LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
SCIENZA RIABILITATIVA 2005; 7.2 : 5-20
LOMBALGIA
COME PROBLEMA SOCIALE
GERARDO CAPALDO*
* Fisioterapista
U.O. Terapia Fisica e Riabilitazione
Centro Educazione Motoria
ASL 3 Genovese
Direttore del sito FisiOnLine
www.fisionline.org
RECAPITI:
Dott. Gerardo CAPALDO
E-mail: [email protected]
Centro Educazione Motoria ASL 3
Genovese
Tel. 010 6448.707 – 734
Parole chiave:
lombalgia, epidemiologia, trattamento
meccanico, McKenzie
LOMBALGIA COME PROBLEMA
SOCIALE
logia alla colonna, il 70% aveva problemi in zona lombare.
Per sviluppare un ragionamento critico ed efficace sulla lombalgia è opportuno considerare innanzi tutto la sua
enorme diffusione, che, al giorno d’oggi,
fa assumere a questo disturbo un caratte1
re di vera e propria epidemia.
L’espansione del fenomeno e la sua
diffusione in particolar modo tra la popolazione attiva ha dunque portato l’attenzione dei ricercatori anche in questa
direzione.
Una delle pietre miliari di questa
ricerca è stata la monografia elaborata
dall’Unità Operativa per lo Studio dei
Disordini Vertebrali del Quebec (Quebec
2
Task Force on Spinal Disorders) .
I due anni di lavoro di questa U.O.
hanno permesso di affrontare il problema del dolore lombare da diversi fronti,
provando tra l’altro a dimensionare il
fenomeno a livello epidemiologico.
Dunque, lo studio dell’incidenza percentuale dei disturbi alla colonna fra i
lavoratori del Quebec dimostrò:
• di tutte le richieste di indennizzo per
malattia il 14,3% erano dovute a disturbi della colonna
• di tutti i costi di risarcimento, il
28,5% erano riferiti alla patologia
dei disturbi vertebrali
• di tutti i lavoratori risarciti per pato-
Epidemiologia nel mondo
La diffusione del dolore lombare viene spesso descritta come tipica delle
società industrializzate.
Una delle cause eziopatologiche del
problema viene attribuita alla sedentarietà dei nostri attuali stili di vita in contrapposizione alla maggiore attività dei
nostri predecessori.
Questo può essere certamente vero,
ma ciò comunque non esclude che la
portata del fenomeno sia trasversale,
comprendendo individui di diverse fasce
sociali, con diverse attività svolte, in
diverse parti del mondo.
Un recentissimo studio svolto in
3
Nigeria da Omokhodion rivela come
anche in quella comunità la lombalgia
sia un problema diffuso, tanto che l’Autore stesso paragona le percentuali raccolte ai livelli registrati nei paesi industrializzati.
Su un campione di 474 individui,
271 uomini (57%) e 203 donne (43%),
nei 12 mesi precedenti la prevalenza di
dolore lombare era del 44%, con una
maggioranza fra gli uomini (49%) sulle
donne (39%).
Il tasso più alto è stato registrato fra
i coltivatori (85%) ed il più basso fra le
casalinghe (32%), associato con una sto-
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
INTRODUZIONE
La lombalgia (Low Back Pain, LBP)
è divenuta negli ultimi anni una delle
patologie più diffuse nei paesi industrializzati ed è una delle cause più frequenti di assenza dal lavoro, colpendo prevalentemente soggetti in età produttiva.
Che il mal di schiena sia così comune non dovrebbe sorprendere, soprattutto se si considera la particolare anatomia della colonna composta da numerosi elementi cui è richiesta una triplice
funzione:
• protezione dell’asse nervoso inserito
nella sua cavità assiale;
• sostegno del peso corporeo e dei
carichi che ad esso sono trasferiti
nell’uso quotidiano degli arti superiori;
• possibilità di mobilità flessio-torsionale del tronco.
Tali requisiti sono indubbiamente di
difficile conciliazione.
L’azione di sostegno richiederebbe
un sistema d’appoggio il più robusto e
rigido possibile (similmente alla soluzione seguita negli arti inferiori) e questo sarebbe compatibile con la funzione
di protezione ma non con quella di
mobilità, che per essere assolta necessita di discontinuità strutturali.
Ed è proprio la funzione di mobilità
che, essendo preminente, condiziona
fatalmente il progetto biomeccanico
della colonna vertebrale, imponendo
compromessi alla qualità delle funzioni
di sostegno e di protezione.
Il presente lavoro, estrapolato dalla
tesi di Laurea in Fisioterapia discussa
dall’Autore al termine del “Corso speciale riservato alle Professioni Sanitarie” A.A. 2003-2004 presso l’Università degli Studi di Genova, affronta gli
aspetti epidemiologici della lombalgia
esponendo dati presenti in letteratura su
diversi campioni di popolazione mondiale, i dati più recenti forniti dal Ministero della Salute italiano e uno studio
inedito su 141 pazienti trattati dallo
stesso Autore, con l’approccio McKenzie, presso l’ambulatorio Centro Educa-
5
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
ria di trauma e bassa condizione educativa.
Cambiando continente, troviamo una
ricerca vietnamita, Prevalence of the
4
rheumatic diseases in urban Vietnam ,
su una popolazione urbana di 2119 individui di età superiore ai 16 anni. Lo studio, effettuato per determinare i tassi di
prevalenza dei disordini muscoloscheletrici, ha individuato una positività del
14,5% al quesito generico, mentre nello
specifico i problemi più comuni sono
stati dichiarati alle ginocchia (18,2%), a
tessuti molli non specificati (15,4%.) e
alla colonna lombare (11,2%).
Un’altra osservazione effettuata in
5
India su ben 11234 pazienti afferenti al
Department of Orthopaedics, Paraplegia
and Rehabilitation, Postgraduate Institute of Medical Sciences, Rohtak, ha rivelato che 2594 pazienti (il 23,09%) hanno
avuto dolore lombare nel periodo compreso tra giugno 2001 e giugno 2002. Di
questi il 67% ha dichiarato conflitti psicosociali (non specificati), il 57% erano
lavoratori manuali, il 26% ha dovuto
cambiare la propria attività lavorativa e
il 38% era disoccupato.
In un gruppo di controllo di 1000
individui senza lombalgia le percentuali
erano: 19% con conflitti psicosociali,
34% lavoratori manuali, 7% hanno cambiato lavoro, 6% disoccupati.
Anche la popolazione cinese non è
esente dal problema. Lo studio intitolato
Prevalence of low back pain in three
occupational groups in Shanghai, Peo6
ple’s Republic of China dichiara addirittura una percentuale del 50% nel totale annuale autosegnalato tramite intervista, dei sintomi di LBP che durano 24 ore
o più. In particolare gli operai dell’industria tessile hanno una prevalenza del
74% di LBP rispetto al 40% degli insegnanti.
La lombalgia è prevalente anche tra i
ragazzi kuwaitiani? È quanto si chiede
l’articolo di Shehab D., Al-Jarallah K.,
Al-Ghareeb F., Sanaseeri S., Al-Fadhli
7
M., Habeeb S.
Sembrerebbe proprio di si, dal
momento che sui 400 ragazzi intervistati
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
CAPALDO
di età compresa tra i 10 e i 18 anni hanno avuto episodi di lombalgia il 50,8%
dei maschi e il 64,7% delle femmine,
tanto da far dichiarare agli Autori che
“Low-back pain is commune among
Kuwaiti students in Hawalli Governorate”.
La prevalenza, inoltre, sembra
aumentare in entrambi i sessi con l’età.
In Australia la questione è stata
recentemente studiata da Bruce F. Wal8
ker DC e Coll. Risultato: su 2070 soggetti indagati il 79,2% ha avuto almeno
un episodio di lombalgia nella propria
vita. Il 67,6% negli ultimi 12 mesi. Il
42,6% nei 6 mesi precedenti lo studio.
Più del 10% ha avuto esperienza definita
come “ad alta inabilità” dovuta a LBP
negli ultimi 6 mesi.
I propugnatori delle tesi eziopatologiche che vedono come unica causa fattori culturali di scarsa educazione alla
postura e al movimento si aspetterebbero
che almeno i Fisioterapisti fossero
immuni dal problema. Ma forse così non
è. Per quanto riguarda gli studenti di
Fisioterapia i dati, australiani, sono: prevalenza di LBP 69% (nel corso della
vita), 63% (ultimi 12 mesi), 44% (ultimo
9
mese), 28% (ultima settimana).
Non stanno meglio i Fisioterapisti
laureati, almeno secondo una ricerca
svolta in Slovenia sul 15% dei terapisti
10
attivi . Lo studio ha rivelato che l’incidenza generale fra il campione dei fisioterapisti intervistati è 73,7%.
Il fattore innescante sembra essere la
mobilizzazione dei pazienti non autosufficienti.
Dati italiani
Per quanto riguarda il nostro Paese
non sono disponibili moltissimi studi.
Una ricerca effettuata su MedLine utilizzando le parole chiave “epidemiology,
lumbago, italy” ha prodotto, al momento
attuale, solo 15 lavori di Autori italiani.
La maggior parte di essi indaga sulle
condizioni di salute degli Operatori della
sanità.
Bartolucci e coll., relativamente alle
malattie professionali e agli incidenti sul
SCIENZA RIABILITATIVA
zione Motoria PPV – A.S.L. 3 di
Genova.
1
An historical perspective on low
back pain and disability Allan DB,
Waddell G. Acta Orthop Scand Suppl. 1989; 234: 1-23
2
Scientific approach to the assessment and management of activityrelated spinal disorders. A monograph for clinicians Report of the
Quebec Task Force on Spinal Disorders Spine 1987; 12 (Suppl 7): S1-59.
3
Low back pain in an urban population in Southwest Nigeria
Omokhodion FO. Trop Doct. 2004
Jan; 34(1): 17-20
4
Prevalence of the rheumatic diseases in urban Vietnam Minh Hoa
TT, Darmawan J, Chen SL, Van Hung
N, Thi Nhi C, Ngoc An T, Damarwan
J, Shun Le C. J Rheumatol. 2003 Oct;
30(10): 2252-6
5
Incidence of low back pain in
workage adults in rural North
India Sharma SC, Singh R, Sharma
AK, Mittal R. Indian J Med Sci. 2003
Apr; 57(4): 145-7
6
Prevalence of low back pain in
three occupational groups in
Shanghai, People’s Republic of
China Jin K, Sorock GS, Courtney
TK J Safety Res. 2004; 35(1): 23-8
7
Is low-back pain prevalent among
Kuwaiti children and adolescents?
A governorate-based study Shehab
D, Al-Jarallah K, Al-Ghareeb F,
Sanaseeri S, Al-Fadhli M, Habeeb S.
Med Princ Pract. 2004 May-Jun;
13(3): 142-6
8
Low Back Pain in Australian
Adults. Prevalence and Associated
Disability Bruce F. Walker DC,
MPH, DrPH, Reinhold Muller MS,
PhD and William D. Grant MD J
Manipulative Physiol Ther. 2004
May; 27(4): 238-44
6
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
lavoro degli Operatori dell’Azienda
Ospedaliera di Padova, ci forniscono
percentuali di dolore lombare variabili
tra 5,3% e 6,6%, in particolar modo tra
11
le Infermiere.
Colombini e coll., hanno posto la
loro attenzione al personale la cui attività implica la movimentazione manuale
dei pazienti e riferiscono che l’8,4%
degli operatori aveva avuto almeno un
episodio di dolore lombare acuto nei 12
mesi precedenti. I reparti a maggior
rischio risultano quelli geriatrici e riabi12
litativi.
Su un altro gruppo di lavoratori lo
stesso Autore ha rilevato percentuali
sovrapponibili: 9% nei maschi e 11%
nelle femmine, riferite ai 12 mesi prece13
denti.
In relazione al fattore ambientale in
ambito ospedaliero, i risultati della valutazione di esposizione al rischio di danno in regione lombare, hanno indicato
che i reparti di ostetricia hanno un
rischio trascurabile; urologia e reparti
generali di chirurgia un rischio intermedio; mentre i reparti di medicina, ortopedia, neurologia e riabilitazione hanno
avuto elevati rischi statistici.
In questo studio su 550 Operatori
sanitari, 11,4% hanno segnalato episodi
di dolore lombare acuto negli ultimi 12
14
mesi.
Che la movimentazione manuale dei
pazienti sia un fattore di rischio per i disturbi del tratto lombare e che dunque sia
necessaria una maggiore informazione
del personale e, non meno importante,
un adeguamento strutturale dell’ambiente di lavoro, ci viene confermato anche
da uno studio svolto presso gli Istituti
15
Ortopedici Rizzoli di Bologna.
Alla stessa conclusione sono giunti
Baldasseroni e Coll. indagando un campione di 197 allievi Infermieri, rilevando
16
una frequenza di lombalgia del 22,5%.
Infine, uno studio effettuato presso il
personale infermieristico dell’ospedale
Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, ha
messo in evidenza una prevalenza generale dei disturbi rachidei del 44% così
suddivisi: dolore lombo sacrale acuto
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
CAPALDO
19%, dolore lombo sacrale cronico 17%,
17
ernia lombare diagnosticata 8%.
Per quanto riguarda la popolazione
italiana in generale, è possibile, comunque, tramite i codici ICD9-CM interrogare la banca dati del Ministero della
Salute.
La Classificazione internazionale
delle malattie (ICD) è un sistema di classificazione nel quale le malattie e i traumatismi sono ordinati, per finalità statistiche, in gruppi tra loro correlati.
Nel 1893, la Conferenza dell’Istituto
internazionale di statistica, che ebbe luogo a Chicago, approvò la Classificazione
internazionale delle cause di morte.
L’Italia adottò tale Classificazione a
partire dal 1924.
Sottoposta periodicamente a revisione, la Classificazione internazionale, a
partire dalla 6° revisione (1948), fu adottata anche per rilevare le cause di morbosità.
Nel 1975, a Ginevra, nel corso della
29° Assemblea della Organizzazione
mondiale della sanità è stata approvata la
9° revisione della Classificazione
(ICD9).
Negli Stati Uniti, un Comitato (in cui
sono rappresentati le associazioni professionali ed accademiche dei medici, le
associazioni degli ospedali, l’ufficio
regionale della Organizzazione mondiale
della sanità, l’amministrazione pubblicaHCFA-), ha sviluppato e provvede ad
aggiornare annualmente una versione
modificata ed ampliata del sistema ICD,
la ICD9CM (“International Classification of Diseases, 9th revision, Clinical
Modification”), la quale è stata utilizzata
dal 1979.
In Italia è utilizzata a partire dal 1
gennaio 2001 per la codifica delle informazioni contenute nella scheda di dimissione ospedaliera (SDO), ai sensi del
Decreto del Ministero della sanità 27
ottobre 2000, n. 380.
Contiene oltre undicimila codici
finali di diagnosi e oltre tremila codici
finali di procedure.
Le informazioni ottenibili, però,
sono relative solo ai ricoveri in regime
SCIENZA RIABILITATIVA
9
Is undergraduate physiotherapy
study a risk factor for low back
pain? A prevalence study of LBP in
physiotherapy students Nyland LJ,
Grimmer KA BMC Musculoskelet
Disord. 2003 Oct 9; 4(1): 22
10
Low back pain and other workrelated musculoskeletal problems
among physiotherapists Rugelj D.
Appl Ergon. 2003 Nov; 34(6): 635-9
11
Diseases in hospital workers Bartolucci GB, Scapellato ML, Zanetti
C, Polato R, Saia B. G Ital Med Lav
Ergon. 2002 Oct-Dec; 24(4): 392-7
12
Initial epidemiological data on
the clinical effects in health workers employed in the manual lifting
of patients in wards Colombini D,
Riva F, Lue D, Nava C, Petri A,
Basilico S, Linzalata M, Morselli G,
Cotroneo L, Ricci MG, Menoni O,
Battevi N. Med Lav. 1999 Mar-Apr;
90(2): 201-28
13
Acute lumbago due to the manual lifting of patients in wards:
prevalence and incidence data
Colombini D, Cianci E, Panciera D,
Martinelli M, Venturi E, Giammartini
P, Ricci MG, Menoni O, Battevi N.
Med Lav. 1999 Mar-Apr; 90(2): 22943
14
Exposure to the risk of the manual lifting of patients and the
results of a clinical study in 4 hospital establishments of northern
Italy Massironi F, Mian P, Olivato D,
Bacis M. Med Lav. 1999 Mar-Apr;
90(2): 330-41
15
Backache from exertion in health
personnel of the Istituti Ortopedici
Rizzoli in Bologna. A case-control
study of the injury phenomenon in
the 10-year period of 1987-1996
Rossi A, Marino G, Barbieri L, Borrelli A, Onofri C, Rolli M, Baldi R.
Epidemiol Prev. 1999 Apr-Jun;
23(2): 98-104
16
Frequency of lumbago in a
cohort of nursing students Baldasseroni A, Tartaglia R, Sgarrella C,
Carnevale F. Med Lav. 1998 MayJun; 89(3): 242-53
17
Associations of psychosocial and
individual factors with three different categories of back disorder
among nursing staff Violante FS,
Fiori M, Fiorentini C, Risi A, Garagnani G, Bonfiglioli R, Mattioli S. J
Occup Health.
7
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
ordinario o in day hospital nelle strutture
ospedaliere.
Non sono considerate tutte le prestazioni ambulatoriali che per un disturbo
come quello lombalgico è facile supporre siano preponderanti.
Inoltre, i dati più recenti ottenibili
sono quelli relativi all’anno 2002.
Infine, i dati relativi al rapporto
maschi – femmine vengono confrontati
con quelli forniti dall’Unità Operativa
Assistenza Disabili Asl 3 Genovese sui
pazienti afferenti gli ambulatori CEM
nel periodo da giugno 2003 a giugno
2004.
Selezionando come diagnosi principale il codice relativo a lombalgia, otteniamo questa risposta: Tab. I
Ricoveri, diagnosi, interventi effettuati (in grassetto) e durata (tra
parentesi) delle degenze di tutti gli ospedali
Tab. I
LOMBALGIA
Regime ordinario
LOMBALGIA
Day Hospital
Riepilogo nazionale anno 2002
Riepilogo nazionale anno 2002
Fascia di età
Maschi
Femmine
Fascia di età
Maschi
Femmine
Meno di 1 anno
1
(3.00)
4
(7.75)
60
(3.82)
307
(4.16)
2129
(4.96)
2334
(6.27)
885
(7.85)
679
(8.53)
6399
(6.17)
2
(8.00)
3
(2.00)
111
(4.44)
366
(4.35)
1579
(5.48)
2368
(7.48)
1538
(9.36)
1698
(10.08)
7665
(7.82)
Meno di un anno
0
(0)
4
(1.00)
36
(1.39)
55
(3.11)
479
(2.58)
703
(3.35)
270
(3.47)
176
(3.18)
1723
(3.08)
1
(1.00)
3
(1.67)
44
(2.25)
72
(2.88)
495
(3.19)
831
(3.60)
485
(3.53)
273
(3.35)
2204
(3.41)
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Il totale degli interventi (regime ordinario + day hospital) risulta:
Tab. Ia
Fascia Maschi Femmine
di età
Meno di
1
1 anno
Da 1 a
8
4 anni
Da 5 a
96
14 anni
Da 15 a 362
24 anni
Da 25 a 2608
44 anni
Da 45 a 3037
64 anni
Da 65 a 1155
74 anni
75 anni 855
e oltre
Totale 8122
3
6
155
438
2074
3199
2023
1971
9869
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
8
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
Tab. Ib
Si evidenzia una fase ascendente
all’inizio dell’età lavorativa, soprattutto
nei maschi della fascia 25-44 anni, forse
data da una più precoce entrata nel mondo lavorativo da parte dei ragazzi.
L’andamento della curva è pressoché
simile tranne al superamento dell’età
pensionabile dove si può notare un divaricamento a forbice dei dati statistici a
discapito delle femmine: una possibile
chiave di lettura è data dal certamente
maggior carico di attività lavorativa in
ambito casalingo da parte delle donne.
Proseguendo nella ricerca e selezionando
come diagnosi principale il codice relativo a sciatalgia, considerata come l’evoluzione in senso peggiorativo della lombalgia, otteniamo questa risposta: Tab. II
Ricoveri, diagnosi, interventi effettuati (in grassetto) e durata (tra
parentesi) delle degenze di tutti gli ospedali
Tab. II
SCIATALGIA
Regime ordinario
SCIATALGIA
Day Hospital
Riepilogo nazionale anno 2002
Riepilogo nazionale anno 2002
Fascia di età
Maschi
Femmine
Fascia di età
Maschi
Femmine
Meno di 1 anno
2
(8.00)
0
(0)
8
(5.25)
198
(6.20)
2740
(6.28)
3517
(7.44)
1509
(8.81)
756
(9.73)
8730
(7.48)
0
(0)
0
(0)
14
(5.86)
241
(6.49)
1880
(6.49)
3422
(7.95)
2126
(10.18
1652
(10.73)
9335
(8.62)
Meno di un anno
0
(0)
1
(1.00)
19
(1.27)
36
(2.53)
552
(3.39)
701
(3.57)
267
(3.31)
156
(2.55)
1732
(3.33)
0
(0)
0
(0)
12
(1.50)
63
(3.40)
461
(3.51)
808
(3.81)
359
(4.27)
253
(4.02)
1956
(3.82)
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
I dati risultano sostanzialmente
sovrapponibili a quelli della lombalgia,
con un esordio anticipato nei maschi in
età giovanile e una persistenza del disturbo nelle donne in età senile.
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
Totale
Da notare nella fascia oltre i 75 anni
come gli interventi siano stati circa il
doppio nel sesso femminile: il dato, per
essere meglio compreso però, dovrebbe
essere corretto statisticamente per la
SCIENZA RIABILITATIVA
9
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
maggior rappresentanza in senso quantitativo di donne anziane rispetto agli
CAPALDO
uomini.
Il totale degli interventi (regime ordinario + day hospital) risulta:
Tab. IIa
Fascia Maschi Femmine
di età
Meno di
1 anno
Da 1 a
4 anni
Da 5 a
14 anni
Da 15 a
24 anni
Da 25 a
44 anni
Da 45 a
64 anni
Da 65 a
74 anni
75 anni
e oltre
Totale
2
0
1
0
27
26
234
304
3292
2341
4218
4230
1776
2485
912
1905
10462
11291
Tab. IIb
Altro dato che può destare interesse
è quello relativo alle diagnosi di discopatia: Tab III
Con questo rapporto tra maschi e
femmine: Tab III b
La ricerca dei dati relativi a discopatia lombare con mielopatia, fornisce
questi valori: Tab IV
Vediamo, infine, l’ernia del disco
senza mielopatia: Tab V
In queste due ultime raccolte dati
(discopatia lombare con mielopatia e
ernia del disco senza mielopatia) si
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
osserva una prevalenza nel sesso
maschile, tranne nei pazienti dell’U.O.
Disabili di Genova che, però, risultano
essere un campione poco significativo
dato il un numero estremamente esiguo
di casi registrati (37 pazienti).
SCIENZA RIABILITATIVA
10
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
Ricoveri, diagnosi, interventi effettuati (in grassetto) e durata (tra
parentesi) delle degenze di tutti gli ospedali
Tab. III
DEGENERAZIONE DEL DISCO INTERVERTEBRALE
LOMBARE O LOMBOSACRALE
Regime ordinario
Riepilogo nazionale anno 2002
DEGENERAZIONE DEL DISCO INTERVERTEBRALE
LOMBARE O LOMBOSACRALE
Day Hospital
Riepilogo nazionale anno 2002
Fascia di età
Maschi
Femmine
Fascia di età
Maschi
Femmine
Meno di 1 anno
0
(0)
0
(0)
0
(0)
26
(5.50)
555
(5.31)
595
(6.11)
200
(6.74)
87
(7.51)
1463
(5.96)
0
(0)
0
(0)
0
(0)
35
(7.69)
446
(5.57)
655
(6.89)
290
(9.27)
188
(11.88)
1614
(7.55)
Meno di un anno
0
(0)
0
(0)
0
(0)
9
(1.67)
112
(3.07)
127
(3.20)
40
(3.80)
29
(3.73)
317
(3.24)
0
(0)
0
(0)
0
(0)
4
(1.50)
125
(3.25)
162
(3.76)
76
(4.15)
39
(3.47)
406
(3.63)
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Il totale degli interventi (regime ordinario + day hospital) risulta:
Tab. IIIa
Fascia Maschi Femmine
di età
Meno di
0
1 anno
Da 1 a
0
4 anni
Da 5 a
0
14 anni
Da 15 a
35
24 anni
Da 25 a 667
44 anni
Da 45 a 722
64 anni
Da 65 a 240
74 anni
75 anni 116
e oltre
Totale 1780
0
0
0
39
571
817
366
227
2020
Tab. IIIb
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
11
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
Ricoveri, diagnosi, interventi effettuati (in grassetto) e durata (tra
parentesi) delle degenze di tutti gli ospedali
Tab. IV
DISCOPATIA CON MIELOPATIA,
REGIONE LOMBARE
Regime ordinario
Riepilogo nazionale anno 2002
DISCOPATIA CON MIELOPATIA,
REGIONE LOMBARE
Day Hospital
Riepilogo nazionale anno 2002
Fascia di età
Maschi
Femmine
Fascia di età
Maschi
Femmine
Meno di 1 anno
0
(0)
0
(0)
0
(0)
10
(6.80)
372
(5.68)
434
(7.99)
161
(9.79)
83
(10.52)
1060
(7.64)
0
(0)
0
(0)
0
(0)
14
(5.43)
206
(6.39)
344
(8.32)
181
(12.14)
110
(14.18)
855
(9.37)
Meno di un anno
0
(0)
0
(0)
0
(0)
4
(1.75)
87
(1.49)
104
(2.25)
28
(3.68)
15
(2.61)
238
(2.15)
0
(0)
0
(0)
0
(0)
6
(1.34)
64
(2.08)
91
(2.57)
19
(2.27)
12
(2.34)
192
(2.32)
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Il totale degli interventi (regime ordinario + day hospital) risulta:
Tab. IVa
Fascia Maschi Femmine
di età
Meno di
0
1 anno
Da 1 a
0
4 anni
Da 5 a
0
14 anni
Da 15 a
14
24 anni
Da 25 a 459
44 anni
Da 45 a 538
64 anni
Da 65 a 189
74 anni
75 anni
98
e oltre
Totale 1298
0
0
0
20
270
435
200
122
1047
Tab. IVb
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
12
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
Ricoveri, diagnosi, interventi effettuati (in grassetto) e durata (tra
parentesi) delle degenze di tutti gli ospedali
Tab. V
ERNIA DEL DISCO INTERVERTEBRALE
LOMBARE SENZA MIELOPATIA
Regime ordinario
Riepilogo nazionale anno 2002
ERNIA DEL DISCO INTERVERTEBRALE
LOMBARE SENZA MIELOPATIA
Day Hospital
Riepilogo nazionale anno 2002
Fascia di età
Maschi
Femmine
Fascia di età
Maschi
Femmine
Meno di 1 anno
0
(0)
0
(0)
0
(0)
623
(5.20)
10500
(5.68)
9486
(6.37)
2494
(7.50)
807
(8.93)
23910
(6.11)
0
(0)
0
(0)
0
(0)
419
(5.55)
5869
(6.39)
7216
(6.70)
2577
(8.33)
1154
(10.62)
17235
(6.86)
Meno di un anno
0
(0)
0
(0)
0
(0)
64
(2.13)
755
(1.49)
840
(3.32)
257
(3.27)
102
(2.91)
2018
(3.05)
0
(0)
0
(0)
0
(0)
40
(2.18)
509
(2.08)
791
(3.27)
329
(3.65)
172
(3.85)
1841
(3.35)
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Da 1 a 4 anni
Da 5 a 14 anni
Da 15 a 24 anni
Da 25 a 44 anni
Da 45 a 64 anni
Da 65 a 74 anni
75 anni e oltre
Totale
Il totale degli interventi (regime ordinario + day hospital) risulta:
Tab. Va
Fascia Maschi Femmine
di età
Meno di
1 anno
Da 1 a
4 anni
Da 5 a
14 anni
Da 15 a
24 anni
Da 25 a
44 anni
Da 45 a
64 anni
Da 65 a
74 anni
75 anni
e oltre
Totale
0
0
0
0
0
0
687
459
11255
6378
10326
8007
2751
2906
909
1326
25928
19076
Tab. Vb
30000
25000
20000
15000
10000
5000
0
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
13
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
RICERCA
Vengono ora presentati i dati raccolti
durante la mia attività presso il Centro
Educazione Motoria ASL 3 Genovese,
relativi a pazienti afferenti al Servizio
con patologie algiche al rachide.
CAPALDO
Non si tratta di tutti i pazienti, ma
solo di quelli che il preventivo filtro
medico fisiatrico ha indirizzato al trattamento chinesiterapico.
Il campione è composto da 141
pazienti, così divisi per sesso: Tab VI
BIBLIOGRAFIA
1. MCKENZIE R. La colonna
lombare. Diagnosi e terapia meccanica. Ed. Spinal Pubblications Italia.
Milano, 1998
2. FERRARI S., PILLASTRINI
P., VANTI C. Riabilitazione integrata
delle lombalgie. Ed. Masson. Milano,
1998
Tab. VI
3. SCOPPA F. Lombalgia e apparato locomotore. Ed. Edi-Ermes.
Milano, 1998
4. TODESCO S., GAMBARI P.F.
Malattie reumatiche. Ed. McGrawHill. Milano, 2002
5. DE COL E. Le posizioni e i
movimenti per stare meglio. Ed. Euro
Polis. Roma, 1997
6. Atti 8a Conferenza internazionale del The McKenzie Institute.
Roma, 12-14 settembre 2003
7. KAPANDJI I.A. Fisiologia
articolare, vol. III. Ed. Marrapese.
Roma, 1983
8. BOCCARDI S., LISSONI A.
Cinesiologia. Ed. Società Editrice
Universo. Roma, 1992
Il dato rispecchia la media nazionale,
con una prevalenza leggermente maggiore nel sesso femminile.
L’osservazione del dato relativo
all’età conferma come i disturbi algici
della colonna colpiscano maggiormente
soggetti in età lavorativa. Tab VII
SITI WEB
http://www.pubmed.org
http://www.gss.it
http://www.fisionline.org
http://www.sanita.it
http://kinesi.supereva.it
http://www.mckenzie-italia.com
Il tratto più dolente risulta quello
lombare, che con una percentuale
dell’85% si dimostra essere il segmento
della colonna più debole, almeno riferendosi alla produzione algica. Tab VIII
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
È interessante notare, su 141 pazienti, l’assenza di dorsalgie vere, in quanto i
pochi casi che riferivano un pur minimo
disturbo in tale sede hanno avuto una
variazione della sintomatologia trattando
SCIENZA RIABILITATIVA
14
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
i segmenti sopra o sottostanti.
Tab. VIII
La diagnosi McKenzie ci aiuta nella
classificazione dei pazienti in base al
meccanismo eziopatologico. Tab IX
La prevalenza risulta essere a carico
dei pazienti con disturbi al disco intevertebrale, in particolar modo con protrusioni posteriori, cioè derangement 1.
L’evoluzione, in senso peggiorativo,
del derangement 1 è il derangement 3: e,
infatti, nella casistica rilevata è questo il
secondo disturbo in ordine di importanza. È considerata una diagnosi ingravescente in quanto fa ipotizzare una lesione del comparto postero laterale del
disco, il che apre la porta a futuri interessamenti della radice e della dura.
Seguono i dolori di origine posturale,
i derangement 5 (progressione del derangement 3) e le disfunzioni.
Classificati sotto la voce “Altro” ci
Tab. IX
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
15
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
sono quei casi che non è stato possibile
ordinare all’interno di una delle categorie di valutazione perché non rispondevano al trattamento meccanico, o perché
la sede di origine del dolore non era attribuibile alla colonna.
Tra i reperti radiografici Tab X, rilevati dai referti facenti parte della documentazione clinica fornita dai pazienti, l’artrosi vertebrale sembra un fenomeno
abbastanza diffuso.
Anche le discopatie non sono da
Tab. X
CAPALDO
meno: in effetti diversi Autori ritengono
questi due fenomeni un processo pressoché naturale del normale invecchiamento organico.
Da segnalare anche un certo numero
di deviazioni della colonna e di reperti
radiografici non significativi, espressione, forse, della non assoluta affidabilità
della diagnostica per immagini in questo
tipo di disturbo.
Il grafico che segue riporta il riassunto dei referti:
GRAFICO RIASSUNTIVO REPERTI RADIOGRAFICI
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
16
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
Creando dei gruppi patologici affini,
ad esempio sommando le discopatie con
le protrusioni e le ernie, oppure le schisi
con i canali ristretti e le altre alterazioni
congenite e così via, otteniamo conferma
Tab. XI
CAPALDO
del fatto che l’anello debole dell’asse
rachideo risulta essere il disco intervertebrale con, nel nostro campione, una
percentuale del 65 %. Tab XI
Gruppi patologici
P a t o lo g ia
m o r f o lo g ic a
c o n g e n ita
10%
P a t o l o g ia
s c o lio t ic a
12%
P a to lo g ia
a r tr o s ic a
13%
P a t o lo g ia d is c a le
65%
Inoltre, ai pazienti, è stata posta la
seguente domanda:
“c’è una postura o un movimento
che tu assumi o compi con maggior frequenza durante le tue attività quotidiaTab XII
ne?”
È veramente significativo come la
quasi totalità delle risposte date comprenda atteggiamenti favorenti la perdita
della lordosi lombare o addirittura la sua
inversione in cifosi.
Se mai ce ne fosse ancora bisogno,
questo dato mette in evidenza l’importanza di una adeguata educazione posturale.
Per questa ragione e al fine di dare
enfasi all’aspetto educativo, durante il
ciclo di trattamento viene anche fornito a
tutti i pazienti un opuscolo informativo
sul mal di schiena e la sua prevenzione.
Per quanto riguarda le categorie
professionali Tab XIII, sembra che il legame
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
tra attività pesanti e insorgenza della
patologia non sia così stretto. Un po’ a
sorpresa, infatti, in questa particolare
classifica gli “operai” sono surclassati
dai “pensionati” e dagli “impiegati”.
Ad ogni modo, basandosi sul campione esaminato, la vera attività usurante risulta essere quella della “casalinga”.
L’ultimo dato preso in osservazione
riguarda i trattamenti precedenti Tab XIV
effettuati dai pazienti prima di giungere
al nostro Ambulatorio, sia per l’episodio
in corso sia per eventuali episodi precedenti. I dati sono riportati nella tabella
XIV.
È evidente come tutte le terapie riferite, con grande prevalenza della terapia
farmacologica, abbiano come principale
obiettivo la risoluzione dell’episodio sintomatologico in corso.
Comprensibile, perché è questo che
chiede il paziente, ma poco lungimirante
SCIENZA RIABILITATIVA
17
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
Tab. XII
Tab. XIII
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
SCIENZA RIABILITATIVA
18
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CAPALDO
Tab. IVX
perché solo con una adeguata comprensione dei meccanismi posturali patogenetici ed una conseguente modificazione
di alcune abitudini motorie che si può
attuare una efficace prevenzione che, al
momento, sembra essere la via più adeguata al problema “lombalgia” nel
medio-lungo termine.
È anche per questo che McKenzie
enfatizza l’aspetto educativo, la presa di
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
coscienza e l’autotrattamento del paziente che tende a evolvere così da soggetto
passivo dipendente dal terapeuta a soggetto attivo conscio del proprio problema, armato degli strumenti che possono
consentirgli di affrontarlo in prima persona.
SCIENZA RIABILITATIVA
19
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
LOMBALGIA COME PROBLEMA SOCIALE
CONCLUSIONI
La lombalgia, se mai ce ne fosse stato bisogno, si è confermata come una
patologia frequente, diffusa, prevalente
nei soggetti in età lavorativa.
Considerando il disturbo lombare
nella sua globalità si nota una minima
prevalenza nel sesso femminile, ma ad
una valutazione più analitica delle diverse diagnosi si osserva che nei disturbi
più gravi (discopatia lombare con mielopatia e erniazione del disco) la prevalenza è maschile.
Non risulta essere prerogativa dei
paesi industrializzati e non è riferibile
alle sole attività umane considerate
“pesanti”.
Trae la sua origine certamente dalla
architettura delle strutture anatomiche
implicate e dalle forze che su di esse agiscono.
Il disco intervertebrale sembra essere
l’anello debole dell’impianto spinale e il
suo cedimento strutturale avviene prevalentemente in senso posteriore o, in
seconda istanza, posterolaterale.
Si tratta, probabilmente, di un problema evolutivo non ancora risolto e, di
fatto, è il prezzo che stiamo pagando per
la conquista della stazione eretta.
La perdita della fisiologica lordosi,
gli atteggiamenti cifotici, la postura
seduta, la sedentarietà, la frequenza dei
movimenti nel senso della flessione a
discapito di quelli nella direzione opposta sono, comunque, fattori predisponenti il disturbo algico lombare.
La gran parte dei trattamenti usualmente prescritti, sembrano mirati ad alleviare il dolore dell’episodio in corso.
Questo, però, renderà il paziente dipendente da quella terapia e quindi incline a
cercare una risposta rapida ad un problema probabilmente ricorrente. Al ripresentarsi del dolore il paziente dovrà,
dunque, cercare un medico, un terapista,
un chiropratico, un osteopata o, al limite,
un farmacista.
McKenzie crede che la dipendenza
non sia desiderabile e debba essere evitata, quando possibile. Quindi, oltre ad
VOL. 7 N. 2 GIUGNO 2005
CAPALDO
eseguire i trattamenti necessari per alleviare i sintomi presenti, si deve insegnare al paziente a fare affidamento su se
stesso, per renderlo indipendente dal
terapeuta nella gestione delle terapie
future.
Questo, a mio parere, se da un lato
rappresenta l’aspetto “nobile” di questo
tipo di approccio, dall’altro ne costituisce un limite.
L’esperienza clinica, infatti, mi ha
insegnato che non tutti i pazienti sono in
grado di assumersi in prima persona la
responsabilità che l’autotrattamento
richiede.
Per alcuni sembra indispensabile
“sentire le mani” del terapista anche
quando è evidente che sarebbero sufficienti le forze generate con un esercizio
di autotrattamento. In questi casi una
mobilizzazione “placebo” può essere
una soluzione per conquistare la fiducia
del paziente per indirizzarlo in un secondo tempo all’autogestione.
Una adeguata selezione dei canditati
al trattamento è comunque necessaria,
come ammesso dallo stesso Autore.
È apprezzabile, infine, che McKenzie abbia scelto di rimanere nella corrente principale della medicina e delle professioni mediche ad essa collegate, sottoponendo il proprio modello clinico all’esame della comunità scientifica, come
testimoniano i numerosi articoli, studi,
review pubblicati sulle principali riviste
mediche indicizzate.
Confronto che spesso è mancato per
altre metodologie riabilitative i cui Autori, sfuggendo al contraddittorio, si sono
auto relegati nelle cosiddette terapie non
convenzionali o hanno cercato di imporre le loro idee fondandosi principalmente su basi fideistiche piuttosto che scientifiche.
SCIENZA RIABILITATIVA
20
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