Prevenzione e gestione della TBC Quanto è diffusa la tubercolosi?..............................................................................................................................2 Qual è la modalità di trasmissione della tubercolosi?....................................................................................6 Qual è il rischio infettivo nelle organizzazioni sanitarie? ..............................................................................8 Quali sono le misure generali da adottare per prevenire la trasmissione? ..........................................11 Quali sono i test diagnostici e che precauzioni prendere? ..........................................................................13 In che cosa consiste l’isolamento respiratorio?..............................................................................................16 Per richiedere chiarimenti sui contenuti di questo corso è possibile scrivere a [email protected] Quesiti Clinico-Assistenziali – anno 4, n.6, aprile 2013 ©Editore Zadig via Ampére 59, Milano www.zadig.it - e-mail: [email protected] tel.: 02 7526131 fax: 02 76113040 Direttore: Pietro Dri Redazione:: Nicoletta Scarpa Autore dossier: Silvia Bagnato Prevenzione e gestione della TBC 1. Quanto è diffusa la tubercolosi? Punti chiave ● Eziologia ● Epidemiologia In sintesi La tubercolosi è una malattia infettiva causata da Mycobacterium tuberculosis, un batterio appartenente al Mycobacterium tuberculosis complex. Tale complesso comprende altre specie di micobatteri (umano, bovino, aviario, murino, degli animali a sangue freddo), solo i primi due dei quali hanno importanza nella patologia umana. La localizzazione più frequente della tubercolosi è quella polmonare, ma la malattia può colpire anche altri organi come le meningi, i reni, le ossa, i linfonodi e le membrane sierose. Secondo il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2012, nel mondo si sono registrati 8,7 milioni di nuovi casi l’anno (di cui il 13% in persone con HIV) e 1,4 milioni di decessi. L’incidenza nei vari paesi è molto variabile: è maggiore in alcune regioni dell’Africa, dell’Europa Orientale e del Sudest Asiatico. Nei paesi a bassa endemia come l'Italia la tubercolosi si manifesta in focolai o microepidemie che si sviluppano a partire da gruppi a rischio, che in Italia sono i soggetti di nazionalità straniera tra i 25 e i 34 anni e i soggetti italiani ≥65 anni d’età. I tassi di incidenza della popolazione immigrata sono da 10 a 20 volte superiori a quelli della popolazione italiana, superando per alcune etnie i 100 casi per 100.000 abitanti stranieri residenti. Eziologia Mycobacterium tuberculosis, denominato anche bacillo di Koch, dal nome del ricercatore che per primo riuscì a isolare e descrivere il bacillo tubercolare, è l’agente eziologico della tubercolosi. I micobatteri tubercolari hanno una crescita lenta, sono molto resistenti ai mezzi fisici e chimici di disinfezione e hanno antigeni responsabili di reazioni immunologiche specifiche. Tipica dei micobatteri è la loro diffi coltà a essere colorati con la colorazione di Gram. Una volta colorati, i bacilli non possono più essere decolo rati dall’acido e dall’alcol, per tale ragione vengono definiti bacilli alcol-acido resistenti. 1,2 Mycobacterium tuberculosis è un batterio a forma di bastoncello, non forma spore ed è aerobio. La localizzazione più frequente della tubercolosi è quella polmonare, ma la malattia può colpire anche altri organi come le meningi, i reni, le ossa, i linfonodi e le membrane sierose (tubercolosi extrapolmonare). Un po’ di storia La tubercolosi ha origini antichissime: sono stati osservati segni tipici di leptomeningite tubercolare in un cranio fossile di un giovane uomo risalente a 500.000 anni aC. 3 come anche tracce di TBC ossea sono state riscontrate su alcuni scheletri del neolitico (5.000 aC), e in alcune mummie egiziane (4.000 aC). La manifestazione clinica della malattia era inoltre dettagliatamente descritta in alcuni documenti del l’antica Grecia.4 Bisogna attendere il XVI secolo per definire la tubercolosi una malattia contagiosa. Robert Koch isolò nel 1882 il bacillo tubercolare e nello stesso periodo, in Italia, Carlo Forlanini propose il pneumotorace artificiale come trattamento. 2 A partire dalla seconda metà dell’800, la convinzione che l’esposizione all’aria aperta e una sana alimentazione fossero utili per la cura della malattia portò all’a pertura dei primi sanatori in Germania, Francia, Austria, Inghilterra, Nord America e, molto più tardi, in Italia in Alta Valtellina. 2 Negli anni ’20, dalla ricerca di Calmette e Guerin, si ottenne il vaccino antitubercolare (BCG) per l’uomo, tuttora utilizzato in tutto il mondo. Il vaccino BCG non previene però l’infezione primaria e non impedisce la riattivazione della tubercolosi latente. Visto il suo scarso impatto nel limitare la malattia, l’Organizzazione mondiale della sanità continua a mantenere la vaccinazione di massa solo nei Paesi a elevata endemia e la consiglia negli altri Paesi solo per alcune categorie a rischio (come in Italia). La vaccinazio ne è controindicata nei bambini con infezione da HIV.5,6 Negli ultimi due decenni sono comparsi cluster epidemici e si sono diffusi ceppi multiresistenti. La tuber colosi è quindi un importante problema di sanità pubblica. -2- Prevenzione e gestione della TBC Epidemiologia Secondo il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2012, nel mondo si sono registrati 8,7 mi lioni di nuovi casi l’anno (di cui il 13% in persone con HIV) e 1,4 milioni di decessi. L’incidenza nei vari paesi è molto variabile: è maggiore in alcune regioni dell’Africa, dell’Europa Orientale e del Sudest Asiatico. 7 Nei paesi in cui la prevalenza dell’HIV è elevata, la tubercolosi è spesso legata all’AIDS.8-10 Figura 1. Tasso di incidenza stimato nel 201112 A partire dagli anni ‘50 in Italia e in molti paesi dell’Europa occidentale l’incidenza di nuovi casi è notevol mente diminuita, stabilizzandosi intorno ai 7 casi ogni 100.000 abitanti (paesi a bassa endemia al di sotto della soglia indicata dall’OMS, <10 casi di malattia/100.000 abitanti).11-13 La malattia si registra soprattutto nelle aree metropolitane e in alcuni gruppi più a rischio quali: immigrati, senzatetto e detenuti. Il 24 marzo di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della tubercolosi per sensibilizzare tutte le organizzazioni sanitarie a non abbassare l’attenzione. La campagna mondiale si inserisce nel Piano d’azione dell’OMS, che ha l’obiettivo di dimezzare la prevalenza della tubercolosi e il numero di decessi a essa correlati entro il 2015.14 Dal 1995, l’OMS ha diffuso la strategia DOTs (directly observed therapy), che prevede che il soggetto venga seguito da un operatore, durante i 6-8 mesi della terapia, per controllare la regolarità di assunzione dei farmaci, l’efficacia e l’andamento della malattia.15 Il Ministero della salute italiano ha fissato alcuni obiettivi da raggiungere nel triennio 2013-2016: miglioramento del sistema di sorveglianza della tubercolosi, in particolare la notifica da parte del laboratorio, la sorveglianza della farmacoresistenza e il controllo dell’esito del trattamento; programmi di implementazione di linee guida per la gestione dei contatti, la gestione assistenziale della tubercolosi e il controllo nelle persone immigrate da paesi a elevata prevalenza; attivazione di un programma “straordinario” di educazione sanitaria e di formazione degli operatori ai diversi livelli. Il raggiungimento degli obiettivi verrà valutato con indicatori e standard. 16 Nei paesi a bassa endemia, la tubercolosi si manifesta in focolai o microepidemie che si sviluppano a partire da gruppi a rischio, che in Italia sono i soggetti di nazionalità straniera tra i 25 e i 34 anni e i soggetti italiani ≥65 anni d’età. I tassi di incidenza della popolazione immigrata sono da 10 a 20 volte superiori a quelli della popolazione italiana, superando per alcune etnie i 100 casi per 100.000 abitanti stranieri residenti. -3- Prevenzione e gestione della TBC Il Ministero della salute nel 2010 ha emanato raccomandazioni specifiche per il controllo della tubercolosi nella popolazione immigrata, sottolineando il ruolo degli operatori sanitari per evitare la trasmissione nelle strutture sanitarie e assicurare l’adesione al trattamento, nei soggetti con tubercolosi sia latente sia attiva. 17 Sono in aumento i casi di tubercolosi da ceppi multiresistenti (Multi Drug-Resistant, MDR). La tubercolosi è multiresistente quando il microrganismo responsabile è resistente ai due principali antibiotici utilizzati, iso niazide e rifampicina. In questi casi la malattia va trattata con farmaci di seconda linea. 18,19 Vi sono ceppi rari ancora più difficili da trattare, definiti Extensively Drug Resistant (XDR-Tb), resistenti a isoniazide, rifampicina, fluorochinoloni e ad almeno uno dei tre farmaci iniettabili di seconda linea, ovvero amikacina, kanamicina o capreomicina. Tale forma interessa principalmente le persone con HIV o fortemente immunocompromesse, per le quali aumenta il rischio di sviluppare la malattia e di morte. 18 Nel 2008 i ceppi MDR erano più frequenti nella classe 15-34 anni, mentre i ceppi non multiresisitenti nella classe >55 anni. A differenza della popolazione generale, nella popolazione immigrata aumenta il rischio di infezione da M. tuberculosis multiresistente e di esiti sfavorevoli del trattamento, anche perché molti pazienti vengono persi al follow-up.19 Il rapporto dell’OMS sottolinea che la forma multiresistente è più frequente in alcuni paesi a basso reddito, con un tasso superiore al 20% tra i nuovi casi di tubercolosi. A eccezione degli Stati baltici, la prevalenza di tubercolosi multiresistente è <3% in tutti i paesi dell’Unione Europea. La diffusione della resistenza è favorita da una gestione errata degli antibiotici rispetto alla durata o alla scel ta della terapia antibiotica, dalla mancanza di compliance (assunzione non corretta, irregolare o interruzione della terapia). Le forme multiresistenti sono più comuni nelle persone già trattate in passato per tubercolosi o che provengono da aree del mondo a elevata incidenza di tubercolosi resistente. 20-22 Bibliografia 1. M. De Palma. La tubercolosi in Italia dal 1882 a1950. GPAnet. Milano 2003. http://www.pneumonet.it/associazio nis/fitmps/pneumologia_g22.pdf 2. Harrison. Principi di medicina interna 1088-1089 3. Kappelman, J, Alçiçek, M C, Kazancı, N, et al. First Homo erectus from Turkey and implications for migrations into temperate Eurasia. Am. J. Phys. Anthropol 2008;135:110-6. 4. Donoghue HD. Insights gained from palaeomicrobiology into ancient and modern tuberculosis. Clinical microbiology and infection 2011;17: 6. 5. Centers for Disease Control and Prevention. The role of BCG vaccine in the prevention and control of tuberculosis in the United States: A joint statement by the Advisory Council for the Elimination of Tuberculosis and the Advisory Committee on Immunization Practices. MMWR 1996; 45 www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/00041047.htm 6. World Health Organization. BCG Vaccine. http://www.who.int/biologicals/areas/vaccines/bcg/en/ 7. Tubercolosi:ultimi aggiornamenti. http://www.epicentro.iss.it/problemi/Tubercolosi/aggiornamenti.asp 8. WHO.The global tuberculosis report 2012. http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/75938/1/9789241564502_ eng.pdf 9. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for preventing opportunistic infections among HIV-infected persons 2002. MMWR 2002;51. www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr5108a1.htm 10. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for prevention and treatment of opportunistic infections in HIV-infected adults and adolescents. MMWR 2009;58. www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr58e324a1.htm? s_cid=rr58e324a1_e 11. Ministero della Salute. Giornata mondiale della tubercolosi. http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp? id=1953&tipo=new 12. World Health Organization. tuberculosis (TB) http://www.who.int/tb/en/ 13. Stop alla tubercolosi in Italia. Approvato dalla Commissione Salute nel 2007. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_831_listaFile_itemName_0_file.pdf 14. World Health Organization. The global plan to stop TB. http://www.stoptb.org/global/plan/ 15. World Health Organization. Community involvement in tuberculosis care and prevention Towards partnerships for health. 2008 http://whqlibdoc.who.int/publications/2008/9789241596404_eng.pdf 16. Ministero della Salute. Controllo della tubercolosi. Obiettivi di salute, standard e indicatori 2013-2016. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1903_allegato.pdf 17. Ministero della salute. Aggiornamento delle raccomandazioni per le attività di controllo della tubercolosi. Politiche efficaci a contrastare la tubercolosi nella popolazione immigrata. 2010. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1261_allegato.pdf 18. Centers for Disease Control and Prevention. Drug Resistant TB http://www.cdc.gov/tb/topic/drtb/default.htm 19. Epicentro. Aspetti epidemiologici: la tubercolosi multi-resistente (Mdr) ed estremamente resistente (Xdr) http://www.epicentro.iss.it/problemi/Tubercolosi/tubercolosi.asp 20. European Centre for Disease Prevention and Control/WHO Regional Office for Europe. Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2012. http://www.ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/1203-Annual-TB-Report.pdf 21. Centers for Disease Control and Prevention. Plan to Combat ExtensivelyDrug-Resistant Tuberculosis Recommendations of the Federal Tuberculosis Task Force. MMWR 2009;58 1-48. http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr5803a1.htm 22. Centers for Disease Control and Prevention.Extensively drug-resistant tuberculosis—United States, 1993–2006. MMWR 2007; 56 (11): 250-3. www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/mm5611a3.htm -4- Prevenzione e gestione della TBC 2. Qual è la modalità di trasmissione della tubercolosi? Punti chiave Trasmissione Tubercolosi primaria Infezione tubercolare latente (LTBI) In sintesi La trasmissione più frequente della tubercolosi avviene da uomo a uomo tramite le vie respiratorie. Mycobacterium tuberculosis si trasmette attraverso l’aria e non per contatto con le superfici; altre vie di trasmissione dei bacilli tubercolari, come la cute o la placenta, non sono frequenti e non hanno significato epidemiologico. Quando la malattia clinica segue direttamente l’infezione, si parla di tubercolosi primaria, frequente nei bambini <4 anni o nelle persone con deficit immunitari. Per infezione tubercolare latente (LTBI) si intende un’infezione da bacillo tubercolare in assenza di segni clinici, radiologici e batteriologici di malattia in atto. Le persone sono asintomatiche e non contagiose. Trasmissione La tubercolosi può colpire tutti gli organi, ma la forma più frequente è quella polmonare. La trasmissione avviene da uomo a uomo, tramite le vie respiratorie, attraverso nuclei di goccioline di 1-5 μm di diametro che vengono aerosolizzate con la tosse, gli starnuti, o l’atto del parlare da un soggetto con tuber colosi polmonare contagiosa. La trasmissione avviene quando un soggetto inala le goccioline, emesse da un altro soggetto affetto da tubercolosi polmonare bacillifera, con una cavità aperta comunicante con l’albero bronchiale e di conseguenza con l’esterno.1 Le goccioline emesse con tosse, starnuti, fonazione eccetera si essiccano rapidamente; le più piccole possono rimanere sospese nell’aria per diverse ore, essere diffuse nell’ambiente e raggiungere le basse vie aeree. Mycobacterium tuberculosis si trasmette attraverso l’aria e non per contatto con le superfici; altre vie di tra smissione dei bacilli tubercolari, come la cute o la placenta, non sono frequenti e non hanno significato epidemiologico. I fattori che aumentano la probabilità di trasmissione sono la durata del contatto, la concentrazione dei nu clei di goccioline, la carica batterica, la condivisione di ambienti chiusi con una persona con malattia tuberco lare contagiosa, lo stato di immunodepressione del soggetto esposto. Altri aspetti che possono incidere sono il ritardo nella diagnosi e nel trattamento. L’affollamento in stanze poco ventilate è uno dei fattori più importanti nella trasmissione. Il caso più fre quente sono i contatti stretti tra persone che condividono lo stesso spazio aereo, in famiglia o in ambiente chiuso per giorni o settimane (non minuti od ore), con una persona con la malattia tubercolare polmonare, identificata come caso indice.2,3 Se la diagnosi viene fatta in ritardo, un caso positivo può infettare numerosi soggetti con cui è entrato in con tatto.4 Le goccioline o i nuclei di goccioline attraversano le prime vie aeree, raggiungendo gli alveoli; si può così creare un’infezione locale seguita da una diffusione linfatica che può raggiungere per via ematica tutto l’organismo. Dopo l’infezione non si manifesta necessariamente la malattia clinica: questo dipende da fattori quali l’età e lo stato delle difese immunitarie. Tubercolosi primaria Quando la malattia clinica segue direttamente l’infezione si parla di tubercolosi primaria; frequente nei bambini <4 anni o nelle persone con deficit immunitari. Si assiste in questo caso alla formazione del complesso primario: si crea un focolaio primario di infezione, cui fa seguito una linfoadenite satellite e una linfangite interposta. Il focolaio primario si localizza soprattutto in sede subpleurica e va incontro a una rapida essudazione endoalveolare, seguita da una necrosi caseosa di parenchima ed essudato. Nel linfonodo satellite si forma un granuloma con una zona di necrosi. Nel 90-95% dei casi il complesso primario si risolve spontaneamente -5- Prevenzione e gestione della TBC con un assorbimento della necrosi, riparazione del danno tessutale e talvolta con calcificazioni visibili all’esame radiologico. Nei bambini e nei soggetti immunocompromessi (per esempio con infezione da HIV) la tubercolosi primaria può progredire fino alla malattia clinica. E’ possibile che alcuni bacilli rimangano nelle aree cicatriziali in for ma silente e possono costituire una potenziale fonte di attivazione a distanza di tempo. 5,6 Quando l’infezione viene acquisita dopo l’età pediatrica, è molto probabile che venga contenuta dal sistema immunitario, per cui il soggetto contagiato non si ammala. Generalmente dopo 1-2 settimane dall’infezione la risposta immunitaria dell’organismo limita l’ulteriore moltiplicazione di bacilli tubercolari e i risultati dei test immunologici (test di Mantoux o test IGRA) diventano positivi. Alcuni bacilli, però, possono rimanere vitali nell’organismo per anni (infezione tubercolare latente -LTBI). Infezione tubercolare latente (LTBI) Per infezione tubercolare latente (LTBI) si intende un’infezione da bacillo tubercolare in assenza di segni cli nici, radiologici e batteriologici di malattia in atto. Le persone sono asintomatiche e non contagiose. 1,6 La diagnosi viene fatta con test immunologici, come il test tubercolinico (TST) intradermoreazione di Mantoux, o con il test IGRA, che consentono di misurare la risposta immunitaria specifica. 7-10 Circa il 10% dei soggetti non trattati svilupperà la malattia attiva nel corso della propria vita; circa la metà entro i primi 2 anni dal contagio. L’HIV è il fattore di rischio noto più importante per la progressione di una LTBI verso una tubercolosi attiva. 6 I soggetti con infezione tubercolare latente e con infezione da HIV hanno un rischio di riattivazione del 10% per anno di vita rispetto al 10% per tutta la vita in coloro che non hanno l’infezione da HIV. Altri fattori di ri schio sono il diabete, la silicosi, l’emodialisi, le terapie immunosoppressive (trapiantati, terapie anti TNF-α in caso di malattie autoimmuni) e il tabagismo.1,6,7 Il complesso primario rimane clinicamente silente nella maggior parte delle persone immunocompetenti ma in circa il 5-10%, a distanza di tempo (anche decenni) e dopo alterazioni della risposta immunitaria, si sviluppa una tubercolosi post primaria. L’eziopatogenesi può essere ricondotta a una reinfezione esogena di un nuovo ceppo tubercolare o a una riattivazione endogena da bacilli tubercolari rimasti vitali nel complesso primario. La tubercolosi post primaria si localizza principalmente agli apici polmonari, dove si verifica una necrosi caseosa. La lesione può risolversi con la terapia o rimanere circoscritta da un cercine fibro-cicatriziale. Tipicamente tende a evolversi e si for mano lesioni cavitarie (caverne) ricche all’interno di bacilli tubercolari attivi. Generalmente la tubercolosi post primaria tende a rimanere localizzata al polmone, ma l’immissione di bacilli tubercolari nel circolo sistemico può creare localizzazioni in organi a distanza quali meningi, encefalo, surrene, rene, ossa, articolazioni eccetera.3,6 Bibliografia 1. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for Preventing the Transmission of Mycobacterium tuberculosis in HealthCare Settings, 2005 MMWR 2005; 54 (No. RR-17, 1-141). http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr5417a1.htm 2. National Institute for Health and Clinical Excellence. Tuberculosis: clinical diagnosis and management of tuberculo sis, and measures for its prevention and control. 2011 3. Centers for Disease Control and Prevention. Core curriculum on tuberculosis. What the clinician should know. 2011 http://www.cdc.gov/tb/education/corecurr/pdf/corecurr_all.pdf 4. Harrison. Principi di medicina interna 1088-1089 (2) M. De Palma. La tubercolosi in Italia dal 1882 a1950. GPAnet. Milano 2003 5. Tortoli E, Piersimoni C, Scarparo C, Cirillo D. Microbiologia clinica. Selecta medica 2008 6. Lega polmonare svizzera. Manuale della tubercolosi 2012. http://www.tbinfo.ch/uploads/media/Handbuch_Tuberkulose_2012_it.pdf 7. Mack U, Migliori GB, Sester M, et al. LTBI: latent tuberculosis infection or lasting immune responses to M. tubercu losis? A TBNET consensus statement. Eur Respir J 2009; 33: 956–973. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19407047 8. tuberculosis Coalition for Technical Assistance. International Standards for Tuberculosis Care (ISTC), second edition. Tuberculosis Coalition for Technical Assistance. The Hague 2009. http://www.currytbcenter.ucsf.edu/international/istc_report_2nded.pdf 9. Centers for Disease Control and Prevention. The Difference between Latent TB Infection (LTBI) and TB Disease http://www.cdc.gov/tb/topic/basics/difference.htm 10. Centers for Disease Control and Prevention.Guidelines for the investigation of contacts of persons with infectious tuberculosis:recommendations from the National Tuberculosis Controllers Association and CDC.MMWR 2005;54(No. RR-17): 1—47. http://www.cdc.gov/mmwr/pdf/rr/rr5415.pdf -6- Prevenzione e gestione della TBC 3. Qual è il rischio infettivo nelle organizzazioni sanitarie? Punti chiave ● Categorie a rischio ● Classificazione del rischio per le strutture sanitarie ● Evento sentinella In sintesi I lavoratori dei servizi sanitari e socio-assistenziali sono tra le categorie a rischio di infezione per l’attività clinica svolta e per gli ambienti sanitari frequentati. Il datore di lavoro e il medico competente devono effettuare una valutazione, globale e documentata, di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori per individuare le misure di prevenzione e di protezione per garantire i livelli di salute e sicurezza. La valutazione del rischio specifico va ripetuta almeno ogni 3 anni. Se si verifica o si sospetta un caso di tubercolosi è obbligatorio eseguire la notifica su una scheda apposita e inviarla alle strutture competenti. Categorie a rischio I lavoratori dei servizi sanitari e socio-assistenziali sono tra le categorie a rischio di infezione per l’attività clinica svolta e per gli ambienti sanitari frequentati. Il rischio aumenta soprattutto in presenza di una elevata esposizione a soggetti infetti e a misure di controllo inadeguate. 1 Classificazione del rischio per le strutture sanitarie Il D.lgs. 81/2008, con le successive modifiche, obbliga il datore di lavoro e il medico competente a effettuare una valutazione, globale e documentata, di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, per individuare le misure di prevenzione e di protezione per garantire i livelli di salute e sicurezza. La valutazione del rischio specifico va ripetuta almeno ogni 3 anni. Indipendentemente dalla periodicità, occorre fare una rivalutazione quando viene diagnosticata la malattia tubercolare a un lavoratore. La valutazione del rischio si basa sul Documento di valutazione dei rischi ed è preliminare alla definizione delle strategie di controllo e prevenzione della tubercolosi, che va eseguita a più livelli: di area (per esempio a livello di ospedale o Presidio), di struttura e del singolo operatore. 2 I principali criteri per la classificazione del rischio delle strutture e delle aree sono stati ribaditi dal Ministero della salute e sono: l’incidenza della tubercolosi nel bacino di utenza, l’adeguatezza degli impianti di aerazione, un adeguato numero di stanze di isolamento, servizi dedicati ai malati di tubercolosi o locali per le attività a rischio (aerosol, broncoscopie). Il livello di rischio del singolo operatore dipende dalla tipologia di attività svolte, dalla probabilità di contatto con persone potenzialmente contagiose e dalle condizioni generali personali del lavoratore (stato immunolo gico, gravidanza, fattori di rischio eccetera). 3,4 Il DPR 7 novembre 2001 (art. 1) include tra i soggetti per cui la vaccinazione antitubercolare è obbligatoria: “personale sanitario, studenti di medicina, allievi infermieri e chiunque, a qualunque titolo, con test tubercolinico negativo, operi in ambienti sanitari ad alto rischio di esposizione a ceppi multifarmaco resistenti oppure che operi in ambienti ad alto rischio e non possa, in caso di cutipositivizzazione, essere sottoposto a terapia preventiva, perché presenta controindicazioni cliniche all’uso di farmaci specifici”.4 Questa indicazione va letta alla luce di altre leggi e disposizioni che evidenziano alcune criticità sull’efficacia del vaccino e la valutazione del costo/beneficio. La vaccinazione con BCG può essere considerata una misura di protezione individuale (Linee guida Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali del 2009 e il D.Lgs 81/08) pertanto può essere proposta dal medico competente al dipendente in situazioni particolari. 2,5 Nelle strutture sanitarie l’obiettivo è prevenire e ridurre la trasmissione dell’infezione tra gli operatori sul luogo di lavoro, da paziente a operatore e da operatore a paziente. La strategia principale per controllare la diffusione della tubercolosi consiste in un programma di controllo per garantire: la tempestiva rilevazione di casi sospetti o certi, l’adozione di misure di isolamento e il trattamento delle persone colpite. -7- Prevenzione e gestione della TBC La strategia deve essere aziendale, con assegnazione di responsabilità ai professionisti in base alle competen ze (Direzione sanitaria, Servizio di prevenzione e protezione eccetera), documenti aziendali, procedure e informazioni sulla malattia e sulle modalità di trasmissione e prevenzione, rivolte a tutti gli operatori. L’individuazione rapida dei casi sospetti è importante per la protezione e la sicurezza del personale e degli utenti. Le linee guida internazionali raccomandano la formazione/informazione non solo degli operatori sanitari ma anche di utenti, visitatori, studenti e volontari sul rispetto delle precauzioni standard e di isolamento respira torio. Procedure e protocolli sono efficaci e raccomandati. 6-9 La documentazione aziendale (protocolli, procedure, opuscoli informativi eccetera) deve fornire indicazioni su: modalità, criteri e tempi di isolamento respiratorio; precauzioni previste dall’isolamento respiratorio; eventuali procedure di trasferimento per i pazienti non isolabili; procedure per i pazienti che non rispettano l’isolamento respiratorio; criteri di uso dei dispositivi individuali di protezione respiratoria. 3 Evento sentinella I casi di tubercolosi, sospetta o accertata, sono soggetti a notifica obbligatoria (DM 15/12/90), con scheda di sorveglianza ad hoc (GU n. 40 del 18-02-1999).10 Il personale sanitario deve quindi conoscere l’iter per inviare il modulo di notifica dei nuovi casi alle strutture di competenza. La notifica è fondamentale per iniziare le attività di sanità pubblica, per la ricerca dei contatti di tubercolosi contagiosa, per la sorveglianza degli esiti del trattamento nei casi di tubercolosi attiva e latente. La valutazione dei contatti dei casi di tubercolosi contagiosa è il metodo più produttivo per identificare le persone, adulte o meno, che hanno contratto l’infezione e sono a rischio di progressione della malattia. 11 Nella circolare del Ministero della salute sono descritti gli eventi sentinella che richiedono un tempestivo intervento da parte delle organizzazioni sanitarie, poiché indicano una lacuna nel programma di controllo. Nel caso della tubercolosi, sono eventi sentinella: casi di trasmissione nosocomiale; casi di malattia tra i dipendenti; cluster di viraggi (2 o più lavoratori con conversione al test per l’ITBL nell’ambito della stessa struttura, in 2 anni); paziente contagioso non diagnosticato o comunque non isolato per un periodo superiore alle 24 ore o per meno tempo ma in presenza di procedure a rischio. Se si identifica un evento sentinella, si deve valutare la zona potenzialmente contaminata (ZPC), che è il luo go di permanenza del soggetto, per renderla utilizzabile da altre persone. Si dovrà valutare il rischio individuale: del personale esposto, privo di dispositivi di protezione individuale e coinvolto nell’assistenza o in manovre ad alto rischio (broncoscopia, aerosol eccetera); dei soggetti che hanno condiviso la camera di degenza o hanno soggiornato nell’area potenzialmente contaminata. Un altro aspetto da valutare è la durata dell’esposizione, rappresentata dal tempo di esposizione senza l’uso di dispositivi di protezione individuale e dal numero di ore a contatto con il paziente. Vanno identificati i contatti con i soggetti contagiosi in assenza di misure di protezione (per esempio dispositivi di protezione indivi duale). Nel controllo dei contatti vanno stabilite le priorità in base alla contagiosità del caso, alla durata del contatto, al tipo e alla suscettibilità dell’esposto, per stabilire le modalità di controllo (TST, radiografia del torace eccetera) e sorvegliare una eventuale trasmissione. Bibliografia 1. Baussano I, Nunn P, Williams B, et al. Tuberculosis among health care workers. Emerg Infect Dis [serial on the Internet] 2011. http://dx.doi.org/10.3201/eid1703.100947 2. Decreto Legislativo 81 del 9 aprile 2008, n. 81. Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in ma teria di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. 3. Ministero della salute. Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti a essi equiparati. Ministero della salute 2013 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1901_allegato.pdf 4. D.P.R. 7 novembre 2001, n. 465 .Regolamento che stabilisce le condizioni nelle quali è obbligatoria la vaccinazione antitubercolare, a norma dell’articolo 93, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388. http://www.salute.- -8- Prevenzione e gestione della TBC gov.it/imgs/C_17_normativa_1519_allegato.pdf 5. Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali aggiornamento delle raccomandazioni per le attività di controllo della tubercolosi. Gestione dei contatti e della tubercolosi in ambito assistenziale 2009. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1221_allegato.pdf 6. Trenholme, Gordon M. American Thoracic Society/Centers for Disease Control and Prevention/Infectious Diseases Treatment of Tuberculosis. Infectious Diseases in Clinical Practice 2002;8:467-71. 7. Society of America. Controlling Tuberculosis in the United States. Am J Respir Crit Care Med 2005;9: 1169-227. 8. Centers for Disease Control and Prevention. Core curriculum on tuberculosis. What the clinician should know. Centers for Disease Control and Prevention 2011. http://www.cdc.gov/tb/education/corecurr/pdf/corecurr_all.pdf 9. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for the investigation of contacts of persons with infectious tuberculosis:recommendations from the National Tuberculosis Controllers Association and CDC.MMWR 2005;54(No. RR-17):1—47. http://www.cdc.gov/mmwr/pdf/rr/rr5415.pdf 10. National Institute for Health and Clinical Excellence. Tuberculosis: clinical diagnosis and management of tuberculo sis, and measures for its prevention and control. Clinical guidelines Infection control. Update Issue 2011. http://www.nice.org.uk/nicemedia/live/13422/53642/53642.pdf 11. Decreto Ministeriale 15 dicembre 1990. Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive. http://www.simi.iss.it/normativa.htm#DM1990 12. Ministero della Salute. Misure di prevenzione e controllo della tubercolosi. 2011. http://www.trovanorme.salute.gov.it/renderNormsanPdf?anno=0&codLeg=39577&parte=1%20&serie= -9- Prevenzione e gestione della TBC 4. Quali sono le misure generali da adottare per prevenire la trasmissione? Punti chiave ● Norme generali per la prevenzione di patologie diffuse per via aerea ● Valutazione della tubercolosi ● Misure di sicurezza in caso di sospetta tubercolosi In sintesi In base alle linee guida dei CDC di Atlanta tutte le strutture sanitarie dovrebbero rendere disponibili fazzoletti di carta ai pazienti e ai visitatori con tosse e sintomatologia respiratoria, distributori di soluzioni idroalcoliche per pulire le mani, mascherine chirurgiche ai soggetti con tosse. In fase di accettazione alcuni segni, come tosse da almeno 3 settimane, associata a produzione di espettorato non purulento, perdita di peso, febbre, sudorazione notturna, anoressia, astenia, malessere generale, devono far sospettare un caso di tubercolosi. Norme generali per la prevenzione di patologie diffuse per via aerea Nelle strutture sanitarie devono esserci protocolli e procedure per identificare tempestivamente, isolare, separare, trasferire o gestire le persone con tubercolosi sospetta o certa. Il personale va istruito e formato per individuare i segni e i sintomi della malattia tubercolare e individuare il paziente contagioso già dall’ingresso in ospedale. Il paziente che accede a una struttura sanitaria con sintomi respiratori va valutato per identificare la probabilità che sia affetto da tubercolosi. Le precauzioni standard dei CDC di Atlanta comprendono le misure generali di prevenzione della malattie aerodiffuse, soprattutto dove indicano la corretta igiene delle mani di operatori e pazienti e l’igiene respiratoria (galateo della tosse)1 fondamentale per limitare la diffusione delle goccioline (droplet). Tali raccomandazioni prevedono di: rendere disponibili fazzoletti di carta ai pazienti e visitatori con tosse e sintomatologia respiratoria, per coprire bocca e naso quando tossiscono e a eliminarli correttamente; rendere disponibili distributori di gel/soluzione idroalcolica, lavandini, per poter provvedere all’igiene delle mani dopo aver tossito o starnutito; fornire mascherine chirurgiche sia ai pazienti con tosse sia ad altre persone con sintomi (accompagnatori), soprattutto durante i periodi di maggiore prevalenza di infezioni respiratorie in comunità (per esempio l’influenza nella stagione invernale); mantenere una distanza di sicurezza (idealmente almeno 1 metro) da altre persone presenti in ambienti comuni con sintomatologia respiratoria. Nelle sale d’attesa e nei punti di accesso alla struttura devono essere affissi poster o cartelli esplicativi, facilmente comprensibili, sui comportamenti da tenere in caso di sintomi da malattia aerotrasmissibile (galateo della tosse e igiene delle mani). Valutazione della tubercolosi Le procedure di accettazione al triage o in reparto devono consentire di identificare i pazienti con malattie trasmissibili per via aerea (accertate o sospette), per limitare la diffusione e proteggere gli operatori e altri degenti. E’ importante rilevare la presenza dei seguenti sintomi: tosse persistente da almeno 3 settimane, emoftoe, febbre, dimagrimento significativo, sudorazione notturna. La tosse è il sintomo più comune, soprattutto nelle prime fasi della malattia; inizialmente è secca e poi diviene produttiva.2,3 Si deve sospettare una tubercolosi respiratoria nei pazienti che riferiscono tosse da almeno 3 settimane, associata a produzione di espettorato non purulento, perdita di peso, febbre, sudorazione notturna, anoressia, astenia, malessere generale.4 Con l’anamnesi si devono ricercare i seguenti fattori di rischio: contatto stretto con persone con riconosciuta o sospetta tubercolosi attiva; precedenti clinici di infezione o malattia tubercolare; - 10 - Prevenzione e gestione della TBC provenienza da aree a elevata incidenza di malattia tubercolare attiva (in particolare Africa, Asia, Europa dell’Est, America latina e Russia); esposizione professionale (per esempio operatori sanitari che lavorano con persone a elevato rischio di tubercolosi attiva); gruppi a rischio: soggetti senza fissa dimora, reclusi in istituti di correzione e pena, tossicodipendenti/alcolisti, ospiti di case di riposo e di lungodegenza, soggetti immunodepressi o che assumono farmaci antiblastici; neonati, bambini e adolescenti esposti ad adulti a rischio di infezione tubercolare latente o malattia tubercolare attiva.2-6 Misure di sicurezza in caso di sospetta tubercolosi Almeno due sintomi e un fattore di rischio sono predittivi della probabilità di tubercolosi: il soggetto va messo in isolamento respiratorio2,3 in una zona lontana da altri pazienti, preferibilmente in un camera di isolamento con servizi igienici dedicati e impianto di ventilazione a pressione negativa. Se non è possibile, il soggetto va isolato in una camera singola con possibilità di ricambio dell’aria attraverso le finestre. 2,3 La trasmissione della tubercolosi da un visitatore o un operatore sanitario ai degenti è rara, ma potenzialmente molto pericolosa per i soggetti immunodepressi (soggetti HIV positivi, soggetti trapiantati, in trattamento radiante o chemioterapico, o con tumori ematologici), neonati, bambini con malattie virali. I visitatori con sintomi sospetti (tosse, catarro non cronico, febbre o febbricola, astenia, emoftoe) o malattia contagiosa per via aerea in atto devono evitare le visite. Nei reparti con soggetti ad alto rischio si dovrebbe accedere solo con mascherina e camice monouso. Gli operatori con sintomi sospetti (tosse, catarro non cronico, febbre o febbricola, astenia, emoftoe) o malat tia contagiosa per via aerea in atto vanno informati sui sintomi della malattia e sulla necessità di astenersi dal lavoro e sottoporsi ad accertamenti.3,6 Bibliografia 1. Siegel JD, Rhinehart E, Jackson M, et al. The healthcare infection control practices advisory committee. Guideline for isolation precautions: preventing transmission of infectious agents in healthcare settings 2007. http://www.cdc.gov/ncidod/dhqp/pdf/isolation2007.pdf. 2. Centers for Disease Control and Prevention. Core curriculum on tuberculosis. What the clinician should know 2011. http://www.cdc.gov/tb/education/corecurr/pdf/corecurr_all.pdf 3. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for Preventing the Transmission of Mycobacterium tuberculosis in Health-Care Settings, 2005 MMWR 2005; 54 (No. RR-17, 1-141). http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr5417a1.htm 4. Ministero della Salute. Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati. 2013 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1901_allegato.pdf 5. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for the investigation of contacts of persons with infectious tuberculosis:recommendations from the National Tuberculosis Controllers Association and CDC 2005;54: 1-47. http://www.cdc.gov/mmwr/pdf/rr/rr5415.pdf 6. Ministero della salute. Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati. Ministero della salute 2013. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1901_allegato.pdf - 11 - Prevenzione e gestione della TBC Quali sono i test diagnostici e che precauzioni prendere? 5. Punti chiave ● ● ● ● Indagini diagnostiche Ruolo dell’infermiere Tubercolosi latente Test di Mantoux e Interferon Gamma Release Assay o IGRA In sintesi Per confermare un caso di tubercolosi occorre fare alcuni accertamenti diagnostici. La radiografia del torace rivela la presenza di infiltrati unilaterali nei lobi superiori o nei segmenti apicali del lobo inferiore. I test batteriologici vengono effettuati sull’espettorato e consentono di definire il tipo di bacillo e quindi la terapia. Il test cutaneo della tubercolina secondo Mantoux e l’Interferon Gamma Release Assay (IGRA) su sangue venoso si basano sulla risposta immunitaria tardiva innescata dall’infezione e sulla sensibilizzazione dei linfociti T all’antigene dei micobetteri. Il test secondo Mantoux è il metodo più diffuso per identificare una tubercolosi latente. Indagini diagnostiche Il sospetto di una tubercolosi innesca una sequenza di accertamenti diagnostici che potrebbero richiedere l’invio del soggetto presso alcuni servizi ospedalieri quali radiologia (rx torace), ambulatori (broncoscopia), laboratorio analisi, eccetera. Occorre tuttavia ricordare che si devono limitare al massimo gli spostamenti del paziente. Quando indispen sabili, il soggetto deve indossare la mascherina chirurgica, il personale che verrà in contatto deve essere informato sulla necessità di adottare misure di protezione adeguate, come indossare i dispositivi di protezione individuale. E’ importante esporre il minimo numero di persone, evitando in particolare l’esposizione di soggetti a rischio.1,2 Il soggetto con sospetta tubercolosi deve avere la precedenza assoluta e rimanere il minor tempo possibile fuori dall’isolamento. Nel sospetto di tubercolosi polmonare attiva, la radiografia del torace rivela la presenza di infiltrati unilaterali nei lobi superiori o nei segmenti apicali del lobo inferiore e caverne. La microbiologia può fornire la certezza o la maggior probabilità diagnostica e costituisce il riferimento cardine per la terapia nelle forme bacillifere. 1,2 Gli esami batteriologici possono essere eseguiti su campioni di espettorato spontaneo, indotto o aspirato gastrico, per la ricerca dei bacilli alcol-acido resistenti attraverso la colorazione di Ziehl Neelsen. La presenza di micobatteri all’esame diretto dell’espettorato è il segno della massiva infettività. La risposta è già disponibile in 24 ore. La diagnosi microbiologica definitiva di tubercolosi si ottiene con l’isolamento in coltura di Mycobacterium, i tempi di crescita sono di circa 4-8 settimane; il laboratorio può integrare l’accertamento microbiologico con tecniche di biologia molecolare.3 Vanno eseguiti i test di sensibilità per i farmaci di prima scelta (isoniazide, rifampicina, pirazinamide, etambutolo e streptomicina) e anche per quelli di seconda linea (amikacina, capreomicina, etionamide, kanamicina, ofloxacina, rifabutina) se ci sono resistenze.4-6 Ruolo dell’infermiere L’infermiere raccoglie il campione dopo aver istruito il paziente, nel contenitore sterile monouso di plastica con coperchio a vite. Si devono indossare i dispositivi di protezione individuale (camice, guanti, filtrante facciale FFP3, occhiali). Il materiale ottimale (circa 5 ml) è quello raccolto al mattino, dalle basse vie respiratorie, tramite colpi di tosse. Il campione va raccolto per 3 giorni consecutivi.7 Se il paziente non riesce a espettorare spontaneamente (malattia in stadio inziale, tosse non produttiva), l’espettorazione va indotta con aerosol di soluzione salina ipertonica (3-15%) sterile. Va segnalato al laboratorio se il campione contiene espettorato indotto. In alcuni casi particolari, (bambini con difficoltà a espettorare) si raccoglie con un sondino naso gastrico, circa 50 ml di aspirato gastrico, al mattino dopo 8-10 ore di digiuno. - 12 - Prevenzione e gestione della TBC I campioni vanno prelevati in modo asettico, evitando la contaminazione del contenitore. Il medico potrebbe richiedere una broncoscopia, per valutare il coinvolgimento dell’albero bronchiale. Nella diagnostica della tubercolosi polmonare la broncoscopia svolge un duplice ruolo: nella diagnosi differenziale per altre patologie, neoplastiche (tumore del polmone, linfoma mediastinico), o infettive (ascesso polmonare, infezioni fungine eccetera); nella diagnosi microbiologica, tramite la raccolta di campioni di broncoaspirato, quando non è possibile ottenere campioni di espettorato spontaneo o indotto, con spazzolamento bronchiale e/o biopsia transbronchiale. Il campione va inviato in laboratorio rapidamente, per assicurare la sopravvivenza dei micobatteri ed evitare la moltiplicazione di eventuali microorganismi. Il broncoscopio va trattato perché può essere fonte di contaminazione durante l’esame successivo. Tubercolosi latente La diagnosi di tubercolosi latente può prevenire la progressione dell’infezione. La ricerca va effettuata su sog getti a rischio: bambini che sono venuti a contatto o convivono con soggetti con tubercolosi, contatti in corso di epidemia, soggetti provenienti da paesi a elevata endemia di tubercolosi o immunodepressi. 7 Gli operatori sanitari rientrano tra le categorie a rischio. La sorveglianza sanitaria della tubercolosi latente consente di identificare soggetti infettati, verificare l’adeguatezza dei protocolli o riclassificare i livelli di ri schio dei lavoratori esposti.3,4,6,9,10 Test di Mantoux e Interferon Gamma Release Assay o IGRA Il test cutaneo della tubercolina secondo Mantoux e la misurazione della produzione di interferone gamma da parte del linfociti T (Interferon Gamma Release Assay o IGRA) su sangue venoso si basano sulla risposta immunitaria tardiva innescata dall’infezione e sulla sensibilizzazione dei linfociti T all’antigene dei micobatteri.10-13 L’intradermoreazione secondo Mantoux è il metodo più diffuso per identificare una tubercolosi latente. Si esegue iniettando 5 unità di tubercolina (Purified Proteic Derivative, PPD) per via intradermica nella superfi cie volare dell’avambraccio. Il paziente deve essere in una posizione comoda con il braccio disteso; nel punto di inoculo non devono esserci abrasioni o lesioni che potrebbero interferire con la lettura della reazione. 10-13 Al termine dell’iniezione compare un’area pallida e sollevata di circa 6-10 mm di diametro (se non compare, si ripete l’iniezione in un’altra sede). L’area non va massaggiata né coperta. La lettura va fatta dopo 48-72 ore, misurando il diametro palpabile dell’infiltrato, senza tenere conto del diametro di un eventuale eritema. Se è presente solo un eritema e l’indurimento è assente o appena percettibile, il test è negativo. Il test si registra in millimetri: è positivo quando l’ indurimento è ≥6 mm nei soggetti non vaccinati con BCG, ≥15 mm nei vaccinati. Con un diametro di indurimento <5 mm, il test si definisce negativo (o non significativo).4,6,12 Se il test è positivo, la persona è stata infettata dal micobatterio della tubercolosi e vanno eseguiti accerta menti, per valutare se si tratta di una forma latente o di malattia attiva, utilizzando anche il Test Interferon Gamma (TIG) come conferma della positività del TST. BiBliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Centers for Disease and Control. Core curriculum on tuberculosis. What the clinician should know. Centers for Dis ease and Control 2011 http://www.cdc.gov/tb/education/corecurr/pdf/corecurr_all.pdf Centers for Disease and Control. Guidelines for Preventing the Transmission of Mycobacterium tuberculosis in Health-Care Settings, 2005. MMWR 2005; 54: 1-141. http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/ rr5417a1.htm Lega polmonare svizzera. Manuale della tubercolosi. lega polmonare svizzera 2012. http://www.tbinfo.ch/uploads/media/Handbuch_Tuberkulose_2012_it.pdf Cartabellotta A. Diagnosi della tubercolosi latente e attiva. Evidence 2012;4:1-4. http://www.evidence.it/articoli/pdf/e1000023.pdf ECDC/ERS TASK FORCE REPORT. European Union Standards for Tuberculosis. Eur Respir J 2012;39:807–19. http://erj.ersjournals.com/content/39/4/807.full.pdf+html NICE clinical guideline 117. Tuberculosis: clinical diagnosis and management of tuberculosis, and measures for its prevention and control. http://www.nice.org.uk/nicemedia/live/13422/53642/53642.pdf Ministero della salute. Manuale tecnico per la diagnosi microbiologica della tubercolosi.Ministero della salute 2006. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_614_allegato.pdf Larson JL, Lambert L, Stricof RL, et al. Potential nosocomial exposure to Mycobacterium tuberculosis from a bronchoscope. Infect Control Hosp Epidemiol 2003;24:825–30. http://www.ncbi.nlm.nih.gov.offcampus.dam.unito.it/ pubmed/14649770 - 13 - Prevenzione e gestione della TBC 9. Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali. Aggiornamento delle raccomandazioni per le attività di controllo della tubercolosi in Italia. Anno 2009. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1221_allegato.pdf 10. Centers for Disease and Control. Testing for Tuberculosis (TB). http://www.cdc.gov/tb/publications/factsheets/testing/TB_Factsheet.pdf 11. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for the investigation of contacts of persons with infectious tuberculosis; recommendations from the National Tuberculosis Controllers Association and CDC, and Guidelines for using the QuantiFERON®-TB Gold test for detecting Mycobacterium tuberculosis infection, United States. MMWR 2005;54:1-62. 12. Ministero della salute. Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati. Ministero della salute 2013. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1901_allegato.pdf 13. Centers for Disease and Control. Diagnosis of Tuberculosis Disease http://www.cdc.gov/tb/publications/factsheets/ testing/diagnosis.htm - 14 - Prevenzione e gestione della TBC 6. In che cosa consiste l’isolamento respiratorio? Punti chiave ● ● ● ● ● Sistemazione del soggetto Sistemazione provvisoria in strutture non attrezzate per soggetti con tubercolosi Sistemazione in strutture attrezzate per soggetti con tubercolosi Dispositivi di protezione individuale Pulizia dell’ambiente e gestione delle attrezzature In sintesi Un soggetto con tubercolosi deve essere tenuto in isolamento perché molto contagioso. In caso di sistemazione provvisoria in struttura non attrezzata ad accogliere soggetti con tubercolosi i pazienti devono essere sistemati in camera da soli, la camera va ventilata (6 ricambi/ora) e la porta deve rimanere chiusa. Le strutture adeguate per accogliere soggetti con tubercolosi devono avere camere con pressione negativa, con 6-12 ricambi d’aria all’ora, dotate di deflusso all’esterno e zona filtro. Se non è possibile sistemare il soggetto come indicato, si deve contattare la direzione sanitaria, o l’infermiere addetto al controllo delle infezioni, per valutare una sistemazione idonea o un possibile trasferimento ad altra struttura. Gli oerpatori sanitari che si occupano di soggetti con tubercolosi sospetta o accertata devono indossare i dispositivi di protezione individuale. Prima di ricoverare un altro paziente nella stanza ove è stato un soggetto con tubercolosi occorre pulire, soleggiare e areare la stanza con almeno 12-20 ricambi d’aria completi. Sistemazione del soggetto Un soggetto con tubercolosi polmonare è contagioso quando l’esame diretto sul campione respiratorio (espettorato spontaneo o indotto, broncoaspirato, BAL) è positivo, tossisce emettendo catarro e non è in trattamento da un tempo sufficiente (circa 20-30 giorni).1,2 Non è sempre necessario il ricovero, il trattamento può essere fatto a domicilio con visite periodiche in ambulatorio. Un documento europeo ribadisce la possibilità di un isolamento a domicilio nella forma sensibile alla terapia.3 Il ricovero va fatto in alcune circostanze particolari (malattia molto grave, grave disagio sociale e abitativo, scarsa collaborazione alle cure e alle misure cautelari). Le linee guida indicano le modalità di isolamento respiratorio nei casi di sospetta o accertata tubercolosi. 4-6 Il soggetto e i familiari deveno essere informati sui motivi che richiedono l’isolamento e sulle misure da adottare. Il soggetto va messo in camera singola con servizi igienici dedicati. La sistemazione può dipendere dalle caratteristiche della struttura e dalle condizioni cliniche del paziente. Sistemazione provvisoria in strutture non attrezzate per soggetti con tubercolosi Nelle strutture dove abitualmente non sono ricoverati soggetti con tubercolosi e per ricoveri temporanei i pazienti sospetti portatori di tubercolosi contagiosa, dopo aver indossato la mascherina chirurgica ed essere stati istruiti a tossire in fazzoletti monouso, vanno sistemati in camere con le seguenti caratteristiche: camera singola con servizi autonomi; camera, se possibile, ventilata (almeno 6 ricambi/ora), ma la ventilazione non deve essere a ricircolo , l’aria deve va espulsa all’esterno dell’edificio; la porta deve rimanere chiusa. Il soggetto può essere provvisoriamente sistemato in una sala visite separata o in un locale dotato di ventilazione verso l’esterno. Sistemazione in strutture attrezzate per soggetti con tubercolosi Nelle strutture dove si ricoverano abitualmente pazienti con tubercolosi, soprattutto se i soggetti da isolare sono affetti da forme MDR o XDR, è fortemente raccomandato l’utilizzo di camere di isolamento a pressione negativa, con 6-12 ricambi d’aria all’ora, dotate di deflusso all’esterno e zona filtro. Le porte devono essere - 15 - Prevenzione e gestione della TBC rigorosamente mantenute chiuse. La pressione della stanza deve essere monitorata con indicatori visivi e quotidianamente. Il Ministero della salute indica alcune caratteristiche tecnologiche per le camere a pressione negativa: pressione negativa continua rispetto alla pressione a livello del corridoio, con possibilità di effettuare controlli continui della pressione attraverso dispositivi automatici; dispositivi per la chiusura automatica delle porte; ventilazione di almeno 12 ricambi d’aria per ora per le stanze di nuova costruzione e almeno 6 ricambi d’aria per ora per quelle già esistenti; l’aria dovrà essere emessa direttamente all’esterno e lontano da riprese d’aria. Se ciò non fosse possibile e se l’aria viene fatta ricircolare va filtrata con filtri HEPA. Dove non è possibile sistemare il soggetto come indicato, si deve contattare la direzione sanitaria, o l’infermiere addetto al controllo delle infezioni, per valutare una sistemazione idonea o un possibile trasferimento ad altra struttura. Alla dimissione del paziente la camera deve essere areata per un tempo sufficiente a garantire un adeguato ricambio di aria (circa 2-4 ore) e sanificata. Tabella 1. Numero di ricambi d’aria e tempo necessario per la rimozione del 99% e del 99,9% di particelle contaminanti trasmesse per via aerea* N° ricambi d’aria/ora 2 4 6 12 15 20 50 Tempo necessario per la rimozione di particelle aerotrasmesse Efficacia del 99% Efficacia del 99,9% 138 minuti 69 minuti 46 minuti 23 minuti 18 minuti 7 minuti 3 minuti 207 minuti 104 minuti 69 minuti 35 minuti 28 minuti 14 minuti 6 minuti *Tratto da “Guidelines for preventing the transmission of M. tuberculosis in Healt-Care Settings" La camera utilizzata per un soggetto in isolamento respiratorio deve essere segnalata con cartellonistica riportante le principali indicazioni: l’accesso alla camera è consentito solo alle persone autorizzate; il personale che entra nella camera deve indossare i dispositivi di protezione individuale; lavare le mani immediatamente dopo il contatto con il paziente prima di abbandonare la camera. Dispositivi di protezione individuale L’uso dei dispositivi di protezione individuale rientra nelle Precauzioni standard e nelle raccomandazioni per l’isolamento respiratorio contenute nelle Precauzioni aggiuntive per i pazienti con tubercolosi attiva. 7 Le precauzioni standard includono l’igiene delle mani e l’utilizzo di DPI (guanti, sovra camice, mascherina chirurgica, schermo facciale, maschere filtranti), che vanno indossati in base al tipo di esposizione e di ri schio previsto, secondo il principio che liquidi biologici (sangue, altri materiali contaminati da sangue, secrezioni), lesioni cutanee e mucose possono contenere agenti infettivi trasmissibili. I visitatori possono accedere alla camera del paziente solo se autorizzati dal personale e devono essere forniti di DPI come il personale e addestrati al loro uso. Di norma si evita l’ingresso ai bambini e ai soggetti immunodepressi o HIV positivi. Gli spostamenti del paziente vanno limitati a situazioni indifferibili. Quando esce dalla camera di isolamento, il paziente deve indossare la mascherina chirurgica (ben aderente al viso), i lacci non devono mai essere incrociati, la parte superiore perfettamente aderente al naso e gli spazi laterali non devono rimanere aperti e scoprire il viso. La mascherina chirurgica evita che le goccioline espirate contaminino l’ambiente, ma non è sufficiente a garantire la protezione dell’operatore quando è indicato un isolamento respiratorio. Nell’isolamento respiratorio operatori sanitari, visitatori, volontari che accedono alla camera devono indossare la maschera filtrante. La maschera filtrante è un dispositivo classificato dal D.lgs. 475/92 in categoria III. Filtra i nuclei di goccioli ne che possono essere inalate dall’operatore: non va indossata dal paziente, poiché non filtra l’aria espirata. In base all’efficienza filtrante le mascherine sono classificate in tre classi di protezione a efficienza filtrante crescente da P1 a P3. Nella maggior parte delle situazioni assistenziali, e prima di accedere alla camera di degenza, è sufficiente indossare il filtrante facciale FFP2 (95% di filtraggio). - 16 - Prevenzione e gestione della TBC L’utilizzo di facciali filtranti di livello di protezione superiore (FFP3 – 99% filtraggio), va considerato in situazioni di rischio elevato, ad esempio: nell’assistenza a pazienti con TB-MDR (in particolare se in locali non dotati di un alto numero di ricambi d’aria) o durante manovre che inducono la tosse o generano aerosol (broncoscopie, aerosol eccetera). I facciali filtranti possono avere una valvola espiratoria (membrana che si chiude con l’inspirazione e si apre con l’espirazione) che garantisce un maggiore comfort. Tutti coloro che accedono alla stanza di isolamento devono essere addestrati al corretto utilizzo del filtrante facciale. Prima di accedere alla camera di isolamento va verificata la tenuta della maschera filtrante. Le prove di tenuta per il filtrante senza valvola espiratoria prevedono di: coprire la superficie esterna del facciale con entrambe le mani, raccolte a conchiglia e adese alla superficie ed espirare in maniera decisa. La prova di tenuta è valida se all’interno del facciale si avverte una discreta resistenza (pressione positiva). Le prove di tenuta per il filtrante con valvola espiratoria prevedono di: tappare la valvola con il palmo delle mani e inspirare in maniera decisa. La tenuta è valida se all’interno del facciale si avverte una discreta depressione (pressione negativa). La prova va eseguita ogni volta che si indossa il facciale filtrante (anche se già utilizzato) e se si avverte lo spostamento del facciale dal viso. Durante l’assistenza al soggetto infetto bisogna evitare di toccare la superficie del filtrante facciale con le mani (anche se si indossano i guanti) ed evitare di spostarlo. Se dovesse succedere si deve uscire dalla stanza per sistemarlo e rifare la prova di tenuta. Il filtrante facciale non deve essere modificato o alterato dall’operatore. Il facciale filtrante va sostituito se danneggiato o se la resistenza respiratoria diviene eccessiva. La mancata osservanza delle modalità di impiego e delle avvertenze riduce l’efficienza. Dopo essere usciti dalla camera il il filtrante facciale va rimosso afferrando gli elastici posteriori, evitando di toccare la superficie esterna e conservato nel sacchetto in dotazione (controllare le indicazioni aziendali o del produttore) o eliminato. Il filtrante va eliminato se contaminato con materiale biologico o danneggiato. Per l’igiene delle mani è sufficiente acqua e sapone o una soluzione idroalcolica. Pulizia dell’ambiente e gestione delle attrezzature Al termine dell’isolamento va eseguita un’accurata pulizia della stanza e almeno 6 ricambi d’aria. Gli oggetti potenzialmente contaminati devono essere trattati secondo i protocolli in uso. La stanza va pulita, soleggiata e aerata con almeno 12/20 ricambi d’aria completi, prima di ricoverare un al tro paziente.1,3,5 Se il paziente contagioso è rimasto non diagnosticato (e non isolato) per più di 24 ore o anche per un periodo minore, ma sono state eseguite manovre a rischio, ci si trova di fronte a un evento sentinella. L’evento va immediatamente segnalato ai servizi di competenza (Direzione sanitaria, Rischio clinico eccete ra) per una valutazione epidemiologica sulla contagiosità del caso, l’eventuale identificazione dei contatti, la potenziale contaminazione ambientale e l’esposizione di personale (che non indossava i dispositivi di prote zione individuale) o altri soggetti (compagni di camera o che hanno soggiornato nell’area contaminata), nu mero di ore trascorse con il soggetto contagioso. Sulla base delle informazioni raccolte viene definito un piano di sorveglianza delle persone coinvolte e gli eventuali interventi.5 La contagiosità rimane fino a 20-30 giorni di trattamento adeguato. L’isolamento va mantenuto fino alla negativizzazione di 3 esami diretti dell’espettorato in 3 giorni consecutivi. 8 Bibliografia 1. Centers for Disease and Control. Guidelines for preventing the transmission of mycobacterium tuberculosis in Health-Care Settings. Centers for Disease and Control 2005;54. http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr5417a1.htm 2. Ministero della Salute. Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati. 2013 3. Ecdc/ers Task Force Repor. European union standards for tuberculosis. Care eur Respir j 2012; 39: 807–819 4. Centers for Desease Control and Prevention. Core curriculum on tuberculosis. What the clinician should know. 2011 http://www.cdc.gov/tb/education/corecurr/pdf/corecurr_all.pdf 5. Ministero della Salute. Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati. Ministero della Salute. 2013. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1901_allegato.pdf 6. Siegel JD, Rhinehart E, Jackson M, et al. The healthcare infection control practices advisory committee. Guideline for isolation precautions: preventing Transmission of Infectious Agents in Healthcare Settings -2007.. 7. Decreto Legislativo n. 475 del 4 dicembre 1992. Requisiti dei dispositivi di protezione individuale. 8. Centers for Desease Control and Prevention. Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities, 2008 http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/Disinfection_Nov_2008.pdf - 17 -