Terminillo www.rieti.chiesacattolica.it «L’InCanto del creato» fa il bis Pagina a cura dell'Ufficio Comunicazioni Sociali RIETI Via Cintia 83 02100 Rieti Tel.: 0746.25361 Fax: 0746.200228 e-mail [email protected] 12 arà inaugurata domenica prossima al Terminillo, e resterà aperta per tutto agosto nelle sale del templum pacis, la seconda edizione de “L’InCanto del creato”, mostra internazionale di illustrazione per l’infanzia ispirata al Cantico delle creature di san Francesco: punto focale dell’intenso programma di ArtInvasion ospitato nei locali della parrocchia terminillese, assieme a iniziative culturali e spirituali animate dalla fraternità monastica. S Domenica, 19 luglio 2015 La responsabile del Museo diocesano traccia un bilancio dell’episcopato Lucarelli: «Passione per l’arte e i restauri» «Pastore attento ai beni culturali» DI ILEANA TOZZI * M Lucarelli e i beni culturali, il recupero di Palazzo San Rufo vita di AC entre cresce, in città e nel territorio diocesano, l’attesa per il prossimo arrivo di monsignor Domenico Pompili, con la sobria dedizione che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare durante il lungo episcopato monsignor Delio Lucarelli continua a garantire la sua presenza nei paesi dell’Appennino dove durante l’estate si rinnovano le tradizioni legate alla devozione ai santi patroni, accanto ai malati ricoverati in ospedale, ai frequentatori della mensa di Santa Chiara, ai cassintegrati delle aziende di un nucleo industriale attanagliato dalla crisi. Fino all’insediamento del suo successore, il vescovo Lucarelli, che ha retto la diocesi reatina dall’ormai lontano 2 febbraio 1997 e che continua a reggerla in questi mesi da amministratore apostolico, sarà certo fedele al suo impegno onorando il motto In verbo Tuo scelto allora per le insegne che alludevano felicemente al ministero petrino unendo negli smalti e nelle figure araldiche la memoria della terra natale e l’intento di appartenere alla terra d’elezione, affidatagli da papa Giovanni Paolo II all’atto della consacrazione. Attento ai bisogni del prossimo, solerte ed assiduo nel suo impegno pastorale, concreto nelle determinazioni, tanto generoso quanto schivo, monsignor Lucarelli consegna al nuovo vescovo la realtà viva e complessa di 94 parrocchie, con un patrimonio di oltre duecento chiese custodi di un patrimonio d’arte e di fede nel quale si riflette la cultura materiale di un popolo e la sincera religiosità espressa dai fedeli nel corso dei secoli. Un indefesso impegno, nei suoi diciotto anni di ministero a Rieti, per la valorizzazione di edifici e strutture e del ricco patrimonio artistico della diocesi Quando nel 1997 il vescovo Lucarelli intraprese il suo mandato, ricevette dal suo predecessore monsignor Giuseppe Molinari le chiavi del cantiere di San Domenico, il maestoso tempio dell’Ordine dei Predicatori restituito alla comunità solo tre anni prima per l’atto generoso del commissario prefettizio Guido Nardone. L’ambiziosa impresa, perseguita congiuntamente con le istituzioni civili, trovò nel presule un infaticabile sostenitore, che della ritrovata basilica volle fare il segno artistico del Grande Giubileo. Se il recupero della duecentesca chiesa di San Domenico assunse il valore simbolico di un risarcimento e di una riconciliazione, a un secolo e mezzo dall’Unità d’Italia, ben più costante ed assiduo, radicato nella storia remota di un territorio attraversato dalle faglie che interessano l’Italia appenninica, è stato l’impegno manifestato nel lavoro di consolidamento, adeguamento antisismico e restauro fin dal 1997, anno dei sismi della Valnerina che provocarono a più riprese ingenti danni al patrimonio architettonico diocesano, per proseguire con rinnovata lena dopo il terremoto che nel 2009 ha devastato L’Aquila. Oltre a ciò, nel corso degli anni, valorizzando l’impegno dei membri della Commissione diocesana per l’arte sacra monsignor Delio Lucarelli ha promosso il restauro e la digitalizzazione dei più preziosi documenti e registri degli archivi riuniti della Curia, l’ampliamento del museo dei beni ecclesiastici della diocesi, la catalogazione informatica dell’intero patrimonio storico– artistico delle parrocchie. Con sensibile lungimiranza, ha realizzato a Rieti il consolidamento ed il recupero funzionale del settecentesco palazzo dei Chierici Ministri degli Infermi in piazza San Rufo, il riassetto dell’ottocentesco palazzo dei Canonici, il restauro della chiesa di San Liberatore destinata ad accogliere la biblioteca diocesana, ha intrapreso a Leonessa il restauro dell’antico monastero di San Giovanni Evangelista ormai abbandonato dalle Clarisse, destinandolo ad attività di assistenza a favore degli anziani. Con appassionata competenza, ha promosso l’adeguamento liturgico ed il riassetto di numerose chiese attraverso il capillare restauro di affreschi, tele e tavole d’altare. Attento e raffinato cultore della storia dell’arte cristiana, ha saputo valorizzare giovani di talento, come il pittore Andrea Ruggeri o lo scultore albanese Genti Tavanxhiu a cui ha affidato prestigiosi incarichi. Nell’amore per il bello, mai disgiunto dal bene e dal vero, nell’attenzione per il decoro delle chiese possiamo così riconoscere il segno distintivo del magistero e dell’impegno pastorale del vescovo Lucarelli, a cui rivolgiamo con gratitudine il nostro saluto. * direttore Museo diocesano Presidente AC e suoi predecessori con Lucarelli «Compleanno» assieme al vescovo I l 13 luglio segna per l’Azione Cattolica reatina la data di inizio della propria presenza in diocesi. Ricorrenza che l’associazione diocesana ha preso la consuetudine di celebrare da alcuni anni, in memoria del giorno in cui nel 1921 don Silvio Romani creava il primo nucleo di Ac (un circolo di gioventù femminile) nella parrocchia di S. Eusanio. E proprio lì, nell’ex parrocchiale del rione Porta d’Arce oggi inglobata nella parrocchia di Sant’Agostino, lunedì scorso i responsabili e gli aderenti di Ac si sono riuniti per festeggiare il 94° anniversario di fondazione. A presiedere la celebrazione dei Vespri è stato monsignor Delio Lucarelli, che si è voluto invitare per questa sua ultima volta con l’Ac prima di divenire emerito della diocesi. A lui la presidente diocesana Silvia Di Donna, affiancata dagli ultimi suoi due predecessori, Marco Colantoni e Alessio Valloni, ha consegnato un dono da parte dell’associazione: un album fotografico che racconta il cammino di Lucarelli con l’Ac reatina. Al via il calendario delle attività estive I naugurata a giugno con la giornata romana degli adulti sulle orme dei santi Pietro e Paolo, l’attività estiva dell’associazione vede impegnati gli educatori nella preparazione dei due appuntamenti per acierrini e giovanissimi. Per gli under 13 il mini campo Acr che si svolgerà a Magliano de’ Marsi, nella casa delle suore di S. Filippa Mareri, dal 20 al 23 agosto. Un week end anche per gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, nei giorni 11–13 settembre alla casa S. Gaetano di Morlupo. Alla scoperta delle bellezze della Cattedrale, pubblicato un nuovo opuscolo su Santa Maria impegno di monsignor Delio Lucarelli nella conservazione e nella tutela dei beni architettonici ed artistici di matrice ecclesiastica si è manifestato tangibilmente negli interventi di consolidamento, restauro, adeguamento liturgico compiuti durante il suo episcopato nel complesso monumentale della cattedrale e del palazzo papale. La basilica inferiore con le sagrestie della Venerabile Compagnia delle Stimmate di San Francesco, le cappelle di San Rocco e di San Giuseppe nella navata a cornu Epistulae della basilica superiore, l’arco di Bonifacio, la casa–torre dell’antico palazzo vescovile, gli ambienti al pianterreno del palazzo papale sono stati oggetto di sistematici lavori eseguiti sotto l’alta sorveglianza delle Soprintendenze competenti ed hanno consentito il recupero di autentici capolavori, pagine inedite restituite alla storia dell’arte locale. Per condividere con i fedeli ed i visitatori che varcano frequentemente la soglia della cattedrale per ammirarne i tesori, viene dato alle stampe l’opuscolo intitolato La cattedrale di Santa Maria Madre di Dio a Rieti, che unisce alle finalità descrittive proprie di una guida l’intento di portare a sintesi i lunghi secoli di storia e di fede testimoniati dalla maestosa mole romanica sovrastata dalla torre campanaria, felice simbolo dell’identità urbana. Se nulla resta della basilica paleocristiana citata nel V se- L’ colo da papa Gregorio Magno, abbattuta al tempo del vescovo Benincasa, le vestigia architettoniche dei secoli XII–XIII restano sostanzialmente integre e costituiscono un prezioso scrigno per il lascito delle epoche successive, dal rinascimento degli affreschi di Antoniazzo Romano e Marcantonio Aquili e delle sculture di Federico di Filippo di Ubaldo da Firenze alla tarda maniera di Ascanio e Vincenzo Manenti, dal barocco di Gian Lorenzo Bernini al neoclassicismo di Pietro Paoletti e di Giuseppe Valadier. Autrice del testo è Ileana Tozzi, ispettore onorario per la tutela e la vigilanza del patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico nel territorio di Rieti e del Lazio, che dal 1994 ha posto la sua esperienza al servizio della Chiesa reatina ed ha collaborato assiduamente con monsignor Delio Lucarelli per garantire la salvaguardia del patrimonio architettonico ed artistico della Diocesi e da lui è stata posta alla direzione del Museo diocesano. verso settembre Ecco lo stemma episcopale per Pompili la bella frase contenuta nel discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli alla vigilia della passione a ispirare il motto scelto da monsignor Pompili a corredo del suo stemma episcopale: “perché portiate frutto”. La dicitura latina Ut fructum afferatis è posta alla base dell’immagine che l’eletto pastore della diocesi reatina ha voluto come proprio stemma. Una scelta in sintonia con il pontificato Bergoglio, come spiega la nota illustrativa: «Le tre parole del motto episcopale si ispirano al capitolo 15 del Vangelo di Giovanni. In esso il legame tra la vite e i tralci descrive la profonda e vitale intimità del rapporto tra il Maestro e i suoi discepoli. Il denso testo giovanneo giunge all’apice con la seguente affermazione: ”Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (15, 16). La stringatezza che esige un motto, dando per acquisito l’andare, che oggi particolarmente segna la stagione ecclesiale di Papa Francesco, si concentra così sull’augurio che si apre al futuro: “affinché portiate frutto”. L’uso del singolare a proposito del frutto ne sottolinea con più forza la necessità; mentre il plurale del verbo lascia intendere la pluralità del popolo Dio, di cui il Vescovo è fatto pastore». Dal punto di vista della descrizione araldica, lo stemma presenta in primo piano un albero con radici, fogliato di verde, su sfondo d’argento; nella parte superiore campeggiano tre stelle, su sfondo d’azzurro. Nell’interpretazione viene spiegato che esso «utilizza il blasone di famiglia, rinvenuto in un portale» di Acuto, il paese di Pompili: «un albero in florida fogliazione sormontato da tre stelle d’oro. Nella simbologia araldica, fin dal XII secolo, l’albero è da sempre simbolo di concordia e, quando viene rappresentato con i rami coperti di foglie e non secchi, è anche segno di vitalità. Nello specifico, il verde dell’albero richiama la terra reatina caratterizzata da una sequela di floride catene montuose dove scorrono innumerevoli sorgenti di acque potabili, di rara purezza». Un significato anche per lo sfondo argenteo: esso è «simbolo della trasparenza, quindi della verità e della giustizia, doti indispensabili a sostegno dell’impegno pastorale del Vescovo». La stella, «simbolo di luce e di orientamento», vuol evocare «la luce del mistero della Trinità, ma allude anche a Maria, la madre di Dio e della Chiesa»: ce ne sono tre su «sfondo azzurro, colore simbolo del cielo e quindi dei desideri che fanno da contrappeso al radicamento alla terra di cui l’albero è immagine». Ancora richiamo alla terra reatina per stelle e albero che «riescono ad evocare la bellezza e la freschezza di un’area naturalistica che rappresenta il “cuore blu” di questo territorio, che incantò san Francesco tanto da farne la sua terra di adozione, “la valle santa”». È Emporio Caritas, un anno di aiuti alimentari U na scia di carità lunga quanto gli ultimi settant’anni caratterizza il percorso compiuto dalla Chiesa reatina in questo ambito fitto di iniziative stabili su cui i poveri e i bisognosi non solo di viveri e di oggetti, ma di amore, hanno potuto contare. Spesso le misure adottate hanno avuto carattere di interventi–tampone, limitate dalle contingenze. Ma quasi sempre si è trattato di progetti meditati, come quello dell’emporio alimentare attivato un anno fa dalla Caritas diocesana, di cui monsignor Benedetto Falcetti – storico direttore dell’organismo – ha tracciato recentemente il bilancio dei primi dodici mesi. La differenza che distingue tale tipo d’impegno cristiano da altri pur validi, compiuti da differenti agenzie, caratterizza tutto il percorso compiuto dalla Chiesa reatina sotto la guida pastorale del vescovo Delio Lucarelli. «L’accesso al servizio è stato effettuato attraverso un preliminare colloquio con l’équipe del centro di ascolto e subordinato alla presentazione di attestazioni reddituali – ha riferito don Falcetti –. Per 30 nuclei familiari c’è stato il coordinamento di uno psicologo e di due consulenti familiari. L’attività dell’emporio è stata sostenuta dai contributi dell’8 per mille e dalla Fondazione Varrone. L’utenza è risultata per il 56%, essere di cittadini italiani che si è rifornita, presso i locali al civico 148 di via Terenzio Varrone, di cibarie, di beni di prima necessità e di prodotti per l’igiene». Così la strada diocesana del sostegno si è snodata ed è arrivata fino ai giorni nostri, legandosi alle importanti iniziative dei vescovi del passato. Per le difficoltà evidenti, è stata palese la cultura della solidarietà nei momenti della seconda guerra mondiale, quando non c’era null’altro di collaterale ad interagire, così come ai tempi delle gravi crisi economiche e negli anni delle crisi sociali. Puntando sulla capacità dei cristiani di interpretare, incarnare e vivere il Vangelo, i reatini si sono distinti nel battere questa via dell’aiuto reciproco e della misericordia, il cui ultimo avvenimento è stato il bilancio del lavoro di un anno offerto dall’Emporio Caritas, strumento di costante intervento, si potrebbe definire, per venire incontro a chi ha fame e a chi è nudo, secondo l’insegnamento evangelico. Perciò i risultati resi pubblici da mons. Falcetti evidenziano aspetti che soddisfano, se si guarda anche alla generosa opera compiuta dai volontari che l’hanno svolta. È singolare come la Chiesa reatina dimostri in questo campo una vera, particolare e propria cultura della carità. Non è chi non ricordi, in proposito, l’attività che svolse, all’inizio del settantennio preso in esame, il vescovo Benigno Migliorini, durante la seconda guerra mondiale e subito dopo: al centro della sua azione c’era il lavoro della Poa, la Pontificia opera di assistenza voluta da Pio XII, che distribuiva duemila pasti al giorno, 1.500 a Rieti, 300 a Poggio Bustone, 200 ad Antrodoco. Quella fu la prima rete assistenziale fissa che ruotava su alcune istituzioni ben congegnate ed articolate: erano l’Opera del pane quotidiano, i Refettori del Papa e il Posto di L’inaugurazione dell’Emporio Caritas un anno fa ristoro per i reduci della guerra che, rientrando dalla prigionia, facevano faticoso ritorno ai loro paesi, bisognosi di tutto. L’Emporio Caritas si pone di diritto al termine di quell’iniziale filone se si considera che ha consentito a 305 beneficiari di far fronte ad una emergenza che dura da molti anni e non si prospetta ancora finita. Ottorino Pasquetti