CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – Quito 2014 SCHEDA QUITO - FOCSIV Volontari richiesti : N 6 (2 volontari per ogni sede) SEDE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: QUITO INTRODUZIONE FOCSIV è la più grande Federazione italiana di ONG che da oltre 40 anni lavora nei sud del mondo realizzando progetti di cooperazione internazionale. Punto fermo di tutti gli interventi è stato ed è quello di contribuire, attraverso il lavoro di partenariato e la promozione dell’autosviluppo, al superamento di quelle condizioni di ingiustizia che potenzialmente sarebbero potuti essere, sono o sono stati fonte di conflitti e di maggiori ingiustizie, costruendo percorsi di pace. Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti così intesi e volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come operatori privilegiati della solidarietà internazionale, Volontari nel mondo FOCSIV in collaborazione con l’Associazione Papa Giovanni XXIII, la Caritas Italiana e il GAVCI ha presentato nel febbraio del 2007 all’UNSC il progetto madre “Caschi Bianchi” che intende collocare la progettualità relativa al servizio civile all’estero come intervento di costruzione di processi pace nelle aree di crisi e di conflitto (armato, sociale, economico, religioso, culturale, etnico…) con mezzi e metodi non armati e nonviolenti, attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo. I conflitti infatti trovano terreno fertile dove la povertà è di casa, dove i diritti umani non sono tutelati, i processi decisionali non sono democratici e partecipati e dove alcune comunità sono emarginate. Il presente progetto di servizio civile vuole essere una ulteriore testimonianza dell’impegno della Federazione nella costruzione della pace nel mondo e vuol far sperimentare concretamente ai giovani in servizio civile che la migliore terapia per la costruzione di una società pacificata è lottare contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, il degrado ambientale; e che le conflittualità possono essere dipanate attraverso percorsi di negoziazione, mediazione e di riconoscimento della positività dell’altro. DESCRIZIONE DEL CONTESTO SOCIO POLITICO ED ECONOMICO DEL PAESE DOVE SI REALIZZA IL PROGETTO: ECUADOR La situazione politica del Paese è caratterizzata da una sostanziale dose di stabilità, nonostante dal 1996 si siano succeduti alla guida del Paese otto presidenti, destituiti da colpi di stato o da proteste popolari, che hanno rallentato, ma non fermato, la programmazione politico-economica e l’attuazione di riforme strutturali di cui lo Stato necessita. Il 30 settembre 2007 si sono tenute le elezioni per un'Assemblea Costituente così come chiesto dagli elettori con il referendum del 15 aprile dello stesso anno. Tali elezioni, le più complesse nella storia del Paese, hanno visto un enorme numero di liste (nazionali, provinciali e di emigrati) e sancito una larghissima vittoria per il socialista Rafael Correa, che si è garantito 80 dei 130 seggi in palio. Il Presidente Correa, riconfermato dopo le elezioni del 2009 e del 2013, si è autodefinito un rappresentante della politica di confronto con gli Stati Uniti, dichiarando che non firmerà il Trattato di libero commercio con gli USA e che chiederà una moratoria sul debito estero. Inoltre, è apertamente contrario alla “dollarizzazione” del paese - ovvero all'uso del dollaro come moneta nazionale, entrata in vigore il 9 gennaio del 2000 come freno agli effetti devastanti della crisi economica - pur non auspicando un ritorno al sucre, la moneta nazionale. Il suo progetto politico vede invece l'adozione di una moneta unica per tutti i paesi andini, nonostante sia consapevole della difficoltà di eliminare il dollaro in pochi anni. Secondo il rapporto UNDP 2013, l’indice di sviluppo umano nel Paese è pari a 0,724, dato che colloca l’Ecuador all’89° posto nella classifica mondiale, ben cinque posizioni in meno rispetto al rapporto del 2011. Le disuguaglianze sociali presenti nel Paese sono particolarmente evidenti in riferimento alle comunità indigene e afro-ecuadoriane, la cui situazione è abbastanza preoccupante sia dal punto di vista economico, che per la tutela dei loro diritti sociali e culturali. Queste popolazioni vivono in condizioni più disagiate rispetto al resto della popolazione e con maggiori difficoltà per l’accesso ai servizi. Nel Paese sono presenti infatti 11 diverse etnie indigene, concentrate principalmente nelle zone rurali dove risulta evidente una maggiore percentuale di povertà rispetto ai centri urbani. L’economia ecuadoriana continua ad essere fortemente dipendente dalle sue risorse petrolifere che rappresentano oltre la metà delle entrate finanziarie provenienti dalle esportazioni del Paese, dipendenza che comporta la vulnerabilità dell’economia del Paese alle fluttuazioni del prezzo del petrolio sul mercato internazionale. Se negli ultimi anni il Paese ha potuto beneficiare del rincaro del prezzo del petrolio, questo trend positivo non è stato accompagnato da una più equa distribuzione delle ricchezze tra la popolazione, per cui risultano ancora molto forti le divisioni sociali ed i differenti livelli di povertà presenti nel Paese. Nonostante ciò gli effetti positivi della crescita economica e della rinegoziazione del debito estero iniziano a farsi sentire: la spesa pubblica sta aumentando, mentre diminuiscono povertà (che si attesta attualmente intorno al 30%, dopo aver toccato il picco del 52% alla fine degli anni’90) e disoccupazione (al 6,3% nel 2011, al 4,8% all’inizio del 2014). Come negli altri paesi dell’America Latina, in Ecuador ci sono numerosi bambini di strada, che vivono in condizioni di povertà estrema. Essi provengono da famiglie non in grado di sostenere le spese per cibo, alloggio, istruzione e cure mediche, di conseguenza questi bambini non vanno a scuola e 227.599 bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni, pari all’8% del totale, sono costretti a lavorare. In un Paese che sta lottando contro sottoccupazione e disoccupazione, spesso la sola occasione di guadagno è il lavoro informale e la prostituzione, che li espone allo sfruttamento da parte di trafficanti e turisti sessuali. Una fonte di preoccupazione ulteriore è rappresentata dalla condizione della donna: la società ecuadoriana è ancora pervasa da un forte sentimento machista, che ne ostacola il percorso di totale emancipazione e di piena partecipazione alla vita sociale, economica e politica. I primi interventi statali in questo senso vennero attuati nel 1994 con la creazione delle prime “Commissioni per le donne e la famiglia”, che hanno portato poi nel 1995 alla prima legge sulla violenza domestica. Il fenomeno della violenza sulle donne varca la soglia domestica e viene presentato e condannato nella sua interezza solo tra il 2007 e il 2008, con il “Piano di sradicamento della violenza di genere su bambine, adolescenti e donne” e con la nuova Costituzione. Nonostante questi sforzi il fenomeno è ancora radicato: 6 donne su 10, indifferentemente dal loro livello di istruzione, sono state, o sono, vittime di violenza. Un discorso a parte meritano i fenomeni migratori che dagli anni ’80 interessano il Paese e in particolare la capitale: la migrazione interna permanente dalle zone rurali ai centri urbani, conseguenza diretta di un sostenuto processo di urbanizzazione; la migrazione internazionale, caratterizzata dai flussi sud-nord, dai paesi in via di sviluppo a quelli industrializzati (secondo i dati 2,2 milioni di ecuadoriani vivono all’estero); l’immigrazione, soprattutto di cittadini peruviani e colombiani in cerca di migliori condizioni di vita (il Paese riceve circa 1000 domandedi asilo ogni mese). Quello dell’emigrazione, in particolare, è un fenomeno drammatico che include sempre più anche le donne e che vede coinvolto circa il 25% dell’attuale popolazione ecuadoriana, con conseguenze gravi sul tessuto sociale del paese. Molte associazioni e istituzioni si stanno occupando del problema, tramite eventi di sensibilizzazione e un costante lavoro di networking, che ha permesso di creare reti anche extra nazionali per orientare le politiche pubbliche in tema di migrazione e tratta di esseri umani. Il governo Correa sta cercando di rispondere a quest’emergenza seguendo due direttrici: la prima tramite la diffusione di strumenti di integrazione e di tutela legale per i rifugiati (come ad esempio una nuova legge sulle vittime di tratta); la seconda, proponendo l’Ecuador come un paese mediatore tra i richiedenti asilo e paesi terzi disposti ad accogliere la popolazione sfollata. L’Ecuador è inoltre un Paese ad “emergenza sanitaria” continua, come afferma lo stesso Presidente Correa, dove è possibile ricevere cure adeguate solamente previo pagamento. Questo a causa della carenza di strutture pubbliche adeguate e del proliferare di cliniche private, che danno vita ad un vero e proprio “mercato della salute”, in cui spesso vengono negate cure mediche fondamentali a chi non può permettersele. Infine si registra un interessante processo di sensibilizzazione della società rispetto alle tematiche ambientali: negli ultimi anni sono nate diverse organizzazioni territoriali che si battono per la difesa della Pacha Mama, la madre terra, e contro i grandi gruppi nazionali e internazionali che invece vorrebbero sfruttare le risorse naturali del Paese (petrolio e altre materie prime come oro e argento), sede di una biodiversità che lo rende uno tra i 17 paesi cosiddetti megadiversi, con la più alta concentrazione di biodiversità per km. Tra i più conosciuti patrimoni ambientali del Paese, il Parco Nazionale di Yasuni che si estende su un'area di 9.820 km (noto per avere in 1 ettaro, ben 644 specie di alberi diversi) e le Isole Galapagos con la riserva marina. La richiesta di maggiore difesa e protezione ambientale si è intensificata anche a seguito della decisione del Governo Correa del 15 Agosto 2013, di abbandonare l’iniziativa Yasuni ITT, per la quale l’Ecuador si impegnava a non sfruttare le risorse naturali (in particolare il petrolio) di questa regione, a patto di ricevere dalla comunità nazionale il 50% delle entrate previste in caso di sfruttamento. Una tutela ambientale che era in sintonia con la nuova costituzione del 2008, dove all’Art 71 e 72 si sancisce che: “la natura o Pacha Mama, ha diritto al rispetto della sua esistenza e al mantenimento e rigeneramento dei suoi cicli vitali [..] Tutte le persone, comunità, popoli e nazionalità possono esigere dallo Stato il rispetto dei diritti della natura [..]”. La vicenda ha creato malumore all’interno delle comunità indigena della selva amazzonica, che continua a subire i danni ambientali, economici e sanitari provocati dallo sfruttamento petrolifero incontrollato dell’Amazzonia, in atto da oltre 40 anni per mano dalle multinazionali straniere, tra le quali spicca la Texaco. DESCRIZIONE DELLE ONG E DEI PARTNER TERRITORIALI CHE COLLABORANO CON LE ONG: FOCSIV - Volontari nel mondo è un’ONG di cooperazione e presente in 86 Paesi tra Africa, Asia, America Latina, Europa, Medio Oriente e Oceania, con 641 interventi di sviluppo e con 817 volontari coinvolti in prima persona nella realizzazione di progetti nei settori socio-sanitario, agricolo, formativo e di difesa dei diritti umani. Nata nel 1972, opera per la promozione di una cultura della mondialità e la cooperazione con le popolazioni dei Sud del mondo, contribuendo alla lotta contro ogni forma di povertà e di esclusione, all’affermazione della dignità della persona e alla tutela dei diritti umani e alla crescita delle comunità e delle istituzioni locali. Presente in Ecuador a partire dal 2002 con diversi progetti di cooperazione, FOCSIV ha acquisito una conoscenza approfondita delle problematiche e del contesto del Paese anche grazie agli accordi di collaborazione con molte realtà locali istituzionali e non. Gli accordi realizzati a partire dal 2002 con i diversi partner locali (l’Ambasciata dell’Ecuador presso la Santa Sede, la Conferenza Episcopale Ecuadoriana, il Governo dell’Ecuador, il Ministero dell’Ambiente, la Segreteria Nazionale del Migrante SENAMI) sono dirette alla messa in atto di azioni congiunte al fine di appoggiare una forma di sviluppo portata avanti dalle stesse istituzioni, organizzazioni e governi locali che interviene sui seguenti settori prioritari: ambiente (sviluppo rurale, turismo comunitario e agro – ecologia); migrazioni e rifugio; volontariato e formazione. FOCSIV ha inoltre operato tramite un progetto del Fondo Italia Ecuador per la riconversione del debito estero - FIE a Muisne per lo sviluppo del settore agro ecologico, la sovranità alimentare e la creazione di mercati alternativi locali. Dal 2003 FOCSIV svolge in Ecuador progetti di impiego per volontari in Servizio Civile ad Ambato, Puerto Lopez, Quito, Cuenca, Salinas de Guaranda, Santo Domingo de los Colorados e Tena. Partner di FOCSIV nei diversi progetti a Quito sono rispettivamente: Fundacion Esperanza, HIAS, Selva viva e Conferenza Episcopale Ecuadoriana-CEE. In particolare, attraverso la CEE, FOCSIV collabora con la Missione delle Scalabriniane nell’ambito diritti umani e sviluppo sociale, con ALDEC nel settore tutela e infanzia, e, infine, con la Pastoral Social Caritas Ecuador nel settore Buon governo e cittadinanza. • Nella sede FOCSIV 61313, FOCSIV collabora, tramite la Conferenza Episcopale Ecuadoriana, con la Missione Scalabriniana dell’Ecuador per la tutela dei diritti delle persone in ambito di migrazione e rifugio. La Missione Scalabriniana dell’Ecuador si propone di realizzare azioni per l’integrazione nella comunità di accoglienza di persone in situazione di rifugio e di mobilità umana, basata sul rispetto e sulla difesa dei diritti umani. Oltre all’ accompagnamento legale dei richiedenti asilo e rifugio, l’azione principale della missione scalabriniana si basa sull’assistenza sociale a oltre 4000 persone in condizione di mobilità umana. In particolare, opera per sensibilizzare e promuovere una cultura dell’accoglienza e della solidarietà nei confronti dei migranti, nel rispetto della loro identità culturale e religiosa. A tal fine le attività avvengono sia all’interno delle strutture della missione, con un centro di prima assistenza psicologico e uno di attenzione al reinserimento lavorativo, sia all’interno di scuole e collegi, per lo più nella zona a sud di Quito, dove è alta la percentuale di bambini di nazionalità colombiana. In base all’accordo firmato nel 2002 con la Conferenza Episcopale Ecuadoriana, si realizzano progetti di impiego per il servizio civile anche in questo ambito. • Nella sede FOCSIV 109942 FOCSIV collabora con Fundación Esperanza,organizzazione ecuadoriana senza fini di lucro che si impegna nella promozione, difesa e concreta applicazione dei diritti umani delle persone vittime di tratta. La linea principale d’intervento della Fondazione è l’attenzione diretta e integrale ai migranti che vivono situazioni di vulnerabilità sia essa psicologica, sanitaria e legale, per promuovere la loro inclusione sociale. Al fine di realizzare questa mission, la fondazione si muove principalmente su due fronti: quello dell’educazione e sensibilizzazione e quello dell’attività di lobbying rispetto alle politiche pubbliche presenti in Ecuador sulla migrazione e l’inclusione. FOCSIV sin dal 2009 ha firmato con Fundacion Esperanza un accordo per la realizzazione di progetti di impiego per il servizio civile. • Nella sede FOCSIV 73961, FOCSIV collabora con HIAS, un’associazione di livello internazionale che si occupa di rifugiati con lo scopo di integrarli pienamente nella società ecuadoriana per avere una vita autonoma e dignitosa che permetta loro di ritornare ad essere o, come in molti casi, incominciare ad essere cittadini liberi. Da piú di 125 anni HIAS lavora su questo tema in diversi Paesi del mondo, quali Chad, Argentina, Austria, Bolivia etc. HIAS Ecuador, grazie ad un accordo firmato nel 2003, ha portato avanti il suo programma come agenzia sociale dell’ACNUR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) in relazione alle problematiche inerenti il rifugio e l’allontanamento forzato dal proprio Paese della popolazione colombiana in Ecuador. In particolare dal 2006 ha implementato un programma di assistenza integrale rivolto ai rifugiati o richiedenti rifugio colombiani (per l’assistenza psicologica, sociale ed umanitaria e orientamento) e un programma di borse di studio DAFI (borse di studio rivolte ai rifugiati, in possesso di determinati requisiti, che vogliono realizzare studi universitari). Nell’ambito di questa collaborazione, e in continuità di un accordo pluriennale con FOCSIV, HIAS si è resa disponibile a realizzare progetti di impiego per il servizio civile. NUMERO ORE DI SERVIZIO SETTIMANALI DEI VOLONTARI: 35 GIORNI DI SERVIZIO A SETTIMANA DEI VOLONTARI: 5 MESI DI PERMANENZA ALL’ESTERO: I volontari in servizio civile permarranno all’estero mediamente dieci (10) mesi. EVENTUALI PARTICOLARI OBBLIGHI DEI VOLONTARI DURANTE IL PERIODO DI SERVIZIO: Quito (FOCSIV 61319, 61313, 109942, 73961, 116977, 116954) Ai volontari in servizio si richiede: ¾ elevato spirito di adattabilità; ¾ flessibilità oraria; ¾ eventuale svolgimento del servizio anche durante alcuni fine settimana; ¾ attenersi alle disposizioni impartite dai responsabili dei propri organismi e dei partner locali di riferimento, osservando attentamente le indicazioni soprattutto in materia di prevenzione dei rischi sociali, ambientali e di tutela della salute; ¾ comunicare al proprio responsabile in loco qualsiasi tipo di spostamento al di la quelli già programmati e previsti dal progetto; ¾ partecipazione a situazioni di vita comunitaria; ¾ rispettare i termini degli accordi con le controparti locali; ¾ trasferimenti in città e distretti diversi da quelli di residenza nell’ambito dello stesso Paese di assegnazione; ¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà internazionale al termine della permanenza all’estero; ¾ scrivere almeno tre (3) articoli sull’esperienza di servizio e/o sull’analisi delle problematiche settoriali locali, da pubblicare sul sito “Antenne di Pace”, portale della Rete Caschi Bianchi; ¾ partecipare ad un modulo di formazione comunitaria e residenziale prima della partenza per l’estero. ¾ partecipare alla valutazione finale progettuale PARTICOLARI CONDIZIONI DI RISCHIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: Quito (FOCSIV 61319, 61313, 109942, 73961, 116977, 116954) Rischi politici e di ordine pubblico: ¾ Nonostante la situazione politica sia caratterizzata da una sostanziale dose di stabilità, il livello di insicurezza derivante dalla presenza della criminalità comune ed organizzata appare in netto peggioramento. In particolare Quito, in quanto principale centro urbani del Paese, è colpita da attività delinquenziali (furti, rapine, truffe). L’alto tasso di pericolosità si registra soprattutto nelle ore serali e nei quartieri centrali di Quito, in particolare “la Mariscal” e “Guapulo”, particolarmente frequentati da turisti stranieri. Inoltre il sito www.viaggiaresicuri.it segnala che negli ultimi mesi si sono verificate frequenti rapine, spesso a mano armata, ai danni degli stranieri. Nonostante le misure di sicurezza adottate dalle municipalità locali si continuano a verificare inoltre sequestri lampo a scopo di rapina, per i quali vengono utilizzati finti taxi gialli, del tutto simili a quelli muniti di licenza. Per esperienza di FOCSIV sul territorio, tuttavia, gli eventi di furto e rapina a danno di operatori o volontari sono stati poco frequenti e comunque privi di particolari conseguenze, in quanto di piccola entità. Mai ha registrato invece sequestri a scopo di estorsione. ¾ Il territorio è inoltre caratterizzato da contrapposizioni politiche, sociali e etniche, che ad oggi hanno assunto forma di proteste pacifiche. Rischi sanitari: ¾ Come per il resto del Paese, le principali malattie endemiche sono: colera, epatite, amebiasi, malaria, tifo, difterite, leptospirosi, rabbia. Altri Rischi: ¾ L’Ecuador è un Paese ad alto rischio sismico, quindi anche Quito è potenzialmente a rischio sismico. ¾ Quito, inoltre, si estende ai piedi del vulcano Pichincha, ad una distanza di 11 km dalla falda. Le attività eruttive e sismiche del vulcano sono sotto costante monitoraggio. L’ultima attività eruttiva significativa è stata nel 1999. ACCORGIMENTI ADOTTATI PER GARANTIRE I LIVELLI MINIMI DI SICUREZZA E DI TUTELA DEI VOLONTARI A FRONTE: Quito (FOCSIV 61319, 61313, 109942, 73961, 116977, 116954) Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi Politici e di ordine pubblico RISCHIO MANIFESTAZIONI PROTESTA SEQUESTRI CRIMINALITÀ ACCORGIMENTO • ai volontari sarà richiesto un atteggiamento di equidistanza tra le varie posizione politiche • sarà sconsigliata la partecipazione diretta e autonoma a qualsiasi tipo di manifestazione politica o di protesta • si sconsiglia l’esposizione in luogo pubblico di opinioni politiche e si invitano i volontari a confrontarsi con il proprio Referente in merito. • L’Ente mantiene costanti contatti con le istituzioni che presidiano il territorio (partner locali di progetto, istituzioni locali e nazionali del Paese ospitante, Rappresentanza diplomatica/consolare italiana nel Paese); • i volontari saranno invitati a non circolare da soli e dovranno operare a stretto contatto con gli operatori locali e con i personale del partner locale di progetto, seguendo le direttive specifiche da questi emanate. • È consigliato ai volontari in caso di uso di taxi per gli spostamenti privati, di prenotarli telefonicamente • Controllare sempre che siano presenti nell’autovettura il registro municipale e l’identificazione dell’autista. Alcuni taxi sono stati dotati di telecamere e bottoni antipanico e della scritta “TRANSPORTE SEGURO”. • ogni spostamento locale del volontario/a sarà pianificato con gli operatori responsabili; • ai volontari saranno sconsigliati spostamenti in orari notturni e in zone isolate o turistiche della città (in particolare “la Mariscal” e “Guapulo”). • i volontari saranno invitati a non circolare da soli e a non portare con sé oggetti di valore (Ipad, macchine fotografiche,...) o grossi quantitativi di denaro; • i volontari saranno invitati a dotarsi di fotocopie dei propri documenti personali ed a custodire in luogo sicuro gli originali; • In caso di denuncia per furto o assalto, il locale Ministero del Turismo ha creato un ufficio apposito denominato “Fiscalia Especial de Turismo” (Ave. Eloy Alfaro 12-14 y Carlos Tobar, Mezanine-Quito), al quale si possono presentare le denunce e che si farà carico di seguire i vari casi. Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi sanitari: RISCHIO ACCORGIMENTO ¾ Si consiglia, previo parere medico, la vaccinazione contro l’epatite A e B e l’antitifica Malattie endemiche: colera, epatite, amebiasi, ¾ Si consiglia di evitare di consumare pasti in luoghi dove l’igiene non è assicurata (chioschi lungo le strade, venditori ambulanti ecc.);mangiare malaria, tifo, difterite, verdure crude, succhi di frutta fresca; consumare solo bibite o acqua in leptospirosi, rabbia bottiglia e senza l’aggiunta di ghiaccio in quanto é possibile contrarre infezioni. ¾ Si consiglia di utilizzare repellenti contro gli insetti e di verificare di non lasciare acque stagnanti nel luogo di alloggio. ¾ Si consiglia di evitare il contatto con animali randagi Centri di assistenza medica: ¾ Quito (FOCSIV 61319) Dal punto di vista sanitario, il centro sanitario di riferimento per la sede progetto è l’Ospedale Metropolitano. Il pronto soccorso è attivo H24 ed è raggiungibile in 10 minuti in macchina, 20 a piedi. ¾ Quito (FOCSIV 61313) Dal punto di vista sanitario, il centro sanitario di riferimento per la sede progetto è l’Ospedale Metropolitano. Il pronto soccorso è attivo H24 ed è raggiungibile in 15 minuti in macchina, 30 a piedi. ¾ Quito (FOCSIV 109942) Dal punto di vista sanitario, i centri di riferimento rispetto alla sede di progetto sono la Clinica Cruz Blanca, il cui Pronto soccorso è attivo H24 e raggiungibile in 5 minuti con macchina, 15 a piedi; oppure l’Hospital Vozandes, il cui Pronto soccorso attivo H24 è raggiungibile in 5 minuti in macchina, 10 a piedi. ¾ Quito (FOCSIV 73961) Dal punto di vista sanitario, il centro sanitario di riferimento per la sede progetto è l’Ospedale Metropolitano. Il pronto soccorso è attivo H24 ed è raggiungibile in 10 minuti in macchina, 15 a piedi. ¾ Quito (FOCSIV 116977) Dal punto di vista sanitario, il centro sanitario di riferimento per la sede progetto è l’Hospital Vozandes, il cui Pronto soccorso attivo H24 è raggiungibile in 5 minuti in macchina, 10 a piedi. ¾ Quito (FOCSIV 116954) Dal punto di vista sanitario, il centro sanitario di riferimento per la sede progetto è l’Hospital Clinicas de Pichincha, il cui Pronto soccorso attivo H24 è raggiungibile in 2 minuti in macchina, 5 a piedi. Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione ad altri rischi: RISCHIO ACCORGIMENTO • Ai volontari viene fornito un piano di azione in caso emergenza terremoto con una lista di contatti da utilizzare, luoghi di riferimento e cose da fare in caso si verifichino scosse di terremoto o eruzioni vulcaniche. • Contattare l’Unità di Crisi italiana per attivare in maniera coordinata un eventuale piano di evacuazione dei volontari dalla zona colpita; TERREMOTO/ • L’Ente identifica eventuali sedi alternative in cui spostare i volontari in ERUZIONE VULCANICA caso quella accreditata non sia ritenuta sicura, in accordo con l’Ufficio Nazionale per il servizio Civile; • L’ente, di concerto con l’UNSC ed il personale di riferimento locale, individua un eventuale modifica del piano di impiego in relazione, sia in ordine ai motivi di sicurezza che ai bisogni del contesto ed alla possibilità di risposta agli stessi da parte delle sedi e dei volontari PARTICOLARI CONDIZIONI DI DISAGIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari impiegati all’estero nel presente progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di disagio: ¾ il disagio di ritrovarsi immersi in una realtà diversa da quella conosciuta e non avere le giuste coordinate per comprenderla, per capire come relazionarsi e comportarsi sia nei confronti delle controparti locali che delle istituzioni locali; ¾ il disagio di dover utilizzare quotidianamente particolari accorgimenti sanitari resi necessari dal vivere in territori in cui sono presenti patologie endemiche (malaria, aids e/o tubercolosi, ..) ¾ il disagio di ritrovarsi in territori in cui le condizioni climatiche possono, in certe situazioni, ostacolare o/e ritardare le attività previste dal progetto ¾ il disagio di vivere in territori dove le comunicazioni telefoniche ed il collegamento internet non è sempre continuo ed assicurato. DESCRIZIONE SEDE - QUITO (FOCSIV 61313) DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE: QUITO Quito, capitale dell’Ecuador situata a 2.850 metri di altitudine, si trova sulla linea dell’equatore, adagiata su un’alta valle della cordigliera andina centrale, nella provincia di Pichincha. Fondata dagli spagnoli nel 1534 nei pressi di un preesistente insediamento incaico, è una città dalla splendida architettura coloniale, tanto da costituire la prima capitale al mondo ad essere stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale dell’umanità. La popolazione è di 2.239.191 abitanti (fonte censimento 2010), con un tasso di crescita del 0.84 % annuo. Con una povertà scesa negli ultimi anni al 13%, Quito presenta tuttavia una crescente diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, evidenziata peraltro dalla geografia stessa della città: nella parte settentrionale, piena di centri commerciali ed alti edifici, risiedono le fasce più ricche della popolazione locale (imprenditori, petrolieri, banchieri, dirigenti pubblici, ecc,) mentre il sud popolare ospita le classi più indigenti, in particolare indigeni e contadini provenienti dalle zone rurali, costretti spesso a vivere in quartieri o baraccopoli privi di qualsiasi tipo di servizi di base. Il fenomeno della migrazione interna, dalle periferie e dalle zone rurali verso la capitale, rappresenta infatti il principale problema dell’urbanizzazione che negli ultimi dieci anni ha caratterizzato Quito, comportando tassi di povertà estrema che raggiunge l’80% nei quartieri marginali a sud della capitale. Le difficili condizioni economiche degli abitanti di Quito e la mancanza fino a pochi anni fa di politiche pubbliche adeguate, incidono sull’accesso ad un’alimentazione adeguata, con un apporto calorico quotidiano pari a circa il 70% di quello raccomandato (dato che si riduce per quella parte di popolazione che risiede nei quartieri periferici e più poveri della città); sull’istruzione, con un tasso di alfabetizzazione dell’96,4%; e sulla salute, con una mortalità infantile del 21,3 per mille e un’aspettativa di vita media di 71,5 anni. Rispetto all’occupazione, il tasso di lavoratori informali è del 43,54%, mentre il tasso di disoccupazione è del 11,24%. L’emersione del lavoro nero locale è una delle principali sfide che si è posto l’attuale governo, come dimostra il recente provvedimento legislativo che impone ai datori di lavoro il pagamento dei contributi pensionistici in favore dei propri dipendenti. Tuttavia ad oggi, la mancanza di un lavoro stabile e la povertà diffusa creano gravi conseguenze sociali, come testimonia l’aumento costante di reati minori, quali il furto o la rapina. Il settore dei servizi è quello che dà maggiore occupazione, con circa 500.000 persone impiegate, mentre il settore meno sviluppato è il settore agricolo, nel quale sono impiegate appena 80.000 persone. Il 42% della popolazione tra bambini e adulti sono sottoccupati, e invadono le strade come venditori ambulanti di merce svariata, al fine di poter ottenere una seppur minima entrata economica. Nel territorio di Quito FOCSIV interviene nel settore: Diritti Umani e Sviluppo Sociale. DESCRIZIONE DEL CONTESTO SETTORIALE: QUITO (FOCSIV 61313) DIRITTI UMANI E SVILUPPO SOCIALE A partire dagli anni ‘80, dalla società civile e dalle distinte istituzioni governative ecuadoriane si evidenzia un’accentuata preoccupazione circa i fenomeni migratori in continua ascesa nella città e nel Paese. A Quito, capitale e maggiore città del Paese, si concentrano vari tipi di migrazione (anche se con dati difficilmente quantificabili): la migrazione interna permanente dalle zone rurali ai centri urbani, conseguenza diretta di un sostenuto processo di urbanizzazione; la migrazione internazionale, caratterizzata dai flussi sud-nord, dai paesi in via di sviluppo a quelli industrializzati; l’immigrazione, soprattutto di cittadini peruviani e colombiani in cerca di migliori condizioni di vita. Quello dell’emigrazione, in particolare, è un fenomeno drammatico che include sempre più anche le donne e che vede coinvolto circa il 25% dell’attuale popolazione ecuadoriana, con conseguenze gravi sul tessuto sociale del paese. Famiglie dissestate, comunità abbandonate, figli costretti a crescere da soli o con i nonni, sono situazioni molto comuni su tutto il territorio ecuadoriano. Di contro le rimesse, pari a circa 2.324 milioni di dollari nel 2010, costituiscono da anni la seconda voce del PIL e sostengono in maniera decisiva l’economia del piccolo paese andino. Molte associazioni (tra cui HIAS e Fundacion Esperanza) e istituzioni anche religiose (Conferenza Episcopale Ecuadoriana) promuovono un programma di attenzione e prevenzione su alcuni temi specifici inerenti la migrazione, la xenofobia, il razzismo, lo sfruttamento del lavoro ed il traffico di persone. Quest’azione congiunta avviene sia tramite eventi di sensibilizzazione e educazione che coinvolgono diverse platee (funzionari pubblici, scuole, organizzazione della società civile), sia mediante il costante lavoro di networking che ha permesso di creare reti anche extra nazionali per orientare le politiche pubbliche in tema di migrazione e tratta di esseri umani. Si calcola che oggi circa 2,2 milioni di ecuadoriani vivano all’estero, soprattutto in Nord America ed in Europa. In costante aumento è peraltro l’immigrazione dalla Colombia, a causa di una guerra che nel vicino paese andino dura da oltre 50 anni e che ha causato circa 250 mila rifugiati dichiarati ed oltre 5 milioni di sfollati, facendo della Colombia il secondo paese con il maggior numero di sfollati al mondo, mentre l’Ecuador mantiene il primato di paese con il maggior numero di rifugiati dell’America Latina (è di 1000 il numero di domande di asilo politico che il governo ecuadoriano riceve ogni mese). A questa situazione di emergenza, l’attuale governo Correa sta cercando di rispondere seguendo due direttrici. La prima tramite la diffusione di strumenti di integrazione e di tutela legale per i rifugiati (come ad esempio una nuova legge sulle vittime di tratta) coinvolgendo il personale delle amministrazioni pubbliche in fori, convegni e formazioni che mirino allo sviluppo di una maggiore sensibilità e attenzione di quest’ultimi verso i temi della tratta internazionale di persone e rifugiati; la seconda, proponendo l’Ecuador come un paese mediatore tra i richiedenti asilo e paesi terzi disposti ad accogliere la popolazione sfollata. Questo flusso di persone viene stimato in circa 2000 persone l’anno, di cui la maggior parte transitante per Quito e che vivono in forte condizione di disagio sociale e economico. A fronteggiare questa situazione che caratterizza la popolazione di rifugiati che si concentra a Quito, operano da anni i partner di progetto. In particolare, Fundacion Esperanza gestisce uno sportello di primo soccorso che solo nel 2013 ha dato supporto legale a 86 vittime di tratta. All’accoglienza diretta delle vittime, si affianca l’attività di lobbying e di sensibilizzazione nei confronti della società ecuadoriana e delle istituzioni pubbliche. Nel 2013 grazie ai corsi organizzati, su richiesta degli enti o di associazioni, ben 125 funzionari pubblici e 591 membri di società civile sono stati informati e sensibilizzati a Quito sul tema dei diritti delle vittime di tratta e dei rifugiati, anche in collaborazione con la Rete Andina sulla migrazione di cui la Fundacion Esperanza è principale sostenitore. Da ultimo, già a partire dal 2010 e in collaborazione con altre associazioni, la Fundacion ha implementato la promozione di cosmetici naturali prodotti da vittime di tratta, garantendo loro anche un piccolo introito economico per il sostentamento. HIAS invece lavora a Quito a stretto contatto con l’alto commissariato ONU per i rifugiati, e nel 2013 ha offerto assistenza psicologica, medica e legale a 2583 richiedenti rifugio (una media di 7 persone al giorno). Fra questi, circa un 12% ha deciso di usare l’Ecuador come paese ponte per la richiesta di un visto verso paesi terzi, mentre la maggior parte ha avanzato richiesta asilo. In questi casi HIAS offre la possibilità di un rifugio sicuro, attraverso strutture convenzionate o a bassi costi d’affitto, e sostiene i richiedenti nella ricerca di un lavoro che possa valorizzare le loro competenze lavorative e umane. Attraverso HIAS, il 24% dei rifugiati riesce nell’immediato a trovare lavoro, soprattutto nelle costruzioni e nei servizi (con guadagno medio pari a 400$ al mese, pari al salario minimo), il resto invece viene coinvolto all’interno di corsi di formazione professionali organizzati dall’associazione stessa. Infine, la missione Scalabriniana, concentra il suo lavoro sull’integrazione e assistenza psicologica ed economica ai soggetti in condizione di mobilità umana. Nell’ultimo anno (2013) ha offerto assistenza a più di 2000 persone, ha sviluppato corsi sull’integrazione, l’interculturalità e la risoluzione pacifica delle controversie in 5 scuole con alte percentuali di minori provenienti da famiglie in condizione di mobilità umana (dal 30% al 40% della popolazione studentesca fra i 7 e 12 anni), infine ha supportato economicamente oltre 100 famiglie di rifugiati colombiani per l’implementazione di piccoli piani produttivi personalizzati. Nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale si interviene con i seguenti destinatari diretti e beneficiari. I destinatari diretti sono: ¾ 2000 richiedenti asilo e rifugiati richiedenti assistenza psicologica e legale, ¾ 150 bambini di 5 scuole primarie e 100 professori ¾ 75 famiglie di migrati colombiani che ricevono sostegno per l’implementazione di piccoli piani produttivi. I beneficiari sono: ¾ la popolazione delle scuole primarie che ospitano i corsi, pari a circa 2500 bambini ¾ i familiari e/o le persone vicine alle persone colpite direttamente dal fenomeno della mobilità umana, pari a circa 20.000 persone. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO DI IMPIEGO: Quito (FOCSIV 61313) ¾ Fornire assistenza giuridica e psicologica per 2000 richiedenti asilo e rifugiati al fine di facilitarne l’integrazione sociale; ¾ Sensibilizzare 150 bambini e 100 professori di 5 scuole primarie sui temi dell’interculturalità, il rispetto reciproco e la non violenza. ¾ Integrare socialmente ed economicamente 75 famiglie di rifugiati colombiani a Quito. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi Quito (FOCSIV 61313) Azione 1: Assistenza e recupero psicologico per 2000 persone rifugiati e richiedenti asilo 1. Implementazione e gestione di 1 sportello di assistenza psicologica in favore di 2000 persone fra rifugiati e richiedenti rifugio; 2. Interviste individuali a rifugiati e/o richiedenti rifugio e aggiornamento della banca dati su rifugiati e richiedenti asilo assistiti; 3. Creazione e realizzazione di un percorso condiviso di recupero psicologico; 4. Individuazione e divisione delle 2000 persone richiedenti asilo e/o rifugiati in gruppi di lavoro (madri single, famiglie e giovani); 5. Organizzazione (logistica e contenuti) e realizzazione di 4 corsi di formazione su autostimaempowerment per ogni gruppo di lavoro individuato; 6. Organizzazione (logistica e contenuti) e realizzazione di 3 cicli di attività formative alternative (danza, teatro, corsi di cortometraggio, corsi di cucina) al fine di favorirne l’integrazione nel tessuto sociale ecuadoriano; 7. Monitoraggio e valutazione mensile delle attività, con relazione finale ad ogni attività implementata e pianificazione annuale di attività. Azione 2: Sensibilizzazione di 150 studenti e 100 professori di 5 scuole primarie su interculturalità, integrazione e rispetto reciproco. 1. Incontri mensili di coordinamento con i dirigenti scolastici di 5 istituti per la programmazione annuale (POA) e calendarizzazione attività; 2. Individuazione, usando criteri di merito scolastico, di 150 bambini coinvolti direttamente nei corsi di formazione; 3. Individuazione di 100 professori coinvolti nel percorso di formazione; 4. Organizzazione di 5 cicli di formazione sulle tematiche dell’integrazione, dell’interculturalità e la non violenza per i 150 bambini; 5. Organizzazione di attività ludiche nei fine settimana (tornei di calcio, giornata della famiglia) che rafforzino il lavoro di sensibilizzazione e formazione fatto nel ciclo formativo; 6. Organizzazione di 4 cicli di formazione sulle tematiche dell’integrazione, la mobilità umana e i diritti dei bambini per 100 docenti di scuola primaria. 7. Monitoraggio e valutazione delle attività, con relazione finale ad ogni attività. Azione 3: Integrazione socio-economica di 75 famiglie di rifugiati colombiani 1. Interviste individuali con famiglie richiedenti formazione e sostegno per l’avvio di piccole attività economiche di auto sostentamento; 2. Organizzazione di 5 cicli di formazione professionale su piccole attività economiche (barbieri, piccoli commercianti) 3. Organizzazione di 3 cicli di formazione su gestione amministrativa e contabile di piccole attività economiche; 4. Elaborazione e implementazione di piccoli progetti produttivi per 75 famiglie in situazione di rifugio individuate; 5. Realizzazione di visite domiciliari bisettimanali alle 75 famiglie in situazione di rifugio; 6. Monitoraggio bimestrale e valutazione delle attività, con report finale. Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività ¾ 1 Direttrice esecutiva - Azione 1, 2 e 3 ¾ 1 Responsabile Area Educazione - Azione 1/Azione 2 ¾ 2 animatori/educatori - Azione 1 ¾ 3 Formatori esperti sulle tematiche dell’integrazione, interculturalità, non violenza - Azione 2 ¾ 3 Psicologi - Azione 1 ¾ 2 Responsabili area economia solidale (esperti in economia e finanza etica) - Azione 3 ¾ 2 Formatori professionali (barbiere, commercianti) - Azione 3 ¾ 1 Avvocato - Azione 1 ¾ 2 responsabili amministrativi - Azione 1 e Azione 3 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto: Quito (FOCSIV 61313) Il volontario in servizio civile n°1 svolgerà le seguenti attività: ¾ Collabora nell’implementazione e gestione ordinaria dello sportello di assistenza psicologica; ¾ ¾ Partecipa alle interviste individuali dei richiedenti asilo e/o rifugiati; Supporta nell’aggiornamento della banca dati su rifugiati e richiedenti asilo che hanno avuto accesso ai servizi dello sportello di assistenza; ¾ Collabora nella creazione di un percorso di recupero psicologico; ¾ Collabora nell’individuazione e divisione dei 2000 richiedenti asilo in gruppi di lavoro; ¾ Partecipa nella preparazione dei contenuti relativi alla realizzazione di 4 corsi di formazione su autostima e empowerment; ¾ Collabora nella preparazione dei contenuti relativi alla realizzazione di 3 cicli di attività formative alternative, per favorire l’integrazione di 2000 rifugiati; ¾ Supporta il monitoraggio e la valutazione delle attività svolte. Il volontario in servizio civile n° 2 svolgerà le seguenti attività: ¾ Partecipa alle riunioni di coordinamento con i dirigenti scolastici per la definizione del programma annuale delle attività (POA); ¾ Collabora nella realizzazione di 5 cicli di formazione per i bambini delle scuole primarie sulle tematiche di integrazione e interculturalità; ¾ Supporta nell’organizzazione di 4 cicli di formazione per 100 docenti delle scuole primarie sulle tematiche della mobilità umana e integrazione; ¾ Affianca nelle creazione di giornate ludiche nei fine settimana, rivolti minori; ¾ Supporta nelle interviste alle famiglie richiedenti formazione e sostegno per l’avvio di piccole attività economiche; ¾ Supporta l’organizzazione di 3 cicli di formazione sulla gestione di piccole attività economiche; ¾ Affianca nella realizzazione di visite domiciliari bisettimanali alle 75 famiglie coinvolte nel progetto; ¾ Partecipa alla stesura di un report finale di monitoraggio e valutazione delle attività. REQUISITI: I seguenti requisiti sono suddivisi tra requisiti generici, ricercati genericamente in tutti i candidati, e i preferibili requisiti specifici, inerenti aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i volontari andranno ad implementare Generici: ¾ Esperienza nel mondo del volontariato; ¾ Conoscenza della FOCSIV o di uno degli Organismi soci e delle attività da questi promossi; ¾ Competenze informatiche di base e di Internet. Specifici: Quito (FOCSIV 61313) Volontario/a n°1 ¾ Preferibile formazione in discipline inerenti le scienze sociali (psicologia, scienze dell’educazione, pedagogia); ¾ Discreta conoscenza dello spagnolo. Volontario/a n° 2 ¾ Preferibile formazione in Scienze politiche, relazioni internazionali, cooperazione allo sviluppo; ¾ Discreta conoscenza della lingua spagnola. DESCRIZIONE SEDE - QUITO (FOCSIV 109942) DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE: QUITO Quito, capitale dell’Ecuador situata a 2.850 metri di altitudine, si trova sulla linea dell’equatore, adagiata su un’alta valle della cordigliera andina centrale, nella provincia di Pichincha. Fondata dagli spagnoli nel 1534 nei pressi di un preesistente insediamento incaico, è una città dalla splendida architettura coloniale, tanto da costituire la prima capitale al mondo ad essere stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale dell’umanità. La popolazione è di 2.239.191 abitanti (fonte censimento 2010), con un tasso di crescita del 0.84 % annuo. Con una povertà scesa negli ultimi anni al 13%, Quito presenta tuttavia una crescente diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, evidenziata peraltro dalla geografia stessa della città: nella parte settentrionale, piena di centri commerciali ed alti edifici, risiedono le fasce più ricche della popolazione locale (imprenditori, petrolieri, banchieri, dirigenti pubblici, ecc,) mentre il sud popolare ospita le classi più indigenti, in particolare indigeni e contadini provenienti dalle zone rurali, costretti spesso a vivere in quartieri o baraccopoli privi di qualsiasi tipo di servizi di base. Il fenomeno della migrazione interna, dalle periferie e dalle zone rurali verso la capitale, rappresenta infatti il principale problema dell’urbanizzazione che negli ultimi dieci anni ha caratterizzato Quito, comportando tassi di povertà estrema che raggiunge l’80% nei quartieri marginali a sud della capitale. Le difficili condizioni economiche degli abitanti di Quito e la mancanza fino a pochi anni fa di politiche pubbliche adeguate, incidono sull’accesso ad un’alimentazione adeguata, con un apporto calorico quotidiano pari a circa il 70% di quello raccomandato (dato che si riduce per quella parte di popolazione che risiede nei quartieri periferici e più poveri della città); sull’istruzione, con un tasso di alfabetizzazione dell’96,4%; e sulla salute, con una mortalità infantile del 21,3 per mille e un’aspettativa di vita media di 71,5 anni. Rispetto all’occupazione, il tasso di lavoratori informali è del 43,54%, mentre il tasso di disoccupazione è del 11,24%. L’emersione del lavoro nero locale è una delle principali sfide che si è posto l’attuale governo, come dimostra il recente provvedimento legislativo che impone ai datori di lavoro il pagamento dei contributi pensionistici in favore dei propri dipendenti. Tuttavia ad oggi, la mancanza di un lavoro stabile e la povertà diffusa creano gravi conseguenze sociali, come testimonia l’aumento costante di reati minori, quali il furto o la rapina. Il settore dei servizi è quello che dà maggiore occupazione, con circa 500.000 persone impiegate, mentre il settore meno sviluppato è il settore agricolo, nel quale sono impiegate appena 80.000 persone. Il 42% della popolazione tra bambini e adulti sono sottoccupati, e invadono le strade come venditori ambulanti di merce svariata, al fine di poter ottenere una seppur minima entrata economica. Nel territorio di Quito FOCSIV interviene nel settore: Diritti Umani e Sviluppo Sociale. DESCRIZIONE DEL CONTESTO SETTORIALE: QUITO (FOCSIV 109942) DIRITTI UMANI E SVILUPPO SOCIALE A partire dagli anni ‘80, dalla società civile e dalle distinte istituzioni governative ecuadoriane si evidenzia un’accentuata preoccupazione circa i fenomeni migratori in continua ascesa nella città e nel Paese. A Quito, capitale e maggiore città del Paese, si concentrano vari tipi di migrazione (anche se con dati difficilmente quantificabili): la migrazione interna permanente dalle zone rurali ai centri urbani, conseguenza diretta di un sostenuto processo di urbanizzazione; la migrazione internazionale, caratterizzata dai flussi sud-nord, dai paesi in via di sviluppo a quelli industrializzati; l’immigrazione, soprattutto di cittadini peruviani e colombiani in cerca di migliori condizioni di vita. Quello dell’emigrazione, in particolare, è un fenomeno drammatico che include sempre più anche le donne e che vede coinvolto circa il 25% dell’attuale popolazione ecuadoriana, con conseguenze gravi sul tessuto sociale del paese. Famiglie dissestate, comunità abbandonate, figli costretti a crescere da soli o con i nonni, sono situazioni molto comuni su tutto il territorio ecuadoriano. Di contro le rimesse, pari a circa 2.324 milioni di dollari nel 2010, costituiscono da anni la seconda voce del PIL e sostengono in maniera decisiva l’economia del piccolo paese andino. Molte associazioni (tra cui HIAS e Fundacion Esperanza) e istituzioni anche religiose (Conferenza Episcopale Ecuadoriana) promuovono un programma di attenzione e prevenzione su alcuni temi specifici inerenti la migrazione, la xenofobia, il razzismo, lo sfruttamento del lavoro ed il traffico di persone. Quest’azione congiunta avviene sia tramite eventi di sensibilizzazione e educazione che coinvolgono diverse platee (funzionari pubblici, scuole, organizzazione della società civile), sia mediante il costante lavoro di networking che ha permesso di creare reti anche extra nazionali per orientare le politiche pubbliche in tema di migrazione e tratta di esseri umani. Si calcola che oggi circa 2,2 milioni di ecuadoriani vivano all’estero, soprattutto in Nord America ed in Europa. In costante aumento è peraltro l’immigrazione dalla Colombia, a causa di una guerra che nel vicino paese andino dura da oltre 50 anni e che ha causato circa 250 mila rifugiati dichiarati ed oltre 5 milioni di sfollati, facendo della Colombia il secondo paese con il maggior numero di sfollati al mondo, mentre l’Ecuador mantiene il primato di paese con il maggior numero di rifugiati dell’America Latina (è di 1000 il numero di domande di asilo politico che il governo ecuadoriano riceve ogni mese). A questa situazione di emergenza, l’attuale governo Correa sta cercando di rispondere seguendo due direttrici. La prima tramite la diffusione di strumenti di integrazione e di tutela legale per i rifugiati (come ad esempio una nuova legge sulle vittime di tratta) coinvolgendo il personale delle amministrazioni pubbliche in fori, convegni e formazioni che mirino allo sviluppo di una maggiore sensibilità e attenzione di quest’ultimi verso i temi della tratta internazionale di persone e rifugiati; la seconda, proponendo l’Ecuador come un paese mediatore tra i richiedenti asilo e paesi terzi disposti ad accogliere la popolazione sfollata. Questo flusso di persone viene stimato in circa 2000 persone l’anno, di cui la maggior parte transitante per Quito e che vivono in forte condizione di disagio sociale e economico. A fronteggiare questa situazione che caratterizza la popolazione di rifugiati che si concentra a Quito, operano da anni i partner di progetto. In particolare, Fundacion Esperanza gestisce uno sportello di primo soccorso che solo nel 2013 ha dato supporto legale a 86 vittime di tratta. All’accoglienza diretta delle vittime, si affianca l’attività di lobbying e di sensibilizzazione nei confronti della società ecuadoriana e delle istituzioni pubbliche. Nel 2013 grazie ai corsi organizzati, su richiesta degli enti o di associazioni, ben 125 funzionari pubblici e 591 membri di società civile sono stati informati e sensibilizzati a Quito sul tema dei diritti delle vittime di tratta e dei rifugiati, anche in collaborazione con la Rete Andina sulla migrazione di cui la Fundacion Esperanza è principale sostenitore. Da ultimo, già a partire dal 2010 e in collaborazione con altre associazioni, la Fundacion ha implementato la promozione di cosmetici naturali prodotti da vittime di tratta, garantendo loro anche un piccolo introito economico per il sostentamento. HIAS invece lavora a Quito a stretto contatto con l’alto commissariato ONU per i rifugiati, e nel 2013 ha offerto assistenza psicologica, medica e legale a 2583 richiedenti rifugio (una media di 7 persone al giorno). Fra questi, circa un 12% ha deciso di usare l’Ecuador come paese ponte per la richiesta di un visto verso paesi terzi, mentre la maggior parte ha avanzato richiesta asilo. In questi casi HIAS offre la possibilità di un rifugio sicuro, attraverso strutture convenzionate o a bassi costi d’affitto, e sostiene i richiedenti nella ricerca di un lavoro che possa valorizzare le loro competenze lavorative e umane. Attraverso HIAS, il 24% dei rifugiati riesce nell’immediato a trovare lavoro, soprattutto nelle costruzioni e nei servizi (con guadagno medio pari a 400$ al mese, pari al salario minimo), il resto invece viene coinvolto all’interno di corsi di formazione professionali organizzati dall’associazione stessa. Infine, la missione Scalabriniana, concentra il suo lavoro sull’integrazione e assistenza psicologica ed economica ai soggetti in condizione di mobilità umana. Nell’ultimo anno (2013) ha offerto assistenza a più di 2000 persone, ha sviluppato corsi sull’integrazione, l’interculturalità e la risoluzione pacifica delle controversie in 5 scuole con alte percentuali di minori provenienti da famiglie in condizione di mobilità umana (dal 30% al 40% della popolazione studentesca fra i 7 e 12 anni), infine ha supportato economicamente oltre 100 famiglie di rifugiati colombiani per l’implementazione di piccoli piani produttivi personalizzati. Nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale si interviene con i seguenti destinatari diretti e beneficiari. I destinatari diretti sono: ¾ 100 persone vittime di tratta internazionale di esseri umani bisognosi di informazioni, legali e non, per integrarsi nel contesto sociale e lavorativo locale; ¾ 250 funzionari pubblici coinvolti nei fori di discussione; ¾ 300 persone sensibilizzate sui temi dei diritti umani e della tratta internazionale. I beneficiari sono: ¾ i familiari delle persone coinvolte nei corsi e nei fori, stimate nel numero di 8000 persone ¾ persone raggiunte tramite le campagne pubblicitarie (TV, radio e giornali), stimate in un numero di 14000. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO DI IMPIEGO: Quito (FOCSIV 109942) ¾ Fornire assistenza giuridica e psicologica a 100 vittime di tratta di esseri umani; ¾ Sensibilizzare e formare 250 funzionari pubblici e 300 persone della società civile ecuadoriana sul tema dei diritti dei migranti; ¾ Incidere sulla società civile nella formulazione di politiche pubbliche che contribuiscano al riconoscimento e alla applicazione universale ed effettiva dei Diritti Umani in contesti di mobilità e tratta di esseri umani. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi Quito (FOCSIV 109942) Azione 1. Assistenza integrale (legale, psicologica, economica) per 100 vittime di tratta di esseri umani ¾ Implementazione quotidiana dello sportello di assistenza legale e burocratica per 100 persone vittime di tratta; ¾ Accompagnamento settimanale delle vittime di tratta presso centri psicoterapeutici convenzionati; ¾ Monitoraggio settimanale dei casi legali seguiti dalla Fondazione Esperanza; ¾ Realizzazione di 3 cicli di formazione professionale sulla produzione di cosmetici biologici per 100 persone vittime di tratta e elaborazione opuscoli formativi; ¾ Mappatura quadrimestrale di potenziali distributori dei prodotti per sensibilizzare ai diritti violati con la tratta; ¾ Aggiornamento quadrimestrale banca dati distributori; ¾ Individuazione di almeno 10 eventi, fiere e giornate di sensibilizzazione per diffondere i prodotti “hechos a manos por victimas de trata”; ¾ Monitoraggio mensile, sistematizzazione dei dati raccolti e verifica quadrimestrale delle attività. Azione 2. Formazione di 250 funzionari pubblici ecuadoriani coinvolti nei procedimenti e applicazioni normative riguardanti le vittime di tratta ¾ Organizzazione di 4 riunioni di coordinamento per l’individuazione di 250 funzionari pubblici da formare; ¾ Realizzazione di 4 cicli di corsi di formazione su Diritti Umani e Mobilità Umana per 250 funzionari pubblici; ¾ Ricerca e analisi sulle evoluzioni normative in Ecuador e nelle sue provincie in tema di tratta di esseri umani e creazione di una banca dati sulle leggi nazionali e internazionali riguardanti la tratta di esseri umani; ¾ Organizzazione di 2 riunioni di coordinamento fra associazioni che si occupano di diritti dei rifugiati per l’individuazione di rappresentanti presso il comitato interministeriale; ¾ Creazione di un comitato interministeriale, che coinvolga 10 dei funzionari formati e 5 rappresentanti delle associazioni per i diritti dei rifugiati, che discuta l’evoluzione normativa riguardante il diritto d’asilo e la tratta di esseri umani; ¾ Monitoraggio mensile, sistematizzazione dei dati raccolti e verifica quadrimestrale delle attività. Azione 3. Incidere sulla società civile per l’applicazione universale ed effettiva dei Diritti Umani in contesti di mobilità e tratta di esseri umani ¾ Organizzazione di 2 riunioni di analisi sulle associazioni e/o università potenzialmente interessati nell’applicazione dei diritti dei rifugiati e vittime di tratta e elaborazione proposte di campagne di sensibilizzazione (Tv, Radio..); ¾ Realizzazione di 5 giornate evento per coinvolgere le associazioni e università individuate; ¾ Elaborazione di 2000 opuscoli informativi da utilizzare come supporto all’interno dei delle giornate evento; ¾ 3 riunioni di coordinamento per l’individuazione dei 300 rappresentanti della società civile coinvolti nel progetto; ¾ Pianificazione e realizzazione di 4 cicli di corsi di formazione su Diritti Umani e Mobilità Umana per i 300 rappresentanti individuati; ¾ Elaborazione di 1200 brochure da utilizzare come supporto all’interno dei corsi di formazione; ¾ Realizzazione 1 giornata evento per l’applicazione universale ed effettiva dei Diritti Umani in contesti di mobilità e presentazione del report prodotto durante il ciclo di formazione; ¾ Studio; ¾ Monitoraggio e valutazione trimestrale delle attività, con stesura di relazioni. Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ 1 Coordinatore responsabile Area “Attenzione diretta e integrale alle vittime di tratta” - Azione 1 1 Coordinatore responsabile Area “Incidenza pubblica e pianificazione” - Azione 1 e 2 1 Referente Area “Incidenza pubblica e pianificazione” - Azione 2 e Azione 3 2 Avvocati “Attenzione diretta e integrale alle vittime di tratta” - Azione 1 1 Responsabile coordinatore Area “Comunicazione” - Azione 2 e Azione 3 2 Assistenti area comunicazione - Azione 2 e Azione 3 1 Responsabile prodotti commercio equo - Azione 1 2 Psicologi - Azione 1 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto: Quito (FOCSIV 109942) Il volontario in servizio civile n° 1 sarà impiegato nelle seguenti attività: ¾ Collabora all’assistenza legale di 100 casi di persone vittime di tratta; ¾ Partecipa nell’accompagnamento settimanale delle vittime di tratta presso centri psicoterapeutici convenzionati; ¾ Collabora alla realizzazione di 3 cicli di formazione professionale rivolti ai richiedenti asilo; ¾ Collabora all’elaborazione degli opuscoli informativi da utilizzare come supporto all’interno dei cicli di formazione professionale; ¾ Affianca la ricerca quadrimestrale di potenziali distributori per i prodotti di cosmetica biologica; ¾ Collabora nell’aggiornamento della banca dati su distributori; ¾ Affiancamento in eventi, fiere e giornate di sensibilizzazione per diffondere i prodotti di commercio equo e solidale “hechos a manos por victimas de trata”, prodotti dalle vittime di tratta; ¾ Collabora al monitoraggio, sistematizzazione dei dati raccolti e verifica quadrimestrale. Il volontario in servizio civile n° 2 svolgerà le seguenti attività: ¾ Collabora nella realizzazione di 4 cicli di corsi di formazione su Diritti Umani e Mobilità Umana per i funzionari pubblici; ¾ Partecipa alle 2 riunioni di coordinamento fra associazioni che lavorano nel tema dei diritti dei rifugiati e tratta di esseri umani; ¾ Assiste nella Realizzazione di 4 cicli di corsi di formazione su Diritti Umani e Mobilità Umana rivolti agli esponenti della società civile; ¾ Partecipa all’elaborazione di 1200 brochure da utilizzare come supporto all’interno dei corsi di formazione per i rappresentanti società civile individuati; ¾ Collabora nell’elaborazione proposte di sensibilizzazione sulla tratta di persone; ¾ Supporto alla creazione di un comitato interministeriali che monitori l’evoluzione normativa e le leggi riguardanti il diritto d’asilo e la tratta di esseri umani; ¾ Collabora nella creazione di una banca dati sulle leggi nazionali e internazionali riguardanti la tratta di esseri umani; ¾ Affianca il monitoraggio e valutazione trimestrale delle attività, con stesura di relazioni. REQUISITI: I seguenti requisiti sono suddivisi tra requisiti generici, ricercati genericamente in tutti i candidati, e i preferibili requisiti specifici, inerenti aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i volontari andranno ad implementare Generici: ¾ Esperienza nel mondo del volontariato; ¾ Conoscenza della FOCSIV o di uno degli Organismi soci e delle attività da questi promossi; ¾ Competenze informatiche di base e di Internet. Specifici: Quito (FOCSIV 109942) Volontario/a n°1-2 ¾ Preferibile formazione in Scienze politiche, Diritto, Relazioni Internazionali, o affini; ¾ Preferibile conoscenza della lingua spagnola. DESCRIZIONE SEDE - QUITO (FOCSIV 73961) DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE: QUITO Quito, capitale dell’Ecuador situata a 2.850 metri di altitudine, si trova sulla linea dell’equatore, adagiata su un’alta valle della cordigliera andina centrale, nella provincia di Pichincha. Fondata dagli spagnoli nel 1534 nei pressi di un preesistente insediamento incaico, è una città dalla splendida architettura coloniale, tanto da costituire la prima capitale al mondo ad essere stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale dell’umanità. La popolazione è di 2.239.191 abitanti (fonte censimento 2010), con un tasso di crescita del 0.84 % annuo. Con una povertà scesa negli ultimi anni al 13%, Quito presenta tuttavia una crescente diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, evidenziata peraltro dalla geografia stessa della città: nella parte settentrionale, piena di centri commerciali ed alti edifici, risiedono le fasce più ricche della popolazione locale (imprenditori, petrolieri, banchieri, dirigenti pubblici, ecc,) mentre il sud popolare ospita le classi più indigenti, in particolare indigeni e contadini provenienti dalle zone rurali, costretti spesso a vivere in quartieri o baraccopoli privi di qualsiasi tipo di servizi di base. Il fenomeno della migrazione interna, dalle periferie e dalle zone rurali verso la capitale, rappresenta infatti il principale problema dell’urbanizzazione che negli ultimi dieci anni ha caratterizzato Quito, comportando tassi di povertà estrema che raggiunge l’80% nei quartieri marginali a sud della capitale. Le difficili condizioni economiche degli abitanti di Quito e la mancanza fino a pochi anni fa di politiche pubbliche adeguate, incidono sull’accesso ad un’alimentazione adeguata, con un apporto calorico quotidiano pari a circa il 70% di quello raccomandato (dato che si riduce per quella parte di popolazione che risiede nei quartieri periferici e più poveri della città); sull’istruzione, con un tasso di alfabetizzazione dell’96,4%; e sulla salute, con una mortalità infantile del 21,3 per mille e un’aspettativa di vita media di 71,5 anni. Rispetto all’occupazione, il tasso di lavoratori informali è del 43,54%, mentre il tasso di disoccupazione è del 11,24%. L’emersione del lavoro nero locale è una delle principali sfide che si è posto l’attuale governo, come dimostra il recente provvedimento legislativo che impone ai datori di lavoro il pagamento dei contributi pensionistici in favore dei propri dipendenti. Tuttavia ad oggi, la mancanza di un lavoro stabile e la povertà diffusa creano gravi conseguenze sociali, come testimonia l’aumento costante di reati minori, quali il furto o la rapina. Il settore dei servizi è quello che dà maggiore occupazione, con circa 500.000 persone impiegate, mentre il settore meno sviluppato è il settore agricolo, nel quale sono impiegate appena 80.000 persone. Il 42% della popolazione tra bambini e adulti sono sottoccupati, e invadono le strade come venditori ambulanti di merce svariata, al fine di poter ottenere una seppur minima entrata economica. Nel territorio di Quito FOCSIV interviene nel settore: Diritti Umani e Sviluppo Sociale. DESCRIZIONE DEL CONTESTO SETTORIALE: QUITO (FOCSIV 73961) DIRITTI UMANI E SVILUPPO SOCIALE A partire dagli anni ‘80, dalla società civile e dalle distinte istituzioni governative ecuadoriane si evidenzia un’accentuata preoccupazione circa i fenomeni migratori in continua ascesa nella città e nel Paese. A Quito, capitale e maggiore città del Paese, si concentrano vari tipi di migrazione (anche se con dati difficilmente quantificabili): la migrazione interna permanente dalle zone rurali ai centri urbani, conseguenza diretta di un sostenuto processo di urbanizzazione; la migrazione internazionale, caratterizzata dai flussi sud-nord, dai paesi in via di sviluppo a quelli industrializzati; l’immigrazione, soprattutto di cittadini peruviani e colombiani in cerca di migliori condizioni di vita. Quello dell’emigrazione, in particolare, è un fenomeno drammatico che include sempre più anche le donne e che vede coinvolto circa il 25% dell’attuale popolazione ecuadoriana, con conseguenze gravi sul tessuto sociale del paese. Famiglie dissestate, comunità abbandonate, figli costretti a crescere da soli o con i nonni, sono situazioni molto comuni su tutto il territorio ecuadoriano. Di contro le rimesse, pari a circa 2.324 milioni di dollari nel 2010, costituiscono da anni la seconda voce del PIL e sostengono in maniera decisiva l’economia del piccolo paese andino. Molte associazioni (tra cui HIAS e Fundacion Esperanza) e istituzioni anche religiose (Conferenza Episcopale Ecuadoriana) promuovono un programma di attenzione e prevenzione su alcuni temi specifici inerenti la migrazione, la xenofobia, il razzismo, lo sfruttamento del lavoro ed il traffico di persone. Quest’azione congiunta avviene sia tramite eventi di sensibilizzazione e educazione che coinvolgono diverse platee (funzionari pubblici, scuole, organizzazione della società civile), sia mediante il costante lavoro di networking che ha permesso di creare reti anche extra nazionali per orientare le politiche pubbliche in tema di migrazione e tratta di esseri umani. Si calcola che oggi circa 2,2 milioni di ecuadoriani vivano all’estero, soprattutto in Nord America ed in Europa. In costante aumento è peraltro l’immigrazione dalla Colombia, a causa di una guerra che nel vicino paese andino dura da oltre 50 anni e che ha causato circa 250 mila rifugiati dichiarati ed oltre 5 milioni di sfollati, facendo della Colombia il secondo paese con il maggior numero di sfollati al mondo, mentre l’Ecuador mantiene il primato di paese con il maggior numero di rifugiati dell’America Latina (è di 1000 il numero di domande di asilo politico che il governo ecuadoriano riceve ogni mese). A questa situazione di emergenza, l’attuale governo Correa sta cercando di rispondere seguendo due direttrici. La prima tramite la diffusione di strumenti di integrazione e di tutela legale per i rifugiati (come ad esempio una nuova legge sulle vittime di tratta) coinvolgendo il personale delle amministrazioni pubbliche in fori, convegni e formazioni che mirino allo sviluppo di una maggiore sensibilità e attenzione di quest’ultimi verso i temi della tratta internazionale di persone e rifugiati; la seconda, proponendo l’Ecuador come un paese mediatore tra i richiedenti asilo e paesi terzi disposti ad accogliere la popolazione sfollata. Questo flusso di persone viene stimato in circa 2000 persone l’anno, di cui la maggior parte transitante per Quito e che vivono in forte condizione di disagio sociale e economico. A fronteggiare questa situazione che caratterizza la popolazione di rifugiati che si concentra a Quito, operano da anni i partner di progetto. In particolare, Fundacion Esperanza gestisce uno sportello di primo soccorso che solo nel 2013 ha dato supporto legale a 86 vittime di tratta. All’accoglienza diretta delle vittime, si affianca l’attività di lobbying e di sensibilizzazione nei confronti della società ecuadoriana e delle istituzioni pubbliche. Nel 2013 grazie ai corsi organizzati, su richiesta degli enti o di associazioni, ben 125 funzionari pubblici e 591 membri di società civile sono stati informati e sensibilizzati a Quito sul tema dei diritti delle vittime di tratta e dei rifugiati, anche in collaborazione con la Rete Andina sulla migrazione di cui la Fundacion Esperanza è principale sostenitore. Da ultimo, già a partire dal 2010 e in collaborazione con altre associazioni, la Fundacion ha implementato la promozione di cosmetici naturali prodotti da vittime di tratta, garantendo loro anche un piccolo introito economico per il sostentamento. HIAS invece lavora a Quito a stretto contatto con l’alto commissariato ONU per i rifugiati, e nel 2013 ha offerto assistenza psicologica, medica e legale a 2583 richiedenti rifugio (una media di 7 persone al giorno). Fra questi, circa un 12% ha deciso di usare l’Ecuador come paese ponte per la richiesta di un visto verso paesi terzi, mentre la maggior parte ha avanzato richiesta asilo. In questi casi HIAS offre la possibilità di un rifugio sicuro, attraverso strutture convenzionate o a bassi costi d’affitto, e sostiene i richiedenti nella ricerca di un lavoro che possa valorizzare le loro competenze lavorative e umane. Attraverso HIAS, il 24% dei rifugiati riesce nell’immediato a trovare lavoro, soprattutto nelle costruzioni e nei servizi (con guadagno medio pari a 400$ al mese, pari al salario minimo), il resto invece viene coinvolto all’interno di corsi di formazione professionali organizzati dall’associazione stessa. Infine, la missione Scalabriniana, concentra il suo lavoro sull’integrazione e assistenza psicologica ed economica ai soggetti in condizione di mobilità umana. Nell’ultimo anno (2013) ha offerto assistenza a più di 2000 persone, ha sviluppato corsi sull’integrazione, l’interculturalità e la risoluzione pacifica delle controversie in 5 scuole con alte percentuali di minori provenienti da famiglie in condizione di mobilità umana (dal 30% al 40% della popolazione studentesca fra i 7 e 12 anni), infine ha supportato economicamente oltre 100 famiglie di rifugiati colombiani per l’implementazione di piccoli piani produttivi personalizzati. Nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale si interviene con i seguenti destinatari diretti e beneficiari. I destinatari diretti sono: ¾ 3000 fra rifugiati e richiedenti asilo, ¾ 300 richiedenti asilo per paesi terzi ¾ 1000 rifugiati coinvolti nei progetti di integrazione lavorativa. I beneficiari sono: ¾ le persone legate ai rifugiati da vincolo familiare o da rapporti economici o sociali, nel numero stimato di 9.000 persone. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO DI IMPIEGO: Quito (FOCSIV 73961) ¾ Promuovere i diritti di 3000 rifugiati e richiedenti asilo; ¾ Fornire assistenza giuridica a 300 richiedenti asilo verso paesi terzi; ¾ Assistere integralmente 1000 richiedenti asilo e rifugio per consentirne l’integrazione nel tessuto socio economico del territorio di Quito. DESCRIZIONE DEL PROGETTO: Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi Quito (FOCSIV 73961) Azione 1 Difesa e Promozione dei diritti di 3300 tra rifugiati e richiedenti rifugio. ¾ Apertura quotidiana di 1 sportello giuridico di prima assistenza ai 3000 richiedenti rifugio; ¾ Ideazione e elaborazione di opuscoli informativi da utilizzare come supporto all’interno dello Sportello di prima assistenza e distribuzione; ¾ Incontri mensili di assistenza legale a 3000 richiedenti asilo e rifugio; ¾ Assistenza ai richiedenti durante il procedimento legale per il riconoscimento dell’asilo; ¾ Accompagnamento burocratico di 300 richiedenti il visto per paesi terzi; ¾ Accompagnamento burocratico nel processo di naturalizzazione ecuadoriana della popolazione avente diritto; ¾ Sistematizzazione dati e aggiornamento giornaliero della banca dati inerente i rifugiati che si rivolgono allo sportello. Azione 2: Assistenza integrale (sanitaria e lavorativa) di 1000 richiedenti asilo e rifugio per consentirne l’integrazione nel tessuto socio economico. ¾ Organizzazione di 1 riunione mensile di pianificazione annuale e di valutazione; ¾ Realizzazione di 1000 interviste individuali per la valutazione sulla vulnerabilità dei soggetti richiedenti asilo e individuare le azioni da intraprendere; ¾ Accompagnamento settimanale dei richiedenti asilo presso le strutture mediche convenzionate; ¾ Organizzazione e realizzazione di 3 cicli di corsi professionali (cucina, servizi) e preparazione opuscoli formativi per 1000 richiedenti asilo; ¾ Ricerca mensile di potenziali datori di lavoro e contatto con i datori; ¾ Aggiornamento trimestrale del database datori di lavoro e creazione di un registro di rifugiati inseriti economicamente nel territorio; ¾ Monitoraggio trimestrale sul registro dei rifugiati inseriti all’interno del mercato del lavoro; ¾ Individuazione strutture temporali o definitive per l’alloggio dei rifugiati e richiedenti asilo; ¾ Visite domiciliari di monitoraggio mensili presso le strutture o case che ospitano i rifugiati; ¾ Monitoraggio semestrale, sistematizzazione dei dati raccolti e verifica delle attività formative. Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività ¾ 1 Direttore esecutivo HIAS _ Azione 1/Azione 2 ¾ 2 Avvocati_ Azione 1 ¾ 6 Assistenti sociali_ Azione 2 ¾ 5 Psicologi_ Azione 2 ¾ 3 Assistenti legali_ Azione 1 ¾ 2 Assistenti amministrativi_ Azione 1/Azione 2 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto: Quito (FOCSIV 73961) Il volontario in servizio civile n°1 svolgerà le seguenti attività: ¾ Collaborazione all’elaborazione degli opuscoli informativi da utilizzare come supporto all’interno dello Sportello di prima assistenza; ¾ Affiancamento nella valutazione sulla vulnerabilità dei casi e sulle successive azioni da intraprendere; ¾ Collaborazione all’assistenza legale di 3000 casi di persone richiedenti rifugio; ¾ Collaborazione all’assistenza legale di 300 rifugiati richiedenti visto per paesi terzi; ¾ Collabora nell’individuazione di luoghi temporanei o definitivi dove ospitare i rifugiati e i richiedenti asilo; ¾ Partecipazione alle visite domiciliari ai richiedenti asilo e rifugiati; ¾ Affiancamento nel processo di riconoscimento della cittadinanza Ecuadoriana (naturalizzazione); ¾ Supporto alla sistematizzazione delle informazioni e dati raccolti; Il volontario in servizio civile n°2 svolgerà le seguenti attività: ¾ Collabora alla realizzazione della pianificazione annuale e partecipazione alle riunioni di valutazione; ¾ Partecipazione alle interviste dello sportello di prima assistenza; ¾ Collaborazione all’organizzazione e realizzazione di 3 cicli di formazione professionale rivolti a 1000 richiedenti asilo; ¾ Collabora all’elaborazione degli opuscoli informativi da utilizzare come supporto all’interno dei cicli di formazione professionale; ¾ Supporto nel contatto di potenziali datori di lavoro con il fine di fornire ai rifugiati un impiego; ¾ Collabora alla creazione di un registro dei rifugiati inseriti all’interno del mercato del lavoro; ¾ Partecipa alle visite di monitoraggio dei centri di prima accoglienza che ospitano i rifugiati; ¾ Partecipa alla verifica delle attività di formazione professionale ai richiedenti asilo; ¾ Supporto alla sistematizzazione delle informazioni e dati raccolti. REQUISITI: I seguenti requisiti sono suddivisi tra requisiti generici, ricercati genericamente in tutti i candidati, e i preferibili requisiti specifici, inerenti aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i volontari andranno ad implementare Generici: ¾ Esperienza nel mondo del volontariato; ¾ Conoscenza della FOCSIV o di uno degli Organismi soci e delle attività da questi promossi; ¾ Competenze informatiche di base e di Internet. Specifici: Quito (FOCSIV 73961) Volontario/a n°1-2 ¾ Preferibile formazione in discipline inerenti scienze sociali e giurisprudenza; ¾ Preferibili competenze in diritti umani; ¾ Discreta conoscenza della lingua spagnola DOVE INVIARE LA CANDIDATURA ¾ ¾ tramite posta “raccomandata A/R”: la candidatura dovrà pervenire direttamente all’indirizzo sotto riportato.(Nota Bene: non farà fede il timbro postale di invio, ma la data di ricezione in sede delle domande) ENTE CITTA’ INDIRIZZO TELEFONO SITO FOCSIV Roma Via S. Francesco di Sales 18 -00165 06-6877796 www.focsiv.it tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l'interessato, allegando la documentazione richiesta in formato pdf, a [email protected] e avendo cura di specificare nell'oggetto il paese e il titolo del progetto (es. CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – Est Europa 2014 - Albania - CELIM). Nota Bene: per inviare la candidatura via PEC • è necessario possedere un indirizzo PEC di invio (non funziona da una mail normale), • non è possibile utilizzare indirizzi di pec gratuiti con la desinenza "postacertificata.gov.it", utili al solo dialogo con gli Enti pubblici.