Anno V - Numero 37 - Sabato 13 febbraio 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Unioni civili
Sicurezza
Cronaca
Tra Chiesa e Renzi
aria di... divorzio
Sindacati di polizia
in pressing su Alfano
Acireale, la carica
degli assenteisti
A pag. 2
Sarra a pag. 8
Fruch a pag. 10
IL CENTRODESTRA UFFICIALE RIFIUTA LE PRIMARIE E VARA LA CANDIDATURA PIÙ CONTROVERSA
di Francesco Storace
era una volta il
centrodestra. Si
chiamava casa
della libertà,
ma avrebbe anche potuto essere semplicemente appellato come Casata, col Regnante unico che
dispensava prebende e onori. Il popolo lo acclamava, a
Corte ciascuno desiderava
essere impalmato da Colui
che tutto poteva.
Poi, pian pianino, dalla folla
si comincio’ a sbadigliare;
stanca di sentire da un ventennio sempre le stesse
cose, si chiedeva che cosa
volesse il Signore di un tempo. E gli voltò le spalle una
volta per tutte.
Silvio Berlusconi sa che gli
voglio bene. Ma sta sbagliando tutto, e glielo dico
al posto dei cortigiani che
lo adulano con sorrisi sempre più falsi al suo passaggio.
A Roma Forza Italia precipiterà e se conquisterà due
seggi in Campidoglio sarà
grasso che cola, a causa delle scelte scellerate che caratterizzeranno la posizione
assunta per le comunali.
Dopo i rumors arriva la decisione su Bertolaso, che
Berlusconi abbraccia nonostante tutti i sondaggi lo
diano soccombente. Persino
Piazza Pulita, la trasmissione di
Formigli, al termine di una puntata
rovente, lo ha scaraventato al terzo
posto tra i candidati graditi dagli
elettori di centrodestra. Dopo di
me, in seconda posizione c’è Alfio
C’
dere al nostro popolo - attraverso le primarie - che
cosa ne pensi.
Per settimane hanno discusso di Meloni, Marchini e
Bertolaso. Fanno la scelta
che inchioderà Marchini alla
sua corsa solitaria, non si
azzardino a pretendere alcunché da noi. Vorrà dire
che a destra correremo in
due, a sinistra saranno altrettanti con Giachetti e Fassina, poi i non più definibili
Marchini e il grillino che
troverà gloria dal web. Sei
candidati, vinca il migliore
e tutto potrà succedere.
La narrazione dei prossimi
cinque anni in Campidoglio
non riguarderà certo Bertolaso, che si illude di potersi
avventurare in una campagna
elettorale come quella per
Roma mostrando credenziali
che per essere realistiche devono essere suffragate dalla
liberazione da ogni sospetto.
Che non sta certo in una speranza di prescrizione.
Glielo dice l’ultimo presidente della regione ad aver
concluso il mandato: questa
città va si’ ricostruita, ma
soprattutto con l’esempio e
offrendo la certezza di non
avere padroni da servire.
Non abbiamo bisogno di altre ombre sulla Capitale,
vorremmo finalmente parlare del domani di Roma
evitando di subire l’offensiva di
una sinistra che ha bisogno di occultare le proprie responsabilità.
Quella favola è finita: ma così facendo, Roma non sarà né felice
né contenta.
C’ERA UNA VOLTA...
Berlusconi punta su Bertolaso, campagna elettorale
col codice penale e non col programma
Marchini e non l’ex capo della
protezione civile, un tempo uomo
di Rutelli e oggi del Cavaliere.
Provo a immaginare Bertolaso seduto di fronte a Formigli e mi chiedo se al posto del programma
L'AUSTRIA SI PREPARA A CHIUDERE IL BRENNERO
elettorale l’elettore dovrà consultare il codice penale.
Stanno distruggendo ogni speranza
di vittoria del centrodestra a Roma,
ed è ovvio che Salvini e Meloni
(che pure avrebbe avuto una carta
da giocare con Rampelli) decidano
di starci: già sono proiettati al post
elezioni, con tutte le colpe da attribuire a Berlusconi per la sconfitta
tenacemente cercata.
Per di più, senza nemmeno chie-
NESSUNO NE PARLA PIÙ, MA LA GRECIA ORMAI È ALLO STREMO. SCONTRI AD ATENE
Il sinistro crepuscolo di Tsipras
di Igor Traboni
ite la verità: un po’ ci eravamo scordati
di Alexis Tsipras, il primo ministro
che voleva risollevare la Grecia con le
sue teorie sinistrorse. E che invece è finito
tra i tipi sinistri, quelli cioè che le economie
le affossano. E che non a caso è stato preso
a modello anche da certa sinistra italiana,
giusto il tempo di accalappiare qualche
seggio, di quelli strapagati, all’Europarlamento.
Fatto sta che la Grecia va male, sempre
peggio, nonostante il bis cui Tsipras ha sottoposto gli ellenici, facendosi rivotare.
Il prodotto interno lordo della Grecia è diminuito dello 0,6% nel quarto trimestre 2015
rispetto ai tre mesi precedenti. Rispetto allo
stesso periodo del 2014, il crollo raggiunge
il 2%. Oramai è recessione, insomma, altro
che le scene pur drammatiche delle banche
chiuse e delle file davanti agli sportelli di
qualche mese fa.
E le avvisaglie sono arrivate già ieri, quando
nel centro di Atene sono scoppiati violenti
scontri tra la polizia in assetto antisommossa
e migliaia di agricoltori, provenienti soprattutto
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TAGLIATI FUORI
Vignola a pag. 4
dall’isola di Creta, per protestare contro l’aumento delle tasse e la riforma delle pensioni.
Tra un lancio di verdura e uova e una serie
di cariche con i lacrimogeni, quattro manifestanti sono stati arrestati; un bilancio tutto
sommato ‘positivo’, anche perché è stato
impedito ai trattori di arrivare fin davanti al
Parlamento, dove la protesta avrebbe assunto
toni ancor più eclatanti. Disagi anche nella
periferia della capitale greca, con blocchi
stradali lungo l’autostrada che porta all’aeroporto.
E dopo questa degli agricoltori, si prevedono
altre proteste, coincidenti per l’appunto con
i provvedimenti del governo di Alexis Tsipras,
chiamato proprio in questi giorni ad approvare
una delicatissima riforma delle pensioni,
contestata dalla gente ma secondo il premier
ellenico indispensabile per cercare di superare
la prima revisione del prestito da 86 miliardi
di euro ricevuto dai creditori.
Tsipras, insomma, è sempre più alle corde.
Ma la Grecia, peggio, è oramai allo stremo e
i greci disillusi dopo tante promesse.
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Sabato 13 febbraio 2016
AttuALItA’
IL PREMIER CONTESTA LA RICHIESTA DEL CARD. BAGNASCO SUL DDL CIRINNÀ
Renzi prova a zittire pure i vescovi
E Grasso e la Boldrini si uniscono al coro: “Sul voto segreto decidiamo solo noi”
di Igor Traboni
on è andato giù a Matteo Renzi
l’ennesimo attacco della Chiesa cattolica nei confronti del
suo governo, dopo che il cardinal Bagnasco, presidente
della Cei, ieri l’altro ha auspicato il voto
segreto, e dunque la libertà di coscienza,
sul ddl Cirinnà.
Il voto segreto "lo decide il Parlamento,
e non la Cei", ha tuonato Matteo Renzi
dai microfoni di Radio Anch'io. “Mi piacerebbe molto l'idea che un parlamentare
risponda del voto che dà e lo spiega.
Dopodichè il regolamento del Parlamento
prevede il voto segreto e se ci saranno
le condizioni Grasso e non la Cei deciderà. È una legge sacrosanta e finalmente
ci siamo. Che paura possono fare due
persone che si amano, perché lo Stato
deve impedire loro di avere dei diritti?
Trovo che il Paese e il Parlamento su
questo siano nettamente a favore”. E
N
sulla stepchild adoption ha aggiunto: “In
realtà esiste già in forme stabilite in via
giudiziaria, è un punto delicato e aperto
ma mi pare fondamentale che in queste
ultime ore prima del voto si rispettino le
opinioni altrui, si faccia una discussione
seria e poi il Parlamento decida".
Pollice verso nei confronti di Bagnasco
anche da parte del presidnete del senato
Piero Grasso, che in realtà lo stesso atteggiamento nei giorni scorso ha avuto
anche nei confronti delle richieste dei
senatori della minoranza: “Ccè la libertà
di espressione. Però sulle procedure
penso che ci sia la prerogativa delle
istituzioni repubblicane di decidere".
Neanche a dirlo, la collega della Camera,
Laura Boldrini, è subito arrivata in soccorso del collega e della piega estremamente laicizzata che ha ormai preso
questa discussione: “Decidono il presidente della Camera o del Senato in
base al regolamento, non lo decide nessun altro. E' una materia tecnica, rego-
lamentare che spetta ai presidenti valutare. Credo che qualsiasi suggerimento
non sia pertinente", ha detto all’Ansa.
Lo stesso Bagnasco ha poi tenuto a precisare che “non avevo certo intenzione
di fare considerazioni di carattere tecnico.
Con quelle parole - ha detto alla Stampa
e al Secolo XIX - ho fatto appello a un
principio di ordine morale, antropologico,
riguardante la libertà di coscienza, la libertà di ciascuno. Non avevo certo intenzione di fare considerazioni di carattere tecnico”. Ma anche dopo queste
parole, il presidente della Conferenza
episcopale italiana si è trovato un po’
isolato, anche all’interno della stessa
Chiesa: "Vale quello che ho detto l'altro
giorno, per rispetto del Parlamento e
delle istituzioni preferisco non parlare”,
ha detto all’agenzia Ansa il segretario
della Cei, mons. Nunzio Galantino.
E dire che proprio il fronte politico proCirinnà non è poi cos’ compatto, visto
che, dopo la levata di scudi dei senatori
catto-dem, anche otto deputati del Pd
(Simonetta Rubinato, Tino Iannuzzi, Teresa Piccione, Alfredo Bazoli, Ernesto
Preziosi, Mino Taricco, Pier Giorgio
Carrescia, Giovanna Palma) hanno chiesto che “non si rinunci a tentare la
strada della sintesi più alta anche sul
nodo della stepchild adoption con la
soluzione più ragionevole, lo stralcio
dell'articolo 5 per affrontare la questione
all''interno di un'organica riforma degli
istituti paragenitoriali, da mettere subito
in calendario. Allo stato in cui si è giunti
nel dibattito va evitata qualunque forzatura che rischierebbe di lasciare una
ferita profonda all''interno del Pd, partito
che per sua ambizione deve essere
luogo di confronto di culture e ispirazioni
diverse".
IL GIORNALE CATTOLICO NON FA SCONTI
E Avvenire stana i catto-dem:
“Coerenza, nessuno cerchi alibi”
n’altra stoccata nei confronti di Renzi e del Pd
arriva anche da Avvenire,
l’autorevole quotidiano (è uno
dei pochi che continua a guadagnar copie nella generale crisi
della carta stampata italiana) di
ispirazione cattolica.
“La ferita aperta, ancora oggi,
non sono certo gli autorevoli,
rispettosi e democratici auspici
di un vescovo, ma le disposizioni
tese a limitare la libertà di coscienza dei senatori del Pd”,
scrive il direttore Marco Tarquinio in un editoriale destinato
a lasciare il segno “I cattolici –
aggiunge il direttore di Avvenire
- si aspettano dagli eletti consapevolezza, coerenza e trasparenza, altri, invece, inclinano
agli ordini di scuderia. Qui si
tratta di libertà di coscienza, e
di buon diritto. Nessuno cerchi
U
alibi. Nessuno tenti di nascondersi dietro il (presunto) dito
“regolamentare” alzato del presidente della Cei. Il cardinal Bagnasco, nella sua Genova, è
stato interpellato a proposito
del ddl sulle unioni civili e l’adozione omosessuale e ha auspicato che in Parlamento “tutti”,
qualunque opinione abbiano,
“possano esprimersi”, facendo
valere posizioni e obiezioni in
assoluta “libertà di coscienza”
visto che sono in discussione
“temi fondamentali per la vita
della società e delle persone”.
Un augurio da pastore e da cittadino, che qualche politico, e
persino qualche solitamente accorto membro del governo, ha
tentato di trasformare in “diktat”
su una (presunta) preferenza
tecnica per il voto segreto d’aula”, argomenta Tarquinio.
OGGI IN TUTTA ITALIA LA MOBILITAZIONE CONTRO IL BLOCCO DEL PROCESSO DI RIFORMA DEGLI STUDI MUSICALI
I Conservatori ‘suonano’ la protesta
SONDAGGIO SUGLI ITALIANI E IL LAVORO
Il posto fisso resta in cima
ai desideri, anche dei giovani
li italiani continuano a
sognare il posto fisso,
come rivela il sondaggio di Openjobmetis, agenzia
per il lavoro quotata sul segmento Star di Borsa Italiana.
Le ambizioni professionali
del 54% dei votanti, che si
sono espressi sul sito
www.openjobmetis.it, sono
andate proprio verso la ‘sicurezza’ del posto.
In controtendenza c’è invece
un 9% che al posto fisso non
ci pensa proprio, preferendo
maturare esperienze professionali temporanee perché
curioso di crescere e conoscere contesti lavorativi differenti.
Il desiderio di arricchirsi di
esperienze oltreconfine è riscontrabile nel 19% di votanti
che vorrebbe trovare un posto
di lavoro all’interno di un
gruppo internazionale, che
G
garantisca anche la possibilità
di viaggiare e collaborare con
colleghi di nazionalità diverse.
All’interno di quest’ultimo
dato, c’è da dire che un terzo
delle preferenze, il 35%, è
ascrivibile a donne tra i 18 e
i 25 anni. Il desiderio di affermarsi professionalmente e
accrescere il proprio know
how è stato, invece, espresso
dal 13% dei votanti: tra questi,
il 48% è uomo e laureato.
Solo il 5% - e si tratta per la
maggioranza uomini over 40
- mira a trovare un lavoro
molto remunerativo. Gli uomini rappresentano la parte
più rappresentativa di votanti,
oltre il 63% di un panel composto prevalentemente da under 30, a dimostrazione del
fatto che il mito del posto
fisso rappresenta tutt'oggi un
traguardo molto ambito anche
dai più giovani.
quiparati alle università, come le Accademie di Belle Arti,
ma di fatto brutti anatraccoli della pubblica
istruzione in Italia, Parliamo dei Conservatori di
Musica, che oggi si faranno ‘sentire’ con una
giornata di protesta, ma
anche di proposta, così
come deciso dalle Conferenze
nazionali dei Presidenti, dei Direttori e delle Consulte degli studenti dei Conservatori statali e
non statali.
Nelle scorso settimane è stata
espressa “la più grande preoccupazione per la situazione del
sistema dei Conservatori statali
e non statali italiani e più in generale per la formazione musicale
nel nostro Paese. In particolare
si lamenta il blocco, in atto ormai
da anni, del processo di riforma
del sistema avviato dalla Legge
508, cui si accompagna una grave carenza di risorse pubbliche
nonché una problematicità costante nella interlocuzione con
il livello politico-istituzionale”.
E anche con questo governo le
cose non sono cambiate, anzi,
E
viene denunciato “il persistere
di un’assenza di progettualità
politica e culturale riguardo al
sistema formativo musicale, che
si colloca nel quadro di una costante sottovalutazione di fatto
del valore della musica nel contesto culturale e sociale complessivo del Paese”
C’è anche la “ferma contrarietà
all’annuncio di norme che favorirebbero le istituzioni private a
discapito delle istituzioni pubbliche.
Le Conferenze chiedono dunque,
non oltre il mese di febbraio
2016, immediate risposte alle
istanze poste e azioni concrete,
da realizzarsi in tempo utile per
garantire l’efficacia delle procedure per l’avvio del prossimo
anno accademico. In ragione di
questo decidono di proseguire nella propria azione congiunta per incalzare
l’attuazione della riforma,
con significativi incrementi
delle risorse a disposizione
del sistema. Ciò anche al
fine di provvedere entro
il 2016 alla statalizzazione
dei Conservatori non statali, che stanno vivendo
una condizione di gravissima
crisi e rischiano la chiusura delle
attività formative”.
Ed ecco quindi la protesta odierna, articolata lungo tutto il sistema musicale italiano che comprende per la precisione 77 istituti
di alta formazione musicale: 54
Conservatori statali (più 4 sedi
staccate), 19 Conservatori non
statali (ex Istituti Pareggiati), 4
istituti accreditati. Oltre 50.000
studenti, di cui il 10% stranieri
(dato più che doppio rispetto al
corrispondente dato delle Università). Oltre 6.000 diplomati
all’anno. Settemila eventi complessivamente organizzati sul
territorio (soprattutto concerti).
Seimila docenti e 1.500 unità di
personale amministrativo e ausiliario.
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Sabato 13 febbraio 2016
AttuALItA’
APERTO UFFICIALMENTE IL QUINTO FILONE DEL PROCEDIMENTO DAL PROCURATORE ROSSI, CHE POTREBBE PERDERE IL CASO
Etruria, inchiesta partita: ma mancano gli indagati
Appaiono scontati gli avvisi di garanzia per l’ex presidente Rosi e i suoi due vice,
il vicario Berni e il padre della ministra per le Riforme. Eppure tardano ancora ad arrivare
di Marcello Calvo
l dato è tratto. La procura di Arezzo, dopo
la sentenza del tribunale fallimentare che
ha decretato lo stato
d’insolvenza della vecchia
Banca Etruria, ha aperto il
quinto filone d’inchiesta, questa volta per il reato di bancarotta fraudolenta. Appare
dunque ormai scontata l’iscrizione nel registro degli indagati per gli ex vertici del gruppo. Come l’ex presidente Lorenzo Rosi e i suoi due vice: il
vicario Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro
per le Riforme.
Scontato, dunque, ma non certo. Perché a quanto pare al
momento nel fascicolo aperto
dal procuratore Roberto Rossi,
non risulterebbero indagati.
Questione di attimi, ore, giorni.
Probabilmente. Tant’è, il tempo
scorre e gli avvisi di garanzia
I
tardano ad arrivare. E non se
ne capisce il motivo.
Le indiscrezioni raccontano
che il capo dei pm ha creato
un pool di quattro magistrati,
lui compreso, chiamati ad occuparsi solo ed esclusivamente di questo caso delicatissimo
che rischia di provocare un
vero e proprio tsunami. Non
solo giudiziario, ma pure politico.
Top secret sulle mosse della
procura, dunque. Che a quanto pare sta già effettuando le
prime verifiche sull’attività sospetta del comitato ristretto
(che comprendeva anche il
“babbo” della Boschi) che
diede parere negativo all’offerta – per moti irrinunciabile
– di banca popolare di Vicenza. Ma il punto di partenza riguarda l’ultima relazione ispettiva di Bankitalia, in cui sono
messe nero su bianco praticamente tutte le spese deliberate dall’ultimo consiglio
d’amministrazione, sospettate
di aver contribuito al dissesto
dell’istituto di credito aretino.
L’èquipe dei togati indagherà
pure sulla concessione di finanziamenti senza garanzia
“agli amici” su interessamento
dei consiglieri e diventati crediti deteriorati. Questa, la questione più spinosa. Fari puntati
poi sugli incarichi di consu-
lenze dorate per oltre 17 milioni di euro per verificare se
fossero veramente indispensabili. Tra fidejussioni inconsistenti e presunte malefatte
segnalate da Palazzo Koch.
Sotto la lente d’ingrandimento,
presumibilmente, anche la super liquidazione da 1,1 milioni
di euro per l’ex direttore generale Luca Bronchi, erogata
a marzo 2014 quando la banca era già in crisi profonda.
Davvero un bel da fare per i
pm di Arezzo che ancora non
è chiaro fino a che punto potranno contare sul loro dominus. Visto che il Csm ha recentemente disposto un’integrazione istruttoria sulla vicenda che riguarda il procuratore Rossi. Che rischia l’estromissione dal caso non solo
per quel presunto conflitto
d’interessi per via di quell’incarico di consulente per il
governo Renzi svolto fino al
31 dicembre scorso. Ma pure
e soprattutto per quegli strani
“silenzi” sui dieci procedimenti che la procura toscana
ha trattato nei confronti dell’avvocato Boschi. Ben quattro
di questi, infatti, sono stati
curati in prima persona dall’allora pubblico ministero Rossi che per l’illustre indagato
(all’epoca dei fatti) ha sempre
sollecitato l’archiviazione. I
consiglieri del Csm proprio
non riescono a capire per
quale motivo il togato li abbia
tenuto “nascosti”, durante la
prima audizione a Palazzo dei
Marescialli, dove Rossi ha affermato di “non aver mai avuto
a che fare con nessun componente della famiglia Boschi”.
Salvo poi correggere il tiro
attraverso una lettera inviata
successivamente al Consiglio
superiore della magistratura.
Fatti che non sono certo piaciuti ai componenti della prima
commissione del Csm, chiamati ora a prendere posizione
sulla vicenda.
Si attendono provvedimenti,
con l’inchiesta su Banca Etruria
che presto potrebbe rimanere
“orfana” di quel protagonista
che fino a prova contraria dovrebbe rappresentare l’accusa
in un eventuale processo contro il vecchio consiglio d’amministrazione. Un paradosso,
tutto italiano.
PURE UBI SBATTE LA PORTA IN FACCIA A MPS CHE CONTINUA A CROLLARE IN BORSA E RISCHIA IL TRACOLLO
La mission impossible del governo:
trovare un partner a banca rossa
A niente sembrano essere servite le pressioni dell’esecutivo,
con la margherita delle pretendenti sfogliata completamente
di Marco Zappa
eanche le pressioni del governo
sembrano essere servite a cambiare le cose. E il fatto è ormai
conclamato: il Monte dei Paschi di Siena
non lo vuole nessuno.
Pure Ubi ha scaricato banca rossa, con
N
l’amministratore delegato del gruppo
bergamasco, Victor Massiah, che ha
escluso categoricamente l’ipotesi di una
fusione con l’istituto di credito senese
precisando che al momento “non sussistono le condizioni necessarie”.
Ennesima porta in faccia per la roccaforte
della sinistra che non riesce a trovare
un partner e continua a pagarne le conseguenze in Borsa. Altro che recupero.
Nuova sospensione, ieri, per Mps, in
eccesso di ribasso, che fatica a scambiare
a Piazza Affari. Per via delle notizie
poco rassicuranti che arrivano giornalmente dai presunti gruppi interessati
alla partnership che puntualmente si tirano indietro. Ma banca rossa paga
pure l’espulsione del titolo dall’indice
Msci, dopo la revisione trimestrale del
paniere, efficace dalla chiusura del 29
febbraio. Tant’è, vuoi o non vuoi, da un
po’ di tempo a questa parte il risultato è
sempre lo stesso: una catastrofe. Su
tutta la linea.
Dopo il “niet” di Poste Italiane le nozze
con Ubi, sollecitate con forza dall’esecutivo e dal ministro dell’Economia Padoan, che ha provato in ogni modo a
trovare una soluzione che potesse soddisfare tutte le parti in causa, visto
anche che il Tesoro continua a possedere
il 4,02% delle azioni di Mps, sembravano
potessero finalmente riuscire a sistemare
le cose. Un passo decisivo, pure per
tranquillizzare Francoforte che ha più
volte sollecitato l’istituto di credito
senese a trovare un partner con cui fondersi per una unione volta a offrire al
gruppo un futuro solido. Oltre che per
risolvere i problemi strutturali. Ebbene,
sembra non esserci niente da fare. Per
il Monte dei Paschi la ricerca di un
alleato sembra essersi trasformata in
una missione impossibile. La margherita
delle pretendenti è stata sfogliata del
tutto e all’orizzonte, ad oggi, non sembrano esserci altre strade percorribili.
Un vero problema per il Pd e quindi per
Renzi.
Continua la caccia per trovare un “moroso” per la banca (rossa) più antica
del mondo. Che nel frattempo affonda
in Borsa e rischia il tracollo.
Il presidente dell’Abi snobba i risparmiatori beffati
Il numero uno della Cassa di Risparmio di Ravenna: “Le vicende del gruppo aretino non ci riguardano”
S
olo lo scorso dicembre il presidente
Abi, Antonio Patuelli, bollò senza mezzi
termini il salvataggio delle quattro
banche “dissestate e commissariate” (Etruria, Banca delle Marche, CariFerrara e CariChieti) come una “legnata” per gli istituti
di credito italiani. Quando l’unica vera e
propria mazzata, tra capo e collo, l’hanno
presa gli oltre 120mila risparmiatori letteralmente beffati dal discusso decreto salva-banche. Che ancora oggi non possono
gridare giustizia. Visto che la restituzione
del maltolto tarda ad arrivare pure per via
delle giravolte del governo che continua a
prendere tempo.
All’epoca dei fatti il numero uno della Cassa
di Risparmio di Ravenna si mostrò addirittura
“imbestialito con l’Europa”, mettendo in
risalto le differenze tra l’Italia e la Germania.
Con i tedeschi “che per salvare le proprie
banche possono usare i soldi pubblici e
contare sugli aiuti di Stato, mentre noi no”.
Nessun pensiero, appunto, verso quegli ex
obbligazionisti privati dei risparmi di una
vita. Nemmeno dopo la sentenza del tribunale fallimentare di Arezzo che ha dichiarato lo stato d’insolvenza della vecchia
Banca Etruria, con la procura che ora indaga
per bancarotta fraudolenta e potrebbe presto mettere sotto inchiesta gli ex vertici
dell’istituto di credito aretino. Insomma,
per Patuelli “la questione non riguarda Abi
ma le autorità pubbliche e istituzionali che
hanno funzioni derivanti da leggi anche
recenti su cui io tengo un doveroso distante
progetto”.
Se ne lava praticamente le mani, il numero
uno dell’Associazione bancaria italiana, che
nonostante il periodaccio vissuto da molti
istituti di credito a Piazza Affari sottolinea
che “molti gruppi stanno registrando risultati
eccellenti”. Visioni certamente ottimistiche.
Al pari delle considerazioni offerte sulla
situazione economica del Paese. Secondo
Patuelli, infatti, “l’estate scorsa s’è accesa
la speranza che la lunga fase di recessione
fosse superata. Poi lo stato d’animo s’è depresso per ragioni non solo italiane”. Punti
di vista, sicuramente. Lontani, stando alle
stime recenti, dalla realtà. Sicuramente
sprovvisti di umanità.
Patuelli, presidente Abi
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Sabato 13 febbraio 2016
AttuALItA’
LA QUESTIONE MIGRANTI
L’Austria pronta a chiudere il Brennero
Vienna ha quasi esaurito il limite di rifugati da accogliere, ripristino dei controlli entro poche settimane
Intanto l’Europa bastona la Grecia e brucia le tappe verso la sospensione di Schengen in primavera
di Robert Vignola
n Europa si fanno i fatti, in Italia si assiste. E mentre si favoleggia di un
mondo senza confini in cui abbracciare
chiunque bussi alle nostre porte senza
neanche chiedergli i documenti, le
nostre frontiere vengono blindate. Dagli altri.
L’Austria, che ha aperto il 2016 annunciando
l’intenzione di chiudere Schengen, sta passando dalle parole alle opere, lasciando le
omissioni al governo Renzi. Ieri il ministro
degli Esteri di Vienna, Sebastian Kurz, nel
corso di una visita in Macedonia ha reso noto
che il suo Paese ha quasi raggiunto il numero
massimo di rifugiati che prevede di accogliere
entro l’anno (fissato a 37.500) ed è pronta a
chiudere le proprie frontiere a nuovi arrivi.
Cosa che avverrà a limite raggiunto, cioè
entro un mese. Di lì si metterà in moto una
operazione che, in un tempo stimato tra le
otto e le dieci settimane, porterà il Tirolo
(una delle regioni che confinano con l’Italia,
quella dalla quale però c’è la porta principale,
cioè il Brennero) a portare a pieno regime la
macchina dei controlli. Oltre al Brennero i
controlli saranno estesi ovviamente anche ai
valichi di val Pusteria e val Venosta, mentre è
quanto mai probabile che analoga situazione
dovrà affrontare anche la Carinzia per chiudere
i passi col Friuli-Venezia Giulia (il Tarvisio innanzitutto, ma anche il Passo Pramollo e il
Passo di Monte Croce Carnico).
Ma ieri è stata una giornata campale soprattutto per la Grecia, che continua ad essere
bastonata dalle istituzioni eurocratiche anche
per la questione migranti. Il Consiglio dell’Unione europea ha formalmente adottato
le raccomandazioni relative alle valutazioni
Schengen della Commissione con cui si chiede alla Grecia di sanare le gravi carenze ri-
I
scontrate nella gestione delle frontiere esterne,
di fronte al massiccio flusso di migranti. Sostanzialmente Atene ha tre mesi di tempo
per mettersi in regola, ma il passo compiuto
ieri è il terzo dei quattro che bastano a sospendere Schengen attraverso l’articolo 26
del Trattato. Un finale che sembra già scritto
e che si vuole raggiungere con una tempistica
ben determinata: quella della primavera,
quando le condizioni atmosferiche favorevoli
faranno esplodere la cosiddetta rotta dei Balcani e dovrà quindi essere tirato su un recinto
con la Grecia dentro. E non è un caso che
proprio Austria e Germania a metà maggio
avranno esaurito il tempo previsto dagli
articoli ordinari del Codice Schengen per i
controlli ai loro confini.
Ma la questione dei cosiddetti “rifugiati” tiene
banco anche in Francia, dove il fronte caldo
è quello di Calais, la città che si affaccia sulla
Manica e dove nei mesi scorsi è sorta una
bidonville abitata da circa seimila immigrati,
la maggior parte clandestini che tentano ciclicamente l’assalto ai tir diretti all’Eurotunnel
per infiltrarsi in Gran Bretagna. Le istituzioni
regionali hanno dato il via ad una massiccia
operazione di sgombero di parte della “giungla”, come viene chiamata la spianata con
tende e capanne costruite con materiale di
fortuna dove la polizia non si arrischia ad entrare. Entro una settimana la parte sud dell’insediamento abusivo dovrà essere liberata
ed in tal senso il prefetto del Nord-Pas-deCalais, Fabienne Buccio, ha dato a chi la occupa una settimana di tempo per lasciarla.
Chiaramente, si temono incidenti, mentre la
popolazione continua ad inscenare manifestazioni contro il degrado che vengono vietate
dalle autorità e represse dalla polizia.
IL CASO
Non sa leggere il giuramento:
per Alfano è comunque italiano
n Italia da vent’anni, non è in grado
di leggere il testo del giuramento di
chi ottiene la nazionalità italiana. Ma
al sindaco che non ha accettato, a quel
punto, di conferire a un 48enne nigeriano la cittadinanza, il Viminale manda
bacchettate. Riparando immediatamente
al “torto” e consentendo quindi all’immigrato di potersi definire (anche se
I
non si sa in quale lingua) un nostro
connazionale.
È paradossale ma purtroppo paradigmatica la vicenda che arriva da Brugnera, comune in provincia di Pordenone. Il sindaco Ivo Moras, accorgendosi che l’uomo non era in grado di
comprendere il documento di accettazione che gli aveva consegnato, si era
rifiutato di dar seguito alla richiesta
dell’uomo. In Friuli l’episodio era diventato un caso politico, con Sel schierata contro la decisione presa. Poi la
questione è giunta anche alla Camera
per effetto dell’interrogazione presentata
da Massimiliano Fedriga, capogruppo
della Lega, al quale però Angelino
Alfano ha detto che sì, il sindaco ha
sbagliato e il nigeriano è un italiano.
“Premetto che il giuramento di uno
straniero che intende acquisire la nazionalità italiana – ha spiegato Alfano
– non è una pura formalità, ma esprime
in modo solenne la volontà dello straniero di entrare a far parte della comunità nazionale. Una volta concluso l’iter
e adottato il decreto di concessione
della cittadinanza da parte del presidente
della Repubblica, un’ulteriore verifica
volta ad affermare quanto già accertato
in sede istruttoria non è tecnicamente
alla luce della norma ammissibile e
sarebbe comunque estranea ai profili
e ai principi procedimentali”. Un riferimento questo alla norma che prevede,
dopo cinque anni di residenza in Italia,
un esame di conoscenza della nostra
lingua. Eppure secondo il titolare del
Viminale “la posizione presa dal sindaco
di Brugnera, che contesta la competenza
linguistica dello straniero, intendendo
invalidare l’intero procedimento, non
appare confortata da disposizioni normative che ne suffraghino in alcun
modo la legittimità e potrebbe dare
luogo, se reiterata, all'esercizio dei
poteri sostitutivi”. Quindi se il nigeriano
sa o meno l’italiano non lo decide il
sindaco di Brugnera, dice Alfano. Come
l’uomo abbia a suo tempo superato il
test di conoscenza, e come possa “integrarsi” se non riesce neanche ad
esprimersi, sono quisquilie che al ministro non interessano.
R. V.
FINANZIATO IL PROGETTO, A PAGARE SARÀ LA COMPAGNIA DI SAN PAOLO
In Piemonte va in onda il Tg Rom
U
n tg tutto per loro. Pagato coi soldi
della Compagnia di San Paolo. I rom
piemontesi avranno insomma uno
spazio informativo dedicato a loro. Il progetto
ha infatti vinto “Bando Giovani, iniziative a
favore della popolazione giovanile”, che si
propone di “prospettare ai giovani Rom un
processo di cittadinanza attiva e di partecipazione alla vita sociale, di stimolare il senso
di responsabilità e sviluppare elementi di
innovazione nell’approccio al mondo Rom”.
“Da molti anni sosteniamo iniziative - ha
spiegato il presidente della Compagnia,
Luca Remmert - per contrastare le diverse
forme di disagio giovanile e per stimolare
la partecipazione attiva dei giovani nella
vita delle loro comunità. Il nostro obiettivo è
quello di far sì che i giovani siano protagonisti
del cambiamento”.
Così, tra mini "start-up" guidate per la cura
di spazi abbandonati, per il trasporto di anziani e disabili nelle valli montane meno
servite, progetti contro il cyberbullismo e
molto altro ancora, si è inserito l’inedita proposta dell’associazione torinese IdeaRom,
da anni impegnata per i diritti, l’inserimento
scolastico dei bambini, il lavoro, il superamento dei campi.
“L’idea è di offrire informazione via web
con focus specifico sulle comunità rom. Ci
sarà - spiega Vesna Vuletic, presidente dell’associazione, mediatrice culturale - una
fase di formazione in video-giornalismo per
il gruppo di giovani coinvolti, inizialmente
una dozzina, autocandidati a partecipare e
provenienti da diverse condizioni abitative.
Poi si realizzerà un numero zero e infine
partirà il tg”. E ancora. “Esperienze di web
tv di questo tipo ci sono in vari Paesi europei.
L’informazione di tgROM - dice Vuletic avrà l’obiettivo di contrastare il pregiudizio,
i conflitti, con notizie provenienti dal mondo
rom raccolte dai giovani, facilitando l’autorappresentazione pubblica delle comunità.
I contenuti avranno una doppia direzione:
rom-territorio e viceversa. Questo servirà a
superare la condizione attuale: si fa di tutto
sui rom e per i rom, ma senza di loro, senza
mai ascoltarli. Dare voce ai rom servirà
anche a verificare l’effettiva efficacia delle
azioni pianificate per loro”.
L’iniziativa è in collaborazione con Nuovasocietà, il direttore responsabile sarà il giornalista Andrea Doi. Il progetto accederà
quindi a fondi per 21mila euro, provenienti
dal primo socio di Intesa San Paolo.
5
Sabato 13 febbraio 2016
EStERI
GUERRA IN SIRIA
Cessate il fuoco e aiuti umanitari:
i punti chiave della tregua
L'accordo, firmato a Monaco, è stato raggiunto grazie alla collaborazione di Mosca e Washington
di Cristina Di Giorgi
rriva da Monaco la notizia
che, sulla guerra in Siria,
è stato raggiunto un accordo che prevede un
cessate il fuoco parziale
entro sette giorni onde consentire
la distribuzione di aiuti umanitari
alle città assediate.
L'intesa, sottoscritta a quanto si apprende
dopo sei ore di negoziati, è il frutto della
collaborazione delle diciassette potenze
mondiali dell'International Syria Support
group. A lavorare al documento, in particolare,
il segretario di Stato americano John Kerry,
il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov
e l'inviato Onu per la Siria Staffan de Mistura,
oltre a diversi ministri degli Esteri europei e
di Stati del Medio Oriente, tra cui quelli di
Iran e Arabia Saudita.
Quanto ai contenuti, il capo della diplomazia
Usa ha precisato che la distribuzione di aiuti
sarà “accelerata ed estesa” già da lunedì. Ed
ha poi aggiunto, a proposito della cessazione
delle ostilità, che quella concordata è una
“pausa” momentanea e non una “pace permanente”. Il piano, che Kerry ha definito
“ambizioso”, prevede la creazione di due task
force che sovrintendano alle questioni principali
(una per gli aiuti umanitari e una per il cessate-il-fuoco, presieduta quest'ultima da Usa e
Russia): “abbiamo parole scritte sulla carta –
ha dichiarato – e nei prossimi giorni dobbiamo
vedere azioni sul terreno”. L'obiettivo resta
A
comunque quello di raggiungere un accordo
di pace definitivo, anche perché “più a lungo
dura la guerra, più ne approfittano gli estremisti”
ha concluso il segretario di Stato americano.
Tale risultato dipende comunque da come
andranno i futuri negoziati (che dovrebbero
riprendere a Ginevra il 26 febbraio). Il principale
problema da affrontare resta, ancora una
volta, la reazione delle varie fazioni siriane. E
se dal governo di Damasco non è giunto in
proposito alcun commento, quanto all'opposizione cosiddetta moderata ha già fatto
sapere che rifiuta seccamente l'intesa. “Il
progetto di una tregua provvisoria sarà esaminato con le fazioni combattenti dei ribelli
siriani e saranno loro a dire l'ultima parola”
ha infatti dichiarato un membro della delegazione anti-Assad. Che ha poi aggiunto: “se
vedremo sul campo l'applicazione del cessate
il fuoco, torneremo presto a Ginevra”.
Dalla tregua nei combattimenti sono ovviamente stati esclusi i gruppi terroristici (Isis e
al Nusra in primis). Le azioni contro di loro
dunque proseguiranno, come ha sottolineato
il ministro degli Esteri russo: “continueremo
Il presidente Nicolas Maduro ha dichiarato che sono almeno tre le persone morte in seguito a complicazioni
insorte a causa del virus zika. Ed ha
aggiunto che al momento ci sono 68
ricoveri negli ospedali di tutto il Paese
contagiati dalla malattia portata dalle
zanzare. In Venezuela sono stati registrati oltre 5000 casi sospetti dal
novembre 2015, ma stando a quanto
riferito da alcune organizzazioni sanitarie locali, il numero reale è probabilmente molto più alto. Ed intanto,
in Australia, una donna in stato interessante rientrata da un viaggio all'estero è risultata positiva al virus: secondo gli esperti – riferiscono le
agenzie – il rischio di un'epidemia di
zika in loco è molto basso, in quanto
il tipo di zanzara portatrice vive solo
in un angolo del Paese scarsamente
popolato.
Perù: forte scossa
di terremoto nel sud
L'Istituto geofisico statunitense (Usgs)
ha riferito di una violenta scossa di
terremoto che, alle 5.50 ora locale
ha colpito il sud del Perù. Il sisma,
di magnitudo 4.6 sulla scala Richter,
si è verificato ad una profondità di
circa 58.5 chilometri, a 33km a nordnordest di Camana. Al momento non
si hanno notizie di vittime o danni.
Sud Sudan: il presidente
nomina vice il suo rivale
Il presidente del Sud Sudan Salva
Kiir ha nominato vicepresidente il
Karachi, arrestati
97 sospetti terroristi
Sventato attacco alla prigione
dove è detenuto il killer di Pearl
esercito pachistano
ha reso noto di aver
arrestato 97 sospetti militati islamici nella citta' di Karachi, appartenenti
a diverse organizzazioni
terroristiche, tra cui Al Qaida e Lashkar-e-Jhangvi. Lo
riferisce il servizio stampa
L’
delle forze armate Ispr.
Nell'operazione e' stato anche sventato un attacco ad
una prigione dove e' detenuto Ahmed Omar
Saeed Sheikh, sospettato
dell'omicidio del giornalista americano Daniel
Pearl nel 2002.
MESSICO
DAL MONDO
Venezuela:
primi tre morti per zika
a combattere i terroristi al fianco del
governo siriano” ha detto infatti Lavrov. Che quanto al suo Paese ha
aggiunto: “da mesi ci vengono rivolte
accuse senza senso. E' solo propaganda. Invece di puntare il dito contro,
bisognerebbe dire che abbiamo un
nemico comune e trovare soluzioni.
Ci aspettiamo quindi che finalmente
gli americani cooperino con noi dal
punto di vista militare e che questo avvicini
l'obiettivo prefissato dal presidente Putin:
la creazione di un vero fronte comune nella
lotta contro il terrorismo”.
Stando ad alcuni analisti, all'accordo di Monaco
si è arrivati mediando la posizione di Mosca
da un lato, che avrebbe voluto posticiparlo ai
primi di marzo, e Washington e il fronte
arabo guidato da Riad dall'altro, il cui timore
era che l'avanzata delle truppe di Damasco
attualmente in atto avrebbe potuto distruggere
le formazioni armate non appartenenti all'Isis,
impegnate a combattere il governo di Assad.
Su questa linea la Germania, che ha ritiene
Mosca responsabile del fallimento dei negoziati
di pace: “alle parole devono seguire i fatti. E il
governo mette prima di tutto la Russia di
fronte al suo obbligo a farlo” anche perché
“attraverso la sua azione militare dalla parte
del regime di Assad – ha affermato Christiane
Wirzt, una portavoce dell'esecutivo di Berlino
– la Russia ha di recente seriamente compromesso il processo politico. Adesso c'è la
possibilità di salvarlo, con l'aspettativa che
non ci sia un incremento degli attacchi”.
suo rivale Riek Machar. Tale provvedimento, che è parte di un accordo
volto a porre fine alla guerra civile
che dal 2013 insanguina il Paese e
che ha già provocato migliaia di
morti e oltre due milioni di sfollati, è
dovuto anche alla presa di posizione
delle Nazioni Unite. La minaccia di
sanzioni aveva infatti spinto le due
fazioni a firmare, nell'agosto 2015,
un trattato di pace, che è stato nel
corso dei mesi però più volte violato.
Stando a quanto riferito dalle tv
locali, citate dalla Bbc, Machar, che
attualmente non si trova nel Paese,
ha accolto la mossa del presidente
con favore ed ha dichiarato che potrebbe rientrare presto: “Sono ansioso
di far tornare in Sud Sudan la pace
e la stabilità politica. Credo che
siamo in grado di farlo”.
Russia: scava un tunnel e
ruba 60 bottiglie di vodka
Spettacolare furto, nella città di Kiselevsk (circa 3500 km ad est di
Mosca), ai danni di un negozio di
liquori: il ladro, un trentaduenne di
nazionalità russa, ha infatti scavato
un tunnel fin sotto i locali dell'esercizio commerciale. Ed è riuscito a
rubare sessanta bottiglie di vodka.
L'uomo è stato poi identificato ed
arrestato dalla polizia, che però è
riuscita a recuperare soltanto una
minima parte della refurtiva: il rapinatore se l'era infatti già scolata
quasi tutta con gli amici (ne erano
rimaste soltanto dieci bottiglie). Ora
l'uomo rischia fino a cinque anni di
carcere.
Rivolta carceraria
a Monterrey: cinquanta morti
Le autorità locali confermano il bilancio
Tra le vittime ci sono anche guardie e funzionari della prigione
di oltre cinquanta morti il bilancio, ancora non definitivo,
della rivolta scoppiata la notte
scorsa nel carcere messicano di
Monterrey tpo Chico, situato nel
nord del Paese. Oltre settanta, stando a quanto riferito ai media locali
dal governatore dello Stato, le persone rimaste ferite in seguito all'ammutinamento dei detenuti nella
struttura, che si sarebbe poi trasformato in un tentativo di fuga.
tra le vittime ci sono reclusi, guardie carcerarie e funzionari. All'esterno della struttura si sono radunati, per avere notizie sulle condizioni dei loro congiunti, numerosi
familiari dei detenuti. Momenti di
tensione con la polizia, intervenuta
in forze a presidiare la struttura.
Stando alle prime ricostruzioni, intorno a mezzanotte un gruppo di
prigionieri ha preso il controllo di
una zona della prigione ed ha appiccato un incendio (dall'esterno
si vedono infatti ancora colonne
di fumo nero). Sembra inoltre, stando alle dichiarazioni del governatore, che si sia consumato uno
È
scontro tra detenuti appartenenti
a due gruppi rivali, uno dei quali
guidato da un membro del noto
cartello della droga Zetas.
L'ammutinamento di ieri, riferiscono le agenzie, arriva a pochi giorni
dall'annunciata visita del pontefice
nel carcere messicano della Ciudad Juarez, al confine con il Nuovo
Mexico. La situazione delle prigioni
messicane resta molto difficile: a
riprova di tale affermazione, già
nel febbraio del 2012 un'altra rivolta, nel carcere di Apodaca, si
era conclusa con la morte di 44
detenuti. E nel 2013 la Commissione nazionale per i diritti umani
aveva pubblicato un rapporto sulle
strutture più affollate, in cui si sottolineava che ve ne sono 65 controllate dai carcerati e non dalle
autorità.
CdG
6
Sabato 13 febbraio 2016
StORIA
LA POSIZIONE DELL’ITALIA - VITTORIOSA - E DELLA GERMANIA - SCONFITTA - DOPO LA GRANDE GUERRA
Da Versailles al secondo conflitto mondiale
Le sanzioni comminate al Bel Paese dalla Società delle Nazioni e l’orgoglio dell’autarchia
di Emma Moriconi
agionavamo ieri
della seconda guerra mondiale e esaminavamo una pubblicazione del 1941.
Riprendiamo da dove ci siamo
fermati: "Noi possiamo - dice
ancora l'opuscolo, diffuso al
fine di spiegare agli Italiani le
ragioni di quel conflitto - delucidare un criterio fondamentale della politica anglosassone.
Padrona delle principali risorse
del mondo e del dominio dei
mari, i problemi degli altri popoli venivano subordinati al
generale problema della crescente prosperità delle nazioni
britanniche, e si concorreva a
risolverli nella misura in cui
potevano giovare ad un accrescimento della potenza,
della sicurezza, della prosperità del sistema. L'Inghilterra
è sempre pronta a discutere
su un piede di parità con
qualunque potenza : l'Etiopia,
l'Italia, la Germania, l'Inghilterra stessa, hanno eguali diritti ed eguali doveri sul piano
della convivenza internazionale. Tuttavia, l'Inghilterra si
riserva sempre la possibilità
di affamare, di soffocare, di
strozzare economicamente i
popoli che credono di formulare, sul piede di questa
R
parità, delle rivendicazioni
legittime o, peggio, di assumere degli atteggiamenti revisionistici. Per modo che la
parità teorica, si risolve in
pratica in una dipendenza variabile dal protettorato di fatto
(vedi Egitto, Iraq, Grecia), alla
permanenza di un regime politico, il parlamentarismo, che
garantisce l'accessibilità di
tutti i settori della vita nazionale all'influenza dell'economia anglosassone".
La vicenda appare ben chiara
sin dai tempi delle sanzioni:
l'Italia, che era stata maltrattata
dopo la grande guerra pur
essendo a pino titolo tra i
Paesi vincitori del conflitto,
era rimasta all'angolo. La Germania, che la guerra l'aveva
persa, era stata schiantata:
Versailles era stato un colpo
mortale, duro, durissimo. E
va bene che i Tedeschi avevano mostrato il "lato oscuro"
durante il primo conflitto (del
resto, anche nel secondo diedero il peggio), e andavano
certamente puniti. Ma occorre
essere composti, soprattutto
quando si è vincitori. Lo aveva
detto, Mussolini, e non era
stato ascoltato. Lo aveva detto
al termine del primo conflitto,
raccomandando sobrietà nella
vittoria, non fu ascoltato. Lo
disse di nuovo quando la
guerra si profilava all'orizzonte
con la Germania che minacciava (ed era chiaro) tutta
l'Europa. E nemmeno allora
venne ascoltato. Qualche anno
dopo sui libri di storia si troverà scritto che fu tutta colpa
di Mussolini...
"Nella Pace di Versailles - dice
infatti l'opuscolo che stiamo
esaminando - non solo non
trionfarono questi principi
[quelli cioè della liberazione
delle nazionalità oppresse,
della libertà per tutti i popoli,
della libertà dei mari, NdR],
ma si disseminarono in tutta
l'Europa Centrale, Orientale
e Danubiana, dei veri e propri
sistemi di minoranze oppresse. Anzi, la situazione si capovolse: in luogo di minoranze
soggiacenti ai loro antichi conduttori tedeschi e magiari, si
sostituirono minoranze di popoli ad alto tenore civile, oppresse da piccoli e medi Stati
incoerenti geograficamente
e politicamente".
Le sanzioni, dicevamo: "Nel
1935 - dice il nostro opuscolo
- l'Inghilterra mosse contro
di noi l'art. 16 del Patto e le
conseguenti sanzioni economiche. Si vide, in quell'infausto
esperimento societario, che
la libertà dei mari postulata
dagli scopi di guerra del
1914-18, non solo era un mito,
ma veniva negata proprio a
noi, che per essa avevamo
combattuto". La Società delle
Nazioni mal digeriva che l'Italia, piccola e "proletaria" si
azzardasse a diventare, nel
suo piccolo, una potenza coloniale. C'erano già loro, a
dominare le terre, e a sfruttarle. L'Italia, invece che sfruttarle, in verità andò a smantellare la schiavitù in Etiopia
(e però anni dopo i libri di
storia dipingeranno Mussolini
e i Fascisti come razzisti...),
andò a costruire le opere
pubbliche, le fabbriche, le infrastrutture. L'Italia fascista
spese moltissimo in opere e
organizzazioni, in Africa. Inghilterra, Francia e compagnia
bella cosa fecero, invece, dei
territori che avevano conquistato? Li sfruttarono, estrassero
tutto ciò che potevano estrarre, le condizioni di vita delle
popolazioni indigene non
sono mai state un loro problema. Ma che l'Italia potesse
andare a reclamare sullo scacchiere internazionale ciò che
le spettava, non poteva essere
tollerato, la prepotenza anglosassone (e non solo) diede
il meglio di sé. E quale orgoglio patrio quando gli Italiani
risposero con l'autarchia.
Ma l'argomento è troppo vasto, e sarà opportuno tornare
sul tema in futuro. Certo è
che la storia non può essere
scritta per opinioni, occorre
guardare i fatti, i documenti,
la verità. Ed è ciò che facciamo ogni giorno su queste
pagine.
[email protected]
7
Sabato 13 febbraio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
I DEM PRESENTANO I CANDIDATI DELLE PRIMARIE ALL’E NOT E CA RE GIONAL E
Il Pd si perde in un bicchiere di vino
L’accusa di Storace: “L’uso è offensivo, qualcuno verifichi il rispetto delle leggi”
La replica dei dem: “Abbiamo pagato 1000 euro per l’affitto”. “LazioInnova spese
centrotrentamila per inaugurare la sede. Chi inganna?”, chiede l’ex governatore
l Partito democratico perde il pelo
ma non il vizio, verrebbe da dire. Il
centrosinistra, senza Sel-Si, ha presentato ieri pomeriggio le candidature
alle primarie romane, e lo ha fatto
nella sede dell’Enoteca della Regione Lazio
Palatium, malgrado abbia a disposizione
tantissime strutture pubbliche; come è emerso
dallo scandalo affittopoli, a partire da via
dei Giubbonari dove il Pd sarebbe moroso
per 170mila euro.
Erano presenti anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (che ai suoi ha
detto: “Non lasciatemi solo come quando
ero alla guida della Provincia di Roma”) e il
commissario di Arsial Antonio Rosati, una
vecchia conoscenza della sinistra romana:
attuale esponente romano del Pd, già capogruppo in Campidoglio e assessore alla Provincia di Roma.
Una conferenza stampa che ha fatto scattare
sulla sedia Francesco Storace, antagonista
di Zingaretti alla Regione Lazio e candidato
a sindaco di Roma.
“È semplicemente offensivo, anche per la
storia istituzionale della regione, che il Palatium
di via Frattina venga usato da Zingaretti e
dall'Arsial per sponsorizzare le primarie del
Pd. Una struttura nata per promuovere i prodotti della nostra terra diventa occasione di
sponsorizzazione di un’iniziativa politica di
parte”, è l’esordio al vetriolo dell’ex governatore del Lazio, secondo cui: “E che il buffet
MOBILITÀ
Metro C: assicurati i fondi,
ma l’incertezza resta
orse i cantieri della Metro C torneranno ad
aprirsi. Ieri, infatti, il Campidoglio, nel corso
di un incontro tra le parti, ha comunicato la
definizione di un cronoprogramma che prevede i
pagamenti al Consorzio Metro C di tutte le restanti
fatture già certificate entro i prossimi 60 giorni,
per un importo complessivo di circa 102 milioni.
Il Sub Commissario al Bilancio, Lino Castaldi, ha
evidenziato come Roma Capitale, al fine di risolvere le criticità lamentate dal Consorzio nel primo
incontro del 14 dicembre 2015, in poco più di
due mesi abbia erogato allo stesso risorse per
circa 43,7 milioni di euro, imprimendo una forte
accelerazione alle regolazioni dei debiti ancora
non saldati.
Lo scenario è mutato? E’ ancora presto per dirlo.
Ovviamente il faccia a faccia tra Campidoglio e
Consorzio ha dato un’accelerata alla fase di
stallo. La scorsa settimana, infatti, i lavoratori e
i sindacati avevano manifestato davanti i cancelli
del campo base della Metro C, in via dei Gordiani.
In occasione dell’ennesima protesta era stato
denunciato “il completo fallimento della mobilità
capitolina”.
“Metro C licenzia tutti! 110 dipendenti del Consorzio
Metro C perderanno il posto di lavoro! Oltre 500
operai, che dovrebbero realizzare l’opera, ora
sono a casa!”, avevano tuonato le sigle sindacali.
Le parti torneranno a vedersi per aggiornare in
tempi rapidissimi il quadro economico dell’opera,
in costruzione dal 2007, interrotta più volte a
causa della mancanza dei fondi e del ritardo dei
pagamenti.
F
I
se lo siano pagato poco conta rispetto all’utilizzo di un luogo di tutti per la campagna
elettorale di un partito politico”, ha ironizzato.
Storace ha poi messo il dito nella piaga,
anche alla luce del ritorno dello scandalo
sull’immenso patrimonio immobiliare del
Comune di Roma, da dove il Pd, per giunta
moroso, beneficia di svariate sedi.
“Al tempo di affittopoli, il Pd ha già decine e
decine di strutture pubbliche - in cui è pure
moroso - dove ospitare le sue iniziative”, ha
notato il segretario nazionale de La Destra,
che ha colto l’occasione per tirare le orecchie
all'attuale presidente della Regione: “Con
Zingaretti si fanno bandi per far gestire l'enoteca Palatium ai privati ma guarda caso i
primi ad approfittarne sono i compagni di
partito. Ovviamente, nessuno se ne indignerà.
Noi ancora sì”.
Infine Storace ha auspicato: “E spero anche
qualcuno addetto a verificare il rispetto delle
leggi”. La risposta del Pd arriva da Fabio
Melilli, segretario regionale del partito: “Con
l’amministrazione Zingaretti è stato fatto un
bando pubblico per farla gestire da un
privato: ha vinto la società Retail Food Srl. E
proprio dalla società abbiamo affittato per
1000 euro con fattura una sala della struttura
per un paio di ore, come può fare qualsiasi
normale cittadino”.
Pronta la replica di Storace: “I compagni pagano una sala 1000 euro, dice Melilli. Un
evento organizzato da LazioInnova (società
della Regione Lazio, ndr) per inaugurare la
sede centotrentamila. Chi inganna?”.
Giuseppe Sarra
8
Sabato 13 febbraio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
L’URLO DEL SAP, COISP E CONSAP CONTRO L’AMMINISTRAZIONE
Tutti al Viminale: “Vendesi un poliziotto”
Vendesi un poliziotto, in
‘zona Vescovio’, con moglie
e figlia a carico. Rivolgersi
presso il Ministero dell’Interno per il fallimento dell’attività”. E’ quanto scritto in uno
degli striscioni del Sindacato autonomo di polizia, che ieri mattina, insieme alle sigle Coisp e Consap, è
tornato a manifestare per i provvedimenti disciplinari contro gli agenti,
rei di aver denunciato in tv le criticità
del dipartimento: dai giubotti alle
volanti, dalle armi ai commissariati.
“
Chiaro il riferimento a F.R., in organico
presso il commissariato Vescovio di
Roma, sospeso per aver, secondo il
dipartimento, mostrato lo scorso dicembre equipaggiamenti non più
in uso tra i poliziotti in un servizio
della trasmissione Ballarò.
Con la conseguente denuncia del
segretario generale Gianni Tonelli,
a digiuno da 24 giorni, al capo della
polizia Alessandro Pansa e al questore capitolino Nicolò D’Angelo. Un
provvedimento “intollerabile”, sostengono dal Sap che si “basa su
presupposti falsi”.
Un altro striscione, invece, recita:
“Sciopero della fame per la sicurezza
della brava gente”. La proposta è
sempre la stessa: “Meno tagli, più
sicurezza”. Un binomio paradossale
per la sicurezza italiana. “La verità
non è un reato”, si legge ancora.
Non le ha mandate a dire il leader
del Sap, che, intervenendo su Mattino
5, ha detto: “Lo faccio per la brava
gente di questo Paese - ha commentato Tonelli, motivando lo sciopero della fame - questi tagli lineari
stanno ormai portando il nostro sistema al collasso”.
La battaglia del Sap dura ormai da
diversi anni, nel corso dei quali
sono state messe in evidenza le
criticità della sicurezza italiana. I
riflettori dei media si sono accesi
sin da subito, tantissime le inchieste
e i servizi anche sul Giornale d’Italia, fino agli attentati terroristici
di Parigi, che hanno di fatto correre
ai ripari il mondo intero. In Italia
però, stando alla denuncia dei sindacati, si è fatto ben poco rispetto
alle reali esigenze.
Almeno la protesta di ieri ha portato
i frutti sperati. I tre segretari generali
del Sap, Coisp e Consapa sono stati
ricevuti dall’amministrazione, alla
quale hanno presentato una serie
di proposte. Ora i sindacati attendono
la risposta del Viminale.
Lo sciopero della fame di Tonelli
proseguirà anche la settimana prossima. Il Sap sarà comunque presente
con un gazebo dal lunedì al venerdì
sempre in piazza Montecitorio.
Marco Compagnoni
LA DENUNCIA ARRIVA DALL’AVVOCATO SANTAITI, LEGALE DI CHIARA INSIDIOSO, MASSACRATA DI BOTTE DAL FIDANZATO E CONDANNATO A 16 ANNI
“Il fondo per le vittime della violenza è solo per stranieri”
LATINA
“Olive verniciate”,
blitz della Forestale
ltre 80 tonnellate di
olive sequestrate per
assenza di etichettatura, scadute o in cattivo
stato di conservazione, con
la conseguente denuncia di
due persone. E’ il bilancio
dell’operazione “Olive verniciate” svolta dal Nucleo
agroalimentare del comando
provinciale del corpo forestale dello Stato di Latina
nel corso di una campagna
straordinaria di controlli sulle
olive verdi da tavola che ha
portato al controllo di varie
aziende operanti in provincia.
Pensando di trovare un maggior favore da parte dei consumatori, alcuni produttori
hanno fatto ampio ricorso a
due coloranti di origine vegetale, l’E140 e l’E141, a
base di clorofilla o di suoi
derivati rameici.
Per poter eludere tale sorveglianza, recentemente
O
sono state messe a punto
delle nuove tipologie di frodi,
per cui, al posto dei coloranti
a base di clorofilla, le olive
vengono immerse in soluzioni concentrate a base di
solfato di rame, ossia vengono “verniciate”, come si
dice nel gergo di chi pratica
questo tipo di frode, per conferire una colorazione verde
intensa, anche in presenza
di olive raccolte nell’annata
precedente e, dunque, caratterizzate da una colorazione estremamente sbiadita.
I presunti responsabili dovranno rispondere di impiego
fraudolento di additivi non
consentiti, vendita di alimenti non genuini come genuini, detenzione per il commercio, in modo doloso, di
sostanze destinate all'alimentazione pericolose per
la salute pubblica.
“benefici” degli stranieri
sono un tema all’ordine
del giorno, che corre il
rischio di animare una guerra
tra poveri. Non accade solo
per le assegnazioni delle case
popolari, l’accesso agli asili
nido e i fondi per i meno abbienti, ma anche per il fondo
delle vittime della violenza.
“Che in Italia è destinato solo
agli stranieri, per gli italiani
invece no, siamo all’assurdo”.
E’ il grido di rabbia a Radio
Cusano Campus dell’avvocato Massimiliano Santaiti, legale di Chiara Insidioso Monda, massacrata di botte a
Roma dal fidanzato Maurizio
Falcioni e uscita dal coma
dopo molti mesi.
Com’è noto, Falcioni è stato condannato
è stato condannato a 16 anni dalla prima
corte d’Appello di Roma, con uno sconto
di pena di quattro anni. Una sentenza
contestata dai genitori della ragazza e
dall’opinione pubblica.
L’avvocato ha ricordato come “c’è una
direttiva comunitaria del 2004 che impone
a tutti gli Stati membri dell’Ue di dotarsi
di un fondo di garanzia per le vittime di
violenza, che non potevano essere risarcite
dai loro carnefici in quanto incapienti”.
Così, ha ricostruito, “dopo varie condanne, l’Italia ha recepito questa direttiva
solo in parte, ovvero solo per la parte
relativa ai reati transfrontalieri”.
I
Insomma, se un cittadino straniero vittima
di una violenza sul suolo italiano, può
essere risarcita dallo Stato. Mentre, è il
paradosso, “una cittadina italiana no. E’
una vergogna tutta italiana. L’Italia è
l’unico Paese in Europa a non aver ancora
recepito questa direttiva”, ha tuonato il
legale.
Secondo Santaiti “è vero che una sentenza
pesante può lenire in qualche modo le
sofferenze della vittima di un reato e
della sua famiglia, ma è altrettanto vero
che queste persone poi rimangono abbandonate a loro stesse”.
Un fatto, quello di Chiara, “emblematico”,
secondo il legale della ragazza. Perché
“lei è l’unica donna vittima di violenza
che, scampata alla morte, è rimasta in
quelle condizioni. Le altre, o sono morte
o si sono rifatte una vita. E’ una ragazza
di 21 anni che, una volta uscita dall’ospedale, dovrà andare a stare in una
sorta di ospizio, insieme ai malati di
Alzheimer”.
La battaglia è stata comunque portata in
Parlamento attraverso un disegno di
legge presentato dal parlamentare Luca
D’Alessandro, eletto nel Popolo delle libertà. Chiaro l’obiettivo: l’istituzione del
fondo a garanzie delle italiane vittime di
violenza.
M.C.
9
Sabato 13 febbraio 2016
DALL’ItALIA
L’INQUIETANTE EPISODIO DI BULLISMO A GALATONE, IN PROVINCIA DI LECCE
Bloccato sui binari da quattro “amici”
Vittima un ragazzino di 12 anni rimasto in balia di ragazzi più grandi che lo hanno immobilizzato
e bersagliato con un fucile ad aria compressa. Rintracciati e indagati per lesioni e minaccie gli aggressori
ostretto a stendersi sui binari
e fare da bersaglio per dei
gommini sparati da alcuni conoscenti. È l’ennesimo preoccupante episodio di bullismo
quello accaduto a Galatone, in provincia
di Lecce. Vittima un 12enne. I responsabili
sarebbero invece quattro suoi “amici”,
tutti studenti più grandi di lui di età compresa tra i 13 e i 16 anni.
A lanciare l’allarme ai carabinieri sono
stati medici del Pronto soccorso dove il
ragazzino si era recato con i genitori
per farsi medicare.
Sull’accaduto la Procura dei minori di
Lecce ha aperto un fascicolo d’inchiesta.
Secondo quanto emerso al momento il
12enne, con la forza e con l’inganno, è
C
stato portato dal gruppetto lungo i binari
ferroviari che tagliano in due il paese
salentino. I bulli lo hanno quindi costretto
a stendersi sulle rotaie e in tre lo hanno
tenuto con la forza mentre il quarto, imbracciato il fucile ad aria compressa, ha
cominciato a sparare decine di gommini.
La vittima sarebbe stata bersagliata infatti
da diversi colpi. L’azione è andata avanti
sino al sopraggiungere di un treno. A
quel punto il 12enne è stato liberato e
ha potuto fare ritorno a casa, celando ai
genitori l’intero accaduto.
Sono stati proprio loro poi ad accompagnare il figlio in ospedale “Santa Caterina
Novella” di Galatina, preoccupati per la
presenza sul corpo del figlio di strani
segni, simili a vesciche, comparsi sulle
mani e sugli arti. Il personale medico
dell’Ospedale si è subito insospettito
comprendendo che i segni potevano essere il risultato di una violenza, così sono
stati avvertiti i Carabinieri della locale
stazione che hanno subito avviato le indagini del caso. Il 12enne avrebbe sminuito l’episodio, mentre a collaborare
con le forze dell’ordine sarebbero stati
proprio i genitori.
Le Forze dell’ordine hanno in poco tempo
ricostruito quanto avvenuto ripercorrendo
le tappe di una storia drammatica e risalendo ai responsabili. I presunti bulli
sono stati iscritti nel registro degli indagato
con l’accusa di lesioni aggravate e minacce.
Quella avvenuta a Lecce è il secondo
grave episodio. Il 5 dicembre scorso a
Campi Salentina sono stati arrestati due
21enni per aver sbeffeggiato, deriso e
seviziato un disabile 13enne. Continue
provocazioni, condite dagli appelli ‘handicappato’ o ‘mongoloide’ che hanno
portato al più grave episodio, avvenuto
nel mese di novembre del 2014, quando
il ragazzino è stato legato con catena e
lucchetto per oltre un’ora a un cancello.
Il tutto era stato immortalato in un video,
divenuto poi virale su Whatsapp tra i
giovani della zona.
Un fenomeno, quello del bullismo, divenuto ormai allarmante in tutta Italia, come
confermano i numeri diramati dal Ministero: nel paese i casi di violenze tra
adolescenti son tantissimi e i contesti
sono vari. Un bambino su due ne finirebbe vittima.
Violenze e soprusi in molti casi amplificati
dal web, dove spesso circolano i video
di aguzzini senza scrupoli.
Barbara Fruch
NUORO
“Porti sfiga”
e viene presa di mira
Porti sfiga” le dicevano, in
maniera così insistente da
spingerla a inventare scuse
per non andare a scuola o uscire
di casa. Altro grave episodio di
bullismo quello avvenuto a Nuoro, in Sardegna.
Vittima una ragazzina di 12 anni
che è stata perseguitata da centinaia di coetanei iscritti alle
quattro scuole medie della città.
Una situazione divenuta ormai
insostenibile che ha spinto i genitori a consegnare alla polizia
e ai dirigenti scolastici un elenco
dei nomi dei bulli, di età compresa tra 11 e 15 anni.
“Tutto è iniziato circa nove mesi
fa – raccontano i genitori della
vittima a ‘La Nuova Sardegna’
– A metà anno scolastico, frequentava la prima media, alcune
compagne di classe, forse ingelosite dalla bellezza di nostra
figlia e dal taglio di capelli all’ultima moda, hanno commentato di fronte a tutta la classe la
sua pettinatura, definendola da
poco di buono”.
Poi le scuse che pareva avessero
messo fine alla questione. Ma
non è stato così: l’anno successivo gli episodi sono aumentati. “Nostra figlia era di-
“
ventata estremamente taciturna
e non voleva più uscire di casa,
così le abbiamo fatto cambiare
scuola – raccontano ancora –
Ma non si è risolto nulla”.
La ragazzina veniva infatti bersagliata da frasi ingiuriose e
gestacci scaramantici legati alla
sua presunta fama di “iettatrice”.
Al suo passaggio, molti giovani
si toccavano i genitali anche
senza conoscerla di persona.
“Le cantavano canzoncine che
fanno rima con la parola sfiga
– raccontano ancora i genitori
– D’altronde come poter colpire
una ragazza bella, con un fisico
da modella e una dolcezza infinita se non additandola della
maldicenza più temuta, che ha
portato al suicidio tantissime
persone”.
A prenderla di mira infatti sarebbe stato un “esercito” di giovani, centinaia di studenti nuoresi, provenienti dalle quattro
scuole medie cittadine. In una
in particolare si è persino paventata una sospensione di massa, che ha scatenato anche l’ira
di alcuni genitori che accusano
la dirigente scolastica di non
“accompagnare i figli nel difficile
percorso della crescita”. B.F.
FIUMICELLO (UDINE)
In migliaia all’ultimo saluto al ricercatore Giulio Regeni
iente passerelle né bandiere,
per volontà della famiglia,
all’ultimo saluto a Giulio Regeni, il ricercatore friulano di 28
anni scomparso al Cairo il 25 gennaio e ritrovato morto la sera del
3 febbraio nella periferia della
capitale egiziana.
Gremita la palestra di Fiumicello
(udine) dove si svolgono le esequie, celebrate in parte in inglese
per consentire la comprensione
agli amici stranieri. Presente anche
il sacerdote copto che benedisse
la salma all’ospedale de Il Cairo,
oltre al sindaco senza fascia tricolore, con lui anche il presidente
della Commissione Esteri del Senato Pierferdinando Casini.
“Giulio Regeni è entrato nella Resurrezione – ha detto don Luigi Fontanot, parroco di Fiumicello – Grazie
per questo compito di testimonianza
che ci coinvolge tutti. Grazie, grazie
e ancora grazie” ha aggiunto rivolgendosi al suo amico personale
Regeni definito “una persona speciale, per l’entusiasmo, per la voglia
di conoscere” e ricordando i concetti di libertà e di amicizia che
aveva espresso. “Libertà è la possibilità di esprimere te stesso in un
certo contesto – ha detto il sacerdote
– amicizia è un rapporto incondi-
N
zionato tra due persone”.
una cerimonia strettamente privata, come da volontà di Paola e
Claudio Regeni, genitori di Giulio.
Nessun vessillo, bandiera e simboli
di organizzazioni, così come macchine fotografiche o telecamere.
Solo i fiori dell’Ambasciata e dell’università di Cambridge hanno
ornato la bara.
Particolarmente toccante il messaggio della mamma Paola, letto
sull’altare da un ragazzo, ultima
di tante testimonianze di affetto
durante i funerali. “Grazie Giulio,
per avermi insegnato tante cose.
Resta nel mio cuore l'energia del
tuo pensiero. Il tuo pensiero, per
amare, comprendere, costruire tolleranza. Con affetto, la mamma”.
A Fiumicello tutti gli esercizi pubblici sono stati chiusi per lutto cittadino ad esclusione di bar e ristoranti, aperti proprio per servire
da bere e mangiare a chi è venuto
da fuori.
Bandiere a mezz’asta invece sugli
edifici pubblici del Friuli Venezia
Giulia in segno di lutto. In piazza
unità d’Italia a trieste sui palazzi
di Regione, Comune Prefettura le
bandiere sventolano a metà dei
pennoni. Anche il sito della Regione FVG è abbrunato e riporta
la scritta “Per Giulio Regeni il Friuli
Venezia Giulia si raccoglie unito
nel cordoglio”.
Mentre, per quanto riguarda le indagini, tra le piste si fa strada
quella legata all'interesse del dottorando per il movimento sindacale
indipendente (l’omicidio sarebbe
conseguente a un articolo scritto
da Giulio su un sindacato egiziano),
Renzi torna a chiedere verità alle
autorità egiziane. "È una vicenda
drammatica, esprimo alla famiglia
di Giulio condoglianza e dico che
noi agli egiziani abbiamo detto:
l'amicizia è un bene prezioso ed è
possibile solo nella verità”, dice il
premier a Radio Anch'io. L'Italia
ha ottenuto di inviare un team italiano per le indagini, spiega Renzi:
“Davanti a tutti gli elementi noi
vogliamo essere al tavolo, perché
sia fatta verità e siano presi i colpevoli veri”. (Foto Ansa)
B.F.
10
Sabato 13 febbraio 2016
DALL’ITALIA
ANCORA SCANDALI IN COMUNE
Assenteismo a Acireale: sessantadue denunciati
I reati ipotizzati sono truffa e falso: i badge venivano strisciati da dipendenti compiacenti in accordo tra loro
Per tre “furbetti” sono stati disposti gli arresti domiciliari, per altri dodici l’obbligo di firma
S
ono state le lamentele dei
cittadini che trovavano gli uffici spesso vuoti a fare scattare l’indagine antiassenteismo ad Acireale (Catania)
culminata con sessantadue dipendenti
denunciati.
Secondo l’accusa, risultavano al lavoro
nonostante fossero assenti, grazie alla
complicità di colleghi che strisciavano
per loro il badge.
Dopo le lamentele dei cittadini sono
state posizionate telecamere nascoste
(per ben dodici giorni) che hanno
inchiodato i “fannulloni”. Per tre di
loro, (il funzionario del’ufficio tributi
Orazio Mammino e due dipendenti,
Mario Primavera e Venera Lizio) sono
scattati gli arresti ai domiciliari, per
altri dodici il gip ha imposto l’obbligo
di firma; 47 invece gli indagati a piede
libero. I reati ipotizzati sono di truffa
ai danni di ente pubblico e di falsa
attestazione di presenza in servizio
sul luogo di lavoro. I “fannulloni” erano
molti. L’operazione della Polizia di
Stato, coordinata dalla Procura distrettuale di Catania, ha colpito ben
uno su quatto dei dipendenti del Comune, che in totale sono 240.
Alto il numero di ore non lavorate
per un notevole danno all’erario: sul
totale delle ore ne avrebbero fatte
solo il 50 per cento. C’è chi sarebbe
arrivato in ritardo, chi se ne sarebbe
andato prima, chi non sarebbe andato
a lavorare come nel caso di un dipendente che, nel periodo interessato,
non si sarebbe mai recato in ufficio.
Ci sarebbe stata una sorta di turnazione tra i dipendenti comunali: di
fatto, o timbravano materialmente per
altri o erano assenti.
Secondo il procuratore Michelangelo
Patanè “l'indagine è particolarmente
meritoria e apprezzabile poiché in
tempi di attuale crisi economica e di
difficoltà per molte persone, per tante
famiglie che hanno disoccupati in
casa, è intollerabile per il cittadino
constatare che vi sono dipendenti
pubblici che, forti del loro stipendio,
del loro posto fisso, hanno questi
comportamenti”.
Duro il Gip di Catania Giovanni Cariolo
che, in particolare sui tre arrestati afferma: “Si sono resi protagonisti di
condotte illecite non solo quantitativamente rilevanti, ma anche ‘qualificativamente’ significative di una condotta parassitaria volta sostanzialmente
a utilizzare il posto di lavoro quale
strumento per foraggiare le proprie
risorse economiche”, e quindi percepire “una parte molto rilevante
dello stipendio, senza svolgere la corrispondente attività di lavoro”.
Venuto a conoscenza dello scandalo
il sindaco Roberto Barbagallo ha dichiarato che si costituirà parte civile.
“Un sindaco non può cogliere con
piacere una simile notizia – afferma
il primo cittadino – ma bisogna essere
severi nei confronti di coloro che
adottano atteggiamenti che vanno
contro la pubblica amministrazione.
Attenzione a non fare di tutta l’erba
un fascio, ciò nel rispetto dei dipendenti del comune di Acireale che
giornalmente svolgono il loro dovere.
Saremo rigorosi nell’applicare le leggi
vigenti di competenza dell’amministrazione comunale previste per questo genere di reati. Ci costituiremo
parte civile negli eventuali procedimenti penali - ha aggiunto il sindaco
- e confermiamo fin da ora la massima
collaborazione con la Procura etnea
e le forze dell’ordine, a cui forniremo
subito tutti gli atti in nostro possesso
necessari per le indagini. Confido
nell’azione della magistratura e spero
che gli impiegati coinvolti possano
trovare ragioni per giustificare i fatti
contestati”.
Ma l’inchiesta potrebbe non essersi
conclusa: la procura di Catania sta
valutando se perseguire anche i funzionari che in qualche modo potrebbero essere responsabili delle assenze
dei loro dipendenti.
Barbara Fruch
SULMONA (L’AQUILA)
Sfiduciato dai suoi,
cade sindaco Pd
ulmona (L'Aquila) torna
alle urne. Si è conclusa
infatti dopo poco più di
due anni e mezzo l’avventura
per Giuseppe Ranalli, sindaco
del Partito Democratico, eletto
nel 2013.
Nella tarda serata di ieri nove
consiglieri comunali si sono presentati al municipio di piazza
San Francesco, di fronte al segretario comunale Giampaolo
Santapaolo per firmare le proprie
dimissioni, sancendo di fatto lo
scioglimento del Consiglio comunale. Tra loro anche due della
maggioranza iscritti al Pd, Alessio
Di Masci e Fabio Ranalli.
Contravvenendo alle indicazioni
del segretario regionale, Marco
Rapino, i due hanno infatti contribuito a far raggiungere il numero necessario a far cadere il
primo cittadino. “Il Partito Democratico non sarà la causa della
fine dell’attuale amministrazione
di centrosinistra a Sulmona e
nessuno firmerà le dimissioni –
aveva detto Rapino – Chiunque
tra gli appartenenti al Partito Democratico deciderà di firmare le
dimissioni e decreterà la fine dell’attuale amministrazione lo farà
a titolo personale e ne risponderà
direttamente al Partito con il
quale è stato candidato e con il
quale è stato eletto”.
Evidentemente ciò non è servito
a spaventare i piddini. I loro voti
sono stati decisivi. A quelli si
sono aggiunti poi i quattro esponenti del gruppo Sulmona al
Centro, espressione dell’assessore regionale Andrea Gerosolimo, Gianfranco Di Piero, Alessandro Pantaleo, Daniele Del
Monaco e Luigi Santilli. Poi è
S
stata la volta del capogruppo di
Forza Italia, Luigi La Civita e dei
consiglieri Mimmo Di Benedetto
e il consigliere di Sbic (Sulmona
bene in comune), Alessandro
Lucci.
“Ho fatto tutto quanto era nelle
mie possibilità, innanzitutto dal
punto di vista istituzionale e poi
da quello personale – ha scritto
sulla pagina Facebook Andrea
Gerosolimo, additato di essere
il responsabile della crisi – Ho
la coscienza a posto. Nonostante
la nostra forza, composta da
quattro consiglieri comunali, militasse tra i banchi della minoranza abbiamo fatto di tutto per
evitare il quinto commissariamento della Città. Coloro che
sono stati ingiustamente definiti
‘gerosolimiani’ hanno mostrato
grande responsabilità nei confronti della Città, un alto senso
delle istituzioni ma, sopratutto,
una loro capacità decisionale”.
E ora, per andare alle elezioni in
primavera, si apre la corsa contro
il tempo. Per votare infatti in
queste amministrative entro il
24 febbraio dovrà arrivare il decreto di scioglimento del Consiglio comunale firmato dal presidente della Repubblica Sergio
Mattarella. In caso contrario si
dovrà affrontare un lungo periodo
di commissariamento.
E non sarebbe la prima volta. Si
tratta infatti del quarto sindaco
a cadere negli ultimi 15 anni.
“Per la quarta volta consecutiva
Sulmona verrà commissariata e
travolta – spiega l’ormai ex primo
cittadino – La sua classe dirigente perde un’altra opportunità
di dimostrarsi diversa e matura”.
B.F.
Eurosky Tower .
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11
Sabato 13 febbraio 2016
SOCIEtA’
DA UNA RICERCA TOSCANA EMERGE CHE ORTAGGI, PESCE E FRUTTA ACCENDONO IL DESIDERIO
Cibo afrodisiaco: l’asparago!
Per rendere magica e passionale una cena a due bisogna mettere in tavola tanta verdura
di Chantal Capasso
a Festa degli innamorati è vicinissima. Cosa fare per
rendere magica e
passionale la serata
più romantica dell’anno? Gli
esperti raccomandano di
prendere il proprio partner
per la gola. Da chef, nutrizionisti e sessuologi arrivano
quindi i consigli per preparare
L
il perfetto menù di San Valentino e vivere una serata indimenticabile. I cibi afrodisiaci
più indicati sono sorprendentemente gli … ortaggi, seguiti
da pesce e frutta.
Secondo 7 esperti su 10 il segreto per vivere una serata
spumeggiante è affidarsi alle
proprietà stimolanti dei cibi
afrodisiaci inclusi nella dieta
mediterranea: ortaggi (68%),
pesce (63%) e frutta (59%)
sono gli alimenti più indicati
da chef, nutrizionisti e sessuologi per San Valentino.
Ma non è tutto: le proprietà
afrodisiache del cappero sono
citate perfino nella Bibbia,
mentre Napoleone III reputava
gli asparagi indispensabili durante le sue cene private. A
trionfare sulle tavole secondo
gli esperti di gusto e benessere saranno quindi carciofi
(54%), capperi (51%) e cetrioli
(44%). Oltre alle proprietà organolettiche (79%), tra le qualità che accendono la passione
non vanno dimenticati i profumi (43%), i colori (39%) e
la morbidezza al tatto (33%).
Questo e altro quello che è
emerso da una ricerca promossa dal Polli Cooking Lab,
l’Osservatorio sulle tendenze
alimentari dell’omonima
azienda toscana, condotto mediante metodologia WOA
(Web Opinion Analysis) su
circa 130 esperti tra nutrizionisti, chef stellati e sessuologi
attraverso un monitoraggio
online sui principali social
network, blog, forum e community per capire come preparare il perfetto menù per
far scoppiare la passione a
San Valentino.
A dimostrazione delle potenzialità afrodisiache degli alimenti presenti nella dieta mediterranea, quali il pesce, la
carne, la frutta e la verdura, è
stato condotto anche uno studio dell’Università di Napoli,
presentato nel 2012 durante
il Convegno di Medicina della
Riproduzione. L’indagine, che
ha raccolto e valutato i dati di
oltre un milione e mezzo di
persone in vari paesi del mondo seguite fino a un massimo
di 18 anni, ha rivelato che la
varietà dei cibi e la completezza della dieta mediterranea
garantisce proprietà antiossidanti tali da conferire notevoli effetti benefici sulla salute
delle arterie e, quindi, sulle
prestazioni sessuali.
La dieta mediterranea offre
un ampio bagaglio di profumi
e sapori, ma quali sono gli
ingredienti da mettere in tavola a San Valentino per accendere la serata? Oltre agli
evergreen rappresentati dai
frutti di mare (34%), dal cioccolato (32%) e dalle frago-
le(30%), quest’anno gli chef
raccomandano un menù afrodisiaco leggero e stimolante
a base di ortaggi: carciofi
(54%), capperi (51%), cetrioli
(44%), cipolle (41%), olive
(38%), asparagi (36%) e peperoni (31%) sono perfetti
per il menù dedicato alla cena
più romantica dell’anno. Per
evitare invece un indesiderato
effetto inibitore gli alimenti
considerati eccessivamente
grassi, come le fritture (79%),
gli insaccati (66%), le bevande
alcoliche (62%),e i formaggi
stagionati (57%).
Secondo Alberto Caputo, sessuologo dell’Istituto di Evoluzione Sessuale di Milano: “La
cucina non è afrodisiaca finché
non si vuole che lo diventi.
Ogni occasione infatti richiede
il suo menù, con la continua
ricerca di ingredienti sempre
nuovi che stimolino i sensi del
proprio partner. Importante
è inoltre decidere la location:
mangiare seduti sul tappeto
o addirittura a letto può essere
un’idea intrigante. In ogni caso
si dovrà rimanere leggeri e
scegliere cibi da servire in
piccole porzioni, per evitare
che il flusso sanguigno si concentri sullo stomaco. Infine
non potrà mancare anche un
percorso fatto di tatto, gusto e
olfatto, per avvicinarsi al proprio compagno utilizzando
tutti i sensi”.
UNO STUDIO DALL'UNIVERSITÀ DI LIEGI DIMOSTRA CHE LE FACOLTÀ CEREBRALI VARIANO SE È INVERNO O ESTATE
Il cervello si attiva in base alle stagioni
In primavera siamo più pigri, mentre la memoria a breve termine raggiunge il suo massimo in autunno
U
na ricerca belga condotta
presso l’università di Liegi
ha dimostrato, con tanto di
dati scientifici alla mano, che forse
la metereopatia esiste veramente,
non è una fissazione o una esagerazione. Il nostro cervello agisce e
reagisce in modi diversi a seconda
del clima e delle stagioni e in particolare si comporta in modo “particolaree” durante i cambi di stagione. In estate e inverno utilizza
determinate aree, in primavera e
autunno altre ancora.
In base alla ricerca sembrerebbe,
quindi che il cambio delle stagioni
sia in grado di incidere sui nostri
processi cognitivi. I ricercatori di
uno studio recentemente pubblicato
da PNAS, hanno dimostrato che i
ritmi biologici annuali legati al ciclo
delle stagioni hanno un effetto sulle
risorse impiegate dal cervello per
svolgere i propri compiti.
Christelle Meyer, dell'università di
Liegi, ha sottoposto, assieme ai suoi
colleghi, 28 volontari a risonanza
magnetica funzionale, osservandone
l'attività cerebrale mentre questi
erano intenti a eseguire diversi test:
naturalmente i dati sono stati raccolti
in diversi momenti dell'anno.
Durante l’estate è stato riscontrato un
maggior grado di attenzione, con il picco
massimo che sembra
raggiungere nel solstizio invernale. Gli
equinozi autunnali e
primaverili, con le
loro durate analoghe
delle ore di luce e di
buio, sono i momenti
dell'anno attorno ai
quali si collocano i
picchi massimi di attività delle aree cerebrali coinvolte nella
raccolta dei dati, nella loro conservazione, nel confronto tra
le informazioni; molto
meglio la memoria a
breve termine autunnale rispetto a quella
primaverile.
Queste variazioni, tuttavia, sembrano non avere effetti sulle
performance finali ma sono riscontrabili solo attraverso l'osservazione dell'attività cerebrale. La
differenza consiste nelle risorse
attivate per raggiungere gli stessi
risultati, probabilmente sulla base
di quelle capacità cognitive che
risultano più efficienti durante la
stagione in corso.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, queste differenze
risultano non avere alcuna con-
nessione né con gli ormoni, ad
esempio la melatonina, né con parametri come, ad esempio, il ciclo
sonno-veglia. Questo spiegherebbe
che l'influsso delle stagioni sulle
funzioni cerebrali potrebbe essere
addirittura più intenso maggiore
di quanto ipotizzato fino ad ora,
con ripercussioni su ciascun specifico processo cognitivo. È sicuramente un ulteriore aspetto misterioso del nostro cervello sul
quale poter approfondire.
Ch.C.
12
Sabato 13 febbraio 2016
SPEttACOLI
NOTE CONTROCORRENTE SULLA KERMESSE CANORA CHE STASERA CHIUDE I BATTENTI
E’ il festival la panacea di tutti i mali?
a Canzone
Italiana risorge come per
incanto a febbraio, anticipatrice della primavera.
Ma la Canzone Italiana,
quanto a vendite di dischi o per la qualità della
nuove proposte, è in piena crisi da anni.
Le case discografiche,
le major, prima si accorpano e poi… “si accoppano”, muoiono una a
una come colpite da una
malattia contagiosa.
Resistono solo in pochissime che, però, tributarie
del dominio proveniente
d’oltre oceano, non possono che aderire alle
strategie di marketing e
di vendita internazionali
che diversificano la produzione e prescelgono
da sempre le canzoni in
lingua inglese e la promozione di nomi internazionali sicuri e sperimentati.
Come le formiche che escono dalla
loro tana, ecco al centro una montagnola che sarebbe Sanremo, o
meglio l’Ariston, con tutti i suoi pertugi, sale stampa, camerini, palco e
retropalco, sale per conferenze, punti
d’incontro come laboriose entità
che si occupano, per diletto, per
passione o per lavoro della canzone
italiana.
Ecco i blogger, i giornalisti, gli
esperti di settore, i critici, gli organizzatori di molteplici eventi più
meno di rilievo e gli artisti, ma non
i big che sul palco dell’Ariston si
esibiranno, tutti gli altri, a partire da
coloro che non ce l’hanno fatta e
L
che ogni anno ci riprovano imperterriti.
Tutti a farsi le foto, scusate i selfie,
dinanzi all’ingresso dell’Ariston per
poter testimoniare la propria presenza e poter dire: a Sanremo c’ero
pure io!
Operatori che, a proprie spese, si
caricano di fatica e fuoriuscita di
denaro per sopravvivere a Sanremo
nei cinque giorni del Festival, nella
speranza di poter incontrare qualcuno che conta, magari fargli un’intervista e sperare che, da quegli
sporadici e occasionali incontri, possa poi scaturire un risultato utile.
Non vogliamo parlare male di questo
mondo, appena delineato, perché
con tutto il rispetto che gli si deve
crediamo che in gran parte, e soprattutto da parte degli artisti, si
tratti degli ultimi romantici e sognatori che credono ancora che il valore,
il lavoro e la qualità possano essere
riconosciuti e premiati, magari con
una adeguata visibilità e ascolto da
parte dei Media Nazionali.
Purtroppo non è così perché oggi
a chi governa il mondo della comunicazione interessa solo, e unicamente, il risultato cioè l’indice di
ascolto. Quell’indice monitorio e
giudicante che sta lì a dirti se hai
raggiunto o meno l’obbiettivo.
Si tenta di raccogliere pubblico anche con polemiche o coinvolgimenti
di eventi esterni al mondo della
canzone. Si trovano sempre testimonial che parlino “alla pancia del
pubblico”, con storie di forte impatto
emotivo.
Tutto il resto è contorno di uno show
che il popolo italiano, evidentemente,
vuole e ama perché con tutto quello
che accade di brutto ogni giorno
dentro e fuori dalla nostre mura, il
male deve essere esorcizzato e
messo da parte, anche se solo per
qualche ora.
Al pari delle vittorie della propria
squadra di calcio o della nazionale,
il Festival di Sanremo, inteso come show, dovrebbe farci rilassare anche
se non lo si condivide;
di fatto fa parlare di se e
quindi riconosciamogli
un effetto taumaturgico
che tenta di lenire le nostre tensioni.
Il tempo delle emozioni,
del bel canto e delle liriche indimenticabili che
hanno segnato la Canzone Italiana, è passato
da un po’ di anni, però
noi confidiamo che le
centinaia di artisti che
ancora credono nelle
loro canzoni e nei messaggi che ogni generazione vuole trasmettere
al proprio tempo, stiano
per tornare. Ma in quale
forma? Forse la risposta
potrà venire dalla Rete
o chissà da quale altra
innovativa forma di comunicazione ancora da
scoprire.
Le prime tre serate della
kermesse sanremese si
sono concluse con l'esibizione di
tutti gli artisti in gara e ognuno di
voi avrà di certo maturato un proprio
giudizio e fatta una valutazione.
In attesa della serata finale, prendendo a prestito la parola di una
canzone di Modugno che ha reso
all'Italia lustro e notorietà in tutto il
mondo, noi vogliamo comunque “Volare” sulle note dei brani del Festival,
perché Sanremo dovrebbe essere
usato come cassa di risonanza per
fare conoscere prima all’Italia e poi
al mondo che la ama profondamente,
la canzone italiana.
SG
[email protected]
ESORDIENTE PRIMA VINCE, POI VIENE ESCLUSA
Un altro pasticcio nel Sanremo
tutto nastrini arcobaleno e Cirinnà
ince la sfida a due tra gli esordienti, sogna la finale, ma poche
ore dopo si ritrova sulla strada
di casa, per via dell’ennesimo pasticcio
di questo Sanremo, in assoluto tra i più
brutti e ‘ideologizzati’ degli ultimi anni.
Roba che perfino le conduzioni del
duo Fazio-Litizzetto un po’ arrossiscono
davanti al… rosso fuoco dell’edizione
2016, la prima – e speriamo l’ultima –
dell’era Cirinnà in salsa renziana.
Lei è la cantante siciliana Miele, opposta nella sfida al toscano Francesco
Gabbani. Dopo il voto, Miele passa
alla finale e Carlo Conti la incorona
(con aria un po’ mogia, a dire il vero).
Ma a metà della stessa serata di giovedì, sempre in diretta, Miele passa
alle lacrime di rabbia, quando lo stesso Carlo Conti comunica che in realtà
nella votazione c’era stato “un errore
tecnico” . Risultato ribaltato: ha vinto
Gabbani, con a sua canzone “Amen”,
ennesimo manifesto ideologico
(“Amen, avanti popolo” è il refrain)
del festival.
Miele fa ricorso, chiede comunque
l’ammissione alla finale, ma la Rai lo
boccia: non è prevista una finale a 5.
In conferenza stampa, il direttore di
Rai 1 Giancarlo Leone si arrampica
V
Li nastrini
sugli specchi: l’errore c’è stato, non
tutti i giornalisti della sala stampa
hanno potuto votare, dunque bisogna
ripetere la votazione, ma la preferenza
espressa prima da 25 giornalisti resta
(e chi lo dice?).
Insomma, la Rai mette sull’ennesimo
pasticcio del festiva una pietra tombale. O un nastrino arcobaleno, fate
voi. the show must go on. Amen, avanti
popolo.
Igor Traboni
A Saremo so i giorni dei cantanti,
c'è r festval de le canzonette,
che manco se sa ndo li mette
essennone rivati tanti tanti
ch'avessero cantato ben'armeno.
Su questo è mejo lassà perde
ma sur vestito giallo,ner'o verde
portaven'er nastrin'arcobbaleno.
Mo tutto questo c'ha n siggnificato
essenno quello n simmolo notorio
che dimo francamente c'ha stancato.
Nessuno je po dillo da nun fallo
però n zarebbe mejo meritorio
annacce prima cor nasrino giallo?
GRM
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Il sinistro crepuscolo di Tsipras