Anno V - Numero 41 - Venerdì 19 febbraio 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Storia Economia Il Papa contro i matrimoni gay Museo Fascismo, 50 storici per il sì Spending review? Un altro flop a pag. 2 Colosimo a pag. 3 a pag. 2 CENTRODESTRA NEL MARASMA PER LE COMUNALI DI ROMA DOPO LA SCELTA DI UN CANDIDATO DAVVERO BIZZARRO E DI SINISTRA di Francesco Storace erlusconi sta in curva e tifa Bertolaso. La Meloni inforca gli occhiali scuri per non vedere Salvini, pronto a mettere il Candidato più bizzarro della terra sotto la ruspa; e oscurare le bandiere che sventolano per una scelta più coerente ma che rischiano di dover volteggiare per un importante signore sotto processo che nel passato ha votato Rutelli e oggi non disdegnerebbe Giachetti. Noi andiamo avanti per la nostra bella e affascinante corsa, felici di tanti incoraggiamenti che rendono certo le giornate sempre più corte, perché sta diventando impossibile reggere il ritmo. Ma non ci stanchiamo mai, quando c’è il popolo, che poi è il nostro potere forte. I partiti del centrodestra farebbero bene a riflettere, a fermarsi. Ancora non si capisce perché abbiano sdegnosamente rifiutato le primarie per far scegliere il candidato alla nostra gente. L’appello che lanciai lo scorso 31 gennaio nella meravigliosa manifestazione del Salesianum è rimasto inascoltato. Quel popolo che accorse numeroso in una domenica pomeriggio in periferia, con tanto di blocco del traffico, non ha avuto il diritto di esprimere la propria voce. Noi non restiamo sordi e dichiariamo concluso il tempo di un’attesa che non può essere infinita. Domenica 6 marzo - in segno di sfida democratica con le primarie del Pd - ci vedremo questa volta in una grande struttura del centro della città, il teatro Quirino, alle 10,30, per lanciare formalmente la mia candidatura a sindaco, ormai sollecitata da tantissimi comitati che cominciano in queste ore a prendere corpo nel territorio e nei posti di lavoro. La potenzialità è davvero elevata, a giudicare dai messaggi che arrivano al nostro staff da ogni parte della città, che vorremmo raggiungere in ogni giorno di ognuno dei cinque anni che il popolo romano volesse riservarci al suo servizio. Il 6 marzo annunceremo anche il lancio di una nuova offerta politica; perché se la destra italiana è marginale nel centrodestra, è evidente che si pone il tema del posizionamento delle nostre idee altrove, là dove si possa essere protagonisti in un’autentica B RUSPE Salvini strapazza Bertolaso, la Meloni si arrabbia e diserta il vertice da Berlusconi. La nostra campagna al via il 6 marzo battaglia di sovranità nazionale, economica, monetaria, popolare. Sfideremo il Partito democratico a partire dalle sue primarie sui temi concreti della città e ad aprile la battaglia diventerà ancora più incisiva sullo scenario nazionale; perché si soffre maledettamente l’assenza di una rappresentanza vera di una identità politica che non può essere maciullata in una coali- zione “sennò vince la sinistra”. Verrebbe da chiedersi che differenza c’è se è così facile passare da destra a sinistra dal partito del cavaliere allo schieramento opposto. La stessa Lega dovrà sciogliere, prima o poi, il nodo che la riguarda e decidere se dare una svolta autentica e sinceramente nazionale rispetto al suo percorso attuale; o restare un importante movimento collocato geograficamente in undici regioni del nostro Paese. Colpisce comunque la presa di posizione di Salvini su Bertolaso: emerge l’insoddisfazione per una candidatura insufficiente. Nei panni della Meloni non diserterei un vertice perché il leader leghista esprime dubbi: ma li farei miei e lo direi a Berlusconi. Invece, succedono cose strane… ECCO COME IL MINISTERO DELL’INTERNO VUOLE ADDESTRARE I POLIZIOTTI ANTI-TERRORISMO… Facciamo guerra all’Isis. Con le slide ulla Rete qualche poliziotto ha subito commentato con un lapidario: “Il nostro Ministro spende più energie per far la guerra al ddl Cirinnà che all’Isis”. Per carità: non è che il prode Angelino non faccia bene a combattere le unioni civili così come vengono prospettate dai suoi alleati di governo ex Pci ex Pds ex Ds e ora Pd, ma di sicuro convince poco - o per niente - la ‘battaglia’ che invece ha ingaggiato nei confronti di quel terrorismo internazionale che non ha mai smesso di minacciare l’Italia: un computer, un mouse magari senza fili, una connessione internet appena decente e glie la facciamo vedere noi a quei terroristi islamici brutti e cattivi. Insomma, per il Viminale comandato da Angelino Alfano bastano tre-ore-di-corso-tre in videoconferenza, modello slide del gran capo Renzi, per attrezzarsi alla bisogna e respingere uno o centomila terroristi "I dipendenti che non hanno partecipato nel 2015 ad almeno una giornata addestrativa in tecniche operative - si legge infatti in una cir- S minosa, è quello "in tecniche operative relative a possibili situazioni critiche collegate alla minaccia terroristica. Gli eventi da cui derivano situazioni di potenziale pericolo per l'incolumità fisica degli operatori, si possono verificare in contesti di vario genere, per cui è fondamentale che tutto il personale abbia una piena consapevolezza delle regole di base". Sperando che almeno la connessione internet funzioni per benino, caso mai capitasse a tiro qualcuno armato di kalashnikov e serva una ripassatina alla slide colare inviata ai Questori e ai dirigenti degli ispettorati di Polizia dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza - dovranno svolgere la formazione o con lezione tradizionale o con il ricorso alla modalità e-learning entro il 28 febbraio 2016". L’addestramento previsto, attraverso l’infallibile arma della… lavagna lu- numero tre. "L'ennesima patacca contro i poliziotti - accusa Gianni Tonelli, il segretario del Sap proprio oggi al trentesimo giorno dello sciopero della fame - Ma si possono insegnare le tecniche operative, cioè la pratica, con quattro slide al Igor Traboni computer?". 2 Venerdì 19 febbraio 2016 ATTUALITA’ IL PAPA RIBADISCE LA DOTTRINA DELLA CHIESA, ANCHE SULL’ABORTO A PROPOSITO DELLA ZIKA Bergoglio:“Niente matrimoni omosessuali” E sulle unioni civili invita i parlamentari cattolici ad esprimersi secondo coscienza di Igor Traboni NEL PD PROSEGUE LA LOTTA INTESTINA n no netto, senza se e senza ma, alle unioni omosessuali. E un voto secondo coscienza nel passaggio politico di questo tipo di leggi: è quello che anche il Papa chiede sulle unioni civili, soprattutto per i parlamentari di estrazione cattolica. Anche se poi questo tema, così importante per la vita politica italiana, in realtà non sembra appassionare più di tanto il pontefice argentino, che comunque non si è sottratto alla precisa domanda rivoltagli da alcuni giornalisti sul volo di ritorno dal Messico. "Io non so come stanno le cose nel Parlamento italiano – ha detto Bergoglio sollecitato per l’appunto sulle unioni civili - Il Papa non si immischia nella politica italiana. Nella prima riunione che io ho avuto con i vescovi nel maggio del 2013, una delle cose che ho detto è stata: col governo arrangiatevi voi. Perché il Papa è per tutti e non può mettersi in politica, in quella concreta, interna di un paese. Questo non è il ruolo del Papa. E quello che penso io è quello che pensa la Chiesa e hanno detto in tanti perché questo non è il primo Paese che fa questa esperienza, ce ne sono tanti", ha aggiunto il Pontefice, come a voler per l’appunto bocciare tutto l’impianto delle unioni civili che si basa su un ‘matrimonio’ diverso da quello tra U La Cirinnà contro i renziani: “Hanno fatto delle porcate” olano altri stracci in casa Pd e stavolta a lanciarli è proprio Monica Cirinnà, la parlamentare che ha dato il nome al più discusso disegno di legge degli ultimi anni, quello sulle unioni civili. Dopo ver detto di voler lasciare la politica se il suo ddl uscirà annacquato dal percorso in Senato, la Cirinnà ha rilasciato interviste a Repubblica e al Corsera (quest’ultima poi smentita) in cui spara alzo zero sui suoi compagni di partito: "Sto pagando le porcate fatte da certi renziani in guerra che volevano un premietto. Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell'ultimo rimpasto di governo. Stavano tutti lì ad aspettare una promozione. Chi voleva guidare una com- V uomo e donna, come nella dottrina millenaria della Chiesa.. Rispondendo poi a una seconda domanda sullo stesso tema, Papa Francesco ha detto di non ricordare bene il documento vaticano del 2003 in cui si dice tra l'altro che i parlamentari cattolici non devono votare questo tipo di leggi. "Ma il parlamentare cattolico - ha comunque aggiunto il Pontefice, dando quindi una chiave di lettura molto netta - deve votare secondo la sua coscienza ben formata, questo direi soltanto. Credo che sia sufficiente, dico ben formata". Immancabile, ma anche stavolta pertinente, è arrivato quindi il rimando ad un ricordo argentino:“Quando è stato votato il matrimonio dello stesso sesso a Buenos Aires, erano lì con i voti pareggiati, e in una discussione uno ha consigliato all'altro 'mah, andiamo a votare: se ce ne andiamo non abbiamo il quorum'. E l'altro: 'ma se diamo il quorum diamo il voto a Kirchner'. E il primo: 'mah, preferisco darlo a Kirchner che non a Bergoglio". E avanti! Questa non è coscienza ben formata. Sulle persone dello stesso sesso - ha quindi ribadito - ripeto quello che è catechismo della Chiesa cattolica". E vedremo ora quali saranno anche nella Chiesa italiana le ripercussioni a queste parole forti del Papa, a fronte anche di una certa spaccatura tra il presidente della Cei Bagnasco e io segretario della stessa conferenza episcopale, Nunzio Galantino, quest’ultimo su posizioni più ‘progressiste’. Sempre a proposito di morale cattolica, Papa Francesco ha fatto poi riferimento anche alle indicazioni date a livello internazionale su aborto e contraccezione per evitare i danni del virus Zika: “L'aborto non è un missione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario... ". La Cirinnà parla anche di “atteggiamenti disgustosi, in Aula e fuori”. E ce l’ha sempre con l’ala renziana del partito, prima di partire lancia in resta anche nei confronti dei grillini: "Si sono rimangiati tutto: non hanno avuto un filo di vergogna, di imbarazzo. Ma che modo di fare politica è? Credo che Airola e Buccarella siano stati leali finché hanno potuto, finché non è arrivato il diktat notturno di Di Maio. Non c'è nulla di più stalinista di aver costretto Airola a smentire due anni di percorso condiviso. Pur di nuocere al Pd hanno perso l'opportunità di scrivere un pezzo di storia dei diritti umani e civili di questo Paese". male minore, è un crimine, è fare fuori per salvare, quello che fa la mafia: è un crimine, è un male assoluto – ha ribadito Bergoglio - Sul male minore, evitare la gravidanza, parliamo in termini di conflitti tra il quinto e il sesto comandamento. Paolo VI, il grande, in una situazione difficile in Africa, ha permesso alle suore di usare gli anticoncezionali nei casi di violenza". CINQUANTA STORICI PLAUDONO ALL’INIZIATIVA DEL SINDACO DI PREDAPPIO FRASSINETI “Il Museo del Fascismo, un fatto positivo” ltro che le prese di distanza dei politici della sinistra, le messe in guardia da parte dei soliti irriducibili dell’Anpi, perfino i distinguo sulle denominazione da dare al Museo del Fascismo. Sulla struttura che sorgerà a Predappio, prendono ora posizione 50 dei più autorevoli storici italiani, di 28 diverse università, con questa nota: “Come storici riteniamo che la costruzione di un museo sul periodo fascista della storia italiana sia da valutare in modo positivo, considerate le garanzie di serietà, di rigore scientifico, capacità narrativa, ricchezza documentaria e capacità di- A il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti vulgativa e didattica che il sindaco Frassineti ha sempre posto come requisiti necessari perché esso possa prendere corpo. Chi sostiene che un museo non possa che essere di tipo celebrativo e paventa una possibile deriva nostalgica che questo potrebbe favorire, non conosce i numerosissimi esempi di musei che in Europa e nel mondo intero sono stati capaci di affrontare momenti drammatici e tragici della storia, anche più recenti di quanto sia stato il fascismo, mantenendo il primato della conoscenza, della contestualizzazione storica, del rispetto dei fatti e dei documenti e favorendo inter- pretazioni critiche capaci di coinvolgere in modo positivo e problematico i visitatori". "Per questo motivo - scrivono ancora gli storici - offriamo al sindaco Frassineti il nostro incoraggiamento perché possa portare avanti il progetto, trovare le risorse necessarie e riuscire poi a coinvolgere in modo efficace le tante competenze che sono necessarie perché un progetto del genere possa diventare non solo un momento di dibattito aperto sulle forme migliori per raccontare e conoscere il passato, ma anche un modello innovativo sul terreno della rappresentazione della storia e della sua comprensione più articolata e matura. Che il governo decida di intervenire in aiuto di una simile iniziativa destinandole proprie risorse ci sembra un segnale positivo dell’attenzione ai temi culturali più generali e alle questioni legate alla memoria e alla storia, che continuano ad essere fondamentali per ogni consapevolezza critica e identità di cittadinanza alla base del nostro vivere collettivo". Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Ecco i firmatari del documento Salvatore Adorno (Università di Catania); Roberto Balzani (Università di Bologna); Massimo Baioni (Università di Siena); Marco Bertozzi (IUAV Venezia); Maurizio Bettini (Università di Siena); David Bidussa (Fondazione Feltrinelli); Camillo Brezzi (Università di Siena) Antonio Brusa (Università di Bari); Daniela Luigia Caglioti (Università di Napoli); Alessandro Campi (Università di Perugia); Rosa Caroli (Università di Venezia); Carlo Felice Casula (Università Roma 3); Alessandro Cavagna (Università di Milano); Stefano Cavazza (Università di Bologna); Simona Colarizi (Università Roma 1); Paul Corner (Università di Siena); Gustavo Corni (Università di Trento); Gabriele D’Autilia (Università di Teramo); Alberto De Bernardi (Università di Bologna); Mario Del Pero (Centre d’Histoire de Sciences Po Paris); Tommaso Detti (Università di Siena); Laura Di Nicola (Università Sapienza); Maria Ferretti (Università della Tuscia); Marco Fioravanti (Università di Teramo); Marcello Flores (Università di Siena); Filippo Focardi (Università di Padova); Guido Formigoni (IULM Milano); Patrizia Gabrielli (Uni- versità di Siena) Valeria Galimi (Università di Milano); Luigi Ganapini (Università di Bologna) Marco Gervasoni (Università del Molise/ Luiss Guido Carli Roma) Giovanni Gozzini (Università di Siena) Andrea Graziosi (Università di Napoli) Stephen Gundle (University of Warwick) Lutz Klinkhammer (Istituto storico germanico di Roma) Isabella Insolvibile (Università di Napoli) Beatrice Manetti (Università di Torino); Luciano Marrocu (Università di Cagliari) Marie-Anne Matard Bonucci (Université Paris 8); Enrico Menduni (Università Roma 3) Paolo Pezzino (Università di Pisa); Stefano Pivato (Università di Urbino) Maurizio Ridolfi (Università della Tuscia); Mariuccia Salvati (Università di Bologna) Paola Salvatori (Scuola Normale Superiore Pisa); Guido Samarani (Università di Venezia) Giovanni Scirocco (Università di Bergamo); Gianluca Scroccu (Università di Cagliari) Enzo Traverso (Cornell University); Marina Zancan (Università di Roma La Sapienza). Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 19 febbraio 2016 ATTUALITA’ LA MANNAIA DELLA CORTE DEI CONTI SUL CAVALLO DI BATTAGLIA DI RENZI: “E’ UN INSUCCESSO” La spending review? Un altro flop Il presidente Squitieri: “Margini di flessibilità esauriti, soppressi i servizi ai cittadini” di Marco Zappa a spending review? Un fallimento. Parola della Corte dei Conti. Che ha scelto l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 della magistratura contabile per mettere il timbro finale su un autentico flop targato Renzi. Con il presidente Raffaele Squitieri che ha definito uno dei cavalli di battaglia del premier come “un parziale insuccesso anche per la poca conoscenza delle diverse categorie di spesa e ha posto sullo sfondo il tema essenziale dell’interrelazione con la qualità dei servizi”. Una “sentenza” che non lascia spazio a repliche e che sancisce pure una L umiliazione per tutti quei commissari alla spesa pubblica che si sono occupati, in questi ultimi anni, delle difficile sforbiciate richieste dal presidente del Consiglio. Costretti, nella maggior parte, a rassegnare le dimissioni dopo essere stati presentati come i deus ex machina del taglio delle spese. Per i magistrati contabili, quella del Rottamatore è una partita persa. Perché nei prossimi anni, “i margini di risparmio potrebbero rivelarsi limitati, anche in considerazione dei risultati già conseguiti dopo l’avvio della crisi economica internazionale”. Se il futuro non sarà certo roseo, in quanto a sprechi, il presente è tutto fuorché azzurro. “Ad oggi si mantiene il profilo discendente dei conti pub- blici che, tuttavia, assume una cadenza più rallentata restando, comunque, al di sotto della soglia del 3%”. Con i margini di flessibilità acquisiti in sede europea esauriti perché “interamente utilizzati nella manovra di finanza pubblica per il 2016”. Ma non è tutto. La Corte dei Conti non solo stronca letteralmente le operazioni di revisione della spesa pubblica. Le definisce addirittura “inefficaci” e “inefficienti”, che ricadono solo sui cittadini. “Dai tagli operati è derivato un progressivo offuscamento delle caratteristiche dei servizi che il popolo può e deve aspettarsi dall’intervento pubblico cui è chiamato a contribuire”. Una catastrofe su tutta la linea. Annunciata da tempo e adesso defini- tiva. Con il “verdetto” della magistratura contabile emesso alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei ministri Pier Carlo Padoan, Stefania Giannini e Graziano Delrio, del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e del capo della Polizia Alessandro Pansa. Verità scomode, quelle rivelate da Squitieri, che fornisce pure un assist all’esecutivo indicando la strada da seguire: “In una fase così delicata per il nostro Paese, è fondamentale fornire impulso alla crescita e all’occupazione, pur nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”. In altre parole, è necessario “che l’azione di tutte le istituzioni sia indirizzata a volgere in positivo le aspettative degli operatori, rinsaldando la fiducia nello Stato e la credibilità dell’Italia”. La Corte dei Conti sale in cattedra e impartisce lezioni al governo. Entro il mese di marzo, a disposizione del Parlamento, ci sarà un dossier sulla spending review con indicazioni chiare e precise da seguire e custodire gelosamente. Squitieri poi punta il dito pure contro la complessità del sistema giudiziario italiano: “L’efficiente funzionamento della macchina della giustizia quale strumento principe della legalità, costituisce un elemento decisivo per contribuire allo sviluppo e alla crescita del Paese”. Sul fronte del malaffare, il procuratore generale Martino Colella ha sottolineato che in merito a lavori, forniture e concessioni pubbliche, “l’attività dei requirenti ha portato a sentenze di condanna per danni, sia patrimoniali che d’immagine, per un importo complessivo di 66,589 milioni di euro”. Un organo dello Stato che entra a gamba tesa contro l’operato dello Stato e in questo caso del governo. Un paradosso. Che sancisce il fallimento di Renzi, cui restano solo gli annunci trionfali e ambiziosi, e quello dei vari commissari alla spesa pubblica che si sono alternati in questi ultimi anni e hanno contribuito a un insuccesso scontato. Che ci ricorda, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia difficile intervenire sugli interessi corporativi che intrappolano la nostra economia. PROTESTA DAVANTI A MONTECITORIO DEI LAVORATORI CON 41 ANNI DI CONTRIBUTI GIÀ VERSATI I pensionati… mancati di nuovo in piazza E resta in sospeso la partita sulle reversibilità che il governo vorrebbe cancellare L’IMPRONTA RENZIANA SULLA TV DI STATO Passano tutte le nuove nomine Rai Ma la Bignardi fa ancora discutere ia libera del consiglio di amministrazione Rai alle nomine proposte dal direttore generale Antonio Campo Dall'Orto. Ecco il riepilogo delle… trasmissioni, per lo più in salsa renziana: il nuovo direttore di Rai1 è Andrea Fabiano, di Rai2 Ilaria Dallatana, di Rai3 Daria Bignardi, di Rai4 Angelo Teodoli e di RaiSport Gabriele Romagnoli. I due consiglieri indicati dal centrodestra, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca, hanno espresso parere contrario. Il consiglio di amministrazione della Rai deve, comunque, solo esprimere un parere (tra l'altro non vincolante) sulle nomine proposte dal dg e non più un voto. Nomine che comunque continuano a far discutere, a iniziare da quella di Rai3, da sempre la rete ‘rossa’ per accezione, e V che ora assume toni anche radical-chic, con la Bignardi. Ferrarese, 55 anni, moglie del giornalista Luca Sofri, a sua volta figlio del lottacontinuista Adriano, la Bignardi ha fin qui condotto dei programmi di approfondimenti giornalistico, sia su La 7 che proprio alla Rai, più citati che visti, ad iniziare dalle “Invasioni barbariche”, con uno share attorno al 3%. Ma la neo direttrice ieri si è affrettata a puntualizzare che lo share era maggiore (attorno al 4%) e che lei renziana non lo è mai stata e che durante l’ultima intervista ha anche attaccato il premier. Poi, neanche ci fosse bisogno di sottolinearlo, a proposito del lavoro da fare ha subito speso parole di elogio per il nuovo programma di Fabio Fazio. Guarda caso, della stessa parrocchia radical-chic. Ig. Tr. lavoratori cosiddetti ‘precoci’ sono scesi in piazza, ieri davanti a Montecitorio, per rivendicare la ''quota 41'' (gli anni di contributi versati) per il diritto alla pensione "a prescindere dall’età e senza penalizzazione di sorta". Con un passaparola via Facebook il gruppo ''Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti'' si è dato appuntamento davanti alla sede del parlamento. I cori erano contro la Camera dei deputati visto che c’è ddl Damiano fermo con la quota 41. "Sentite, sentite, sentite deputati dei vostri privilegi ci siam stufati". E ancora: "Vergogna, vergogna" Alla manifestazione hanno partecipato anche i Comitati per la proroga fino al 2018 di ''Opzione donna''. La signora Irene Serra all’agenzia Dire ha spiegato: "Ci han fregato con tre riforme. Tutte le volte avevamo acquisito il diritto. Abbiamo iniziato a lavorare quasi tutti a 15 anni. C’è chi ha perso il lavoro e non raggiungerà mai la quota che dicono loro. Siamo quelli che lavoriamo di più e prenderemo di meno. Ma i loro diritti sacrosanti, i loro privilegi non si toccano". Sul fronte previdenziale, qualcosa sembra comunque muoversi dopo l’annuncio di Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, intenzionato a proporre “lo stralcio, dalla de- I lega del governo, della parte in cui si parla di previdenza, perché la voglio cancellare, non voglio che ci siano equivoci. Quella parte va cancellata". Sarà dunque lui stesso a presentare l'emendamento per stralciare, dalla delega del governo sulla povertà, il riferimento alla previdenza: “Sarà un emendamento condiviso. Poiché anche il ministro Padoan ha detto che non c’è nessun rischio per le pensioni di reversibilità, allora è bene fare chiarezza e cancellare quella parte". Padoan che però non convince la Cgil, facendo acuire i dissapori a sinistra: "Le smentite non bastano se non si cambiano i testi della delega che è stata presentata al Parlamento", ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un convegno sullo Statuto del lavoro autonomo. A proposito dell'annuncio di Cesare Damiani, la Camusso ha invece detto: "Noi siamo molto contenti che il presidente Damiano faccia la proposta di stralcio, ma ci aspettiamo che il governo intervenga a cambiare quel testo, anche perché non siamo rassicurati da dichiarazioni che abbiamo sentito, che ci dicono che non si tolgono le pensioni di reversibilità in essere, e ci mancherebbe perché le prestazioni in essere non sono ovviamente modificabili, ma a non è che questo autorizzi a pensare che si possa intervenire per il futuro". 4 Venerdì 19 febbraio 2016 ATTUALITA’ L’ORGANIZZAZIONE PARIGINA RIVEDE AL RIBASSO LE STIME PER IL PIL 2016 DELL’ITALIA E i “gufi” dell’Ocse infieriscono Crescita prevista di 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di novembre NON SI SBLOCCA LA VICENDA DELLE BANCHE IN DEFAULT Gli indennizzi ai risparmiatori: per Cantone ci sono “nodi politici” di Marco Zappa Gufi” davvero eccellenti per Renzi. Dalla Corte dei Conti – che ha bollato la spending review come un “insuccesso parziale” - all’Ocse, che ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita mondiale e anche sul Pil dell’Italia. Stimando un +1% sul prodotto interno della Penisola per il 2016, ben 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime del novembre scorso. Pure a fronte di una ripresa economica “che rimane debole”, con il progetto europeo che sta faticando a mantenere il sostegno politico dei cittadini per una serie di fattori che “includono l’aumento dei rifugiati, minacce esterne per la sicurezza, l’impopolarità delle mi- “ sure di austerità e forze centrifughe in alcuni Paesi”. Un’autentica doccia fredda per il premier, che segue il ribasso delle previsioni di aumento della ricchezza stilate, appena un mese fa, dal Fondo monetario internazionale e confermate dall’Istat. Una ripresa lenta e in salita. Da parte di tutta l’Eurozona, che pesa “sulla crescita globale e lascia l’Ue vulnerabile”. E il rischio concreto è che l’area euro resti impantanata nelle paludi ancora per molto tempo, visto che l’organizzazione di Parigi giudica nel complesso il cammino riformatore “troppo lento”. Con la cosiddetta “agenda Juncker” sugli investimenti che deve ancora garantire i risultati prefissati. Serve maggiore ambizione – la ricetta - per rendere le istituzioni comunitarie più favorevoli a crescita e produttività”. Ebbene, le prime sei settimane del 2016 “sono state un periodo eccezionalmente negativo per i mercati finanziari e l’incertezza è aumentata”. Con l’Europa invitata “ad accelerare sulle azioni comuni, ritrovare se stessa e parlare con una voce sola. Perché la politica monetaria non può funzionare da sola. Per questo motivo bisogna utilizzare maggiormente la leva fiscale e quella strutturale”. Tutti contro Renzi, “bastonato” prima dalla Corte dei Conti e poi pure dall’Ocse. Costretto a prendere atto e ad ammettere tutte le difficoltà che sta riscontrando per provare a risvegliare un Paese, l’Italia, da un coma profondo e infinito. l presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, è tornato sulla vicenda dei decreti per avviare gli indennizzi ai risparmiatori coinvolti nel default delle 4 banche (Carife, Banca Etruria, CariChieti e Banca Marche) oggetto delle misure di salvataggio del governo, non ancora attuate “Il testo è concluso, va verificato ma credo che sia in dirittura d'arrivo. Ci sono nodi politici più che tecnici che devono essere ancora sciolti”, ha detto Cantone, a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti. I criteri e gli indicatori che l'Anticorruzione dovrebbe applicare terrebbero conto di di- I versi elementi, a partire dalla correttezza del profilo di rischio e dall'esposizione (e quindi all'entità della perdita) del singolo risparmiatore. Questi criteri, nonostante le promesse di Renzi e Padoan rimaste tali, sono ancora in stand by dopo essere stati “stralciati” dal decreto con la riforma del credito cooperativo e la garanzia statale sui crediti deteriorati, approvato una settimana fa dal Consiglio dei ministri e firmato lunedì scorso dal capo dello Stato. Saranno un decreto interministeriale e uno della presidenza del Consiglio, come indicato dalla legge di Stabilità, a definire i meccanismi per fare partire gli arbitrati. GLI ARABI PONGONO LE CONDIZIONI PER ENTRARE NEL CAPITALE DELLA COMPAGNIA AEREA SARDA Qatar in Meridiana in cambio di 900 esuberi Il ministro Guidi: “Unica opzione per il rilancio”. Il sindacato:“Inaccettabile” - E il tempo stringe INVESTIMENTO DA 400 MILIONI DI DOLLARI Energie rinnovabili: Enel diventa leader in Perù nel Green Power si è aggiudicata il diritto a stipulare contratti ventennali di fornitura di energia per 126 MW di eolico, 180 MW di fotovoltaico e 20 MW di idroelettrico, dopo una gara per le energie rinnovabili indetta dal governo peruviano . Enel diventerà così entro il 2018 il principale operatore di rinnovabili in Perù e l'unica azienda ad operare con impianti in tre diverse tecnologie rinnovabili nel Paese. “Questa aggiudicazione segna l’entrata di Enel Green Power in Perù e conferma il successo della nostra strategia di crescita in America Latina”, ha dichiarato Francesco Venturin, amministratore delegato di EGP. “Il risultato di questa gara evidenzia che le rinnovabili possono essere competitive rispetto alla generazione tradi- E zionale anche in Paesi dove il loro sviluppo è ancora in fase iniziale. Le rinnovabili garantiscono inoltre la diversificazione del mix energetico di un Paese e al contempo rafforzano il sistema energetico anche rendendolo più adatto ad affrontare le sfide del cambiamento climatico”. Per la costruzione degli impianti, la cui entrata in esercizio è prevista entro il 2018, EGP investirà circa 400 milioni di dollari statunitensi. Il Perù ha un vasto potenziale rinnovabile, ancora in gran parte non utilizzato. La gara rientra nell’impegno del Paese di diversificare il mix energetico, aumentando la quota di energia rinnovabile dall'attuale 2% fino al 5% entro il 2018, in linea con gli obiettivi fissati dal decreto legislativo 1002 del 2008. l salvataggio della compagnia in cambio di 900 tagli di posti di lavoro. E’ questa la condizione posta da Qatar Airways per entrare nel capitale di Meridiana e scongiurare la sua resa. Una clausola non trattabile come base di partenza di una trattativa che rischia comunque di provocare un autentico bagno di sangue. Queste, le novità emerse nell’incontro tenutosi ieri al ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza di Federica Guidi, tra i rappresentanti dei lavoratori e i vertici di Meridiana che hanno riferito la posizione dei potenziali investitori. Con il presidente della compagnia aerea sarda, Marco Rigotti, che dopo aver messo sul tavolo l’accordo preventivo sugli esuberi e sul nuovo contratto, ha lanciato un ultimatum: “Serve velocità nelle decisione altrimenti gli arabi potrebbero decidere di ritirarsi dalle negoziazioni”. Prendere o lasciare, questa la proposta della compagnia di bandiera del Qatar. Accolta favorevolmente pure dal ministro Guidi, che ha ammesso: “Questa è l’unica opzione in grado di assicurare il rilancio e il consolidamento di Meridiana”. Tant’è, il sindacato dei lavoratori non sembra pensarla allo stesso modo, anzi. “Seppure disponibili a trattare”, il I commento del segretario nazionale della Fit Cgil, Nino Cortorelli, “riteniamo i 900 esuberi certamente insostenibili. Sarà una trattativa difficile, con moltissime incognite”. Sarà un vero e proprio braccio di ferro, che si risolverà presto in un modo o nell’altro. Perché gli arabi hanno fretta di chiudere e di portare a termine l’operazione alle proprie condizioni. Consapevoli pure delle alternative, nulle, di Meridiana. Alle prese con una gravissima crisi economica e alla ricerca di un partner credibile che possa garantire un futuro roseo alla compagnia. Con il possibile intervento degli emiri che pre- vede come il fondo sovrano del Qatar possa detenere fino al 49% della holding, mentre il controllo resterà in mano al fondatore di Meridiana, Karim Aga Khan IV, Imam dei mussulmani Ismailiti Nizariti. Si creerebbe così un nuovo veicolo, nel quale conferire gli asset della compagnia, con gli sceicchi arabi pronti a sostenere investimenti fino a 100 milioni di euro, evitando così l’aumento di capitale. Il tempo stringe. Ancora pochi giorni e si dovrà arrivare a una decisione. Con il futuro di Meridiana e di quasi 1.000 lavoratori (circa 650 assistenti di volo, 60 piloti e 190 dipendenti di terra), appeso a un filo e avvolto nell’incertezza. M.Z. 5 Venerdì 19 febbraio 2016 ESTERI ANKARA: LE ACCUSE DELLE AUTORITÀ E LE REAZIONI CURDE La Turchia ancora sotto attacco Dopo l’attentato di mercoledì nella capitale, ieri mattina un’esplosione ha colpito un convoglio militare a Diyarbakir di Cristina Di Giorgi Che si sappia che la Turchia non esiterà a ricorrere, in ogni momento, in ogni luogo e in qualsiasi occasione, al suo diritto alla legittima difesa”. Queste le parole del presidente Recep Tayyip Erdogan in seguito all'attentato che mercoledì sera ha provocato la morte di almeno 28 persone e il ferimento di altre sessanta. E' infatti tale il bilancio, ancora provvisorio, dell'esplosione di un'autobomba che ha colpito un pullman militare mentre attraversava il quartiere della capitale in cui si trovano ministeri, Parlamento e stato maggiore dell'esercito. Un attentato ad ora non ancora rivendicato ma che, secondo le prime informazioni trapelate, sarebbe stato compiuto da un cittadino curdo siriano. Lo ha rivelato il quotidiano locale Sabah, citando fonti della sicurezza turca. L'attentatore sembra infatti sia stato identificato come Saleh Nejar, 24 anni, militante dell'Ypg (Unità di protezione del popolo, braccio armato del partito dei curdi siriani, impegnati nella guerra contro l’Isis ma considerati da Akara una milizia di “terroristi” legata ai curdi del Pkk), entrato in Turchia a luglio come rifugiato: in quell'occasione gli sono state rilevate le impronte digitali, che in queste ore hanno consentito, stando a quanto riportato dai media, il riconoscimento. In proposito è da registrare il durissimo commento del premier Davutoglu. Che, dopo aver annunciato che le indagini proseguono e che la polizia ha effettuato altri nove arresti, ha accusato non solo i curdi (Pkk e Ypg), ma anche “il regime siriano, che riteniamo direttamente responsabile” dell’accaduto. Davutoglu ha inoltre fatto sapere di aver incaricato il ministro degli Esteri Cavusoglu di fornire al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite le prove che Ankara ritiene di avere sul coinvolgimento dei curdi nell’attentato di mercoledì. “E’ nostro diritto aspettarci “ una posizione comune contro le organizzazioni terroristiche” ha concluso. Le accuse delle autorità turche sono state respinte con decisione da Saleh Muslim, leader del Partito di Unione Democratica curdo (Pyd), che ha negato qualunque coinvolgimento dell’ala militare del gruppo (Ypg) nell’attentato ad Ankara. Ed anche il Pkk ha negato ogni coinvolgimento: “Non sappiamo chi sia il responsabile dell’attentato di Ankara – ha dichiarato uno dei dirigenti dell’organizzazione – ma potrebbe trattarsi di una rappresaglia per i massacri turchi nel Kurdistan”. Nel frattempo all’episodio di mercoledì si è aggiunto, ieri mattina, un nuovo attentato: un’esplosione ha infatti colpito un convoglio militare a Diyarbakir, principale città curda nel sud-est della Turchia. A quanto si è appreso, sembra si sia trattato di una mina, fatta detonare con un comando a distanza. Il luogo dell’esplosione si trova proprio nel cuore della regione da mesi teatro di scontri tra l’esercito di Ankara e i miliziani curdi del Pkk. Secondo i media locali, questo ennesimo attacco ha provocato almeno sette vittime. L’escalation di tensione tra la Turchia e i curdi ha visto dunque in questi ultimi mesi (il conflitto è riesploso la scorsa estate) una progressiva e pericolosa crescita. Sia sul fronte interno sia su quello siriano: sono infatti in corso, da sabato, bombardamenti a tappeto dell’artiglieria di Ankara sulle postazioni delle milizie curde a nord della Siria, nei pressi della frontiera turca. E questo anche se, a livello internazionale, è stato da più parti (Usa in primis) espresso apprezzamento per l’impegno delle milizie curde nella guerra contro Daesh. Impegno che sul campo, in appoggio all’esercito siriano, si è tradotto ultimamente in notevoli successi: tra essi, solo per citarne alcuni, quelli di Tal Rifaat (bastione a nord di Aleppo controllato da islamisti filo-turchi e sempre più accerchiato dalle milizie curde), Kfarnaya, Marea e Azaz, dove i combattenti curdi – riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani – stanno infliggendo ai ribelli anti-Damasco pesanti sconfitte, nonostante i bombardamenti turchi. E proprio per questo centinaia di miliziani (almeno 500 in queste ore e altrettanti nei giorni scorsi) hanno attraversato la frontiera a Bab al Salam, armati di tutto punto, per raggiungere Azaz. Sotto la supervisione delle autorità di Ankara. Lo ha dichiarato alla France Press il responsabile dell’Ong. La Turchia comunque, stando alle dichiarazioni del premier Davutoglu, proseguirà nei bombardamenti. E se, sempre a detta del capo del governo di Ankara, Mosca è avvertita di non usare i miliziani curdi contro la Turchia, appare evidente che lo Stato Islamico (le cui roccaforti nel nord della Siria, anche per merito delle vittorie sul campo dei curdi, sono sempre più minacciate) non può che trarre giovamento dalle divisioni, politiche e di interesse, del fronte sempre più frammentato delle forze impegnate a combatterlo. PAKISTAN Agguato alle forze di sicurezza: nove vittime L’azione è stata rivendicata dall’organizzazione terroristica talebana Jamaat ur Ahrar ono almeno nove gli agenti di sicurezza appartenenti alla milizia tribale filo governativa Khasadar Force uccisi ieri mattina in due attacchi nel distretto tribale di Mohmand, nel nord-ovest del Pakistan (al confine con l’Afghanistan). Lo riferiscono le agenzie, che citano fonti governative locali. Le vittime sono state freddate a colpi di pistola da un commando di miliziani ri- S belli. L’episodio più grave si è verificato nella zona di Akar, dove nella notte è stato attaccato un posto di blocco stradale e sette agenti hanno perso la vita. I corpi delle vittime sono stati trasportati nell’ospedale provinciale. La seconda azione è stata invece compiuta a Darwazaki, dove gli uomini della sicurezza erano di guardia ad un impianto idrico. La stampa ricorda che nel distretto di Mohmand (che si trova a circa 180km da Islamabad) sono attivi diversi gruppi islamici armati, tra cui la fazione ribelle dell’organizzazione terroristica Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp). A rivendicare l’attacco, la fazione Jamaat ur Ahrar dei talebani pakistani, che “si assume la responsabilità per entrambe le azioni. Fino a quando non sarà imposta la sharia – ha dichiarato il portavoce del gruppo in una mail indirizzata alla Reuters – i nostri attacchi continueranno”. Diverse operazioni militari – ricorda la stampa – l’ultima delle quali iniziata nel 2014, hanno ridotto il numero di attacchi su larga scala nella regione. Le forze di sicurezza però sono ancora oggetto di attacchi mirati, che a volte St.Sp. coinvolgono anche i civili. LIBIA Haftar: “Siamo pronti per liberare Bengasi” Il generale, che guida l’esercito nazionale che fa capo al parlamento di Tobruk, annuncia prossime azioni K alifah Haftar, capo dell’esercito nazionale libico che fa riferimento al parlamento di Tobruk, ha annunciato che è tutto pronto per “la battaglia finale per Bengasi” (città principale del nord-est del Paese). “Durante la riunione con i comandanti dei vai fronti tenuta nella base aerea di Benina – ha dichiarato alla stampa il portavoce del generale – Haftar ha informato dell’arrivo di tutto l’equipaggiamento militare necessario per l’ultima operazione per la liberazione completa della città”. Ed ha aggiunto che l’ufficiale ha “sottolineato ai vertici del comando l’importanza che l’esercito proceda nella sua missione principale che è quella della lotta al terrorismo in tutta la Libia”. Notevole importanza, dunque, per l’incontro svoltosi mercoledì, al quale hanno partecipato tutti i principali esponenti della gerarchia militare di Tobruk. Tra loro – riferisce la stampa su conferma del portavoce del ge- nerale Haftar - il capo di stato maggiore generale maggiore Abdul Razzaq Al-Nazhuri, il capo dell'aviazione generale di brigata Saqr Gurashi, il comandante dell'operazione “Dignità” (lanciata lo scorso anno da Haftar e finalizzata alla liberazione del Paese da “estremismo e terrorismo”, anche in contrasto con Tripoli) generale di brigata Abdul Salam Hassi e il colonnello Wanis Bukhamada, capo delle forze speciali denominate “al Saiqa”. St.Sp. 6 Venerdì 19 febbraio 2016 ESTERI USA: LA POLEMICA REPUBBLICANA SULL’ANNUNCIO DELLA CASA BIANCA Destinazione Cuba: storico viaggio di Obama Ha fatto sapere che il 21 e 22 marzo sarà a L’Avana: è il primo capo di Stato americano in quasi novant’anni di Cristina Di Giorgi annuncio è di quelli storici: Barack Obama andrà a Cuba. Lo hanno rivelato alla Abc News fonti interne all'amministrazione presidenziale, anticipando che le L’ date previste per lo storico viaggio dell'inquilino della Casa Bianca sono il 21 e il 22 marzo. Storiche, perché l'ultima volta che un capo di Stato americano in carica ha messo piede nell'isola caraibica è stato 88 anni fa (si trattò di Calvin Coolige, che vi si recò nel gennaio 1928 per partecipare alla sesta Conferenza degli Stati americani). La visita a Cuba è inserita in un ampio programma che comprende diverse tappe in America Latina e costituisce il coronamento di un lungo e faticoso lavoro diplomatico tendente alla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi. Un percorso passato, tra le altre cose, attraverso la riapertura delle rispettive ambasciate, la ripresa dei voli commerciali. Certo, restano ancora nodi irrisolti (in particolare il supercarcere di Guantanamo e l'embargo economico) ma quella di queste ore è senz'altro una notizia che mostra quantomeno che la situazione non è finita nel dimenticatoio. Non sono mancate, come forse era prevedibile, reazioni anche piuttosto polemiche all'annuncio della Casa Bianca, soprattutto in campo repubblicano. Tra esse quella di Mark Rubio, di origini cubane, candidato alle primarie del Gop per le presidenziali 2016. “E' una decisione assurda. Se io fossi presidente – ha tuonato il senatore della Florida – non prenderei in considerazione un viaggio del genere se non in circostanze molto particolari. Un anno e due mesi dopo le aperture a Cuba, il governo cubano resta repressivo come sempre. Una dittatura”. Critico anche Ted Cruz, anche lui candidato alla nomination repubblicana e di origine cubana: andare a Cuba “finché Castro è al potere è un errore: Sono rattristato ma non sorpreso. La cosa era nell'aria da tempo” ha dichiarato il senatore del Texas, che secondo gli ultimi sondaggi elettorali ha superato Donald Trump a livello nazionale (è ac- creditato del 28% contro il 26% del magnate newyorchese. Che in poco più di un mese ha dunque perso i 13 punti di vantaggio sul rivale). A rispondere a tali critiche, anche se non direttamente, è lo stesso Obama, che su twitter precisa che gli Usa hanno ancora delle differenze con il governo di Cuba. Differenze che il presidente promette di sollevare direttamente nel corso del colloquio con il presidente Raul Castro. “L'America si impegnerà sempre per la difesa dei diritti umani, in tutto il mondo”. E ancora: “Andrò a Cuba per far progredire i nostri sforzi, che miglioreranno le vite dei cubani”. Discussioni a parte, il viaggio di Obama nell'isola caraibica arriva in un momento politicamente piuttosto delicato: il mandato presidenziale sta infatti per scadere e la tensione elettorale e politica è inevitabilmente alta. Anche e soprattutto per quanto riguarda gli insuccessi dell'amministrazione in carica. Ed è forse proprio per questo che il leader della Casa Bianca ha scelto questo periodo per un evento anche mediaticamente molto d'impatto. Un colpo di coda insomma, pensato forse per dimostrare – se avrà successo – che la politica estera dell'amministrazione Obama non è stata poi così fallimentare. POLONIA: RIVELAZIONI CHOC SULL'EX PRESIDENTE Il leader di Solidarnosc era un informatore di Mosca? Lech Walesa nega: “Sono accuse assurde. Lo dimostrerò” Istituto nazionale della memoria polacco, secondo quanto riferito da alcune fonti e riportato dai media, avrebbe rinvenuto alcuni documenti dai quali sembra emergere una verità molto scomoda: l'ex presidente Lech Walesa, premio Nobel per la pace e storico leader di Solidarnosc, sarebbe stato un informatore dei servizi segreti comunisti dal 1972 al 1976. Nome in codice “Bolek”. La rivelazione è di quelle che lasciano a bocca aperta: la storia di colui che ancora oggi è considerato come l'eroe dell'indipendenza della Polonia proprio dal giogo del regime comunista di Mosca, avrebbe in realtà collaborato con le autorità sovietiche. A dimostrarlo alcuni documenti, rinvenuti a casa del generale Cezslaw Kiszczakm l'ultimo ministro degli Interni comunista (deceduto nel novembre del 2015). Sui quali ci sarebbe la firma di Walesa. Per anni – riferisce la stampa – in Polonia sono girate voci e insinuazioni secondo le quali L’ Walesa era un doppiogiochista. Voci. Che però ora risulterebbero confermate da carte che i servizi segreti polacchi definiscono “autentiche”. La storia va dunque riscritta? Forse. O forse no. Perché i dubbi non mancano: le prove in questione (una dichiarazione autografa del generale Kiszczak che conferma l'identità di Bolek e la trascrizione di una conversazione del 1974 tra Bolek e un agente russo, sottoscritta a quanto sembra da Walesa) sono emerse infatti in un momento particolare per il Paese, in cui il tentativo di “smitizzare” gli eroi di Solidarnosc agitando lo spettro della collaborazione con il comunismo potrebbe essere politicamente strumentalizzato. Oltretutto il leader di Solidarnosc già in passato era stato accusato di collaborazionismo son i servizi segreti comunisti: nel 2008 fu trovata una specie di “lettera di incarico”, che l'ex presidente spiegò sostenendo che all'epoca era una prassi comune firmare dichiarazioni di lealtà al regime se non si voleva finire in carcere. Ci fu dunque effettivamente un contatto con i servizi russi, ma non si tradusse mai in servizio operativo. Walesa comunque ha negato con decisione l'accusa di spionaggio, definita “assurda”. Il suo commento è netto: “Non si possono cambiare i fatti con le bugie, le accuse e le prove false. Dimostrerò davanti alla giustizia la mia più completa CdG estraneità”. CINA La protesta degli Editori internazionali in favore dei librai scomparsi n nutrito gruppo di Editori di tutto il mondo ha chiesto alle autorità di Hong Kong di intervenire con urgenza presso Pechino per ottenere il rilascio dei due soci e tre impiegati della casa editrice con annessa libreria “Mighty House”, arrestati dalla Cina e messi sotto accusa per vari reati (la loro “colpa”, sono in molti a pensarlo, è quella di pubblicare testi critici nei confronti delle autorità cinesi e del partito comunista di Pechino). U La richiesta, contenuta in una lettera aperta e sottoscritta da molte associazioni internazionali di editori e librai, è stata indirizzata al leader di Hong Kong Leung Chun-ying. E denuncia quello che viene percepito a tutti gli effetti come una grave violazione in tema di libertà civili e di espressione. Il caso in questione, si legge nel testo (disponibile sul sito del PEN American Center e citata da askanews) è “un messaggio terrificante per gli scrittori, gli editori e i librai di Hong Kong, che affrontano questioni politiche delicate. E mette a repentaglio le libertà individuali e la sicurezza St.Sp. dei cittadini”. 7 Venerdì 19 febbraio 2016 STORIA I CONFINI TERRESTRI DEL BEL PAESE SONO IN UNA PROPORZIONE BEN MODESTA RISPETTO A QUELLI MARITTIMI 1940, l’Italia prigioniera nel mare La maggior parte degli approvvigionamenti giunge allo Stivale dalle coste, chiudere le vie di accesso significa condannare il Paese al soffocamento di Emma Moriconi Nel mare sono gli organi della respirazione di un popolo. Comprimere, serrare, avviluppare le vie respiratorie di un popolo, che si apre sul mare, significa alterare i processi vitali della sua circolazione, condannarlo ad intristire e a logorarsi miseramente in quelle inesorabili malattie parassitarie, che fanno avvizzire gli organismi più resistenti e li portano al deperimento e alla morte. Anche i popoli possono conoscere la sottile consunzione della tisi, se altri insidi e attossichi la sana e libera igiene del loro respiro sul mare. In tali casi, la difesa della minaccia di asfissia più che un diritto è un dovere". È con queste parole che inizia la trattazione del libretto "Prigioniera nel mare", un'edizione a cura dell'Università di Roma, anno 1940, la lettura del quale è interessante e consente alcune riflessioni. Proseguiamo però nel riferire al lettore cosa dice questo lavoro giacché e ormai lo sappiamo bene si tratta di una pubblicazione che, come tantissime altre, non è di facile reperimento. Le librerie non ce l'hanno di certo e per trovarne traccia bisogna essere fortunati quando si scartabella per esempio nei mercatini, viceversa si dovrebbe fare una lunga ricerca “ tra archivi e biblioteche senza essere certi di riuscire a recuperarla, visto che il materiale presente in queste strutture è moltissimo e spesso una ricerca, anche semplice, può impiegare lo studioso anche per diversi giorni, settimane o addirittura mesi alla ricerca di un documento specifico. Ecco quindi che, avendolo a disposizione in originale per averlo rinvenuto quasi per caso in un mucchio infinito di carte ingiallite in un mercatino di provincia, lo mettiamo a disposizione della collettività affinché i lettori ne possano prendere cognizione e poi trarre le proprie considerazioni. Infatti, a prescindere dai punti di vista di ciascuno di noi, riteniamo di fare cosa utile nel presentare a chi legge i documenti così come sono, lasciando libero ciascuno, dopo averne preso visione, di riflettere e poi, eventualmente, esprimere un'opinione. "Per nessun Paese - dice quindi questo opuscolo - questo vale tanto, quanto per l'Italia. I suoi confini terrestri sono in una proporzione ben modesta di fronte ai suoi confini marittimi. Mentre i primi, cioè i confini terrestri, si stendono oggi sulle frontiere francese, svizzera, germanica, iugoslava per un totale di meno che duemila chilometri, i secondi, i confini marittimi, cioè lungo tutte le coste continentali, pe- ninsulari, insulari, raggiungono la cifra di circa ottomilacinquecento chilometri: più che quattro volte tanto. E questo, guardando solo i confini politici attuali. I confini fisici della grande comunità italiana dovrebbero essere sul mare, e potranno essere un giorno, ben più vasta cosa. Non meno di quattro mari stringono in amplesso nelle loro acque il territorio sacro della patria italiana: il mar Ligure, il mar Tirreno, il mare Jonio il mare Adriatico. E sono, tutti, zone o settori, golfi se si vuole, di quell'immenso mare Mediterraneo, che Roma ha unificato e, segnandolo del suo crisma, ha fatto centro d'irradiazione della civiltà universale. Altri prima di Roma aveva tentato di stringere in un solo tessuto, vuoi commerciale vuoi politico, questo privilegiato bacino, le cui popolazioni rivierasche erano destinate un giorno a trarre propulsione da un unico cuore: Roma". A seguire c'è un riepilogo delle vicende storiche del territorio oggetto della trattazione, che partono dai Fenici, passano per l'Impero Persiano, attraversano l'antagonismo tra Roma e Cartagine, e naturalmente c'è un richiamo alle glorie di Roma antica, glorie alle quali il Fascismo si ispira lungo tutta la sua parabola esistenziale, dalle sue origini al suo declino. In poche pagine il volumetto ripercorre poi le vicende storiche successive, che non sono oggetto della odierna trattazione e delle quali, del resto, abbiamo più volte parlato. Arriviamo al secolo diciannovesimo, dunque: una mappa all'interno del volumetto - che proponiamo ai nostri lettori nell'immagine a corredo di questa trattazione - mostra il bacino del Mediterraneo, al centro l'Italia, e tre lucchetti: Gibilterra, Dardanelli, Suez. "Se per l'Inghilterra il Mediterraneo è una via - disse Mussolini - per l'Italia è la vita". Efficacissimo sul piano mediatico - lo sappiamo bene - il Duce in una brevissima frase racchiude il senso di una tematica profonda, importante, che coinvolge l'intero Paese e gli equilibri internazionali. "Quanto poco l'Italia si avvantaggiasse della vittoria nella Grande Guerra - scrive ancora questo libretto - è bel scolpito nell'animo di ogni italiano. In base all'art. 13 del Patto di Londra del 26 aprile 1915, l'Inghilterra e la Francia si erano impegnate a dare equi compensi all'Italia. Ma le nostre speranze rimasero miseramente deluse, e i nostri compensi furono ridicolmente minuscoli. Neppure come quarta guerra del Risorgimento la guerra mondiale ci diede i frutti che avremmo dovuto legittimamente conseguire. Attraverso vicende asperrime, che ci furono testimonianza amarissima della ostilità invida e gelosa degli alleati cui avevamo garantito la vittoria, fummo costretti a pagare l'annessione di Fiume, con la rinuncia alla Dalmazia, mentre tutte le nostre ambizioni in Albania, affermate nel proclama di Argirocastro, si concretarono nell'occupazione dello scoglio di Saseno [...]. I nostri ex associati frattanto si insediavano saldamente in Asia Minore, e l'Inghilterra stabiliva una vera egemonia nell'Oriente mediterraneo, dagli Stretti all'Egitto". BALFOUR: “DUBITO CHE POSSA NUTRIRSI O APPROVVIGIONARSI O CONTINUARE AD ESSERE UNA UNITÀ EFFETTIVA DI COMBATTIMENTO SE FOSSE REALMENTE SOTTOPOSTA A UN BLOCCO” I “lucchetti”: Gibilterra, Suez, i Dardanelli La Bruyère: “Per l’Italia la libertà nel Mediterraneo è una questione di respiro, vale a dire di vita o di morte” a per approfondire questa tematica del Mediterraneo come "vita" per l'Italia, andiamo a vedere cosa dice ancora la pubblicazione oggetto del nostro studio: "Balfour definiva già con mirabile chiarezza l'insostenibile posizione italiana nel Mediterraneo nel suo discorso del 23 dicembre del 1921 alla Sesta Seduta della Commissione per la limitazione degli armamenti a Washington. 'L'Italia non è un'isola, ma conta quasi come un'isola. Dubito che possa nutrirsi o approvvigionarsi o continuare ad essere una unità effettiva di combattimento se fosse realmente sottoposta a un blocco, se il suo commercio marittimo fosse arrestato, la Francia basta quasi interamente a se stessa per l'alimentazione. Ha grandi frontiere terrestri che le danno accesso diretto o indiretto a tutti i grandi mercati del mondo. Nessuna potenza marittima le può fare il blocco". Il lettore può facilmente rendersi conto di quale fosse, insomma, il punto di vista rispetto all'Italia: chiudiamola nel mare, sua fonte di vita, e il gioco è fatto, l'Italia soffoca. Chiaro come il sole. Ma M non basta. "All'indomani della entrata in vigore dell'accordo anglo-italiano, l'ammiraglio La Bruyère il più autorevole esperto navale che sia oggi in Europa, scriveva: 'Per l'Italia la libertà nel Medi- terraneo è una questione di respiro, vale a dire di vita o di morte. Per la Francia il Mediterraneo rappresenta un interesse considerevole in vista dei collegamenti tra le due coste che sono l'uno di fronte all'altra e per la mobilitazione delle sue forze africane. Per l'Impero britannico il Mediterraneo è un ingrediente della sicurezza imperiale, ma non è un elemento essenziale dei suoi rifornimenti . Per l'Italia è tutt'altra cosa. L'Italia è tutta chiusa nel Mediterraneo e l'80% delle sue frontiere è costituito da frontiere costiere. Questo sviluppo marinaro conferisce all'Italia una individualità geografica ancor più spiccata che quella propria degli Stati insulari. In tutte le sue Conferenze navali l'Italia non ha mancato di prospettare questa formidabile servitù geografica e le difficoltà che ne risultano per i suoi rifornimenti. L'Italia è compressa nel Mediterraneo poiché le vie di uscita da questo mare non le appartengono, mentre essa è la Nazione più povera di materie prime". Vie di accesso, dice l'ammiraglio: "che non sono libere - aggiunge il nostro testo - perché a Gibilterra come a Suez, come ai Dardanelli, sono sorvegliate e controllate da altri, che col Mare nostro, il Mediterraneo, nulla hanno a vedere. Nel 1938 su 24 milioni di tonnellate di merci importate dall'Italia, 20 giunsero per mare, e soltanto 4 ci pervennero attraverso i valichi terrestri". Ci accadrà di tornare sull'argomento, ma per ora il lettore può trarre le sue deduzioni e fare le riflessioni del caso. [email protected] 8 Venerdì 19 febbraio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO FUOCO INCROCIATO TRA CARROCCIO E FRATELLI D’ITALIA SULL’EX SOTTOSEGRETARIO Bertolaso “bombardato” dalla Lega Berlusconi tenta di raddrizzare il tiro, ma è costretto a rinviare il vertice di Palazzo Grazioli, disertato dalla Meloni. Il leader de La Destra: “Forse arriva a marzo” uido Bertolaso non ha convinto. Non solo i romani che lo hanno bocciato in tutti i sondaggi, preferendo prima Storace e poi Marchini, ma anche chi lo ha designato. E’ stato Matteo Salvini a mostrare le prime crepe: “Non è detto che sarà il nostro candidato, dobbiamo ancora sentire i romani”. Un coro forte e chiaro a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni, quest’ultima fortemente infastidita, tanto da disertare il vertice convocato ieri a Palazzo Grazioli e costringendo il padrone di casa a rinviare l’incontro con tanto di nota ufficiale di Forza Italia. Sono poi volate parole grosse tra leghisti e fratelli, mentre l’ex premier, sponsor dell’ex capo della Protezione civile, ha tentato di mettere una pezza un po’ ovunque confermando di fatto il candidato che “ha tutto il nostro sostegno”. Ma anche la seconda nota di Berlusconi si è rilevata un ago in un pagliaio, mentre i media erano impegnati a raccontare l’ennesimo disastro del centrodestra. Se la Sbai (Noi con Salvini) ha rimarcato “Bertolaso non rispetta i patti, quando va in tv e dice ‘avrei votato Giachetti’” e la Saltamartini, vicepresidente della Lega alla Camera, ha sostenuto che “a differenza di altri che vivono chiusi nei palazzi, noi stiamo per strada, per parlare e ascoltare i romani”, dall’altro lato della barricata Rampelli (capogruppo di FdI alla Camera), promosso prima dalla Meloni e poi declinato per Dalla Chiesa, ha tuonato contro G Salvini, accusandolo “delle vicende giudiziarie lombarde” e “le traversie in cui ha trovato la Lega di Bossi” e addirittura di “disprezzare Roma”, e Berlusconi, al quale ha chiesto di tenere “buoni” i suoi: “Tajani, Gasparri, le sue donne e i direttori di testate giornalistiche amiche la smettano di fare la campagna elettorale per i candidati renziani”. Bertolaso, dal canto suo, ha precisato che non “c’è nessuna divergenza con Salvini”. Ma non è così. Una confusione pazzesca, che fa sorridere anche Stefano Fassina (Sel-Si): “La candidatura di Bertolaso è una sorta di patto del Nazareno in dimensione capitolina”. Mentre Fitto (Conservatori e riformisti) e Augello (Cuoritaliani), schierati entrambi con Marchini, sono tornati a chiedere le primarie dopo le dichiarazioni di Salvini. Un altro plauso per Francesco Storace è arrivato dalla Sbai, secondo la quale è stato “un amministratore eccellente alla Regione Lazio, nessuno lo può negare”, quindi “se Salvini e gli alleati trovato un accordo su una compatibile con il pensiero di centrodestra, va bene a chiunque”. Ieri, intanto, Storace ha tenuto una conferenza speciale davanti a una calca di giornalisti sul Ponte Sant’Angelo, proprio dove Bertolaso in occasione della piena del Tevere del 2008 aveva pensato di “far saltare” il ponte, sotto il quale si andavano a incastrare i barconi che frenavano il corso dell’acqua, ma “salvando le statue del Bernini”. L’ex governatore del Lazio è partito subito in quarta, con un pronostico: “Forse Bertolaso arriva fino a marzo, ma comincio ad avere la sensazione che prima o poi se ne libereranno, chiameranno la Protezione civile e lo porteranno via”, confermando le telefonate ricevute nei giorni scorsi per convincerlo a ritirare la sua can- VERSO LE ELEZIONI didatura: “Tanti amici... ma io non voglio fargli avere un terzo processo”, riferendosi a Bertolaso, indagato nel processo Grandi rischi bis e nell’inchiesta sugli appalti del G8. Infine, il candidato a sindaco ha aperto le porte a una possibile alleanza con Alfio Marchini:“Se arriverò al ballottaggio dirò a Marchini che ci possiamo alleare”. E alla Meloni ha detto:“Dovrebbe dire a Berlusconi ‘in quale guaio ci hai cacciato candidando Bertolaso’. Poi faccia quello che crede”. Storace ha annunciato l’apertura della campagna elettorale il 6 marzo al Teatro Quirino. CAMPIDOGLIO M5S, in sei per la poltrona di sindaco Il solito scaricabarile Appena 3.300 iscritti hanno votato la prima fase delle comunarie nnalisa Bernabei, Marcello De Vito Paolo Ferrara, Virginia Raggi, Enrico Stefano, Teresa Zotta. Sono i sei che potrebbero guidare la lista del Movimento cinque stelle alle prossime comunali della Capitale. La rosa dei nomi è stata pubblicata sul blog del leader Beppe Grillo in ordine alfabetico e senza riferimento alle preferenze, per “dare la possibilità a tutti - si legge - di partire alla pari per il secondo turno delle votazioni”. Il gong è suonato ieri alle 19, quando hanno votato appena 3.272 iscritti certificati dal movimento residenti nella Capitale, che hanno espresso 14.636 preferenze. Ma anche i 5 Stelle non sono scevri dai litigi, con ben due cordate: una che fa capo alla consigliera uscente Virginia Raggi, la seconda a Marcello De della sinistra sui debiti La Capitale avrebbe un defict di 13,6 miliardi. Storace: “Se sarò sindaco, chiederò a Giachetti” A onostante i tagli e i sacrifi dei contribuenti, il debito pregresso della Capitale è fermo a quota 13,6 miliardi, come ha anticipato il Messaggero. Sarebbe, infatti, la cifra certificata dall’ex assessore al Bilancio di Marino Silvia Scozzese, attuale commissario del governo per il piano di rientro dell’esposizione maturata prima del 2008. Un deficit mostruoso che condannerà Roma e i cittadini ad altri sacrifici. “Dei 22 miliardi che c’erano nel 2008, ne sono rimasti 14. Noi per 15 anni dovremo pagare un miliardo l’anno. Se io sarò sindaco, chiamerei anche Giachetti e gli direi ‘spiegaci cosa è successo’”, ha scandito Storace, riferendosi all’esperienza del candidato renziano durante le amministrazioni Rutelli. Pronta la replica del comitato del Pd, che ha continuato ad attaccare Storace per il debito della sanità laziale. “Chiarisco volentieri all’on. Argentin, di cui ricordo un memorabile video in cui mi definisce il miglior Presidente della Regione: i debiti di cui straparla si chiamano Sant’Andrea, Policlinico Tor Vergata, Istituto tumori Regina Elena, Cpo N Vito, uomo di fiducia della deputata Roberta Lombardi, già capogruppo del M5S a Roma. Se Di Battista e Di Maio hanno declinato la candidatura per portare a compimento il mandato parla- mentare, a questo punto, secondo i bene informati, salgono le quotazioni della Raggi, indicata da molti come la favorita di Casaleggio, sponsorizzata anche dagli esperti della comunicazione dei 5 Stelle. Ma non si respira un bel clima intorno ai 5 Stelle. Se da un lato c’è chi sarebbe disposto a barrare il simbolo in segno di protesta, dall’altro in molti sono scettici su un eventuale candidato sconosciuto. di Ostia e se vuole continuo a lungo. E risalgono a tanti anni prima di me. Il che non vuol dire penalizzare il povero Zingaretti che è riuscito a collezionare 11 miliardi di buffi nel solo 2014”, è la risposta di Storace. Non solo, il comitato del candidato a sindaco de La Destra ha ricordato che “nel 2009 la corte dei conti scrisse: ‘nessun abuso è stato commesso nella ristrutturazione del debito della regione Lazio’; durante il mandato Storace e che ‘la gestione del portafoglio del debito, attuata fino al 2005, ha prodotto un risultato complessivo positivo di circa 125 milioni di euro’”. Poi i famosi 10 miliardi di deficit sono da ascrivere a tutti gli esercizi della Regione. “Per esempio, ne confluiscono 4,8 attribuibili alla precedente Giunta Badaloni”, prosegue la nota. Invece l’assessore Sartore ha riferito al Consiglio regionale questo: “Le cifre del disavanzo registrate dal Corecoco, secondo i calcoli della Corte dei Conti, raccontano un’altra storia: il debito è cominciato a emergere tra il 2005 e il 2006”. 9 Venerdì 19 febbraio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO DODICI PERQUISIZIONI DELLE FIAMME GIALLE NEI CONFRONTI DI FUNZIONARI PUBBLICI E PROFESSIONISTI IL RAPPORTO Tangenti in Campidoglio, spuntano nomi eccellenti Nel Lazio boom di stranieri Continua l’attività investigativa nata dall’operazione Vetriolo, che ha portato tra gennaio e marzo 2015 all’applicazione di 43 ordinanze di misure cautelari na nuova inchiesta per tangenti travolge il Campidoglio. Alle prime luci dell’alba di ieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Roma, i militari del Nucleo speciale anticorruzione delle fiamme gialle di Roma hanno eseguito 12 perquisizioni, disposte dal pm Erminio Amelio, nei confronti di funzionari in servizio presso alcuni dipartimenti di Roma Capitale, professionisti e Domenico Bonifaci, responsabile di un gruppo del settore immobiliare, e cinque dipendenti del suo gruppo e tre fra architetti e ingegneri. Si chiama “Operazione Alfiere” il secondo capitolo della Guardia di Finanza, che si riferisce a diversi episodi di corruzione che si sarebbero concretizzati durante l’attività dei funzionari pubblici, finito nel mirino degli inquirenti, sempre per scambio di soldi o di altri benefici. Dovranno scrollarsi di dosso l’accusa di corruzione in concorso. L’attività investigativa è la prosecuzione dell’operazione Vitruvio, che ha portato tra gennaio e marzo dello scorso anno all’applicazione di 43 ordinanze di misure cautelari e al sequestro di circa 800mila euro. Sono stati arrestati già 39 soggetti tra imprenditori, funzionari pubblici, ispettori Asl e imprenditori. A marzo, secondo quanto accertato dalle fiamme gialle, i tecnici si occupavano di istruire le pratiche edilizie per il rilascio dei titoli abilitativi, quali il permesso di costruire, l’approvazione U l Lazio, seconda regione più popolosa d’Italia dopo la Lombardia, è al secondo posto anche per numero di residenti stranieri, ma al quarto per la loro incidenza sulla popolazione totale: quasi 11 stranieri ogni 100 residenti. Gli immigrati che vi risiedono, all’1 gennaio 2015, sono 636.524, il 10,8% della popolazione totale e il 12,7% degli stranieri residenti in tutto il Paese. Lo si legge nell’Undicesimo Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos con il sostegno e la collaborazione dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V. Durante il 2014 la regione ha catalizzato il 13,3% delle iscrizioni anagrafiche di stranieri provenienti dall’estero registrate in Italia (33.054 su un totale di 248.360), superata solo dalla Lombardia (21,2%). L’anno si è così chiuso, tra iscrizioni e cancellazioni, con un saldo migratorio con l’estero positivo per 29.899 unità. Mentre sono 7.702 le iscrizioni di bambini stranieri nati nel 2014 (15,3% I delle varianti in corso d’opera e le concessioni edilizie in sanatoria. Dagli accertamenti eseguiti è emerso che alcuni costruttori per ottenere celermente l’approvazione dei progetti edilizi senza rischiare di incorrere in lungaggini immotivate, si trovavano costretti a sottostare alle richieste illecite dei pubblici ufficiali responsabili delle pratiche. Sei mila euro, infatti, erano necessari per la dichiarazione di inizio dei lavori, 3mila per le pratiche di sanatoria, 8mila per le varianti e 10mila per la dichiarazione di fine lavori. Per evadere i controlli sulle misure di sicurezza erano invece necessari 10 euro. Tanto che uno dei pubblici ufficiali, arrestati nella seconda fase dell’operazione Vitruvio, era chiamato “lo squalo” per l’insistente richiesta di mazzette. dei nati dell’anno in regione) e 8.777 le cancellazioni per acquisizione di cittadinanza italiana (6,8% delle 129.887 acquisizioni registrate in Italia). L’incidenza femminile, invece, è del 52,2%, in linea con quella rileva-ta a livello nazionale (52,7%). I più numerosi sono i romeni, che rappresentano il 35,3% degli stranieri residenti in regione e la cui presenza è molto diffusa. Tuttavia, nelle province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, si riscontrano interessanti concentrazioni di singole collettività: ad esempio, quella indiana in provincia di Latina (a Sabaudia, Terracina, Pontinia e Fondi); quella albanese nelle province di Latina (a Gaeta e Fondi) e di Frosinone (nel capoluogo e nei comuni lungo la A1); quella marocchina, anch’essa nelle province di Latina (a Priverno e San Felice Circeo) e di Frosinone (a Ripi, Sora e Casalvieri); quella ucraina nei diversi comuni capoluogo, dove è piú richiesto il lavoro di collaborazione e assistenza domestica. E’ STATO APERTO UN FASCICOLO PER RICOSTRUIRE LE ULTIME FASI CONCITANTI DELL’AMMINISTRAZIONE Adesso la Procura indaga sulla caduta di Marino Orfini snobba l’indagine: “È un atto dovuto di fronte alla presentazione di un esposto” ulla commedia di Ignazio Marino, finita dopo due anni mezzo con i conseguenti strascichi tra Pd e Sel-Si, si è stato scritto molto, ma la Procura di Roma vuole fare chiarezza e, per questo, ha aperto un fascicolo, al momento privo di potesi di reato e di indagati. Si intende, infatti, fare luce, come sollecitato da un esposto, sulle fase concitanti che portarono allo scioglimento del Consiglio comunale di Roma e quindi alla caduta dell’amministrazione Marino, voluta, almeno lì definì così l’ex sindaco, dal “mandante” Matteo Renzi e “dall’esecutore materiale” Matteo Orfini. L’indagine è partita da un esposto presentato dall’avvocato Enrico Sgarella, su richiesta di una decina di cittadini dell’area del gruppo che ha sostenuto l’ex primo cittadino. L’intenzione di queste persone, aveva spiegato l’avvocato alcuni giorni fa, è che “venga approfondita la presunta minaccia di non ricandidare in futuro i consiglieri comunali, allo scopo di indurli a firmare le dimissioni e fare cadere la giunta”. Il fascicolo è stato affidato al S CONVEGNO UNINDUSTRIA SUL WELFARE Stirpe: “Il cuneo fiscale è ancora troppo elevato” l mondo del lavoro ha la necessità sempre più diffusa di incrementare il salario. Ma dall'altra parte abbiamo un cuneo fiscale che impedisce al Paese di crescere. Io credo si possa aumentare il livello della competitività delle imprese, del salario e dei servizi di welfare a deperimento proprio del cuneo aziendale. Così ha dichiarato il presidente I pubblico ministero Roberto Felici. Una notizia non certamente positiva per l’ambiente dem, lacerato dalle correnti sempre più divise all’indomani della caduta dell’amministrazione capitolina, che erano state messe in discussione proprio dall’attuale commissario del Pd di Roma, Matteo Orfini, dopo Mafia Capitale, fra arrestati e condannati, e la relazione sui circoli definiti “dannosi” dall’ex ministro Barca. Ovviamente l’attuale commissaio romano del Pd, messo alle strette anche dallo scandalo Affittopoli, dove il Pd c’è dentro fino al collo, ha tentato di sorvolare l’indagine. “L’apertura di un fascicolo da parte della procura di fronte alla presentazione di un esposto è come noto un atto dovuto”, ha spiegato il braccio destro di Renzi, che ha aggiunto: “Spero però che - dato il contenuto dell’esposto - della vicenda venga al più presto investito anche un pool di autorevoli psichiatri o - data la recente riapertura degli x-files - gli agenti Scully e Mulder”. In quell’occasione tutti i consiglieri Pd, dopo un estenuante dibattito nella sede del Largo del Nazareno, sfiduciarono il sindaco Marino insieme a Daniele Parrucci del Centro democratico e Svetlana Celli, eletta nella Lista civica Marino e successivamente consigliere dem al Consiglio metropolitano, oltre ai voti determinanti di Unindustria, Maurizio Stirpe, aprendo ieri a Roma il convegno ''Verso nuovi modelli di welfare''. L'incontro si è svolto nella sede di Unindustria ed ha avuto come tema la promozione di una riflessione condivisa con le aziende associate, le organizzazioni sindacali e le istituzioni, sul tema del welfare. Erano presenti grandi e strategiche aziende come Telecom Ita- lia, Enel, Eni, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane e Finmeccanica. "Il welfare- ha aggiunto Maurizio Stirpe- è indubbiamente uno tra gli strumenti più innovativi che possono consentire il miglioramento delle condizioni di competitività delle imprese e del reddito dei lavoratori. Una mirata politica di servizi e di sostegno sociale dei lavoratori e delle loro famiglie costituisce un valore non meno apprezzabile di quello ottenibile attraverso i tradizionali strumenti di carattere economico", ha concluso il presidente di Unindustria. dell’opposizione di centrodestra e della Lista Marchini. Intanto Giordano Tredicine e Tiziano Zuccolo sono tornati in libertà, dal 28 febbraio, per la scadenza dei termini di custodia cautelare. Lo ha disposto il Tribunale della decima sezione penale, presieduto da Rosanna Ianniello, nel corso della nuova udienza di “Mafia capitale. L’ex consigliere comunale e vicecoordinatore di Forza Italia era finito agli arresti domiciliari, con l’accusa di corruzione aggravata, nella seconda retata del 4 giugno 2015. Zuccolo è un imprenditore cresciuto all’interno dell’Arciconfraternita, che avrebbe avuto rapporti stretti con la galassia di Salvatore Buzzi, ras delle coop. 10 Venerdì 19 febbraio 2016 DALL’ITALIA MAXI BLITZ AL NORD, NUMEROSI FERMI. I CAPI D’ACCUSA: ASSOCIAZIONE MAFIOSA, TRAFFICO DI DROGA, USURA ED ESTORSIONE Duro colpo per la ‘Ndrangheta nel milanese Sgominata la cosca di Mariano Comense. Centinaia di chili di stupefacente sequestrato, destinato alle piazze di Lombardia, Puglia e Calabria uro colpo per la ‘Ndrangheta nel milanese. Alle prime luci dell’alba è scattato il maxi blitz che ha portato in carcere 28 affiliati. L’operazione 'Crociata' è stata coordinata dal pubblico ministero Alessandra Dolci della Dda di Milano. Diversi i capi d’accusa: associazione mafiosa e a delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale di droga, usura, estorsione e rapine .Tra gli arrestati, 11 sono affiliati all'organizzazione criminale di stampo mafioso. Sotto sequestro una centinaia i chili di droga: marijuana proveniente dall'Albania, cocaina dalla Romania e hashish dalla Spagna. Lo stupefacente arrivava in Lombardia, base di stoccaggio del gruppo, e da qui lo stupefacente partiva per essere venduto sia in città settentrionali che al sud, in Calabria e Puglia. "Mentre nel luglio 2010 l'infiltrazione della 'ndrangheta in Lombardia era un'ipotesi investigativa - spiega la pm - oggi è una certezza affermata con sentenze in Cassazione. Il radicamento che emerge da questa ennesima indagine riguarda soprattutto l'area comasca, e nasce da un progetto organizzativo di monitoraggio dei carabinieri che segnalano alla Dda tutti quegli episodi che nei singoli territori potrebbero ricondurre a crimini di 'ndrangheta". D Gli arrestati sono 27 italiani e un albanese, catturati in Brianza, nelle province limitrofe nonché in quelle di Crotone, Reggio Calabria e Bari. Il provvedimento è stato disposto dal gip del tribunale di Milano Andrea Ghinetti su richiesta di Dolci e del collega Marcello Tatangelo della Dda milanese. L'attività investigativa ha permesso di ricostruire le attività criminali della cosca di Mariano Comense (Como) dedita, secondo le indagini, al traffico internazionale degli stupefacenti destinati ai mercati lombardi, calabresi e pugliesi. Secondo la ricostruzione dei magistrati i malviventi realizzavano ulteriori profitti anche attraverso l'estorsione dei commercianti del territorio, l'usura e le rapine. L'indagine è partita indagando su dei colpi di pistola esplosi contro due auto a Sesto San Giovanni e gli inquirenti hanno scoperto che si trattava di un'intimidazione dei fratelli Molluso nei confronti di due persone interessate ad acquistare degli immobili su cui loro avevano interesse. Determinante per gli inquirenti è stata la denuncia di un imprenditore di origini calabresi che ormai schiacciato dai metodi mafiosi del suo socio in affari (noto 'ndranghetista) si è presentato alla Direzione distrettuale Antimafia di Milano. "La testimonianza di Francomanno, questo il nome dell'imprenditore, è un caso molto raro - ha dichiarato il sostituto procuratore della Dda milanese, Alessandra Dolci -. La sua storia dimostra che stringere accordi con esponenti della criminalità organizzata, con la speranza di ottenere vantaggi o crescita lavorativa, porta a essere fagocitati lentamente dal sistema. Nel suo caso, in particolare, aveva deciso di accogliere come socio di minoranza della sua attività commerciale un pregiudicato che dall'interno, attraverso i metodi mafiosi, è riuscito a rosicchiare tutta la sua azienda fino a costringerlo a cedere a prezzi irrisori la maggioranza e a chiudere altri rami che entravano in concorrenza con l'attività dell'Ndranghetista". Chantal Capasso GRAVE ERRORE ALL’OSPEDALE MAGGIORE DI BOLOGNA, ORA SONO QUATTRO GLI INDAGATI PER LESIONI COLPOSE GRAVISSIME Trasfusione sbagliata: nei guai tecnici, medici e infermieri A un 45enne furono iniettate due sacche di sangue destinate a un paziente quasi omonimo inalmente l’inchiesta aperta dalla Procura fa luce sul gravissimo errore commesso a settembre all’ospedale Maggiore di Bologna quando a un uomo di 45 anni furono trasfuse due sacche di sangue di un gruppo diverso dal suo destinate a un paziente quasi omonimo. Il pm Roberto Ceroni ha infatti iscritto i primi nomi sul registro degli indagati, al termine delle indagini eseguite dai carabinieri del Nas . L’accusa per medici e infermieri sarebbe lesioni colpose gravissime. Al paziente furono scambiate due F sacche di sangue di un gruppo diverso dal suo, per una parziale omonimia con un altro ricoverato. Fu la stessa Ausl a dare notizia di quello che era successo. Il trasfuso fu ricoverato in Rianimazione, poi dopo alcuni giorni si riprese. Ma la famiglia fece denuncia. Gli indagati sarebbero quattro, ossia le persone, dal tecnico di laboratorio ai medici, che hanno gestito le due sacche iniettate per sbaglio al 45enne. Ora le condizioni dell’uomo, dopo un periodo di cure sempre al Maggiore, sono migliorate. All’origine della triste vicenda, c’era, come emerso fin da subito, uno scambio di persona dovuto al cognome uguale dei due pazienti. Cognome uguale, ma nome diverso. Il 45enne era arrivato al pronto soccorso una decina di giorni prima della trasfusione, avvenuta il 25 settembre, per un incidente stradale. Aveva gravi traumi e fu operato subito, poi mandato in Rianimazione. Quindi, il 25, fu riportato in sala operatoria ortopedica per un intervento di stabilizzazione del bacino, durante il quale si rese necessaria la trasfusione. Le due sacche partirono così dal centro trasfusionale del Maggiore, dove un tecnico di laboratorio le prelevò e le diede all’inserviente, che a sua volta le portò in sala operatoria e le consegnò all’infermiere. Qui, sotto il controllo del’anestesista e del chirurgo, vennero trasfuse. Nessun contro venne eseguito né sul codice a barre e nemmeno sul nome sull’etichetta che non era quello del paziente. Quest’ultimo, tra l’altro, aveva gruppo sanguigno zero, mentre quello trasfuso era B. Solo al termine della seconda sacca i sanitari si accorsero dello sbaglio e intervennero PALERMO BARI Scoperto centro massaggi hot gestito da cinesi a polizia ha scoperto a Palermo una casa d’appuntamento dietro un centro massaggi gestito da cinesi. I locali erano caratterizzati da uno strano via vai di persone che ha insospettito gli agenti. Le indagini hanno accertato l’attività di prostituzione svolta all’interno del centro, e gestita da due coniugi cinesi. Il nome del locale finito nel mirino della Polizia è “Oriente massaggi”, al piano terra di via Rosina Anselmi. Il locale era sottoposto alle attenzioni degli investigatori già dal settembre del 2014 quando a seguito di diverse segnalazioni erano stati eseguiti una serie di accertamenti. Le forze dell’ordine hanno ascol- L tato numerosi “clienti”, ricostruendo così l’attività della casa d’appuntamenti, e il tariffario delle prestazioni, che poteva arrivare sino a 100 euro, e addirittura alla presenza di una “tessera punti” che consentiva ogni 10 prestazioni di averne una in omaggio. I clienti provenivano da tutta la provincia, e venivano a conoscenza del centro tramite annunci pubblicitari su siti d’incontri specializzati, e corredati da foto di giovani donne asiatiche, in pose hot. I due cinesi titolari del centro sono stati denunciati per sfruttamento della prostituzione. L’immobile, dove vivevano i figli minori della coppia, è invece è d’urgenza. Il sangue delle sacche, si scoprì in seguito, era destinato a un altro paziente, operato nelle 72 ore precedenti e ricoverato in un diverso reparto. Elvira Mami stato posto sotto sequestro. All’interno del locale, inoltre, viveva una connazionale della coppia, costretta a lavorare per 12 ore al giorno con la promessa di una paga pari a 1.000 euro mensili, in realtà mai corrisposti. All’interno del locale gli agenti hanno rinvenuto, inoltre, alcuni documenti intestati a persone di nazionalità italiana e 6 apparecchi cellulari con relative sim card, su cui sono in corso ulteriori indagini. Dopo oltre un anno di indagine è stato sequestrato il centro massaggi che era diventato anche la dimora dei due gestori e dei loro figli minori di 7 e 11 anni. Ch.Ca. Arrestati esponenti del clan “Diomede” per estorsione B litz della polizia di Bari nei confronti di esponenti del clan 'Diomede' attivo nel quartiere Carrassi di Bari. Le indagini della squadra mobile hanno documentato che i destinatari della misura cautelare sono responsabili, a vario titolo, di estorsione aggravata e della violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. L'operazione conclude l'attività investigativa, avviata lo scorso ottobre, anche a seguito di specifiche segnalazioni dell'Associazione Antiracket di Bari, su attività estorsive perpetrate nei confronti di numerosi com- mercianti del quartiere Carrassi. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, supportate da attività tecniche e riscontrate dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno consentito di accertare la realizzazione, in modo pianificato e sistematico, da parte di esponenti del clan 'Diomede', di attività estorsive poste in essere nei confronti dei commercianti, rompendo il velo di omertà che aleggiava sui piccoli imprenditori del quartiere, ingenerato dal timore di ritorsioni e dalla convinzione che "a quella gente non si può dire di no". Gli arrestati, mediante minaccia implicita o esplicita di atti di ritorsione contro il patrimonio o l incolumità personale loro o dei loro familiari, costringevano gli imprenditori a versare mensilmente somme di denaro, ad acquistare prodotti o, in alcuni casi, a cedere gratuitamente prodotti alimentari o di altro genere, 'per stare tranquilli'. Tra la merce così ottenuta figurano persino una lampada da tavolo, un divano, un cuscino ed un plaid per cani, un catering per l inaugurazione di un centro scommesse. El.Ma. 11 Venerdì 19 febbraio 2016 SOCIETA’ CERVELLO DI UN CONIGLIO SCONGELATO FUNZIONA ANCORA: LE NUOVE FRONTIERE DELLA CRIOCONSERVAZIONE L’ibernazione? Sembra possibile A riuscire nell’esperimento è stato il 21st Century Medecine, che ha vinto il premio della Preservation Foundation di Chantal Capasso ibernazione è sempre più vicina. Il cervello di un coniglio è stato prima raffreddato a -135° centigradi ed poi “scongelato”, senza subire alcun danno. A riuscire nell'esperimento è stato 21st Century Medecine, che ha così conquistato il premio del- L’ la PreservationFoundation, il 9 febbraio scorso. Il premio, una borsa di studio di 27.000 $, è stato assegnato sulla base della capacità della società di preservare perfettamente la struttura di un intero cervello di coniglio dopo il raffreddamento senza provocare la disidratazione. In che modo? Drenando il sangue e lasciando passare al suo posto un liquido che protegge i tessuti cerebrali dagli eventuali danni provocati dal ghiaccio cristallizzato. Gli scienziati hanno utilizzato una nuova tecnica chiamata crioconservazione ad aldeidi stabilizzati che ha permesso loro di conservare un cervello di coniglio in condizioni "quasi perfette" dopo essere stato a lungo crioconservato Tale tecnica, chiamata ASC (aldehyde-stabilized cryopre- servation) è stata realizzata da Gregory Fahy e Robert McIntyre e ha permesso di congelare e scongelare il cervello, lasciandolo praticamente intatto. Durante l'esperimento gli scienziati hanno sostituito il sangue del coniglio con una sostanza a base di glutaraldeide, una sorta di protezione per le cellule cerebrali dall'eventuale formazione dicristalli di ghiaccio e disidratazione, essendo le cellule cerebrali ricche di acqua era un rischio in cui potevano imbattersi. Ricordiamo, tuttavia, che tecnica è ancora lontana dal poter permettere di riattivare l'organo ibernato, anche perché la molecola usata risulta tossica, ma rappresenta comunque un importantissimo passo in avanti per quel che concerne il mondo della medicina. Il corpo della piccola è stato ibernato dai genitori nella speranza che un giorno possa essere risvegliato e guarito. Il cervello è stato così raffreddato a -135 gradi centigradi e una volta "scongelato" non ha presentato nessun segno di danni. “L'ASC è stata utilizzata in questo caso perché l'obiettivo principale del premio era quello di dimostrare la conservazione dell'ultrastruttura del cervello sufficiente a stabilire che il connettoma, l'insieme di tutte le cellule cerebrali per le connessioni sinaptiche delle cellule cerebrali, può essere conservato per almeno 100 anni” spiega il team di 21st Century Medecine. ASC però non è una tecnica per la conservazione di un cervello vitale, ma è uno strumento che può essere utilizzato dai neurobiologi per conservare materiale raro o prezioso per periodi di tempo indefiniti. Ha inoltre il vantaggio di permettere la conservazione del cervello intero, non solo di una parte. L'idea dell'ibernazione umana nasce agli inizi del Novecento ispirata dalla letteratura di fantascienza e con il sostegno di Robert Ettinger, fisico e matematico statunitense considerato il padre dell'ibernazione. Un grande successo fu ottenuto nel 1955 quando ricercatori americani riuscirono a "risvegliare" topi conservati a una temperatura di 0 gradi centigradi. Per ibernare nel tempo è necessario però raggiungere temperature molto inferiori (circa -200C) e al momento non esistono metodi capaci di ibernare un cervello umano senza produrre danni ai tessuti nè tanto meno riportalo successivamente in funzione. Nel corso Uno scenario futuristico che ha qualche connotazione faustianamefistofelica, che se da un lato ci alletta dall'altro ci fa anche rabbrividere. Nonostante non ci siano efficaci tecniche di ibernazione umana si stima che già oltre 100 persone hanno fatto 'surgelare' dopo la morte il proprio cervello (tra i quali sembrerebbe esserci anche Walt Disney) ad aziende private, come la Alcor, sperando che in futuro diventi possibile riportarli in funzione. SCOPERTO UN PIANETA SIMILE AL NOSTRO MA ROVENTE E VELENOSO, IMPOSSIBILE VIVERCI Anche la Terra ha un suo sosia: Cancri-e 55 Gli scienziati dell’University College London hanno identificato la galassia con un’atmosfera ricca di idrogeno L a terra ha una sua gemella, ma ahimè sembra impossibile viverci. Dalla temperatura rovente e con un'aria velenosa. Così è apparsa l'atmosfera di un pianeta, decisamente inospitale, scoperto a circa 40 anni luce dalla Terra. Nella costellazione del Cancro c’è infatti una stella simile al Sole intorno alla quale orbitano cinque pianeti e, tra questi, anche '55 Cancri-e', una super-Terra che pesa otto volte la nostra Terra e completa un giro di rivoluzione intorno alla stella in appena 18 ore. Questo fa sì che la sua temperatura superficiale sia 'rovente', addirittura superiore a 2.000 gradi centigradi. I risultati della scoperta sono presentati nell’articolo 'Detection of an atmosphere around the superEarth 55 Cancri e' che verrà pubblicato sull'Astrophysical Journal. Tale sorprendente risultato è stato raggiunto da un team di scienziati dell’University College London, tra cui diversi italiani, attraverso l’Hubble Space Telescope di Esa e Nasa. Dalla ricerca è emerso che questo esotico pianeta ha un'atmosfera ricca di idrogeno e molto calda. "Questa è una scoperta molto emozionante perché è la prima volta che siamo stati in grado di rilevare i gas presenti nell’atmosfera di una super-Terra" commenta Marco Rocchetto,dottorando nel dipartimento di Fisica e Astronomia alla Ucl che ha lavorato all’analisi e all’interpretazione dei dati con i colleghi Angelos Tsiaras e Ingo Waldmann. "Le osservazioni dell’atmosfera di 55 Cancri-e suggeriscono che il pianeta è stato in grado di conservare una quantità considerevole di idrogeno ed elio dalla nebula di gas dalla quale si sono formati" aggiunge lo scienziato italiano. Ma non sembra sia l’unica. Gli scienziati sono convinti che le super-Terre siano la tipologia di pianeta più diffusa nella nostra galassia, e sono così chiamati perché hanno una massa poco più grande della Terra. La 'Wide Field Camera 3' (Wfc3) installata a bordo del telescopio spaziale Hubble è già stata tilizzata in passato per studiare le atmosfere di due altre super-Terre, ma senza ottenere i risultati sperati."Questo risultato ci permette per la prima volta di capire di cos’è fatta l’atmosfera di una super-Terra"afferma Giovanna Tinetti, professoressa della Ucl, aggiungendo che però "dovremo attendere i nuovi telescopi spaziali nell’infrarosso nella prossima decade per saperne di più". I dati elaborati suggeriscono la possibile presenza di acido cianidrico, un indicatore di atmosfere ricche di carbonio e povere in ossigeno. "Ma l’acido cianidrico è estremamente velenoso. Il pianeta 55 Cancri-e non è quindi un pianeta sul quale vivrei" spiega il professore Jonathan Tennyson Ch.C. dell'Ucl.