LOTTARE PER UN
IDEALE
Tre modi diversi di intendere il
raggiungimento dell’unità
d’ Italia:
Cavour, Garibaldi, Mazzini
Il conte Camillo Benso di Cavour
rappresenta la figura
dell’intellettuale liberale moderato.
Egli perseguiva “il giusto mezzo”
tra la politica reazionaria e le
esagerazioni dei rivoluzionari
democratici. In politica estera
l’obiettivo di Cavour fu di creare
una situazione internazionale
favorevole all’unificazione
italiana. Il grande impegno
diplomatico, messo in atto da
Cavour per guadagnare appoggi
internazionali per l’unificazione, si
concretizzò negli accordi di
Plombieres, stipulati con la
Francia di Napoleone III…
<< Questo, dunque, è quel che raccontano i libri di
storia, ma personalmente riteniamo, soprattutto in
virtù di ciò che accadde dopo, che Cavour non creò
l’Italia… ma la ‘divise’ ancora di più! Perché
diciamo questo? Perché egli sembrò, in realtà, volto
soltanto allo sviluppo del nord d’Italia
(Piemontesizzazione) ,
facendolo diventare quasi un neo-impero… e , in
tutto questo, il sud che ruolo rivestiva? Nessuno! >>
…Nel 1860 entrò in gioco Garibaldi che, con i
suoi mille, intraprese una vittoriosa
campagna di liberazione del sud. Cavour
temeva il diffondersi delle sue idee
repubblicane, tuttavia si rendeva conto che
senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile
unificare l’Italia.
A fianco di Garibaldi, nella spedizione che lo
portò a conquistare l’Italia meridionale,
accorsero numerosi volontari.
Essi non avevano una vera divisa, ma
indossavano camicie rosse di diversa fattura,
destinate a diventare il simbolo del soldato
garibaldino.
L’ intento di Mazzini, invece, tramite
la fondazione del Partito D’Azione di
ispirazione democratica, era di
rendere la società umana, per quanto
possibile, somigliante alla società
divina, ovvero fatta di
uguaglianza,amore e una sola felicità.
“ Noi protestiamo contro ogni
disuguaglianza, contro ogni oppressione,
[…] perché noi non consideriamo nessuno
come straniero; noi distinguiamo solamente
il giusto dall’ingiusto. […]questo costituisce
l’essenza di ciò che gli uomini sono concordi
nel chiamare movimento democratico”
Le battaglie che “fecero” l’ Italia…
•Spedizione a Sapri-28 Giugno 1857
•Seconda guerra di indipendenza-26 Aprile 1859
•Battaglia di Magenta-4 Giugno 1859
•Battaglie a San Martino e Solferino-24 Giugno 1859
•Armistizio di Villa Franca-11 Luglio 1859
•Spedizione dei mille: - Battaglia di Calatafimi 15 Maggio 1860
- Battaglia di Milazzo 20 Luglio 1860
- Ribellione di Bronte
- Battaglia nel Volturno 1 e 2 Ottobre 1860
• 26 Ottobre 1860 incontro a Teano
• 17 Marzo 1861 Unità d’Italia
• 1866 terza guerra di indipendenza , annessione del Veneto
• 2 Ottobre 1871 Lazio e Roma annesse all’Italia
“E qual più bello spettacolo può affacciarsi alla mente di un
italiano,che la sua patria una, forte, potente, devota a Dio
concorde e tranquilla in sé medesima , rispettata e ammirata dai
popoli? […]i o m’immagino la mia bella patria una di lingua, di
lettere, di religione, di pensiero scientifico, di costume cittadino, di
accordo pubblico e privato fra i vari stati ed abitanti, che la
compongono. Me la immagino poderosa ed unanime per
un’alleanza stabile e perpetua dei suoi vari principi”
Questo è il sogno di un teorico dell’unità
d’Italia: Vincenzo Gioberti; il quale
afferma che in questa Italia può
rivivere lo spirito dell’antica Roma, ma
rafforzato dal cristianesimo, che
costituisce la vera linfa di ogni possibile
rinnovamento, l’unica realtà in grado
di guidare il progresso non solo italiano
ma del mondo intero.
Dal punto di vista letterario ritroviamo un insigne
romantico, Alessandro Manzoni, il quale scrisse nell’ode
Marzo 1821:
“han giurato : non fia che quest’onda scorra più tra due
rive straniere: non fia loco ove sorgan barriere tra
l’Italia e l’Italia, mai più“
La storia d’amore descritta dal poeta Francesco Dall’Ongaro
rappresenta e dà il senso a quello che sarà il simbolo dell’unità:
il Tricolore.
“L’innamorato da Siena porta alla sua donna
una coccarda bianca e rossa volendo esprimere
con questi due colori i sentimenti che li
univano…ma la donna vi aggiunge il verde di
una foglia che assegna al tricolore il valore
simbolico del riscatto raggiunto da un’Italia
finalmente combattiva e orgogliosa”.
Narriamo ora la storia di un personaggio
sconosciuto alla nostra memoria ma pur
sempre, un uomo come tanti altri che
l’unità d’Italia l’ha “fatta” e vissuta:
Luciano Manara.
Egli credeva e sognava un futuro italiano
e progettava come allontanare lo
straniero dalla sua terra. Luciano fu
sempre in prima linea a combattere gli
austriaci, mentre la sua amorosa
Carmelità Fè la guerra non la
combatteva in campo, ma in casa:
trascorreva notti e giorni a preparare
bende per i feriti e confezionava bandiere
tricolore. E proprio una di queste
bandiere il 22 marzo 1848 fu spiegata sul
bastione di quella che allora si chiamava
Porta Tosa e, quella stessa porta,
all’indomani dell’unità d’Italia fu
ribattezzata Porta Vittoria per ricordare
l’evento della liberazione della città di
Milano.
D’altro canto Giuseppe Cesare Abba volle celebrare
l’impresa patriottica, esaltando l’eroismo dei mille e
offrendo un’immagine gloriosa e idealizzata dell’Italia
risorgimentale, animata da un grande entusiasmo e da un
intenso spirito di solidarietà. Egli scrisse le “Noterelle” in
modo rappresentativo, lasciandole interrotte, per far
riferimento ad un’unità non del tutto raggiunta:
“ Mi par che cominci a tirar un vento di discordie
tremende. Guardo gli amci. Questo vento ci piglierà tutti, ci
mulinerà un pezzo come foglie, andremo a cadere ciascuno
sulla porta di casa nostra. Fossimo come foglie davvero, ma
di quelle della sibille; portasse ciascuna una parola:
potessimo ancora raccoglierci a formar qualcosa che avesse
senso, un dì: povera carta… rimani pur bianca… Finiremo
poi”.
Augurandosi che quelle pagine potessero in un futuro essere
degne di raccontare una gloriosa vittoria.
Lo sviluppo della cultura a cavallo
dell’unità d’ Italia
Letterati e artisti scelsero di
raccontare e di raffigurare storie del
passato, in cui si riteneva fosse nato lo
spirito nazionale.
•Si devono a Giuseppe Verdi i melodrammi
più rappresentativi del risorgimento per i
temi allusivi alla nazione e alla “schiavitù ”
del popolo italiano.
Tra i suoi melodrammi ricordiamo l’Aida e
il Nabucco.
Va, pensiero, sull'ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
L'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sionne le torri atterrate...
Oh mia patria sì bella e perduta!
O membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto riaccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!
• I film che
narrarono, tra
fantasia e realtà, la
storia…
• Gerolamo Induno è uno dei più celebri pittori soldati
risorgimentali, il quale partecipò alla spedizione dei mille
registrando scrupolosamente i momenti più significativi, tra cui
l’imbarco a Genova di Garibaldi.
Oltre ad egli ,ricordiamo Giovanni Gallucci, che dipinse la
“battaglia di Castelfidardo ”
L’inno: la “voce” della nostra
storia
“Noi siamo da
secoli
Calpesti, derisi,
perché non siam
popolo,
perché siam divisi
Raccolgaci
un’unica
bandiera, una
speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Stringiamci a
coorte
siam pronti alla
morte
l’Italia chiamò.”
La bandiera
venne inventata ,
scelta da Mazzini
da un verso di
Dante Alighieri:
<<…sovra candido
vel cinta d’uliva
donna m’apparve,
sotto verde manto
vestita di color di
fiamma viva.>>
sostiene Benigni. E
afferma:
“trovatemi un
altro popolo che
ha i colori del
poeta più grande
del mondo!”.
Creato da:
Gorrasi Anna
Malito M. Gessica
Pantanella Marta
Trotta Miriam F.
Docente: M. Paola Veltri
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Diapositiva 1 - Suore Domenicane