gi steveMaria altre he Pamare giore con il hiese pittuSacro ancenella Il mionanesepi. a fa- ditivi, iamo ntico to asue al roco, interolo di ere di e per to seano. I rnare Sanni dugiose quelle parte astico igna- Avvenire 12/23/2012 Page : L05 Copy Reduced to 71% from original to fit letter page Lazio sette RIETI regio ne AVVENIRE DOMENICA 23 DICEMBRE 2012 5 Gli auguri del vescovo per le festività natalizie Accogliere il Verbo, accogliere l’altro «…a quanti Lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» In prossimità delle feste natalizie, come ormai è mia consuetudine da diversi anni, rivolgo a tutti i credenti e alle persone di buona volontà un augurio sincero e sentito perché possano trascorrere serenamente l’intenso tempo liturgico del Natale. Non posso tralasciare un pensiero per tutte le famiglie in difficoltà economiche e relazionali, come pure per tutti coloro che lottano contro le malattie o vivono situazioni di sofferenza o di disagio. So bene che molti vivono le festività natalizie più come vicinanza degli affetti che come immersione coinvolgente nel mare della fede, ma ritengo di dover richiamare tutti i fedeli ad una maggiore attenzione alle esigenze di una fede vissuta e praticata, ma anche conosciuta e interiorizzata. Nell’Anno della fede tutti i battezzati devono sentire dentro un forte afflato spirituale, un desiderio di accogliere il Verbo, la Pa- rola che è divenuta carne e che ha una forza trasformante che modifica le persone e dunque la società e le strutture umane. L’accoglienza del Verbo è la condizione per diventare figli di Dio, ma è anche l’atteggiamento di chi sente di aprirsi al Dio-Bambino che irrompe nella vita di ognuno e porta la vita, la speranza, la gioia. L’accoglienza del Verbo è anche accoglienza delle persone, dei diversi, dei cosiddetti stranieri, delle sfide che il mondo di oggi pone di fronte a noi e chiede di affrontare e vincere. Questa accoglienza non deve essere letta come debolezza, come modalità di rinuncia a lotte vitali, importanti e serie, come quella per il lavoro, per la felicità, per la serenità. Il cristianesimo non è debolezza o fallimento; l’Incarnazione del Verbo, cioè del Figlio di Dio, la seconda Persona della Trinità, è assunzione da parte di Dio della debolezza umana, ma finalizzata ad accogliere l’uomo per offrirgli questa pos- Copyright © Avvenire bile, ma un modello possibile di vita serena anche nelle avversità. L’accoglienza della fede è accoglienza di Gesù e del suo messaggio, della sua persona e del suo stile; in tal modo potremo percepire il cristianesimo non come un insieme di divieti o di proibizioni, ma come un modo nuovo ed entusiasmante di affrontare la vita, anche quando essa ci dovesse riservare sorprese difficili e sofferenze indesiderate. Essere credenti aiuta ad affrontare le difficoltà e le prove, proprio perché ci fa vedere il mondo con uno sguardo diverso, filtrato da una luce che ci supera, che ci attrae e che ci accoglie. Assieme alla mia benedizione invoco su tutti e ciascuno i doni della pace, della prosperità e della gioia, ma soprattutto di una fede indefettibile e concreta. Buon Natale e buon anno nuovo a tutti! ✠ Delio Lucarelli Vescovo Dalla Curia Suggestionati da Abramo Si era già lasciato “suggestionare” dal dialogo tra Gesù e la samaritana (dedicandovi la lettera pastorale Al pozzo di Giacobbe, all’indomani della sua prima visita pastorale) come pure dalla “parabola” del profeta Giona (rileggendovi l’esperienza pasquale nel documento Dal ventre del pesce). E stavolta monsignor Lucarelli le suggestioni invita a coglierle dall’episodio narrato nel diciottesimo capitolo della Genesi. In sintonia, innanzitutto, con l’Anno della fede in cui questa nuova lettera pastorale viene affidata alla Chiesa reatina: chi, meglio del “padre dei credenti”, come emblema di una Chiesa che vuol camminare in modo fedele? Ma anche con l’anno (e il Congresso) eucaristico appena vissuto a livello diocesano. E con l’impegno di rinnovamento, e di stimolo a un’attività che si auspica meno stantia, che il pastore intende presentare come lascito alla diocesi dopo aver raccolto le idee del suo secondo “giro di perlustrazione” che ha compiuto l’anno scorso nelle varie parrocchie e vicarie, oltre un decennio dopo la sua prima sacra visitatio al territorio diocesano. Il brano che, scrive il vescovo, può offrire «numerosi spunti di riflessione» è quello che racconta l’esperienza particolare vissuta dal patriarca assieme a sua moglie alle Querce di Mamre, «a circa quattro chilometri da Ebron», precisa nella premessa del documento monsignor Delio. «Abramo e Sara sono avanti negli anni e non hanno ancora il figlio della promessa, ma ricevono la visita di tre uomini». Frutto della visita, ricorda il presule, è ancora una promessa rivolta all’uomo che a partire da una divina promessa aveva deciso di partire e lasciare tutto verso la terra che gli veniva indicata dall’alto: i tre inviati del cielo, infatti, assicurano ai due sibilità di sconfiggere il male e diffondere il seme del bene. Ma anche l’uomo deve accogliere il Dio che “travolge” la sua umanità, deve fargli spazio, perché venga a dimorare in lui e lo faccia figlio nel Figlio. Questa è la grande verità del Natale, per cui l’accoglienza dell’altro, del diverso, del fratello, trova la sua causa e la sua ragione teologica nell’accoglienza del Verbo. Carissimi amici e fratelli, invito ognuno a non trascorrere semplicemente nel riposo questo tempo, ma a vivere intensamente gli appuntamenti e le occasioni di preghiera nelle nostre chiese, come possibilità offerte per rinverdire la nostra adesione di fede, la nostra identità e trasformare questa ricchezza di contenuti in opere e azioni in favore di coloro che sono nel bisogno e in difficoltà. Mi sento di chiedere a tutte le famiglie di vedere nella famiglia di Nazareth non un ideale difficile da imitare, quasi irraggiungi- ormai anziani coniugi, dimostratisi assai ospitali, «una discendenza a nome di Dio». E questo, anche se Abramo in realtà «è già padre di Ismaele, avuto da Agar, la serva che Sara gli ha offerto per rendere umanamente possibile la promessa; ma Dio ha in serbo un piano diverso che sconvolgerà le sicurezze e anche le paure della coppia di anziani». Ebbene, questo brano (che, confessa Lucarelli, gli si è ripresentato davanti «quasi per caso, ma noi sappiamo che non sempre è solo il caso a guidare le nostre scelte») offre «alcuni spunti importanti relativi alla fede, al pane, all’attività nella fedeltà all'Alleanza, alla famiglia»; richiami preziosi, dunque, per l’Anno della fede, per il cammino della comunità reatina appena uscita dall’anno eucaristico, per le sottolineature che ben si riferiscono al rinnovamento pastorale raccomandato da monsignore (un agire in modo “fedele” al patto con Dio, chiedendosi sempre che cosa egli chieda alla Chiesa locale, e poi il particolare riferimento alla tematica familiare che, assieme a quella giovanile, deve costituire una priorità nell’impegno pastorale, essendo queste, come tutti si rendono conto, le due urgenze maggiormente “scottanti” nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale). L’opuscolo riporta interamente il brano scritturistico (con tutti i primi 16 versetti del capitolo 18 del primo dei libri biblici): Lucarelli invita innanzitutto «a rileggere questo episodio, per poi lasciare spazio al commento e alle suggestioni per la nostra attività pastorale». DOPO IL CONGRESSO EUCARISTICO IL VESCOVO RINGRAZIA… All’indomani della conclusione dell’anno diocesano dedicato all’eucaristia e della celebrazione del Congresso eucaristico, il vescovo ha voluto inviare una lettera a quanti, a vario titolo, hanno partecipato agli eventi congressuali e hanno appoggiato questo importante momento vissuto dalla Chiesa locale. Un anno, scrive monsignor Lucarelli, «ricco di iniziative e di riflessione, l'ultimo tratto del quale ci ha visti impegnati negli eventi che hanno ricalcato i cinque ambiti del Convegno di Verona della Chiesa Italiana». La comunità reatina ha avuto modo «di approfondire non solo gli aspetti teologici e spirituali, ma anche il grande valore che l'Eucaristia assume per un corretto approccio ai problemi del mondo, del nostro tempo, di ordine politico, economico e sociale»; un’occasione, prosegue il vescovo, «per declinare una pastorale ad ampio raggio, non solo confinata negli spazi delle parrocchie», che ha saputo coinvolgere «la città e molte realtà della periferia della diocesi». Un’esperienza arricchente per tutti, a conclusione della quale Lucarelli rivolge «un grazie particolare alla commissione diocesana che ho nominato a suo tempo. Ringrazio tutti i collaboratori: sacerdoti, laici, religiosi; tutti coloro che hanno creduto nel Congresso e che si sono prodigati per la sua buona riuscita». Un ringraziamento Lucarelli lo indirizza anche alle autorità «civili, militari e sindacali, per la loro presenza e il loro fattivo contributo, soprattutto per quelle iniziative che hanno avuto un notevole impatto civico e sociale, come la fiaccolata di solidarietà per i lavoratori delle imprese in crisi». Con la consapevolezza che l’impegno non finisce, ma prosegue nell’Anno della fede appena avviato: e ««la buona riuscita del Congresso sarà un prezioso incoraggiamento ad operare bene». …E DOPO S. BARBARA IL PORTAVOCE PRECISA La “famigerata” omelia pronunciata dal vescovo al pontificale di Santa Barbara ha avuto strascichi positivi ma anche un po’ imbarazzati nell’ambiente cittadino. Il forte richiamo di monsignor Delio a una visione politica meno miope e a un’amministrazione più saggia e previdente della cosa pubblica, se da una parte ha riscosso plausi, dall’altra ha visto qualcuno rispondere in maniera non polemica ma comunque un po’ piccata: si veda il comunicato diffuso in città dal consigliere regionale Cicchetti, per conto del Pdl, che esprimeva sorpresa per l’intervento tenuto per la festa della patrona dal presule, il quale sarebbe stato, a suo dire, mal informato in merito a presunti buchi di bilancio lasciati dalla precedente amministrazione comunale, buchi che il Pdl, almeno in questa nota, insisterebbe ad affermare inesistenti. In risposta, è partita dalla Curia nei giorni scorsi una nota a firma del portavoce Massimo Casciani. Nelle parole del vescovo molti hanno letto, scrive Casciani, «un diretto riferimento alla condizione economica del Comune di Rieti, ma il presule ha parlato della situazione di alcune istituzioni pubbliche reatine e anche di altrove: il suo era un discorso generale e non relativo soltanto al Comune di Rieti». Lucarelli, del resto, si è occupato già altre volte, in omelie e messaggi vari, «di aspetti politici generali e locali, richiamando gli amministratori a scelte oculate e prudenti». E va sottolineato, precisa il portavoce, che il vescovo «non solo non “appoggia” una parte politica, o la parte politica che è in carica, ma è al di fuori e – se è consentito – al di sopra della politica, non per calcoli di qualsivoglia natura o per opportunismo, ma perché sa che vi sono credenti in ogni formazione politica e gli stanno a cuore le sorti anche di natura materiale dell’intera comunità reatina affidata alle sue cure pastorali». Quanto ad affermazioni «che tendono a sminuire la gravità della situazione economica del Comune di Rieti, o sono ironiche o sono ingenue», afferma in modo netto Casciani, evidenziando che un’amministrazione «con 97 milioni di euro di debito, di cui 6 milioni di crediti inesigibili, e alcuni milioni di euro di spese fuori bilancio, con un bilancio 2011 ancora da approvare, non si può certo dire virtuoso o con una “robusta spesa”, ma vicino al collasso e al tracollo economico, come confermato in questi giorni dalla Corte dei Conti». Anche riguardo alle enormi somme spese per i servizi sociali, si rileva come «un’amministrazione pubblica non può rasentare il dissesto finanziario per sovvenire alle necessità, pur nobili, dei più poveri. Come se il buon padre di famiglia riducesse alla fame i propri figli per fare opere di carità: a ciascuno il suo, questa è la giustizia. Oltretutto quelle spese saranno pagate dai cittadini reatini già da subito con tasse calcolate in base ad aliquote molto alte, per ripianare il consistente disavanzo». In conclusione, un invito a rileggere nella Scrittura le parabole in cui si lodano gli amministratori “disonesti”: «un utile vademecum per chi voglia ispirare la propria azione politica al messaggio evangelico correttamente inteso» LE CELEBRAZIONI NATALIZIE DEL VESCOVO Si apre come al solito a Greccio l’impegno liturgico del vescovo nelle festività natalizie: al santuario francescano monsignor Lucarelli celebrerà la Messa la notte di Natale (dopo la rievocazione storica del primo presepe realizzato da san Francesco nella “nuova Betlemme”), mentre il 25 il pontificale natalizio in Cattedrale sarà alle ore 18. Stesso orario, quello della Messa vespertina, anche per le altre celebrazioni che il vescovo presiederà in S. Maria: il Te Deum di fine anno la sera del 31, la solennità della Madre di Dio (titolare del tempio) il primo gennaio, il pontificale dell’Epifania il giorno 6 (in cui festeggerà il 16° anniversario della propria ordinazione episcopale). December 23, 2012 7:52 am / Powered by TECNAVIA / HI