FISIOLOGIA DEL PIACERE
Di Luigi Ripani
Il piacere è un sentimento o una esperienza che corrisponde alla percezione di una condizione
positiva, fisica o psicologica, proveniente dall'organismo .È un concetto presente universalmente
nella filosofia, nella psicologia e nella psichiatria. Nel corso della storia i filosofi ne hanno
formulato definizioni e concezioni molto diverse. È considerato l'esperienza di contenuto opposto al
dolore. Sembra che però, rispetto al dolore, il piacere sia stato oggetto di studi scientifici in misura
minore . Questa è la definizione di piacere che da WIKIPEDIA. Ma cosa avviene nel nostro
organismo quando entriamo in contatto con qualcosa o qualcuno che ci piace?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo avere due nozioni di anatomia che ci introducano al
sistema nervoso. Più precisamente dobbiamo conoscere il Neurone che è la principale cellula che lo
costituisce. Senza farla tanto difficile il neurone funziona come una prolunga di corrente, per cui
avremo la spina (il dendrite) che entra in contatto con una terminazione di un’altra cellula, il corpo
della prolunga (soma) e la persa finale (assone) che entra a sua volta in contatto con il dendrite di
un’altra cellula. Tutte queste cellule unite l’una di seguito all’altra formano i nervi che dalla
periferia del nostro organismo (pelle e organi di senso) portano le varie informazioni all’unità
centrale : l’encefalo, anch’esso formato da miliardi di neuroni intrecciati tra loro a costituire una
rete tridimensionale dove le informazioni si immagazzinano e vengono rielaborate. Le varie
informazioni che vengono raccolte dalla periferia giungono all’encefalo e più esattamente al talamo
contenuto nel sistema limbico .Il sistema limbico comprende alcune regioni del diencefalo e del
telencefalo che “coordinano le afferenze sensoriali con le reazioni corporee e le necessità viscerali”
e che “rappresentano il luogo di origine delle emozioni” ( FULTON 1951).Indubbiamente il
concetto di Sistema Limbico non è tanto morfologico, quanto fisiologico e psicologico. Tale
porzione del Sistema Nervoso Centrale interviene nell’elaborazione di tutto l’insieme dei
comportamenti correlati con la sopravvivenza della specie, elabora le emozioni e le manifestazioni
vegetative che ad esse si accompagnano ed è coinvolto nei processi di memorizzazione. Il Sistema
Limbico è una formazione filogeneticamente antica. Studiandone l’anatomia comparata si rimane
sorpresi come, pur essendo differente la sua estensione nelle varie specie dei mammiferi, il suo
sviluppo e la sua organizzazione siano simili. Tali osservazioni fanno ritenere che le basi
fisiologiche dell’emotività e del comportamento siano simili in tutti i mammiferi (VALZELLI
1970). Il sistema limbico governa le motivazioni ( a fare qualcosa), gli istinti, le emozioni, se il
sistema limbico non funziona non si ha più la ricerca della soddisfazione, della realizzazione dei
propri programmi. Il talamo è il principale punto di afferenza del cervello: filtra le informazioni
sensoriali in arrivo e invia i messaggi più importanti alla corteccia cerebrale. L’impulso che
attraversa queste cellule è in parte di natura elettrica, in parte di natura chimica. A noi interessa la
parte chimica che si va a concentrare nel punto dove il dendrite di una cellula entra in contatto con
l’assone della sua vicina, questa particolare giunzione si chiama “sinapsi” e quel piccolissimo
spazio tra il dendrite e l’assone è lo ”spazio sinaptico”. Qui all'arrivo dell'impulso nervoso si
diffonde una sostanza fisiologica chiamata neurotrasmettitore che eccita il neurone successivo e
rende possibile la trasmissione nervosa. I neurotrasmettitori possono avere carattere eccitatorio o
inibitorio, e dalla sintesi dei vari impulsi ricevuti il neurone fa partire o meno un nuovo impulso.
Esistono molti neurotrasmettitori e i principali sono l'acetilcolina (presente nelle sinapsi di tipo
colinergico quali quelle relative alla fibra muscolare e agli effettori pregangliari del sistema nervoso
autonomo) e la noradrenalina (presente nelle sinapsi adrenergiche quali gli effettori postgangliari
ortosimpatici). Altri importanti neurotrasmettitori del cervello sono la dopamina, la serotonina,
aminoacidi quali il GABA (acido gamma-aminobutirrico) e il glutammato. Una regola
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fondamentale (molto importante per capire come funziona il cervello) è che due neurotrasmettitori
diversi non possono legarsi allo stesso recettore anche se lo stesso neurotrasmettitore può legarsi a
recettori diversi. Ciò fa capire come ci sia un grande ordine in una massa così fitta di neuroni.
Entriamo un po' nella specificità dei principali neurotrasmettitori. I più diffusi nel cervello sono
quelli a struttura proteica più semplice come il GABA e l'acido glutammico. IL GABA è il
neurotrasmettitore inibitorio di gran lunga più importante perché implicato nella fisiopatogenesi
dell'ansia. Il GABA infatti rende il neurone refrattario agli stimoli eccitatori e inibisce la
trasmissione nervosa. Nell'ansia vi è certamente una riduzione dei livelli del GABA e ciò spiega
l'agitazione dell'ansioso. I farmaci tranquillanti il cui capostipite è il valium vanno a legarsi proprio
ai recettori del GABA e mutandone la forma ne aumentano l'affinità col neurotrasmettitore. I
farmaci ansiolitici dunque non riducono l'ansia per una loro specifica proprietà terapeutica ma
soltanto perché favoriscono la naturale azione tranquillante del GABA. Neurotrasmettitori come
l'acetilcolina, la serotonina, la dopamina, la noradrenalina pur avendo concentrazioni cerebrali
piuttosto basse, rivestono notevole importanza essendo protagonisti dei processi cognitivi ed
emotivi. La loro azione si esplica in maniera più lenta rispetto al GABA ma è più persistente e può
coinvolgere altri apparati come quello ormonale. L'acetilcolina è il mediatore del sistema nervoso
parasimpatico e degli effettori pregliari del simpatico, oltre alla mediazione verso la muscolatura
scheletrica. Anche la noradrenalina è una protagonista del cervello emozionale essendo coinvolta
nella regolazione dei comportamenti di emergenza e nella risposta allo stress. Regolando la risposta
del simpatico al livello viscerale promuove l'aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa,
della mobilitazione degli zuccheri, della dilatazione dei bronchi e naturalmente del rilascio di
adrenalina. La dopamina è il principale neurotrasmettitore del cervello emozionale. Oltre ad avere
un grande ruolo nel coordinamento del comportamento motorio (un deficit di questo sistema
costituisce la sintomatologia del morbo di Parkinson), è determinante per i comportamenti adattativi
e le conseguenti implicazioni affettive. I processi emozionali del piacere e della ricompensa sono
regolati dalla dopamina al pari delle gratificazioni conseguenti al mangiare, al bere, al riprodursi, al
successo nella lotta e nella competizione. L'euforia connessa allo scampato pericolo è orchestrata
dalla dopamina. La trasmissione dopaminergica risulta dunque correlata alla fisiologia del rinforzo
psicologico e quindi è determinante nei processi di apprendimento. E' naturale dunque pensare che
una scarsa attività dopaminergica può avere un ruolo nella fisiologia della depressione, e al
contrario una iperattività di quel sistema sorregga le sindromi maniacali e schizofreniche. La
serotonina è un mediatore nervoso scoperto più recentemente che ha una presenza limitata nel
cervello ma non per questo di secondaria importanza. Ha un grande ruolo infatti nella regolazione
del sonno e del sogno e nell'equilibrio di tanti parametri corporei. Esiste un'altra classe di
neurotrasmettitori la cui scoperta ci ha fatto ancor più capire che la biochimica del nostro organismo
si basa su una stretta interazione di tutti i principi ai vari livelli del corpo. I neuropeptidi sono
molecole proteiche che svolgono molteplici funzioni nel sistema nervoso ma che sono rilasciate non
solo dai neuroni ma anche da altri organi come l'intestino, il cuore e il pancreas. Dunque queste
sostanze agiscono come neurotrasmettitori nel cervello e come ormoni su vari organi bersaglio ed
hanno la fondamentale funzione di integrare i meccanismi fisiologici e i processi comportamentali.
Le endorfine fanno parte della famiglia dei neuropeptidi e sono molto importanti nella modulazione
della percezione del dolore e per il tono dell'umore. L'azione è morfino-simile e i derivati dell'oppio
hanno gli stessi recettori delle endorfine. Ciò spiega la gravità della dipendenza da eroina, che si
sostituisce al ruolo naturale delle endorfine che così non vengono più prodotte dall'organismo. Le
endorfine hanno un'azione inibitoria sui neuroni con cui stabiliscono un legame a livello dei
recettori. Importante è la loro presenza nelle strutture del sistema limbico e questo spiega l'influenza
sui comportamenti e sulla risonanza psichica delle emozioni. Vari esperimenti confermano il ruolo
delle endorfine, di concerto con dopamina e noradrenalina, nel meccanismo della cosiddetta
ricompensa cerebrale che favorisce il ripetersi dei comportamenti tendenti alla soddisfazione dei
bisogni organici connotati con l'esperienza del piacere. Sulle endorfine è bene dire qualcosa di più.
Sappiamo il grande ruolo che esse hanno nell'abolizione del dolore al pari della morfina che è il più
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potente antidolorifico usato in medicina. L'analgesia non farmacologica che viene ottenuta con
tecniche come l'agopuntura, l'ipnosi, la stimolazione elettrica e l'uso di placebo, ha indubbiamente
la sua spiegazione nel ruolo delle endorfine. Tutte le forme di dipendenza (quindi non solo quelle da
sostanze) possono avere un supporto notevole nell'attività delle endorfine. Se per esempio
prendiamo in considerazione l'effetto pacificante della meditazione buddista o della preghiera per
altre religioni vediamo che queste attività portano ad un aumento delle endorfine che danno appunto
un senso di pace e di appagamento. Ciò spiega la "dipendenza" da queste pratiche e il rinforzo che
coinvolge nella religiosità. La scoperta interessante per chiunque è che non occorre abbracciare per
forza alcuna religione per ottenere tali effetti pacificanti, basta per esempio fare per congruo tempo
gli esercizi del training autogeno
Quando David Lawrance in "L'amante di Lady Chatterley" descrisse il coinvolgente incontro della
signora con il guardiacaccia non si pose l'interrogativo di quali sostanze in quei momenti la
facessero da padrone nei loro cervelli. Oggi sappiamo che una donna o un uomo innamorati sono in
balia di sostanze simili alle anfetamine che massimizzano l'azione della dopamina. Una molecola, la
feniletilamina, normalmente prodotta dall'organismo, quando l'approccio comincia a muovere le
possenti leve del desiderio, cresce fino a raggiungere livelli elevati. La feniletilamina è contenuta
(in dosi non certo elevate) nella cioccolata e ciò potrebbe validare la percezione di alcuni che
ravvisano in tale alimento qualità antidepressive (non mi pare si sia mai sostenuto anche un'azione
afrodisiaca). La feniletilamina, crescendo in quantità, favorisce il rilascio di dopamina il cui ruolo è
centrale per l'ottenimento della sensazione che consegue alla soddisfazione di stimoli quali la fame,
la sete, il desiderio sessuale. L'incontro che promette una vasta gamma di soddisfazioni alimenta i
meccanismi associativi con il piacere e la feniletilamina sale ancora. La dopamina provoca
indirettamente anche eccitazione, euforia ed entusiasmo e riduce parallelamente l'appetito (un
intralcio nel programma comportamentale). E' la noradrenalina che così entra in azione soprattutto
nell'ipotalamo e nel resto del sistema limbico. Gli organi sessuali sono in pre-allerta. L'adrenalina
entra in circolo ma a bassi livelli, tanto per dare una mano nell'aumento del battito cardiaco, nella
respirazione e nella pressione sanguigna. E' qui il punto delicato in cui si potrebbe innescare il ruolo
disfunzionale dell'ansia: se l'agitazione si accentua troppo, addio vasocongestione dei genitali.
Indubbiamente innamorarsi e poi essere coinvolti in quel corpo a corpo senza esclusione di colpi
che è il rapporto sessuale, può essere un'esperienza esaltante che ovviamente facciamo di tutto per
ripetere, come è tipico per le cose regolate dalla dopamina. Ma già dopo l'orgasmo si verifica un
notevole aumento di un peptide secreto dall'ipofisi posteriore, l'ossitocina. Si tratta dell'ormone che
regola il parto e favorisce l'allattamento. L'ossitocina aumenta la sensibilità alle carezze e spinge
all'abbraccio e al contatto cutaneo e favorisce l'attaccamento e la formazione di coppie stabili. Se la
feniletilamina ha il compito di accendere il fuoco, l'ossitocina ha quello di farlo durare a lungo. La
feniletilamina avendo la capacita di stimolare il rilascio di dopamina, crea esaltazione e stato
febbrile dell'eros, ma alla lunga l'organismo sviluppa tolleranza per cui si aboliscono i pirotecnici
effetti iniziali. Le endorfine apportano soddisfazione e calma e riducono l'ansia. Così il piacere della
relazione pacata fa dimenticare l'esaltazione e lo sconquasso dell'innamoramento. Ma non è fatale
che sia così. Ci sono i dipendenti della feniletilamina che ai primi accenni di "normalizzazione" si
gettano nella ricerca di nuove conquiste nell'intento di riattivare gli effetti euforizzanti che non si
rassegnano a perdere. Nella lotta tra feniletilamina e ossitocina a volte c'è un bel pareggio nel senso
che si instaura un amore doppio: quello che dà rassicurazione e quello che dà emozione. L'amore
che si prova per entrambi i partner spesso è perfettamente equilibrato e per nulla al mondo si
vorrebbe fare a meno dell'uno o dell'altro. Quando le circostanze obbligano a una scelta, il dilemma
è lacerante. Comunque va detto che nei conflitti di cuore il più delle volte il ragionamento e la
saggezza non hanno quel ruolo centrale che sarebbe bene che avessero.
Sono state dimostrate delle correlazioni tra l'ossitocina e i comportamenti ripetitivi. Si è visto una
significativa riduzione di tali comportamenti in soggetti a cui era stata infusa ossitocina. Ciò
potrebbe suggerire qualche riferimento ai disturbi ossessivo-coatti. I comportamenti ripetitivi
costituiscono uno dei sintomi peculiari dell'autismo e se consideriamo che i bambini autistici
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dimostrano tra l'altro scarso attaccamento alle figure genitoriali dobbiamo dedurre che l'ossitocina
ha un ruolo notevole di legante sociale.
L'ossitocina è stata chiamata il neuropeptide "amnesico" per la capacità di interferire con i processi
di fissazione e rievocazione degli engrammi (traccia mnemonica depositaria di un certo contenuto
informativo e conservata nel tessuto nervoso, ipotizzati da alcuni scienziati per spiegare il fenomeno
della memoria.) . Ciò ci fa considerare che la natura tende a far dimenticare i dolori del parto e a far
ricordare la bellezza dell'emozione del primo contatto con il bambino. Il comportamento materno è
certamente molto influenzato dall'ossitocina. Ma parallelamente l'ossitocina facilita l'attaccamento
sessuale, dagli eventi precopulatori alle risposte orgasmiche, tramite l'attivazione dei centri limbici
e vegetativi, e conseguente periodo refrattario. L'evitazione del "disordine" della ricerca di sempre
nuovi partner con cui accoppiarsi e l'acquisizione dell'"ordine" di relazioni monogame, sono
mediazioni importanti operate dall'ossitocina.
Si è notato che nei casi di ipersessualità maschile, con pesanti risvolti di devianza, la
somministrazione di farmaci antiandrogeni risolve generalmente i problemi. Ciò ci conferma il
ruolo del testosterone per l'attivazione del desiderio sessuale e del comportamento copulatorio sia
nel maschio che nella femmina. Nelle aree anteriore e preottiche dell'ipotalamo esistono recettori
capaci di legarsi all'ormone sessuale e di dar vita alla sequenza di risposte che hanno nel primo
momento eccitatorio il punto di partenza. Per espletare tale funzione di start bastano minime
quantità di testosterone, che anche la donna è in grado di produrre. All'inizio di situazioni
sessualmente invitanti, come possono essere il primo approccio e i segnali di reciproca simpatia, il
testosterone comincia ad aumentare e continua ad aumentare in relazione alla "fluidità" della
situazione. Il concetto di "fluidità" della situazione va inteso ovviamente nel senso del contesto
ambientale e del grado di disponibilità del partner. Ma la "fluidità" va riferita soprattutto alla
situazione soggettiva data dal grado di sicurezza e dalle esperienze pregresse. Ciò significa che un
maschio con livelli d'ansia contenuti e con un cospicuo bagaglio di coiti ben riusciti raggiunge
livelli di concentrazione del testosterone decisamente superiori rispetto a un maschio insicuro e con
pochi tentativi malriusciti alle spalle. Una condizione di difficoltà quale l'eiaculazione precoce o
un'erezione problematica durata per un tempo sufficientemente protratto porta il testosterone ai
limiti bassi della norma e anche al di sotto. Ciò potrebbe essere preso come la causa quanto è solo
l'effetto del problema. Condizioni di buona attivazione del sistema dopaminergico favoriscono
livelli ottimali di testosterone. Come dire: più gioia di vivere, più autostima, più testosterone. Infatti
nelle sindromi depressive il testosterone si abbassa. E d'altra parte nei casi di ipogonadismo
caratterizzati da bassi livelli di testosterone c'è una accentuata facilitazione all'insorgere di
depressione. Ciò conferma ancora una volta che tutto si tiene: un aspetto positivo del nostro
funzionamento favorisce notevolmente altri aspetti positivi. E chi si chiude a riccio su una sua
"inadeguatezza" può essere certo che non riuscirà ad impedire che quello che all'inizio era una
semplice buca con il tempo diverrà una voragine.
Visti i ripetuti accenni fatti prima alla sfera sessuale che è universalmente riconosciuta come una
delle principali fonti di piacere riporto di seguito (tratte da wikipedia) le definizioni e alcune
curiosità sui termini più ricorrenti.
Masturbazione
La masturbazione è una pratica autoerotica consistente nella sollecitazione volontaria degli organi
sessuali, o più raramente di altre parti del corpo, per ottenere piacere. In riferimento a questa pratica
è usato, impropriamente, anche il termine onanismo
Cenni storici
La prima testimonianza della masturbazione sembra risalire a 28 000 anni fa: nel 2005 fu trovato in
Germania, nella caverna di Hohle Fels, un fallo di pietra levigata risalente a tale epoca,
probabilmente utilizzato come dildo. Per gli antichi Egizi il dio Atum, masturbandosi, diede vita ai
primi esseri viventi col proprio sperma. Tra gli antichi greci, poi, la masturbazione era considerata
un atto naturale. Il filosofo Diogene il Cinico addirittura si masturbava in pubblico. Galeno di
Pergamo, invece, consigliava agli uomini di masturbarsi per regolare la produzione dei liquidi
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corporei e alle donne per curare i disturbi nervosi. Una visione fortemente negativa della
masturbazione fu diffusa dalla scienza medica fra l'inizio del Settecento e la fine dell'Ottocento.
Secondo Laqueur, alla radice di questa posizione c'è la pubblicazione, nel 1712, dell'opuscolo
Onania: ovvero l'odioso peccato dell'autopolluzione e tutte le spaventose conseguenze per entrambi
i sessi, con consigli spirituali e materiali per coloro che si sono già rovinati con questa pratica
abominevole e opportuni avvertimenti ai giovani della nazione di ambo i sessi.... L'opuscolo
anonimo ebbe ampia diffusione, testimoniata dalle numerose ristampe eseguite per tutto il secolo
successivo. Secondo Thomas Laqueur, il suo autore sarebbe stato il chirurgo John Marten,
desideroso di promuovere la vendita di tinture e polveri curative di sua produzione .La tesi di
Marten fu ripresa da molti altri autori, fra cui lo svizzero Samuel-Auguste Tissot (1728-1797) – uno
dei più famosi medici europei del suo tempo. Il suo libro Onanisme (L'onanismo, ovvero
dissertazioni sopra le malattie cagionate dalle polluzioni volontarie) fu pubblicato in latino nel
1758, in francese nel 1760 e negli anni successivi fu tradotto nelle principali lingue, fra cui l'italiano
(nel 1780 Tissot era stato nominato anche professore di Medicina clinica all'Università di Pavia).
Fra il 1760 e il 1905, l'edizione francese ebbe 63 ristampe. Il suo libello fu alla base di molte
superstizioni pseudoscientifiche, perdurate fino a tempi recenti, che hanno collegato la
masturbazione alla cecità e all'incurvamento della colonna vertebrale. Per tutto l'Ottocento le tesi di
Tissot furono riprese da numerosi scienziati, che attribuirono alla masturbazione ed alle polluzioni
indotte ogni sorta di malattia: febbri, orrende pustole, cecità, e perfino l'epilessia e la tubercolosi
spinale. «L'onanismo era divenuto malattia mortale da curare con ogni mezzo. E a elaborare sistemi
di cura e di repressione si applicarono in molti, gareggiando – loro, gli addetti alla cura – in
fantasiose perversioni, che risuonano di strane assonanze con le mortificazioni cui si sottoponevano
i monaci medievali: mani legate dietro alla testata del letto o costrette in una specie di camicia di
forza durante la notte; apparati genitali stretti in cinture di castità; canali dell'uretra cauterizzati e
mantenuti in uno stato di costante infiammazione così da rendere dolorosissimo ogni toccamento;
amputazioni della clitoride; applicazione agli uomini di congegni con allarme elettrico in caso di
erezione; utilizzo di anelli provvisti di punte acuminate pronte a conficcarsi nel membro eretto».
Anche influenti filosofi laici come Rousseau, Voltaire e Kant condannarono la masturbazione.
Metodi meno cruenti, furono proposti dai dietologi, che raccomandarono una dieta priva di carne e
ricca di fibre; fra questi, negli Stati Uniti è da ricordare John Harvey Kellogg (l'inventore dei corn
flakes). Solo all'inizio del Novecento, con la nascita della sessuologia, questo atteggiamento
negativo fu abbandonato. Uno dei primi studi che contestò le tesi di Tissot fu Studies in the
Psychology of Sex, pubblicato nel 1897 da H. Havelock Ellis. La normalità della pratica
masturbatoria per uomini e donne fu molto propagandata negli anni quaranta e cinquanta dal
famoso sessuologo Alfred Kinsey.
I termini
Il termine "masturbazione" deriva probabilmente dal latino masturbari, ma la questione è
controversa. Per alcuni deriva da 'manu stuprare, composto di manu (ablativo di manus, "mano") e
stuprare ("disonorare", "violare": forse da mettere in relazione con stupere, "restare stordito,
stupefatto"). Altri sostengono che "masturbarsi" derivi dall'espressione manu se turbare ("turbarsi
con la mano"). Ma, se il Dizionario Devoto-Oli accoglie questa origine, la smentisce invece il
Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani. Un'altra origine possibile è il
greco "mezea" (μεζεα, "i peni") in unione con il latino turbare.Il termine è comunemente usato per
definire la stimolazione erotica degli organi sessuali, come il pene e la clitoride, e di altre aree
sensibili del corpo come i capezzoli, i glutei o i testicoli. Può essere effettuata con le mani ma anche
con i più svariati oggetti, utilizzati anche solo per una semplice pressione. Può essere compiuta su
se stessi o su altra persona (come nel petting) ma in quest'ultimo caso non si parla più, come un
tempo, di masturbazione reciproca ma semmai di rapporto sessuale senza penetrazione.
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Anatomia e fisiologia
La masturbazione, intesa come autoerotismo, è una pratica che coinvolge adolescenti e adulti, e
talvolta pure bambini. Dal punto di vista dell'anatomia, della fisiologia e dell'endocrinologia, la
masturbazione è una conseguenza, sul piano fisico, di mutate condizioni ormonali, della modifica
dei genitali e di curiosità nuove per questo aspetto del proprio corpo da parte degli adolescenti.
Maschi e femmine in questo sono diversi: il maschio vede facilmente e può esplorare i propri
genitali, che sono esterni. La femmina no, perché sono per lo più interni: quindi la femmina che
desideri vedere la propria anatomia intima deve far ricorso, ad esempio, a uno specchio, e
l’osservazione è un po’ più laboriosa che nel maschio. Per quanto riguarda le funzionalità dei
rispettivi apparati genitali, fra i due sessi vi sono profonde differenze, ma anche analogie: la
fisiologia della donna prevede che, per tutto il periodo fecondo, si abbia un'ovulazione ogni circa
ventotto giorni (fatti salvi i periodi di gravidanza). Le cellule uovo non fecondate rimangono vitali
per 2-3 giorni dopo di che vengono naturalmente riassorbite o espulse dall'organismo. La pulsione
sessuale, inclusa la masturbazione, non sembra peraltro seguire i cicli ormonali e può persistere
dopo la menopausa, nonostante la fisiologica riduzione della lubrificazione vaginale. Nell'uomo,
dal momento della pubertà e sino ad età avanzata c'è una produzione continua di spermatozoi, che
vengono conservati per un periodo limitato di tempo (perché la loro produzione è continua e perché
non mantengono la loro vitalità in modo indefinito). Anche nell'anziano di sesso maschile la libido
e la masturbazione possono essere conservate, nonostante una maggiore difficoltà, del tutto
fisiologica, nell'ottenere o mantenere l'erezione. Se il maschio non si masturba o non ha rapporti
sessuali, gli spermatozoi non eiaculati vengono riassorbiti dall'organismo, o eliminati con le urine
oppure attraverso la polluzione spesso notturna e associata a sensazioni piacevoli o a sogni erotici.
Psicologia
La masturbazione è conseguenza anche, sul piano psicologico, di cambiamenti profondi della
percezione di se stessi, con particolare riguardo, anche se non esclusivamente, alla psicologia
dell’età evolutiva. Le modalità che spingono alla ricerca del piacere legato alla masturbazione,
quasi sempre solitario, sono diverse, e occorre quindi affrontare il problema specifico sotto i vari
aspetti.
Adolescenti
Partendo dal caso degli adolescenti, cioè di ragazzi e ragazze che cominciano a vivere
psicologicamente il peso di grandi cambiamenti emotivi, psicologici e sociali, l'approccio deve
essere molto attento.Il passaggio dalla scoperta ed osservazione del proprio apparato sessuale alla
masturbazione vera e propria può essere naturale e consequenziale per alcuni, oppure casuale per
altri, che vengono in contatto con esperienze o informazioni che fanno maturare il desiderio di
sperimentarle su sé stessi. La masturbazione comunque è genericamente considerata, nella fase
della pubertà, un mezzo per prendere confidenza con i cambiamenti del proprio corpo e acquisire
familiarità e coscienza di sé – oltre che, ovviamente, un modo per ricavare piacere. Tale pratica, se
limitata a quanto descritto, e se non arriva a comportamenti esagerati per frequenza e partecipazione
emotiva, come nel caso della masturbazione compulsiva, rientra perfettamente nei limiti della
fisiologia, e non ha nulla di patologico.
Adulti
Dopo i primi anni dell'adolescenza, tuttavia, diminuisce la frequenza della masturbazione, e a
questa viene preferito il rapporto con un'altra persona. Quindi la pratica della masturbazione
solitaria lascia il campo alle prime esperienze di scoperta dell'altro, che possono portare pure al
petting ed alla masturbazione reciproca. In questa situazione, la masturbazione assume un
significato diverso dal caso precedente, perché il singolo mette in atto una fase di crescita condivisa,
sia sul piano emotivo che psicologico. Tale pratica masturbatoria condivisa poi può proseguire per
tutta la vita della coppia – ed è una pratica perfettamente fisiologica – perché presuppone un
approccio sincero e comune alla sessualità. La conoscenza di sé e dell’altro derivante dalla
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masturbazione reciproca o condivisa può costituire una seria base per ottenere un maggiore
soddisfazione nei rapporti con il partner, e rendere quindi il rapporto più maturo e solido. Tuttavia
quasi sempre in una coppia i componenti, pur avendo una diminuzione notevole della frequenza con
cui praticano l'autoerotismo, non smettono mai di praticarlo, poiché questo consente loro di vivere
una sessualità libera dai condizionamenti dati dalla coppia e di continuare a conoscere il proprio
corpo, e, a differenza di quanto a volte si pensi, non vi è nulla di patologico o di anomalo in ciò.
Oltretutto l'autoerotismo spesso sostituisce il rapporto sessuale in caso di momentanea lontananza
del partner. A volte succede che la coppia che, dopo un rapporto durato molti anni (e quindi si tratta
talvolta di persone anziane), pur sentendo ancora forti legami, perde interesse sessuale reciproco. In
questa situazione si verifica un nuovo aumento della frequenza della pratica masturbatoria, perché il
rapporto sessuale dentro la coppia diventa meno soddisfacente e si cerca una soddisfazione solitaria
senza far ricorso a elementi terzi, esterni alla coppia stessa. La masturbazione, in questa situazione,
può essere l’alternativa alla ricerca di altri partner (amanti) o al ricorso alla prostituzione.
Comportamenti patologici
La pratica della masturbazione assume aspetti patologici quando si manifesta in modo compulsivo.
Al pari di ogni altra esperienza umana, anche la masturbazione può consolidarsi in un
comportamento dipendente. Nei casi in cui si sospetta una frequenza eccessiva, o in presenza di
fenomeni di masturbazione in pubblico, possono essere utilizzati i criteri diagnostici delle
dipendenze suggeriti dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders per diagnosticare o
meno l'effettiva dipendenza dalla masturbazione – masturbazione ossessiva o compulsiva. Questi
casi sono solitamente derivanti da traumi psichici
Tecniche
Come già detto precedentemente, masturbarsi significa sollecitarsi gli organi genitali, ma anche
altre parti sensibili del corpo, con le mani o con oggetti. Ad esempio, le prime esperienze possono
nascere dalla pressione del proprio sesso contro un oggetto. Può avvenire stimolando il pene, la
vulva, il clitoride o l'ano in vari modi e inoltre toccando i propri capezzoli o altre zone durante la
masturbazione stessa. Si usano a volte strumenti erotici come vibratori, palline Ben Wa, vagine
artificiali e sostanze lubrificanti. La masturbazione che segue l’eccitazione viene sempre innescata
da processi nervosi, che hanno sede nella corteccia e che passano per l’ipotalamo: quindi è pratica
diffusa utilizzare materiale pornografico o seguire fantasie sessuali prima o durante tale attività,
specialmente se solitaria. L'attività masturbatoria può essere in alcuni casi ritualizzata, e si può
arrivare alla parafilia. In alcuni casi si fa ricorso a tecniche estreme per rendere più intenso ed
elaborato il piacere; in questo caso, però, c'è il rischio di seri danni per la salute.
Frequenza
La masturbazione può avvenire sin dalla prima infanzia – quando il bambino scopre che l'area
genitale, se stimolata, fornisce piacere – e viene cercata ancor di più a partire dalla pubertà, mentre
può diventare meno frequente dopo i primi rapporti con un partner o con l'avanzare dell'età. È una
pratica che accompagna molti individui per tutta la vita. Poiché tale pratica investe la sfera privata,
ogni valutazione sulla sua frequenza e diffusione appare necessariamente legata a sondaggi su base
volontaria, che non sempre fotografano la realtà del fenomeno. Uno di questi sondaggi, organizzato
in rete della rivista NOW di Toronto, ha ricevuto migliaia di risposte. Da tale ricerca risulterebbe
che una schiacciante maggioranza di maschi – l'81% del campione – avrebbe iniziato a masturbarsi
consapevolmente fra i 10 ed i 15 anni. Tra le femmine, la stessa fascia di età mostrerebbe una più
modesta maggioranza del 55%. Non è insolito tuttavia cominciare molto prima, cosa che sarebbe
più comune fra le ragazze: il 18% di esse infatti comincerebbe a masturbarsi prima dei 10 anni
contro solo il 7% dei i maschi mentre per la fascia d'età che va dai 10 ai 12 anni la scoperta della
masturbazione avverrebbe in percentuali analoghe per maschi e femmine (14%). La frequenza della
masturbazione diminuirebbe dopo i 17 anni di età: questo declino sarebbe più netto fra le ragazze e
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più graduale fra i ragazzi. Mentre le ragazze fra i 13 e i 17 anni si masturberebbero in media almeno
una volta al giorno (quasi altrettanto spesso dei loro coetanei maschi), le donne adulte lo farebbero
solo 8 o 9 volte al mese, contro le 18-22 degli uomini di pari età. La capacità di masturbarsi declina
con l'età: gli adolescenti dichiarano di potersi masturbare anche sei o più volte al giorno, mentre gli
uomini di mezza età fanno fatica a eiaculare anche una volta al giorno soltanto. Esiste, nei maschi,
una connessione fra la circoncisione e la frequenza della masturbazione, secondo un sondaggio
condotto su 1410 uomini nel 1992 negli Stati Uniti ad opera degli studiosi E.O. Laumann, C.M.
Masi and E.W. Zuckerman: «Il 49% degli uomini circoncisi riferisce di masturbarsi almeno una
volta al mese, contro il 34% riportato dai non circoncisi».
Effetti
In gran parte delle culture riguardo a questa pratica esistono molte voci e leggende, che possono
essere dirette ad incoraggiarla (si pensi ai riti di alcune popolazioni africane che pensano di rendere
più fertile la terra spargendovi sopra il proprio seme) o a scoraggiarla. Per le indicazioni per
quest'ultimo senso non c'è fondamento scientifico oggettivo: non è mai stata provata infatti alcuna
influenza negativa della masturbazione sulla salute fisica, purché non si cada nel caso della
masturbazione compulsiva. Da uno studio condotto da un gruppo di ricerca australiano (guidato da
Graham Giles, presso il Cancer Council Victoria di Melbourne), e pubblicato il 16 luglio 2003 sul
British Journal of Urology, è invece emerso che eiaculare frequentemente, soprattutto in giovane
età, porta ad una riduzione del rischio di cancro alla prostata fino a un terzo. Lo studio ha suggerito
inoltre che le eiaculazioni raggiunte tramite masturbazione sarebbero più efficaci per la prevenzione
rispetto a quelle raggiunte in seguito alla penetrazione, perché in caso di frequente promiscuità
l'effetto benefico potrebbe essere cancellato dalla trasmissione di malattie che aumentano il rischio
di cancro. Successivi studi, tuttavia, sembrano indicare risultati opposti per la fascia d'età fra i 20 e i
40 anni.
Eiaculazione
L'eiaculazione è l'emissione, attraverso l'uretra, di liquido seminale (sperma) causata dalle
contrazioni dei muscoli alla base del pene e dell'epididimo, in seguito al raggiungimento
dell'orgasmo.
Fisiologia
L'eiaculazione dura, generalmente, alcuni secondi ed è influenzata da fattori fisici (durata delle
contrazioni, numero e forza), quantitativi (produttività della ghiandola prostatica e delle vesciche
spermatiche) nonché psicologici (percezione del piacere). È solitamente associata a sensazione di
estremo piacere in quanto nel corso dell'atto sessuale man mano che si appropinqua il
raggiungimento dell'orgasmo si genera nell'uomo una situazione di forte tensione, dovuta appunto
alla pressione esercitata dallo sperma alla base del pene. Al momento dell'orgasmo ripetuti spasmi
involontari provocano l'emissione del liquido attraverso l'uretra in forti schizzi e la conseguente,
immediata sensazione di cessazione improvvisa della tensione e appagamento. L'eiaculazione
normalmente termina nella fase della detumescenza (anche se lo sperma può continuare in piccole
quantità a fuoriuscire), in cui i centri nervosi smettono di inviare impulsi all'apparato genitale e il
sangue defluisce dai vasi cavernosi (con relativa scomparsa dell'erezione). Generalmente,
l'emissione spermatica è costituita da tre flussi principali, emessi con tre forti getti durante
l'eiaculazione: nel primo abbiamo una prevalente componente prostatica lubrificante, nel secondo e
nel terzo è preponderante la componente seminale; la terza parte svolge una azione di pulizia
all'interno dei tubuli, eliminando ogni residuo di liquido seminale eventualmente presente.
Patologia
Può insorgere una condizione patologica definita eiaculazione precoce dove il soggetto subisce un
sovra-eccitamento con conseguente impossibilità di mantenere l'erezione sufficientemente a lungo
per condurre un rapporto sessuale normale. Può essere dovuto a fattori psicologici come stress o
tensione (ad esempio l'ansia da prestazione) ed è quindi di difficile soluzione. Sono tutt'ora in
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commercio preservativi che tendono a minimizzare il problema diminuendo la sensibilità del pene.
La condizione che porta invece alla impossibilità di eiaculare è detta aneiaculazione, che può avere
cause fisiche o psicologiche.
Orgasmo
L'orgasmo è una reazione del corpo durante l'atto sessuale, conseguenza di un'intensa eccitazione
delle zone erogene e degli organi sessuali.
Generale
Nella specie umana, sia uomini che donne possono avere l'orgasmo. È un momento molto
particolare per l'organismo durante il quale si perde la percezione del tempo. Negli uomini si
presenta come un picco rapido di eccitazione seguito dall'eiaculazione, mentre nelle donne può
consistere in un periodo più esteso di sensazioni di piacere con alcuni picchi di estremo piacere,
diverso dagli uomini, con un decremento delle sensazioni più lento. L'orgasmo è per lo più
associato, in ambedue i sessi, ad altri tipi di azioni involontarie, come emissioni vocali e spasmi
muscolari in zone diverse del corpo, unite ad una generica sensazione di euforia. È di solito seguito
da una sensazione di leggera stanchezza e da un generalizzato bisogno di riposo. Questa sensazione
di rilassatezza e sonnolenza può essere attribuita al rilascio di endorfine, oltre che al naturale
bisogno di riposo dopo un'intensa attività fisica. Inoltre, il maschio si trova senza sperma nei dotti
deferenti e l'epididimo, dove questo viene prodotto, si mette subito a lavoro per rigenerarlo: la
ricostituzione del seme richiede un dispendio energetico che coinvolge l'intero organismo.
L'orgasmo negli individui di sesso maschile
Nei soggetti di sesso maschile, l'orgasmo è quasi sempre legato al momento dell'eiaculazione,
come avviene nella maggior parte delle specie dei mammiferi. Durante l'orgasmo, nell'individuo di
sesso maschile si verificano in rapida successione contrazioni ritmiche della prostata, dell'uretra e
dei muscoli situati alla base del pene; tali contrazioni servono ad espellere il seme durante quella
che viene definita eiaculazione. Il processo di eiaculazione ha una durata che varia dai 3 ai 10
secondi e provoca generalmente una sensazione di piacere intenso. L'apice dell'orgasmo dura
comunque in media 3 secondi. All'eiaculazione segue un periodo refrattario, durante il quale l'uomo
non ha la possibilità di avere un ulteriore orgasmo, anzi può anche provare disturbo se i genitali
vengono stimolati. Tale lasso di tempo può variare da poche decine di secondi a diverse ore, a
seconda dell'età e di altri fattori individuali. Sono rari i casi documentati di individui nei quali il
periodo di refrattarietà è totalmente assente. Secondo alcune teorie questa particolarità sarebbe
causata da una disregolazione della ghiandola pituitaria. La sensazione dell'orgasmo non è
localizzata al solo organo riproduttivo (pene), ma è estesa anche al resto del corpo. Proprio per
questo motivo può anche capitare che, in soggetti cerebrolesi, in fase orgasmica manchi il totale
controllo di tutte le aree del corpo (soprattutto quelle periferiche).
L'orgasmo negli individui di sesso femminile
Nell'individuo di sesso femminile l'orgasmo può essere vaginale, clitorideo o di entrambi i tipi
contemporaneamente. L'orgasmo clitorideo è più veloce, istantaneo e gestibile rispetto all'orgasmo
vaginale. Esso si raggiunge più facilmente se il clitoride viene toccato, leccato o sfregato.
L'orgasmo vaginale, invece, si raggiunge con la penetrazione: la donna prova piacere attraverso lo
scorrimento del pene dentro e fuori. Da un punto di vista fisiologico, non vi è alcuna differenza fra i
due, cambia solo la stimolazione per arrivare ad esso. In alcune donne la parte vaginale esterna è
molto sensibile, e di conseguenza può aver luogo l'orgasmo vaginale. Il clitoride è sensibilissimo
alle stimolazioni. Può essere stimolato in vari modi: attraverso uno sfregamento e pressione con il
corpo del partner, o con stimoli manuali (dita e lingua, tramite cunnilingus). Molte donne provano
dolore in presenza di una stimolazione diretta. Se l'orgasmo è vaginale, è preceduto dalla
lubrificazione delle pareti vaginali e da un ingrossamento della clitoride, provocato dall'aumento del
flusso sanguigno nei suoi tessuti spugnosi. Quando una donna si avvicina al culmine dell'orgasmo,
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la clitoride si ritira all'interno del prepuzio e le labia minora (o piccole labbra) assumono un colore
più scuro. All'approssimarsi dell'orgasmo, l'utero subisce delle contrazioni muscolari. Una donna
sperimenta un orgasmo completo quando tanto l'utero che la vagina, compresi i muscoli pelvici e
quello anale, vengono sottoposti a contrazioni ritmiche. Terminato l'orgasmo, la clitoride riemerge
dal prepuzio e ritorna alle dimensioni normali in meno di dieci minuti. A differenza degli uomini, le
donne non sperimentano il periodo di refrattarietà, o ne hanno comunque di molto brevi. Questa
particolarità rende loro possibile far seguire un secondo orgasmo al primo in tempi relativamente
ravvicinati. Alcune donne riescono ad avere anche un terzo o quarto orgasmo quasi in successione,
dando luogo così a quelli che vengono definiti orgasmi multipli. Questo tipo di orgasmo si verifica,
secondo alcune ricerche, per circa il 13% delle donne. In ogni caso, la clitoride - nella gran parte dei
casi - risulta essere molto sensibile dopo l'orgasmo per tollerare, senza alcuna sensazione di
irritabilità o addirittura di dolore, un'ulteriore stimolazione in tempi ravvicinati. A differenza dei
maschi, in cui la percentuale è molto più esigua, una parte degli individui di sesso femminile (circa
il 15%) ha difficoltà a raggiungere l'orgasmo: ciò è dovuto in buona parte alla componente
psicologica che ne condiziona il successo.
Eiaculazione femminile
Alcune donne possono espellere del fluido durante l'orgasmo: tale fenomeno sembra essere
generato dalle ghiandole di Skene localizzate in prossimità del meato uretrale. Le ghiandole in
questione non sono presenti in tutte le donne in quanto possono essere atrofiche. Ciò spiegherebbe
la presenza della cosiddetta eiaculazione femminile in alcune donne e la sua assenza in altre
Barriere psicologiche
Un ruolo fondamentale nella realizzazione dell'orgasmo femminile è giocato dalla mente. La
sessuologia moderna considera che la donna, per raggiungere l'orgasmo, deve essere mentalmente
predisposta. Essendo in questo ambito più sensibile rispetto all'uomo, può trovare difficoltà a
\raggiungere il piacere se non è sufficientemente serena e coinvolta. L'insoddisfazione
riguardante il proprio corpo, sensi di colpa dovuti a fraintendimenti nel campo delle idee religiose,
insicurezza, pensieri negativi, complessi di inferiorità, possono incidere negativamente sull'esito
dell'orgasmo. Ad un'analisi approfondita, le cause della difficoltà a raggiungere l'orgasmo risultano
comunque sempre riconducibili ad ideologie di tipo religioso.
Orgasmo forzato
Nell'ambito dei giochi di ruolo di tipo BDSM, ovvero di dominazione e sottomissione, è
frequentemente utilizzata, assieme alla negazione dell'orgasmo, la pratica dell'orgasmo forzato. Tale
pratica consiste nell'effettuazione, da parte del soggetto dominante, di una prolungata e ripetuta
stimolazione sessuale - legata per lo più alla masturbazione - nei confronti del soggetto sottomesso,
anche dopo che questi ha raggiunto effettivamente l'orgasmo. L'orgasmo forzato consiste quindi in
una stimolazione sessuale effettuata dal soggetto dominante durante il periodo di refrattarietà e di
scarsa eccitabilità conseguente al raggiungimento dell'orgasmo, con l'obiettivo di forzare nel tempo
più breve possibile una nuova fase di eccitazione e conseguire uno o più orgasmi in rapida
successione. La particolarità di questa pratica consiste nel fatto che il soggetto sottomesso, pur
essendo disponibile sessualmente, può tuttavia avvertire quasi come dolorosa o fastidiosa la
stimolazione sessuale effettuata nei suoi confronti dal partner dominante, nel periodo refrattario, e
tuttavia la subisce ugualmente, fino ad essere condotto nuovamente all'eccitazione ed all'orgasmo in
condizione di totale passività e subordinazione.
Punto G
Una zona erogena, comunemente chiamata punto G, è ubicata nella parete anteriore della vagina, a
circa cinque cm più addentro del suo ingresso. Alcune donne provano intenso piacere se il loro
punto G è stimolato convenientemente durante l'amplesso. Un orgasmo scaturente dal punto G
potrebbe essere la causa dell'eiaculazione femminile, il che porta alcuni medici e ricercatori a
ritenere che il piacere connesso al punto G provenga dalle ghiandole di Skene (v. ghiandole
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esocrine), un omologo femminile della prostata, piuttosto che da un qualche particolare punto sulla
parete vaginale. Alcuni ricercatori, peraltro, negano radicalmente l'esistenza del punto G.
“…IL PIACERE E IL DOLORE SONO COME GEMELLI LEGATI L’UN L’ALTRO IN MODO
CHE NON VI E’ L’UNO SENZA L’ALTRO”
Leonardo da Vinci
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La fisiologia del piacere