d’Italia
CANONE RAI NELLA BOLLETTA ELETTRICA:
L’ULTIMA VERGOGNA DEL GOVERNO
ANNO LXII N.271
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Ezio Miles
La Rai batte cassa e lo fa adottando il vecchio, inossidabile sistema dell’“esproprio proletario”.
Nel 2015 il canone finirà infatti
nella bolletta della luce. Per pagare i compensi super a Fazio,
alla Littizzetto e a tutta l’allegra
armata circense del Pd, il governo mette le mani nel portafoglio di tutti gli italiani, anche di
quelli che non posseggono un
televisore, che vedono solo Mediaset o Sky, che si collegano
alle reti televisive attraverso un
computer, anche di quelli che
non guardano mai la tv per il
semplice motivo che la detestano (e ce ne sono parecchi).
Il Grande Fratello Esattore
Quello che a suo tempo non
osarono fare i potenti della
Prima Repubblica e poi, via via
negli anni, neanche i vari Prodi e
D’Alema, lo fa Renzi. E meno
male che passa per uno che, secondo i sondaggisti più in voga,
piacerebbe anche agli elettori di
centrodestra. Solo un premier di
sinistra (e di quella anche un po’
bolscevica) potrebbe pensare di
WWW.SECOLODITALIA.IT
ricorre al Grande Fratello Esattore
(quello da cui nessuno può sfuggire) per continuare a difendere i
privilegi dei soliti noti dell’informazione e dell’intrattenimento. Né
vale consolararsi al pensiero che
pagheremo meno (da 120 a 80
euro all’anno). Il fatto è che pagheremo tutti e che si tratta comunque
di una torta di 1 miliardo e 800 milioni che finirà nelle fauci dei tanti
amici di Renzi e del Pd. In ogni
caso, il principio di imporre una
nuova tassa per foraggiare la faziosità di Stato va contro il comune
senso del pudore.
Reazioni indignate
Ma è probabile che l’operazione
non filerà tanto liscia al Pd e ai suoi
amici. Il Codacons annuncia battaglia: «Si tratta di una barbarie nei
confronti degli utenti, e siamo pronti
ad impugnare qualsiasi provvedimento in tal senso» afferma il presidente Carlo Rienzi. «La legge
afferma che tale imposta è dovuta
da chi possiede un apparecchio
adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive, ma imporre al citta-
sabato 22/11/2014
dino l’onere di dimostrare di non
avere tali strumenti nella propria
abitazione, pena l’addebito diretto
in bolletta, appare un atto abnorme
che finirà per complicare la vita ai
cittadini». Spara dal alzo zero contro il governo anche Matteo Salvini:
«Il canone Rai da pagare con la
bolletta della luce è una vergogna.
Costringere gli italiani a pagare
anche se non hanno la tv in casa è
una vergogna assoluta. Faremo ricorso ovunque, anche in Europa
perché non è possibile tartassare
gli italiani». Una stroncatura viene
inoltre dal presidente dell’Autorità
per l’Energia, Guido Bortoni, perché «è una modalità impropria di riscossione ed è di difficile
applicazione». La bolletta della luce
è infatti già composta da una serie
di voci che sono al di fuori del
prezzo dell’energia, della commercializzazione e del dispacciamento.
Questa voce in più rischia di creare
ulteriore difficoltà nella comprensione della bolletta. A Renzi si può
adattare , mai come in questo caso,
un vecchio adagio popolare: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E non sa fare neanche le
bollette.
Scava scava, i collettivi di Hobo sono fascisti. Parola di giudice
Romana Fabiani
Passano i decenni, l’antifascismo militante dovrebbe essere una parentesi del passato, eppure l’equazione
violenza-Ventennio resiste come
una malapianta ai venti della storia.
Fascisti su Marte, fascisti infiltrati tra
i Centri sociali, fascisti cattivi mimetizzati tra le file dei bravi ragazzi antagonisti:
è
questa
la
teoria-passepartout che apre tutte le
porte, che ripristina la democrazia
violata e rassicura le anime progressiste, insomma un dogma inattaccabile per confezionare la “pista nera”
da dare in pasto alla stampa e all’opinione pubblica.
L’identificazione degli assaltatori
Vuoi vedere che anche i teppisti del
collettivo Hobo (lo stesso che ha fir-
mato l’aggressione a Matteo Salvini)
che hanno assaltato con lancio di
sassi, uova e fumogeni la sede del
Pd di via Galliera a Bologna, discendono dalla progenie del male? La
pensa così il procuratore aggiunto di
Bologna, Valter Giovannini, per il
quale la violenza è sempre sinonimo
di squadrismo fascista. I quattro
“eroi” (tre ragazzi, tra i quali l’assaltatore dell’auto del segretario della
Lega, e una ragazza tra i 28 e i 20
anni), che durante la visita di Renzi
al capoluogo emiliano hanno preso
a sassate e spaccato con i caschi
l’ingresso del circolo del Pd, sono
stati identitificati e denunciati. Altri
due, sempre legati a Hobo, sarebbero in corso di identificazione da
parte degli agenti. Nel frattempo i
quattro, già conosciuti alle forze del-
l’ordine per episodi simili, dovranno
rispondere di danneggiamento aggravato in concorso. «E saranno
perseguiti», assicura bontà sua il
procuratore che poi, a titolo personale, si lascia andare a un consiglio
paterno nel segno della riabilitazione
degli adolescenti facinorosi. Stati attenti – avverte – perché così, vi comportate da fascisti. «Suggerisco a
questi giovani di leggere velocemente su Wikipedia gli albori del fascismo quando i facinorosi, essendo
incapaci di dialogare, assaltavano le
sedi dei partiti».
Dàgli all’untore
Teppismo, vandalismo, razzismo,
bullismo: tutte le devianze più odiose
e pericolose, insomma, hanno un
tratto distintivo, quella che un tempo
si sarebbe detta “una chiara matrice
di stampo fascista”. “Dàgli al fascista”, come all’untore di manzoniana
memoria, è una pratica di sicuro impatto mediatico, sempre più trendy.
Urlano fascisti i Cinquestelle dagli
scranni della Camera all’indirizzo dei
colleghi prezzolati del Pd, è fascista
la deriva autoritaria del Cavaliere, è
fascista la politica economica del di
Matteo Renzi, è accusato di squadrismo fascista persino Beppe Grillo
quando con la mascella volitiva
mette alla porta del movimento i sindaci sgraditi. Il sillogismo arriva a
vette di straordinario umorismo: gli
attivisti dei colletivi di Hobo che protestano contro i nemici democratici
accusati di connivenza con il nemico
(fascista), a loro insaputa, sono gli
epigoni dei fascisti degli albori.
Dietrofront del governo sulla social card
agli immigrati: è sbagliata e da rifare
2
Sandro Forte
Il governo è stato costretto ad un clamoroso dietrofront sull’estensione
della social card agli immigrati. Dopo
le critiche di tutto il centrodestra, per
una volta ricompattatosi, il presidente della commissione Bilancio
della Camera, Francesco Boccia, del
Pd, ha dovuto ammettere: «L’emendamento del governo è sbagliato e
non sarà nemmeno votato». Boccia
ha poi auspicato che tale proposta,
«tecnicamente fatta male, venga ritirata per essere riformulata. Spero
che l’emendamento venga ritirato
per essere riscritto. Se l’obiettivo è
far recuperare a Poste risorse già
anticipate – ha spiegato – la strada
non è quella indicata dall’emendamento del governo».
Centrodestra unito
Come si è detto, l’estensione della
carta acquisti agli immigrati aveva
scatenato le proteste di tutto il centrodestra, sia quello all’opposizione
che quello che fa parte della maggioranza. «Così il governo Renzi
istiga al razzismo», ha dichiarato il
segretario della Lega Nord Matteo
Salvini nel corso de “La telefonata
di Belpietro” su Canale 5. La Lega
è andata giù pesante sull’emendamento alla legge di Stabilità anche
con Roberto Calderoli, vicepresi-
Secolo
d’Italia
dente del Senato: «Ecco quali sono
le priorità per il centrosinistra! I disoccupati? Gli alluvionati? Gli esodati? No, niente di tutto questo: il
governo Renzi ha presentato un
vergognoso emendamento alla
legge di Stabilità per estendere la
carta acquisti, più conosciuta come
social card, agli extracomunitari.
Non sono sufficienti i soldi spesi per
andare a prendere e mantenere i disperati di tutto il mondo, ci voleva
anche quest’altro regalo! Ovviamente la Lega si opporrà a tale assurdità – ha proseguito Calderoli –
l’ennesimo provvedimento razzista
nei confronti degli italiani, che invito
a dare un segnale forte e chiaro a
Renzi e compagni nelle elezioni re-
gionali di domenica, in particolare in
quell’Emilia Romagna che mi auguro da lunedì non si potrà più dire
“rossa”». Anche Forza Italia ha
preso posizione con Maurizio Gasparri che ha scritto su Twitter:
«Legge di Stabilità: strozzinaggio di
Stato per gli italiani, ma social card
estesa agli extracomunitari», mentre per Giovanni Donzelli, di Fratelli
d’Italia, si tratta dell’«ennesima
beffa per gli italiani, soprattutto per i
disoccupati e gli anziani che sono
stati completamente dimenticati da
Renzi e dal suo governo. Poiché
mancano i soldi per gli italiani, non
possiamo permetterci di riempire
con i nostri soldi il carrello della
spesa degli immigrati».
«L’Unar è l’organismo che ha tentato
di introdurre di nascosto, in collaborazione con le associazioni Lgbt,
nelle scuole, il famigerato opuscolo
Educare alla diversità a scuola, iniziativa bloccata a suo tempo dal governo Letta con una dura censura al
direttore dell’Unar, Marco De Giorgi.
Inoltre ribadiscono che «mentre è
sacrosanto combattere nelle scuole
ogni forma di violenza e di discriminazione, è intollerabile un indottrinamento degli alunni sin dalla scuola
primaria alla teoria del gender, tramite un organismo che non garantisce le “condizioni di imparzialità”
previste dalla legge, con pesanti giudizi negativi sulla religione cattolica,
la famiglia tradizionale e la società, e
inaccettabili apprezzamenti sul ruolo
di questi fondamentali istituti nella
storia e nella cultura del nostro
Paese».
L’Unar ci riprova
Anche molte associazioni di genitori
si sono messe in allerta, come La
Manif Pour Tous Italia che rammenta
come «purtroppo, la maggioranza di
questi progetti miri solo ad abbattere
le figure uomo-donna e padre-madre
nelle menti dei nostri figli, inoltre questi progetti utilizzano titoli e descrizioni apparentemente positivi ed
innocui. Facciamo presente che nel
documento del Miur è scritto che
«lanceranno un Avviso pubblico nazionale destinato al finanziamento di
progetti contro la violenza e la discriminazione. Di soldi si parla, come
sempre, e le associazioni Lgbt
Propaganda gay a scuola: l’Unar (quello
dei famigerati libretti gender) ci riprova
Antonella Ambrosioni
Attenzione genitori, dal 24 al 30 novembre prossimi Miur e Unar (sì
quello dei famigerati libretti gender)
hanno lanciato la “Settimana nazionale contro violenza e discriminazione” nelle scuole di ogni ordine e
grado. Potrebbe trasformarsi in
un’ennesima ghiotta occasione di
indottrinamento per promuovere i
progetti gender nelle scuole dei nostri figli, usati come cavie a nostra
insaputa. Per questo giunge tempestivo l’appello lanciato da Carlo
Giovanardi ed Eugenia Roccella
del Ncd in due interpelIanze alla
Camera e al Senato, per «escludere l’identità di genere dal programma che sta per approdare
nelle scuole».
Indottrinamento al Pensiero Unico
I due parlamentari ricordano che
SABATO 22 NOVEMBRE 2014
Maggioranza divisa
Ma perfino in seno alla maggioranza
ci sono stati malumori e proteste. «Il
governo, a sorpresa, e senza condividerne il contenuto con la maggioranza parlamentare – hanno
dichiarato in una nota congiunta la
capogruppo Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo, Barbara Saltamartini e Paolo Tancredi – ha depositato
un emendamento che prevede
l’estensione della social card ai cittadini stranieri sul quale il gruppo Ncd
chiede un’immediata spiegazione di
metodo. Ci aspettiamo quanto prima
una risposta da parte del governo
che non può relegare l’Aula parlamentare a una funzione accessoria».
40 euro al mese
Ma cos’è la social card? E’ una carta
acquisti che vale 40 euro al mese e
viene caricata ogni due mesi con 80
euro, in base agli stanziamenti via via
disponibili. Sostiene i cittadini in difficoltà economiche per la spesa alimentare, sanitaria, il pagamento
delle bollette della luce e del gas. La
carta acquisti viene data agli anziani
di età superiore o uguale ai 65 anni o
ai bambini di età inferiore ai tre anni
(in questo caso il titolare della Carta
è il genitore) che siano in possesso
di particolari requisiti e redditi bassi.
hanno grande esperienza in questo.
Molte scuole potrebbero aderire ingenuamente a tali progetti in nome di
finanziamenti di cui certamente necessitano». L’Unar, l’Ufficio nazionale
anti discriminazioni, da tempo senza
una apposita norma di legge, sta tracimando, ampliando la propria sfera
di interessianche su materie come
l’omosessualità. Oltretutto, l’Unar
opera in questo ambito avvalendosi
di un gruppo di lavoro costituito da 29
associazioni omosessuali, senza
altre rappresentanze a garantire la
pluralità delle opinioni e dei criteri di
giudizio. Vigilate, genitori, vigilate…
Ecco le 20 promesse non mantenute
da Renzi. Lo chiamavano “il bomba”
SABATO 22 NOVEMBRE 2014
Redazione
Matteo Renzi veniva soprannominato il bomba dai compagni di
classe. Prima della fulminante carriera che l’ha portato a Palazzo
Chigi era già noto come uno che
amava spararle grosse, a tal punto
da meritarsi un nomignolo che dice
tutto sulla sua attitudine a raccontar
balle. Recentemente è stato accusato di essere affetto da annuncite
perché promette al paese grandi
soluzioni ai problemi, investimenti
e riforme, ma puntualmente non
mantiene nulla di quel che dice.
Per rendere più chiara quanto sia
grave l’annuncite del bomba fiorentino basta scorrere queste venti
promesse mancate, con date, argomenti e cifre.
Ecco l’elenco delle promesse
non mantenute
1) “La Cassa depositi e prestiti in
15 giorni permetterà di sbloccare i
60 miliardi bloccati per i debiti della
pubblica amministrazione” (25 febbraio).
2) “Entro un mese diamo il percorso preciso su quando e dove
prendiamo i soldi per la riduzione a
2 cifre percentuali del cuneo fiscale” (25 febbraio).
3) “Censimento sul patto di stabilità
entro il 10 marzo” (26 febbraio).
4) “Mercoledì, per la prima volta, si
abbassano le tasse” (10 marzo).
5) “Entro il 1° aprile stanzieremo
Secolo
d’Italia
forti” (26 settembre).
18) “Dal 2015 100 euro in più in
busta paga col Tfr” (1° ottobre).
19) “Entro 10 anni Italia Paese
guida UE” (2 ottobre).
20) “8 miliardi di tasse in meno
nella legge di stabilità” (15 ottobre).
3,5 miliardi per l’edilizia scolastica
e insedieremo una specifica unità
di missione presso la Presidenza
del Consiglio che si occupi della
questione (12 marzo).
6) “Se non abbiamo sbloccato tutti
i debiti della pubblica amministrazione, vado in pellegrinaggio a
piedi da Firenze a Monte Senario”
(14 marzo).
7) “Abbiamo abolito le Province,
avanti come un rullo compressore”
(3 aprile).
8) “Il Pil sarà a +0,8% entro l’anno,
queste sono stime estremamente
previdenziali spero quindi di essere
smentito positivamente” (8 aprile).
9) “Abbiamo tolto dal patto di stabilità interventi su sicurezza sociale,
saranno 3,5 miliardi di euro” (23
Berlusconi accelera: Italicum per Natale
se il governo mantiene i patti
Elsa Corsini
Critiche al Jobs Act in procinto di
approdare alla Camera («è una robetta, con queste modifiche non
aiuta la imprese»), collaborazione
sulle riforme condivise e via libera
all’Italicum entro dicembre se il
«governo rispetterà gli accordi». È
un Berlusconi a tutto campo quello
che interviene alla Telefonata di
Belpietro alla vigilia del test elettorale in Emilia e Calabria confermando la ferma intenzione di
tornare alla politica attiva dopo la
decadenza da senatore e di giocare la partita da interlocutore privilegiato del governo.
Il ritorno in campo
«Forza Italia è stata ingiustissima-
3
mente mutilata del suo leader che
è fuori dalla possibilità di essere in
campo per le nostre battaglie di libertà. Ora – ha detto – è molto vicina la fine di questa impossibilità e
Fi ha deciso di tornare sul territorio
per portare a conoscenza i problemi e le soluzioni che il governo
intende prendere e quali sono le
nostre».
Via libera all’Italicum
Sulla complicata matassa della
legge elettorale il Cavaliere ora
spinge l’acceleratore forte del pieno
mandato ottenuto dal partito a trattare con Matteo Renzi. «L’Italicum
sarà approvato entro dicembre? Io
penso di sì. Se il governo rispetterà
accordi e patti e terrà conto dei di-
aprile).
10) “Subito 15 mila assunzioni nella
pubblica amministrazione” (15
maggio).
11) “Dal 2015 gli 80 euro anche a
pensionati e partite IVA” (23 maggio).
12) “Legge anticorruzione la prossima settimana” (7 giugno).
13) “Dal 1° settembre stanzieremo
43 miliardi per i cantieri” (23 luglio).
14) “Italiani andate in vacanza sereni, a settembre ci sarà una
grande ripresa col botto” (1° agosto).
15) “Il blocco salariale è solo una
chiacchiera estiva” (21 agosto).
16) “Il 29 agosto vi stupiremo con
la riforma della scuola” (23 agosto).
17) “Sul lavoro sfidiamo i poteri
versi assetti della sinistra e del centrodestra, penso di sì». Dopo tanti
tira e molla il Patto del Nazareno
tiene. «Ho messo me stesso e Forza
Italia in una posizione difficile da
comprendere anche da parte dei nostri elettori. Pur se siamo all’opposizione – ha ribadito parlando
soprattutto ai malpancisti azzurri –
ho detto sì a quei miglioramenti alla
legge elettorale e all’assetto istituzionale che avevamo realizzato nel
2005 e che la sinistra in passato
aveva bocciato per la politica del
Ed ecco la realtà dei fatti
Purtroppo la realtà vissuta dagli italiani dopo nove mesi di annunci del
premier è ben diversa. Nessuno ha
visto la crescita “col botto”, l’aumento del Pil dello 0,8% è diventato invece un calo dello 0,2, non si
sono viste le 15.000 assunzioni
nella pubblica amministrazione, la
riforma della scuola ancora non c’è,
i soldi del Tfr i lavoratori non li vogliono perché hanno capito che si
tratta di una truffa a loro danno, la
legge sulla stabilità non abbassa le
tasse di 8 miliardi ma le aumenta, il
blocco salariale sarà esteso al
2015, ai cantieri sono andati solo
gli spiccioli, gli 80 euro al mese
anche a pensionati e partite Iva
sono un miraggio, le province esistono ancora e il cuneo fiscale non
è stato ridotto. Basta scorrere queste venti promesse mancate e vedere quali sono stati i risultati per
capire per quale ragione i compagni di scuola decisero di soprannominarlo il bomba.
tanto peggio tanto meglio».
Sì alle riforme condivise
Insomma la barra del timone dell’ex
premier resta immutata: no agli inciuci con l’esecutivo (soprattutto in
materia di politica economica), sì alle
riforme condivisibili «Il moncameralismo è una cosa in cui avevamo
sempre creduto e se ora lo propone
la sinistra non possiamo votare contro. Ora che abbiamo la possibilità di
fare queste modifiche noi dobbiamo
esserci».
Voto in Emilia Romagna e Calabria:
un test importante. Soprattutto a destra
Secolo
4
Domanico Labra
Domenica prossima poco meno di
5,4 milioni di elettori saranno chiamati ad eleggere i presidenti di Emilia-Romagna e Calabria. Un test
importante per tutti, a destra e a sinistra. Ma, forse più a destra. Il ciclone Renzi, infatti, sul versante
della sinistra di governo, fatta tabula
rasa dell’opposizione interna, cerca
col voto in queste due regioni di
avere una ulteriore anche se provvisoria legittimazione. Ne ha certo
bisogno il premier per tacitare definitivamente quel che rimane dei
suoi antichi antagonisti e per convincere ancora una volta le sue
truppe di quanto sia opportuna una
accelerazione per giungere al voto
politico anticipato in primavera.
L’avanzata di Renzi non è più
baldanzosa
Matteo Renzi ne ha anche bisogno,
perché la sua irruente avanzata comincia ad essere irta di difficoltà e
tensioni, perché l’andatura non è
più baldanzosa e strafottente e i
sondaggi, fino a ieri trionfanti, mostrano anch’essi chiari segni di
stanchezza. Ma, dicevamo, ne ha
ancor di più bisogno la Destra. O,
meglio, quell’area magmatica che
sul versante politico opposto all’ex
sindaco di Firenze si muove e cerca
di ritrovare quell’orgoglio e quello
SABATO 22 NOVEMBRE 2014
d’Italia
smalto da tempo perduti. Un’area
politica che si muove tra mille difficoltà e con un tasso di litigiosità eccessivo. Ma al cui interno
comunque non sono pochi né trascurabili i segnali di novità. Anzitutto
c’è Salvini, quello che è ormai chiaramente riconosciuto come l’altro
Matteo, quello buono, quello che
potrebbe essere capace di riunire
un esercito sbandato e deluso. Proprio dal voto calabrese e, soprattutto, da quello della rossa Emilia
Romagna, Salvini spera di intravedere quegli auspici che dovrebbero
portarlo a guidare il nuovo rassemblement di centrodestra.
Salvini, prove di leadership a destra
Non per niente ha preteso per uno
dei suoi, Alan Fabbri, la candidatura
alla presidenza ed ha azzerato, al
contempo, tutti gli uscenti. Salvini,
che ormai è una presenza fissa dei
talk show, ha battuto tutta la regione
non sottraendosi né alle attenzioni
“criminali” dei centri sociali, come è
accaduto quando è andato a visitare il centro di accoglienza di Bologna,
né
alle
parate
nazionalpopolari come quando si è
presentato a Cesenatico a casa di
Raoul Casadei, il re del liscio, per
intonare con lui Romagna mia,
spiegando così che «le nostre tradizioni sono il nostro futuro». Un attivismo che preoccupa un po’ Forza
Italia. Il partito di Berlusconi, col leader impossibilitato a partecipare,
teme il possibile sorpasso. Per questo tutti i maggiorenti stanno riba-
Sondaggio Ixè: continua a calare
la fiducia in Renzi e nel governo
Redazione
Pur registrando un calo (-0,3%), il Pd si
conferma primo partito nelle intenzioni di
voto con il 38,2 percento di consensi. In
calo più sostenuto, due punti, è invece la
fiducia in Renzi e nel suo governo. Perde
leggermente anche il Movimento 5 Stelle
(-0,2%), che scende sotto il 20 percento
(19,8%), continua a crescere la Lega
Nord (9%), mentre resta stabile al 15 per
cento Forza Italia. E’ quanto emerge dal
sondaggio realizzato dall’istituto Ixè per
Agorà (Rai3).
La fiducia nel governo è passata dal 47 al
45% in questa settimana, con un identico
calo anche per la fiducia in Renzi, che
passa dal 45 al 43%. Dietro il premier c’è
Napolitano, stabile al 38%, seguito da
Salvini in crescita al 22%, Grillo in calo al
16%, Berlusconi stabile al 15% e Alfano
in salita al 13%. Da notare che lo sciopero
generale trova d’accordo la maggioranza
relativa degli intervistati: quasi la metà (il
47%) approva la scelta di Cgil e Uil, mentre a ritenerlo sbagliato è il 34%, con un
19% che non si pronuncia.
Il sondaggio si è occupato poi delle priorità che gli italiani indicano al governo. Per
il 44% prioritario dovrebbe essere favorire
la ripresa economica, secondo il 22 per
cento degli italiani al primo posto dovrebbe essere occuparsi di chi perde il lavoro, mentre il 20 per cento vorrebbe più
attenzione sulla riduzione di spese e sprechi. Nonostante l’emergenza maltempo, i
danni e le vittime delle ultime settimane,
solo il 6 per cento indica come priorità la
messa in sicurezza del territorio; per il 4
dendo appelli a simpatizzanti e
iscritti per un voto convinto e compatto alle proprie liste. Da Raffaele
Fitto ad Altero Matteoli sono in tanti
che si stanno spendendo perché il
risultato del partito sia positivo. Positivo anche in Calabria dove
Wanda Ferro si oppone alla marea
renziana montante: “Miscugli raccattati dappertutto e amalgamati in
contenitori vuoti» ha chiosato Matteoli nel suo tour calabrese. Allo
stesso modo di Fabio Rampelli, che
parlando a Catanzaro per Fratelli
d’Italia ha usato parole inequivoche:«Renzi smetta di fare il gradasso. Si vergogni» perché, ha
aggiunto, questa terra «è stata abbandonata da tutti, anche da lui».
Insomma, ranghi serrati e ventre a
terra per risalire la china. Cosicchè,
sul versante dell’Ncd , stride l’acrimonia di chi, come Cicchitto, per
più di due decenni mosca cocchiera
di Fi, attacca ora a testa bassa il
partito del Cavaliere reo di allearsi
ad una Lega definita «razzista e lepenista». Le truppe di Alfano si presentano con loro candidati. Sia in
Emilia Romagna sia in Calabria.
Segno della difficoltà di chi dice di
stare a destra e si trova al governo
con la sinistra. O forse di una scelta
già fatta: l’alleanza organica con
Renzi.
per cento bisognerebbe prima di tutto realizzare le riforme istituzionali. Infine, secondo il 3 per cento degli italiani, la
priorità del governo dovrebbe essere rendere più sicure le città.
Questo il quadro delle intenzioni di voto
(tra parentesi lo scostamento rispetto alla
rilevazione della scorsa settimana): Pd
38,2% (-0,3), M5S 19,8% (-0,2), Fi 15,0%
( = ), Lega Nord 9,0% (+0,3), Sel 3,5%
(+0,3), Fdi 3,4% (-0,1), Ncd 2,8% (+0,1),
Prc 2,2% (+0,1), Udc 1,9% (-0,1), Verdi
1,4% (+0,1), Sc 0,1% ( = ); indecisi, astenuti e scheda bianca 35,9% (-0,3). Il sondaggio è stato realizzato da Ixè per
Agorà-RAI3 il 19 novembre con metodologia Cati-Cami su un campione casuale
probabilistico stratificato di 1.000 soggetti
maggiorenni (su 6.578 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati
forniti dall’Istat. I dati sono stati ponderati
al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro
area di residenza. Margine d’errore massimo: +/- 3,1%.
Conti in Svizzera per Di Stefano
esperto economico del premier
Secolo
SABATO 22 NOVEMBRE 2014
d’Italia
5
Guglielmo Federici
Nuovi guai per il deputato del
Pd, Marco Di Stefano, già sotto
inchiesta per corruzione, già
nella bufera per festini a luci
rosse in quel di Grattaferrata.
Ora, secondo quanto riportato
dal Corriere della Sera, ci sarebbero alcuni conti della banca
Ubs di Ginevra indirettamente riconducibili a lui. Niente male per
uno che si accredita come il
consigliere delle politiche econimiche del premier Renzi, uno
degli oratori all’ultima Leopolda,
esperto dei «pagamenti digitali».
Soldi a Ginevra scortato dai
poliziotti
I pm stanno analizzando anche
altri tre appalti sospetti, che portano la firma di Di Stefano in
qualità di assessore. A parlare di
mazzette da centinaia di migliaia
di euro e dei retroscena su quegli appalti è stato Bruno Guagnelli, fratello del braccio destro
di Di Stefano, Alfredo, «misteriosamente scomparso 4 anni fa».
Dichiarazioni che al momento
non hanno ancora trovato riscontro. «Entro un mese –
scrive il Corriere della Sera – il
fascicolo potrebbe essere
chiuso con la richiesta di rinvio
a giudizio, svelando nuovi ed
inediti retroscena. Uno è già
noto: nei suoi viaggi per arrivare
oltreconfine il parlamentare, ex
poliziotto, si faceva scortare dai
suoi amici delle forze dell’ordine». Di Stefano: da assessore
della Giunta Marrazzo, avrebbe
intascato una mazzetta da 1,8
milioni di euro. I costruttori Antonio e Daniele Pulcini, finiti ai domiciliari per abuso d’ufficio e
turbativa d’asta, proprio grazie a
Di Stefano avrebbero realizzato
una plusvalenza milionaria su
un palazzo affittato alla Regione
Sindaci e amministratori a confronto:
“La destra riparte” da Todi
Tano Canino
Giovani amministratori a confronto. E una tavola rotonda per
imprimere una accelerazione al
processo di rinnovamento: è questo in estrema sintesi il succo dell’incontro “La destra riparte”
promosso e organizzato a Todi
(Pg) dall’associazione Riva Destra che ha così voluto raccogliere e rilanciare l’iniziativa del
quotidiano “Il Tempo” e dare spazio e voce ad alcune delle migliori
energie del centrodestra. Ovvero
a quegli amministratori comunali
e regionali che quotidianamente
si misurano con la realtà, con la
politica del fare e con i reali bisogni di milioni di cittadini. L’appuntamento è fissato per il prossimo
30 novembre, nella splendida cornice del palazzo comunale di
Lazio e poi venduto all’Enpam,
la cassa previdenziale dei medici.
Scoperto il flusso di denaro
Sono i finanzieri guidati dal generale Giuseppe Bottillo ad
averr ricostruito i viaggi all’estero effettuati dal parlamentare. Hanno Documentato i suoi
spostamenti, identificato le persone che lo accompagnavano,
e sono arrivati alla banca. E lì un
funzionario accetta di collabo-
rare consegnando le movimentazioni dei conti tra il 2010 e il
2012. «Spostamenti di denaro –
rileva il Corriere della Sera – che
certamente non sono congrui rispetto al patrimonio di Di Stefano. È la svolta. Perché
avvalorano l’ipotesi che quei
contanti trasportati in auto siano
il prezzo della corruzione. Anche
tenendo conto che all’improvviso entrambi i depositi vengono
completamente svuotati».
Sindaci e amministratori a confronto
A seguire, intorno alle 11,30, la tavola rotonda moderata dal direttore del quotidiano romano Gian
Marco Chiocci. Tavola rotonda
alla quale parteciperanno Nicola
Alemanno (sindaco di Norcia),
Guido Castelli (sindaco di Ascoli
Piceno), Andrea Marchetti (sindaco di Chianciano), Galeazzo
Bignami (consigliere regionale
Emilia Romagna), Fabrizio San-
tori (consigliere regionale del
Lazio). Un confronto che si annuncia propositivo e serrato sui
dati di realtà e sul futuro della destra politica in Italia che sarà preceduto dalla prolusione di Don
Walter Trovato, docente di Etica,
presidente della Fondazione San
Benedetto per l’Europa e componente della direzione nazionale di
Riva Destra.
Todi.
Un megafono per le idee della
destra
Una manifestazione che si aprirà
alle 10 con gli interventi del consigliere comunale di Todi ed ex
sindaco della città Antonio Riggiano, del deputato Fabrizio di
Stefano, di Alfio Bosco, portavoce
di Riva Destra, e del segretario
nazionale del movimento Fabio
Sabbatani Schiuma. «L’idea è
proprio quella di dare voce, di essere una sorta di megafono –
spiega Sabbatani Schiuma – per
realtà politiche vive e vegete eppure spesso sconosciute. Noi lavoriamo in questa direzione e
portiamo il nostro piccolo tassello
per la ricostruzione di un mondo
devastato e deluso».
Marocchina pestata perché “troppo
occidentale”. Ecco i precedenti
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Bianca Conte
Quando vivere all’occidentale
diventa motivo di violenza. Umiliazione. Morte. Quando la punizione islamica esercitata da
padri, fratelli o parenti di vario
ordine e grado su ragazzine
“ree” di essersi “troppo” inserite
nel tussuto sociale su cui sono
state trapiantate, viene spietatamente messa in atto dal vicino
della porta accanto. Questa
volta è accaduto a Forlì, dove
una quindicenne marocchina è
stata picchiata dai suoi familiari
e rinchiusa in bagno, colpevole
agli occhi dell’integerrimo genitore e dei suoi fidi figli maschi di
avere assunto atteggiamenti
poco consoni alla legge morale
e ai diktat comportamentali che
la religione musulmana impone
ai suoi proseliti.
Picchiata da padre e fratelli
perché vive troppo all’occidentale
È stata la stessa ragazzina – riferisce la stampa locale – a
chiamare la polizia con il cellulare, e a spiegare poi agli agenti
di essere stata picchiata dopo
essere rientrata da un giro con
un coetaneo, pure lui marocchino, in un centro commerciale
della città. Lì avrebbe incrociato
un amico dei suoi fratelli, che le
avrebbe scattato una foto, inviandola ai parenti: «Guardate
cosa fa vostra sorella…» recite-
Secolo
d’Italia
rebbe la provocatoria didascalia
dell’istantanea. Al ritorno a casa,
quindi, la ragazza sarebbe stata
chiusa a chiave nella sua stanza
e picchiata. La mattina dopo, dal
bagno dove si era rifugiata, ha
chiesto aiuto al 113 e gli agenti
hanno ricostruito la vicenda. Vicenda che oggi vede la quindicenne affidata ad una struttura
per minori seguita dai servizi sociali, con tanto di referto medico
dell’ospedale Morgagni-Pierantoni che l’ha giudicata guaribile
in 20 giorni per un trauma cranico e ferite a viso, spalle e costole causate da pugni e
schiaffi. Motivi per cui, il padre e
i due fratelli della ragazzina
sono stati denunciati dalla squadra Mobile di Forlì per lesioni
aggravate e maltrattamenti.
Certo, le ferite del corpo si rimargineranno: ma in qualunque
A Verona il questore vieta
la manifestazione
di Forza Nuova
Giovanni Trotta
La questura di Verona ha deciso
di vietare la preannunciata manifestazione di protesta di Forza
Nuova, programmata per sabato
a Nogara, contro l’occupazione
abusiva di due alloggi comunali
da parte di altrettante famiglie
nordafricane. La decisione è
stata presa dopo che alcuni militanti forzanovisti hanno tentato di
sfondare, a Bussolengo, il blocco
delle forze dell’ordine per raggiungere lo stabile dove sono alloggiati gli immigrati e la
successiva occupazione di una
strada provinciale, rendendola di
fatto inagibile agli automobilisti.
Per questa vicenda la polizia ha
multato e denunciato vari attivisti.
L’appuntamento dei forzanovisti
era previsto per le ore 17 di sa-
modo si concluderà l’indagine
coordinata dal pm Lucia Spirito
– che sta valutando anche l’ipotesi di sequestro di persona – la
ferita interiore sanguinerà a
lungo. Una storia di integralismo
ossessivo prima ancora che di
mancata integrazione, sfociato
nell’ennesima violenza domestica su una ragazzina indifesa.
Ecco altri illustri precedenti.
Sulle orme del sangue di Hina
1 – Uno dei primi casi che ha
sconvolto l’opinione pubblica e
insaguinato le nostre province è
stato quello di Hina, la ragazza
pakistana uccisa a Sarezzo
(Brescia) ad appena 21 anni dai
propri parenti perché non voleva
adeguarsi ai costumi tradizionali
della propria cultura d’origine:
desiderava andare a convivere
con il fidanzato italiano.
bato con ritrovo in piazza Berlinguer, ma è arrivato lo stop della
questura che ha ravvisato, tra
l’altro, il fondato rischio per la sicurezza e incolumità pubblica.
A Bussolengo manifestanti
multati e denunciati
E si registra un’altra protesta a
Roma da parte dello stesso movimento: «Italiano impiccato, immigrato tutelato. Prima gli
italiani». Questo il messaggio
comparso giovedì notte su uno
striscione firmato da Forza
Nuova a Ostia, per manifestare
contro il centro di accoglienza
dell’Infernetto, da giorni sotto i riflettori per l’arrivo dei minori trasferiti da Tor Sapienza. Durante il
blitz gli attivisti di Forza Nuova
hanno anche appeso al cavalca-
SABATO 22 NOVEMBRE 2014
2 – Proprio come Hina, anche la
giovane Sanaa Dafani, una diciottenne di origine marocchina
che viveva a Pordenone, è stata
brutalmente accoltellata dal
padre, deciso ad uccidere quella
figlia ai suoi occhi “disonorevole”
perché andata ad abitare dal fidanzato italiano.
3 – E come Hina e Sanaa,
anche Nosheen, una pakistana
di Novi, in provincia di Modena,
è stata selvaggiamente punita
da padre e fratello per il suo opporsi al matrimonio combinato
dai suoi familiari: e mentre i congiunti la prendevano a sprangate – che l’avrebbero ridotta in
coma per mesi – la madre intervenuta in sua difesa veniva uccisa dal marito, poi condannato
all’ergastolo.
4 – E neanche un mese fa, a
Ravenna, è venuta alla luce
dopo anni di percosse, umiliazioni e maltrattamenti, la storia
di una giovane originaria del
Bangladesh, venduta a 12 anni
a un anziano connazionale
come sposa bambina per saldare un debito di 30.000 euro
contratto dai genitori.
5 – E poi è stata la volta di Jamila, 20 anni pakistana, nata in
Italia, segregata in casa e costretta a interrompere gli studi
dai fratelli perché troppo bella e
perché già promessa sposa ad
un cugino del suo paese d’origine.
via della stazione Lido Nord un
pupazzo impiccato dando appuntamento al sit-in di sabato,
alle 15, davanti la sede del X municipio, in piazza della stazione
vecchia, ad Ostia. Immediata la
condanna del sindaco della capitale Ignazio Marino, secondo il
quale «appendere manichini impiccati contro i minorenni rifugiati
non è una manifestazione ma
una dimostrazione di inaccettabile violenza e provocazione che
condanno fermamente. Vi chiamate Forza Nuova ma di nuovo
non avete nulla. Il vostro razzismo e la vostra violenza sono
vecchi e disumani». Anche Sel
corre in aiuto del sindaco: «Ennesima strumentalizzazione da
parte di una formazione di
estrema destra ad Ostia».
Marino applaudito all’Alberone?
«Ma mi facci il piacere!» direbbe Totò
Secolo
SABATO 22 NOVEMBRE 2014
7
d’Italia
Mario Aldo Stilton
Capita. Capita che vai a leggere il dispaccio dell’Ansa
nel quale si dà conto dell’incontro del sindaco Marino all’Alberone e ti scappa da ridere. E ti viene pure da pensare a un déjà vu, ai cinegiornali dell’Eiar in bianco e
nero. O alle note della mitica agenzia Stefani, la prima
d’Italia. Solo che allora, a parte il linguaggio ridondante
e un po’ barocco, il consenso descritto era reale. Vero.
Palpabile. Per cui sì, lo confessiamo: a leggere l’Ansa
di Marino in visita al quartiere Appio della Capitale
siamo scoppiati a ridere. Una di quelle risate fragorose.
Incontenibili. Alla maniera del grande Totò di “ma mi
facci il piacere…!“. Perché Ignazio Marino, proprio lui,
l’incubo di ogni romano, sarebbe stato addirittura osannato. Anzi, di più. Invitato a resistere. “Resisti Marino,
resisti”, ci fa sapere il cronista, è stato il coro che ha accolto il primo cittadino della Capitale. Coro urlato da un
gruppo di partecipanti perché “…lo stanno facendo
nero i suoi amici del Pd e quelli di destra…perché lui
vuole chiarezza”.
Scherzo o abbaglio?
O è uno scherzo o abbiamo preso un abbaglio. Non si
scappa. E ci sta che abbiamo preso un abbaglio. Potrebbe essere. Perché magari non abbiamo visto bene.
Siamo ammorbati dal pregiudizio. Perché magari, ad
onta di ciò che pensiamo, Roma è una città sempre
più pulita e vivibile, è crocevia di culture e di felicità
diffuse. Perché forse alle fermate dei bus quelle che si
sentono non sono imprecazioni e bestemmie, ma benessere e serenità. E ci sta che ci siamo sbagliati, perciò. E quindi non è vero che ci sono sempre più
accattoni e molestatori seriali. Quelli non sono reali.
Quelli li immaginiamo noi che ce l’abbiamo col povero
Marino. Né è vero che la sporcizia e lo spaccio la fanno
da padrone sia in centro che in periferia. E neppure che
si muore di traffico. E nemmeno che i parchi somigliano
sempre più a discariche. Questi affezionati supporter
del sindaco stanno lì a dimostrarci che la realtà può essere diversa da quella che ci appare. Già, basta poco.
Basta covincersene. Basta sognare.
Il delirio del sindaco: “Io come il Papa”. E se la prende pure con Veltroni
Francesco Signoretta
Chiude gli occhi, si tappa le orecchie, scarica tutte le responsabilità
sugli altri. Ignazio Marino si sbraccia, sgomita, se la prende poco
elegantemente persino con Veltroni, vede complotti ovunque, incappucciati e fantasmi che gli
rovinano le notti. E arriva a paragonarsi al Papa con un abile giro
di parole. L’uomo più contestato
d’Italia, capace di sprofondare nei
consensi e non capirlo, prova a
cambiate le carte in tavola. Senza
riuscirci.
Il sindaco si sente un po’…
Pontefice
Per elogiarsi e giustificare gli errori
grossolani compiuti sulla questione profughi, cerca il colpo di
teatro con il “dagli al leghista”.
Ecco la sua risposta: “Rispetto ai
problemi su cui l’onorevole Salvini
interviene a Roma e cioè la presenza di immigrati che giungono
dal continente africano si possono
avere due tipi di approccio: quello
di Salvini che vorrebbe rigettarli
tutti in mare e l’approccio di Papa
Francesco che chiede all’Angelus
ai romani di dialogare e incontrarli.
Sono due visioni diverse, io mi
sento molto più vicino a quella di
Papa Francesco”, ha detto il sindaco di Roma a Radio Radio. Un
errore dietro l’altro: innanzitutto
Salvini non ha mai detto che vuole
rigettarli a mare ma ha sempre
chiesto più controlli e un freno agli
sbarchi, che è cosa ben diversa.
Poi, Marino dovrebbe spiegare
che cos’ha combinato, prima di
Tor Sapienza, in altri quartieri. Probabilmente ha già dimenticato o
finge di dimenticare i fatti di Cor-
colle.
Di chi è la colpa? Di Rutelli e
Veltroni…
“Il campo Salviati 1 che giustamente, tanto turbamento crea a
Tor Sapienza, è stato aperto come
campo temporaneo a metà degli
anni ’90 dal sindaco Rutelli e il Salviati 2 qualche anno dopo dal sindaco Veltroni. Erano soluzioni
probabilmente in sintonia con la visione di quei tempi”, ha detto Marino che così ha pensato di
cancellare le sue responsabilità.
Anche qui un vuoto di memoria:
chi ha fatto i comizi nei campi nomadi se non lui? Perché alle primarie del Pd c’erano le code di
rom, che hanno scatenato polemiche tra gli stessi democratici? Perché, dopo la sua elezione, i
residenti scesero in piazza avviliti
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
dall’arrivo di ondate di rom nei loro
quartieri, spinti dalla convinzione di
avere un sindaco accondiscendente?
Sulle contestazioni: i fischi non
dai cittadini
Persino sui fischi ricevuti e sulle
proteste ha una versione incredibile: non erano i cittadini ma strani
personaggi infiltrati: “La sensazione
che ho avuto io è che quella sera a
sbarrare la strada non erano i residenti. Secondo me c’erano gruppi
di persone organizzate, incappucciati. Non credo dentro il mio cuore
che i cittadini siano dei razzisti o dei
violenti ma solo persone esasperate”. Esasperati soprattutto da lui,
come ha dimostrato il corteo di tutti
i quartieri periferici. Ma magari lui
non se n’è accorto.
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7 agosto 1990 n. 250
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