Primo Piano alle pagine 4 e 5 Bum, bum, bum Catania Il ministro delle Politiche agricole scatena la rivoluzione con il decreto sulle liberalizzazioni. Nel mirino i rapporti fra industria e distribuzione. A cominciare dai pagamenti. REPORTAGE Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 - 20036 Meda (MB) - Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39.0362.600616 - e-mail: [email protected] - Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 27 del 10 gennaio 2008 Poste Italiane SpA - Spedizione Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art. 1 Comma 1 - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) da pagina 17 a pagina 22 ANNO 5 - NUMERO 2 - FEBBRAIO 2012 DIRETTORE RESPONSABILE ANGELO FRIGERIO La manifestazione dedicata alla marca commerciale, in scena a Bologna dal 18 al 19 gennaio, ha chiuso con un incremento nel numero degli espositori pari all’8,37%. Cresce la presenza degli operatori esteri (+7,8%). Colonia 24 - 26 giugno 2012 L’intervista sPeciaLe formaggi di caPra L’evento Questione di business Un anno vissuto positivamente Una produzione che registra una costante crescita dei consumi. E delle tipologie di prodotti presenti sul mercato. In attesa di una Dop 100% caprina. Parlano i protagonisti. da pagina 9 a pagina 14 focus taLeggio Una fiera a misura Non è un formaggio di business La 16a edizione di Cibus si apre all’insegna delle novità. A cominciare dal nuovo padiglione 2, che riunisce salumi, formaggi e gastronomia. A tu per tu con Elda Ghiretti, Cibus brand manager. mif marKet indeX food Dati relativi all’intero comparto food confezionato Mese di Dicembre 2011 vs Dicembre 2010 in collaborazione con per vecchi Nel 2011 le quotazioni del parmigiano reggiano hanno registrato un aumento del 18%. La produzione ha segnato un +7,1% per un valore totale di 1,215 miliardi di euro. a pagina 23 IN ALLEGATO FORMAGGI & TECNOLOGIE La Dop ha chiuso l’anno con una produzione di 86mila quintali. In leggero recupero rispetto al passato. Ma sono diverse le difficoltà di questa denominazione. Che soffre anche della nomea di prodotto destinato a un target maturo. La nuova rivista dedicata alle attrezzature per il caseario e ai suoi protagonisti. da pagina 25 a pagina 30 a pagina 3 © Il salotto buono per industria e distribuzione vendite a valore vendite a volume Pressione Promozionale Quota valore *Pl +2,59% -0,46% 26,34% +6,24% trend a prezzi costanti * PL = Private Label La rilevazione indica un leggero decremento dei volumi acquistati dai consumatori. Aumenta invece il valore con un trend iniziato in gennaio, causa gli incrementi della materia prima. Pesante la pressione promozionale. Il volantino conta sempre più negli acquisti. Come pure la marca privata. Che cresce ben oltre il 6%. PoLe Position febbraio 2012 editoriaLe Angelo Frigerio Il salamino, l’uovo e la marca privata Benvenuto Mif Grazie ad un accordo fra l’istituto di ricerca SymphonyIri e Tespi Mediagroup, prende il via, da questo numero, Mif (Market index food). Il monitor presenterà mensilmente i dati relativi alle vendite nel Largo consumo confezionato per il comparto del food. Direttore Responsabile ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale RICCARDO COLLETTI Editore: Edizioni Turbo Srl Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39.0362.600616 e-mail: [email protected] Periodico mensile Registrazione al Tribunale di Milano n. 27 del 10 gennaio 2008 Poste Italiane SpA - Spedizione Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 Art. 1 Comma 1 - LO/MI Stampa: Ingraph - Seregno (MB) Periodico mensile Anno V - numero 2 febbraio 2012 L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati personali in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a: Edizioni Turbo S.r.l. Responsabile dati: Riccardo Colletti 2 Questo numero è stato chiuso in redazione il 13 febbraio 2012 Marca è una bella manifestazione. Il tradizionale appuntamento fra l’industria e la distribuzione si è svolto a Bologna il 18 e 19 gennaio. Buyer, direttori vendite e agenti si sono dati appuntamento nei padiglioni della Fiera per un incontro franco e cordiale (almeno così è sembrato). A tema la questione della private label. Ma non sono mancate divagazioni di vario genere sul business prossimo venturo. Bella Marca, dicevo, per due motivi. Il primo è che non si perde tempo. Si va per fare business. E per discutere di prezzi e promozioni. Non mancano le presentazioni di nuovi prodotti. Come pure gli incontri anche con aziende che non espongono. Il secondo motivo è che dura due giorni. Un tempo più che sufficiente per fissare appuntamenti e approfondire le questioni. “Un salotto buono”, come lo ha definito Marino Capelli, responsabile fiere industria e costruzioni di BolognaFiere (vedi articolo a pagina 17). Chiusi i convenevoli, doverosi, passiamo alla questione che mi sta a cuore. Proprio all’interno di questo salotto buono si è svolta, giovedì 19 gennaio, una tavola rotonda con a tema la presentazione dell’VIII Rapporto Annuale sull’evoluzione della marca del distributore. Dapprima c’è stata la relazione di Gianmaria Marzoli, vicepresidente di SymphonyIri Group. Laddove ci è stato spiegato che la private label ha raggiunto una quota pari al 17,2% del fatturato delle catene. Quota percentuale che vale 9 miliardi di euro. Cifra considerevole dunque, anche se lontana da certi valori di altri paesi, fra cui Germania e Gran Bretagna. Meno interessante, molto meno, il pippone successivo del professor Guido Cristini dell’Università di Parma che ha voluto leggere i dati. Troppa teoria, aria fritta. Avrebbe fatto meglio invece a lasciare subito la parola alla prima linea. Ovvero a Domenico Brisigotti, direttore marca commerciale di Coop; Giovanni Panzeri, marketing manager marca commerciale Conad e Luca Vaccaro, direttore marche commerciali Selex che hanno commentato il Rapporto. Alla fine c’è stato lo spazio (solo 10 minuti) per le domande. E qui non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione. Ho preso dunque la parola, esponendo alcune criticità della marca privata e raccontando due piccoli episodi di cui sono stato testimone. Il primo riguarda i salamini. In un bancone di una nota catena ho scoperto una strana anomalia. Accanto al cacciatorino del leader di mercato che costa 2,7 euro, ho trovato un salamino di dubbia fattura a 0,99 euro. Salamino quest’ultimo, vale la pena ricordarlo, prodotto all’estero. Marchiato con il brand della catena. Alcune domande sorgono dunque spontanee: che senso ha un’operazione del genere? Perché collocare un antagonista, di private label, con un range di prezzo così ampio? Che valore aggiunto si conferisce al consumatore, visto che il salamino da 0,99 euro (provato da chi scrive) è una vera e propria schifezza? Altro esempio. In un’altra catena mi sono fermato allo scaffale delle uova. E qui ho notato il brand di riferimento posizionato a un prezzo X. Più sotto, le stesse uova, prodotte dalla stessa azienda, con brand della catena, a un prezzo inferiore del 20%. In questo caso la domanda è ancora più semplice: ma così non si frega il consumatore? La palla è poi passata agli interlocutori di cui sopra. Che, finalmente, hanno introdotto quella parola che, sino a quel momento, nessuno aveva pronunciato: “Qualità”. Vivaddio, era ora! Parlare della private label senza affrontare il problema di che cosa proponiamo al consumatore è un non sense. Spero siano lontani i tempi in cui si veicolava “tale quale” il prodotto aziendale rimaneggiando il packaging. La marca privata, se si vuole veramente introdurre una svolta, dev’essere studiata e proposta in funzione delle esigenze del target di riferimento della catena. Per questo occorre costruire, insieme ai fornitori, prodotti ad hoc che sappiano rispondere alle aspettative dei consumatori. Parliamoci chiaro: non sono contro la marca privata. Anzi, credo sia una grande opportunità per le aziende in termini di utilizzo ottimale degli impianti e di massa critica sul fatturato. Ma non si può, salvo rari casi, traslare pari pari la produzione marchiandola in modo diverso. Studiare produzioni e confezioni ad hoc, ipotizzare promozioni parallele, operare nella direzione della ricerca e sviluppo: questo il compito di chi lavora nella private label. Alla mia provocazione sul costo dell’uovo è stato invece risposto che l’incidenza del 20% è da addebitarsi ai costi di ricerca e sviluppo oltre che di adv. Va bene tutto ma sull’uovo no. Non fatemi ridere. Ricerca e sviluppo? Da che mondo e mondo, il culo della gallina tale è. E rimane. O mi sbaglio? [email protected] Primo Piano Una fiera a misura di business La 16a edizione di Cibus si apre all’insegna delle novità. A cominciare dal nuovo padiglione 2, che riunisce salumi, formaggi e gastronomia. Ne parliamo con Elda Ghiretti, Cibus brand manager. Elda Ghiretti, Cibus brand manager Mancano ormai poco meno di tre mesi all’apertura dei padiglioni della nuova edizione di Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione che prenderà il via il 7 maggio a Parma. E si moltiplicano i rumor, tra gli espositori, sulla nuova struttura del padiglione fieristico. Al centro dell’attenzione, in particolare, i nuovi padiglioni 2 e 3, che vedranno la partecipazione delle aziende della salumeria, del lattiero caseario e della gastronomia. “Finalmente abbiamo demolito e completamente ricostruito i tre padiglioni storici del quartiere. Oggi il polo fieristico è davvero all’avanguardia sul piano tecnico, architettonico e urbanistico. Ovviamente climatizzato e particolarmente green, in quanto ospita sui tetti il più grande impianto fotovoltaico tra le fiere europee”, esordisce Elda Ghiretti, Cibus Brand Manager, che racconta con grande entusiasmo tutte le novità della prossima edizione. E non è solo questione di logistica. Cominciamo dalla novità più evidente: il layout del nuovo Cibus… Partner, aziende espositrici e operatori ci chiedevano da tempo una fiera all’altezza del prestigio di Cibus. Era ormai necessario rinnovare il polo fieristico, dotandolo di strutture e servizi in linea con le necessità delle fiere più moderne. Il polo fieristico di Parma è nato sui padiglioni Salvarani, storica azienda di produzione di cucine. Nel corso degli anni si è ingrandito, adattandosi alle esigenze della fiera, in primis di Cibus, manifestazione che ha preso il via nel 1985. Ma con i padiglioni vecchi molte cose non si potevano realizzare. Per questo è nato il nuovo polo fieristico, che ha nei grandi padiglioni 2 e 3 una delle sue massime espressioni. Cioè? Essi ospiteranno in un continuum coerente – richiesto da tutti i visitatori e in particolare dai buyer della distribuzione moderna – tutte le merceologie fresche (salumi, formaggi, gastronomia, pasta fresca, e via dicendo) e il nuovo polo dei surgelati: Cibus Frozen. Perché sono proprio gli operatori del retail, italiani e soprattutto esteri, ad averci più volte sottoposto questa esigenza espositiva. Così come il nostro partner Federalimentare, interprete delle istanze delle aziende. A questo punto tutto il grocery (pasta, olii e condimenti, dolciario) altro cuore pulsante di Cibus, sarà coerentemente riunito nei recenti padiglioni 5, 6 e 7. Una fiera a misura di business, dunque… Esattamente. Il percorso che i visitatori si trove- ranno ad affrontare, secondo noi, è assolutamente a misura di business. Tutte le modifiche introdotte nel nuovo polo fieristico sono espressione diretta delle esigenze di partner, espositori e buyer. Noi come organizzatori fieristici realizziamo cioè che ci viene chiesto, è questo il nostro ruolo. La fiera è al servizio di espositori e buyer. Abbiamo ragionato a lungo sulle modifiche da apportare al polo fieristico parmense e al layout di Cibus. E questa ci è parsa la soluzione migliore. La maggior parte degli espositori ne sono entusiasti. Ma alcuni produttori sembrano un po’ ‘spiazzati’ da queste modifiche… Comprendiamo le difficoltà di coloro ai quali non siamo riusciti a trasferire la filosofia del nuovo layout. Sappiamo che la fedeltà dei nostri espositori alla loro posizione storica è fortissima, ma abbiamo seguito un approccio ecumenico innanzitutto cambiando tutti e quindi mantenendo sì la posizione, ma nel nuovo settore o padiglione di competenza. Come sempre abbiamo trovato, con sincerità e trasparenza, la soluzione più efficace alle istanze del nostro patrimonio: le aziende espositrici e i visitatori professionali. Vi sono leader e piccole medie eccellenze in tutti e sette i padiglioni di un Cibus che, grazie alla nuova struttura, raggiungerà il record di 130mila metri quadrati di area complessiva. Un investimento notevole. Coraggio o incoscienza? Ponderata lungimiranza, direi. L’investimento è finanziato al 70% dall’energia generata dai sette mw di impianto fotovoltaico, e ci consentirà di regalare all’audience di Cibus un quartiere rinnovato a prezzi uguali al passato. Il nuovo layout di Cibus si specchia nel category management dei clienti dei nostri clienti. Parliamo tutti lo stesso linguaggio quindi è facile capirsi. E le collettive regionali? Anche le collettive regionali, nonostante il momento di difficoltà e le scarse risorse, stanno riconfermando la loro presenza. Le aziende ci tengono molto a partecipare e per i buyer quest’area espositiva è di grande interesse, in particolare per quelli della marca commerciale. Anche quest’anno, inoltre, con la collaborazione di Aicig, daremo vita alla Piazza delle Dop e Igp, italiane ed europee, una zona che ha debuttato nella passata edizione di Cibus e ha riscosso un notevole successo. Sono previsti anche incontri ed eventi? Il calendario si presenta molto nutrito, con presentazioni di ricerche e studi di settore, in partico- lare, sul posizionamento del prodotto italiano all’estero. Occorre che le fiere, sempre di più, si rivolgano a vari canali, non solo alla Gdo. Per questo dedicheremo particolare attenzione all’Horeca, al normal trade, alla private label per i mercati esteri e così via. Senza dimenticare Pianeta Nutrizione, Cibus in città, la Partita del cuore e molti altri eventi che animeranno la quattro giorni parmense. Parliamo di estero. Quali iniziative avete previsto? Cominciamo da un dato importante, di cui andiamo davvero orgogliosi: la fiera vedrà la presenza di oltre mille buyer esteri. Quest’anno, inoltre, inauguriamo gli Export Desk. Non solo iniziative e incontri, ma veri e propri luoghi fisici dove poter incontrare gli operatori commerciali dei Paesi protagonisti di questa novità: Germania, Stati Uniti, Giappone e India. Mercati più tradizionali e di facile approccio insieme a Paesi emergenti, con grandi potenzialità di crescita. In generale, l’estero è fondamentale per Cibus, che oggi è ritenuto l’unico interlocutore per il food Made in Italy. Grazie alla collaborazione con Anuga, siglata di recente, potremo offrire agli espositori prospettive di lungo periodo, che non si limitino alla sola partecipazione al momento fieristico. Anche il calendario presenta una novità… Abbiamo concentrato la fiera nei giorni feriali, perché questo tipo di calendario risulta il più gradito dagli operatori. La durata è quella tradizionale dei quattro giorni, come da sedici edizioni a questa parte; è quella ideale per fiere di questo tipo, infatti, anche in considerazione della sempre più ampia partecipazione di buyer e retailer provenienti da tutti i paesi del mondo. Avremo perfino una delegazione di operatori della Nuova Caledonia… Qual è la cosa di cui è più soddisfatta, alla vigilia di Cibus? Innanzi tutto sono molto contenta del fatto che Cibus venga considerata, nel mondo, la fiera di riferimento per l’agroalimentare in Italia. Considerazione suffragata dalla recente partnership con Anuga e dalla scelta delle aziende che, nonostante la grave crisi economica, hanno confermato la loro presenza nei padiglioni della fiera. In tempo di crisi, Cibus si conferma evento leader. E l’ingresso, o il ritorno di molte aziende, lo dimostra. E ci ripaga del lavoro e degli sforzi di questi ultimi anni. Inoltre, sono soddisfatta per il lavoro svolto dalla mia squadra, un gruppo di giovani che ha esordito nel 2010 ed oggi forma un team straordinariamente competente e motivato, con un’età media inferiore ai 30 anni. Alice Realini 3 leggi & decreti Febbraio 2012 Bum, bum, bum Catania Il ministro delle Politiche agricole scatena la rivoluzione. Nel mirino i rapporti fra industria e distribuzione. A cominciare dai pagamenti. L’aveva promesso. E l’ha mantenuto. Ne aveva parlato anche prima, 4 da semplice funzionario del Ministero delle politiche agricole. Una volta insediato allo stesso dicastero si è subito dato da fare. Lui è Mario Catania e la questione che gli è sempre stata a cuore riguarda i rapporti fra l’industria e la distribuzione. Ecco allora che la Disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione dei prodotti agricoli e agroalimentari è diventata un articolo di un Decreto Legge. Esattamente il numero 62. All’interno del più famoso DL sulla concorrenza, le liberalizzazioni e le infrastrutture, varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 20 gennaio. Innanzitutto vale la pena precisarne l’obiettivo, come dichiarato dallo stesso Ministro. Ovvero aumentare la trasparenza e l’efficienza nei rapporti di filiera, eliminare i comportamenti scorretti e speculativi, tutelare maggiormente gli operatori, migliorare la gestione finanziaria dei rapporti tramite una più stringente regolazione dei tempi e dei ritardi dei pagamenti. Fin qui la teoria ma è la pratica ancora più interessante. La norma mette in evidenza talune pratiche scorrette e le vieta espressamente. Di conseguenza è vietato imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, nonché condizioni extracontrattuali e retroattive, applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti, subordinare la conclusione, l'esecuzione dei contratti e la continuità e regolarità delle medesime relazioni commerciali alla esecuzione di prestazioni da parte dei contraenti che, per loro natura e secondo gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con l'oggetto degli uni e delle altre; conseguire indebite prestazioni unilaterali, non giustificate dalla natura o dal contenuto delle relazioni commerciali; adottare ogni ulteriore condotta commerciale sleale che risulti tale anche tenendo conto del complesso delle relazioni commerciali che caratterizzano le condizioni di approvvigionamento. Bum, che botta! In un solo colpo vengono spazzate via tutti i lacci e lacciuoli imposti dalla distribuzione.Via i contributi per il volantino, la testata di gondola, le nuove aperture e chi più ne ha più ne metta. Ma non è finita qui. Il decreto interviene anche sui tempi e i ritardi nei pagamenti. Per le merci deteriorabili (compresi carne, formaggi e salumi) il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato entro il termine legale di trenta giorni dalla consegna o dal ritiro dei prodotti medesimi o delle relative fatture. Il termine sale a sessanta giorni per i prodotti alimentari non deteriorabili. Gli interessi legali decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine. In questi casi il saggio degli interessi è maggiorato di ulteriori due punti percentuali ed è inderogabile. Bum, bum: altra botta. Addio dunque i 300 giorni di ritardo nel pagamento. Addio le letterine con scritto: “Per far fronte ad esigenze del mercato, i pagamenti di fine mese vengono rimandati al mese successivo…”. Qui non si può più scherzare. I termini li stabilisce la legge. E guai a non rispettarli. Ed è proprio qui la terza botta. Sono previste sanzioni amministrative per gli operatori che contravvengono agli obblighi previsti. Sull’applicazione della nuova normativa vigila l'Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (Antitrust) d'ufficio o su segnalazione di qualunque soggetto interessato. Sempre l’Antitrust è competente per irrogare le sanzioni previste dal decreto. Ma attenzione, non è finita qui. Le Associazioni delle categorie imprenditoriali presenti nel CNEL sono legittimate ad agire in giudizio per il risarcimento del danno e per l’inibitoria ai comportamenti in violazione delle nuove norme. Cosa vuol dire? Semplice: che non sarà più il responsabile della società a far la voce grossa nei confronti della distribuzione ma la sua associazione di categoria. Come risulta evidente, il decreto è una rivoluzione. E, finalmente, recepisce una normativa dell’Unione Europea (Direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011). Ma attenzione, prima di cantare vittoria bisognerà passare dalle forche caudine del Parlamento. E qui la distribuzione sta già affilando le armi. Dai documenti in nostro possesso, possiamo affermare che la strategia di Federdistribuzione passerà attraverso il depotenziamento dell’articolo 62. Le ipotesi al vaglio sono quelle di limitare le norme alla piccola e media impresa o peggio alle sole aziende agricole. La prima soluzione sarebbe assurda: si verrebbero a creare aziende di serie A e B. Le prime avvantaggiate nei pagamenti, le seconde no. Ma scelte con quali criteri? Nel secondo caso si verrebbe a creare una situazione in cui gli agricoltori vengono pagati a 30 giorni e le aziende a 90, 120 e oltre. Una follia allo stato puro, soprattutto con le tensioni finanziarie di questi tempi. Che succederà dunque? E’ ancora presto per dirlo. Una cosa è certa: finalmente il sasso è stato gettato nello stagno. Onore e merito al ministro Mario Catania che lo ha fatto. Finalmente un ministro con le palle! Angelo Frigerio Mario Catania Favorevoli e contrari Filippo Ferrua - presidente di Federalimentare “Condivido pienamente le parole del ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Mario Catania in difesa dei principi fissati nell’articolo 62 del decreto liberalizzazioni, norme che portano maggiore equità nei reciproci rapporti commerciali tra le 100mila imprese agricole, le 6.500 industrie alimentari e i pochissimi attori della distribuzione moderna. Si tratta, infatti, di principi capaci di favorire la libera concorrenza e il mercato, a tutto vantaggio del consumatore, e di tutelare in particolare le migliaia di piccole e medie imprese associate, sempre più in difficoltà nei rapporti con la grande distribuzione moderna”. Luigi Bordoni -presidente di Centromarca “Per la prima volta si dettano regole che riguardano le relazioni commerciali che aumentano la concorrenza, eliminano costi all’origine e possono determinare una riduzione dei prezzi finali”. Vincenzo Tassinari - presidente del Comitato di gestione di Coop Italia “Se lo scopo della nuova normativa è quello di tutelare la piccola e media impresa e l’agricoltura lo capiamo e ci stiamo, anche se non siamo stati consultati. Ma se le norme sono funzionali a privilegiare multinazionali come Lactalis, Coca Cola o Unilever allora abbiamo delle perplessità perché riteniamo che questi grandi gruppi abbiamo le capacità per difendersi da soli e una leva finanziaria che le piccole e medie imprese non hanno”. Francesco Pugliese – direttore generale Conad “L’Unione europea chiedeva, da tempo, di regolamentare i rapporti all’interno della filiera agroalimentare. In questo caso, però, con il termine dei 30 giorni per gli alimenti deperibili, mi pare si sia andati oltre alle richieste dell’Europa. Il provvedimento è senz’altro doveroso, ma ci sono alcune cose, nell’articolo 62, che occorre ripensare per trovare soluzioni più equilibrate. Per tutti. Per questo stiamo dialogando con il Governo, affinché si possano rivedere e regolare alcune norme. In particolare, l’indicazione dei trenta giorni, a mio avviso, mette in difficoltà anche gli stessi produttori di freschi. Il tema, inoltre, non è tanto quello di stringere i tempi di pagamento, ma di rispettarli. La nostra insegna è tra le poche a farlo. E’ chi non lo fa che andrebbe punito, senza creare tensioni lungo la filiera”. Maniele Tasca - direttore generale Selex “La norma è in contrasto con il percorso delle liberalizzazioni e dovrebbe essere rivista con il contributo di tutti gli attori della filiera”. Federdistribuzione - Ancc-Ancd "Leggiamo con stupore le affermazioni del ministro Catania a proposito dell'articolo 62 contenuto nel decreto liberalizzazioni. Pur ritenendo illegittima la norma, non abbiamo in alcun modo obiettato all'obbligatorietà del contratto scritto e dei termini di pagamento a tutela delle piccole imprese agricole e industriali. Non è questo il punto. L'art. 62, contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, così come impostato, fa piuttosto gli interessi dei grandi gruppi industriali”. febbraio 2012 Un’immagine del Senato E i contratti per il latte? L’articolo 62 del provvedimento relativo alle liberalizzazioni coinvolge anche i rapporti tra industria di trasformazione e fornitori di latte e anticipa alcune delle norme contenute del Pacchetto latte, in via di approvazione in Europa e di cui abbiamo ampiamente parlato nel numero di gennaio di Formaggi & Consumi. Il provvedimento tocca proprio alcuni dei punti oggetto di preoccupazione per molti industriali del lattiero caseario, tra cui i tempi di pagamento (30 giorni per i deperibili) e l’obbligatorietà dei contratti scritti. Nel Pacchetto latte, i singoli paesi avranno la facoltà di scegliere se recepire o meno quest’obbligo. Con questo provvedimento, invece, l’Italia anticipa tutti, inserendo quest’obbligo ancor prima dell’entrata in vigore del provvedimento europeo. Ciò comporta, se la norma non dovesse subire modifiche, un altro obbligo: la durata minima dei contratti. Che il Pacchetto latte stabilisce in sei mesi nel caso siano redatti in forma scritta. Tra le prime preoccupazioni degli imprenditori del settore caseario c’è quella relativa alle modifiche da apportare all’articolo 62 paventate da alcuni operatori. E’ evidente, infatti, che queste norme devono valere necessariamente anche per la Gdo, pena grosse difficoltà per i trasformatori, chiamati a pagare la materia prima entro 30 giorni. 5 neWs febbraio 2012 Lettere al direttore Numerosi i commenti e le osservazioni in merito all’editoriale sul Salutismo pubblicato sullo scorso numero della nostra rivista. Ecco qualche “spunto di riflessione” giunto in redazione. [email protected] AH, LE MERENDE CON PANE E MARMELLATA… Buongiorno, sono Orsola, titolare di un piccolo agriturismo a Sormano - Pian del Tivano, in provincia di Como. Questa mattina presso il mio fornitore Salumificio Gianoni a Canzo ho avuto occasione di sfogliare, purtoppo troppo di corsa, il vostro giornale "Salumi & Consumi" ed ho letto, per fortuna interamente, il Suo editoriale "Attenti al salutismo". L'ho trovato estremamente interessante e ho condiviso in pieno quello che ha scritto, al punto che ho chiesto ed ottenuto di farmi fare una fotocopia che mi riprometto di incorniciare ed esporre nel mio locale (magari, se ne ha voglia, guardi il mio sito agriturismo barbabianca), e lo farò leggere a tutte quelle persone (troppe...!!!) che hanno la "mania" di sentirsi salutisti o intolleranti o... un sacco di altre cose che per me, che ho 54 anni e sono cresciuta con le sane merende a base di pane e marmellata o pane e zucchero (o magari polenta e zucchero quando ero in vacanza in montagna...) sono assolutamente inconcepibili, anzi, mi fanno molto sorridere... Ho visto anche un articolo sulla carne salada che io, sentendomi per metà trentina, propongo sempre ai miei clienti insieme ai "fasoj" e che dimostrano di apprezzare molto. Mi complimento con lei e la ringrazio per avermi prestato qualche minuto del suo immagino prezioso tempo, e spero di avere modo di leggervi ancora. Buon lavoro! Orsola Figini Agriturismo Barbabianca Pian del Tivano (Co) PRODUZIONI DI NICCHIA: MAH… Concordo pienamente con il suo editoriale. In aggiunta, e a ulteriore sostegno delle sue osservazioni, mi permetto di segnalare la pericolosità di tutti gli estremismi e assolutismi in genere e in tutti i campi della vita. Pensare, mangiare, comportarsi in genere in un’unica direzione ed in maniera assoluta non credo portino a nessun tipo di evoluzione. Anche per un semplice motivo di apertura mentale escludere a priori “alcune cose” non porta a niente. Per concludere, mi permetta un’ultima osservazione sul fenomeno (a mio avviso per certi versi anch’esso da “estremisti”) delle produzioni di nicchia (presidi, biologico, ecc..). Le associazioni che sostengono tali cibi rischiano di far perdere di vista quello che secondo me dovrebbe essere il vero obiettivo di chi ritiene che il consumatore vada tutelato e garantito nel campo alimentare: la qualità e la salubrità del cibo a prezzi “equi” per tutti. In poche parole si deve diffidare, secondo me, sicuramente del prodotto venduto a due lire ma altrettanto si deve fare dello stesso tipo di prodotto venduto a peso d’oro solo perché ottenuto con il tale ingrediente proveniente dalla tale zona che si ottiene solo quel tale girono dell’anno ecc… Se si riesce a vendere una cosa a prezzi elevatissimi è molto facile cadere nella tentazione di “moltiplicare” (come il pane e i pesci) tali prodotti per magia e moltiplicare di conseguenza fatturati a danno di consumatori ignari e facoltosi. Gli sforzi di chi in buona fede aderisce a questi organismi, ma soprattutto gli sforzi delle istituzioni, dovrebbero essere direzionati verso le produzioni di qualità sopperendo, magari con Antonio Farina BASTA CON QUESTE CAZZATE! Buongiorno Direttore, ho letto con attenzione il suo editoriale sui Salutisti. Brutta razza. Mangiano male, malissimo e vogliono far mangiare male tutti. Basta con queste cazzate (posso dire cazzate?) sui pericoli dello zucchero, del sale, dei grassi. Nessuno mette in discussione le problematiche relative alla cattiva alimentazione ma, come ha scritto lei, un conto è abusare, un conto è mangiare! A questi signori tristi e grigi un bel nota bene: vogliono rimanere salutisti? Che lo facciano, ma non costringano noi e i nostri figli a diventarlo. Bene, adesso sono soddisfatto. Vado prepararmi un bel panino con la soppressa. Accompagnato a un bel bicchiere di Recioto. Alla salute dei salutisti. La pagina dell’editoriale sul Salutismo pubblicata sul numero 1 di Formaggi & Consumi del mese di gennaio 2012. Anonimo Veneto GORGONZOLA, UN 2011 DA RECORD. PRODUZIONE A +3,5% CINQUE NUOVI SOCI PER DESPAR SERVIZI CARREFOUR: È GEORGES PLASSAT IL NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO 4.194.458 forme, pari ad oltre 419 milioni di litri di latte trasformato, con un incremento del 3,5%, ovvero 142.430 forme in più. Sono i dati relativi alla produzione di gorgonzola nel 2011, diffusi dal Consorzio di tutela della Dop. A questo risultato ha contribuito, in larga parte, il territorio della provincia di Novara, che vanta ben 2.572.926 forme al suo attivo, più della metà dell'intera produzione del 2011. Già nel 2010 la produzione era tornata sopra i 4 milioni di forme, con un incremento del 2,1% sul 2009. E i risultati del 2011 non fanno che confermare queste performance positive. In crescita il piccante, che vale l’8,44% della produzione. Bene anche l’export, con un incremento dei volumi dell’8,76%. Cinque nuovi soci per Despar Servizi. Si tratta, nello specifico, delle società L’Alco, Cannillo, Viale, Gicap ed Ergon. Con questi nuovi ingressi sale a 5,4 miliardi di euro (+20%) il fatturato di Despar Italia, mentre il numero di punti vendita raggiungere quota 2mila (+21%). Non solo. Si rafforza anche la presenza dell’insegna in aree come la Lombardia (L’Alco), la Puglia (Cannillo), il Piemonte (Viale) e la Sicilia (Ergon e Gicap). In crescita anche il numero di cash&carry che sale a quota 23. Oggi Despar è la sesta realtà nell’ambito della Gdo italiana. Georges Plassat (foto) sarà il nuovo amministratore delegato di Carrefour. A partire da giugno, infatti, Plassat succederà a Lars Olofsson che, durante la riunione del Cda di Carrefour, ha comunicato di non aver intenzione di chiedere il rinnovo del suo mandato di presidente e Ceo. Per Carrefour si tratta del terzo cambio al vertice in quattro anni. Georges Plassat è attualmente presidente e Ceo di Vivarte, azienda del settore dell'abbigliamento di cui fanno parte, tra le altre, le catene di calzature André e Kookai. NO DELLA COMMISSIONE AMBIENTE AL NUOVO CLAIM SULLE ETICHETTE 6 una informazione mirata e responsabile, per esempio alla confusione e all’assoluta mancanza di informazione che risulta dalla nuova normativa comunitaria in tema di etichettatura alimentare. Rendendo nota con altri mezzi, per esempio, la vera origine e provenienza di certi ingredienti che le varie multinazionali riescono “legalmente” a celare sulle etichette alimentari. Un’ultima precisazione. Questi commenti sono fatti a titolo personale, “da consumatore” e non vogliono esprimere assolutamente il pensiero della società per cui lavoro. Un cordiale saluto e i mie complimenti per la vostra rivista. Il Parlamento europeo ha approvato il 2 febbraio una risoluzione (393 voti a favore, 161 contrari e 21 astensioni) con cui boccia la nuova dicitura: "Contiene una percentuale di... (calorie, grassi, grassi saturi, sodio, sale, zuccheri) in meno" proposta dalla Commissione europea. Che non prendeva in considerazione gli alimenti della stessa categoria, ma solo la versione precedente dello stesso prodotto. "Sarebbe potuto accadere - ha spiegato Andrea Zanoni, della Commissione ambiente - che un prodotto con pochissimo sale non sarebbe stato autorizzato a mettere questa etichetta, mentre un prodotto con molto sale avrebbe potuto metterla a seguito di una mera riduzione del 15%". IL MINISTRO MARIO CATANIA PREMIA IL SALVA CREMASCO Un riconoscimento alla genuinità, al gusto e alla tradizione del salva cremasco, formaggio tipico dell’area lombarda che di recente ha ottenuto il riconoscimento comunitario Dop. A consegnare il premio a Vittorio Emanuele Pisani, direttore del Consorzio tutela salva cremasco, è Mario Catania, ministro dell’Agricoltura. La cerimonia è avvenuta il 31 gennaio nel corso della presentazione del Rapporto Qualivita – Ismea 2011, in scena a Roma presso il ministero delle politiche Agricole, alimentari e forestali. Nel corso dell'evento, inoltre, il ministro ha presentato le 14 nuove denominazioni italiane. Vittorio Emanuele Pisani e Mario Catania. GRANA, QUOTAZIONI IN CALO. BERNI: “DIMINUIRE LA PRODUZIONE” 15 centesimi in otto mesi. Con punte di 29 per il formaggio stagionato nove mesi. Sono questi i numeri del calo delle quotazioni del grana padano Dop, secondo i dati diffusi dallo stesso Consorzio di tutela. A pesare diversi fattori, in primis l’aumento della produzione. Che, combinato ad un calo generalizzato dei consumi, ha prodotto questo risultato. “Se nel 2012 avremo produzioni ancora in aumento il rischio di una frenata sarebbe consistente. Ma sono certo che il ricordo delle crisi del 2005 e del 2008 è talmente fresco che i produttori sapranno fare scelte intelligenti e lungimiranti”, commenta Stefano Berni (foto), direttore del Consorzio. dati & mercati febbraio 2012 Un semestre in crescita Nel periodo luglio-dicembre 2011, le vendite di formaggi a peso fisso hanno registrato sempre trend positivi. Soprattutto sul fronte del fatturato. I dati SymphonyIri Group mostrano incrementi nell’ordine del 10%. Ottimi i mesi di settembre e dicembre. Sono i mesi di settembre e dicembre quelli in cui le vendite di formaggi registrano i volumi più significativi. I dati SymphonyIri, relativi al sell strato in agosto, che si è chiuso con una cre- +25,4% e +25,8%; settembre: +19,4% e +23,4; scita a valore del 13,2% rispetto allo stesso pe- ottobre: +9,2% e +15%), eccezion fatta per i riodo del 2010. Anche a volume, l’incremento mesi di novembre e di dicembre. registrato in questo mese è stato il più signifiPiù “statico” il comparto della ricotta. Le cativo del semestre: +7,1%. vendite a volume superano, ogni mese, il miout dei formaggi a peso fisso (reparto libero Per quel che riguarda le famiglie di prodotto lione di chili. E la partita si gioca tra la ricotta servizio) nel corso del secondo semestre del vaccina in confezioni non superiori ai 100 più importanti, la mozzarella mantiene la lea2011, mostrano, infatti, che a settembre il venmediamente, ogni grammi e quelle tra i 101 e i 250 grammi. Con dership con vendite che, duto ha sfiorato i 25 milioni di chili (+4,3%), mese sfiorano gli 8 milioni di chili, per un fatquest’ultima in pole position, per vendite semper un fatturato di poco inferiore ai 220 milioni turato che si aggira sui 60 milioni di euro. Nel pre superiori ai 700mila chili, tranne che nei di euro (+10,5%). Altrettanto importanti i nucorso del semestre, il sell out di questa refemesi di luglio (644.573 Kg) e agosto (594.520 meri relativi al mese di dicembre: circa 24 mirenza ha sempre registrato un andamento poKg). lioni di chili (+4,1%), per un giro d’affari che Sul fronte dei formaggi grana e simili, le vensfiora i 212 milioni di euro (+9,7%). Una cosa sitivo, l’unica eccezione è il mese di luglio che, a volume, mostra un calo dello 0,6%. Nell’amdite superano i 2 milioni di chili nei mesi di setè certa: il secondo semestre dell’anno appena bito di questa famiglia di prodotto, si distintembre, novembre e dicembre. Considerando concluso ha visto incrementi importati per nel suo complesso, anche in questo guono le performance della mozzarella di il semestre quel che riguarda le vendite a valore. Un fesebbene mostri valori e volumi di caso si è davanti a trend positivi, dove, mensilbufala. Che, nomeno che si spiega con l’aumento del gran lunga inferiori alle mozzarelle vaccine, mente, il fatturato registra incrementi a doppia prezzo delle materie prime. I dati SymphonyIri segna sempre incrementi a due cifre (luglio: cifra. L’apice, in questo senso, si è registrato a evidenziano, infatti, un aumento medio del +21,2% a volume e +20,4% a valore; agosto: luglio dove le vendite a valore hanno segnato 10%. L’incremento più significativo si è regi- un +36,6%. In questo settore, è comunque il grattugiato il prodotto più venduto, con cifre sempre superiori al milione di chili. Seguono i pezzi interi le cui vendite, da settembre in poi, si attestano sui 300mila chili, quantitativo superato a dicembre, chiuso a 556mila chili. E’ interessante notare che nell’ambito della tipologia di prodotto considerata da SymphonyIri in questa sede, vale a dire i prodotti a peso fisso in vendita nel reparto libero servizio, i formaggi fusi a fette registrano valori analoghi al comparto grana e simili. A luglio, infatti, le vendite di queste referenze hanno superato il milione e mezzo di chili, a settembre ottobre, novembre e dicembre, invece, si parla di numeri superiori o pari ai 2 milioni di chili. A valore, le cifre sono meno significative: intorno ai nove milioni sia a luglio che ad agosto, superiori ai 13 milioni da settembre a dicembre. Nunzia Capriglione LUGLIO 2011 Vendite in volume (Kg.) AGOSTO 2011 SETTEMBRE 2011 OTTOBRE 2011 NOVEMBRE 2011 DICEMBRE 2011 Vendite in volume (Kg.) Vendite in volume (Kg.) Vendite in volume (Kg.) Vendite in volume (Kg.) Vendite in volume (Kg.) 19.364.644 18.641.048 24.992.420 19.389.712 19.061.124 23.915.928 % Variazione in volume % Variazione in volume % Variazione in volume % Variazione in volume % Variazione in volume % Variazione in volume 4,2 7,1 4,3 1,8 1,5 4,1 Vendite in valore Vendite in valore Vendite in valore Vendite in valore Vendite in valore Vendite in valore 170.987.248 166.198.992 219.880.176 171.907.136 169.906.000 211.944.528 % Variazione in valore % Variazione in valore % Variazione in valore % Variazione in valore % Variazione in valore % Variazione in valore 10,7 13,2 10,5 8,8 8,4 9,7 Fonte: SymphonyIRI Group FORMAGGI A PESO FISSO. VENDITE A VOLUME E A VALORE CON I RELATIVI TREND. LUGLIO-DICEMBRE 2011 FORMAGGI A PESO FISSO. VENDITE E TREND A VOLUME E A VALORE PER FAMIGLIA DI PRODOTTO. SECONDO SEMESTRE 2011 LUGLIO 2011 Vendite in volume (Kg.) Formaggi elaborati Mozzarelle Altre paste filate fresche Grana e simili Ricotta Formaggi da tavola a fette Formaggi da tavola interi Crescenza Paste filatte uso cucina Altri formaggi freschi tradizionali Mascarpone Formaggi freschi industriali Fusi in fette Base soia 22.089 8.077.850 134.286 1.557.212 1.073.045 456.033 1.505.313 1.275.444 880.223 535.346 408.400 1.881.982 1.539.707 17.714 Vendite in valore 432.339 64.435.812 1.313.152 23.964.928 5.155.432 5.783.844 15.262.753 11.947.223 6.958.043 5.474.176 3.115.612 17.038.358 9.966.067 139.509 AGOSTO 2011 Vendite in volume (Kg.) 17.822 7.730.646 118.559 1.523.053 1.002.711 467.175 1.415.421 1.252.412 949.821 543.381 465.536 1.693.562 1.443.388 17.561 Vendite in valore 362.951 62.307.584 1.214.818 23.774.104 4.854.946 5.786.108 14.537.431 11.602.953 7.363.764 5.567.941 3.607.438 15.545.676 9.528.240 145.032 SETTEMBRE 2011 Vendite in volume (Kg.) 18.880 9.280.188 156.733 2.316.177 1.553.393 580.603 2.048.731 1.894.169 1.102.508 691.661 616.843 2.370.539 2.338.411 23.583 Vendite in valore 392.269 73.490.960 1.560.025 34.974.300 7.508.894 7.311.984 20.598.434 17.137.722 8.650.829 7.363.324 4.589.322 21.117.696 14.982.120 202.303 OTTOBRE 2011 Vendite in volume (Kg.) 13.981 6.464.790 104.143 1.962.760 1.325.793 458.262 1.779.695 1.464.256 896.323 518.226 583.406 1.749.704 2.044.231 24.143 NOVEMBRE 2011 DICEMBRE 2011 Vendite in valore Vendite in volume (Kg.) Vendite in valore 292.697 50.743.764 1.078.308 30.201.944 6.371.556 5.837.744 17.722.782 13.848.044 6.862.519 5.555.842 4.282.101 15.613.242 13.288.225 208.361 14.853 5.981.236 94.248 2.034.689 1.339.493 486.822 1.701.398 1.606.865 855.301 495.013 662.987 1.727.796 2.037.965 22.458 304.157 46.934.144 1.018.380 31.293.710 6.414.628 6.148.484 17.553.806 14.634.175 6.662.566 5.441.164 4.652.445 15.131.447 13.516.214 200.686 Vendite in volume (Kg.) 65.607 6.872.965 116.244 2.730.044 1.803.080 498.934 2.076.118 1.776.133 1.158.701 587.176 1.740.034 1.963.227 2.504.228 23.436 Vendite in valore 1.255.944 54.018.252 1.259.950 41.976.916 8.175.660 6.441.052 21.489.064 16.530.534 8.833.095 6.570.420 11.451.653 17.643.130 16.089.078 209.782 FORMAGGI A PESO FISSO. VARIAZIONE E TREND A VOLUME E A VALORE PER FAMIGLIA DI PRODOTTO. SECONDO SEMESTRE 2011 Formaggi elaborati Mozzarelle Altre paste filate fresche Grana e simili Ricotta Formaggi da tavola a fette Formaggi da tavola interi Crescenza Paste filatte uso cucina Altri formaggi freschi tradizionali Mascarpone Formaggi freschi industriali Fusi in fette Base soia AGOSTO 2011 SETTEMBRE 2011 OTTOBRE 2011 NOVEMBRE 2011 DICEMBRE 2011 %Variazione valore %Variazione Volume %Variazione valore %Variazione Volume %Variazione valore %Variazione Volume %Variazione valore %Variazione Volume %Variazione valore %Variazione Volume %Variazione valore -14,3 -0,6 -0,8 3,5 16,6 36,6 10,5 12,2 4,5 7,0 9,2 5,9 14,5 19,8 11,4 38,6 4,8 10,8 -9,9 7,1 4,9 6,8 0,9 5,7 1,7 4,7 -1,4 13,7 -0,2 26,5 8,1 16,2 1,9 19,0 8,0 7,8 3,7 10,0 6,7 12,0 2,4 22,3 5,4 39,0 -5,6 9,8 14,7 7,5 3,7 2,6 1,4 -2,3 -11,4 0,9 -4,0 11,7 -5,1 20,8 -1,5 15,1 20,5 17,3 8,2 4,4 5,2 2,7 -5,6 7,1 -2,4 19,0 1,3 36,5 -21,2 4,3 -13,6 5,9 2,3 5,1 0,1 -4,9 -11,2 5,7 -5,4 11,6 -2,9 62,2 -10,7 9,9 -1,6 17,8 5,4 5,7 4,7 2,8 -6,0 10,3 -1,4 17,3 4,0 84,6 -24,7 0,9 59,7 8,5 -1,4 10,2 -2,4 3,2 -10,4 -0,6 5,3 11,4 -2,6 53,3 -8,7 6,7 82,5 19,3 3,0 11,3 3,4 6,2 -6,4 4,0 7,3 16,2 5,5 81,5 -11,4 2,9 65,6 15,0 7,4 6,2 -1,1 2,7 1,6 1,9 1,6 9,0 1,0 54,0 -6,6 7,7 79,3 22,6 9,8 6,6 3,5 6,0 3,0 9,9 6,0 12,2 6,5 80,6 13,3 23,2 7,6 10,6 1,8 1,3 4,3 3,3 10,6 10,1 6,4 26,7 Fonte: SymphonyIRI Group LUGLIO 2011 %Variazione Volume 7 neWs febbraio 2012 Una lettera dell’insegna veneta Migross chiede un contributo straordinario alle aziende. E lo chiamano “aiutino” Proprio mentre il governo, con il pacchetto liberalizzazioni, mette mano ai contratti tra imprese e Grande distribuzione, arriva l’ennesima lettera indirizzata alle aziende fornitrici da un’insegna della Gdo. Il giorno 31 dicembre 2011, infatti, mentre gli italiani stanno ultimando i preparativi per il cenone di San Silvestro, Gianni Schirripa, coordinatore ufficio acquisti di Migross, mette mano alla tastiera per inviare alle aziende degli auguri di Buon Anno decisamente insoliti. Anche se, forse, non proprio inattesi. “Cari signori”, è l’inizio della missiva, “Nonostante il clima economico non certo favorevole, anche quest’anno la nostra azienda ha perseverato con tenacia nella politica d’investimento sullo sviluppo delle proprie superfici di vendita, realizzando importanti nuove aperture”. Bilancio positivo insomma per l’insegna di Bussolengo, che pare affacciarsi al 2012 in un clima di ottimismo. Ma non è tutto oro quel che luccica. E la volontà di Migross, come appare ben chiaro proseguendo nella lettura, non è quella di condivi- 8 dere i propri successi con i fornitori. “Inoltre, con l’intento di salvaguardare il potere di acquisto dei nostri clienti consumatori abbiamo assorbito in toto le variazioni di imposta sopravvenute ed in massima parte quelle di listino causate dall’aumento delle materie prime”. E qui, come si suol dire, cominciano i dolori. “A fronte di questo gravoso impegno che, come certamente avrete notato, ha favorito anche l’ottimo incremento di vendita dei Vostri prodotti, ci permettiamo di chiedere un piccolo contributo extra che Non ne abbiamo bisogno Non è la prima. E non sarà l’ultima. La letterina di Buon Anno di Migross alle aziende è l’ultima di una serie. Altre insegne, nei mesi di novembre e dicembre, hanno inviato missive con questi toni. L’aiutino che la catena veneta richiede non è di poco conto. E lascia perplessi se non amareggiati, o incazzati. Nulla di illegale, intendiamoci. Ma non si fa così. Specialmente con i propri fornitori. Ovvero i partner privilegiati con cui si lavora. Così si avvelena il clima. Di questi tempi non ce n’è bisogno. Angelo Frigerio siamo andati a calcolare su una modestissima percentuale del fatturato sviluppato con la Vostra azienda”. Modestissima percentuale che l’insegna si guarda bene dall’indicare nella missiva. E che, a sentire alcuni produttori, tanto piccola e modesta non pare essere davvero. “Siamo fiduciosi che valuterete positivamente la nostra richiesta e ci aiuterete in questo importante sforzo commerciale, che andrà ancor più a rinsaldare il nostro rapporto, garantendo una sicura prospettiva di crescita con reciproca soddisfazione”. E cosa accade se l’azienda decide di non valutare positivamente la ‘gentile richiesta’? Anche a questo la missiva del coordinatore ufficio acquisti di Migross non fa cenno. Ma il messaggio, tra le righe, risulta piuttosto chiaro, anche al lettore più distratto. La lettera, che si conclude con saluti e ringraziamenti di rito, informa le aziende – o per meglio dire, i ‘cari signori’ a cui è indirizzata – che l’ufficio acquisti “rimane a disposizione per qualsiasi chiarimento”. Bontà loro… UE, COMMISSIONE AGRICOLTURA: PAOLO DE CASTRO RICONFERMATO ALLA PRESIDENZA DA MAURI FORMAGGI A BASE DI LATTE DI BUFALA Paolo De Castro (foto) è stato riconfermato il 23 gennaio per acclamazione alla presidenza della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo per i prossimi 2 anni e mezzo. “Ringrazio i colleghi per la fiducia conferitami, che va nel segno della continuità di impegno e lavoro a sostegno dell'agricoltura europea”, ha commentato l’onorevole De Castro subito dopo il voto. “Durante il mandato lavoreremo in una fase delicata, caratterizzata dal negoziato sulla riforma della Politica agricola comune. Una prova importante che ci carica di responsabilità e ci pone innanzi alle nuove sfide di un'agricoltura che sta ridisegnando i propri scenari futuri”. Novità in casa Mauri. L’azienda lombarda ha recentemente arricchito la sua gamma prodotti con una nuova linea di formaggi, freschi e stagionati, a base di latte di bufala. Anche per questa produzione, insolita per la tradizione del Nord Italia, Mauri garantisce la qualità delle materie prime e della manodopera. Oggi, l’azienda vanta due stabilimenti, per una superficie complessiva di 12mila mq, dove vengono lavorati, quotidianamente, 150mila litri di latte per 5mila tonnellate di formaggio annue. SCATTA E VINCI ! IL CONCORSO DI ESSEOQUATTRO GORGONZOLA, PARMIGIANO E ASIAGO A MADRID FUSIÒN Nel corso di Marca 2012, l'azienda cartotecnica Esseoquattro ha promosso un gioco aperto agli ospiti del suo stand, che si sono improvvisati fotografi per un giorno. I loro scatti sono stati votati da una giuria di giornalisti e buyer del settori. Ecco alcune delle foto premiate. Inoltre dal sito www.so4.it, è possibile ammirare tutte le immagini ed esprimere le proprie preferenze. Si rinnova l’alleanza tra gorgonzola, parmigiano e asiago. I tre consorzi hanno partecipato insieme alla decima edizione di Madrid Fusiòn, la rassegna mondiale di cultura culinaria in scena nel Palazzo dei congressi di Madrid, dal 24 al 26 gennaio scorsi. Una manifestazione che si è chiusa con una presenza di oltre 5.300 visitatori, tra chef e gastronomi, e 726 giornalisti, dei quali 214 stranieri. Nel corso della quale i tre consorzi hanno avviato una serie di collaborazioni con prodotti spagnoli di qualità. In particolare, il Consorzio del gorgonzola ha presentato il progetto di ricerca “Y mas de Tapas”, lanciato a ottobre: una piattaforma gastronomica che attraverso la collaborazione di sette fra i maggiori chef andalusi, sta proponendo con il formaggio gorgonzola nuove idee creative applicate alla cucina della “tapa”, la più popolare espressione della cucina andalusa. EXPORT, ASIAGO: IN CRESCITA I PRIMI DIECI MESI DEL 2011 L’export del formaggio Asiago conferma il positivo trend di crescita del 2010, registrando un incremento del 6,5% nel periodo gennaioottobre 2011. Proseguono pertanto le attività volte a sostenere la domanda anche in alcuni importanti paesi europei: Spagna, Austria e Germania. Nella penisola iberica è in corso dal 2010 un’attività promozionale volta al posizionamento del prodotto nei confronti della ristorazione di qualità e dell’alta gastronomia, nell’ambito della quale è prevista la partecipazione al congresso di chef e gourmet “Madrid Fusión”, in corso fino al 26 gennaio. Anche in Germania prosegue, con vendite in crescita, la promozione dell’Asiago. L’eccellenza Dop, tra l’altro, ha concluso da poco la propria partecipazione a Winter Fancy Food, in scena dal 14 al 17 gennaio a San Francisco, cui ha partecipato con un’azione di promozione curata dal Consorzio di tutela, e commerciale, con trattative e contatti gestiti direttamente dagli esportatori. Per i soci del Consorzio che hanno partecipato alla manifestazione il bilancio appare più che positivo. EATALY: A BREVE UNO STORE AL TEATRO SMERALDO Accordo raggiunto tra Oscar Farinetti, gran patron di Eataly e Gianmario Longoni, proprietario dello storico teatro milanese Smeraldo. Che passa quindi di mano per diventare la sede di un nuovo punto vendita Eataly dove, comunque, sarà presente uno spazio dedicato ai concerti. Con questa apertura, l’insegna fondata dall’imprenditore piemontese raddoppia la sua presenza nel capoluogo lombardo. Dove, già da qualche anno, gestisce uno spazio vendita all’interno del Coin di piazza Cinque giornate. ESSELUNGA PRIMA CATENA ITALIANA PER FATTURATO E’ Esselunga la prima catena della Gd in Italia per fatturato. Il dato emerge dallo studio ‘Le principali società italiane’, elaborato dall’Area studi Mediobanca, condotto su 990 gruppi e 2.571 imprese. La catena fondata da Bernardo Caprotti ha chiuso il 2010 con un fatturato di 6,2 miliardi di euro. Supera così Carrefour Italia (5,7 miliardi di euro) e Auchan (2,986) e si colloca al 16° posto nella graduatoria generale dello Studio. Nell’ambito della Gdo si distinguono anche aziende come il Gruppo Unicomm che, con un fatturato di 1,728 miliardi di euro, ha chiuso il 2010 con un incremento del 12%. sPeciaLe caPra febbraio 2012 “ Questione di business …sulla strada incontrammo una capra che era curiosa di noi. Mio padre le andò più vicino e lei si lasciò catturare. Così la legammo alla corda e venne con noi ‘La casa di Hilde’ Francesco De Gregori Una produzione che registra una costante crescita dei consumi. E delle tipologie di prodotti presenti sul mercato. In attesa di una Dop 100% caprina. Parlano i protagonisti. I formaggi di capra, nel panorama del caseario nazionale, vantano da anni un tasso di crescita tra i migliori. Anche Maurizio Sperati, re- nutrizionali e alla migliore digeribilità del latte di capra e alla migliore tollerabilità in caso si allergie, come quella alle proteine del latte vaccino. Non va dimenticato, poi, che sponsabile del Gruppo prodotti di latte di gli italiani sono in generale grandi consucapra di Assolatte, nel corso della tradizio- matori di formaggio, con una marcata cunale Assemblea annuale del 2011 degli in- riosità, che spinge ad assaggiare ed dustriali del latte, ha sottolineato questi acquistare prodotti diversi. Dal punto di risultati, arrivando a definire il tasso di cre- vista territoriale, sono le regioni del Nord scita del consumo dei formaggi di capra ad avere una più lunga tradizione nella pro“entusiasmante”. Non mancano però le dif- duzione di questi formaggi, anche in virtù ficoltà. E’ proprio Sperati, nel corso della sua della vicinanza con la Francia, storico prorelazione, a sottolineare l’importanza di ga- duttore di formaggi di capra a latte crudo. rantire che, nella produzione dei formaggi Ma non solo. Sono molte, infatti, le speciacaprini, non si utilizzino quantità di latte, lità caprine delle varie regioni del Bel Paese: anche minime, di altre specie animali senza Si va dal trentino caprino di Cavalese alle una corretta indicazione in etichetta. Casi ricotte di Calabria e Basilicata; dal cacioriavvenuti nel recente passato, che potreb- cotta pugliese alla ricca produzione sarda. Il bero screditare questi prodotti agli occhi panorama produttivo dei cugini d’Oltralpe dei consumatori. Ma quali sono le ragioni di vede una grande varietà: i prodotti tradizioquesto crescente successo? Senz’altro i fat- nali sono ben 30, di cui otto protetti dalla tori sono diversi. Uno dei driver di questo Denominazione comunitaria (Aoc). La sisegmento è sicuramente legato agli aspetti tuazione italiana quindi è ancora lontana da quella francese, dove la produzione di formaggi caprini è molto diffusa e ricca di specialità territoriali. Anche in Italia però, negli ultimi anni, si è assistito al moltiplicarsi delle tipologie di prodotti 100% capra. Che, oggi, vanno dalla mozzarella ai formaggi freschi, dalle robiole stagionate ai formaggi tipo grana, con una gamma in continua evoluzione. Anche sul piano dei canali la situazione appare in movimento. Se, in passato, questi prodotti erano veicolati quasi esclusivamente nei negozi specializzati, oggi anche la Gdo presidia in modo importante questo mercato. Così come la ristorazione, sempre più attenta alle referenze di capra. Quello che ancora manca, in Italia, è un formaggio Dop realizzato interamente con latte di capra. La robiola di Roccaverano, eccellenza piemontese che vanta il riconoscimento Dop, prevede come altre produzioni riconosciute, una quota minima del 50% di latte di capra nella produzione, ma consente anche l’utilizzo di latte vaccino. ” segue 9 sPeciaLe caPra febbraio 2012 COme interPretare la tradiziOne FOrmaggi di razza Saanen gildo Ciresa – Walter Ciresa, titolare Occelli – Beppino Occelli, titolare Gildo Ciresa, azienda con sede in Valsassina di stampo artigianale, è per tradizione legata alla produzione del taleggio Dop, gorgonzola Dop, quartirolo Dop e dei formaggi più tipici della zona. Negli ultimi anni un particolare impegno è stato rivolto ai formaggi di capra, che oggi rappresentano una produzione trainante per l’azienda. “Produciamo quindici referenze di capra. Inoltre, abbiamo rivisitato alcuni dei formaggi più tipici di latte di vacca della tradizione lombarda, come il gorgonzola, il taleggio, il grana e il fontal, sostituendo nella produzione il latte vaccino con quello di capra. La qualità dei nostri prodotti nasce da foraggi naturali, dall’alta qualità del latte, dalla lavorazione del tutto tradizionale e dall’aria delle storiche grotte naturali dell’800 di Introbio, in provincia di Lecco, dove avviene la nostra stagionatura. Oltre agli aspetti salutistici, il consumo dei nostri formaggi di capra deve essere principalmente legato alla tradizione, al gusto, al piacere, alla bontà del prodotto. Tra i nostri prodotti, il più performante è il Deliziola di capra, un erborinato dolce, simile ai prodotti tradizionali a latte vaccino. Ma il più attraente rimane il Grancapra, formaggio duro, di grandi dimensioni e con caratteristiche simili ai formaggi tipo grana. Nell’ultimo anno abbiamo, inoltre, presentato alcune novità: il Cru di Capra, un formaggio con un formato e un aspetto molto caratteristico a pasta cruda e leggermente gessosa; il Pandicapra, una caciotta dolce e tenera con un caratteristico formato ovale tipo pagnotta; la Dolce Crema, uno spalmabile fresco di capra”, dichiara Walter Ciresa, titolare. Il formaggio di capra incide per il 30% sul fatturato totale di Gildo Ciresa. E anche l’export comincia a essere una strategia adottata dall’azienda: “Le nostre vendite di formaggi di capra sul totale del nostro esportato incidono per circa il 20% in Europa. E sono principalmente in Germania, Danimarca, Inghilterra, e anche in alcuni paesi dell’Est. Mentre i mercati di vendita per i nostri formaggi extra Europa sono l’Australia, il Giappone e gli Stati Uniti”. Dai mercati ai canali di vendita: “Le nostre specialità di capra si posizionano nell’alta di gamma e si collocano al banco taglio/gastronomia nella Distribuzione organizzata, nella Grande distribuzione, nel dettaglio specializzato, nella ristorazione di alta qualità, nelle enoteche, nei wine bar. Questi ultimi canali vengono raggiunti grazie al nostro cliente/partner e principale intermediario: il grossista distributore “specialista””, continua Ciresa. Per quanto riguarda i consumi di questa categoria di formaggi, Ciresa conferma un trend in crescita: “Negli ultimi anni abbiamo riscontrato una crescita costante nei consumi dei formaggi caprini. Non è un caso, infatti, se un particolare impegno è stato rivolto a questo settore di mercato. Il segmento è senza dubbio ancora in fase di sviluppo e in espansione, ma c’è un’attiva richiesta da parte degli operatori. I consumi e le richieste sono principalmente incentrate in tutto il Nord e nel Centro Italia. In particolare, la regione Lazio rappresenta forse la più interessante per i consumi”. Specialità: erborinati, spalmabili, duri, rivisitazione di formaggi vaccini tipici Produzione: 30% sul fatturato totale export: Paesi europei, Giappone, Australia, Stati Uniti Canali di vendita: Retail specializzato, Horeca, Gd segue 10 A casa Occelli il formaggio di capra è una tradizione. E’ da circa dieci anni che l’azienda presidia questo mercato. Ma con una particolarità, che è proprio il fondatore a raccontarci. “A Villanova Mondovì, in provincia di Cuneo, presso la grotta dei Dossi, abbiamo un allevamento di capre Saanen, il più grosso centro caprino del Piemonte. Si tratta di una grande stalla, semiaperta per consentire alle capre di uscire ogni giorno. L’allevamento è di tipo tradizionale: d’estate gli animali vanno al pascolo e partoriscono al naturale, senza ‘imbrogli’. E vanta circa 700 capi, di cui almeno 500 sempre in lattazione. Per questo, quindi, siamo in grado di avere latte quasi tutto l’anno, salvo che nel periodo invernale”, esordisce Beppino Occelli, titolare dell’azienda. La scelta delle capre Saanen non è casuale. “Si tratta di una razza di capre pregiate, molto bianche, che regalano un latte con un gusto delicato, armonioso e più digeribile, che incontra maggiormente i gusti dei consumatori. Fin dall’inizio abbiamo fatto la scelta di allevare in proprio gli animali, senza comprare latte esternamente, per poter monitorare direttamente la qualità della materia prima utilizzata nella produzione dei nostri formaggi di capra”, precisa Occelli. Con il latte delle capre di produzione Occelli l’azienda realizza quattro tipi di formaggio, sia di pura capra che misti. “Si tratta del Verzin, del Cusiè, del Crava e della Losa con capra, formaggio a prevalenza di latte di capra. Nel dettaglio, il Crava è un formaggio fresco tipo robiola al 100% capra, da 2,5 etti circa. E’ una interpretazione Occelli delle tradizionali tome di Langa, con pasta fresca, tenera e bianchissima. La crosta, fiorita, si presenta sottile. La stagionatura è di circa 15 giorni e, grazie al latte delle capre Saanen, il formaggio vanta un gusto delicato e ricco di sfumature, ed è disponibile a partire dal mese di marzo”, racconta Occelli. Il Verzin di capra è un formaggio erborinato di circa tre chili lavorato in purezza. “Il nome è legato alla presenza, nella zona, di cave di marmo, dove di produce il Verzino. Una fetta di questo marmo presenta la stessa colorazione del nostro formaggio. Il Verzin è realizzato a latte crudo con la tecnica della doppia munta e salato a secco; a volte si aggiungono le spore penicillum. Ma, grazie alla stagionatura a Valcasotto spesso non risulta necessaria questa aggiunta, poiché le spore sono già presenti nell’ambiente”. Questa referenza, anche grazie alla lunga shelf life, è molto apprezzata anche sui mercati esteri. Accanto a questi due formaggi 100% capra, l’azienda propone altre due referenze realizzate con prevalenza di latte di capra: il Cusiè, grande toma di montagna di circa sette chili realizzata quasi sempre in purezza e la Losa. Occelli tiene molto a sottolineare una caratteristica di questi, come di tutti i formaggi della sua produzione: “I nostri prodotti non sono sempre uguali. E di questo siamo fieri, perché il nostro obiettivo non è quello di standardizzare, ma di coltivare con passione la diversità. Sempre”. Infine il mercato. Le referenze di capra Occelli registrano un trend di crescita, che segue quello del comparto nel suo complesso. “Oggi i formaggi di capra incidono per il 10% sul fatturato dell’azienda. Tutte e quattro le referenze registrano ottime performance. Quadro simile sui mercati esteri, dove siamo presenti con tre dei nostri formaggi. Il Crava, infatti, in virtù della breve shelf life, ha una distribuzione prettamente nazionale”. Produzione: la quota dei formaggi di capra sul totale del fatturato è del 10% Specialità: Crava, formaggio fresco tipo robiola da 2,5 etti, Verzin, formaggio erborinato a latte crudo sPeciaLe caPra febbraio 2012 PrOdOtti Per gli intOlleranti toniolo Casearia - mauro toniolo, presidente Da diversi anni l’azienda veneta Toniolo Casearia, con sede a Borso del Grappa, in provincia di Treviso, produce formaggi 100% capra. “Con la consapevolezza dei metodi artigianali che utilizziamo da più di 50 anni, proponiamo il Capra del Montello, una caciotta dal sapore fondente, fresca e stagionata, in pezzature da 2-2,5 Kg; il Capruccio, cremoso e dolcissimo, in piccole forme da 2 Kg; la Caciotta di Pura Capra, 600 grammi di pura morbidezza. Ma anche due “chicche” per gli intenditori: Barbetta, il nostro erborinato di capra, e Fieno di Capra, maturato per 90 giorni su un letto di fieno proveniente da pascoli selezionati per la tipologia di erbe aromatiche e selvatiche. Tutti i prodotti trovano un ottimo riscontro presso il consumatore, ma il più performante è il Capruccio. Lo considero anche una novità: rispetto ai soliti formaggi di capra, spesso connotati da pasta compatta e acidula, il nostro Capruccio è infatti cremoso e dolce, come un morbido formaggio vaccino, ma con sapori e caratteristiche del caprino”, spiega Mauro Toniolo, presidente. Le vendite dei formaggi caprino incidono per il 5% sul fatturato totale dell’azienda. “Il latte di capra è molto richiesto dalle persone con allergie o intolleranti al latte vaccino. Inoltre, la curiosità spinge il consumatore di formaggi ad esplorare nuovi sapori: trovare i formaggi caprini nella Grande distribuzione è un modo per averli più accessibili. I nostri prodotti sono, infatti, presenti nei punti vendita della Grande distribuzione organizzata nazionale e nelle migliori gastronomie. In questo senso anche la private label ci sta dando molta soddisfazione: da diversi anni collaboriamo con le maggiori insegne nazionali nella fornitura delle grandi Dop venete: dal montasio all’asiago, i nostri formaggi sono scelti dalle linee migliori”, aggiunge Toniolo. Dai canali di vendita alla tradizione: “I nostri consumatori sono gli amanti del formaggio di qualità e dei sapori di un tempo: infatti molti prodotti da noi proposti sono vecchie ricette casearie, formaggi dai nomi come Pincion, Puenton, che altrimenti andrebbero persi. Inoltre, il nostro territorio non è tradizionalmente vocato all’allevamento di capre, ciò rende impossibile una grande e costante produzione. Questo si riflette sulla nostra attività produttiva, accurata e di qualità. Realizziamo, infatti, formaggi caprini solo in determinati periodi dell’anno. In altri periodi dell’anno, nello specifico nei momenti di asciutta delle capre, ne siamo scarsi”. Specialità: Capra del Montello nel formato da 2-2,5 Kg; Capruccio in forme da 2 Kg; Caciotta di Pura Capra da 600 gr.; Barbetta e Fieno di Capra. Quota su fatturato: 5% export: Gd e gastronomie “tOma e CaCiOtta, le nOStre ChiCChe” Botalla Formaggi – andrea Bonino, titolare Toma Capritilla e Caciotta Caprina. Con queste due referenze Botalla Formaggi presidia il mercato dei prodotti 100% capra. “Ci siamo affacciati nel segmento dei formaggi di capra più di sei anni fa, quando ancora si trattava di prodotti di nicchia. Il primo nato è stato Toma Capritilla. Un formaggio che si distingue per la lavorazione, del tutto simile a quella delle tradizionali tome della nostra Regione che rappresentano il cuore della produzione Botalla”, racconta Andrea Bonino, titolare dell’azienda insieme ai fratelli Simona e Stefano. Toma Capritilla, formaggio di circa tre chili, stagionato 60 giorni, vanta una pasta morbida ed elastica e un sapore delicato. “Circa quattro anni dopo il lancio di questo formaggio, abbiamo proposto al mercato un’altra referenza 100% capra: la Caciotta Caprina. Questo formaggio vanta una pezzatura inferiore, circa 650 grammi, con una stagionatura di 30 giorni. Rispetto a Toma Capritilla presenta una pasta bianca, più compatta. Sono due formaggi che si differenziano molto e che possono quindi tranquillamente convivere sugli scaffali del retail, senza il rischio di confusioni da parte del consumatore o di cannibalizzazione delle vendite. E’ una scelta precisa: vogliamo, infatti, che i due formaggi possano viaggiare insieme”, commenta Bonino. Che ci tiene a una precisazione: “Il mercato dei formaggi di capra è una grande opportunità, che ciascuno deve saper affrontare usando le proprie capacità e la propria fantasia. Come Botalla Formaggi abbiamo scelto, per ora, di concentrare i nostri sforzi su questi due prodotti, dei quali andiamo molto orgogliosi. Meglio fermarsi all’ottimo, quando lo si raggiunge, che cercare la novità a tutti i costi. Questo non significa, ovviamente, che in futuro non proporremo altri formaggi di capra. Ma ciò accadrà nel momento giusto e con i prodotti giusti, una filosofia che guida in generale la nostra attività da sempre”. Anche dal punto di vista economico i risultati sono impor- re a t t a t n o c i h C i t is u q c a li g pe r 12 tanti. “Oggi queste due referenze rappresentano il 10% del nostro fatturato. In particolare, è Toma Capritilla a guidare il mercato, in virtù della sua più lunga storia. E’ infatti un formaggio entrato nelle abitudini dei consumatori di formaggi di capra, che gode di una notorietà maggiore rispetto alla più giovane Caciotta Caprina”. Quanto ai canali, il quadro è totalmente sovrapponibile alle referenze vaccine. “Sia come distribuzione territoriale che come canali, non esistono particolari differenze. Presidiamo sia il normal trade che la GdDo, in tutta Italia. Anche all’estero questi prodotti sono presenti, con una piccola quota, in particolare nel Paesi nordici”. Ma cosa ha determinato il grande successo dei formaggi di capra? “Si tratta di prodotti ormai da anni all’attenzione dei mass media, in virtù delle loro caratteristiche di tollerabilità. Tanto che, spesso, vengono consigliati proprio da nutrizionisti e dietologi. Questo, senza dubbio, ha contribuito al loro sviluppo. Se, un tempo, questi prodotti erano apprezzati solo da una nicchia di consumatori gourmet, oggi è sufficiente entrare in un punto vendita qualsiasi per accorgersi che si tratta di prodotti di largo consumo. Certo, i numeri sono ancora lontani da quelli dei formaggi vaccini, ma senza dubbio il trend di crescita appare costante. Anche grazie al gusto delicato della Amalattea www.a malattea.com Tel 06 20434404 Botalla www.botallaformaggi. com Tel 015 28163 Specialità: Toma Capritilla, Caciotta Caprina Quota sul fatturato: 10% Canali di vendita: Gd-Do, Normal trade, estero gran parte dei prodotti 100% capra presenti sul mercato”, è il commento di Andrea Bonino. Che, circa il futuro di questi formaggi, precisa: “A mio avviso il boom degli ultimi quattro anni, in un certo senso, è alle nostre spalle. Oggi infatti il consumatore è più informato ed attento, tanto che si assiste ad una scrematura tra i prodotti più anonimi e gli altri presenti nei banchi del retail. Perché ormai il formaggio di capra fa parte della cultura gastronomica, così come lo è storicamente in Francia”. Gildo Ciresa www.gildociresa.net Tel 0341 901401 Toniolo www.toniolo.it Tel 0423 910266 febbraio 2012 “dueVOlte” Oltre il BeneSSere amalattea – mariantonietta luciani, responsabile marketing Il nuovo marchio retail DueVolte, prodotti innovativi salutistici e altri importanti investimenti trainano le vendite e lo sviluppo sul mercato italiano di Amalattea. L’azienda romana, che ha contribuito allo sviluppo del primo Polo caprino italiano e che oggi porta avanti progetti volti a una nuova caprino-cultura e a campagne di promozione del prodotto di capra Made in Italy, ha costruito il suo business con una market share del 66,3% (fonte SymphonyIri-Iper, super e superette). “Abbiamo sviluppato una strategia tesa a soddisfare le esigenze di un particolare target di consumatori, ovvero gli intolleranti al latte vaccino, sfruttando le benefiche proprietà del latte di capra. L’assortimento di referenze, partito dal latte di capra Uht, tuttora core business dell’azienda, si è arricchito nel tempo e oggi conta diverse linee di prodotti: formaggi freschi e stagionati (per il banco e il libero servizio), yogurt, ricotte burro e gelati. Tutti esclusivamente a base di latte di capra e con caratteristiche di alta digeribilità”, spiega Mariantonietta Luciani, responsabile marketing. Uno dei segreti del successo di Amalattea sta nella sua strategia produttiva, che punta a una costante innovazione. In questa logica si inserisce anche la nuova linea premium: “DueVolte delinea la nuova gamma di prodotti innovativi e funzio- nali al latte di capra, arricchiti con una doppia quantità, rispetto al normale prodotto, di minerali e vitamine. Recenti studi confermano che la maggior parte dei consumatori evidenzia carenze minerali. In particolare di calcio, ferro e vitamine. Gli stessi confermano la volontà di preferire alimenti arricchiti piuttosto che assumere supplementi nutrizionali o pillole. La linea DueVolte è studiata per soddisfare queste specifiche esigenze nutrizionali, ma si rivolge a tutti. Le conoscenze derivanti dal progresso scientifico indicano, infatti, che l’assunzione di talune sostanze nutritive per il mantenimento di una salute ottimale potrebbe essere superiore a quella attualmente raccomandata”, continua la responsabile marketing. Dopo il lancio di latte di capra arricchito con acido folico e vitamina B12 e D3, latte di capra dietetico delattosato, fino ai più recenti functional foods, sempre a marchio DueVolte, Amalattea propone il formaggio di capra che rende ancora più facile l’assunzione di una quota significativa di calcio a beneficio della salute. “Amalattea è consapevole dell’importanza del latte e derivati come fonte principale di calcio nella dieta. Abbiamo sentito l’esigenza di offrire a coloro che hanno una carenza di calcio un alimento semplice, sano e completo. Basta, infatti, una piccola porzione di soli 50 grammi di formaggio per soddisfare il 100% del fabbisogno giornaliero di calcio di un adulto e di altre categorie di consumatori secondo la tabella redatta dall’Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione. Si tratta di un prodotto unico nel suo genere, che ha richiesto una particolare attenzione. L’area ricerca e sviluppo dell’azienda ha selezionato e formato un gruppo di figure altamente specializzate in campo scientifico, al fine di spiegare in maniera completa e competente sia le caratteristiche e le potenzialità di questo prodotto, che le peculiari proprietà nutritive del latte di capra alla base di tutti i nostri prodotti”, aggiunge Luciani. Al formaggio DueVolte, Amalattea è pronta ad affiancare anche un nuovo latte, con un altro interessante aspetto nutrizionale: “L’arricchimento in ferro e vitamina c, il doppio contenuto rispetto ad un normale latte di capra. Un prodotto di elevata qualità, con caratteristiche di alta digeribilità da scoprire, che a giorni approderà in tutti i punti vendita. Il latte DueVolte, pastorizzato e per il banco frigo andrà a presidiare questo nuovo e importante segmento di mercato”, sottolinea Luciani. Dai prodotti alla comunicazione: “Numerosi i materiali di comunicazione e dossier scientifici redatti da Amalattea a supporto dell’attività in store. L’iniziativa avviata nel Lazio ed ormai in forte espansione a livello nazionale, sta riscuotendo notevole successo sia nei punti vendita, sia tra i consumatori. Che hanno mostrato di apprezzare notevolmente questa operazione”, conclude Luciani. Giulia Vincenzo, biologa Amalattea Specialità: Formaggi freschi e stagionati, yogurt, ricotte burro e gelati a base di latte di capra market share: 66,3% Canali di vendita: Gd (banco e il libero servizio), Retail specializzato segue 13 sPeciaLe caPra febbraio 2012 i r o t t u d o Altri pr Le Capre della Selva Romanesca, azienda agricola biologica con sede nel comune di Frassinoro, nell’appennino modenese, vanta una produzione di solo referenze 100% caprine bio. “Produciamo robiola con lavorazione a coagulazione lenta, caprottino di Cornilio, alba di Matilde, ricotta fresca, muffettato di Naredola, erborinato della Val Dragone, caciotta di Sassalto, Grangessato di Roncosigifredo e anche yogurt con latte di capra, naturale oppure con mirtillo, fragola o albicocca. Formaggi molto delicati, che conservano tutte le caratteristiche del latte di capra. La robiola, i muffettati, soprattutto se bianchi e morbidi, nonché lo yogurt sono sicuramente i prodotti più performanti”, spiega Riccardo Marcolini, socio titolare dell’azienda. Circondata da ampi prati e boschi, Le Capre della Selva Romanesca si estende su una superficie di circa 120 ettari di pascolo e boschi, l’allevamento è tradizionale con pascolo libero durante la bella stagione. Questo consente di produrre formaggi che rispettano il passare delle stagioni, con sapori e profumi diversi in ogni periodo dell’anno. “Dal 2009 a oggi, abbiamo registrato un incremento del 35% nelle vendite. Siamo presenti con il nostro marchio in quasi tutti i mercati contadini biologici della L a vet ri n a FOrmaggiO di CaPra BOCCOnCini www.amaltea-web.it Formaggio di capra da 130 grammi in confezioni da quattro bocconcini, ottenuto con lavorazione artigianale e prodotto con latte di capra proveniente da allevamenti italiani, con elevati standard qualitativi. Pasta candida, morbida, facile da spalmare. Coperchio trasparente “ apri e chiudi “, comodo, pratico e riutilizzabile. fine 14 regione e in alcuni negozi specializzati bio da Milano a Firenze”. Sul fronte degli affinatori di formaggi di capra Luigi Guffanti 1876 ricopre una posizione di rilievo sia in Italia, che all’estero. L’azienda, con sede ad Arona, vanta una lunga esperienza nel settore e propone un caprino cremoso del Piemonte e della Lombardia, il Capra Fresca Valcuria e la Robiola 100% capra a latte crudo. Luigi Guffanti 1876 ha deciso di puntare soprattutto sull’export, che oggi ricopre una quota del 60% sull’intero fatturato. “Esportiamo un’ampia gamma di formaggi caprini di grande tipicità, tra cui la robiola nelle sue varianti di zona e formaggi simili con tessitura semilattica e semipresamica. Soprattutto negli Stati Uniti, dove vantiamo da diversi anni una partnership con la catena di distribuzione alimentare Wool Food. Questo avviene anche in Svezia, India, Regno Unito e Russia dove ci appoggiamo a clienti finali e distributori”, spiega Carlo Fiori, titolare dell’azienda. “Luigi Guffanti 1876 produce 20 quintali al giorno di formaggi venduti e quelli di capra ricoprono una quota dell’8%. A differenza dell’Italia, all’estero non vige un pregiudizio nei riguardi di questo tipo di formaggio, grazie anche alla decennale presenza su scala mondiale dei prodotti 100% capra di origine francese. Il consumatore estero non è élitario, non considera il latte di capra di serie b, né è necessariamente colto o affetto da intolleranze alimentari. La stessa fiducia non ha luogo, invece, in Italia. Dove, per contro, il livello qualitativo del formaggio di capra è negli ultimi anni cresciuto. Anche l’offerta ha superato la limitazione della territorialità, ma da noi vige ancora qualche pregiudizio da parte del consumatore. Che ricerca per lo più una diversificazione nella sua dieta. Ecco perché il formaggio di capra 100% mal si presta al largo consumo italiano. Per questo, abbiamo deciso di affidarci solo a una piccola catena di distribuzione italiana, che opera su scala regionale ed esercita un’attenta gestione del fresco”. Anche Castagna, azienda nella zona del Verbano, circondata dalle montagne piemontesi e con quarant’anni di esperienza alle spalle, vanta referenze di capra. “La robiola di Raccaverano Dop 100% capra è il nostro prodotto più performante. La sua produzione avviene secondo ricette tradizionali, tramandate nel tempo e ottenute con l’apporto esclusivo di tre diversi conferitori di latte di pascoli locali. In questa logica rientra anche la nostra gamma Gli Antichi Sapori dello Spazzacamino, che prende il nome dalla Valle omonima in cui nasce la professione di questa antica arte. La gamma propone la robiola Santa Maria e il Robiolino, entrambi 100% capra e distri- buiti soprattutto nei canali del retail specializzato.”, spiega Raffaella Castagna, titolare dell’azienda. ”Tra le novità di quest’anno ci sono I Confit, tronchetti di latte capra 100% con all’interno confetture alla fragola, all’aceto balsamico e al barolo. Siamo presenti solo con il nostro marchio su tutto il territorio nazionale, anche nei canali della Grande distribuzione e Distribuzione organizzata. L’estero ricopre ancora una percentuale marginale sull’intero fatturato, soprattutto a causa di un discorso normativo, che interessa il formaggio di capra a latte crudo. Negli Usa, ad esempio, il formaggio di capra a latte crudo è visto con diffidenza, perché con una stagionatura inferiore ai 60 giorni”. CaCiOttina di CaPra BiO FreSCa a COagulante miCrOBiCO www.perenzin.com rOBiOla di CaPra inCaVOlata www.formaggidieros.it Prodotta con latte di pura capra, questa robiola viene affinata e avvolta in foglie di verza. Formaggio fresco e delicato, presenta una pasta compatta e morbida di colore bianco, maturando all'interno delle foglie, il prodotto tende a cremificare e ad acquistare un retrogusto vegetale. Caciottina prodotta con puro latte di capra biologico, pasta bianca, morbida, sapore dolce, e leggero sentore di capra. Ottenuta da coagulazione presamica, con caglio vegetale, ideale per i vegetariani, può essere consumata dopo una breve stagionatura, ma può essere affinata per esaltarne i sapori. CaCiOtta di CaPra StagiOnata in FOglie di CaStagnO www.valledimezzo.com Questo formaggio è ottenuto con affinatura della caciotta di capra, classico formaggio a coagulazione presamica. Recuperando la tradizione della conservazione dei cibi nelle foglie di castagno è nato questo formaggio, dal sapore deciso e intenso, ricorda gli aromi dei prodotti d’alpeggio. La base è il nostro latte, prodotto artigianalmente da capre di pura razza camosciata delle Alpi. Pascolo estensivo integrato da mangimi e foraggi. febbraio 2012 focus shoP Vuoi “raccontare” il tuo punto vendita? manda una mail a [email protected] LA SCHEDA Casa del formaggio – Parma Dieci donne dietro a un banco La Casa del formaggio nasce a Parma nel 1984 per iniziativa di Isabella Mazzetta. Che, oggi, nella conduzione del punto vendita, è affiancata da altre nove rappresentanti del gentil sesso. Il negozio si sviluppa su una superficie di 150 metri quadrati e la sua offerta include le tipicità del Parmense: formaggi e salumi in primis. Nel settore caseario sono presenti più di 200 diversi tipi di formaggi. Oltre alle produzioni italiane, sono presenti anche prodotti francesi, inglesi e svizzeri. Ovviamente non mancano il parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma. In linea con la tradizione gastronomica emiliana, nella Casa del formaggio sono in vendita anche alcune specialità realizzate ‘in casa’ da un team di tre cuoche coordinate da Isabella Mazzetto. Le proposte includono la pasta fresca, i secondi piatti e i dolci: torte, pasticcini e rustici. E’ anche grazie a queste competenze, che la Casa del formaggio è anche un ottimo servizio catering. Salumeria Silvano Romani – Parma Anno di nascita: 1984 Superficie di vendita: 150 mq Numero vetrine: 3 Marchi di formaggi: Angelo Croce, Occelli, Galbani Formaggi proposti: parmigiano reggiano e più di 200 tipi di formaggi tra italiani, francesi, inglesi e svizzeri LA SCHEDA Anno di nascita: 1987 per il punto vendita di Parma via E. Lepido Superficie di vendita: 145 mq Numero vetrine: 3 Marchi di formaggi: Gelmini (gorgonzola), Fiorino (pecorino), Caseificio Barlotti (mozzarella di bufala), Caseificio Coduro Presidio capillare del Parmense con 12 negozi Quello di via Emilio Lepido a Parma è il primo di 12 negozi che, dal 1987, Silvano Romani ha aperto nella città e nel territorio limitrofo. Questo punto vendita, il “capostipite”, si sviluppa su una superficie di 145 metri quadrati e vanta tre vetrine. L’offerta include le tipicità locali della salumeria, del caseario e del dolciario. Parmigiano reggiano, prosciutto di Parma e culatello di Zibello, insieme ad alcuni dolci tipici del territorio sono tra i prodotti più performanti. Non mancano però alcune specialità di altre regioni dello Stivale. Il presidio del Parmense ha permesso a Silvano Romani di avviare anche un’attività di catering e di consegna a domicilio della spesa (o del pranzo) a privati e aziende. Tra le priorità che l’imprenditore ha segnato in agenda per l’anno appena iniziato, un posto importante spetta alla creazione di due punti di ristorazione tra Parma e Reggio Emilia, capoluoghi del mangiar bene. Salumeria Roscioli – Roma Un’anima poliedrica LA SCHEDA A Roma, Roscioli vuole dire salumeria, gastronomia e ristorante. Anna, Pierluigi e Alessandro Roscioli, insieme, gestiscono infatti una superficie dove, oltre ad acquistare le migliori specialità della tradizione enogastronomica nazionale, è possibile degustarli sul posto. Prosciutto di Parma, di San Daniele e di Sauris. Culatello di Zibello e speck dell’alto Tirolo, ma anche più di 400 tipi di formaggi da tutto il mondo, con in primo piano le migliori nicchie nazionali: dal Caciocchiato a latte crudo dell’Irpinia stagionato, in grotte dei Monti Sibillini, al pecorino di Filiano riserva stagionato in botte; dal Blù del Moncenisio affinato con Regioto della Valpolicella o con Passito di Pantelleria al caciocavallo affumicato di Morolo (Frosinone) affinato in grotta, per fare solo alcuni degli esempi più significativi. Non mancano poi le produzioni proprie, relative soprattutto alla gastronomia: lasagne, polpette e involtini sono protagonisti dei menù proposti ai clienti dello spazio ristorazione. Numero vetrine: 4 tra ristorante e salumeria Salumi proposti: prosciutto di Parma, di San Daniele, di Sauris, culatello di Zibello Formaggi proposti: Caciocchiato a latte crudo dell’Irpinia stagionato in grotte dei Monti Sibillini, pecorino di Filiano riserva stagionato in botte, Blù del Moncenisio affinato con Regioto della Valpolicella o con Passito di Pantelleria, caciocavallo affumicato di Morolo (Frosinone) affinato in grotta Antica salumeria Dagnino – Catania Le specialità ai piedi dell’Etna 16 Correva l’anno 1903 quando a Catania apriva i battenti l’Antica salumeria Dagnino, oggi gestita da Marco Conte. 45 metri quadrati situati in via Etnea, al civico 179. L’offerta della salumeria ha nell’artigianalità e nella tipicità i suoi tratti distintivi: salame di Sant’Angelo, salumi di nero dei Nebrodi, ma anche pecorino siciliano Dop, caciocavallo ubriacato allo Zibibbo, piacentino ennese, caciocavallo ragusano. Non mancano queste peculiarità anche per quanto riguarda il comparto dolciario: miele realizzato sull’Etna a 2mila metri di altitudine, marmellate e creme di pistacchi. LA SCHEDA Anno di nascita: 1903 Superficie di vendita: 45 mq Salumi proposti: salame di Sant’Angelo, salumi di nero dei Nebrodi Formaggi proposti: pecorino siciliano Dop, caciocavallo ubriacato allo Zibibbo, piacentino ennese, caciocavallo ragusano Numero vetrine: 1 rePortage febbraio 2012 a cura di Alice Realini Il salotto buono per industria e distribuzione La manifestazione dedicata alla marca commerciale, in scena a Bologna dal 18 al 19 gennaio, ha chiuso con un incremento nel numero degli espositori pari all’8,37%. E con una crescita della presenza degli operatori esteri (7,8%). Parla Marino Capelli, responsabile fiere industria e costruzioni di BolognaFiere. Prosegue la crescita della marca commerciale. In Italia, nel largo consumo confezionato, la quota di mercato del brand del distributore è salita al 17,2%. A valore, si parla di un giro d’affari stimato a 9 miliardi di euro. Risultati importanti, in crescita: del 7% a valore e del 3,9% a volume. I dati sono quelli dell’ottavo Rapporto della marca commerciale, presentato a Marca, la manifestazione dedicata alla private label, in scena a Bologna dal 18 al 19 gennaio. Che, in linea con i trend del mercato di riferimento, si è chiusa con un incremento dell’8,37% per quel che riguarda il numero degli operatori professionali e del 7,8% per gli operatori esteri (534). Marino Capelli, responsabile fiere industria e costruzioni di BolognaFiere, è dunque soddisfatto. I numeri gli danno ragione. Con lui approfondiamo le ragioni di questo successo. Ingegner Capelli, ancora un goal per Marca! E che bel goal! Fin dalla prima edizione ci siamo mossi con un obiettivo preciso: realizzare una manifestazione semplice, snella. Quasi un salotto per gli operatori di mercato. Ci siamo sempre preoccupati di mantenere una ‘dimensione umana’, evitando gli eccessi. Abbiamo mantenuto fede alle promesse fatte. Certo, negli anni ci sono stati Marino Capelli dei cambiamenti che hanno portato a un cogliente l’ambiente della manifestazione. Il miglioramento dell’immagine della manife- nostro sforzo, in questa direzione, si è svistazione. Ma se i risultati sono questi, vuol luppato parallelamente a quello sostenuto dire che la formula di Marca è quella giusta. dai produttori. Oggi, gli stand degli esposiQuali cambiamenti? tori, pur mantenendo le dimensioni tipiche Abbiamo lavorato su due fronti. Innanzi- di Marca, sono molto più caratterizzati ritutto sono stati apportati, gradualmente, spetto al passato. Ogni azienda, ha realizimportanti variazioni in termini di design. Si zato spazi espositivi che valorizzassero il è lavorato per rendere più piacevole e ac- posizionamento del brand sul mercato. Un business da 9 miliardi Nel 2011 la quota di mercato della marca commerciale nel Largo consumo confezionato si è attestata al 17,2%. La marca insegna resta la più importante. Ma crescono i segmenti premium (+23,5%) e bio (+9,1%). Un valore stimato di 9 miliardi di euro, per una market share del 17,2%, in crescita del 7,1%. Sono i tratti distintivi della private label in Italia, nel Largo consumo confezionato (Lcc) per il 2011. I dati sono quelli dell’ottavo Rapporto della marca commerciale, presentato lo scorso 19 gennaio a Marca, elaborato da SymphonyIri Group. Nell’ambito delle diverse tipologie di private label, il Rapporto mostra che sia a volume che a valore a farla da padrona è ancora la marca insegna. Che, allo scorso agosto, nel Largo consumo confezionato a marca commerciale rappresentava l’82,7% delle vendite a quantità e l’82,8% di quelle a valore. Segue il posizionamento Premium, con una quota del 5% a volume del 3,2% a valore. Rispetto al 2010, le vendite dei prodotti che si collocano in questo segmento hanno segnato un +23,5% a valore e un +22,2% a volume. E sono proprio le referenze con marche premium quelle che, più di altre, sono protagoniste di operazioni promozionali. Per questo segmento, infatti, la pressione promozionale è del 27,6%, contro il 26,3% dell’Lcc nel suo complesso e del 22,2% della marca commerciale. Positive anche le performance delle marche commerciali per il comparto bio. Infatti, le vendite di questa tipologia di brand hanno segnato un aumento del 9,1% del fatturato e del 10,3% dei volumi. Certo si tratta, ancora, di una nicchia di mercato, in quanto l’incidenza sul business complessivo della marca commerciale è di poco superiore al 4% a valore e al 3,4% a volume. Anche in questo caso, la pressione promozionale è importante: l’incidenza è del 22,9%. Le elaborazioni di SymphonyIri per il Rapporto della marca commerciale rivelano, inoltre, che anche l’offerta della private label di primo prezzo registra trend migliori a valore. Nel 2011, infatti, il sell out dei prodotti che si collocano in questa fascia di prezzo (sempre a marca commerciale) mostra un +9,8% per quel che riguarda il giro d’affari e un +4,9% per i volumi. Quindi i canali di vendita. Sono senza dubbio i supermercati i negozi in cui la marca commerciale registra le performance migliori, con una quota del 16,5%.Valore che sale al 16,7% nel caso dei punti vendita con una superficie tra i 1.300 e i 2.499 metri quadrati e al 17,1% per quelli tra gli 800 e i 1.299 metri quadrati. Negli ipermercati, invece, la market share è del 14,8%, con una punta del 15,2% nelle superfici tra i 5.500 e i 9.999 metri quadrati. Per quel che riguarda invece i comparti merceologici, è la drogheria alimentare il settore in cui la marca commerciale è più significativamente presente. In questo settore, infatti, i prodotti con private label rappresentano il 30,9% delle vendite a valore. Nonostante ciò, in questo settore è la marca industriale a farla ancora da padrona, con un’incidenza del 35,4%. Diverso è il caso del fresco. La quota della private label è del 23,3%, una quota che supera del 4,7% i prodotti dell’industria (18,6%). Bevande e cura della persona, invece, ripropongono un quadro analogo a quello della drogheria alimentare. Infine, le aree di mercato. Il Nord ovest è la zona in cui le vendite di Lcc a marca commerciale vantano una quota del 35,4%, segue il Centro + Sardegna con un’incidenza del 26,8%, fanalino di coda il Sud, con il 13%. Ci sono poi i convegni. Certo. In questo senso è fondamentale la collaborazione con Adm (Associazione distribuzione moderna). Che ha permesso di avere a questi momenti formativi/informativi relatori che sono dei veri e propri opinion maker del mercato. Non dimentichiamo che questa fiera resta un momento privilegiato di incontro/confronto tra la produzione e la distribuzione. Inoltre, è altrettanto importante e significativa, la presenza degli operatori stranieri. Il cui numero è aumentato rispetto al 2011… Certo. Con piacere constatiamo che alcuni operatori, già in passato invitati dall’ente fiera, quest’anno hanno deciso di partecipare autonomamente all’evento, sebbene non fossero coinvolti in convegni o eventi dedicati ai mercati stranieri. Hanno preferito muoversi “in incognito”. E dunque quest’anno, tra gli stand, giravano i buyer di Tesco e Mercadona, per citarne solo alcuni. L’appeal del Made in Italy è forte. E a Marca questi buyer sanno di poter incontrare gli interlocutori giusti. Farete il verso alla Plma di Amsterdam? Assolutamente no. Non abbiamo ambizioni europee. La nostra missio è crescere in termini qualitativi. Lo ripeto: vogliamo continuare a essere il salotto buono per l’industria e la distribuzione. Private label sotto la lente 9 miliardi fatturato 2011 per il Lcc con marca commerciale nel canale super/iper e libero servizio piccolo 17,2% quota della marca commerciale nel Lcc +9,1% incremento registrato dalle vendite a valore dei prodotti con brand bio +23,5% incremento registrato dalle vendite a valore dei prodotti con brand premium 27,6% pressione promozionale per il segmento della marca commerciale premium +7,1% incremento registrato nel 2011 22,9% pressione promozionale per il segmento bio 17 segue rePortage febbraio 2012 Meggle Italia Toniolo Meggle Italia – Roberto Bechis, amministratore delegato Mauro Toniolo, titolare “Nel 2011 il comparto, in generale, ha risentito in modo importante dell’aumento del costo delle materie prime. E quello che si è perso come marginalità nel corso dell’anno non è stato ancora recuperato del tutto”, esordisce Roberto Bechis, amministratore delegato di Meggle Italia. Che aggiunge: “Per far fronte a questa impasse, Meggle ha scelto anche di proseguire sulla strada dell’innovazione, inserendo nuovi prodotti in assortimento, come il burro salato o la panna cotta. Oltre all’importante acquisizione del marchio SalzburgerLand, avvenuta lo scorso ottobre”. Questo brand fa riferimento all’ importante azienda austriaca AMS Alpenmilch già appartenente al Gruppo Meggle (Meggle detiene il 49% dell’azienda cooperativa) che in Italia affianca il marchio Meggle per differenziare la produzione austriaca. “Entrambi i marchi sono destinati sia alla Gd che al canale Horeca. Con Alpenmilch , in particolare, ampliamo i prodotti della gamma dei latticini come latte e panna ESL, yogurt da chilo e la linea budini senza glutine”, precisa Roberto Bechis. Ma qual’è l’obiettivo principale di Meggle Italia, per il 2012? “Innanzitutto accrescere il business della private label, che al momento incide solo per il 10% sul fatturato della filiale italiana, mentre la marca commerciale per il Gruppo vale oggi il 90% del fatturato. Nel 2011 il volume della marca commerciale è aumentato del 10% e le aspettative per il 2012 sono di ulteriore crescita”. Meggle Italia infatti è presente per la prima volta tra i padiglioni di Marca. “La marca commerciale è un fattore fondamentale, per noi. Per questo, in occasione dell’acquisizione del marchio SalzburgerLand, abbiamo deciso di partecipare a questa manifestazione”. Latterie Vicentine Mauro Toniolo ci accoglie nel suo stand con l’entusiasmo di sempre. Ma c’è un motivo in più: “Quest’anno con me c’è mia figlia Lucrezia, di 16 anni, il futuro di Toniolo Casearia insieme, al piccolo, Umberto, 14enne di 1.80 d’altezza”, racconta soddisfatto. “E’ il segno del grande lavoro che stiamo facendo per portare avanti una tradizione casearia centenaria. Per me è davvero importante condividere con loro questo lavoro, e sapere che l’azienda di famiglia potrà contare sul Lucrezia e Mauro Toniolo. loro impegno. Il vero patrimonio delle aziende familiari è questo: essere parte di una storia molto più grande e lunga di quella delle singole persone”. L’azienda veneta, a Marca, ha presentato alcune novità. “Si tratta del formaggio Camilla, stagionato sei mesi e arricchito con camomilla e menta, di Nonno Tito con olio e di Capruccio, un formaggio di pura capra morbido, realizzato con una tecnologia innovativa”, racconta Toniolo. L’azienda, che vanta numerose certificazioni, tra cui si evidenzia l’Ifs a livello Higher, lavora da anni per la marca commerciale. “Come Toniolo realizziamo circa 20 prodotti di qualità per la private label, inseriti nelle gamme Premium. Siamo davvero soddisfatti di questa collaborazione con la Gdo, che risulta senz’altro molto impegnativa, ma ci ha consentito di crescere, migliorare le procedure aziendali e ottimizzare il lavoro”, precisa Toniolo. Che ci tiene a sottolineare una preoccupazione: “Aziende come le nostre, oggi, si trovano ad affrontare un grosso problema, cioè quello della formazione dei casari. I ‘vecchi’ sapevano sempre come intervenire sui formaggi, in tutte le fasi, per ottenere prodotti ottimi. Una maestria che, negli ultimi decenni, è andata perduta”. Exquisa Franco Lo Borgo, direttore commerciale Christian De Meco, senior product manager Latterie Vicentine comincia l’anno all’insegna delle novità. “Abbiamo appena concluso la costruzione di un nuovo stabilimento, con un incremento della capacità produttiva che ci consentirà una presenza più incisiva sul mercato. Oggi raccogliamo ben 3.200 quintali di latte al giorno, con i quali realizziamo i prodotti del nostro assortimento. Grazie al nuovo polo produttivo saremo in grado di soddisfare tutte le richieste di Gd e Do”, esordisce soddisfatto Franco Lo Borgo, direttore commerciale dell’azienda. La marca commerciale riveste grande importanza per l’azienda vicentina. “Oggi il business generato dalla private label, che realizziamo per Gd, Do e ingrosso, è pari al 30% del fatturato. In particolare, asiago fresco e latte fresco sono le referenze più richieste dagli operatori”, precisa Lo Borgo. L’azienda ha chiuso il 2011 con risultati positivi, anche grazie alle performance della private label. “Abbiamo registrato una crescita del 2,7% a volume e del 9% a valore. In questo risultato, in particolare, ha pesato in maniera decisiva il grana padano Dop”. Exquisa, azienda di Bolzano che fa parte del gruppo Karwendel, ha nella produzione di formaggi freschi e spalmabili il proprio core business. “Nel 2011 queste referenze hanno registrato una crescita importante. In particolare, i formaggi spalmabili e i fiocchi sono cresciuti del 15% a volume e del 10% a valore. Ma sono gli spalmabili a regalarci le maggiori soddisfazioni”, racconta Christian De Meco, senior product manager. La private label ricopre un ruolo di primo piano nel business dell’azienda. “Oggi incide sul nostro fatturato per il 40%. Il prodotto più richiesto è il formaggio spalmabile, che realizziamo per l’80% per la marca commerciale”, precisa De Meco. L’azienda ha obiettivi importanti per l’anno appena cominciato. “Vogliamo diventare il partner di riferimento nel segmento degli spalmabili per la Gdo”, precisa il senior product manager. Caseificio Spadi Enzo Fabrizio Spadi, direttore commerciale 18 Fabrizio Spadi insieme alla moglie Il Caseificio Spadi Enzo, azienda di Roccastrada, in provincia di Grosseto, che ha nella produzione di pecorini il proprio core business, si presenta a Marca con una novità di prodotto. “Si tratta di forme di pecorino da 200 grammi, che saranno sugli scaffali a breve, realizzate per soddisfare le richieste del mercato. In generale, infatti, la scelta di porzioni ridotte a peso fisso ci sta premiando, in Italia e all’estero. Per questo, realizzeremo la nuova referenza sia a marchio che per private label”, commenta Fabrizio Spadi, direttore commerciale dell’azienda. La private label, da sempre, è uno dei driver del business del Caseificio. “Realizziamo prodotti per la marca commerciale da molto tempo, sia stagionati che freschi. In particolare, la- voriamo sia con la Gdo che con gli stagionatori. Mentre i primi ci chiedono soprattutto pecorini stagionati, i secondi, ovviamente, scelgono i pecorini freschi. Analoga la situazione all’estero, dove ad essere preferiti sono senza dubbio i prodotti stagionati. Sul mercato tedesco, ad esempio, siamo presenti già da quattro anni con le referenze stagionate a peso fisso”, precisa Spadi. Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di lavorare con la private label? “Sicuramente l’assenza del marchio aziendale sulle confezioni rappresenta uno svantaggio, ripagato però dai volumi generati dalla marca commerciale, che consente di essere flessibili ed offrire un servizio a consumatori e operatori”, conclude Spadi. Le aZiende febbraio 2012 Igor In.Al.Pi. Fabio Leonardi, titolare Ambrogio Invernizzi, amministratore delegato “Il 2011 per Igor, si è chiuso con ottimi risultati. L’export ha registrato incrementi importanti, in modo particolare le porzioni da 200 grammi a peso fisso di gorgonzola dolce”, esordisce Fabio Leonardi, titolare di Igor. Che a proposito di questo successo precisa: “In passato, sui mercati esteri, eravamo presenti quasi esclusivamente nel canale della ristorazione. Oggi, grazie al lavoro svolto, siamo riusciti ad inserire anche la referenza da 200 grammi in molte insegne della Gd, registrando ottimi riscontri, sia da parte degli operatori che dei consumatori. Tanto che sul fatturato export il 200 grammi vanta una quota del 12%. E ha contribuito a portare l’incidenza dei mercati esteri al 45% del fatturato”. Quanto alla private label, Leonardi è molto chiaro. “La marca commerciale rappresenta una grande opportunità di crescita, per questo la nostra azienda è molto disponibile ed attenta alle esigenze della Gdo. Oggi, il business sviluppato grazie alla marca commerciale è pari al 15% del fatturato Igor. E contiamo di incrementare ulteriormente questa quota. Sui mercati esteri, oltretutto, la private label è una priorità”. A Fabio Leonardi, infine, chiediamo cosa pensi del rapporto tra marca commerciale e marginalità. “La private label riduce la marginalità solo per le commodity industriali. In quel caso spesso non si dimostra una risorsa per l’azienda. Nel caso delle Dop, come il gorgonzola, la questione è molto diversa e la private label diventa un prodotto davvero strategico. Senza dimenticare come dicevo i mercati esteri dove, spesso, è conditio sine qua non per essere referenziati dalle insegne della Gd”, conclude Leonardi. L’azienda morettese In.Al.PI. è storicamente vocata alla lavorazione conto terzi. “Oggi la produzione per la marca commerciale della Gdo rappresenta circa il 23% del nostro fatturato, mentre il 70% deriva dal canale industria. Ma sono convinto che, nel 2012, la quota della marca commerciale crescerà ancora, sia in termini di allargamento dei clienti che di incremento dei volumi. Anche grazie alle brillanti performance di formaggini e fettine che, nel 2011, sono cresciuti in modo esponenziale, generando un fatturato di circa 7 milioni di euro”, commenta Ambrogio Invernizzi, amministratore delegato dell’azienda. Nell’ultimo periodo In.Al.Pi. è particolarmente impegnata sul fronte del rapporto con i consumatori. Dopo l’incontro con le associazioni di categoria, avvenuto qualche settimana fa, l’azienda ha da poco lanciato il servizio e-commerce. “Oggi i consumatori possono acquistare le nostre referenze a base di latte Italialleva direttamente sul sito dell’azienda, con consegna a domicilio in 48 ore. Questa iniziativa si inserisce nel percorso, che abbiamo intrapreso, di un nuovo rapporto col consumatore. E’ un modo per essere più vicini al cliente, e consentirgli di assaggiare i nostri prodotti anche nelle zone in cui non sono presenti”, precisa Invernizzi. Al quale chiediamo, infine, quali siano i pregi dell’attività di co-packer. “Senz’altro, lavorare per conto terzi consente di raggiungere facilmente grossi volumi in tempi brevi. E con un’attenta strategia di lungo periodo anche la marginalità viene garantita”. 19 segue rePortage febbraio 2012 Gruppo C3 Crai Ugo Silva, direttore generale Silvana Russo, responsabile marketing strategico private label “Il nostro Gruppo opera con diverse insegne pertanto utilizza un marchio ombrello che non corrisponde all'insegna e segue la filosofia dell’Every day low price. Non abbiamo un obietto di crescita del business della private label. Tanto che, nel Gruppo, non esiste l’obbligo di trattare questa tipologia di prodotto”, esordisce Ugo Silva, direttore generale del Gruppo C3. L’insegna, oggi, conta 23 associati, per una superficie di vendita di 350.772 metri quadrati, e vanta un totale di 31 centri distributivi, 18 Cash&Carry, 50 iper, 233 supermarket e 473 superette, tra punti vendita diretti e affiliati. Ma qual è la filosofia di Noi&Voi, la marca commerciale del Gruppo? “Ottimo rapporto qualità/prezzo, che verifichiamo periodicamente e che è assoggettato ad un severo capitolato stabilito dal Gruppo. E’ questo, in sintesi, l’obiettivo delle 753 referenze del marchio ombrello Noi&Voi, di cui 528 food e 225 non food. Noi&Voi si prefigge, quindi, di colmare la differenza tra i prodotti primo prezzo e la marca leader, laddove questa differenza esista. Diversamente, la referenza a marchio non ha ragion d’essere sugli scaffali”. Quali risultati ha conseguito Noi&Voi nel 2011? “Le referenze del marchio hanno registrato un deciso incremento, legato in particolare alla situazione economica attuale”, conclude Silva. Sisa Tecla Ardizzoni, responsabile private label “Nel 2011 la private label, per Sisa, ha registrato un incremento dell’8% a valore e del 17% a volume, grazie alla promozione 1+1. In particolare, sono proprio le referenze food ad averci regalato le soddisfazioni più importanti”, esordisce Tecla Ardizzoni, responsabile private label Sisa. Il Gruppo, nel 2011, ha incrementato le referenze a marchio insegna, che oggi sono più di mille. “A Marca presentiamo nuovi prodotti nel settore dolciario, che presidiamo in modo importante, e nel fresco e freddo, reparti dove vogliamo incrementare la nostra offerta. In generale, l’obiettivo per il 2012 sarà quello di far crescere il marchio insegna e Primo, il brand dedicato ai prodotti di primo prezzo”, precisa Ardizzoni. L’insegna, che vanta la presenza di prodotti a marca commerciale già dal 1994, presidia il mercato anche con il brand premium Gusto & passione, dedicato alle specialità regionali. Quanto alle strategie di sviluppo, Ardizzoni è molto chiara. “Il passaparola è fondamentale. I consumatori che scelgono i nostri prodotti a marchio non li abbandonano. E sono loro il nostro primo e fondamentale veicolo di promozione. Anche per sfatare la convinzione, che ancora diversi consumatori hanno, che i prodotti della private label siano assimilabili a quelli del discount”. Coralis Alain Mizrahi, responsabile marketing e comunicazione 20 “La private label ha un’incidenza piuttosto ridotta sul fatturato Coralis. Si parla di valori intorno al 2%, anche in ragione del contenuto numero di referenze del marchio insegna SeiMio”, esordisce Alain Mizrahi, responsabile marketing e comunicazione. Diverse le ragioni di questo dato, legato alla struttura del Consorzio Coralis, alla mancanza di una piattaforma logistica centralizzata, in particolare per le referenze del fresco, e alle abitudine dei consumatori del territorio presidiato dall’insegna. “Più precisamente, nella Do, il consumatore delle regioni del Centro-Sud ha una diversa attitudine e non percepisce ancora del tutto l’idea della marca commerciale”, precisa infatti Mizrahi. Ma il 2012 porterà diverse novità in casa Coralis. “Quest’anno lavoreremo in modo deciso sullo sviluppo del marchio SeiMio. A questo proposito abbiamo istituito una commissione di soci con l’obiettivo di lavorare proprio sulla private label. Inoltre, saremo impegnati in un riesame di tutto l’assortimento e in una operazione di restyling del packaging, per dare più spazio all’immagine del prodotto e alle informazioni nutrizionali e di prodotto. Ogni referenza sarà, inoltre, facilmente individuabile dal consumatore grazie ad appositi codici colore”, conclude Mizrahi. Crai si presenta sul palcoscenico di Marca con molte novità in materia di private label. “La marca commerciale è al centro di un’attività importante, in questi mesi. Oltre ai risultati economici, che a settembre indicavano una crescita dell’11% per Crai, è in corso un restyling completo del packaging, con l’introduzione di un nuovo sistema di etichettatura che ha un duplice obiettivo: informare il consumatore e rendere più forte l’identità del marchio”, commenta Silvana Russo, responsabile marketing strategico private label. “La nuova etichettatura nutrizionale, studiata e sviluppata con un team di nutrizionisti, vuole rispondere e anticipare le esigenze di un consumatore sempre più attento, per scelta o necessità, a mantenere o migliorare la propria forma fisica. Presente già su 130 referenze, la nuova etichettatura andrà progressivamente a vestire tutti gli altri 800 prodotti alimentari a marchio Crai, cuore di gamma”, precisa Russo. Inoltre, nel quadro della ricerca di soluzioni innovative in grado di rispondere ai nuovi bisogni nutrizionali e salutistici, Crai ha presentato la linea di prodotti salutistici inArmonia. “A questo si aggiunge Crai InForma, uno strumento innovativo molto utile per chi soffre di allergie e intolleranze alimentari, perché in grado di riconoscere in ogni prodotto a marchio Crai gli ingredienti problematici per la salute o il benessere di quello specifico consumatore. In sostanza, Crai ha deciso di presidiare in modo importante e organico il settore salutistico, che riveste un’importanza sempre maggiore”, commenta Silvana Russo. L’insegna, oltre al marchio Crai, vanta la linea premium Piaceri italiani, dedicata alle eccellenze nostrane. “Il lavoro su questo brand è cominciato con referenze di salumi e formaggi, Dop e non, poi è stato esteso ai prodotti grocery”, conclude Russo. Selex Luca vaccaro, direttore marche commerciali “Nel 2011 le marche commerciali Selex hanno registrato un incremento delle vendite superiore al 15%, con punte del 20% nei reparti fresco, surgelati e ortofrutta. Quest’anno lanceremo tre nuove linee specializzate: Natura Chiama Selex, con prodotti naturali bio o di filiera controllata, Primi Anni Selex, dedicata ai bambini di età inferiore a tre anni e Vivi Bene Selex, con un assortimento di prodotti salutistici. L’obiettivo è soddisfare specifiche esigenze di consumo”, racconta Luca Vaccaro, direttore marche commerciali Selex. I risultati conseguiti dall’insegna sono frutto di un lavoro mirato di rilancio, sia del marchio basico che di quelli di fantasia. “Incremento delle referenze e inserimento di prodotti strategici in categorie che non presidiavamo: sono queste, in sintesi, le direttrici che stanno guidando il lavoro sulla private label”, commenta Vaccaro. Oggi, l’offerta Selex comprende il marchio basico Selex, presente in tutti i mercati, anche non food, che vanta in assortimento prodotti di qualità simile a quelli di marca offerti ad un prezzo concorrenziale e Selex Più, con prodotti qualitativamente superiori e tipicità regionali. A cui si aggiunge la gamma primo prezzo, Prodotto Risparmio, con 80 referenze e Vale, la marca commerciale adottata dalle imprese che operano in aree di sovrapposizione territoriale e che oggi conta circa mille referenze”, conclude Vaccaro. Dico Niccolò Arrigoni e Diana Scanferla, responsabile marketing e category responsabile prodotto freschi surgelati vini liquori “Il nostro core business è la vendita della marca privata, sia a marchio Dico che con brand di fantasia”, esordisce Niccolò Arrigoni, responsabile marketing Dico. L’insegna, per i prossimi due anni, ha in cantiere un’importante revisione. “Stiamo gettando le basi per una rivoluzione completa. Entro due anni prevediamo di portare le referenze della marca privata dalle attuali 400 ad 800, inserendo in assortimento anche prodotti, come i formaggi, che fino ad oggi mancavano. Questo per dare una risposta sempre Diana Scanferla e Niccolò Arrigoni più puntuale ai nuovi bisogni del consumatore, che la crisi sta mutando radicalmente”. Ma qual è la filosofia Dico? ”La parola d’ordine è: coccolare il cliente. Il consumatore, infatti, non deve sentirsi penalizzato dalla scelta del discount. Anche il pack deve andare in questa direzione, e non far pensare costantemente alla crisi”, commenta Diana Scanferla, responsabili prodotto freschi surgelati vini liquori. ”Ed è per questo che il nostro assortimento prevede anche una linea premium, con specialità della tradizione italiana. Il consumatore, infatti, vive l’alta gamma Dico come una sorta di premio”, precisa Arrigoni. La distribuZione febbraio 2012 Qual è il co-packer ideale? Ugo Silva Direttore commerciale C3 Niccolò Arrigoni Responsabile marketing Dico Domenico Brisigotti Direttore prodotti a marchio Coop “E’ quello che offre un prodotto in grado di posizionarsi lontano dalla marca leader e di poco sopra il segmento del primo prezzo. Qualità dei prodotti, capacità di servire tutti i punti vendita del Gruppo ed efficienza logistica completano l’identikit del partner ideale Noi&Voi”. “Disponibile, propositivo e partner dell’insegna. Senza dimenticare l’ottimizzazione degli aspetti logistici, fondamentali nel rapporto con la Gdo. Inoltre, è importante che il co-packer sia attento e rapido nel proporre prodotti particolari, studiati ad hoc per le esigenze dei clienti dell’insegna”. “I co-packer di Coop sono, ovviamente, numerosi. E vanno dal grande gruppo industriale alle piccole imprese artigiane. In generale, i nostri fornitori sono per il 95% italiani. Perché Coop è una realtà italiana, che vive ed opera sul territorio italiano. Inoltre, questa scelta ha un’ovvia ricaduta sociale, tema non secondario nella filosofia Coop”. Tecla Ardizzoni Responsabile private label Sisa “Un’azienda flessibile, che ha nel ruolo di co-packer il proprio core business. O, in alternativa, in grado di differenziare in modo significativo le referenze a marca da quelle per private label , offrendo alle insegne prodotti non confrontabili con quelli a marchio”. Silvana Russo Responsabile marketing strategico private label Crai “E’ innovativo, collaborativo e in grado di fornire un prodotto ottimale sullo scaffale dal punto di vista dello standard e del posizionamento grazie alla continua ricerca del miglioramento e di sistemi di efficienza aziendale. Crai, per scelta, è abbastanza fedele ai propri fornitori. Ogni anno, insieme a loro, verifichiamo le eventuali criticità e valutiamo le soluzioni da adottare”. Luca Vaccaro Responsabile marche commerciali Selex “Il co-packer ideale? E’ quello che anticipa le risposte. Oggi, il partner ideale della Gdo è chiamato ad offrire un prodotto qualitativamente ineccepibile e costante nel tempo. Inoltre, deve controllare il mercato, le innovazioni e le tendenze di consumo ed essere veloce a reagire ai cambiamenti del mercato, con prodotti in grado di anticipare i tempi. Insomma, aiutarci ad essere sempre innovativi. Senza tralasciare gli aspetti logistici, che risultano ovviamente fondamentali: consegnare al costo più basso e nel pieno rispetto dei tempi stabiliti deve essere la priorità”. Alain Mizrahi Responsabile marketing e comunicazione Coralis “I partner ideali? Aziende di medie dimensioni, come Coralis, che abbiano voglia di crescere insieme a noi e che soddisfino requisiti di affidabilità e flessibilità, con un assortimento di prodotti in linea con i canoni del consumatore tipo dei nostri punti vendita”. Simply Simply, Erica Fiore, Responsabile MP “Per Simply il co-packer ideale è quello che condivide i valori dell’insegna in termini di qualità, convenienza e modernità. Tutto ciò si traduce nella proposta di soluzioni distintive per quanto riguarda il packaging e lo sviluppo del prodotto. Queste innovazioni consentono di fidelizzare la clientela aumentando la fiducia nell’insegna”. 21 segue rePortage febbraio 2012 Coop Italia Despar Domenico Brisigotti, direttore prodotti a marchio Massimo Riezzo, product manager freschi “Oggi, per Coop, la marca privata vale il 25% delle vendite. Nel 2012 contiamo di incrementare questa quota di due punti”, esordisce così Domenico Brisigotti, direttore prodotti a marchio dell’insegna. L’offerta di prodotti della marca commerciale Coop è molto variegata. “Da qualche anno, però, siamo concentrati in modo particolare sullo sviluppo del marchio Fior Fiore, un’offerta di prodotti premium che rappresentano il meglio della cultura gastronomica. Non si tratta di sole tipicità italiane, ma la linea raccoglie sia prodotti della tradizione che eccellenze gourmet. Inoltre, questa filosofia ci consente la libertà di inserire nella gamma Fior Fiore referenze che rappresentano l’elaborazione di prodotti ‘antichi. Ovvero eccellenze, che fanno parte della tradizione, elaborate in chiave moderna’”. Quasi un consiglio alle aziende, in modo particolare a quelle di piccole dimensioni? ”Proprio così. Nel nostro Paese, infatti, c’è una miriade di produttori che non hanno la forza di affrontare la Gd. Fior Fiore è una grande opportunità per queste aziende. E anche per noi, che possiamo differenziare la nostra offerta. In questo modo, la Pmi finisce per avere i nostri stessi obiettivi. Il consiglio, per queste realtà, è quello di unire le forze, per ovviare ai limiti, come quello logistico, che le piccole dimensioni comportano”, conclude Brisigotti. Un incremento di oltre 150 referenze premium nel 2011, delle quali più di cento nel settore food. E’ questa la novità principale in casa Despar, insegna che si presenta a Marca con un’incidenza della private label che sfiora il 16% sul totale venduto. “Il peso del food, all’interno della marca commerciale Despar, è del 75%. Di questa quota significativa, ben il 50% è appannaggio del mondo dei freschi. Per questa ragione, molte delle novità della gamma premium appartengono a quel settore. E sono destinate sia al libero servizio che al banco assistito. Per fare qualche esempio, abbiamo introdotto il grana padano riserva porzionato, il parmigiano reggiano riserva porzionato, la burratina da 120 grammi, la mozzarella pugliese da 200 grammi, la mozzarella di bufala, sempre nel formato 200 grammi, lo speck stagionato otto mesi e la ventricina per banco taglio”, commenta Massimo Riezzo, direttore commerciale dell’insegna. Despar presidia la private label con un’offerta variegata, a marchio insegna e con brand di fantasia. Si va da Premium a BioLogico; da Vital, linea di prodotti salutistici a Ca’ Dolce, brand destinato ai prodotti alimentari da ricorrenza. Senza dimenticare Free From, dedicata ai consumatori con intolleranze alimentari e S Budget, la gamma di referenze di primo prezzo. “Questi brand sono il frutto del lavoro sviluppato negli ultimi tre anni e che ci vedrà all’opera anche nel corso del 2012, anno in cui prevediamo un incremento significativo della quota della marca commerciale”, conclude Riezzo. Simply Conad Simply, Erica Fiore, Responsabile MP Giuseppe Zuliani, direttore marketing e private label Simply, l’insegna del Groupe Auchan presente in Italia con 1.700 supermercati diretti e in franchising, presenta a Marca diverse novità in tema di private label. Al centro delle strategie commerciali dell’azienda, l’aumento delle referenze di private label Simply non solo in ampiezza ma anche in profondità. “Una strategia che si rivelata vincente, registrando un incremento a valore nel grocery del 5%, con punte a due cifre in alcune categorie. - commenta Erica Fiore, Responsabile Marca Privata Simply - Nel caso dei comparti salumi, formaggi e dolci, l’incidenza è rispettivamente dell’8,6%, del 7,6% e del 13%. In generale, oggi la marca privata Simply vanta una quota del 15,4% nel grocery. Ma l’obiettivo è quello di incrementare il dato. Per questo, anche nel 2012, i prodotti a marchio Simply saranno supportati da un’intensa attività di comunicazione”, In particolare, a Marca l’insegna presenta i prodotti della nuova linea primo prezzo Simply Basic: 180 referenze che garantiscono il prezzo più conveniente dello scaffale e che si differenziano per colore in base alla categoria di appartenenza. L’assortimento completo della marca commerciale Simply conta 2000 referenze. Alla linea Simply Basic e ai 1.550 prodotti grocery della linea standard Simply, si aggiungono i 45 prodotti della linea premium Passioni Simply e le 160 referenze delle lineespecialistiche: Bio, Equosolidale, Sapori delle Regioni,Vita&Gioia, Bimbo Bel, Eco. 2,2 miliardi di euro di fatturato. Una quota sul largo consumo confezionato del 24,5%, ben al di sopra della media nazionale, che si attesta a quota 17,3%. Un prodotto su tre leader nella propria categoria. Sono i numeri della marca commerciale Conad che, nel 2012, punta sulle novità e sull’extralimentare. “Nel 2012 continueremo a lavorare sulle singole marche commerciali, con piani di marketing dedicati, attenzione agli aspetti di innovazione e manutenzione dello scaffale e soprattutto alla scelta delle meccaniche e delle categorie da mettere in promozione per assicurare convenienza ai consumatori, ma anche margini adeguati ai punti vendita”, commenta Giuseppe Zuliani, direttore marketing e private label dell’insegna. Tutti i brand Conad registrano dati importanti; la punta di eccellenza è rappresentata da Sapori & Dintorni, la gamma di 220 specialità alimentari della tradizione italiana, che registra un trend di crescita del 25%, a cui si aggiungono le performance di Conad il biologico, cresciuto del 48%. I programmi per il 2012, per i brand della marca commerciale Conad, toccano tutti i settori. “Valorizzeremo il ruolo chiave del prodotto a marchio nei freschi, supportando le numerose novità in previsione: dall’ulteriore evoluzione del take away alla segmentazione del mercato delle carni e dell’ortofrutta. Un nuovo ambito di lavoro sarà quello dell’extralimentare, che vedrà l’ingresso di Conad in altre categorie”, conclude Zuliani. Esseoquattro Silvia Ortolani, direttore commerciale 22 fine “Chiudiamo Marca con un bilancio positivo” afferma sod- che ci permette di avere visibilità anche all'estero”. Inoldisfatta Silvia Ortolani, direttore commerciale di Esseo- tre, l’inizio dell’anno ha portato in dote a Esseoquattro quattro. “I nostri partner, anche i grossisti, che per una vetrina d'eccellenza: il’incarto salvafreschezza Ideatipologia di mercato sarebbero i meno interessati a una brill ha fatto ingresso in Peck tramite un grossista spefiera dedicata alla private label, sono venuti a farci visita. cializzato . “ Questo risultato rappresenta un esempio La tipologia di stand, ci ha aiutato a selezionare i contatti. concreto dell'utilità del lavoro del Consorzio Union Cart. Che sono stati più numerosi rispetto a quelli dell'anno Attraverso i grossisti consorziati e affiliati, infatti, i nostri scorso. L'unica osservazione in contrasto con quanto af- prodotti si stanno diffondendo su tutto il territorio nafermato dall'Ente fiera è la presenza degli operatori stra- zionale”. A margine della fiera, Esseoquattro ha organiznieri: ne abbiamo visti pochissimi e solo quelli invitati da zato una serata, presentata dal direttore di noi”. Dal punto di vista commerciale, la fiera bolognese Formaggio&Consumi, Angelo Frigerio, per consegnare i ha chiuso idealmente un 2011 ricco di soddisfazioni, che riconoscimenti ai partner del 2011: “Uno dei partecipanti ha visto rafforzarsi partnership importanti (Veroni, Car- l’ha definita come una cena di Natale non tra parenti, ma refour per i Planet e Sigma…), e ha confermato l'im- tra amici. E' la conferma che stiamo lavorando nella giuportanza del business legato a Ideabrill, come veicolo sta direzione, non solo a livello commerciale, ma anche pubblicitario: “È una caratteristica del nostro prodotto come rapporti personali”. DATI 2011 l’evento QQUUOOTTAAZZIIOONNII Febbraio 2012 PP R RO OD DU U ZZ II O ON N EE Q U A N T I T AÀ ’ VA L O R E T O TA L E EXPORT 18% +7,1% 3.231.863 1,215 +4,2 incremento 2011 rispetto al 2010 forme rispetto al 2010 (180mila forme destinate a mercati e tipologie di consumo diversi da quelli interni) miliardi di euro Un anno vissuto positivamente Nel 2011 le quotazioni del parmigiano reggiano hanno registrato un incremento del 18%. La produzione ha segnato un +7,1% per un valore totale di 1,215 miliardi di euro. Quasi il triplo rispetto al 2010. Una crescita boom. Che non elimina tutte le preoccupazioni… Otto anni segnati da una pesante crisi, ma il 2011 testimonia la sua uscita da un’impasse. Il parmigiano-reggiano è, infatti, riuscito a superare le quotazioni medie toccate nel 2003, l’annata migliore del decennio 2000-2010. I prezzi all’origine si sono attestati, lo scorso anno, sulla media di 10,76 euro/Kg, mentre nel 2003 si collocarono a 9,25 euro/Kg. Il “salto”, sfiorato nel 2010, quando i prezzi medi all’origine si posizionarono a 9,14 euro/Kg, è avvenuto soprattutto grazie al buon andamento del primo quadrimestre 2011 (picco in aprile, con 11,45 euro/Kg di media mensile), cui ha fatto seguito un ripiegamento delle quotazioni (10,40 euro/Kg la media di luglio). Nonché la stabilità degli ultimi quattro mesi con 10,50 euro/Kg. Rispetto al 2010, dunque, l’incremento delle quotazioni di questo formaggio a lunga stagionatura si è attestato di poco al di sotto del 18%. “Si tratta di un valore che ha finalmente restituito ai produttori quella redditività e quella possibilità di investimento che è mancata per molti anni”, ha sottolineato Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del parmigiano-reggiano nel corso della conferenza stampa bolognese avvenuta all’inizio del mese. Lo conferma anche il dato che indica nel 7,1% l’incremento della produzione 2011 (3.231.862 forme, per un valore, all’origine, di 1,215 miliardi di euro), cioè quasi il triplo rispetto al +2,44% del 2010. Non solo, l’export, rientra tra i “benefici” registrati nel corso dell’anno: il + 4,2% delle esportazioni ne è una conferma e lo sono, soprattutto, i ritiri effettuati dalla società I4S, azienda commerciale di proprietà del Consorzio, che interessano oltre 180mila forme destinate a mercati e tipologie di consumo diversi da quelli interni. Soddisfazioni dunque per il presidente del Consorzio, che però non ha nascosto qualche preoccupazione: “Resta il fatto che la crescita produttiva va riportata rapidamente entro limiti sopportabili da un mercato che ha già penalizzato duramente i produttori. L’approvazione dei criteri di gestione dei piani produttivi da parte dell’Assemblea dei soci del novembre scorso, con gli annessi contributi consortili aggiuntivi per chi sforerà i tetti produttivi è in tal senso incoraggiante, ma l’obbligo del governo della produzione per garantire redditività ai produttori non è legato soltanto alla coerenza rispetto alle capacità di assorbimento del mercato. La storia ci dice che il calo dei consumi e delle quotazioni si lega in modo evidente alle repentine ed ampie oscillazioni A sinistra: Giuseppe Alai, presidente del Consorzio di tutela del parmigiano-reggiano. Sotto: un momento della presentazione dei dati relativi al 2011 in scena a Bologna il 1° febbraio dei prezzi al dettaglio, che tendono a disorientare i consumatori e ad abbassarne la fidelizzazione”. Della stessa opinione è anche Leo Bertozzi, direttore del Consorzio, che ha ribadito la necessità di una buona gestione della produzione. Un elemento, quest’ultimo, che ha visto anticipare, nel 2006, i piani produttivi che l’Unione europea voleva assegnare come compito a tutti i consorzi di tutela. Ma i problemi non sembrano riguardare solo il parmigiano-reggiano. Ne sono colpiti tutti i principali formaggi duri italiani. In primo luogo, quelli a lunga stagionatura. Tra questi, il Parmigiano-Reggiano è quello che nel 2011 ha registrato il minor incremento dei prezzi al consumo nei punti vendita italiani (+14,7% contro punte di oltre il 20% per altri duri). Mentre i prodotti similari d’importazione sono rimasti al di sotto di questi dati: con prezzi quasi identici a quelli di tanti prodotti italiani. Il risultato? Questi ultimi hanno guadagnato 2mila tonnellate di vendite nella Gdo, mentre sono calati i consumi interni delle Dop italiane, con una flessione che si è attestata appena al di sotto del 4% per il parmigiano-reggiano, grazie anche al buon andamento dei consumi extradomestici. Che rimangono uno dei principali obiettivi di tutela del Consorzio. Nel mirino, infatti, ci sarà il canale Horeca, le esportazioni (oggi il 32% del totale delle vendite, con l’Europa che ha brillato nel 2011, con un +7,7%, mentre gli Usa hanno ceduto il 5,1% dopo il +30% del 2010), i prodotti innovativi a base di parmigiano-reggiano (snack, rilancio del monodose “Mito” con due nuove aziende in produzione, barrette, formaggini, sottilette, ecc.) e il vending, che guarda soprattutto al fuori casa, al fuori pasto e alle giovani generazioni. Samanta Torchia 23 distribuZione febbraio 2012 Conad cresce in Lombardia L’acquisizione di 31 punti vendita Lombardini porta oltre 20mila metri quadri alla Cooperativa. Che incrementa la quota di mercato nella regione. Le strategie per vincere la crisi. E diventare la prima catena distributiva italiana. Paolo Frettoli In un vocabolario comune che si arricchisce di termini come crisi, tagli, ristrutturazioni e recessione, parole come investimenti, occupazione, sviluppo e crescita suonano quasi straniere. Ma succede di sentirle. Ed è successo in occasione della conferenza stampa organizzata da Conad Centro Nord, lunedì 30 gennaio al Circolo della stampa di Milano. L’occasione è l’acquisizione, da parte della Cooperativa, di 31 punti vendita del gruppo Lombardini, a insegna Pellicano, situati in Lombardia. Forse ancora più significativi dei dettagli dell’operazione, sono i toni, determinati e sicuri, con cui il management parla del futuro: “Se non ci si pongono traguardi ambiziosi non si raggiungono mai risultati importanti”, dichiara il direttore generale di Conad Francesco Pugliese. “Il nostro obiettivo è diventare i leader di mercato. Al momento siamo secondi, ma i secondi sono i primi degli ultimi. Ci troviamo, quindi, in una posizione tale che possiamo avvicinarci alla prima posizione o allontanarci. Dobbiamo continuare a investire, ma non possiamo arroccarci sulle posizioni acquisite”. Il traguardo è fissato. Ma la corsa verso il primato passa necessariamente per il mercato lombardo, ancora poco presidiato dall’insegna. Ecco che l’operazione di acquisto dei punti vendita Lombardini rientra, quindi, in una prospettiva più ampia: “Crescere in Lombardia è strategico per diventare leader di mercato. E questa operazione rappresenta un grande passo avanti”, afferma il direttore generale di Conad Centro Nord, Ivano Ferrarini. “Si tratta di un progetto di crescita. Dal primo marzo la Cooperativa subentrerà nella gestione degli store Lombardini e, nel corso dei sei mesi successivi, verranno cambiati i layout e si procederà all’ampliamento della gamma delle referenze a marca commerciale. L’iniziativa coinvolge sei province e 29 comuni: Bergamo (con 16 punti vendita per 11.286 metri quadri di superficie di vendita), Como (tre punti vendita per 1.400 metri quadri), Lecco (quattro punti vendita per 2.998 metri quadri), Milano (quattro punti vendita per 1.802 metri quadri), Sondrio (un punto vendita di 446 metri quadri) e Varese (tre punti vendita per 2.086 metri quadri). La superficie complessiva supera i 20mila metri quadri, per un valore totale dell’operazione pari a circa 50 milioni di euro”. Un’iniziativa di grandi dimensioni, che, secondo le stime, dovrebbe portare Conad Centro Nord I NUMERI DELL’ACQUISIZIONE 31 50 29 n° dei punti vendita rilevati Sopra: Marzio Ferrari, presidente di Conad Centro Nord. Sotto: Ivano Ferrarini, direttore generale di Conad Centro Nord costo dell’operazione in milioni di euro situazione economica e sociale è molto complessa”, spiega il presidente di Conad Centro Nord, Marzio Ferrari. “È un momeni comuni to in cui è necessario avvicinarsi alle esigenze del cliente. Investiamo interessati a sostegno dei consumi e puntiamo a fornire prodotti e servizi con il miglior rapporto fra convenienza e qualità. Nel corso dela un significativo aumento di bilancio: “Grazie all’acquisizione, il fat- l’anno abbiamo dedicato ai nostri clienti 39 promozioni e iniziaturato a fine 2012 della Cooperativa crescerà di 200 milioni di tive che hanno fornito un importante contributo al risparmio e euro, con una quota di mercato del 3,9%. A fine 2013 ci atten- al contenimento dell’inflazione”. diamo un’ulteriore crescita per 100 milioni di euro e una quota E sui consumi si focalizza anche l’analisi di Francesco Pugliese: di mercato al 4,2%. L’incremento delle vendite nel triennio do- “Nella spesa di una famiglia italiana i prodotti alimentari incidovrebbe attestarsi tra il 25 e il 30%”. Prospettive ambiziose, che no sempre meno. Le politiche commerciali di Conad rispondoConad conta di raggiungere grazie al suo modello di coopera- no alle nuove esigenze dei clienti. Le famiglie acquistano prodotti zione, basato sul sistema dei soci imprenditori: “Tutti i nostri pun- di qualità ma convenienti, oppure l’eccellenza alimentare. Per queti vendita sono gestiti da imprenditori strettamente legati al ter- sto puntiamo sulla nostra marca commerciale e sulla linea preritorio in cui operano. Il nostro compito è quello di fornire loro mium Sapori & Dintorni. Una private label che ha riscosso un grannuove opportunità di sviluppo per la crescita della Cooperativa. de successo e che valorizza la ricchezza della tipicità. Questi proIl nostro punto di forza è proprio l’unione tra le risorse di una dotti locali, però, devono viaggiare per essere conosciuti e apprezzati rete nazionale e la prossimità, legata alla presenza dei soci. La red- in tutto il Paese. Non si esce dalla crisi con il meccanismo del chiditività per metro quadrato dei nostri punti vendita è circa il dop- lometro zero, ma offrendo l’opportunità a tutti i consumatori di pio di quelli Lombardini. Un dato che mostra quanto il nostro mo- avere a disposizione le specialità del territorio”. dello sia vincente, perché mette al centro le persone e la loro vaInfine un commento sulle liberalizzazioni: “Su questo tema stialorizzazione. A conferma di ciò i livelli occupazionali saranno man- mo facendo la nostra parte, ma vorremmo essere messi nella contenuti e non si procederà a nessun processo di mobilità. Que- dizione di fare molto di più. Le liberalizzazioni rappresentano, insta scelta rispecchia la volontà dell’azienda di investire sul personale fatti, un’opportunità per uscire da una certa omogeneità e per già presente e sulla sua competenza”, conclude Ferrarini. offrire un sevizio migliore ai consumatori. Opportunità però, non Al primo posto ovviamente, nelle strategie dell’insegna, ci sono obbligo. Nel senso che le aperture devono essere valutate in base i consumatori, soprattutto in questo momento di difficoltà: “La a un rapporto virtuoso tra servizio e redditività”. I numeri di Conad Centro Nord 629 milioni di euro vendite ai soci nel 2011 (+7,8% rispetto al 2010) 140 900 milioni di euro patrimonio netto milioni di euro vendite totali 202 463 3.300 punti vendita n° soci i collaboratori Il piano triennale di Conad Centro Nord 2011 – 2013 24 250 milioni di euro 440 milioni di euro milioni di euro investimenti incremento fatturato al dettaglio vendite stimate 1,3 52 960 nuove aperture nuovi posti di lavoro 600 4,2% 165 mila metri quadri numero soci Provincia N° Punti vendita Superficie metri quadri Bergamo 16 11.286 Como 3 1.400 Lecco 4 2.998 Milano 4 1.802 Sondrio 1 446 Varese 3 2.086 Totale 31 20.018 quota di mercato superficie totale sPeciaLe taLeggio febbraio 2012 Non è un formaggio per vecchi La Dop ha chiuso l’anno con una produzione di 86mila quintali. In leggero recupero rispetto al passato. Ma sono diverse le difficoltà di questa denominazione. Che soffre anche della nomea di prodotto destinato ad un target maturo. Ne parliamo con i protagonisti. a cura di Alice Realini e Samanta Torchia San Giovanni Bianco, provincia di Bergamo. E’ qui che comincia la Val Taleggio, percorsa dal torrente Enna che, nel corso dei secoli, tra i comuni di Taleggio e San Giovanni Bianco, ha dato origine ad una spettacolare forra della lunghezza di circa tre chilometri, meglio nota come l’Orrido della Val Taleggio. Ed è proprio da qui che comincia anche il nostro viaggio nel taleggio Dop, in direzione Taleggio, uno dei tre comuni in cui è suddivisa la Valle, insieme a Vedeseta e Morterone, in provincia di Lecco. In una giornata segnata dal forte freddo percorriamo l’orrido, completamente in ombra, con le sue stalattiti di ghiaccio ai bordi delle strade e il panorama mozzafiato. E ci appaiono subito evidenti le difficoltà che, nel tempo, i produttori di questa Valle aspra e affascinante hanno dovuto affrontare. E che hanno progressivamente spostato la produzione di questa eccellenza verso i comuni di pianura. Oggi, infatti, il taleggio si produce in Lombardia e in alcune provincie di Veneto e Piemonte. Incontrando i produttori di taleggio ricorre talvolta la definizione di ‘formaggio per vecchi’; una nomea che il Consorzio respinge decisamente. E che ha convinto i vertici dell’Ente a mettere in campo una serie di iniziative per avvicinare il target giovane, a cominciare da iTaleggiatori, progetto che nel 2011 si è chiuso con un concerto del gruppo Elio e le Storie Tese. Ma non è solo questo a preoccupare gli operatori. Il mercato, infatti, soprattutto nell’ultimo periodo, ha visto il moltiplicarsi di prodotti a base di latte di capra, bufala o pecora indicati come ‘taleggio’, in barba alle norme che tutelano la denominazione. C’è poi una distribuzione territoriale che vede la prevalenza delle regioni del Nord, anche se negli ultimi anni il prodotto ha trovato i suoi estimatori anche al Centro Sud. Dal punto di vista dei risultati economici, l’ultimo semestre del 2011 ha messo in luce un andamento altalenante ((Dati SymphonyIri Group per il taleggio Dop venduto in forme intere – totale Italia Iper+Super). Se a luglio si registrava una crescita, a volume, del 22,6% sullo stesso periodo dell’anno precedente, a settembre le vendite evidenziano un calo del 4,1% a volume e dell’1,4% a valore, sempre nel confronto con il 2010. Anche il mese di ottobre si chiude con il segno meno, sia a volume (25,7%) che a valore (-16,7%). Nel mese di dicembre si assiste ad un leggero recupero, ma il dato è sempre inferiore a quello del dicembre 2010, sia a volume (-15,7%) che a valore (-10,7%). La produzione, nel corso dell’intero anno, si è attestata a 86mila quintali, in leggero calo rispetto ai dati del 2010. Le aspettative, per l’anno appena cominciato, sono molte, così come i timori, legati in particolare alle quotazioni e al prezzo della materia prima. segue 25 sPeciaLe taLeggio febbraio 2012 “TORNIAMO A CREDERE NEL PRODOTTO” Parla Massimo Taddei, presidente del Consorzio di tutela “La nostra priorità, come Consorzio, è diffondere la conoscenza del taleggio. Per questo, abbiamo realizzato e realizzeremo numerose iniziative. Tra queste, una lettera inviata alle associazioni di categoria del retail, per offrire la nostra collaborazione nella direzione della valorizzazione del taleggio Dop. E un opuscolo dal titolo ‘Piacere, mi chiamo taleggio’, destinato a sfatare alcuni miti che riguardano il prodotto, come quelli relativi all’alto contenuto di colesterolo o di grassi. Il libretto viene distribuito nelle scuole e ai consumatori, attraverso la collaborazione con associazioni come l’Onaf. Insegnare a banconieri, negozianti, studenti delle scuole, alberghiere e non, quali siano le caratteristiche del prodotto, le ragioni per cui il taleggio ha una certa crosta, un certo aroma, un certo prezzo non è semplice. Ma è necessario”, ha le idee molto chiare Massimo Taddei, presidente del Consorzio di tutela del taleggio Dop. Con lui parliamo della situazione del mercato e della produzione di questo storico formaggio, nato dall’antica tradizione dei pastori della Val Taleggio. Qual è oggi la situazione di mercato per il taleggio? Il momento, nonostante tutte le difficoltà, è positivo. Abbiamo registrato un leggero calo della produzione, che si è attestata a 86mila quintali, nel 2011. Ma si tratta di un calo fisiologico, legato alla particolare situazione economica che stiamo attraversando. Il dato senz’altro positivo è che il negozio di vicinato, in particolare quello specializzato, è tornato a lavorare molto, così come il banco taglio della Gdo. Quali sono le problematiche principali che vi trovate ad affrontare? Sono diverse, legate sia al nostro prodotto che alla presenza sul mercato di formaggi similari. Negli anni la qualità del taleggio Dop arrivato sul mercato non sempre è stata in linea con il suo blasone. Lo slogan del Consorzio potrebbe essere questo: dobbiamo reinsegnare il prodotto a chi già lo conosce. A cominciare dai nostri soci, ai quali è necessario ricordare che la Dop non rappresenta un valore aggiunto, bensì un vincolo. Quanto ai similari, il nostro non vuol essere un ruolo di ‘poliziotti’; cerchiamo di dialogare con tutti quelli che fanno anche Massimo Taddei Il Consorzio di tutela Il Consorzio di tutela del taleggio Dop viene costituito, come ente senza scopo di lucro, nel 1979, nove anni prima del formale riconoscimento della denominazione d'origine. Oggi aderiscono al Consorzio 54 soci, 31 produttori e 23 stagionatori, oltre a 117 commercianti che aderiscono al Consorzio in qualità di utilizzatori del marchio sugli incarti del taleggio. formaggi a base di capra e bufala che, spesso, in maniera non corretta, vengono indicati come ‘taleggio’. Cosa vi aspettate sul fronte del prezzo del latte, per il 2012? Il prezzo del latte è la grande incognita di quest’anno, per non parlare di cosa accadrà dopo il 2015, con la fine delle quote latte. Nel 2011 le aziende produttrici di taleggio non hanno ritoccato al rialzo i listini, nonostante gli aumenti della materia prima; il timore è di non riuscire a farlo nemmeno nel 2012. Spesso si dice che il taleggio sia un formaggio per ‘vecchi’. Cosa risponde? Non è vero che si tratta di un prodotto vecchio. Intanto mi vien da chiedere: quali sono i formaggi giovani? In realtà, poi, il taleggio si è modificato rispetto alla sua origine e, a mio avviso, la scelta vincente sarebbe quella di riproporlo invece nella sua versione originale. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad una corsa al prodotto standardizzato, con un aroma sempre meno marcato. Una strada che non ha portato buoni frutti, con una perdita del 20% della produzione. C’è un problema qualitativo che va risolto. Togliere il taleggio dall’anonimato, tornando ad una produzione più tradizionale, garantirebbe risultati migliori. Bisogna che i produttori, per primi, smettano di pensare al taleggio come ad un prodotto vecchio. State pensando a qualche iniziativa per accrescere il livello qualitativo del prodotto? Assolutamente si. Tra i vari progetti in cantiere c’è quello di una stagionatura più lunga, di circa 60 giorni, una sorta di prodotto ‘riserva’ sulla scorta di quanto fatto, ad esempio, per il grana padano Dop. I produttori devono credere nel prodotto senza contribuire all’appiattimento della produzione. Parliamo dell’iniziativa iTaleggiatori… E’ stato un grande successo. Nel 2011 i contatti sulla pagina Facebook dedicata all’iniziativa sono stati oltre 40mila. Un risultato importante, quindi, e il bilancio non può che essere positivo. E la grande partecipazione di giovani dimostra come il taleggio non sia affatto un formaggio per vecchi. Per il 2012 sono allo studio diverse iniziative e un nuovo format di comunicazione. Con una priorità, cioè tornare sul territorio, dove ben ci conoscono. Quanto vale l’export per il taleggio? L’export, oggi, rappresenta il 15% delle vendite di taleggio Dop. I paesi dove maggiormente questo formaggio viene apprezzato sono il Nord America, il Giappone, la Svezia e il Belgio. In generale, tutti i paesi nordici esprimono un grande apprezzamento verso questo prodotto. Un messaggio finale e a produttori e buyer da parte del presidente del Consorzio? Ai produttori voglio dire una cosa molto semplice: dovete, e dobbiamo, credere nel prodotto. Ai buyer, invece, voglio rivolgere l’invito di non guardare al prezzo, perché non è quello a fare la qualità. DALLA VALTALEGGIO CON FURORE Casearia Arnoldi Valtaleggio – Ambrogio Arnoldi, direttore commerciale 26 “Il nostro taleggio è sempre più apprezzato. Anche all’estero”. E’ fiero Ambrogio Arnoldi, direttore commerciale dell’omonima azienda, nel raccontare della produzione di taleggio e dei risultati ottenuti dall’azienda nel corso del 2011. La Casearia Arnoldi Valtaleggio è una realtà giovane, “Ma con una storia alle spalle che l’ha portata a detenere una quota di mercato significativa nel panorama del taleggio Dop”, precisa Arnoldi. E infatti l’azienda, fondata nel 2007, è nata dall’esperienza di tre realtà attive sul territorio fin dagli anni Venti: F.lli Arnoldi, Ca’ de Ambröss e Arnoldi Evaristo. Piccole aziende a conduzione familiare specializzate nella produzione e nella stagionatura del taleggio, come di altri formaggi tipici della Lombardia. “Le tre società hanno fatto sinergia per migliorare la qualità dei loro prodotti, seguire al meglio le produzioni e per essere sempre all’avanguardia nelle tecniche di stagionatura. La mission della Casearia Arnoldi Valtaleggio è quella di mostrarsi preparata e qualificata per operare sia sul mercato nazionale sia su quello europeo e mondiale”, spiega il direttore commerciale. A lui, quindi, chiediamo della produzione di taleggio e di come l’azienda affronta il mercato. Partiamo con qualche numero. Quanto taleggio è stato prodotto nel 2011? Esattamente 565 tonnellate. E, di queste, 110 tonnellate hanno varcato i confini nazionali. In tutta Europa e Stati Uniti si consuma taleggio firmato Arnoldi. L’export, che incide per il 15% sulle vendite totali di taleggio, ci sta re- galando delle belle soddisfazioni, forse più del mercato italiano. E perché? In Italia i consumi sono stabili. Mentre all’estero nel 2011 sono incrementati del 10%. Oltre confine, sembrano apprezzare maggiormente le caratteristiche che contraddistinguono il taleggio dagli altri formaggi presenti sul mercato. In Italia, al contrario, il consumatore sembra orientato verso gusti più delicati. Anche se l’iniziativa dei Taleggiatori, promossa dal Consorzio di tutela, ha incentivato il consumo giovanile di taleggio. Una fascia d’età in cui questa Dop non è particolarmente apprezzata. Parliamo della produzione ora. Come si compone la gamma di taleggio Dop firmata Arnoldi? In azienda quando si sente nominare Orchidea alpina, Cardo dentellato, Crocus, Rododendro o Genzianella non si sta parlando di fiori. Ma degli incarti riservati al taleggio, uno per ogni tipologia in produzione. E ognuno di essi ha caratteristiche differenti, che lo contraddistinguono dagli altri. Alcune tipologie presentano un sapore più delicato, altre invece sono il prodotto di una lavorazione a latte crudo e presentano un sottocrosta fondente e un cuore leggermente gessato. Al taleggio Rododendro e Orchidea alpina, ad esempio, viene riservata la salatura a secco. Arnoldi, oltre che produttore è anche affinatore. E a completamento di gamma riusciamo a garantire anche il taleggio biologico. Che, però, non ha un’incidenza rilevante sul fatturato. La costante che contraddistingue tutti i nostri prodotti, oltre alla qualità, è il metodo di stagionatura che avviene ancora in casse di legno. E ogni forma è soggetta a un trattamento manuale che conserva l’aspetto artigianale, che caratterizzava le lavorazioni di una volta. Quali sono i canali di vendita in cui viene commercializzata questa Dop? E’ semplice: tutti. Dal normal trade ai grossisti, dai mercati rionali alle catene della Gdo. Dove il taleggio Arnoldi è commercializzato sia al banco taglio sia al take away quanto al libero servizio. In questo comparto riusciamo a garantire piccole pezzature anche porzionate: da 350 grammi incartato, e da 200 grammi in vaschetta termosaldata. E la shelf life non cambia: 50 giorni. Lavorate anche per private label? Sì, e non solo. Per i rivenditori produciamo taleggio con packaging personalizzato con logo e grafica richiesti. Per la Gdo, invece, offriamo un taleggio marchiato Arnoldi ma in confezioni riservate. Infine, un commento sul disciplinare di produzione. Le norme previste sono in linea con le richieste del mercato oppure andrebbero riviste? Sono stato consigliere del Consorzio di tutela per circa trent’anni. E’ una vita che cerco di combattere la mia piccola battaglia. Il disciplinare di produzione è un documento vecchio di trent’anni, andrebbe rivisto in aspetti quali la durata della stagionatura e i parametri di umidità a cui è necessario mantenere le forme. Ma mi rendo conto che aprire questa discussione non è semplice. Canali di vendita: Normal trade, grossisti, mercati rionali, Gd-Do, private label Presenza all’estero: Ue, Usa e Canada Formati: forma intera, 350 grammi incartato, e 200 grammi in vaschetta termosaldata febbraio 2012 L’INCREMENTO DEL BUSINESS OLTRE CONFINE Brescialat - Alessandro Chiarini, direttore commerciale La produzione di taleggio incide in maniera notevole sul fatturato di Brescialat. “Appartenente alla gamma Brescialat Stagionati, è disponibile sia sul territorio nazionale, che oltre confine, in tre formati: taleggio Dop in confezione da 2 chili, da 500 grammi e in pratica vaschetta da 200 grammi. La particolarità del nostro taleggio, tutelato dal Consorzio omonimo, sta nella sua produzione, che avviene solo con latte vaccino fresco, intero, pastorizzato. La stagionatura viene effettuata seguendo le antiche regole della salatura manuale, che conferisce al nostro prodotto un gusto ed un aspetto difficili da imitare. Si presenta con crosta rosata, aspetto vellutato, pasta morbida bianca e traslucida al taglio”, sottolinea Chiarini, direttore commerciale dell’azienda. Se è vero che Brescialat ha deciso da tempo di investire risorse umane e finanziarie nel produzione di questo formaggio, il taleggio prodotto dall’azienda continua a trovare un riscontro positivo nella risposta del mercato. “Nel 2011 abbiamo verificato un andamento positivo per quanto ri- guarda il fatturato di questo formaggio. I relativi dati di vendita sono, inoltre, in forte e costante crescita, trainati soprattutto dai buoni risultati registrati nell’export. Pur avendo curato la sua azione che porta al business oltre confine, Brescialat ha al contempo seguito una politica che è andata a rafforzare la propria posizione nel mercato locale. “Oltre ai canali Horeca, l’azienda agrocasearia distribuisce, infatti, il taleggio anche nella Grande distribuzione e nella Distribuzione organizzata attraverso circa 30 distributori del fresco. Ma solo a marchio proprio e non nel mercato private label”. Taleggio incluso, Brescialat è da tempo attiva sui mercati stranieri. “I mercati esteri, europei ed extraeuropei, incidono per una quota importante sul fatturato totale della nostra azienda. Il peso dell'export rappresenta, infatti, oltre il 35% del business. In totale vengono distribuiti formaggi, freschi e stagionati, in 45 paesi tra Unione Europea ed extra Ue, tra i quali il Nord Europa, gli Emirati Arabi, l’Australia, Hong Kong, gli Usa e il Canada. A partire dal 2011, l’azienda vanta anche una presenza in Turchia e Israele”. Canali di vendita: Horeca, Gd, Do Presenza all’estero: Ue, Extra Ue, Emirati Arabi, Australia, Hong Kong, Usa e Canada Formati: in confezione da 2 chili, da 500 grammi e in pratica vaschetta da 200 grammi “PER SCELTA PRESIDIAMO LA NICCHIA DEL MERCATO” Caseificio Taddei – Massimo Taddei, titolare All’arrivo a Fornovo San Giovanni, in provincia di Bergamo, sede dell’azienda, si resta subito colpiti: nella piazza centrale del paese trovano posto la chiesa, il municipio e il caseificio Taddei, affacciato proprio sul corso principale. “Ci siamo trasferiti a Fornovo nel 1932”, racconta il titolare del Caseificio Taddei, Massimo Taddei, che prosegue: “Il Caseificio poi, abbandonata la vecchia struttura, è stato costruito ex novo nel 1994, adottando tutte le disposizioni igienico sanitarie previste dalle nuove normative”. Oggi la produzione di taleggio rappresenta il core business del Caseificio. “La Dop è il nostro prodotto principale, con un peso del 55% sul nostro fatturato. Che, nel 2011, si è chiuso a quota 2 milioni di euro”, precisa Taddei. Vis itando l’azienda si nota subito, nonostante la modernità della strut- Canali di vendita: Normal trade, gastronomie, ristorazione, Gd-Do Presenza all’estero: Svizzera Formati: forma intera tura, l’assenza di macchinari. “Per scelta, nel nostro caseificio la lavorazione avviene totalmente a mano, con caldaie da 400 litri. Produciamo e stagioniamo tutto internamente, per poter curare al meglio ogni fase della lavorazione”. Dal punto di vista della materia prima, il caseificio Taddei raccoglie latte esclusivamente dalle aziende agricole circostanti. “Il latte che utilizziamo nella produzione di taleggio, circa 80 quintali al giorno, arriva da Cooperative che si trovano esclusivamente della provincia di Bergamo. Questo, insieme a un costante piano di autocontrollo aziendale, e alla lavorazione artigianale, contribuisce ad ottenere un taleggio di alta qualità. Così come per gli altri prodotti della tradizione bergamasca che realizziamo”. Quanto alla distribuzione, l’azienda presidia principalmente gastronomie, ristorazione e negozi di vicinato, soprattutto al Nord Italia. “Con la Gdo lavoriamo poco; nei casi in cui siamo presenti, il nostro prodotto è destinato al banco taglio”, precisa Taddei. “Oggi occorre fare una scelta tra volumi e produzione tradizionale di nicchia. Noi abbiamo fatto la seconda, investendo sul lavoro dell’uomo e non sullo sviluppo tecnologico e cercando di valorizzare prodotti che sarebbe difficile realizzare in modo meccanizzato”. L’azienda vanta anche una limitata distribuzione all’estero, in particolare in Svizzera. A Massimo Taddei, infine, chiediamo quali siano gli obiettivi della sua azienda per il 2012. “Il primo obiettivo, anche in considerazione della situazione economica, è quello di confermare i risultati del 2011. Riuscire a far assaggiare i nostri prodotti è la cosa che mi regala più soddisfazione in questo lavoro, per questo continuare a lavorare nel modo tradizionale, come da sempre facciamo, è la nostra vera priorità”, segue 27 sPeciaLe taLeggio febbraio 2012 siiiii TRADIZIONE FAMILIARE DAL 1856 Defendi – Iris Defendi, direttore vendite L’azienda a conduzione familiare Defendi, con sede a Valdeggio di Caravaggio, in provincia di Bergamo, nasce nel 1856 come produttrice di formaggio taleggio Dop. “Il latte di raccolta proveniente da stalle selezionate e le moderne tecniche di lavorazione arricchite dalle cure “manuali”, che osserviamo nella stagionatura e nella maturazione dei formaggi, rappresentano la nostra migliore garanzia di qualità. Con la nuova unità di 10mila metri quadrati coperti ed un'area di 50mila metri quadrati complessiva, abbiamo portato la nostra nuova capacità produttiva a 150mila litri di latte al giorno, che utilizziamo oggi nella tradizionale produzione di taleggio, gorgonzola e crescenza. La ricetta del nostro taleggio Caravaggio, prodotto di punta, è rimasta invariata negli anni, sia nella qualità, che nel gusto. Inserito nella categoria dei formaggi molli da tavola, ha una crosta fragrante e un gusto che riusciamo a realizzare anche grazie alla nostra stagionatura. Scegliamo di proposito, infatti, di aumentare i giorni di stagionatura previsti dal Disciplinare. Questo ci consente di mantenere le peculiarità del nostro taleggio. Che viene proposto in tre diverse porzionature: a forma intera, a mezza forma o porzionato da 200 grammi. L’80% della produzione di taleggio viene venduto a forma intera, il 18% a mezza forma, mentre un 5% porzionato. Oggi, la produzione di taleggio incide del 30% sul nostro fatturato totale”, spiega Iris Defendi, direttore vendite. Che in merito ai canali di vendita aggiunge: “Ci rivolgiamo solo al banco taglio e ci affidiamo con il nostro marchio per l’80% al normal trade e solo per un 20% ai punti vendita della Grande distribuzione. Includiamo nella strategia di vendita anche l’export: “Il 30% del taleggio prodotto è destinato ai paesi europei, al Giappone, all’Australia, agli Stati Uniti, ai Caraibi, nonché alla Russia. Siamo una delle poche aziende ad essere state inserite nel severo elenco sulle limitazioni sanitarie stilato dalle autorità russe e rivolto alle realtà casearie straniere. Ma secondo la direttrice vendite, l’immagine del taleggio in Italia viene oggi poco valorizzata: “In generale, il mercato del taleggio è stazionario. Non subisce crescite perché, a mio avviso, questo formaggio viene poco promozionato. È come se il taleggio fosse semplicemente relegato e vincolato alle sue caratteristiche di formaggio Dop. Che oggi poco si sposano con l’evoluzione del gusto nelle nuove generazioni. Considerato un formaggio dall’odore “forte”, il taleggio rimane anche molto relegato a una tradizione territoriale e non viene di certo aiutato da una valorizzazione da parte del mercato interno. Che, spesso, lo propone a prezzi molto bassi. Ciò avviene quando le sovrapproduzioni dei produttori incontrano una mal gestione dei commercianti. Per questo motivo, proporrei una razionalizzazione nella produzione di taleggio, volta al mantenimento della tradizione e al contempo alla conquista di un valore di mercato con prezzi equi”, conclude Defendi. . . . i r o t t u d o r Altri p Un taleggio classico, a pasta cruda, molle, ottenuto esclusivamente con latte vaccino intero. È questo il core business di CasaArrigoni, azienda della famiglia Arrigoni-Ravasio con sede a Peghera, frazione del comune di Taleggio, in provincia di Bergamo. “Produciamo oggi due tipologie di taleggio Dop: a latte crudo, realizzato con latte di montagna di sole vacche di razza bruna, e a latte pastorizzato, prodotto in un caseificio in provincia di Cremona, dove siamo presenti come soci. Siamo molto orgogliosi del nostro taleggio Dop a latte crudo”, spiega Alvaro Ravasio, titolare dell’azienda dal 1981. Si tratta di un formaggio che per modalità di produzione e tipologia di ingredienti si scosta da quello classico. “Ma si avvicina alla millenaria tradizione vallare, dove ebbe origine questo prodotto. Viene realizzato con latte crudo proveniente da alcune nostre piccole aziende agricole in Val Taleggio o lavorato nella locale Cooperativa Agricola Sant'Antonio. Qui il latte, rigorosamente di due mungiture, viene fatto raffreddare e poi portato a temperatura di lavorazione, ma non pastorizzato. Successivamente, viene lavorato, con l’aggiunta di fermenti lattici. Il risultato è un taleggio dalla crosta rosata e molto rugosa. La pasta è molto cremosa vicino allo scalzo e più friabile all’interno. Il gusto è deciso, leggermente segue 28 acidulo, ma anche estremamente dolce. La lavorazione a latte crudo consente, inoltre, al prodotto di mantenere al suo interno tutte le fragranze delle erbe dei pascoli montani”, continua Ravasi. Anche la stagionatura viene eseguita in maniera particolare: “la prolunghiamo a 50 o 60 giorni e avviene solo in ambienti sotterranei, con raffreddamento statico e in casse rigorosamente in legno di pino. Al termine della stagionatura, una selezione attenta determina quali forme, le migliori, potranno essere vendute con questo incarto con il quale indichiamo il nostro top di gamma”, precisa Ravasio. Infine, i canali di vendita: “Siamo presenti con i nostri prodotti sia nei punti vendita della Grande distribuzione, nella Distribuzione organizzata e anche nel catering. In questi anni siamo cresciuti anche all’estero. L’export incide, infatti, del 40% sul nostro fatturato totale”. Taleggio a latte termizzato, con scalzo alto o basso e dalla pasta compatta e omogenea; taleggio a latte crudo; e taleggio a pasta cruda. Si compone così la gamma di referenze in questo comparto firmate Carozzi. “La variante a pasta cruda è prodotta con una particolare lavorazione che conferisce al taleggio una consistenza cremosa nel sottocrosta, leggermente friabile al centro ed un gusto pieno e La sede dell’azienda a Valdeggio di Caravaggio (Bg) Canali di vendita: 80% normal trade, 20% Gd Export: Paesi europei inclusa la Russia, Giappone, Australia, Stati Uniti, Caraibi Produzione: 30% sul fatturato totale Formati: forma intera, mezza forma o porzionato in 200 grammi saporito”, racconta, con vena poetica, Vera Carozzi, export manager dell’omonimo caseificio. La produzione e la vendita di taleggio, per l’azienda, ricoprono una percentuale piuttosto rilevante: “Circa un quarto del fatturato è totalizzato grazie alle vendite di taleggio. Che nel 2011 hanno registrato una leggera crescita. Il target di consumatori è quello delle famiglie, e i consumi sono più alti nel Nord Italia. Ma speriamo che le cose possano cambiare. Vedremo sul lungo periodo se l’iniziativa dei Taleggiatori promossa dal Consorzio, porterà frutti sul consumo del prodotto da parte dei giovani”, spiega Vera Carozzi. Che, a proposito della richiesta avanzata da alcuni produttori di modificare il disciplinare, commenta: “Non penso sia saggio modificare il documento per inseguire le tendenze dei consumatori. Il taleggio è un tipico prodotto della tradizione lombarda e italiana, e questa caratteristica va preservata e valorizzata”. Il mercato di riferimento per il taleggio dell’azienda di Pasturo è per il 95% nazionale. Il prodotto viene commercializzato in tutti i canali di vendita serviti dal caseificio: “ Gd, Gdo, normal trade, gourmet, specializzati e ristorazione sono i segmenti di mercato principali per il taleggio Carozzi. Che però è sempre più apprezzato anche in Svizzera, Regno Unito, Austria, Francia, Belgio, Usa, Sud africa e Giappone. L’export incide per il 5% sulle vendite della Dop lombarda”, conclude l’export manager. “I giovani ormai sembrano mangiare solo ricotta, mozzarella e primo sale. Il consumatore medio che ancora apprezza il gusto del taleggio è di mezza età e sorvola sull’odore che questo formaggio sprigiona in tutto il frigorifero”. E’ ironico ma pungente, e motivato dai dati di consumo, il giudizio di Angelo Carena, titolare dell’omonimo caseificio lodigiano i cui stabilimenti di produzione del taleggio sono disseminati in tutto il lombardo-veneto. Quanto alla produzione di questa Dop, il Caseificio Carena realizza due tipi di taleggio: gessato, salato a secco e dalla consistenza più friabile, e molle dall’aspetto più lucido. Entrambi vengono commercializzati in tutta Italia e in Germania attraverso il canale del normal trade e dei grossisti. “La vendita di queste referenze incide per circa il 15% sul fatturato complessivo dell’azienda. E i consumi nel 2011 si sono mostrati invariati rispetto all’anno precedente. L’iniziativa dei Taleggiatori, promossa dal Consorzio di tutela, ha riscosso un discreto successo. Ma momentaneo. L’incremento delle vendite non ha inciso sul bilancio annuale. Purtroppo il taleggio continua ad avere dei competitor agguerriti: sono numerosi i formaggi sia italiani sia esteri che assomigliano a questa Dop. E il consumatore sembra preferirli, pur essendo spesso referenze molto più scadenti”, commenta Carena. Che produce taleggio all’insegna dell’artigianalità: “Il taleggio Carena è lavorato ancora con tecniche artigianali. Lo dimostrano la salatura a secco riservata al tipo gessato, e la pezzatura delle forme. Non possediamo, infatti, delle dosatrici meccaniche, le mattonelle di taleggio sono variabili di qualche etto”, conclude il titolare. TALEGGIO DA TRE GENERAZIONI SUL LAGO DI LECCO U no dei nomi più noti tra i produttori di taleggio, soprattutto in Lombardia, vanta una lunga e appassionata storia. Mazzoleni Formaggi nasce infatti nel 1930 per iniziativa di Ernesto Mazzoleni, allora macellaio a Bellano. L’attività comincia con la stagionatura del gorgonzola e del taleggio in Valsassina e la distribuzione dei formaggi nei paesi limitrofi, insieme al figlio Lucio, appena tredicenne. Qualche anno dopo arriva la felice intuizione di spostare la sede dell’azienda ad Abbadia Lariana, nel cuore del lago di Lecco, ai piedi del gruppo montuoso della Grigna. Qui, grazie alla vicinanza del lago e al microclima particolare, legati all’umidità e alla presenza di muffe nobili proprie della zona, la stagionatura regala al taleggio un profumo ed un gusto inimitabili. Ovvero il gusto inconfondibile del taleggio Mazzoleni, una squisita prelibatezza che da tre generazioni è protagonista sulle tavole dei consumatori e che ha fatto del marchio Mazzoleni un sinonimo di bontà e perfetta stagionatura. Dopo il trasferimento ad Abbadia Lariana l’attività subi- IL SEGRETO DELLA BONTÀ MAZZOLENI È IL FRUTTO DI TANTI PICCOLI SEGRETI, CUSTODITI GELOSAMENTE NELLA SERENA TRANQUILLITÀ DELLE SPONDE LACUSTRI, TRA LE 3.300 ANIME DI ABBADIA LARIANA. sce una battuta d’arresto. Comincia infatti la guerra e Lucio Mazzoleni deve partire per la Russia; nasconde allora sotto una montagna di casse l’unico autocarro dell’azienda, per salvarlo dalle razzie. Finita la guerra, dopo mille peripezie, Lucio riesce a tornare nell’amata Abbadia per ricominciare da zero l’attività. Inizia così la lunga avventura dello stagionatore Mazzoleni, a cui va anche il merito di aver contribuito alla nascita del Consorzio di tutela. Nel 1979, infatti, si fa promotore della fondazione dell’Ente, di cui l’azienda è tuttora membro attivo. L’azienda cresce, il figlio Livio affianca il padre e riesce a portare i propri prodotti sui banchi delle migliori gastronomie e in seguito nei migliori catene della Grande distribuzione. Oggi, dopo tre generazioni, l’azienda è guidata con la stessa passione e cura da Livio Mazzoleni, nipote del fondatore Ernesto, insieme alla sorella Laura e alla moglie Danila. Ed è ancora il taleggio il cuore della produzione dell’azienda Abbadiense, realizzato con lo stesso amore e la stessa passione. Che trova la sua massima espressione nella delicata fase della stagionatura, eseguita in casse di legno con molta cura e con tanti piccoli accorgimenti, frutto della lunga tradizione casearia Mazzoleni. Ancora oggi, quindi, le fasi più importanti della produzione del taleggio vengono effettuate manualmente da esperti casari. Come nel caso della salatura, rigorosamente a secco, realizzata con sapiente pazienza una forma alla volta. Per mantenere il sapore caratteristico del taleggio stagionato in grotte naturali, si sono ricreate le condizioni della tradizione dei pastori della Val Taleggio, grazie ad ambienti con un alto tasso di umidità. Ad Abbadia Lariana il taleggio stagiona per quasi due mesi, acquistando il suo caratteristico gusto e la morbidezza che da sempre lo contraddistingue. La filosofia Mazzoleni, infatti, è quella di sposare la tradizione, regalando ai propri affezionati clienti uno squisito formaggio della tradizione. Sopra: La stagionatura Mazzoleni rappresenta una vera e propria fase di affinamento del taleggio, eseguita da artisti del mestiere. Le forme vengono rivoltate ogni cinque giorni circa, con spugnature della crosta realizzate con acqua e sale. Sono l’esperienza e la sensibilità del casaro i soli giudici di questa delicata fase; è a loro, infatti, che viene demandata la scelta quotidiana di bagnare oppure no, di cambiare leggermente la temperatura o l’umidità per adattarle al prodotto. Sopra: Mastri casari alle prese con la fase della salatura a secco, eseguita ancora manualmente, secondo la secolare tradizione. Sotto: Lo storico camioncino Mazzoleni, con il quale l’azienda consegnava i formaggi nei mercati dei paesi limitrofi. Lo storico mezzo fa bella mostra di sé, ancora oggi, nel piazzale dell’azienda, ad Abbadia Lariana. Mazzoleni Lucio Srl - Via Nazionale, 147 - 23821 Abbadia Lariana (Lecco) - Tel. +39 0341 731147 - Fax +39 0341 731187 sPeciaLe taLeggio febbraio 2011 FOCUS SUL PRODOTTO • Il formaggio Il taleggio è un formaggio di origini antichissime, forse persino anteriori al X secolo. Documenti risalenti al 1200 fanno riferimento ai commerci e agli scambi di cui era oggetto il taleggio, insieme ad altri formaggi. La zona d'origine è la Val Taleggio, da cui deriva il nome del formaggio, in provincia di Bergamo. In passato il taleggio era conosciuto come lo ‘stracchino quadro di Milano’. Questo nome ha un’origine curiosa: sembra, infatti, che derivi dalla parola dialettale bergamasca ‘stracc’, ossia stanco, riferita alle condizioni di stress delle mandrie da cui si otteneva il latte utilizzato per la produzione di questo formaggio. Le mandrie, infatti, dopo lunghe permanenze nei pascoli montani, ritornavano molto affaticate in pianura. I valligiani, avendo l'esigenza di conservare il latte eccedente il consumo diretto, iniziarono a produrre del formaggio che, una volta stagionato in grotte o casere di vallata, poteva essere scambiato con altri prodotti o commercializzato. Con l’incremento dei consumi, la produzione del taleggio si è progressivamente estesa alla pianura Padana, dove hanno cominciato ad operare molti caseifici, generalmente di piccole e medie dimensioni, che sono riusciti ad equilibrare la tecnologia produttiva tradizionale con le innovazioni tecnologiche di quasi mille anni di storia. fine 30 • La fasi della lavorazione Trattamento del latte Per la produzione di taleggio si utilizza latte intero vaccino, che può essere crudo o pastorizzato. Coagulazione del latte La materia prima viene riscaldata a una temperatura compresa tra 32 e 35 gradi e addizionata con un innesto costituito da Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus, che hanno una azione aromatizzante e acidificante. Il Disciplinare non ammette l’uso di Ogm. L’ingrediente base per la coagulazione è il caglio, che nel caso del taleggio Dop deve essere esclusivamente caglio animale liquido ottenuto da vitello o vitellone. Sosta, rottura ed estrazione della cagliata La sosta è il tempo che intercorre tra l’inizio della coagulazione e la rottura della cagliata. Nel caso del taleggio la sosta dura dai 10 ai 25 minuti, tempo che può variare in base alle condizioni climatiche e alla caratteristica della materia prima. Sono previste due rotture della cagliata: la prima, grossolana, è seguita da una sosta di 10 o 15 minuti, per agevolare la fase di spurgo. Con la seconda rottura si sminuzza la massa solida in grani della grandezza di una nocciola. Dopo la rottura avviene l’estrazione, durante la quale la cagliata viene distribuita uniformemente in appositi stampi quadrati da circa 18 centimetri per lato, dove inizia la fase di spurgo. Questi stampi sono adagiati su tavoli spersori inclinati, ricoperti con stuoie di materiale plastico o naturale. Stufatura Si tratta di una delle fasi più delicate della lavorazione, in cui la cagliata mista a siero si struttura in formaggio, si realizza un’acidificazione della pasta e si completa l’espulsione del siero. Questa fase, durante la quale sono previsti diversi rivoltamenti, può durare da un minimo di otto ore ad un massimo di 16, ad una temperatura compresa tra 22 e 25 C. E’ in questa fase che viene apposto il marchio di tutela, realizzato in materiale plastico alimentare, che viene apposto su una faccia piana di ciascuna forma. Nell’angolo in basso a sinistra viene apposto il numero consortile del caseificio che ha realizzato la forma. Salatura La salatura consente un ulteriore spurgo del siero e la formazione della crosta superficiale, oltre a dare sapore al formaggio e proteggere la superficie esterna della forma dai microrganismi dannosi, selezionando quelli utili. Nella lavorazione artigianale, questa fase viene ancora realizzata a secco. Industrialmente, viceversa, è in uso anche la pratica della salamoia. Stagionatura Si tratta dell’ultima fase della produzione, che può essere realizzata dal caseificio produttore o da stagionatori esterni. Il taleggio viene generalmente stagionato su assi di legno, in celle che riproducono perfettamente le condizioni ambientali delle grotte naturali nelle quali avveniva originariamente la maturazione, come temperatura, umidità, microflora autoctona caratteristica. Durante la stagionatura, ogni sette giorni circa, le forme vengono sottoposte a rivoltamenti e spugnature, esclusivamente con acqua e sale, con l’obiettivo di mantenere umida la crosta ed eliminare eventuali formazioni di muffe anomale, permettendo lo sviluppo di specifiche muffe e lieviti responsabili della classica colorazione rosata. Il Disciplinare di produzione della Dop non permette nessun altro trattamento della crosta, che, giova ricordarlo, è edibile. Per il taleggio, il periodo minimo di maturazione è di 35 giorni. La stagionatura avviene in celle con una temperatura che varia da 2 a 6 °C e un’umidità compresa tra l’85 e il 90%. La presenza di muffe è responsabile della maturazione centripeta di questo formaggio. • La zona di produzione Oggi produzione e stagionatura del taleggio avvengono in Lombardia, nelle provincie di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Pavia, in Piemonte (provincia di Novara) e in Veneto, nella provincia di Treviso. • La Dop Il taleggio è stato riconosciuto formaggio Dop, ossia a Denominazione di origine, nel 1988 con decreto D.P.R. 15.9.1988, e formaggio a Denominazione di origine protetta nell'Unione europea nel 1996, con Regolamento Ce 1107/96. Il taleggio è, quindi, uno dei formaggi italiani, le cui caratteristiche peculiari sono tutelate dall'Unione europea, ed è per questo che l'approvvigionamento del latte, la produzione e la stagionatura devono avvenire esclusivamente nella zona indicata dalla legislazione italiana e comunitaria. Fonte: Piacere! Mi chiamo taleggio, pubblicazione a cura del Consorzio di tutela Chi cont att a reti pe r gli a cqu is - A rn ol di Va lt a le g g io w w w. a rn o ld iva lt a le g gi o. it Te l 0 3 4 5 4 7 06 8 - B re sc ia la t w w w. b re sc ia la t. it Te l 0 3 0 7 12 14 5 - D e fe n d i t i.i d n fe e d io ic if se ca . w w w Tel 0 71 7 3 10 3 3 - M a zz ol en i t i.i g g a m or if en ol zz a m . www Te l 0 3 4 1 7 3 11 4 7 focus on febbraio 2012 Interdis+Pam Panorama=Aicube Dalla partnership quinquennale tra le due insegne, un’associazione che vanta un fatturato al consumo di 5,7 miliardi di euro. Si chiama Aicube, l’Associazione di imprenditori italiani indipendenti nata dalla partnership tra Pam Panorama e Interdis. L’accordo, 32 della durata quinquennale, è stato presentato lo scorso 2 febbraio a Milano. Duplici gli obiettivi di questa collaborazione: migliorare l’offerta commerciale e individuare forme di collaborazione e sinergie che consentano di ridurre i costi complessivi di filiera. In termini numerici, si parla di un’associazione che vanta un fatturato al consumo di 5,7 miliardi di euro generato da più di 2.176 punti vendita tra supermercati, ipermercati e superette su tutto il territorio nazionale. Sono fondamentalmente tre i campi d’azione della neonata società: l’offerta commerciale, la private label e la logistica. Sul fronte dell’offerta commerciale la partnership consentirà di condividere i rispettivi know-how di marketing. Per quel che riguarda invece la marca commerciale, la priorità è lo sviluppo di prodotti di qualità a prezzi convenienti, con un’attenzione particolare per le tipicità italiane e locali ad alto zione che il futuro non è più nelle supercentrali d’acquisto dove l’unico obiettivo era la mera somma di fatturati”, ha commentato Arturo Bastianello, presidente del Gruppo Pam. “Ma dalla consapevolezza che solo la creazione di una piattaforma comune per la condivisione di know-how, di esperienze e di best practices può portare reale valore aggiunto al nostro cliente, le cui mq aspettative ed esigenze evolvono con sempre maggiore velocità. Aicube nasce per questo”. Gli fa eco Nicola Mastromartino, presidente di Interdis: “La partnership con miliardi di euro PamPanorama, uno dei migliori gruppi della Gd italiana, farà conseguire consistenti miPanorama con il progetto Formazione per- glioramenti in diverse aree della catena del manente Pam, sia dall’Accademia Interdis. valore e quindi risultati superiori per ciaUn’attenzione particolare, in questo scuno. Oggi Aicube è un punto di partenza campo, verrà dedicata al comparto dei fre- e lo sviluppo futuro sarà perseguito princischi. Completa autonomia, invece, per quel palmente attraverso la crescita del fatturato che riguarda la gestione dei punti vendita. dei negozi esistenti e lo sviluppo parallelo E questo sul fronte sia delle strategie di in- delle reti di vendita di Interdis e PamPanosegna, sia dei relativi piani di sviluppo delle rama, pur rimanendo aperti all’ingresso di nuovi gruppi distributivi che condividano la singole imprese. Entrambe le parti sono soddisfatte: “L’ac- nostra visione del mercato”. cordo con Interdis nasce dalla consideraNunzia Capriglione IL NUOVO GRUPPO VISTO DA VICINO P U N T I V E N D I TA SUPERFICIE COMMERCIALE F AT T U R AT O A L C O N S U M O valore percepito. Infine, per quel che riguarda la logistica distributiva, il campo d’intervento è rappresentato sia dai prodotti industriali che da quelli freschi. Sfruttare, ove possibile, le sinergie nel campo della logistica distributiva, tanto dei prodotti industriali che di quelli freschi. Non solo business. Nell’ambito dell’accordo, un posto in primo piano spetta alla formazione. In Aicube, infatti, confluiscono le esperienze sviluppate in questo campo sia da Pam 2.176 1.007.261 5,7 I DUE PARTNER SOTTO LA LENTE INTERDIS PRINCIPALI INSEGNE AL DETTAGLIO Sidis, Dimeglio, Migross, Supermercati Isa, Eté, Idea Bellezza PRINCIPALI INSEGNE CASH & CARRY Altasfera, Cashville 1.177 NUMERO PUNTI DI VENDITA AL DETTAGLIO 14 NUMERO CASH & CARRY 1.191 TOTALE PUNTI DI VENDITA (DETTAGLIO + CASH & CARRY) 411.261 mq SUPERFICIE COMMERCIALE TOTALE (fonte: Interdis, dati aggiornati al 02.02.2012) PA M P R I N C I PA L I I N S E G N E Panorama, Pam, Metà, In’s 985 PUNTI VENDITA SUPERFICIE COMMERCIALE TOTALE 596.000 mq (fonte: Pam Panorama, dati aggiornati al 02.02.2012) attuaLità febbraio 2012 Insieme per crescere Siglata un’alleanza strategica fra Fiere di Colonia, Fiere di Parma e Federalimentare. “Un’alleanza strategica”: così Thomas Rosolia, Ceo di Koelnmesse Italia, ha definito l’accordo tra Fiere di Colonia, Fiere di Parma e Federalimentare. Presentato a Ism, la grande fiera del dolciario che si è svolta a Colonia dal 29 gennaio al 1° febbraio, il deal rappresenta una grande opportunità per le aziende alimentari italiane che vogliono entrare in nuovi mercati esteri. Koelnmesse - che organizza la più grande fiera alimentare del mondo, Anuga - e Fiere di Parma, insieme a Federalimentare/ Confindustria co-organizzatori di Cibus, la più grande esposizione di prodotti Made in Italy al mondo, hanno dunque stretto un patto d’acciaio le cui ripercussioni si vedranno a breve termine. “L’alleanza di Koelnmesse con Fiere di Parma e Federalimentare è rilevante”, sottolinea Peter Grothues, vice presidente Food Tech & Enviroment di Koelnmesse. “E consente di coordinare nuovi progetti fieristici all’estero, creando una piattaforma per aprirsi a nuovi mercati quali l’Asia e il Medio Oriente”. Ma l’accordo non si ferma qui: “Abbiamo già lanciato una prima, nuova iniziativa con il supporto di Federalimentare e di Fiere di Parma, chiamata Gusto Italia”, spiega Thomas Rosolia. “Questo nuovo progetto consentirà alle aziende alimentari italiane di esporre a Colonia, in Germania, dal 24 al 26 giugno 2012, in una vetrina che si rivolgerà a un target specializzato ed altamente selezionato di buyer provenienti da paesi di lingua tedesca”. All’accordo triangolare partecipa Federalimentare, che ha visto nel deal l’occasione per promuovere ed incentivare a livello internazionale il food Made in Italy, che nel 2011 ha raggiunto 127 miliardi di euro di fatturato. Lo ribadisce Annibale Pancrazio, vice presidente di Federalimentare: “L’alleanza tra le due manifestazioni fieristiche europee del settore alimentare, Cibus ed Anuga, mira a costituire un punto di riferimento unico e autorevole per la promozione, a livello internazionale, delle aziende del settore. Questa collaborazione vuole e deve essere un sinonimo di garanzia per le aspettative delle imprese alimentari italiane e le esigenze dei buyer stranieri che troveranno nelle partecipazioni a marchio congiunto Cibus e Anuga tutta l’eccellenza dell’industria alimentare italiana e la lunga esperienza di due marchi ormai storici che mettono a sistema le reciproche competenze”. Gli obiettivi dell’intesa tra Koelnmesse, Fiere di Parma e Federalimentare li spiega Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma: “Essendo entrambe soggetti leader, ma non concorrenziali per calendario e posizionamento, Cibus e Anuga non solo si confermeranno gli appuntamenti di riferimento rispettivamente negli anni pari e in quelli dispari, ma aiuteranno le imprese alimentari italiane a selezionare e gestire le proprie partecipazioni fieristiche anche nei paesi emergenti. Da un lato abbiamo, infatti, costituito una cabina di regia per gestire, prima, durante e dopo le nostre rispettive fiere, relazioni e appuntamenti con i buyer dei diversi paesi obiettivo del food Made in Italy: Germania ed Europa dell’Est, Giappone, Usa e Asia. Dall’altro, proprio nella prospettiva a breve del nuovo grande mercato unico del Sud Est Asiatico, stiamo lavorando insieme per una grande collettiva firmata Anuga&Cibus al Thaifex,la fiera alimentare in Thailandia evento leader dell’Area, nel maggio 2013”. Angelo Frigerio Torna 33 L’Annuario di Formaggi&Consumi Formaggi&Consumi pubblica la terza edizione dell’Annuario. Una guida per i buyer (Gd, Do, ristorazione collettiva, canale Ho.re.ca. e dettaglio tradizionale) che indica, regione per regione, gli operatori del settore e le loro produzioni. Una sezione sarà inoltre dedicata a tutto il comparto attrezzature e, un’altra, a quello degli ingredienti. L’Annuario sarà in formatoA4 (tiratura complessiva di 20mila copie) e verrà distribuito in allegato a F ormaggi&Consumi n°3 del 9 marzo 2012. Oltre che nelle principali fiere internazionali di settore. SCHEDA ANNUARIO Da rimandare per fax (0362 600616) o per mail ([email protected]) Ricordiamo che l’inserimento in anagrafica è gratuito NOME AZIENDA: INDIRIZZO: TEL E FAX: E-MAIL: SITO: PRESIDENTE: DIRETTORE GENERALE: DIRETTORE COMMERCIALE: DIRETTORE MARKETING: EXPORT MANAGER: PRINCIPALI MARCHI DISTRIBUITI (Indicare i marchi delle varie linee di prodotto) FORMAGGI PRODOTTI: (Non indicare il commercializzato. Indicare se si è produttori o se si lavora solo conto terzi) N. CEE: CERTIFICAZIONI: Per la pubblicità sull’Annuario: [email protected] CONSORZI/ASSOCIAZIONI: EXPORT (Indicare in quali paesi l’azienda esporta): schede Prodotto febbraio 2012 Aperifresco Campagna - Nuova ricetta con olive www.facebook.com/camosciare Breve descrizione prodotto I deliziosi bocconcini di formaggio fresco decorati con spezie ed ingredienti selezionati, oggi nella nuova ricetta con olive, ancora più appetitosi grazie alla presenza di olive verdi e nere anche nella pasta del formaggio. Ingredienti Latte, panna, sale, olive verdi e nere (2%), aglio, pepi, fermenti lattici, aromi, peperone rosso, timo, cipolla, basilico, origano, prezzemolo, olio di semi di girasole, stabilizzante: gluconato ferroso, antiossidante: estratto di rosmarino. Peso medio/pezzature 100 gr. Caratteristiche Il prodotto, lanciato a gennaio 2012, è servito su un pratico vassoio con stecchini. Dedicato a Gdo, grossisti, dettaglio tradizionale, è in promozione con evidenziazione nei PdV, volantini, tagli prezzi, pagina facebook. Formaggio Real Cabre - Casearia Bresciana Cabre www.cabre.it Breve descrizione prodotto RealCabre è un formaggio semiduro a pasta cotta prodotto con latte nazionale intero pastorizzato, con aggiunta di fermenti naturali selezionati. La lavorazione si caratterizza nei seguenti aspetti: la cagliata viene tagliata fino ad ottenere una granulometria molto fine (grande come un chicco di riso); il contenuto di siero residuo nella cagliata è molto basso; la cagliata viene sottoposta ad un trattamento termico che raggiunge i 54°C prima dello scarico dalla polivalente.; la formatura, la salatura per immersione e la stagionatura (di circa 90 giorni) completano il processo produttivo. Ingredienti Latte vaccino italiano ( 98% ), sale (2.0 %), tracce di caglio. Può contenere tracce di proteina dell’uovo (lisozima). Peso medio/pezzature Forma cilindrica, con diametro di 15 cm (scalzo 10-12 cm), per un peso di 2,2 Kg. circa. Caratteristiche La crosta è giallognola mentre la pasta si presenta di colore pagliarino, friabile, saporita e gustosa. E’ apprezzato come formaggio da tavola per chi ha nostalgia dei sapori di una volta. Shelf life Quando conservato in condizioni ambientali idonee (+4° / +8°C), mantiene inalterate le sue caratteristiche per almeno 120 gg. dalla data di confezionamento. 34 Cacio di Bosco Pecorino al tartufo www.forteto.it Breve descrizione prodotto Formaggio pecorino stagionato al tartufo. Ingredienti Latte ovino pastorizzato, sale, tartufo bianchetto (0,5%), caglio, fermenti lattici. Peso medio/pezzature Forma a cilindro, dimensioni dello scalzo 6-10 cm, diametro 20 cm circa, peso 2 Kg ca. Caratteristiche Tre mesi di maturazione. Dalla pasta compatta, di colore bianco-paglierino, dal gusto dolce ma saporito di latte di pecora e l’aroma del tartufo. Con aromi e profumi sviluppati e ben equilibrati. Shelf life 150 giorni. Mozzarella per pizza www.caseificiogiordano.it Breve descrizione prodotto Formaggio fresco di latte vaccino a pasta filata. Senza conservanti. Core business del caseificio Giordano sono le mozzarelle per la pizza; oltre a mozzarella in acqua in diversi formati, scamorze, ricotta e mozzarella di bufala, prodotte rispettando l’antica tradizione tramandata dalla costiera amalfitana. Oggi nello stabilimento situato in un territorio incontaminato ai margini del Parco del Ticino si utilizza esclusivamente latte italiano di provenienza lombardo piemontese. Ingredienti Latte, caglio, sale, fermenti lattici. Peso medio/pezzature Mozzarella cubettata in vaschette da 3 Kg; Mozzarella julienne in vaschette da 2,5 Kg; Mozzarella filone da 1 Kg (termoformata e flow pack). Caratteristiche Superficie esterna liscia e lucida, pasta filata con fibre lunghe e di consistenza elastica. Sapore gradevole di un prodotto di fresca produzione. Odore di latte e colore bianco latte. Shelf life 30 gg mozzarella filone termoformato; 21 gg mozzarella filone flow-pack; 25 gg mozzarella cubettata e julienne. Formagella Bagatel - Arnoldi Valtaleggio www.arnoldivaltaleggio.it Breve descrizione prodotto Formagella dalla pasta elastica e dal gusto delicato. Ingredienti Latte vaccino, sale e caglio. Peso medio/pezzature Circa 1.8 Kg Caratteristiche Formagella dolce e delicata dalla pasta compatta ed elastica. La crosta rugosa è caratterizzata da un marchio a fuoco riportante il disegno delle tipiche baite della Val Taleggio. Shelf life 40 gg dal confezionamento. Fette Gold Entremont www.entremont.it Breve descrizione prodotto Entremont arricchisce la sua gamma di fette con un formaggio di carattere da consumare in tutte le occasioni, sia caldo che freddo. Otto deliziose fette e saporite tagliate sottili e irresistibilmente fondenti. Ingredienti Formaggio a pasta pressata cotta al latte pastorizzato, 26% di materia grassa nel prodotto finito. Peso medio/pezzature 200 gr. Caratteristiche Confezionamento in vaschetta richiudibile per garantire una conservazione ottima. Disposizione delle fette sfalsate nella confezione per renderle facilmente prelevabili. Shelf life 50 giorni. Spizzico in bustine – Caseificio Palazzo www.murgella.it Breve descrizione prodotto Bocconcini di scamorza (anche nella variante affumicata). Ingredienti Latte intero vaccino, sale, caglio. Peso medio/pezzature 25 grammi circa, proposti in coppia. Caratteristiche Bocconcini di scamorza fresca di circa 30 grammi, perfetti per aperitivi sfiziosi, per arricchire antipasti e piatti classici o come gustosi snack. È consigliata una rivisitazione della caprese. Shelf life 35 gg. Formaggio branzi – Caseificio Paleni www.caseificiopaleni.com Breve descrizione prodotto Il formaggio branzi è prodotto con latte montano delle valli bergamasche e appartiene alla categoria dei formaggi a pasta semicotta. Di forma cilindrica, con diametro di circa 36/42 cm, un’altezza scalzo di 9 cm. La pasta si presenta elastica di colore giallo paglierino, con occhiatura diffusa e regolare. Il gusto caratteristico e aromatico ricorda gli antichi sapori di montagna. É un ottimo formaggio da tavola, che si sposa perfettamente con la polenta. Ingredienti Latte di bufala, sieroinnesto naturale, caglio, sale. Peso medio/pezzature Latte, sale, caglio. Caratteristiche Peso di 10/12 Kg. Shelf life 45 gg. Casatta di Corteno Golgi www.cissva.it Breve descrizione prodotto Dove la Valcamonica ha inizio, su alpeggi incontaminati, nasce un formaggio dalla storia e dagli aromi inimitabili. Stagiona, lontano dalla frenesia di fondovalle, nell’antica casera dai ripiani in legno. Autorevole nel gusto, ma non aggressivo, come i luoghi dove si produce. La Casatta di Corteno Golgi è una formaggella tipica delle Valli di Corteno Golgi, paese ubicato nell’alta provincia di Brescia. E’ a pasta semicotta prodotta con latte parzialmente scremato in centrifuga. Ingredienti Latte vaccino, caglio, sale, fermenti lattici. Peso medio/pezzature 2-4 Kg. Caratteristiche Colore bianco avorio, odore gradevole, caratteristico, sapore deciso, consistenza morbida, crosta con facce piane recanti a fuoco il marchio Casatta di Corteno Golgi ed al centro il marchio Cissva, non edibile. Shelf life 60 giorni circa. Stracchino Conrado alta qualità www.caseificiopugliese.com Breve descrizione prodotto Lo stracchino Conrado Alta Qualità è un formaggio fresco a pasta molle da tavola. Ingredienti Latte vaccino di stalle piemontesi selezionate, fermenti lattici, sale, caglio. Peso medio/pezzature 165 gr. peso fisso. Caratteristiche L’odore dello stracchino Conrado alta qualità è quello di un prodotto tipico fatto solo con latte, generato da una filiera certificata dal Csqa di Thiene, dove l’alimentazione zootecnica è priva di Ogm. Ha la forma caratteristica di panetto regolare in ogni superficie con aspetto uniforme. Il suo sapore è delicatamente acidulo. La sua pasta si presenta morbida, cremosa, con tessitura omogenea, uniformemente compatta, priva di occhiature marcate. Lo stracchino, presenta anche una facile spalmabilità. Shelf life 17 gg. Mozzarella di Bufala Campana Dop 250 gr. www.fattoriegarofalo.it Breve descrizione prodotto Formaggio fresco a pasta filata, ottenuto con latte di bufala intero pastorizzato attraverso fermentazione lattica naturale. Ingredienti Latte di bufala, caglio, sale. Peso medio/pezzature 250 gr. Caratteristiche Formaggio a pasta filata con crosta sottile, colore bianco porcellanato, consistenza elastica, struttura fibrosa leggermente fondente, sapore caratteristico dolce leggermente acidulo ed aroma tipico. Shelf life 25 giorni. I Formaggini di In.Al.Pi. www.inalpi.it e www.lebontainalpi.it Breve descrizione prodotto Triangolini di formaggio fuso a spicchi, genuina cremosità buona da spalmare su una fetta di pane per una merenda sana e nutriente, da aggiungere in un piatto caldo per arricchirlo e renderlo speciale, da mangiare sfusa a fine pasto o in qualunque ora del giorno per uno spuntino pratico, veloce e gustoso. Ingredienti Latte (40%), formaggio, proteine del latte, panna, sali di fusione (citrato di sodio), correttore di acidità (acido citrico). Peso medio/pezzature Otto monoporzioni in scatola tonda da 140 grammi. Caratteristiche Innovativa ricetta a base di latte fresco piemontese proveniente da allevamenti certificati Italialleva, garanzia di una filiera corta e controllata. Shelf life 6 mesi. febbraio 2012 Castelgrotta. “Il tesoro dei salbanei” www.latterievicentine.it Breve descrizione prodotto Formaggio legato al territorio della pedemontana vicentina. Viene stagionato in grotta per oltre 5 mesi a temperatura e umidità senza condizionamenti forzati. Ingredienti Latte, fermenti lattici, sale e caglio. Peso medio/pezzature 11 Kg. a forma. Caratteristiche Formaggio a latte intero a pasta molle. L’affinamento in grotta naturale conferisce al prodotto un gusto unico, dal sapore marcato e deciso, per palati esigenti e raffinati. Shelf life 120 giorni. Formagella di Tremosine www.alpedelgarda.it Breve descrizione prodotto Formaggio tipico di Tremosine a pasta morbida, occhiata, dal sapore fragrante e dal profumo delicato delle essenze dei prati di montagna. Ottenuta con latte di vacca di razza bruna appena munto. Prodotto nelle stalle dell’altipiano di Tremosine, nel cuore del Parco Alto Garda bresciano. Sapientemente stagionata in locali con muffe selezionate. Ingredienti Latte, fermenti lattici vivi, caglio e sale. Peso medio/pezzature Da 1,4 - 1,8 Kg circa. Da conservare in ambienti a temperatura controllata. Caratteristiche Formaggio semigrasso a pasta semicotta. Tronchetti www.delgiudice.it Breve descrizione prodotto Creazione recente, i tronchetti si presentano come tanti ramoscelli troncati, lunghi circa 12 cm con diametro di 1 cm. Appartengono alle paste filate fresche e vengono formati completamente a mano per poi essere opportunamente troncati dopo la fase di rassodamento. La caratteristica di poter essere ulteriormente sfilacciati in modo tale da partecipare alla coreografia di qualche bel piatto, portano con loro tutta la freschezza ed il gusto di latte degli omonimi latticini. Ingredienti Latte pastorizzato, caglio sale, fermenti lattici vivi. Stick di Parmigiano Reggiano stagionato 30 mesi Parmareggio www.parmareggio.it e www.facebook.com/Topolini.Parmareggio Breve descrizione prodotto Ingredienti Lo Stick di parmigiano reggiano stagioLatte, sale e caglio. Il parmigiano reggiano è nato 30 mesi Parmareggio è una novità un formaggio senza conservanti. in distribuzione dal 1° gennaio 2012, un Peso medio/pezzature formaggio di qualità, da veri intenditori. Lo Stick di parmigiano reggiano 30 mesi ParCon questo prodotto, Parmareggio ha mareggio è disponibile nel formata da 100 voluto coniugare la bontà del parmigiano grammi, confezionato in atmosfera protettiva, reggiano stagionato 30 mesi, un formagin cartone espositore. gio straordinario dal sapore deciso ed Caratteristiche equilibrato, con un aroma intenso e perPer apprezzarlo pienamente gustalo a scaglie e sistente ed una struttura friabile per la sentirai i profumi delle erbe e dei fiori tipici delizia dei palati più esigenti, con la pratidella zona di produzione. Oppure grattugialo, cità di uno Stick da 100 grammi, solo ed esalterai i sapori dei tuoi piatti più ricercati polpa e privo di crosta. Lo Stick 30 mesi e tradizionali. Il Parmareggio 30 mesi si acParmareggio è la quantità ideale per i sincompagna molto bene con i vini rossi, le comgle, i piccoli nuclei familiari e per chi riposte di frutta e l’aceto balsamico di Modena. cerca la freschezza di un formaggio Shelf life come appena aperto. 150 giorni. Mozzarella di bufala bio Dop www.pontereale.it Breve descrizione prodotto Mozzarella di bufala campana biologica e convenzionale filata a mano, prodotta secondo le più antiche tradizioni. Ingredienti Latte di bufala pastorizzato da agricoltura biologica, siero innesto naturale, sale, caglio. Peso medio/pezzature 125, 250 grammi. Caratteristiche Aspetto esterno simile alla madreperla, sapore dolce, di fermentazione lattica, struttura elastica nelle prime 10 ore. Shelf life 21 gg. Asiago Dop prodotto della montagna www.caseificiopennar.it Breve descrizione prodotto E’ il formaggio tradizionale dell’Altopiano di Asiago che si caratterizza fortemente per il suo profumo fresco, latteo, lievemente fiorito, dal sapore dolce e gradevole.Tutta la filiera produttiva avviene nel rispetto di un rigoroso disciplinare di produzione che esalta il ripetersi di un’antica tradizione a tutela dei pascoli montani. La mungitura del latte, come anche la trasformazione in formaggio e l’affinamento in assi d’abete, avviene in montagna nel territorio Dop tra Veneto e Trentino, ad un’altitudine compresa tra i 900 e i 2.300 metri. L’uso di solo latte italiano delle nostre alpi con certificazione di rintracciabilità è garanzia di altissima qualità. L’ambiente incontaminato dei pascoli alpini e la grande tradizione casearia rendono questo formaggio un pregiato gioiello di naturale bontà. Ingredienti Latte, sale, caglio, fermenti lattici. Peso medio/pezzature Forme da 14 Kg per l’asiago pressato e forme da 8 Kg circa per l’asiago stagionato. Caratteristiche L’asiago pressato prodotto della montagna è un formaggio a latte intero pronto al consumo dopo 30 giorni di affinatura. L’asiago stagionato prodotto della montagna è un formaggio prodotto a latte crudo parzialmente scremato, l’affinamento dura dai 120 giorni ai tre anni, può essere quindi mezzano, vecchio o stravecchio. Shelf life Per i prodotti di taglio fresco si conservano in frigo una decina di giorni. Pecorino del Lago di Bolsena www.tusciaformaggi.it Breve descrizione prodotto La crosta è elastica di colore avorio uniforme; la pasta, di colore giallo-paglierino è di consistenza semidura. All’olfatto si notano sentori di latte ovino fresco; il gusto è marcato con presenza di sensazioni acidule che diventano pronunciate durante la masticazione. Ingredienti Latte ovino pastorizzato, caglio, sale Peso medio/pezzature kg. 2,1-2,3 scalzo dritto Ø 20 cm Caratteristiche Alta Tuscia Formaggi impiega per la produzione solo latte fresco raccolto nella zona del Viterbese. Ciò permette di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del latte ed ottenere Pecorino dal gusto molto apprezzato dai consumatori. Shelf life 6 mesi. Meggle Fiore Bavarese www.meggle.it Breve descrizione prodotto Breve descrizione prodotto E’ il burro originale tedesco dal colore giallo paglierino, frutto della lavorazione del latte intero e della selezione delle migliori panne. Una speciale lavorazione a processo lento lo rende particolarmente morbido e facilmente spalmabile anche appena tolto dal frigo. Meggle Fiore Bavarese ha un sapore delicato, buono come condimento o semplicemente a crudo, spalmato su una fetta di pane. L’ottima qualità di questo burro garantisce un’ottima resa durante la lavorazione quando usato come ingrediente. Ingredienti Burro prodotto da panna fresca. Peso medio/pezzature 250 gr. Disponibile anche in vaschette monodose da 16,7 gr, in confezione da sei pezzi. Caratteristiche Burro tedesco, da latte intero di prima lavorazione. Shelf life 120 gg. Formaggio Fuso Fusella Sabbionara www.caseificiosabbionara.com Breve descrizione prodotto Formaggio spalmabile, prodotto principalmente con Trentingrana. È un formaggio fresco, dal sapore dolce e gradevole, da gustare sia direttamente che come ingrediente per piadine, panini caldi, ecc. Ingredienti Formaggio Trentingrana grattugiato, latte vaccino, panna, acqua; sale di fusione: sodio citrato. Peso medio/pezzature Confezioni da 250g circa, da vendersi a peso. Caratteristiche Pasta dall’aspetto cremoso; colore bianco/giallo paglierino; consistenza cremosa; odore di latte e panna cotta; sapore gradevole e dolce. Shelf life 15 giorni. Squacquerone www.caseificiocomellini.com Breve descrizione prodotto Lo squacquerone di Romagna è un formaggio a pasta molle e a maturazione rapida, prodotto utilizzando il latte vaccino proveniente da allevamenti del comune di Castel San Pietro Terme e zone limitrofe. Le caratteristiche dello scquacquerone di Romagna, che lo distinguono da altri formaggi a pasta molle a maturazione rapida, sono il colore della pasta bianco perlacea, la consistenza cremosa e l’elevata spalmabilità nonché il suo aroma delicato, tipicamente di latte, con una nota erbacea. Lo squacquerone sarà presto inserito tra i prodotti Dop; il 15 ottobre 2011, infatti, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea la domanda di riconoscimento per questo prodotto. Ingredienti Latte vaccino pastorizzato, fermenti selezionati autoctoni, caglio e sale. Peso medio/pezzature Lo squacquerone viene confezionato in flowpack con Atm nei formati da 300 e 650 grammi, mentre il formato da 1.200 grammi viene incartato a mano. Shelf life 15 giorni per le confezioni in atmosfera modificata, 12 giorni per gli altri casi. Fior di latte www.caseificionicastro.it Breve descrizione prodotto Formaggio a pasta filata da latte vaccino, forma sferica, colore bianco porcellanato, consistenza corposa, superficie liscia e lucente. Ingredienti Latte vaccino pastorizzato, caglio e sale. Peso medio/pezzature Kg. 2,1-2,3 scalzo dritto, diametro 20 cm. Caratteristiche 250 grammi. Shelf life 10/15 giorni. 35