Anno V - Numero 41 - Venerdì 19 febbraio 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Storia
Economia
Il Papa contro
i matrimoni gay
Museo Fascismo,
50 storici per il sì
Spending review?
Un altro flop
a pag. 2
Colosimo a pag. 3
a pag. 2
CENTRODESTRA NEL MARASMA PER LE COMUNALI DI ROMA DOPO LA SCELTA DI UN CANDIDATO DAVVERO BIZZARRO E DI SINISTRA
di Francesco Storace
erlusconi sta in curva e tifa Bertolaso. La Meloni inforca gli occhiali
scuri per non vedere Salvini, pronto
a mettere il Candidato più bizzarro
della terra sotto la ruspa; e oscurare
le bandiere che sventolano per una scelta
più coerente ma che rischiano di dover volteggiare per un importante signore sotto
processo che nel passato ha votato Rutelli e
oggi non disdegnerebbe Giachetti.
Noi andiamo avanti per la nostra bella e affascinante corsa, felici di tanti incoraggiamenti che rendono certo le giornate sempre
più corte, perché sta diventando impossibile
reggere il ritmo. Ma non ci stanchiamo mai,
quando c’è il popolo, che poi è il nostro potere forte.
I partiti del centrodestra farebbero bene a
riflettere, a fermarsi. Ancora non si capisce
perché abbiano sdegnosamente rifiutato le
primarie per far scegliere il candidato alla
nostra gente. L’appello che lanciai lo scorso
31 gennaio nella meravigliosa manifestazione
del Salesianum è rimasto inascoltato. Quel
popolo che accorse numeroso in una domenica pomeriggio in periferia, con tanto
di blocco del traffico, non ha avuto il diritto
di esprimere la propria voce.
Noi non restiamo sordi e dichiariamo concluso il tempo di un’attesa che non può essere infinita. Domenica 6 marzo - in segno
di sfida democratica con le primarie del Pd
- ci vedremo questa volta in una grande
struttura del centro della città, il teatro Quirino, alle 10,30, per lanciare formalmente
la mia candidatura a sindaco, ormai sollecitata da tantissimi comitati che cominciano
in queste ore a prendere corpo nel territorio
e nei posti di lavoro. La potenzialità è davvero
elevata, a giudicare dai messaggi che arrivano al nostro staff da ogni parte della città,
che vorremmo raggiungere in ogni giorno
di ognuno dei cinque anni che il popolo romano volesse riservarci al suo servizio.
Il 6 marzo annunceremo anche il lancio di
una nuova offerta politica; perché se la
destra italiana è marginale nel centrodestra,
è evidente che si pone il tema del posizionamento delle nostre idee altrove, là dove
si possa essere protagonisti in un’autentica
B
RUSPE
Salvini strapazza Bertolaso, la Meloni si arrabbia e diserta
il vertice da Berlusconi. La nostra campagna al via il 6 marzo
battaglia di sovranità nazionale, economica,
monetaria, popolare.
Sfideremo il Partito democratico a partire
dalle sue primarie sui temi concreti della
città e ad aprile la battaglia diventerà ancora
più incisiva sullo scenario nazionale; perché
si soffre maledettamente l’assenza di una
rappresentanza vera di una identità politica
che non può essere maciullata in una coali-
zione “sennò vince la sinistra”. Verrebbe
da chiedersi che differenza c’è se è così facile passare da destra a sinistra dal partito
del cavaliere allo schieramento opposto.
La stessa Lega dovrà sciogliere, prima o
poi, il nodo che la riguarda e decidere se
dare una svolta autentica e sinceramente
nazionale rispetto al suo percorso attuale;
o restare un importante movimento collocato
geograficamente in undici regioni del nostro
Paese.
Colpisce comunque la presa di posizione
di Salvini su Bertolaso: emerge l’insoddisfazione per una candidatura insufficiente.
Nei panni della Meloni non diserterei un
vertice perché il leader leghista esprime
dubbi: ma li farei miei e lo direi a Berlusconi.
Invece, succedono cose strane…
ECCO COME IL MINISTERO DELL’INTERNO VUOLE ADDESTRARE I POLIZIOTTI ANTI-TERRORISMO…
Facciamo guerra all’Isis. Con le slide
ulla Rete qualche poliziotto ha subito
commentato con un lapidario: “Il nostro
Ministro spende più energie per far la
guerra al ddl Cirinnà che all’Isis”. Per carità:
non è che il prode Angelino non faccia bene a
combattere le unioni civili così come vengono
prospettate dai suoi alleati di governo ex Pci
ex Pds ex Ds e ora Pd, ma di sicuro convince
poco - o per niente - la ‘battaglia’ che invece
ha ingaggiato nei confronti di quel terrorismo
internazionale che non ha mai smesso di minacciare l’Italia: un computer, un mouse magari
senza fili, una connessione internet appena
decente e glie la facciamo vedere noi a quei
terroristi islamici brutti e cattivi.
Insomma, per il Viminale comandato da Angelino
Alfano bastano tre-ore-di-corso-tre in videoconferenza, modello slide del gran capo Renzi,
per attrezzarsi alla bisogna e respingere uno o
centomila terroristi
"I dipendenti che non hanno partecipato nel
2015 ad almeno una giornata addestrativa in
tecniche operative - si legge infatti in una cir-
S
minosa, è quello "in tecniche
operative relative a possibili situazioni critiche collegate alla
minaccia terroristica. Gli eventi
da cui derivano situazioni di potenziale pericolo per l'incolumità
fisica degli operatori, si possono
verificare in contesti di vario genere, per cui è fondamentale che
tutto il personale abbia una piena
consapevolezza delle regole di
base". Sperando che almeno la
connessione internet funzioni per
benino, caso mai capitasse a tiro
qualcuno armato di kalashnikov
e serva una ripassatina alla slide
colare inviata ai Questori e ai dirigenti degli
ispettorati di Polizia dal Dipartimento della
Pubblica Sicurezza - dovranno svolgere la
formazione o con lezione tradizionale o con il
ricorso alla modalità e-learning entro il 28
febbraio 2016". L’addestramento previsto, attraverso l’infallibile arma della… lavagna lu-
numero tre.
"L'ennesima patacca contro i poliziotti - accusa
Gianni Tonelli, il segretario del Sap proprio
oggi al trentesimo giorno dello sciopero della
fame - Ma si possono insegnare le tecniche
operative, cioè la pratica, con quattro slide al
Igor Traboni
computer?".
2
Venerdì 19 febbraio 2016
ATTUALITA’
IL PAPA RIBADISCE LA DOTTRINA DELLA CHIESA, ANCHE SULL’ABORTO A PROPOSITO DELLA ZIKA
Bergoglio:“Niente matrimoni omosessuali”
E sulle unioni civili invita i parlamentari cattolici ad esprimersi secondo coscienza
di Igor Traboni
NEL PD PROSEGUE LA LOTTA INTESTINA
n no netto, senza se e senza ma, alle unioni omosessuali. E un voto secondo coscienza nel passaggio politico di questo tipo
di leggi: è quello che anche il Papa
chiede sulle unioni civili, soprattutto
per i parlamentari di estrazione cattolica. Anche se poi questo tema,
così importante per la vita politica
italiana, in realtà non sembra appassionare più di tanto il pontefice
argentino, che comunque non si è
sottratto alla precisa domanda rivoltagli da alcuni giornalisti sul volo
di ritorno dal Messico.
"Io non so come stanno le cose
nel Parlamento italiano – ha detto
Bergoglio sollecitato per l’appunto
sulle unioni civili - Il Papa non si
immischia nella politica italiana.
Nella prima riunione che io ho
avuto con i vescovi nel maggio del
2013, una delle cose che ho detto
è stata: col governo arrangiatevi
voi. Perché il Papa è per tutti e
non può mettersi in politica, in
quella concreta, interna di un paese. Questo non è il ruolo del Papa.
E quello che penso io è quello che
pensa la Chiesa e hanno detto in
tanti perché questo non è il primo
Paese che fa questa esperienza,
ce ne sono tanti", ha aggiunto il
Pontefice, come a voler per l’appunto bocciare tutto l’impianto delle unioni civili che si basa su un
‘matrimonio’ diverso da quello tra
U
La Cirinnà contro i renziani:
“Hanno fatto delle porcate”
olano altri stracci in casa Pd e
stavolta a lanciarli è proprio Monica Cirinnà, la parlamentare che
ha dato il nome al più discusso disegno
di legge degli ultimi anni, quello sulle
unioni civili. Dopo ver detto di voler lasciare la politica se il suo ddl uscirà
annacquato dal percorso in Senato, la
Cirinnà ha rilasciato interviste a Repubblica e al Corsera (quest’ultima poi
smentita) in cui spara alzo zero sui
suoi compagni di partito: "Sto pagando
le porcate fatte da certi renziani in
guerra che volevano un premietto.
Pago le delusioni di chi, e sono tanti,
nutriva forti aspettative nell'ultimo rimpasto di governo.
Stavano tutti lì ad aspettare una promozione. Chi voleva guidare una com-
V
uomo e donna, come nella dottrina
millenaria della Chiesa..
Rispondendo poi a una seconda domanda sullo stesso tema, Papa Francesco ha detto di non ricordare bene
il documento vaticano del 2003 in
cui si dice tra l'altro che i parlamentari
cattolici non devono votare questo
tipo di leggi. "Ma il parlamentare
cattolico - ha comunque aggiunto il
Pontefice, dando quindi una chiave
di lettura molto netta - deve votare
secondo la sua coscienza ben formata, questo direi soltanto. Credo
che sia sufficiente, dico ben formata".
Immancabile, ma anche stavolta pertinente, è arrivato quindi il rimando
ad un ricordo argentino:“Quando è
stato votato il matrimonio dello stesso
sesso a Buenos Aires, erano lì con i
voti pareggiati, e in una discussione
uno ha consigliato all'altro 'mah, andiamo a votare: se ce ne andiamo
non abbiamo il quorum'. E l'altro:
'ma se diamo il quorum diamo il
voto a Kirchner'. E il primo: 'mah,
preferisco darlo a Kirchner che non
a Bergoglio". E avanti! Questa non è
coscienza ben formata. Sulle persone
dello stesso sesso - ha quindi ribadito
- ripeto quello che è catechismo
della Chiesa cattolica".
E vedremo ora quali saranno anche
nella Chiesa italiana le ripercussioni
a queste parole forti del Papa, a
fronte anche di una certa spaccatura
tra il presidente della Cei Bagnasco
e io segretario della stessa conferenza episcopale, Nunzio Galantino,
quest’ultimo su posizioni più ‘progressiste’.
Sempre a proposito di morale cattolica, Papa Francesco ha fatto poi
riferimento anche alle indicazioni
date a livello internazionale su aborto
e contraccezione per evitare i danni
del virus Zika: “L'aborto non è un
missione, chi avrebbe voluto diventare
sottosegretario... ".
La Cirinnà parla anche di “atteggiamenti
disgustosi, in Aula e fuori”. E ce l’ha
sempre con l’ala renziana del partito,
prima di partire lancia in resta anche
nei confronti dei grillini: "Si sono rimangiati tutto: non hanno avuto un
filo di vergogna, di imbarazzo. Ma che
modo di fare politica è? Credo che
Airola e Buccarella siano stati leali
finché hanno potuto, finché non è arrivato il diktat notturno di Di Maio. Non
c'è nulla di più stalinista di aver costretto
Airola a smentire due anni di percorso
condiviso. Pur di nuocere al Pd hanno
perso l'opportunità di scrivere un pezzo
di storia dei diritti umani e civili di
questo Paese".
male minore, è un crimine, è fare
fuori per salvare, quello che fa la
mafia: è un crimine, è un male assoluto – ha ribadito Bergoglio - Sul
male minore, evitare la gravidanza,
parliamo in termini di conflitti tra il
quinto e il sesto comandamento.
Paolo VI, il grande, in una situazione
difficile in Africa, ha permesso alle
suore di usare gli anticoncezionali
nei casi di violenza".
CINQUANTA STORICI PLAUDONO ALL’INIZIATIVA DEL SINDACO DI PREDAPPIO FRASSINETI
“Il Museo del Fascismo, un fatto positivo”
ltro che le prese di distanza dei politici della
sinistra, le messe in guardia da parte dei soliti irriducibili
dell’Anpi, perfino i distinguo
sulle denominazione da dare
al Museo del Fascismo.
Sulla struttura che sorgerà a
Predappio, prendono ora posizione 50 dei più autorevoli
storici italiani, di 28 diverse
università, con questa nota:
“Come storici riteniamo che
la costruzione di un museo sul
periodo fascista della storia
italiana sia da valutare in modo
positivo, considerate le garanzie
di serietà, di rigore scientifico,
capacità narrativa, ricchezza
documentaria e capacità di-
A
il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti
vulgativa e didattica che il sindaco Frassineti ha sempre posto come requisiti necessari
perché esso possa prendere
corpo. Chi sostiene che un museo non possa che essere di
tipo celebrativo e paventa una
possibile deriva nostalgica che
questo potrebbe favorire, non
conosce i numerosissimi esempi di musei che in Europa e
nel mondo intero sono stati capaci di affrontare momenti
drammatici e tragici della storia,
anche più recenti di quanto sia
stato il fascismo, mantenendo
il primato della conoscenza,
della contestualizzazione storica, del rispetto dei fatti e dei
documenti e favorendo inter-
pretazioni critiche capaci di
coinvolgere in modo positivo
e problematico i visitatori".
"Per questo motivo - scrivono
ancora gli storici - offriamo al
sindaco Frassineti il nostro incoraggiamento perché possa
portare avanti il progetto, trovare le risorse necessarie e
riuscire poi a coinvolgere in
modo efficace le tante competenze che sono necessarie
perché un progetto del genere
possa diventare non solo un
momento di dibattito aperto
sulle forme migliori per raccontare e conoscere il passato,
ma anche un modello innovativo sul terreno della rappresentazione della storia e della
sua comprensione più articolata
e matura. Che il governo decida di intervenire in aiuto di
una simile iniziativa destinandole proprie risorse ci sembra
un segnale positivo dell’attenzione ai temi culturali più generali e alle questioni legate
alla memoria e alla storia, che
continuano ad essere fondamentali per ogni consapevolezza critica e identità di cittadinanza alla base del nostro
vivere collettivo".
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Ecco i firmatari del documento
Salvatore Adorno (Università di
Catania); Roberto Balzani (Università di Bologna); Massimo
Baioni (Università di Siena);
Marco Bertozzi (IUAV Venezia);
Maurizio Bettini (Università di
Siena); David Bidussa (Fondazione Feltrinelli); Camillo Brezzi
(Università di Siena) Antonio
Brusa (Università di Bari); Daniela Luigia Caglioti (Università
di Napoli); Alessandro Campi
(Università di Perugia); Rosa
Caroli (Università di Venezia);
Carlo Felice Casula (Università
Roma 3); Alessandro Cavagna
(Università di Milano); Stefano
Cavazza (Università di Bologna);
Simona Colarizi (Università
Roma 1); Paul Corner (Università di Siena); Gustavo Corni
(Università di Trento); Gabriele
D’Autilia (Università di Teramo);
Alberto De Bernardi (Università
di Bologna); Mario Del Pero
(Centre d’Histoire de Sciences
Po Paris); Tommaso Detti (Università di Siena); Laura Di Nicola (Università Sapienza); Maria Ferretti (Università della Tuscia); Marco Fioravanti (Università di Teramo); Marcello
Flores (Università di Siena); Filippo Focardi (Università di Padova); Guido Formigoni (IULM
Milano); Patrizia Gabrielli (Uni-
versità di Siena) Valeria Galimi
(Università di Milano); Luigi
Ganapini (Università di Bologna)
Marco Gervasoni (Università
del Molise/ Luiss Guido Carli
Roma) Giovanni Gozzini (Università di Siena) Andrea Graziosi
(Università di Napoli) Stephen
Gundle (University of Warwick)
Lutz Klinkhammer (Istituto storico germanico di Roma) Isabella Insolvibile (Università di
Napoli) Beatrice Manetti (Università di Torino); Luciano Marrocu (Università di Cagliari)
Marie-Anne Matard Bonucci
(Université Paris 8); Enrico Menduni (Università Roma 3) Paolo
Pezzino (Università di Pisa);
Stefano Pivato (Università di
Urbino) Maurizio Ridolfi (Università della Tuscia); Mariuccia
Salvati (Università di Bologna)
Paola Salvatori (Scuola Normale
Superiore Pisa); Guido Samarani (Università di Venezia) Giovanni Scirocco (Università di
Bergamo); Gianluca Scroccu
(Università di Cagliari) Enzo
Traverso (Cornell University);
Marina Zancan (Università di
Roma La Sapienza).
Capo Redattore
Igor Traboni
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità
Responsabile Marketing
Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
mail: [email protected]
-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Venerdì 19 febbraio 2016
ATTUALITA’
LA MANNAIA DELLA CORTE DEI CONTI SUL CAVALLO DI BATTAGLIA DI RENZI: “E’ UN INSUCCESSO”
La spending review? Un altro flop
Il presidente Squitieri: “Margini di flessibilità esauriti, soppressi i servizi ai cittadini”
di Marco Zappa
a spending review? Un
fallimento. Parola della
Corte dei Conti. Che ha
scelto l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016
della magistratura contabile per
mettere il timbro finale su un autentico flop targato Renzi. Con il
presidente Raffaele Squitieri che ha
definito uno dei cavalli di battaglia
del premier come “un parziale insuccesso anche per la poca conoscenza delle diverse categorie di
spesa e ha posto sullo sfondo il
tema essenziale dell’interrelazione
con la qualità dei servizi”.
Una “sentenza” che non lascia spazio
a repliche e che sancisce pure una
L
umiliazione per tutti quei commissari
alla spesa pubblica che si sono occupati, in questi ultimi anni, delle
difficile sforbiciate richieste dal presidente del Consiglio. Costretti, nella
maggior parte, a rassegnare le dimissioni dopo essere stati presentati
come i deus ex machina del taglio
delle spese.
Per i magistrati contabili, quella del
Rottamatore è una partita persa. Perché nei prossimi anni, “i margini di
risparmio potrebbero rivelarsi limitati,
anche in considerazione dei risultati
già conseguiti dopo l’avvio della
crisi economica internazionale”. Se
il futuro non sarà certo roseo, in
quanto a sprechi, il presente è tutto
fuorché azzurro. “Ad oggi si mantiene
il profilo discendente dei conti pub-
blici che, tuttavia, assume una cadenza più rallentata restando, comunque, al di sotto della soglia del
3%”. Con i margini di flessibilità acquisiti in sede europea esauriti perché “interamente utilizzati nella manovra di finanza pubblica per il 2016”.
Ma non è tutto. La Corte dei Conti
non solo stronca letteralmente le
operazioni di revisione della spesa
pubblica. Le definisce addirittura
“inefficaci” e “inefficienti”, che ricadono solo sui cittadini. “Dai tagli
operati è derivato un progressivo
offuscamento delle caratteristiche
dei servizi che il popolo può e deve
aspettarsi dall’intervento pubblico
cui è chiamato a contribuire”.
Una catastrofe su tutta la linea. Annunciata da tempo e adesso defini-
tiva. Con il “verdetto” della magistratura contabile emesso alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei ministri
Pier Carlo Padoan, Stefania Giannini
e Graziano Delrio, del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e
del capo della Polizia Alessandro
Pansa.
Verità scomode, quelle rivelate da
Squitieri, che fornisce pure un assist
all’esecutivo indicando la strada da
seguire: “In una fase così delicata
per il nostro Paese, è fondamentale
fornire impulso alla crescita e all’occupazione, pur nel rispetto dei
vincoli di finanza pubblica”. In altre
parole, è necessario “che l’azione
di tutte le istituzioni sia indirizzata a
volgere in positivo le aspettative
degli operatori, rinsaldando la fiducia nello Stato e la credibilità dell’Italia”.
La Corte dei Conti sale in cattedra
e impartisce lezioni al governo.
Entro il mese di marzo, a disposizione del Parlamento, ci sarà un
dossier sulla spending review con
indicazioni chiare e precise da seguire e custodire gelosamente.
Squitieri poi punta il dito pure contro
la complessità del sistema giudiziario italiano: “L’efficiente funzionamento della macchina della giustizia quale strumento principe della
legalità, costituisce un elemento decisivo per contribuire allo sviluppo
e alla crescita del Paese”.
Sul fronte del malaffare, il procuratore
generale Martino Colella ha sottolineato che in merito a lavori, forniture e concessioni pubbliche, “l’attività dei requirenti ha portato a
sentenze di condanna per danni,
sia patrimoniali che d’immagine,
per un importo complessivo di
66,589 milioni di euro”.
Un organo dello Stato che entra a
gamba tesa contro l’operato dello
Stato e in questo caso del governo.
Un paradosso. Che sancisce il fallimento di Renzi, cui restano solo gli
annunci trionfali e ambiziosi, e quello
dei vari commissari alla spesa pubblica che si sono alternati in questi
ultimi anni e hanno contribuito a un
insuccesso scontato. Che ci ricorda,
nel caso ce ne fosse ancora bisogno,
quanto sia difficile intervenire sugli
interessi corporativi che intrappolano
la nostra economia.
PROTESTA DAVANTI A MONTECITORIO DEI LAVORATORI CON 41 ANNI DI CONTRIBUTI GIÀ VERSATI
I pensionati… mancati di nuovo in piazza
E resta in sospeso la partita sulle reversibilità che il governo vorrebbe cancellare
L’IMPRONTA RENZIANA SULLA TV DI STATO
Passano tutte le nuove nomine Rai
Ma la Bignardi fa ancora discutere
ia libera del consiglio di
amministrazione Rai alle
nomine proposte dal direttore generale Antonio Campo
Dall'Orto. Ecco il riepilogo delle… trasmissioni, per lo più in
salsa renziana: il nuovo direttore
di Rai1 è Andrea Fabiano, di
Rai2 Ilaria Dallatana, di Rai3
Daria Bignardi, di Rai4 Angelo
Teodoli e di RaiSport Gabriele
Romagnoli.
I due consiglieri indicati dal
centrodestra, Arturo Diaconale
e Giancarlo Mazzuca, hanno
espresso parere contrario. Il
consiglio di amministrazione
della Rai deve, comunque, solo
esprimere un parere (tra l'altro
non vincolante) sulle nomine
proposte dal dg e non più un
voto.
Nomine che comunque continuano a far discutere, a iniziare
da quella di Rai3, da sempre la
rete ‘rossa’ per accezione, e
V
che ora assume toni anche radical-chic, con la Bignardi. Ferrarese, 55 anni, moglie del giornalista Luca Sofri, a sua volta
figlio del lottacontinuista Adriano, la Bignardi ha fin qui condotto dei programmi di approfondimenti giornalistico, sia
su La 7 che proprio alla Rai,
più citati che visti, ad iniziare
dalle “Invasioni barbariche”,
con uno share attorno al 3%.
Ma la neo direttrice ieri si è affrettata a puntualizzare che lo
share era maggiore (attorno al
4%) e che lei renziana non lo è
mai stata e che durante l’ultima
intervista ha anche attaccato il
premier. Poi, neanche ci fosse
bisogno di sottolinearlo, a proposito del lavoro da fare ha subito speso parole di elogio per
il nuovo programma di Fabio
Fazio. Guarda caso, della stessa
parrocchia radical-chic.
Ig. Tr.
lavoratori cosiddetti ‘precoci’ sono
scesi in piazza, ieri davanti a Montecitorio, per rivendicare la ''quota
41'' (gli anni di contributi versati) per il
diritto alla pensione "a prescindere dall’età e senza penalizzazione di sorta".
Con un passaparola via Facebook il
gruppo ''Lavoratori precoci uniti a tutela
dei propri diritti'' si è dato appuntamento
davanti alla sede del parlamento. I cori
erano contro la Camera dei deputati
visto che c’è ddl Damiano fermo con la
quota 41. "Sentite, sentite, sentite deputati
dei vostri privilegi ci siam stufati". E ancora: "Vergogna, vergogna"
Alla manifestazione hanno partecipato
anche i Comitati per la proroga fino al
2018 di ''Opzione donna''. La signora
Irene Serra all’agenzia Dire ha spiegato:
"Ci han fregato con tre riforme. Tutte le
volte avevamo acquisito il diritto. Abbiamo
iniziato a lavorare quasi tutti a 15 anni.
C’è chi ha perso il lavoro e non raggiungerà mai la quota che dicono loro. Siamo
quelli che lavoriamo di più e prenderemo
di meno. Ma i loro diritti sacrosanti, i
loro privilegi non si toccano".
Sul fronte previdenziale, qualcosa sembra
comunque muoversi dopo l’annuncio di
Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, intenzionato a proporre “lo stralcio, dalla de-
I
lega del governo, della parte in cui si
parla di previdenza, perché la voglio
cancellare, non voglio che ci siano equivoci. Quella parte va cancellata". Sarà
dunque lui stesso a presentare l'emendamento per stralciare, dalla delega del
governo sulla povertà, il riferimento alla
previdenza: “Sarà un emendamento
condiviso. Poiché anche il ministro Padoan ha detto che non c’è nessun rischio
per le pensioni di reversibilità, allora è
bene fare chiarezza e cancellare quella
parte".
Padoan che però non convince la Cgil,
facendo acuire i dissapori a sinistra: "Le
smentite non bastano se non si cambiano
i testi della delega che è stata presentata
al Parlamento", ha detto il segretario
della Cgil, Susanna Camusso, a margine
di un convegno sullo Statuto del lavoro
autonomo. A proposito dell'annuncio di
Cesare Damiani, la Camusso ha invece
detto: "Noi siamo molto contenti che il
presidente Damiano faccia la proposta
di stralcio, ma ci aspettiamo che il governo
intervenga a cambiare quel testo, anche
perché non siamo rassicurati da dichiarazioni che abbiamo sentito, che ci dicono
che non si tolgono le pensioni di reversibilità in essere, e ci mancherebbe perché le prestazioni in essere non sono
ovviamente modificabili, ma a non è che
questo autorizzi a pensare che si possa
intervenire per il futuro".
4
Venerdì 19 febbraio 2016
ATTUALITA’
L’ORGANIZZAZIONE PARIGINA RIVEDE AL RIBASSO LE STIME PER IL PIL 2016 DELL’ITALIA
E i “gufi” dell’Ocse infieriscono
Crescita prevista di 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di novembre
NON SI SBLOCCA LA VICENDA DELLE BANCHE IN DEFAULT
Gli indennizzi ai risparmiatori:
per Cantone ci sono “nodi politici”
di Marco Zappa
Gufi” davvero eccellenti per
Renzi. Dalla Corte dei Conti –
che ha bollato la spending review come un “insuccesso parziale” - all’Ocse, che ha rivisto
al ribasso le stime sulla crescita mondiale
e anche sul Pil dell’Italia. Stimando un
+1% sul prodotto interno della Penisola
per il 2016, ben 0,4 punti percentuali in
meno rispetto alle stime del novembre
scorso. Pure a fronte di una ripresa economica “che rimane debole”, con il progetto europeo che sta faticando a mantenere il sostegno politico dei cittadini
per una serie di fattori che “includono
l’aumento dei rifugiati, minacce esterne
per la sicurezza, l’impopolarità delle mi-
“
sure di austerità e forze centrifughe in
alcuni Paesi”.
Un’autentica doccia fredda per il premier,
che segue il ribasso delle previsioni di
aumento della ricchezza stilate, appena
un mese fa, dal Fondo monetario internazionale e confermate dall’Istat.
Una ripresa lenta e in salita. Da parte di
tutta l’Eurozona, che pesa “sulla crescita
globale e lascia l’Ue vulnerabile”. E il rischio concreto è che l’area euro resti
impantanata nelle paludi ancora per
molto tempo, visto che l’organizzazione
di Parigi giudica nel complesso il cammino riformatore “troppo lento”. Con la
cosiddetta “agenda Juncker” sugli investimenti che deve ancora garantire i risultati prefissati. Serve maggiore ambizione – la ricetta - per rendere le istituzioni
comunitarie più favorevoli a crescita e
produttività”.
Ebbene, le prime sei settimane del 2016
“sono state un periodo eccezionalmente
negativo per i mercati finanziari e l’incertezza è aumentata”. Con l’Europa invitata “ad accelerare sulle azioni comuni,
ritrovare se stessa e parlare con una
voce sola. Perché la politica monetaria
non può funzionare da sola. Per questo
motivo bisogna utilizzare maggiormente
la leva fiscale e quella strutturale”.
Tutti contro Renzi, “bastonato” prima
dalla Corte dei Conti e poi pure dall’Ocse.
Costretto a prendere atto e ad ammettere
tutte le difficoltà che sta riscontrando
per provare a risvegliare un Paese, l’Italia,
da un coma profondo e infinito.
l presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, è tornato sulla
vicenda dei decreti per avviare gli indennizzi ai risparmiatori coinvolti nel default
delle 4 banche (Carife, Banca
Etruria, CariChieti e Banca Marche) oggetto delle misure di
salvataggio del governo, non
ancora attuate “Il testo è concluso, va verificato ma credo
che sia in dirittura d'arrivo. Ci
sono nodi politici più che tecnici che devono essere ancora
sciolti”, ha detto Cantone, a
margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte
dei Conti.
I criteri e gli indicatori che
l'Anticorruzione dovrebbe applicare terrebbero conto di di-
I
versi elementi, a partire dalla
correttezza del profilo di rischio
e dall'esposizione (e quindi all'entità della perdita) del singolo
risparmiatore. Questi criteri,
nonostante le promesse di
Renzi e Padoan rimaste tali,
sono ancora in stand by dopo
essere stati “stralciati” dal decreto con la riforma del credito
cooperativo e la garanzia statale
sui crediti deteriorati, approvato
una settimana fa dal Consiglio
dei ministri e firmato lunedì
scorso dal capo dello Stato.
Saranno un decreto interministeriale e uno della presidenza
del Consiglio, come indicato
dalla legge di Stabilità, a definire i meccanismi per fare partire gli arbitrati.
GLI ARABI PONGONO LE CONDIZIONI PER ENTRARE NEL CAPITALE DELLA COMPAGNIA AEREA SARDA
Qatar in Meridiana in cambio di 900 esuberi
Il ministro Guidi: “Unica opzione per il rilancio”. Il sindacato:“Inaccettabile” - E il tempo stringe
INVESTIMENTO DA 400 MILIONI DI DOLLARI
Energie rinnovabili: Enel
diventa leader in Perù
nel Green Power si è aggiudicata il diritto a stipulare contratti ventennali di
fornitura di energia per 126 MW
di eolico, 180 MW di fotovoltaico e 20 MW di idroelettrico,
dopo una gara per le energie
rinnovabili indetta dal governo
peruviano . Enel diventerà così
entro il 2018 il principale operatore di rinnovabili in Perù e
l'unica azienda ad operare con
impianti in tre diverse tecnologie
rinnovabili nel Paese.
“Questa aggiudicazione segna
l’entrata di Enel Green Power
in Perù e conferma il successo
della nostra strategia di crescita
in America Latina”, ha dichiarato Francesco Venturin, amministratore delegato di EGP.
“Il risultato di questa gara evidenzia che le rinnovabili possono essere competitive rispetto alla generazione tradi-
E
zionale anche in Paesi dove il
loro sviluppo è ancora in fase
iniziale. Le rinnovabili garantiscono inoltre la diversificazione del mix energetico di un
Paese e al contempo rafforzano
il sistema energetico anche
rendendolo più adatto ad affrontare le sfide del cambiamento climatico”.
Per la costruzione degli impianti,
la cui entrata in esercizio è prevista entro il 2018, EGP investirà
circa 400 milioni di dollari statunitensi.
Il Perù ha un vasto potenziale
rinnovabile, ancora in gran parte
non utilizzato. La gara rientra
nell’impegno del Paese di diversificare il mix energetico, aumentando la quota di energia
rinnovabile dall'attuale 2% fino
al 5% entro il 2018, in linea
con gli obiettivi fissati dal decreto
legislativo 1002 del 2008.
l salvataggio della compagnia in
cambio di 900 tagli di posti di lavoro.
E’ questa la condizione posta da
Qatar Airways per entrare nel capitale
di Meridiana e scongiurare la sua resa.
Una clausola non trattabile come base
di partenza di una trattativa che rischia
comunque di provocare un autentico
bagno di sangue.
Queste, le novità emerse nell’incontro
tenutosi ieri al ministero dello Sviluppo
Economico, alla presenza di Federica
Guidi, tra i rappresentanti dei lavoratori
e i vertici di Meridiana che hanno riferito
la posizione dei potenziali investitori.
Con il presidente della compagnia aerea
sarda, Marco Rigotti, che dopo aver
messo sul tavolo l’accordo preventivo
sugli esuberi e sul nuovo contratto, ha
lanciato un ultimatum: “Serve velocità
nelle decisione altrimenti gli arabi potrebbero decidere di ritirarsi dalle negoziazioni”.
Prendere o lasciare, questa la proposta
della compagnia di bandiera del Qatar.
Accolta favorevolmente pure dal ministro
Guidi, che ha ammesso: “Questa è
l’unica opzione in grado di assicurare il
rilancio e il consolidamento di Meridiana”. Tant’è, il sindacato dei lavoratori
non sembra pensarla allo stesso modo,
anzi. “Seppure disponibili a trattare”, il
I
commento del segretario nazionale della
Fit Cgil, Nino Cortorelli, “riteniamo i
900 esuberi certamente insostenibili.
Sarà una trattativa difficile, con moltissime
incognite”.
Sarà un vero e proprio braccio di ferro,
che si risolverà presto in un modo o
nell’altro. Perché gli arabi hanno fretta
di chiudere e di portare a termine l’operazione alle proprie condizioni. Consapevoli pure delle alternative, nulle, di
Meridiana. Alle prese con una gravissima
crisi economica e alla ricerca di un
partner credibile che possa garantire
un futuro roseo alla compagnia. Con il
possibile intervento degli emiri che pre-
vede come il fondo sovrano del Qatar
possa detenere fino al 49% della holding,
mentre il controllo resterà in mano al
fondatore di Meridiana, Karim Aga Khan
IV, Imam dei mussulmani Ismailiti Nizariti.
Si creerebbe così un nuovo veicolo, nel
quale conferire gli asset della compagnia,
con gli sceicchi arabi pronti a sostenere
investimenti fino a 100 milioni di euro,
evitando così l’aumento di capitale.
Il tempo stringe. Ancora pochi giorni e
si dovrà arrivare a una decisione. Con il
futuro di Meridiana e di quasi 1.000 lavoratori (circa 650 assistenti di volo, 60
piloti e 190 dipendenti di terra), appeso
a un filo e avvolto nell’incertezza. M.Z.
5
Venerdì 19 febbraio 2016
ESTERI
ANKARA: LE ACCUSE DELLE AUTORITÀ E LE REAZIONI CURDE
La Turchia ancora sotto attacco
Dopo l’attentato di mercoledì nella capitale, ieri mattina un’esplosione ha colpito un convoglio militare a Diyarbakir
di Cristina Di Giorgi
Che si sappia che la Turchia non
esiterà a ricorrere, in ogni momento,
in ogni luogo e in qualsiasi occasione,
al suo diritto alla legittima difesa”.
Queste le parole del presidente Recep Tayyip Erdogan in seguito all'attentato
che mercoledì sera ha provocato la morte di
almeno 28 persone e il ferimento di altre
sessanta. E' infatti tale il bilancio, ancora provvisorio, dell'esplosione di un'autobomba che
ha colpito un pullman militare mentre attraversava il quartiere della capitale in cui si
trovano ministeri, Parlamento e stato maggiore
dell'esercito.
Un attentato ad ora non ancora rivendicato
ma che, secondo le prime informazioni trapelate, sarebbe stato compiuto da un cittadino
curdo siriano. Lo ha rivelato il quotidiano
locale Sabah, citando fonti della sicurezza
turca. L'attentatore sembra infatti sia stato
identificato come Saleh Nejar, 24 anni, militante
dell'Ypg (Unità di protezione del popolo,
braccio armato del partito dei curdi siriani,
impegnati nella guerra contro l’Isis ma considerati da Akara una milizia di “terroristi”
legata ai curdi del Pkk), entrato in Turchia a
luglio come rifugiato: in quell'occasione gli
sono state rilevate le impronte digitali, che in
queste ore hanno consentito, stando a quanto
riportato dai media, il riconoscimento.
In proposito è da registrare il durissimo
commento del premier Davutoglu. Che, dopo
aver annunciato che le indagini proseguono
e che la polizia ha effettuato altri nove arresti,
ha accusato non solo i curdi (Pkk e Ypg), ma
anche “il regime siriano, che riteniamo direttamente responsabile” dell’accaduto. Davutoglu ha inoltre fatto sapere di aver incaricato il ministro degli Esteri Cavusoglu di
fornire al Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite le prove che Ankara ritiene di avere
sul coinvolgimento dei curdi nell’attentato
di mercoledì. “E’ nostro diritto aspettarci
“
una posizione comune contro le organizzazioni terroristiche” ha concluso.
Le accuse delle autorità turche sono state
respinte con decisione da Saleh Muslim,
leader del Partito di Unione Democratica
curdo (Pyd), che ha negato qualunque coinvolgimento dell’ala militare del gruppo (Ypg)
nell’attentato ad Ankara. Ed anche il Pkk ha
negato ogni coinvolgimento: “Non sappiamo
chi sia il responsabile dell’attentato di Ankara
– ha dichiarato uno dei dirigenti dell’organizzazione – ma potrebbe trattarsi di una
rappresaglia per i massacri turchi nel Kurdistan”.
Nel frattempo all’episodio di mercoledì si è
aggiunto, ieri mattina, un nuovo attentato:
un’esplosione ha infatti colpito un convoglio
militare a Diyarbakir, principale città curda
nel sud-est della Turchia. A quanto si è
appreso, sembra si sia trattato di una mina,
fatta detonare con un comando a distanza. Il
luogo dell’esplosione si trova proprio nel
cuore della regione da mesi teatro di scontri
tra l’esercito di Ankara e i miliziani curdi del
Pkk. Secondo i media locali, questo ennesimo
attacco ha provocato almeno sette vittime.
L’escalation di tensione tra la Turchia e i curdi
ha visto dunque in questi ultimi mesi (il
conflitto è riesploso la scorsa estate) una
progressiva e pericolosa crescita. Sia sul
fronte interno sia su quello siriano: sono infatti
in corso, da sabato, bombardamenti a tappeto
dell’artiglieria di Ankara sulle postazioni delle
milizie curde a nord della Siria, nei pressi
della frontiera turca. E questo anche se, a
livello internazionale, è stato da più parti (Usa
in primis) espresso apprezzamento per l’impegno delle milizie curde nella guerra contro
Daesh.
Impegno che sul campo, in appoggio all’esercito siriano, si è tradotto ultimamente in
notevoli successi: tra essi, solo per citarne
alcuni, quelli di Tal Rifaat (bastione a nord di
Aleppo controllato da islamisti filo-turchi e
sempre più accerchiato dalle milizie curde),
Kfarnaya, Marea e Azaz, dove i combattenti
curdi – riferisce l’Osservatorio siriano per i
diritti umani – stanno infliggendo ai ribelli
anti-Damasco pesanti sconfitte, nonostante i
bombardamenti turchi. E proprio per questo
centinaia di miliziani (almeno 500 in queste
ore e altrettanti nei giorni scorsi) hanno attraversato la frontiera a Bab al Salam, armati di
tutto punto, per raggiungere Azaz. Sotto la
supervisione delle autorità di Ankara. Lo ha
dichiarato alla France Press il responsabile
dell’Ong.
La Turchia comunque, stando alle dichiarazioni
del premier Davutoglu, proseguirà nei bombardamenti. E se, sempre a detta del capo
del governo di Ankara, Mosca è avvertita di
non usare i miliziani curdi contro la Turchia,
appare evidente che lo Stato Islamico (le cui
roccaforti nel nord della Siria, anche per
merito delle vittorie sul campo dei curdi,
sono sempre più minacciate) non può che
trarre giovamento dalle divisioni, politiche e
di interesse, del fronte sempre più frammentato
delle forze impegnate a combatterlo.
PAKISTAN
Agguato alle forze di sicurezza: nove vittime
L’azione è stata rivendicata dall’organizzazione terroristica talebana Jamaat ur Ahrar
ono almeno nove gli agenti di sicurezza appartenenti alla milizia
tribale filo governativa Khasadar
Force uccisi ieri mattina in due attacchi
nel distretto tribale di Mohmand, nel
nord-ovest del Pakistan (al confine con
l’Afghanistan). Lo riferiscono le agenzie,
che citano fonti governative locali. Le
vittime sono state freddate a colpi di
pistola da un commando di miliziani ri-
S
belli. L’episodio più grave si è verificato
nella zona di Akar, dove nella notte è
stato attaccato un posto di blocco stradale e sette agenti hanno perso la vita. I
corpi delle vittime sono stati trasportati
nell’ospedale provinciale.
La seconda azione è stata invece compiuta a Darwazaki, dove gli uomini
della sicurezza erano di guardia ad un
impianto idrico. La stampa ricorda che
nel distretto di Mohmand (che si trova
a circa 180km da Islamabad) sono
attivi diversi gruppi islamici armati, tra
cui la fazione ribelle dell’organizzazione
terroristica Tehrik-e-Taleban Pakistan
(Ttp). A rivendicare l’attacco, la fazione
Jamaat ur Ahrar dei talebani pakistani,
che “si assume la responsabilità per
entrambe le azioni. Fino a quando non
sarà imposta la sharia – ha dichiarato
il portavoce del gruppo in una mail indirizzata alla Reuters – i nostri attacchi
continueranno”.
Diverse operazioni militari – ricorda la
stampa – l’ultima delle quali iniziata
nel 2014, hanno ridotto il numero di
attacchi su larga scala nella regione.
Le forze di sicurezza però sono ancora
oggetto di attacchi mirati, che a volte
St.Sp.
coinvolgono anche i civili.
LIBIA
Haftar: “Siamo pronti per liberare Bengasi”
Il generale, che guida l’esercito nazionale che fa capo al parlamento di Tobruk, annuncia prossime azioni
K
alifah Haftar, capo dell’esercito nazionale libico che fa riferimento al
parlamento di Tobruk, ha annunciato
che è tutto pronto per “la battaglia finale
per Bengasi” (città principale del nord-est
del Paese).
“Durante la riunione con i comandanti dei
vai fronti tenuta nella base aerea di Benina
– ha dichiarato alla stampa il portavoce del
generale – Haftar ha informato dell’arrivo
di tutto l’equipaggiamento militare necessario
per l’ultima operazione per la liberazione
completa della città”. Ed ha aggiunto che
l’ufficiale ha “sottolineato ai vertici del comando l’importanza che l’esercito proceda
nella sua missione principale che è quella
della lotta al terrorismo in tutta la Libia”.
Notevole importanza, dunque, per l’incontro
svoltosi mercoledì, al quale hanno partecipato
tutti i principali esponenti della gerarchia
militare di Tobruk. Tra loro – riferisce la
stampa su conferma del portavoce del ge-
nerale Haftar - il capo di stato maggiore generale maggiore Abdul Razzaq Al-Nazhuri,
il capo dell'aviazione generale di brigata
Saqr Gurashi, il comandante dell'operazione
“Dignità” (lanciata lo scorso anno da Haftar
e finalizzata alla liberazione del Paese da
“estremismo e terrorismo”, anche in contrasto
con Tripoli) generale di brigata Abdul Salam
Hassi e il colonnello Wanis Bukhamada, capo
delle forze speciali denominate “al Saiqa”.
St.Sp.
6
Venerdì 19 febbraio 2016
ESTERI
USA: LA POLEMICA REPUBBLICANA SULL’ANNUNCIO DELLA CASA BIANCA
Destinazione Cuba: storico viaggio di Obama
Ha fatto sapere che il 21 e 22 marzo sarà a L’Avana: è il primo capo di Stato americano in quasi novant’anni
di Cristina Di Giorgi
annuncio è di quelli storici: Barack Obama andrà a Cuba. Lo hanno
rivelato alla Abc News
fonti interne all'amministrazione
presidenziale, anticipando che le
L’
date previste per lo storico viaggio
dell'inquilino della Casa Bianca
sono il 21 e il 22 marzo. Storiche,
perché l'ultima volta che un capo
di Stato americano in carica ha
messo piede nell'isola caraibica è
stato 88 anni fa (si trattò di Calvin
Coolige, che vi si recò nel gennaio
1928 per partecipare alla sesta
Conferenza degli Stati americani).
La visita a Cuba è inserita in un
ampio programma che comprende
diverse tappe in America Latina e
costituisce il coronamento di un
lungo e faticoso lavoro diplomatico
tendente alla normalizzazione delle
relazioni tra i due Paesi. Un percorso passato, tra le altre cose, attraverso la riapertura delle rispettive ambasciate, la ripresa dei voli
commerciali. Certo, restano ancora
nodi irrisolti (in particolare il supercarcere di Guantanamo e l'embargo economico) ma quella di
queste ore è senz'altro una notizia
che mostra quantomeno che la situazione non è finita nel dimenticatoio.
Non sono mancate, come forse era
prevedibile, reazioni anche piuttosto polemiche all'annuncio della
Casa Bianca, soprattutto in campo
repubblicano. Tra esse quella di
Mark Rubio, di origini cubane, candidato alle primarie del Gop per
le presidenziali 2016.
“E' una decisione assurda. Se io
fossi presidente – ha tuonato il senatore della Florida – non prenderei
in considerazione un viaggio del
genere se non in circostanze molto
particolari. Un anno e due mesi
dopo le aperture a Cuba, il governo
cubano resta repressivo come sempre. Una dittatura”. Critico anche
Ted Cruz, anche lui candidato alla
nomination repubblicana e di origine cubana: andare a Cuba “finché
Castro è al potere è un errore:
Sono rattristato ma non sorpreso.
La cosa era nell'aria da tempo” ha
dichiarato il senatore del Texas,
che secondo gli ultimi sondaggi
elettorali ha superato Donald
Trump a livello nazionale (è ac-
creditato del 28% contro il 26%
del magnate newyorchese. Che in
poco più di un mese ha dunque
perso i 13 punti di vantaggio sul
rivale).
A rispondere a tali critiche, anche
se non direttamente, è lo stesso
Obama, che su twitter precisa che
gli Usa hanno ancora delle differenze con il governo di Cuba. Differenze che il presidente promette
di sollevare direttamente nel corso
del colloquio con il presidente
Raul Castro. “L'America si impegnerà sempre per la difesa dei diritti umani, in tutto il mondo”. E
ancora: “Andrò a Cuba per far progredire i nostri sforzi, che miglioreranno le vite dei cubani”.
Discussioni a parte, il viaggio di
Obama nell'isola caraibica arriva
in un momento politicamente piuttosto delicato: il mandato presidenziale sta infatti per scadere e
la tensione elettorale e politica è
inevitabilmente alta. Anche e soprattutto per quanto riguarda gli
insuccessi dell'amministrazione in
carica.
Ed è forse proprio per questo che
il leader della Casa Bianca ha
scelto questo periodo per un evento anche mediaticamente molto
d'impatto.
Un colpo di coda insomma, pensato
forse per dimostrare – se avrà
successo – che la politica estera
dell'amministrazione Obama non
è stata poi così fallimentare.
POLONIA: RIVELAZIONI CHOC SULL'EX PRESIDENTE
Il leader di Solidarnosc
era un informatore di Mosca?
Lech Walesa nega: “Sono accuse assurde. Lo dimostrerò”
Istituto nazionale della
memoria polacco, secondo quanto riferito
da alcune fonti e riportato dai
media, avrebbe rinvenuto alcuni documenti dai quali sembra emergere una verità molto
scomoda: l'ex presidente Lech
Walesa, premio Nobel per la
pace e storico leader di Solidarnosc, sarebbe stato un informatore dei servizi segreti
comunisti dal 1972 al 1976.
Nome in codice “Bolek”.
La rivelazione è di quelle che
lasciano a bocca aperta: la
storia di colui che ancora oggi
è considerato come l'eroe dell'indipendenza della Polonia
proprio dal giogo del regime
comunista di Mosca, avrebbe
in realtà collaborato con le
autorità sovietiche. A dimostrarlo alcuni documenti, rinvenuti a casa del generale
Cezslaw Kiszczakm l'ultimo
ministro degli Interni comunista (deceduto nel novembre
del 2015). Sui quali ci sarebbe
la firma di Walesa.
Per anni – riferisce la stampa
– in Polonia sono girate voci e
insinuazioni secondo le quali
L’
Walesa era un doppiogiochista. Voci. Che però ora risulterebbero confermate da carte
che i servizi segreti polacchi
definiscono “autentiche”. La
storia va dunque riscritta? Forse. O forse no. Perché i dubbi
non mancano: le prove in questione (una dichiarazione autografa del generale Kiszczak
che conferma l'identità di Bolek e la trascrizione di una
conversazione del 1974 tra
Bolek e un agente russo, sottoscritta a quanto sembra da
Walesa) sono emerse infatti
in un momento particolare
per il Paese, in cui il tentativo
di “smitizzare” gli eroi di Solidarnosc agitando lo spettro
della collaborazione con il comunismo potrebbe essere politicamente strumentalizzato.
Oltretutto il leader di Solidarnosc già in passato era stato
accusato di collaborazionismo
son i servizi segreti comunisti:
nel 2008 fu trovata una specie
di “lettera di incarico”, che
l'ex presidente spiegò sostenendo che all'epoca era una
prassi comune firmare dichiarazioni di lealtà al regime se
non si voleva finire in carcere.
Ci fu dunque effettivamente
un contatto con i servizi russi,
ma non si tradusse mai in servizio operativo.
Walesa comunque ha negato
con decisione l'accusa di spionaggio, definita “assurda”. Il
suo commento è netto: “Non
si possono cambiare i fatti con
le bugie, le accuse e le prove
false. Dimostrerò davanti alla
giustizia la mia più completa
CdG
estraneità”.
CINA
La protesta degli Editori internazionali
in favore dei librai scomparsi
n nutrito gruppo di
Editori di tutto il mondo
ha chiesto alle autorità
di Hong Kong di intervenire
con urgenza presso Pechino
per ottenere il rilascio dei
due soci e tre impiegati della
casa editrice con annessa
libreria “Mighty House”, arrestati dalla Cina e messi
sotto accusa per vari reati
(la loro “colpa”, sono in molti
a pensarlo, è quella di pubblicare testi critici nei confronti delle autorità cinesi e
del partito comunista di Pechino).
U
La richiesta, contenuta in
una lettera aperta e sottoscritta da molte associazioni
internazionali di editori e librai, è stata indirizzata al
leader di Hong Kong Leung
Chun-ying. E denuncia quello che viene percepito a tutti
gli effetti come una grave
violazione in tema di libertà
civili e di espressione.
Il caso in questione, si legge
nel testo (disponibile sul sito
del PEN American Center e
citata da askanews) è “un
messaggio terrificante per
gli scrittori, gli editori e i librai
di Hong Kong, che affrontano
questioni politiche delicate.
E mette a repentaglio le libertà individuali e la sicurezza
St.Sp.
dei cittadini”.
7
Venerdì 19 febbraio 2016
STORIA
I CONFINI TERRESTRI DEL BEL PAESE SONO IN UNA PROPORZIONE BEN MODESTA RISPETTO A QUELLI MARITTIMI
1940, l’Italia prigioniera nel mare
La maggior parte degli approvvigionamenti giunge allo Stivale dalle coste,
chiudere le vie di accesso significa condannare il Paese al soffocamento
di Emma Moriconi
Nel mare sono gli organi della respirazione di un popolo.
Comprimere, serrare, avviluppare le vie
respiratorie di un popolo, che
si apre sul mare, significa alterare i processi vitali della
sua circolazione, condannarlo
ad intristire e a logorarsi miseramente in quelle inesorabili
malattie parassitarie, che fanno
avvizzire gli organismi più resistenti e li portano al deperimento e alla morte. Anche i
popoli possono conoscere la
sottile consunzione della tisi,
se altri insidi e attossichi la
sana e libera igiene del loro
respiro sul mare. In tali casi, la
difesa della minaccia di asfissia
più che un diritto è un dovere".
È con queste parole che inizia
la trattazione del libretto "Prigioniera nel mare", un'edizione
a cura dell'Università di Roma,
anno 1940, la lettura del quale
è interessante e consente alcune riflessioni. Proseguiamo
però nel riferire al lettore cosa
dice questo lavoro giacché e ormai lo sappiamo bene si tratta di una pubblicazione
che, come tantissime altre,
non è di facile reperimento.
Le librerie non ce l'hanno di
certo e per trovarne traccia
bisogna essere fortunati quando si scartabella per esempio
nei mercatini, viceversa si dovrebbe fare una lunga ricerca
“
tra archivi e biblioteche senza
essere certi di riuscire a recuperarla, visto che il materiale presente in queste strutture è moltissimo e spesso
una ricerca, anche semplice,
può impiegare lo studioso anche per diversi giorni, settimane o addirittura mesi alla
ricerca di un documento specifico. Ecco quindi che, avendolo a disposizione in originale per averlo rinvenuto quasi
per caso in un mucchio infinito
di carte ingiallite in un mercatino di provincia, lo mettiamo
a disposizione della collettività
affinché i lettori ne possano
prendere cognizione e poi
trarre le proprie considerazioni. Infatti, a prescindere dai
punti di vista di ciascuno di
noi, riteniamo di fare cosa
utile nel presentare a chi legge
i documenti così come sono,
lasciando libero ciascuno,
dopo averne preso visione,
di riflettere e poi, eventualmente, esprimere un'opinione.
"Per nessun Paese - dice quindi questo opuscolo - questo
vale tanto, quanto per l'Italia.
I suoi confini terrestri sono in
una proporzione ben modesta di fronte ai suoi confini
marittimi. Mentre i primi, cioè
i confini terrestri, si stendono
oggi sulle frontiere francese,
svizzera, germanica, iugoslava
per un totale di meno che
duemila chilometri, i secondi,
i confini marittimi, cioè lungo
tutte le coste continentali, pe-
ninsulari, insulari, raggiungono
la cifra di circa ottomilacinquecento chilometri: più che
quattro volte tanto. E questo,
guardando solo i confini politici attuali. I confini fisici della
grande comunità italiana dovrebbero essere sul mare, e
potranno essere un giorno,
ben più vasta cosa. Non meno
di quattro mari stringono in
amplesso nelle loro acque il
territorio sacro della patria
italiana: il mar Ligure, il mar
Tirreno, il mare Jonio il mare
Adriatico. E sono, tutti, zone o
settori, golfi se si vuole, di
quell'immenso mare Mediterraneo, che Roma ha unificato
e, segnandolo del suo crisma,
ha fatto centro d'irradiazione
della civiltà universale. Altri
prima di Roma aveva tentato
di stringere in un solo tessuto,
vuoi commerciale vuoi politico, questo privilegiato bacino,
le cui popolazioni rivierasche
erano destinate un giorno a
trarre propulsione da un unico
cuore: Roma".
A seguire c'è un riepilogo
delle vicende storiche del territorio oggetto della trattazione, che partono dai Fenici,
passano per l'Impero Persiano,
attraversano l'antagonismo tra
Roma e Cartagine, e naturalmente c'è un richiamo alle
glorie di Roma antica, glorie
alle quali il Fascismo si ispira
lungo tutta la sua parabola
esistenziale, dalle sue origini
al suo declino. In poche pagine
il volumetto ripercorre poi le
vicende storiche successive,
che non sono oggetto della
odierna trattazione e delle
quali, del resto, abbiamo più
volte parlato. Arriviamo al secolo diciannovesimo, dunque:
una mappa all'interno del volumetto - che proponiamo ai
nostri lettori nell'immagine a
corredo di questa trattazione
- mostra il bacino del Mediterraneo, al centro l'Italia, e
tre lucchetti: Gibilterra, Dardanelli, Suez. "Se per l'Inghilterra il Mediterraneo è una
via - disse Mussolini - per l'Italia è la vita". Efficacissimo
sul piano mediatico - lo sappiamo bene - il Duce in una
brevissima frase racchiude il
senso di una tematica profonda, importante, che coinvolge
l'intero Paese e gli equilibri
internazionali. "Quanto poco
l'Italia si avvantaggiasse della
vittoria nella Grande Guerra
- scrive ancora questo libretto
- è bel scolpito nell'animo di
ogni italiano. In base all'art.
13 del Patto di Londra del 26
aprile 1915, l'Inghilterra e la
Francia si erano impegnate a
dare equi compensi all'Italia.
Ma le nostre speranze rimasero miseramente deluse, e i
nostri compensi furono ridicolmente minuscoli. Neppure
come quarta guerra del Risorgimento la guerra mondiale
ci diede i frutti che avremmo
dovuto legittimamente conseguire. Attraverso vicende
asperrime, che ci furono testimonianza amarissima della
ostilità invida e gelosa degli
alleati cui avevamo garantito
la vittoria, fummo costretti a
pagare l'annessione di Fiume,
con la rinuncia alla Dalmazia,
mentre tutte le nostre ambizioni in Albania, affermate nel
proclama di Argirocastro, si
concretarono nell'occupazione
dello scoglio di Saseno [...]. I
nostri ex associati frattanto si
insediavano saldamente in
Asia Minore, e l'Inghilterra stabiliva una vera egemonia nell'Oriente mediterraneo, dagli
Stretti all'Egitto".
BALFOUR: “DUBITO CHE POSSA NUTRIRSI O APPROVVIGIONARSI O CONTINUARE AD ESSERE UNA UNITÀ EFFETTIVA DI COMBATTIMENTO SE FOSSE REALMENTE SOTTOPOSTA A UN BLOCCO”
I “lucchetti”: Gibilterra, Suez, i Dardanelli
La Bruyère: “Per l’Italia la libertà nel Mediterraneo è una questione di respiro, vale a dire di vita o di morte”
a per approfondire questa tematica del Mediterraneo come
"vita" per l'Italia, andiamo a vedere cosa dice ancora la pubblicazione
oggetto del nostro studio: "Balfour definiva già con mirabile chiarezza l'insostenibile posizione italiana nel Mediterraneo nel suo discorso del 23 dicembre
del 1921 alla Sesta Seduta della Commissione per la limitazione degli armamenti a Washington. 'L'Italia non è un'isola, ma conta quasi come un'isola.
Dubito che possa nutrirsi o approvvigionarsi o continuare ad essere una
unità effettiva di combattimento se fosse
realmente sottoposta a un blocco, se il
suo commercio marittimo fosse arrestato, la Francia basta quasi interamente
a se stessa per l'alimentazione. Ha
grandi frontiere terrestri che le danno
accesso diretto o indiretto a tutti i grandi
mercati del mondo. Nessuna potenza
marittima le può fare il blocco".
Il lettore può facilmente rendersi conto
di quale fosse, insomma, il punto di
vista rispetto all'Italia: chiudiamola nel
mare, sua fonte di vita, e il gioco è fatto,
l'Italia soffoca. Chiaro come il sole. Ma
M
non basta. "All'indomani della entrata in
vigore dell'accordo anglo-italiano, l'ammiraglio La Bruyère il più autorevole
esperto navale che sia oggi in Europa,
scriveva: 'Per l'Italia la libertà nel Medi-
terraneo è una questione di respiro, vale
a dire di vita o di morte. Per la Francia il
Mediterraneo rappresenta un interesse
considerevole in vista dei collegamenti
tra le due coste che sono l'uno di fronte
all'altra e per la mobilitazione delle sue
forze africane. Per l'Impero britannico il
Mediterraneo è un ingrediente della sicurezza imperiale, ma non è un elemento
essenziale dei suoi rifornimenti . Per
l'Italia è tutt'altra cosa. L'Italia è tutta
chiusa nel Mediterraneo e l'80% delle
sue frontiere è costituito da frontiere
costiere. Questo sviluppo marinaro conferisce all'Italia una individualità geografica
ancor più spiccata che quella propria
degli Stati insulari. In tutte le sue Conferenze navali l'Italia non ha mancato di
prospettare questa formidabile servitù
geografica e le difficoltà che ne risultano
per i suoi rifornimenti. L'Italia è compressa nel Mediterraneo poiché le vie di
uscita da questo mare non le appartengono, mentre essa è la Nazione più
povera di materie prime".
Vie di accesso, dice l'ammiraglio: "che
non sono libere - aggiunge il nostro testo
- perché a Gibilterra come a Suez, come
ai Dardanelli, sono sorvegliate e controllate
da altri, che col Mare nostro, il Mediterraneo, nulla hanno a vedere. Nel 1938 su
24 milioni di tonnellate di merci importate
dall'Italia, 20 giunsero per mare, e soltanto
4 ci pervennero attraverso i valichi terrestri".
Ci accadrà di tornare sull'argomento,
ma per ora il lettore può trarre le sue
deduzioni e fare le riflessioni del caso.
[email protected]
8
Venerdì 19 febbraio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
FUOCO INCROCIATO TRA CARROCCIO E FRATELLI D’ITALIA SULL’EX SOTTOSEGRETARIO
Bertolaso “bombardato” dalla Lega
Berlusconi tenta di raddrizzare il tiro, ma è costretto a rinviare il vertice
di Palazzo Grazioli, disertato dalla Meloni. Il leader de La Destra: “Forse arriva a marzo”
uido Bertolaso non ha convinto. Non solo i romani
che lo hanno bocciato in
tutti i sondaggi, preferendo prima Storace e poi
Marchini, ma anche chi lo ha designato. E’ stato Matteo Salvini a mostrare le prime crepe: “Non è detto
che sarà il nostro candidato, dobbiamo ancora sentire i romani”.
Un coro forte e chiaro a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni, quest’ultima fortemente infastidita, tanto da
disertare il vertice convocato ieri a
Palazzo Grazioli e costringendo il
padrone di casa a rinviare l’incontro
con tanto di nota ufficiale di Forza
Italia. Sono poi volate parole grosse
tra leghisti e fratelli, mentre l’ex premier, sponsor dell’ex capo della
Protezione civile, ha tentato di mettere una pezza un po’ ovunque confermando di fatto il candidato che
“ha tutto il nostro sostegno”.
Ma anche la seconda nota di Berlusconi si è rilevata un ago in un pagliaio, mentre i media erano impegnati a raccontare l’ennesimo disastro del centrodestra.
Se la Sbai (Noi con Salvini) ha rimarcato “Bertolaso non rispetta i
patti, quando va in tv e dice ‘avrei
votato Giachetti’” e la Saltamartini,
vicepresidente della Lega alla Camera, ha sostenuto che “a differenza
di altri che vivono chiusi nei palazzi,
noi stiamo per strada, per parlare e
ascoltare i romani”, dall’altro lato
della barricata Rampelli (capogruppo di FdI alla Camera), promosso
prima dalla Meloni e poi declinato
per Dalla Chiesa, ha tuonato contro
G
Salvini, accusandolo “delle vicende
giudiziarie lombarde” e “le traversie
in cui ha trovato la Lega di Bossi” e
addirittura di “disprezzare Roma”,
e Berlusconi, al quale ha chiesto di
tenere “buoni” i suoi: “Tajani, Gasparri, le sue donne e i direttori di
testate giornalistiche amiche la smettano di fare la campagna elettorale
per i candidati renziani”.
Bertolaso, dal canto suo, ha precisato
che non “c’è nessuna divergenza
con Salvini”.
Ma non è così. Una confusione pazzesca, che fa sorridere anche Stefano
Fassina (Sel-Si): “La candidatura di
Bertolaso è una sorta di patto del
Nazareno in dimensione capitolina”.
Mentre Fitto (Conservatori e riformisti) e Augello (Cuoritaliani), schierati entrambi con Marchini, sono tornati a chiedere le primarie dopo le
dichiarazioni di Salvini.
Un altro plauso per Francesco Storace è arrivato dalla Sbai, secondo
la quale è stato “un amministratore
eccellente alla Regione Lazio, nessuno lo può negare”, quindi “se
Salvini e gli alleati trovato un accordo su una compatibile con il
pensiero di centrodestra, va bene
a chiunque”.
Ieri, intanto, Storace ha tenuto una
conferenza speciale davanti a una
calca di giornalisti sul Ponte Sant’Angelo, proprio dove Bertolaso in
occasione della piena del Tevere
del 2008 aveva pensato di “far saltare” il ponte, sotto il quale si andavano a incastrare i barconi che frenavano il corso dell’acqua, ma “salvando le statue del Bernini”.
L’ex governatore del Lazio è partito
subito in quarta, con un pronostico:
“Forse Bertolaso arriva fino a marzo,
ma comincio ad avere la sensazione
che prima o poi se ne libereranno,
chiameranno la Protezione civile e
lo porteranno via”, confermando le
telefonate ricevute nei giorni scorsi
per convincerlo a ritirare la sua can-
VERSO LE ELEZIONI
didatura: “Tanti amici... ma io non
voglio fargli avere un terzo processo”, riferendosi a Bertolaso, indagato
nel processo Grandi rischi bis e nell’inchiesta sugli appalti del G8.
Infine, il candidato a sindaco ha
aperto le porte a una possibile alleanza con Alfio Marchini:“Se arriverò
al ballottaggio dirò a Marchini che
ci possiamo alleare”. E alla Meloni
ha detto:“Dovrebbe dire a Berlusconi
‘in quale guaio ci hai cacciato candidando Bertolaso’. Poi faccia quello
che crede”.
Storace ha annunciato l’apertura
della campagna elettorale il 6 marzo
al Teatro Quirino.
CAMPIDOGLIO
M5S, in sei per la poltrona di sindaco Il solito scaricabarile
Appena 3.300 iscritti hanno votato la prima fase delle comunarie
nnalisa Bernabei,
Marcello De Vito
Paolo Ferrara, Virginia Raggi, Enrico Stefano, Teresa Zotta. Sono i
sei che potrebbero guidare la lista del Movimento
cinque stelle alle prossime
comunali della Capitale.
La rosa dei nomi è stata
pubblicata sul blog del
leader Beppe Grillo in ordine alfabetico e senza
riferimento alle preferenze, per “dare la possibilità
a tutti - si legge - di partire
alla pari per il secondo
turno delle votazioni”.
Il gong è suonato ieri alle
19, quando hanno votato
appena 3.272 iscritti certificati dal movimento residenti nella Capitale, che
hanno espresso 14.636
preferenze.
Ma anche i 5 Stelle non
sono scevri dai litigi, con
ben due cordate: una che
fa capo alla consigliera
uscente Virginia Raggi, la
seconda a Marcello De
della sinistra sui debiti
La Capitale avrebbe un defict di 13,6 miliardi.
Storace: “Se sarò sindaco, chiederò a Giachetti”
A
onostante i tagli e i sacrifi dei
contribuenti, il debito pregresso
della Capitale è fermo a quota
13,6 miliardi, come ha anticipato il Messaggero. Sarebbe, infatti, la cifra certificata
dall’ex assessore al Bilancio di Marino
Silvia Scozzese, attuale commissario
del governo per il piano di rientro dell’esposizione maturata prima del 2008.
Un deficit mostruoso che condannerà
Roma e i cittadini ad altri sacrifici.
“Dei 22 miliardi che c’erano nel 2008,
ne sono rimasti 14. Noi per 15 anni dovremo pagare un miliardo l’anno. Se io
sarò sindaco, chiamerei anche Giachetti
e gli direi ‘spiegaci cosa è successo’”,
ha scandito Storace, riferendosi all’esperienza del candidato renziano durante
le amministrazioni Rutelli.
Pronta la replica del comitato del Pd,
che ha continuato ad attaccare Storace
per il debito della sanità laziale.
“Chiarisco volentieri all’on. Argentin, di
cui ricordo un memorabile video in cui
mi definisce il miglior Presidente della
Regione: i debiti di cui straparla si chiamano Sant’Andrea, Policlinico Tor Vergata, Istituto tumori Regina Elena, Cpo
N
Vito, uomo di fiducia della
deputata Roberta Lombardi, già capogruppo
del M5S a Roma.
Se Di Battista e Di Maio
hanno declinato la candidatura per portare a compimento il mandato parla-
mentare, a questo punto,
secondo i bene informati,
salgono le quotazioni della
Raggi, indicata da molti
come la favorita di Casaleggio, sponsorizzata anche dagli esperti della comunicazione dei 5 Stelle.
Ma non si respira un bel
clima intorno ai 5 Stelle.
Se da un lato c’è chi sarebbe disposto a barrare
il simbolo in segno di protesta, dall’altro in molti sono
scettici su un eventuale
candidato sconosciuto.
di Ostia e se vuole continuo a lungo. E
risalgono a tanti anni prima di me. Il
che non vuol dire penalizzare il povero
Zingaretti che è riuscito a collezionare
11 miliardi di buffi nel solo 2014”, è la
risposta di Storace.
Non solo, il comitato del candidato a
sindaco de La Destra ha ricordato che
“nel 2009 la corte dei conti scrisse:
‘nessun abuso è stato commesso nella
ristrutturazione del debito della regione
Lazio’; durante il mandato Storace e
che ‘la gestione del portafoglio del debito,
attuata fino al 2005, ha prodotto un risultato complessivo positivo di circa
125 milioni di euro’”.
Poi i famosi 10 miliardi di deficit sono
da ascrivere a tutti gli esercizi della Regione. “Per esempio, ne confluiscono
4,8 attribuibili alla precedente Giunta
Badaloni”, prosegue la nota.
Invece l’assessore Sartore ha riferito al
Consiglio regionale questo: “Le cifre del
disavanzo registrate dal Corecoco, secondo i calcoli della Corte dei Conti,
raccontano un’altra storia: il debito è
cominciato a emergere tra il 2005 e il
2006”.
9
Venerdì 19 febbraio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
DODICI PERQUISIZIONI DELLE FIAMME GIALLE NEI CONFRONTI DI FUNZIONARI PUBBLICI E PROFESSIONISTI
IL RAPPORTO
Tangenti in Campidoglio,
spuntano nomi eccellenti
Nel Lazio boom di stranieri
Continua l’attività investigativa nata dall’operazione Vetriolo, che ha portato
tra gennaio e marzo 2015 all’applicazione di 43 ordinanze di misure cautelari
na nuova inchiesta per tangenti
travolge il Campidoglio. Alle
prime luci dell’alba di ieri, su
disposizione della Procura della Repubblica di Roma, i militari del
Nucleo speciale anticorruzione delle
fiamme gialle di Roma hanno eseguito
12 perquisizioni, disposte dal pm Erminio Amelio, nei confronti di funzionari
in servizio presso alcuni dipartimenti
di Roma Capitale, professionisti e Domenico Bonifaci, responsabile di un
gruppo del settore immobiliare, e cinque dipendenti del suo gruppo e tre
fra architetti e ingegneri.
Si chiama “Operazione Alfiere” il secondo capitolo della Guardia di Finanza,
che si riferisce a diversi episodi di corruzione che si sarebbero concretizzati
durante l’attività dei funzionari pubblici,
finito nel mirino degli inquirenti, sempre
per scambio di soldi o di altri benefici.
Dovranno scrollarsi di dosso l’accusa
di corruzione in concorso.
L’attività investigativa è la prosecuzione
dell’operazione Vitruvio, che ha portato
tra gennaio e marzo dello scorso anno
all’applicazione di 43 ordinanze di misure cautelari e al sequestro di circa
800mila euro. Sono stati arrestati già
39 soggetti tra imprenditori, funzionari
pubblici, ispettori Asl e imprenditori.
A marzo, secondo quanto accertato
dalle fiamme gialle, i tecnici si occupavano di istruire le pratiche edilizie
per il rilascio dei titoli abilitativi, quali
il permesso di costruire, l’approvazione
U
l Lazio, seconda regione
più popolosa d’Italia
dopo la Lombardia, è al
secondo posto anche per
numero di residenti stranieri,
ma al quarto per la loro incidenza sulla popolazione
totale: quasi 11 stranieri ogni
100 residenti. Gli immigrati
che vi risiedono, all’1 gennaio
2015, sono 636.524, il 10,8%
della popolazione totale e il
12,7% degli stranieri residenti in tutto il Paese. Lo si
legge nell’Undicesimo Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni, curato
dal Centro Studi e Ricerche
Idos con il sostegno e la collaborazione dell’Istituto di
Studi Politici S. Pio V.
Durante il 2014 la regione
ha catalizzato il 13,3% delle
iscrizioni anagrafiche di stranieri provenienti dall’estero
registrate in Italia (33.054 su
un totale di 248.360), superata solo dalla Lombardia
(21,2%). L’anno si è così chiuso, tra iscrizioni e cancellazioni, con un saldo migratorio
con l’estero positivo per
29.899 unità. Mentre sono
7.702 le iscrizioni di bambini
stranieri nati nel 2014 (15,3%
I
delle varianti in corso d’opera e le
concessioni edilizie in sanatoria.
Dagli accertamenti eseguiti è emerso
che alcuni costruttori per ottenere celermente l’approvazione dei progetti
edilizi senza rischiare di incorrere in
lungaggini immotivate, si trovavano
costretti a sottostare alle richieste illecite dei pubblici ufficiali responsabili
delle pratiche.
Sei mila euro, infatti, erano necessari
per la dichiarazione di inizio dei lavori,
3mila per le pratiche di sanatoria,
8mila per le varianti e 10mila per la
dichiarazione di fine lavori.
Per evadere i controlli sulle misure di
sicurezza erano invece necessari 10
euro. Tanto che uno dei pubblici ufficiali, arrestati nella seconda fase dell’operazione Vitruvio, era chiamato “lo
squalo” per l’insistente richiesta di
mazzette.
dei nati dell’anno in regione)
e 8.777 le cancellazioni per
acquisizione di cittadinanza
italiana (6,8% delle 129.887
acquisizioni registrate in Italia). L’incidenza femminile,
invece, è del 52,2%, in linea
con quella rileva-ta a livello
nazionale (52,7%).
I più numerosi sono i romeni,
che rappresentano il 35,3%
degli stranieri residenti in
regione e la cui presenza è
molto diffusa. Tuttavia, nelle
province di Frosinone, Latina,
Rieti e Viterbo, si riscontrano
interessanti concentrazioni
di singole collettività: ad
esempio, quella indiana in
provincia di Latina (a Sabaudia, Terracina, Pontinia e Fondi); quella albanese nelle
province di Latina (a Gaeta
e Fondi) e di Frosinone (nel
capoluogo e nei comuni lungo la A1); quella marocchina,
anch’essa nelle province di
Latina (a Priverno e San Felice Circeo) e di Frosinone
(a Ripi, Sora e Casalvieri);
quella ucraina nei diversi comuni capoluogo, dove è piú
richiesto il lavoro di collaborazione e assistenza domestica.
E’ STATO APERTO UN FASCICOLO PER RICOSTRUIRE LE ULTIME FASI CONCITANTI DELL’AMMINISTRAZIONE
Adesso la Procura indaga sulla caduta di Marino
Orfini snobba l’indagine: “È un atto dovuto di fronte alla presentazione di un esposto”
ulla commedia di Ignazio
Marino, finita dopo due
anni mezzo con i conseguenti strascichi tra Pd e Sel-Si,
si è stato scritto molto, ma la
Procura di Roma vuole fare chiarezza e, per questo, ha aperto un
fascicolo, al momento privo di
potesi di reato e di indagati.
Si intende, infatti, fare luce, come
sollecitato da un esposto, sulle
fase concitanti che portarono allo
scioglimento del Consiglio comunale di Roma e quindi alla
caduta dell’amministrazione Marino, voluta, almeno lì definì così
l’ex sindaco, dal “mandante” Matteo Renzi e “dall’esecutore materiale” Matteo Orfini.
L’indagine è partita da un esposto
presentato dall’avvocato Enrico
Sgarella, su richiesta di una decina
di cittadini dell’area del gruppo
che ha sostenuto l’ex primo cittadino. L’intenzione di queste persone, aveva spiegato l’avvocato
alcuni giorni fa, è che “venga
approfondita la presunta minaccia
di non ricandidare in futuro i
consiglieri comunali, allo scopo
di indurli a firmare le dimissioni
e fare cadere la giunta”.
Il fascicolo è stato affidato al
S
CONVEGNO UNINDUSTRIA SUL WELFARE
Stirpe: “Il cuneo fiscale
è ancora troppo elevato”
l mondo del lavoro ha la necessità sempre più diffusa di
incrementare il salario. Ma
dall'altra parte abbiamo un cuneo
fiscale che impedisce al Paese
di crescere. Io credo si possa
aumentare il livello della competitività delle imprese, del salario
e dei servizi di welfare a deperimento proprio del cuneo aziendale.
Così ha dichiarato il presidente
I
pubblico ministero Roberto Felici.
Una notizia non certamente positiva per l’ambiente dem, lacerato
dalle correnti sempre più divise
all’indomani della caduta dell’amministrazione capitolina, che erano
state messe in discussione proprio dall’attuale commissario del
Pd di Roma, Matteo Orfini, dopo
Mafia Capitale, fra arrestati e condannati, e la relazione sui circoli
definiti “dannosi” dall’ex ministro
Barca.
Ovviamente l’attuale commissaio
romano del Pd, messo alle strette
anche dallo scandalo Affittopoli,
dove il Pd c’è dentro fino al
collo, ha tentato di sorvolare
l’indagine.
“L’apertura di un fascicolo da
parte della procura di fronte alla
presentazione di un esposto è
come noto un atto dovuto”, ha
spiegato il braccio destro di Renzi, che ha aggiunto: “Spero però
che - dato il contenuto dell’esposto - della vicenda venga al più
presto investito anche un pool
di autorevoli psichiatri o - data
la recente riapertura degli x-files
- gli agenti Scully e Mulder”.
In quell’occasione tutti i consiglieri
Pd, dopo un estenuante dibattito
nella sede del Largo del Nazareno,
sfiduciarono il sindaco Marino
insieme a Daniele Parrucci del
Centro democratico e Svetlana
Celli, eletta nella Lista civica Marino e successivamente consigliere dem al Consiglio metropolitano, oltre ai voti determinanti
di Unindustria, Maurizio Stirpe,
aprendo ieri a Roma il convegno
''Verso nuovi modelli di welfare''.
L'incontro si è svolto nella sede
di Unindustria ed ha avuto come
tema la promozione di una riflessione condivisa con le aziende
associate, le organizzazioni sindacali e le istituzioni, sul tema
del welfare.
Erano presenti grandi e strategiche aziende come Telecom Ita-
lia, Enel, Eni, Ferrovie dello Stato,
Poste Italiane e Finmeccanica.
"Il welfare- ha aggiunto Maurizio
Stirpe- è indubbiamente uno tra
gli strumenti più innovativi che
possono consentire il miglioramento delle condizioni di competitività delle imprese e del reddito dei lavoratori. Una mirata
politica di servizi e di sostegno
sociale dei lavoratori e delle loro
famiglie costituisce un valore
non meno apprezzabile di quello
ottenibile attraverso i tradizionali
strumenti di carattere economico",
ha concluso il presidente di Unindustria.
dell’opposizione di centrodestra
e della Lista Marchini.
Intanto Giordano Tredicine e Tiziano Zuccolo sono tornati in libertà, dal 28 febbraio, per la scadenza dei termini di custodia cautelare. Lo ha disposto il Tribunale
della decima sezione penale, presieduto da Rosanna Ianniello, nel
corso della nuova udienza di “Mafia capitale.
L’ex consigliere comunale e vicecoordinatore di Forza Italia era
finito agli arresti domiciliari, con
l’accusa di corruzione aggravata,
nella seconda retata del 4 giugno
2015.
Zuccolo è un imprenditore cresciuto all’interno dell’Arciconfraternita, che avrebbe avuto rapporti
stretti con la galassia di Salvatore
Buzzi, ras delle coop.
10
Venerdì 19 febbraio 2016
DALL’ITALIA
MAXI BLITZ AL NORD, NUMEROSI FERMI. I CAPI D’ACCUSA: ASSOCIAZIONE MAFIOSA, TRAFFICO DI DROGA, USURA ED ESTORSIONE
Duro colpo per la ‘Ndrangheta nel milanese
Sgominata la cosca di Mariano Comense. Centinaia di chili di stupefacente
sequestrato, destinato alle piazze di Lombardia, Puglia e Calabria
uro colpo per la ‘Ndrangheta nel
milanese. Alle prime luci dell’alba
è scattato il maxi blitz che ha portato
in carcere 28 affiliati. L’operazione
'Crociata' è stata coordinata dal
pubblico ministero Alessandra Dolci della
Dda di Milano. Diversi i capi d’accusa: associazione mafiosa e a delinquere finalizzata al
narcotraffico internazionale di droga, usura,
estorsione e rapine .Tra gli arrestati, 11 sono
affiliati all'organizzazione criminale di stampo
mafioso. Sotto sequestro una centinaia i chili
di droga: marijuana proveniente dall'Albania,
cocaina dalla Romania e hashish dalla Spagna.
Lo stupefacente arrivava in Lombardia, base
di stoccaggio del gruppo, e da qui lo stupefacente partiva per essere venduto sia in città
settentrionali che al sud, in Calabria e Puglia.
"Mentre nel luglio 2010 l'infiltrazione della
'ndrangheta in Lombardia era un'ipotesi investigativa - spiega la pm - oggi è una certezza
affermata con sentenze in Cassazione. Il radicamento che emerge da questa ennesima indagine riguarda soprattutto l'area comasca, e
nasce da un progetto organizzativo di monitoraggio dei carabinieri che segnalano alla Dda
tutti quegli episodi che nei singoli territori potrebbero ricondurre a crimini di 'ndrangheta".
D
Gli arrestati sono 27 italiani e un albanese,
catturati in Brianza, nelle province limitrofe
nonché in quelle di Crotone, Reggio Calabria
e Bari. Il provvedimento è stato disposto dal
gip del tribunale di Milano Andrea Ghinetti
su richiesta di Dolci e del collega Marcello
Tatangelo della Dda milanese. L'attività investigativa ha permesso di ricostruire le attività
criminali della cosca di Mariano Comense
(Como) dedita, secondo le indagini, al traffico
internazionale degli stupefacenti destinati ai
mercati lombardi, calabresi e pugliesi. Secondo
la ricostruzione dei magistrati i malviventi
realizzavano ulteriori profitti anche attraverso
l'estorsione dei commercianti del territorio,
l'usura e le rapine.
L'indagine è partita indagando su dei colpi di
pistola esplosi contro due auto a Sesto San
Giovanni e gli inquirenti hanno scoperto che
si trattava di un'intimidazione dei fratelli Molluso
nei confronti di due persone interessate ad
acquistare degli immobili su cui loro avevano
interesse.
Determinante per gli inquirenti è stata la denuncia di un imprenditore di origini calabresi
che ormai schiacciato dai metodi mafiosi del
suo socio in affari (noto 'ndranghetista) si è
presentato alla Direzione distrettuale Antimafia
di Milano. "La testimonianza di Francomanno,
questo il nome dell'imprenditore, è un caso
molto raro - ha dichiarato il sostituto procuratore
della Dda milanese, Alessandra Dolci -. La
sua storia dimostra che stringere accordi con
esponenti della criminalità organizzata, con
la speranza di ottenere vantaggi o crescita lavorativa, porta a essere fagocitati lentamente
dal sistema. Nel suo caso, in particolare, aveva
deciso di accogliere come socio di minoranza
della sua attività commerciale un pregiudicato
che dall'interno, attraverso i metodi mafiosi, è
riuscito a rosicchiare tutta la sua azienda fino
a costringerlo a cedere a prezzi irrisori la
maggioranza e a chiudere altri rami che entravano in concorrenza con l'attività dell'Ndranghetista".
Chantal Capasso
GRAVE ERRORE ALL’OSPEDALE MAGGIORE DI BOLOGNA, ORA SONO QUATTRO GLI INDAGATI PER LESIONI COLPOSE GRAVISSIME
Trasfusione sbagliata: nei guai tecnici, medici e infermieri
A un 45enne furono iniettate due sacche di sangue destinate a un paziente quasi omonimo
inalmente l’inchiesta aperta
dalla Procura fa luce sul gravissimo errore commesso a
settembre all’ospedale Maggiore
di Bologna quando a un uomo di
45 anni furono trasfuse due sacche
di sangue di un gruppo diverso
dal suo destinate a un paziente
quasi omonimo. Il pm Roberto Ceroni ha infatti iscritto i primi nomi
sul registro degli indagati, al termine delle indagini eseguite dai
carabinieri del Nas .
L’accusa per medici e infermieri
sarebbe lesioni colpose gravissime.
Al paziente furono scambiate due
F
sacche di sangue di un gruppo diverso dal suo, per una parziale
omonimia con un altro ricoverato.
Fu la stessa Ausl a dare notizia di
quello che era successo. Il trasfuso
fu ricoverato in Rianimazione, poi
dopo alcuni giorni si riprese. Ma
la famiglia fece denuncia. Gli indagati sarebbero quattro, ossia le
persone, dal tecnico di laboratorio
ai medici, che hanno gestito le due
sacche iniettate per sbaglio al
45enne. Ora le condizioni dell’uomo, dopo un periodo di cure sempre al Maggiore, sono migliorate.
All’origine della triste vicenda,
c’era, come emerso fin da subito,
uno scambio di persona dovuto al
cognome uguale dei due pazienti.
Cognome uguale, ma nome diverso. Il 45enne era arrivato al pronto
soccorso una decina di giorni prima della trasfusione, avvenuta il
25 settembre, per un incidente
stradale. Aveva gravi traumi e fu
operato subito, poi mandato in Rianimazione. Quindi, il 25, fu riportato
in sala operatoria ortopedica per
un intervento di stabilizzazione del
bacino, durante il quale si rese necessaria la trasfusione.
Le due sacche partirono così dal
centro trasfusionale del Maggiore,
dove un tecnico di laboratorio le
prelevò e le diede all’inserviente,
che a sua volta le portò in sala
operatoria e le consegnò all’infermiere. Qui, sotto il controllo del’anestesista e del chirurgo, vennero
trasfuse. Nessun contro venne eseguito né sul codice a barre e nemmeno sul nome sull’etichetta che
non era quello del paziente. Quest’ultimo, tra l’altro, aveva gruppo
sanguigno zero, mentre quello trasfuso era B. Solo al termine della
seconda sacca i sanitari si accorsero dello sbaglio e intervennero
PALERMO
BARI
Scoperto centro massaggi
hot gestito da cinesi
a polizia ha scoperto a Palermo una casa d’appuntamento dietro un centro massaggi gestito da cinesi. I locali
erano caratterizzati da uno strano
via vai di persone che ha insospettito gli agenti. Le indagini
hanno accertato l’attività di prostituzione svolta all’interno del
centro, e gestita da due coniugi
cinesi. Il nome del locale finito
nel mirino della Polizia è “Oriente
massaggi”, al piano terra di via
Rosina Anselmi. Il locale era sottoposto alle attenzioni degli investigatori già dal settembre del
2014 quando a seguito di diverse
segnalazioni erano stati eseguiti
una serie di accertamenti.
Le forze dell’ordine hanno ascol-
L
tato numerosi “clienti”, ricostruendo così l’attività della casa
d’appuntamenti, e il tariffario
delle prestazioni, che poteva arrivare sino a 100 euro, e addirittura alla presenza di una “tessera punti” che consentiva ogni
10 prestazioni di averne una in
omaggio. I clienti provenivano
da tutta la provincia, e venivano
a conoscenza del centro tramite
annunci pubblicitari su siti d’incontri specializzati, e corredati
da foto di giovani donne asiatiche, in pose hot.
I due cinesi titolari del centro
sono stati denunciati per sfruttamento della prostituzione. L’immobile, dove vivevano i figli minori della coppia, è invece è
d’urgenza. Il sangue delle sacche,
si scoprì in seguito, era destinato
a un altro paziente, operato nelle
72 ore precedenti e ricoverato in
un diverso reparto.
Elvira Mami
stato posto sotto sequestro. All’interno del locale, inoltre, viveva
una connazionale della coppia,
costretta a lavorare per 12 ore
al giorno con la promessa di
una paga pari a 1.000 euro mensili, in realtà mai corrisposti.
All’interno del locale gli agenti
hanno rinvenuto, inoltre, alcuni
documenti intestati a persone
di nazionalità italiana e 6 apparecchi cellulari con relative sim
card, su cui sono in corso ulteriori indagini.
Dopo oltre un anno di indagine
è stato sequestrato il centro
massaggi che era diventato anche la dimora dei due gestori e
dei loro figli minori di 7 e 11
anni.
Ch.Ca.
Arrestati esponenti del clan
“Diomede” per estorsione
B
litz della polizia di
Bari nei confronti di
esponenti del clan
'Diomede' attivo nel quartiere
Carrassi di Bari. Le indagini
della squadra mobile hanno
documentato che i destinatari
della misura cautelare sono
responsabili, a vario titolo,
di estorsione aggravata e
della violazione della sorveglianza speciale con obbligo
di soggiorno. L'operazione
conclude l'attività investigativa, avviata lo scorso ottobre,
anche a seguito di specifiche
segnalazioni dell'Associazione Antiracket di Bari, su attività estorsive perpetrate nei
confronti di numerosi com-
mercianti del quartiere Carrassi.
Le indagini, coordinate dalla
Direzione Distrettuale Antimafia, supportate da attività
tecniche e riscontrate dalle
dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno consentito di accertare la realizzazione, in modo pianificato e sistematico, da parte
di esponenti del clan 'Diomede', di attività estorsive
poste in essere nei confronti
dei commercianti, rompendo
il velo di omertà che aleggiava sui piccoli imprenditori
del quartiere, ingenerato dal
timore di ritorsioni e dalla
convinzione che "a quella
gente non si può dire di no".
Gli arrestati, mediante minaccia implicita o esplicita
di atti di ritorsione contro il
patrimonio o l incolumità personale loro o dei loro familiari, costringevano gli imprenditori a versare mensilmente somme di denaro, ad
acquistare prodotti o, in alcuni casi, a cedere gratuitamente prodotti alimentari o
di altro genere, 'per stare
tranquilli'. Tra la merce così
ottenuta figurano persino una
lampada da tavolo, un divano, un cuscino ed un plaid
per cani, un catering per
l inaugurazione di un centro
scommesse.
El.Ma.
11
Venerdì 19 febbraio 2016
SOCIETA’
CERVELLO DI UN CONIGLIO SCONGELATO FUNZIONA ANCORA: LE NUOVE FRONTIERE DELLA CRIOCONSERVAZIONE
L’ibernazione? Sembra possibile
A riuscire nell’esperimento è stato il 21st Century Medecine, che ha vinto il premio della Preservation Foundation
di Chantal Capasso
ibernazione è
sempre più vicina. Il cervello
di un coniglio è
stato prima raffreddato a -135° centigradi
ed poi “scongelato”, senza
subire alcun danno. A riuscire
nell'esperimento è stato 21st
Century Medecine, che ha
così conquistato il premio del-
L’
la PreservationFoundation, il
9 febbraio scorso.
Il premio, una borsa di studio
di 27.000 $, è stato assegnato
sulla base della capacità della
società di preservare perfettamente la struttura di un intero cervello di coniglio dopo
il raffreddamento senza provocare la disidratazione.
In che modo? Drenando il
sangue e lasciando passare
al suo posto un liquido che
protegge i tessuti cerebrali
dagli eventuali danni provocati
dal ghiaccio cristallizzato.
Gli scienziati hanno utilizzato
una nuova tecnica chiamata
crioconservazione ad aldeidi
stabilizzati che ha permesso
loro di conservare un cervello
di coniglio in condizioni "quasi
perfette" dopo essere stato a
lungo crioconservato
Tale tecnica, chiamata ASC
(aldehyde-stabilized cryopre-
servation) è stata realizzata
da Gregory Fahy e Robert
McIntyre e ha permesso di
congelare e scongelare il cervello, lasciandolo praticamente intatto.
Durante l'esperimento gli
scienziati hanno sostituito il
sangue del coniglio con una
sostanza a base di glutaraldeide, una sorta di protezione
per le cellule cerebrali dall'eventuale formazione dicristalli
di ghiaccio e disidratazione,
essendo le cellule cerebrali
ricche di acqua era un rischio
in cui potevano imbattersi. Ricordiamo, tuttavia, che tecnica
è ancora lontana dal poter permettere di riattivare l'organo
ibernato, anche perché la molecola usata risulta tossica, ma
rappresenta comunque un importantissimo passo in avanti
per quel che concerne il mondo della medicina. Il corpo
della piccola è stato ibernato
dai genitori nella speranza che
un giorno possa essere risvegliato e guarito. Il cervello è
stato così raffreddato a -135
gradi centigradi e una volta
"scongelato" non ha presentato
nessun segno di danni.
“L'ASC è stata utilizzata in
questo caso perché l'obiettivo
principale del premio era
quello di dimostrare la conservazione dell'ultrastruttura
del cervello sufficiente a stabilire che il connettoma, l'insieme di tutte le cellule cerebrali per le connessioni sinaptiche delle cellule cerebrali, può essere conservato
per almeno 100 anni” spiega
il team di 21st Century Medecine.
ASC però non è una tecnica
per la conservazione di un
cervello vitale, ma è uno strumento che può essere utilizzato dai neurobiologi per conservare materiale raro o prezioso per periodi di tempo
indefiniti. Ha inoltre il vantaggio di permettere la conservazione del cervello intero,
non solo di una parte.
L'idea dell'ibernazione umana
nasce agli inizi del Novecento
ispirata dalla letteratura di fantascienza e con il sostegno
di Robert Ettinger, fisico e
matematico statunitense considerato il padre dell'ibernazione. Un grande successo fu
ottenuto nel 1955 quando ricercatori americani riuscirono
a "risvegliare" topi conservati
a una temperatura di 0 gradi
centigradi. Per ibernare nel
tempo è necessario però raggiungere temperature molto
inferiori (circa -200C) e al
momento non esistono metodi
capaci di ibernare un cervello
umano senza produrre danni
ai tessuti nè tanto meno riportalo successivamente in
funzione. Nel corso Uno scenario futuristico che ha qualche connotazione faustianamefistofelica, che se da un
lato ci alletta dall'altro ci fa
anche rabbrividere.
Nonostante non ci siano efficaci tecniche di ibernazione
umana si stima che già oltre
100 persone hanno fatto 'surgelare' dopo la morte il proprio cervello (tra i quali sembrerebbe esserci anche Walt
Disney) ad aziende private,
come la Alcor, sperando che
in futuro diventi possibile riportarli in funzione.
SCOPERTO UN PIANETA SIMILE AL NOSTRO MA ROVENTE E VELENOSO, IMPOSSIBILE VIVERCI
Anche la Terra ha un suo sosia: Cancri-e 55
Gli scienziati dell’University College London hanno identificato la galassia con un’atmosfera ricca di idrogeno
L
a terra ha una sua gemella,
ma ahimè sembra impossibile viverci. Dalla temperatura rovente e con un'aria velenosa. Così è apparsa l'atmosfera
di un pianeta, decisamente inospitale, scoperto a circa 40 anni
luce dalla Terra. Nella costellazione del Cancro c’è infatti una
stella simile al Sole intorno alla
quale orbitano cinque pianeti e,
tra questi, anche '55 Cancri-e', una
super-Terra che pesa otto volte
la nostra Terra e completa un giro
di rivoluzione intorno alla stella
in appena 18 ore. Questo fa sì che
la sua temperatura superficiale
sia 'rovente', addirittura superiore
a 2.000 gradi centigradi.
I risultati della scoperta sono presentati nell’articolo 'Detection of
an atmosphere around the superEarth 55 Cancri e' che verrà pubblicato sull'Astrophysical Journal.
Tale sorprendente risultato è
stato raggiunto da un team di
scienziati dell’University College
London, tra cui diversi italiani,
attraverso l’Hubble Space Telescope di Esa e Nasa. Dalla ricerca
è emerso che questo esotico pianeta ha un'atmosfera ricca di
idrogeno e molto calda. "Questa
è una scoperta molto emozionante perché è la prima volta
che siamo stati in grado di rilevare i gas presenti nell’atmosfera
di una super-Terra" commenta
Marco Rocchetto,dottorando nel
dipartimento di Fisica e Astronomia alla Ucl che ha lavorato
all’analisi e all’interpretazione
dei dati con i colleghi Angelos
Tsiaras e Ingo Waldmann. "Le osservazioni dell’atmosfera di 55
Cancri-e suggeriscono che il pianeta è stato in grado di conservare una quantità considerevole
di idrogeno ed elio dalla nebula
di gas dalla quale si sono formati"
aggiunge lo scienziato italiano.
Ma non sembra sia l’unica. Gli
scienziati sono convinti che le
super-Terre siano la tipologia di
pianeta più diffusa nella nostra
galassia, e sono così chiamati perché hanno una massa poco più
grande della Terra. La 'Wide Field
Camera 3' (Wfc3) installata a bordo
del telescopio spaziale Hubble è
già stata tilizzata in passato per
studiare le atmosfere di due altre
super-Terre, ma senza ottenere i
risultati sperati."Questo risultato
ci permette per la prima volta di
capire di cos’è fatta l’atmosfera
di una super-Terra"afferma Giovanna Tinetti, professoressa della
Ucl, aggiungendo che però "dovremo attendere i nuovi telescopi
spaziali nell’infrarosso nella prossima decade per saperne di più".
I dati elaborati suggeriscono la
possibile presenza di acido cianidrico, un indicatore di atmosfere
ricche di carbonio e povere in
ossigeno. "Ma l’acido cianidrico
è estremamente velenoso. Il pianeta 55 Cancri-e non è quindi un
pianeta sul quale vivrei" spiega
il professore Jonathan Tennyson
Ch.C.
dell'Ucl.
Scarica

Facciamo guerra all`Isis. Con le slide