Pensieri e azioni del Risorgimento/2: l’unità d’Italia 1850 - 1861 Corrado Cagli, pannello con Vittorio Emanuele II, Cavour e Garibaldi, in “Il trionfo di Mussolini”, 1937 L’Italia alla vigilia dell’unificazione, 1850-1860 Regno di Sardegna Regno LombardoVeneto Granducato di Toscana Stato pontificio Regno delle Due Sicilie Impero asburgico Impero ottomano Francia La repressione post ‘48/1 Il maresciallo Radetzky in una foto del 1857 • L’epilogo del ‘48 in Italia fu negativo quasi in ogni zona • Nel Lombardo Veneto Radetzky, governatore militare e civile, attuò una politica punitiva verso le élite nobiliari e borghesi, che ritenne le vere responsabili dei moti rivoluzionari,mentre cercò il sostegno dei contadini • Un’imposta straordinaria colpì i cittadini più ricchi • L’amnistia del 1849 escluse i patrioti e ventisette condanne a morte colpirono i cospiratori arrestati dal1851 al 1853 • Gli emigrati per motivi politici subirono il sequestro dei beni La repressione post ‘48/2 • La politica di Radetzky in realtà colpì anche i contadini, che furono condannati a morte in gran numero per reati contro persone e proprietà da un tribunale itinerante • I contadini dovevano anche subire la coscrizione militare obbligatoria • e non godettero di nessuna misura economica favorevole • Secondo l’ambasciatore inglese si verifica che «un unico radicato sentimento d’odio pervada la mente di ogni uomo, donna, e bambino in tutta la Lombardia» • Misure repressive attuarono Federico II di Borbone a Napoli, Pio IX nello Stato pontificio e Leopoldo II in Toscana L’azione politica del Piemonte, 1849 - 1859 Il liberalismo del Piemonte Vittorio Emanuele II Massimo d’Azeglio • L’unica zona d’Italia in cui si mantenne una linea politica liberale fu il Piemonte • Lo stato sabaudo mantenne lo Statuto e ospitò molti migliaia di patrioti in fuga dai rispettivi stati dopo i moti del ‘48 • Il nuovo re Vittorio Emanuele II scelse come Presidente del Consiglio il liberale moderato Massimo d’Azeglio • Il governo di d’Azeglio agì in due direzioni 1. ridefinire i rapporti tra Stato e Chiesa 2. modernizzare l’economia e le infrastrutture di Piemonte e Liguria Le “leggi Siccardi” Giuseppe Siccardi, propose le leggi che portano il suo nome • Le cosiddette “leggi Siccardi”, approvate nel 1850, prevedevano l’abolizione di tribunali separati per i membri del clero; del diritto d’asilo per chiese e luoghi di culto; la riduzione delle feste religiose riconosciute dallo Stato; una limitazione forte dell’acquisizione di beni per lasciti o donazioni per chiese e enti ecclesiastici • Queste leggi resero tesi i rapporti tra Stato sabaudo e Stato Pontificio, ma certificavano il carattere sempre più liberale dello Stato dei Savoia L’entrata di Cavour nel governo d’Azeglio Camillo Benso, conte di Cavour • Una accelerazione nella modernizzazione del regno di Sardegna venne dall’ingresso nel governo d’Azeglio di Camillo Benso di Cavour. • Cavour (n.1810), nobile formatosi tra Piemonte e Svizzera, aveva viaggiato lungamente attraverso l’Europa e si era formato una cultura aperta, fortemente liberista in economia, e decisamente laica. • Negli anni ‘40 si era fatto conoscere come giornalista e esperto di agrimensura • Diventò ministro dell’Agricoltura, commercio e marina per poi passare al ministero delle Finanze • Promosse trattati doganali liberisti con Francia, Belgio e Inghilterra Il “connubio” e il primo governo di Cavour Urbano Rattazzi, leader della sinistra costituzionale nel Parlamento sabaudo • Cavour si alleò politicamente con la sinistra parlamentare di Urbano Rattazzi nel 1851. • Egli temeva che il colpo di Stato con cui Luigi Napoleone in Francia aveva posto fine alla Seconda repubblica e era diventato imperatore (1851), rafforzasse i conservatori antiliberali in Piemonte • il re affidò al conte l’incarico di formare un nuovo governo, sostenuto da una maggioranza di centro – sinistra (novembre 1852), dopo la crisi del dicastero di d’Azeglio • I liberali conservatori chiamarono questa operazione politica “connubio”, criticandone l’innaturalità politica (un moderato come Cavour alleato alla sinistra) • «Cavour disponeva ora di una stabile maggioranza parlamentare per moderare il re, affermare il primato della Camera dei deputati e continuare la sua politica di riforme» (Beales – Biagini) La politica liberoscambista di Cavour Il “Canale Cavour” fatto costruire dallo statista piemontese attraversa la zona risicola del novarese e consente una irrigazione razionale di questa zona • La politica economica di Cavour fu liberoscambista. • Fu abolito il dazio sul grano • Furono abbassate le tariffe doganali per favorire il commercio dei prodotti agricoli, soprattutto il riso • Cavour promosse diverse opere pubbliche, pagate con un inasprimento delle tasse: canali, strade,ponti • Furono sviluppate le ferrovie,in modo da favorire il commercio e da stimolare l’industria siderurgica e meccanica • Le commesse statali favorirono anche la cantieristica ligure • Unico neo fu il persistere del disagio delle classi popolari cittadine e campagnole, tra le quali l’analfabetismo era elevato (65%) Scioglimento degli ordini contemplativi • Il governo di Cavour fu protagonista di un forte scontro con la Chiesa cattolica • Nel 1855 decise di sciogliere gli ordini religiosi contemplativi e di destinare i proventi della vendita dei loro beni a una Cassa che doveva pagare la “congrua” ai sacerdoti. • Lo stesso re Vittorio Emanuele II si oppose al provvedimento, ma dopo momenti di grave tensione,fu costretto a riconfermare Cavour al suo posto di Presidente del Consiglio • La legge fu approvata e questo definì con precisione il rapporto di separatezza tra Chiesa e Stato Nuovi equilbri re – parlamento - governo • Cavour «impone il principio dell’autorità del Parlamento in generale, e della Camera in particolare, come garante della responsabilità del Governo • Si rompe il principio, previsto dallo Statuto, secondo cui il governo deve essere responsabile solo davanti al re, e si introduce quello per cui il re nomina un governo che dispone di una maggioranza in Parlamento, e in particolare nella Camera elettiva.»(A.M.Banti) • L’equilibrio di poteri fissato dallo Statuto si sbilanciò a favore del Parlamento e a scapito del re Una politica estera ambiziosa • Cavour ebbe in politica estera nei primi anni di governo l’obiettivo tradizionale dei Savoia: allargamento dei confini del regno di Sardegna all’intera Italia settentrionale. • «Perseguì però questa strategia con una abilità e una spregiudicatezza sconosciute alla vecchia diplomazia, senza mai precludersi la possibilità di raggiungere traguardi più ambiziosi» (G.Sabbatucci – V. Vidotto) Il Piemonte alla guerra in Crimea • Cavour volle avvicinare il Piemonte all’Europa più moderna e più sviluppata (Francia e Gran Bretagna) in modo da rendere il regno sabaudo una media potenza europea. • Una tappa importante in questa strategia fu la decisione, sancita dal voto del Parlamento (1855), di partecipare con un corpo di spedizione alla guerra che Gran Bretagna e Francia stavano combattendo in Crimea contro la Russia, a partire dal 1854. • La guerra nasceva dalla volontà di inglesi e francesi di indurre la Russia a ritirarsi dalla zona della Crimea, che essa aveva occupato in un momento di crisi acuta dell’impero ottomano La vittoria in Crimea Il corpo dei bersaglieri piemontesi in Crimea Il generale A . La Marmora • Il corpo di spedizione piemontese (18.000 uomini) fu guidato dal generale La Marmora, ottenne una vittoria significativa contro i russi sul fiume Cernaia • Gli alleati franco - inglesisabaudi ottennero la vittoria definitiva conquistando la città di Sebastopoli. • Il Piemonte potè così partecipare da vincitore al congresso di pace di Parigi (1856) Il congresso di Parigi, 1856 I partecipanti al congresso di Parigi, Cavour è il primo da sinistra • Il congresso di Parigi permise a Cavour di proporre la situazione italiana agli altri stati • In questa sede Cavour protestò contro la presenza di truppe austriache entro i confini dello Stato pontificio e denunciò la pericolosità del malgoverno dello Stato pontificio e del Regno delle Due Sicilie come pericolosi fomentatori rivoluzionari. Ottenne il sostegno puramente verbale di Gran Bretagna e Francia • Cavour non ottenne risultati concreti, ma riuscì a conquistare il riconoscimento ufficiale del ruolo internazionale del regno di Sardegna • Esso si presentava così come “l’unico solido alfiere delle ragioni di un’opinione costituzionale e nazionale italiana” (A.M.Banti) Le prospettive incerte dei democratici, 1850 - 1857 Azione debole e contraddittoria dei democratici Giuseppe Ferrari Carlo Pisacane • L’azione dei democratici risulta debole e contraddittoria rispetto all’incisività con cui si muove il Piemonte di Cavour • Ferrari e Cattaneo propongono di costruire una federazione di repubbliche democratiche • Carlo Pisacane è favorevole a un’azione rivoluzionaria che si ponga obiettivi sia politici, sia sociali fino alla costituzione di una repubblica centralizzata • Mazzini rimane fedele ai suoi progetti, dar vita a una o più insurrezioni che dopo una guerra di liberazione nazionale portino alla convocazione di una costituente Difficoltà di Mazzini • Le iniziative organizzate da Mazzini nel Lombardo – Veneto furono sistematicamente scoperte e represse nel sangue dagli austriaci • Il fallimento più cocente fu quello di Milano nel febbraio 1853, naufragato a causa di una totale disorganizzazione • Le critiche ai metodi e alla leadership di Mazzini diventarono sempre più forti, anche da parte di suoi sostenitori come Daniele Manin I repubblicani che sostengono il Piemonte Daniele Manin • Manin, dopo la fine della Repubblica Veneta, era andato in esilio a Parigi • Da qui,nel 1855, fa pubblicare da alcuni organi di stampa, una dichiarazione nella quale si dichiara repubblicano,ma ritiene che il primo obiettivo sia l’indipendenza e l’unificazione italiana, che potrebbe essere ottenuta solo grazie a Vittorio Emanuele II, futuro re di un’Italia unita • Manin espresse idee condivise da molti ambienti dell’emigrazione politica, e ottenne la simpatia anche di Garibaldi • Nello stesso anno attaccò Mazzini, per la sua “dottrina dell’assassinio politico” La Società Nazionale Italiana Giuseppe La Farina • Cavour volle sfruttare a vantaggio della sua politica queste divisioni tra i repubblicani e contattò Manin e Garibaldi attraverso l’esule repubblicano siciliano G. La Farina • Attraverso questi rapporti viene fondata la Società Nazionale Italiana (1857), guidata da La Farina • Essa doveva coordinare l’azione dei repubblicani filosabaudi. • In Piemonte operava legalmente con il sostegno economico del governo di Cavour e un proprio giornale e negli altri stati italiani fu un’organizzazione segreta che attraverso i suoi “corrispondenti” diffondeva opuscoli e volantini di propaganda patriottica «Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti» • Mazzini decide intanto di collaborare con Carlo Pisacane, per quanto quest’ultimo sia sostenitore di idee socialiste lontane dalla politica del genovese. • I due però organizzano insieme iniziative insurrezionali per ottenere l’indipendenza dell’Italia • Il 25 giugno 1857 Pisacane e alcuni compagni dirottano il piroscafo “Cagliari”, partito da Genova, e lo dirigono all’isola di Ponza, dove liberano i detenuti del carcere • Alcuni si aggregano alla spedizione (circa trecento membri), che sbarca a Sapri vicino a Salerno, con l’intento di far sollevare la popolazione locale contro i Borboni • L’iniziativa finisce con un massacro, i contadini non danno all’azione nessun sostegno e l’esercito borbonico affronta e sbaraglia gli insorti a Padula il 2 febbraio 1857. • Altre iniziative di Mazzini a Livorno e Genova sono altrettanto fallimentari La strategia di Cavour dopo il congresso di Parigi «Dal congresso di Parigi, Cavour uscì convinto che solo una radicale modifica dell’equilibrio europeo sancito dal congresso di Vienna avrebbe permesso al Piemonte di eliminare la presenza austriaca dall’Italia centro – settentrionale. • era dunque necessario da un lato mantenere viva l’agitazione patriottica (Società Nazionale) • dall’altra assicurarsi l’appoggio dell’unica grande potenza europea interessata a una modifica dello status quo: la Francia di Napoleone III» (G.Sabbatucci – V.Vidotto) L’attentato di Felice Orsini Felice Orsini e l’attentato da lui organizzato (da “Noi credevamo”, di M. Martone) • Un’accelerazione decisiva all’alleanza tra Francia e Piemonte giunse dall’attentato organizzato dal repubblicano romagnolo Felice Orsini, che voleva uccidere Napoleone III come principale ostacolo all’unificazione italiana, visto che aveva determinato la fine della Repubblica Romana nel 1849. • L’attentato provocò otto morti,ma l’imperatore francese si salvò (gennaio 1858) • Orsini fu catturato e ghigliottinato insieme a un compagno e scrisse due lettere a Napoleone III chiedendogli di aiutare la causa nazionale italiana • L’imperatore,impressionato dall’attentato e colpito dalle lettere di Orsini fu indotto a riconsiderare l’opportunità di guidare la trasformazione geopolitica della penisola, piuttosto che subirla con rischi imprevedibili per sé e per la Francia (A. M.Banti) L’incontro di Plombières (luglio 1858) • Cavour e Napoleone III si incontrarono a Plombières nel luglio 1858 per concludere un’alleanza • Gli accordi ipotizzavano una sistemazione della penisola italiana in tre Stati: – Regno dell’Alta Italia (Piemonte, Lombardo – Veneto, Emilia Romagna) sotto i Savoia (in cambio di Nizza e Savoia ai francesi) – Regno dell’Italia centrale (Toscana e provincie pontificie) – Regno meridionale (ex Regno delle Due Sicilie) • Il papa avrebbe mantenuto la sovranità su Roma e zone limitrofe e gli sarebbe stata offerta la futura presidenza della Confederazione italiana • Il trattato di alleanza siglato all’inizio del 1859 prevedeva che 200.000 soldati francesi supportassero i 100.000 piemontesi e soprattutto che l’intervento francese scattasse solo nel caso di un ultimatum austriaco al Regno di Sardegna e non viceversa. I progetti di Napoleone III e Cavour «Dietro questo progetto si celavano in realtà due diversi disegni: • quello di Napoleone III,che mirava a porre l’Italia sotto il suo controllo; • e quello di Cavour che, pur mostrando di assecondare i progetti bonapartisti, contava soprattutto sulla forza d’attrazione del Piemonte nei confronti degli altri Stati italiani» (G.Sabbatucci – V. Vidotto) V.Cabianca, “L’addio del volontario”, 1858 La II guerra di indipendenza Un esercito di volontari Il 17 marzo 1859 Vittorio Emanuele II istituì il corpo dei “Cacciatori delle Alpi”, di cui Garibaldi fu nominato generale un anno dopo • Tra gennaio e luglio 1859 l’esercito sabaudo (circa 50.000 uomini) che si prepara alla guerra contro l’impero asburgico viene integrato da migliaia di volontari. • Furono circa 16.000 uomini, di età media tra i 21 e i 26 anni • In buona parte provengono dal Lombardo – Veneto, quindi decidono di andare a combattere contro il proprio stato di appartenenza, correndo rischi enormi in caso di cattura o sconfitta da parte austriaca • Questi volontari appartengono in maggioranza ad ambienti popolari o del ceto medio: artigiani, commercianti, operai e studenti L’ultimatum dell’impero asburgico e l’inizio della guerra • L’arruolamento di volontari e la preparazione dell’esercito spinsero l’Austria, anche se molto esitante, a consegnare al regno di Sardegna (24 aprile 1859) l’ultimatum, con il quale chiedeva il disarmo unilaterale del Piemonte • Il governo di Cavour rifiutò e il parlamento di Torino votò i pieni poteri a Vittorio Emanuele II per la conduzione della guerra • L’Austria decise di attaccare subito per anticipare l’intervento delle truppe francesi, ma il piano fallì • Le truppe francesi trasferitesi rapidamente in Italia grazie alle ferrovie volute da Cavour furono subito operative Prime battaglie, prime vittorie franco - piemontesi La battaglia di Montebello (Pv) Il campo di Magenta dopo la battaglia • Francesi e piemontesi fermano gli austriaci a Montebello (20 maggio 1859) • I Cacciatori delle Alpi, guidati da Garibaldi, arrivano a Como • Gli austriaci vengono sconfitti da francesi e piemontesi a Magenta (4 giugno 1859), presso Milano • L’8 giugno Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano • Gli austriaci decidono di ritirarsi nel quadrilatero veneto “Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano l’8 giugno 1859” (quadro di Luigi Bisi, Museo storico di Milano) La battaglia di Solferino e San Martino • Avanzando verso est, l’esercito misto di francesi e piemontesi si scontra con gli austriaci in una battaglia molto cruenta a Solferino (francesi e austriaici) e S.Martino (piemontesi e austriaci) presso Verona, il 24 giugno 1859 • I franco – piemontesi vincono e avanzano in direzione di Peschiera e Verona La battaglia di Solferino e San Martino “Campo austriaco dopo la battaglia di Solferino e san Martino”, dipinto di Vincenzo Giacomelli (Museo del Risorgimento, Torino) Gli austriaci persero 14000 uomini e 8000 vennero presi prigionieri, i franco-sardi 15000 e 2000 prigionieri. Pace di Villafranca (luglio 1859) Napoleone III decise inaspettatamente di interrompere la guerra e firmare con gli austriaci prima un armistizio, quindi i preliminari di pace a Villafranca (l’impero asburgico dava la Lombardia ai francesi che la cedettero ai Savoia, e manteneva il Veneto con il quadrilatero). Tale decisione ha tre motivazioni • • • 1. il malumore dell’opinione pubblica francese per il numero eccessivo di morti dopo la battaglia di Solferino 2. il timore che i movimenti di truppe prussiane al confine settentrionale preludano a un attacco prussiano in aiuto all’Austria 3. soprattutto il fatto che in Italia centro – settentrionale, Modena, Parma, Legazioni, Toscana si fossero verificate sollevazioni che mettevano in forse la sistemazione della penisola italiana concordata da Cavour e Napoleone III a Plombieres. Cavour si dimise dalla Presidenza del Consiglio Sollevazioni in Italia centro - settentrionale • Tra la fine di aprile e giugno del 1859 sollevazioni organizzate dalla Società Nazionale Italiana e da liberali di vario orientamento spinsero alla fuga i sovrani dei rispettivi stati: Toscana, Parma, Modena, e i rappresentanti papali nelle Legazioni. • I governi provvisori che si insediano volevano annettersi allo stato che si sta formando a nord. • Il Piemonte inviò governatori a Parma e Modena e delegati in Toscana e a Bologna • Ai primi di giugno la Lombardia fu annessa al Piemonte sulla base del vecchio plebiscito del 1848 Cavour torna al governo per realizzare le annessioni • Cavour viene richiamato alla Presidenza del Consiglio a gennaio 1860 con il programma di accelerare le annessioni, per poi procedere alla convocazione di un Parlamento dello stato ampliato dai nuovi territori. • I plebisciti per l’annessione vengono convocati l’11 e il 12 marzo 1860, con la formula «Unione alla monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele, ovvero Regno separato» I plebisciti dell’11-12 luglio 1860 • Votano tutti i maschi adulti che abbiano compiuto ventuno anni. • Sia in Emilia che in Toscana la grande maggioranza degli elettori,tra cui moltissimi contadini, votano per l’annessione • Un ruolo decisivo ebbe l’azione di propaganda svolta nelle campagne sui loro lavoratori e fittavoli dai proprietari terrieri di orientamento liberale e nazionale Insurrezioni in Sicilia, primavera 1860 Rosolino Pilo Giovanni Corrao • Nella primavera del 1860 si verificano alcune insurrezioni in Sicilia • Gli episodi spingono alcuni mazziniani, come Rosolino Pilo e Giovanni Corrao, a partire dal Piemonte verso la Sicilia per fomentare la rivolta • Lo stesso Garibaldi pensa che sia possibile realizzare un colpo di mano con il quale sfruttare la situazione, avendo più chance di successo rispetto ai tentativi dei Bandiera e di Pisacane La preparazione dei “Mille” • Nell’aprile 1860 i volontari radunati da Garibaldi cominciano a riunirsi a Genova. • Il governo Cavour non si oppone al raduno, anche se ufficialmente si dissocia, e d’Azeglio fa sequestrare i fucili che erano stati acquistati con una sottoscrizione popolare • La Farina ne fa procurare però degli altri di qualità inferiore e a questo punto i volontari sono equipaggiati a dovere La partenza dei “Mille” di Garibaldi La partenza da Quarto in un’opera di Girolamo Induno • Il 5 maggio 1860 un commando guidato da Nino Bixio sequestra due piroscafi nel porto di Genova • Dopo poche ore Garibaldi e gli altri volontari (circa un migliaio) vi si imbarcano da Quarto, vicino Genova • L’11 maggio i “Mille”sbarcano a Marsala, in Sicilia I Mille da Calatafimi a Palermo • A Salemi, Garibaldi assume il titolo di dittatore dell’isola in nome di Vittorio Emanuele II Garibaldi e le sue “camicie rosse” dopo la battaglia di Calatafimi • Il 15 maggio garibaldini e borbonici si affrontano in battaglia a Calatafimi, e i garibaldini vincono, nonostante siano situati in posizione di svantaggio strategico • Garibaldi e i suoi si aprono così la strada verso Palermo: l’attacco alla città inizia il 27 maggio, con la collaborazione di siciliani armati unitisi ai Mille. • Il 6 giugno i garibaldini prendono Palermo I garibaldini dalla Sicilia a Napoli Garibaldi entra a Napoli (7 settembre 1860) • In Sicilia giungono molti volontari, circa 20.000 per sostenere le iniziative di Garibaldi • Lo stesso Garibaldi decide la leva in massa dei siciliani, ma molti si sottraggono a questa imposizione • Il 27 luglio Garibaldi entra a Messina, e da qui progetta lo sbarco in Calabria • Il 18 agosto lo sbarco dei garibaldini in Sicilia è cosa fatta, e l’esercito borbonico si sfalda progressivamente • Il 6 settembre Francesco II di Borbone abbandona Napoli e il 7 Garibaldi vi entra da vincitore. I contrasti tra garibaldini e contadini siciliani L’episodio di Bronte fu ricostruito in un film di Florestano Vancini (1972) • Gli obiettivi dei contadini siciliani e di Garibaldi non erano coincidenti • I contadini appoggiarono le camicie rosse nella speranza di liberarsi non solo del malgoverno borbonico, ma anche dei loro padroni, i latifondisti che li sfruttavano • Garibaldi voleva soprattutto liberare la Sicilia dai Borboni, costituendo un esercito nell’isola anche attraverso la leva obbligatoria, a cui i siciliani erano ostili. • I contadini insorsero contro i Borboni, ma Garibaldi non intendeva lasciare spazio a rivendicazioni economiche e sociali • Nino Bixio, collaboratore di Garibaldi, condusse una durissima repressione contro i contadini insorti, che sfociò in episodi molto cruenti, come la fucilazione di decine di persone a Bronte Cavour riprende l’iniziativa • • • Battaglia di Castelfidardo • • Battaglia del Volturno Cavour temeva che la conquista garibaldina dell’ex regno borbonico portasse alla nascita di un’Italia meridionale democratica, e che il passo successivo di Garibaldi fosse l’attacco a Roma, protetta dall’alleato Napoleone III Decise allora di attuare un intervento militare per prevenire l’iniziativa garibaldina L’esercito sabaudo cominciò un’avanzata verso il centro dell’Italia (Umbria e Marche) e sconfisse le truppe dello Stato pontificio a Castelfidardo. Garibaldi sconfisse in ottobre i borbonici a nella battaglia del Volturno Il Parlamento piemontese approvò la legge per cui il governo avrebbe potuto decretare l’annessione di altri territori italiani allo Stato sabaudo, sulla base della volontà delle popolazioni espressa mediante plebisciti. I plebisciti del 1860 in Italia centrale e meridionale • Tra ottobre e novembre 1860 si tennero nell’Italia meridionale e in Sicilia, poi nell’Umbria e nelle Marche i plebisciti secondo la forma voluta da Cavour • Gli elettori potevano scegliere se accettare o respingere l’annessione allo Stato sabaudo con la sua forma di governo, i suoi ordinamenti e le sue leggi. • L’affluenza alle urne fu amplissima (75-80%) e la maggioranza dei favorevoli all’annessione fu schiacciante (e un po’ sospetta) L’incontro di Teano e il ritiro di Garibaldi L’incontro di Teano (Ce) tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II il 25 ottobre 1860 • Garibaldi dovette rinunciare a ogni iniziativa ulteriore e decise di aspettare l’arrivo dei piemontesi in Italia meridionale • Vittorio Emanuele II e il condottiero nizzardo si incontrarono a Teano (Ce) il 25 ottobre • Garibaldi cedette ogni responsabilità di governo nelle province liberate al re sabaudo Il primo Parlamento italiano. Vittorio Emanuele II, re d’Italia (17 marzo 1861) Prima seduta del primo Parlamento nazionale (17 marzo 1861) Il 17 marzo 1861, il primo Parlamento italiano (eletto su base censitaria) proclamò Vittorio Emanuele II (che mantenne l’ordine numerico della dinastia sabauda per la sua incoronazione) re d’Italia«per grazia di Dio e volontà della nazione» L’Italia nel 1861 Bibliografia • Aldo Mario Banti, Il Risorgimento italiano, Roma – Bari, Laterza • Derek Beales – Eugenio F. Biagini, Il Risorgimento e l’unificazione dell’Italia, Bologna, il Mulino • Giovanni Sabbatucci – Vittorio Vidotto, Storia contemporanea. L’Ottocento, Roma – Bari, Laterza