Terminillo
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«L’InCanto del creato» fa il bis
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RIETI
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arà inaugurata domenica prossima al Terminillo, e resterà aperta per tutto agosto
nelle sale del templum pacis, la seconda edizione de “L’InCanto del creato”, mostra internazionale di illustrazione per l’infanzia ispirata
al Cantico delle creature di san Francesco: punto focale dell’intenso programma di ArtInvasion ospitato nei locali della parrocchia terminillese, assieme a iniziative culturali e spirituali animate dalla fraternità monastica.
S
Domenica, 19 luglio 2015
La responsabile del Museo diocesano traccia un bilancio
dell’episcopato Lucarelli: «Passione per l’arte e i restauri»
«Pastore attento
ai beni culturali»
DI ILEANA
TOZZI *
M
Lucarelli e i beni culturali, il recupero di Palazzo San Rufo
vita di AC
entre cresce, in città e nel territorio diocesano, l’attesa per
il prossimo arrivo di monsignor Domenico Pompili, con la sobria dedizione che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare durante il lungo episcopato monsignor Delio Lucarelli continua a garantire la sua
presenza nei paesi dell’Appennino dove durante l’estate si rinnovano le tradizioni legate alla devozione ai santi
patroni, accanto ai malati ricoverati in
ospedale, ai frequentatori della mensa di Santa Chiara, ai cassintegrati delle aziende di un nucleo industriale attanagliato dalla crisi. Fino all’insediamento del suo successore, il vescovo
Lucarelli, che ha retto la diocesi reatina dall’ormai lontano 2 febbraio 1997
e che continua a reggerla in questi mesi da amministratore apostolico, sarà
certo fedele al suo impegno onorando il motto In verbo Tuo scelto allora
per le insegne che alludevano felicemente al ministero petrino unendo
negli smalti e nelle figure araldiche la
memoria della terra natale e l’intento
di appartenere alla terra d’elezione, affidatagli da papa Giovanni Paolo II all’atto della consacrazione.
Attento ai bisogni del prossimo, solerte ed assiduo nel suo impegno pastorale, concreto nelle determinazioni, tanto generoso quanto schivo,
monsignor Lucarelli consegna al nuovo vescovo la realtà viva e complessa
di 94 parrocchie, con un patrimonio
di oltre duecento chiese custodi di un
patrimonio d’arte e di fede nel quale
si riflette la cultura materiale di un popolo e la sincera religiosità espressa
dai fedeli nel corso dei secoli.
Un indefesso impegno,
nei suoi diciotto anni
di ministero a Rieti,
per la valorizzazione
di edifici e strutture
e del ricco patrimonio
artistico della diocesi
Quando nel 1997 il vescovo Lucarelli intraprese il suo mandato, ricevette
dal suo predecessore monsignor Giuseppe Molinari le chiavi del cantiere di
San Domenico, il maestoso tempio
dell’Ordine dei Predicatori restituito
alla comunità solo tre anni prima per
l’atto generoso del commissario prefettizio Guido Nardone. L’ambiziosa
impresa, perseguita congiuntamente
con le istituzioni civili, trovò nel presule un infaticabile sostenitore, che
della ritrovata basilica volle fare il segno artistico del Grande Giubileo.
Se il recupero della duecentesca chiesa di San Domenico assunse il valore
simbolico di un risarcimento e di una
riconciliazione, a un secolo e mezzo
dall’Unità d’Italia, ben più costante ed
assiduo, radicato nella storia remota
di un territorio attraversato dalle faglie che interessano l’Italia appenninica, è stato l’impegno manifestato nel
lavoro di consolidamento, adeguamento antisismico e restauro fin dal
1997, anno dei sismi della Valnerina
che provocarono a più riprese ingenti danni al patrimonio architettonico
diocesano, per proseguire con rinnovata lena dopo il terremoto che nel
2009 ha devastato L’Aquila. Oltre a ciò,
nel corso degli anni, valorizzando l’impegno dei membri della Commissione diocesana per l’arte sacra monsignor Delio Lucarelli ha promosso il
restauro e la digitalizzazione dei più
preziosi documenti e registri degli archivi riuniti della Curia, l’ampliamento del museo dei beni ecclesiastici della diocesi, la catalogazione informatica dell’intero patrimonio storico–
artistico delle parrocchie.
Con sensibile lungimiranza, ha realizzato a Rieti il consolidamento ed il
recupero funzionale del settecentesco
palazzo dei Chierici Ministri degli Infermi in piazza San Rufo, il riassetto
dell’ottocentesco palazzo dei Canonici, il restauro della chiesa di San Liberatore destinata ad accogliere la biblioteca diocesana, ha intrapreso a
Leonessa il restauro dell’antico monastero di San Giovanni Evangelista
ormai abbandonato dalle Clarisse, destinandolo ad attività di assistenza a
favore degli anziani.
Con appassionata competenza, ha
promosso l’adeguamento liturgico ed
il riassetto di numerose chiese attraverso il capillare restauro di affreschi,
tele e tavole d’altare.
Attento e raffinato cultore della storia
dell’arte cristiana, ha saputo valorizzare giovani di talento, come il pittore Andrea Ruggeri o lo scultore albanese Genti Tavanxhiu a cui ha affidato prestigiosi incarichi.
Nell’amore per il bello, mai disgiunto dal bene e dal vero, nell’attenzione
per il decoro delle chiese possiamo così riconoscere il segno distintivo del
magistero e dell’impegno pastorale del
vescovo Lucarelli, a cui rivolgiamo con
gratitudine il nostro saluto.
* direttore Museo diocesano
Presidente AC e suoi predecessori con Lucarelli
«Compleanno» assieme al vescovo
I
l 13 luglio segna per l’Azione Cattolica reatina la data di inizio della propria presenza in diocesi. Ricorrenza che l’associazione diocesana ha preso la consuetudine di celebrare
da alcuni anni, in memoria del giorno in cui nel 1921 don Silvio Romani creava il primo nucleo di Ac (un circolo di gioventù
femminile) nella parrocchia di S. Eusanio. E proprio lì, nell’ex
parrocchiale del rione Porta d’Arce oggi inglobata nella parrocchia di Sant’Agostino, lunedì scorso i responsabili e gli aderenti di Ac si sono riuniti per festeggiare il 94° anniversario
di fondazione. A presiedere la celebrazione dei Vespri è stato
monsignor Delio Lucarelli, che si è voluto invitare per questa
sua ultima volta con l’Ac prima di divenire emerito della diocesi. A lui la presidente diocesana Silvia Di Donna, affiancata
dagli ultimi suoi due predecessori, Marco Colantoni e Alessio
Valloni, ha consegnato un dono da parte dell’associazione: un
album fotografico che racconta il cammino di Lucarelli con
l’Ac reatina.
Al via il calendario delle attività estive
I
naugurata a giugno con la giornata romana degli adulti sulle orme dei santi Pietro e Paolo, l’attività estiva dell’associazione vede impegnati gli educatori nella preparazione dei
due appuntamenti per acierrini e giovanissimi. Per gli under
13 il mini campo Acr che si svolgerà a Magliano de’ Marsi, nella casa delle suore di S. Filippa Mareri, dal 20 al 23 agosto. Un
week end anche per gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, nei
giorni 11–13 settembre alla casa S. Gaetano di Morlupo.
Alla scoperta delle bellezze della Cattedrale,
pubblicato un nuovo opuscolo su Santa Maria
impegno di monsignor Delio Lucarelli nella conservazione e nella tutela dei beni architettonici ed
artistici di matrice ecclesiastica si è manifestato tangibilmente negli interventi di consolidamento, restauro, adeguamento liturgico compiuti durante il suo episcopato nel complesso monumentale della cattedrale e del palazzo papale. La basilica inferiore con le sagrestie della
Venerabile Compagnia delle Stimmate di San Francesco,
le cappelle di San Rocco e di San Giuseppe nella navata
a cornu Epistulae della basilica superiore, l’arco di Bonifacio, la casa–torre dell’antico palazzo vescovile, gli ambienti al pianterreno del palazzo papale sono stati oggetto
di sistematici lavori eseguiti sotto l’alta sorveglianza delle Soprintendenze competenti ed hanno consentito il recupero di autentici capolavori, pagine inedite restituite
alla storia dell’arte locale.
Per condividere con i fedeli ed i visitatori che varcano frequentemente la soglia della cattedrale per ammirarne i
tesori, viene dato alle stampe l’opuscolo intitolato La cattedrale di Santa Maria Madre di Dio a Rieti, che unisce
alle finalità descrittive proprie di una guida l’intento di
portare a sintesi i lunghi secoli di storia e di fede testimoniati dalla maestosa mole romanica sovrastata dalla
torre campanaria, felice simbolo dell’identità urbana.
Se nulla resta della basilica paleocristiana citata nel V se-
L’
colo da papa Gregorio Magno, abbattuta al tempo del
vescovo Benincasa, le vestigia architettoniche dei secoli
XII–XIII restano sostanzialmente integre e costituiscono un prezioso scrigno per il
lascito delle epoche successive, dal rinascimento degli
affreschi di Antoniazzo Romano e Marcantonio Aquili
e delle sculture di Federico
di Filippo di Ubaldo da Firenze alla tarda maniera di
Ascanio e Vincenzo Manenti, dal barocco di Gian Lorenzo Bernini al neoclassicismo di Pietro Paoletti e di Giuseppe Valadier.
Autrice del testo è Ileana Tozzi, ispettore onorario per la
tutela e la vigilanza del patrimonio storico, artistico ed
etnoantropologico nel territorio di Rieti e del Lazio, che
dal 1994 ha posto la sua esperienza al servizio della Chiesa reatina ed ha collaborato assiduamente con monsignor
Delio Lucarelli per garantire la salvaguardia del patrimonio architettonico ed artistico della Diocesi e da lui è
stata posta alla direzione del Museo diocesano.
verso
settembre
Ecco lo stemma
episcopale
per Pompili
la bella frase contenuta nel discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli alla vigilia della passione
a ispirare il motto scelto da monsignor
Pompili a corredo del suo stemma episcopale: “perché portiate frutto”. La dicitura latina Ut fructum afferatis è posta
alla base dell’immagine che l’eletto pastore della diocesi reatina ha voluto come proprio stemma. Una scelta in sintonia con il pontificato Bergoglio, come spiega la nota illustrativa: «Le tre parole del motto episcopale si ispirano al
capitolo 15 del Vangelo di Giovanni.
In esso il legame tra la vite e i tralci descrive la profonda e vitale intimità del
rapporto tra il Maestro e i suoi discepoli. Il denso
testo giovanneo giunge all’apice con la
seguente affermazione:
”Non voi avete scelto me,
ma io ho scelto voi e vi ho
costituiti perché andiate e
portiate frutto” (15, 16). La stringatezza che esige
un motto, dando per acquisito l’andare, che oggi particolarmente segna la
stagione ecclesiale di Papa Francesco,
si concentra così sull’augurio che si apre al futuro: “affinché portiate frutto”.
L’uso del singolare a proposito del frutto ne sottolinea con più forza la necessità; mentre il plurale del verbo lascia
intendere la pluralità del popolo Dio,
di cui il Vescovo è fatto pastore».
Dal punto di vista della descrizione araldica, lo stemma presenta in primo
piano un albero con radici, fogliato di
verde, su sfondo d’argento; nella parte
superiore campeggiano tre stelle, su
sfondo d’azzurro. Nell’interpretazione
viene spiegato che esso «utilizza il blasone di famiglia, rinvenuto in un portale» di Acuto, il paese di Pompili: «un
albero in florida fogliazione sormontato da tre stelle d’oro. Nella simbologia araldica, fin dal XII secolo, l’albero
è da sempre simbolo di concordia e,
quando viene rappresentato con i rami coperti di foglie e non secchi, è anche segno di vitalità. Nello specifico, il
verde dell’albero richiama la terra reatina caratterizzata da una sequela di
floride catene montuose dove scorrono innumerevoli sorgenti di acque potabili, di rara purezza». Un significato
anche per lo sfondo argenteo: esso è
«simbolo della trasparenza, quindi della verità e della giustizia, doti indispensabili a sostegno dell’impegno pastorale del Vescovo». La stella, «simbolo di
luce e di orientamento», vuol evocare
«la luce del mistero della Trinità, ma allude anche a Maria, la madre di Dio e
della Chiesa»: ce ne sono tre su «sfondo azzurro, colore simbolo del cielo e
quindi dei desideri che fanno da contrappeso al radicamento alla terra di
cui l’albero è immagine».
Ancora richiamo alla terra reatina per
stelle e albero che «riescono ad evocare la bellezza e la freschezza di un’area
naturalistica che rappresenta il “cuore
blu” di questo territorio, che incantò
san Francesco tanto da farne la sua terra di adozione, “la valle santa”».
È
Emporio Caritas, un anno di aiuti alimentari
U
na scia di carità lunga quanto gli
ultimi settant’anni caratterizza il
percorso compiuto dalla Chiesa
reatina in questo ambito fitto di
iniziative stabili su cui i poveri e i
bisognosi non solo di viveri e di oggetti,
ma di amore, hanno potuto contare.
Spesso le misure adottate hanno avuto
carattere di interventi–tampone, limitate
dalle contingenze. Ma quasi sempre si è
trattato di progetti meditati, come quello
dell’emporio alimentare attivato un anno
fa dalla Caritas diocesana, di cui
monsignor Benedetto Falcetti – storico
direttore dell’organismo – ha tracciato
recentemente il bilancio dei primi dodici
mesi. La differenza che distingue tale tipo
d’impegno cristiano da altri pur validi,
compiuti da differenti agenzie,
caratterizza tutto il percorso compiuto
dalla Chiesa reatina sotto la guida
pastorale del vescovo Delio Lucarelli.
«L’accesso al servizio è stato effettuato
attraverso un preliminare colloquio con
l’équipe del centro di ascolto e
subordinato alla presentazione di
attestazioni reddituali – ha riferito don
Falcetti –. Per 30 nuclei familiari c’è stato
il coordinamento di uno psicologo e di
due consulenti familiari. L’attività
dell’emporio è stata sostenuta dai
contributi dell’8 per mille e dalla
Fondazione Varrone. L’utenza è risultata
per il 56%, essere di cittadini italiani che
si è rifornita, presso i locali al civico 148
di via Terenzio Varrone, di cibarie, di beni
di prima necessità e di prodotti per
l’igiene».
Così la strada diocesana del sostegno si è
snodata ed è arrivata fino ai giorni nostri,
legandosi alle importanti iniziative dei
vescovi del passato. Per le difficoltà
evidenti, è stata palese la cultura della
solidarietà nei momenti della seconda
guerra mondiale, quando non c’era
null’altro di collaterale ad interagire, così
come ai tempi delle gravi crisi
economiche e negli anni delle crisi
sociali. Puntando sulla capacità dei
cristiani di interpretare, incarnare e vivere
il Vangelo, i reatini si sono distinti nel
battere questa via dell’aiuto reciproco e
della misericordia, il cui ultimo
avvenimento è stato il bilancio del lavoro
di un anno offerto dall’Emporio Caritas,
strumento di costante intervento, si
potrebbe definire, per venire incontro a
chi ha fame e a chi è nudo, secondo
l’insegnamento evangelico. Perciò i
risultati resi pubblici da mons. Falcetti
evidenziano aspetti che soddisfano, se si
guarda anche alla generosa opera
compiuta dai volontari che l’hanno
svolta. È singolare come la Chiesa reatina
dimostri in questo campo una vera,
particolare e propria cultura della carità.
Non è chi non ricordi, in proposito,
l’attività che svolse, all’inizio del
settantennio preso in esame, il vescovo
Benigno Migliorini, durante la seconda
guerra mondiale e subito dopo: al centro
della sua azione c’era il lavoro della Poa,
la Pontificia opera di assistenza voluta da
Pio XII, che distribuiva duemila pasti al
giorno, 1.500 a Rieti, 300 a Poggio
Bustone, 200 ad Antrodoco. Quella fu la
prima rete assistenziale fissa che ruotava
su alcune istituzioni ben congegnate ed
articolate: erano l’Opera del pane
quotidiano, i Refettori del Papa e il Posto di
L’inaugurazione dell’Emporio Caritas un anno fa
ristoro per i reduci della guerra che,
rientrando dalla prigionia, facevano
faticoso ritorno ai loro paesi, bisognosi di
tutto. L’Emporio Caritas si pone di diritto
al termine di quell’iniziale filone se si
considera che ha consentito a 305
beneficiari di far fronte ad una
emergenza che dura da molti anni e non
si prospetta ancora finita.
Ottorino Pasquetti
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19 Luglio 2015 - Frontiera Rieti