Lo Sviluppo Sostenibile e l’Agenda 21 Locale dei Comuni di Gorle, Nembro, Ranica e Torre Boldone Nembro- 13 luglio 2007 1 Sviluppo Sostenibile La Terra ha abbastanza per le necessità di tutti, ma non per l’avidità di pochi (Gandhi) 2 Sviluppo Sostenibile E’ il 1987 e a Tokyo, dove si svolge la Conferenza delle Nazioni Unite per l'Ambiente e lo Sviluppo (UNCED), la Commissione Mondiale per l'Ambiente (WCED) presenta il “Rapporto Brundtland”... Gro Harlem Brundtland, norvegese, per molti anni Presidente della Commissione Mondiale per l’Ambiente 3 Sviluppo Sostenibile “Lo Sviluppo Sostenibile è lo sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.” 4 Che cos’è lo Sviluppo Sostenibile Principio del rendimento sostenibile: le risorse rinnovabili devono essere consumate ad una velocità tale da permettere alla natura di ripristinarle Principio della capacità di assorbimento: la produzione di beni non deve diffondere scarti, rifiuti e inquinanti che non possano essere assorbiti dal sistema in tempi ragionevolmente brevi; non ci devono essere effetti di accumulo. (Herman Daly, 1993) 5 Che cos’è lo Sviluppo Sostenibile Economia Società Sviluppo Sostenibile Istituzioni Ambiente 6 Gli strumenti 1992 Rio de Janeiro 1994 1996 1998 2000 Agenda 21 Agenda 21 Locale BS 7750: 1992 ISO 14001: 1996 - organizzazioni EMAS 1 (1836/93) - siti ECOLABEL - prodotti 2002 Johannesburg 2004 ISO 14001: 2004 EMAS 2 (761/01) - organizzazioni ECOLABEL – servizi, ricettività Carta Mondiale del Turismo Sostenibile (Lanzarote, SP) Contabilità ambientale – Bilancio ambientale Gestione Forestale Sostenibile Progetto CLEAR FSC – Forest Stewardship Council PEFC – Pan European Forest Certification ISO/TR 14061 ICZM – Integrated Coastal Zone Management 7 Gli strumenti Conferenza delle Nazioni Unite per l’Ambiente e lo Sviluppo (Rio de Janeiro, 1992) Dichiarazione di Rio sui principi dello Sviluppo Sostenibile Agenda 21 Dichiarazione sulle foreste Convenzione quadro sui cambiamenti climatici Convenzione sulla biodiversità 8 Agenda 21 Locale Agenda per il 21° secolo delle Nazioni Unite: indica le linee guida d’azione per quegli attori (governi, enti locali, imprese, associazioni, ONG) che vogliano impegnarsi ad orientare il tradizionale modello di sviluppo verso una maggiore sostenibilità, responsabilità e consapevolezza. Capitolo 28 Agenda 21 delle Nazioni Unite: ogni autorità locale ha il dovere di stabilire un dialogo tra i cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private allo scopo di adottare un’Agenda 21 Locale che rispetti il principio... 9 “Pensare globalmente agire localmente" 10 Agenda 21 Locale Sostenibilità Globale Agenda 21 Locale Sostenibilità Nazionale Agenda 21 Sostenibilità Locale 11 Agenda 21 Locale Carta delle Città Europee per un Modello Urbano Sostenibile (Carta di Aalborg, 1994) Campagna europea delle città sostenibili (1994) Piano d’Azione di Lisbona: dalla Carta all’azione (1996) Carta di Ferrara (1999) Coordinamento Nazionale Agende 21 Locali (1999) Appello di Hannover (2000) Aalborg +10 (2004) 12 Agenda 21 Locale Le Amministrazioni pubbliche sono chiamate ad aprire un dialogo con i propri cittadini, le associazioni locali e le imprese al fine di creare consenso attorno ad un Piano d’Azione concordato tra autorità locale e comunità, che conduca ad un miglioramento della qualità della vita dei cittadini (miglioramento della dimensione ambientale, economica e sociale). 13 Gli obiettivi dell’Agenda 21 Locale Definire una strategia e delle azioni a lungo termine condivise ed orientate alla sostenibilità Favorire l’integrazione degli strumenti di gestione e pianificazione del territorio Favorire l’integrazione delle politiche ambientali, sociali ed economiche in un ottica di sostenibilità Favorire il coinvolgimento e la responsabilizzazione degli stakeholders (portatori di interesse) nei processi decisionali 14 Monitoraggio Creazione di una visione condivisa Rapporto sullo Stato dell’Ambiente Attuazione Piano d’Azione Locale Forum e Gruppi tematici 15 Creazione di una visione condivisa Formazione Ufficio A21L ; Corso di formazione del personale operante nei Comuni (amministratori e tecnici); Individuazione di un logotipo del progetto; Predisposizione di un opuscolo informativo; Creazione di una pagina Web dedicata al progetto; Convegni, seminari e altri momenti pubblici. 16 Che cos’è il RSA Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA) è un quadro diagnostico del territorio, ovvero un’osservazione oggettiva sullo stato di salute delle risorse locali, non solo da un punto di vista strettamente ambientale, ma anche sociale ed economico. “. . . . . la conoscenza è la base e lo strumento per operare scelte corrette e consapevoli da parte degli amministratori locali” 17 Che cos’è il RSA Grazie al Rapporto sullo Stato dell’Ambiente si possono: individuare le priorità effettive; dimensionare correttamente i Target; identificare le strategie e le azioni più efficaci; dotarsi di un sistema di monitoraggio e aggiornamento dei dati continuo nel tempo. 18 Obiettivi del RSA Maggiore consapevolezza circa la natura e la rilevanza dei problemi ambientali evidenziati a livello cittadino, le relazioni causa-effetto fra stato delle risorse e fattori di pressione, le priorità di intervento, i soggetti da coinvolgere nella predisposizione di specifiche linee d’azione; Consolidamento, motivazione e formazione del Gruppo tecnico interno alle Amministrazioni locali; locali Informazione e sensibilizzazione degli attori sociali coinvolti nel processo di Agenda 21 Locale. 19 RSA: modalità operative Per la redazione del RSA sono previste le seguenti attività: 1 - Rassegna preliminare finalizzata alla individuazione, classificazione e valutazione delle fonti di dati e informazioni disponibili a livello territoriale; 2 - Rassegna delle competenze ambientali e degli strumenti di programmazione e di intervento; 3 - Redazione dell’Indice del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente e sviluppo del sistema di indicatori; indicatori 20 RSA: modalità operative 4 - Attivazione delle procedure di acquisizione, analisi ed elaborazione dei dati; 5 - Predisposizione della versione preliminare (bozza) del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente; 6 - Revisione del documento preliminare sulla base delle osservazioni emerse nel confronto con l’Amministrazione per la redazione e presentazione della versione definitiva. 21 Che cos’è un indicatore Con il termine INDICATORI si identifica uno strumento, un ordine di grandezza, in grado di fornire informazioni sintetiche di un fenomeno più complesso e con significato più ampio; uno strumento in grado di rendere visibile un andamento o un fenomeno che non è immediatamente percepibile. Gli indicatori quantificano l’informazione, in modo tale che il suo significato sia maggiormente evidente; Gli indicatori semplificano le informazioni relative a fenomeni più complessi, favorendo in tal modo la comunicazione e il confronto. 22 Proprietà degli indicatori Un indicatore deve essere: una misurazione numerica e quantificabile; significativo, deve cioè esprimere in maniera quantitativa, “qualcosa” del sistema che vogliamo effettivamente conoscere; comprensibile, cioè facile da spiegare anche ai non esperti; verificabile, consentendo di riscontrare l’informazione fornita; riproducibile; basato su dati accessibili. 23 Il modello DPSIR DETERMINANTI generano PRESSIONI •scarichi idrici •emissioni atmosferiche •rifiuti Interventi strutturali regolano vi i t t cri s re o p ti on n ve duc r e ri In t •leggi •prescrizioni •piani mitigano Bo mi nif gl ich io ra e no •agricoltura •industria •trasporti RISPOSTE richiedono IMPATTI •sulla salute •sugli ecosistemi •sull’economia STATO alterano •qualità dell’aria •qualità dell’acqua •qualità del suolo si manifesta negli 24 Il modello DPSIR Determinanti: Determinanti sono le cause generatrici primarie ed indirette degli stati ambientali. Sono utili per individuare le relazioni esistenti tra i fattori responsabili delle pressioni e le pressioni stesse, per aiutare i decisori nell'identificare le fonti di esternalità negative su cui intervenire al fine di ridurre le problematiche ambientali. Indicatori dei Determinanti: sono i settori economici e le attività umane che inducono le pressioni ambientali. Esempi di tali indicatori sono: • • • Densità della popolazione; Produzione di beni e servizi; Trasporto di passeggeri e merci. 25 Il modello DPSIR Pressioni: individuano le variabili direttamente responsabili del degrado ambientale. Servono per individuare e quantificare le cause che comportano cambiamenti nello stato ambientale. Indicatori delle Pressioni: sono le diverse attività umane che costituiscono fonti di pressione sui vari comparti ambientali. Esempi di tali indicatori sono: • Consumi energetici; • • • Emissioni di gas serra; Reflui civili e industriali; Produzione di rifiuti. 26 Il modello DPSIR Stato: equivale alle condizioni ambientali, soprattutto quelle influenzate dalle attività antropiche. Indicatori di Stato: sono di tipo descrittivo; delineano le condizioni in cui versa l'ambiente nell'istante considerato e servono per valutare il grado di compromissione dello stesso. Esempi di tali indicatori sono: • Stato meteorologico; • Stato di qualità dell’aria; • Stato di qualità delle acque; • Uso del suolo. 27 Il modello DPSIR Impatti: sono le variazioni delle condizioni dello stato ambientale; la loro principale funzione è quella di rendere esplicite le relazioni causa-effetto tra pressioni e stato. Indicatori degli Impatti: descrivono gli effetti sull’ecosistema e sulla salute umana derivanti dai fattori di pressione ambientale. Esempi di tali indicatori sono: • Uso di prodotti chimici; • Produzione di rifiuti speciali; • Numero di incidenti sul lavoro; • Impatto dell’acidificazione sui materiali. 28 Il modello DPSIR Risposte: sono le azioni messe in campo per la soluzione e/o mitigazione dei problemi ambientali. Indicatori delle Risposte: manifestano gli sforzi operativi compiuti dalla società (politici, decisori, pianificatori, ecc.) per migliorare la qualità di vita e dell'ambiente. Esempi di tali indicatori sono: • Prezzo del trasporto passeggeri; • Numero di certificazioni ISO, EMAS, ecc.; • Raccolta differenziata; • Risparmio idrico e riutilizzo delle acque reflue. 29 Elementi di criticità di un processo di Agenda 21 Locale Precarietà politica del progetto (alternarsi Giunte); Possibile confusione con altri strumenti di partecipazione; Difficile compatibilità con i tempi politici; Diffidenza di fondo di molti attori/amministratori; Insufficiente informazione preventiva e mirata prima dell’attivazione e durante il processo di A21L; Sospetto e scarsa fiducia per “storie negative” passate e aspettative deluse. 30