Luglio 2013
Mantidi Lovers Italia Newsletter
MANTIDI LOVERS ITALIA NEWSLETTER
Con parecchio ritardo, ecco anche la MLI Newsletter di Luglio! In
questo mese sono accaduti importanti avvenimenti, sia per quanto
riguarda il nostro allevamento che dal punto di vista privato! In
questo numero parliamo di aspetti un po’ tecnici che vale la pena di
approfondire; speriamo di non annoiare gli addetti ai lavori, ma anzi,
offrire uno spunto per osservazioni a carattere puramente
scientifico! Ci auguriamo altresì che queste pagine possano
allietare i momenti passati sotto all'ombrellone, od in una qualsiasi
sala d'attesa per partire! Buona lettura!
Ilaria & William
e-mail: [email protected]
Ilaria Porcu e William di Pietro
Luglio 2013
Mantidi Lovers Italia Newsletter
LE CHICCHE DEL MESE
Tarachodes afzelii (Stal, 1871)
Originarie di Ghana e Tanzania, si tratta di mantidi semiterricole. Vivono nella savana,
dove il loro singolare aspetto le mimetizza perfettamente tra steli d’erba e tronchi d’albero.
Gli adulti misurano pochi centimetri, e, a seconda delle condizioni di luce, umidità e
temperatura, possono virare dal marrone cioccolato al marrone chiaro. Occasionalmente
vengono importati alcuni stock. Per quanto concerne l’allevamento, possono vivere in
spaziosi terrari comunitari, arredati con bark, tanti rametti e cibo a profusione (microblatte,
microgrilli, etc). I maschi adulti sono molto salterini, stile Sybilla pretiosa, mentre le
femmine sono decisamente più flemmatiche. Una buona aerazione è d’obbligo; la
temperatura, può variare tra 29°C diurni e 23°C notturni, con una leggerissima nebulizzata
diurna. La caratteristica più singolare di questa specie, è sicuramente la riproduzione: i
maschi inseguono per tutto il terrario le partner, fino a quando riescono a coprirle; la
copula dura circa un’ora, e, dopo due settimane, la femmina produce la prima ooteca. Qui
viene il bello; contrariamente ad altre specie di mantidi, la madre resta a guardia
dell’ooteca fino alla schiusa, allontanando ogni tipo di intruso e smettendo di nutrirsi in
questo periodo. Dalla prima ooteca possono uscire fino a 150 ninfe, 100 dalla seconda ed
a diminuire nelle seguenti. Purtroppo non abbiamo trovato immagini senza copyright,
nonchè autori disposti a fornircene una in tempo utile, non ce ne vogliate!
Stagmomantis theophila
Si tratta di una specie Sudamericana alquanto opportunistica; è comune sia nella foresta
che in vicinanza di centri abitati. L'aspetto è molto simile a quello di Hierodula, con un
pronoto lungo e snello, ed un addome, che nelle femmine, risulta davvero molto gonfio. Le
somiglianze, tuttavia, si fermano qui. Le coxe femminili, infatti, possiedono grossi tubercoli
caratteristici, che nei maschi risultano molto meno sviluppati. Le alae, poi, hanno una
colorazione gialla e nera a scacchi, dal motivo davvero interessante. 6 ninfe di questa
bellissima specie stanno per entrare a far parte del nostro allevamento; a quanto ci è stato
spiegato, sono mantidi legate ad alti livelli di umidità, con temperature diurne comprese tra
25 e 30°C, e notturne mai al di sotto dei 20°C. Le femmine adulte risultano estremamente
voraci, con casi documentati di maschi divorati nonostante fossero state
abbondantemente nutrite in precedenza. Per foto, video, etc etc, rimando al momento in
cui arriveranno direttamente a casa nostra... Stay tuned!
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Ilaria Porcu e William di Pietro
Luglio 2013
Mantidi Lovers Italia Newsletter
GLI ACARI – William Di Pietro
Introduzione:
Sull’ultima UK Mantis Newsletter, è uscito un articolo riguardante gli acari, sgradevoli
organismi che infestano insetti da pasto e terrari. Mi è sembrata una trattazione alquanto
sommaria al problema, cosicchè ho cercato di approfondirla un minimo, integrando le
informazioni fornite in tale articolo, con esperienze dirette, indirette e lavori scientifici di
tipo accademico.
Chi sono gli acari?
Da un punto di vista zoologico, quello degli acari (Acarina) è un ordine di artropodi
appartenenti alla classe degli aracnidi (Arachnida). Esistono specie a vita libera, parassite,
acquatiche, terrestri, erbivore, carnivore, etc, etc. Proprio come l’acaro Varroa (Varroa
destructor) è tristemente noto tra gli apicoltori per suggere emolinfa, trasmettere virus a
RNA e conseguentemente indebolire le api mellifere, alcune specie sono sgradite habituè
di terrari, mantidi, ma soprattutto colonie di insetti da pasto. Quest’ampia gamma di
preferenze ambientali o trofiche (alimentari), si traduce nell’esistenza, in ambito
casalingo/terrariofilo, di diverse specie, piuttosto che di un’unica colpevole. In questa sede,
non mi focalizzerò sull’identificazione di tali identità tassonomiche; piuttosto, cercherò di
fornire utili consigli per ridurre al minimo la loro presenza. Volendo portare oltre il lavoro
letto sull’UK Mantis Newsletter, cercherò, dove possibile, di fornire una base scientifica od
una spiegazione razionale a quanto consigliato; integrerò inoltre le metodiche di
prevenzione con quelle da me utilizzate o consigliate da conoscenti/amici/utenti del gruppo
(Amici di Mantidi).
Gli acari e le mantidi
Contestualizzando quanto detto poco sopra al nostro Hobby, possiamo incontrare questi
aracnidi principalmente in due modi:
1) Sulle piante: esistono diverse specie di Acari fitofagi; qualora prelevassimo piante o
arredi in natura, esiste la possibilità di avere un’infestazione. Nutrendosi di linfa,
indeboliranno ed uccideranno pian piano la vostra vegetazione, senza alcun tipo di
danno alle mantidi.
2) Sulle mantidi: personalmente non li ho mai visti, e, con gran stupore, ho appreso
della loro esistenza sul già citato articolo in questione. Sono palline trasparenti
dell’ordine dei mm o micron, che si attaccano al corpo delle mantidi senza produrre
alcun danno. Utilizzano l’esoscheletro delle nostre beniamine per farsi letteralmente
“scarrozzare” qua e la, in modo da percorrere in breve tempo lunghe distanze
(foresia). In caso di infestazioni pesanti, le vostre mantidi saranno ricoperte di
bozzetti trasparenti. ATTENZIONE!: NON confondete questi acari con gli ocelli,
semplici strutture visive solitamente più sviluppate nei maschi adulti, e situate tra gli
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occhi composti delle mantidi, con funzione di orientamento diurno e notturno (sono
sensibili alla luce polarizzata proveniente dal sole e dagli astri).
3) Sulle ooteche: in alcuni casi, muffe ed acari possono mangiare letteralmente le
nostre preziose ooteche.
4) Tra gli insetti da pasto: esistono diverse specie che infestano le colonie di grilli,
blatte, e, ahimè, di Drosophila. Non ho esperienze dirette con i primi due tipi;
qualora ne aveste, fatecelo sapere! Per quanto riguarda i moscerini della frutta, mi
capita spessissimo di osservare (e dover buttare) colonie infestate da questi
spietatissimi aracnidi. Si presentano come puntini grigio marroni, dell’ordine dei 500
micron (mezzo mm), che si spostano agilmente nel pastone. In base al grado
d’infestazione, si possono osservare larve di Drosophila sp. morte o ancora vive.
Un altro modo per riconoscere una coltura infestata, è l’olfatto: se emana un forte
olezzo di spazzatura, è tutto da buttare.
Prevenire è meglio che curare
Ci si potrebbe dilettare nell’identificazione di tali artropodi, così da poterli disinfestare in
modo mirato. Quando parlo di disinfestare, escludo ovviamente a priori i metodi
chimici, pena ammazzare le nostre mantidi per biomagnificazione
(http://it.wikipedia.org/wiki/Biomagnificazione), o direttamente. E’ molto più semplice
tenere sotto controllo il loro numero, mediante alcuni semplici accorgimenti. Vediamoli,
di seguito, uno per uno.
1) Sulle piante: escludendo per ovvi motivi qualsiasi tipo di pesticida chimico, restano
comunque altre validissime soluzioni. La prima, è quella di prelevare in natura soltanto
gli oggetti d’arredo, che si possono tranquillamente sterilizzare in forno ventilato;
esistono vivai con un’ampia disponibilità di piante, tropicali o nostrane, esenti al 100%
da parassiti e quindi adatte al nostro scopo. D’oltretutto, il prelievo in natura di diverse
specie vegetali è sanzionabile, a seconda della zona, con pene più o meno salate.
Qualora il vostro terrario fosse già infestato di acari, si può comunque ridurre il loro
numero inserendo validi competitori ecologici; tra questi: Trichorhina tomentosa e
collemboli, entrambi avidi divoratori di sostanza vegetale in decomposizione.
2) Sulle mantidi: inutile dire che la pulizia è fondamentale per tenere lontani questi
organismi. Per mantidi già infestate, non si può fare molto. Se si tratta di ninfe, è bene
eliminare subito dopo la muta il vecchio esoscheletro, e lavare il contenitore da cima a
fondo (con SOLO acqua ed olio di gomito, arredi compresi). In caso di mantidi già
adulte, si può provare ad asportarli meccanicamente, con l’ausilio di una pinzetta;
evitate di stressare troppo la mantide, o causarle lesioni alle articolazioni/giunture
dell’esoscheletro, con conseguenti fuoriuscite di emolinfa che possono rapidamente
infettarsi. Se ciò vi spaventa, limitatevi semplicemente a migliorare le condizioni di
igiene della teca, che andrebbe in ogni caso lavata come consigliato poco sopra.
3) Sulle ooteche: come detto nel punto 1, il metodo dei competitori ecologici funziona alla
grande.
4) Tra gli insetti da pasto: per grilli, locuste, blatte, etc, è opportuno migliorare le
condizioni igieniche. Passando alle Drosophile, si può provare a:
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-Aggiungere succo di limone od aceto alla ricetta del pastone; secondo alcuni studi (Vedi
ad esempio Activity of oxalic and citric acids on the mite Varroa destructor in laboratory
assays, Norberto Milani, 2001), tali composti hanno un effetto deleterio sugli acari,
risultando invece innocui per le larve di Drosophila. Oltre ad averlo letto su UK Mantis
Newsletter, lo sperimento da almeno un anno emmezzo sulle mie colonie, ed
effettivamente funziona.
-Chiudere le colonie con carta scottex: secondo alcuni utenti del gruppo (Amici di Mantidi),
ciò contribuisce a tenere lontani gli acari.
-Spalmare sul bordo delle colonie un po’ di vaselina, fonte UK Mantis newsletter.
-Tenere tutte le colonie in un sottovaso con un dito d’acqua, lontane dal muro e
reciprocamente staccate. Gli acari non sanno nuotare, e, così facendo, annegheranno nel
tentativo di infestarvi le colonie; essendo poi fisicamente staccate, in caso entrassero in
una, non invaderanno anche le altre. Funziona! Uso con successo questo metodo per
abbassare od azzerare del tutto il loro numero. Ovviamente, dovrete stare attenti a non far
evaporare l’acqua dal sottovaso, eventualità tutt’altro che rara in estate. Parlando d’estate,
consiglio anche l’aggiunta di qualche monetina da 1 o 2 cent, che, essendo fatte di rame,
ostacoleranno la proliferazione di zanzare. Ogni volta che sostituirete le colonie,
sciacquate energicamente il sottovaso con SOLA acqua corrente.
-In caso di colture infestate, eliminatele al più presto; lavate inoltre il sottovaso che le
conteneva come descritto poco sopra, e pulite il ripiano dove si trovava con un panno
inumidito. Spostate SOLO gli adulti in nuove colture SOLO se strettamente necessario;
sarebbe infatti meglio eliiminare tutto e sostituirlo con nuove prede vive. Ciò nonostante,
ho ottenuto buoni risultati anche nel secondo caso; probabilmente, gli acari attaccano
tendenzialmente le larve, più tenere da mangiare. Inoltre, quelli presenti per foresia sul
corpo dei moscerini adulti, hanno trovato, nel nuovo pastone, un ambiente difficile a causa
dell’aceto maggiormente concentrato.
Altri consigli
Altri due consigli, applicabili a tutte le casistiche viste (Sulle piante, Sulle mantidi, Sulle
ooteche e Sugli insetti da pasto), sono i seguenti:
-Aumentare o abbassare temperatura ed umidità, in base alle esigenze delle mantidi,
possono contribuire ad uccidere gli acari. Per esempio, se avete una mantide che vive nel
deserto, ricorrere alla temperatura più alta del range in cui vive, può indebolire od
eliminare del tutto gli acari. Idem con l’umidità: se, sempre nel caso della mantide
desertica, nebulizzaste meno e gli acari necessitassero di umidità più alte per proliferare, li
uccidereste. In sostanza provate, in base alle esigenze delle vostre mantidi, a variare
temperatura ed umidità; ciò, costringerà i piccoli aracnidi a desistere, pur rispettando le
vostre beniamine. Questo è forse l’unico rimedio per il quale, un minimo di conoscenza
tassonomica sugli acari che vi stanno infestando, sarebbe di grande aiuto a farvi agire con
una maggior accuratezza.
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Ilaria Porcu e William di Pietro
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-Esistono in commercio acari predatori di altri acari (Hypoaspis sp.). Si potrebbero
aggiungere in terrario, colonia di Drosophile, box dei grilli, etc. Sinceramente non li ho mai
provati, ma sul web se ne parla abbastanza bene.
Conclusioni
Insomma, abbiamo visto come gli acari possano rendere difficile la vita del mantidofilo; chi
alleva rettili o uccelli può ricorrere ad un antiacari, assolutamente tossico per le nostre
mantidi e le prede vive. Bisogna quindi ingegnarsi a trovare soluzioni alternative per
debellarli o, ancora meglio, tenerli sotto controllo. Spero di aver aggiunto importanti
dettagli all’articolo che mi ha spinto a trattare tale argomento. In caso voleste dire la
vostra, scrivetemi pure!
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Ilaria Porcu e William di Pietro
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NOTE COMPORTAMENTALI DI MANTIS RELIGIOSA di Marco Villani
Sono ormai diversi anni che allevo con successo questa specie: accoppio subadulti prelevati in
natura, liberando poi la prole nello stesso luogo dei genitori. In tutto questo tempo, ho potuto
osservare diversi comportamenti attuati dagli individui di questa specie.
Nonostante Mantis religiosa sia descritta come una specie legata generalmente a cespugli o erba
alta, non è esattamente così. Le ninfe sono infatti legate al suolo: anche in cattività, passano molto
tempo sul fondo del contenitore/terrario, ritte sulle zampe centroposteriori ad osservare l’ambiente
circostante (facendo peering). Gli individui in età più avanzata, da L4 in poi, si rinvengono sulle
sterpaglie alte o comunque in luoghi sopraelevati; forse, per loro, la muta è imminente, ed hanno
bisogno di maggior spazio in
verticale per effettuarla al
meglio.
Oppure,
semplicemente, hanno avuto
scarsi
risultati
con
la
predazione al suolo, e cercano
una nuova ubicazione per
appostarsi in attesa delle
prede. Gli adulti, invece, sono
molto più comuni sulle parti
alte della vegetazione, dove
risultano maggiormente visibili
agli
individui
del
sesso
opposto; inoltre, se i feromoni
della
femmina
vengono
rilasciati
dall’alto,
si
diffonderanno con più facilità
nell’ambiente,
attirando
conseguentemente più maschi. In cattività, è quindi consigliabile utilizzare teche sviluppate in
altezza, ma anche in profondità. Per quanto riguarda la scelta del substrato rimando all'articolo su
come arredare terrari in modo naturalistico; aggiungo solo che, essendo Mantis religiosa una
specie alquanto opportunista, potrete sbizzarrirvi nell'utilizzare un po' tutte le tipologie di substrato
elencate e descritte nell'articolo in questione. Come unica raccomandazione, assicurate un'ottima
aerazione! Per quanto riguarda l'arredamento, sono altamente consigliati (a seconda delle
dimensioni della teca) rami e rametti contorti, disposti solidamente ed in modo da non intralciare
verticalmente la mantide in muta. Più di una
volta, tornando a casa con qualche mantide,
mi accorgevo che queste, appena aprivo il
contenitore, scattavano via cercando di
raggiungere
luoghi
sopraelevati;
probabilmente, volevano scrutare l’ambiente
circostante per capire dove si trovassero.
Mantis religiosa, resta comunque una mantide
dal comportamento poliedrico; a seconda
“dell’umore”, infatti, l'insetto si sposta qua e la
per il contenitore, talvolta alla ricerca di prede,
talvolta in esplorazione.
Un altro comportamento degno di nota è il
seguente: allevavo una femmina subadulta in
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un contenitore di dimensioni medie; la mantide era appostata sul soffitto di rete, e pareva
immobile. Una mosca le ronzava intorno, ma lei non vi badava. Solo quando la preda le è passata
davanti, la mantide è scattata, dandole qualche morso per ucciderla; l’ha poi presa con una zampa
raptatorie, lasciandola cadere per terra. Ero (e sono) stupito: che l’odore della mosca non le
piacesse? Forse si sentiva osservata, o era stressata… Sta di fatto che il giorno seguente, la
mantide ha mutato in adulto. Ipotizzo che tale femmina potrebbe semplicemente aver voluto
disattivare la preda, in modo da non aver alcun disturbatore durante il processo di muta.
Esempio
di
contenitore
utilizzato per neanidi l3-l5.
d’allevamento
Terrario per l’allevamento di esemplari l6adulti
(in
coppie).
Ho anche osservato come le Mantis si adattassero bene a predare solo gli insetti del loro
ambiente, se prelevate in natura; inserendo una mosca nel contenitore, notavo le mantidi alquanto
impacciate, non riuscendo a seguirla! Provando con grilli e cavallette, invece, la situazione
cambiava notevolmente: la maggior parte degli attacchi ed inseguimenti, avevano esito positivo.
Infine, restando in tema di predazione, le mantidi riuscivano a riconoscere un insetto pericoloso da
uno innocuo: le prede troppo coriacee, venivano subito rilasciate dopo essere state colpite con le
raptatorie; al contrario, i giovani ortotteri, venivano subito catturati.
Commento di William Di Pietro:
Articolo interessante, con diversi spunti per fare qualche considerazione a carattere etologico.
Il comportamento di arrampicarsi velocemente per raggiungere luoghi sopraelevati, osservato da
Marco nelle ninfe di Mantis religiosa, l'ho personalmente osservato anche in altre specie, tra cui
Hierodula, Sibylla pretiosa, etc., e non è quindi esclusivo della specie. La spiegazione fornita da
Marco potrebbe essere realmente plausibile.
Il “Comportamento poliedrico” l'ho osservato molto bene anche in Deroplatys desiccata; tengo le
mie due femmine in vasche/terrari abbastanza grandi, e non le ho mai viste per più di tre ore nella
stessa ubicazione. Persino i loro compagni, che si trovano in barattoli, cambiano moltissime volte
posizione nel corso della giornata. Ovviamente allevo anche specie veramente predatrici d'attesa,
come Gongylus gongylodes, che si spostano soltanto se disturbate. Probabilmente, spostandosi
spesso, aumentano la probabilità di imbattersi in prede che altrimenti non troverebbero, o
semplicemente ne catturano di più. Sono solo ipotesi speculative, e ci vorrebbe uno studio in
natura per confermarle o smentirle. Il fatto poi che le Gongylus gongylodes risultino abbastanza
inamovibili, potrebbe essere una conseguenza della loro specializzazione a predare insetti volanti.
Non avrebbe alcun senso muoversi per cercare ditteri, imenotteri o lepidotteri, se scegliendo bene
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la propria postazione, ti volano quasi addosso. Ciò non toglie che, se la zona scelta fosse esente
da prede, possano anche loro spostarsi in cerca di arbusti migliori.
Il fatto che la mantis religiosa in premuta abbia deciso di disattivare semplicemente la preda senza
nutrirsene, ha due spiegazioni principali. La prima: come ha detto anche Marco, prima della muta,
una mantide non si nutre; non lo fa perchè, all'interno del suo corpo, importanti cambiamenti
fisiologici stanno avvenendo. Non è interessato solo l'esoscheletro o l'apparato riproduttore, ma
anche il sistema digerente, e, non per ultime, le cellule pigmentarie primarie degli ommatidi, che, in
premuta si convertono in cellule corneagene; tali cellule, durante la muta, secernono lo strato più
superficiale degli ommatidi, le lenti corneagene. Inoltre, secondo alcuni studi, per far partire uno
“strike” con le zampe raptatorie, è necessario che una sagoma a forma di preda occupi, nell'unità
di tempo, il campo visivo di un gran numero di ommatidi della regione frontale degli occhi
composti; qui, infatti, si ha la miglior risoluzione spaziale. Imput visivi di questo tipo, stimolano in
modo molto marcato i lobi ottici del cervello. Probabilmente, la combinazione di questi fattori,
spiega alquanto bene perchè la mantide di Marco abbia predato la mosca a scoppio ritardato
(seguendo l'istinto), senza poi mangiarla.
Infine, quanto all'ultima osservazione, l'ho notato anche io. Addirittura, quando provano ad
assaggiare la preda e sentono una consistenza diversa o questa si dimena troppo, la lasciano
cadere sul fondo spaventate, correndo via (vedi Hierodula L4/L5 da abituare a camole e blatte
dopo aver sempre mangiato Drosophila hydei). C'è da dire che comunque i tentativi seguenti
vanno meglio, quasi come se apprendessero che si tratta di cibi nuovi.
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Ilaria Porcu e William di Pietro
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Protoninfa, preneanide, L0 o larva? Come si chiamano i cuccioli di mantide?
R. Battiston
Esiste un’ interessante impasse linguistica sul nome scientificamente corretto che definisce gli
stadi giovanili di alcuni insetti ed in particolare il primo stadio di sviluppo che segue la schiusa
dell’uovo di una mantide.
Bisogna premettere che quella piccola mantidina senza ali, lunga qualche millimetro, che zampetta
goffamente sulla superficie dell’ooteca dopo la schiusa non è il primo stadio di sviluppo
postembrionale ma il secondo. Quando una mantide esce dall’uovo ha l’aspetto di un vermetto
biancastro e tentacolato che in nulla ricorda una mantide e non sempre si rende visibile ai nostri
occhi, dal momento che cambia aspetto appena emerge. Infatti una volta scavata la sua strada
verso la superficie dell’ooteca grazie alla forma compatta ed allungata, questo “cucciolo” di
mantide compie la sua prima muta ed assume l’aspetto che poi conserverà pressoché invariato, se
non nelle proporzioni, fino allo stadio adulto.
Chi compra, vende o alleva mantidi avrà notato che questi esserini vengono etichettati in molti
modi diversi, soprattutto passando dall’Italia al mercato inglese o tedesco: vediamo dunque qual è
quello corretto.
Bisogna dire che la lingua italiana in questo campo offre una sfumatura in più rispetto alle lingue
germaniche. L’inglese ad esempio, oltre ai più tecnici L1, L2, L3, ecc. che indicano semplicemente
il numero di mute (o stadi di sviluppo, Levels) compiute dall’individuo (L0 nel nostro caso visto che
è appena uscito dall’uovo e non ha ancora mutato), definisce comunemente le mantidi immature
come nymphs, ossia ninfe.
La traduzione non è però automatica perché in italiano la ninfa rappresenta solo gli ultimi stadi di
sviluppo giovanile degli insetti paurometaboli, ossia insetti con una metamorfosi graduale
conseguita attraverso numerose mute (come appunto le mantidi). Ninfa è solamente lo stadio di
sviluppo paurometabolo in cui compaiono gli abbozzi alari; gli stadi di sviluppo precedenti in cui
questi non sono visibili sono detti neanide.
Questa sottile differenza, che troviamo spiegata solo nei migliori testi di entomologia italiani, è ben
descritta anche dall’etimologia classica dei termini:
Neànide: dal greco νεᾶνις -ιδος «giovane, fanciulla» (e, come agg., «giovanile»).
Ninfa: dal latino nympha, gr. νύµϕη, corradicali del lat. nubĕre «velare», e come intr. «velarsi,
prendere marito»; quindi propr. «sposa» o «fanciulla da marito».
Nei dizionari e testi di entomologia in lingua inglese invece l’equivalente del termine neanide
invece non sembra esistere e viene quindi sostituito genericamente dal termine nymph, perdendo
quindi la sfumatura descrittiva degli abbozzi alari. E’ vero che talvolta si incontra nella letteratura
scientifica il termine neanid ma questo appare piuttosto come una forzata inglesizzazione del
termine latino, usata peraltro più dagli autori di lingua neolatina che scrivono in contesti
internazionali che dai madrelingua inglesi stessi.
Ma non siamo ancora al nostro caso perché ninfa e neanide descrivono stadi di uno sviluppo
paurometabolo quindi tutti pressoché analoghi nella forma, mentre ciò che esce dall’uovo di
mantide non è analogo a nulla di quanto seguirà e necessita di una differenziazione.
Entrambi i prefissi pre- (che esprime un rapporto di anteriorità in verbi o sostantivi indicanti azioni
eseguite prima di un dato termine) e proto- (che nell’accezione scientifica indica qualcosa di
strutturalmente più semplice del termine che segue) sembrano quindi corretti, a seconda
dell’informazione temporale o strutturale che si vuole dare, purchè si aggancino al termine
neanide, quando si sta parlando in italiano dove il termine esiste.
Se la discussione è invece con un amico inglese il termine pre/proto-nymph è parimenti corretto
perché in tale idioma il termine neanide non si può usare e la scelta è obbligata.
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Ilaria Porcu e William di Pietro
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Se tutto questo sembra troppo complicato e utile soltanto ai feticismi dei tassonomi, esiste una
scappatoia. E’ universalmente riconosciuto come corretto (anche se più generico e grossolano)
chiamare un giovane insetto, qualunque esso sia e in qualunque stadio si trovi con il termine:
larva. Ricordiamo però che l’etimologia di questo sostantivo latino ci porta al termine «maschera»
o «falsa sembianza», introdotto in zoologia da Linneo nel 1735 per indicare che il bruco è
sostanzialmente la maschera della farfalla e ne nasconde in qualche modo il vero aspetto. Oggi
larva si usa infatti per lo più per descrivere gli stadi giovanili degli insetti a metamorfosi competa
(olometaboli) come farfalle, mosche o coleotteri dove, a differenza di mantidi, cavallette e simili,
l’aspetto del giovane è completamente diverso dall’adulto. Si noti però in questo caso che la lingua
tedesca, in cui pure sembra mancare il termine neanide, chiama comunemente il primo stadio di
sviluppo della mantide prälarve, ossia pre-larva.
Destreggiarsi tra queste mille sfumature non è facile e, nonostante il termine vada doverosamente
adattato ad ogni lingua senza mai tradurlo automaticamente, oramai si sta convergendo verso la
semplificazione anglofona di termini e significati.
Tuttavia, dal momento che l’italiano (come anche altre lingue neolatine) offre questo straordinario e
superiore dettaglio di significati, più vicino di ogni altra lingua al significato originale del termine,
sarebbe opportuno che gli italiani ne facessero uso.
Giovani di Hierodula membranacea: neanide sulla superficie dell’ooteca e preneanide in fase di
muta appesa poco più in basso. Foto R. Battiston.
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Con l'arrivo della bella stagione, le scampagnate sono all'ordine del giorno. Ricordate
sempre, ovunque andiate, di essere VOI gli ospiti; comportatevi in modo responsabile e
non lasciate i vostri rifiuti in giro... Un sacchetto buttato in mare potrebbe essere ingerito
da una tartaruga, uccidendola. Una bottiglia lasciata sulla spiaggia si degraderà tra
moltissimi anni, e tante insieme possono deturpare un paesaggio mozzafiato. Non gettate
l'olio usato nello scarico del lavandino/water: un litro d'olio rende non più potabili 1000 litri
d'acqua dolce! Non raccogliete la sabbia/ghiaia dalle spiagge naturali. Pensate se tutti si
comportassero come voi, quale sarebbe il risultato? In definitiva, non uccidete flora o
fauna nostrana/europea... Oltre ad essere multabili (vedi Convenzione di Berna), darete
prova di grande inciviltà. Se vi entra qualcosa in casa fatelo uscire VIVO, senza ucciderlo
per paure infondate o semplice ignoranza. Insomma, cercate di lasciare immutate casa
vostra e le meraviglie che andrete a visitare. Che mondo volete lasciare ai vostri figli?
Siate responsabili! Detto questo, abbiamo deciso di scrivere un opuscolo portatile sulle
mantidi nostrane, disponibile GRATUITAMENTE al link sotto, per farvi conoscere e
rispettare meglio le mantidi italiane. I ringraziamenti sono tanti e li trovate nell'opuscolo
stesso. E' la prima edizione, e c'è molto da migliorare. Chiunque volesse contribuire a
darci una mano per renderlo migliore (con foto, informazioni, segnalazioni, etc), scriva
pure a [email protected]
LINK dell'Opuscolo:
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Vi auguriamo una Buona Lettura, e Buone Vacanze Ilaria & William
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