d’Italia CANONE RAI NELLA BOLLETTA ELETTRICA: L’ULTIMA VERGOGNA DEL GOVERNO ANNO LXII N.271 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Ezio Miles La Rai batte cassa e lo fa adottando il vecchio, inossidabile sistema dell’“esproprio proletario”. Nel 2015 il canone finirà infatti nella bolletta della luce. Per pagare i compensi super a Fazio, alla Littizzetto e a tutta l’allegra armata circense del Pd, il governo mette le mani nel portafoglio di tutti gli italiani, anche di quelli che non posseggono un televisore, che vedono solo Mediaset o Sky, che si collegano alle reti televisive attraverso un computer, anche di quelli che non guardano mai la tv per il semplice motivo che la detestano (e ce ne sono parecchi). Il Grande Fratello Esattore Quello che a suo tempo non osarono fare i potenti della Prima Repubblica e poi, via via negli anni, neanche i vari Prodi e D’Alema, lo fa Renzi. E meno male che passa per uno che, secondo i sondaggisti più in voga, piacerebbe anche agli elettori di centrodestra. Solo un premier di sinistra (e di quella anche un po’ bolscevica) potrebbe pensare di WWW.SECOLODITALIA.IT ricorre al Grande Fratello Esattore (quello da cui nessuno può sfuggire) per continuare a difendere i privilegi dei soliti noti dell’informazione e dell’intrattenimento. Né vale consolararsi al pensiero che pagheremo meno (da 120 a 80 euro all’anno). Il fatto è che pagheremo tutti e che si tratta comunque di una torta di 1 miliardo e 800 milioni che finirà nelle fauci dei tanti amici di Renzi e del Pd. In ogni caso, il principio di imporre una nuova tassa per foraggiare la faziosità di Stato va contro il comune senso del pudore. Reazioni indignate Ma è probabile che l’operazione non filerà tanto liscia al Pd e ai suoi amici. Il Codacons annuncia battaglia: «Si tratta di una barbarie nei confronti degli utenti, e siamo pronti ad impugnare qualsiasi provvedimento in tal senso» afferma il presidente Carlo Rienzi. «La legge afferma che tale imposta è dovuta da chi possiede un apparecchio adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive, ma imporre al citta- sabato 22/11/2014 dino l’onere di dimostrare di non avere tali strumenti nella propria abitazione, pena l’addebito diretto in bolletta, appare un atto abnorme che finirà per complicare la vita ai cittadini». Spara dal alzo zero contro il governo anche Matteo Salvini: «Il canone Rai da pagare con la bolletta della luce è una vergogna. Costringere gli italiani a pagare anche se non hanno la tv in casa è una vergogna assoluta. Faremo ricorso ovunque, anche in Europa perché non è possibile tartassare gli italiani». Una stroncatura viene inoltre dal presidente dell’Autorità per l’Energia, Guido Bortoni, perché «è una modalità impropria di riscossione ed è di difficile applicazione». La bolletta della luce è infatti già composta da una serie di voci che sono al di fuori del prezzo dell’energia, della commercializzazione e del dispacciamento. Questa voce in più rischia di creare ulteriore difficoltà nella comprensione della bolletta. A Renzi si può adattare , mai come in questo caso, un vecchio adagio popolare: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E non sa fare neanche le bollette. Scava scava, i collettivi di Hobo sono fascisti. Parola di giudice Romana Fabiani Passano i decenni, l’antifascismo militante dovrebbe essere una parentesi del passato, eppure l’equazione violenza-Ventennio resiste come una malapianta ai venti della storia. Fascisti su Marte, fascisti infiltrati tra i Centri sociali, fascisti cattivi mimetizzati tra le file dei bravi ragazzi antagonisti: è questa la teoria-passepartout che apre tutte le porte, che ripristina la democrazia violata e rassicura le anime progressiste, insomma un dogma inattaccabile per confezionare la “pista nera” da dare in pasto alla stampa e all’opinione pubblica. L’identificazione degli assaltatori Vuoi vedere che anche i teppisti del collettivo Hobo (lo stesso che ha fir- mato l’aggressione a Matteo Salvini) che hanno assaltato con lancio di sassi, uova e fumogeni la sede del Pd di via Galliera a Bologna, discendono dalla progenie del male? La pensa così il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, per il quale la violenza è sempre sinonimo di squadrismo fascista. I quattro “eroi” (tre ragazzi, tra i quali l’assaltatore dell’auto del segretario della Lega, e una ragazza tra i 28 e i 20 anni), che durante la visita di Renzi al capoluogo emiliano hanno preso a sassate e spaccato con i caschi l’ingresso del circolo del Pd, sono stati identitificati e denunciati. Altri due, sempre legati a Hobo, sarebbero in corso di identificazione da parte degli agenti. Nel frattempo i quattro, già conosciuti alle forze del- l’ordine per episodi simili, dovranno rispondere di danneggiamento aggravato in concorso. «E saranno perseguiti», assicura bontà sua il procuratore che poi, a titolo personale, si lascia andare a un consiglio paterno nel segno della riabilitazione degli adolescenti facinorosi. Stati attenti – avverte – perché così, vi comportate da fascisti. «Suggerisco a questi giovani di leggere velocemente su Wikipedia gli albori del fascismo quando i facinorosi, essendo incapaci di dialogare, assaltavano le sedi dei partiti». Dàgli all’untore Teppismo, vandalismo, razzismo, bullismo: tutte le devianze più odiose e pericolose, insomma, hanno un tratto distintivo, quella che un tempo si sarebbe detta “una chiara matrice di stampo fascista”. “Dàgli al fascista”, come all’untore di manzoniana memoria, è una pratica di sicuro impatto mediatico, sempre più trendy. Urlano fascisti i Cinquestelle dagli scranni della Camera all’indirizzo dei colleghi prezzolati del Pd, è fascista la deriva autoritaria del Cavaliere, è fascista la politica economica del di Matteo Renzi, è accusato di squadrismo fascista persino Beppe Grillo quando con la mascella volitiva mette alla porta del movimento i sindaci sgraditi. Il sillogismo arriva a vette di straordinario umorismo: gli attivisti dei colletivi di Hobo che protestano contro i nemici democratici accusati di connivenza con il nemico (fascista), a loro insaputa, sono gli epigoni dei fascisti degli albori. Dietrofront del governo sulla social card agli immigrati: è sbagliata e da rifare 2 Sandro Forte Il governo è stato costretto ad un clamoroso dietrofront sull’estensione della social card agli immigrati. Dopo le critiche di tutto il centrodestra, per una volta ricompattatosi, il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, del Pd, ha dovuto ammettere: «L’emendamento del governo è sbagliato e non sarà nemmeno votato». Boccia ha poi auspicato che tale proposta, «tecnicamente fatta male, venga ritirata per essere riformulata. Spero che l’emendamento venga ritirato per essere riscritto. Se l’obiettivo è far recuperare a Poste risorse già anticipate – ha spiegato – la strada non è quella indicata dall’emendamento del governo». Centrodestra unito Come si è detto, l’estensione della carta acquisti agli immigrati aveva scatenato le proteste di tutto il centrodestra, sia quello all’opposizione che quello che fa parte della maggioranza. «Così il governo Renzi istiga al razzismo», ha dichiarato il segretario della Lega Nord Matteo Salvini nel corso de “La telefonata di Belpietro” su Canale 5. La Lega è andata giù pesante sull’emendamento alla legge di Stabilità anche con Roberto Calderoli, vicepresi- Secolo d’Italia dente del Senato: «Ecco quali sono le priorità per il centrosinistra! I disoccupati? Gli alluvionati? Gli esodati? No, niente di tutto questo: il governo Renzi ha presentato un vergognoso emendamento alla legge di Stabilità per estendere la carta acquisti, più conosciuta come social card, agli extracomunitari. Non sono sufficienti i soldi spesi per andare a prendere e mantenere i disperati di tutto il mondo, ci voleva anche quest’altro regalo! Ovviamente la Lega si opporrà a tale assurdità – ha proseguito Calderoli – l’ennesimo provvedimento razzista nei confronti degli italiani, che invito a dare un segnale forte e chiaro a Renzi e compagni nelle elezioni re- gionali di domenica, in particolare in quell’Emilia Romagna che mi auguro da lunedì non si potrà più dire “rossa”». Anche Forza Italia ha preso posizione con Maurizio Gasparri che ha scritto su Twitter: «Legge di Stabilità: strozzinaggio di Stato per gli italiani, ma social card estesa agli extracomunitari», mentre per Giovanni Donzelli, di Fratelli d’Italia, si tratta dell’«ennesima beffa per gli italiani, soprattutto per i disoccupati e gli anziani che sono stati completamente dimenticati da Renzi e dal suo governo. Poiché mancano i soldi per gli italiani, non possiamo permetterci di riempire con i nostri soldi il carrello della spesa degli immigrati». «L’Unar è l’organismo che ha tentato di introdurre di nascosto, in collaborazione con le associazioni Lgbt, nelle scuole, il famigerato opuscolo Educare alla diversità a scuola, iniziativa bloccata a suo tempo dal governo Letta con una dura censura al direttore dell’Unar, Marco De Giorgi. Inoltre ribadiscono che «mentre è sacrosanto combattere nelle scuole ogni forma di violenza e di discriminazione, è intollerabile un indottrinamento degli alunni sin dalla scuola primaria alla teoria del gender, tramite un organismo che non garantisce le “condizioni di imparzialità” previste dalla legge, con pesanti giudizi negativi sulla religione cattolica, la famiglia tradizionale e la società, e inaccettabili apprezzamenti sul ruolo di questi fondamentali istituti nella storia e nella cultura del nostro Paese». L’Unar ci riprova Anche molte associazioni di genitori si sono messe in allerta, come La Manif Pour Tous Italia che rammenta come «purtroppo, la maggioranza di questi progetti miri solo ad abbattere le figure uomo-donna e padre-madre nelle menti dei nostri figli, inoltre questi progetti utilizzano titoli e descrizioni apparentemente positivi ed innocui. Facciamo presente che nel documento del Miur è scritto che «lanceranno un Avviso pubblico nazionale destinato al finanziamento di progetti contro la violenza e la discriminazione. Di soldi si parla, come sempre, e le associazioni Lgbt Propaganda gay a scuola: l’Unar (quello dei famigerati libretti gender) ci riprova Antonella Ambrosioni Attenzione genitori, dal 24 al 30 novembre prossimi Miur e Unar (sì quello dei famigerati libretti gender) hanno lanciato la “Settimana nazionale contro violenza e discriminazione” nelle scuole di ogni ordine e grado. Potrebbe trasformarsi in un’ennesima ghiotta occasione di indottrinamento per promuovere i progetti gender nelle scuole dei nostri figli, usati come cavie a nostra insaputa. Per questo giunge tempestivo l’appello lanciato da Carlo Giovanardi ed Eugenia Roccella del Ncd in due interpelIanze alla Camera e al Senato, per «escludere l’identità di genere dal programma che sta per approdare nelle scuole». Indottrinamento al Pensiero Unico I due parlamentari ricordano che SABATO 22 NOVEMBRE 2014 Maggioranza divisa Ma perfino in seno alla maggioranza ci sono stati malumori e proteste. «Il governo, a sorpresa, e senza condividerne il contenuto con la maggioranza parlamentare – hanno dichiarato in una nota congiunta la capogruppo Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo, Barbara Saltamartini e Paolo Tancredi – ha depositato un emendamento che prevede l’estensione della social card ai cittadini stranieri sul quale il gruppo Ncd chiede un’immediata spiegazione di metodo. Ci aspettiamo quanto prima una risposta da parte del governo che non può relegare l’Aula parlamentare a una funzione accessoria». 40 euro al mese Ma cos’è la social card? E’ una carta acquisti che vale 40 euro al mese e viene caricata ogni due mesi con 80 euro, in base agli stanziamenti via via disponibili. Sostiene i cittadini in difficoltà economiche per la spesa alimentare, sanitaria, il pagamento delle bollette della luce e del gas. La carta acquisti viene data agli anziani di età superiore o uguale ai 65 anni o ai bambini di età inferiore ai tre anni (in questo caso il titolare della Carta è il genitore) che siano in possesso di particolari requisiti e redditi bassi. hanno grande esperienza in questo. Molte scuole potrebbero aderire ingenuamente a tali progetti in nome di finanziamenti di cui certamente necessitano». L’Unar, l’Ufficio nazionale anti discriminazioni, da tempo senza una apposita norma di legge, sta tracimando, ampliando la propria sfera di interessianche su materie come l’omosessualità. Oltretutto, l’Unar opera in questo ambito avvalendosi di un gruppo di lavoro costituito da 29 associazioni omosessuali, senza altre rappresentanze a garantire la pluralità delle opinioni e dei criteri di giudizio. Vigilate, genitori, vigilate… Ecco le 20 promesse non mantenute da Renzi. Lo chiamavano “il bomba” SABATO 22 NOVEMBRE 2014 Redazione Matteo Renzi veniva soprannominato il bomba dai compagni di classe. Prima della fulminante carriera che l’ha portato a Palazzo Chigi era già noto come uno che amava spararle grosse, a tal punto da meritarsi un nomignolo che dice tutto sulla sua attitudine a raccontar balle. Recentemente è stato accusato di essere affetto da annuncite perché promette al paese grandi soluzioni ai problemi, investimenti e riforme, ma puntualmente non mantiene nulla di quel che dice. Per rendere più chiara quanto sia grave l’annuncite del bomba fiorentino basta scorrere queste venti promesse mancate, con date, argomenti e cifre. Ecco l’elenco delle promesse non mantenute 1) “La Cassa depositi e prestiti in 15 giorni permetterà di sbloccare i 60 miliardi bloccati per i debiti della pubblica amministrazione” (25 febbraio). 2) “Entro un mese diamo il percorso preciso su quando e dove prendiamo i soldi per la riduzione a 2 cifre percentuali del cuneo fiscale” (25 febbraio). 3) “Censimento sul patto di stabilità entro il 10 marzo” (26 febbraio). 4) “Mercoledì, per la prima volta, si abbassano le tasse” (10 marzo). 5) “Entro il 1° aprile stanzieremo Secolo d’Italia forti” (26 settembre). 18) “Dal 2015 100 euro in più in busta paga col Tfr” (1° ottobre). 19) “Entro 10 anni Italia Paese guida UE” (2 ottobre). 20) “8 miliardi di tasse in meno nella legge di stabilità” (15 ottobre). 3,5 miliardi per l’edilizia scolastica e insedieremo una specifica unità di missione presso la Presidenza del Consiglio che si occupi della questione (12 marzo). 6) “Se non abbiamo sbloccato tutti i debiti della pubblica amministrazione, vado in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario” (14 marzo). 7) “Abbiamo abolito le Province, avanti come un rullo compressore” (3 aprile). 8) “Il Pil sarà a +0,8% entro l’anno, queste sono stime estremamente previdenziali spero quindi di essere smentito positivamente” (8 aprile). 9) “Abbiamo tolto dal patto di stabilità interventi su sicurezza sociale, saranno 3,5 miliardi di euro” (23 Berlusconi accelera: Italicum per Natale se il governo mantiene i patti Elsa Corsini Critiche al Jobs Act in procinto di approdare alla Camera («è una robetta, con queste modifiche non aiuta la imprese»), collaborazione sulle riforme condivise e via libera all’Italicum entro dicembre se il «governo rispetterà gli accordi». È un Berlusconi a tutto campo quello che interviene alla Telefonata di Belpietro alla vigilia del test elettorale in Emilia e Calabria confermando la ferma intenzione di tornare alla politica attiva dopo la decadenza da senatore e di giocare la partita da interlocutore privilegiato del governo. Il ritorno in campo «Forza Italia è stata ingiustissima- 3 mente mutilata del suo leader che è fuori dalla possibilità di essere in campo per le nostre battaglie di libertà. Ora – ha detto – è molto vicina la fine di questa impossibilità e Fi ha deciso di tornare sul territorio per portare a conoscenza i problemi e le soluzioni che il governo intende prendere e quali sono le nostre». Via libera all’Italicum Sulla complicata matassa della legge elettorale il Cavaliere ora spinge l’acceleratore forte del pieno mandato ottenuto dal partito a trattare con Matteo Renzi. «L’Italicum sarà approvato entro dicembre? Io penso di sì. Se il governo rispetterà accordi e patti e terrà conto dei di- aprile). 10) “Subito 15 mila assunzioni nella pubblica amministrazione” (15 maggio). 11) “Dal 2015 gli 80 euro anche a pensionati e partite IVA” (23 maggio). 12) “Legge anticorruzione la prossima settimana” (7 giugno). 13) “Dal 1° settembre stanzieremo 43 miliardi per i cantieri” (23 luglio). 14) “Italiani andate in vacanza sereni, a settembre ci sarà una grande ripresa col botto” (1° agosto). 15) “Il blocco salariale è solo una chiacchiera estiva” (21 agosto). 16) “Il 29 agosto vi stupiremo con la riforma della scuola” (23 agosto). 17) “Sul lavoro sfidiamo i poteri versi assetti della sinistra e del centrodestra, penso di sì». Dopo tanti tira e molla il Patto del Nazareno tiene. «Ho messo me stesso e Forza Italia in una posizione difficile da comprendere anche da parte dei nostri elettori. Pur se siamo all’opposizione – ha ribadito parlando soprattutto ai malpancisti azzurri – ho detto sì a quei miglioramenti alla legge elettorale e all’assetto istituzionale che avevamo realizzato nel 2005 e che la sinistra in passato aveva bocciato per la politica del Ed ecco la realtà dei fatti Purtroppo la realtà vissuta dagli italiani dopo nove mesi di annunci del premier è ben diversa. Nessuno ha visto la crescita “col botto”, l’aumento del Pil dello 0,8% è diventato invece un calo dello 0,2, non si sono viste le 15.000 assunzioni nella pubblica amministrazione, la riforma della scuola ancora non c’è, i soldi del Tfr i lavoratori non li vogliono perché hanno capito che si tratta di una truffa a loro danno, la legge sulla stabilità non abbassa le tasse di 8 miliardi ma le aumenta, il blocco salariale sarà esteso al 2015, ai cantieri sono andati solo gli spiccioli, gli 80 euro al mese anche a pensionati e partite Iva sono un miraggio, le province esistono ancora e il cuneo fiscale non è stato ridotto. Basta scorrere queste venti promesse mancate e vedere quali sono stati i risultati per capire per quale ragione i compagni di scuola decisero di soprannominarlo il bomba. tanto peggio tanto meglio». Sì alle riforme condivise Insomma la barra del timone dell’ex premier resta immutata: no agli inciuci con l’esecutivo (soprattutto in materia di politica economica), sì alle riforme condivisibili «Il moncameralismo è una cosa in cui avevamo sempre creduto e se ora lo propone la sinistra non possiamo votare contro. Ora che abbiamo la possibilità di fare queste modifiche noi dobbiamo esserci». Voto in Emilia Romagna e Calabria: un test importante. Soprattutto a destra Secolo 4 Domanico Labra Domenica prossima poco meno di 5,4 milioni di elettori saranno chiamati ad eleggere i presidenti di Emilia-Romagna e Calabria. Un test importante per tutti, a destra e a sinistra. Ma, forse più a destra. Il ciclone Renzi, infatti, sul versante della sinistra di governo, fatta tabula rasa dell’opposizione interna, cerca col voto in queste due regioni di avere una ulteriore anche se provvisoria legittimazione. Ne ha certo bisogno il premier per tacitare definitivamente quel che rimane dei suoi antichi antagonisti e per convincere ancora una volta le sue truppe di quanto sia opportuna una accelerazione per giungere al voto politico anticipato in primavera. L’avanzata di Renzi non è più baldanzosa Matteo Renzi ne ha anche bisogno, perché la sua irruente avanzata comincia ad essere irta di difficoltà e tensioni, perché l’andatura non è più baldanzosa e strafottente e i sondaggi, fino a ieri trionfanti, mostrano anch’essi chiari segni di stanchezza. Ma, dicevamo, ne ha ancor di più bisogno la Destra. O, meglio, quell’area magmatica che sul versante politico opposto all’ex sindaco di Firenze si muove e cerca di ritrovare quell’orgoglio e quello SABATO 22 NOVEMBRE 2014 d’Italia smalto da tempo perduti. Un’area politica che si muove tra mille difficoltà e con un tasso di litigiosità eccessivo. Ma al cui interno comunque non sono pochi né trascurabili i segnali di novità. Anzitutto c’è Salvini, quello che è ormai chiaramente riconosciuto come l’altro Matteo, quello buono, quello che potrebbe essere capace di riunire un esercito sbandato e deluso. Proprio dal voto calabrese e, soprattutto, da quello della rossa Emilia Romagna, Salvini spera di intravedere quegli auspici che dovrebbero portarlo a guidare il nuovo rassemblement di centrodestra. Salvini, prove di leadership a destra Non per niente ha preteso per uno dei suoi, Alan Fabbri, la candidatura alla presidenza ed ha azzerato, al contempo, tutti gli uscenti. Salvini, che ormai è una presenza fissa dei talk show, ha battuto tutta la regione non sottraendosi né alle attenzioni “criminali” dei centri sociali, come è accaduto quando è andato a visitare il centro di accoglienza di Bologna, né alle parate nazionalpopolari come quando si è presentato a Cesenatico a casa di Raoul Casadei, il re del liscio, per intonare con lui Romagna mia, spiegando così che «le nostre tradizioni sono il nostro futuro». Un attivismo che preoccupa un po’ Forza Italia. Il partito di Berlusconi, col leader impossibilitato a partecipare, teme il possibile sorpasso. Per questo tutti i maggiorenti stanno riba- Sondaggio Ixè: continua a calare la fiducia in Renzi e nel governo Redazione Pur registrando un calo (-0,3%), il Pd si conferma primo partito nelle intenzioni di voto con il 38,2 percento di consensi. In calo più sostenuto, due punti, è invece la fiducia in Renzi e nel suo governo. Perde leggermente anche il Movimento 5 Stelle (-0,2%), che scende sotto il 20 percento (19,8%), continua a crescere la Lega Nord (9%), mentre resta stabile al 15 per cento Forza Italia. E’ quanto emerge dal sondaggio realizzato dall’istituto Ixè per Agorà (Rai3). La fiducia nel governo è passata dal 47 al 45% in questa settimana, con un identico calo anche per la fiducia in Renzi, che passa dal 45 al 43%. Dietro il premier c’è Napolitano, stabile al 38%, seguito da Salvini in crescita al 22%, Grillo in calo al 16%, Berlusconi stabile al 15% e Alfano in salita al 13%. Da notare che lo sciopero generale trova d’accordo la maggioranza relativa degli intervistati: quasi la metà (il 47%) approva la scelta di Cgil e Uil, mentre a ritenerlo sbagliato è il 34%, con un 19% che non si pronuncia. Il sondaggio si è occupato poi delle priorità che gli italiani indicano al governo. Per il 44% prioritario dovrebbe essere favorire la ripresa economica, secondo il 22 per cento degli italiani al primo posto dovrebbe essere occuparsi di chi perde il lavoro, mentre il 20 per cento vorrebbe più attenzione sulla riduzione di spese e sprechi. Nonostante l’emergenza maltempo, i danni e le vittime delle ultime settimane, solo il 6 per cento indica come priorità la messa in sicurezza del territorio; per il 4 dendo appelli a simpatizzanti e iscritti per un voto convinto e compatto alle proprie liste. Da Raffaele Fitto ad Altero Matteoli sono in tanti che si stanno spendendo perché il risultato del partito sia positivo. Positivo anche in Calabria dove Wanda Ferro si oppone alla marea renziana montante: “Miscugli raccattati dappertutto e amalgamati in contenitori vuoti» ha chiosato Matteoli nel suo tour calabrese. Allo stesso modo di Fabio Rampelli, che parlando a Catanzaro per Fratelli d’Italia ha usato parole inequivoche:«Renzi smetta di fare il gradasso. Si vergogni» perché, ha aggiunto, questa terra «è stata abbandonata da tutti, anche da lui». Insomma, ranghi serrati e ventre a terra per risalire la china. Cosicchè, sul versante dell’Ncd , stride l’acrimonia di chi, come Cicchitto, per più di due decenni mosca cocchiera di Fi, attacca ora a testa bassa il partito del Cavaliere reo di allearsi ad una Lega definita «razzista e lepenista». Le truppe di Alfano si presentano con loro candidati. Sia in Emilia Romagna sia in Calabria. Segno della difficoltà di chi dice di stare a destra e si trova al governo con la sinistra. O forse di una scelta già fatta: l’alleanza organica con Renzi. per cento bisognerebbe prima di tutto realizzare le riforme istituzionali. Infine, secondo il 3 per cento degli italiani, la priorità del governo dovrebbe essere rendere più sicure le città. Questo il quadro delle intenzioni di voto (tra parentesi lo scostamento rispetto alla rilevazione della scorsa settimana): Pd 38,2% (-0,3), M5S 19,8% (-0,2), Fi 15,0% ( = ), Lega Nord 9,0% (+0,3), Sel 3,5% (+0,3), Fdi 3,4% (-0,1), Ncd 2,8% (+0,1), Prc 2,2% (+0,1), Udc 1,9% (-0,1), Verdi 1,4% (+0,1), Sc 0,1% ( = ); indecisi, astenuti e scheda bianca 35,9% (-0,3). Il sondaggio è stato realizzato da Ixè per Agorà-RAI3 il 19 novembre con metodologia Cati-Cami su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 6.578 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore massimo: +/- 3,1%. Conti in Svizzera per Di Stefano esperto economico del premier Secolo SABATO 22 NOVEMBRE 2014 d’Italia 5 Guglielmo Federici Nuovi guai per il deputato del Pd, Marco Di Stefano, già sotto inchiesta per corruzione, già nella bufera per festini a luci rosse in quel di Grattaferrata. Ora, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ci sarebbero alcuni conti della banca Ubs di Ginevra indirettamente riconducibili a lui. Niente male per uno che si accredita come il consigliere delle politiche econimiche del premier Renzi, uno degli oratori all’ultima Leopolda, esperto dei «pagamenti digitali». Soldi a Ginevra scortato dai poliziotti I pm stanno analizzando anche altri tre appalti sospetti, che portano la firma di Di Stefano in qualità di assessore. A parlare di mazzette da centinaia di migliaia di euro e dei retroscena su quegli appalti è stato Bruno Guagnelli, fratello del braccio destro di Di Stefano, Alfredo, «misteriosamente scomparso 4 anni fa». Dichiarazioni che al momento non hanno ancora trovato riscontro. «Entro un mese – scrive il Corriere della Sera – il fascicolo potrebbe essere chiuso con la richiesta di rinvio a giudizio, svelando nuovi ed inediti retroscena. Uno è già noto: nei suoi viaggi per arrivare oltreconfine il parlamentare, ex poliziotto, si faceva scortare dai suoi amici delle forze dell’ordine». Di Stefano: da assessore della Giunta Marrazzo, avrebbe intascato una mazzetta da 1,8 milioni di euro. I costruttori Antonio e Daniele Pulcini, finiti ai domiciliari per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, proprio grazie a Di Stefano avrebbero realizzato una plusvalenza milionaria su un palazzo affittato alla Regione Sindaci e amministratori a confronto: “La destra riparte” da Todi Tano Canino Giovani amministratori a confronto. E una tavola rotonda per imprimere una accelerazione al processo di rinnovamento: è questo in estrema sintesi il succo dell’incontro “La destra riparte” promosso e organizzato a Todi (Pg) dall’associazione Riva Destra che ha così voluto raccogliere e rilanciare l’iniziativa del quotidiano “Il Tempo” e dare spazio e voce ad alcune delle migliori energie del centrodestra. Ovvero a quegli amministratori comunali e regionali che quotidianamente si misurano con la realtà, con la politica del fare e con i reali bisogni di milioni di cittadini. L’appuntamento è fissato per il prossimo 30 novembre, nella splendida cornice del palazzo comunale di Lazio e poi venduto all’Enpam, la cassa previdenziale dei medici. Scoperto il flusso di denaro Sono i finanzieri guidati dal generale Giuseppe Bottillo ad averr ricostruito i viaggi all’estero effettuati dal parlamentare. Hanno Documentato i suoi spostamenti, identificato le persone che lo accompagnavano, e sono arrivati alla banca. E lì un funzionario accetta di collabo- rare consegnando le movimentazioni dei conti tra il 2010 e il 2012. «Spostamenti di denaro – rileva il Corriere della Sera – che certamente non sono congrui rispetto al patrimonio di Di Stefano. È la svolta. Perché avvalorano l’ipotesi che quei contanti trasportati in auto siano il prezzo della corruzione. Anche tenendo conto che all’improvviso entrambi i depositi vengono completamente svuotati». Sindaci e amministratori a confronto A seguire, intorno alle 11,30, la tavola rotonda moderata dal direttore del quotidiano romano Gian Marco Chiocci. Tavola rotonda alla quale parteciperanno Nicola Alemanno (sindaco di Norcia), Guido Castelli (sindaco di Ascoli Piceno), Andrea Marchetti (sindaco di Chianciano), Galeazzo Bignami (consigliere regionale Emilia Romagna), Fabrizio San- tori (consigliere regionale del Lazio). Un confronto che si annuncia propositivo e serrato sui dati di realtà e sul futuro della destra politica in Italia che sarà preceduto dalla prolusione di Don Walter Trovato, docente di Etica, presidente della Fondazione San Benedetto per l’Europa e componente della direzione nazionale di Riva Destra. Todi. Un megafono per le idee della destra Una manifestazione che si aprirà alle 10 con gli interventi del consigliere comunale di Todi ed ex sindaco della città Antonio Riggiano, del deputato Fabrizio di Stefano, di Alfio Bosco, portavoce di Riva Destra, e del segretario nazionale del movimento Fabio Sabbatani Schiuma. «L’idea è proprio quella di dare voce, di essere una sorta di megafono – spiega Sabbatani Schiuma – per realtà politiche vive e vegete eppure spesso sconosciute. Noi lavoriamo in questa direzione e portiamo il nostro piccolo tassello per la ricostruzione di un mondo devastato e deluso». Marocchina pestata perché “troppo occidentale”. Ecco i precedenti 6 Bianca Conte Quando vivere all’occidentale diventa motivo di violenza. Umiliazione. Morte. Quando la punizione islamica esercitata da padri, fratelli o parenti di vario ordine e grado su ragazzine “ree” di essersi “troppo” inserite nel tussuto sociale su cui sono state trapiantate, viene spietatamente messa in atto dal vicino della porta accanto. Questa volta è accaduto a Forlì, dove una quindicenne marocchina è stata picchiata dai suoi familiari e rinchiusa in bagno, colpevole agli occhi dell’integerrimo genitore e dei suoi fidi figli maschi di avere assunto atteggiamenti poco consoni alla legge morale e ai diktat comportamentali che la religione musulmana impone ai suoi proseliti. Picchiata da padre e fratelli perché vive troppo all’occidentale È stata la stessa ragazzina – riferisce la stampa locale – a chiamare la polizia con il cellulare, e a spiegare poi agli agenti di essere stata picchiata dopo essere rientrata da un giro con un coetaneo, pure lui marocchino, in un centro commerciale della città. Lì avrebbe incrociato un amico dei suoi fratelli, che le avrebbe scattato una foto, inviandola ai parenti: «Guardate cosa fa vostra sorella…» recite- Secolo d’Italia rebbe la provocatoria didascalia dell’istantanea. Al ritorno a casa, quindi, la ragazza sarebbe stata chiusa a chiave nella sua stanza e picchiata. La mattina dopo, dal bagno dove si era rifugiata, ha chiesto aiuto al 113 e gli agenti hanno ricostruito la vicenda. Vicenda che oggi vede la quindicenne affidata ad una struttura per minori seguita dai servizi sociali, con tanto di referto medico dell’ospedale Morgagni-Pierantoni che l’ha giudicata guaribile in 20 giorni per un trauma cranico e ferite a viso, spalle e costole causate da pugni e schiaffi. Motivi per cui, il padre e i due fratelli della ragazzina sono stati denunciati dalla squadra Mobile di Forlì per lesioni aggravate e maltrattamenti. Certo, le ferite del corpo si rimargineranno: ma in qualunque A Verona il questore vieta la manifestazione di Forza Nuova Giovanni Trotta La questura di Verona ha deciso di vietare la preannunciata manifestazione di protesta di Forza Nuova, programmata per sabato a Nogara, contro l’occupazione abusiva di due alloggi comunali da parte di altrettante famiglie nordafricane. La decisione è stata presa dopo che alcuni militanti forzanovisti hanno tentato di sfondare, a Bussolengo, il blocco delle forze dell’ordine per raggiungere lo stabile dove sono alloggiati gli immigrati e la successiva occupazione di una strada provinciale, rendendola di fatto inagibile agli automobilisti. Per questa vicenda la polizia ha multato e denunciato vari attivisti. L’appuntamento dei forzanovisti era previsto per le ore 17 di sa- modo si concluderà l’indagine coordinata dal pm Lucia Spirito – che sta valutando anche l’ipotesi di sequestro di persona – la ferita interiore sanguinerà a lungo. Una storia di integralismo ossessivo prima ancora che di mancata integrazione, sfociato nell’ennesima violenza domestica su una ragazzina indifesa. Ecco altri illustri precedenti. Sulle orme del sangue di Hina 1 – Uno dei primi casi che ha sconvolto l’opinione pubblica e insaguinato le nostre province è stato quello di Hina, la ragazza pakistana uccisa a Sarezzo (Brescia) ad appena 21 anni dai propri parenti perché non voleva adeguarsi ai costumi tradizionali della propria cultura d’origine: desiderava andare a convivere con il fidanzato italiano. bato con ritrovo in piazza Berlinguer, ma è arrivato lo stop della questura che ha ravvisato, tra l’altro, il fondato rischio per la sicurezza e incolumità pubblica. A Bussolengo manifestanti multati e denunciati E si registra un’altra protesta a Roma da parte dello stesso movimento: «Italiano impiccato, immigrato tutelato. Prima gli italiani». Questo il messaggio comparso giovedì notte su uno striscione firmato da Forza Nuova a Ostia, per manifestare contro il centro di accoglienza dell’Infernetto, da giorni sotto i riflettori per l’arrivo dei minori trasferiti da Tor Sapienza. Durante il blitz gli attivisti di Forza Nuova hanno anche appeso al cavalca- SABATO 22 NOVEMBRE 2014 2 – Proprio come Hina, anche la giovane Sanaa Dafani, una diciottenne di origine marocchina che viveva a Pordenone, è stata brutalmente accoltellata dal padre, deciso ad uccidere quella figlia ai suoi occhi “disonorevole” perché andata ad abitare dal fidanzato italiano. 3 – E come Hina e Sanaa, anche Nosheen, una pakistana di Novi, in provincia di Modena, è stata selvaggiamente punita da padre e fratello per il suo opporsi al matrimonio combinato dai suoi familiari: e mentre i congiunti la prendevano a sprangate – che l’avrebbero ridotta in coma per mesi – la madre intervenuta in sua difesa veniva uccisa dal marito, poi condannato all’ergastolo. 4 – E neanche un mese fa, a Ravenna, è venuta alla luce dopo anni di percosse, umiliazioni e maltrattamenti, la storia di una giovane originaria del Bangladesh, venduta a 12 anni a un anziano connazionale come sposa bambina per saldare un debito di 30.000 euro contratto dai genitori. 5 – E poi è stata la volta di Jamila, 20 anni pakistana, nata in Italia, segregata in casa e costretta a interrompere gli studi dai fratelli perché troppo bella e perché già promessa sposa ad un cugino del suo paese d’origine. via della stazione Lido Nord un pupazzo impiccato dando appuntamento al sit-in di sabato, alle 15, davanti la sede del X municipio, in piazza della stazione vecchia, ad Ostia. Immediata la condanna del sindaco della capitale Ignazio Marino, secondo il quale «appendere manichini impiccati contro i minorenni rifugiati non è una manifestazione ma una dimostrazione di inaccettabile violenza e provocazione che condanno fermamente. Vi chiamate Forza Nuova ma di nuovo non avete nulla. Il vostro razzismo e la vostra violenza sono vecchi e disumani». Anche Sel corre in aiuto del sindaco: «Ennesima strumentalizzazione da parte di una formazione di estrema destra ad Ostia». Marino applaudito all’Alberone? «Ma mi facci il piacere!» direbbe Totò Secolo SABATO 22 NOVEMBRE 2014 7 d’Italia Mario Aldo Stilton Capita. Capita che vai a leggere il dispaccio dell’Ansa nel quale si dà conto dell’incontro del sindaco Marino all’Alberone e ti scappa da ridere. E ti viene pure da pensare a un déjà vu, ai cinegiornali dell’Eiar in bianco e nero. O alle note della mitica agenzia Stefani, la prima d’Italia. Solo che allora, a parte il linguaggio ridondante e un po’ barocco, il consenso descritto era reale. Vero. Palpabile. Per cui sì, lo confessiamo: a leggere l’Ansa di Marino in visita al quartiere Appio della Capitale siamo scoppiati a ridere. Una di quelle risate fragorose. Incontenibili. Alla maniera del grande Totò di “ma mi facci il piacere…!“. Perché Ignazio Marino, proprio lui, l’incubo di ogni romano, sarebbe stato addirittura osannato. Anzi, di più. Invitato a resistere. “Resisti Marino, resisti”, ci fa sapere il cronista, è stato il coro che ha accolto il primo cittadino della Capitale. Coro urlato da un gruppo di partecipanti perché “…lo stanno facendo nero i suoi amici del Pd e quelli di destra…perché lui vuole chiarezza”. Scherzo o abbaglio? O è uno scherzo o abbiamo preso un abbaglio. Non si scappa. E ci sta che abbiamo preso un abbaglio. Potrebbe essere. Perché magari non abbiamo visto bene. Siamo ammorbati dal pregiudizio. Perché magari, ad onta di ciò che pensiamo, Roma è una città sempre più pulita e vivibile, è crocevia di culture e di felicità diffuse. Perché forse alle fermate dei bus quelle che si sentono non sono imprecazioni e bestemmie, ma benessere e serenità. E ci sta che ci siamo sbagliati, perciò. E quindi non è vero che ci sono sempre più accattoni e molestatori seriali. Quelli non sono reali. Quelli li immaginiamo noi che ce l’abbiamo col povero Marino. Né è vero che la sporcizia e lo spaccio la fanno da padrone sia in centro che in periferia. E neppure che si muore di traffico. E nemmeno che i parchi somigliano sempre più a discariche. Questi affezionati supporter del sindaco stanno lì a dimostrarci che la realtà può essere diversa da quella che ci appare. Già, basta poco. Basta covincersene. Basta sognare. Il delirio del sindaco: “Io come il Papa”. E se la prende pure con Veltroni Francesco Signoretta Chiude gli occhi, si tappa le orecchie, scarica tutte le responsabilità sugli altri. Ignazio Marino si sbraccia, sgomita, se la prende poco elegantemente persino con Veltroni, vede complotti ovunque, incappucciati e fantasmi che gli rovinano le notti. E arriva a paragonarsi al Papa con un abile giro di parole. L’uomo più contestato d’Italia, capace di sprofondare nei consensi e non capirlo, prova a cambiate le carte in tavola. Senza riuscirci. Il sindaco si sente un po’… Pontefice Per elogiarsi e giustificare gli errori grossolani compiuti sulla questione profughi, cerca il colpo di teatro con il “dagli al leghista”. Ecco la sua risposta: “Rispetto ai problemi su cui l’onorevole Salvini interviene a Roma e cioè la presenza di immigrati che giungono dal continente africano si possono avere due tipi di approccio: quello di Salvini che vorrebbe rigettarli tutti in mare e l’approccio di Papa Francesco che chiede all’Angelus ai romani di dialogare e incontrarli. Sono due visioni diverse, io mi sento molto più vicino a quella di Papa Francesco”, ha detto il sindaco di Roma a Radio Radio. Un errore dietro l’altro: innanzitutto Salvini non ha mai detto che vuole rigettarli a mare ma ha sempre chiesto più controlli e un freno agli sbarchi, che è cosa ben diversa. Poi, Marino dovrebbe spiegare che cos’ha combinato, prima di Tor Sapienza, in altri quartieri. Probabilmente ha già dimenticato o finge di dimenticare i fatti di Cor- colle. Di chi è la colpa? Di Rutelli e Veltroni… “Il campo Salviati 1 che giustamente, tanto turbamento crea a Tor Sapienza, è stato aperto come campo temporaneo a metà degli anni ’90 dal sindaco Rutelli e il Salviati 2 qualche anno dopo dal sindaco Veltroni. Erano soluzioni probabilmente in sintonia con la visione di quei tempi”, ha detto Marino che così ha pensato di cancellare le sue responsabilità. Anche qui un vuoto di memoria: chi ha fatto i comizi nei campi nomadi se non lui? Perché alle primarie del Pd c’erano le code di rom, che hanno scatenato polemiche tra gli stessi democratici? Perché, dopo la sua elezione, i residenti scesero in piazza avviliti Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci dall’arrivo di ondate di rom nei loro quartieri, spinti dalla convinzione di avere un sindaco accondiscendente? Sulle contestazioni: i fischi non dai cittadini Persino sui fischi ricevuti e sulle proteste ha una versione incredibile: non erano i cittadini ma strani personaggi infiltrati: “La sensazione che ho avuto io è che quella sera a sbarrare la strada non erano i residenti. Secondo me c’erano gruppi di persone organizzate, incappucciati. Non credo dentro il mio cuore che i cittadini siano dei razzisti o dei violenti ma solo persone esasperate”. Esasperati soprattutto da lui, come ha dimostrato il corteo di tutti i quartieri periferici. Ma magari lui non se n’è accorto. Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250