òς European Journalism - GNS Press Ass.tion - The ECJ promotes publishing, publication and communication- P. Inter.nal I COMPORTAMENTI A RISCHIO GLI INTERVENTI ( XI parte ) ANNO XI N.RO 3 del 01/03 /2015 Pag. 1. Pag. psicologica 2. Grecia, son cav.amari 3. Grotte di Favignana 5. Il teatro romano 6. Un alibi per le frustr. 7. Libertà di stampa 8. Una lirica di Noris 9. L’autore del mese 10.Una donna nella storia 11.Riecco il Job act 12.L’angolo del cuore 13.Bibbie a stampa 15.Agostino Pepoli 16.Pubblicità 17.Pagina medica 18.I grandi pensatori 19.La rappres. della viol. 20.L’Italia è ancora divisa 21.Piatti tipici: il manzo 23.Chi era Laura del Petr. 24.Storia della musica 25.La crisi arricchisce 26.Jobs act, cosa cambia 28.Vi sfido a contraddirmi 29.’O Rammaro 30.Museo dioces.Salerno 31.A vucchella 32.Regimen sanitatis sal. 33.Lettera d’un sacerdote 34. Bando Conc.Mater Dei 35.Tenerezze di Giuffrida 36.Redazioni e riferimenti Il 20 novembre del 2001, giornata per l’infanzia istituita dalla L. 451/97, viene annunciato dal nuovo Governo il nuovo piano di azione per l’infanzia. Nel 2002, dall’8 al 10 maggio è stata recuperata la sessione speciale dell’ONU sui diritti per l’infanzia, un momomento importante, almeno per due motivi: a questa sessione speciale hanno potuto partecipare ragazzi, fanciulli, adolescenti, e anche alcune organizzazioni di base che lavorano con i bambini in tutto il mondo; l’altro motivo è che ha il titolo “Un mondo adatto ai bambini” che esprime correttamente una linea di sviluppo delle politiche e delle azioni per l’infanzia e l’adolescenza anche nel nostro Paese. Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 ha tra le sue priorità quelle della tutela delle prime fasi della vita: l'infanzia e l'adolescenza. In particolare si propone di “educare i giovani alla promozione della salute, all’attività motoria, ai comportamenti e stili di vita adeguati nel campo delle abitudini alimentari, alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale compresa l’infezione da HIV, della tossicodipendenza e dell’alcolismo, alla procreazione responsabile, sollecitando il contributo della scuola, attivando anche interventi, in particolare nei consultori familiari e negli spazi destinati agli adolescenti, di prevenzione e di lotta ai maltrattamenti, abusi e sfruttamento dei minori e alla prevenzione degli incidenti stradali e domestici”. Inoltre, prevede di “potenziare le attività di prevenzione per gli adolescenti e i giovani adulti stranieri attraverso un approccio transculturale e multidisciplinare”. Alcuni progetti regionali del Piano Nazionale della Prevenzione 20052007, definito nell’Intesa Stato Regioni del 23 marzo 2005, sono focalizzati sulla prevenzione e la promozione della salute fra i giovani: in particolare i progetti sulla alimentazione e l’attività fisica e sulla prevenzione degli incidenti stradali. Una possibile risposta alle criticità sopra descritte è l'attivazione di una azione di coordinamento e armonizzazione degli interventi esistenti,costruita a partire dal coinvolgimento di diversi tipi e livelli di competenze: enti locali, servizi sanitari, servizi sociali, autorità scolastiche, associazionismo giovanile, culturale, sportivo, e con la partecipazione delle famiglie. Per il raggiungimento della massima diffusione a livello territoriale di interventi efficaci e continuativi, sono importanti lo scambio di conoscenze tra i vari attori della prevenzione e promozione della salute dei giovani e la socializzazione delle evidenze scientifiche e delle buone pratiche disponibili a livello nazionale e internazionale. Sul portale http://www.andropos.eu/antroposint heworld.html Su facebook https://www.facebook.com/groups/ant roposintheworld/755101491196213/?n otif_t=like Il coordinamento, la presenza di professionalità multidisciplinari e complementari, la condivisione, sono requisiti imprescindibili per una programmazione efficace e favoriscono la adozione di un disegno unitario. Le rappresentazioni che gli operatori, in quanto adulti, hanno dell’adolescenza, costituiscono necessariamente il retroterra su cui si basa l’operatività dei servizi, e determina la qualità delle relazioni che essi riescono, o non riescono, a stabilire con gli adolescenti. ( Continua ) 1) F. Pastore, LE PROBLEMATICHE DELL’ADOLESCENZA, pag. 123- 124 A.I.T.W. ed.SA. 2013 – Cod. SBN: IT\ICCU\MOD\1622636 – Scaricabile in e-book su Google play, cod. GGKEY:1T4J30FQB8Z E -1- Antropos in the world GRECIA, ORA SON CAVOLI AMARI ( Dalle “Opinioni eretiche”) C’era da aspettarselo. Ad Atene non si erano ancòra chiuse le urne, e già a Berlino e a Bruxelles iniziava la nuova campagna intimi-datoria: la Grecia dovrà rispettare gli impegni, tuonavano madame Merkel, il direttore della Bundesbank e tutto il gotha dell’oligarchia eurocratica. Il tono era una via di mezzo fra l’ultimatum della Wehrmacht e il “consiglio che non si può rifiutare” del Padrino. Poveretti, c’è da capirli. Il castello di carte dell’Unione Europea frana miseramente, un bastione alla volta, ogni qual volta gli elettori siano lasciati liberi di pronunziarsi. Anche la Costituzione Europea è stata bocciata clamorosamente nel 2005, quando è stata sottoposta a referendum in Francia e in Olanda. Dopo di che – è bene ricordarlo – questi insigni cultori della democrazia made in USA si sono precipitati a cancellare tutti i referendum già programmati in Cechia, Danimarca, Irlanda, Polonia, Portogallo, Svezia e Inghilterra. I più furbi – e in prima fila gli italiani – avevano accuratamente evitato il referendum, limitandosi a fare ratificare la Costituzione dai rispettivi Parlamenti. Dal 2005, comunque, è stato tutto un susseguirsi di débâcles nelle urne: dal referendum svizzero sull’immigrazione, alle recenti elezioni per il Parlamento Europeo che hanno visto – fra i tanti guai – i partiti antieuropei ottenere il primo posto in Francia e in Inghilterra. E, adesso, questa tranvata in Grecia. È chiaro, a questo punto, che l’Unione Europea non è voluta dai popoli, ma soltanto da una minoranza di politicanti utopisti e di banchieri attenti solamente ai saldi di bilancio e indifferenti ai problemi concreti della gente. Questo voto greco, peraltro, è pericolosissimo (per i poteri forti) perché ha due terribili implicazioni, suscettibili di “contagiare” le altre nazioni. La prima è la presa d’atto della assoluta inconciliabilità di interessi fra Germania e soci, da una parte, e dall’altra i paesi dell’Europa latina e mediterranea; con il conseguente materializzarsi di una scissione che vedrebbe fatalmente la costituzione di quel blocco revisionista che è stato talora teorizzato su queste stesse pagine: oltre alla Grecia, anche Italia, Francia, Spagna, Portogallo e forse altri.La seconda implicazione, assolutamente non gradita ai padroni del vapore, è l’alleanza fra la sinistra radicale di SYRIZA e la destra nazionale di ANEL: segnale pericolosissimo per il “sistema” eurocratico, assolutamente non in grado di resistere all’urto di una coalizione fra tutti i “populismi”. Detto ciò, va anche detto che adesso la Grecia dovrà affrontare la guerra finanziaria che le decreteranno tutti i poteri forti, i quali hanno la necessità assoluta di dimostrare alle altre nazioni europee che non è possibile scrollarsi di dosso il ricatto dell’usura finanziaria e che si deve continuare a pagare senza ribellarsi. Pena – come nei romanzi criminali – ritorsioni più pesanti. È un film già visto: in Argentina, in particolare. Alexis Tsipras, nei prossimi mesi, sarà posto di fronte a un bivio: o curva la schiena e riprende la politica di macelleria sociale, o il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea sospenderanno i prestiti necessari al governo di Atene per la spese correnti. Dilemma ineludibile? Niente affatto. Per la Grecia (e non solo per la Grecia) esiste una terza alternativa: riappropriarsi della sovranità monetaria e tornare a battere una propria moneta. Magari in regime di doppia circolazione: la dracma per il mercato interno, e l’euro per il commercio estero e per i pagamenti agli usurai. In fondo, la politica è l’arte del possibile. E una soluzione del genere è certamente possibile. MICHELE RALLO [Da “OPINIONI ERETICHE”] ___________________ Michele Rallo è stato segretario provinciale del Msi e Coordinatore provinciale di AN. È stato eletto la prima volta nel 1994 alla Camera dei deputati nel collegio di Trapani per il Polo del Buon Governo, aderendo al gruppo di Alleanza Nazionale ed è componente della Commissione Esteri. Viene rieletto nel 1996 per il Polo della Libertà e fa parte delle commissioni Esteri, Politiche dell'Unione Europea, Attività Produttive.Non si ricandida nel 2001 e torna agli studi storici. Ha infatti pubblicato diversi volumi sulla storia contemporanea dell'Europa Orientale e dei movimenti nazionalisti tra le due guerre mondiali. -2- Antropos in the world GROTTE E CAVITA’ DI FAVIGNANA (parte IV) L'isola ha una superficie di circa 19 Km2 con un'altezza massima di 310 m, la montagna Grossa o Santa Caterina che è l'unico rilievo dell'isola, per il resto piatta e bassa sul mare. Salendo lungo la montagna di S. Caterina, si giunge alla Fessura Nera, una serie di gallerie e passaggi che portano ad un'ampia sala da cui si dipartono due pozzi paralleli di una ventina di metri. Sul fondo di uno di questi è stato reperita una serie di cocci formanti un vaso di probabile fattura neolitica. In zona S. Caterina sul versante Nord Est di fronte a Levanzo, si aprono le due grotte Ficara II e Ficara III ricche di graffiti paleocristiani e cocci. In zona Punta Faraglione si apre la famosa grotta delle stalattiti; la grotta comincia con uno stretto cunicolo che porta in una caverna più vasta dove si notano delle imponenti colate calcitiche. Sulla colata principale si ritrovano parecchi fori di litodomi, e in un angolo sopra una parete di concrezione liscia sono state trovate tracce graffite, forse preistoriche. Sempre in zona si apre la grotta degli Innamorati, alla quale si accede a nuoto; nella sala interna sono molto suggestivi i giochi di luce che filtra da sott'acqua. Lungo il crinale della montagna grossa si ritrovano inoltre vari ingressi tutti alquanto angusti e certamente non ben analizzati. Presso il cimitero si trova la grotta del Crocefisso che prende nome da un leggenda locale. Sempre presso il cimitero si apre la grotta del Pozzo formata da un ampio ambiente a cui si accede tramite un corridoio di ingresso; la grotta è abitata da tempo immemorabile. In zona si trovava anche una famosa ed importante grotta preistorica, la grotta degli Archi, ora completamente distrutta grazie a lavori di ristrutturazione per uso abitativo. Vicino alla ex grotta degli Archi si apre la grotta della Stele che prende il nome dalla presenza di un pilastro con delle incisioni molto suggestive ed antiche. In zona S. Nicola si trovano tutta un serie di scavernamenti, di massima scavati dall'uomo in tempi remoti, adibiti per lo più ad abitazione. Nella zona di cala S. Nicola si trova inoltre una grotta completamente spalancata sulla battigia; la grotta è ricca di firme, alcune delle quali coprono graffiti forse anche molto antichi. Molto note nell'isola e da citare prima di chiudere sono la grotta delle Uccerie e la grotta Perciata. Come osservazione generale, posso dire che - vista la conformazione strutturale - le grotte sono per lo più delle sorgenti di grossa portata, ora non più attive, e sono orientate lungo la direzione Nord Sud, sintomo del fatto che in tempi molto antichi il panorama in cui si inseriva l'arcipelago dovesse avere tutt'altro aspetto. In occasione dei lavori effettuati dalla Soprintendenza di trapani nel 2001 per l’ampliamento del cimitero di Favignana, furono messi in luce delle strutture murarie e pavimentazioni che sono testimonianza della presenza di rilevanti strutture nella zona. In relazione con queste testimonianze e con il porticciolo di San Nicola potrebbero essere l’area sepolcrale di San Nicola e quella della Madonna, recentemente scoperta6. Queste consistono in gruppi di camere scavate lungo le pareti delle cave di tufo più antiche formando una complessa struttura cimiteriale ipogeica. Gli ipogei sono composti da una o due camere con tombe ad arcosolio monosomi o polisomi ed un unico esempio di tomba “a baldacchino”7. Queste tipologie funerarie, presenti a Favignana, sono molto comuni a quelle presenti nelle catacombe della vicina Marsala e dell’intera Sicilia, eccezion fatta per la tomba “a baldacchino”, paragonabile unicamente a poche eccezioni presenti nella Sicilia orientale e a Malta. Questa tomba sarebbe quindi testimonianza della grande vitalità dell’isola all’interno di una rotta marittima che comprendeva anche l’isola di Malta. Non esistono attualmente elementi che accertino la diffusione del cristianesimo a Favignana ma, la posizione dell’isola all’interno delle rotte mediterranee e la datazione tra la seconda metà del IV e del V sec del complesso, potrebbero far attribuire l’uso di queste sepolture a comunica che praticavano il credo cristiano. Le Egadi, in questo periodo infatti, facevano parte della diocesi di Lilibeo, una tra le più antiche e solide comunità cristiane della Sicilia. I resti di contrada Case Romane a Marettimo, risalenti al periodo tardoantico, invece, secondo i risultati recenti delle ricerche, non hanno restituito alcuna testimonianza riferibile ad una eventuale utilizzazione cristiana del sito. -3- Antropos in the world Una futura ed ulteriore indagine archeologica nell’adiacente area, dove sorge la chiesetta bizantina, potrebbe spiegare la presenza delle irregolarità nella planimetria della chiesetta e fornire preziosi elementi riguardo la possibile presenza di un edificio di culto paleocristiano preesistente ad essa. Dagli scavi archeologici aegusei sembrerebbe che, in seguito alla vittoria di Roma nel 241 a.C., Favignana avesse comunque mantenuto i tratti generali che caratterizzavano la sua civiltà di stampo prettamente punico, fino al periodo paleocristiano pur essendo assoggettati a Roma. Le Egadi, quindi, subirono lo sfruttamento economico e la dominazione militare, come testimoniato dal ritrovamento di monete romane, ma conservarono la propria identità culturale. È quindi probabile che i Romani rifiutarono ogni trasferimento definitivo sulle isole dell’arcipelago dove la popolazione viveva ancora in ipogei, preferendo i lussi e le comodità di luoghi vicini come Lilibeo. Prova ne è la scarsa quantità di ritrovamenti architettonici di epoca romana e le testimonianze di una forte presenza cristiana fin dalle prime persecuzioni imperiali8. A differenza di Lilibeo, dove il cristianesimo non era molto diffuso, le isole divengono presto luogo in cui il nuovo verbo si diffonde divenendo stile di vita comune. La diversa visione degli abitanti di Lilibeo nel servire la divinità, che spesso sfiorava il paganesimo ricco di variopinte divinità, di adorazioni fenomenistiche e idolatriche, permise al cristianesimo di penetrare in città con estrema difficoltà. Mentre, infatti, l’impero romano viene scosso dalla nuova concezione cristiana, a Lilibeo9 ne persiste soltanto qualche focolaio. A Favignana, e in generale nelle Egadi, il nuovo verbo di fratellanza e amore tra gli uomini soppianta le divinità dei cartaginesi e quelle dei precedenti influssi culturali come messo in luce dalle numerose testimonianze presenti nelle grotte dislocate in tutto il territorio isolano. Ipogei e cavità già usate dai Punici vengono arricchite di nuovi segni tipici del periodo paleocristiano. Tanti sono i casi di reimpiego della stessa grotta da civiltà diverse in tutta l’isola e numerosi gli utilizzi di lettere di alfabeti diversi in una stessa espressione. La presenza cristiana nell’isola di Favignana è quindi rilevata da vestigia, croci e scritture che abbondano in quasi tutte le sue grotte. Anche se le prime testimonianze cristiane sono attestate fin dal I o II sec. nell’isola non è presente alcuna chiesa fino al 1123. La prima ad essere edificata nell’isola fu la -4- Chiesa di San Giacomo, presso l’omonimo castello, elevata da Ruggero II a seguito della cacciata degli Arabi dalla Sicilia. Essa rimase per alcuni secoli l’unico luogo di adorazione per i pochi abitanti dell’epoca che, nonostante la chiesa fosse stata costruita ad uso esclusivo dei militari, lì partecipavano alle celebrazioni religiose dell’intera collettività. La Chiesa di S. Giacomo venne chiusa dal governo nel 1860 e al suo posto venne allestita una piccola chiesa per i condannati. Nel 1399 fu scoperta, da parte di un cavatore di tufo sordomuto, l’effige del Cristo in una grotta a Cala San Nicola. Tre anni dopo essa divenne la Chiesa del SS. Crocifisso della Piana. La tradizione riporta che il cavatore sordomuto10 ritrovasse la parola. Intorno al 1820, il facoltoso uomo d’affari trapanese Coniglio fece erigere a sue spese una vera e propria costruzione attorno alla grotta rendendo il luogo irriconoscibile. Attorno a questa chiesa, nel 1831, il comune di Favignana costruisce l’attuale cimitero comunale. Negli anni successivi, il susseguirsi di aggiustamenti e rifacimenti del progetto originario portarono alla completa distruzione dell’effige di Cristo attualmente non più visibile nel suo stato originario. Le altre due chiese più antiche di Favignana sono quella di S. Anna, costruita intorno al 1400, e quella della Madonna della Piana, aperta al culto della Vergine l’11 novembre 1620 e ubicata fuori dal centro abitato, dai militari dimoranti a Favignana, per mostrarsi pellegrini come i Trapanesi con il Santuario della Madonna dell’Annunziata. Dott.ssa Paola LEO [Da le grotta e l’insediamento medievale di Favignana] ________________ 6) Ad Ovest di Cala San Nicola. 7) Questa camera sepolcrale oggi non è più visitabile poiché fortemente danneggiata dai lavori degli abitanti. 8)SCARCELLA 1977, p. 48 9)Lilibeo verrà conquistata definitivamente al Cristianesimo nel IV sec. d.C. ad opera del vescovo Pascasino al quale il Papa Leone I, nel 444 d.C., si rivolge per stabilire il giorno di celebrazione della Pasqua ed, in seguito, nel 451 d.C., per rappresentarlo al Concilio di Calcedonia attaccando aspramente l’eresia di Nestorio 10)Altri affermano che si trattasse di un cacciatore alla ricerca Antropos in the world IL TEATRO ROMANO a cura di Andropos La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Negli ultimi decenni della repubblica, si assiste a una grande crescita di interesse verso il teatro, che ormai non coinvolge più solo gli strati popolari, ma anche le classi medie e alte, e l'élite intellettuale. Cicerone, appassionato frequentatore di teatri, ci documenta il sorgere di nuove e più fastose strutture, e l'evolvere del pubblico romano verso un più acuto senso critico, al punto di fischiare quegli attori che, nel recitare in versi, avessero sbagliato la metrica. Accanto alle commedie, lo spettatore latino comincia ad appassionarsi anche alle tragedie. Il genere tragico fu anch'esso ripreso dai modelli greci. Era detta fabula cothurnata (da cothurni, le calzature con alte zeppe degli attori greci) oppure palliata (da pallium, come per la commedia) se di ambientazione greca. Quando la tragedia trattava dei temi della Roma dell'epoca, con allusioni alle vicende politiche correnti, era detta praetexta (dalla toga praetexta, orlata di porpora, in uso per i magistrati). Ennio, Marco Pacuvio e Lucio Accio furono autori di tragedie, non pervenuteci. L'unica praetexta ("Octavia") giunta fino ai nostri giorni è un'opera falsamente attribuita a Lucio Anneo Seneca, composta poco dopo la morte dell'imperatore Nerone. Il massimo dei tragici latini si ritiene sia stato Accio, il quale, oltre a scrivere una quarantina di tragedie d'argomento greco, si avventurò nella composizione di due praetextae: Bruto e Decius, tratteggiando i caratteri di due eroi repubblicani romani. Seneca si distinse per lo spostamento del nodo tragico, dalla tradizionale contrapposizione tra l'umanità e le norme divine, alla passione autenticamente sgorgata dal cuore umano. Lucio Anneo Seneca: HERCULES FURENS (fabula coturnata - circa 20 d.C.) Seneca, in latino Lucius Annaeus Seneca, anche noto come Seneca o Seneca il giovane (Corduba, 4 a.C. – Roma, 65), è stato un filosofo,drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo. Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore, dando un impulso riformatore.Condannato a morte da Caligola ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno, e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.Seneca influenzò profondamente lo stoicismo romano di epoca successiva: suoi allievi furono Gaio Musonio Rufo (maestro di Epitteto) e Aruleno Rustico, nonno diQuinto Giunio Rustico, che fu uno dei maestri dell'imperatore filosofo Marco Aurelio. TRAMA DELLA COMMEDIA – La scena è a SINOSSI: Le tragedie di Seneca sono le sole Tebe, durante l'assenza di Ercole impegnato opere tragiche latine pervenute in forma non nell'ultima delle Dodici fatiche. Lico ha approfittato frammentaria, e costituiscono quindi una testimodell'assenza dell'eroe per usurpare il trono insidiando nianza preziosa sia di un intero genere letterario, sia Megara, consorte di Ercole. della ripresa del teatro latino tragico, dopo i vani Nel Prologo, Giunone annuncia la sua vendetta tentativi attuati dalla politica culturale augustea per contro l'odiato figliastro Ercole: lo farà impazzire e promuovere una rinascita dell'attività teatrale. In età così ucciderà la moglie Megara e figli avuti da lei. giulio-claudia (27 a.C.– 68 d.C.) e nella prima età Lico cerca di convincere Megara a sposarlo, e al suo flavia (69–96) l'éliteintellettuale senatoria ricorse al rifiuto, ordina l'uccisione di lei e dei suoi figli. teatro tragico per esprimere la propria opposizione Provvidenziale è l'intervento di Ercole, appena al regime (la tragedia latina riprende ed esalta un tornato dagli Inferi con Teseo: Ercole compie la sua aspetto fondamentale in quella greca classica, ossia vendetta uccidendo Lico. l'ispirazione repubblicana e l'esecrazione della tiranMa la vendetta di Giunone si attua: Ercole perde la nide). Non a caso, i tragediografi di età giulio-clauragione, e, scambiando i figli per dei mostri e dia e flaviana furono tutti personaggi di rilievo. credendo la moglie Giunone li uccide senza pietà (raccapricciante è la descrizione della morte del ASSOCIAZIONE LUCANA figlio, col cranio fracassato e il cervello spappolato “G. Fortunato” - SALERNO sulle pareti). Quando rinsavisce si rende conto con SEDE SOCIALE in Via Cantarella orrore di ciò che ha fatto, e vorrebbe uccidersi. Teseo lo blocca invitandolo a venire con lui ad Atene, dove verrà giudicato dall'Areopago. -5- Antropos in the world UN ALIBI PER LE FRUSTRAZIONI Racconto Le mutate condizioni economiche e sociali, dovute ai disastri della guerra, avevano trasformato, e non poco, il tono di vita delle persone; restavano quelle ordinarie manifestazioni che fanno parte della natura stessa dell’essere umano. Luigi, tipico esemplare del signorotto del paese, aveva perso molto del suo patrimonio immobiliare e, tra le macerie di ciò che gli rimaneva, aveva solo il necessario per poter vivere; per sua fortuna, viveva alquanto bene, perché il matrimonio dell’unica figlia con un noto medico, lo esonerava dalle spese quotidiane. Ma l’istinto della natura non subì variazioni: da qualche mese appariva agitato e ostentava una malcelata inquietudine; divenuto vedovo, pensò di profittare di siffatta situazione e decise di rendere pubblico lo stato personale e così, un bel giorno, si fermò in piazza e si trattenne presso la fontana: “Don Luigi, avete il volto sconvolto, come mai?”. “Non bastava il lutto, ora sono inseguito da sogni inquietanti: già più volte in sogno, la buonanima mi è apparsa e mi ha suggerito qualcosa… come dire… Luigi non puoi vivere da solo, risposati”. Le comari in coro: “E qual è il problema, risposatevi!”. Non appena Luigi voltò l’angolo della piazza, alla fonte, le donne commentarono: “Ma davvero qual è il problema? Ha sempre tradito sua moglie e, si sa con chi, ora si fa scrupolo di continuerà a fare quello che ha sempre fatto; non è mica vero che ha sognato, voleva rifilarci la notizia di qualche proposito da realizzare”. Non passò molto tempo e Don Luigi si ripresentò alla fonte e, sconvolto più che mai, apportò qualche variazione al tema: “Questa notte ho sognato la cara estinta che diceva: “Luigi, sposati! E questa volta mi ha suggerito che avrei fatto bene a sposarmi con Marianna. Posso compiere una simile azione? Ho l’impressione di tradirla al solo pensiero di iniziare una nuova storia d’amore”. -Don Luigi non vi fate scrupolo, la cara moglie conosce le vostre esigenze-. -E avete ragione: dall’aldilà si conoscono anche le cose di qua …-. -Non incomodate il Paradiso, certe cose si sanno anche di qua! -. Luigi, fingendo di non aver capito, continuò: -Mi amava tanto… certamente capirà! -. L’ipocrisia, chissà perché, ha radici profonde e si -6- abbarbica a quelle coscienze che, nel caso di trasgressione, richiedono la copertura delle proprie malefatte. Don Luigi, quand’era ancora viva la moglie, si appartava con la Marianna in una baita di sua proprietà e, pur sapendo di essere spiato, fingeva di essere l’uomo integerrimo, da tutti riverito ed ossequiato: i sogni erano l’alibi delle sue numerose frustrazioni. Desiderava la complicità per quella forma di scompenso affettivo dovuto alla carenza del calore dell’amicizia. Dalla rivelazione dei sogni, Don Luigi si sentì libero per aver tacitato la propria coscienza e ritenne valido il sardonico sorrisetto delle pie donne. Accadde un giorno che una delle comari a cui il signorotto aveva negato alcuni piaceri, con l’intento di attuare una piccola vendetta, raccontò di aver sognato la defunta consorte di Don Luigi : Ascoltatemi, - disse - e poi suggeritemi quale dovrà essere il mio comportamento: ho sognato la defunta signora di don Luigi: era in un giardino, aveva il volto della disperazione e piangeva; prima che le domandassi alcunché mi ha detto che Luigi non avrebbe dovuto giacere con la Marianna-. In pratica, anche questo sogno faceva parte dell’apparato scenico della vita di paese; non ci fu bisogno di dare consigli alla sognatrice, perché non appena Don Luigi comparve tutte ammutolirono e quindi: “Stavate parlando di me e certamente non bene, altrimenti avreste continuato a ciarlare, come fate sempre”. -In verità, è stato detto che la buonanima di vostra moglie è apparsa in lacrime perché voi avete giaciuto con la Marianna-. Luigi non si scompose e con il suo abituale cinismo disse:-Tranquillizzatevi, i sogni sono solo proiezioni dei nostri pensieri che durante il sonno, privi di controllo, descrivono ciò abbiamo fatto o che desideriamo fare-. Dopo di che, come se niente fosse successo, fece ritorno dalla Marianna. Egidio Siviglia Ἄνθρωπος μικρὸς κόσμος. Ànthrōpos mikròs kòsmos "L’uomo è un microcosmo." – Democrito Antropos in the world LIBERTA’ DI STAMPA Anche quando viene chiusa la bocca, la domanda resta aperta. (Stanislaw Jerzy Lec) La libertà di stampa è il mantra di questo periodo successivo alla strage di Charlie Hebdo, che ha visto riuniti nel centro di Parigi migliaia di cittadini in un maestoso corteo preceduto da capi di Stato e premier, alcuni dei quali al potere in Paesi che brillano per mancanza di democrazia e di libertà. Essa è una delle garanzie di ogni Stato di diritto, assieme agli organi d'informazione (giornali, radio, televisioni, provider internet). In Italia è sancita dall'art. 21 della Costituzione, il quale fissa anche dei limiti,che rientrano principalmente nei reati d'opinione (ad es. apologia di reato) e in quelli contro la morale. Il nostro codice penale, inoltre, prevede i reati di ingiuria,diffamazione, calunnia e vilipendio (del-la Repubblica e del suo Presidente, delle istitu-zioni costituzionali e delle forze armate, alla nazione italiana, alla bandiera italiana o di Stato estero, della religione, delle tombe e di cadavere). In base a queste leggi – tanto per riportare qualche esempio a noi più vicino - è stato condannato il Direttore de Il Giornale Sallusti (i carabinieri andarono a prelevarlo in redazione, mentre lavorava con i suoi collaboratori), per un articolo non suo e per una rettifica mai richiesta; l’on. Storace ha avuto sei mesi di carcere per aver offeso il Presidente Napolitano e per una vignetta che ritraeva lo stesso Presidente che si pappava l’Italia a forma di pizza napoletana insieme ad altri uomini politici fu incriminato il giornale Libero. L’on. Calderoli fu incriminato per aver chiamato “Orango” la collega Kyenge. D’Alema querelò Forattini per una vignetta sull’affare Mitrokhin chiedendo tre miliardi di lire (!). Nella stessa laica Francia, il giorno dopo la strage di Parigi, fu arrestato un comico per apo-logia di terrorismo. Il tribunale di Nanterre vietò la pubblicazione di foto con le tette della principessa Kate. Sempre in Francia, dove tutti si sono dichiarati “Charlie”, sono state fermate dalla polizia persone “per tenuta contraria ai buoni costumi” per aver indossato una maglietta in difesa della famiglia tradizionale e fu licenziato -7- per “antisemitismo” un disegnatore per aver preso in giro il figlio di Sarkozy che aveva annunciato di convertirsi all’ebraismo. Di recente ha sollevato una generale levata di scudi una vignetta sul ministro delle finanze tedesco in chiave nazista su un giornale greco. Ricordo, ancora fra i tanti esempi, l’iniziativa intrapresa proprio da Carlie Hebdo nel 1999 di una raccolta di firme per chiedere al Mistero dell’Interno lo scioglimento del Front Nazional. Premesso che in nessuno di questi episodi c’è scappato il morto o avvenuta una strage e che quella di Parigi è da condannare senza se e senza ma, sorgono spontanee alcune domande: “Se è vietato colpire una persona, un uomo polito, un presidente, un sovrano, uno Stato è possibile invece offendere una divinità, un Santo o Maometto?” (quest’ultimo è il “Sigillo dei Profeti” per tutti i musulmani, moderati e immoderati); “Esiste il rispetto delle persone e della loro sensibilità umana e religiosa?”; “C’è un diritto di blasfemia?”; “C’è una libertà di offendere?“ ; “La libertà di esprimersi in ogni forma e su ogni soggetto non è essa stessa un fanatismo?”. Se, poi, per satira deve intendersi “quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che ha lo scopo di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene> (Corte di cassazione), quale manifestazione di pensiero esprime la vignetta del Tricliclo che ritrae la Trinità in un rapporto anale? O quella che ritrae Maometto nudo in posizione prona con cameraman dietro di lui che lo ritrae; sopra la didascalia “Il film che imbarazza il mondo musulmano” e Mometto che dice “Le mie natiche? Ti piacciono le mie natiche?”, o quella che afferma essere il Corano di merda? A me la vignetta sulla Trinità - volgare, squallida, blasfema, schifosa, gratuita - non ha fatto ridere, non ha ottenuto un esito finale etico, né, ancora, se l’umorismo non è per Wittgenstein un Antropos in the world stato dello spirito, ma una visione del mondo, ha fatto emergere una qualche visione del mondo; ha creato, invece, disagio, amarezza, offesa, schifo, rabbia, sentimenti che avrà provato sicuramente anche il musulmano nel vedere le vignette su Maometto ed il Corano. “A che pro – ha affermato il sindaco di Londra Jolnson – recare offesa gratuita a una religione o a un gruppo etnico. Oggi la libertà di parola riconosce limiti invalicabili, molti dei quali tutelati dalla legge”. C’è da osservare a questo punto che il sottoscritto, come i cristiani in genere, rimane inerte, mentre i musulmani, che hanno più fede di noi, reagiscono in tutto il mondo, ed una paio di “martiri” su un miliardo e mezzo di fedeli che reagiscono con le armi, purtroppo, si trovano sempre. Vorrei concludere riportando qualche altra dichiarazione di chi ritiene che anche la preziosissima libertà di stampa abbia dei limiti, come sopra visto. “Il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni è una premessa essenziale della convi-venza pacifica dei popoli” (Padre Lombardi). “ Il rispetto del sentimento del sacro e della figura dei grandi uomini che hanno dato forma storica alla rivelazione di Dio, fa parte del bagaglio che ogni civiltà dovrebbe avere. Non si trattai infatti di condividerlo ma appunto di rispettarlo […] Condividiamo il valore della critica, del dissenso e perfino della satira […] non possiamo però condividere e accettare la licenza e la bestemmia che turbano le coscienze e rendono problematici e conflittuali i rapporti fra gli uomini” (Comunicato stampa UCOII 2006). Famoso è poi il pugno che il Santo Padre darebbe a chi offende sua Madre, la Chiesa. Queste voci potrebbero sembrare di parte, perciò ecco una voce che viene, manco a dirlo, da sinistra, dalla parte cioè buonista, politically correct: “Siamo sicuri che è nostro diritto dire qualsiasi cosa? Su questo ho qualche dubbio. Se esiste la mia libertà esiste anche quella dell’altro. Bisogna fare satira in modo sostenibile” (Laura Boldrini). Renato Nicodemo -8- Di Noris Roberts Había perdido Ti ho perduto anche senza averti avuto Oggi raccolgo, nella sera, l’eterno pellegrino di un bacio che mi porta ad affogare nel ricordarti. Dopo la ingenita di un sentiero incerto provo a rimettere insieme le parole di un poema mutilato, occulto, tra gli influssi del passato,piangendo a capo chino. Nell’asfalto della mia solitudine si fa scuro il sorriso nelle mie labbra trovandomi di fronte all’abisso del mio triste passato,e chissà come mai ho pensato che il nostro non era vano. Pieno di presagi provai a vivere l’amore al tuo fiancoe oggi i miei occhi emanano il pianto tanto amaro. Ti ho perduto senza averti avuto, in una parentesi nostalgica e demente e tutt’ora continui ad essere un servo nella mia mente fino all’ora precaria della mia morte. Ti ho perduto senza averti avuto, perché dopo tanto amore si oppone tra i due un abisso di oscuro punteruolo nel paesaggio agreste del nostro cuore Oggi, nelle candide sere, ti ricordo con l’avidità della rugiada nel mio letto cercando di tenerti stretto nei miei sogni,nel rossore dei miei baci anche se il mio corpo lo copri di gelide ventate invernali e senta quindi che fu lontano il tempo nel quale di avevo dato i miei sentimenti. Ti ho perduto senza averti avuto. _________________ Poetessa venezuelana Antropos in the world L’AUTORE DEL MESE: TOMMASO GUARDATI ( IV parte ) Da “Masuccio in teatro”di Franco Pastore - ISBN IT\ICCU\NAP\0646027 – pag.16-18 Presso le Librerie universitarie di Padova, Pavia, Napoli, Modena e Roma Dietro le continue professioni di insufficienza linguistica e di rozzezza espressiva si intravvede chiaro l'orgoglio di uno scrittore, che si pone come esternatore dei valori della dinastia aragonese, in opposizione all'oralità delle prediche dei frati degli Ordini mendicanti, infidi per scarsa moralità o forse per scarsa fedeltà agli Arago-nesi. Eloquenti, in tal proposito, i prologhi a ciascuna delle cinque parti ed il Parlamento che chiude l'opera. Degni di nota i prologhi dispari. Il primo introduce l'intero novelliere affidandolo alla protezione di Ippolita Maria Sforza, con la preghiera di inserire il Novellino1 nella sua biblioteca,dopo averlo magari ripulito da "le molte rugine e da le sue superfluità". All' interno del testo, sull'esempio dell'introduzione alla quarta giornata del Decamerone, è contenuta una novella. Il Parlamento, seppure con inflessioni tragiche, dà un tono di compiutezza formale al libro, chiudendo l'opera con la novella, su Serse e il suddito contadino, che metaforicamente, come la prima, presenta il Novellino come un dono modesto ma affettuoso a Ippolita Maria Sforza, nonché una battagliera apologia dei suoi attacchi contro i falsi religiosi. Il prologo alla terza parte sottolinea la sua posizione centrale,con la visione bucolica in cui il protagonista è Masuccio medesimo, guidato da un “eloquentissimo dio", Mercurio, in cui Nigro ha voluto vedere la figura del Pontano. Masuccio s'addentra in un bosco che simboleggia il "putrido, villano e imperfettissimo sesso muliebre" (Novellino, p. 180), oggetto appunto della terza parte. Lungo questa selva oscura (si pensi al "laberinto d'amore" del Corbaccio boccacciano) Mercurio indica a Masuccio le orme del "vetusto satiro Iovenale" e del "famoso commendato poeta Boccaccio" e lo sprona a seguirle. Lo informa quindi che nel mezzo del bosco sorge "il sacrario della pudicizia", locus amoenus e di ottima architettura umanistica, riservato alla dedicataria del libro Ippolita Maria -9- Sforza e alle cognate Eleonora e Beatrice d'Aragona, le cui virtù, simboleggiate da una bandiera con un ermellino e il motto "Malo mori quam foedari", in riferimento all'Ordine dello Ermellino fondato da Ferdinando I, le innalzano al di sopra di ogni imperfezione femminile. Se i prologhi istituiscono un legame con le figure più eminenti del potere, gli esordi premessi alle singole novelle, nell'insieme disegnano,in modo capillare,un'ampia galleria di personalità della corona e della corte aragonese. La fedeltà alla dinastia aragonese di Masuccio, infine, traspare dall'ambientazione medesima delle novelle. Ventitré sono ambientate nel Regno di Napoli, soprattutto a Napoli e Salerno. La Sicilia offre l'ambientazione a tre novelle, il resto d'Italia a tredici. All'estero, infine, si svolgono le prime e ultime novelle della raccolta. (Continua) Antropos in the world LA DONNA NELLA STORIA - A cura di Andropos - CATERINA UNTERVERGER (1830 - 1898) Una pioniera nella storia di un’arte che nell’800 muoveva i primi passi. Uno sguardo ad una professione che fu anche veicolo di emancipazione Si è spesso sottolineato giustamente che negli anni in cui si assistette allo sviluppo della fotografia, la situazione culturale e sociale delle donne era tale da rendere loro difficile l’accesso alle principali attività artistiche profes-sionali. Poche artiste riusciranno a emergere nella seconda metà dell’Ottocento, e ancora meno saranno le fotografe. Oltre alla condizione culturalmente svantaggiata delle donne, occorre tenere presente che la fotografia, negli anni del collodio umido, richiedeva precise competenze non solo artistiche ma soprattutto chimiche. Le macchine erano pesanti, le attrezzature complesse, i solventi chimici per lo sviluppo pericolosi e difficili da maneggiare. Per di più occorreva spostarsi sempre con un’ingombrante camera oscura portatile (quale, ad esempio, quella perfezionata da Giovanni Battista Unterveger). Solo a partire dal 1871 le nuove lastre alla gelatina-bromuro d’argento, grazie alla loro praticità, soppiantarono il collodio con tutta la sua complessità d’uso: un’innovazione che in teoria avrebbe potuto permettere alle donne un più facile accesso alla professione. Ma all’epoca tale professione richiedeva anche l’apertura di uno studio, con quel che ne conseguiva: capacità imprenditoriale, possibilità di investimento economico… Tutte condizioni che inevitabilmente rendevano difficile, per non dire impossibile l’emergere di donne fotografe come professioniste dotate di una loro visibilità e autonomia. Oltretutto bisogna ricordare che, nella seconda metà dell’Ottocento, lo statuto della fotografia non era ancora ben definito, tanto da rendere difficile la sua collocazione: fra le arti o fra le tecniche. Ebbene, la propensione generale era quella di vedere in essa una pratica industriale o artigianale. Non tutti ovviamente erano d’accordo. E infatti, già nel 1852, Gustave Le Gray protestava: “Mi auguro che la fotografia invece di ricadere nell’ambito industriale o del commercio, rientri piuttosto in quello artistico. Qui è il suo unico vero posto.” Ma Le Gray rappresenta un’eccezione. E in ogni caso lui operava in Francia, dove la situazione artistica e sociale era decisamente più avanzata rispetto all’Italia o allo Impero austro-ungarico. Infatti in questi due Paesi – vale a dire quelli in cui si trovò a vivere e lavorare la nostra Caterina Unterveger – la fotografia continuava a essere un mezzo artigianale, adatto per documentare la realtà e riprodurre in modo efficace le opere d’arte. Poco propensi a lanciarsi in originali avventure creative e stilistiche, i fotografi italiani e austro-ungarici erano in larga maggioranza impegnati a svolgere con perizia il loro mestiere. Più che seguire le correnti artistiche europee cercavano di tenersi sempre aggiornati in merito alle innovazioni tecniche che si susseguivano con grande rapidità. Invece di affannarsi a creare immagini originali e quindi ben riconoscibili grazie a particolari cifre stilistiche autoriali, apparivano più prosaicamente dediti a costruire un archivio di buone fotografie adatte per la vendita, come dimostrano i grandi atelier fotografici che si aprirono in tutta la Penisola, compreso quello degli Unterveger di Trento. In tali atelier lavoravano allievi e dipendenti abituati a seguire i precetti tecnici ed estetici del fondatore con una cura tale da rendere spesso difficile una chiara distinzione dei diversi contributi. In sintonia con la cultura positivista dell’Ottocento, la fotografia veniva utilizzata e apprezzata come uno strumento capace di documentare opere d’arte, monumenti, paesaggi naturali, con maggior veridicità e minor costo e rispetto all’opera dei pittori e degli incisori che in precedenza si erano cimentati su quegli stessi temi. Queste fotografie documentarie richiedevano, di conseguenza, l’adozione di precise regole visive, così da evitare deformazioni prospettiche o “bizzarrie” estetiche o espressive: la distanza tra il fotografo e il monumento doveva risultare all’incirca il doppio dell’altezza dello stesso; le linee non dovevano essere oblique o cadenti; le vedute panoramiche mai troppo elevate, così da mantenersi in sintonia con i codici rappresenta-tivi dell’epoca. Di Caterina, grazie al testo del pronipote, si ricordano, oltre al 'carattere bizzarro" ed allo 'spirito inquieto", le diverse occupazioni, l'impiego come cameriera a Brescia, l'emigrazione in Brasile - da cui scriverà un 'reportage" per la 'Voce Cattolica" nel 1876- e, tornata in Italia, le numerose attività commerciali: dall'invenzione del famoso liquore, all'apertura di una cartoleria a Brescia con vendita di articoli religiosi e lastre fotografiche, allo svolgimento di attività come fotografa. - 10 - Antropos in the world DA TRAPANI RIECCO IL JOB ACT – ORA E’ IN GARA CON CHI LE SPARA PIÙ GROSSE Renzi – oramai lo sanno anche i renziani – basa tutta la sua azione politica sul cosiddetto “effetto annunzio”. Una riunione del Consiglio dei Ministri, un bel Disegno di Legge (cioè una bozza, non una legge), una bella conferenza stampa (rigorosamente in maniche di camicia per far vedere che lui non tiene alle forme), e sùbito dopo una saccata di ospitate tv: prima c’è il Porta-a-Porta d’ordinanza, poi le “faccine” del Pomeriggio di Barbara D’Urso, Che-tempo-che-fa con Fazio e la Littizzetto, la Mezz’Ora dall’Annunziata, e altre minori; le uniche trasmissioni tralasciate – fino a questo momento – sono state il Grande Fratello e l’Isola dei Famosi. È smargiassata, è presunzione, è voglia di comparire in tv, di pavoneggiarsi? Forse. Ma più probabilmente si tratta di una ben determinata strategia comunicativa, frutto di un preciso approccio scientifico. Ne trovo conferma in un pepato instant book appena uscito: “Il lato B di Matteo Renzi” di Enrica Perucchietti, per i tipi di Arianna Editrice. «Renzi – scrive la Perucchietti citando il blog di Giovanna Cosenza – non fa una sola promessa alla volta, ne fa due, tre, cinque, dieci, a raffica. In questo modo ottiene due effetti: da un lato conferma e rinforza l’immagine di velocità con cui è andato al governo; dall’altro è più facile che gli ascoltatori si confondano e dimentichino i dettagli di ciascuna promessa, inclusa la data di scadenza.» A proposito di promesse a raffica. Ad un anno esatto dall’insediamento del governo Renzi, Beppe Grillo elenca sul suo blog le principali fra le tante promesse del Vispo Tereso. Il leader pentastellato ne enumera 14. Di queste, 13 risultano totalmente disattese, ed una soltanto (quella degli 80 euro) parzialmente mantenuta; parzialmente, perché la promessa di estendere il beneficio ai lavoratori autonomi, ai pensionati e agli “incapienti” è andata a farsi bene-dire. Si dirà che quella – sia pur rabberciata – degli 80 euro non è poca cosa. Concordo: è un capolavoro di prestidigitazione. Ti do 80 euro in busta paga, e contemporaneamente te li sfilo dalle tasche senza che tu te ne accorga. Dove sta il trucco? Nel fatto che non è il prestigiatore a levarti il denaro di tasca, ma un altro soggetto: le Regioni, o più spesso i Comuni, cui il giocoliere ha tolto anche gli ultimi spiccioli, costringendoli così al borseggio per poter sopravvivere. E non solo. Ma nello strangolare gli Enti Locali (e nello spingerli al taccheggio) il “mago” è stato talmente bravo da ottenere l’approvazione dei destinatari finali della magagna: i contribuenti, distratti da un altro trucchetto da baraccone, quello della lotta ai privilegi dei politici locali. Come se disporre dell’indispensabile per far funzionare un Comune fosse un “privilegio” da sottrarre ad una “casta”; una casta – quella di Sindaci ed amministratori locali – che viene ormai utilizzata come parafulmine, su cui far convergere la rabbia di una popolazione ridotta alla fame. Sia come sia, bisogna riconoscere che il trucchetto degli 80 euro ha funzionato: è servito a far prendere al PD il 40,8% dei voti alle europee. Adesso è in atto un’altra spregiudicata operazione di manipolazione mediatica, quella del Job Act. Una porcheria che serve a facilitare i licenziamenti ingiustificati (ingiustificati, si badi bene) e che viene gabellata come una misura salutare per l’economia, una riforma (altra parola-truffa utilizzata per nascondere un cambiamento in peggio) del mercato del lavoro che produrrà nuova occupazione. E – a questo punto – giù una gara a chi spara i numeri più grossi. Ne sono protagonisti, oltre al Piccolo Imbo-nitore Fiorentino, anche il ministro dell’Economia, Padoan, e quello del Lavoro, Poletti, supportati anche dai compagnoni dell’OCSE, quelli che teorizzano tormenti da Santa Inquisizione col sorriso sulle labbra. 50.000, no 100.000, no 200.000 nuovi posti di lavoro nel 2015; qualcuno ha sparato addirittura 900.000. Fesserie a parte, devo dire che anche questo trucchetto – come quello degli 80 euro – è stato studiato con grande maestrìa, e funzionerà, anche se soltanto nel breve periodo. Il perché ce lo spiega Stefano Fassina, il guru della sinistra PD: «Il previsto aumento dei contratti a tempo indeterminato ci sarà non grazie alla cancellazione dell'articolo 18, bensì per effetto del taglio dei contributi per tre anni per i neoassunti nel 2015. Una misura che costa tantissimo e che, date le condizioni della nostra finanza pubblica, non sarà ripetibile.» Nel 2015, quindi, l’occupazione aumenterà. Ma non certo perché il Job Act sarà riuscito ad “attrarre investimenti”; ma, molto più semplicemente, perché il temporaneo abbattimento dei contributi, spingerà le imprese ad assumere. Non solo. - 11 - Antropos in the world Ma, se la congiuntura internazionale continuerà ad essere favorevole (per esempio, se il prezzo del petrolio continuerà a scendere per mettere in difficoltà Putin) ci potremmo addirittura trovare di fonte ad un aumento del PIL, che il Pifferaio dell’Arno potrà spacciare per un effetto delle sue miracolose “riforme”. A proposito. Per comprendere esattamente quanto di negativo si nasconda dietro questa definizione, basti pensare che il braccio-di-ferro tra la Grecia e i suoi aguzzini che è in corso in questi giorni, verte proprio su questo argomento: la Banca Centrale Europea è disposta a dare altri quattro mesi di respiro all’economia ellenica soltanto a patto che Tsipras si impegni a fare “le riforme”, cioè a continuare a strangolare il suo popolo. La differenza con la situazione italiana è evidente: noi abbiamo un Presidente del Consiglio che “le riforme” vuol farle da solo, senza nemmeno che i figli di troika ci ricattino. E noi abbiamo un popolo che crede ancora alle favole. M.Rallo L’ANGOLO DEL CUORE ALL’ALBA Aυγής di Franco Pastore In u n m a r e d i c a r t a , seppellendo il mio “io”, tutto il dolore mitigo della tristezza mia. Vivo, ora, di ombre, di tremori di stelle, avanzando a stento tra le foglie morte e le raffiche di vento. All’alba, solamente, d’ogni giorno, quando scompare la tomba della notte, apro le porte e … mi guardo intorno. BRONTOLO IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO __________ Da “ I ricordi del tempo” © 2015 by Franco Pastore - Una realizzazione A.I.T.W. - 12 - Direzione e Redazione via Margotta,18 - tel. 089.797917 Antropos in the world DALLA REDAZIONE DI BERGAMO: Le Bibbie a stampa delle biblioteche E’ possibile ricostruire una storia delle illustrazioni delle Bibbie, stampate dal 1475 al 1600, conservate nelle biblioteche di Bergamo. Si tratta di 171 edizioni, catalogate e accessibili alla pubblica consultazione, per 220 esemplari, di cui 37 sono del ‘400, 133 del ‘500 e 50 del ‘600. Alla Biblioteca Civica “Angelo Mai” appartengono 130 delle 171 edizioni attestate a Bergamo; alla Biblioteca del Clero di S. Alessandro e alla Biblioteca del Convento dei Cappuccini di Bergamo 13 edizioni; alla Biblioteca S. Giacomo dei Padri Benedettini di Pontida 8 edizioni; alla Biblioteca del Seminario Vescovile 7 edizioni. Su 220 esemplari, inoltre, solo sedici sono le Bibbie in italiano, mentre le altre risultano scritte in greco, latino ed ebraico, poiché con il Concilio di Trento la Bibbia in lingua italiana venne, se non proprio proibita, certamente sottoposta a rigidi controlli da parte dell’autorità ecclesiastica. Cifre che, se pur riferite ad un contesto locale, riflettono con una certa fedeltà il quadro generale della diffusione della Bibbia a stampa dal XV al XVII secolo. Oltre all’attestazione di un buon numero di Bibbie del ‘400 - è noto che il primo vero libro stampato da Gutenberg fu una Bibbia latina, iniziata a Magonza, nel 1453, e ultimata nel 1455-1456 - risulta essere il ‘500 il secolo per eccellenza della Bibbia, mentre nel ‘600 il numero tende a ridursi drasticamente. A tracciare questo affascinate percorso di studio è la bella mostra, allestita nell’atrio della Civica Biblioteca “Angelo Mai” di Bergamo, aperta al pubblico fino a metà febbraio. Il percorso espositivo della mostra si riferisce allo studio e catalogazione di questo materiale librario, effettuato e pubblicato da Giulio Orazio Bravi (ex direttore della Civica Biblioteca “Mai”), che da decenni si occupa di questo prezioso patrimonio librario. Nel 1480, a poco più di venti anni dall’invenzione della stampa ad opera di Gutenberg e dei suoi soci, in oltre 110 città dell’Europa occidentale sono in attività officine tipografiche. Fra queste un ruolo importante è svolto dalla città di Venezia, che grazie alla felice posizione geografica, alla ricchezza e alla straordinaria vivacità intellettuale diviene la capitale europea degli stampatori e dell’arte tipografica. “ A Venezia la Bibbia latina fu pubblicata nel ‘400 in ventuno edizioni; di queste, ben 17 edizioni appartengono al patrimonio librario delle biblioteche di Bergamo – precisa Giulio Orazio Bravi-, un numero significativo, che permette di seguire il progresso compiuto dagli stampatori ed editori veneziani nel migliorare la presentazione del testo con l’inserimento di nuovi elementi introduttivi e apparati critici, nonché con il ricorso a nuove forme di illustrazioni, le silografie, in sostituzione delle miniature”. Si stabilisce così un’alleanza fra libro a stampa e silografie, che consente di allargare enormemente la diffusione del libro e determina, nel corso dei secoli, un’evoluzione di stampo grafico-decorativo delle illustrazioni contenute nelle Bibbie a stampa”. Nel contesto quattrocentesco, si possono così individuare due modelli ricorrenti nella produzione a stampa della Bibbia: da una parte, la Bibbia di grande formato in lingua latina, destinata ad un pubblico erudito di teologi e studiosi, dotata di un apparato ponderoso di commento e con silografie di pregio artistico, a supporto didattico per la comprensione critica del testo; dall’altra, la Bibbia a stampa, in lingua italiana, con illustrazioni di gusto popolare a carattere prevalentemente aneddotico, destinata ad un pubblico più vasto. Si può citare, a questo proposito, la Bibbia illustrata di Luca Antonio Giunta, pubblicata a Venezia nel 1490 (con numerose riedizioni), in italiano, ispirata al modello nordico della Bibbia di Colonia del 1480. Le raffigurazioni sono costituite da silografie di contorno lineare, caratterizzate da un fare spigliato e narrativo. Sono presenti nel testo dettagli di gusto realistico, come nella raffigurazione del cane (allegoria della fedeltà e della dimensione domestica), accovacciato ai piedi di re Salomone addormentato, in apertura del Libro dei Proverbi. Sul versante opposto, si colloca la Bibbia in latino di Ottaviano Scotto, pubblicata aVenezia nel 1489. Destinata a teologi ed eruditi, l’opera presenta al centro il testo biblico, contornato dal fitto apparato di commento del francescano Nicolò da Lyra. Le silografie risultano di tipo didascalico, finalizzate alla comprensione critica ed approfondita del testo. Da segnalare, in particolare, la presenza in questa edizione di una doppia illustrazione, in riferimento - 13 - Antropos in the world ad alcuni episodi biblici, come nella rappresentazione dell’Arca di Noè o del Tempio di Salomone. Episodi che vengono figurativamente spiegati attraverso una duplice matrice interpretativa: secondo la tradizione latina cattolica e secondo la tradizione ebraica rabbinica, a dimostrazione della grande apertura della cultura europea del tempo. “ Nel Cinquecento, con l’irrompere della “questione biblica” sollevata dalla Riforma protestante, e prima ancora da umanisti e filologi, - spiega Giulio Orazio Bravi - ci fu, soprattutto nella prima metà del secolo, una considerevole produzione di edizioni bibliche nelle lingue originali, l’ebraico e il greco, di edizioni con nuove versioni latine, in alternativa alla Volgata di san Girolamo, di edizioni della Bibbia tradotta nelle lingue moderne. La Bibbia divenne così motivo di intenso e polemico dibattito teologico, ma soprattutto suscitò nella Chiesa un profondo rinnovamento”. In questo contesto, si inserisce la pubblicazione nel 1511 della Bibbia di Luca Antonio Giunta, che utilizza per il Vecchio Testamento le vignette del 1490, mentre nel Nuovo Testamento propone una nuova serie di immagini, che si aprono con una Natività di grande suggestione, giocata sull’unitarietà compositiva e sull’ombreggiatura. Un’altra importante edizione è la Bibbia del 1532 ( più volte ristampata fra il 1540 e il 1546) di Luca Antonio Giunta, in italiano, commentata da Antonio Brucioli. Sul frontespizio, a riquadri prospettici, è riprodotta in alto la storia dei progenitori, la caduta e la cacciata dal Paradiso Terrestre (all’origine della storia dell’uomo), mentre al centro sono inserite immagini speculari che incorniciano il testo scritto, che devono essere lette sulla base dell’interpretazione del Vecchio Testamento come prefigurazione allegorico-figurale del Nuovo Testamento. Nel 1564 questa edizione della Bibbia fu messa all’Indice per la presenza di elementi figurativi antipapali e antiromani nelle immagini dell’Apocalisse, ripresi forse dalla versione latina di Erasmo da Rotterdam. A partire dal terzo decennio del ‘500 succede un fatto nuovo: va in declino l’editoria veneziana e prevale quella lionese. Il fenomeno è attestato anche a Bergamo nella Bibbia del 1558, illustrata da Bernardo Salomon, che presenta raffigurazioni di gusto manieristico. Solo dal 1571 l’editoria veneziana torna ad essere dominante, ma con una forte dipendenza dalla produzione estera, soprattutto lionese, come è riconoscibile nell’edizione veneziana della Bibbia di Simone Bevilacqua, datata 1576. Si approda quindi al Seicento, secolo in cui si assiste all’ufficializzazione operata nelle diverse Chiese confessionali delle principali ed autorevoli edizioni bibliche del Cinquecento. Nell’ambito delle edizioni bibliche, il Seicento si conferma come il secolo dell’Ortodossia e tutto questo si riflette anche sull’apparato iconografico e figurativo delle Bibbie illustrate, che acquistano un carattere controriformato. Questo fenomeno è chiaramente leggibile nel frontespizio della Bibbia pubblicata nel 1669 da Clemente VIII, come pure nella Bibbia di Colonia del 1630, pubblicata da SistoV, e nella Bibbia di Lione del 1680. Il dottor Giulio Orazio Bravi conclude questo lungo excursus con l’immagine del frontespizio di una Bibbia di Lutero del 1696, conservata a Bergamo, su cui è raffigurato un grande spazio architettonico vuoto, sul fondo del quale si staglia il Nuovo Testamento con l’immagine eucaristica che chiude centralmente la scena. Maria Imparato _______________ Laurea in Lettere Classiche con indirizzo archeologico, presso l'Università degli Studi di Milano (110/110 e Lode) Docente di Lettere in ruolo presso il Liceo Scientifico Statale "F. Lussana" di Bergamo. Responsabile del Giornale d'Istituto del Liceo Scientifico Statale "Filippo Lussana" di Bergamo, dal titolo "Quinto Piano", giornale premiato nell' XI Edizione del Premio Nazionale "Giornalista per un giorno" (Chianciano Terme, 3-4 aprile 2014) e nel Concorso Nazionale Giornali Scolastici, indetto dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti (Benevento, 6-7 maggio 2014). Responsabile e referente del Progetto "Archeostage" per il Liceo Scientifico Statale "F. Lussana" di Bergamo. Referente del Progetto "Comicote-rapia" presso il Liceo "Lussana" di Bergamo, Anno Scolastico 2014/15. Referente del Progetto "No bulls be friends" della Provincia di Bergamo, per l'Anno Scolastico 2014/15. Maria Imparato è redattrice-capo, della Redazione di Bergamo di ANTROPOS IN THE WORLD. - 14 - Antropos in the world ANNA BURDUA DA ERICICE AGOSTINO PEPOLI IL MECENATE Nato a Trapani Nato Trapani il il 5 agosto agosto del del 1848 1848 proveniva proveniva da da una una rricca, icca, nobile nobile e generosa generosa famiglia. famiglia. Le Le generose generose ddonazioni onazioni mai mai ostentate ostentate erano erano frequenti frequenti nnella ella ffamiglia amiglia del del Conte. Conte. L’edificio L’edificio di di San San Giacomo Giacomo della della Confraternita C onfraternita dei dei Bianchi Bianchi alla alla quale quale apparteneva apparteneva il il ppadre, adre, fu fu donato, donato, quando quando divenne divenne Sindaco Sindaco di di Trapani, Trapani, nnel el 1826, 1826, al al Municipio Municipio perché perché vi vi fosse fosse istituita istituita la la Biblioteca B iblioteca Civica. Civica. Il Il fratello fratello Antonio Antonio lasciò lasciò tutte tutte le le ssue ue ricchezze ricchezze per per la la fondazione fondazione di di un un Ospizio Ospizio Marino. M arino. Quando Q uando giunse giunse per per la la prima prima volta volta a Erice, Erice, si si sentì sentì ssubito ubito affascinato affascinato da da quell’antichità quell’antichità classica classica ee da da qquel uel luogo luogo incantevole, incantevole, meta meta delle delle sue sue lunghe lunghe paspassseggiate. eggiate. Nel N el 1872 1872 il il Pepoli, Pepoli, osservando osservando le le torri torri del del Balio Balio che che vversavano ersavano in in stato stato di di pietoso pietoso abbandono, abbandono, chiese chiese al al Comune C omune la la loro loro cessione. cessione. Il Il Conte Conte ricostruì ricostruì la la terza terza ttorre orre a pianta pianta pentagonale pentagonale del del tutto tutto diroccata, diroccata, chiuse chiuse iill recinto recinto interno interno con con una una nuova nuova cortina. cortina. Rimboschì Rimboschì iinoltre noltre con con alberi alberi di di pino, pino, di di manna, manna, di di frassino frassino e di di mandorlo m andorlo l’ampia l’ampia pendice pendice brulla brulla ee pietrosa pietrosa sotto sotto il il ccastello astello trasformandolo trasformandolo in in parco. parco. Progettò Progettò inoltre inoltre la la ssua ua torretta torretta caratteristica caratteristica per per lo lo stile stile ibrido: ibrido: la la ccupoletta upoletta d'ispirazione d'ispirazione arabeggiante, arabeggiante, la la copertura copertura a ttegole, egole, una una torretta torretta a pianta pianta rotonda rotonda e una una a pianta pianta qquadrata. uadrata. Sistemò Sistemò aa sue sue spese spese l’intera l’intera spianata spianata del del Balio B alio trasformandola trasformandola in in giardino giardino all’inglese. all’inglese. Laa torretta L torretta divenne divenne luogo luogo ideale ideale per per ospitare ospitare amici amici e ppersonalità ersonalità del del mondo mondo della della cultura cultura conosciuti conosciuti ddurante urante i suoi suoi lunghi lunghi soggiorni soggiorni nella nella città città più più evolute evolute e ricche ricche di di arte arte e di di storia storia fra fra gli gli altri, altri, il il dottor dottor Luciano L uciano Spada, Spada, Sindaco Sindaco di di Erice, Erice, il il poeta poeta Ugo Ugo Antonio A ntonio Amico Amico che che gli gli dedicò dedicò una una delle delle sue sue più più belle belle rraccolte accolte di di liriche: liriche: “ Elegie Elegie Ericine” Ericine” il il ministro ministro Nunzio N unzio Nasi, Nasi, il il musicologo musicologo Alberto Alberto Favara, Favara, Gaetano Gaetano Colomba, C olomba, l’araldista l’araldista Vincenzo Vincenzo Palizzolo Palizzolo Gravina Gravina sstudioso tudioso dei dei blasoni blasoni delle delle lapidi lapidi sepolcrali, sepolcrali, il il Rodolico R odolico ee l’archeologo l’archeologo Antonio Antonio Salinas. Salinas. Al Pepoli Al Pepoli si si deve deve la la scoperta scoperta di di alcune alcune lettere lettere ffenicie enicie lungo lungo la la ccinta inta muraria muraria della della Città. Città. Durante D urante una una delle delle sue sue solite solite passeggiate passeggiate lungo lungo llee antiche antiche mura mura con con Bartolomeo Bartolomeo Lagumina Lagumina e Antonio A ntonio Salinas, Salinas, il il Conte Conte osservando osservando una una pietra, pietra, ggli li sembrò sembrò che che su su di di essa essa fosse fosse incisa incisa una una lettera lettera ffenicia; enicia; in in seguito seguito ad ad ulteriori ulteriori scavi scavi ccon on interintervventi enti furono furono scoperte scoperte altre altre lettere lettere che che secondo secondo Salinas, S alinas, provavano provavano l’esistenza l’esistenza dei dei F Fenici enici a Erice Erice IL MECENATE e che che essi essi furono furono gli gli autori autori delle delle cosiddette cosiddette Mura Mura Ciclopiche C iclopiche aventi aventi lo lo scopo scopo di di proteggere proteggere la la Città, Città, ssede ede del del popolo popolo navigatore. navigatore. Lee scoperte L scoperte e i ritrovamenti ritrovamenti da da parte parte del del Conte Conte nnon on finirono finirono lì; lì; proprio proprio durante durante i lavori lavori del del suo suo ccastello, astello, il il Pepoli Pepoli scoprì scoprì un un cospicuo cospicuo fondo fondo ararccheologico heologico di di notevole notevole valore valore documentario. documentario. IIll grande grande mecenate, mecenate, si si preoccupò preoccupò subito subito di di decideciffrare rare il il tutto tutto e di di fare fare una una sommaria sommaria trascrizione trascrizione e catalogazione catalogazione dei dei reperti reperti rinvenuti. rinvenuti. Questo Q uesto lavoro lavoro fu fu in in seguito seguito pubblicato pubblicato a Firenze Firenze nnel el 1885 1885 dalla dalla prestigiosa prestigiosa stamperia stamperia Galletti Galletti & Cocci C occi in in un un interessante interessante opuscolo opuscolo dal dal titolo titolo “ Antichi A ntichi bolli bolli figulini figulini e graffiti graffiti delle delle ssacerdotesse acerdotesse ddii Venere Venere ericina ericina rinvenuti rinvenuti in in Monte Monte San San GiuGiulliano”. iano”. Frattanto Frattanto nell’area nell’area dei dei ritrovamenti ritrovamenti il il Pepoli P epoli voleva voleva istituirvi istituirvi un un Museo Museo per per la la conserconservvazione azione dei dei reperti reperti archeologici archeologici che che aveva aveva scoscopperto erto ee di di altri altri preziosi preziosi materiali materiali ed ed opere opere d’arte d’arte cche he lui lui stesso stesso avrebbe avrebbe donato donato dal dal suo suo patrimonio patrimonio ffamiliare. amiliare. La La sua sua proposta proposta non non fu fu accolta accolta dagli dagli Amministratori A mministratori locali locali e con con molta molta amarezza amarezza e rrimpianto impianto si si trasferì trasferì a Trapani Trapani per per dedicarsi dedicarsi alla alla iistituzione stituzione di di un un grande grande Museo. Museo. Eugenio Eugenio Scio, Scio, ssindaco indaco della della C Città ittà lo lo aiutò aiutò a portare portare a compicompimento m ento il il nobile nobile progetto; progetto; come come sede sede fu fu scelta scelta il il cconvento onvento dell’Annunziata. dell’Annunziata. Riunì Riunì le le migliori migliori opeoperree d’arte d’arte di di artisti artisti locali: locali: Errante, Errante, Carreca, Carreca, MiMi llanti, anti, Matera, Matera, Tipa, Tipa, riunì riunì il il materiale materiale archeoloarcheologgico ico depositato depositato nella nella Biblioteca Biblioteca Fardelliana Fardelliana fabfabbbricò ricò a sue sue spese spese il il locale locale che che accolse accolse le le tele tele deldelllaa Pinacoteca Pinacoteca Fardelliana Fardelliana così così come come i vasi vasi rari, rari, ggli li arazzi arazzi pregevoli, pregevoli, i piccoli piccoli tesori tesori delle delle ConConffraternite, raternite, esemplari esemplari di di antiche antiche fabbricerie. fabbricerie. Quando Q uando la la fondazione fondazione del del Museo Museo cominciava cominciava a pprendere rendere corpo, corpo, il il benemerito benemerito cittadino cittadino a soli soli ssessantuno essantuno anni anni morì. morì. IIll Consiglio Consiglio Comunale, Comunale, appresa appresa la la notizia notizia della della morte, m orte, si si riunì riunì in in seduta seduta straordinaria straordinaria per per comcommemorarne m emorarne la la memoria memoria e per per deliberare deliberare la la cocosstruzione truzione di di un un monumento monumento in in Suo Suo onore onore ee l’intil’intittolazione olazione di di una una delle delle principali principali vie vie della della Città C ittà ddove ove ha ha sede sede l’omonimo l’omonimo Museo. Museo. - 15 - Anna Burdua Antropos in the worldc PROVERBI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA 1. A lacrema d’erede è strunz ci ce crede. 2. L’ammore nuove va e vene, ma o viécchie se mantène. 3. E chi è nate cetrùle, o popele se sfezzéa. Implicanze semantiche: lacrema: dall’acc. lat. Lacrimam; vène: dal latino venio-is; viécchie: dall’accusat. latino vetulum; cetrùle ha i sinonimi: chiòchiaro, maccarone e calamaro. Antropologia: Sirica Dora Spesso facciami conti con l’ipocrisia. Il primo amore non si scorda mai. Con chi è nato sciocco e presuntuoso, il popolo si diverte. Il seme dei proverbi è chiaramente espresso in l Riflessio: Sono proverbi antichissimi, che ritrovia- atino: Mors tua vita mea (est). mo anche nel mondo greco e latino. La tua morte mi porta vita. Fraseologia: Quilibet stultus in domo sua permanet. Chi è strunz rimane a casa soia (Cilento) –‘O Gli sciocchi restano a casa propria. primm’ammòre nun se scorda maie. . Esplicatio: Progetto Famiglia Network Filiale Angri CENTRO SERVIZI ANGRI via badia n.6 - Per Privati - Assistenza socio sanitaria alla persona H 24. Ass.nza anziani.. Fax 081/946895 - Cel. 335/8065955 - Cel. 334/7317790 - [email protected] Finalmente anche nell’Agro Nocerino- Sarnese si ha la possibilità di accedere ad assistenze specializzate, per gli anziani, per i disabili, per tutti i tipi di malattie e per tutte le problematiche: specialisti nelle cure mediche e nel sostegno degli ammalati, son pronti a raggiungere ogni luogo ed ogni abitazione per portare, a chi ne ha bisogno, i benefici della loro competenza. Un grazie a coloro che si sono adoperati nella realizzazione del progetto. Da settembre, l’iniziativa sarà seguita molto dalla direzione di ANTROPOS IN THE WORLD che darà tutte le informazioni che i lettori della rivista vorranno ottenere. ISTITUTI PARITARI A PAGANI RAGIONERIA – LICEO SCIENTIFICO – LICEO DELLE SCIENZE UMANE ESAMI IN SEDE DI IDONEITA’ presso L’ISTITUTO SAN GIUSEPPE – VIA FERRANTE 2 081 5157378 – 349 8770956 WWW.SANGIUSEPPEPAGANI.IT [email protected] - 16 - Antropos in the world LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos LE MALATTIE DELL’INVERNO (TRE) Quale è la dieta migliore per l’influenza gastrointestinale?La gastroenterite è un’infiammazione dello stomaco e dell’intestino che comporta febbre, nausea, vomito e dissenteria e che è causata dalla presenza di un virus differente rispetto a quello influenzale. L’influenza intestinale si contrae assumendo acqua o cibo contaminato e i sintomi di questa forma virale compaiono in un lasso di tempo che varia da 4 a 48 ore e possono durare fino a 10 giorni. Qualora i crampi diventino par-ticolarmente intensi, la febbre superi i 39° o gli episodi di vomito e diarrea siano eccessivamente frequenti è bene consultare il medico o rivolgersi ad una struttura medica idonea. Gli alimenti per prevenire l’influenza svolgono un ruolo molto importante nel tenerci al riparo dai malanni di stagione. Sono diversi i cibi che possiamo consumare, per tenerci alla larga dai sintomi influenzali, che in questa stagione cominciano ad arrivare. Si tratta soprattutto di prodotti alimentari che ci aiutano a rafforzare le nostre difese immunitarie o di altri alimenti che hanno dei principi attivi antibatterici e antivirali. Inserendoli con regolarità nella nostra dieta, abbiamo la possibilità di tenerci al riparo dalle infezioni che coinvolgono le vie respiratorie. Vediamo su quali alimenti puntare. Mangiare aglio, un potente antibiotico naturale, può essere detestabile anche per l’alito, eppure esso è ricco di nutrienti con proprietà antibiotiche e antivirali, che sono molto utili in caso di influen-za. In particolare bisogna segnalare l’allicina, che aiuta a ridurre i sintomi influenzali. Lo zenzero è utile soprattutto quando l’influenza si manifesta con il classicomal di gola. Mangiare un pezzetto di zenzero aiuta a rendere più lievi il bru-ciore e il dolore alla gola. Si può mettere anche nel tè e nelle tisane ed è molto utile anche per con-trastare latosse e la febbre. Il ribes è molto ricco di vitamina C e dipolifenoli, che svolgono un’azione antiossidante, molto utile per prevenire le infiammazioni che interessano il nostro organismo. Gli antiossidanti, in particolare, riescono a contrastare l’azione dei radicali liberi, che sono responsabili dell’invecchiamento cellulare. Le carote contengono carotenoidi, che riescono a svolgere delle funzioni protettive nei confron- - 17 - ti delle difese immunitarie. Proprio per questo non dovrebbero mai mancare sulla nostra tavola nella stagione autunnale e in quella invernale, quando le infezioni sono in agguato. L’uva è un frutto che aiuta a purificare l’organismo e dà molta energia. E’ utile, quindi, nelle situazioni in cui il nostro corpo è indebolito e può essere più soggetto all’attacco da parte dei virus. Non dimentichiamo che è ricca di sali minerali, in particolare di potassio. Il kiwi contiene molta vitamina C. Riesce ad apportare al nostro organismo acqua, carboidrati, proteine, lipidi e fibre. Non bisogna esagerare con la consumazione di kiwi, perché potrebbe derivarne un effetto lassativo. La cipolla, dalle molte proprietà nutrizionali e benefiche, è ricca diflavonoidi, in grado di agire, insieme alla vitamina C, per contrastare i batteri che possono influire sulla nostra salute in inverno. La cipolla si dimostra un ottimo alleato naturale per prevenire l’influenza. La lattuga abbonda di vitamine e di sali minerali, che vengono utilizzati dal nostro corpo come veri e propri ricostituenti, che ci possono aiutare soprattutto negli stati di affaticamento. In particolare la lattuga rafforza il sistema immunitario grazie al suo contenuto di vitamina C e di vitamina A. L’arancia abbonda di vitamina C, un vero toccasana per il nostro organismo. Riesce ad apportare acqua, proteine, lipidi e fibre. Per difenderci al meglio dall’influenza, dovremmo mangiare soprattutto la parte bianca, dove si concentrano le sostanze più ricche di benefici. Anche il broccolo contiene molta vita-mina C. Inoltre abbonda di betacarotene, di vitamine B1 e B2 e di sali minerali, come il potassio, il fosforo e il ferro. Riesce a svolgere un’azione depurativa. Antropos in the world I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos Ἀναξίμανδρος Perchè Anassimandro ha scelto come principio proprio l'apeiron? il principio è quel qualcosa da cui deriva tutta la realtà, quel qualcosa dove tutta la realtà va a finire e quel qualcosa in cui tutta la realtà permane. Se il principio è quindi ciò da cui deriva tutto il resto, Anassimandro deve aver pensato che esso deve essere una fonte inesauribile di tutto, senza fine. Già Talete a suo modo aveva effettuato un ragionamento del genere: l'acqua era per lui il prin-cipio di tutto perchè non aveva caratteristiche e poteva di conseguenza assumerle tutte. L'introdu-zione dell'apeiron rappresenta un grandissimo passo verso l'astrazione: esso ancora più dell'acqua non ha caratteristiche; però per Anassimandro l'apeiron non è solo infinito, ma anche indeterminato (indefinito): egli è convinto che il principio non debba avere alcuna caratteristica e quale è la cosa che ha meno caratteristiche dell'infinito? Anassimandro quindi si distacca da Talete: l'acqua non è più il principio, ma è parte integrante dell'apeiron . Riportiamo ora il celebre frammento di Anassimandro : "principio delle cose che sono è l’illimitato… donde le cose che sono hanno la generazione, e là hanno anche il dissol-vimento secondo la necessità. Infatti esse pagano l’una all’altra la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo" Mentre per Talete era implicito che la materia fosse dotata di movimento, per Anassimandro è esplicito: in realtà a parlarci di Anassimandro e a riportare il suo frammento è un filosofo minore di nome Simplicio: è difficile tradurre e capire che cosa egli intendesse dire. Sembra quasi volerci dire che Anassimandro sia stato il primo ad introdurre il fattore movimento, ma probabilmente Simplicio voleva soltanto dire che Anassimandro è stato il primo ad usare la parola "arkè" in senso filosofico, con la valenza di principio. In quell’unico frammento di Anassimandro conservatosi fino a noi il limite è descritto in termini di ubriV, ossia di violenza e di prevaricazione delle cose fra loro, una sorta di ingiustizia di cui le cose pagano il fio con la distruzione (al che provvede il processo del nascere e del perire): sulla scia di Talete, Anassimandro fa leva sul senso comune, spiegando l’ingiustizia cosmica attraverso le ingiustizie che patiamo quotidianamente. Anassimandro ha poi aperto prospettive molto moderne: il concetto di infinito per esempio ricorre spesso anche nella nostra società. Anassimandro arrivò a dire che il nostro universo è un qualcosa di infinito: a noi pare ovvio, ma si è per lungo tempo pensato che fosse finito: questa concezione di finitezza dell'universo si era radicato ai tempi dei Pitagorici, che avevano attribuito al termine "infinito" una connotazione fortemente negativa e confusionaria.Anassimandro diceva che il mon- (II parte) do era nato e che prima o poi sarebbe morto: Aristotele invece diceva che il mondo esistesse da sempre e che sarebbe sempre esistito.Per Anassimandro il nostro mondo non è il solo nell'universo: per lui l'intera realtà universale è cosparsa di mondi come il nostro. Egli concepiva l'universo come un oceano di apeiron con sparsi qua e là infiniti mondi come il nostro.Questi mondi erano per lui realtà definite e tra l'uno e l'altro c'era l'apeiron. Ma che cosa è che dà vita ai vari mondi, che fa sì che si stacchino dall'apeiron primordiale? Per Anassimandro è il movimento che consente la separazione dei mondi dall'apeiron. Probabilmente mentre effettuava questi ragionamenti aveva in mente i mulinelli dell'acqua: se sulla superficie ci sono corpi galleggianti (pagliuzze, rametti ...) a causa della densità si separano gli uni dagli altri. Così anche nell'apeiron ci potevano essere vortici in grado di separare i vari contrari. Infatti l'apeiron è tale proprio perchè tutto è mescolato e finisce per essere indistinto: infatti caldo-freddo, seccoumido etc. se mescolati sono indefiniti. E' il movimento che riesce a separarli. Ma non è un movimento qualunque: quello dell'apeiron infatti è un movimento capace di generare e di separare. Infatti di per sè nell'apeiron i contrari non esistono ancora: vengono successivamente generati dai vortici. Questa è la cosmogonia anassimandrea: esaminiamo ora la cosmologia, vale a dire l'assetto del mondo. Anassimandro non ci parla ancora di caldo e di freddo in modo astratto, ma li identifica nell'acqua e nel fuoco, ossia in sostanze concretamente esistenti. Egli ci fa notare che il rapporto tra i contrari è conflittuale: per lui al centro del mondo c'è l'acqua fredda, in periferia il fuoco caldo: essi tendono a scontrarsi costantemente. Il fuoco fa evaporare l'acqua marina con una duplice conseguenza: la formazione di sale e di vapore acqueo. Il sale sta a rappresentare la terra, il vapore acqueo l'aria. Va senz'altro notato che Anassimandro era particolarmente attento e sensibile alle questioni di evaporazione perchè a Mileto vi erano grandi paludi e doveva quindi essere un fenomeno molto diffuso. Quindi per lui al centro c'era l'acqua, in periferia il fuoco ed in una periferia ancora più periferica una corona in cui aria e fuoco si mescolavano. La luna ed il sole non sono nient'altro che "buchi" in cui è possibile scorgere questa corona di periferia. (Continua) - 18 - Antropos in the world DA PAVIA La rappresentazione della violenza Un altro video della serie " violenza e giovanissimi straccioni dell'umanità", da fare vedere o nascondere, non sia mai che crei emulazioni o nuovi atti di imbecillità disumana. Un altro video da decidere se prenderlo ad esempio, su quanto abbiamo costruito in questi anni di bullismo sociale, oppure assemblarlo per qualche altra puntata-salotto buono in tv . Un altro video per fare accrediti sul proprio libricino della morale pedagogica e azione educativa, infatti il mondo adulto gonfia i polmoni, anche i bicipiti, quando rivendica il proprio ruolo di agente educativo, senza però riuscire a spostare di un solo millimetro le assi di scoordinamento collettivo in cui sopravviviamo. Un altro video per non parlarne troppo, perchè potrebbe fare male a chi lo vede, ai ragazzini che scopiazzano, a chi insegna, a chi s'accontenta della scienza, un pò meno della coscienza. Un altro video per tentare una volta per tutte di smetterla con le teorie, le belle parole, le canzonette, le cattedre e i massimi sistemi, le slide, i lucidi, i colori sgargianti delle tecniche di apprendimento, riducendo questo disagio relazionale che miete vittime da una parte e dall'altra, a una semplice connotazione intenzionale, persistente, asimmetrica. Non è soltanto questo, ma storie anonime e blindate che ancora fanno testo per arginare lo spavaldo di turno. Un altro video per affermare che trasgressivone non è devianza, che non subordinare mai le proprie incapacità, passioni, bisogni, desideri, alle regole, significa farsi male e soprattutto fare male agli altri, agli innocenti. Un altro video per porre un freno al buonismo deleterio che non fa bene ad alcuno, ai ragazzi nè agli adulti, al mondo professorale, genitoriale, educativo; per indicare esempi che non siano di cartapesta, che s'accartacciano e gettano via pochi istanti dopo averli letti e poco ascoltati. Un altro video per scacciare la paura creata ad arte dall'omertà, ma anche la paura di non parlarne troppo, perchè potrebbe ferire la sensibilità di tante anime belle, perchè c'è persi-stente l'insidia dei comportamenti copia incolla. Un altro video per consigliare chi afferma "politicamente" che nella propria scuola, nella propria famiglia, nel proprio orticello, non ci sono assolutamente erbacce, di conseguenza perchè parlarne, perchè farne materia di "incontro" e di "relazione". Un altro video per fare i conti con le storie personali delle persone e non con i soliti giudizi affrettati da bar dello sport; per scardinare i recinti in cui ognuno entra e ciascuno non consente all'altro di vedere, sentire, dialogare; per comprendere che quel sangue nulla altro è che sangue della vergogna, di quella ragazzina di 12 anni vigliaccamente demolita. Carissimo il mio bullo/a, questo te lo dico io, puoi credermi, la tua arroganza e presunzione potrebbe risultare il tuo sangue domani, alla meno peggio, fuori dalla scuola, in un carcere, in un ospedale, ma qualche volta pure con i piedi in avanti per sempre. Un altro video per disprezzare la platea plaudente tutt'intorno, che bestemmia, inveisce, grida di andare giù più forte, quanti partecipano ghignando beotamente al banchetto dei miserabili. Un altro video per riaffermare che infame ( un vocabolo assai in voga tra gli adolescenti che lo interpretano malamente senza ben sapere da dove arriva e che carichi di sofferenza comporta) non è chi si mette di traverso, di mezzo, per salvare quella ragazzina-vittima-predestinata, o chi denuncia questa piccola demente, infame è chi rimane in silenzio, chi fa da veterano di una guerra che non è mai stata sua, nè mai lo sarà. Vincenzo Andraous - 19 - Antropos in the world IO LA VEDO COSI’ L’ITALIA ANCORA DIVISA IN DUE? E’ORA DI CRESCERE! 1861: l’anno della proclamazione dell’Unità d’Italia. Un Paese, il nostro, che è stato sottoposto nei secoli a diverse dominazioni. Quasi appendice del vecchio continente, è bagnata per 3\4 dal ‘mare nostrum’ di dominio di tutti, ma certo non nostro. Dante scriveva: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta”, ben considerando il passato dell’Italia, oggi, invece, queste parole suonano come presagio di quuello che il nostro paese è stato nel tempo, dalle incursioni arabe, ai francesi, dai borboni, ai tedeschi ed agli americani. Per non parlare degli spagnoli, dei longobardi, e dei normanni. In età moderna si sono alternati, altrettanto violentemente, le dominazioni europee, da quella spagnola con i Borboni a quella asburgica, fino ad arrivare al pensiero politico di Cavour, e la sua ferma volontà di portare un’Italia ancora monca di alcune regioni nel grande scenario europeo. Ci saranno poi le guerre d’Indipendenza, le reticenze papali e l’aggrapparsi dello Stato pontificio alla politica piuttosto che alla religione, Garibaldi, l’eroe dei due mondi, che venne dal sud-America per unificare un territorio così disgregato politicamente. E disse bene allorchè affermò: “Fatta l’Italia, bisogna far gli Italiani”. A distanza di più di un secolo, si potrebbe tristemente affermare che l’Italia c’è, ma gli Italiani visti come popolo coeso, senza grandi differenziazioni interne, non esiste ancora. Il divario socioeconomico tra Nord e Sud pesa tanto quanto il divario culturale ancora oggi presente, una ‘questione meridionale’ culturale mai cancellata, una differenza tra un popolo unito, che unito sembra non esserlo ancora. Ad alimentare questo divario, la politica gioca un ruolo fondamentale. Nel recente dibattito politico, infatti, è stato coniato il temine di ‘questione settentrionale’ in contrapposizione a quello accademico della ‘questione meridionale’. Questa è storia dei giorni moderni, ma c’è chi parla di una netta contrapposizione al Regno d’Italia sin dai primi tempi della sua unità e di un atavica ideologia, secondo la quale il settentrionale è lavoratore, stacanovista, progredito: al contrario, il meridionale viene definito parassita ed arretrato. Che le regioni meridionali appaiono più arretrate, sotto alcuni punti di vista, rispetto a quelle settentrionali, è cosa oramai nota, ma non è da imputare ai meridionali, bensì ai vari governi che - 20 - non hanno predisposto nel sud analoghe strutture di crescita. Ancora oggi i dati riguardanti il prodotto interno lordo (PIL) registrano un divario netto tra il Nord ed il Sud della penisola, con un livello di industrializzazione nettamente superiore del primo sul secondo. Ciò è frutto di una politica errata protrattasi nel territorio oramai da secoli, secondo la quali il Nord, più vicino geograficamente al resto dell’Europa, ha subito dominazioni tutte concentrate a portare le regioni settentrionali ai livelli europei; le dominazioni del sud, invece, hanno molto spesso optato per una politica tutta incentrata sul potere sterile, l’arricchimento della casata e non del territorio. Di qui l’ancor presente situazione di arretratezza economica del Sud rispetto al Nord, con un movimento migratorio, che vede migliaia di lavoratori spostarsi verso nord e l’Europa. Nonostante ci sia voglia di riscatto e di un recupero di dignità, storicamente aggredita, permane l’idea di un Sud culturalmente inferiore. Siamo forse impazziti?. Le prove INVALSI dello scorso anno scolastico, hanno ampiamente dimostrato che le medie nazionali sono pressoché simili, senza differenze sostanziali di preparazione. Ancor peggio! Dilaga l’idea secondo la quale il Sud è Napoli, “la Napoli di Gomorra”, che il Sud è la terra della camorra, la terra dove a farla da padrona è l’illegalità. Ultimamente, il Sud è la “Terra dei fuochi”, della spazzatura; è quel peso sociale che il Nord deve trascinare ed accollarsi. Il vero problema non è il pensiero in sé, ma che questo pensiero permanga nella mentalità – anche – delle giovani generazioni. È questo il vero problema! Il Sud Italia, al contrario, è il luogo dove i Greci han deciso di tramandare e trasmettere la propria cultura, è il luogo dove è fiorita la Magna Grecia, le cui reminescenze sono magistralmente evocate dai resti archeologici disseminati un po’ ovunque, il Sud è laddove è stata rinvenuta la prima testimonianza scritta greca, il Sud è Roma caput-mundi, sono i posti patrimonio dell’Unesco; il Sud sono i migliaia di lavoratori che decidono di spostarsi al Nord solo perché è lo Stato a non offrire sbocchi lavorativi al Meridione, senza cullarsi della disoccupazione dilagante; il Sud sono i migliaia di insegnanti che ogni giorno, da anni, istrui- Antropos in the world scono le giovani generazioni settentrionali con la voglia di riscatto e con la consapevolezza e il compito sociale non solo di trasmettere nozioni, ma anche valori, quei valori che solo un popolo che ha assorbito nella sua terra gli insegnamenti ellenici, può e deve orgogliosamente trasmettere, valori e senso di riscatto che solo regioni trattate in modo sommario e con marginalità sanno trasmettere. L’Italia sarà unita solo allorché moriranno atavici preconcetti. Maresca Maria Rosaria Il Sud era stanco dei “baroni”, ma abbiamo ceduto alla violenza di un corsaro e alla tracotanza militare dei Savoia. Ma noi la volevamo proprio questa unità?Avevamo tutto, dignità compresa! PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore Brasati e stufati appartengono ambedue alla grande famiglia degli umidi, cioè di quelle preparazioni cotte a lungo e lentamente, in recipienti coperti, con l’aggiunta di verdure ed erbe aromatiche, nonché di un liquido (brodo, vino, salsa di pomodoro ecc.). Brasato deriva da “brase”, poiché in origine la brasatura della carne avveniva in recipienti spessi, ermeticamente chiusi da un coperchio sopra il quale si posava una certa quantità di brace accesa; a sua volta stufato ha origine dall’accoppiamento del vocabolo tedesco “stube”, stufa e della parola greca “tiphos” che significa fumo, vapore. Oggi i due termini sono considerati praticamente sinonimi, in quanto le differenze che in origine esistevano fra le due preparazioni sono quasi completamente scomparse. Naturalmente anche gli umidi, come tutte le altre preparazioni, richiedono particolari tagli di carne. Lo SPINACINO, di tipica forma triangolare, situato nel quarto posteriore del manzo, vicino alla noce. È costituito dalla parte estrema dello scamone ed è come questo molto morbido. Lo SCAMONE, ricavato dalla parte esterna della coscia e più precisamente dal taglio definito “fetta di mezzo” La FETTA DI MEZZO o CONTROGIRELLO, che comprende la regione esterna della coscia e la parte posteriore della gamba. Il CAPPELLO DEL PRETE, situato nella spalla e attraversato da una leggera venatura di grasso che rende la carne molto morbida. Per tale motivo non occorre né steccatura né bardatura. - 21 - Il MAGATELLO o GIRELLO, un muscolo che viene generalmente enucleato dal taglio della fetta di mezzo. Cuoce con una certa rapidità e deve essere steccato o bardato perché molto asciutto. Il GERETTO ANTERIORE e POSTERIORE, ossia i muscoli flessori ed estensori delle falangi. Proprio per il loro tessuto essenzialmente nervoso costano poco ma richiedono cottura prolungata. Il BRIONE, ricavato dalla spalla, è un taglio economico e di ottima resa, adatto per una cottura lenta. Il FUSELLO appartiene ai muscoli della spalla ed è situato accanto al brione e al cappello del prete. Non molto costoso è piuttosto magro, richiede una buona lardellatura. Il REALE appartiene al quarto anteriore del manzo ed è relativamente meno caro degli altri. Richiede però di essere steccato e talvolta marinato. Lo SCANNELLO o CAMPANELLO, situato nella parte interna della coscia vicino al controgirello e attaccato al girello. È un taglio abbastanza economico. COME PREPARARE LA CARNE PER LA COTTURA Bardare. Quando si utilizzano carni particolarmente magre come il controgirello e lo scannello, è consigliabile bardarle (ossia fasciarle) prima della cottura, con sottili e larghe fette di pancetta o di lardo facendole aderire mediante una legatura con uno spago; nel caso si tratti di carne molto asciutta è pre- Antropos in the world feribile ricoprirla con fette di lardo piuttosto spesse che verranno poi incise in alcuni punti per facilitarne la fusione. Lardellare. Le carni “marezzate”, ovvero intersecate da filamenti bianchi di grasso, al contrario del girello e dei tagli più magri ricavati dalla spalla, non richiedono lardellatura. Questa operazione consiste infatti nel nutrire con lardo o pancetta la carne troppo magra. La lardellatura o steccatura si opera mediante uno speciale ago detto “lardatoio” o “lardaiolo” su cui si infilano filetti di lardo ricavati da una fetta spessa un centimetro e conditi in precedenza con sale, pepe, spezie ed erbe aromatiche tritate finemente. Il lardaiolo spinto con energia penetra profondamente nella carne, nel senso delle fibre; sfilato, lascia conficcati nella carne i filetti di lardo che dovranno però sporgere leggermente sulla sua superficie in modo che, sciogliendosi durante la cottura, rendano la dorata la superficie della carne. La lardellatura può essere eseguita anche con un coltellino a lama sottile. Una lardellatura squisita si ottiene facendo marinare per due ore i lardelli in un po’ di olio e condendoli con un po’ si sale, pepe, noce moscata e prezzemolo tritato. Aromatizzare. Le spezie hanno una parte importante per la perfetta riuscita dei brasati e degli stufati, che vengono arricchiti di sapore sia nella marinatura sia durante la cottura. Le spezie più usate per tale scopo sono: la cannella, da usare preferibilmente in stecca (per profumare un brasato basta un pezzetto di due centimetri); i chiodi di garofano ( uno o due sono sufficienti per aromatizzare una marinata); la noce moscata grattugiata al momento e non acquistata in polvere; l’anice, da usare con parsimonia per evitare che il suo particolare profumo soverchi quello della marinata o della salsa (basta un pizzico); il pepe bianco o nero (bastano tre o quattro grani); lo zenzero utilizzabile con parsimonia in particolari preparazioni. Marinare. Questa operazione, facoltativa, è certamente utile per conferire alla carne profumo e sapore più intenso. Si definisce marinata il liquido composto di vari elementi quali olio, aceto, vino ecc. arricchiti da verdure, erbe aromatiche o spezie, nel quale viene adagiata la carne. Per questa operazione è bene scegliere un recipiente di maiolica non troppo grande rispetto al volume della carne, adagiarvi verdure ed erbe aromatiche tagliuzzate grossolanamente, porvi sopra la carne e ricoprirla con la stessa quantità di verdure ed erbe aromatiche usate per la base; versare poi sul tutto vino bianco o rosso (tre decilitri di vino su un chilo di carne), addizionato, se si vuole, con una piccola quantità di aceto o brandy. Coprire il recipinte e collocarlo al fresco rigirando la carne ogni tanto. Il tempo di marinatura può variare da alcune ore al massimo di 24 ore. Trascorso il tempo della marinatura, scolare la carne e porla per una ventina di minuti su un setaccio in modo che sgoccioli bene, poi asciugarla. Tenere a parte il liquido della marinata che si verrà usato durante la cottura. COME CUOCERE LA CARNE Per prima casa è importante tenere presente che la carne da cuocere in umido deve provenire da un animale non giovanissimo (dai tre ai sei anni) e che il pezzo non deve essere troppo modesto di peso per dare un buon rendimento. Scegliere un recipiente che non superi di molto il volume della carne. Preparare prima un soffritto con burro, grasso di prosciutto, eventuale cotenna di maiale, carota, cipolla, sedano (mezz’etto per ogni ingrediente su un chilo di carne); adagiare sulle verdure ben appassite il pezzo di carne e lasciarlo rosolare rigirandolo senza pungerlo; quando sarà ben dorato, salarlo, peparlo, e bagnarlo con il liquido della marinata filtrato freddo, oppure caldo, ridotto a due terzi del suo volume mediante ebollizione. La regolarità dell’ebollizione del liquido, a calore basso, è una delle condizioni indispensabili per la buona riuscita dell’umido che deve sempre cuocere lentamente. A fine cottura, quando il sugo è ben ridotto e non ricopre più il pezzo, è necessario continuare a irrorare la carne con altro liquido caldo. La cottura della carne in umido si controlla punzecchiandola con un grosso ago da cucina o con la forchetta. 1– Controfiletto o roast-beef: alto valore commerciale, per cottura rapida o semirapida (arrosti). 2 – Filetto: altissimo valore commerciale, per cottura rapida per eccellenza. 3 – Collo: di basso valore commerciale, per cottura lenta. 4 – Codone: medio valore commerciale, per cottura semirapida. 5 – Rosa: alto valore commerciale, adatta alle bistecche. 6 – Scamone: alto valore commerciale, adatto per bistecche o arrosti. 7 – Fetta di mezzo: medio valore commerciale, per cottura semirapida e preparazioni con salse. 8 – Fesone di spalla: medio valore commerciale,per bistecche, arrosti o brasati. 9 – Cappello del prete: medio valore commerciale, per cottura semirapida (arrosti e spezzatini). 10 – Costa della croce: basso valore commerciale, adatto per bolliti. 11 – Biancostato: basso valore commerciale, adatto per bolliti. 12 – Noce: alto valore commerciale, adatto per cottura rapida (bistecche). 13 – Spinacino: basso valore commerciale, adatto per carne trita. 14 – Magatello: alto valore commerciale, adatto per cottura rapida (scaloppine) o preparazioni da guarnire con salse (vitello tonnato). 15 – Punta di petto: basso valore commerciale, adatto per arrosti o bolliti. 16 – Fiocco: basso valore commerciale, adatto per cottura lenta (bolliti). - 22 - Antropos in the world UNA DONNA NELLA LETTERATURA – a cura di De Boris CHI ERA LA LAURA DEL CANZONIERE? Alcuni ritengono che Laura non sia mai esistita e che sia stata soltanto un espediente poetico, perché si crede che Petrarca facesse riferimento al Laurus (Alloro), l'albero sacro per il dio Apollo, protettore della poesia. Altri dicono che questa fosse Laura de Noves e che Petrarca l’amasse perdutamente. Visse dal 1310 al 1348 e morì a causa di una epidemia di peste. Petrarca la conobbe nella chiesa di Santa Chiara durante il suo soggiorno ad Avignone il 6 aprile del 1327, giorno di Venerdì Santo. Tutto quello che si sa di lei, immagine stilizzata dall'amore ideale, viene dalle parole dello stesso Petrarca, che nel nome di Madonna Laura scrisse il suo Canzoniere, opera composta da 366 componimenti: 263 in vita di Madonna Laura e103 in morte di Madonna Laura. Laura non è celebrata come una donna reale, ma come l'emblema della bellezza e dell'amore e, insieme, della perpetua inafferrabilità del reale. Per lei il poeta rinnova gli elogi degli "stilnovisti" e ne fa il tipo di ogni virtù e perfezione, che diffonde intorno a sé purezza e beatitudine. E Laura è innanzi tutto bella, bella non della bellezza di Beatrice e delle altre donne dello "stil novo", luminose e indefinite; ma di una bellezza che, pur spiritualizzata, resta ciononostante terrena, oggetto non solo di adorazione, ma di trepido desiderio. La ritrae come l'ha veduta in momenti fugaci e indimenticabili, e, morta, ancora ridicendone a se stesso tutto l'incanto. Né la bellezza di Laura per lui e per noi si può disgiungere dalla natura in mezzo a cui la donna si muove ed è partecipe della sua umanità, così come lei sembra partecipare della perenne freschezza della vita naturale, così l'immagine di lei si associa a quella di verdi solitudini, di prati luminosi, di acque mormoranti. Persino dopo la sua morte, più che nel Cielo, il poeta la ritrova in mezzo alla verde natura, ove la sua presenza è ancora diffusa in ogni cosa ed egli la rivede e la ascolta viva. Tutte queste immagini si raccol-gono, come intorno a un centro ideale intorno alla grande visione della canzone "Chiare, fresche e dolci acque", la visione, da cui il poeta non si sa staccare e a cui sempre ritorna, di Laura com'egli l'ha veduta in un "benedetto giorno", accanto alle acque correnti, appoggiata al tronco di un albero, avvolta in una pioggia di fiori: "Da' bei rami scendea - (Dolce ne la memoria) - Una pioggia di fior sovra `I suo grembo". E soltanto per metafora può dirsi ellenica la figurazione della morte di Laura nel Trionfo della morte nella quale sullo sgomento e l'orrore prevale il senso della bellezza divina. A quasi settecento anni dalla morte, “Madonna Laura” conserva intatto il suo carisma. Perché non pensare, fantasticare di un Petrarca troppo innamorato per condividerne l’effigie con altri, con occhi meno rispettosi? Laura rivive nell’inchiostro sgorgato direttamente dal suo cuore ed il suo ricordo rimarrà imperituro, nell’avvicendarsi delle epoche, dei secoli e delle pagine della storia degli uomini. - 23 - Ad augusta per angusta. La gloria, il successo, costano sacrifici. Alle cose eccelse si arriva solo attraverso le difficoltà. Antropos in the world STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore LA MUSICA LEGGERA - I BEATLES LA PRESUNTA MORTE DI PAUL MACCARTNEY (V parte) Informazioni controverse e leggende si intrecciano a proposito della creazione della parola macedonia "Beatles", scelta come nome definitivo del gruppo nell'agosto del 1960. È un fatto che "Beatles" fu il punto di arrivo di un percorso che portò il gruppo di Lennon, a cui si unirono in seguito McCartney e Harrison, a chiamarsi, anche per periodi molto brevi, con i seguenti nomi: "Black Jacks", "Quarrymen", "Johnny and the Moondogs", "Beatals", "Long John and the Silver Beetles", "Silver Beats", "Silver Beatles". "Beetles" (coleotteri, scarabei), secondo il giornalista Bill Harry fu suggerito da Stuart Sutcliffe come un riferimento al gruppo di Buddy Holly "The Crickets" ("I grilli"). In una ricostru- quale il bassista sarebbe deceduto tre anni zione più tarda, Derek Taylor, press agent dei prima in un incidente stradale e sarebbe stato Beatles, sostenne invece che l'idea era venuta sostituito da un sosia. La leggenda fu poi smena Sutcliffe dopo aver visto il film The Wild One, tita, ma in qualche modo continuò a suscitare nel quale Marlon Brando ha a che fare con una dubbi e interrogativi. Il sosia che avrebbe preso gang di motociclisti chiamati "Beetles" (Questa il posto del musicista si chiamerebbe W illiam versione è però contestata da Bill Harry in Capbell, un ex poliziotto che si sarebbe sottoquanto il film fu bandito in Gran Bretagna fino posto a delicati interventi di chirurgia estetica per alla fine degli anni sessanta. Sutcliffe suggerì assomigliare al Beatle. Questo, secondo i sequesto nome e Lennon, con uno dei suoi tipici guaci della teoria, spiegherebbe la decisione da giochi di parole, lo trasformò in "Beatles" per parte dei Beatles di non suonare più dal vivo. richiamare "beat" (battito, ritmo, termine che Gli indizi della presunta morte di McCartney nella dava il nome alla musica in voga a quell'epoca). produzione discografica dei Beatles sono molti e In questo susseguirsi di alterazioni si inserisce il riguardano le liriche, i suoni e i prodotti grafici. ricordo del poeta beat Royston Ellis, che Alcune frasi di Glass Onion, Don't Pass Me avrebbe dato a Lennon e McCartney l'idea di By e Revolution 9, se opportunamente decifrate, trasformare "Beetles" in "Beatals", partendo forniscono segnali a favore dei sostenitori della dalle parole "beat alls. leggenda, in specie Revolution 9 con lo schianto La frequente associazione in italiano fra il nome di un incidente automobilistico nel collage sonoro dei Beatles e gli scarafaggi è in realtà un errore e una frase enigmatica se si ascolta il pezzo al di traduzione:il nome comune inglese dello sca- contrario. Al termine di I'm So Tired Lennon farrafaggio è infatti cockroach,mentre con beetles uglia qualcosa che viene interpretato come "Paul si indicano genericamente i Coleotteri, come i is dead, miss him, miss him. Le indicazioni più maggiolini o gli scarabei. Infine la "leggenda": evidenti sarebbero soprattutto da rinvenire nelle Lennon dichiarò a più riprese di avere avuto a copertine. Fra di esse, quella di Sgt. Pepper's dodici anni la visione di un uomo su una torta Lonely Hearts Club Band con Paul unico a tefiammeggiante ("flaming pie") che disse: «Voi nere fra le mani uno strumento nero, e una mi-sarete Beatles, con una 'A'», rivendicando così steriosa mano aperta sul suo capo; e soprattutto la paternità del nome. A ricordo di que- la copertina di Abbey Road, che mostra i quattro sto, Flaming Pie nel 1997 divenne il titolo di un che attraversano la strada come in una procesalbum di Paul McCartney. La leggenda più no- sione funebre nella quale John vestito di bianco ta, forse la prima leggenda metropolitana del sarebbe l'officiante, Ringo in nero rappresenterock, fu quella della morte di Paul McCartney rebbe l'agente delle pompe funebri e George saNel 1969 fu fatta circolare una voce secondo la rebbe vestito da becchino. ( Continua) . - 24. - Antropos in the world POLITICA E NAZIONE – OVVERO IL PENSIERO DELLA GENTE COMUNE Gli Italiani con la crisi si arricchiscono! Ovvero, le allucinazioni di Renzi Ogni giorno gli italiani si svegliano consapevoli che dovranno battersi con le tasse, le bollette, le multe e i pagamenti vari. Con il solo stipendio su cui possono e debbono contare non c’è la fanno ad arrivare a fine mese. La paura regna sovrana e gli italiani sono diventati formiche per la sfiducia nel futuro e il timore di dover fronteggiare problemi inattesi . E per poter avere la certezza di un futuro senza sorprese le famiglie hanno diminuito o azzerato i consumi e gli investimenti e hanno, con enormi sacrifici, messo da parte qualche risparmio. In questo clima da tragedia per ogni famiglia un solo italiano si sveglia e asserisce che con la crisi gli italiani si sono arricchiti. Le affermazioni di Renzi sono scioccanti. Come può la crisi dare vantaggio a chi la subisce ? Ma in che mondo vive il Presidente del Consiglio Italiano ? Le legge le statistiche ? Orbene se il signor Renzi non si documenta o fa finta di non vedere e non sapere gli diciamo che, secondo le stime statistiche, la ricchezza netta delle famiglie italiane è in continua flessione. Infatti dal 2007 ad oggi si è avuto un decremento della ricchezza individuale di circa l’ 8 per cento. Il calo del reddito disponibile delle famiglie è anche correlato al disastroso comportamento dei nostri politici che chiedono sempre più sacrifici ma, nel contempo, arricchiscono i loro privilegi e i loro stipendi. Chi soffre e solo il popolo che oggi ha paura anche di respirare temendo di dover pagare una tassa anche su questo perché i continui governi di sinistra non votati, e non voluti dal popolo, ma dal solo disastroso Giorgio Napolitano, si sono dimostrati incapaci di governare. Tutti hanno apertamente dichiarato che la crisi era finita. Monti vedeva la luce in fondo al tunnel, Letta una netta ripresa e Renzi la ricchezza degli italiani. Invece la realtà è diversa perché stiamo andando incontro ad un aumento esponenziale delle tasse, soprattutto quelle sulla casa ( e non è stata ancora attuata la riforma sul catasto che prevede un aumento vertiginoso degli estimi catastali). Sono stati privatizzati la maggior parte dei servizi municipali (acqua, luce, gas, spazzatura ecc. ) con conseguente aumento delle tariffe. Poi c’è stata anche la riforma delle pensioni con un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile, con il calcolo delle pensioni orientato al sistema contribu- - 25 - tivo, che porterà a tagli sull’importo della pensione e ad un ulteriore impoverimento delle famiglie. Poi i vari governi di sinistra hanno apportato tagli alla sanità pubblica che sta lasciando spazio alla sanità privata per cui, fra poco tempo, passeremo al sistema assicurativo . Ci sono anche stati tagli alla scuola pubblica e sempre meno ragazzi potranno accedere alla scuola pubblica. In questo modo si sta alimentando la disoccupazione e la precarietà. In sostanza saremo schiavi destinati a lavorare sempre più e ad essere pagati sempre meno (Diversamente da ciò che asseriva il PD e Prodi con l’entrata nell’euro). Così, come è avvenuto, è stata inevitabile la caduta dei consumi con la inevitabile diminuzione della domanda e della produzione industriale con il fallimento di migliaia e migliaia di imprese seguiti da centinaia di suicidi. Purtroppo i media, così pronti a mettere la popolazione contro i politici democraticamente votati e legittimamente al governo oggi sono assenti e non fanno cenno alle ottuse affermazioni di quel bulletto di quartiere diRenzi che parla di arricchimento delle famiglie italiane che invece stando tirando la cinghia all’inverosimile. Tutti ricorderanno come Berlusconi fu attaccato dalla stampa di sinistra nel 2011 quando dichiarò che era difficile dichiarare che l’ Italia si trovava in crisi dal momento che gli indicatori sociali non erano in calo. Nel contempo vi fu il complotto vigliacco di esponenti stranieri (Francia e Germania) con traditori italiani che, per interesse di parte, ottennero il rovesciamento del governo eletto in carica e la sua sostituzione con governi di sinistra non voluti e non eletti dal popolo. Questi governi ci hanno portato alla recessione e alla fame. Hanno governato cosi male che tutti gli indicatori sociali hanno toccato il fondo e la stampa nazionale così attiva a mettere in prima pagina lo spread (strumento del complotto contro l’Italia) poi dimenticato, oggi ignora le sofferenze di un popolo intero e le parole di Renzi che con la crisi sta calpestando e portando via ogni dignità al popolo italiano. Mario Bottiglieri Antropos in the world JOBS ACT: COSA CAMBIA PER I GIOVANI? Negli ultimi mesi si è discusso molto sulla nuova, ed ennesima, riforma del lavoro proposta da un governo italiano. La riforma in questione ha preso il nome di Jobs Act, letteralmente “atto del lavoro” appunto. Molte, però, sono state le critiche mosse da più parti a detta riforma, accusata di seguire la scia delle riforme precedenti nel campo del lavoro, che non hanno portato a risultati positivi e semplificazioni evidenti, semmai alla nascita di ulteriori problemi e difficoltà. Esempio di queste ultime è la riforma delle pensioni approvata dal governo Monti nel 2012, rinominata riforma Fornero, dal nome del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero che ne fu promotore.Detta riforma, che prevedeva tra le altre cose l’innalzamento dell’età pensionabile, causò non pochi problemi a molti lavoratori. Tra questi, i più colpiti furono i cosiddetti “esodati”,cioè i lavoratori che avevano sottoscritto accordi aziendali o di categoria che prevedevano il pensionamento di vecchiaia anticipato rispetto ai requisiti richiesti in precedenza. Complice l'innalzamento dell'età del pensionamento, questi sono rimasti senza più stipendio e senza ancora pensione, per alcuni periodi più o meno lunghi di tempo. La riforma del lavoro approvata dall’attuale governo Renzi ha invece come fine ultimo quello di rendere più facile alle imprese l'assunzione di lavoratori in un momento storico caratterizzato da un elevato tasso di disoccupazione, che si attesta intorno al 13% secondo i dati dell’ISTAT.Addirittura più grave è la situazione per i giovani,la cui percentuale di disoccupazione arriva a toccare picchi del 40%. Questa riforma è perciò diretta in primo luogo a questi ultimi, ai giovani, affinché incontrino meno difficoltà nell’inserirsi nei complicati meccanismi del mondo del lavoro. Sorgono a questo punto spontanee alcune domande: quali sono le novità apportate dal Jobs Act? Cosa cambia per i giovani? Qual è la reale efficacia della riforma? Il Jobs Act si fonda su alcuni punti principali. Tra questi incontriamo quello che è stato definito contratto a tutele crescenti, che prevede che tutti i nuovi dipendenti di un'azienda siano assunti con un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, tutele che cioè cresceranno in relazione all'anzianità di servizio. L’obiettivo perciò è quello di abolire i contratti atipici, come i contratti a progetto, con cui spesso sono assunti molti lavoratori, soprattutto i giovani. Altro punto su cui si fonda la nuova riforma del lavoro è la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che disciplina i licenziamenti individuali. Con questa modifica, il dipendente licenziato ha diritto a essere reintegrato nell'organico dell'impresa, qualora il licenziamento venga dichiarato illegittimo dal giudice.Inoltre,a partire dal prossimo anno, per i lavoratori neo-assunti, rimarrà l'obbligo di reintegro soltanto quando un licenziamento risulti discrimina-torio, cioè legato a pregiudizi ideologici, razziali, sessuali o politici nei confronti del lavoratore. Se invece il dipendente verrà lasciato a casa per ragioni economiche (per esempio in caso di crisi aziendale) non ci sarà il reintegro. Però, se il licenziamento risulterà ingiustificato, il lavoratore avrà diritto a un indennizzo in denaro, proporzionale agli anni di carriera che ha alle spalle. Infine questo “atto del lavoro”, oltre all’apporto di modifiche all’Aspi (Assicurazione Sociale per l'Impiego, ossia il sussidio di disoccupazione) ed alla cassa integrazione, prevede la costituzione di una agenzia nazionale per il lavoro al fine di favorire il venirsi incontro di domanda e offerta lavorativa. Il Jobs Act può condizionare fortemente le possibilità e le condizioni lavorative dei giovani italiani. Di grande importanza è l’obiettivo di eliminare la miriade di contratti precari con cui spesso i giovani vengono assunti nelle aziende. Alla scadenza di questi contratti, i giovani lavoratori si ritrovano senza un lavoro ed una rendita essenziale per costruire una base per la propria vita. Fondamentale è, quindi, imporre alle aziende di assumere i propri dipendenti con contratti a tempo indeterminato. Questa riforma presenta però un grande limite attuativo: la mancanza di investimenti e di fondi a disposizione delle aziende stesse, che non permette a queste ultime di poter assumere nuovo personale. Ecco il limite maggiore del Jobs Act: se mancano le basi, ossia fondi ed investimenti per le piccole e medie imprese, una riforma teoricamente valida perde gran parte della suaeffettiva efficacia. PAOLO ZINNA - 26 - Antropos in the world GLI “AIUTINI” DI DRAGHI SERVIRANNO ALLE BANCHE NON AI CITTADINI Ricordate gli 80 euro di Renzi? Dovevano servire a “far ripartire i consumi”, a “dare una sferzata all’economia”, se non addirittura ad inaugurare una storica stagione di “redistribuzione della ricchezza” in favore dei ceti meno abbienti. Orsù, alzi la mano chi ha visto l’ombra di tutto ciò: il rilancio dei consumi, la sferzata e tutte le altre bubbole fiorentine. Semplice trucchetto contabile: con una mano ti do 80 euro in busta paga, e con l’altra te ne tolgo altrettanti – o anche di più – per le mancate detrazioni fiscali, per l’aumento delle tariffe, per la moltiplicazione delle tasse comunali, eccetera. Questo, naturalmente, per chi ha avuto gli 80 euro. Chi non li ha avuti, ha dovuto pagare e basta. Adesso, l’eccellentissimo governatore della Banca Centrale Europea, dottor Mario Draghi, sembra voler ripetere il giochetto, ma senza neanche dare ai cittadini europei l’illusione d’incassare una qualche mancia: soltanto la promessa che le banche saranno un po’ più elastiche nella concessione di crediti alle imprese e alle famiglie. Ma vediamo di capirci qualcosa, districandoci tra montagne di tecnicismi non proprio semplicissimi e – manco a dirlo – in pura lingua inglese, la lingua dei padroni. Dunque, con grande solennità e alti squilli di trombe Sir Drake ha annunziato il suo equivalente degli 80 euro renziani: il Quantitative Easing (traduzione letterale: Alleggerimento Quantitativo), in sigla QE. A noi comuni mortali i misteri del genio creativo di Mister Britannia vengono così spiegati: per aumentare la liquidità monetaria nell’economia europea, la BCE creerà nuovo denaro, con il quale acquisterà un certo quantitativo di titoli di Stato emessi dai paesi dell’UE (ma non dalla Grecia disobbediente); ciò, al lodevole scopo di rilanciare gli investimenti e di stimolare i consumi. Ma – piccolo particolare – poiché la BCE non può finanziare gli Stati (in omaggio ai sacri princìpi del puritanesimo liberistico anglosassone) l’istituto di Francoforte dovrà acquistare questi titoli “in seconda mano”, facendoseli girare – se così posso dire – da chi ne ha tanti e vuole sbolognarsene un po’. - 27 - Cioè – guarda caso – dalle banche; che in tal modo (effetto sicuramente non voluto!) saranno le reali destinatarie di questa colossale operazione di beneficenza finanziaria. Quanta parte di questa montagna di soldi (60 miliardi di euro ogni mese, fino al settembre 2016) andranno alle imprese e ai cittadini europei? Quella parte soltanto che le banche – a loro illuminato ed insindacabile giudizio – decideranno di mettere in circolazione sotto forma di credito alle imprese e alle famiglie. E quanto grande sarà questa parte? Non tanto grande, temo. È probabile che le banche continueranno ad erogare crediti col contagocce ad una clientela con alta probabilità di insolvenza. La manna dal cielo sarà probabilmente destinata al reinvestimento in attività finanziarie redditizie, oltre che a tappare i buchi di tanti vecchi crediti inesigibili. È già successo fino a un paio d’anni fa, con un’altra genialata del nostro eroe: le LTRO, Long Term Refinancing Operations, ovvero Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine. Altri 1.000 miliardi di euro, dei quali – fra il 2011 e il 2012 – si sono giovate soprattutto le banche, che però si sono ben guardate dall’utilizzare quel fiume di danaro per far “ripartire” l’economia reale. Intendiamoci: si è trattato di “aiutini” che non hanno fatto male a nessuno. I 1.000 miliardi delle LTRO sono serviti – se non altro – ad evitare esuberi e licenziamenti di impiegati bancari. Così come gli 80 euro di Renzi sono serviti a pagare qualche nuovo balzello locale. Così come – aggiungo – il QE rappresenta comunque una iniezione di liquidità in un sistema inaridito dal “rispetto degli impegni” verso la finanza usuraia. Purtroppo, però, né le LTRO né le mance renziane hanno fatto “ripartire” un bel niente. Quanto al Quantitative Easing, potrebbe certamente apportare grandi benefìci; ma soltanto se la nuova liquidità fosse versata agli Stati, che potrebbero impiegarla per finanziare la spesa pubblica e per ridurre la pressione fiscale. Continua a pagina -34 - Antropos in the world Gaetano, dall’ITC San Giuseppe: « VI SFIDO A CONTRADDIRMI! » Sono un alunno della prima superiore e chiedo ai governanti della mia patria, perché sto studiando? Quale sarà il mio futuro? Al giorno d'oggi, in Italia, il tasso di povertà è in considerevole aumento.Secondo i dati ISTAT, esso è aumentato del 4, 6%, per un totale di 14,7% nel 2015. La maggior parte degli italiani con un'occupazione paga le tasse, con le quali vengono lautamente stipendiati i nostri parlamentari. La crisi ha colpito tutti i settori dell'economia. Molte aziende italiane, conosciute in ambito mondiale, spesso fanno dei tagli allo stipendio dei propri dipendenti, cercando di poter pagare tutte le tasse che lo Stato impone.Di conseguenza i lavoratori percepiscono uno stipendio molto basso, incapace soddisfare i bisogni della famiglie. Un'altra realtà molto cruda e tanto vicina a noi, è la presenza all'interno di molte famiglie, di un solo lavoratore, si parla quindi di famiglie monoreddito, che vivono nella ristrettezza. Molti ragazzi abbandonando lo studio in giovanissima età per aiutare la propria famiglia: abbiamo toccato il fondo, ma c’è chi dice che ci aspetta ancora di peggio. Più di cosi! Intanto, la vita ha cessato di essere generosa con l’uomo, come domostra la lotta contro le malattie; massimamente contro il cancro. La televisione, infatti, ultimamente, sta presentando “Braccialetti rossi”, una serie televisiva che racconta la storia di sei ragazzi, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, che si incontrano in un ospedale accomunati dalla malattia e formano un gruppo, chiamato appunto Braccialetti Rossi, dagli omonimi bracciali indossati da tutti coloro che fanno parte di quel reparto di malati di cancro. I ragazzi diventeranno inseparabili, ridono, giocano, piangono, si emozionano e lottano insieme per la vita. Uno dei ragazzi morirà a causa di un intervento sbagliato, così, nella 2 serie, organizzano un falò per il loro amico perduto. Infine, almeno una cosa è certa, l’uomo può trovarsi in mille vicissitudini, ma se è sostenuto dall’amodei suoi simili e dalla solidarietà di tutti, ogni cosa si può superare ed ogni battaglia può essere vinta. Ed allora? Uniamoci insieme, basta con questo mare di incertezze! Gaetano Visconte L’OPOSSUM NELL’ARMADIO L’ultima fatica letteraria del giovane autore jesino Lorenzo Spurio, pubblicata da Poetikanten Edizioni nel gennaio 2015, presenta un titolo davvero singolare: “L’opossum nell’armadio”. Si tratta di una raccolta di 21 racconti, il genere letterario che Spurio predilige, poiché offre la possibilità di poter caratterizzare i personaggi in maniera minuziosa in uno spazio limitato, e soprattutto di analizzare quelle che sono le caratteristiche che, da sempre, affascinano questo autore. I risvolti psicologici, la mente nella sua essenza, il fatto che vi siano persone che vivono nell’attesa che qualcosa accada, e che poi, quando di fatto accade, si comportino in maniera del tutto pacata. Insomma, dai personaggi- uomini e donne, giovani e vecchi- che popolano i racconti di Lorenzo Spurio ci si aspetterebbe un po’ più di partecipazione emotiva, mentre invece, nelle situazioni più assurde e surreali, essi agiscono come nulla fosse. Ecco quindi che persone che inizialmente si pensava essere animate da buoni sentimenti, si trasformano come fossero represse da anni di soprusi, e reagiscono nell’immediato, senza avvertire senso di colpa, continuando a svolgere la loro vita di sempre. È il caso di nonne che diventano assassine e uccidono le nipoti, per estirpare il male che esse stesse hanno generato: quella famiglia sciagurata che più non merita di prosperare. - 28 - Antropos in the world IMMAGINI DI UN ALTRO TEMPO 0’ RAMMÀRO Tale voce in origine tradusse esattamente l’italiano ramaio e cioè l’artigiano che fa e vende oggetti di rame il calderaio; etimologicamente la voce rammaro è un derivato del lat. (ae)rame(n) con raddoppiamento espressivo della consonante nasale bilabiale (m) piú il suff. di pertinenza arius (in napoletano aro, in italiano aio). Da tutto ciò si evince che in origine ‘o rammaro era colui che lavorava, produceva e vendeva al minuto sia in una propria bottega, sia molto spesso a domicilio utensili di rame (pentole, padelle, vasellame etc.) per i bisogni quotidiani; ed era tale medesimo artiere, quando facesse anche le funzioni dello stagnino, che con cadenza settimanale al grido: -Stagnàteve ‘a ramma! (Fate ricoprir di stagno gli utensili di rame!)-, si recava presso i suoi clienti per coprire le parti degli utensili di rame che andavano a contatto con il cibo, con un sottile strato di stagno (elemento atossico) (per rendere nuovamente utilizzabili le pentole, le padelle,il vasellame etc. di rame ed impedire che il cibo potesse diventare tossico stando a diretto contatto con il rame che – per logorio d’uso – avesse perduto lo strato protettivo di stagno; in effetti il quotidiano uso delle stoviglie di rame procurava appunto la consunzione o logoramento dell’originario strato di stagno ed occorreva ricostituirlo ed a ciò provvedeva o il medesimo rammaro (nella speranza che, se le stoviglie fossero troppo rovinate, ne potesse vender di nuove) o un altro artiere detto stagnaro = stagnaio; il nome napoletano fu poi assegnato estensivamente all’idraulico per la frequentazioni di quest’ultimo con lo stagno usato per saldare i tubi di piombo; da notare che anche in un corretto italiano, mutuandolo dal napoletano stagnaro, la voce stagnaio è usata per indicar l’idraulico. In prosieguo di tempo, quando poi l’alluminio entrò prepotentemente, soppiantando il rame, nella formazione degli utensili da cucina, ecco che ‘o rammaro perdette quella sua esigua fonte settimanale di guadagno (le stoviglie di rame non si vendevano piú, né era necessario stagnare l’alluminio, atossico di suo) e per non perdere la clientela che aveva acquisito vendendo e stagnando rame, egli fu costretto ad operare una sorta di riconversione commer- cciale; continuò a girar di casa in casa, ma invece di utensili di rame, prese a vendere capi di biancheria personali e/o per la casa (corredi matrimoniali etc.) ed operò détta vendita non pronti contanti, ma con conte-nute rate settimanali o talvolta mensili e con l’avvenuta riconversione commerciale mutò anche il nome; non fu piú ‘o rammaro ma divenne ‘o rammariello anche quando, per l’età, non fosse cosí tanto giovane da giustificare il diminutivo rammariello usato quasi ad indicare la giovane nuova attività del vecchio rammaro. A completamento di quanto detto, rammento un’espressione che, un tempo, settimanalmente si poteva udire con diverso significato: a) Ogge à dda passà ‘o rammaro!... (nel senso di preparare le stoviglie) ; b) Ogge à dda passà ‘o rammarillo! …(nel senso che è giornata di esborso di rate) Oggi che il rame non si usa piú è normale che la voce in epigrafe sia sparita, come è altresí sparito il diminutivo rammariello, perché non atteso più da nessuna padrona di casa, in quanto non si usa più fare la cassa del corredo, mettendovi anche i capi della nonna e della bisnonna, con lenzuola e coperc te ricamate a mano. - 29 - Antropos in the world IL MUSEO DIOCESANO DI SALERNO Di PAOLO LIGUORI Il Museo Diocesano “San Matteo” venne istituito nel 1935 per volontà di Mons. Arturo Capone, insigne studioso salernitano: questi, avendo appreso da una serie di documenti della deupaperazione artistica della Cattedrale di Salerno, decise di salvaguardare il patrimonio esistente raccogliendolo in sale di esposizione, ponendo così le basi dell’attuale istituzione. Ottenuti i mezzi per costruire a ridosso del Duomo due sale, vi fece collocare le tele dipinte ereditate dall’arcivescovo Sanchez de Luna e dal Marchese Ruggi d’Aragona, già conservate nella sagrestia della cattedrale, oltre ad alcuni codici miniati e il rotolo dell’Exultet; avviò inoltre una raccolta numismatica e dette inizio al progetto di una biblioteca di storia salernitana. Le due sale si rivelarono presto insufficienti e monsignor Capone riuscì a crearne un’altra a oriente delle due già costruite, da riservarsi principalmente all’esposizione dei preziosi avori del secolo XII. In seguito, oltre la Tabula eburnea, ci si premurò di accogliere tavole e tele dipinte di Enti ecclesiastici che non avevano una custodia sicura, e quante opere potevano essere raccolte nel corso dei restauri del Duomo che, iniziati nel 1947, si protrassero per numerosi anni. Tutto questo materiale, però, rimaneva in gran parte affastellato, perciò fu decisa la costruzione di un’altra grande sala sul lato occidentale dell’edificio con ampio atrio e nuovo ingresso da via Nicola Monterisi. Già prima del 1950, l’allora Direttore del Museo, Arturo Carucci (nominato nell’ottobre del 1944), aveva dato notizia della costruzione del Museo alla Soprintendenza alle Gallerie per la Campania e l’allora Soprintendente, Bruno Molajoli, inviò, per condurre un’indagine conoscitiva, Raffaello Causa, il quale promosse una campagna di restauro delle opere. Sicuramente l’intervento più impegnativo fu il tentativo di dare una ricomposizione alle tavolette d’avorio: prova conclusasi nel 1962 dal prof. Hans Hempel dell’Università di Bonn nel Laboratorio di Restauro di Capodimonte. - 30 - La Dott.ssa Guerrieri, Soprintendente alle Biblioteche, fece esporre le tavolette dell’Exulet in armadi di amianto; e qualche anno più tardi la Congrega di San Bernardino dette i mezzi per costruire nell’atrio del Museo una sezione lapidea. Il Museo si avviava così ad avere una sistemazione organica. La sala d’oriente fu riservata agli avori, all’Exulet, al Crocifisso del secolo XI, detto di Pietro Barliario, e alla croce di Roberto il Guiscardo. La sale centrale accolse opere di maestri attivi fra il secolo XIII e il secolo XVI: dipinti di Andrea da Salerno, di Francesco Curia, Cristoforo Sacco, G.B. Lama, Roberto d’Oderisio, una Pietà d’ignoto e la tavola del Maestro dell’Incorona-zione di Eboli. La sala a destra entrando fu riservata alle tele dipinte di Luca Giordano, Andrea Vaccaro, del Coppola, del Beinaschi e di altri artisti del Seicento; al “Medagliere Pontificio”, a parte della raccolta numismatica e ad altre opere del secolo XVII. La sala a sinistra, infine, accolse le tele del Solimena, del Ricciardi, del Chiarelli e di altri artisti del secolo XVIII; le “Lauree” della Scuola Medica; arredi sacri preziosi del Duomo e altre opere minori. (Continua) Antropos in the world A VUCCHELLA di GABRIELE D’ANNUNZIO La canzone napoletana è un fenomeno musicale, letterario, sociale, folkoristico, di assoluto valore. Nasce a Napoli e si diffonde in tutto il mondo. Tutti gli artisti (cantanti, direttori d’orchestra) di fama mondiale conoscono la canzone napoletana e la inseriscono nei loro repertori, (persino il coro dell’Armata Rossa ha inserito nel suo repertorio una canzone napoletana, Funiculì, funiculà). La canzone napoletana classica contagia i cantanti lirici, subisce rivisitazioni, innovazioni e ammodernamenti ma rimane sempre un’attrattiva straordinaria per tutti. Di recente il dialetto napoletano ha avuto un riconoscimento sensazionale da parte dell’Unesco (l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite creata con lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni mediante l'istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l'informazione, per promuovere "il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali" quali sono definite e affermate dalla Carta dei Diritti Fondamentali delle Nazioni Unite). Al dialetto napoletano è stato riconosciuto il “rango” di lingua, la seconda per importanza, in Italia, dopo la lingua italiana, un riconoscimento doveroso ed eccezionale. Quando un dialetto acquista la dignità di “lingua”? Io credo che un dialetto per poter essere considerato una lingua deve possedere almeno due requisiti importanti: a) deve essere diffuso in un territorio piuttosto vasto. b) deve poter vantare una letteratura consistente. Infatti il napoletano non si parla solo a Napoli e in Campania, ma è parlato e compreso in tutte le regioni confinanti o,per meglio dire, in tutto il meridione) e può contare su una ragguardevole letteratura alle spalle (Scarpetta,Viviani, i De Filippo, Matilde Serao, Ermanno Rea, Curzio Malaparte, Salvatore Di Giacomo ecc.) e le canzoni….. Bene ha fatto, quindi, l’Unesco a riconoscere la lingua napoletana come “un patrimonio da tutelare non solo per l’Italia, ma per il mondo intero.” Fatta questa doverosa premessa, vorrei parlare di una canzone classica napoletana per i suoi meriti intrinseci e per la sua meritata notorietà: ‘A vucchella (La boccuccia). Il testo fu scritto dal grande poeta Gabriele D’Annunzio, abruzzese e ammiratore di Napoli, nel 1892. Si narra che fu scritta ad un tavolo del noto caffè “Gambrinus” per una sfida lanciatagli dal notissimo poeta e autore di canzoni napoletane Ferdinando Russo, che volle mettere alla prova della lingua napoletana il più famoso collega abruzzese. Gabriele D’Annunzio, che aveva una certa dimestichezza con la lingua napoletana, accettò la sfida e compose il testo in poco tempo al tavolo di quel caffè e vinse la scommessa/sfida. Ma bisogna aggiungere che, dopo la stesura del testo (ammirevole, nella sua semplicità, bellezza e tenerezza) bisognò attendere fino al 1904 per essere trasformata in canzone. Per questo il vate si rivolse al maestro Francesco Paolo Tosti (anch’egli abruzzese) per farla musicare. E fu subito un gran successo, anche se gli autori non erano napoletani, perché a proporre la canzone ad un pubblico vasto e di buona bocca , ci pensò il grande Caruso. Oggi è nota in tutto il mondo. Per i lettori che non conoscono il napoletano ecco il testo originale e la traduzione in lingua italiana. LA BOCCUCCIA 'A VUCCHELLA Si comm'a nu sciurillo... Sei come un fiorellino, tu hai una boccuccia tu tiene na vucchella, un pochino appassita. nu poco pucurillo, Dai, dammelo, dammelo, appassuliatella. -- è come una rosellina -Méh, dammillo, dammillo, dammelo un bacio, è comm'a na rusella... dammelo, Cannetella! dammillo nu vasillo, Dammelo e prendilo, dammillo, Cannetella! un bacio piccolino un bacio piccolino Dammillo e pigliatillo come questa boccuccia, nu vaso...piccerillo che sembra una rosellina comm'a chesta vucchella un pochino appassita... che pare na rusella... Si... tu hai una nu poco pucurillo boccuccia... appassuliatella... un pochino appassita Gabriele D'Annunzio A questo punto è doveroso qualche commento al testo, che è una vera poesia, gradevolissima, gustosissima. Tutti gli apprezzamenti per la giovinetta a cui sono dedicati, sono espressi con molti diminutivi usati intenzionalmente con dovizia e raffinatezza (Vucchella/boccuccia, sciurillo/fiorellino, nu poco pucurillo/poco, pochino, appassiulatella/appassita, rusella/rosellina, vasillo/bacino, piccerillo/piccolino). Non mi pronuncio sulla melodia perché non sono un tecnico, ma a qualsiasi persona semplicemente appassionata di musica. non può sfuggire che si tratta di un brano di eccezionale gradevolezza e non dimostra affatto gli anni che ha: si tratta di una classica canzone napoletana colma di sentimento e piacevolissima. A tutti i lettori consiglio, anche, di connettersi a You Tube richiamando “’A vucchella” che potranno ascoltarla, col testo originale davanti, cantata da numerosi interpreti: Murolo, Pavarotti, Caruso, Bocelli ed altri Buon ascolto! Vincenzo Soriente - 31 - Antropos in the world Regimen Sanitatis Salernitanum - Caput XLVI DE CEREVISIA ET ACETO Grossos humores nutrit cervisia,vires praestat et augmentat Carnem, generatque cruorem. Provocat urinam, ventremque Mollit et inflat. Infrigidat modicum, sed plus desiccat acetum. In frigidat, macerat, melanch dat, sperma minorat,siccos infestat Nervos et pinguia siccat. . E’ la birra che alimenta pingui umori e corpo allenta, che rinforza il cor che langue,che produce e accresce sangue; eccitaImmagini suole l’oricorrelate: na, mentre gonfia e ammolla il ventre. Ben rinfresca un po’ d’aceto,ma più asciuga e l’umor lieto cangia in tristo, affievolisce e lo sperma diminuisce; reca danni ai nervi adusti e dissecca i pingui busti. LEVIORA LE COSE DELLA VITA Due carabinieri: - Tu sai chi è Alessandro Magno? - Non lo so. - Vedi caro mio, è un grande conquistatore che ha conquistato quasi tutto il mondo conosciuto a quei tempi-. - Ma tu come lo sai? Come mai all’improv-viso sei diventato così istruito? - Da quattro settimane sto frequentando una scuola serale e là si impara una marea di cose interessanti. La settimana dopo si incontrano di nuovo e quello cha va a scuo-la fa di nuovo una domanda: - Sai chi è Napoleone?L’altro fa un segno di non saperlo. - Era un imperatore francese che ha conquistato tutta l’Europa ed è stato sconfitto nel-la battaglia di Waterloo-. L’altro, sentendosi un po’ male per la sua ignoranza fa: - E dimmi adesso tu: sai chi e Mohamet Visualizza altri Hazamiessere ?immagini IL GIORNALE SALe TIRIC O DI SALERpotrebbero NO B a h , m ai sentito-. aacopyright.Invia feedback Direzione e Redazsoggette ione - via M rgotta,18 E ’ q u e l l o che tutti i mercoledì ,dalle 19:00 alle tel. 089.797917 22, fotte tua moglie mentre stai alla scuola. BRONTOLO - 32 - -Antropos in the world LETTERA DI UN SACERDOTE CATTOLICO Caro giornalista fratello : io sono un semplice prete cattolico. Sono felice e orgoglioso della mia vocazione. Venti anni che vivono in Angola come missionario. Vedo molti media, soprattutto indagare nella vita di preti pedofili: uno di una Città Stati Uniti d'America degli anni '70 , un altro in Australia negli anni '80 e via via in avanti , fino ai casi recenti ... Certo tutto condannabile. Alcune presentazioni giornalistici sono ponderate ed equilibrate, altre amplificano ed universalizzano, con pregiudizi e persino odio. E ' per me un grande dolore che persone malvagie, che dovrebbero essere testimonianza dell'amore di Dio , diventino pugnali nella vita di innocenti. Nessuna parola può giustificare tali atti. Non vi è dubbio che la Chiesa deve schierarsi dalla parte dei deboli , gli indifesi e quindi, prendere tutte le misure per la protezione, prevenzione della dignità dei bambini è sempre una priorità assoluta. Ma perché disinteressarsi curiosamente di migliaia di sacerdoti che sono consumati da milioni di bambini , adolescenti e svantaggiati nei quattro angoli del mondo? Ed io ho dovuto portare su strade minate, nel 2002 , molti bambini malnutriti dal Cangumbe a Lwena ( Angola), […]; si dovevano seppellire decine di piccoli decessi tra gli sfollati dalla guerra e quelli che sono tornati; Ciò avrebbe salvato la vita di migliaia di persone in Messico dal solo posto medico in 90.000 km2, e con la distribuzione di cibo e sementi. E che dire di Fray Maiato, con suoi 80 anni, passare di casa in casa a confortare i malati e disperati. Non è una novità che più di 60.000 dei 400.000 sacerdoti e religiosi hanno lasciato il loro paese e la loro famiglia per servire i loro fratelli in un lebbrosario , ospedali, campi profughi , orfanotrofi per i bambini accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di AIDS nelle scuole per poveri , nella formazione professionale in HIV strutture di assistenza ... O soprattutto in parrocchie e missioni per motivare le persone a vivere e all'amore . Neppure è una novità che il mio amico , P. Marcos Aurelio , per salvare alcuni giovani durante la guerra in Angola, tornando alla sua missione è stato ucciso per la strada. E fratello Francisco, con cinque donne catechisti , per andare ad aiutare le zone rurali più remote, sono mortiin un incidente in strada ; Decine di missionari - 33 - in Angola sono morti per mancanza di soccorso sanitario , per una semplice malaria ; altri, in visita al popolo, sono saltati in aria a causa di una mina , . Nel cimitero di Kalulo sono le tombe dei primi sacerdoti che sono arrivati nella regione ... Nessuno aveva più di 40 anni. La vita di un prete "normale", giorno per giorno, nelle difficoltà e le gioie, consumata tranquillamente per la comunità, non fa notizia . La verità è che noi non cerchiamo i titoli , […]. Fa più rumore un albero che cade, che migliaia di alberi che crescono. Lo fa più scandalo da un prete che non riesce, chea migliaia di persone che danno la loro vita per i bisognosi. Il sacerdote non è né un eroe , né un nevrotico . Lui è un uomo semplice , la cui umanità cerca di seguire Gesù e di servire i loro fratelli . C'è miseria , povertà e fragilità , come in ogni essere umano ; e la bellezza e la bontà , come in ogni creatura ... Insistere come ossessionato e perseguitare con vignette veramente offensive per sacerdozio cattolico, mi ha offeso. Non fare le scuse per la Chiesa ed i Sacerdoti . Il sacerdote non ê né un eroe , né un nevrotico, ma un semplice uomo, che ha scelto di seguire Gesù e servire i Fratelli. C'è miseria, povertà e fragilità , sono disponibili in ogni essere umano; e la bellezza e la bontà , sono disponibili in ogni creatura ... E ' giunto il momento di fare un po’ di chiarezza … da questa parte vi è l’esempio di tutta la nostra vita. Juan Pedro Antropos in the world GLI AIUTINI DI DRAGHI SERVIRANNO ALLE BANCHE NON AI CITTADINI Continuazione da pag.27 Ma – lo abbiamo visto – i Comandamenti delle sacre Tavole del Dio Denaro vietano di utilizzare la ricchezza a pro della collettività. La ricchezza non deve appartenere ai Popoli e agli Stati ma alle Banche. Le Banche creano il denaro e le Banche ricevono il denaro. Alle Nazioni, ai sistemi economici nazionali, alle popolazioni possono andare soltanto le briciole, cadute dalla tavola dei padroni. Allora questo benedetto Quantitative Easing non è utile a nessuno? Non è esatto neanche questo. A Draghi, per esempio, è stato utile. È servito a rafforzare la sua immagine di enfant prodige della finanza europea. Gli ha giovato anche la solita opposizione preconcetta di madame Merkel, che puntualmente riesce a far aumentare le simpatie per i suoi antagonisti. L’aspettativa per la nuova operazione è grande, ma i risultati – ci scommetto – saranno modestissimi. Un piccolo “aiutino”, un’aspirina buona per curare un raffreddore, ma del tutto inefficace per la polmonite doppia che tiene a letto l’Europa. Post Scriptum. Nel momento di licenziare l’articolo apprendo che il Governo Renzi si appresta a varare un’altra delle sue illuminate “riforme”. Ad essere nel mirino del Vispo Tereso, questa volta, sono quelle banche popolari e di credito cooperativo che rappresentano forse l’ultimo scampolo di “banca a misura d’uomo” presente sul nostro territorio. Il grimaldello per scardinare la loro fastidiosa sopravvivenza (fastidiosa per il sistema bancario cosiddetto “europeo”) è l’abolizione del limite dell’1% come quota massima detenibile da parte di ciascun socio. Questa soglia (stabilita dall’articolo 30 del Testo Unico Bancario) aveva fino ad oggi salvaguardato le banche popolari dallo shopping selvaggio degli “accorpamenti” a pro dei grandi gruppi bancari. Caduta questa limitazione, anche “le popolari” saranno fatalmente assorbite da un sistema bancario sempre più “alieno”, sempre più distante dalle esigenze reali del nostro tessuto produttivo. Ed un altro pezzo della nostra economia reale (i 450 miliardi di attivi gestiti dalle banche popolari) prenderà il volo e finirà nelle casse della finanza internazionale. Michele Rallo ( Da “ Le opinioni eretiche”) CONCORSO DI POESIA MATER DEI La Direzione di ANTROPOS IN THE WORLD, in collaborazione con la Chiesa Madre di Pagani,bandisce la quarta edizione del Concorso nazionale di poesia religiosa MATER DEI, per gli alunni degli istituti superiori ed autori adulti, ovunque residenti. Si partecipa con una sola lirica, mai inviata ad alcuna competizione poetica e che non superi i trenta versi. Gli elaborati dovranno giungere alla Direzione del Giornale, in Salerno, alla via Posidonia, 171/h, entro e non oltre il trenta aprile p.v. Una commissione specializzata,che sarà resa nota nel giorno della premiazione, valuterà atten- tamente i testi, scegliendo i vincitori che saranno premiati nella manifestazione che si terrà, in data da stabilire, nella magnifica chiesa del SS. CORPO DI CRISTO, in Pagani, entro il 30 maggio 2015. - 34 - Antropos in the world Di Giuffrida Farina COME HO SEMPRE PENSATO A MIA M O G L IE - 35 - Membership in the GNS Press Association Reg. ID 7676 8 – IPC / Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008 / Patrocinio Comune di Salerno prot. P94908 – 27.05.2009 / Patrocinio Prov. Avellino – prot. 58196 – 16.10.2012 / Patroc. Com. Pagani – prot. 0023284 – 29.07.2008 / Patroc. Prov. Salerno – prot. 167/st – 23.09.2009 / Patroc. Com. di S. Valentino Torio – 24.05.2008 – Acquisto Spazio/web del 26/04/06 - Aruba S.P.A. ANTROPOS IN THE WORLD, Rivista e Teleweb, hanno, inoltre , il patrocinio degli Enti Carminello e SS. Corpo di Cristo. Il giornale è a disposizione dei nostri lettori sul portale: http://www.andropos.eu/antroposintheworld.html Rivista e tele-web omonima: ma può essere richiesto anche in forma cartacea, previo la sottoscrizione di un abbonamento annuale http://www.andropos.it http://www.andropos.eu Canale videoYutube La teleweb ANTROPOS IN THE WORLD e la sua rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società civile e della vita,nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma di idiosincrasia. Pro pace, sempre contra bellum. http://www.youtube.com/user/MrFrancopastore Direzione e gestione Via Posidonia, 171/h, Salerno telefono/segr.tel: 089.723814 Fax: 089.723814 – ECDL:IT1531440 Contatti telematici: [email protected] Distribuzione: Lettura on line Ai sensi e per gli effetti del D. 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