Anno IV - Numero 229 - Martedì 29 settembre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Economia
Spettacoli
Crack Alitalia,
ecco le condanne
Auto “truccate”,
c’è anche la Audi
Addio dei Pooh
dopo 50 anni
Calvo a pag. 3
a pag. 12
a pag. 9
ANCHE LE FORZE POLITICHE DI OPPOSIZIONE SI PREPARINO A UNA NUOVA PIATTAFORMA PROGRAMMATICA CHE RENDA L’ITALIA FINALMENTE PADRONA DEL PROPRIO DESTINO
di Francesco Storace
obbiamo fare da soli, dobbiamo essere capaci di
liberarci dalla schiavitù
eurocratica, ci vogliono
ultimatum veri e non penultimatum finti. Deve cessare l’acquiescenza del nostro Paese agli ordini di Angela Merkel. Padroni del
nostro destino.
Al ministero dell’Economia stanno
preparando la Legge di stabilità,
facendo attenzione a non cadere
nelle tagliole comunitarie, e già
dal Def, il documento di economia
e finanza, si intravedono nubi minacciose dietro le parole senza cifre. Addio promesse di riduzione
fiscale se non c’è sovranità; togliere
balzelli per metterne altri non è
una grande e clamorosa scoperta
dovuta alla nomenclatura renziana.
In fondo, il nostro problema sta
tutto qui: non siamo liberi di decidere come spendere e dove risparmiare. È l’Europa che ci impone tutto. Anche se abbiamo un
premier che a Roma fa lo smargiasso e a Bruxelles si accuccia.
Lui si accontenta del beneplacito
di chi trama fabbricando da anni
governi per casa nostra, non dovendo rispondere agli elettori italiani.
Poi, abbiamo un altro problema. Il
nostro popolo è consapevole della
tragedia in corso, sa bene che quindici anni orsono con due milioni
al mese si campava bene e che
ora con mille euro si fa la fame. Il
cambio finanziario è quello, non
ci avevano spiegato il rischio del
cambio alimentare. Allora si faceva
festa per l’ingresso nella moneta
unica, ora c’è disperazione perché
non sappiamo come liberarci delle
mani al collo che ci intimano il chi
va là in lingua tedesca.
Questo nostro popolo chiede che
cosa succede se abbandoniamo
l’euro, se diciamo basta ai tecnocrati che soffocano la nostra economia, se davvero decidiamo di
andarcene da quel posto pieno di
strozzini.
Sabato avremo le prime risposte,
D
LIBERIAMOCI
Sabato appuntamento a Roma per la sovranità
nazionale: ecco il piano B per l’Italia senza euro
ma non dalla politica. Un gruppo
di professori, allenati alla palestra
di scenarieconomici.it, ha convocato un convegno per presentare
il piano B. Ovvero come dare all’Italia lo strumento per dire alle
autorità comunitarie che non abbiamo paura di loro, abbiamo gambe per camminare da soli e intelligenze per orientare il nostro cam-
mino. È un servizio che rendono a
tutto il Paese, perfino ad un governo insensibile alla rivendicazione di sovranità.
Ci vedremo a partire dalle 15 all’Auditorium della Link University
Campus di Roma, in via Bolzano
38, sulla Nomentana, i lavori dureranno presumibilmente fino alle
20 (io parteciperò alla tavola ro-
tonda con gli esponenti politici di
varie aree) e l’ingresso sarà libero:
basterà una semplice mail per accreditarsi inviandola a [email protected].
Auspico che il centrodestra abbia
le orecchie bene aperte per ascoltare quello che sarà presentato.
Abbiamo un disperato bisogno di
una seria piattaforma program-
matica economica proprio per far
capire al nostro popolo che non è
vero che tutto è finito; semmai è
cessata l’ubriacatura che ci ha
portato a cedere ogni leva di comando all’Europa a trazione germanica.
Tornare liberi deve essere la nostra
missione: magari da sabato avremo
uno strumento in più.
CESARE TAVELLA, COOPERANTE DI 50 ANNI, DI RAVENNA, FREDDATO IN BANGLADESH
ANCORA IN CONGO I BAMBINI ADOTTATI
Italiano ucciso. L’Isis: “Ammazzato un crociato”
Due anni di angoscia
a pag. 4
METRO DI NUOVO CHIUSA
Roma caos
a pag. 8
esare Tavella, cooperante italiano di
50 anni, è stato ucciso da uomini armati a
bordo di una moto nel
quartiere diplomatico di
Dacca, in Bangladesh,
mentre faceva jogging. La
Farnesina ha confermato
il decesso. La direttrice del
Site, il Servizio che monitora il terrorismo internazionale, Rita Katz, su Twitter,
ha affermato che l''Isis ha rivendicato l'uccisione:
“Abbiamo ammazzato un crociato”. L'intelligence
italiana è al lavoro per raccogliere tutti gli
elementi utili ad una più attenta valutazione.
L’uomo è stato raggiunto da almeno tre colpi
ed è caduto a terra in una pozza di sangue.
C
In Bangladesh c'è una forte
presenza islamista e le modalità dell'uccisione sembrano indicare che l'obiettivo fosse proprio Tavella.
Difficile, tuttavia, in queste
prime ore riuscire a capire
se l'italiano fosse nel mirino
in quanto cooperante di
una ong occidentale o per
altri motivi.
Esclusa comunque l’ipotesi
della rapina, visto che Tavella è arrivato in ospedale con addosso ancora
tutti i suoi effetti personali.
Tavella, laureato in Veterinaria, originario della
provincia di Ravenna, lavorava in Bangladesh
come project manager per una ong con sede
in Olanda, la Icco Cooperation, che ha un
ufficio a Dacca, e stava seguendo un progetto
per lo sviluppo dell’agricoltura locale, settore
che seguiva con passione da oltre vent’anni.
Proprio nelle ultime ore la situazione nello
Stato asiatico si era fatta meno tranquilla e non
a caso il Foreign Office britannico aveva messo
in guardia i propri connazionali dalla minaccia
terroristica, riferendosi in particolare a delle informazioni ritenute “affidabili”, secondo cui “i
militanti dell’Isis potrebbero pianificare di colpire
interessi occidentali in Bangladesh».
Non più tardi di 24 ore prima, come ulteriore
riprova dell’allarme che già circolava, la squadra
australiana di cricket aveva rinviato la propria
partenza per un tour in Bangladesh, proprio
per il timore di attacchi terroristici.
Resta da capire come mai l’Italia non avesse
lanciato un allarme dello stesso genere per i
nostri connazionali.
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Martedì 29 settembre 2015
ATTUALITA’
LA FOTOGRAFIA DOPO DODICI MESI
DIVENTA UN CASO LA MANCATA CONCESSIONE DEL VISTO
La Nigeria respinge Salvini.
“Volevo solo aiutarli in casa”
Città metropolitane,
ancora non vanno
e città metropolitane? Sulla
carta esistono, ma in realtà
la gente se ne sta accorgendo poco o nulla. E’ questa
la fotografia delle 10 città metropolitane che emerge dal rapporto "Metropoli attraverso la
crisi", un vero e proprio focus
sulla situazione delle ex Province
capoluogo di regione e sul lavoro
che hanno svolto negli ultimi
12 mesi.
Il dossier, che verrà pubblicato
integralmente solo a gennaio
ma con una anticipazione venerdì
prossimo a Bologna, inquadra
la critica situazione di enti che,
secondo quanto anticipa Valentina Orioli, vicepresidente di Urban@it, hanno difficoltà a ingranare. "Molti amministratorispiega Orioli- non capiscono
ancora cosa effettivamente comporti la legge Del Rio, la norma
che ha cancellato le Province,
così volendo cambiare tutto finiscono per non cambiare nulla".
E quindi Bologna, Milano, Venezia, Torino, Genova, Firenze,
L
atteo Salvini non potrà andare in Nigeria: la partenza
era prevista per oggi, ma
lo Stato africano non ha concesso il visto al leader della Lega.
Salvini, con una delegazione di altri
politici leghisti e alcuni imprenditori,
sarebbe dovuto andare in Nigeria per
quattro giorni , una missione per dimostrare che si possono "aiutare a
casa loro gli immigrati. Avremmo voluto andare a testimoniare la solidarietà
vera e concreta. Il dubbio - continua è che essendo stata organizzata la
missione dalla Lega per portare sviluppo, a qualcuno dava fastidio".
Salvini ha anche annunciato che presto
tenterà di compiere la stessa missione
anche in Marocco, ma ora, per quanto
M
riguarda il rifiuto opposto dalla Nigeria,
dice: "Me ne farò una ragione, ci tornerò quando avranno compreso che
noi siamo qua per aiutarli. Avevo anche
fatto la vaccinazione per la febbre
gialla e sono stato due giorni a letto e
invece non si parte. La cosa assurda è
che vengono in migliaia qui come
clandestini e poi noi... non possiamo
andare in certi paesi". Secondo il segretario federale, i nigeriani non avevano capito che "volevamo portare lì
sviluppo e investimenti. Peccato , saremo più fortunati la prossima volta".
Sempre sul tema dell'immigrazione,
Salvini ha quindi chiesto un impegno
militare maggiore contro lo Stato islamico: "Renzi ha detto di no agli interventi militare in Siria: è un senza palle.
Io sono sempre per il dialogo, ma non
con i tagliagole, in Siria e in Libia bisogna intervenire con le armi, militarmente e massicciamente".
Diversi i commenti politici alla vicenda:
"La Nigeria nega il visto a Salvini:
forse non ha chiesto asilo politico e
prima deve imparare la lingua”, ha
twittato Valentina Castaldini, portavoce
nazionale del Nuovo Centrodestra.
Gero Grassi, vicepresidente dei deputati pd, ha invece affermato: "Non
conosciamo i motivi della decisione
delle autorità nigeriane ma è comprensibile che non siano accoglienti
con un personaggio come Matteo Salvini e la sua conclamata xenofobia.
Detto cio'' spero che prima o poi possa
andare e conoscere quella realtà”.
Roma, Napoli, Bari e Reggio
Calabria sono "indietro nei lavori".
O, per dirla in percentuali, i
lavori di definizione delle metropoli "sono fermi a un 15%".
Il motivo, secondo Orioli, sta
nel fatto che "la legge Delrio fa
un quadro generale e lascia alle
singole realtà il compito di declinare le trasformazioni". Alcune
ex Province hanno allargato il
loro raggio d'azione a Comuni
anche lontani dal capoluogo (è
il caso ad esempio di Torino
che comprende la Val Susa),
altre, come Firenze, hanno una
competenza territoriale più ristretta.
"Siamo di fronte a un cambiamento importante- dice Walter
Vitali, direttore di Urban@it, già
sindaco di Bologna ed ex senatore- e la politica sta rischiando
di screditare anche questa Istituzione perché tutti si aspettano
dalla Città metropolitana ciò che
la Provincia non riusciva a fare.
Quello che manca è una risposta
innovativa".
I CONTRIBUTI AL PARTITO: IL SEGRETARIO-PREMIER NON SAREBBE IN REGOLA CON LE QUOTE
Renzi ha… dimenticato di iscriversi al Pd
Bonaccini il governatore più generoso. Tra i sindaci male Marino e Nardella
tefano Bonaccini è il governatore più generoso
verso il Partito Democratico. Ad assegnare questa particolare palma è stato ''Il Fatto
Quotidiano'', che si occupa
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delle finanze dem e dei contributi corrisposti al partito da
dirigenti ed eletti. Complessivamente, fra deputati, sindaci
e consiglieri regionali nel 2014
le donazioni e il pagamento
delle quote associative sono
ammontate a 7,3 milioni di
euro. Con molte assenze significative, fra le quali parrebbe
esserci quella dello stesso premier Matteo Renzi, che secondo il giornale non risulterebbe
in regola neppure col pagamento della quota d'iscrizione.
Nelle varie Regioni non brilla
Vasco Errani, l'ex governatore
emiliano-romagnolo, che ha
versato 5.100 euro. Meglio di
lui ha fatto il presidente della
Regione Toscana Enrico Rossi
che ha sborsato 18 mila euro.
Ma a trovarsi in cima al podio
è il suo omologo dell''EmiliaRomagna, Stefano Bonaccini.
L'anno scorso ha staccato un
assegno da 50 mila euro. Nes-
sun segno di offerte al Partito
democratico paiono pervenute,
diversamente, da Claudio Burlando (ai tempi ancora in carica
come governatore della Liguria). Fra i nomi eccellenti che
mancherebbero all'appello dei
contributori del Pd ci sarebbe
anche l'attuale presidente della
Regione Puglia, Michele Emiliano. Chi aveva messo mano
al portafoglio con un contributo
di 20 mila euro, invece, era
stata Raffaella Paita, la candidata
alla presidenza della Liguria
sconfitta poi da Giovanni Toti,
l’ex direttore del Tg4 candidato
di Forza Italia.
In Veneto per trovare le donazioni più significative al Pd, non
bisogna andare a cercare Alessandra Moretti (ex candidata
alla presidenza della Regione,
nonché ex deputata ed ex europarlamentare), ma Davide
Zoggia (6.000 euro), Felice Casson (28 mila euro) e il segretario
regionale, Roger De Menech.
Sul fronte dei sindaci dem,
sempre secondo quanto ricostruito da ''Il Fatto Quotidiano'',
a non effettuare donazioni al
Pd nel 2014 sarebbero sia il
primo cittadino di Roma, Ignazio Marino che quello di Fi-
renze, Dario Nardella, fedelissimo di Renzi. Ad assicurare
il proprio contributo, invece,
sono stati il sindaco di Bologna,
Virginio Merola (da lui l'anno
scorso sono arrivati 7.514 euro
al Nazareno) e il sindaco di
Torino, Piero Fassino.
FIOCCO AZZURRO IN CASA BELLI
Benvenuto Alessandro
lessandro è arrivato ad allietare le
giornate di Daniele Belli, responsabile marketing del Giornale d’Italia, e della collega Chantal Capasso. Sia
il piccolo, venuto alla luce domenica
scorsa a Roma, che la mamma stanno
bene. La direzione, l’amministrazione e
la redazione de Il Giornale d’Italia formulano i migliori auguri ai genitori, con
un saluto particolare al piccolo Alessandro:
“Ti aspettiamo presto in redazione”.
A
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Martedì 29 settembre 2015
ATTUALITA’
PARLA IL DEPUTATO PD ALFREDO D’ATTORRE, IN VISTA DEL CONVEGNO SUL ‘PIANO B’ DI SABATO PROSSIMO A ROMA
“Prima dell’euro, cambiamo l’eurozona”
“La troika ha inciso anche sugli ultimi governi italiani – Renzi? Non è con qualche punto di decimale
in meno che si risolve la questione, perché certe regole alla lunga diventano insostenibili”
di Igor Traboni
della flessibilità con qualche accento
critico in più rispetto ai predecessori.
Ma è un’occasione mancata quella
di non manifestare dissenso rispetto
a determinate regole e assetti dell’Eurozona. Non è con qualche punto
in meno di decimale che si risolve la
questione, perché poi queste regole
alla lunga diventano insostenibili”.
lfredo D’Attore, deputato
pd, membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera, lucano di Melfi, sarà tra i
partecipanti (assieme a Stefano Fassina, Francesco Storace, Giorgio Sorial e Claudio Borghi) della tavola
rotonda di sabato prossimo 3 ottobre
a Roma su “Un Piano per l’Euro”,
organizzata da Scenari Economici.
“Credo che sia giusto approfondire
il tema – ci tiene subito a dire D’Attorre – non sottrarsi ad utili occasioni
di confronto come quella di sabato
prossimo”.
A
Partiamo dal titolo allora e da questo ‘Piano B’ che presuppone quanto meno un ‘ripensamento’ dell’euro. Oppure lo prendiamo e lo
buttiamo completamente a mare?
“C’è un consenso abbastanza diffuso
attorno alla delusione per come
l’euro è stato costruito e sul fatto
che abbia portato più danni che
benefici. Di certo bisogna approfondire l’analisi sugli aspetti che
oggi rendono difficile la costruzione
di questa moneta unica, sia da un
punto di vista economico che democratico”.
Ecco, partiamo da quest’ultimo
aspetto più ‘politico’ se vogliamo…
“E’ indubbio che, prima di dotarsi
di una moneta unica, andavano costruite istituzioni di governo dell’eurozona. E invece è accaduto che
sono stati espropriati i Paesi più de-
Ma allora, come se ne esce?
“Non penso che la proposta debba
essere quella di una fuoriuscita unilaterale o un po’ avventurosa. Guardo
piuttosto ad un orizzonte di una radicale riforma dell’Eurozona che
verifichi la sostenibilità monetaria.
Serve un percorso e un dettato politico molto forte, che finora, ad
esempio, è mancato ai governi socialisti”.
boli di pezzi fondamentali della loro
sovranità economica e democratica,
attraverso quelli di bilancio e altri
vincoli. Un caso esemplare è quello
della Grecia, con la troika che ha
assunto di fatto una guida anche
politica”.
Torniamo un attimo indietro: ha
citato la sovranità, che però è un
concetto marcatamente di destra.
Come la mettiamo?
“Non sono d’accordo. Quello della
sovranità è un principio conquistato
dai popoli dopo le guerre di liberazione. Non vorrei si confondesse la
sovranità con il nazionalismo e certe
chiusure xenofobe. Ecco, magari il
ritardo di certa sinistra europea ad
occuparsi di questi temi rischia di
consegnarli a una destra lepenista”.
Riandiamo alla troika, adesso: Grecia a parte, quanto pensa abbia
inciso anche sull’Italia?
“Di fatto ha inciso, con i governi
che si sono susseguiti dal 2011 ad
oggi che in pratica non hanno fatto
altro che accordarsi alle decisioni
della troika, attuando le famose indicazioni della lettera di Trichet e
Draghi del luglio 2011”.
Anche il Governo Renzi succube
della troika?
“Sta cercando di porre la questione
Non ha la sensazione, magari girando anche per il suo Meridione,
che la gente sia stanca dell’euro?
“L’aria di sofferenza è diffusa, ma
vedo soprattutto la richiesta di una
difesa più forte dei nostri interessi
nazionali. Anche in quei settori con
i quali la sinistra magari dovrebbe
dialogare di più, e mi riferisco alle
piccole e medie imprese, al mondo
del lavoro autonomo che tanto ha
sofferto per il crollo della domanda
interna. Ecco, auspico in tal senso
una sorta di nuova alleanza del lavoro. Intanto vediamo cosa accadrà
al convegno di sabato che, ripeto,
sarà un confronto utile, anche di stimolo ad un negoziato più incisivo
per arrivare ad una riforma dell’Eurozona”.
SI CHIUDE IL PROCESSO DI PRIMO GRADO AI VECCHI VERTICI DEL GRUPPO. MANO PESANTE DEL TRIBUNALE DI ROMA
Crac Alitalia tra stangate e assoluzioni
Otto anni di reclusione per l’ex ad Cimoli. Condanne pure per Mengozzi,
Spazzadeschi e Ceschia - Tre proscioglimenti e maxi risarcimenti alle parti civili
FALLIMENTO DELLA CASA AUTOMOBILISTICA
Rossignolo e altri sette a giudizio
per la bancarotta De Tomaso
imprenditore Gianmario Rossignolo è
stato rinviato a giudizio, assieme ad altre sette
persone, per il crac della
casa automobilistica De Tomaso, una delle eccellenze
dell’industria italiana che
in questi ultimi anni ha vissuto tante fasi turbolente.
Il processo inizierà il 23
marzo 2016. Tre i patteggiamenti nel corso dell’udienza preliminare di
ieri: quello del presidente
del collegio sindacale, Filippo Tonolo; di Massimiliano Alesi, amministratore
e socio della De Tomaso;
del consulente finanziario
Christian Limonta.
L’
L’inchiesta aveva preso il
via nel 2012, dall’ipotesi di
truffa ai danni dello Stato,
perché la De Tomaso aveva
ottenuto finanziamenti dall'Europa e dallo Stato per
corsi di formazione agli
operai che in realtà non si
sono mai tenuti
Nel frattempo, De Tomaso
è fallita e l'inchiesta è andata avanti, facendo aumentare le accuse nei confronti dell’imprenditore, del
figlio e di altre sei persone.
Si sono quindi aggiunti i
capi di imputazione di bancarotta fraudolenta, false fidejussioni, riciclaggio e
violazione della legge fallimentare.
di Marcello Calvo
uattro condanne e tre assoluzioni nel
processo di primo grado per il crac
della vecchia Alitalia. Cronaca di un
fallimento relativo alla gestione della compagnia aerea dal 2001 al 2007, che ha fatto
registrare perdite per oltre 4 miliardi di euro.
“Grazie” anche a una serie di operazioni ritenute, dalla sesta sezione penale del tribunale
di Roma, “abnormi o ingiustificate sotto il
profilo economico e gestionale”. Tra queste
una consulenza pagata alla società McKinsey
ben 50 milioni di euro, l’acquisto “irragionevole” a 38.000.000 della compagnia “Volare” e l’assunzione di 135 piloti “arruolati”
nel settore Cargo per “manovrare” solo 5
aeromobili.
Presunte (almeno fino al terzo grado di giudizio) malefatte che sono costate carissimo
all’ex amministratore delegato Giancarlo Cimoli – in carica tra il 2005 e il 2008 quando
andò via con una buonuscita da 3 milioni di
euro – condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere. E ancora, al precedente capo azienda,
Francesco Mengozzi – scelto nel 2001 dal
governo Amato e rimasto alla guida di Alitalia
Q
fino al 2008 – stangato a 5 anni. Tempi duri
pure per Gabriele Spazzadeschi, già direttore
del dipartimento amministrazione e finanza,
che in caso di condanna definitiva sarà costretto a trascorrere dietro le sbarre 6 anni.
Cinque mesi in più, rispetto all’ex collega,
per Pierluigi Ceschia, “vecchio” responsabile
del settore finanza straordinaria.
Assolti, con formula piena, nonostante le richieste di condanna da parte della pubblica
accusa, Giancarlo Zeni (ex direttore centrale
di strategie e di marketing e dal 2009 direttore
generale di Blue Panorama Airlines) e Leopoldo Conforti, all’epoca dei fatti amministratore di Alitalia express srl e adesso condirettore del patrimonio in Anas. Un foglio
che stabilisce la loro totale innocenza, ma
che non potrà mai ripagarli per i torti subiti.
Che restituisce dignità e quattro righe di
trafiletti sui giornali. Gli stessi che per tutti
questi anni li hanno indicati tra i principali
responsabili di una vicenda grottesca che,
invece, non li ha mai riguardati.
Prosciolto anche Gennaro Tocci, ex responsabile settore acquisti. Con il tribunale che
ha accolto le richieste della procura.
Accusati tutti di bancarotta (sia per distra-
zione sia per dissipazione), i condannati
dovranno risarcire le parti civili per oltre
355 milioni di euro in solido. Il solo Civoli
(sospettato pure di aggiotaggio), che s’è
beccato 32 mesi in più rispetto ai 6 anni
chiesti dai pm, oltre ad essere stato interdetto
per un anno dalla possibilità di assumere
cariche direttive presso le imprese, dovrà
versarne 160. Soldi che finiranno nelle
casse di Alitalia Linee Aree Italiane, Alitalia
Servizi, Alitalia Airport, Alitalia Express e
Volare, tutte in amministrazione straordinaria. Con il tribunale che ha riconosciuto
anche a un migliaio di danneggiati tra risparmiatori e azionisti, indennizzi che vanno
da 1.500 a 73 mila euro.
A pagare, migliaia di lavoratrici e lavoratori
che per colpe di altri sono stati licenziati e
si trovano ancora senza occupazione.
Tra condanne durissime e assoluzioni eccellenti, si chiude il processo di primo grado
per il fallimento della vecchia Alitalia. Un
default che riguarda anche la sinistra politica
(“assolta” perché mai processata, nonostante
le direttive del gup) e che ancora oggi fa
scontare al paese conseguenze economiche
devastanti.
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Martedì 29 settembre 2015
ATTUALITA’
SENZA FINE L’ODISSEA DELLE FAMIGLIE CHE HANNO ADOTTATO 150 BAMBINI NEL PAESE AFRICANO
Congo: abbandonati da due anni
Il ministro Boschi a maggio 2014 ne portò un gruppo in Italia, ma da allora tutto tace
a parte vaghi inviti ai genitori ad avere pazienza - Nuovo disperato appello al premier
di Igor Traboni
amma, papà: quando
venite a prenderci?
Un po’ di italiano oramai i 150 bambini del
Congo adottati ma
mai arrivati nella nuova casa, lo hanno imparato. Se non altro per i continui contatti, per i collegamenti via
Skype. Soprattutto perché parole
come ‘mamma’ e ‘papà’ sono nel
cuore di tutti i bambini, soprattutto
di quelli che i genitori non li hanno
mai avuti e che d’improvviso, come
in un sogno, vedono concretizzarsi
questa realtà. Ma poi il sogni svanisce, pian piano. Come sta succedendo per questi piccoli e 130 famiglie italiane. La vicenda, lo ricorderete, è quella dei piccoli congolesi
bloccati dal loro Paese, anche se
regolarmente adottati da famiglie
italiane. Ma il Congo ha deciso di
bloccare tutte le adozioni internazionali perché alcune coppie straniere . non italiane – si sarebbero
comportate illegalmente. Da allora,
e sono passati esattamente due anni
da quel settembre 2013, i bambini
sono ancora lì, sospesi in un terribile
limbo. Nel maggio dell’anno scorso,
31 di questi piccoli sono arrivati in
Italia, dopo che il ministro Boschi è
andata direttamente a prenderli.
Con un’operazione meritoria, e ci
mancherebbe pure, che tra l’altro
riparò all’immobilismo dell’ex ministro Kyenge, che andò pure nel
suo Congo (paese di cui è originaria)
sena cavarne un ragno dal buco.
Solo che in occasione dell’arrivo in
M
Maggio 2014: la Boschi accompagna in Italia 31 bambini congolesi
Italia di quei 31 piccoli, il premier
Renzi in persona promise che la situazione si sarebbe presto bloccata
anche per tuti gli altri. A distanza di
16 mesi, però, non s’è visto nulla.
Se non la disperazione di questi genitori, che ora sollecitano di nuovo
l’intervento del Presidente del Consiglio, con una lettera pubblicata
da ‘Vita’:
“Noi non siamo mai potuti partire
per incontrare, neanche momentaneamente, i nostri bambini. Alcuni
di noi, i figli possono talvolta vederli
via skype. Altri non hanno contatti
o informazione. Loro attendono noi
e noi attendiamo loro, sospesi in
questo dolorosissimo blocco. I bambini in questa situazione nella Repubblica Democratica del Congo
sono tanti e tante le famiglie disperate in Italia, Francia, USA, Belgio
ed in altri paesi.
Dal momento dell’inizio di questa
odissea abbiamo disperatamente
ed a più riprese cercato un contatto
con le istituzioni rivolgendoci alla
Commissione Adozioni internazionali, al Ministro Boschi ed al Presidente del Consiglio.
Il bisogno era naturalmente quello
di venire informati con chiarezza e
continuità del progredire delle trattative sul tema fra il nostro paese e
la Repubblica Democratica del Congo, di sapere quale strategie si stessero e si potessero mettere in atto.
Da ultimo, quarantaquattro tra noi
genitori, il 5 Agosto 2015, hanno tenuto una conferenza stampa presso
la Camera dei Deputati per rendere
noto, parlando sempre a titolo personale e prendendosi la responsabilità di ciò che veniva detto (le famiglie Italiane che aspettano sono
infatti ben più delle 22 coinvolte),
che in questi mesi l’unica risposta
ricevuta dal Governo Italiano è stata
in termini di inviti alla pazienza e
ad avere fiducia in un presunto e
non meglio definito “lavoro delle
istituzioni”, senza altre informazioni,
ragguagli, precisazioni”.
Una risposta insufficiente, ma da allora niente è cambiato: “I nostri
bambini sono forse diventati un
problema “meno importante di altri”? – si chiedono ancora questi
genitori - Riteniamo che sarebbe
fondamentale oltre che doveroso,
dopo due anni di forzata lontananza
dei nostri figli, poter quantomeno
instaurare un dialogo franco e continuato con le istituzioni”. E invece,
niente di niente. A parte sei mail da
parte della Commissione adozioni
internazionali, sempre per chiedere
a questi genitori di avere pazienza,
perché “tutti stanno lavorando senza
sosta per arrivare a un risultato positivo”. Anche se questo lavoro dura
oramai da due anni.
“CAMORRISMO GIORNALISTICO” - ALTRE REAZIONI, MENTRE LO SCONTRO RISCHIA DI SPOSTARSI IN TRIBUNALE
De Luca contro Rai 3: il caso tiene banco
Interviene anche l’Associazione Stampa Romana, che parla di “pressioni inaccettabili
sulla libertà di informazione” - Le “colpe” del governatore e le dimenticanze della Gabanelli
e accuse gravissime e
non certo da uomo delle
istituzioni di Vincenzo De
Luca (nella foto), che ha accusato Rai 3 - e molte trasmissioni
giornalistiche come Report della rossa Milena Gabanelli e
Presa Diretta di Riccardo Iacona
– di fare “camorrismo giornalistico”, dicendo “puttanate incredibili”, compiendo “attacchi
a freddo e manipolando le interviste”, non sono certo passate inosservate.
Mentre lo scontro fra il governatore della Campania e il servizio pubblico italiano rischia
di finire in tribunale, le dichiarazioni dell’ex sindaco di Salerno hanno scatenato una tempesta di reazioni. A partire da
quella del direttore di Rai 3
Andrea Vianello, che ha definito
gli attacchi del “democratico”
come “inaccettabili”. Passando
per il deputato Pd Vinicio Peluffo, che ha chiesto (senza ottenerle) le scuse da parte del
collega di partito. Fino ad arrivare alle critiche dell’Associazione Stampa Romana, che a
L
mente fredda ha parlato di
“pressioni inaccettabili”. E attraverso una nota ha denunciato
“un anno di attacchi intollerabili”. La “Rai 3 camorristica
lanciata da De Luca – la stoccata
- è la ciliegina sulla torta di
una stagione caratterizzata da
accuse volte a reprimere la libertà di informazione. Sembra
che uno dei principali interessi
del Potere sia quello di usare
bastone e carota con i giornalisti
e mettere la mordacchia a quelli
più scomodi agendo, di volta
in volta, sulle singole trasmissioni, sulle scelte editoriali, sui
format o sulle norme generali.
Fa specie che si colpiscano i
programmi di approfondimento
che non hanno mai lesinato in
coraggio e rischio. Ma forse
non è una scelta casuale. Ricordiamo – la sottolineatura finale – che i diritti e i doveri dei
giornalisti, non solo del servizio
pubblico, sono definiti dalle attuali leggi dello Stato. E rammentiamo che diritti e doveri
dei colleghi garantiscono la libera circolazione delle notizie
LO STATO NON PAGA PIÙ IL SERVIZIO
Anche in Friuli Venezia Giulia
i treni Intercity sono a rischio
rischio gli intercity nel
Friuli Venezia Giulia della
presidente Debora Serracchiani. L’allarme è stato lanciato dalla Filt regionale in una
nota. "Trenitalia Spa lamenta
il mancato pagamento da parte
dello Stato del servizio a lunga
e media percorrenza che rientra
nel contratto di servizio passeggeri universale. Il contratto
di servizio è scaduto il 31 dicembre 2014. Ora si è in una
speciale condizione di proroga,
senza però che sia stata discussa e intavolata una trattativa che porti a un nuovo
contratto di servizio o che si
sia avviata una procedura eu-
A
e il diritto costituzionale dei
cittadini a essere informati, valore centrale di un paese democratico. Per tutti questi motivi,
ai colleghi sotto pressione vanno solidarietà e sostegno di
Stampa Romana e del Sindacato Cronisti Romani”.
Se la replica di De Luca, che
non ha certo digerito la decisione di Rai 3 di mandare
in onda servizi giornalistici
contro di lui, è sicuramente
da “condannare” per i toni e
le espressioni usate dal governatore, è lecito ricordare
come non si tratta certo della
prima volta che a finire nel
mirino di un esponente poli-
tico sia la Gabanelli. Accusata
da molti di fare “disinformazione a spese nostre”. E che
anche nella puntata che ha
visto finire nel tritacarne il
presidente della Regione
Campania ha dimostrato di
ignorare un diritto fondamentale della Costituzione, quello
della presunzione di innocenza. Principio giuridico secondo il quale un imputato
va considerato non colpevole
fino a prova contraria. Con
De Luca sì condannato a un
anno di reclusione nella vicenda del termovalorizzatore
di Salerno, ma in primo grado.
Ciò non toglie che l’ex sin-
daco dovrebbe astenersi dal
dirsi “orgoglioso delle sue
vicende giudiziarie”, ricordando anche l’importante
ruolo istituzionale che riveste.
Lo stesso che dovrebbe indurlo a dare l’esempio e non
ropea di messa a gara dell''attuale servizio. In questa condizione di "proroga" Trenitalia
Spa lamenta un mancato pagamento di servizi già erogati
superiore ai 200 milioni di
euro. Senza risorse e certezze
contrattuali definite, secondo
il sindacato, sono a rischio in
tutt''Italia sono ben 84 treni
intercity.In particolare il rischio
maggiore riguarda i servizi nazionali più periferici della rete
non serviti dalle frecce”. Il sindacato chiede quindi “una soluzione negoziata, in tempi
brevi tra Stato - Regioni -Trenitalia che mantenga il servizio
ferroviario”.
a fargli perdere il senno.
Continua a tenere banco la
sfida tutta sinistra tra il governatore della Campania e quella
“lobby radical chic del paese”
che rappresenta “la più grande
fabbrica di depressione”. M.Z.
5
Martedì 29 settembre 2015
ESTERI
ELEZIONI IN CATALOGNA
“Dedicato allo Stato spagnolo. Senza rancore, adios!”
Gli indipendentisti ottengono la maggioranza dei seggi. Male il Partido Popular del premier Rajoy
di Cristina Di Giorgi
ome previsto nei sondaggi della vigilia, le elezioni
regionali catalane si sono
tradotte in un notevole
successo della coalizione
di formazioni indipendentiste: Uniti
per il sì del presidente Artur Mas
ha ottenuto 62 seggi e il 39,7% e ai
radicali di Candidatura d’unitat popolar sono andati 10 seggi e l’8,2%.
Insieme arrivano dunque al 47,8%
C
dei consensi, ovvero 72 seggi su
135. Non è la maggioranza assoluta
(che avrebbe conferito alle richieste
secessioniste quasi una sorta di investitura plebiscitaria), ma è comunque un grande successo, soprattutto se si tiene conto che è
stato ottenuto in una tornata elettorale in cui si è registrata un’affluenza
alle urne altissima (più del 77%,
nove punti in più di quella delle
precedenti consultazioni).
Secondo, dietro la formazione gui-
Nella provincia settentrionale afghana
di Kunduz, attorno all’omonima capitale, sono in corso da ieri violenti
combattimenti tra i miliziani talebani
e l’esercito regolare. L’attacco alla
cittadina è stato lanciato durante la
notte di domenica. Una televisione
locale ha riferito che gli scontri, all’interno del perimetro urbano, hanno
già causato oltre trenta morti. Fonti
interne al Consiglio provinciale hanno
riferito che gli insorti hanno bloccato
i quattro punti di accesso alla città
e hanno aggiunto che il bilancio
provvisorio delle vittime comprende
14 membri della polizia locale, sette
civili e tredici miliziani. Un portavoce
dei talebani, su twitter, ha invitato i
cittadini a rimanere in casa fino alla
fine degli scontri.
Repubblica Centrafricana:
violenze interreligiose,
20 vittime
Sono almeno 20 le vittime (ed un
centinaio i feriti) delle violenze scoppiate in questi giorni a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
La miccia che ha fatto esplodere gli
scontri è stata l’uccisione, sabato
scorso, di un tassista musulmano,
attribuita a milizie cristiane. E’ dal
2013 – da quando cioè gli ex ribelli
Séléka (musulmani) hanno rovesciato
il presidente François Bozizé – che
il Paese (a maggioranza cristiana),
e 11 parlamentari).
Ora si tratta, per le due formazioni
della coalizione, di instaurare un
rapporto di collaborazione che le
porti, ai primi di novembre, all’elezione del nuovo presidente della
Catalogna e alla costituzione di un
governo per l’indipendenza, che
dovrebbe portare – queste le intenzioni– ad elezioni costituenti e
alla secessione entro 18 mesi.
Quanto alle possibili candidature,
i radicali della Cup hanno dichiarato
MALDIVE
DAL MONDO
Afghanistan: altissima
tensione nelle province
del nord
data da Mas, si piazza il partito
moderato anti secessionista Ciudadanos di Albert Rivera, con il
17,9% dei voti e 25 seggi: un ottimo
risultato per il gruppo che aspira,
nelle prossime politiche spagnole
di dicembre, a superare il Partido
Popular del premier Rajoy. Che è
uscito invece nettamente sconfitto:
ha infatti ottenuto solo 11 seggi
(8,45% dei voti) ed è stato superato
dai socialisti del Psc (12,8% e 16
seggi) e dalla lista Podemos (8,9%
di preferire al presidente uscente
un altro esponente del suo movimento, come il capolista Raul Romeva.
Nonostante il possibile ostacolo
della scelta del futuro presidente
comunque, per l’indipendentismo
catalano, come sottolinea la stampa
italiana, “la partita vera è quella
contro il governo centrale del premier spagnolo Mariano Rajoy – il
cui Partido Popular è uscito nettamente sconfitto dal voto catalano e che in nome della costituzione
spagnola ha dichiarato illegale la
prospettiva di una secessione ed
è pronto a 'commissariare' la Catalogna”. Un braccio di ferro politico e istituzionale non di poco
conto dunque, il cui esito è atteso
da molti come e forse più di quello
dell’appena conclusa consultazione
elettorale. Che è servita comunque
a rafforzare la sfida lanciata a Madrid, da sempre più che sordo alle
richieste di autonomia della regione di Barcellona dal resto della
nazione iberica.
“Oggi – ha dichiarato il presidente
catalano Mas – ha vinto il sì e ha
vinto la democrazia. Abbiamo vinto con quasi tutto contro e questo
ci dà una forza enorme e una
grande legittimità per portare
avanti il nostro progetto. Non cederemo. Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della
Catalogna”. Ben più caustico e
netto il commento del leader della
formazione radicale alleata con
il partito di Mas, affidato alla rete:
“Dedicato allo Stato spagnolo.
Senza rancore, adios!”.
ex colonia francese divenuta indipendente nel 1960, è attraversato
da una grave crisi dovuta a continue
tensioni etniche e religiose.
Iran, il presidente
Rohani: “Rispetto intesa
è un dovere religioso”
Il presidente iraniano Hassan Rohani,
nel corso di un’intervista rilasciata
all’emittente statunitense indipendente National Public Radio (Npr) a
proposito dell’intesa sul nucleare
recentemente sottoscritta ha dichiarato: “Se il mio Paese accetta e
firma un accordo, se si impegna a
rispettarlo, certamente lo farà. In
tutta la sua storia, l’Iran non è mai
venuto meno ad un suo impegno.
Questo – ha aggiunto - è il nostro
contesto culturale e il nostro dovere
religioso”.
Malesia, scuole chiuse
per fumo incendi
in Indonesia
Gli studenti di diverse regioni malesi
ieri sono rimasi a casa. Il governo
malese ha infatti deciso di chiudere
gli istituti scolastici a causa dell’inquinamento provocato dai roghi accesi nella vicina Indonesia per dissodare il terreno delle locali piantagioni. Il Ministero dell’Istruzione ha
diffuso un comunicato sull’argomento, precisando che il provvedimento è dovuto al fatto che l’indice
di inquinamento atmosferico ha registrato livelli malsani.
Esplosione a bordo
del motoscafo presidenziale
Il capo di Stato è rimasto illeso. Tre i feriti lievi, tra cui la first lady
di Stella Spada
esplosione verificatasi a bordo del
motoscafo del presidente delle Maldive Abdulla Yameen Abdul Gaymoon, ha visto rimanere
illeso il leader del paradiso turistico mentre sono
rimasti lievemente feriti
la first lady, una segretaria
e una guardia del corpo.
La notizia è stata resa nota
da un quotidiano locale,
secondo il quale lo scoppio è avvenuto mentre
l’imbarcazione stava per
entrare in porto dopo aver
trasferito la coppia presidenziale, appena rientrata
da un viaggio in Arabia Saudita,
dall’isola dove si trova l’aeroporto
delle Maldive a Male, la capitale.
Lo ha confermato il portavoce presidenziale Hussain Shar parlando
con i giornalisti e aggiungendo
che i feriti, tutti non gravi, sono
stati trasferiti in ospedale.
L’
Quanto alle cause dell’esplosione,
non si sa ancora nulla di preciso.
Alcuni testimoni oculari dell’incidente hanno però riferiti che la
deflagrazione è stata molto forte,
al punto da far volare in aria la
porta di accesso alla cabina del
motoscafo. Inoltre, come ha dichia-
rato Hussain Shar a The
Maldives Independent,
“non sappiamo se si tratta
di un incidente, di un guasto meccanico o dello
scoppio provocato da un
ordigno”, collocato presumibilmente nella zona
dei motori. La Forza nazionale di difesa delle Maldive (Mndf) - ha concluso
- non esclude alcuna pista”.
Alcuni media italiani ricordano che “l’incidente
odierno è avvenuto un
mese dopo che era stato
caricato su YouTube un video messaggio in cui tre
uomini mascherati minacciavano di uccidere il presidente ed il vice presidente. Il video era stato postato da un utente
che si nascondeva dietro il nome
‘Slavery Slave’ con il logo dello
Stato islamico (Isis). Un’inchiesta
della polizia non è riuscita a determinare se si trattasse di un messaggio autentico o meno”.
6
Martedì 29 settembre 2015
ESTERI
AL VIA I RAID FRANCESI. E PUTIN INCONTRA OBAMA
Guerra in Siria, tra diplomazia e azioni militari
Il premier italiano Renzi: “Bisogna coinvolgere tutti i soggetti interessati. Russia compresa”
di Cristina Di Giorgi
a guerra in Siria è senz’altro uno dei nodi principali dello scenario politico mondiale. Una questione che, per come si
sta evolvendo, rischia di determinare
un cambiamento non di poco conto
nell’ambito dei rapporti internazionali. E non solo tra i Paesi che hanno
scelto di giocare un ruolo attivo nel
conflitto. Data l’importanza dell’argomento, com’era prevedibile anche
in occasione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite sono stati
diversi i commenti e i confronti sulla
situazione siriana. Primo fra tutti
quello tra Vladimir Putin e Barack
Obama, che si sono incontrati a
New York proprio mentre l’impegno
militare e diplomatico russo in Siria
si sta decisamente intensificando.
Un incontro quello tra i due leader
decisamente non facile, anche a
fronte delle critiche di Putin nei confronti della politica statunitense in
appoggio ai ribelli anti Assad, definita non solo illegittima (in quanto
contraria ai principi del diritto internazionale)
ma anche inefficace perché molti di coloro
che sono stati addestrati adesso stanno confluendo tra le forze jihadiste, portandosi dietro
anche le armi fornite da Washington. Intervistato
da alcuni network americani, il leader del
Cremlino ha ribadito che il presidente siriano
Bashar al-AsSad, merita il sostegno internazionale perché sta combattendo contro organizzazioni terroristiche.
L
Dal canto suo la Francia domenica ha effettuato i primi attacchi aerei contro l’Isis in
Siria. La notizia è stata confermata dallo
stesso Hollande, secondo cui il governo di
Parigi sta agendo “per autodifesa” per impedire attacchi terroristici. L’inquilino dell’Eliseo ha in proposito specificato “che i jet
francesi hanno attaccato e distrutto un campo
di addestramento nella Siria orientale perché
rappresentava una minaccia per la sicurezza
nazionale. ‘Le nostre forze hanno raggiunto i
loro obiettivi’, ha aggiunto Hollande precisando anche che nella missione sono stati
coinvolti sei aerei e assicurando che non ci
sono state vittime civili. Raid che Mosca (per
bocca del portavoce del ministero degli
Esteri russo Maria Zakharova) ha definito
“al di fuori del diritto internazionale” in
quanto effettuati “senza l’autorizzazione del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu e il via libera
del governo legittimo siriano”: un
commento questo dettato, molto
probabilmente, dall’idea tutt’altro
che campata in aria che tali incursioni possano costituire un problema e una minaccia non tanto per
l’Isis quanto per il governo di Assad.
Quanto all’Italia, il premier Matteo
Renzi, negli Stati Uniti per le celebrazioni del settantesimo anniversario delle Nazioni Unite, ha lanciato
segnali importanti: “bisogna evitare
che in Siria si ripeta una Libia-bis.
Non facciamo blitz e strike, che
stiamo ancora pagando con una
grave destabilizzazione dell'area,
ma collaboriamo con la coalizione
internazionale”. Ed ha aggiunto:
“come ha detto Ban Ki-moon la Siria
è una macchia sulle nostre coscienze. La posizione italiana è che occorre tentare di coinvolgere tutti i
soggetti interessati. In questo senso
è positivo che ci sia un vertice Putin
- Obama, è una piccola sottolineatura di quello che diciamo da un
anno e mezzo, cioè che non si può
non coinvolgere la Russia”.
Un’ulteriore notizia, che risulta però
ancora non confermata, vede l’ingresso sullo
scenario siriano di un nuovo attore: la Cina.
Secondo quanto comunicato dal governo di
Damasco una nave da guerra cinese sarebbe
in rotta verso la Siria: sembra si tratti – a detta
di fonti israeliane – di una portaerei priva
però della capacità offensiva, ovvero degli
aeromobili. Che dovrebbero arrivare entro la
metà di novembre, in volo attraverso l’Iran o
trasportati dai cargo russi.
IL PONTEFICE È RIENTRATO A ROMA DOPO IL VIAGGIO DI SEI GIORNI A CUBA E NEGLI STATI UNITI
“Io star? No, sono solo un servo di Dio”
Durante il lungo volo da Philadelphia a Roma, il papa ha risposto alle domande dei giornalisti, affrontando diversi temi
di Stella Spada
D
opo sei giorni di viaggio,
tra Cuba e gli Stati Uniti,
il pontefice è rientrato a
Roma. Domenica sera papa Bergoglio è infatti decollato dall’aeroporto di Philadelphia dopo aver
celebrato la messa conclusiva
dell’incontro mondiale delle famiglie, alla presenza di un milione
di persone.
Prima di partire, nel suo discorso
di saluto alla presenza del vice
presidente degli Stati Uniti, il pontefice ha chiesto a Joe Biden di
“rinnovare l'espressione della mia
gratitudine al presidente Obama
e ai membri del Congresso, insieme con l'assicurazione delle mie
preghiere per il popolo americano.
Questa terra è stata benedetta con
enormi doni ed opportunità. Prego
affinché siate buoni e generosi custodi delle risorse umane e materiali che vi sono state affidate. Le
vostre attenzioni nei miei confronti
e la vostra accoglienza - ha aggiunto il Pontefice - sono segno
del vostro amore per Gesù e della
vostra fedeltà a Lui. E altrettanto
lo sono l'attenzione per i poveri,
per i malati, i senzatetto e i migranti,
la vostra difesa della vita in ogni
sua fase, come pure la preoccupazione per la vita familiare”.
Si conclude dunque così
un impegnativo percorso
di incontri e discorsi che
il pontefice ha affrontato
brillantemente, anche
stando ai commenti della
stampa americana:“Papa
Francesco – scrive il NY
Times – ha dimostrato
una notevole destrezza
nell’affrontare il campo
minato tipicamente americano delle divisioni politiche e religiose”, rivolgendosi all’uditorio “sempre in termini pastorali,
senza dare a conservatori
e progressisti strumenti
da utilizzare nelle loro
contese politiche”.
Durante il lungo volo di
ritorno, come di consueto
il pontefice si è intrattenuto con i giornalisti. E a
chi ha commentato il successo del suo viaggio paragonandolo ad una star, papa Bergoglio ha risposto: “Le stelle sono
belle da guardare, ma il Papa deve
essere servo dei servi di Dio”. Ed
ha proseguito affrontando poi diversi altri argomenti: tra essi la riforma della Sacra Rota, nell’ambito
della quale verranno snellite le
procedure per l’annullamento dei
matrimoni. “Ma non si tratta di un
divorzio cattolico – ha precisato –
perché il matrimonio è un sacramento. E questo non si può cambiare. Se non è stato matrimonio
c’è la nullità, ma se è esistito è indissolubile”. Quanto poi al tema
dei migranti, il pontefice ha dichiarato che “tutti i muri crollano.
Non sono la soluzione. Di fronte
alla crisi migratoria l’Europa è in
difficoltà, ma la soluzione deve essere trovata con il dialogo tra i
Paesi”.
Sugli abusi sessuali nei confronti
dei minori commessi da sacerdoti
poi, il pontefice è stato molto chiaro:
“sono quasi un sacrilegio”, di cui
sono colpevoli “anche coloro che
hanno coperto queste cose. Gli
abusi sono dappertutto: sono nelle
famiglie, nei rapporti di vicinato,
nelle scuole, nelle palestre. Ma
quando a commetterli è un sacerdote il fatto è ancora più grave,
perché la sua vocazione è far crescere verso l’amore di Dio, verso
la maturità affettiva, verso il bene.
Invece con l’abuso scaccia via tutto
questo” e commette “un tradimento
verso la chiamata del Signore”.
7
Martedì 29 settembre 2015
STORIA
“PER LA PIÙ ELEVATA PRODUZIONE DEL GRANTURCO NEL RIMINESE”: L'INTERVENTO DELLA CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI A SOSTEGNO DELL'INIZIATIVA
La Battaglia del Grano
nei documenti ufficiali / 5
“Tutte le provvidenze del Regime sono rivolte appunto a difendere l’opera dei contadini italiani
ai quali nessun Paese offre quel complesso di provvidenze che il Fascismo ha voluto ed applica”
di Emma Moriconi
ccellenza, dopo il successo - superiore ad
ogni aspettativa - del
raduno dei 72 vescovi
e 2400 parroci, venuti da ogni parte
d'Italia a rendere un vibrante, commosso e commovente tributo di
omaggio e di fedeltà al Duce fondatore dell'Impero, sento il dovere
di ringraziarLa per la preziosa collaborazione data alla fascistissima
iniziativa. Esprimo a V.E. e ai suoi
funzionari i sensi della mia più viva
riconoscenza. Distintamente La ossequio. Il Vice Presidente Prof. G.
de Rossi dell'Arno". È uno dei tanti
documenti relativi al Concorso Nazionale del Grano e dell'Azienda
Agraria tra Parroci e Sacerdoti bandito dal periodico Italia e Fede sotto
l'egida del Ministero dell'Agricoltura
e del Comitato Permanente del Grano, Ente Nazionale mobilitato per
la Propaganda agraria con R. Decreto
n. 1899 in data 30 novembre 1933. Il
documento in questione è del 12
gennaio 1938 ed è diretto al Prefetto
di Forlì.
Un altro documento interessante è
una comunicazione della Banca Nazionale del Lavoro, filiale di Forlì. Il
direttore Andrea Altomani scrive al
Prefetto: "Eccellenza, mi onoro portare a Vostra conoscenza che la mia
Banca, che tanto interessamento
prende allo sviluppo dell'agricoltura
ed alla battaglia autarchica in tutti i
settori, allo scopo di incoraggiare
la coltivazione del granturco in questa e nelle altre provincie dell'Emilia
e della Romagna, ha destinato per
ogni provincia tre premi ai coltivatori
che nell'annata 1939 otterranno i
migliori risultati di produzione. I
premi stabiliti sono i seguenti: al
vincitore conduttore di grande azienda lire 3.000; al vincitore conduttore
di media azienda lire 2.000; al vincitore conduttore di piccola azienda
lire 1.000. di quanto sopra do comunicazione all'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura che dovrà stabilire le modalità del concorso, compilare il bando relativo e seguire le
coltivazioni dei concorrenti. Gradite,
Eccellenza, ben devoti ossequi".
Il 14 giugno 1939 l'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura di Forlì del
“E
Ministero dell'Agricoltura e Foreste
scrive al Prefetto della Provincia di
Forlì una relazione mensile sull'andamento agrario in provincia: "Grano: la coltura del frumento ha in
parte sofferto per l'avverso andamento stagionale. Attualmente si
prevede un raccolto inferiore di
circa 200.000 qli, in confronto al
precedente che fu di Q.I. 900.000.
Piante industriali: il tabacco, il pomodoro, la canapa ed il lino hanno
la vegetazione ritardata ed in qualche caso contrariata. Vite: ,la vegetazione è normale e la messa a frutto
è alquanto abbondante. Olivo: la
mignolatura è abbondante. Prato:
le operazioni della fienagione sono
state ostacolate dalle continue piogge. Si prevede un abbondante 2°
taglio. Frutti: Le ciliegie, in causa
delle piogge, hanno molto sofferto.
Lungo il litorale ed in qualche altra
località si è verificata una radicale
defogliazione dei peschi con relativa
cascula di frutti. Bestiame: il numero
delle contrattazioni, forse anche in
causa dell'avversa stagione, è stato
limitato ed i prezzi (per il bestiame
da macello) hanno subito un sensibile ribasso".
Sono documenti spesso di carattere
ordinario, ma rendono l'idea dell'epoca, delle caratteristiche dei territori di un pezzo di Italia in un preciso momento storico. È la quotidianità amministrativa, e la storia è
fatta anche di queste cose.
Sempre nel 1939 la Cassa di Risparmio di Rimini pubblica un opuscolo dal titolo "Per la più elevata
produzione del granturco nel riminese", in seconda di copertina c'è
un'introduzione del Direttore Generale Pietro Guaraldi che dice tra
l'altro: "Il Concorso, nel suo ciclo
triennale, [...] ha dimostrato che anche nella nostra zona il granoturco
è coltivazione importante e di sufficiente reddito: ma soprattutto ci ha
dato la prova di quanto siano capaci
i nostri agricoltori nel campo autarchico alimentare, quando squilla
la voce della Patria per la comune
difesa".
Nella pubblicazione viene poi descritto il III Concorso per le più elevate produzioni di granoturco, dotato
di premi in denaro per lire 4.800,
messi per intero a disposizione dalla
stessa Cassa di Risparmio. Al concorso - spiega l'opuscolo - possono
partecipare tutti gli agricoltori che
conducono aziende poste nel territorio dell'ex circondario di Rimini.
Esso comprende due sezioni: le
aziende di pianura e le aziende di
collina. L'assegnazione alle sezioni
viene fatta, nei casi dubbi di limitata
inclinazione, direttamente
dalla giuria a seguito di
sopralluoghi. Per la partecipazione è necessaria
una superficie minima a
granturco pari a due tornature riminesi, cioè a mq
5895. "I premi - sottolinea
la Cassa di Risparmio verranno attribuiti, per
ogni sezione, a coloro che
avranno ottenuta la maggior produzione unitaria
di granturco purché abbiano applicate le buone
norme tecniche di coltivazione". Per entrambe le
sezioni i premi sono così
stabiliti: il primo è di lire
seicento. Ci sono poi due
secondi premi di lire 400
ciascuno, tre terzi premi
da lire 200 ciascuno e quattro quarti premi da lire
100 ciascuno. Un totale di
dieci premi per sezione,
pari a lire 2.400 per ciascuna sezione, insomma.
Inoltre in ogni sezione si
hanno diversi premi in
concimi messi a disposizione dalle società produttrici. Ad ogni concorrente non può essere assegnato, per ogni sezione,
più di un premio in denaro
e il premio viene assegnato "a perfetta metà tra il proprietario e il colono".
La commissione è formata dal cav.
Avv. Prof. Mario Albini, presidente
della Cassa di Risparmio di Rimini,
dal prof. Dott. Dante Laghi, capo
dell'Ispettorato agrario provinciale
di Forlì, dal cav. Dott. Dino Sbrozzi,
rappresentante dei Tecnici agricoli,
dal cav. Geom. Angelo Vincenzi,
rappresentante del sindacato agricoltori, sall'avv. Ulderico Raggi, consigliere segretario della Cassa di
Risparmio di Rimini, dal sig. Cesare
Frontali, rappresentante del Sindacato coloni. Qua e là, lungo l'opuscolo, ritroviamo citazioni di Mussolini: "Tutte le provvidenze del Regime sono rivolte appunto a difendere l'opera dei contadini italiani
ai quali nessun Paese offre quel
complesso di provvidenze che il
Fascismo ha voluto ed applica".
DETTAGLI TECNICI E APPROFONDIMENTI FORNISCONO UNA PRECISA PANORAMICA DELLA SITUAZIONE NEL TERRITORIO
La relazione del direttore Tiengo
L’Ispettorato agrario analizza il rendimento della preziosa pianta
egue, nella pubblicazione
summenzionata, la relazione del cav. dott. Giovanni Tiengo, direttore della
Sezione di Rimini dell'Ispettorato agrario provinciale di Forlì
e direttore tecnico della commissione giudicatrice del concorso.
S
Il 1938, come abbiamo visto,
è tra le annate peggiori dal
punto di vista del rendimento.
La relazione è lunghissima, ne
preleviamo solo qualche stralcio: "I periodi di nascita, di
vegetazione, di fecondazione,
di maturazione della pianta,
costituenti il suo ciclo vegeta-
tivo, sono passati, in quasi
tutta la zona del riminese,
senza una vera e benefica pioggia, per cui la produzione ha
fortemente risentito di questo
eccezionale andamento stagionale. Spesso abbiamo sentito
affermare che il granoturco è
una pianta resistente alla sic-
cità. Questa errata interpretazione della resistenza del mais
alla deficienza di umidità, deriva da due fatti: primo, in
quanto la coltura del granoturco
è destinata ad affrontare il periodo estivo, il più caldo, e il
più frequente alla siccità; secondo, perché la pianta del
granturco ha un apparato radicale molto sviluppato il quale,
non solo può esplorare un notevole volume di terreno, ma
può, quando le condizioni fisiche del terreno stesso glielo
permettono, raggiungere profondità considerevoli. Ma si
dimentica però che la pianta
del granoturco ha anche sì forte
sviluppo erbaceo, sì ampie foglie, cioè sì estesa superficie
per cui è soggetta ad una forte
evaporazione che controbilancia
la spinta facoltà di assorbi-
mento di cui è dotato l'apparato
radicale in grazia alla sua
espansione e alla sua profondità".
Lo scritto di Tiengo si sviluppa
tutto su questi temi, non occorre
riferire l'intera relazione in
questa sede.
A seguire c'è l'esito del concorso e poi il resoconto della
cerimonia di premiazione, che
sarà oggetto della nostra prossima puntata.
[email protected]
8
Martedì 29 settembre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
CEDE UN CONTROSOFFITTO, LA LINEA A CHIUSA NELLA CAPITALE E MIGLIAIA DI PERSONE IN STRADA ALLA RICERCA DISPERATA DI UN BUS
La Metro cade a pezzi (come Roma)
Un gruppo di turisti: “Basta, ce ne andiamo, qui da voi non funziona niente”. Critiche a pioggia da utenti e politica
n’altra giornata no per il
trasporto pubblico di
Roma. La Metro A è rimasta bloccata ieri dalle
9 e 30 alle 15 e 45 per il
cedimento del controsoffitto alla
stazione di piazza di Spagna, con
conseguente interruzione della
tratta San Giovanni-Ottaviano.
Miracolosamente non ci sono state
conseguenze per i passeggeri
mentre la città è andata in tilt per
l’ennesima volta: forti ripercussioni
sulla circolazione stradale in tutto
il centro storico (ma anche in zona
Colli Albani e sulla Tuscolana),
dove sono stati istituiti alcuni bus
navetta, insufficienti e presi d’assalto da migliaia di persone.
In particolare nel piazzale antistante
la stazione di Roma Termini è andata in scena la lotta a un posticino
sul bus, con centinaia di persone
anche in mezzo alla strada. Corsa
frenetica anche ai taxi.
La notizia del crollo ha generato
panico e confusione tra i passeggeri della metropolitana. Utenti inferociti, ad iniziare dai pendolari
e dagli studenti.
“Non mi sento tranquilla a prendere
la metro”, ha confidato Francesca,
mentre la sua amica, Giovanna, ha
rincarato la dose: “Ogni giorno è
la stessa storia, siamo in pericolo
anche qui”. “Non c’è un servizio
decente in questa città - ha lamentato invece Carlo - eppure siamo
U
tra i cittadini più tartassati d’Italia”.
Ma anche i turisti stranieri non l’hanno certa presa bene: “La settimana scorsa siamo incappati nel
problema dello sciopero al Colosseo - ha raccontato al Giornale
d’Italia un avvocato danese, arrivato
in Italia assieme ad una folta comitiva di connazionali - oggi (ieri,
ndr) questo caos, stasera dovremmo andare a Firenze per completare il nostro tour italiano, ma molto
probabilmente torneremo subito
a casa, qui da voi non funziona
niente”.
Al di là dell’ennesima giornata nera
per i trasporti, al centro della polemica è finito anche Stefano Esposito,
assessore comunale alla Mobilità,
che si è sfogato così: “Purtroppo
siamo appesi alla fortuna. Questa
è la situazione. Le infrastrutture
delle metro hanno bisogno di un
intervento, ma questo già si sapeva”,
confermando che c’è un’indagine
in corso che appurerà le cause.
Probabilmente la situazione non
migliorerà perché mancano i fondi
per la manutenzione. Stesso discorso
per la Roma-Lido, un’infrastruttura
vecchia a cui servirebbero 150 milioni di euro per ristrutturala. Soldi
che ad oggi non sono disponibili.
Ci sarà un rimborso anche per gli
utenti di ieri come aveva annunciato l’assessore Esposito per i di-
sagi della Roma-Lido dei giorni
scorsi? Chissà. Ma intanto le critiche arrivano a pioggia, non solo
dagli utenti ma anche dal mondo
politico.
“Oggi (ieri, ndr) crolla un controsoffitto nella Metro A, ieri (domenica, ndr) la Roma-Lido bloccata,
l’altro ieri (sabato, ndr) la Metro
B. Ogni giorno ce n’è una. Dopo
due anni e mezzo di Giunta Marino,
sarà colpa della destra? Degli Ufo?
Del destino cinico e baro? O magari
di Gabrielli? O forse è il caso che
una Giunta inadeguata e fatta da
incapaci prenda atto delle sue inefficienze e liberi la città dal suo ingombrante fardello?”. E’ il pensiero
di Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del
Lazio e segretario nazionale de La
Destra.
Gli ha fatto eco Barbara Saltamartini
(Lega Nord): “Il tpl è al collasso a
due mesi dal Giubileo”. Maurizio
Gasparri (Forza Italia) ha invece
chiesto al “Pd che aspetta a cacciare Esposito e Marino?”, sulla
stessa lunghezza d’onda del Movimento cinque stelle.
Naturalmente il Pd ha scaricato le
sue responsabilità sulla precedente
amministrazione: “Esposito è in
giunta da nemmeno due mesi”.
Mentre Ignazio Marino si è insediato
il 12 giugno di due anni fa...
IL SINDACO IN PRIMA FILA ALL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A PHILADELPHIA
Il Papa sconfessa Marino: “Non l’ho invitato”
Un’altra figuraccia per il primo cittadino. Storace: “La città si prepari a esequie laiche”
due: nel maggio 2013, Ignazio Marino, allora semplice
candidato a sindaco di
Roma (un periodo che ora gran
parte dei romani rimpiangono)
tampinò da vicino Papa Francesco
addirittura mentre questi compiva
il consueto giro tra i fedeli in
piazza San Pietro, per consegnargli il suo libro-dialogo con
il cardinal Martini “Credere e conoscere”. Un ‘regalo’ a favore di
telecamere e fotografi, come si
evince chiaramente dalle immagini di due anni fa, con il futuro
sindaco rivolto a favore di obiettivo, più che di bianca veste papale. E peraltro quel libro all’epoca
E
già vecchiotto di un anno di
pubblicazione e non ha certo lasciato un ricordo imperituro nelle
classiche delle vendite, neppure
nel circuito distributivo cattolico,
laddove invece i volumi che recano l’impronta del compianto
cardinale gesuita di Milano vanno
davvero forte.
Adesso, Marino ha provato il
bis: niente fatiche editoriali stavolta, ma l’Incontro internazionale
delle Famiglie a Philadelphia (per
inciso: quelle propriamente cattoliche, fondate su un uomo e
una donna, non certo sui registri
delle unioni civili), dove il sindaco
di Roma si è recato come se…
ad invitarlo fosse stato il Papa
in persona, anche se poco fa il
Campidoglio ha frettolosamente
precisato che di invito vero e
proprio Marino non ha mai parlato. Comunque sia, tra il salvataggio sull’aereo di un passeggero
(Marino in versione medico) e il
tempo di smettere la tuta da sub
della vacanza appena terminata
proprio negli Usa e indossare
quella tricolore da sindaco, Marino si è presentato all’Incontro
delle famiglie, anche stavolta in
prima fila.
Ma è stato lo stesso Bergoglio
a… retrocedere il sindaco. Ai
cronisti che sull’aereo di ritorno
dagli Usa (il Papa è tornato in
Vaticano nella mattinata odierna)
chiedevano lumi proprio sulla
presenza di Marino a Philadelphia,
Papa Francesco ha risposto esplicitamente: “Non l’ho invitato,
chiaro? Non ho fatto niente e ho
chiesto anche agli organizzatori
e neppure loro lo hanno invitato.
E’ venuto spontaneamente”.
Tanti i commenti sull’ennesima
sortita di Marino e, tra gli altri,
quelli del vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace: "La città non commenti le dichiarazioni del Sommo
Pontefice su Marino e si prepari
I.T.
a esequie laiche”.
LA RUSTICA
DOPO I DANNI PER LA VIOLENZA DEGLI HOOLIGANS OLANDESI
Autista picchiato, presi i responsabili
Barcaccia: al via i lavori
ono state identificate e saranno denunciate le
quattro persone ritenute responsabili dell’aggressione ai danni di un autista del trasporto
pubblico di Roma. L’uomo, com’è noto, è stato ferito
al termine di un diverbio da un ragazzo, la fidanzata e
i familiari del giovane ed è poi finito in ospedale.
Aveva chiesto al ragazzo di spostare la sua macchina,
lasciata in doppia fila e che ostruiva il passaggio. Il
conducente aveva preso il numero di targa per una
successiva denuncia, come peraltro previsto dal regolamento. L’episodio era accaduto giovedì scorso
nel tardo pomeriggio.
A quel punto, secondo quanto ricostruito dalla polizia,
il giovane è andato in escandescenza e, avvicinandosi
S
alla cabina del bus, ha sferrato un pugno contro il finestrino infrangendolo.
L’autista è rimasto all’interno del mezzo fino all’arrivo
dei colleghi dell’azienda, che lo hanno fatto entrare in
un’autovettura di servizio.
Quando però il dipendente dell’Atac si è diretto verso
l’ambulanza, giunta nel frattempo, è stato minacciato
ed aggredito dai genitori e dalla fidanzata del giovane.
Anche il ragazzo si è scagliato per la seconda volta
contro il conducente, colpendolo con un calcio e facendolo cadere a terra. I responsabili dovranno rispondere di lesioni, minacce a incaricato di pubblico
servizio, danneggiamento aggravato ed interruzione
di un servizio pubblico.
a Fontana della Barcaccia, recintata per alcuni
giorni con l’interruzione del flusso idrico,
sarà sottoposta a un intervento di manutenzione a cura della Sovrintendenza capitolina.
Lo storico monumento, realizzato da Pietro Bernini
tra il 1626 e il 1629, è stato preso d’assalto dagli
hooligans del Feyenoord durante gli scontri nel
pre-partita del match di andata contro la Roma,
valido per l’accesso agli ottavi di Europa League
della stagione scorsa. L’intervento consiste in un
accurato monitoraggio dello stato conservativo
della superficie lapidea. Con l’occasione, i tecnici
sottoporranno le superfici della fontana anche a
un trattamento biocida per l’eliminazione delle
L
patine biologiche, operazione che si rende periodicamente necessaria.
Il 27 novembre, intanto, inizierà il processo a
carico dei tifosi olandesi fermati, che si svolgerà a
Rotterdam per motivi di economia processuale.
Gli hooligans olandesi dovranno rispondere non
solo di resistenza a pubblico ufficiale, ma anche
dei danni procurati alla fontana quando, in attesa
di recarsi allo stadio, avevano vandalizzato piazza
di Spagna. Attualmente, il bilancio dei responsabili
è di 44 supporter del Feyenoord, sotto processo
in patria con differenti capi d’imputazione, a vario
grado di gravità. Proseguono comunque le indagini
della procura di Roma.
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Martedì 29 settembre 2015
ECONOMIA
SONO 2,1 MILIONI I VEICOLI AUDI COINVOLTI
IL RAPPORTO
Dieselgate: ispezioni a catena Il diktat dell’Ue:
La Volkswagen corre contro il tempo per “pulire” le auto dal marchingegno illegale
L’ultimatum scade il 10 ottobre, altrimenti in Germania rischierebbe il blocco
o scandalo “dieselgate” si allarga a macchia d’olio. L’Audi,
controllata dalla Volkswagen,
ha ammesso che sono 2,1 milioni i veicoli taroccati sugli
11 milioni del gruppo. In particolare,
sono finiti nel mirino i motori Euro 5 di
cilindrata 1.6 e il 2 litri turbodiesel che
equipaggiano i modelli A1, A3, A4 e A6,
il modello TT sportivo, e i Suv Q3 e Q5.
Gli attuali motori diesel Euro 6, invece,
non sono interessati dal problema.
Sul totale di 2,1 milioni di vetture del
marchio Audi coinvolte nel “dieselgate”,
1,42 milioni sono state vendute in Europa
Occidentale, mentre per la Germania
la cifra è di 577.000. Osservati speciali
anche i veicoli prodotti negli Stati Uniti,
dove il numero di auto incriminate sono
circa 13mila. Ispezioni che stanno interessando a catena altre case automobilistiche, da Skoda a Seat e altri veicoli
leggeri da trasporto.
E’ corsa contro il tempo per la Volkswagen, che sta tentando di limitare i danni
per trovare una soluzione tecnica al problema. Entro 10 giorni le vetture diesel
devono essere “pulite” dal marchingegno
illegale ed in linea con gli standard di
emissioni. Il Kba, l’ufficio automobilistico
tedesco, ha posto l’ultimatum fino al 7
ottobre. Se non dovessero essere rispettati i parametri, almeno secondo la
Bild, l’ufficio automobilistico ritirerà il
permesso di circolazione. In buona sostanza, vietando alle auto coinvolte di
essere vendute o anche solo di viaggiare
in Germania. Sarebbe un ulteriore contraccolpo per il gruppo tedesco e una
vera beffa per i milioni di tedeschi che
hanno acquistato il prestigioso marchio.
Prosegue anche il trend negativo del
gruppo tedesco in borsa, le cui azioni
sono scese ieri del 5,45% a 101,45 euro.
Una situazione preoccupante e delicata
tassate la casa
L
Italia ha “un peso
fiscale relativamente alto sul lavoro”
mentre dovrebbe spostarlo
su “consumi, proprietà immobiliare e ambiente”.
Questo è quanto si legge
nel rapporto 2015 della
Commissione europea sulle “Riforme fiscali negli
Stati membri dell’Ue”.
Secondo il documento,
inoltre, l’Italia ha “un gap
sull’Iva significativamente
più alto della media Ue”,
per cui si dovrebbe “evitare l’uso di tassi ridotti e
di esenzioni non obbligatorie”.
La Penisola come altri Stati
membri “ha tasse relativamente alte sulle compravendite immobiliari mentre le tasse annuali sulla
proprietà non sono particolarmente alte”, per cui
L’
che potrebbe ripercuotersi sulle aziende
operanti nell’indotto, dove è presente
un’ampia percentuale italiana.
“Onestamente temo che il caso Volkswagen potrebbe avere un impatto
sulle aziende fornitrici italiane del gruppo, anche se alcuni imprenditori che ho
sentito mi dicono di no”, ha spiegato
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, a margine del Cersaie di Bologna,
scegliendo di mantenersi sul vago: “Non
so alla fine come si concluderà questa
vicenda”.
A chi gli chiedeva, dunque, se abbia il
timore che possano essere coinvolte
anche altre case automobilistiche, Squinzi
non si è sbilanciato: “Non lo so - ha risposto - lo vedremo”.
La Federmeccanica, dal canto suo, ha
precisato: “C’è una grandissima cautela
e un giusto livello di preoccupazione
perché l’Italia è uno dei maggiori subfornitori dell’automotive tedesca”, ha
chiarito Alberto Dal Poz, vicepresidente
di Federmeccanica, sottolineando: “Ma
è anche difficile prevedere oggi le ricadute e gli effetti sulla nostra filiera - ha
aggiunto - attenzione sì, allarmismo no
perché la Volkswagen fa molti modelli e
anche quelli più avanzati tecnologicamente hanno tanti fornitori italiani”.
Intanto i giudici tedeschi hanno concentrato le loro attenzioni su Martin Winterkom, ex ad Volkswagen, indagato per
lo scandalo sulle emissioni truccate.
L’ex manager si era dimesso a poche ore
dalla notizia, una scelta “stimabile” per la
multinazionale tedesca che ha ribadito
come “non fosse a conoscenza delle manipolazioni dei dati sulle emissioni”.
“c’è spazio per migliorare
l’efficacia modificando la
struttura tributaria nell’ambito della tassazione sui
beni immobiliari”.
“Non abbiamo ora un’analisi dettagliata del piano
di riforma fiscale italiano,
la faremo quando riceveremo la bozza” della Legge
di stabilità, ha poi affermato la portavoce agli Affari economici della Commissione Ue, dopo la pubblicazione del rapporto.
Insomma, l’Ue consiglia al
governo Renzi di apportare
le relative modifiche in
vista della Legge di stabilità, indicando la strada
da seguire. In caso contrario, l’Ue boccerà la bozza dell’esecutivo italiano
rimandando indietro il testo con le correzioni da
effettuare.
L’ANNUNCIO È STATO DATO DALL’AD STARACE IN OCCASIONE DEL SUMMIT DELLE NAZIONI UNITE 2015
Sviluppo sostenibile, Enel in prima linea
I
n occasione del Summit delle
Nazioni unite 2015 sullo sviluppo sostenibile, l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Francesco Starace,
ha annunciato l’intenzione del
Gruppo di contribuire al raggiungimento di quattro dei 17 Obiettivi
di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable development goals - Sdgs). Starace ha partecipato allo United nations private
sector forum 2015: implementing
the sustainable development goals,
l’evento che si è svolto nella sede
Onu a New York e a cui hanno
partecipato oltre 350 rappresentanti del mondo economico, sindacale e della società civile per
discutere di come il settore privato
possa contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo
sostenibile Onu entro il 2030.
“Il settore elettrico è un elemento
chiave del progresso economico
e sociale in quanto determina l’aumento della produzione, dei posti
di lavoro, migliora l’educazione,
l’assistenza sanitaria e genera nuove opportunità di crescita - ha sottolineato Starace nel suo intervento
al Forum- Enel pone la sostenibilità
al centro della propria cultura
aziendale. Essere sostenibili vuol
dire essere competitivi oggi e domani e la sostenibilità ambientale,
sociale ed economica è la chiave
per la crescita del settore energetico”.
In particolare, il gruppo Enel contribuirà al settimo Obiettivo Onu
Sdg impegnandosi ad assicurare
l’accesso a un’energia economica,
sostenibile e moderna attraverso
il programma “ENabling ELectricity”, di cui beneficeranno 3 milioni di persone in Africa, Asia e
America Latina. Enel inoltre, con
le sue azioni mirate a raggiungere
la Carbon neutrality entro il 2050,
contribuirà inoltre al tredicesimo
Obiettivo Onu Sdg che chiede
l’adozione di azioni urgenti per
combattere il cambiamento climatico e i suoi effetti.
Per quanto riguarda il quarto
Obiettivo Onu Sdg - garantire
un’educazione di qualità inclusiva
ed equa - Enel sosterrà progetti
educativi per 400mila persone entro il 2020, attraverso iniziative simili a programmi già in corso quali
Powering Education in Kenia,
Ubuntu in Sud Africa e borse di
studio in America Latina. Il gruppo
si è inoltre impegnato al raggiungimento dell’ottavo Obiettivo Onu
Sdg, promuovendo l’occupazione
e una crescita economica inclusiva,
sostenibile e duratura per 500mila
persone, attraverso programmi
come la coltivazione e distribuzione di caffè in Perù e coltivazioni
in serra in Cile.
L’intervento dell’amministratore
delegato e direttore generale di
Enel, Francesco Starace si è svolto
nella prima parte del Private Sector
Forum che ha dato la possibilità a
un ristretto gruppo di amministratori delegati, manager e investitori
di far conoscere le proprie strategie di business per il raggiungimento degli Obiettivi dell’agenda
Onu.
Il Private Sector Forum dell’Onu è
stato creato per favorire l’adesione
all’Agenda di Sviluppo Post-2015,
con lo scopo di far conoscere il
contributo del settore privato e
per fornire una piattaforma che
raccolga obiettivi e partnership
in linea con la strategia Onu.
L’organizzazione del Forum è stata
affidata al Global Compact dell’Onu, nel cui board da maggio fa
parte Starace, primo rappresentante del mondo aziendale italiano
ad essere chiamato dal Segretario
Generale delle Nazioni Unite, Ban
Ki-moon. Il Global Compact ha
inoltre contribuito all’individuazione degli Obiettivi di Sviluppo
Sostenibile che hanno sostituito i
Millennium Development Goal
come linee guida delle Nazioni
Unite per lo sviluppo nei prossimi
15 anni.
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Martedì 29 settembre 2015
DALL’ITALIA
E’ IL PRINCIPIO RIAFFERMATO DAL GARANTE DELLA PRIVACY
ACCOGLIENDO IL RICORSO PRESENTATO DA UNA DONNA
UN ALTRO BLITZ DELL’ESTREMA SINISTRA
CONTRO LA LAPIDE DEL MILITANTE DEL MSI
I lavoratori non possono essere spiati
Imbrattata la targa di Venturini,
Doria non prende posizione
l Garante della privacy si schiera
con i lavoratori: non potranno
essere più spiati nelle conversazioni Skype dai loro datori di lavoro. E’ la presa di posizione dell’autorità per la protezione dei dati
personali, accogliendo il ricorso
proposto da una dipendente che lamentava l’illecita acquisizione di
conversazioni, avute con alcuni clienti/fornitori, poste poi alla base del
suo licenziamento.
Secondo il Garante, il contenuto di
comunicazioni di tipo elettronico o
telematico gode di garanzie di segretezza tutelate anche a livello costituzionale.
A seguito del provvedimento del
Garante, il datore di lavoro non potrà
effettuare alcun trattamento dei dati
personali contenuti nelle conversazioni ottenute in modo illecito, limitandosi alla conservazione di quelli
finora raccolti ai fini di una eventuale
acquisizione da parte dell’autorità
giudiziaria.
“Nel caso esaminato - rileva il Garante - il datore di lavoro è incorso
in una grave interferenza nelle comunicazioni, attuata, per sua stessa
ammissione, attraverso l’installazione
di un software sul computer assegnato alla dipendente in grado di
visualizzare sia le conversazioni effettuate dalla ricorrente dalla propria
postazione di lavoro prima di uscire
dall’azienda, sia quelle avvenute
successivamente da un computer
collocato presso la propria abitazione”.
Una procedura, secondo il Garante,
in evidente contrasto con le “Linee
guida del Garante per posta elettronica e Internet” e con le disposi-
I
Forza Italia scrive al sindaco di Genova:
“Condanni l’atto di intollerabile violenza”
a sinistra genovese
- per la terza volta
in pochi mesi - si è
scagliata contro la targa
dedicata al missino Ugo
Venturini, ucciso nel 1970
mentre assisteva a un comizio di Giorgio Almirante.
La lapide è stata imbrattata
da una bomboletta spray.
A richiamare l’attenzione
del sindaco Marco Doria
(Pd) è stata Forza Italia,
affinché la targa venga ripristinata
al più presto e che “non passino
settimane come la scorsa volta”.
E’ l’appello rivolto dal capogruppo
azzurro in Regione, Angelo Vaccarezza, al primo cittadino di Genova.
“Non conosco le ragioni del tuo
silenzio dietro a questa azione, ma
una cosa te la chiedo: dai alla tua
amata città un segnale, un messaggio”, perché “non sono la violenza e l'intolleranza i valori sui
quali una città vive e cresce”, ha
scritto Vaccarezza in una lettera a
Doria.
“Mi chiedo quale possa essere il
motivo di tanto accanimento: la
noia, una notte priva di emozioni,
o la semplice voglia di provocazione, hanno fatto sì che nuovamente la stupidità di alcuni pochi
vigliacchi abbia portato Genova,
alla ribalta delle cronache per motivi
non proprio onorevoli”, ha aggiunto
L
zioni poste dall’ordinamento a tutela
della segretezza delle comunicazioni,
“nonché - spiega - con la stessa policy aziendale approvata anche dalla
competente Direzione territoriale
del lavoro. Pur spettando, infatti, al
datore di lavoro definire le modalità
di utilizzo degli strumenti aziendali,
occorre comunque che queste rispettino la libertà e la dignità dei
lavoratori, nonché i principi di correttezza (secondo cui le caratteri-
stiche essenziali dei trattamenti di
dati devono essere rese note ai lavoratori), di pertinenza e non eccedenza stabiliti dal Codice privacy”.
Principi, secondo il Garante, da tenere ben presenti, in considerazione
del fatto che l'esercizio del controllo
da parte del datore di lavoro può
determinare la raccolta di informazioni personali, anche non pertinenti,
di natura sensibile oppure riferite a
Rita Di Rosa
terzi.
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
l’esponente azzurro, ricordando
che Venturini “non era un violento,
né una testa calda. Era un padre
di famiglia, un lavoratore".
Era un missino, un ragazzo che
“credeva nei valori della destra del
Movimento sociale italiano. Questa
agli occhi di qualcuno, la sua colpa.
Non essere uniforme alla maggioranza, non ‘allinearsi’”. Oggi, quindi
“abbiamo il dovere di condannare
un gesto tanto inutile quanto meschino, per la volontà di ‘sporcare’
con il colore la memoria di un ragazzo perbene”.
L’esponente di Forza Italia ha colto
l’occasione per denunciare anche
l’indifferenza dell’amministrazione
comunale, rea di aver lasciato ben
due targhe “appoggiate sugli alberi”. Un pericolo anche per i tantissimi cittadini, molti dei quali
bambini, che frequentano il giardino
di piazza Verdi, dove è posizionata
RDR
la targa di Venturini.
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Martedì 29 settembre 2015
DALL’ITALIA
APPARTENEVA A ARNO BOSISIO, DETTO “ARDENTE”, MEMBRO DEL CLN DI DONGO, PRESENTE IN QUEI GIORNI DELL’APRILE 1945 A MEZZEGRA
Mitraglietta nel bagagliaio: era di un partigiano
che partecipò all’uccisione di Mussolini
Il nipote l’aveva ritrovata in casa dopo i lavori di ristrutturazione: ora è stata confiscata
i sono fatti della storia di cui probabilmente
non si smetterà mai di parlare. Chi si è
dato tanto da fare per occultare la verità
mistificandone persino gli aspetti più
tiepidi (figuriamoci quelli più intensi)
avrebbe dovuto esserne consapevole. Ed è così
che basta qualsiasi notizia per tornare ad affrontare
i grandi misteri che la storia conserva ancora
coperti da una fitte coltre di polvere. La notizia è la
seguente: a Grevedona, in provincia di Como, nel
luglio dello scorso anno un trentenne di nome
Andrea Bosisio venne fermato dai carabinieri di
Menaggio, sulla statale Regina. Per chi ha un po'
di dimestichezza in ambito storico, questi luoghi
significano qualcosa: sono i luoghi degli ultimi
giorni di Mussolini. Ebbene, Bosisio aveva in macchina, perfettamente funzionante, una mitraglietta
Beretta calibro 9 parabellum, nascosta dentro una
custodia di violino. Arma illegale risalente alle seconda guerra mondiale, in perfetto stato di conservazione. A tirar fuori questa notizia Il Giorno
QN di qualche giorno fa. Trasporto e detenzione di
arma illegale: Bosisio patteggia sei mesi di condanna
con pena sospesa. Sembrerebbe una storia come
tante, e invece quell'arma non è una Beretta
qualsiasi. Già, perché Andrea Bosisio è il nipote di
quell'Arno Bosisio, detto "Ardente", partigiano, che
prese parte alla cattura e al successivo assassinio
C
di Benito Mussolini e Claretta Petacci, e sebbene
non si conosca con esattezza quale ruolo "Ardente"
ebbe nella vicenda, di sicuro era lì quando accadevano gli oscuri fatti tra Dongo e Giulino di Mezzegra.
Andrea Bosisio disse di averla ritrovata dopo la ristrutturazione della casa dei genitori e di aver
capito che doveva essere appartenuta al nonno.
Così l'aveva pulita e aveva deciso di farla valutare
da un amico esperto di armi, per cederla, eventualmente, all'Associazione Partigiani e donarla ad
un museo, sempre a quanto riferisce Il Giorno.
Però poi venne fermato, l'arma venne scoperta e
lui patteggiò la pena. Ora la Beretta è stata confiscata
e il giudice ha disposto che essa venga inviata all'artiglieria competente per il Tribunale che dovrà
valutare il suo valore storico e deciderne l'assegnazione probabilmente a un museo. Secondo
quanto riferisce ancora Il Giorno, Arno Bosisio,
membro del Cln di Dongo, venne catturato nel dicembre del '44 e rinchiuso a San Donnino, dove
sarebbe stato torturato. Morì nel 1947, a 37 anni,
e sempre a quanto scrive il quotidiano si parlò di
una morte dovuta alle torture subite nel '44. Però
nell'aprile del '45 partecipò alla cattura di Mussolini
e all'uccisione del Duce e di Claretta, il che lascia
immaginare che in quell'epoca fosse in perfetta
salute. Il 10 agosto del 1945, inoltre, a Porlezza, rilasciava la seguente dichiarazione:"Io, Tenente Arno
Bosisio, ex comandante del presidio di Dongo, dichiaro che: l’ex partigiano Frangi Giuseppe (nome
di battaglia Lino) di Giovanni e fu Corti Carolina,
nato a Gironico il 7/8/1911, sceso dal Distaccamento
il 26/4/1945, partecipò alla cattura dell’ex duce,
pure partecipò all’esecuzione dei 16 ministri, in seguito ad un incidente dell’arma propria, decedette.
Il Comandane il Plotone. Firmato: Ten. Arno Bosisio".
Questo documento fu reso noto da Alberto Bertotto
nel suo volume "La morte di Mussolini. Una storia
da riscrivere, PDC editori, Ascoli Piceno. I documenti
vennero messi a disposizione di Bertotto da Giuseppe
Turconi, all'epoca ultraottantenne, abitante a Villaguardia di Como, paese natio di Giuseppe Frangi,
nome di battaglia "Lino", uno dei due carcerieri di
Mussolini a casa De Maria. Di certo su quei fatti e
su quelle giornate ancora c'è tanto da capire, e
chissà che insieme alla Beretta Arno Bosisio non
abbia tenuto nascosto qualcos'altro: le sue memorie,
per esempio. Non sarebbero certo queste, anche
qualora vi fossero, a mettere la parola fine all'intricata
vicenda, ma fornirebbero forse qualche elemento
in più alla ricerca della verità.
Emma Moriconi
CASTELLINALDO D’ALBA (CUNEO)
Vendemmia tra amici:
per gli ispettori è “lavoro nero”
Il proprietario della vigna è stato sanzionato con una multa di quasi 20mila euro
L
avoro nero e caporalato.
Questi i reati contestati al
proprietario di una vigna
di Castellinaldo d’Alba, un paese
in provincia di Cuneo, che si è
visto comminare una multa di quasi
ventimila euro. La sua colpa? Quella di aver invitato tre amici a dargli
una mano per la vendemmia.
Protagonista dell’assurda vicenda
è Battista Battaglino, 63 anni, che
aveva riunito alcuni amici nel suo
piccolo podere, un ettaro di terreno in collina con filari carichi
di grappoli che l’uomo usa per
produrre vino da consumare in
casa e con qualche conoscente.
“Stavamo raccogliendo l’uva, ridendo e prendendoci in giro perché in quelle vigne è anche difficile stare in piedi – racconta a La
Stampa la moglie dell’uomo –
quando siamo stati letteralmente
circondati da carabinieri e funzionari dell’ispettorato del lavoro.
Ci hanno chiesto i documenti e
hanno redatto un verbale di denuncia di lavoro nero”. La multa
per Battista Battaglino è di 19.500
euro, 3900 per ognuno dei 4 amici
e del pensionato. “E’ assurdo. In
campagna – dice ancora la donna
– è consuetudine aiutarsi l’un l’altro. Si è sempre fatto, senza il timore di essere catalogati come
evasori o, peggio ancora, come
caporali che sfruttano le persone
facendole lavorare in nero”. E la
sua diventa anche una denuncia
di quella che appare come una
vera ingiustizia. “Battista - dicono
gli amici - coltiva da solo quel
pezzo di terra. E’ in pensione e ci
passa il suo tempo. Quando l’uva
è matura ci chiede di aiutarlo. Bisogna fare in fretta, altrimenti i
grappoli marciscono e lui non potrà fare il suo buon vino. Per quello
eravamo lì, come facevamo da
anni. A turno non sempre tutti, a
seconda dei nostri impegni”. Il
diretto interessato dal canto suo
si è detto molto amareggiato e ha
dichiarato che abbandonerà le vigne: “non vale la pena lavorare
tanto per poi avere questi bei ri-
sultati. L’unica cosa che potevo
dare a questi amici era una cena
per ringraziarli. Purtroppo non
abbiamo neanche fatto quella”.
Quanto avvenuto ha generato stupore ma anche indignazione. Della
quale si è fatto portavoce Giovani
Molino, sindaco di Castellinaldo:
“non siamo un paese in cui vige il
caporalato. Qui la gente si aiuta,
si spacca la schiena tra le vigne,
su queste colline. È assurdo che
un uomo come Battista, che manda
avanti questi pochi filari da solo,
con grande sacrificio, venga additato come evasore. Sono terreni
che erano già del padre, vigne
che avranno 70-80 anni. Lui le cura
tutto l’anno, ancora con metodi
vecchi, quelli di una volta. Non ha
neanche i mezzi più moderni per
coltivare e raccogliere, tutto viene
fatto a mano. È pazzesco che debba
pagare una multa del genere”.
Cristina Di Giorgi
STRAGE DI CAPACI
Si pente il “pescatore di bombe”
La notizia è emersa nel corso dell’ultima udienza del processo
bis per l’assassinio di Falcone, della moglie e della scorta
el corso dell’ultima udienza del
processo bis per la strage di Capaci, che si sta celebrando presso
la Corte d’Assise di Caltanissetta, è
emerso che Cosimo D’Amato ha deciso
di pentirsi e di collaborare con la magistratura. L’uomo, già condannato con
rito abbreviato a 30 anni di carcere, è
colui che ha fornito parte dell’esplosivo
utilizzato per costruire la bomba che
ha fatto saltare in aria Giovani Falcone,
la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta. La notizia è venuta
N
fuori quando il pubblico ministero Stefano Luciani ha chiesto l’audizione di
D’Amato.
Sotto processo, con l’accusa di strage,
ci sono Salvo Madonia e Vittorio Tutino,
assieme a Giorgio Pizzo, Cosimo Lo
Nigro e Lorenzo Tinnirello. I loro legali
hanno chiesto l’acquisizione dei verbali
integrali degli interrogatori di D’Amico.
Secondo l’accusa il pescatore D’Amato
è colui che ha aiutato i componenti
della cosca mafiosa a reperire l’esplosivo
da alcuni residuati bellici della Seconda
guerra mondiale che si trovavano in
fondo al mare. Sotto l’autostrada che
collega Palermo con l’aeroporto non
c’era infatti soltanto il tritolo procurato
da Giovani Brusca, ma anche una parte
di diversa provenienza, che dai fondali
marini era finito nella disponibilità dei
boss di Brancaccio. “Sull’Attentatuni –
riferisce la stampa - D’Amato sembra
confermare il racconto di Spatuzza sul
coinvolgimento della cosca mafiosa di
Brancaccio, accusando anche Giuseppe
Barranca e Cristofaro Cannella”. Che,
condannati all’ergastolo in primo grado,
saranno processati in abbreviato (prima
udienza il prossimo 14 ottobre).
Sempre nel processo per la strage di
Capaci, è stato chiamato a deporre Giovanni Aiello, l’ex poliziotto accusato di
essere un killer che agiva a sostegno
delle operazioni mafiose ed imputato
di un reato conesso. “Faccia da mostro”
(questo il soprannome dell’uomo, che
ha il volto deturpato sembra come conseguenza di un conflitto a fuoco), si è
però avvalso della facoltà di non rispondere: “chiedo scusa signor presidente – ha detto rivolgendosi alla corte
– ma mi sento travolto da un turbine di
cose che non riesco a comprendere”.
St.Sp.
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Martedì 29 settembre 2015
SPORT&SOCIETA’
LA BAND ANNUNCIA LO SCIOGLIMENTO DEFINITIVO: ULTIMI DUE CONCERTI A GIUGNO 2016 A ROMA E MILANO
Tanta voglia di Pooh. Ma finisce qui
Hanno segnato la storia della musica (e non solo) italiana, con quel pop tra amore e impegno,
facendo sognare intere generazioni – Anche Riccardo Fogli e Stefano D’Orazio per dare l’addio alle scene
“NON ESSERE CATTIVO”
di Igor Traboni
agari è solo un incubo,
forse uno scherzo del destino stonato e baro, un
lancio di agenzia sbagliato:
toglieteci tutto, insomma,
ma non i Pooh, ovvero la musica italiana
che s’è fatta colonna sonora delle nostre
vite, di quelli che cinquant’anni fa neppure erano nati, dei tanti che su un ‘Pensiero’ attorno a un juke-bok si sono addormentati sulle spalle di una ‘Piccola
Katy’ e sono ancora lì, con figli al seguito.
E invece no: lo hanno annunciato proprio
loro: il prossimo sarà l’ultimo anno con i
Pooh e per celebrare al meglio quello
che è comunque un addio, i Pooh si riuniranno nella formazione originale, con
Riccardo Fogli e Stefano D’Orazio, assieme ai superstiti Roby Facchinetti, Red
Canzian e Dodi Battaglia. Ci saranno
così due concerti-evento di tre ore, dal
nome “Reunion - L'ultima notte insieme",
il 10 giugno 2016 allo stadio San Siro di
Milano e il 15 giugno all'Olimpico di
Roma, le ultime occasioni per ascoltare
dal vivo classici senza tempo come Uomini soli, Tanta voglia di lei , Noi due nel
mondo e nell'anima , Infiniti noi, Dammi
solo un minuto, Chi fermerà la musica.
Da oggi invece sarà in airplay radiofonico
una nuova versione del classico Pensiero
del 1971, cantato da tutti e cinque i Pooh
originali, mentre il 28 gennaio uscirà
nei negozi un picture disc con 20 canzoni
scelte direttamente dal pubblico.
“Non sarà un album come le altre precedenti mille compilation –hanno dichiarato in conferenza stampa i Pooh -
Il film di Caligari
candidato all’Oscar
M
Le canzoni saranno annunciate mano a
mano. Sarà una tiratura limitata e autografata, che potrà essere già preordinata
nei prossimi giorni”.
Fosse ancora tra noi, anziché nel paradiso
della musica, su quel palco salirebbe di
certo anche Valerio Negrini, che dei
Pooh – dopo un inizio direttamente sul
palco – ha scritto le canzoni più belle.
Il tempo passa per tutti, ci mancherebbe
pure. E allora, probabilmente è inutile
star lì ancora a tirarsi qualche immancabile ruga di troppo, ad allargare le
‘oooo’ musicali. Però… però qua già si
sente forte la nostalgia di quei ragazzi
che hanno fatto e rifatto il pop italiano, a
partire dal nome di un orsetto che solo
parecchi anni dopo (sempre avanti, loro)
sarebbe diventato famoso con i cartoni
animati: correva l’anno 1966 e i baldi
giovanotti si presentarono a Milano per
firmare il loro primo contratto discografico, con il nome di Jaguars. Solo che
con quel nome c’era già un altro complesso e allora una segretaria-amia di
origine inglese si ricordo di quell’orsacchiotto – Winnie the Pooh –che dalle
sue parti andava già forte.
Non ci mise molto quel nome a diventare
un marchio, di fabbrica e di musica, anche se all0inizio qualcuno ironizzò sull’effetto di un nome come uno sputo o
dell’acca finale da aspirare.
Ne hanno passate tante i Pooh, ma di
crisi vere e proprio mai nessuna. Neppure quando gli altri facevano gli ‘impegnati’ e loro no. E una certa sinistra
pure provò a farli artisticamente fuori,
quei Pooh etichettati come ‘di destra’.
Magari solo perché cantavano i buoni
sentimenti e l’amore in tutte le sue declinazioni (proprio per ‘Pensiero’, ad
esempio, il buon Negrini si ispirò ai carcerati). O forse perché hanno sempre
cantato e suonato semplicemente bene.
Rotolando respirando la vita.
l film 'Non essere cattivo', di
Claudio Caligari, rappresenterà l’Italia nella sempre più
vicina corsa agli Oscar. La Commissione di Selezione per il
film italiano da candidare all’Oscar istituita dall'Anica, su
invito della 'Academy of Motion
Picture Arts and Sciences', riunita davanti a un notaio e composta da Natalia Aspesi, Nicola
Borrelli, Gianni Canova, Tilde
Corsi, Daniele Luchetti, Olivia
Musini, Andrea Occhipinti, Nicola Piovani e Stefano Rulli, ha
infatti designato il film postumo
di Caligari a rappresentare il
cinema italiano alla selezione
del Premio Oscar per il miglior
I
film in lingua non inglese.
L’annuncio delle nomination è
previsto per il 14 gennaio 2016,
mentre la cerimonia di consegna
degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 28 febbraio.
Prodotto da Valerio Mastandrea,
l’attore amico del regista scomparso a Roma il 26 maggio
scorso dopo una breve malattia,
e presentato fuori concorso alla
Mostra del cinema di Venezia,
è la storia di due amici, Cesare
(interpretato da Luca Marinelli,
già visto ne La solitudine dei
numeri primi) e Vittorio (l’attore
Alessandro Borghi, Roma criminale) sullo sfondo della Ostia
degli anni Novanta.
TORNA A SUONARE L’INNO DELLA CHAMPIONS. STASERA TOCCA AI GIALLOROSSI, DOMANI AI BIANCONERI
Notti di coppe e di campioni per Roma e Juve
Nell’importante trasferta contro il Bate Borisov, formazione obbligata per Garcia - Contro
il Siviglia sfida delicatissima per Allegri. Spuntano le alternative Lippi, Capello e Klopp
di Federico Colosimo
orna a suonare la musica della
Champions League. E’ una notte
da… Lupa per la Roma.
Trasferta insidiosa e in piena emergenza
per i giallorossi, con Garcia che contro
il Bate Borisov avrà a disposizione solo
16 giocatori della rosa titolare. Non
bastavano le già pesantissime assenze
di Dzeko, Totti, Keita e Rudiger. L’ultimo
allarme riguarda Iago Falque, costretto
a saltare l’importantissima gara in Bielorussia.
Formazione obbligata, dunque. Con De
Sanctis in porta, difesa a quattro con
Digne, De Rossi, Manolas e Florenzi
(non al meglio). A centrocampo al
fianco degli intoccabili Pjanic e Nainggolan ci sarà Vaniquer. Mentre davanti
il tridente, del tutto insolito, sarà composto da Gervinho, Iturbe e Salah.
Dopo il prezioso e convincente pareggio
casalingo contro i campioni d’Europa
in carica del Barcellona, la “maggica”
insegue un successo che le permetterebbe di tenere il passo qualificazione
senza dover rincorrere. Gli avversari
sono modesti e non certo imbattibili.
Una compagine, quella di Minsk, che
T
all’esordio è stata letteralmente asfaltata
in Germania dal Bayer Leverkusen (41 il risultato finale).
I ragazzi di mister Yermakovich, bandiera
del club già da giocatore per averci
militato dieci anni, puntano a essere la
mina vagante dello spettacolare gruppo
“E”. I gialloblù dell’Est fanno della velocità e delle ripartenze in contropiede
le loro armi migliori.
La certezza è rappresentata dallo storico
bomber Vitali Rodionov che, dopo aver
già sentenziato il Lille di Garcia nel
2012, vuole ripetersi. Mentre la stella
è Hleb, senza dubbio il giocatore più
importante della storia del suo Paese.
L’ex fantasista dell’Arsenal, che ha conquistato il triplete nel 2009 con Barcellona dei marziani, ha (ri)portato tutta
la sua esperienza nel team che lo ha
reso grande.
Al Futbol’ny Klub BATE sarà tutto esau-
rito. “Solo” 13.000 i posti a sedere,
con i tifosi giallorossi che non si sono
certo fatti scoraggiare dalla lontananza
della trasferta, aggiudicandosi tutti i
biglietti a loro disposizione.
Vincere, ad ogni costo. Questo, l’imperativo categorico per la banda Garcia.
Che contro la compagine più debole
del girone, seppur in formazione rimaneggiata e in trasferta, deve portare a
casa un successo fondamentale per
garantirsi l’accesso agli ottavi di finale.
In uno dei momenti più difficili della
sua storia, la Juve vuole tornare a vincere e convincere. E l’occasione giusta,
per Buffon e compagni, arriverà già
domani sera. Quando allo Stadium i
vicecampioni d’Europa dovranno fare i
conti con il Siviglia. E ancora: contro i
temibili ex Llorente e Immobile.
Allegri si gioca molto. Non il posto,
ma il futuro. Anche in caso di sconfitta,
il tecnico toscano rimarrà sulla panchina
bianconera, almeno fino alla sfida di
campionato contro il Bologna. Ma adesso il trainer toscano non ha più alibi.
La terza sconfitta in sei giornate e i
cinque punti in classifica che valgono
un misero sestultimo posto, imbarazzano e preoccupano (non poco) la di-
rigenza. Che ha rinnovato la fiducia al
trainer, cominciando però a guardarsi
intorno. D’altronde, le alternative, non
mancano. Oltre agli ex Lippi e Capello
intrigano i profili di Klopp e Montella.
Occorrono risultati all’altezza per riportare entusiasmo e successi a Vinovo.
Come l’exploit di Manchester, contro il
City, che sembrava aver interrotto la
crisi della Signora. Tant’è, il pareggio
contro il Frosinone e la debacle partenopea hanno riportato lo sconforto a
Torino, sponda bianconera.
Il capitano Buffon suona la carica. Col
Siviglia è sfida al vertice. La netta vittoria
di 15 giorni fa contro i tedeschi del
Monchengladbach (3-0) permette agli
spagnoli di accontentarsi pure di un
pari. Un punto che potrebbe essere fondamentale in chiave qualificazione. La
Juve vuole il bottino pieno per dimostrare
a tutti che nello sport, così come nella
vita, si può perdere. Ma l’importante è
rialzarsi. E continuare a lottare.
Dalla Roma alla Juve, italiane protagoniste nella Coppa dalle grandi orecchie.
Torna a risuonare l’inno della Champions, storia di un inno in grado di
stuzzicare e far tremare le corde più
profonde delle emozioni.
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