Anno IV - Numero 229 - Martedì 29 settembre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Economia Spettacoli Crack Alitalia, ecco le condanne Auto “truccate”, c’è anche la Audi Addio dei Pooh dopo 50 anni Calvo a pag. 3 a pag. 12 a pag. 9 ANCHE LE FORZE POLITICHE DI OPPOSIZIONE SI PREPARINO A UNA NUOVA PIATTAFORMA PROGRAMMATICA CHE RENDA L’ITALIA FINALMENTE PADRONA DEL PROPRIO DESTINO di Francesco Storace obbiamo fare da soli, dobbiamo essere capaci di liberarci dalla schiavitù eurocratica, ci vogliono ultimatum veri e non penultimatum finti. Deve cessare l’acquiescenza del nostro Paese agli ordini di Angela Merkel. Padroni del nostro destino. Al ministero dell’Economia stanno preparando la Legge di stabilità, facendo attenzione a non cadere nelle tagliole comunitarie, e già dal Def, il documento di economia e finanza, si intravedono nubi minacciose dietro le parole senza cifre. Addio promesse di riduzione fiscale se non c’è sovranità; togliere balzelli per metterne altri non è una grande e clamorosa scoperta dovuta alla nomenclatura renziana. In fondo, il nostro problema sta tutto qui: non siamo liberi di decidere come spendere e dove risparmiare. È l’Europa che ci impone tutto. Anche se abbiamo un premier che a Roma fa lo smargiasso e a Bruxelles si accuccia. Lui si accontenta del beneplacito di chi trama fabbricando da anni governi per casa nostra, non dovendo rispondere agli elettori italiani. Poi, abbiamo un altro problema. Il nostro popolo è consapevole della tragedia in corso, sa bene che quindici anni orsono con due milioni al mese si campava bene e che ora con mille euro si fa la fame. Il cambio finanziario è quello, non ci avevano spiegato il rischio del cambio alimentare. Allora si faceva festa per l’ingresso nella moneta unica, ora c’è disperazione perché non sappiamo come liberarci delle mani al collo che ci intimano il chi va là in lingua tedesca. Questo nostro popolo chiede che cosa succede se abbandoniamo l’euro, se diciamo basta ai tecnocrati che soffocano la nostra economia, se davvero decidiamo di andarcene da quel posto pieno di strozzini. Sabato avremo le prime risposte, D LIBERIAMOCI Sabato appuntamento a Roma per la sovranità nazionale: ecco il piano B per l’Italia senza euro ma non dalla politica. Un gruppo di professori, allenati alla palestra di scenarieconomici.it, ha convocato un convegno per presentare il piano B. Ovvero come dare all’Italia lo strumento per dire alle autorità comunitarie che non abbiamo paura di loro, abbiamo gambe per camminare da soli e intelligenze per orientare il nostro cam- mino. È un servizio che rendono a tutto il Paese, perfino ad un governo insensibile alla rivendicazione di sovranità. Ci vedremo a partire dalle 15 all’Auditorium della Link University Campus di Roma, in via Bolzano 38, sulla Nomentana, i lavori dureranno presumibilmente fino alle 20 (io parteciperò alla tavola ro- tonda con gli esponenti politici di varie aree) e l’ingresso sarà libero: basterà una semplice mail per accreditarsi inviandola a [email protected]. Auspico che il centrodestra abbia le orecchie bene aperte per ascoltare quello che sarà presentato. Abbiamo un disperato bisogno di una seria piattaforma program- matica economica proprio per far capire al nostro popolo che non è vero che tutto è finito; semmai è cessata l’ubriacatura che ci ha portato a cedere ogni leva di comando all’Europa a trazione germanica. Tornare liberi deve essere la nostra missione: magari da sabato avremo uno strumento in più. CESARE TAVELLA, COOPERANTE DI 50 ANNI, DI RAVENNA, FREDDATO IN BANGLADESH ANCORA IN CONGO I BAMBINI ADOTTATI Italiano ucciso. L’Isis: “Ammazzato un crociato” Due anni di angoscia a pag. 4 METRO DI NUOVO CHIUSA Roma caos a pag. 8 esare Tavella, cooperante italiano di 50 anni, è stato ucciso da uomini armati a bordo di una moto nel quartiere diplomatico di Dacca, in Bangladesh, mentre faceva jogging. La Farnesina ha confermato il decesso. La direttrice del Site, il Servizio che monitora il terrorismo internazionale, Rita Katz, su Twitter, ha affermato che l''Isis ha rivendicato l'uccisione: “Abbiamo ammazzato un crociato”. L'intelligence italiana è al lavoro per raccogliere tutti gli elementi utili ad una più attenta valutazione. L’uomo è stato raggiunto da almeno tre colpi ed è caduto a terra in una pozza di sangue. C In Bangladesh c'è una forte presenza islamista e le modalità dell'uccisione sembrano indicare che l'obiettivo fosse proprio Tavella. Difficile, tuttavia, in queste prime ore riuscire a capire se l'italiano fosse nel mirino in quanto cooperante di una ong occidentale o per altri motivi. Esclusa comunque l’ipotesi della rapina, visto che Tavella è arrivato in ospedale con addosso ancora tutti i suoi effetti personali. Tavella, laureato in Veterinaria, originario della provincia di Ravenna, lavorava in Bangladesh come project manager per una ong con sede in Olanda, la Icco Cooperation, che ha un ufficio a Dacca, e stava seguendo un progetto per lo sviluppo dell’agricoltura locale, settore che seguiva con passione da oltre vent’anni. Proprio nelle ultime ore la situazione nello Stato asiatico si era fatta meno tranquilla e non a caso il Foreign Office britannico aveva messo in guardia i propri connazionali dalla minaccia terroristica, riferendosi in particolare a delle informazioni ritenute “affidabili”, secondo cui “i militanti dell’Isis potrebbero pianificare di colpire interessi occidentali in Bangladesh». Non più tardi di 24 ore prima, come ulteriore riprova dell’allarme che già circolava, la squadra australiana di cricket aveva rinviato la propria partenza per un tour in Bangladesh, proprio per il timore di attacchi terroristici. Resta da capire come mai l’Italia non avesse lanciato un allarme dello stesso genere per i nostri connazionali. 2 Martedì 29 settembre 2015 ATTUALITA’ LA FOTOGRAFIA DOPO DODICI MESI DIVENTA UN CASO LA MANCATA CONCESSIONE DEL VISTO La Nigeria respinge Salvini. “Volevo solo aiutarli in casa” Città metropolitane, ancora non vanno e città metropolitane? Sulla carta esistono, ma in realtà la gente se ne sta accorgendo poco o nulla. E’ questa la fotografia delle 10 città metropolitane che emerge dal rapporto "Metropoli attraverso la crisi", un vero e proprio focus sulla situazione delle ex Province capoluogo di regione e sul lavoro che hanno svolto negli ultimi 12 mesi. Il dossier, che verrà pubblicato integralmente solo a gennaio ma con una anticipazione venerdì prossimo a Bologna, inquadra la critica situazione di enti che, secondo quanto anticipa Valentina Orioli, vicepresidente di Urban@it, hanno difficoltà a ingranare. "Molti amministratorispiega Orioli- non capiscono ancora cosa effettivamente comporti la legge Del Rio, la norma che ha cancellato le Province, così volendo cambiare tutto finiscono per non cambiare nulla". E quindi Bologna, Milano, Venezia, Torino, Genova, Firenze, L atteo Salvini non potrà andare in Nigeria: la partenza era prevista per oggi, ma lo Stato africano non ha concesso il visto al leader della Lega. Salvini, con una delegazione di altri politici leghisti e alcuni imprenditori, sarebbe dovuto andare in Nigeria per quattro giorni , una missione per dimostrare che si possono "aiutare a casa loro gli immigrati. Avremmo voluto andare a testimoniare la solidarietà vera e concreta. Il dubbio - continua è che essendo stata organizzata la missione dalla Lega per portare sviluppo, a qualcuno dava fastidio". Salvini ha anche annunciato che presto tenterà di compiere la stessa missione anche in Marocco, ma ora, per quanto M riguarda il rifiuto opposto dalla Nigeria, dice: "Me ne farò una ragione, ci tornerò quando avranno compreso che noi siamo qua per aiutarli. Avevo anche fatto la vaccinazione per la febbre gialla e sono stato due giorni a letto e invece non si parte. La cosa assurda è che vengono in migliaia qui come clandestini e poi noi... non possiamo andare in certi paesi". Secondo il segretario federale, i nigeriani non avevano capito che "volevamo portare lì sviluppo e investimenti. Peccato , saremo più fortunati la prossima volta". Sempre sul tema dell'immigrazione, Salvini ha quindi chiesto un impegno militare maggiore contro lo Stato islamico: "Renzi ha detto di no agli interventi militare in Siria: è un senza palle. Io sono sempre per il dialogo, ma non con i tagliagole, in Siria e in Libia bisogna intervenire con le armi, militarmente e massicciamente". Diversi i commenti politici alla vicenda: "La Nigeria nega il visto a Salvini: forse non ha chiesto asilo politico e prima deve imparare la lingua”, ha twittato Valentina Castaldini, portavoce nazionale del Nuovo Centrodestra. Gero Grassi, vicepresidente dei deputati pd, ha invece affermato: "Non conosciamo i motivi della decisione delle autorità nigeriane ma è comprensibile che non siano accoglienti con un personaggio come Matteo Salvini e la sua conclamata xenofobia. Detto cio'' spero che prima o poi possa andare e conoscere quella realtà”. Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria sono "indietro nei lavori". O, per dirla in percentuali, i lavori di definizione delle metropoli "sono fermi a un 15%". Il motivo, secondo Orioli, sta nel fatto che "la legge Delrio fa un quadro generale e lascia alle singole realtà il compito di declinare le trasformazioni". Alcune ex Province hanno allargato il loro raggio d'azione a Comuni anche lontani dal capoluogo (è il caso ad esempio di Torino che comprende la Val Susa), altre, come Firenze, hanno una competenza territoriale più ristretta. "Siamo di fronte a un cambiamento importante- dice Walter Vitali, direttore di Urban@it, già sindaco di Bologna ed ex senatore- e la politica sta rischiando di screditare anche questa Istituzione perché tutti si aspettano dalla Città metropolitana ciò che la Provincia non riusciva a fare. Quello che manca è una risposta innovativa". I CONTRIBUTI AL PARTITO: IL SEGRETARIO-PREMIER NON SAREBBE IN REGOLA CON LE QUOTE Renzi ha… dimenticato di iscriversi al Pd Bonaccini il governatore più generoso. Tra i sindaci male Marino e Nardella tefano Bonaccini è il governatore più generoso verso il Partito Democratico. Ad assegnare questa particolare palma è stato ''Il Fatto Quotidiano'', che si occupa S N OV I T À Prenota la tua copia su www.minervaedizioni.com delle finanze dem e dei contributi corrisposti al partito da dirigenti ed eletti. Complessivamente, fra deputati, sindaci e consiglieri regionali nel 2014 le donazioni e il pagamento delle quote associative sono ammontate a 7,3 milioni di euro. Con molte assenze significative, fra le quali parrebbe esserci quella dello stesso premier Matteo Renzi, che secondo il giornale non risulterebbe in regola neppure col pagamento della quota d'iscrizione. Nelle varie Regioni non brilla Vasco Errani, l'ex governatore emiliano-romagnolo, che ha versato 5.100 euro. Meglio di lui ha fatto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che ha sborsato 18 mila euro. Ma a trovarsi in cima al podio è il suo omologo dell''EmiliaRomagna, Stefano Bonaccini. L'anno scorso ha staccato un assegno da 50 mila euro. Nes- sun segno di offerte al Partito democratico paiono pervenute, diversamente, da Claudio Burlando (ai tempi ancora in carica come governatore della Liguria). Fra i nomi eccellenti che mancherebbero all'appello dei contributori del Pd ci sarebbe anche l'attuale presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Chi aveva messo mano al portafoglio con un contributo di 20 mila euro, invece, era stata Raffaella Paita, la candidata alla presidenza della Liguria sconfitta poi da Giovanni Toti, l’ex direttore del Tg4 candidato di Forza Italia. In Veneto per trovare le donazioni più significative al Pd, non bisogna andare a cercare Alessandra Moretti (ex candidata alla presidenza della Regione, nonché ex deputata ed ex europarlamentare), ma Davide Zoggia (6.000 euro), Felice Casson (28 mila euro) e il segretario regionale, Roger De Menech. Sul fronte dei sindaci dem, sempre secondo quanto ricostruito da ''Il Fatto Quotidiano'', a non effettuare donazioni al Pd nel 2014 sarebbero sia il primo cittadino di Roma, Ignazio Marino che quello di Fi- renze, Dario Nardella, fedelissimo di Renzi. Ad assicurare il proprio contributo, invece, sono stati il sindaco di Bologna, Virginio Merola (da lui l'anno scorso sono arrivati 7.514 euro al Nazareno) e il sindaco di Torino, Piero Fassino. FIOCCO AZZURRO IN CASA BELLI Benvenuto Alessandro lessandro è arrivato ad allietare le giornate di Daniele Belli, responsabile marketing del Giornale d’Italia, e della collega Chantal Capasso. Sia il piccolo, venuto alla luce domenica scorsa a Roma, che la mamma stanno bene. La direzione, l’amministrazione e la redazione de Il Giornale d’Italia formulano i migliori auguri ai genitori, con un saluto particolare al piccolo Alessandro: “Ti aspettiamo presto in redazione”. A Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Martedì 29 settembre 2015 ATTUALITA’ PARLA IL DEPUTATO PD ALFREDO D’ATTORRE, IN VISTA DEL CONVEGNO SUL ‘PIANO B’ DI SABATO PROSSIMO A ROMA “Prima dell’euro, cambiamo l’eurozona” “La troika ha inciso anche sugli ultimi governi italiani – Renzi? Non è con qualche punto di decimale in meno che si risolve la questione, perché certe regole alla lunga diventano insostenibili” di Igor Traboni della flessibilità con qualche accento critico in più rispetto ai predecessori. Ma è un’occasione mancata quella di non manifestare dissenso rispetto a determinate regole e assetti dell’Eurozona. Non è con qualche punto in meno di decimale che si risolve la questione, perché poi queste regole alla lunga diventano insostenibili”. lfredo D’Attore, deputato pd, membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera, lucano di Melfi, sarà tra i partecipanti (assieme a Stefano Fassina, Francesco Storace, Giorgio Sorial e Claudio Borghi) della tavola rotonda di sabato prossimo 3 ottobre a Roma su “Un Piano per l’Euro”, organizzata da Scenari Economici. “Credo che sia giusto approfondire il tema – ci tiene subito a dire D’Attorre – non sottrarsi ad utili occasioni di confronto come quella di sabato prossimo”. A Partiamo dal titolo allora e da questo ‘Piano B’ che presuppone quanto meno un ‘ripensamento’ dell’euro. Oppure lo prendiamo e lo buttiamo completamente a mare? “C’è un consenso abbastanza diffuso attorno alla delusione per come l’euro è stato costruito e sul fatto che abbia portato più danni che benefici. Di certo bisogna approfondire l’analisi sugli aspetti che oggi rendono difficile la costruzione di questa moneta unica, sia da un punto di vista economico che democratico”. Ecco, partiamo da quest’ultimo aspetto più ‘politico’ se vogliamo… “E’ indubbio che, prima di dotarsi di una moneta unica, andavano costruite istituzioni di governo dell’eurozona. E invece è accaduto che sono stati espropriati i Paesi più de- Ma allora, come se ne esce? “Non penso che la proposta debba essere quella di una fuoriuscita unilaterale o un po’ avventurosa. Guardo piuttosto ad un orizzonte di una radicale riforma dell’Eurozona che verifichi la sostenibilità monetaria. Serve un percorso e un dettato politico molto forte, che finora, ad esempio, è mancato ai governi socialisti”. boli di pezzi fondamentali della loro sovranità economica e democratica, attraverso quelli di bilancio e altri vincoli. Un caso esemplare è quello della Grecia, con la troika che ha assunto di fatto una guida anche politica”. Torniamo un attimo indietro: ha citato la sovranità, che però è un concetto marcatamente di destra. Come la mettiamo? “Non sono d’accordo. Quello della sovranità è un principio conquistato dai popoli dopo le guerre di liberazione. Non vorrei si confondesse la sovranità con il nazionalismo e certe chiusure xenofobe. Ecco, magari il ritardo di certa sinistra europea ad occuparsi di questi temi rischia di consegnarli a una destra lepenista”. Riandiamo alla troika, adesso: Grecia a parte, quanto pensa abbia inciso anche sull’Italia? “Di fatto ha inciso, con i governi che si sono susseguiti dal 2011 ad oggi che in pratica non hanno fatto altro che accordarsi alle decisioni della troika, attuando le famose indicazioni della lettera di Trichet e Draghi del luglio 2011”. Anche il Governo Renzi succube della troika? “Sta cercando di porre la questione Non ha la sensazione, magari girando anche per il suo Meridione, che la gente sia stanca dell’euro? “L’aria di sofferenza è diffusa, ma vedo soprattutto la richiesta di una difesa più forte dei nostri interessi nazionali. Anche in quei settori con i quali la sinistra magari dovrebbe dialogare di più, e mi riferisco alle piccole e medie imprese, al mondo del lavoro autonomo che tanto ha sofferto per il crollo della domanda interna. Ecco, auspico in tal senso una sorta di nuova alleanza del lavoro. Intanto vediamo cosa accadrà al convegno di sabato che, ripeto, sarà un confronto utile, anche di stimolo ad un negoziato più incisivo per arrivare ad una riforma dell’Eurozona”. SI CHIUDE IL PROCESSO DI PRIMO GRADO AI VECCHI VERTICI DEL GRUPPO. MANO PESANTE DEL TRIBUNALE DI ROMA Crac Alitalia tra stangate e assoluzioni Otto anni di reclusione per l’ex ad Cimoli. Condanne pure per Mengozzi, Spazzadeschi e Ceschia - Tre proscioglimenti e maxi risarcimenti alle parti civili FALLIMENTO DELLA CASA AUTOMOBILISTICA Rossignolo e altri sette a giudizio per la bancarotta De Tomaso imprenditore Gianmario Rossignolo è stato rinviato a giudizio, assieme ad altre sette persone, per il crac della casa automobilistica De Tomaso, una delle eccellenze dell’industria italiana che in questi ultimi anni ha vissuto tante fasi turbolente. Il processo inizierà il 23 marzo 2016. Tre i patteggiamenti nel corso dell’udienza preliminare di ieri: quello del presidente del collegio sindacale, Filippo Tonolo; di Massimiliano Alesi, amministratore e socio della De Tomaso; del consulente finanziario Christian Limonta. L’ L’inchiesta aveva preso il via nel 2012, dall’ipotesi di truffa ai danni dello Stato, perché la De Tomaso aveva ottenuto finanziamenti dall'Europa e dallo Stato per corsi di formazione agli operai che in realtà non si sono mai tenuti Nel frattempo, De Tomaso è fallita e l'inchiesta è andata avanti, facendo aumentare le accuse nei confronti dell’imprenditore, del figlio e di altre sei persone. Si sono quindi aggiunti i capi di imputazione di bancarotta fraudolenta, false fidejussioni, riciclaggio e violazione della legge fallimentare. di Marcello Calvo uattro condanne e tre assoluzioni nel processo di primo grado per il crac della vecchia Alitalia. Cronaca di un fallimento relativo alla gestione della compagnia aerea dal 2001 al 2007, che ha fatto registrare perdite per oltre 4 miliardi di euro. “Grazie” anche a una serie di operazioni ritenute, dalla sesta sezione penale del tribunale di Roma, “abnormi o ingiustificate sotto il profilo economico e gestionale”. Tra queste una consulenza pagata alla società McKinsey ben 50 milioni di euro, l’acquisto “irragionevole” a 38.000.000 della compagnia “Volare” e l’assunzione di 135 piloti “arruolati” nel settore Cargo per “manovrare” solo 5 aeromobili. Presunte (almeno fino al terzo grado di giudizio) malefatte che sono costate carissimo all’ex amministratore delegato Giancarlo Cimoli – in carica tra il 2005 e il 2008 quando andò via con una buonuscita da 3 milioni di euro – condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere. E ancora, al precedente capo azienda, Francesco Mengozzi – scelto nel 2001 dal governo Amato e rimasto alla guida di Alitalia Q fino al 2008 – stangato a 5 anni. Tempi duri pure per Gabriele Spazzadeschi, già direttore del dipartimento amministrazione e finanza, che in caso di condanna definitiva sarà costretto a trascorrere dietro le sbarre 6 anni. Cinque mesi in più, rispetto all’ex collega, per Pierluigi Ceschia, “vecchio” responsabile del settore finanza straordinaria. Assolti, con formula piena, nonostante le richieste di condanna da parte della pubblica accusa, Giancarlo Zeni (ex direttore centrale di strategie e di marketing e dal 2009 direttore generale di Blue Panorama Airlines) e Leopoldo Conforti, all’epoca dei fatti amministratore di Alitalia express srl e adesso condirettore del patrimonio in Anas. Un foglio che stabilisce la loro totale innocenza, ma che non potrà mai ripagarli per i torti subiti. Che restituisce dignità e quattro righe di trafiletti sui giornali. Gli stessi che per tutti questi anni li hanno indicati tra i principali responsabili di una vicenda grottesca che, invece, non li ha mai riguardati. Prosciolto anche Gennaro Tocci, ex responsabile settore acquisti. Con il tribunale che ha accolto le richieste della procura. Accusati tutti di bancarotta (sia per distra- zione sia per dissipazione), i condannati dovranno risarcire le parti civili per oltre 355 milioni di euro in solido. Il solo Civoli (sospettato pure di aggiotaggio), che s’è beccato 32 mesi in più rispetto ai 6 anni chiesti dai pm, oltre ad essere stato interdetto per un anno dalla possibilità di assumere cariche direttive presso le imprese, dovrà versarne 160. Soldi che finiranno nelle casse di Alitalia Linee Aree Italiane, Alitalia Servizi, Alitalia Airport, Alitalia Express e Volare, tutte in amministrazione straordinaria. Con il tribunale che ha riconosciuto anche a un migliaio di danneggiati tra risparmiatori e azionisti, indennizzi che vanno da 1.500 a 73 mila euro. A pagare, migliaia di lavoratrici e lavoratori che per colpe di altri sono stati licenziati e si trovano ancora senza occupazione. Tra condanne durissime e assoluzioni eccellenti, si chiude il processo di primo grado per il fallimento della vecchia Alitalia. Un default che riguarda anche la sinistra politica (“assolta” perché mai processata, nonostante le direttive del gup) e che ancora oggi fa scontare al paese conseguenze economiche devastanti. 4 Martedì 29 settembre 2015 ATTUALITA’ SENZA FINE L’ODISSEA DELLE FAMIGLIE CHE HANNO ADOTTATO 150 BAMBINI NEL PAESE AFRICANO Congo: abbandonati da due anni Il ministro Boschi a maggio 2014 ne portò un gruppo in Italia, ma da allora tutto tace a parte vaghi inviti ai genitori ad avere pazienza - Nuovo disperato appello al premier di Igor Traboni amma, papà: quando venite a prenderci? Un po’ di italiano oramai i 150 bambini del Congo adottati ma mai arrivati nella nuova casa, lo hanno imparato. Se non altro per i continui contatti, per i collegamenti via Skype. Soprattutto perché parole come ‘mamma’ e ‘papà’ sono nel cuore di tutti i bambini, soprattutto di quelli che i genitori non li hanno mai avuti e che d’improvviso, come in un sogno, vedono concretizzarsi questa realtà. Ma poi il sogni svanisce, pian piano. Come sta succedendo per questi piccoli e 130 famiglie italiane. La vicenda, lo ricorderete, è quella dei piccoli congolesi bloccati dal loro Paese, anche se regolarmente adottati da famiglie italiane. Ma il Congo ha deciso di bloccare tutte le adozioni internazionali perché alcune coppie straniere . non italiane – si sarebbero comportate illegalmente. Da allora, e sono passati esattamente due anni da quel settembre 2013, i bambini sono ancora lì, sospesi in un terribile limbo. Nel maggio dell’anno scorso, 31 di questi piccoli sono arrivati in Italia, dopo che il ministro Boschi è andata direttamente a prenderli. Con un’operazione meritoria, e ci mancherebbe pure, che tra l’altro riparò all’immobilismo dell’ex ministro Kyenge, che andò pure nel suo Congo (paese di cui è originaria) sena cavarne un ragno dal buco. Solo che in occasione dell’arrivo in M Maggio 2014: la Boschi accompagna in Italia 31 bambini congolesi Italia di quei 31 piccoli, il premier Renzi in persona promise che la situazione si sarebbe presto bloccata anche per tuti gli altri. A distanza di 16 mesi, però, non s’è visto nulla. Se non la disperazione di questi genitori, che ora sollecitano di nuovo l’intervento del Presidente del Consiglio, con una lettera pubblicata da ‘Vita’: “Noi non siamo mai potuti partire per incontrare, neanche momentaneamente, i nostri bambini. Alcuni di noi, i figli possono talvolta vederli via skype. Altri non hanno contatti o informazione. Loro attendono noi e noi attendiamo loro, sospesi in questo dolorosissimo blocco. I bambini in questa situazione nella Repubblica Democratica del Congo sono tanti e tante le famiglie disperate in Italia, Francia, USA, Belgio ed in altri paesi. Dal momento dell’inizio di questa odissea abbiamo disperatamente ed a più riprese cercato un contatto con le istituzioni rivolgendoci alla Commissione Adozioni internazionali, al Ministro Boschi ed al Presidente del Consiglio. Il bisogno era naturalmente quello di venire informati con chiarezza e continuità del progredire delle trattative sul tema fra il nostro paese e la Repubblica Democratica del Congo, di sapere quale strategie si stessero e si potessero mettere in atto. Da ultimo, quarantaquattro tra noi genitori, il 5 Agosto 2015, hanno tenuto una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati per rendere noto, parlando sempre a titolo personale e prendendosi la responsabilità di ciò che veniva detto (le famiglie Italiane che aspettano sono infatti ben più delle 22 coinvolte), che in questi mesi l’unica risposta ricevuta dal Governo Italiano è stata in termini di inviti alla pazienza e ad avere fiducia in un presunto e non meglio definito “lavoro delle istituzioni”, senza altre informazioni, ragguagli, precisazioni”. Una risposta insufficiente, ma da allora niente è cambiato: “I nostri bambini sono forse diventati un problema “meno importante di altri”? – si chiedono ancora questi genitori - Riteniamo che sarebbe fondamentale oltre che doveroso, dopo due anni di forzata lontananza dei nostri figli, poter quantomeno instaurare un dialogo franco e continuato con le istituzioni”. E invece, niente di niente. A parte sei mail da parte della Commissione adozioni internazionali, sempre per chiedere a questi genitori di avere pazienza, perché “tutti stanno lavorando senza sosta per arrivare a un risultato positivo”. Anche se questo lavoro dura oramai da due anni. “CAMORRISMO GIORNALISTICO” - ALTRE REAZIONI, MENTRE LO SCONTRO RISCHIA DI SPOSTARSI IN TRIBUNALE De Luca contro Rai 3: il caso tiene banco Interviene anche l’Associazione Stampa Romana, che parla di “pressioni inaccettabili sulla libertà di informazione” - Le “colpe” del governatore e le dimenticanze della Gabanelli e accuse gravissime e non certo da uomo delle istituzioni di Vincenzo De Luca (nella foto), che ha accusato Rai 3 - e molte trasmissioni giornalistiche come Report della rossa Milena Gabanelli e Presa Diretta di Riccardo Iacona – di fare “camorrismo giornalistico”, dicendo “puttanate incredibili”, compiendo “attacchi a freddo e manipolando le interviste”, non sono certo passate inosservate. Mentre lo scontro fra il governatore della Campania e il servizio pubblico italiano rischia di finire in tribunale, le dichiarazioni dell’ex sindaco di Salerno hanno scatenato una tempesta di reazioni. A partire da quella del direttore di Rai 3 Andrea Vianello, che ha definito gli attacchi del “democratico” come “inaccettabili”. Passando per il deputato Pd Vinicio Peluffo, che ha chiesto (senza ottenerle) le scuse da parte del collega di partito. Fino ad arrivare alle critiche dell’Associazione Stampa Romana, che a L mente fredda ha parlato di “pressioni inaccettabili”. E attraverso una nota ha denunciato “un anno di attacchi intollerabili”. La “Rai 3 camorristica lanciata da De Luca – la stoccata - è la ciliegina sulla torta di una stagione caratterizzata da accuse volte a reprimere la libertà di informazione. Sembra che uno dei principali interessi del Potere sia quello di usare bastone e carota con i giornalisti e mettere la mordacchia a quelli più scomodi agendo, di volta in volta, sulle singole trasmissioni, sulle scelte editoriali, sui format o sulle norme generali. Fa specie che si colpiscano i programmi di approfondimento che non hanno mai lesinato in coraggio e rischio. Ma forse non è una scelta casuale. Ricordiamo – la sottolineatura finale – che i diritti e i doveri dei giornalisti, non solo del servizio pubblico, sono definiti dalle attuali leggi dello Stato. E rammentiamo che diritti e doveri dei colleghi garantiscono la libera circolazione delle notizie LO STATO NON PAGA PIÙ IL SERVIZIO Anche in Friuli Venezia Giulia i treni Intercity sono a rischio rischio gli intercity nel Friuli Venezia Giulia della presidente Debora Serracchiani. L’allarme è stato lanciato dalla Filt regionale in una nota. "Trenitalia Spa lamenta il mancato pagamento da parte dello Stato del servizio a lunga e media percorrenza che rientra nel contratto di servizio passeggeri universale. Il contratto di servizio è scaduto il 31 dicembre 2014. Ora si è in una speciale condizione di proroga, senza però che sia stata discussa e intavolata una trattativa che porti a un nuovo contratto di servizio o che si sia avviata una procedura eu- A e il diritto costituzionale dei cittadini a essere informati, valore centrale di un paese democratico. Per tutti questi motivi, ai colleghi sotto pressione vanno solidarietà e sostegno di Stampa Romana e del Sindacato Cronisti Romani”. Se la replica di De Luca, che non ha certo digerito la decisione di Rai 3 di mandare in onda servizi giornalistici contro di lui, è sicuramente da “condannare” per i toni e le espressioni usate dal governatore, è lecito ricordare come non si tratta certo della prima volta che a finire nel mirino di un esponente poli- tico sia la Gabanelli. Accusata da molti di fare “disinformazione a spese nostre”. E che anche nella puntata che ha visto finire nel tritacarne il presidente della Regione Campania ha dimostrato di ignorare un diritto fondamentale della Costituzione, quello della presunzione di innocenza. Principio giuridico secondo il quale un imputato va considerato non colpevole fino a prova contraria. Con De Luca sì condannato a un anno di reclusione nella vicenda del termovalorizzatore di Salerno, ma in primo grado. Ciò non toglie che l’ex sin- daco dovrebbe astenersi dal dirsi “orgoglioso delle sue vicende giudiziarie”, ricordando anche l’importante ruolo istituzionale che riveste. Lo stesso che dovrebbe indurlo a dare l’esempio e non ropea di messa a gara dell''attuale servizio. In questa condizione di "proroga" Trenitalia Spa lamenta un mancato pagamento di servizi già erogati superiore ai 200 milioni di euro. Senza risorse e certezze contrattuali definite, secondo il sindacato, sono a rischio in tutt''Italia sono ben 84 treni intercity.In particolare il rischio maggiore riguarda i servizi nazionali più periferici della rete non serviti dalle frecce”. Il sindacato chiede quindi “una soluzione negoziata, in tempi brevi tra Stato - Regioni -Trenitalia che mantenga il servizio ferroviario”. a fargli perdere il senno. Continua a tenere banco la sfida tutta sinistra tra il governatore della Campania e quella “lobby radical chic del paese” che rappresenta “la più grande fabbrica di depressione”. M.Z. 5 Martedì 29 settembre 2015 ESTERI ELEZIONI IN CATALOGNA “Dedicato allo Stato spagnolo. Senza rancore, adios!” Gli indipendentisti ottengono la maggioranza dei seggi. Male il Partido Popular del premier Rajoy di Cristina Di Giorgi ome previsto nei sondaggi della vigilia, le elezioni regionali catalane si sono tradotte in un notevole successo della coalizione di formazioni indipendentiste: Uniti per il sì del presidente Artur Mas ha ottenuto 62 seggi e il 39,7% e ai radicali di Candidatura d’unitat popolar sono andati 10 seggi e l’8,2%. Insieme arrivano dunque al 47,8% C dei consensi, ovvero 72 seggi su 135. Non è la maggioranza assoluta (che avrebbe conferito alle richieste secessioniste quasi una sorta di investitura plebiscitaria), ma è comunque un grande successo, soprattutto se si tiene conto che è stato ottenuto in una tornata elettorale in cui si è registrata un’affluenza alle urne altissima (più del 77%, nove punti in più di quella delle precedenti consultazioni). Secondo, dietro la formazione gui- Nella provincia settentrionale afghana di Kunduz, attorno all’omonima capitale, sono in corso da ieri violenti combattimenti tra i miliziani talebani e l’esercito regolare. L’attacco alla cittadina è stato lanciato durante la notte di domenica. Una televisione locale ha riferito che gli scontri, all’interno del perimetro urbano, hanno già causato oltre trenta morti. Fonti interne al Consiglio provinciale hanno riferito che gli insorti hanno bloccato i quattro punti di accesso alla città e hanno aggiunto che il bilancio provvisorio delle vittime comprende 14 membri della polizia locale, sette civili e tredici miliziani. Un portavoce dei talebani, su twitter, ha invitato i cittadini a rimanere in casa fino alla fine degli scontri. Repubblica Centrafricana: violenze interreligiose, 20 vittime Sono almeno 20 le vittime (ed un centinaio i feriti) delle violenze scoppiate in questi giorni a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. La miccia che ha fatto esplodere gli scontri è stata l’uccisione, sabato scorso, di un tassista musulmano, attribuita a milizie cristiane. E’ dal 2013 – da quando cioè gli ex ribelli Séléka (musulmani) hanno rovesciato il presidente François Bozizé – che il Paese (a maggioranza cristiana), e 11 parlamentari). Ora si tratta, per le due formazioni della coalizione, di instaurare un rapporto di collaborazione che le porti, ai primi di novembre, all’elezione del nuovo presidente della Catalogna e alla costituzione di un governo per l’indipendenza, che dovrebbe portare – queste le intenzioni– ad elezioni costituenti e alla secessione entro 18 mesi. Quanto alle possibili candidature, i radicali della Cup hanno dichiarato MALDIVE DAL MONDO Afghanistan: altissima tensione nelle province del nord data da Mas, si piazza il partito moderato anti secessionista Ciudadanos di Albert Rivera, con il 17,9% dei voti e 25 seggi: un ottimo risultato per il gruppo che aspira, nelle prossime politiche spagnole di dicembre, a superare il Partido Popular del premier Rajoy. Che è uscito invece nettamente sconfitto: ha infatti ottenuto solo 11 seggi (8,45% dei voti) ed è stato superato dai socialisti del Psc (12,8% e 16 seggi) e dalla lista Podemos (8,9% di preferire al presidente uscente un altro esponente del suo movimento, come il capolista Raul Romeva. Nonostante il possibile ostacolo della scelta del futuro presidente comunque, per l’indipendentismo catalano, come sottolinea la stampa italiana, “la partita vera è quella contro il governo centrale del premier spagnolo Mariano Rajoy – il cui Partido Popular è uscito nettamente sconfitto dal voto catalano e che in nome della costituzione spagnola ha dichiarato illegale la prospettiva di una secessione ed è pronto a 'commissariare' la Catalogna”. Un braccio di ferro politico e istituzionale non di poco conto dunque, il cui esito è atteso da molti come e forse più di quello dell’appena conclusa consultazione elettorale. Che è servita comunque a rafforzare la sfida lanciata a Madrid, da sempre più che sordo alle richieste di autonomia della regione di Barcellona dal resto della nazione iberica. “Oggi – ha dichiarato il presidente catalano Mas – ha vinto il sì e ha vinto la democrazia. Abbiamo vinto con quasi tutto contro e questo ci dà una forza enorme e una grande legittimità per portare avanti il nostro progetto. Non cederemo. Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della Catalogna”. Ben più caustico e netto il commento del leader della formazione radicale alleata con il partito di Mas, affidato alla rete: “Dedicato allo Stato spagnolo. Senza rancore, adios!”. ex colonia francese divenuta indipendente nel 1960, è attraversato da una grave crisi dovuta a continue tensioni etniche e religiose. Iran, il presidente Rohani: “Rispetto intesa è un dovere religioso” Il presidente iraniano Hassan Rohani, nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente statunitense indipendente National Public Radio (Npr) a proposito dell’intesa sul nucleare recentemente sottoscritta ha dichiarato: “Se il mio Paese accetta e firma un accordo, se si impegna a rispettarlo, certamente lo farà. In tutta la sua storia, l’Iran non è mai venuto meno ad un suo impegno. Questo – ha aggiunto - è il nostro contesto culturale e il nostro dovere religioso”. Malesia, scuole chiuse per fumo incendi in Indonesia Gli studenti di diverse regioni malesi ieri sono rimasi a casa. Il governo malese ha infatti deciso di chiudere gli istituti scolastici a causa dell’inquinamento provocato dai roghi accesi nella vicina Indonesia per dissodare il terreno delle locali piantagioni. Il Ministero dell’Istruzione ha diffuso un comunicato sull’argomento, precisando che il provvedimento è dovuto al fatto che l’indice di inquinamento atmosferico ha registrato livelli malsani. Esplosione a bordo del motoscafo presidenziale Il capo di Stato è rimasto illeso. Tre i feriti lievi, tra cui la first lady di Stella Spada esplosione verificatasi a bordo del motoscafo del presidente delle Maldive Abdulla Yameen Abdul Gaymoon, ha visto rimanere illeso il leader del paradiso turistico mentre sono rimasti lievemente feriti la first lady, una segretaria e una guardia del corpo. La notizia è stata resa nota da un quotidiano locale, secondo il quale lo scoppio è avvenuto mentre l’imbarcazione stava per entrare in porto dopo aver trasferito la coppia presidenziale, appena rientrata da un viaggio in Arabia Saudita, dall’isola dove si trova l’aeroporto delle Maldive a Male, la capitale. Lo ha confermato il portavoce presidenziale Hussain Shar parlando con i giornalisti e aggiungendo che i feriti, tutti non gravi, sono stati trasferiti in ospedale. L’ Quanto alle cause dell’esplosione, non si sa ancora nulla di preciso. Alcuni testimoni oculari dell’incidente hanno però riferiti che la deflagrazione è stata molto forte, al punto da far volare in aria la porta di accesso alla cabina del motoscafo. Inoltre, come ha dichia- rato Hussain Shar a The Maldives Independent, “non sappiamo se si tratta di un incidente, di un guasto meccanico o dello scoppio provocato da un ordigno”, collocato presumibilmente nella zona dei motori. La Forza nazionale di difesa delle Maldive (Mndf) - ha concluso - non esclude alcuna pista”. Alcuni media italiani ricordano che “l’incidente odierno è avvenuto un mese dopo che era stato caricato su YouTube un video messaggio in cui tre uomini mascherati minacciavano di uccidere il presidente ed il vice presidente. Il video era stato postato da un utente che si nascondeva dietro il nome ‘Slavery Slave’ con il logo dello Stato islamico (Isis). Un’inchiesta della polizia non è riuscita a determinare se si trattasse di un messaggio autentico o meno”. 6 Martedì 29 settembre 2015 ESTERI AL VIA I RAID FRANCESI. E PUTIN INCONTRA OBAMA Guerra in Siria, tra diplomazia e azioni militari Il premier italiano Renzi: “Bisogna coinvolgere tutti i soggetti interessati. Russia compresa” di Cristina Di Giorgi a guerra in Siria è senz’altro uno dei nodi principali dello scenario politico mondiale. Una questione che, per come si sta evolvendo, rischia di determinare un cambiamento non di poco conto nell’ambito dei rapporti internazionali. E non solo tra i Paesi che hanno scelto di giocare un ruolo attivo nel conflitto. Data l’importanza dell’argomento, com’era prevedibile anche in occasione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite sono stati diversi i commenti e i confronti sulla situazione siriana. Primo fra tutti quello tra Vladimir Putin e Barack Obama, che si sono incontrati a New York proprio mentre l’impegno militare e diplomatico russo in Siria si sta decisamente intensificando. Un incontro quello tra i due leader decisamente non facile, anche a fronte delle critiche di Putin nei confronti della politica statunitense in appoggio ai ribelli anti Assad, definita non solo illegittima (in quanto contraria ai principi del diritto internazionale) ma anche inefficace perché molti di coloro che sono stati addestrati adesso stanno confluendo tra le forze jihadiste, portandosi dietro anche le armi fornite da Washington. Intervistato da alcuni network americani, il leader del Cremlino ha ribadito che il presidente siriano Bashar al-AsSad, merita il sostegno internazionale perché sta combattendo contro organizzazioni terroristiche. L Dal canto suo la Francia domenica ha effettuato i primi attacchi aerei contro l’Isis in Siria. La notizia è stata confermata dallo stesso Hollande, secondo cui il governo di Parigi sta agendo “per autodifesa” per impedire attacchi terroristici. L’inquilino dell’Eliseo ha in proposito specificato “che i jet francesi hanno attaccato e distrutto un campo di addestramento nella Siria orientale perché rappresentava una minaccia per la sicurezza nazionale. ‘Le nostre forze hanno raggiunto i loro obiettivi’, ha aggiunto Hollande precisando anche che nella missione sono stati coinvolti sei aerei e assicurando che non ci sono state vittime civili. Raid che Mosca (per bocca del portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova) ha definito “al di fuori del diritto internazionale” in quanto effettuati “senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e il via libera del governo legittimo siriano”: un commento questo dettato, molto probabilmente, dall’idea tutt’altro che campata in aria che tali incursioni possano costituire un problema e una minaccia non tanto per l’Isis quanto per il governo di Assad. Quanto all’Italia, il premier Matteo Renzi, negli Stati Uniti per le celebrazioni del settantesimo anniversario delle Nazioni Unite, ha lanciato segnali importanti: “bisogna evitare che in Siria si ripeta una Libia-bis. Non facciamo blitz e strike, che stiamo ancora pagando con una grave destabilizzazione dell'area, ma collaboriamo con la coalizione internazionale”. Ed ha aggiunto: “come ha detto Ban Ki-moon la Siria è una macchia sulle nostre coscienze. La posizione italiana è che occorre tentare di coinvolgere tutti i soggetti interessati. In questo senso è positivo che ci sia un vertice Putin - Obama, è una piccola sottolineatura di quello che diciamo da un anno e mezzo, cioè che non si può non coinvolgere la Russia”. Un’ulteriore notizia, che risulta però ancora non confermata, vede l’ingresso sullo scenario siriano di un nuovo attore: la Cina. Secondo quanto comunicato dal governo di Damasco una nave da guerra cinese sarebbe in rotta verso la Siria: sembra si tratti – a detta di fonti israeliane – di una portaerei priva però della capacità offensiva, ovvero degli aeromobili. Che dovrebbero arrivare entro la metà di novembre, in volo attraverso l’Iran o trasportati dai cargo russi. IL PONTEFICE È RIENTRATO A ROMA DOPO IL VIAGGIO DI SEI GIORNI A CUBA E NEGLI STATI UNITI “Io star? No, sono solo un servo di Dio” Durante il lungo volo da Philadelphia a Roma, il papa ha risposto alle domande dei giornalisti, affrontando diversi temi di Stella Spada D opo sei giorni di viaggio, tra Cuba e gli Stati Uniti, il pontefice è rientrato a Roma. Domenica sera papa Bergoglio è infatti decollato dall’aeroporto di Philadelphia dopo aver celebrato la messa conclusiva dell’incontro mondiale delle famiglie, alla presenza di un milione di persone. Prima di partire, nel suo discorso di saluto alla presenza del vice presidente degli Stati Uniti, il pontefice ha chiesto a Joe Biden di “rinnovare l'espressione della mia gratitudine al presidente Obama e ai membri del Congresso, insieme con l'assicurazione delle mie preghiere per il popolo americano. Questa terra è stata benedetta con enormi doni ed opportunità. Prego affinché siate buoni e generosi custodi delle risorse umane e materiali che vi sono state affidate. Le vostre attenzioni nei miei confronti e la vostra accoglienza - ha aggiunto il Pontefice - sono segno del vostro amore per Gesù e della vostra fedeltà a Lui. E altrettanto lo sono l'attenzione per i poveri, per i malati, i senzatetto e i migranti, la vostra difesa della vita in ogni sua fase, come pure la preoccupazione per la vita familiare”. Si conclude dunque così un impegnativo percorso di incontri e discorsi che il pontefice ha affrontato brillantemente, anche stando ai commenti della stampa americana:“Papa Francesco – scrive il NY Times – ha dimostrato una notevole destrezza nell’affrontare il campo minato tipicamente americano delle divisioni politiche e religiose”, rivolgendosi all’uditorio “sempre in termini pastorali, senza dare a conservatori e progressisti strumenti da utilizzare nelle loro contese politiche”. Durante il lungo volo di ritorno, come di consueto il pontefice si è intrattenuto con i giornalisti. E a chi ha commentato il successo del suo viaggio paragonandolo ad una star, papa Bergoglio ha risposto: “Le stelle sono belle da guardare, ma il Papa deve essere servo dei servi di Dio”. Ed ha proseguito affrontando poi diversi altri argomenti: tra essi la riforma della Sacra Rota, nell’ambito della quale verranno snellite le procedure per l’annullamento dei matrimoni. “Ma non si tratta di un divorzio cattolico – ha precisato – perché il matrimonio è un sacramento. E questo non si può cambiare. Se non è stato matrimonio c’è la nullità, ma se è esistito è indissolubile”. Quanto poi al tema dei migranti, il pontefice ha dichiarato che “tutti i muri crollano. Non sono la soluzione. Di fronte alla crisi migratoria l’Europa è in difficoltà, ma la soluzione deve essere trovata con il dialogo tra i Paesi”. Sugli abusi sessuali nei confronti dei minori commessi da sacerdoti poi, il pontefice è stato molto chiaro: “sono quasi un sacrilegio”, di cui sono colpevoli “anche coloro che hanno coperto queste cose. Gli abusi sono dappertutto: sono nelle famiglie, nei rapporti di vicinato, nelle scuole, nelle palestre. Ma quando a commetterli è un sacerdote il fatto è ancora più grave, perché la sua vocazione è far crescere verso l’amore di Dio, verso la maturità affettiva, verso il bene. Invece con l’abuso scaccia via tutto questo” e commette “un tradimento verso la chiamata del Signore”. 7 Martedì 29 settembre 2015 STORIA “PER LA PIÙ ELEVATA PRODUZIONE DEL GRANTURCO NEL RIMINESE”: L'INTERVENTO DELLA CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI A SOSTEGNO DELL'INIZIATIVA La Battaglia del Grano nei documenti ufficiali / 5 “Tutte le provvidenze del Regime sono rivolte appunto a difendere l’opera dei contadini italiani ai quali nessun Paese offre quel complesso di provvidenze che il Fascismo ha voluto ed applica” di Emma Moriconi ccellenza, dopo il successo - superiore ad ogni aspettativa - del raduno dei 72 vescovi e 2400 parroci, venuti da ogni parte d'Italia a rendere un vibrante, commosso e commovente tributo di omaggio e di fedeltà al Duce fondatore dell'Impero, sento il dovere di ringraziarLa per la preziosa collaborazione data alla fascistissima iniziativa. Esprimo a V.E. e ai suoi funzionari i sensi della mia più viva riconoscenza. Distintamente La ossequio. Il Vice Presidente Prof. G. de Rossi dell'Arno". È uno dei tanti documenti relativi al Concorso Nazionale del Grano e dell'Azienda Agraria tra Parroci e Sacerdoti bandito dal periodico Italia e Fede sotto l'egida del Ministero dell'Agricoltura e del Comitato Permanente del Grano, Ente Nazionale mobilitato per la Propaganda agraria con R. Decreto n. 1899 in data 30 novembre 1933. Il documento in questione è del 12 gennaio 1938 ed è diretto al Prefetto di Forlì. Un altro documento interessante è una comunicazione della Banca Nazionale del Lavoro, filiale di Forlì. Il direttore Andrea Altomani scrive al Prefetto: "Eccellenza, mi onoro portare a Vostra conoscenza che la mia Banca, che tanto interessamento prende allo sviluppo dell'agricoltura ed alla battaglia autarchica in tutti i settori, allo scopo di incoraggiare la coltivazione del granturco in questa e nelle altre provincie dell'Emilia e della Romagna, ha destinato per ogni provincia tre premi ai coltivatori che nell'annata 1939 otterranno i migliori risultati di produzione. I premi stabiliti sono i seguenti: al vincitore conduttore di grande azienda lire 3.000; al vincitore conduttore di media azienda lire 2.000; al vincitore conduttore di piccola azienda lire 1.000. di quanto sopra do comunicazione all'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura che dovrà stabilire le modalità del concorso, compilare il bando relativo e seguire le coltivazioni dei concorrenti. Gradite, Eccellenza, ben devoti ossequi". Il 14 giugno 1939 l'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura di Forlì del “E Ministero dell'Agricoltura e Foreste scrive al Prefetto della Provincia di Forlì una relazione mensile sull'andamento agrario in provincia: "Grano: la coltura del frumento ha in parte sofferto per l'avverso andamento stagionale. Attualmente si prevede un raccolto inferiore di circa 200.000 qli, in confronto al precedente che fu di Q.I. 900.000. Piante industriali: il tabacco, il pomodoro, la canapa ed il lino hanno la vegetazione ritardata ed in qualche caso contrariata. Vite: ,la vegetazione è normale e la messa a frutto è alquanto abbondante. Olivo: la mignolatura è abbondante. Prato: le operazioni della fienagione sono state ostacolate dalle continue piogge. Si prevede un abbondante 2° taglio. Frutti: Le ciliegie, in causa delle piogge, hanno molto sofferto. Lungo il litorale ed in qualche altra località si è verificata una radicale defogliazione dei peschi con relativa cascula di frutti. Bestiame: il numero delle contrattazioni, forse anche in causa dell'avversa stagione, è stato limitato ed i prezzi (per il bestiame da macello) hanno subito un sensibile ribasso". Sono documenti spesso di carattere ordinario, ma rendono l'idea dell'epoca, delle caratteristiche dei territori di un pezzo di Italia in un preciso momento storico. È la quotidianità amministrativa, e la storia è fatta anche di queste cose. Sempre nel 1939 la Cassa di Risparmio di Rimini pubblica un opuscolo dal titolo "Per la più elevata produzione del granturco nel riminese", in seconda di copertina c'è un'introduzione del Direttore Generale Pietro Guaraldi che dice tra l'altro: "Il Concorso, nel suo ciclo triennale, [...] ha dimostrato che anche nella nostra zona il granoturco è coltivazione importante e di sufficiente reddito: ma soprattutto ci ha dato la prova di quanto siano capaci i nostri agricoltori nel campo autarchico alimentare, quando squilla la voce della Patria per la comune difesa". Nella pubblicazione viene poi descritto il III Concorso per le più elevate produzioni di granoturco, dotato di premi in denaro per lire 4.800, messi per intero a disposizione dalla stessa Cassa di Risparmio. Al concorso - spiega l'opuscolo - possono partecipare tutti gli agricoltori che conducono aziende poste nel territorio dell'ex circondario di Rimini. Esso comprende due sezioni: le aziende di pianura e le aziende di collina. L'assegnazione alle sezioni viene fatta, nei casi dubbi di limitata inclinazione, direttamente dalla giuria a seguito di sopralluoghi. Per la partecipazione è necessaria una superficie minima a granturco pari a due tornature riminesi, cioè a mq 5895. "I premi - sottolinea la Cassa di Risparmio verranno attribuiti, per ogni sezione, a coloro che avranno ottenuta la maggior produzione unitaria di granturco purché abbiano applicate le buone norme tecniche di coltivazione". Per entrambe le sezioni i premi sono così stabiliti: il primo è di lire seicento. Ci sono poi due secondi premi di lire 400 ciascuno, tre terzi premi da lire 200 ciascuno e quattro quarti premi da lire 100 ciascuno. Un totale di dieci premi per sezione, pari a lire 2.400 per ciascuna sezione, insomma. Inoltre in ogni sezione si hanno diversi premi in concimi messi a disposizione dalle società produttrici. Ad ogni concorrente non può essere assegnato, per ogni sezione, più di un premio in denaro e il premio viene assegnato "a perfetta metà tra il proprietario e il colono". La commissione è formata dal cav. Avv. Prof. Mario Albini, presidente della Cassa di Risparmio di Rimini, dal prof. Dott. Dante Laghi, capo dell'Ispettorato agrario provinciale di Forlì, dal cav. Dott. Dino Sbrozzi, rappresentante dei Tecnici agricoli, dal cav. Geom. Angelo Vincenzi, rappresentante del sindacato agricoltori, sall'avv. Ulderico Raggi, consigliere segretario della Cassa di Risparmio di Rimini, dal sig. Cesare Frontali, rappresentante del Sindacato coloni. Qua e là, lungo l'opuscolo, ritroviamo citazioni di Mussolini: "Tutte le provvidenze del Regime sono rivolte appunto a difendere l'opera dei contadini italiani ai quali nessun Paese offre quel complesso di provvidenze che il Fascismo ha voluto ed applica". DETTAGLI TECNICI E APPROFONDIMENTI FORNISCONO UNA PRECISA PANORAMICA DELLA SITUAZIONE NEL TERRITORIO La relazione del direttore Tiengo L’Ispettorato agrario analizza il rendimento della preziosa pianta egue, nella pubblicazione summenzionata, la relazione del cav. dott. Giovanni Tiengo, direttore della Sezione di Rimini dell'Ispettorato agrario provinciale di Forlì e direttore tecnico della commissione giudicatrice del concorso. S Il 1938, come abbiamo visto, è tra le annate peggiori dal punto di vista del rendimento. La relazione è lunghissima, ne preleviamo solo qualche stralcio: "I periodi di nascita, di vegetazione, di fecondazione, di maturazione della pianta, costituenti il suo ciclo vegeta- tivo, sono passati, in quasi tutta la zona del riminese, senza una vera e benefica pioggia, per cui la produzione ha fortemente risentito di questo eccezionale andamento stagionale. Spesso abbiamo sentito affermare che il granoturco è una pianta resistente alla sic- cità. Questa errata interpretazione della resistenza del mais alla deficienza di umidità, deriva da due fatti: primo, in quanto la coltura del granoturco è destinata ad affrontare il periodo estivo, il più caldo, e il più frequente alla siccità; secondo, perché la pianta del granturco ha un apparato radicale molto sviluppato il quale, non solo può esplorare un notevole volume di terreno, ma può, quando le condizioni fisiche del terreno stesso glielo permettono, raggiungere profondità considerevoli. Ma si dimentica però che la pianta del granoturco ha anche sì forte sviluppo erbaceo, sì ampie foglie, cioè sì estesa superficie per cui è soggetta ad una forte evaporazione che controbilancia la spinta facoltà di assorbi- mento di cui è dotato l'apparato radicale in grazia alla sua espansione e alla sua profondità". Lo scritto di Tiengo si sviluppa tutto su questi temi, non occorre riferire l'intera relazione in questa sede. A seguire c'è l'esito del concorso e poi il resoconto della cerimonia di premiazione, che sarà oggetto della nostra prossima puntata. [email protected] 8 Martedì 29 settembre 2015 DA ROMA E DAL LAZIO CEDE UN CONTROSOFFITTO, LA LINEA A CHIUSA NELLA CAPITALE E MIGLIAIA DI PERSONE IN STRADA ALLA RICERCA DISPERATA DI UN BUS La Metro cade a pezzi (come Roma) Un gruppo di turisti: “Basta, ce ne andiamo, qui da voi non funziona niente”. Critiche a pioggia da utenti e politica n’altra giornata no per il trasporto pubblico di Roma. La Metro A è rimasta bloccata ieri dalle 9 e 30 alle 15 e 45 per il cedimento del controsoffitto alla stazione di piazza di Spagna, con conseguente interruzione della tratta San Giovanni-Ottaviano. Miracolosamente non ci sono state conseguenze per i passeggeri mentre la città è andata in tilt per l’ennesima volta: forti ripercussioni sulla circolazione stradale in tutto il centro storico (ma anche in zona Colli Albani e sulla Tuscolana), dove sono stati istituiti alcuni bus navetta, insufficienti e presi d’assalto da migliaia di persone. In particolare nel piazzale antistante la stazione di Roma Termini è andata in scena la lotta a un posticino sul bus, con centinaia di persone anche in mezzo alla strada. Corsa frenetica anche ai taxi. La notizia del crollo ha generato panico e confusione tra i passeggeri della metropolitana. Utenti inferociti, ad iniziare dai pendolari e dagli studenti. “Non mi sento tranquilla a prendere la metro”, ha confidato Francesca, mentre la sua amica, Giovanna, ha rincarato la dose: “Ogni giorno è la stessa storia, siamo in pericolo anche qui”. “Non c’è un servizio decente in questa città - ha lamentato invece Carlo - eppure siamo U tra i cittadini più tartassati d’Italia”. Ma anche i turisti stranieri non l’hanno certa presa bene: “La settimana scorsa siamo incappati nel problema dello sciopero al Colosseo - ha raccontato al Giornale d’Italia un avvocato danese, arrivato in Italia assieme ad una folta comitiva di connazionali - oggi (ieri, ndr) questo caos, stasera dovremmo andare a Firenze per completare il nostro tour italiano, ma molto probabilmente torneremo subito a casa, qui da voi non funziona niente”. Al di là dell’ennesima giornata nera per i trasporti, al centro della polemica è finito anche Stefano Esposito, assessore comunale alla Mobilità, che si è sfogato così: “Purtroppo siamo appesi alla fortuna. Questa è la situazione. Le infrastrutture delle metro hanno bisogno di un intervento, ma questo già si sapeva”, confermando che c’è un’indagine in corso che appurerà le cause. Probabilmente la situazione non migliorerà perché mancano i fondi per la manutenzione. Stesso discorso per la Roma-Lido, un’infrastruttura vecchia a cui servirebbero 150 milioni di euro per ristrutturala. Soldi che ad oggi non sono disponibili. Ci sarà un rimborso anche per gli utenti di ieri come aveva annunciato l’assessore Esposito per i di- sagi della Roma-Lido dei giorni scorsi? Chissà. Ma intanto le critiche arrivano a pioggia, non solo dagli utenti ma anche dal mondo politico. “Oggi (ieri, ndr) crolla un controsoffitto nella Metro A, ieri (domenica, ndr) la Roma-Lido bloccata, l’altro ieri (sabato, ndr) la Metro B. Ogni giorno ce n’è una. Dopo due anni e mezzo di Giunta Marino, sarà colpa della destra? Degli Ufo? Del destino cinico e baro? O magari di Gabrielli? O forse è il caso che una Giunta inadeguata e fatta da incapaci prenda atto delle sue inefficienze e liberi la città dal suo ingombrante fardello?”. E’ il pensiero di Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra. Gli ha fatto eco Barbara Saltamartini (Lega Nord): “Il tpl è al collasso a due mesi dal Giubileo”. Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha invece chiesto al “Pd che aspetta a cacciare Esposito e Marino?”, sulla stessa lunghezza d’onda del Movimento cinque stelle. Naturalmente il Pd ha scaricato le sue responsabilità sulla precedente amministrazione: “Esposito è in giunta da nemmeno due mesi”. Mentre Ignazio Marino si è insediato il 12 giugno di due anni fa... IL SINDACO IN PRIMA FILA ALL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A PHILADELPHIA Il Papa sconfessa Marino: “Non l’ho invitato” Un’altra figuraccia per il primo cittadino. Storace: “La città si prepari a esequie laiche” due: nel maggio 2013, Ignazio Marino, allora semplice candidato a sindaco di Roma (un periodo che ora gran parte dei romani rimpiangono) tampinò da vicino Papa Francesco addirittura mentre questi compiva il consueto giro tra i fedeli in piazza San Pietro, per consegnargli il suo libro-dialogo con il cardinal Martini “Credere e conoscere”. Un ‘regalo’ a favore di telecamere e fotografi, come si evince chiaramente dalle immagini di due anni fa, con il futuro sindaco rivolto a favore di obiettivo, più che di bianca veste papale. E peraltro quel libro all’epoca E già vecchiotto di un anno di pubblicazione e non ha certo lasciato un ricordo imperituro nelle classiche delle vendite, neppure nel circuito distributivo cattolico, laddove invece i volumi che recano l’impronta del compianto cardinale gesuita di Milano vanno davvero forte. Adesso, Marino ha provato il bis: niente fatiche editoriali stavolta, ma l’Incontro internazionale delle Famiglie a Philadelphia (per inciso: quelle propriamente cattoliche, fondate su un uomo e una donna, non certo sui registri delle unioni civili), dove il sindaco di Roma si è recato come se… ad invitarlo fosse stato il Papa in persona, anche se poco fa il Campidoglio ha frettolosamente precisato che di invito vero e proprio Marino non ha mai parlato. Comunque sia, tra il salvataggio sull’aereo di un passeggero (Marino in versione medico) e il tempo di smettere la tuta da sub della vacanza appena terminata proprio negli Usa e indossare quella tricolore da sindaco, Marino si è presentato all’Incontro delle famiglie, anche stavolta in prima fila. Ma è stato lo stesso Bergoglio a… retrocedere il sindaco. Ai cronisti che sull’aereo di ritorno dagli Usa (il Papa è tornato in Vaticano nella mattinata odierna) chiedevano lumi proprio sulla presenza di Marino a Philadelphia, Papa Francesco ha risposto esplicitamente: “Non l’ho invitato, chiaro? Non ho fatto niente e ho chiesto anche agli organizzatori e neppure loro lo hanno invitato. E’ venuto spontaneamente”. Tanti i commenti sull’ennesima sortita di Marino e, tra gli altri, quelli del vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace: "La città non commenti le dichiarazioni del Sommo Pontefice su Marino e si prepari I.T. a esequie laiche”. LA RUSTICA DOPO I DANNI PER LA VIOLENZA DEGLI HOOLIGANS OLANDESI Autista picchiato, presi i responsabili Barcaccia: al via i lavori ono state identificate e saranno denunciate le quattro persone ritenute responsabili dell’aggressione ai danni di un autista del trasporto pubblico di Roma. L’uomo, com’è noto, è stato ferito al termine di un diverbio da un ragazzo, la fidanzata e i familiari del giovane ed è poi finito in ospedale. Aveva chiesto al ragazzo di spostare la sua macchina, lasciata in doppia fila e che ostruiva il passaggio. Il conducente aveva preso il numero di targa per una successiva denuncia, come peraltro previsto dal regolamento. L’episodio era accaduto giovedì scorso nel tardo pomeriggio. A quel punto, secondo quanto ricostruito dalla polizia, il giovane è andato in escandescenza e, avvicinandosi S alla cabina del bus, ha sferrato un pugno contro il finestrino infrangendolo. L’autista è rimasto all’interno del mezzo fino all’arrivo dei colleghi dell’azienda, che lo hanno fatto entrare in un’autovettura di servizio. Quando però il dipendente dell’Atac si è diretto verso l’ambulanza, giunta nel frattempo, è stato minacciato ed aggredito dai genitori e dalla fidanzata del giovane. Anche il ragazzo si è scagliato per la seconda volta contro il conducente, colpendolo con un calcio e facendolo cadere a terra. I responsabili dovranno rispondere di lesioni, minacce a incaricato di pubblico servizio, danneggiamento aggravato ed interruzione di un servizio pubblico. a Fontana della Barcaccia, recintata per alcuni giorni con l’interruzione del flusso idrico, sarà sottoposta a un intervento di manutenzione a cura della Sovrintendenza capitolina. Lo storico monumento, realizzato da Pietro Bernini tra il 1626 e il 1629, è stato preso d’assalto dagli hooligans del Feyenoord durante gli scontri nel pre-partita del match di andata contro la Roma, valido per l’accesso agli ottavi di Europa League della stagione scorsa. L’intervento consiste in un accurato monitoraggio dello stato conservativo della superficie lapidea. Con l’occasione, i tecnici sottoporranno le superfici della fontana anche a un trattamento biocida per l’eliminazione delle L patine biologiche, operazione che si rende periodicamente necessaria. Il 27 novembre, intanto, inizierà il processo a carico dei tifosi olandesi fermati, che si svolgerà a Rotterdam per motivi di economia processuale. Gli hooligans olandesi dovranno rispondere non solo di resistenza a pubblico ufficiale, ma anche dei danni procurati alla fontana quando, in attesa di recarsi allo stadio, avevano vandalizzato piazza di Spagna. Attualmente, il bilancio dei responsabili è di 44 supporter del Feyenoord, sotto processo in patria con differenti capi d’imputazione, a vario grado di gravità. Proseguono comunque le indagini della procura di Roma. 9 Martedì 29 settembre 2015 ECONOMIA SONO 2,1 MILIONI I VEICOLI AUDI COINVOLTI IL RAPPORTO Dieselgate: ispezioni a catena Il diktat dell’Ue: La Volkswagen corre contro il tempo per “pulire” le auto dal marchingegno illegale L’ultimatum scade il 10 ottobre, altrimenti in Germania rischierebbe il blocco o scandalo “dieselgate” si allarga a macchia d’olio. L’Audi, controllata dalla Volkswagen, ha ammesso che sono 2,1 milioni i veicoli taroccati sugli 11 milioni del gruppo. In particolare, sono finiti nel mirino i motori Euro 5 di cilindrata 1.6 e il 2 litri turbodiesel che equipaggiano i modelli A1, A3, A4 e A6, il modello TT sportivo, e i Suv Q3 e Q5. Gli attuali motori diesel Euro 6, invece, non sono interessati dal problema. Sul totale di 2,1 milioni di vetture del marchio Audi coinvolte nel “dieselgate”, 1,42 milioni sono state vendute in Europa Occidentale, mentre per la Germania la cifra è di 577.000. Osservati speciali anche i veicoli prodotti negli Stati Uniti, dove il numero di auto incriminate sono circa 13mila. Ispezioni che stanno interessando a catena altre case automobilistiche, da Skoda a Seat e altri veicoli leggeri da trasporto. E’ corsa contro il tempo per la Volkswagen, che sta tentando di limitare i danni per trovare una soluzione tecnica al problema. Entro 10 giorni le vetture diesel devono essere “pulite” dal marchingegno illegale ed in linea con gli standard di emissioni. Il Kba, l’ufficio automobilistico tedesco, ha posto l’ultimatum fino al 7 ottobre. Se non dovessero essere rispettati i parametri, almeno secondo la Bild, l’ufficio automobilistico ritirerà il permesso di circolazione. In buona sostanza, vietando alle auto coinvolte di essere vendute o anche solo di viaggiare in Germania. Sarebbe un ulteriore contraccolpo per il gruppo tedesco e una vera beffa per i milioni di tedeschi che hanno acquistato il prestigioso marchio. Prosegue anche il trend negativo del gruppo tedesco in borsa, le cui azioni sono scese ieri del 5,45% a 101,45 euro. Una situazione preoccupante e delicata tassate la casa L Italia ha “un peso fiscale relativamente alto sul lavoro” mentre dovrebbe spostarlo su “consumi, proprietà immobiliare e ambiente”. Questo è quanto si legge nel rapporto 2015 della Commissione europea sulle “Riforme fiscali negli Stati membri dell’Ue”. Secondo il documento, inoltre, l’Italia ha “un gap sull’Iva significativamente più alto della media Ue”, per cui si dovrebbe “evitare l’uso di tassi ridotti e di esenzioni non obbligatorie”. La Penisola come altri Stati membri “ha tasse relativamente alte sulle compravendite immobiliari mentre le tasse annuali sulla proprietà non sono particolarmente alte”, per cui L’ che potrebbe ripercuotersi sulle aziende operanti nell’indotto, dove è presente un’ampia percentuale italiana. “Onestamente temo che il caso Volkswagen potrebbe avere un impatto sulle aziende fornitrici italiane del gruppo, anche se alcuni imprenditori che ho sentito mi dicono di no”, ha spiegato Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, a margine del Cersaie di Bologna, scegliendo di mantenersi sul vago: “Non so alla fine come si concluderà questa vicenda”. A chi gli chiedeva, dunque, se abbia il timore che possano essere coinvolte anche altre case automobilistiche, Squinzi non si è sbilanciato: “Non lo so - ha risposto - lo vedremo”. La Federmeccanica, dal canto suo, ha precisato: “C’è una grandissima cautela e un giusto livello di preoccupazione perché l’Italia è uno dei maggiori subfornitori dell’automotive tedesca”, ha chiarito Alberto Dal Poz, vicepresidente di Federmeccanica, sottolineando: “Ma è anche difficile prevedere oggi le ricadute e gli effetti sulla nostra filiera - ha aggiunto - attenzione sì, allarmismo no perché la Volkswagen fa molti modelli e anche quelli più avanzati tecnologicamente hanno tanti fornitori italiani”. Intanto i giudici tedeschi hanno concentrato le loro attenzioni su Martin Winterkom, ex ad Volkswagen, indagato per lo scandalo sulle emissioni truccate. L’ex manager si era dimesso a poche ore dalla notizia, una scelta “stimabile” per la multinazionale tedesca che ha ribadito come “non fosse a conoscenza delle manipolazioni dei dati sulle emissioni”. “c’è spazio per migliorare l’efficacia modificando la struttura tributaria nell’ambito della tassazione sui beni immobiliari”. “Non abbiamo ora un’analisi dettagliata del piano di riforma fiscale italiano, la faremo quando riceveremo la bozza” della Legge di stabilità, ha poi affermato la portavoce agli Affari economici della Commissione Ue, dopo la pubblicazione del rapporto. Insomma, l’Ue consiglia al governo Renzi di apportare le relative modifiche in vista della Legge di stabilità, indicando la strada da seguire. In caso contrario, l’Ue boccerà la bozza dell’esecutivo italiano rimandando indietro il testo con le correzioni da effettuare. L’ANNUNCIO È STATO DATO DALL’AD STARACE IN OCCASIONE DEL SUMMIT DELLE NAZIONI UNITE 2015 Sviluppo sostenibile, Enel in prima linea I n occasione del Summit delle Nazioni unite 2015 sullo sviluppo sostenibile, l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Francesco Starace, ha annunciato l’intenzione del Gruppo di contribuire al raggiungimento di quattro dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable development goals - Sdgs). Starace ha partecipato allo United nations private sector forum 2015: implementing the sustainable development goals, l’evento che si è svolto nella sede Onu a New York e a cui hanno partecipato oltre 350 rappresentanti del mondo economico, sindacale e della società civile per discutere di come il settore privato possa contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile Onu entro il 2030. “Il settore elettrico è un elemento chiave del progresso economico e sociale in quanto determina l’aumento della produzione, dei posti di lavoro, migliora l’educazione, l’assistenza sanitaria e genera nuove opportunità di crescita - ha sottolineato Starace nel suo intervento al Forum- Enel pone la sostenibilità al centro della propria cultura aziendale. Essere sostenibili vuol dire essere competitivi oggi e domani e la sostenibilità ambientale, sociale ed economica è la chiave per la crescita del settore energetico”. In particolare, il gruppo Enel contribuirà al settimo Obiettivo Onu Sdg impegnandosi ad assicurare l’accesso a un’energia economica, sostenibile e moderna attraverso il programma “ENabling ELectricity”, di cui beneficeranno 3 milioni di persone in Africa, Asia e America Latina. Enel inoltre, con le sue azioni mirate a raggiungere la Carbon neutrality entro il 2050, contribuirà inoltre al tredicesimo Obiettivo Onu Sdg che chiede l’adozione di azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e i suoi effetti. Per quanto riguarda il quarto Obiettivo Onu Sdg - garantire un’educazione di qualità inclusiva ed equa - Enel sosterrà progetti educativi per 400mila persone entro il 2020, attraverso iniziative simili a programmi già in corso quali Powering Education in Kenia, Ubuntu in Sud Africa e borse di studio in America Latina. Il gruppo si è inoltre impegnato al raggiungimento dell’ottavo Obiettivo Onu Sdg, promuovendo l’occupazione e una crescita economica inclusiva, sostenibile e duratura per 500mila persone, attraverso programmi come la coltivazione e distribuzione di caffè in Perù e coltivazioni in serra in Cile. L’intervento dell’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Francesco Starace si è svolto nella prima parte del Private Sector Forum che ha dato la possibilità a un ristretto gruppo di amministratori delegati, manager e investitori di far conoscere le proprie strategie di business per il raggiungimento degli Obiettivi dell’agenda Onu. Il Private Sector Forum dell’Onu è stato creato per favorire l’adesione all’Agenda di Sviluppo Post-2015, con lo scopo di far conoscere il contributo del settore privato e per fornire una piattaforma che raccolga obiettivi e partnership in linea con la strategia Onu. L’organizzazione del Forum è stata affidata al Global Compact dell’Onu, nel cui board da maggio fa parte Starace, primo rappresentante del mondo aziendale italiano ad essere chiamato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Il Global Compact ha inoltre contribuito all’individuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che hanno sostituito i Millennium Development Goal come linee guida delle Nazioni Unite per lo sviluppo nei prossimi 15 anni. 10 8 Martedì 29 settembre 2015 DALL’ITALIA E’ IL PRINCIPIO RIAFFERMATO DAL GARANTE DELLA PRIVACY ACCOGLIENDO IL RICORSO PRESENTATO DA UNA DONNA UN ALTRO BLITZ DELL’ESTREMA SINISTRA CONTRO LA LAPIDE DEL MILITANTE DEL MSI I lavoratori non possono essere spiati Imbrattata la targa di Venturini, Doria non prende posizione l Garante della privacy si schiera con i lavoratori: non potranno essere più spiati nelle conversazioni Skype dai loro datori di lavoro. E’ la presa di posizione dell’autorità per la protezione dei dati personali, accogliendo il ricorso proposto da una dipendente che lamentava l’illecita acquisizione di conversazioni, avute con alcuni clienti/fornitori, poste poi alla base del suo licenziamento. Secondo il Garante, il contenuto di comunicazioni di tipo elettronico o telematico gode di garanzie di segretezza tutelate anche a livello costituzionale. A seguito del provvedimento del Garante, il datore di lavoro non potrà effettuare alcun trattamento dei dati personali contenuti nelle conversazioni ottenute in modo illecito, limitandosi alla conservazione di quelli finora raccolti ai fini di una eventuale acquisizione da parte dell’autorità giudiziaria. “Nel caso esaminato - rileva il Garante - il datore di lavoro è incorso in una grave interferenza nelle comunicazioni, attuata, per sua stessa ammissione, attraverso l’installazione di un software sul computer assegnato alla dipendente in grado di visualizzare sia le conversazioni effettuate dalla ricorrente dalla propria postazione di lavoro prima di uscire dall’azienda, sia quelle avvenute successivamente da un computer collocato presso la propria abitazione”. Una procedura, secondo il Garante, in evidente contrasto con le “Linee guida del Garante per posta elettronica e Internet” e con le disposi- I Forza Italia scrive al sindaco di Genova: “Condanni l’atto di intollerabile violenza” a sinistra genovese - per la terza volta in pochi mesi - si è scagliata contro la targa dedicata al missino Ugo Venturini, ucciso nel 1970 mentre assisteva a un comizio di Giorgio Almirante. La lapide è stata imbrattata da una bomboletta spray. A richiamare l’attenzione del sindaco Marco Doria (Pd) è stata Forza Italia, affinché la targa venga ripristinata al più presto e che “non passino settimane come la scorsa volta”. E’ l’appello rivolto dal capogruppo azzurro in Regione, Angelo Vaccarezza, al primo cittadino di Genova. “Non conosco le ragioni del tuo silenzio dietro a questa azione, ma una cosa te la chiedo: dai alla tua amata città un segnale, un messaggio”, perché “non sono la violenza e l'intolleranza i valori sui quali una città vive e cresce”, ha scritto Vaccarezza in una lettera a Doria. “Mi chiedo quale possa essere il motivo di tanto accanimento: la noia, una notte priva di emozioni, o la semplice voglia di provocazione, hanno fatto sì che nuovamente la stupidità di alcuni pochi vigliacchi abbia portato Genova, alla ribalta delle cronache per motivi non proprio onorevoli”, ha aggiunto L zioni poste dall’ordinamento a tutela della segretezza delle comunicazioni, “nonché - spiega - con la stessa policy aziendale approvata anche dalla competente Direzione territoriale del lavoro. Pur spettando, infatti, al datore di lavoro definire le modalità di utilizzo degli strumenti aziendali, occorre comunque che queste rispettino la libertà e la dignità dei lavoratori, nonché i principi di correttezza (secondo cui le caratteri- stiche essenziali dei trattamenti di dati devono essere rese note ai lavoratori), di pertinenza e non eccedenza stabiliti dal Codice privacy”. Principi, secondo il Garante, da tenere ben presenti, in considerazione del fatto che l'esercizio del controllo da parte del datore di lavoro può determinare la raccolta di informazioni personali, anche non pertinenti, di natura sensibile oppure riferite a Rita Di Rosa terzi. Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio l’esponente azzurro, ricordando che Venturini “non era un violento, né una testa calda. Era un padre di famiglia, un lavoratore". Era un missino, un ragazzo che “credeva nei valori della destra del Movimento sociale italiano. Questa agli occhi di qualcuno, la sua colpa. Non essere uniforme alla maggioranza, non ‘allinearsi’”. Oggi, quindi “abbiamo il dovere di condannare un gesto tanto inutile quanto meschino, per la volontà di ‘sporcare’ con il colore la memoria di un ragazzo perbene”. L’esponente di Forza Italia ha colto l’occasione per denunciare anche l’indifferenza dell’amministrazione comunale, rea di aver lasciato ben due targhe “appoggiate sugli alberi”. Un pericolo anche per i tantissimi cittadini, molti dei quali bambini, che frequentano il giardino di piazza Verdi, dove è posizionata RDR la targa di Venturini. 11 Martedì 29 settembre 2015 DALL’ITALIA APPARTENEVA A ARNO BOSISIO, DETTO “ARDENTE”, MEMBRO DEL CLN DI DONGO, PRESENTE IN QUEI GIORNI DELL’APRILE 1945 A MEZZEGRA Mitraglietta nel bagagliaio: era di un partigiano che partecipò all’uccisione di Mussolini Il nipote l’aveva ritrovata in casa dopo i lavori di ristrutturazione: ora è stata confiscata i sono fatti della storia di cui probabilmente non si smetterà mai di parlare. Chi si è dato tanto da fare per occultare la verità mistificandone persino gli aspetti più tiepidi (figuriamoci quelli più intensi) avrebbe dovuto esserne consapevole. Ed è così che basta qualsiasi notizia per tornare ad affrontare i grandi misteri che la storia conserva ancora coperti da una fitte coltre di polvere. La notizia è la seguente: a Grevedona, in provincia di Como, nel luglio dello scorso anno un trentenne di nome Andrea Bosisio venne fermato dai carabinieri di Menaggio, sulla statale Regina. Per chi ha un po' di dimestichezza in ambito storico, questi luoghi significano qualcosa: sono i luoghi degli ultimi giorni di Mussolini. Ebbene, Bosisio aveva in macchina, perfettamente funzionante, una mitraglietta Beretta calibro 9 parabellum, nascosta dentro una custodia di violino. Arma illegale risalente alle seconda guerra mondiale, in perfetto stato di conservazione. A tirar fuori questa notizia Il Giorno QN di qualche giorno fa. Trasporto e detenzione di arma illegale: Bosisio patteggia sei mesi di condanna con pena sospesa. Sembrerebbe una storia come tante, e invece quell'arma non è una Beretta qualsiasi. Già, perché Andrea Bosisio è il nipote di quell'Arno Bosisio, detto "Ardente", partigiano, che prese parte alla cattura e al successivo assassinio C di Benito Mussolini e Claretta Petacci, e sebbene non si conosca con esattezza quale ruolo "Ardente" ebbe nella vicenda, di sicuro era lì quando accadevano gli oscuri fatti tra Dongo e Giulino di Mezzegra. Andrea Bosisio disse di averla ritrovata dopo la ristrutturazione della casa dei genitori e di aver capito che doveva essere appartenuta al nonno. Così l'aveva pulita e aveva deciso di farla valutare da un amico esperto di armi, per cederla, eventualmente, all'Associazione Partigiani e donarla ad un museo, sempre a quanto riferisce Il Giorno. Però poi venne fermato, l'arma venne scoperta e lui patteggiò la pena. Ora la Beretta è stata confiscata e il giudice ha disposto che essa venga inviata all'artiglieria competente per il Tribunale che dovrà valutare il suo valore storico e deciderne l'assegnazione probabilmente a un museo. Secondo quanto riferisce ancora Il Giorno, Arno Bosisio, membro del Cln di Dongo, venne catturato nel dicembre del '44 e rinchiuso a San Donnino, dove sarebbe stato torturato. Morì nel 1947, a 37 anni, e sempre a quanto scrive il quotidiano si parlò di una morte dovuta alle torture subite nel '44. Però nell'aprile del '45 partecipò alla cattura di Mussolini e all'uccisione del Duce e di Claretta, il che lascia immaginare che in quell'epoca fosse in perfetta salute. Il 10 agosto del 1945, inoltre, a Porlezza, rilasciava la seguente dichiarazione:"Io, Tenente Arno Bosisio, ex comandante del presidio di Dongo, dichiaro che: l’ex partigiano Frangi Giuseppe (nome di battaglia Lino) di Giovanni e fu Corti Carolina, nato a Gironico il 7/8/1911, sceso dal Distaccamento il 26/4/1945, partecipò alla cattura dell’ex duce, pure partecipò all’esecuzione dei 16 ministri, in seguito ad un incidente dell’arma propria, decedette. Il Comandane il Plotone. Firmato: Ten. Arno Bosisio". Questo documento fu reso noto da Alberto Bertotto nel suo volume "La morte di Mussolini. Una storia da riscrivere, PDC editori, Ascoli Piceno. I documenti vennero messi a disposizione di Bertotto da Giuseppe Turconi, all'epoca ultraottantenne, abitante a Villaguardia di Como, paese natio di Giuseppe Frangi, nome di battaglia "Lino", uno dei due carcerieri di Mussolini a casa De Maria. Di certo su quei fatti e su quelle giornate ancora c'è tanto da capire, e chissà che insieme alla Beretta Arno Bosisio non abbia tenuto nascosto qualcos'altro: le sue memorie, per esempio. Non sarebbero certo queste, anche qualora vi fossero, a mettere la parola fine all'intricata vicenda, ma fornirebbero forse qualche elemento in più alla ricerca della verità. Emma Moriconi CASTELLINALDO D’ALBA (CUNEO) Vendemmia tra amici: per gli ispettori è “lavoro nero” Il proprietario della vigna è stato sanzionato con una multa di quasi 20mila euro L avoro nero e caporalato. Questi i reati contestati al proprietario di una vigna di Castellinaldo d’Alba, un paese in provincia di Cuneo, che si è visto comminare una multa di quasi ventimila euro. La sua colpa? Quella di aver invitato tre amici a dargli una mano per la vendemmia. Protagonista dell’assurda vicenda è Battista Battaglino, 63 anni, che aveva riunito alcuni amici nel suo piccolo podere, un ettaro di terreno in collina con filari carichi di grappoli che l’uomo usa per produrre vino da consumare in casa e con qualche conoscente. “Stavamo raccogliendo l’uva, ridendo e prendendoci in giro perché in quelle vigne è anche difficile stare in piedi – racconta a La Stampa la moglie dell’uomo – quando siamo stati letteralmente circondati da carabinieri e funzionari dell’ispettorato del lavoro. Ci hanno chiesto i documenti e hanno redatto un verbale di denuncia di lavoro nero”. La multa per Battista Battaglino è di 19.500 euro, 3900 per ognuno dei 4 amici e del pensionato. “E’ assurdo. In campagna – dice ancora la donna – è consuetudine aiutarsi l’un l’altro. Si è sempre fatto, senza il timore di essere catalogati come evasori o, peggio ancora, come caporali che sfruttano le persone facendole lavorare in nero”. E la sua diventa anche una denuncia di quella che appare come una vera ingiustizia. “Battista - dicono gli amici - coltiva da solo quel pezzo di terra. E’ in pensione e ci passa il suo tempo. Quando l’uva è matura ci chiede di aiutarlo. Bisogna fare in fretta, altrimenti i grappoli marciscono e lui non potrà fare il suo buon vino. Per quello eravamo lì, come facevamo da anni. A turno non sempre tutti, a seconda dei nostri impegni”. Il diretto interessato dal canto suo si è detto molto amareggiato e ha dichiarato che abbandonerà le vigne: “non vale la pena lavorare tanto per poi avere questi bei ri- sultati. L’unica cosa che potevo dare a questi amici era una cena per ringraziarli. Purtroppo non abbiamo neanche fatto quella”. Quanto avvenuto ha generato stupore ma anche indignazione. Della quale si è fatto portavoce Giovani Molino, sindaco di Castellinaldo: “non siamo un paese in cui vige il caporalato. Qui la gente si aiuta, si spacca la schiena tra le vigne, su queste colline. È assurdo che un uomo come Battista, che manda avanti questi pochi filari da solo, con grande sacrificio, venga additato come evasore. Sono terreni che erano già del padre, vigne che avranno 70-80 anni. Lui le cura tutto l’anno, ancora con metodi vecchi, quelli di una volta. Non ha neanche i mezzi più moderni per coltivare e raccogliere, tutto viene fatto a mano. È pazzesco che debba pagare una multa del genere”. Cristina Di Giorgi STRAGE DI CAPACI Si pente il “pescatore di bombe” La notizia è emersa nel corso dell’ultima udienza del processo bis per l’assassinio di Falcone, della moglie e della scorta el corso dell’ultima udienza del processo bis per la strage di Capaci, che si sta celebrando presso la Corte d’Assise di Caltanissetta, è emerso che Cosimo D’Amato ha deciso di pentirsi e di collaborare con la magistratura. L’uomo, già condannato con rito abbreviato a 30 anni di carcere, è colui che ha fornito parte dell’esplosivo utilizzato per costruire la bomba che ha fatto saltare in aria Giovani Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta. La notizia è venuta N fuori quando il pubblico ministero Stefano Luciani ha chiesto l’audizione di D’Amato. Sotto processo, con l’accusa di strage, ci sono Salvo Madonia e Vittorio Tutino, assieme a Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. I loro legali hanno chiesto l’acquisizione dei verbali integrali degli interrogatori di D’Amico. Secondo l’accusa il pescatore D’Amato è colui che ha aiutato i componenti della cosca mafiosa a reperire l’esplosivo da alcuni residuati bellici della Seconda guerra mondiale che si trovavano in fondo al mare. Sotto l’autostrada che collega Palermo con l’aeroporto non c’era infatti soltanto il tritolo procurato da Giovani Brusca, ma anche una parte di diversa provenienza, che dai fondali marini era finito nella disponibilità dei boss di Brancaccio. “Sull’Attentatuni – riferisce la stampa - D’Amato sembra confermare il racconto di Spatuzza sul coinvolgimento della cosca mafiosa di Brancaccio, accusando anche Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella”. Che, condannati all’ergastolo in primo grado, saranno processati in abbreviato (prima udienza il prossimo 14 ottobre). Sempre nel processo per la strage di Capaci, è stato chiamato a deporre Giovanni Aiello, l’ex poliziotto accusato di essere un killer che agiva a sostegno delle operazioni mafiose ed imputato di un reato conesso. “Faccia da mostro” (questo il soprannome dell’uomo, che ha il volto deturpato sembra come conseguenza di un conflitto a fuoco), si è però avvalso della facoltà di non rispondere: “chiedo scusa signor presidente – ha detto rivolgendosi alla corte – ma mi sento travolto da un turbine di cose che non riesco a comprendere”. St.Sp. 12 Martedì 29 settembre 2015 SPORT&SOCIETA’ LA BAND ANNUNCIA LO SCIOGLIMENTO DEFINITIVO: ULTIMI DUE CONCERTI A GIUGNO 2016 A ROMA E MILANO Tanta voglia di Pooh. Ma finisce qui Hanno segnato la storia della musica (e non solo) italiana, con quel pop tra amore e impegno, facendo sognare intere generazioni – Anche Riccardo Fogli e Stefano D’Orazio per dare l’addio alle scene “NON ESSERE CATTIVO” di Igor Traboni agari è solo un incubo, forse uno scherzo del destino stonato e baro, un lancio di agenzia sbagliato: toglieteci tutto, insomma, ma non i Pooh, ovvero la musica italiana che s’è fatta colonna sonora delle nostre vite, di quelli che cinquant’anni fa neppure erano nati, dei tanti che su un ‘Pensiero’ attorno a un juke-bok si sono addormentati sulle spalle di una ‘Piccola Katy’ e sono ancora lì, con figli al seguito. E invece no: lo hanno annunciato proprio loro: il prossimo sarà l’ultimo anno con i Pooh e per celebrare al meglio quello che è comunque un addio, i Pooh si riuniranno nella formazione originale, con Riccardo Fogli e Stefano D’Orazio, assieme ai superstiti Roby Facchinetti, Red Canzian e Dodi Battaglia. Ci saranno così due concerti-evento di tre ore, dal nome “Reunion - L'ultima notte insieme", il 10 giugno 2016 allo stadio San Siro di Milano e il 15 giugno all'Olimpico di Roma, le ultime occasioni per ascoltare dal vivo classici senza tempo come Uomini soli, Tanta voglia di lei , Noi due nel mondo e nell'anima , Infiniti noi, Dammi solo un minuto, Chi fermerà la musica. Da oggi invece sarà in airplay radiofonico una nuova versione del classico Pensiero del 1971, cantato da tutti e cinque i Pooh originali, mentre il 28 gennaio uscirà nei negozi un picture disc con 20 canzoni scelte direttamente dal pubblico. “Non sarà un album come le altre precedenti mille compilation –hanno dichiarato in conferenza stampa i Pooh - Il film di Caligari candidato all’Oscar M Le canzoni saranno annunciate mano a mano. Sarà una tiratura limitata e autografata, che potrà essere già preordinata nei prossimi giorni”. Fosse ancora tra noi, anziché nel paradiso della musica, su quel palco salirebbe di certo anche Valerio Negrini, che dei Pooh – dopo un inizio direttamente sul palco – ha scritto le canzoni più belle. Il tempo passa per tutti, ci mancherebbe pure. E allora, probabilmente è inutile star lì ancora a tirarsi qualche immancabile ruga di troppo, ad allargare le ‘oooo’ musicali. Però… però qua già si sente forte la nostalgia di quei ragazzi che hanno fatto e rifatto il pop italiano, a partire dal nome di un orsetto che solo parecchi anni dopo (sempre avanti, loro) sarebbe diventato famoso con i cartoni animati: correva l’anno 1966 e i baldi giovanotti si presentarono a Milano per firmare il loro primo contratto discografico, con il nome di Jaguars. Solo che con quel nome c’era già un altro complesso e allora una segretaria-amia di origine inglese si ricordo di quell’orsacchiotto – Winnie the Pooh –che dalle sue parti andava già forte. Non ci mise molto quel nome a diventare un marchio, di fabbrica e di musica, anche se all0inizio qualcuno ironizzò sull’effetto di un nome come uno sputo o dell’acca finale da aspirare. Ne hanno passate tante i Pooh, ma di crisi vere e proprio mai nessuna. Neppure quando gli altri facevano gli ‘impegnati’ e loro no. E una certa sinistra pure provò a farli artisticamente fuori, quei Pooh etichettati come ‘di destra’. Magari solo perché cantavano i buoni sentimenti e l’amore in tutte le sue declinazioni (proprio per ‘Pensiero’, ad esempio, il buon Negrini si ispirò ai carcerati). O forse perché hanno sempre cantato e suonato semplicemente bene. Rotolando respirando la vita. l film 'Non essere cattivo', di Claudio Caligari, rappresenterà l’Italia nella sempre più vicina corsa agli Oscar. La Commissione di Selezione per il film italiano da candidare all’Oscar istituita dall'Anica, su invito della 'Academy of Motion Picture Arts and Sciences', riunita davanti a un notaio e composta da Natalia Aspesi, Nicola Borrelli, Gianni Canova, Tilde Corsi, Daniele Luchetti, Olivia Musini, Andrea Occhipinti, Nicola Piovani e Stefano Rulli, ha infatti designato il film postumo di Caligari a rappresentare il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar per il miglior I film in lingua non inglese. L’annuncio delle nomination è previsto per il 14 gennaio 2016, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 28 febbraio. Prodotto da Valerio Mastandrea, l’attore amico del regista scomparso a Roma il 26 maggio scorso dopo una breve malattia, e presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia, è la storia di due amici, Cesare (interpretato da Luca Marinelli, già visto ne La solitudine dei numeri primi) e Vittorio (l’attore Alessandro Borghi, Roma criminale) sullo sfondo della Ostia degli anni Novanta. TORNA A SUONARE L’INNO DELLA CHAMPIONS. STASERA TOCCA AI GIALLOROSSI, DOMANI AI BIANCONERI Notti di coppe e di campioni per Roma e Juve Nell’importante trasferta contro il Bate Borisov, formazione obbligata per Garcia - Contro il Siviglia sfida delicatissima per Allegri. Spuntano le alternative Lippi, Capello e Klopp di Federico Colosimo orna a suonare la musica della Champions League. E’ una notte da… Lupa per la Roma. Trasferta insidiosa e in piena emergenza per i giallorossi, con Garcia che contro il Bate Borisov avrà a disposizione solo 16 giocatori della rosa titolare. Non bastavano le già pesantissime assenze di Dzeko, Totti, Keita e Rudiger. L’ultimo allarme riguarda Iago Falque, costretto a saltare l’importantissima gara in Bielorussia. Formazione obbligata, dunque. Con De Sanctis in porta, difesa a quattro con Digne, De Rossi, Manolas e Florenzi (non al meglio). A centrocampo al fianco degli intoccabili Pjanic e Nainggolan ci sarà Vaniquer. Mentre davanti il tridente, del tutto insolito, sarà composto da Gervinho, Iturbe e Salah. Dopo il prezioso e convincente pareggio casalingo contro i campioni d’Europa in carica del Barcellona, la “maggica” insegue un successo che le permetterebbe di tenere il passo qualificazione senza dover rincorrere. Gli avversari sono modesti e non certo imbattibili. Una compagine, quella di Minsk, che T all’esordio è stata letteralmente asfaltata in Germania dal Bayer Leverkusen (41 il risultato finale). I ragazzi di mister Yermakovich, bandiera del club già da giocatore per averci militato dieci anni, puntano a essere la mina vagante dello spettacolare gruppo “E”. I gialloblù dell’Est fanno della velocità e delle ripartenze in contropiede le loro armi migliori. La certezza è rappresentata dallo storico bomber Vitali Rodionov che, dopo aver già sentenziato il Lille di Garcia nel 2012, vuole ripetersi. Mentre la stella è Hleb, senza dubbio il giocatore più importante della storia del suo Paese. L’ex fantasista dell’Arsenal, che ha conquistato il triplete nel 2009 con Barcellona dei marziani, ha (ri)portato tutta la sua esperienza nel team che lo ha reso grande. Al Futbol’ny Klub BATE sarà tutto esau- rito. “Solo” 13.000 i posti a sedere, con i tifosi giallorossi che non si sono certo fatti scoraggiare dalla lontananza della trasferta, aggiudicandosi tutti i biglietti a loro disposizione. Vincere, ad ogni costo. Questo, l’imperativo categorico per la banda Garcia. Che contro la compagine più debole del girone, seppur in formazione rimaneggiata e in trasferta, deve portare a casa un successo fondamentale per garantirsi l’accesso agli ottavi di finale. In uno dei momenti più difficili della sua storia, la Juve vuole tornare a vincere e convincere. E l’occasione giusta, per Buffon e compagni, arriverà già domani sera. Quando allo Stadium i vicecampioni d’Europa dovranno fare i conti con il Siviglia. E ancora: contro i temibili ex Llorente e Immobile. Allegri si gioca molto. Non il posto, ma il futuro. Anche in caso di sconfitta, il tecnico toscano rimarrà sulla panchina bianconera, almeno fino alla sfida di campionato contro il Bologna. Ma adesso il trainer toscano non ha più alibi. La terza sconfitta in sei giornate e i cinque punti in classifica che valgono un misero sestultimo posto, imbarazzano e preoccupano (non poco) la di- rigenza. Che ha rinnovato la fiducia al trainer, cominciando però a guardarsi intorno. D’altronde, le alternative, non mancano. Oltre agli ex Lippi e Capello intrigano i profili di Klopp e Montella. Occorrono risultati all’altezza per riportare entusiasmo e successi a Vinovo. Come l’exploit di Manchester, contro il City, che sembrava aver interrotto la crisi della Signora. Tant’è, il pareggio contro il Frosinone e la debacle partenopea hanno riportato lo sconforto a Torino, sponda bianconera. Il capitano Buffon suona la carica. Col Siviglia è sfida al vertice. La netta vittoria di 15 giorni fa contro i tedeschi del Monchengladbach (3-0) permette agli spagnoli di accontentarsi pure di un pari. Un punto che potrebbe essere fondamentale in chiave qualificazione. La Juve vuole il bottino pieno per dimostrare a tutti che nello sport, così come nella vita, si può perdere. Ma l’importante è rialzarsi. E continuare a lottare. Dalla Roma alla Juve, italiane protagoniste nella Coppa dalle grandi orecchie. Torna a risuonare l’inno della Champions, storia di un inno in grado di stuzzicare e far tremare le corde più profonde delle emozioni.