
sui prezzi medi dei principali prodotti agroalimentari
all’origine, all’ingrosso e al
dettaglio: frutta, ortaggi, latte
e latticini, carne, pesce, pane,
pasta, etc.
Il tema della sana e corretta
alimentazione coinvolge, infine, anche l’aspetto della sicurezza alimentare. E in questo senso il ministro Zaia ha
inaugurato la stagione della
tolleranza zero per tutelare e
difendere il consumatore garantendo la genuinità e qualità dei prodotti che arrivano
sulla tavole degli italiani. Un
ulteriore dimostrazione della
centralità che occupa il tema
dell’alimentazione nell’azione
del governo.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
www.agri.marche.it
www.quiblogpsrmarche.it
Unione Europea / Regione Marche
PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013
COLTIVIAMO IL TUO FUTURO
Agorà / Ad.Venture
QUI, nelle Marche, si investe per costruire un futuro migliore, per portare le
zone rurali a proporsi come nuovo modello di vita, coerente con l’identità
regionale, attento alla salute, all’utilizzo corretto delle risorse, alla salvaguardia
dell’ambiente, alla valorizzazione delle tipicità e delle radici storiche e culturali.
QUI la nostra regione sta cambiando nel rispetto dell’ambiente e del suo
territorio, grazie agli interventi promossi dal Programma di Sviluppo Rurale, con
il contributo dell’Unione Europea.
Foto Luca Giustozzi
15
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
16
Giovanni Mantovani,
direttore generale Veronafiere
Nuove tecnologie agricole
Rinnovabili, meccanizzazione agricola, genomica:
così l’agricoltura diversifica e punta a fare reddito
Viaggio fra le principali novità di Fieragricola e Bioenergy Expo, in programma a Veronafiere dal 4 al 7 febbraio 2010
V
eronafiere spinge sulle
energie da fonti rinnovabili in agricoltura. Dal 4
al 7 febbraio 2010, infatti, in
concomitanza con l’edizione
numero 109 di Fieragricola,
va in scena Bioenergy Expo,
il Salone dedicato alle energie
rinnovabili.
Una scelta per nulla casuale.
Soprattutto se calata nell’ambito del settore della produzione primaria, al quale è assimilata a pieno titolo, almeno
con riferimento alle fonti agri-
cole (fotovoltaico compreso).
Così, la produzione di energia
elettrica da fonti agroforestali e da impianti fotovoltaici
rientra fra le attività agricole. Con la conseguenza che
il reddito è determinato con
la tariffa catastale (da questo
principio sono escluse le società per azioni); i dipendenti
sono inquadrati in agricoltura
e possono contare sui contributi agricoli unificati; il titolare dell’impresa rimane coltivatore diretto e imprenditore
agricolo a titolo professionale,
con la conseguenza che eventuali costruzioni sono esenti
dal cosiddetto “contributo
di costruzione”; i fabbricati
(anche se accatastati) sono
considerati rurali e pertanto
non soggetti a Ici; si possono
acquistare i carburanti con
riduzione delle accise; non si
perdono i diritti ai contributi
nell’ambito dei Psr (Piani di
sviluppo rurale).
Sul piano del lavoro, in Italia
l’indotto delle energie verdi
offre attualmente occupazione per circa 950mila addetti,
ma si stima che nei prossimi
dieci anni saranno 1,5 milioni
gli occupati. Un’accelerazione
assolutamente interessante.
Dalla teoria alla pratica di
Bioenergy Expo il passaggio è
all’insegna delle novità e delle
opportunità concrete, tenuto
conto che la filiera agroenergetica rappresenta una formula vincente in un’ottica di
multifunzionalità e diversificazione del reddito, oltre che
“Consorzi Agrari d’Italia” anche in Emilia Romagna
Sono cinque i consorzi che fanno parte della nuova holding che in Italia sviluppa un fatturato
di 3 miliardi di euro su 1.300 punti vendita, per un totale di ben 300mila imprese agricole
C
inque consorzi agrari
dell’Emilia Romagna fanno parte di “Consorzi Agrari
d’Italia”, la nuova holding che
ha come protagonista il sistema dei Consorzi Agrari, che in
Italia sviluppa un fatturato di 3
miliardi di euro su 1300 punti
vendita, ai quali fanno riferimento 300mila imprese agricole e un numero crescente
di cittadini interessati dall’acquisto di prodotti alimentari
genuini dalla filiera agricola
italiana al giardinaggio.
Presentata a Cernobbio, al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione
di Coldiretti, la nuova società
consortile, cui aderiscono per
il momento 23 consorzi agrari, è già un gigante dell’agroalimentare che interessa quasi
una impresa agricola su tre
ed è leader nella gestione dei
cereali, con il 20 per cento
della produzione nazionale, e
nella commercializzazione di
mezzi tecnici per l’agricoltura,
con il 25 per cento dei trattori venduti; inoltre, garantisce
l’alimentazione a un animale
allevato su dieci ed è presente,
anche con esempi di eccellenza, in attività industriali e nella
distribuzione alimentare.
Silos di raccolta
Un gruppo attivo dal campo
alla tavola attraverso il quale passa un chicco di grano
italiano su cinque, destinati a
finire come pane o pasta sulle tavole dei consumatori, ma
che vende anche un trattore su
quattro al lavoro nelle campagne italiane.
I cinque consorzi agrari
dell’Emilia Romagna sono i
consorzi interprovinciali Bologna-Modena e Forlì-CesenaRimini e i consorzi provinciali
di Ravenna, Reggio Emilia e
Piacenza.
Insieme sviluppano un fatturato di circa 620 milioni di euro e
Macchine agricole all’opera di mietitura
un gesto consapevole di salvaguardia dell’ambiente.
Così, a Bioenergy Expo si potranno trovare, fra le molte
novità e applicazioni “da vedere” direttamente a Veronafiere, una serra per coltivare
pomodori col sistema idroponico, e con un riscaldamento
totalmente verde, costituito
da pannelli fotovoltaici e una
caldaia a cippato da biomassa
legnosa.
Da Bioenergy a Fieragricola
2010, la filosofia che ispira gli
eventi è la medesima: concretezza e dinamicità. Senza dimenticare - accanto alla redditività e alla multifunzione
delle imprese - le opportunità
di lavoro. Che in agricoltura,
per alcuni segmenti, sono
quanto mai reali. Dai cosiddetti “green jobs” alla zootecnia, fino alla meccanizzazione
agricola.
Nasce così, fra le novità di
Fieragricola 2010, “Agrilabor
- Le professioni dell’agromeccanica”. Un’area di incontro
fra esigenze e aspirazioni
professionali, fra richieste e
necessità nell’ambito lavorativo agricolo. Agrilabor è strutturato in tre sezioni o aree
tematiche: l’Officina virtuale,
l’Area forum e l’Area job.
In particolare, l’Officina virtuale sarà organizzata come
una vera e propria officina,
per mostrare tutte le fasi
operative di assistenza, riparazione e manutenzione
di macchine agricole. L’Area
forum è invece uno spazio
destinato alle diverse figure
professionali di cui promuovere l’immagine (area commerciale vendite, area tecnica assistenza, ricambi) dove
alcuni giovani professionisti
illustreranno agli studenti la loro attività lavorativa.
L’Area job è configurata come
uno Sportello del lavoro, dove
far incontrare domanda e
offerta della filiera agromeccanica. Una sorta appunto di
agenzia di lavoro, per favorire
al massimo l’occupazione e
l’inserimento nel mondo del
lavoro ai giovani interessati.
Regina di Fieragricola, per
l’attrattiva che esercita sul
mondo agricolo, resta la zootecnia. Quest’anno sempre
più internazionale. Accanto
ai due confronti sul ring, per
la razza Bruna e la Holstein
(Frisona),
rispettivamente
con il terzo European Brown
Swiss Championship e con la
nona edizione dello European Open Holstein Show, non
mancherà un focus sulla genomica, la vera sfida del terzo
millennio in tema di miglioramento genetico, morfologia e produttività. Alla prima
valutazione in assoluto della
genomica sul bovino sarà dedicato il convegno internazionale al quale parteciperanno
esperti di fama mondiale del
calibro di Andre Eggen (Illumina, Francia), Paolo Ajmone
(SelMol), Curt Van Tassel del
Dipartimento di Stato Usa per
l’Agricoltura (Usda), Chris
Warkup (Quantomics), Enrico Santus (coordinatore di
Intergenomics).
operano sul territorio regionale attraverso una capillare rete
organizzativa, con 112 agenzie
68 centri di stoccaggio di cereali, 78 depositi per carburanti,
oltre 60 tra negozi alimentari,
discount e garden.
“In sinergia con tutti gli altri consorzi della holding
- ha detto il presidente di
Coldiretti Emilia Romagna,
Mauro Tonello - i consorzi
agrari dell’Emilia Romagna
punteranno alla creazione di
una rete efficiente di servizi
con l’obiettivo di accrescere il
peso degli agricoltori nelle relazioni industriali, attraverso
la concentrazione dell’offerta
e la commercializzazione delle
produzioni, per aumentare il
valore aggiunto degli agricoltori”.
Questo significherà, ha spiegato Tonello, “una presenza
diretta sul mercato dei produttori e il rafforzamento di
una rete distributiva integrata. È una grande opportunità
per l’agroalimentare italiano.
Gli agricoltori si candidano a
diventare protagonisti del proprio futuro”.
L’holding di Consorzi Agrari
d’Italia ha un capitale sociale
di 4 milioni di euro ripartito
tra i soci con quote e scaglioni
in funzione del fatturato e una
governance secondo il modello
duale che prevede un consiglio
di sorveglianza e un consiglio
di gestione.
Alla holding fanno capo quattro diverse società attive, rispettivamente, nel trading,
nella gestione dei punti vendita, nella trasformazione industriale e nella gestione del
patrimonio immobiliare.
In particolare, “Consorzi Agrari d’Italia” persegue quattro
principali obiettivi: prima di
tutto, la creazione di una rete
efficiente di servizi su tutto il
territorio nazionale di tipo tecnico-commerciale, finanziario,
logistico e nelle nuove energie
agricole; poi la modifica delle
relazioni industriali accrescendo il peso degli agricoltori.
Tra gli obiettivi, inoltre, la
concentrazione dell’offerta e
la commercializzazione delle
produzioni, per aumentare il
valore aggiunto degli agricoltori.
Infine, anche una presenza diretta sul mercato di prodotti
agroalimentari “firmati dagli
agricoltori” e il rafforzamento
di una rete distributiva integrata a partire dai punti vendita esistenti.
Le aree di business della società sono state individuate nella
razionalizzazione delle attività della rete Consorzi Agrari,
nella realizzazione di una rete
distributiva per le produzioni,
nelle nuove energie, nel credito e nelle assicurazioni e nella
filiera dei seminativi.
In questo ultimo settore, particolare riferimento è stato fatto
al trading di grano duro, tenero, mais, altri cereali, alle attività industriali di mangimifici,
sementi e a quelle trasformazione delle produzioni (pasta,
vino, olio, ecc).
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
17
Bioenergie, carta vincente per lo sviluppo agricolo
Numerosi i vantaggi ambientali ed economici individuati dalla Regione Marche
nel produrre e utilizzare questi combustibili
I
l settore delle agroenergie
rappresenta una delle nuove
frontiere della multifunzionalità agricola. Consentendo infatti
l’apertura di un nuovo mercato
- complementare a quello tradizionale dei prodotti alimentari
- ed incidendo profondamente
sull’organizzazione e sulla gestione dell’impresa e sulla sua
redditività, determina nuove
opportunità per il settore agricolo e può rappresentare un
punto di forza per le zone rurali.
La stessa UE ha individuato
nello sviluppo delle energie
rinnovabili una delle nuove sfide dello sviluppo rurale, insieme ai cambiamenti climatici,
alla biodiversità, al risparmio e
alla qualificazione della risorsa
acqua. Le bioenergie e le energie rinnovabili da biomassa
possono contribuire in maniera determinante alla diminuzione dei gas serra, attraverso
il sequestro del carbonio e la
riduzione della CO2, nonché
possono concorrere alla sostituzione dei combustibili fossili.
I Piani energetici delle regioni,
come le Marche, individuano
le biomasse di origine agricola
come uno strumento per contribuire alla produzione energetica attraverso il modello
della produzione diffusa e di-
stribuita, cioè produrre energia
in piccoli impianti dove può
essere immediatamente utilizzata.
Per accompagnare una reale
crescita delle agroenergie e per
raggiungere risultati importanti e significativi, la Regione
Marche ha inteso lavorare su
tre piani: Ricerca e Innovazione; Processi Autorizzativi; Sostegno e Incentivi.
Per quanto riguarda Ricerca
e Innovazione, si è agito sulle
filiere agroenergetiche più interessanti per la nostra regione: Biogas da reflui zootecnici;
Filiera ligno-cellulosica (legno
e sottoprodotti delle derrate
stocchi paglia ecc.); Biocombustibili: pellets; Olio energia.
Impianto pilota Biogas
Altri progetti sono in corso
di svolgimento, continua la
ricerca sul girasole altoleico
e sull’introduzione del colza
nell’ordinamento marchigiano.
Di notevole importanza la sperimentazione su scala reale per
l’impoverimento di azoto (metodo strippaggio) dei digestati
prodotti con il biogas in modo
da utilizzarli come ammendanti in maniera efficace nel rispetto dei disciplinari anche nelle
aree ZVN (zone vulnerabili
nitrati). Il Servizio Agricoltura
ha completato uno studio sui
bacini agroenergetici regionali,
andando ad individuare sul territorio biomassa di produzione
o residuale, al fine di avere a disposizione una chiara realtà del
potenziale delle biomasse.
Altro punto fondamentale
sono i Processi Autorizzativi.
La materia è abbastanza complessa, perché come noto sono
coinvolte diverse istituzioni
con competenze non sempre
ben definite e delimitate. La
Regione Marche ha istituito un
gruppo di lavoro interservizi,
Agricoltura, Ambiente, Industria, Artigianato ed Energia
per valutare tutti gli aspetti di
semplificazione per gli impianti a biomassa di piccola taglia,
sempre con un’ attenzione particolare alla sostenibilità e ai
problemi ambientali.
Il Sostegno e l’Incentivazione
degli impianti che utilizzano
biomassa è un’altra condizio-
Girasole da bioenergia
ne, senza la quale non possiamo aspettarci grandi sviluppi.
La Regione sostiene i piccoli
impianti che possono avere
a disposizione la biomassa in
un limitato raggio di azione.
L’orientamento delle produzioni agroenergetiche deve essere
decisamente verso la valorizzazione delle biomasse residuali,
i reflui zootecnici, gli scarti industriali, oltre che delle colture
dedicate sempre nel rispetto
delle normative ambientali e
sanitarie.
L’Amministrazione regionale si
è orientata decisamente verso
misure specifiche per il sostegno delle energie rinnovabili
sia nel contesto della riconversione del settore bieticolo sia
nel Piano di Sviluppo Rurale.
Con il Piano di Azione Bieticolo Saccarifero (PABS) sono
stati messi a disposizione 2,5
milioni di euro che hanno generato oltre 10 milioni di euro
di investimenti: piccoli impianti fotovoltaici, biogas, pirogassificazione, olio energia,
macchinari ed attrezzature per
la produzione di pellets.
Ai fondi del PABS si sono oggi
aggiunte le risorse del Programma di Sviluppo Rurale
Marche già approvato e quelle
che sono state destinate con la
riprogrammazione successiva alle nuove sfide dell’Health
Check. Si tratta di 5 milioni di
euro che dovrebbero generare
investimenti per oltre 20 milioni di euro. Oltre agli incentivi
per la realizzazione di piccoli
impianti per la produzione e la
vendita di energia, il PSR pre-
vede il sostegno alle imprese
agricole ed agrituristiche - fino
al 40% del costo - per impianti
aziendali ed interaziendali per
la produzione ed autoconsumo
di energia termica ed elettrica,
nonché incentivi fino al 70%
del costo, per impianti di carattere pubblico nelle zone di
montagna, in particolare per la
produzione di calore.
Anche il Programma Operativo FESR sostiene gli investimenti per l’energia eolica,
solare e contribuisce in misura
complementare per impianti a
biomasse. Si vogliono così creare le condizioni perché ogni
azienda agricola possa orientarsi verso il risparmio energetico
e la razionalizzazione dell’utilizzo dell’energia, nonché verso
l’autoproduzione, sfruttando
al massimo le proprie risorse.
La produzione e la vendita di
energia può diventare una vera
alternativaproduttivaedunaconsistente integrazione di reddito.
Non solo ma l’azienda agricola ed agrituristica potrebbe
contribuire ad un certo tipo di
informazione, con finalità anche “educative” sul tema energetico.
In conclusione vogliamo ribadire che è necessario evitare
il conflitto tra food e no food.
La produzione di alimenti rimane e rimarrà il primo compito dell’agricoltura, le bioenergie
si configurano come una valida
alternativa produttiva solo in
alcune realtà ed in alcuni ambiti e possono rappresentare un
valido supporto energetico in
tutte le aziende agricole.
Nasce Agrifidi Uno Emilia Romagna
Maggiore sostegno alle imprese agricole
D
al primo gennaio 2010 dalla fusione di tre degli otto
confidi del settore agricolo operanti in regione Emilia
Romagna e più precisamente: Agrifidi Bologna, Agrifidi
Ravenna e Agrifidi Forlì- Cesena- Rimini, inizia la propria
attività Agrifidi Uno Emilia Romagna.
Il nuovo Confidi agricolo interprovinciale diventa il Confidi
leader della regione ed anche uno dei maggiori a livello
nazionale con i suoi 5000 soci, più di 75.0000.000 di
euro di finanziamenti deliberati nel 2009 ed un patrimonio di garanzia costituito da 8.000.000 milioni di euro di
fondi liquidi, oltre a 11.000.000 Di euro dei fondi fidejussori sottoscritti dai soci.
Nella prima riunione tenutasi il 12/01/2010, il consiglio
di amministrazione ha eletto all’unanimità il presidente: il
Alberto Rodeghiero,
bolognese Alberto Rodeghiero e i due vice presidenti Giovanni Gagliardi di Ravenna e Domenico Cappelli di Forlì;
Agrifidi Uno Emilia
la direzione è stata affidata a Lucia Alfano di Ravenna, già
direttore della cooperativa Agrifidi Ravenna, con consolidata esperienza in materia di
confidi e settore agricolo.
Il neo presidente Rodeghiero ha maturato una lunga esperienza nel settore del credito
agrario ed in quello dei confidi, oltre che ad essere considerato uno dei maggiori esperti in materia del complicato mondo degli aiuti di stato del settore agricolo, oltrechè
punto di riferimento sia per il mondo bancario che per le istituzoni pubbliche.
La decisione di dare vita al nuovo confidi è nata dalla consapevolezza che dopo l’ottimo lavoro svolto dai singoli confidi fino ad ora, fosse giunto il momento di creare una
struttura ancora più forte e organizzata; in grado di fronteggiare la grave crisi che sta
attraversando il settore agricolo e poter essere così per le imprese agricole ancora di
più lo strumento che possa favorire l’accesso al credito ed a costi contenuti da non dimenticare anche il grande sostegno dato dalla regione E.R. ai confidi agricoli e non, in
particolre dall’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni, che ha favorito con interventi
specifici la realizzazione delle aggregazioni tra i confidi agricoli.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
18
Oltre 1.700 imprese per Agrofidi Modena Il recupero della biodiversità:
Un Confidi locale al servizio del tessuto produttivo agricolo i frumenti per la produzione di pane
A
grofidi, il confidi che associa oltre 1.700 imprese agricole in provincia di Modena ed
è promosso unitariamente dalle 4 Associazioni
Professionali della provincia, ha chiuso il 2009 con
importanti risultati operativi.
Agrofidi ha intermediato 473 operazioni di finanziamento per oltre 35 ml. di €, attraverso la propria
garanzia mutualistica, in base agli accordi stipulati
con 17 Istituti di Credito convenzionati, con un
La sede di Agrofidi Modena
agevolazione in conto interessi diversificata da 1 a
2,5 punti percentuali, nei casi consentiti dalla normativa vigente.
Fondamentale è stato il sostegno della Regione
Emilia-Romagna e della Camera di Commercio
assieme ad altri Enti locali. Con la Regione sono
state attivate 142 domande per oltre 9 ml. di € a
cui si sommano gli interventi sugli investimenti a
valere sulla legge regionale 17/06 per un’operatività
di oltre 4,5 ml. di €. La Camera di Commercio di
Modena, oltre che a sostegno degli investimenti è
intervenuta in regime de minimis sulle operazioni
per la liquidità aziendale, dando la possibilità alle
imprese, nell’attuale fase di difficoltà economica
e finanziaria, di diluire in un arco di tempo sostenibile esigenze ed impegni finanziari di medio
periodo. L’intervento camerale, tra liquidità ed investimenti, ha visto oltre 200 imprese beneficiare
di finanziamenti agevolati per circa 11 ml. di euro.
Nel 2010 Agrofidi conferma i prestiti di conduzione in regime de minimis in base ai programmi
regionali con lo stanziamento straordianario da
parte della Regione di 1,3 milioni di euro e i finanziamenti per gli investimenti aziendali che,
nonostante le difficoltà, sono in costante e sensibile
aumento negli ultimi 3 anni.
I programmi di finanziamento per il 2010 verranno resi disponibili attraverso le comunicazioni di
Agrofidi alle imprese, alle Organizzazioni Professionali, alle Banche convenzionate e comunque
disponibili sul sito www.agrofidi.it.
Intervento di Cristina Piazza dell’azienda sperimentale Stuard
L’
idea di recuperare vecchie
varietà di frumento impiegate per la panificazione nasce
nell’Alta Val Stirone, a cavallo fra
Parma e Piacenza dall’esperienza del Panificio F.lli Lusignani di
Pellegrino P.se nella produzione
di pane ottenuto da farine di grani storici con lievitazione acida.
Gli obiettivi erano valorizzare la
filiera del frumento tenero e dei
prodotti da esso derivati (farine
e pane) attraverso la definizione
di un percorso agronomico e
tecnologico idoneo alla produzione di pane tipico, ottenuto
principalmente da farine di
grani storici con metodologie di
panificazione tradizionale (fermentazione acida), mantenere
attività agricole economicamente competitive in un’area “svantaggiata”, salvaguardare l’agrobiodiversità locale ed il territorio.
Il progetto, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, dalle
Province di Parma e Piacenza
e da privati, è stato coordinato
da CRPV (Centro Ricerca per
le Produzioni Vegetali) e realizzato dall’Azienda Sperimentale
Stuard (PR) per le prove di campo, dal Centro di Ricerca per
la genomica e la postgenomica
animale e vegetale (CRA-GpG)
di Fiorenzuola d’Arda (PC) per
la caratterizzazione tecnologica
e genetica dei frumenti, dall’Istituto di Microbiologia degli Alimenti dell’Università di Modena
e Reggio Emilia per la caratterizzazione del lievito madre, dal
Molino Agugiaro & Figna e da
Barilla s.p.a. e dal Panificio F.lli
Lusignani rispettivamente per
la molitura e la panificazione.
In base ai risultati delle prove
agronomiche e ai panel test,
sono state individuate tre varietà storiche ed una moderna
particolarmente interessanti per
produttività in campo e qualità
del pane. Queste varietà sono
state avviate alla fase successiva di definizione della tecnica colturale - principalmente
la fertilizzazione - in aziende
biologiche e “convenzionali”
della Val Stirone (2006-2007).
Anche il grano di queste prove è stato trasformato in pane
e valutato con panel test.
I risultati ottenuti hanno permesso di stabilire che in ambienti marginali quali quelli collinari/montani in cui si è operato,
anche alcune vecchie varietà di
frumento sono produttivamente
competitive con le varietà moderne. Dal punto di vista della
trasformazione, i grani antichi
hanno caratteristiche qualitative
che li rendono inadatti alle moderne tecniche di panificazione con lievito di birra, mentre
impiegando la lievitazione con
pasta madre, molto più lenta,
si ottengono pani con ottime
caratteristiche organolettiche.
I panel test hanno permesso di
stabilire che tessitura, sapore e
retrogusto del pane sono determinati dalla varietà, mentre
la concimazione influenza il
colore interno ed esterno oltre
che l’aroma. Non sembra esserci invece differenza fra pani
prodotti con farina biologica e
convenzionale. Le analisi effettuate hanno inoltre permesso di
stabilire che le farine ed il pane
sono esenti da micotossine, pericolose per la salute umana,
I risultati del progetto sono in
parte già stati applicati nella realizzazione nella zona di Pellegrino P.se di una “filiera corta”
che coinvolge una quindicina
di aziende che conferiscono il
frumento antico prodotto al panificio, un centro di stoccaggio
e un mulino. Il pane viene poi
venduto in diversi punti vendita
sia locali che a Milano, Parma e
Fidenza.
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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Ferrara, parte la moratoria dei debiti
Intervento di Lauro Casoni, presidente Agrifidi Ferrara sull’impegno con le banche locali. All’orizzonte criticità con i PSR
“N
ei giorni scorsi la Cassa
di Risparmio di Cento,
per bocca del proprio direttore generale Ivan Damiano
comunicava che l’istituto di
credito aderiva, fra i primi in
Emilia Romagna alle richieste della regione, dando il via
alla moratoria dei debiti anche
nel settore agricolo e cioè, allo
spostamento della quota capitale delle rate “in avanti” di 12
mesi per venire incontro alle
esigenze delle imprese agricole
in questo difficile momento.
Seguita a breve tempo anche
dagli altri istituti di credito
cittadini, l’iniziativa voluta ed
affinata con la fattiva collaborazione della Regione e dei
confidi agricoli dell’Emilia Romagna tra i quali quello di Ferrara è sicuramente una boccata
di ossigeno per un settore che
ha visto nel 2009 precipitare in
modo drammatico la redditività delle imprese e che ha visto
in contemporanea l’aumento
dei costi di produzione e dei
servizi (mezzi tecnici, concimi,
Lavorazione pomodoro in provincia di Ferrara
assicurazione grandine e calamità naturali).
Oggi come rilevano i dati messi a disposizione degli stessi
istituti di credito, le imprese
agricole che hanno dovuto dire
addio a sogni di gloria sono
proprio quelle che negli ultimi
anni avevano fatto importanti
piani di sviluppo ma che oggi
si sono trovate in mezzo alla
insuperabile prova della redditività in tempi di mercati aperti. A queste difficoltà si aggiungono, rileva Agrifidi Ferrara,
la rigidità dell’applicazione
dei regolamenti comunitari in
merito al PSR da parte dell’amministrazione provinciale che
in certi casi prevede una istruttoria palesemente incompatibile con i regolamenti attuativi
della legge regionale 43/97 e
successive modifiche, scritta
dalla Regione Emilia Romagna
stessa e notificata alla Comunità europea.
Agrifidi Ferrara nel 2009 ha garantito finanziamenti per quasi
18 milioni di euro connessi ad
investimenti sul proprio territorio. Nel 2010 Agrifidi Ferrara
si impegnerà, ed i segnali sono
inequivocabili, ad arginare le
sempre più numerose richieste
di consolidamento delle situazioni debitorie.”
MODENA, IL TERRITORIO DEI LAMBRUSCHI DOP
Lambrusco di Sorbara
Lambrusco Salamino di Santa Croce
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
Lambrusco di Modena
20
Eventi
Lunedì 25 Gennaio 2010
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