Libero Pensiero Periodico dell’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori — Sezione Ticino 10 – 11 – 12 2 014 — Ottobre — dicembre Sommario pp. 2 – 3 Editoriale a cura di Giovanni Barella p. 3 LA LAICITÀ COME CONDIZIONE IRRINUNCIABILE DELLA DEMOCRAZIA Una critica alla pretesa delle religioni di avere uno spazio pubblico partendo da Flores d’Arcais di Edy Bernasconi pp. 4 –5 Religione nelle chiese e storia nelle scuole di Arnaldo Alberti p. 6 Quale Storia delle religioni? di Franco Zambelloni p. 7 EVOLUZIONE: NECESSITÀ O CONTINGENZA? di Diego Scacchi p. 8 Adotta un progetto Dalit Village di Reta Caspar p . pp. 9 –10 DIVERGENZE MORALISTICHE TRA VETERO E NEOCLERICALI di Guiber p. 10 il sudario sbiadito il credo bacato a cura di Gabor Laczko pp. 11 –12 LA MONOLATRIA DI ERETZ ISRAEL di Gaddo Melani p. 12 IL VASO SCOPERCHIATO DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO di Manuel Bergamelli pp. 13 –14 QUALCHE RIFLESSIONE SUL LIBERO PENSIERO di Giovanni Ruggia p. 15 Diritti dell’uomo: tra storia, presente e futuro (La regione, 07.08.2014) di Matteo Quadranti, Deputato PLR 2 ASLP – Ti Libero Pensiero, 2014 Anno VI – N. 22 editoriale a cura di Giovanni Barella RELIGIOPATIE Di buona lena mi ero messo a cercare scrivere un Editoriale con l’intenzione di sottolineare le molteplici tematiche affrontate in questo numero, ma mi son trovato questa volta un po'in difficoltà proprio per la quantità, fin quando sono stato attratto dalla parola RELIGIOPATIE, il tema monografico trattato nel bimestrale dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti italiani (no 4/2014). 1) È stato Richard Dawkins (sul settimanale Guardian, del 15 settembre 2001, pochi giorni dopo gli attentati alle torri gemelle di New York) che ha evidenziato il primo senso: “se c’è un numero considerevole di gente che si convince o viene convinta dai suoi preti che morire da martire equivale a premere il bottone per l’iperspazio ed essere proiettati attraverso un buchino in un altro universo, allora questo mondo diventa molto pericoloso. Specialmente se si crede che l’altro universo rappresenti la salvezza paradisiaca dalle tribolazione del mondo reale. Aggiungi infine promesse sessuali sinceramente credute, anche se ridicole ed avvilenti per le donne, e non ci sarà da sorprendersi se giovanotti frustrati e ingenui chiederanno a gran voce di essere scelti per missioni suicide.” Chiaramente viene posto l’accento sul fanatismo religioso di matrice islamica. Una critica alla violenza che “lo scrittore Mohammed Moulessehoul, ex ufficiale algerino che attualmente vive in Francia sotto lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra, ha evidenziato, per mezzo di numerosi romanzi, nella società religiopatica talebana dove tutti sono subordinati all’arbitrio dei religiosi e le donne sono disprezzate e tenute, di fatto, agli arresti domiciliari. (…) Il perfetto talebano è affetto da religiopatia in quanto nega i fatti, impone regole sociali basate sull’interpretazione letterale di dottrine arcaiche, e ritiene moralmente giustificato uccidere chi la pensa diversamente, giacché è convinto che tale imperativo venga da Dio”. 2) Per il secondo significato si prende come esempio e “si critica l’attuale assetto della società brasiliana, nella quale il cristianesimo evangelico, diffondendosi con carattere quasi epidemico, ha contagiato a tal punto le istituzioni (in un sordido connubio fra baroni della fede ed il potere economico) da dar luogo a quello che senza mezzi termini i suoi critici definiscono ormai “Stato religioso” con connoati inquisitori, che preferisce mantenere il popolo nell’ignoranza e nella letargia mentale, apparentemente appagato all’interno delle sue tradizioni (il calcio, il carnevale), e che ha ben chiaro come l’informazione e l’istruzione siano i maggiori antagonisti di ogni religiopatia”. Ma sono solo queste le distorsioni dello sviluppo psicologico e delle susseguenti sofferenze individuali indotte direttamente da ideologia e prassi religiosa? 3) La religiopatia “è parte delle cosidette Malattie Trasmesse Socialmente (MTS) secondo lo schema della memetica” (Il meme – dall'inglese meme, dal greco mímēma «imitazione» – è una entità consistente in una informazione riconoscibile dall'intelletto, relativa alla cultura umana, che è replicabile da una mente o un supporto simbolico di memoria – per esempio un libro – ad un'altra mente o supporto. La memetica è lo studio semi-formale dei memi e dei modelli evoluzionistici che spiegano la loro diffusione.) È risaputo che “ogni nostra conoscenza, ogni sistema filosofico è trasmesso socialmente” al punto che “la nostra stessa identità può essere considerata una costruzione sociale”. Se di primo acchito ciò può essere considerato di grande utilità, va ricordato che “vengono trasmesse socialmente anche le cose inutili e dannose”. Logicamente occorre prudenza “nell’affermare cosa sia utile o dannoso, come dimostrano la storia dell’isteria, dell’omofobia e dell’omosessualità”. In pratica le MTS si denotano per “un carattere discriminatorio e di pericolosità sociale (razzismo, Richard Dawkins ©Huffington post È un termine che non si trova nei dizionari e nelle enciclopedie ed anche in internet era pressoché inesistente prima che ne parlasse a lungo Francesco D’Alpa nel suo articolo “Patologie indotte dalla religione” (leggibile anche in http://apocalisselaica.net/varie/ ateismo-anticlericalismo-e-libero-pensiero/ patologie-indotte-dalla-religione). Sinceramente non credo che l’autore mi tirerà le orecchie se mi permetto di sintetizzare quanto da lui detto: la penso come lui e non mi sembra il caso di lavorare di metafore e similitudini per evitare il plagio. Nel medesimo tempo auspico pure comprensione da parte vostra. Per correttezza le citazioni letterali saranno presentate fra virgolette. Dunque: per “religiopatie” si intende “le psicopatie e le sociopatie a carattere primitivamente religioso, dunque indotte da ogni particolare religione.” Un’interessante definizione si trova su internet grazie ad una persona che “si presenta con lo pseudonimo di Jak Tak.” Dice: “Religiopatia: disordine della personalità caratterizzato da mancanza di coscienza morale, per il quale un individuo utilizza le proprie credenze religiose per creare un’illusione di giustizia o d’innocenza; condizione sociale caratterizzata da atti immorali ed antisociali compiuti per guadagno o per gratificazione personale adoperando la religione come giustificazione.” E continua definendo, di conseguenza, il Religiopatico: “persona senza coscienza morale che usa la religione come giustificazione per comportamenti antisociali; (…) una persona che usa il balbettio per rappresentare falsamente se stessa come onesta; un ipocrita religioso; un sociopatico che usa la religione per giustificare il proprio comportamento sociopatico.” Il termine è, di fatto, “utilizzato solo in tre accezioni: religiopatia del terrorismo (1), religiopatia dello Stato confessionale (2), religiopatia come malattia trasmessa socialmente (3).” Libero Pensiero 10 – 11 – 12 — 2014 omofobia, sessismo, …) che si avvalgono di un meccanismo di deumanizzazione dei diversi”. Per esempio nel caso dei fedeli delle religioni monoteiste del Mediterraneo “la MTS pone al centro della sua vita quanto è stato scritto oltre duemila anni fa da un piccolo popolo nomade su temi che vanno dalla cosmologia alla morale. (…) Tramanda insegnamenti e prescrizioni arcaiche in tema di regole sociali e arriva a giustificare moralmente anche azioni che ogni società evoluta attualmente giudica prive di senso”. Se da un lato va riconosciuto il valore dei rapporti e dell’apprendimento basati sulla fiducia verso i personaggi del passato, “è anche vero che questo affidamento non può sottrarsi ad una critica costruttiva (soprattutto quella proveniente dalla scienza). (…) Non a caso, per imporsi la fede ha bisogno di porre un limite alla conoscenza del reale. (…) Il limite del religiopatico viene certamente superato quando la credenza pretende di resistere ad un’assoluta evidenza, come nel caso delle teorie sull’età della terra, (…) o nel caso delle idee sull’anima”: si è dibattuto per secoli, in modo accademico, sul momento in cui l’anima entrerebbe nel corpo, ma “ da pochi decenni le pregiudiziali religiose hanno un forte impatto sociale in relazione alla liceità dell’utilizzo delle cellule staminali embrionali a fini di ricerca”. E l’ateismo? È anch’esso da considerare come 3 una malattia socialmente dannosa? “Nessun dubbio sul fatto che singoli atei o gruppi di atei possano aver prodotto socialmente altrettanto danno che singoli religiosi o gruppi di religiosi. Ma non è mai probabilmente successo che l’ateismo in sé abbia propagandato la violenza, così come invece hanno fatto sistematicamente (e perseverano tuttora) le religioni”. Insomma, di religiopatia, nei suoi diversi significati, se ne parla in pratica sempre anche nel nostro periodico. Ma non solo con critiche anticlericali, bensì e soprattutto con tematiche che evidenziano l’apertura verso dei comportamenti ed una ricerca basata sulla conoscenza e la ragione. Buona lettura! LA LAICITÀ COME CONDIZIONE IRRINUNCIABILE DELLA DEMOCRAZIA Una critica alla pretesa delle religioni di avere uno spazio pubblico partendo da Flores d’Arcais di Edy Bernasconi Dio è compatibile con la democrazia? Non ha dubbi Paolo Flores d’Arcais, il filosofo direttore di MicroMega, esponente di punta del pensiero laico. La sua risposta è un perentorio no. La religione, sarebbe meglio dire la fede, devono starsene fuori dallo spazio pubblico (‘La democrazia ha bisogno di Dio. Falso'pagine 130 – Idòla Laterza). D’Arcais nel prologo del libro citato non nega che il fatto stesso di porre questa domanda è oggi cosa sconveniente, in Italia ma non solo in Italia. È probabilmente proprio questa la ragione che lo ha spinto a sviluppare le sue riflessioni le quali mirano ad una rivalutazione delle ragioni dell’illuminismo e della democrazia, viene da aggiungere, di fronte al martellante richiamo, fattosi ormai trasversale, alla necessità di un ritorno della religione nello spazio pubblico. Questa tendenza discende da un giudizio sostanzialmente negativo verso la crescente secolarizzazione della società, processo che ha preso le mosse proprio dalla filosofia dei Lumi e che non avrebbe altro sbocco se non quello di portare l’uomo allo sbando in un mondo orfano di valori universali nel quale a prevalere sarebbero l’edonismo e il materialismo fine a sé stesso. In altre parole di portare al trionfo della barbarie. Non fu il pastore tedesco del resto a ritenere l’illuminismo la matrice che ha prodotto dittature totalitarie come il nazismo ed il comunismo, mettendoli sul medesimo piano? Il suo successore Francesco, nonostante l’aria di apparente novità che ha accompagnato l’inizio del proprio pontificato, non ha mancato di rilevare nella sua prima enciclica che ‘quando la fede viene meno, c’è il rischio che anche i fondamenti del vivere vengano meno’. In ciò il pensiero cristiano non si differenzia da quello islamico e delle religioni monoteiste in genere in quanto si sentono portatrici di valori superiori e come tali universali, strumenti forniti dalla fede in un dio del quale non sono in grado di dimostrare l’esistenza e, ancora meno, di attribuirgli la paternità di quei principi ai quali il mondo dovrebbe adeguarsi per volontà divina. La democrazia, pur con le crisi che sta attraversando nelle società occidentali, ha quale fondamento la ragione e quindi si regge sul confronto basato su idee che devono essere sviluppate partendo da fatti assodati e non con riferimento ai desideri calati dall’Alto da un Altro (dal trascendente). È questa la perentoria risposta di Paolo Flores d’Arcais. Viene alla mente qui la lezione del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach citato nell’ultimo numero di questa rivista da Gabor Laczko, il quale rovesciando il sistema hegeliano, nell’Essenza del cristianesimo e nell’Essenza delle religioni, ha sostenuto che non è l’uomo ad essere fatto ad immagine e somiglianza di dio, ma è vero il contrario. Certo, si dirà che nella storia del pensiero vi sono stati autori razionalisti, da Kant a Voltaire, per i quali dio sarebbe una necessità e di conseguenza che la comunità umana non può fare a meno del fatto religioso quale suo irrinunciabile collante. Tesi riprese oggi da un pensatore laico come Habermas. Sta il fatto che il richiamo al Trascendente (la t maiuscola non è un refuso) ha prodotto tutto e il contrario di tutto: non solo atti in direzione del bene comune (per i quali non vi è alcun bisogno di richiamarsi alla divinità), ma è anche responsabile di alcuni tra i crimini più pesanti che hanno toccato le vicende umane: dalle crociate, di cui il mondo occidentale paga ancora le conseguenze nello scontro in atto con l’islam, all’Inquisizione. Tutto questo è il prodotto del dogmatismo che caratterizza le religioni al cui interno prevale l’intolleranza, in particolare quelle monoteiste. Non è un caso se da parte dei fideisti, non sfuggono alla regola quelli che si spacciano per progressisti, vi è la pretesa di voler parlare ai credenti, ma anche ai non credenti. Con una premessa che infastidisce: sarebbero loro i depositari dei valori universali (gli unici possibili). Tornando al libro di Paolo Flores d’Arcais, il nodo viene al pettine quando si entra sul terreno di temi sensibili (la famiglia, l’aborto, l’omosessualità, l’eutanasia, la procreazione assistita). Molto più rassicurante è la tesi del filosofo di origini friulane per il quale presupposto di una società civile è l’autonomia della persona, da ritenere minimo comun denominatore del convivere democratico. Autonomia che è prima di tutto quella materiale, non manca di annotare d’Arcais il quale al di là di ciò che potrebbe apparire è da sempre anche uomo di sinistra. Il benessere di ognuno è la condizione irrinunciabile – secondo lui – perché la democrazia si realizzi appieno e la società non scivoli verso derive nelle quali la critica, stavolta non all’illuminsmo ma allo Stato sociale, finisce per giustificare l’azione caritatevole degli enti confessionali spingendo le persone verso la dipendenza (l’esatto contrario dell’autonomia che è il presupposto del rispetto della dignità umana). 'La democrazia è atea bellezza', insiste d’Arcais. Lo è non nel senso che non fonda i suoi valori su un ente supe-riore, ma è indifferente verso le religioni. Affermare questo significa negare la libertà religiosa? Assolutamente no, perché essa semmai deve essere garantita dalla libertà di culto. 4 ASLP – Ti Religione nelle chiese e storia nelle scuole di Arnaldo Alberti 1. Il rapporto "Ostinelli e Galetta"1 La valutazione della sperimentazione dell’insegnamento della Storia delle religioni nel secondo biennio della Scuola media ticinese, presentato il 27 maggio scorso nella sede del DFA in Piazza San Francesco a Locarno, è un documento serio, quasi un’analisi sociologica sulla possibilità reale e concreta di un confronto del religioso con allievi. Tuttavia, nella ricerca, non si è tenuto conto del fatto che la materia è stata proposta ad adolescenti nell’età in cui l’intelletto è permeabile e la nozione passa lasciando tracce all’interno della spiritualità dei giovani, la cui intensità è indipendente dalle intenzioni o dalla volontà dei docenti. L'insegnamento ideologico e religioso, inculcato nella gioventù, ha dato troppo spesso risultati sconsolanti per crederci. Esemplari sono i catastrofici esiti dell'indottrinamento nazista e fascista nelle scuole germaniche e italiane della prima metà del secolo scorso e quello marxista-leninista nell’URSS e nei paesi satelliti. Caduti i regimi non è rimasta quasi nessuna traccia di un’opera titanica d’insegnamento. Da noi, forse per pudore, l’indottrinamento cattolico nel Collegio Saint Michel, all’Università cattolica di Friborgo 2 e al Papio di Ascona, dove i rampolli delle famiglie bene ticinesi erano messi “al sicuro”, non è mai stato analizzato a fondo. La frequentazione delle cittadelle cattoliche dell'offerta del sapere, probabilmente per il fenomeno d’opposizione adolescenziale al padre, o alla sua proiezione in un “Dio padre onnipotente”, nella seconda metà del secolo scorso ha sorprendentemente prodotto un’ideologia di genere marxista su cui si basò la fondazione del PSA, un p artito lontano mille miglia dalla Chiesa cattolica. Il fatto di togliere dall’ambito esclusivo della fede una narrazione bimillenaria e portarla in un campo esclusivamente culturale è un’operazione difficile, che comporta rischi di cadute nella “mala fede”. Per i credenti, quando è materia di fede, è inammissibile spostare una narrazione religiosa nel culturale generico e per i non credenti suscita scetticismo l’accettazione intellettualmente onesta da parte dei credenti di “svalutare” e “svilire” a generica cultura un loro patrimonio fermamente ancorato nello spirito come forma e sostanza di dottrina. Forma e sostanza che nella psiche di chi crede sono elementi materiali e concreti. Perciò prima del sorriso di sufficienza o dell’indifferenza verso chi crede in una “storiella”, i non credenti dovrebbero soffermarsi un istante a riflettere sull’immagine del militare israeliano 3, fotografato recentemente, seduto presso la torretta del suo blindato mentre legge la Torah per prepararsi spiritualmente a massacrare i palestinesi. Se ci si confronta con questa cruda testimonianza e con molte altre che coinvolgono in particolare protagonisti delle tre religioni monoteiste, il sorriso di sufficienza si smorza e s’inizia a considerare il problema religioso con serietà e rigore. La sostanza del rapporto di Ostinelli e Galletta dimostra come lo Stato è capace d’essere indipendente e neutrale in un ambito dove i vertici cattolici, invece di promuoverne l’immagine della loro istituzione nella sede a ciò destinata che è e rimane l’edificio della chiesa, la riducono a quella di un ente parassitario, installato abusivamente e comodamente, per ragioni dimenticate, in un corpo statale moderno che dovrebbe essere rigorosamente laico e neutrale. 2. L’incoerenza cattolica La proposta di Bertoli4 , fatta direttamente alla Curia vescovile, di rinunciare a un’ora di presenza clericale nella scuola per dare spazio all’educazione alla cittadinanza, è stata categoricamente rifiutata dal vescovo Lazzari. Eppure ogni indicatore conferma che l’istruzione religiosa è culturalmente ininfluente nella società civile ticinese. La Chiesa non vuole prendere atto della sua incapacità e inadeguatezza nel frenare, o almeno ostacolare, un’ideologia oggi dominante ovunque. La dottrina, concepita come dogmatica, della preminenza del mercato sulla politica e del conseguimento del massimo profitto azzera, oltre che i valori dello Stato democratico, i fondamenti della fede cristiana. Lascia allibiti l’incoerenza di un’istituzione che si vanta d’aver contribuito alla caduta del comunismo e che oggi acconsente di trattare l’individuo come una merce da cui trarre il massimo profitto. Il vescovo ha detto che nell’ambito scolastico vuole fare cultura. Nella realtà non vuole perdere un caposaldo parassitario della sua Chiesa nello Stato. Bertoli, con lucidità, ha ribadito che non è politicamente possibile oggi escludere dalla Scuola pubblica la Chiesa cattolica; perciò, anche in considerazione del nuovo spirito che aleggia su questa istituzione dopo l’arrivo di Papa Bergoglio, l’ha invitata a farlo volontariamente e gradualmente. Nelle forze politiche che oggi sostengono la presenza della Chiesa cattolica nella scuola ed osteggiano uno Stato laico in cui i cattolici ritroverebbero la loro integrità ed indipendenza, troviamo un PPD che s’allontana sempre più dal referente cristiano e tende verso le istanze economiciste ed utilitariste5 della finanza e le forze retrive liberali con i leghisti e i democentristi blocheriani, che usano spudoratamente la Chiesa come strumento per consolidare il dominio del capitale e del mercato sulla politica. Comunione e Liberazione, nella vicina Italia, con Formigoni, ha dimostrato ampiamente come l’avidità di denaro e la rapacità, hanno sostituito, anche nel movimento d’avanguardia cattolica, i valori cristiani della solidarietà e dell’onestà. 3. La religione torni nelle chiese E'quindi desolante il quadro che oggi la Chiesa cattolica ticinese dà di se stessa ed è sconcertante che per mantenere posti di luogotenenza in strutture statali e laiche come dovrebbe essere la scuola, i cattolici ricattano lo Stato, accettando le offerte di protezione e supporto da poteri e partiti che esplicitamente negano i valori fondanti del cristianesimo. Un altro argomento che suscita sconcerto è il patrimonio immobiliare immenso a disposizione dei cattolici nel Ticino per la loro promozione. Le chiese Libero Pensiero delle città e dei villaggi sono state in gran parte restaurate e mantenute efficienti con contributi di decine di milioni di franchi versati da enti pubblici. Raramente e con successo sono usate per eventi di promozione culturale6. Oltre che alle funzioni e a riti domenicali, poco frequentati e sempre più rari e frettolosi per la carenza di officianti professionalmente preparati, gli edifici delle chiese hanno assunto un ruolo non indifferente d’attrazione turistica. La Chiesa cattolica sa benissimo ed è cosciente che la messa della domenica e il settimo giorno del riposo e dello spirito sono stati sacrificati alla nuova e devastante religione del consumo, del mercato e del profitto7. Il riposo, la meditazione spirituale, la preghiera e la messa domenicale hanno perso ogni significato e sono ovunque sostituiti dalla frequenza al supermercato e ai negozi che si vogliono tenere aperti anche la domenica. Per i non credenti, razionali ed umanisti, la sostituzione dell’ideologia dogmatica del mercato allo spirito religioso è una regressione inaccettabile nella peggiore delle superstizioni. Perciò la religione e il suo insegnamento dovrebbero tornare con urgenza e determinazione nell’edificio a loro più confacente: la chiesa. Solo con ciò è possibile evitare la dipendenza, le influenze ambigue e le inter$ferenze servili conseguenti alla commistione del clericale con lo Stato, negative tanto per le istituzioni religiose quanto per quelle pubbliche. 4. La storia nelle scuole E'antistorico e culturalmente inaccettabile negare l’essenza del divino, quello inteso da molti laici non come espressione o fenomeno che scende dall’alto verso l’uomo ma come risultato di una ricerca o proiezione dell’uomo verso l’alto. Quando si banalizza la manifestazione del divino, espresso nei limiti del ragione- 10 – 11 – 12 — 2014 vole, e si riduce a dogma l’ateismo, si sottraggono, per usarli indebitamente, forse inconsciamente o forse no, gli strumenti portanti su cui è costruito il complesso edificio di ogni fede in Dio. Le proiezioni dell’uomo nel religioso riguardano profondamente la natura dell’uomo stesso. Negando questo fatto si compie un’operazione anticulturale e di cecità nei confronti di tutto l’ambiente antropico che ci circonda, della sua storia e della memoria. Non si capirà mai il senso della religione se non si esplora profondamente cosa è l’arte nelle sue varie manifestazioni, partendo dalla letteratura, alla pittura, alla scultura, alla musica, all’architettura e non si studiano le implicazioni che queste espressioni hanno col religioso. Perciò la storia delle religioni nella scuola pubblica non può essere messa in un ghetto grigio e incolore della griglia oraria e insegnata, avulsa da un contesto culturale e storico generale. Non avrebbe nessun senso, anche per l’istituzione della Chiesa, separare il religioso dall’ambito civile storico e culturale nel quale nasce e si diffonde. Ridurre la materia a prodotto singolo, che si può acquistare prescindendo dagli altri e ghettizzandola, è una manipolazione, per evidenti e faziosi scopi di parte, della diffusione della cultura8. Per essere credibile l’insegnamento non dovrebbe collocare in uno spazio privilegiato ed esclusivo nessuna religione o ideologia. Parafrasando Erich Fromm9, nessun docente dovrebbe presentarsi in una scuola con una o le religioni sottobraccio, ma assumersi l’onere d’insegnare religiosamente per riportare l’allievo, invece che nell’odierna e devastante certezza dei dogmi, che toccano ogni ambito della vita sociale, nella cultura del dubbio: la sola che apre la mente dell’allievo alla libertà di scelta di una fede, laica o religiosa, e dei rispettivi valori fondanti che si ritrovano in un illimitato campo universale di biodiversità culturale, da esplorare e rispettare. 5 1 MARCELLO OSTINELLI, FRANCESCO GALLETTA, Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica, SUPSI, maggio 2014. 2 Dall’Università di Friborgo e dal Collegio Papio di Ascona, nella seconda metà del secolo scorso, sono usciti gran parte degli intellettuali di punta che hanno fondato il Partito Socialista Autonomo. 3 Le guerre e i massacri in Medio Oriente hanno una matrice religiosa. Gli Stati Uniti, con interventi militari e della CIA, dopo aver annientato lo spirito laico di orientamento socialista che stava alla base dell’ideologia del partito Baath in Irak ed ora in Siria, lasciano ovunque macerie politiche, morali e materiali. 4 Manuele Bertoli è un politico non sospetto di laicismo né d’appartenere alla corrente del libero pensiero. 5 Il Consigliere agli Stati PPD Filippo Lombardi, con il collega del PLR Fabio Abate, hanno presentato una mozione per la regolamentazione dell’apertura dei negozi. Il Consiglio federale ha deciso di proporre alle Camere una legge che stabilisce l’apertura nei giorni feriali fino allle otto di sera. 23 cantoni su 24 si sono opposti con l’argomento che ciò interferisce nell’autonomia dei Cantoni. È perlomeno comico che si ritiene di risolvere il problema del consumo costringendo le commesse ad orari e ritmi di lavoro proibitivi. La sola soluzione efficace è aumentare i salari, migliorare la condizione dei meno abbienti e non peggiorare quella del ceto medio che s’impoverisce sempre più. 6 Ascoltare il Messia di Hendel o la Creazione di Heiden in San Francesco a Locarno è quanto di più raffinato l’orecchio e la vista degli amanti della musica classica, anche dei non credenti, possono gustare. 7 Un luogo di pellegrinaggio di massa domenicale per i credenti nei dogmi del consumo è il Fox Town di Mendrisio. Rimane aperto la domenica in violazione della Legge federale sul lavoro. Il solo partito politico che si è finora opposto alla giustizia di classe (i ricchi come Tarchini violano impunemente la legge; per i poveri c’è l’accanimento giudiziario) è l’MPS (Movimento per il socialismo). 8 La storia delle religioni, avulsa da un contesto propagandistico e fazioso, riguarda in particolare la Storia dell’arte, della letteratura, della pittura e dell’architettura del contesto antropico in cui l’allievo vive. Riferimenti ad altre religioni, come l’islamica o l’ebraica, saranno comprese solo se si fondano sulla conretezza del fenomeno vissuto nel biotopo culturale in cui l’allievo vive e comprende la sua "biodiversità" nella concretezza. E'scontato l’insuccesso di ogni tentativo d’insegnamento religioso basato sull’astratto edificio ideologico o teologico sul quale le religioni si fondano. Lezioni di questo genere si possono fare solo a livello universitario. 9 ERICH FROMM, Avere o essere, Oscar Mondadori, ISBN 978-88-04-62004-4 6 ASLP – Ti Quale Storia delle religioni? Come già si sa, con la fine dell’anno scolastico, nel giugno appena scorso, la sperimentazione religiosa “storia delle religioni” è giunta al termine. La sua valutazione, in previsione d’una sua introduzione generalizzata nelle Scuole Medie cantonali, si è rivelata assai controversa se pensiamo anche al fatto che la stessa chiesa cattolica si è trovata d’accordo con noi Liberi Pensatori, seppur con logiche e differenti critiche, ad esprimere un giudizio negativo. Ora tutto è “nelle mani” dei Parlamentari ticinesi che dovranno esprimersi in merito dopo aver preso atto dei vari rapporti giunti loro. Non sarà sicuramente una decisione celere, anzi … perché parlarne ancora, dunque? Perché della serie “tutti i nodi vengono al pettine”, alias come il DECS è riuscito a “cambiar le carte in tavola”, ecco spuntare delle verità, grazie a persone (vedi articolo seguente) coinvolte attivamente dall’ allora Consigliere di Stato Gabriele Gendotti per dare inizio ad un progetto che veramente tenesse conto anche della critica alle religioni. persone Coinvolte a mo' di palliativo all’insegna di “Parigi val bene una messa”? Non dico di più, leggete quanto segue. GB di Franco Zambelloni Nel settembre 2009 mi fu chiesto di far parte della commissione che avrebbe dovuto elaborare il programma per l’insegnamento sperimentale di “Storia delle religioni”: accettai. Ero convinto – e lo sono tuttora – che se a scuola si studiasse davvero la storia delle religioni, e in particolare quella delle tre monoteistiche, i giovani ne trarrebbero un’immagine meno ingenua, più realistica, e, divenuti adulti, potrebbero scegliere consapevolmente se credere a una rivelazione, e a quale. Inoltre, un’analisi oggettiva e storica del fenomeno religioso stimolerebbe indubbiamente quella capacità critica e quell’autonomia di ragionamento che costituiscono importanti obiettivi della scuola dell’obbligo. Basterebbe attenersi ai testi sacri e ai documenti storici. Ad esempio, perché coprire con un velo di silenzio le tante raccomandazioni che Yahvé dà al suo popolo affinché stermini meticolosa- la pretesa odierna dell’abbraccio ecumenico è irrimediabilmente utopica mente i popoli che credono in altri dèi?: «[...] dovrai passare a fil di spada gli abitanti di quella città, la voterai allo sterminio, con quanto contiene e passerai a fil di spada anche il suo bestiame.» (Deuteronomio 13, 13-16; scelgo quest’unica citazione tra le tante). O ancora, perché tacere che nell’Antico Testamento appaiono esaltazioni di odio e di spietata crudeltà, come in questa invettiva contro Babilonia: «Beato chi afferrerà i tuoi piccoli / e li sbatterà contro la pietra» (Salmi 136:9). Lo studente che leggesse i Sacri Testi della tradizione ebraico– cristiana non potrebbe non chiedersi come si concilia il dio assetato di sangue («Inebrierò di sangue le mie frecce / si pascerà di carne la mia spada», Deuteronomio, 32,42) dell’Antico Testamento con quel “dio d’amore” che la dottrina cristiana ha costruito progressivamente, dopo la morte del Cristo. Suscitare domande, appunto, voglia di comprendere: questo dovrebbe essere il compito della scuola pubblica per stimolare lo sviluppo del pensiero critico. Una storia delle religioni deve ovviamente soffermarsi anche su quanto di bello e di buono i tre monoteismi hanno portato in termini etici e di cultura. Ma nascondere l’intolleranza che ha caratterizzato le tre religioni abramitiche per la quasi totalità della loro storia e che ha causato innumerevoli violenze e morti non sarebbe fare la storia delle religioni, ma falsificarne la storia. Il pensiero critico sarebbe stimolato anche se venisse messo a confronto con le tante contraddizioni e incongruenze tra i testi del Nuovo Testamento, tanto più se si spiegasse all’allievo che i quattro Vangeli ai quali oggi si fa riferimento sono stati imposti, nel IV secolo, come gli unici autentici tra le decine di versioni che circolavano nei primi secoli d.C. e che furono poi fatte sparire; e che, una volta stabilita “l’ortodossia” con l’appoggio dell’autorità politica, essa venne imposta con la forza e questo comportò la persecuzione dei pagani e degli “eretici” da parte di quei cristiani che si arrogarono il privilegio dell’unica vera fede. Del resto, a voler trattare seriamente la storia del cristianesimo, si vedrebbe che la religione dell’amore universale ha prodotto contrasti, asti e rancori già tra le prime chiese; poi, via via che l’alleanza di religione e potere si faceva più solida, venne la giustificazione della persecuzione degli eretici da parte di Sant’Agostino e di tanti altri insigni teologi, e ne seguirono i conflitti e la violenza che hanno accompagnato l’affermazione dell’“ortodossia” nel corso dei secoli, contro manichei, donatisti, docetisti, pelagiani e via seguitando; e l’accanimento dei cristiani contro i “perfidi giudei”; e le guerre dei cattolici contro anglicani, luterani, calvinisti… Quel che vale per il cristianesimo vale, ovviamente, anche per la religione di Mosè e per quella di Maometto: la storia dei tre monoteismi è in gran parte storia di violenza, di guerre sante, di crociate benedette dal rispettivo dio. E come potrebbe essere altrimenti? Se uno solo è il vero dio, e se comanda di convertire, anche con la forza, chi non crede in lui, la pretesa odierna dell’abbraccio ecumenico è irrimediabilmente utopica; e lo studente che fosse indotto a riflettere, difficilmente potrebbe concludere diversamente da quanto scriveva nel 1516 Pietro Pomponazzi: “Supposto che ci siano solo tre religioni, quella di Cristo, di Mosè e di Maometto, o sono tutte false, e così tutto il mondo è ingannato, o sono false almeno due di esse, e così è ingannata la maggior parte degli uomini”. Dunque, fare davvero la storia delle religioni sarebbe, a mio avviso, la migliore lezione di tolleranza: porrebbe in evidenza che ogni integralismo, ogni dogmatica presunzione di verità assoluta e rivelata, porta ad escludere una parte di umanità. E forse ne verrebbe una religiosità più pura, attenta all’etica e non alla dogmatica, capace di scindere nettamente la fede come fatto privato da quel connubio tra religione e potere che ha contrassegnato la quasi totalità della storia umana. Con questi intendimenti partecipai ai lavori della commissione, e nel corso di due anni preparai schede di lavoro, per docenti e allievi, basate su testi e documenti storici: la Commissione le accettò. Quando poi fui uscito della Commissione venni a sapere, per via indiretta, che tutto quel materiale era stato scartato “perché troppo difficile”. Libero Pensiero 7 10 – 11 – 12 — 2014 EVOLUZIONE: NECESSITÀ O CONTINGENZA? C’è un dilemma, di natura filosofica ma anche biologica e antropologica, che concerne quanto è successo dal giorno del Big Bang (13,8 miliardi di anni fa) in poi o, più modestamente, dal giorno (4,57 miliardi di anni fa) della comparsa del sistema solare e della nostra terra, rispettivamente da quando, sul nostro pianeta, è comparsa la prima forma di vita (3,5 miliardi di anni fa) alla comparsa dell’homo sapiens, e della sua attività che ha cambiato l’aspetto del mondo. Più precisamente, il quesito concerne la motivazione di quanto avvenuto, e cioè l’evoluzione dal primo organismo unicellulare all’attuale costellazione di fauna e flora che popola la terra. Essa deve essere attribuita a un programmazione, con una finalità di partenza, o è dovuta ad eventi fortuiti, contingenti? L’opera fondamentale, che ha fatto dibattere in questi ultimi decenni due opposte correnti di pensiero, è il libro, pubblicato nel 1970, di Jacques Monod, biologo e premio Nobel per la medicina nel 1965, intitolato "Le hasard et la necessité": il sottotitolo precisa che si tratta di un saggio sulla filosofia naturale della biologia moderna. Monod illustra le due contrapposte concezioni: da una parte quella che definisce “ animista “ che considera gli esseri viventi i prodotti elaborati, perfetti, di un’evoluzione universalmente orientata che si è realizzata, perché doveva realizzarsi, nell’uomo e nell’umanità. Dall’altra parte, l’opinione di chi considera questa teoria un errore, contrario a quanto realmente successo nel corso di innumerevoli millenni, alla cui origine è individuabile quella che viene definitiva l’illusione antropologica: l’uomo, se non più il centro del mondo, comunque l’erede dell’intero universo. Dal canto suo, Monod precisa così la sua tesi: "la biosphère ne contient une classe prévisible d’objets ou de phénomènes, mais constitue un évènement particulier, compatible certes avec les premiers principes, mais non déductible de ces principes. Donc essentiellement imprévisible". Un contributo importante alla tesi che privilegia l’evento contingente è dato da Telmo Pievani, professore di filosofia della scienza, con la pubblicazione nel 2011 di "La vita inaspettata" dove tratta del “ fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto “ e che si concentra sulla comparsa dell’uomo: un accadimento dovuto alla pura contingenza. Un’opera che, con molte altre, si oppone al cosiddetto "disegno intelligente", sostenuto da molti cristiani creazionisti, ostili alla teoria di Darwin, per i quali Dio ha voluto, fin dall’inizio, un’evoluzione finalizzata all’apoteosi finale della comparsa dell’uomo. Le due opposte tesi sono pregevolmente esposte in un libro che prende le mosse da un dibattito, organizzato dalla rivista Micromega, e pubblicato nel 2013, dal titolo "Il caso o la speranza?" e che ha per interlocutori Paolo Flores d’Arcais, filosofo, ateo, direttore della rivista menzionata e autore di numerose pubblicazioni, in particolare a difesa di una concezione rigorosa della laicità, e Vito Mancuso, teologo, autore di parecchi libri nei quali difende la concezione di un cattolicesimo aperto, spesso in contrasto con i principi emanati dalle massime autorità ecclesiastiche, critico verso un’interpretazione conservatrice della bibbia e avverso ai dogmatismi, convinto darwiniano. Il punto del contendere tra i due interlocutori è quello a sapere se quanto avvenuto nella storia del cosmo e nella vita della Terra ha un significato, che comporta una direzione e uno scopo. Risposta affermativa per Mancuso, negativa per Flores D’Arcais. Per il primo esiste un’entità, l’energia, che spiega l’evoluzione programmata del mondo, la quale proviene "dal punto cosmico primordiale, il cui scoppio ha prodotto i gas primordiali dell’idrogeno e dell’elio e via via – per una progressiva organizzazione della materia– energia tale da produrre sempre più informazione e complessità. Fino a giungere alla mente, la quale è in grado di vedere questa logica e riproducendola assume il carattere di cuore". Argomentazione rifiutata dal secondo,che la ritiene irrazionale e non corrispondente alla realtà, per cui afferma che 'non esiste alcuna energia libera' nella vita, dai batteri alle piante e dagli animali all’uomo, almeno nel senso in cui la fisica tratta il concetto di energia". Quanto al dilemma tra contingenza e necessità, Mancuso ritiene di poterlo risolvere mediante una mescolanza tra le due, che presiederebbe all’evoluzione, la quale si snoda tra i due principi, ed afferma: "Il mio esistere, la mia personalità è frutto dell’impasto di questi due principi, che in maniera pura, da soli, non esistono: esistono sempre nel loro mischiarsi. La libertà umana esiste solo in questa forma 'articolata' e complessa". Un’impostazione decisamente respinta da Flores D’Arcais, proprio perché lo scopo fondamentale e inoppugnabile sostenuto dal suo interlocutore, incluso già nel Big Bang, non lascia "spazio per nessuna contingenza, paolo flores d'arcais www.uccronline.it di Diego Scacchi perché anche una sola avrebbe fatto deragliare il cosmo da quel telos (termine greco che significa scopo, fine), e nessun sapiens sarebbe mai apparso". Secondo Flores, l’alternativa rigorosa "alla tesi che la biologia evoluzionistica empiricamente ci offre di un andamento del cosmo e poi della realtà terrestre attraverso la contingenza, cioè il prodursi di circostanze in cui poteva avvenire ogni volta qualcosa di diverso da quanto effettivamente avvenuto" non sarebbe nient’altro che "il determinismo più assoluto e assolutamente onnicomprensivo". Mancuso asserisce che la sua tesi è determinata dalla sua credenza in Dio: "Credendo in Dio, io affermo l’esistenza di una patria, di un porto, di un approdo a cui il lavoro dell’essere-energia è destinato". L’evoluzione programmata fa perciò parte di un sistema di pensiero che, partendo dall’esistenza di Dio, coinvolge altre tematiche fondamentali, quali l’anima e la sua esistenza, la concezione dell’etica, il senso della vita, la materia e lo spirito, oltre alla concezione filosofica. A questo sistema se ne contrappone un altro, fondamentalmente ateo e che comunque prescinde da Dio, che delle tematiche sopra esposte ha una concezione assai diversa, segnatamente l’evoluzione fondata sulla contingenza. E'quest’ultima che spiega la comparsa dell’homo sapiens, dovuta, tra altre molte cause, al meteorite che, 65 milioni di anni fa colpì lo Yucatan, causando, con l’immensa e densa nube che oscurò il sole, la scomparsa di tutti i dinosauri. Al che Mancuso, ammettendo che l’uomo poteva anche non esserci, replica che, comunque, non poteva non esserci il senso del sapiens sapiens, a costo di avere oggi un Saurus sapiens. Per tirare una conclusione, da non credente chi scrive preferisce comunque l’homo sapiens, anche se frutto del caso. 8 ASLP – Ti Adotta un progetto Dalit Village di reta caspar, sefgretaria aslp IHEU International Humanist and Ethical Union + ASLP www.iheu.org/?s=Dalit Dalit o Paria (gli oppressi o intoccabili) sono definiti i fuori casta o quinta casta nel sistema sociale e religioso induista. Il termine "dalit" (in sanscrito “dal” significa “spezzare, spaccare, aprire”). Dal 2012 l’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori, in cooperazione con l’Unione Internazionale EticoUmanistica, promuove un progetto in favore di un’educazione laica ed umanistica nel villaggio Dalit di Keshavapuram, nell’Andhra Pradesh, Stato dell'India centro-orientale che si affaccia sul golfo del Bengala. Rapporto Annuale — 2013 Le attività del secondo anno del progetto miravano a portare gli abitanti Keshavapuram a una vita senza superstizione. 1 Centro umanista per il cambiamento sociale Il centro svolge un ruolo importante nella sensibilizzazione dei giovani. Nel centro si trovano i giornali e quindi l'accesso agli eventi mondiali. Circa 250 persone approfittano regolarmente di questa opportunità. Materiali didattici consentono ai giovani di prepararsi per gli esami di ammissione in professioni quali polizia, poli-tecnico, amministrazione, ecc. Nel 2013 ne hanno beneficiato 25 giovani. 150 persone hanno visitato la libreria, di cui un terzo regolarmente. A tutt'oggi un certo numero di abitanti conosce quindi le biografie di personaggi di origine Dalit come Ambedkar e riformatori sociali come Phule, Periyar, ecc. 2 Consultazioni per le donne Nel 2013 circa 200 donne hanno partecipato a laboratori sui diritti delle donne, la salute, la prosperità, le leggi, il denaro, la superstizione. 3Orientamento professionale per i giovani Durante un corso di sei giorni, 45 giovani sono stati consigliati e preparati agli esami per accedere all'istruzione superiore. Sei giovani che avevano abbandonato la scuola hanno colto l'occasione per ritornarci. È iniziata la raccolta di fondi per le biciclette necessarie per frequentare le scuole più discoste. 4"Club scienza" Fondati l'anno scorso questi club sono diventati veri e propri luoghi di amicizia per i bambini. Oltre alla conoscenza del mondo e della società vengono edotti sui loro diritti in quanto minori. 5 Spiegazioni scientifiche invece di superstizione In occasione di cinque eventi pubblici, con la partecipazione di circa 600 persone, sono stati smascherati i trucchi più diffusi tra i maghi locali e i leader religiosi. È stata così data una spiegazione scientifica dei loro presunti miracoli, e i metodi della medicina moderna sono stati confrontati con la magia nera, di cui i Dalit subiscono l'influenza fin dall'infanzia. 6Campi salute A Kamineni, in 10 aree attrezzate, con la collaborazione dei medici e del personale dell'Ospedale Narkatpalli, 25 persone sono state operate alla cataratta e 150 pazienti hanno ricevuto cure odontoiatriche. Quasi 300 donne hanno beneficiato di una visita ginecologica e sono state debitamente consigliate; 400 pazienti sono stati curati in seguito a lesioni ai legamenti e 25 per problemi di tipo otorinolaringoiatrico. Circa 600 persone sono state trattate contro la malaria e altre affezioni stagionali. Sono stati distribuiti gratuitamente farmaci del valore di 60.000 Rupie (900 CHF). 7 Visita di giornalisti tedeschi Il 17 gennaio 2013 giornalisti tedeschi hanno visitato il villaggio; avevano saputo del progetto Keshavapuram tramite il sito dell'ASLP. Il loro rapporto sui problemi dei Dalit è stato trasmesso da Deutschlandfunk nel febbraio 2013. 8Prospettive Il progetto Keshavapuram sarà completato a fine 2014. Il comitato centrale ASLP ha già deciso di proseguire con l'esperienza in India, adottando un altro villaggio Dalit, che sarà individuato, dopo attenta valutazione, da Babu Gogineni, responsabile del programma IHEU (Unione internazionale etico-umanistica). donazioni in sostegno al progetto Donazioni al seguente conto sono esentasse nel Cantone di Berna: Freidenker-Vereinigung der Schweiz Spendenprojekt Postfach, 3001 Bern 89-788791-9 IBAN: CH54 0900 0000 8978 8791 9 I versamenti a partire da sFr. 100.- saranno oggetto di una lettera di ringraziamento automatica. Le autorità fiscali del canton Berna dal 2014 hanno detassato determinate attività dell'ASLP a motivo di pubblica utilità: 1. Formazione IBAN CH96 0900 0000 8557 9352 8 2. Consulenza giuridica IBAN CH39 0900 0000 8918 1744 4 3. Aiuto umanista IBAN CH54 0900 0000 8978 8791 9 4. Cerimonie per persone senza risorse IBAN CH68 0900 0000 8999 5667 7 Maggiori informazioni su: http://www.librepensee.ch/fr/accueil/ spenden/ Libero Pensiero 9 10 – 11 – 12 — 2014 DIVERGENZE MORALISTICHE TRA VETERO E NEOCLERICALI Meglio assassini che concubini? Oppure no? di Guiber "Don" Tarcisio Vicario, parroco di Cameri, Comune del novarese, ha le idee chiare in materia di dottrina e di morale: nel senso che questa deve informarsi a quella. Ovvero, le attitudini e le abitudini comportamentali vanno assunte e praticate così come si conviene a chi vuole appartenere alla Chiesa cattolica. In evidente controtendenza con la linea proposta dalla corrente aperturista incarnata dall’attuale pontefice, il parroco non ritiene né corretta né opportuna la tolleranza esibita dai vertici ecclesiastici nei confronti dei "fedeli" di scarsa osservanza. Tanto più che una simile disponibilità potrebbe essere interpretata come una sorta di "comprensione" (Horribile dictu!) per la dissidenza, per l’insubordinazione, per la disobbedienza. Ma che ha fatto di tanto clamoroso il "sacerdote" di Cameri, perché il suo nome abbia avuto, per un attimo fugace, gli onori della cronaca al di là del ristretto ambito locale? Tarcisio Vicario, evidentemente stufo di veder disattese da parte di molti parrocchiani le disposizioni che essi dovrebbero adempiere per appartenere alla comunità dei fedeli, ha quindi deciso di denunciare, quale gravissimo e imperdonabile "peccato" una condotta che, di fatto, implica la scomunica (o se si preferisce, l’autoscomunica) o quanto meno l’esclusione dai sacramenti. E va da sé che, perseverando nell’errore, gli inosservanti si pregiudicano irrimediabilmente la vita eterna: perché fuori della Chiesa non c’è salvezza. Sul bollettino parrocchiale sono dunque apparse le riflessioni dal sacerdote, ove tra altre piacevolezze si legge che per la Chiesa cattolica è più grave il peccato di convivere senza aver contratto il matrimonio religioso rispetto all’aver compiuto un omicidio. L’affermazione è intenzionalmente provocatoria: un accorgimento volto a turbare con un paradosso l’immaginario dei fedeli, per indurli a riflettere e (possibilmente…) a ravvedersi. [Di transenna, va rilevato che la Chiesa fa distinzione tra l’omicidio che consiste nel togliere la vita ad una persona fatta e finita e l’omicidio perfezionato mediante l’intervento che interrompe in fase embrionale un percorso procreativo: dal primo ci si può emendare mediante il sacramento della penitenza ricorrendo all’ausilio del prete, il secondo comporta la scomunica automatica (latae sententiae!) e può essere rimesso solo da chi abbia rango episcopale. Ciò vien a confermare che sono ritenuti imperdonabili i peccati che hanno attinenza con quello "originale"] Il fatto è che, come subito ha rilevato Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, nel tentativo di rimediare alla gaffe del suo sottoposto, l’equiparazione tra convivenze / situazioni irregolari e omicidio risulta inopportuna e fuorviante, e quindi errata. Il parroco aveva tuttavia richiamato correttamente la dottrina della Chiesa circa il peccato e la sua riparazione attraverso il sacramento della riconciliazione e della penitenza. In tale ottica, se è vero che il peccato causa la rottura della comunione con il dio e attenta altresì alla comunione con la Chiesa, è altrettanto vero che il riconoscimento della colpa e la sua confessione, unitamente al proposito di non ricadere in fallo, hanno per effetto il perdono del dio e la riconciliazione della Chiesa. e non dà segno di volersi ravvedere. In tale condizione si trovano appunto tutte quelle persone che decidono di convivere more uxorio o contraggono solo il matrimonio civile e non quello religioso, perché così assumono una condotta di vita non conforme alla morale clericale, ponendosi "al di fuori del sacramento". Il cardinale Collins, più avveduto del parroco di Cameri, non commette l’ingenuità di bollare come "più grave" una colpa (ad esempio, l’omicidio) rispetto ad un’altra (ad esempio, il concubinaggio), si limita a rilevare che la prima può essere rimessa anche quando, per debolezza, il peccatore vi ricada (quante volte? anche settanta volte sette!), mentre la seconda rimane imperdonabile in quanto si configura come una "infedeltà continuativa". Sappia il buon cristiano-cattolico regolarsi di conseguenza… Ovviamente, il discorso sulla perdurante e dunque imperdonabile condizione di peccato si estende a tutti quei comportamenti (soprattutto nell’ambito sessuale, ma non solo) che non sono conformi alla corretta osservanza del sesto comandamento: libere unioni, pratiche contraccettive, fecondazione artificiale, omosessualità e quant’altro. La dottrina è chiarissima al proposito, come ha rilevato recentemente il cardinale canadese Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto: "La misericordia di Dio è abbondanLa sparata del parroco di Cameri ha avuto non temente assicurata a tutti i peccatori. L’omicidio, poco effetto, soprattutto nei confronti di quei l’adulterio e altri peccati, non importa quanto "fedeli" che tengono un piede dentro la Chiesa e gravi, sono perdonati da Gesù, specialmente l’altro fuori, ovvero di quelli che desiderano attraverso la riconciliazione, e il peccatore essere inclusi tra i figli della divinità rivelata senza perdonato riceve la comunione". Inoltre, sulla voler apparire troppo bigotti, insomma, di stessa linea del parroco di Cameri, il prelato quelli che aspirano a godere dei benefici decanadese ha dichiarato redimibile il "peccato rivanti dall’appartenenza al gregge clericale, occasionale", circoscritto nel tempo, e dal quale senza esser tenuti alla stretta osservanza di chi l’ha commesso si dissocia confessandolo norme comportamentali antiquate e non più e ripudiandolo. Ma, con rigorosa coerenza, egli al passo con i tempi moderni. Per altro, la Chiesa ha altresì evidenziato che non si può assolvere si è da tempo resa conto del rischio che l’imchi vive in uno stato peccaminoso perdurante posizione autoritaria e intollerante nell’ambito 10 ASLP – Ti delle direttive morali possa allontanare i molti suoi fedeli caduti nel… libertinaggio. Per questo ha tentato di praticare un’opportuna tolleranza per le debolezze della carne, pur richiamando l’esigenza di osservare, per lo meno nelle intenzioni, i comandamenti divini, i precetti ecclesiastici e le norme morali che scaturiscono dagli uni e dagli altri. Ciò facendo, non è riuscita a rispondere adeguatamente alle nuove situazioni generate nella società post–sessantottesca da una diversa concezione del sesso, del matrimonio e, in generale, delle relazioni familiari. La benevola manifestazione di tolleranza è stata interpretata come una conces- sione alla permissività, se non al lassismo. Con una conseguente diminuita autorevolezza della gerarchia, cui ha fatto riscontro il calo d’obbedienza dei fedeli. In una situazione tanto problematica, la Chiesa si è trovata nella necessità di cambiare aspetto in modo radicale e di dare una svolta alla sua politica missionaria. Apparentemente. Certo è stata una mossa clamorosa quella di provocare, in nome del rinnovamento, l’abdicazione del papa Ratzinger per poterlo sostituire con il papa Bergoglio. A tempi nuovi, uomini nuovi. Paradossalmente, riconoscendosi inadeguato, il capo dimissionario ha mostrato la propria… infallibilità. Dal canto suo, il novello "Papa Buonasera" (tale il suo primo straordinariamente banale saluto rivolto al pubblico dei fedeli, urbi et orbi) ha intravisto il modo di piacere a tutti (ma non agli "atei devoti" già tifosi del "pastore tedesco"), e ha trovato una folla acclamante di pecorelle smarrite, di ex dissenzienti, di ex agnostici orfani di certezze: tutti pronti ad andare in brodo di giuggiole ad ogni sua esternazione e disposti ad accoglierlo come un novello "boccadoro", profeta di misericordia e di pacifismo a buon mercato. Il sudario sbiadito A cura di Gabor Laczko il credo bacato La storia del pensiero libero non deve restringersi alla considerazione dei personaggi esplicitamente areligiosi come ateisti, materialisti o agnostici. In molti casi i protagonisti della ricerca cognitiva erano pensatori che lasciavano intatto nella loro visione l’immagine di Dio che contraddistingueva il loro ambiente. Sia per la forte resistenza psicologica dei contenuti assorbiti durante la fase di educazione infantile, sia per la consapevole prudenza determinata della forza oppressiva della chiesa cattolica verso gli "eretici", questi pensatori si sono fermati sulla soglia del libero pensiero. Tuttavia hanno seminato delle idee nuove che hanno iniziato a corrodere lentamente i fondamenti della fede. Fra il grande numero di questi "eretici" occulti, voglio mettere in rilievo solo alcuni attori, cercando comunque di evitare l'errore di fare di ogni erba un fascio. Perciò parlerò solamente di alcuni aspetti dei loro pensieri, che presi per sé, si rivelano molto critici verso l’atteggiamento religioso, anche se celati dietro le proclamazioni di fede di questi pensatori "rivoluzionari". Come primo citiamo Giambattista Vico (1668 – 1744), un importante pensatore napoletano. Difende il cristianesimo, ma comprende la storia come divisa in tre età: quella degli dei, quella degli eroi e quella degli uomini. Durante l’età degli dei, periodo primitivo che sarà superato da quelli successivi, lo spirito dell’uomo nella percezione del mondo si riferisce a cause immaginarie, i fenomeni vanno interpretati come opere divine, perché l'uomo non è ancora pervenuto a conoscerne le cause scientifiche. Vico non osava trarre da questa idea la logica conseguenza che anche il Dio del Vecchio Testamento andava collocato in questa visione e ha preferito costruire un sistema contorto per salvare la dottrina della chiesa cattolica, tuttavia ha senza dubbio formulato un’idea che fa vacillare i fondamenti religiosi. La sua dottrina fu ripresa dal genio polivalente Robert Jacques Turgot (1721-1781), ministro della marina francese, poi delle finanze, intendente della Provincia di Limoges, economo, scrittore e filosofo. Egli afferma che il ruolo del cristianesimo, oltre che per la salvezza eterna, sia in rapporto con la difesa del diritto e della giustizia e con le condizioni di civiltà: un ruolo utilitario, quindi. Come Vico, anche Turgot interpreta nella storia dell’umanità le figure delle divinità come espressione di cause immaginarie di tutti quei fenomeni che egli non è ancora pervenuto a conoscere scientificamente. Insomma: con la fantasia gli uomini concepirono il cielo come un gran corpo animato, tra fulmini e tuoni assegnarono nome al primo dio, e poi dettero corpo a tutto ciò che svegliava la naturale curiosità, figlia dell’ignoranza e madre della scienza. È questa l’età degli dei, dove i primi poeti teologi "si finsero l'iniziale favola divina". Con altre parole, pian piano il progresso della scienza sostituisce gli dei. Pierre Jean Georges Cabanis (1757-1808) va oltre nel suo pensiero illuministico e anticipa approssimativamente le scoperte della moderna neuroscienza (Ricordo che Immanuel Kant, alla domanda che cos’è l’Illuminismo risponde: L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo.) Le conclusioni di Cabanis arrivano a sostenere che il cervello elabora le impressioni ricevute dai sensi, le trasforma in idee e le ordina nei giudizi, (un processo simile all’azione dello stomaco nella digestione). Questo vale anche per i contenuti religiosi. Al Museo d’Arte di Basilea è esposto un dipinto di Hans Holbein d.J. con il titolo "Adam und Eva", dove Eva porge ad Adamo una mela dalla quale esce un verme. Due sono i significati possibili di questo simbolo: "attenti, la mela è marcia", cioè non vi gusterà a causa delle minacce di Dio, oppure … "questa credenza è bacata"! Libero Pensiero 11 10 – 11 – 12 — 2014 LA MONOLATRIA DI ERETZ ISRAEL "Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino" 1 di Gaddo Melani E'una storia antica di millenni, fatta di stragi e carneficine, volta alla conquista di terre e alla maggior gloria di un dio mai pago di onori e sangue, un dio che si definisce geloso 4 (e di chi se non degli altri dei?) all’origine non tanto del monoteismo quanto di una monolatria. Lo stesso dio di Deir Yassin 5, di Qibya 6, del campo profughi di Jenin 7, di Gaza; il dio di Giosuè e di Davide, ma anche di Sharon e di Netanyhau. A sostenere la continuità delle esortazioni di Jahvè, sempre impegnato al fianco del popolo eletto, sono i rabbini delle comunità ortodosse israeliane che si rifanno ai versetti biblici inneggianti al genocidio dei nemici di Israele per avallare i crimini di oggi. Israel Shahak 8 cita innumerevoli esempi di queste esortazioni rabbiniche al genocidio dei palestinesi, come i seguenti versetti diffusi fra i militari per giustificare il massacro di Qibya: "E dunque ucciderai tutti i maschi tra i bambini e tutte le donne che hanno conosciuto l’uomo per essersi giaciute con lui" 9. Dopo la guerra del 1973 il rabbino capo del Comando, colonnello A. Avidan, scrive in un opuscolo che quando i militari nel corso di un’azione bellica incontrano dei civili e non sanno se hanno o meno intenzioni ostili "… è permesso e persino doveroso ucciderli, come stabilisce l’Halakhah 10 che autorizza ed esorta a uccidere tutti i ‘buoni' civili cioè quei civili che danno l’impressione di essere buoni". Le citazioni potrebbero proseguire a lungo. Il rabbino Yitzhak Shapiro, nel libro "Torah del Re", scrive che è lecito uccidere i non ebrei anche bambini e neonati se costituiscono una minaccia anche potenziale per ebrei o per Israele .11 Il rabbino Mordechai Elyau, uno dei principali rabbini di Israele, nella precedente offensiva contro Gaza, esortò l’esercito a uccidere anche i neonati e i bambini per salvare la vita ai soldati israeliani 12. Ricordiamo ancora come nel 2006 il Consiglio rabbinico degli insediamenti ebraici in Cisgiordania esortò l’esercito a ignorare la morale cristiana e a sterminare il nemico in Libano e Gaza 13. : "Va dunque e colpisci Amalek e vota "Attraversate la città dietro di lui allo sterminio quanto gli e colpite, il vostro occhio non appartiene, non lasciarti prendere abbia compassione e siate senza da compassione per lui, ma uccidi pietà. Uccidete sino allo sterminio uomini e donne, bambini e lattanti, vecchi, giovani, vergini e bambini buoi e pecore, cammelli e asini" 2 e donne…." 3 I valori della vita Non si può capire la politica israeliana se non si tiene presente l’ideologia giudaica che permea il paese con la persistente nozione di popolo eletto, che non riguarda solo i religiosi (si veda la nota 4) e che, concretamente, rende loro lecito quanto agli altri è proibito. Per molti rabbini ortodossi del Partito Nazional Religioso (già al governo con Netanyahu) le convenzioni internazionali incriminanti l’uccisione deliberata dei civili, che rappresentano la "morale cristiana", non sono vincolanti per gli ebrei. Il termine "essere umano", secondo la loro lettura della Bibbia, si riferisce ai soli ebrei. Così vanno letti i comandamenti "non uccidere" o "non desiderare la donna o la roba altrui", come divieti all’interno della sola comunità ebraica D’altronde non fosse così non si potrebbero conciliare gli inviti divini a stragi e genocidi con questi comandamenti. Nello stesso modo si spiega "ama il prossimo tuo come te stesso" là dove per prossimo si intende l’ebreo. Altrimenti si avrebbe un dio schizofrenico che da una parte detta le tavole a Mosè e dall’altra impone stragi ed eccidi. Racconta Shahak di essere stato presente al rifiuto di un ebreo ortodosso, per non rompere la festività del sabato, di telefonare per chiamare un’autoambulanza per soccorrere un non ebreo che aveva avuto un collasso. Ebbene, il tribunale rabbinico di Gerusalemme, al quale Shahak si era rivolto, stabilì che l’ebreo in questione si era comportato secondo i dettami della fede. Annota Shahak come né le autorità rabbiniche israeliane né quelle della diaspora hanno mai smentito il principio secondo cui gli ebrei non possono violare la Shabbat per salvare la vita di un gentile. Molto chiari in proposito sono i "Responsa" del rabbino Eli’ezer Yahuda Waldenberg (all’epoca presidente dell’Alta Corte rabbinica di Gerusalemme). Ecco un passo: "…secondo quanto stabilito dal Talmud e nei codici della legge ebraica, è vietato dissacrare lo Shabbat sia violando la legge biblica che quella rabbinica, per salvare la vita a un gentile in gravi condizioni. E altresì vietato, durante lo Shabbat, aiutare le donne gentili a partorire". E'importante sottolineare come i membri delle corti rabbiniche siano di nomina statale e che a queste corti lo Stato delega importanti e fondamentali ruoli legislativi. Ad esempio hanno il monopolio in fatto di matrimoni e divorzi. I matrimoni, sono consentiti fra i soli ebrei e solo in forma religiosa. In tal modo il moderno Stato di Israele fa proprie le rigide norme bibliche con un identico fine: salvaguardare l’omogeneità etnica e religiosa da ogni contaminazione che ne leda la purezza. Non ebrei, coppie miste o atee possono sposarsi civilmente all’estero per poi farsi registrare in Israele. Una simbiosi criminale L’ottusità religiosa condiziona fino ai limiti dell’assurdità la realtà israeliana. Agli inizi degli Anni '70, il segno internazionale dell’operazione aritmetica di addizione , considerato troppo simile alla croce, fu cancellato da tutti i libri di testo delle scuole elementari di Israele e sostituito con una specie di 'T' maiuscola rovesciata. Annota Shahak: "Se una cosa del genere fosse stata ordinata da Gheddafi o Khomeini, tutto il mondo ne sarebbe stato informato immediatamente in forma drammatica!" L’influenza dei religiosi è crescente e i loro insegnamenti trovano sempre più ampi spazi. Osserva ancora Shahak come vecchi testi talmudici vengono ristampati in edizioni economiche e diffusi nelle scuole. Ai ragazzi si insegnano così "passi come quello che prescrive a tutti gli ebrei di recitare una preghiera di benedizioni quando passano davanti a un cimitero ebraico e, invece, di recitare una preghiera di maledizione alle madri dei morti se si tratta di un cimitero non-ebraico". Oppure come questi versetti di una preghiera, composta per i bambini del partito Shass (ultra–ortodosso, già al governo) per la festa del Simchat Torah, in cui si legge: "Un giorno di perdono per gli ebrei, un giorno di lapidazione per gli arabi / un giorno di soccorso per gli ebrei, un giorno di terrore per gli arabi". Razzismo religioso, proprio delle principali religioni monoteiste, a riprova, per dirla con Leo Zen 14 che il problema non risiede in quella o quell’altra fede, ma nella religione in quanto tale. La politica israeliana, tanto quella nei confronti dei palestinesi e del resto del mondo, quanto 12 ASLP – Ti quella interna, è il prodotto della simbiosi venuta a crearsi fra l’ortodossia giudaica e le componenti nazionaliste e colonialiste del sionismo storico. Una politica, che non fa onore al popolo ebraico, né alla sua grande cultura, né alla sua storia. 3 Ezechiele capitolo 9, la punizione di Gerusalemme. 4 Deuteronomio 9 5 Uno degli autori della strage, del 1948 – il numero dei morti non è mai stato stabilito, secondo le varie fonti si va da 110 a 250- Menachem Begin, futuro premier, ebbe a dichiarare: "Come a Deir Yassin noi attaccheremo il nemico ovunque si trovi. Dio, tu ci hai scelto per la conquista". 6 Nel 1953, soldati israeliani, al comando di Ariel Sharon, uccidono una settantina di civili arabi bruciandoli vivi nelle loro abitazioni. 7 L’eccidio risale al 2002. Si parla di circa 500 vittime, in gran parte civili, sepolte in fosse comuni scavate con i buldzoer. 8 Israel Shahak (1933-2001), ebreo polacco, ex-deportato a Bergen Belsen, professore 1 Giosuè 16-27 La presa di Gerico. Ma non sono certo da distruggere le ricchezze. In effetti il versetto così prosegue: "Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra al Signore, devono essere nel tesoro del Signore". 2 Samuele, 15:7-8. A volte è meno crudele. Come punizione per avere rubato l’Arca dell’Alleanza, "il Signore colpì gli uomini della città, piccoli e grandi, e un flagello di emorroidi scoppiò in mezzo a loro" Samuele, 5:6-9 universitario, fondatore e a lungo presidente della Lega israeliana per i diritti umani. Fra i più impegnati e noti critici del sionismo e della teocrazia israeliana, è autore di numerosi saggi. Fra questi Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni, Centro librario Sodalitium, 1997, dal quale abbiamo ricavato le citazioni presenti in questo articolo, non altrimenti attribuite. 9 Numeri 31: 13-20, versetto 17 10 Raccolta delle norme che regolano l’osservanza delle leggi ebraiche 11 Tratto dal sito Livelook che rimanda al sito Internet del quotidiano israeliano Haaretz 12 Ibidem 13 Ibidem 14 Leo Zen, Il falso Jahvè, ed. Clinamen IL VASO SCOPERCHIATO DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO di Manuel Bergamelli oggigiorno), il verbo del fanatismo può dilagare ogni giorno in Iraq e in Siria, la Turchia ha assistito liberamente sulla rete, catturare i curiosi, negli ultimi anni all’ascesa di Erdogan e al grasedurre l’adolescente alla ricerca di avventura duale smantellamento dello stato secolare imposto da Kemal Atatürk. La democrazia mitiQualunque sarà il suo epilogo, lo stato e di ribellione. Una civiltà distratta è condannata a smarrire la propria identità, a svanire ga l’arbitrio del potere, ma non può prevenirne islamico dell’Iraq e del Levante nella commemorazione di se stessa. Spesso l’abuso. Senza una vigilanza dinamica, attenta (ISIS) dell’autoproclamato “califfo” dimentichiamo che i nostri valori fondanti e spassionata sul complesso intreccio che regge al-Baghdadi ha segnato un punto di svolta nella riflessione sul problema – libertà, laicità, tolleranza, ecc. – sono il risultato la nostra civiltà, rischiamo di cedere sempre di precise condizioni sociali e culturali, che più spazio alla risacca dell’integralismo. islamico. Non tanto per la novità, quanto per l’ampiezza di una minaccia andrebbero preservate in un’ottica di condivisa sensibilità storica, al di sopra cioè di ogni che, dopo l’11 settembre 2001 e gli attentati alle metropolitane di Londra contingenza politica o elettorale. La promozione di un’istruzione pubblica e di qualità, e di Madrid, è stata parzialmente l’incentivazione del sapere umanistico e scienaccantonata. tifico, la lotta alla miseria (ma anche politiche Fino a poco tempo fa ha prevalso la tentazione di accoglienza più selettive e mirate all’effettiva di declassare l’estremismo islamico a qualche volontà di integrazione), fungono da argine sparuta cellula di al Qaida e a frange di fanatici contro quei focolai di ignoranza e di degrado stanziate nei territori mediorientali o africani che rappresentano la fucina del fanatismo, (come Boko Haram in Nigeria). L’ISIS – culmine religioso e non solo. plateale di altre preoccupanti episodi (come Proprio l’illusione che il nostro modello potesse la guerra civile in Mali) – prova invece che il reggersi senza prerequisiti, e dunque fosse jihadismo è vivace, riscuote appoggi tra la popo- esportabile senza contraccolpi, ha prodotto lazione locale, ed è in grado di dotarsi di un le catastrofi annunciate in Nordafrica e esercito ben armato e addestrato. Cosa ancor Medioriente. L’Europa e gli Stati Uniti hanno più sbalorditiva, l’ISIS arruola incessantemente creduto, con ingenuità quasi infantile, che le giovani provenienti da tutta Europa, non solo “primavere” arabe potessero avvicinare i loro figli di immigrati ma anche autoctoni convertiti popoli all’Occidente. Se non che, dopo la destida poco all’Islam, impazienti di morire nei tuzione di Mubarak, le elezioni hanno conteatri di conflitto agli ordini di aguzzini che segnato l’Egitto alla Fratellanza musulmana; non parlano neppure la loro lingua. appurato l’inghippo, non è rimasta altra via se Si tratta certamente di un’esigua minoranza non quella di restaurare la dittatura militare. (quantunque agguerritissima), composta in In Siria, il sostegno incondizionato ai ribelli ha buona percentuale da individui psicolabili che gettato il Paese nel caos, favorendo la nascita cercano attraverso il Corano di elevare una e il momentaneo trionfo dell’ISIS (anche grazie violenza latente e inconfessata ad una dimenalla precedente caduta del regime brutale, sione religiosa, dunque assolutoria. Non ma pur sempre laico, di Saddam Hussein). sbaglia tuttavia chi coglie in questo fenomeno Ora, persino l’esecrato “dittatore” Assad si acuna breccia generazionale. Con la progressiva cinge a diventare un improbabile interlocutore scomparsa di solidi mediatori culturali (i “valori dell’Occidente nella battaglia al terrore. "Jihadi John", presunto assassino dei giornalisti americani James foley e steven joel sotcloff. irrinunciabili”, che suonano così antiquati Pur senza il clamore dei massacri perpetuati Libero Pensiero 13 10 – 11 – 12 — 2014 QUALCHE RIFLESSIONE SUL LIBERO PENSIERO Raffaello Sanzio, La scuola di Atene (particolare). I due personaggi (storici, non mitologici) rappresentano il modo di procedere del libero pensiero: usare la mente applicando principi logici (il mondo delle idee che ci indica Paltone) ma ancorarla nell’esperienza concreta (come suggerisce il palmo della mano di Aristotele). Nessuno dei due modi di indagine è perfetto, vanno utilizzati entrambi in interazione reciproca. di Giovanni Ruggia Nel LP 04-05-06-2014 barb@nar si chiedeva se la triade repubblicana "liberté- égalité-fraternité" potesse funzionare nella realtà quotidiana. L’autore argomentava che ognuna può dare origine a esiti non voluti se la si porta all’estremo e provava a ridefinirne i termini come autonomia– dignità–solidarietà. Credo che il problema non stia nella definizione dei termini, ma nel valore assoluto che si tende a dar loro. Libero pensiero è l’arte di amalgamare diversi valori, tutti importanti, che vanno soppesati e messi in relazione caso per caso utilizzando la ragione umana, coscienti dei suoi limiti: È un continuo lavoro di equilibrio tra esigenze contrapposte: autonomia e uguaglianza, libertà personale e interesse generale, mai definitivo. Forse per questa ragione i padri dell'illuminismo ne hanno fatto una triade di valori che devono stare in equilibrio tra loro. Tra l’altro non vi siete mai chiesti perché non si sente parlare di madri dell'illuminismo: i diritti umani sono forse cose per soli maschi, bianchi e privilegiati? Vedremo di dare una sbirciatina anche a questa questione da un’angolatura inusuale. Scendiamo subito nel concreto, nelle questioni politiche dei diritti umani; della libertà di pensiero; della parità di genere, classe, razza; della laicità dello stato. Cominciamo da lontano con un po'di storia antica dei diritti umani. Si identifica spesso l'Occidente con la democrazia (Antica Grecia) e l'Oriente con la dittatura (imperi autocratici). Ma la realtà non è così semplice, l'Impero Sassanide, e prima di lui quello Achemenide, erano multietnici e vi erano presenti la libertà di commercio, la sicurezza, la libertà religiosa; la condizione femminile era migliore che nell'Antica Grecia, le donne godevano del diritto alla proprietà privata e di indipendenza, ed esercitavano importanti ruoli politici come sacerdotesse e attraverso le relazioni familiari. In Grecia invece, e poi nel diritto romano, le donne non avevano il controllo del loro beni, dipendevano dal genitore, dal marito o, se nubili o vedove, da un tutore che doveva apporre la propria autorizzazione anche per le disposizioni testamentarie. Inoltre le donne non avevano mai eredi propri, nemmeno i loro stessi figli, in quanto non possedevano la patria potestas (i figli sono del padre e dal padre ereditano). Questa situazione, tra l'altro, ha contribuito 14 ASLP – Ti alla diffusione e al consolidamento del cristianesimo. I vescovi delle prime chiese cristiane, puntando sulle conversioni di donne, assicuravano una bella fonte di reddito alla chiesa; quali tutori di vergini e vedove controllavano importanti ricchezze. La frase "Date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio" può essere letta in quest'ottica: quel che va alla chiesa si libera del controllo pubblico. Si cita spesso questa frase di Gesù Cristo per coloniali non dicevano siamo autorizzate dalla legge, ma siamo autorizzate dalla natura o da Dio. Inoltre i diritti umani hanno sempre bisogno di garanzie concrete, giuridiche, politiche ed economiche, affinché siano davvero fruiti e agiti da tutti. Infine assumere che i diritti umani siano frutto di un'opera umana significa ammettere che siano strumenti imperfetti, frutto di conflitti e negoziazioni tra parti con interessi e valori differenti. Ciò non significa sminuirne la portata e l’importanza, ma vuol dire, costatandone la fragilità e l’incompiutezza, ideare modi efficaci per garantirli e migliorarli. I diritti umani sono un prodotto della storia, sono un processo tuttora in corso. Non sono ancora universali: potranno diventare di tutti se tutti contribuiscono a idearli, interpretarli e farli propri. Ma il pluralismo capace di produrre diritti universali non è quello dei rappresentanti di ogni nazione, etnia o religione. È quello che rappresenta le diverse il Libero pensiero è l’arte di amalgamare diversi...valori argomentare che la religione cristiana contenesse già "in nuce" la moderna concezione della separazione stato – chiesa. Ora, ciò è contraddetto dalla storia. Il primo obiettivo dei papi è stato proprio quello di conquistare il controllo dello stato e ci sono riusciti da Costantino in poi. Da allora lo stato non si è più liberato dalla tutela della Chiesa fino alla rivoluzione liberale. Inoltre il detto si rivela un comoda riserva mentale a disposizione delle cerchie religiose fondamentaliste per negare lealtà alla società civile e anzi combatterla, anche con l'intimidazione e la violenza, abusando ipocritamente delle leggi dello stato. La maggior parte dei documenti che sanciscono i diritti dell’uomo danno per scontato che gli esseri umani nascano con dei diritti – «tutti gli uomini nascono liberi e uguali» – e che il diritto positivo debba solo riconoscere questo stato di cose. Secondo questa concezione i diritti umani si fondano sul diritto naturale. Sembrerebbe una buona idea affermare che l’esistenza dei diritti umani non dipende da un legislatore e che gli uomini rimangono titolari di diritti anche quando un despota cattivo lo nega. Il diritto naturale però è un concetto molto scivoloso e può essere controproducente. Non è invocato solo dai "buoni" che intendono proteggere libertà e uguaglianza di tutti. Anche i nazisti credevano nel "naturale diritto" della razza superiore di sottomettere tutte le altre. I coloni consideravano diritto naturale conquistare nuovi territori sfruttando e schiavizzando i popoli che vi abitavano. Le potenze ... che vanno soppesati e messi in relazione caso per ... caso posizioni all’interno di ogni paese e di ciascuna confessione. "Tutti" comprende anche i dissidenti, gli emarginati, gli eterodossi e gli scettici. Alcuni studiosi distinguono due aspetti complementari e di vasta portata del sentimento comune nell'orientare il comportamento nei confronti degli altri: la giustizia e la premura. Il primo procede da una concezione più filosofica della giustizia, una concezione dell'etica impersonale, insensibile. Il secondo da una concezione relazionale, più proattiva, derivata dall' esperienza interpersonale di legami naturali e approfondimento delle relazioni. Allora potremmo porre le rivendicazioni di "liberté" ed "egalité" nel primo campo, e la "fraternité", fattore mitigante, nel secondo. Alcuni approcci femministi ritengono che le donne sono di natura più portate alla premura, mentre i maschi preferiscono discutere impersonalmente di giustizia, e portano a esemplificazione due figure bibliche. Da un lato Abramo, disposto a sacrificare il proprio unico figlio per fedeltà e cieca obbedienza al proprio dio, dall'altro la donna del giudizio di Salomone, che, pur di salvare la vita a suo figlio, è disposta a rinunciare al diritto di maternità. Personificazioni del contrasto tra lettera e spirito delle leggi. Gli studi sperimentali eseguiti, tuttavia, non danno risposte convincenti. Le differenze sessuali riscontrate sarebbero piuttosto dovute a cause sociali: l' espressione morale della premura nelle donne, in alternativa all'esprimere giudizi, sarebbe funzione del loro ruolo subordinato nelle società, e ciò sembra proprio rivelarsi il caso anche per altre categorie minoritarie o subordinate. Chissà che non ci sia un insegnamento in ciò: noi liberi pensatori probabilmente non diventeremo mai maggioritari, le verità rivelate sono molto più comode. Per promuovere il nostro stile di vita non ... utilizzando la ragione umana, coscienti dei suoi .limiti dovremmo limitarci solo ai temi politici dei diritti umani, della laicità dello stato, dell'anticlericalismo. La promozione del libero pensiero non la si può fare solo con le leggi dello stato, non si liberano le persone dai condizionamenti religiosi criticandole, non è possibile obbligare le persone a pensare liberamente. Proviamo a essere più proattivi, proponiamoci come esempi positivi, puntando anche su aspetti sociali e culturali della ricerca della felicità. Libero pensiero non significa pensieri in libertà senza controllo. Il libero pensatore si sente libero di accedere a territori intellettuali dove nessuno è mai stato o dove altri ti dicono di non mettere piede, libero di esplorare le conseguenze di ogni proposizione, ma si basa sulla razionalità e i fatti verificati. Il libero pensatore non si limita all'attività intellettuale, sa che il nostro cervello è parte del nostro corpo, che la nostra mente non è qualcosa di trascendente. Il libero pensatore non disprezza il corpo, perché sa che senza corpo, niente mente. Ascolta i segni che gli invia il proprio corpo, sa interpretare le emozioni e le sensazioni che le proprie azioni e le reazioni degli altri provocano su di lui, apprezza la bellezza della natura, delle opere artistiche, letterarie, musicali ecc., apprezza il piacere e il benessere dell'attività fisica, del lavoro ben fatto, del sesso, dell'amore… . Libero Pensiero 15 10 – 11 – 12 — 2014 Articolo apparso su La Regione, rubrica "il dibattito", giovedì 7 agosto 2014 Diritti dell’uomo: tra storia, presente e futuro di matteo quadranti, deputato plr L’Encyclepédie di Diedorot e d’Alembert definisce una “Nazione” come: “Una quantità considerevole di popolo, che abita una certa estensione del Paese, racchiusa entro determinati confini, e che obbedisce al medesimo governo”. La concezione illuministica della nazione non fa parola circa la storia, la cultura, la lingua, la religione quali elementi costitutivi di una nazione: non si accenna a ”identità” o “comunità”. Gli enciclopedisti sostenevano l’universalismo; una società intesa come somma di cittadini, non come organismo vivente; un’autorità fondata sulla democrazia e la laicità piuttosto che su un dio o un’aristocrazia ereditaria; un individuo autonomo e maturo definito per ciò che lo unisce agli esseri umani, non come individuo separato dagli altri. Anche per questo i Lumi hanno generato critiche da 200 anni a questa parte, inclusi gli anti-Lumi quali sono il fondamentalismo islamico ma anche i movimenti nazional-populisti europei e nostrani. Negli ultimi decenni è emerso che i Lumi furono il tentativo di costruire un nuovo umanesimo dei moderni, una straordinaria rivoluzione culturale destinata a condizionare ancora il nostro presente. Con la Rivoluzione francese e il Terrore, il progetto illuminista di difendere l’uomo s’interruppe e la storia europea prese un’altra strada dacché emersero poi i nazionalismi di cui sappiamo. Ma perché l’Illuminismo ha scoperto e puntato tutto sui diritti dell’uomo? La risposta risiede nei qua- si 200 anni (dal ‘500 al ‘700) di guerre religiose e civili che coinvolsero, con i suoi orrori, milioni di persone in Europa. Guerre tra protestanti e cattolici che spaccarono la cristianità e la sua idea di una Verità unitaria, fecero nascere odi inestinguibili, incrementarono il numero degli scettici e soprattutto misero in crisi l’idea dominante secondo la quale non c`è né comunità umana né civiltà possibile senza religione. Infatti, lungi dal frenare o limitare la volontà di potenza e lo spirito assassino dell’uomo, Dio era infatti divenuto – e lo è tuttora – l’incredibile pretesto per uccidersi, senza pietà: allora, tra cristiani, e ancora oggi tra mussulmani, nonché tra cristiani e mussulmani, mussulmani ed ebrei,… Lo ammisero e compresero i padri del moderno diritto naturale volto a creare una nuova scienza morale dei doveri dell’uomo slegata da religioni che mettevano e mettono tutti contro tutti. Si andò verso la scoperta dell’idea morale dei diritti dell’uomo come possibile freno e limite all’istinto di potenza, conquista, avidità e crudeltà dell’uomo. Fu sul fallimento della cristianità in fiamme, che minacciava di travolgere la stessa esistenza dell’individuo, che nacquero quindi l’Illuminismo e il suo linguaggio politico dei diritti. Si inizio dal diritto naturale alla vita di Hobbes, alla libertà religiosa con Barbeyrac, e si finì con il diritto alla ricerca della felicità di Burlamaqui, affidandosi all’opera dell’uomo ragionevole, non alla divina provvidenza. La creazione di una nuova morale razionale e universale basata sui diritti, l’educazione all’umanità non più legata al nesso morale-religione quale principio fondatore della convivenza civile, divennero i veri obiettivi. Si fece largo con Voltaire, Rousseau, Filangeri l’idea di una “religione naturale” comune a tutti i popoli pensata per migliorare l’esistenza degli individui e il rispetto dei loro diritti, nonché le prime indagini sulla religione come esperienza e bisogno esistenziale dell’uomo di lenire le sofferenze e le angosce. La riscoperta dei diritti dell’uomo è avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale, dopo la Shoah e ciò conferma la loro necessità a combattere la volontà di potenza di taluni. Purtroppo la lezione non è appresa. Lo constatiamo giornalmente. Ancora oggi vi è enorme difficoltà ad accettare la natura universalistica e cosmopolita legata all’idea di dignità dell’uomo. Mentre nessuno osa dubitare del carattere universalistico della scienza o del mercato, ciò non vale per i Diritti dell’uomo. E ciò benché siano tutti figli di quel mondo. I diritti dell’uomo fanno paura e la fanno a quei poteri a cui danno fastidio l’autonomia, le libertà e i diritti fondamentali dell’uomo. I poteri cambiano, assumono nuove e svariate forme, prediligono l’ignoranza all’educazione. Da qui la necessità di restare vigili, rinnovare e adattare costantemente il dibattito sui diritti dell’uomo. Guai a prescinderne, peggio a dimenticarsene. Puntiamo ovunque su un individuo fabbro del proprio destino di progresso. LE PAGINE OSCUR(AT)E DELLE SACRE SCRITTURE "Quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete forte le catene dei prigionieri" (Sura 47:4) Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l'avevano inseguito, e tutti furono caduti sotto i colpi della Anno VI – N. 22 (nuova serie) Ottobre – Novembre – Dicembre — 2014 ISSN 0256-8977 Edizione ASLP-Ti Casella Postale 122 CH–6987 Caslano ISNN 0256-8977 Stampato presso Fratelli Roda SA Industria grafica e cartotecnica Zona industriale 2 CH – 6807 Taverne Progetto grafico e impaginazione Antonio Bertossi Abbonamento per 4 numeri Fr. 10.- (Estero € 10.-) Per i membri ASLP-Ti l’abbonamento è compreso nella tassa sociale annuale. Gli interessati residenti in Svizzera possono abbonarsi versando la quota sul c.c.p. 65-220043-3 intestato a: Bollettino Libero Pensiero, 6987 Caslano I lettori residenti all’estero desiderosi di abbonarsi alla nostra pubblicazione sono invitati a mettersi in contatto con la redazione ad uno dei seguenti indirizzi: Redazione Libero Pensiero, Casella postale 122, 6987 Caslano (Svizzera) oppure redazione.libero.pensiero @gmail.com Prossima chiusura redazionale 30 novembre 2014 Chi è Libero Pensatore? L’impegno e l’azione del Libero Pensiero conseguono ad una scelta di vita fondata sui principi della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà che prescinde da ogni aspettativa di ricompense ultraterrene. Il libero pensatore può essere ateo, agnostico, panteista o persino credente in una entità superiore indefinita, ma non contemporaneamente fautore di una confessione religiosa. L’adesione all’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori non è compatibile con l’appartenenza ad una qualsiasi comunità religiosa. Nel rispet to di un a to ta le liber tà d’espressio ne la redaz ione precisa che gli ar ti co responsabi li sono sotto la lità dei sing oli autori. Libero Pensiero Periodico dell’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori Sezione Ticino spada finché non ne rimasero più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. (Giosuè 8:24)