Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura NOTIZIARIO DI AGRICOLTURA INTEGRATA n° 1 del 1/14 giugno 2013 Seminario info-formativo “ NUOVE FORME DI COMMERCIALIZZAZIONE DEI PRODOTTI BIOLOGICI E TIPICI “ Venerdì, 14 GIUGNO 2013 – ore 9,30 Viale dei Maestri 13 85100 Potenza (PZ) A.A.S.D. PANTANO di PIGNOLA Località Fontana dell’ Arciprete snc 85010 Pignola (PZ) Tel. 0835/244640 Fax. 0835/258353 E-mail [email protected] Erba medica Prati stabili Nella prima quindicina di giugno, con la comparsa dei fiori, la medica raggiunge il massimo sviluppo vegetativo; nello stesso periodo le graminacee spontanee presenti nel medicaio iniziano la fase di <<spigatura>>. Questo è il momento più conveniente per effettuare la fienagione, in quanto si avrà il miglior rapporto tra quantità e qualità del prodotto. Anticipare la fienagione determina scarse produzioni, mentre il posticiparla comporta la produzione di fieno molto grossolano e poco appetibile per gli animali. A seconda della zona dove operate e delle attrezzature disponibili, per effettuare una buona fienagione saranno necessari dai 5 agli 8 giorni di bel tempo, pertanto è opportuno informarsi sull’andamento climatico relativo al periodo. Una volta verificate le previsioni meteorologiche iniziate la falciatura che può essere effettuata con falciatrici a lama o a dischi. In alternativa si possono impiegare macchine falciacondizionatrici che, oltre al taglio determinano una schiacciamento dell’erba la quale poi, una volta falciata viene distribuita sul terreno in maniera poco compatta; si agevola così la circolazione dell’aria tra gli steli, riducendo il tempo di essiccazione di un paio di giorni. Dopo una prima fase di appassimento si provvede a girare l’erba con un ranghinatore, o macchine andanatrici, e quindi si realizzano le andane. Terminata l’essiccazione si procede a imballare il fieno utilizzando macchine che formano balle cilindriche o prismatiche. Negli ultimi anni si stanno diffondendo sistemi che consentono la conservazione dell’erba con tenori di umidità molto alti. Questo metodo consiste nel fasciare singolarmente la balla di erba con una pelliccia protettiva, oppure nel ricoprirle con una sorta di <<budello>> di materiale plastico, conservandola in assenza di aria. Ciò consente di ridurre le operazioni di raccolta dell’erba a 2-3 giorni eliminando i rischi di maltempo che determinano spesso la totale perdita del prodotto. Nel mese di maggio in pianura e in quello di giugno nelle zone montane i prati stabili raggiungono lo stadio ottimale per il primo sfalcio, che costituisce la quota prevalente (circa il 50%) della produzione annuale di foraggio e, in genere, quella di migliore qualità (il cosiddetto <<maggengo>>). Il foraggio ottenuto dai prati può essere consumato fresco o conservato tramite insilamento, ma in genere viene affienato. Questa operazione può risultare problematica se il clima non è favorevole (giornate piovose o anche solo umide) e se non si adottano modalità appropriate, in questi casi si hanno perdite elevate sia quantitative (fino al 35/40%) che qualitative (riduzione del valore nutritivo, sviluppo di muffe, ecc.). Di seguito vengono quindi descritte le tecniche di fienagione più razionali. Innanzitutto, prima dello sfalcio vanno consultate le previsioni meteorologiche onde evitare, per quanto possibile di iniziare le fienagione in prossimità di piogge. Effettuate il taglio quando le graminacee del prato iniziano a emettere la spiga; nelle ore più calde della giornata tagliate l’erba a 7 – 8 cm da terra, con una falciatrice o, più razionalmente, con una falcia condizionatrice provvista di organi di taglio rotativi (a dischi o a tamburi) e apparato condizionatore (a rulli o a flagelli). Con la falciacondizionatrice l’erba viene falciata e poi schiacciata (facendola passare tra due rulli) o lacerata (con i flagelli) allo scopo di favorire la perdita di umidità, riducendo così i tempi di permanenza del foraggio in campi e quindi le perdite. Dopo il taglio procedete al rivoltamento dell’erba almeno una volta al giorno, con un ranghinatore o voltafieno o spandifieno, per favorire le perdita di umidità su tutta la massa di foraggio. Con buone condizioni climatiche in 2 o 4 giorni il foraggio raggiunge l’umidità ottimale per la raccolta; tale operazione, preceduta dalla messa in andana con le stesse attrezzature per il rivoltamento, viene effettuata con imballatrici o carri auto caricanti. Rivoltamento, andanatura e raccolta vanno effettuante nelle ore più fresche della giornata (preferibilmente verso sera), quando il foraggio riacquista un po’ di umidità ed e quindi meno soggetto a perdite. Dopo la raccolta il fieno va conservato al riparo dalla pioggia in un luogo asciutto e ventilato; nel caso di sviluppo di muffe non va utilizzato per l’alimentazione del bestiame, perché le muffe producono sostanze tossiche 2 (micotossine) per gli animali e per l’uomo, che rischierebbe così di far uso di prodotti contaminati (latte). Una tecnica alternativa a quella sopra descritta è la fienagione <<in due tempi>>, consigliata soprattutto nelle zone montane, dove il clima rende più difficile una buona fienagione in campo. Con questa tecnica il foraggio viene raccolto ancora umido (umidità non superiore al 50% se sfuso e al 35% se imballato) e l’essiccazione viene completa in azienda con impianti di ventilazione. Ciò comporta una sensibile riduzione delle perdite e un miglioramento qualitativo del foraggio. E’ una tecnica applicabile anche nelle piccole aziende, in quanto sono disponibili impianti di ridotte dimensioni. Alternativa alla fienagione in campo è quella che prevede la raccolta dell’erba appassita con una rotoimballatrice, e la fasciatura delle rotoballe con una pellicola di materiale plastico; si ottiene così un foraggio con caratteristiche intermedie tra il fieno e l’insilato d’erba (silo fieno). Dopo il primo sfalcio i prati stabili di pianura, serviti da una rete idrica per l’irrigazione a scorrimento o da un impianto fisso per quella a pioggia, vengono irrigati indicativamente ogni 8 giorni. In queste situazioni, dopo il primo sfalcio, va inoltre effettuata una concimazione azotata in copertura, apportando 150-200 kg./ ettaro di nitrato ammonico— con titolo in azoto paria a 26. Il carico animale va stabilito in base alla produttività del pascolo e al tipo di animali. Nei pascoli d’alta quota degli Appennini e in quelli a bassa quota delle Alpi. Il carico ottimale varia indicativamente da 0,5 a 1,5 capi di bovini o di equini adulti per ettaro e da 3 a 10 capi di ovini (pecore) per ettaro. Indicazioni più precise, riferite alla situazione locale, possono essere fornite dagli Uffici agrari delle Regioni o delle Province o delle Comunità montane. In ogni caso, le aziende che beneficiano di contributi europei (Domanda unica ex Pac) devono rispettare il carico minimo e massimo stabilito dalle norme di buona pratica agricola (condizionalità), o vincoli più restrittivi stabiliti da alcune misure (agro ambiente, indennità per le zone svantaggiate, ecc.) dei programmi regionali di sviluppo rurale (PSR). Nei pascoli ad alta produttività si consiglia di adottare la tecnica del pascolo turnato, detto anche <<in rotazione>>. Essa consiste nel suddividere la superficie del pascolo (anche con l’ausilio di recinzioni mobili) in appezzamenti di dimensioni tali da consentire agli animali di consumare il foraggio in non più di una settimana, a cui seguirà un periodo di riposo di almeno un mese per consentire la ricrescita dell’erba. Nel periodo di riposo vanno effettuate alcune operazioni di manutenzione o di miglioramento del pascolo, quali lo sfalcio delle erbe infestanti e di scarso valore foraggiero e lo spargimento delle deiezioni lasciate dagli animali. In alternativa si può ricorrere al liquame di stalla, nel rispetto delle normative sugli effluenti di allevamenti e in base alla direttiva nitrati. I prati poco produttivi di collina e di montagna, dopo il primo o il secondo sfalcio vengono in genere destinati al pascolo (prati pascoli). I prati condotti con il metodo biologico richiedono gli stessi interventi descritti per quelli convenzionali, a escluNei pascoli condotti con il metodo biologico il carico sione della concimazione minerale. animali massimo è di 2 capi per ettaro per i bovini e gli ePer la concimazione dopo il primo sfalcio si può riquini adulti, e di 13.3 capi per ettaro per le pecore e le cacorrere al liquame di stalla, nel rispetto delle normative pre. In ogni caso, il carico animale va stabilito in base alla sugli effluenti di allevamento (direttiva nitrati). produttività del pascolo e nel rispetto di eventuali norme più restrittive (condizionalità, agro ambiente. ecc.). Pascoli In maggio o in giugno inizia la stagione di utilizzazione dei pascoli d’alta quota degli Appennini e quelli di bassa quota delle Alpi. Ricordiamo che la corretta utilizzazione dei pascoli si basa innanzitutto su un carico animale ottimale, ovvero su un adeguato numero di animali che possono utilizzare un ettaro di pascoli in funzione della sua produttività. La sottoutilizzazione o l’eccessivo sfruttamento portano al degrado del pascolo, con effetti negativi sulla sua produttività nonché sull’ambiente e sul paesaggio (sviluppo di vegetazione infestante, dissesto del suolo, ecc.). L’umidità della granella può essere misurata con apposite strumentazioni elettroniche in uso presso i centri raccolta di cereali, gestiti da consorzi agrari, cooperative agricole e ditte private. 3 LA DIFESA FITOSANITARIA DEL PRATO DI ERBA MEDICA Nell’ambito delle rotazioni colturali, inoltre, l’erba medica svolge un ruolo importante quale coltura miglioratrice poichè, oltre ad arricchire il suolo di sostanza organica ed azoto, permette un rinettamento naturale da molte malerbe annuali che sfuggono in altre coltivazioni e consente il ricostituirsi di una complessa agrobiocenosi comprendente diverse specie di insetti ausiliari utili grazie al basso numero di interventi di difesa. Nella gestione di un allevamento di bovine da latte, in cui la produzione venga destinata alla trasformazione, risulta fondamentale produrre foraggi di alta qualità sia dal punto di vista nutrizionale che igienico-sanitario. Il fieno deve essere appetibile, facilmente ingeribile e digeribile, con elevato contenuto in nutrienti (proteine, vitamine, sali minerali, ecc.), e privo di contaminati come muffe, terra, polveri, micotossine, nitrati, ecc.. Tutte queste caratteristiche dipendono da molteplici fattori genetici, fenologici e agro-tecnologici. Mentre i fattori genetici sono legati alla varietà ed agli ecotipi selezionati, quelli fenologici sono legati alla fase di crescita della pianta. Da tutto ciò deriva, che il momento migliore per lo sfalcio dell’erba medica è quando essa presenta il germoglio fiorale verde, fase coincidente con un elevato tenore proteico e di elementi digeribili, nonché di una corretta quantità di fibre nella pianta. Dall’inizio della fioritura in poi si assiste, infatti, ad un aumento della frazione fibrosa e della sostanza secca e ad una riduzione delle proteine. Un corretto compromesso tra qualità, produttività e fisiologia della pianta (costituzione delle riserve radicali per il successivo ricaccio) si ha ad inizio fioritura, pertanto solitamente l’agricoltore attua lo sfalcio in tale epoca. La tecnica agronomica influisce molto sulla produzione quanti-qualitativa del medicaio sia nella fase di coltivazione che in quella di fienagione e conservazione successiva del fieno. La fertilità del suolo (corretta concimazione), la difesa dalle malerbe e giusti programmi di sfalcio permettono buone condizioni di crescita delle piante che sono maggiormente in grado di difendersi anche dai parassiti animali e vegetali. LOTTA ALLE ERBE INFESTANTI conservazione del foraggio, riduce possibili fonti di inoculo di fitofagi e patogeni ed evita la presenza nel foraggio di specie tossiche o antinutrizionali o che conferiscono cattivi sapori al latte. La corretta preparazione del letto di semina è fondamentale per garantire ottimali condizioni di germinazione e di insediamento della leguminosa: con terreni ben strutturati e pronti, le infestanti già nate possono essere eliminate con glyphosate alla dose di 1,5-3,0 lt/ha in associazione con 4-5 kg/ha di solfato ammonico. Nei prati al primo anno d’impianto le principali malerbe a foglia larga, poligonacee (Fallopia convolvolus, Poligonum aviculare), crucifere (Capsella bursa-pastoris, Sinapis arvensis, Raphanus raphanistrum, Myagrun perfoliatum, ecc.), chenopodiacee, solanacee, amarantacee, Matricaria camomilla, e alcune graminacee (Alopecuro, Loietto, Giavone, Sorghetta da seme, ecc.) possono essere controllate appena emerse, e comunque con uno stadio di sviluppo inferiore alle 2-3 foglie, con imazamox nella dose di 0,75 l/ha intervenendo in post-emergenza della coltura quando le piantine sono alte circa 4 cm. Negli impianti in produzione, invece, imazamox ha dato buoni risultati se distribuito in autunno avanzato, cioè nelle settimane successive all’ultimo sfalcio dell’anno. Con le piogge autunnali si migliora l’attività fogliare e radicale del prodotto con un buon controllo delle principali specie microterme comprese le dicotiledoni tappezzanti Veronica e Stellaria. Per aumentare l’attività verso queste ultime, molto diffuse e dannose negli areali emiliani, buoni risultati si sono ottenuti con la miscela imazamox + metribuzin alla dose di 0,5 kg/ha per entrambe le sostanze attive. In presenza di graminacee dal 2° anno di impianto è possibile intervenire con quizalofop -p-etile o quizalofopetile isomero D alla dose di 1-1,5 l/ha. Stadio ottimale di post-emergenza di un prato nuovo Le infestanti esercitano una elevata competizione nei confronti della foraggera ostacolando l’affrancamento delle giovani piantine nell’anno d’impianto e la produzione negli anni seguenti. Il controllo delle malerbe è una pratica colturale importante perché migliora la quantità e la qualità del foraggio: ottimizza il processo di essicazione e Prato di erba medica ad inizio fioritura 4 Il contenimento delle erbe infestanti perennanti (stoppione, equiseto, convolvolo) e delle composite meno sensibili Picris e Sonchus va effettuato, con idonee strategie, soprattutto nelle coltivazioni annuali in precessione (cereali autunno-vernini o sarchiate). E’ tuttavia possibile intervenire anche nel prato, preferibilmente in modo localizzato, con il diserbante ormonico 2,4-DB. Il romice (Rumex spp.), infestante che alligna sempre più spesso nei medicai creando competizione alla coltura e peggiorando le caratteristiche organolettiche del fieno, può essere controllato in primavera o in autunno applicando, prima del primo o dell’ultimo taglio, formulati a base di asulam su infestanti in piena crescita e prima della emissione dello scapo fiorale. Un problema in aumento è costituito dalle infestazioni di cuscuta: essa può essere mantenuta sotto controllo impiegando erbicidi a base di propizamide distribuiti a fine inverno-inizio primavera, con terreno umido per migliorarne l’efficacia, alla comparsa dei primi filamenti. vettori di virus (es: mosaico dell’erba medica). Le popolazioni afidiche vengono normalmente tenute a freno da antagonisti naturali rappresentati da larve ed adulti di coccinellidi, larve di ditteri sirfidi, larve di neurotteri crisopidi, imenotteri parassiti e da entomopatogeni; pertanto normalmente non si giustificano interventi specifici. Solo in presenza di forti infestazioni afidiche precoci e di popolazioni di altri fitofagi dannosi si può intervenire anticipando lo sfalcio e trattando subito dopo in assenza di insetti entomofagi. Altri insetti infeudati alla coltura, molto diffusi e dannosi sono i coleotteri Apion pisi, il fitonomo o punteruolo dell’erba medica (Hypera variabilis) e la crisomela dell’erba medica Gonioctena (Phytodecta) fornicata. Hypera variabilis causa danni elevati nei medicai già in produzione. Le larve, di colore verde chiaro con linea dorsale bianca ed il capo è di colore nero lucente, si alimentano per tutto il mese di maggio e oltre, inizialmente scavando all’interno degli steli e successivamente erodendo le giovani foglioline. Nei casi più gravi, i germogli risultano completamente scheletrizzati ed il foraggio di scarsa qualità. Gli adulti, presenti da giugno, si nutrono sulle foglie per tutta l’estate ed in Larva di fitonomo e danni ai germogli di medica autunno scendono nel terreno per superare l’inverno. Gonioctena (Phytodecta) fornicata invece è un coleottero crisomelide, originario dell’Europa sudorientale che negli ultimi anni ha provocato forti infestazioni ed ingenti danni in alcuni appezzamenti di medica delle province emiliane. L’adulto è Infestazione di cuscuta in fase di colonizzazione simile ad una coccinella, ma LOTTA AI PARASSITI più allungato, di color rosso Il medicaio rappresenta un complesso agro-ecosistema in cui bruno con due macchie nere vivono in stretto rapporto e in equilibrio precario molti organi- sul protorace e cinque sulle elitre. Esso fuoriesce dal smi, soprattutto insetti entomofagi predatori e parassitoidi, terreno ad inizio primavera pertanto è necessario eseguire interventi di difesa solo nel Adulto e uova di fitodecta Dopo caso di gravi infestazioni ricorrendo all’utilizzo di prodotti fito- in presenza di temperature miti. un breve periodo di alimentazione, iniziano gli accoppiamenti sanitari selettivi nei confronti degli ausiliari. Inoltre, occorre e le femmine depongono numerose uova distribuendole sulle limitare la presenza di residui di foglie in gruppi di 8-10 elementi. Le larve, giallo-grigiastre con agrofarmaci nel fieno per non conpunti neri laterali e dorsali, erodono le foglie per cibarsi. taminare il latte e i suoi derivati L’insetto è particolarmente dannoso allo stadio larvale quando impiegando le molecole meno l’attacco interessa i giovani medicai; in tale fase l’insetto può persistenti e rispettando dose e determinare un’elevata defogliazione dei giovani germogli, intervallo di sicurezza indicati in risparmiando solo gli steli, ed il blocco dello sviluppo del prato etichetta. Fra i fitofagi da tenere a seguito del danneggiamento dell’apice vegetativo. Per limisotto controllo vi sono gli afidi tare i danni dell’insetto è consigliabile anticipare lo sfalcio dei (Aphis craccivora, Acyrtosiphon medicai e, in caso di elevata gravità di attacco, effettuare un pisum) le cui colonie si dispongono Larva di coccinella attiva intervento insetticida. Per il contenimento dei principali fitofaa manicotto sui giovani steli. I loro predatrice di afidi gi sopra ricordati si sono impiegati, negli anni passati, sopratattacchi risultano particolarmente dannosi soprattutto in annate siccitose, inoltre possono essere tutto piretroidi autorizzati quali lambdacialotrina, registrato 5 sulla coltura per il controllo di afidi, apion e fitonomo, e taufluvalinate registrato sulla coltura per il controllo degli afidi. Per quest’ultima molecola sono in corso prove di campo per ottenerne l’estensione d’impiego contro fitodecta. Negli ultimi due anni sono state effettuate anche prove specifiche al fine dell’ allargamento dell’autorizzazione d’impiego dell’insetticida neonicotinoide acetamiprid su erba medica contro gli adulti di G. fornicata. Per il controllo degli afidi, recentemente è stata autorizzata l’estensione di impiego su erba medica del neonicotinoide imidacloprid. Questa molecola, dotata di elevata sistemia ascendente, consente di eseguire interventi precoci in presenza delle prime colonie afidi che proteggendo la coltura principalmente per ingestione e quindi rispettando maggiormente gli ausiliari. Un altro fitofago che occasionalmente può arrecare danni alla coltura è il nematode Ditylenchus dipsaci: questa anguillula polifaga attacca steli, foglie, fiori e radici causando forti deperimenti vegetativi e danni alla produzione di semente (la presenza del nematode nel seme pregiudica la commerciabilità della partita). I sintomi in campo sono rappresentati da chiazze di vegetazione clorotica con piante caratterizzate da ridotto sviluppo. Per quanto riguarda i patogeni fungini, si possono osservare sporadici attacchi di ruggine Uromices striatus medicaginis), oidio (Erysiphe pisi) e altri miceti che causano macchie fogliari necrotiche e marciumi del colletto e delle radici, soprattutto in annate particolarmente piovose e umide e in terreni con ristagno idrico. Solitamente non è necessario intervenire con l’uso di anticrittogamici. Il Testo del paragrafo: La difesa fitosanitaria del Prato di erba medica è stato tratto dall’omonimo opuscolo a firma di Chiara Delvago e Valentino Testi (Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma). 6