Disegno letterario. Il fumetto come strumento educativo.
L’uomo imparò prima a disegnare e poi a scrivere, utilizzando le immagini stilizzate
delle cose e unendole ai suoni. “Il fumetto nasce quando l’uomo delle caverne, prima
ancora che venisse inventata la scrittura, tentava di riprodurre con disegni sulle pareti
di roccia, le pareti della sua dimora, quindi, le sue avventure di guerra e di caccia”i[1].
L’idea di utilizzare le espressioni artistiche come mezzo di comunicazione ha dunque
origini antichissime e arriva fino ad oggi. Molto appropriata, dunque, l’affermazione di
Wells: “Il fumetto non è una novità!”ii[2], con riferimento al fatto che l’idea di narrare
una storia attraverso le immagini era caratteristica già degli antichi Greci e degli
egiziani. Saltando da un’epoca all’altra si può ricordare, con lo studioso Ernst H.
Gombrichiii[3], l’affermazione di papa Gregorio Magno, il quale alla fine del ‘500 aveva
capito che: “La pittura può servire all’analfabeta quanto la scrittura a chi sa leggere”.
L’arte dunque come tramite per la diffusione, la spiegazione e l’interpretazione della
realtà. Senza dilungarci, sarà sufficiente ricordare che persino i grandi committenti e i
grandi artisti, non solo del Rinascimento italiano ma di tutte le epoche, si sono serviti
delle immagini per trasmettere i loro pensieri e stati d’animo, per arrivare con
l’immagine lì dove le parole non avrebbero potuto essere altrettanto efficaci. Basti
pensare al Giudizio Universale nella Cappella Sistina di Michelangelo, o all’Inferno di
Luca Signorelli nel duomo di Orvieto o a un Sabba di Goya, e avremo subito in mente,
efficace più di mille moniti e parole, la dannazione e la paura, l’angoscia dell’uomo di
fronte al nulla, al male.
Facendo un piccolo excursus storico sulle origini del fumetto moderno si deve risalire
all’Antico Egitto e ai papiri, con raffigurazioni simili a vere e proprie vignette: la serie
di figure sui muri, lette una dopo l’altra, narravano una storia ben precisa. Nel I secolo
a.C. arriviamo a Roma e alle Tabulae satiriche, specchio e denuncia dei mali di una
società corrotta. Tra l’altro la satira diverrà uno dei motivi dominanti del fumetto
moderno. Ma l’esempio migliore, per Wellsiv[4], è datato 1066 d.C., quando i
Normanni invasero la Gran Bretagna. Il famoso arazzo di Bayeuxv[5] (fig.1) è un vero
e proprio racconto epico, fatto di figure e di parole, che a un primo colpo d’occhio può
sembrare una scena sola, ma che in realtà è composto da tante raffigurazioni
distinte. Nel Medioevo, inoltre, era molto diffusa, anche grazie al già citato
Gregorio Magno, la cosiddetta Bibbia pauperum, che narrava parabole e gesta di
Gesù attraverso illustrazioni commentate da un versetto o da una didascalia, in latino
prima e poi in volgare. Tutto il Medioevo e parte del Rinascimento conserveranno
questa forma d’arte per narrare con la maggior precisione possibile i fatti del Vecchio
e del Nuovo Testamento: da Beato Angelico a Botticelli.vi[6]
Nel Settecento due pittori, l’inglese Hogarth e il francese Daumier, fecero diventare il
racconto per immagini una satira di costume, riprendendo la tradizione romana delle
Tabulae. Essi dipingono un mondo corrotto e quasi irreale in maniera brutale e talvolta
feroce, anticipando così uno dei filoni di maggior successo del fumetto odierno.
I precursori veri e propri, secondo Guerrera, Fossati e Boschesi, sono stati alla fine
dell’Ottocento lo svizzero Rodolphe Töpffer e il tedesco Wilhem Busch, i quali insieme
ad un’intera équipe di disegnatori invasero le pagine dei maggiori giornali europei con
storie brevi, fatte di immagini e commenti, toccando quei temi che saranno in seguito
ripresi e sviluppati nei fumetti degli anni ‘50. Busch, poeta e disegnatore, fu uno dei
“Pochi grandi epigrammisti tedeschi, critico spietato del meschino e tutto esteriore
mondo borghese, umorista apparentemente infantile, in realtà era un crudele satirico,
il cui pessimismo disperava della perfettibilità del genere umano e non aveva più
alcuna fede. Il che lo accostava al filosofo Schopenhauer”vii[7]. Di Töpffer, figlio del
caricaturista, pittore e professore universitario ginevrino Wolfgang Adam e osannato
per il suo talento persino da Goethe, si occupa Manuela Busino Maschietto,
nell’introduzione alla sua opera omnia: “Adesso che i fumetti sono stati consacrati
genere letterario e che persino nelle università se ne studiano le tecniche, le
tematiche e le filiazioni, era inevitabile che si andassero ricercando gli iniziatori del
genere e si discutesse su chi per primo inventò tal modo di espressione […]. È chiaro
che il ginevrino Rodolphe Töpffer occupa un posto di primo piano nella storia delle
origini del fumetto”viii[8]:.
Il fumetto ha quindi alle spalle un’eredità pesante, trattandosi di un prodotto
composito che nasce dall’incontro fra letteratura e immagine artistica. Alinari e
Fumagalli arrivano a definire il fumetto, infatti, come un “disegno letterario”
precisando che “Il disegno ha assunto un valore nuovo rispetto al passato. Una volta
serviva essenzialmente come preparazione a opere più elaborate; oggi, invece, ha
assunto un valore in sé”ix[9]. Secondo Vitzhum il disegno odierno oscilla fra
“romanticismo” e “classicismo”: ovvero tra chi esprime un impulso immediato e chi
invece vuole raggiungere una pura forma ideale, anche se i due momenti non si
escludono a vicenda, anzi molte volte si giustappongono. Tornando al fumetto, il
connubio tra arte e letteratura per molti autori, tra cui Eco, è totale e si ha unendo il
contenuto delle nuvolette – dette Ballons, in realtà perfezionamento dei filatteri
utilizzati in alcune pitture medievali – con l’immagine disegnata: il risultato è la
Vignetta. Tutto ciò non ha impedito ai creatori di fumetti di dare a quest’arte delle
caratteristiche proprie e assolutamente originali.
La nascita del fumetto, così come lo conosciamo e lo leggiamo oggi, è avvenuta
negli Stati Uniti d’America nel 1895 sul New York World grazie a una geniale
intuizione di J. Pulitzer, che pensò di incrementare il pubblico con un supplemento
domenicale illustrato e a colori per l’infanzia contenente le storie di YELLOW KID
(fig.3) di Richard Felton Outcauld.
Le tavole di Outcauld, denominate Down Hogan’s Alley nel quotidiano, hanno per
protagonisti dei disadattati abitanti di quartieri poveri e malfamati e ruotano attorno al
personaggio fisso, Yellow Kid appunto, un grottesco ragazzino, calvo con le orecchie a
sventola e vestito con un malandato camicione giallo.
Fu un tale successo che nel giro di pochi anni, nel 1907, dalle tavole domenicali si
passò alle strisce in bianco e nero giornaliere.
Una domanda a questo punto è d’obbligo: perché il fumetto ha raggiunto un tale
successo nel giro di un secolo? Tempi eccezionalmente brevi, se si pensa alle correnti
artistiche e letterarie del passato. Jean Mukarovsky sostiene quella che può sembrare
un’arte puramente ottica, come ad esempio la pittura o il disegno è in realtà, come nel
caso del fumetto, un insieme di codici di comunicazione: “La comunicazione contenuta
nell’opera è di solito inghiottita e nascosta dalla funzione pratica che potrebbe
rivestire, come nel caso di un’opera di architettura”x[10]. In altre parole, unendo il
codice letterario con quello artistico, si ottiene una sorta di decodificazione della
comunicazione, una semplificazione che ha sicuramente contribuito alla fortuna del
fumetto nel mondo. Concordano appieno con questa teoria anche Fumagalli e Alinari:
il fumetto “Consente un’economia della ricezione del messaggio. Il messaggio del
fumetto, infatti, interessa la vista, che si avvale del disegno, e la lettura, che percorre
le nuvolette, oppure l’ascolto nel caso che le parole dei personaggi raffigurati siano
diffuse in forma sonora, acustica, dai mass-media”xi[11].
“Le tecniche di riproduzione delle immagini impiegate oggi dall’industria culturale
hanno permesso la diffusione su larga scala delle letterature dell’immagine,
specialmente in due forme che hanno incontrato un largo successo popolare: i Comics,
basati su sequenze di disegni, e i fotoromanzi, basati su sequenze di fotogrammi.[…] I
Comics nella loro forma moderna – vedi i precedenti nei racconti iconografici su papiri
o ceramiche greche – presentano tre caratteristiche:
A. Narrazione ottenuta mediante una successione di Vignette.
B. Permanenza di uno stesso protagonista in una Serie a pubblicazione periodica.
C. Presenza di Nuvolette che racchiudono il testo, ovvero il dialogo tra i
personaggi.”xii[12]
I fumetti quindi – per Gubern, Fumagalli e Alinari – si basano sull’integrazione di due
tipi di linguaggio differenti: quello iconico e quello verbale, che riproducono sulla carta
due informazioni abituali e fondamentali della comunicazione quotidiana tra esseri
umani: quella offerta dalla percezione visiva e quella derivante dai messaggi orali. Il
linguaggio iconico, inoltre, è caratterizzato dalla massima sinteticità e percettività. I
due linguaggi sono perfettamente fusi all’interno della vignetta. Quest’ultima trae
ispirazione e struttura dai mezzi cinematografici per inquadrare i personaggi e gli
schemi visivi: troviamo “inquadrature” tipiche come il primissimo piano, il piano
americano, il campo lungo e così via. Tullio De Mauro attribuisce alla funzione
comunicativa del linguaggio del fumetto una notevole efficacia: “Ha un'escursione
semantica notevole, dal baby talk e dalla interattività a formulazioni elaborate come
mostrano più esperienze (la serie americana "for Beginners" di Writers and Readers
Inc., in cui ci sono testi introduttivi per es. a Saussure o a Freud, assai ben fatti, o i
Manga giapponesi in cui c'è di tutto dalla storia patria alla filosofia ecc.). I due
linguaggi - iconico e verbale - coesistono nel fumetto, benché questo dipenda molto
anche dagli stili, assai variabili. La forza di Schulz ad esempio è una accorta, callida
iunctura
diceva
Orazio,
di
poche
parole
essenziali
e
straordinarie
immagini
autosemantiche. Così le vignette di Altan. Altrove il fraseggio è più elaborato. In
generale la coesistenza pare potenzialmente felice”xiii[13]. Per Umberto Eco non è un
caso che i fumetti abbiano avuto un enorme successo: “Il fumetto è commissionato
dall’alto, funziona secondo tutte le meccaniche della persuasione occulta, suppone nel
fruitore un atteggiamento di evasione che stimola immediatamente le velleità
paternalistiche dei committenti. E gli autori per lo più si adeguano: così il fumetto, per
la maggior parte dei casi, riflette l’implicita pedagogia di un sistema e funziona come
rafforzamento occulto dei miti e dei valori vigenti”xiv[14]. Anche Guerrera è d’accordo
su questo punto, e sottolinea come soprattutto negli Stati Uniti quella che inizialmente
era solo un’appendice divertente e di veloce e non impegnativa lettura, divenne poi un
potente mezzo di persuasione, superiore a quello del Romanzo d’Appendice, del quale
aveva preso il posto come oggetto di piacevole ricezione da parte del lettore.
Del resto, dalle caratteristiche etiche e psicologiche degli eroi protagonisti dei
Comics è derivata la loro utilizzazione politica: in alcuni casi pienamente
cosciente, in altri inconscia. L’elevata delle grandi agenzie di distribuzione americane
che acquistavano i diritti d’autore per rifornire di fumetti le testate dei giornali. Questo
sistema esigeva da un lato una conformistica adesione all’etica dell’american way of
life, ma dall’altro favoriva i rapporti con l’industria cinematografica dei nascenti cartoni
animati.
Tra gli esempi più famosi ricordiamo in America DENNIS THE MENACE,
immagine e propaganda della tipica famiglia americana middle class; LITTLE ORPHAN
MAGGIE, un chiaro supporto al maccartismo nazionalistico; JIGGS AND MAGGIE
(fig.4), in Italia Arcibaldo e Petronilla, come specchio del matriarcato americano e
infine la figura di PAPERON DE’ PAPERONI (fig.5), come simbolo dei vizi di un
capitalismo fondato sul culto del denaro e sullo sfruttamento dei propri simili. In
Giappone vennero utilizzati i fumetti di questo genere durante la seconda guerra
mondiale, per esporre le ambizioni espansionistiche con LE AVVENTURE DI DANKISHI,
di Keizo Shimada. Per finire, nell’Italia fascista, visto il successo strepitoso ottenuto
dai supereroi americani dal 1934 al 1938, il Minculpop proibì le pubblicazioni straniere
(tranne Topolino, pare per intercessione degli stessi figli del duce!) a favore di quelle
italiane. Tra gli eroi autarchici più popolari troviamo il mozzo TORE e il legionario
ROMANO disegnato da Caesar per Il Vittorioso (fig.2).
“Il fumetto – continua Eco - lungi dall’essere solo specchio del sistema, ci offre,
attraverso personalità geniali […] due escamotages”xv[15]:
a. Una satira precisa che coglie i contorni di una società industriale moderna
b. La capacità di dare vita attraverso l’assurdo a un mondo “puramente allusivo”: è il
caso di KRAZY KAT (fig. 7) di George Harriman.
L’esempio più evidente e significativo è per Eco quello dei PEANUTS di Charles M.
Schulz, che il semiologo definisce, consapevole di far storcere il naso a qualcuno,
un vero e proprio poeta. CHARLIE BROWN (fig.6) è infatti un eroe del nostro tempo, è
“un momento della Coscienza Universale”. La poesia che Schulz fa scaturire dal
gruppo di bambini che formano gli amici di Charlie Brown “nasce dal fatto che in essi
ritroviamo tutti i problemi, tutti i patemi degli adulti che stanno dietro le quinte. […]
Questi bambini ci toccano da vicino perché sono dei mostri: sono le mostruose
riduzioni
infantili
di
tutte
le
nevrosi
del
moderno
cittadino
della
civiltà
industriale”xvi[16].
I Peanuts ci coinvolgono anche perché ci si accorge che se sono dei mostri è perché la
società, gli adulti, i loro genitori, li hanno resi tali. “Il mondo dei Peanuts è un
microcosmo, una piccola commedia umana sia per il lettore candido, che per quello
sofisticato”xvii[17]. Schulz, come poeta dell’infanzia, mostra con pochi colpi di matita
la sua versione della condizione umana. Da qui la differenza tra un buon fumetto e un
cattivo fumetto: nel primo la ripetizione di situazioni dà vita a una serie infinita di
combinazioni in armonia con la struttura di base che mai sminuisce l’ispirazione,
mentre il cattivo fumetto è quello che annoia e dove la ripetizione è una dimostrazione
di povertà inventiva.
Ritenuto fino a poco tempo fa un prodotto per gli adolescenti, il fumetto è
diventato ormai un vero e proprio fenomeno di massa, rappresentando per
Guerrera la nuova mitologia della civiltà dell’immagine, e raggiungendo proporzioni
tali da interessare sociologi, letterati, antropologi e studiosi di ogni disciplina. Il
fumetto rivela così una natura polimorfa, adatta a tutti e buona per tutti. I ragazzi lo
leggono per divertirsi e per proiettarsi nelle avventure dei loro eroi preferiti,
immaginando un futuro carico di aspettative; gli adulti invece, oltre che per il piacere
di una buona lettura, comprano i fumetti anche per analizzare da vicino un fenomeno
di massa sempre più influente.
I fumetti sono dotati di una ricca casistica di situazioni, come una sorta di
mitologia moderna li lega al presente: un presente non di cronaca – moltissimi
sono i fumetti che hanno sfondo storico o fantastico – ma un presente artistico valido
sempre e per tutte le generazioni.
Per Fossatixviii[18] i fumetti hanno letteralmente conquistato il mondo degli adulti e
degli adolescenti sia grazie ad una distribuzione capillare curata nei dettagli dalle
grandi agenzie americane, sia grazie alla nascita di numerose scuole nazionali e
internazionali in tutto il mondo. “Naturalmente non sono mancate periodiche critiche –
aggiunge lo studioso- da parte di insegnanti e genitori, che hanno accusato le storie
disegnate di essere diseducative o peggio. Tranne rarissime eccezioni questo
atteggiamento negativo è ormai tramontato un po’ in tutto il mondo e i fumetti sono
da tempo presi in considerazione anche dalla cultura ufficiale”xix[19]. A tale proposito
è opportuno citare gli eventi che hanno reso possibile l’elevazione del fumetto nelle
sfere “alte” del sapere.
Già nel 1967 nelle prestigiose sale del museo del Louvre di Parigi, vi fu per la prima
volta in Europa una notevole esposizione di fumetti. All’Archivio Storico dell’Arte
Contemporanea della Biennale di Venezia sono conservate numerose tavole originali,
di autori non solo italiani, mentre il Metropolitan Museum di New York ha dedicato più
volte importanti mostre internazionali a disegnatori e a sceneggiatori di fumetti. Nel
1974, a Greenwich, vicino New York, è stato inaugurato il primo museo al mondo
dedicato ai fumetti, mentre altri sono nati ad Angoulème e a Bruxelles, e a Torino è
stato aperto un vero e proprio archivio storico.
Il fumetto, come tutto il resto può o non può essere veicolo educativo nella nostra
società, abituata alla comunicazione di massa, ai messaggi pubblicitari e non,
veicolati attraverso canali sempre più multimediali.
Questo ci porta ad osservare un duplice scenario: infatti se da un lato ci si disabitua
alla lettura pura e semplice a discapito di una visione di insieme delle informazioni che
ci giungono, dall’altro si impone un affinamento delle capacità di “leggere il mondo”;
ma per far ciò, affinché si sviluppi questo senso critico, è necessario che l’educazione
si rinnovi, dia nuove possibilità di ampliamento di se stessa e del modo di interpretarla
e di applicarla.
Le interpretazioni di questa operazione di lettura e di rinnovamento dell’educazione
attraverso i canali mediatici sono state molteplici e influenzate di volta in volta da
premesse filosofiche, ideologiche o sociali.
In pedagogia si intende per educazione l’insieme delle iniziative individuali e
collettive che tendono ad orientare in modo sistematico un individuo o una
collettività verso obiettivi prefissati, attraverso svariati metodi.
A questo punto è necessario evidenziare come il nucleo sia costituito da almeno tre
elementi convergenti:
c. Una modifica del comportamento.
d. Un processo di integrazione sociale.
e. Una acquisizione di modelli culturali.
Nella sua applicazione pratica, questo processo presuppone la presenza di un
educatore professionale che sappia utilizzare gli strumenti che le scienze psicopedagogiche mettono a nostra disposizione. Ed è proprio fra questi strumenti
educativi che si colloca il fumetto. Il fumetto ha un preciso valore educativo e
pedagogico: può essere utilizzato come strumento di promozione attraverso cui
veicolare messaggi di valenza sociale, o essere utilizzato come mezzo espressivo per
stimolare l’immaginazione, la fantasia dei ragazzi o come supporto allo sviluppo di
percorsi formativi.
Per collaborare con i docenti alla crescita educativa e culturale dei giovani studenti, il
Ministero delle Finanze ha patrocinato un fumetto animato intitolato IL PIANETA
DEGLI EGOISTI, destinato a 8000 scuole medie inferiori di tutta Italia. Il fine del
fumetto è quello di spiegare ai ragazzi l’educazione fiscale. La storia è ambientata in
un ipotetico pianeta, appunto "Il pianeta degli egoisti", dove non esistono servizi
comuni e ognuno pensa solo a sé, con conseguenze negative sulla vita della
collettività.
I personaggi del fumetto spiegano agli extraterrestri che sulla Terra c'è, invece, un
sistema, quello fiscale, che consente di reperire le risorse necessarie per garantire i
servizi a tutta la comunità. Questa non è un’iniziativa unica, molti infatti sono stati i
quotidiani e gli organi governativi che hanno fatto uso dei fumetti per opuscoli
informativi ed educativi: ricordiamo il libretto del Ministero della Sanità sulla
prevenzione dell’Aids, con LUPO ALBERTO (fig. 9) di Silver come testimonial, o quello
con PAPERON DE’ PAPERONI che sul Sole 24Ore spiega l’economia ai più piccoli.
Il famoso disegnatore Altan ha utilizzato più volte “il mondo di Pimpa”xx[20], per
scopi educativi e pedagogici. Recentemente ha accettato di far incontrare la PIMPA
(fig. 11) con un altro mondo, più difficile e insidioso, quello dei consumi. Per almeno
tre anni l'immagine della Pimpa sarà infatti legata alla nuova campagna di educazione
ai consumi di Coop. A CASA DELLA PIMPA - questo il nome dell'iniziativa - consisterà
in un'animazione comune a tutti i negozi Coop che svolgono attività di educazione
nelle scuole. Coinvolgerà i bambini fino ai sette anni - delle scuole materne e del
primo ciclo delle elementari - compresi nel primo dei tre programmi in cui è suddiviso
il piano di lavoro Coop da qui al Duemila. Nelle scuole, a tutti i livelli (dalla materna
alle superiori) inoltre si sono triplicate le iniziative di studio e ricerca attraverso il
fumetto o per lo studio del fumetto stesso.
Ma il fumetto non è utilizzato solo come mero strumento didattico ed educativo, ma
come vera e propria fonte di ispirazione per grandi e piccini: una vera “Educazione”
all’immagine. Basti pensare ad alcuni grandi registi, come Federico Fellini, che hanno
ammesso di essersi ispirati ai fumetti per la tecnica narrativa di alcuni loro film. Ma
anche artisti contemporanei, come Roy Lichtenstein, hanno preso spunto dalle
vignette per le loro opere artistiche. Il fumetto ha ispirato persino alcuni letterati, ad
esempio Dino Buzzati che ha disegnato uno dei suoi libri, POEMA A FUMETTI, o anche
il premio Nobel Dario Fo, che utilizza disegni e vignette anche nelle opere teatrali; e
nel 1992 Art Spiegelman ha vinto il premio Pulitzer con il fumetto a sfondo politicosociale MAUS.
In Italia, come del resto anche in tutta Europa, si sta ora assistendo a un nuovo
fenomeno: la conquista del mercato da parte del fumetto giapponese, il
cosiddetto Manga. Uno stile tutto particolare, con le tematiche più svariate, benché
ancora non apprezzato da molti. In Giappone l’educazione attraverso il fumetto è una
naturale conseguenza dello studio della scrittura. In una società, infatti, abituata ad
esprimersi attraverso i Kanji – o ideogrammi – la necessità di disegnare educando e di
educare disegnando è insita nella natura stessa del popolo asiatico. I manga sono letti
da tutti, sono utilizzati per diffondere grandi classici della letteratura (fig.13), orientale
e occidentale, che altrimenti non verrebbero letti, sono utilizzati a scopi pubblicitari e
così via. Forse un occidentale non ha idea di quanto sia imponente la produzione di
manga e il suo utilizzo nel paese del sol levante.
Comunque sia, in questi ultimi anni sono state pubblicate molte edizioni critiche –
qualcuna
anche
relativa
ai
Manga
–
dedicate
interamente
al
fumetto:
enciclopedie, dizionari, edizioni filologiche e ristampe anastatiche sempre più curate.
Infine non è da sottovalutare il fenomeno del collezionismo: sono triplicate le fiere di
fumetti e persino la prestigiosa casa d’aste inglese Christie’s ha venduto, a partire dal
1992, numerose tavole originali di autori famosi.
Cinzia Giorgio
sceneggiatrice
i[1] M. Guerrera, STORIA DEL FUMETTO, autori e personaggi dalle origini ai nostri
giorni, ed.Newton Compton, Roma 1995.
ii[2] G. Wells, D. Mostyn, FUMETTI, ed.E. Elle, Trieste
iii[3] E. H. Gombrich, LA STORIA DELL’ARTE, ed.Leonardo Arte, Milano, 1997
iv[4] G. Wells, D. Mostyn, FUMETTI, op. cit.
v[5] L’Arazzo di Bayeux risale al 1066-1077, è un ricamo in fili di lana su tela di lino
che illustra la conquista di Guglielmo di Normandia, detto il conquistatore,
raffigurandone i complessi artefatti: la preparazione alla spedizione, la navigazione
sulla Manica, lo sbarco, l’invasione e la vittoriosa battaglia di Hastings. L’arazzo si
trova a Bayeux presso il Musée de la Tapisserie.
vi[6] Cfr. come esempi per tutti Lorenzo Lotto, LA CASTITA’ DI SUSANNA, olio su
tavola firmato e datato 1517, Firenze, Galleria degli Uffizi; i disegni di Botticelli della
DIVINA COMMEDIA, conservati al Gabinetto dei Disegni e Stampe di Berlino; Albrecht
Altdorfer, LA BATTAGLIA DI ISSO, 1528, Monaco, Alte Pinakothek.
vii[7] F. Martini cit in M. Geurrera, STORIA DEL FUMETTO, op. cit
viii[8] R. Töpffer, STORIA DEL SIGNOR VIEUX BOIS, ed. Garzanti, Milano, 1973
ix[9] P. Alinari, P. Fumagalli, IL NOVECENTO, percorsi culturali, ed Loffredo, Napoli,
1991
x[10] J. Mukarovsky, LA FUNZIONE, LA NORMA E IL VALORE ESTETICO COME FATTI
SOCIALI, ed. Einaudi, Torino, 1971
xi[11] P. Alinari, P.Fumagalli, op. cit.
xii[12] R. Gubern, IL FUMETTO, ed. De Agostini, Novara, 1976.
xiii[13] Il prof. Tullio De Mauro è stato da me intervistato il 3/4/03 in occasione di una
mia ricerca per la Fondazione Bellonci-Roma, intitolata “L’immagine del Rinascimento
italiano nel fumetto”, in corso di pubblicazione in AAVV. Narrare la storia. Dal
documento al racconto, prefaz. di Umberto Eco, Mondadori, Milano.
xiv[14] U. Eco, APOCLITTICI E INTEGRATI, ed. Bompiani, Milano, 1965
xv[15] Ibid.
xvi[16] Ibid.
xvii[17] Ibid.
xviii[18] F. Fossati, DIZIONARIO DEI FUMETTI, ed. A. Vallardi-Garzanti, Milano, 1996
xix[19] Ibid.
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Disegno letterario - Istituto Comprensivo "FG Pignatelli"