Genitori domani
La ricerca “Genitori Domani” è stata realizzata dall’Ires Fvg tra gennaio e aprile 2006.
Hanno collaborato alla realizzazione: Chiara Cristini e Roberta Molaro
Genitori domani
Indice
Indice......................................................................................................................... 1
Indice delle figure ..................................................................................................................... 1
Indice delle tabelle.................................................................................................................... 2
Introduzione.............................................................................................................. 3
Gli obiettivi dello studio............................................................................................................. 3
Il piano della ricerca ................................................................................................................. 4
Metodologia della ricerca ........................................................................................ 5
L’indagine quantitativa ............................................................................................................. 5
La ricerca qualitativa ................................................................................................................ 7
Le caratteristiche dei nuclei familiari intervistati................................................ 10
Il livello di conoscenza e utilizzo dei congedi parentali da parte dei genitori.. 16
La diffusione dell’informazione............................................................................................... 16
Il grado di utilizzo del congedo parentale............................................................................... 19
Alcune proposte per informare maggiormente i potenziali beneficiari e per
incentivare l’utilizzo del congedo......................................................................... 32
Considerazioni conclusive.................................................................................... 37
I principali risultati emersi ....................................................................................................... 37
Alcune proposte operative ..................................................................................................... 40
Bibliografia ............................................................................................................. 43
Appendice 1 Congedi parentali a confronto........................................................ 45
Allegato 1 Il questionario d’intervista...................................................................49
Allegato 2 Le frequenze..........................................................................................54
Indice delle figure
Figura 1: distribuzione numero di figli per nucleo familiare. Val. %, casi validi= 200 ............ 11
Figura 2: distribuzione per titolo di studio dei genitori. Val. %, casi validi= 200 .................... 12
Figura 3:tipologia di contratto subordinato con cui sono inquadrati i genitori. Val. %, casi
validi= 200 .............................................................................................................................. 12
Figura 4: settore e ramo di attività economico in cui sono impiegati i genitori. Val.%, N= 200
................................................................................................................................................ 13
Figura 5:dimensione dell’impresa in cui lavorano i genitori. Valori %, casi validi= 200 ......... 14
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Genitori domani
Figura 6: genitori che hanno usufruito del congedo. N. =200 ................................................ 19
Figura 7: motivi per cui il padre non ha usufruito del congedo parentale, distribuzione delle
risposte tra madri e padri. Valori %, N.=200 .......................................................................... 24
Figura 8: madri che, non avendo utilizzato il congedo, pensano di beneficiarne in futuro. N.
=46 ......................................................................................................................................... 25
Figura 9: padri che, non avendo utilizzato il congedo, pensano di beneficiarne in futuro. N.
=189 ....................................................................................................................................... 25
Figura 10: giudizio sul livello di conoscenza del congedo parentale tra i padri. Incidenza %,
N.=200.................................................................................................................................... 32
Figura 11: potrebbe essere utile per incentivare i padri, potere prendere il congedo per
frazioni di giornata, rendendolo simile a un part time? N.=200.............................................. 34
Figura 12: sarebbe importante rendere obbligatorio per i padri un periodo - anche breve- di
congedo? N=200.................................................................................................................... 35
Figura 13: distribuzione delle risposte fornite da padri e madri rispetto alla proposta di
rendere obbligatorio per i padri un periodo - anche breve- di congedo. N.=200 ................... 35
Figura 14: gli aspetti che interagiscono sul recepimento della norma e sulla sua
trasformazione in pratica condivisa........................................................................................ 39
Figura 15: attività previste e soggetti coinvolti nel percorso di informazione e
sensibilizzazione all’utilizzo dei congedi parentali. ................................................................ 40
Indice delle tabelle
Tabella 1: nuclei familiari per tipo di nucleo familiare - Pordenone (dettaglio comunale)........ 6
Tabella 2: coppie con figli per classe d'età del figlio più piccolo, prov. di Pordenone ............. 6
Tabella 3: caratteristiche dei testimoni privilegiati intervistati .................................................. 9
Tabella 4: distribuzione per classi d’età dei genitori. Casi validi= 200................................... 10
Tabella 5: conoscenza della possibilità di usufruire del congedo parentale da parte della
madre. N.=200 ....................................................................................................................... 17
Tabella 6: conoscenza della possibilità di usufruire del congedo parentale da parte del
padre. N.casi validi =200........................................................................................................ 17
Tabella 7: com’è venuto a conoscenza della possibilità di poter usufruire del congedo
parentale? N. =179................................................................................................................. 18
Tabella 8: motivi per cui la madre non ha usufruito del congedo parentale. N.=46............... 20
Tabella 9: motivi per cui il padre non ha usufruito del congedo parentale. N =189............... 24
Tabella 10: modalità con cui la madre ha usufruito del congedo parentale. N.=154............. 27
Tabella 11: modalità con cui il padre hanno usufruito del congedo parentale. N.=11 ........... 27
Tabella 12: periodo in cui la madre ha usufruito del congedo parentale. N.= 165 ................ 28
Tabella 13: periodo in cui il padre ha usufruito del congedo parentale. N.= 165................... 28
Tabella 14: eventuali criticità incontrate dalla madre nell’utilizzo del congedo parentale. N.=
154.......................................................................................................................................... 29
Tabella 15: eventuali criticità incontrate dal padre nell’utilizzo del congedo parentale. N.= 11
................................................................................................................................................ 29
Tabella 16: suggerimenti per incentivare l’utilizzo del congedo tra i padri. N.=200............... 33
Tabella 17: motivi per cui è contrario all’idea di un congedo obbligatorio per i padri. N.=69 36
Tabella 18: durata e livello di retribuzione dei congedi di maternità. Confronto nell’Ue-15, al
2003 ....................................................................................................................................... 47
Tabella 19: presenza e durata dei congedi di paternità retribuiti. Confronto al 2003 ............ 47
Tabella 20: durata dei congedi parentali per i primogeniti ed età massima del figlio entro cui
fruirne, confronto al 2003 ....................................................................................................... 47
Tabella 21: retribuzione per i congedi parentali, al 2003 ....................................................... 48
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Introduzione
Gli obiettivi dello studio
Con il progetto di azione positiva “Genitori Domani”, cofinanziato dalla Commissione
regionale pari opportunità del Friuli Venezia Giulia attraverso la L.R. n.23/90, realizzato
l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Pordenone si propone di contribuire
concretamente all’individuazione dei vincoli – determinati da diversi fattori, di natura
soggettiva, culturale, economica e di contesto – che influiscono sulle scelte dei genitori
di fruire o meno dei congedi parentali previsti dalla legge 53/2000 e dal d.lgs. 151/2001.
La rimozione di tali criticità e l’individuazione di strategie volte a diffondere la pratica
della fruizione dei congedi da parte di entrambi i genitori si pone tre obiettivi specifici:
permettere ai bambini di potere stare insieme sia alla madre, sia al padre; promuovere
una cultura della condivisione dei ruoli all’interno delle famiglie e – in terzo luogo –
favorire la conciliazione dei tempi e dei ruoli familiari e lavorativi e alleggerire la
condizione di doppia presenza tipica della madre lavoatrice.
Il punto di partenza è stato da un lato i contenuti e la ratio della legge n. 53 dell’8 marzo
2000, poi modificata dal D.lgs.151 del 26 marzo 2001: la normativa, non solo prevede la
tutela della maternità e della paternità, ma si propone, attraverso la possibilità anche per
il padre di un congedo parentale, di favorire la scelta genitoriale sia da parte delle
lavoratrici, sia dei lavoratori. Tuttavia, sono ancora pochi quei padri che conoscono la
possibilità introdotta dalla L.53/00 di usufruire – al pari della madre – del congedo, e
ancora meno quelli che ne fanno richiesta 1. La nascita di un figlio continua così a
rappresentare soprattutto per le donne occupate un punto di svolta nei percorsi familiari
e lavorativi, spesso inconciliabili, come dimostra una recente indagine dell’Istat-Cnel, del
dicembre 2003.
Se le indagini realizzate a livello nazionale evidenziano come molteplici siano le cause
che intervengono sul permanere di queste criticità, in parte di natura soggettiva, ma
anche legati al contesto, alla cultura prevalente, all’influenza di modelli e di aspettative
familiari e lavorativi spesso in contrasto tra loro, a livello locale manca un’indagine
specifica che dia conto del fenomeno. In tal senso, il progetto “Genitori Domani” si
propone di misurare nell’area territoriale del Comune di Pordenone il grado di
conoscenza nella popolazione-target dei propri diritti alla genitorialità, il livello di utilizzo
degli stessi, evidenziandone i principali punti di debolezza e le proposte provenienti sia
dai genitori, sia dal contesto socioeconomico di riferimento (le aziende).
1
Istat-Cnel, 2003, De Pasquale e Lelleri, 2005, Addabbo, 2005.
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Genitori domani
Il piano della ricerca
A partire da questi obiettivi la ricerca “Genitori Domani”, attraverso due strumenti
metodologici, uno quantitativo e uno qualitativo ha cercato di rilevare la “domanda di
genitorialità” del contesto locale, analizzando il livello di conoscenza tra i padri
relativamente alle caratteristiche del congedo parentale, quantificando oggettivamente il
numero di padri che si sono avvalsi in questi anni di tale diritto e confrontandolo con il
dato relativo alle madri; conoscere le criticità incontrate da chi ne ha usufruito, ma anche
da coloro che vi hanno rinunciato; infine di conoscere le possibili strategie suggerite dai
genitori-lavoratori.
L’indagine ha coinvolto un campione di 200 nuclei familiari con figli minori di otto anni,
limite d’età entro cui è possibile avvalersi della L.53/00.
In seguito ai risultati emersi dalla survey, si sono realizzati dei colloqui di
approfondimento con sei testimoni privilegiati, con i quali si è cercato da un lato di
conoscere il punto di vista del contesto socioeconomico sul livello di conoscenza e
utilizzo da parte dei genitori del congedo parentale e soprattutto sulle criticità e sui
vincoli che vengono segnalati dal lato della domanda di lavoro circa il nesso tra
genitorialità e prospettive occupazionali e di carriera, ma si è anche voluto analizzare,
con l’aiuto di esperti, come sia andato evolvendosi il ruolo e la figura dei genitori, al fine
di individuare come potrebbero essere i genitori domani.
Il presente rapporto rielabora i risultati emersi dalle due fasi di ricerca, presentando –
dopo l’introduzione di carattere metodologico – nel primo capitolo una fotografia relativa
alle caratteristiche dei nuclei familiari intervistati, quindi nel secondo capitolo si è
analizzato il livello di conoscenza e utilizzo dei congedi parentali da parte dei genitori,
evidenziandone le modalità con cui i genitori hanno beneficiato del congedo e le
eventuali criticità incontrate. Infine, il terzo capitolo ha presentato agli intervistati alcune
possibili proposte volte a diffondere maggiormente il livello di informazione riguardante
la normativa dei congedi parentali tra i potenziali beneficiari, ma anche per promuovere
e incentivare l’utilizzo del congedo. Il capitolo conclusivo, oltre a una riflessione sui
risultati emersi dalla ricerca, presenta all’operatore pubblico alcune proposte operative
di intervento a livello locale che possano agire a livello di informazione e
sensibilizzazione sui potenziali destinatari, ma anche sui principali attore del contesto
socioeconomico del territorio.
Infine, nell’Appendice alla ricerca si riporta una panoramica di sintesi riguardante le
diverse tipologie di congedo parentale, ponendo a confronto l’area Scandinava, l’Europa
continentale, i Paesi anglosassoni e quelli della fascia Meridionale.
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Genitori domani
Metodologia della ricerca
Il progetto di ricerca “Genitori Domani” è stato condotto attraverso una duplice
metodologia, la prima – di carattere quantitativo – è consisita in una survey telefonica
realizzata su un campione di 200 interviste telefoniche condotte sulla base di un
questionario strutturato e costituito da 35 domande2.
La seconda fase della ricerca, che ha permesso di approfondire alcuni aspetti emersi
dalla survey e di delineare possibili strategie per favorire la conoscenza dei diritti dei
genitori lavoratori e una maggiore condivisione dei ruoli di cura tra gli stessi, è stata
realizzata con una metodologia qualitativa, attraverso la realizzazione di sei interviste
realizzate sulla base di una traccia d’intervista semistrutturata.
L’indagine quantitativa
Caratteristiche del campione intervistato e metodologia di indagine
Nella presente indagine l’universo di riferimento è costituito dai nuclei familiari residenti
nel comune di Pordenone composti da padre, madre e almeno un figlio di età compresa
tra 0 e 8 anni, dove entrambi i genitori sono occupati alle dipendenze, indifferentemente
con contratto a tempo indeterminato o determinato.
La Tabella 1 illustra la distribuzione dei nuclei familiari residenti nel comune di
Pordenone per tipologia del nucleo familiare, secondo i dati di fonte Istat Censimento
della Popolazione 2001. I dati Istat relativi al Censimento della Popolazione e delle
Abitazioni della Popolazione del 2001 sono utili per cercare di stimare l’aggregato a cui
si fa riferimento nella presente indagine; i dati Istat sono reperibili nella banca dati on
line relativa al 14° Censimento Generale della Popolazi one e delle Abitazioni3
2
Cfr. Allegato 2
3
I dati definitivi del 14° Censimento generale dell a Popolazione e delle Abitazioni sono consultabili su
Internet attraverso un data warehouse accessibile secondo varie modalità di interrogazione.
Attraverso questo sistema informativo, l'utente può navigare tra le tavole senza percorsi di
consultazione predefiniti, individuando autonomamente i dati che rispondono alle proprie esigenze
informative. Come in ogni data warehouse, è possibile selezionare il livello di dettaglio dei dati,
ottenendo informazioni di carattere generale o più analitiche. La banca dati, inoltre, prevede la
consultazione di diverse tipologie di informazioni al medesimo livello di dettaglio. La selezione delle
informazioni di interesse può avvenire attraverso tre parametri: l'oggetto di interesse (per es.
popolazione residente), le classificazioni secondo cui si vogliono visualizzare i dati relativi all'oggetto
scelto (ad es. sesso, età o stato civile) e il territorio di riferimento per i dati desiderati (ad es. le regioni
dell'Italia centrale). Cfr.: http://dawinci.istat.it/MD.
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Genitori domani
Osservando la Tabella 1 si nota che i nuclei familiari censiti nel 2001 nel comune di
Pordenone sono quasi 14mila; la tipologia più diffusa è rappresentata dalle coppie con
figli che infatti sono oltre 7mila, e rappresentano la maggioranza dei nuclei familiari
(esattamente il 51,4%). Seguono le coppie senza figli, 4.709 nuclei pari al 33,7% del
totale; le madri sole con figli conviventi sono 1.783 pari al 12,7%, mentre i padri soli con
figli conviventi sono solamente 314, pari ad appena il 2,2% dei nuclei totali.
Nella tipologia “coppie con figli” sono incluse tutte le coppie che hanno almeno un figlio
convivente, a prescindere dall’età di quest’ultimo; l’obiettivo della presente indagine
invece è raggiungere i nuclei familiari con figli di età inferiore o uguale a 8 anni, cioè un
sotto-insieme del totale delle “coppie con figli” indicate nella Tabella 1.
Tabella 1: nuclei familiari per tipo di nucleo familiare - Pordenone (dettaglio comunale)
Coppie senza figli
Coppie con figli
Padre con figli
Madre con figli
Totale FRIULI VG
N° nuclei
Distribuz. %
per nucleo
4.709
7.184
314
1.783
13.990
33,7
51,4
2,2
12,7
100,0
Fonte: Elaborazioni IRES FVG su dati Censimento 2001, ISTAT
Per stimare la numerosità del sottoinsieme di nostro interesse si è fatto ricorso ai dati a
livello provinciale esposti nella Tabella 2, relativa alla distribuzione del numero delle
coppie con figli per classe d’età del figlio più piccolo.
Se osserviamo l’ultima colonna della Tabella 2 che illustra l’incidenza dei nuclei familiari
per classe d’età del figlio più piccolo, notiamo che circa il 25%, cioè 1 coppia ogni 4, in
provincia di Pordenone ha un figlio con al massimo 5 anni, mentre il 21,6%, circa 1 su 5,
ne ha uno con età compresa tra 6 e 13 anni.
Possiamo quindi affermare che circa la metà (precisamente il 46,8%) delle coppie con
figli conviventi residenti in provincia di Pordenone ha almeno un figlio di età uguale o
inferiore ai 13 anni. Applicando questa percentuale ai dati comunali contenuti nella
Tabella 1, otteniamo che approssimativamente 3.400 coppie residenti nel comune di
Pordenone hanno almeno un figlio con al massimo 13 anni.
Tabella 2: coppie con figli per classe d'età del figlio più piccolo, prov. di Pordenone
Fino a 5 anni
Da 6 a 13 anni
Da 14 a 17 anni
Da 18 a 24 anni
25 anni e più
Totale
N° nuclei
11.589
9.941
4.526
8.951
11.031
46.038
incidenza %
25,2
21,6
9,8
19,4
24,0
100,0
Fonte: Elaborazioni IRES FVG su dati Censimento 2001, ISTAT
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Genitori domani
Il campione che abbiamo intervistato è costituito da 200 nuclei familiari rappresentativi
delle coppie con figli piccoli residenti nel comune di Pordenone in cui entrambi i genitori
lavorano alle dipendenze.
Per la raccolta dei dati ci si è avvalsi della tecnica dell’intervista telefonica. La scelta di
questa tecnica di indagine, prevista già in fase progettuale, ha permesso di raggiungere
un numero sufficiente di contatti tale da garantire significatività statistica all’indagine. I
numeri di telefono dei nuclei familiari sono stati estratti, applicando la tecnica del
campionamento sistematico4, da alcune pagine selezionate casualmente degli elenchi
ufficiali abbonati del comune di Pordenone.
Infatti, una procedura statisticamente equivalente dal punto di vista del risultato a quella
del campionamento casuale semplice (nel senso che produce un campione casuale
semplice) è proprio quella del campionamento sistematico. Essa differisce dal
campionamento casuale semplice solo dal punto di vista della tecnica di estrazione dei
soggetti. Le unità campionarie non vengono più estratte mediante sorteggio (o tavola dei
numeri casuali), ma si scorre la lista dei soggetti, selezionandone sistematicamente uno
ogni dato intervallo.
In particolare, l’intervista telefonica è stata condotta a partire dalla scheda-questionario
costituito da 35 domande a risposta chiusa, suddivise in sei sezioni: condizioni di
eleggibilità del campione, il profilo socioanagrafico, la composizione del nucleo familiare,
la condizione professionale, la conoscenza e l’utilizzo dei congedi, le proposte5.
Le interviste si sono svolte a partire da lunedì 20 febbraio e si sono concluse venerdì 24
febbraio 2006 e condotte da cinque operatrici telefoniche esperte. La survey è stata
realizzata dalle ore 18.00 alle ore 21.00 dal lunedì al venerdì.
Le operatrici telefoniche per poter somministrare l’intervista verificavano dapprima che
fossero soddisfatte le condizioni di eleggibilità e cioè che si fosse in presenza di una
coppia con almeno un figlio piccolo, in cui entrambi i genitori lavoravano alle
dipendenze; oltre a queste condizioni le intervistatrici hanno osservato anche una certa
proporzione tra le interviste rivolte ai padri e quelle rivolte alle madri, in modo tale che le
due componenti di genere fossero equamente rappresentate nel campione.
La ricerca qualitativa
Il secondo strumento metodologico cui si è fatto ricorso per svolgere la ricerca è
consistito nella realizzazione di interviste in profondità, la cui traccia è stata costruita a
partire dai risultati emersi dalla survey. Tale fase di approfondimento della ricerca si è
dunque basata su una metodologia qualitativa che ha previsto la realizzazione di sei
interviste qualitative rivolte a responsabili delle risorse umane di tre aziende di
dimensione media e grande, un rappresentante sindacale, due consulenti.
Con questi intervistati sono state utilizzate tre diverse tracce di intervista, tutte
caratterizzate da domande a risposta aperta, predisposte – dal punto di vista dei
contenuti – a seconda della tipologia di interlocutore e quindi dell’ambito di competenza
4
Cfr.: Corbetta P. (1999), Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino.
5
Il questionario viene riportato integralmente nell’Allegato 1
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Genitori domani
e dall’esperienza per cui era stato contattato. L’obiettivo dei colloqui era infatti quello di
approfondire, basandosi sull’esperienza e sulle specifiche competenze degli
interlocutori, alcuni aspetti-chiave emersi dalla survey. Per questo motivo, tali interviste
sono state realizzate dopo l’elaborazione dei risultati dell’indagine quantitativa.
In particolare, le tracce seguite hanno permesso di condurre due filoni di riflessione: uno
legato ai contesti organizzativi e lavorativi, attraverso i colloqui con i tre responsabili
delle risorse umane e con il rappresentante sindacale. In particolare, si è voluto
evidenziare l’impatto organizzativo che in genere hanno le assenze legate a motivi di
cura dei figli piccoli, anche ponendo come previsione un maggiore ricorso da parte dei
padri dei congedi parentali.
Con il rappresentante dei lavoratori si sono messe in evidenza le principali difficoltà
registrate nelle fasi di veicolazione tra i potenziali destinatari delle informazioni relative
alla possibilità di fruire del congedo da parte dei padri, di accesso da parte degli stessi a
tale diritto, ma anche degli impatti di carattere economico che il trattamento previsto dai
congedi può avere sulle entrate familiari, e riflettendo quindi sulle possibili soluzioni da
adottare, anche nelle fasi di contrattazione.
Insieme con i due consulenti (un avvocato specializzato in diritto di famiglia e un
consulente organizzativo) si è condotta una riflessione a partire dai possibili vincoli
derivanti dalle culture prevalenti (nelle organizzazioni, nei contesti familiari, nella società
locale) per delineare possibili strategie che favoriscano la sensibilizzazione da un lato
delle imprese verso la possibilità dei dipendenti nella fruizione di questo diritto, e
dall’altro degli stessi nuclei familiare in cui la cultura prevalente è ancora fortemente
connotata da una rigida suddivisione dei ruoli all’interno della coppia
Le interviste, realizzate da ricercatori senior dell’Ires, sono state tutte registrate su file
audio .mp3 e, in accordo con gli stessi testimoni, sono state rese anonime. Nella Tabella
3 vengono riportate le caratteristiche di ciascun testimone intervistato e della traccia
seguita.
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Genitori domani
Tabella 3: caratteristiche dei testimoni privilegiati intervistati
Sigla
intervistati
Caratteristiche dell’intervistato/a
T1
Responsabile risorse umane in una grande azienda, settore
creditizio-assicurativo
T2
Responsabile risorse umane in una media azienda, settore
grande distribuzione
T3
Coordinatore delle risorse umane di un settore d’attività,
settore servizi alla persona
T4
Rappresentante sindacale
T5
T6
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Ambito di approfondimento
Livello di conoscenza e utilizzo tra i dipendenti (e, per il sindacato, degli
iscritti) dei congedi parentali;
modalità di gestione delle assenze per maternità e per congedi
parentali, delle successive richieste di flessibilità family friendly;
impatto sui percorsi di carriera della doppia presenza e delle difficoltà di
conciliazione dei ruoli;
scenari possibili e impatto sulle organizzazioni e sulle culture del lavoro
se i padri rimanessero a casa usufruendo del congedo parentale
secondo quanto previsto dalla normativa
Avvocato esperto di diritto di famiglia
La l. 53/00 e il dlgs151/01 si propongono di rispondere a un’esigenza di
genitorialità, tuttavia pochi padri vi fanno ricorso.
Come si potrebbe rendere più fruibile la normativa e quali prospettive
potrebbero esserci anche in conseguenza alla nuova legge sull’affido
familiare che prevede teoricamente una maggiore presenza accanto ai
figli dei padri in caso di disgregazione dei nuclei familiari
Consulente organizzativo
L’evoluzione delle culture e l’impatto sulle differenze di genere e sulla
percezione di tali differenze ha determinato dei cambiamenti nei ruoli
paterni e materni, nelle aspettative e nel modo di essere genitori?
I modelli di riferimento sono di tipo tradizionale o vi è stato un
cambiamento?
Come sensibilizzare o informare i padri (e le madri) circa la possibilità
offerta dalla legge di svolgere pienamente il proprio ruolo genitoriale?
9
Genitori domani
Le caratteristiche dei nuclei familiari intervistati
In questo capitolo viene presentato il profilo socioanagrafico dei nuclei familiari
intervistati, rilevato attraverso una sezione specifica del questionario. In particolare, le
variabili considerate sono state: l’età dei genitori, lo stato civile, il numero di figli e la loro
età6.
Un secondo elemento rilevato attraverso la parte preliminare del questionario ha
registrato le caratteristiche dello status professionale dei genitori, considerato che – ai
fini della ricerca – sono stati inclusi nel campione solo genitori occupati alle
dipendenze7.
I nuclei familiari inclusi nel campione risultano costituiti per il 97% da coppie sposate o
conviventi, nell’2,5% da famiglie monoparentali. Il quadro delineato si dimostrerebbe
quindi potenzialmente favorevole a una condivisione dei ruoli tra genitori.
L’età media delle madri con bambini di età inferiore agli otto anni è di 37 anni, mentre
l’età media dei padri è di 39 anni. Considerando la distribuzione del campione per classi
di età (Tabella 4), solo l’1,5% delle madri ha meno di vent’anni e l’1,0% dei padri.
Le madri trentenni incidono per il 77%, mentre i padri per il 50%.
Hanno un’età compresa tra 40 e 50 anni il 20% delle madri e il 47,5% dei padri, infine
sono ultracinquantenni l’1,5% delle madri e l’1,5% dei padri.
Tabella 4: distribuzione per classi d’età dei genitori. Casi validi= 200
Madre
Padre
Madre
Padre
Classi d’età
Val. assoluti
meno di 30 anni
Val. %
3
2
1,5
1,0
30-40 anni
154
100
77,0
50,0
40-50 anni
40
95
20,0
47,5
oltre 50 anni
3
3
1,5
1,5
200
200
100,0
100,0
Totale
6
Come riportato nel Capitolo 1 –Metodologia della ricerca, il campione risulta formato da nuclei
familiari residenti nel comune di Pordenone composti da padre, madre e almeno un figlio di età
compresa tra 0 e 8 anni
7
Tale scelta è stata determinata dal fatto che la l. 53/00 e il successivo testo unico (d.lgs. 151/01) vede
come titolare del diritto al congedo solo il genitore con contratto di lavoro subordinato.
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Genitori domani
Considerando il numero di figli presenti nei nuclei familiari (Figura 1), si può osservare
come nel 54% di casi vi siano due figli, nel 38% un solo figlio, nuclei più numerosi
incidono sul campione per l’8%.
Poiché la fruizione del congedo parentale è previsto sino al compimento dell’ottavo anno
del bambino, si è chiesto alle famiglie di indicare l’età dei figli: il 39,1% ha un bambino di
età inferiore ai tre anni (in base alla letteratura esistente, è in genere questo il target di
famiglie che in genere tende a usufruire maggiormente dell’istituto di congedi parentali8),
il 30,6% ne ha almeno uno di età compresa tra 4 e 6 anni, mentre nel 29,4% è presente
anche un figlio di età compresa tra 6 e 8 anni, dunque in età scolastica.
Un dato utile poichè la legge prevede che il congedo sia preso per ciascun figlio con
meno di otto anni d’età.
Figura 1: distribuzione numero di figli per nucleo familiare. Val. %, casi validi= 200
60
40
54,0
38,0
20
7,0
1,0
0
1 figlio
2 figli
3 figli
4 figli
Considerando la distribuzione dei genitori intervistati per titolo di studio, (Figura 2), si
può rilevare la prevalenza di titoli di studio medio-alti, in particolare tra le donne, le quali
nel 52,5% dei casi ha i conseguito il diploma di scuola media superiore e nel 32,5% la
laurea, a fronte di un 10,5% con licenza media e 4% con qualifica professionale.
Tra i padri il 43% è diplomato, il 27% laureato, mentre il 19% ha la licenza media e il 6%
una qualifica professionale9.
8
De Pasquale e Lelleri, 2005
9
Il titolo di studio è stato utilizzato, nel corso della ricerca, come variabile d’incrocio per analizzare
meglio alcune risposte fornite dagli intervistati. I titoli sono stati in tal caso accorpati in due categorie:
titolo medio-basso (licenza media e qualifica professionale) e medio-alto (dal diploma superiore alla
laurea e oltre).
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Figura 2: distribuzione per titolo di studio dei genitori. Val. %, casi validi= 200
60
52,5
43,0
40
32,5
27,0
19,0
20
10,5
6,0
4,5
0
Licenza media
Qualifica professionale
Diploma superiore
madre
Laurea/Dottorato
padre
Relativamente alla condizione lavorativa dei genitori, il campione includeva persone con
un contratto di lavoro dipendente, proprio perchè la legge 53/00 prevede la possibilità di
usufruire del congedo solo da parte del genitore con contratto di lavoro subordinato. Si è
tuttavia chiesto agli intervistati di specificare la tipologia di contratto, distinguendo tra un
contratto a termine, oppure a tempo indeterminato. Un’informazione ritenuta importante
poiché si può ipotizzare che i soggetti titolari di un contratto a tempo determinato
possano essere meno incentivati a usufruire del diritto al congedo parentale, per il
timore di possibili ripercussioni sulle prospettive di un eventuale rinnovo del contratto di
lavoro. In realtà, nei nuclei familiari contattati la quasi totalità dei padri hanno un
contratto a tempo indeterminato (pari al 99% del campione), a fronte di un 96,5% delle
madri (Figura 3): una situazione dunque favorevole alla fruizione del diritto.
Figura 3:tipologia di contratto subordinato con cui sono inquadrati i genitori. Val. %,
casi validi= 200
120,0
100,0
99,0
96,5
80,0
60,0
40,0
20,0
1,0
3,5
0,0
Madre
a tempo indeterminato
Ires Fvg
Padre
a termine
12
Genitori domani
Sempre in relazione alla condizione occupazionale, si è quindi chiesto agli intervistati di
specificare se lavorino in ambito pubblico o privato (Figura 4). Si tratta di una distinzione
ritenuta significativa, poichè, come hanno dimostrato recenti indagini sull’uso dei
congedi parentali da parte dei padri (De Pasquale e Lelleri, 2005), la fruizione del diritto
risulta decisamente più diffuso tra i soggetti inseriti nell’amministrazione pubblica. Un
aspetto, questo, sottolineato anche dalla testimonianza del rappresentante sindacale.
Benchè poco diffusi per i motivi cui si faceva cenno, è più probabile che siano
i lavoratori della pubblica amministrazione a utilizzare i congedi parentali,
incontrando in linea teorica meno difficoltà nel rapporto con il datore di lavoro
rispetto per esempio a una piccola azienda del privato. [T 4]
In realtà prevale la distribuzione delle madri nel pubblico impiego: considerando la
distribuzione del campione, il 58% è inserita nel pubblico impiego contro il 42% inserito
nel settore privato, mentre tra i padri poco più di un quarto è dipendente pubblico
(26,9%), contro un’incidenza di quasi i tre quarti del campione di padri occupati in
aziende private (73,1%).
Considerando il settore economico di riferimento (Figura 4), le madri risultano inserite
per il 67% nei servizi, nel 20,5% nell’industria e nel 12,5% nel commercio, nessuna nel
settore agricolo. Tra i padri prevale invece l’occupazione nel ramo industriale (ove si
concentra il 48% dei padri intervistati), il 41,5% nei servizi e nel 9,5% nel commercio.
Figura 4: settore e ramo di attività economico in cui sono impiegati i genitori. Val.%,
N= 200
67,0
48,0
41,5
20,5
12,5
9,5
1,0
0,0
Madre
Industria
Padre
Servizi
Commercio
Agricoltura
Infine, un ulteriore dato rilevato è quello della dimensione dell’impresa in cui sono inseriti
i genitori: le imprese con oltre 51 addetti assorbono il 49% delle madri del campione e il
62,5% dei padri. Le imprese con un numero di addetti compreso tra 10 e 50 assorbe il
29% delle madri e il 28,5% dei padri, infine nelle piccole aziende, con meno di 10
dipendenti, sono inserite il 21,5% delle madri e il 9% dei padri.
Come hanno rilevato alcuni testimoni, la dimensione e la struttura dell’impresa può
influire sulla propensione del lavoratore di richiedere (ed ottenere) il congedo, l’ipotesi di
Ires Fvg
13
Genitori domani
base è stata infatti quella che in aziende di dimensioni medio-grandi, con una gestione
del personale strutturata, la capacità di sostituire le risorse assenti sia meno
problematica rispetto a una piccola impresa. Lo confermano sia le imprese intervistate,
sia il sindacato:
Siamo preparati, del resto al 90% c’è personale femminile, quindi ci
attrezziamo in tempo in vista della sostituzione, la formiamo e poi essendo
una realtà in crescita la teniamo. Certo il piccolo trauma è all’inizio, perchè
devi reclutarla, formarla, inserirla nel gruppo e vedere se funziona [T2].
Nelle realtà maggiori e in quelle sindacalizzate ci sono maggiori facilità
nell’ottenere il diritto al congedo parentale [T4]
Figura 5:dimensione dell’impresa in cui lavorano i genitori. Valori %, casi validi= 200
80,0
62,5
60,0
49,5
40,0
29,0
28,5
21,5
20,0
9,0
0,0
Meno di 10 addetti
Da 11 a 50 addetti
Madre
Oltre 51 addetti
Padre
In sintesi, dunque, la fotografia sulle caratteristiche dei nuclei familiari intervistati ha
messo in luce, dal punto di vista socioanagrafico:
-
la presenza di nuclei familiari in cui si ha una prevalenza di madri e padri di età
compresa tra 30 e 40 anni e hanno, nel 54% dei casi, due figli e nel 38% un figlio
unico;
-
relativamente al livello di istruzione si è osservata la prevalenza di titoli medio-alti tra
le madri (oltre il 75% ha infatti almeno un diploma di scuola media superiore) e tra
oltre il 60% dei padri;
Considerando invece la collocazione occupazionale dei genitori, posto che il campione è
stato individuato tra lavoratori subordinati i quali possono fruire dei congedi parentali
previsti dalla legge 53/2000 e dal d.lgs. 151/91, si è rilevato:
-
il prevalere tra le madri l’occupazione nel pubblico impiego, a tempo indeterminato.
Il settore economico in cui si trova il maggior numero di madri è quello dei servizi.
Quasi la metà del campione femminile, inoltre, si trova inserito in imprese di mediograndi dimensioni.
Ires Fvg
14
Genitori domani
Per quanto riguarda i padri si è invece rilevato che:
-
prevale l’occupazione a tempo indeterminato nel settore privato e in particolare nel
comparto manifatturiero, entro contesti aziendali di dimensioni medio-grandi.
Ires Fvg
15
Genitori domani
Il livello di conoscenza e utilizzo dei congedi parentali da
parte dei genitori
La parte centrale del questionario si è soffermata a indagare il livello di informazione e di
fruizione da parte di ciascun genitore dei periodi di astensione dal lavoro per poter
rimanere insieme con i propri figli minori di otto anni d’età.
L’obiettivo è stato dunque quello di registrare una doppia informazione, relativa sia alla
madre, sia al padre, ritenendo di riuscire in tal modo a fare emerge possibili differenze
nel livello di informazione e fruizione del diritto alla genitorialità. Così, alla persona che
ha risposto all’intervista si è chiesto di fornire indicazioni oltre che su di sè, anche
sull’altro genitore, al fine di rilevare tutte le informazioni possibili relative al nucleo
familiare. La batteria di domande è stata dunque costruita prima per il soggetto
rispondente, e poi per il genitore – anche se non convivente, ma comunque coinvolto
nella cura dei figli 10–.
La diffusione dell’informazione
Una conoscenza asimmetrica
Il campione evidenzia come le informazioni relative alla possibilità di fruire del congedo
parentale siano diffuse in modo asimmetrico tra i genitori: la quasi totalità dei nuclei
familiari sono infatti a conoscenza di un diritto per la madre di potere rimanere per un
certo periodo a casa con il proprio figlio, mentre si registra una minore consapevolezza
per quanto riguarda l’analogo diritto previsto dalla vigente normativa per il padre.
Osservando nel dettaglio e considerando la conoscenza della possibilità di usufruire del
congedo parentale da parte della madre (Tabella 5), emerge come solo il 6% delle
famiglie (pari a 12) non ne sia a conoscenza, a fronte del 94% (pari a 188 intervistati)
che si è dichiarato informato.
Osservando più nel particolare la suddivisione per genere del campione, affermano di
non essere stati a conoscenza della possibilità che la madre potesse usufruire del
congedo parentale solo 4 madri (il 3,3% delle intervistate) e 8 padri (10% degli
intervistati), mentre affermano di essere stati a conoscenza di tale opportunità 116 madri
e 72 padri.
10
In realtà, come emerso nel capitolo precedente, la quota di genitori separati si è rivelata piuttosto
limitata.
Ires Fvg
16
Genitori domani
Parallelamente, per quanto concerne la possibilità di usufruire del congedo parentale da
parte del padre (Tabella 6) ne è informato l’89,5% del campione, mentre ne sentono
parlare per la prima volta il 10,5% (21 soggetti, di cui 9 madri e 12 padri).
Un’asimmetria di conoscenza (e, conseguentemente, anche di fruizione) che viene
sottolineata anche dai testimoni privilegiati:
Comunque è un diritto poco conosciuto e confuso in genere con il congedo
per malattia. Delle 60 persone che gestisco nessun neopadre ne ha fatto
richiesta e nemmeno i mariti o compagni delle mie dipendenti, che io sappia,
ne hanno fatto richiesta. Sono state sempre le madri. [T2].
Tabella 5: conoscenza della possibilità di usufruire del congedo parentale da parte
della madre. N.=200
Persona che ha
risposto
Madre
Padre
Totale
Incidenza
v.a
v.a
v.a.
v.%
4
8
12
6,0
Sì
116
72
188
94,0
Totale
120
80
200
100,0
No, non lo sapevo
Tabella 6: conoscenza della possibilità di usufruire del congedo parentale da parte del
padre. N.casi validi =200
Persona che ha
risposto
Madre
Padre
Totale
Incidenza
v.a
v.a
v.a.
v.%
9
12
21
10,5
Sì
111
68
179
89,5
Totale
120
80
200
100,0
No, non lo sapevo
Considerando i titoli di studio dei rispondenti a questa domanda relativa al congedo per i
padri, emerge come la maggior parte delle persone intervistate informate
dell’opportunità offerta dai congedi parentali per il padre abbia un titolo di studio medioalto.
Osservando in particolare le risposte date dai padri, tra coloro che sostengono di
conoscere i congedi 51 hanno un titolo di studio medio-alto, mentre solo 17 hanno un
titolo di studio basso. Allo stesso modo tra le madri 88 hanno un livello di istruzione
medio-alto, mentre 23 hanno un titolo di studio basso.
Il livello di conoscenza evidenziato dai nuclei familiari cambia a seconda dell’ambito di
lavoro del padre: se questi è dipendete pubblico infatti il 96,2% conosce la possibilità
per il padre di rimanere a casa, mentre se il padre è dipendente di un’azienda privata
risulta informato nel ìl’87% dei casi (128 persone su 147).
Una lieve differenza sui riscontra anche disaggregando i nuclei familiari per settore di
lavoro della madre: se questa è dipendente pubblica il livello di informazione della
famiglia sale al 92%, contro l’88% registrato nelle famiglia con madre lavoratrice in
azienda privata.
Ires Fvg
17
Genitori domani
Il canale informativo
Infine, un importante aspetto analizzato riguarda i canali informativi attraverso cui i
soggetti intervistati sono venuti a conoscenza della possibilità di usufruire del congedo
parentale da parte del padre (Tabella 7).
Il 32,4% del campione (pari a 58 soggetti) ne è venuto a conoscenza attraverso i media,
il 15,6% (pari a 28 soggetti) da amici o parenti e il 13,4% (pari a 24 soggetti) dal
sindacato, soggetto che oltre a fornire informazioni agli iscritti che contattano la propria
camera territoriale o la categoria di riferimento, hanno a disposizione delle guide11.
Si rilevano percentuali inferiori per le altre risposte, con valori simili per sono informato/a
per il tipo di lavoro che svolgo (9,5%), dal datore di lavoro (8,9%), da consulenti del
lavoro o aziendali (8,9%), da colleghi/e (8,4%).
L’informazione data direttamente dall’azienda, per quanto poco diffusa – come emerge
da altre ricerche svolte a livello regionale12 –, è una prassi consolidata in una delle
imprese contattate, dove la responsabile del personale – non appena viene informata
dalla dipendente della gravidanza – illustra i diritti di cui sono titolari entrambi i genitori e
ricorda alla dipendente come il contratto collettivo di riferimento (commercio) preveda la
possibilità di fruire del part time entro i primi anni di vita del bambino.
Quando ci informano della gravidanza noi spieghiamo loro cosa prevede la
normativa. Il fatto è che, siccome i padri non devono informare l’azienda che
stanno per diventare padri, allora è più difficile dare loro le informazioni. Con
le future mamme per esempio le aiutiamo a compilare anche tutti i moduli
dell’Inps, perchè io sto dieci minuti, loro magari si perdono dietro tutti i
moduli...[T2]
Infine, il 2,8% degli intervistati afferma di essere venuto a conoscenza da varie fonti.
Tabella 7: com’è venuto a conoscenza della possibilità di poter usufruire del congedo
parentale? N. =179
Valori
assoluti
Valori %
Dai media
58
32,4
Da amici, parenti
28
15,6
Dal sindacato
24
13,4
Sono informato/a per il tipo di lavoro che svolgo
17
9,5
Dal datore di lavoro
16
8,9
Da consulenti del lavoro, aziendali , ecc.
16
8,9
Da colleghi/e
15
8,4
Da varie fonti
5
2,8
179
100,0
Totale
11
Tra gli altri: Padovan E. (a cura di), Maternità, congedi per donne e uomini che lavorano. Schede
riassuntive, diritti, Ufficio vertenze Cgil, Pordenone, 2004
12
Cfr., Ires Fvg (a cura di ), 2006.
Ires Fvg
18
Genitori domani
Il grado di utilizzo del congedo parentale
Dopo avere rilevato il livello di conoscenza tra i genitori del diritto alla fruizione del
congedo parentale, si è registrata la diffusione dell’utilizzo, da parte delle madri e dei
padri. La differenza risulta decisamente marcata, con il 77% delle madri che è rimasta a
casa con il proprio figlio, a fronte di un 5,5% di padri che ha beneficiato del periodo di
congedo (Figura 6). Un dato, questo, che se da un lato si pone in linea con altre
rilevazioni realizzate a livello nazionale (Istat-Cnel 2003; De Pasquale e Lelleri, 2005,
Ires Fvg, 2005), dall’altro sottolinea come il contesto locale si ancora molto lontano della
pratica, ormai consolidata, che si rileva in altri Paesi europei 13.
La conferma giunge anche dai testimoni privilegiati: nel caso di una delle aziende
intervistate, la testimone pone in evidenza come, a fronte di un’informazione che viene
diffusa a tutti i dipendenti, ne beneficiano quasi esclusivamente le madri:
Per la verità i nostri dipendenti padri sanno che c’è il congedo e anche i
permessi di malattia, ma effettivamente non ce li hanno mai chiesti, che io
sappia se ne occupano le madri [T2]
Disaggregando i dati relativi alle madri per titolo di studio, tra coloro che hanno un livello
di istruzione medio-basso ha fruito del congedo parentale il 66,6%, mentre tra coloro
che hanno un titolo più elevato la percentuale sale al 78,8%.
Osservando la disaggregazione anche per settore lavorativo, tra le dipendenti di
aziende private hanno fruito del congedo parentale il 74,1%, a fronte di un 80,9% delle
dipendenti pubbliche, confermando come il contesto della pubblica amministrazione sia
stato in questi anni più permeabile alla normativa.
Figura 6: genitori che hanno usufruito del congedo. N. =200
189 (94,5%)
200
154 (77,0%)
160
120
80
46 (23,0%)
40
11 (5,5%)
0
Madri
Padri
No
13
Sì
Per il confronto con l’Europa si rimanda all’Appendice 1
Ires Fvg
19
Genitori domani
Considerando le madri intervistate (pari a 46) che non hanno usufruito dei congedi
parentali, la maggior parte di esse, pari al 32,6% motiva la decisione spiegando che il
figlio viene seguito da un altro familiare/conoscente.
Risposta questa che conferma come la rete familiare rappresenti, nel contesto locale, il
principale punto di riferimento per la conciliazione dei ruoli familiari e lavorativi dei
neogenitori e in particolare delle madri occupate14.
Un elemento che viene del resto evidenziato anche dalle interviste qualitative.
Se rientrano a tempo pieno, molte fanno riferimento al nido altrimenti ai
nonni. [T2]
L’importante è sapere di potere lasciare il bambino a qualcuno di cui ci si
fida, nel momento in cui la famiglia decide che serve che la madre torni al
lavoro, deve potere lasciare il bambino a una certa persona, in un certo
ambiente. [T1]
Segue il 13% che non ha utilizzato il congedo perché al momento dell’intervista si trova
ancora in congedo di maternità, il 10,9% che non conosceva questo diritto e il 10,9%
ritiene di non rientrare tra gli aventi diritto (Tabella 8).
L’8,7% delle madri afferma di non averne avuto bisogno, il 6,5% sostiene che l’azienda
non l’ha permesso, il 6,5% ha preferito prendere ferie e il 4,3% ha utilizzato l’aspettativa
prevista dal proprio contratto collettivo. Solo il 4,3% afferma di non aver utilizzato il
congedo parentale perché lo ha preso il marito e il 2,2% vi ha rinunciato per motivi
economici: usufruire del congedo garantisce infatti il 30% della retribuzione e solo se
preso entro il compimento del terzo anno del bambino.
Tabella 8: motivi per cui la madre non ha usufruito del congedo parentale. N.=46
Valori assoluti
Valori %
Del figlio si occupa un altro familiare/conoscente
15
32,6
È ancora in congedo di maternità
6
13,0
Non conosceva questo diritto
5
10,9
Non rientra/rientrava tra gli aventi diritto
5
10,9
Non ne ha avuto bisogno
4
8,7
L'azienda non l'ha permesso
3
6,5
Ha preferito prendere ferie
3
6,5
Ha utilizzato/utilizza l'aspettativa
2
4,3
Lo ha preso il marito
2
4,3
Per motivi economici
1
2,2
Totale
46
100,0
14
Tale prassi è stata sottolineata da altre ricerche, tra cui: Istat-Cnel, 2003 per quanto riguarda la
fotografia nazionale, mentre in regione: a partire dalla ricerca Tempora, realizzata nel Comune di
Pordenone (Ires Fvg, 2004); quindi nello studio realizzato per la Consigliera regionale di parità, (Fvg
2005) e in provincia di Udine (Ires Fvg, 2006)
Ires Fvg
20
Genitori domani
Parallelamente, analizzando i motivi per cui i padri non hanno utilizzato il congedo
parentale, pari a 189 (Tabella 9), più della metà (pari al 57,1%) afferma di non averne
usufruito perché è meglio stia la madre con il figlio piccolo. Appare interessante
osservare (Figura 7) come tale risposta sia data con più frequenza proprio dalle madri
(ha indicato questa motivazione il 61% delle madri e il 50% dei padri), un dato che si
rivela particolarmente significativo per comprendere come la normativa trovi difficoltà a
essere recepita e trasformata in pratica condivisa, per il prevalere di modelli culturali e
comportamentali ancora caratterizzati da una divisione tradizionale dei ruoli genitoriali.
Vale dunque quanto osservato dalla Saraceno, secondo cui: “conciliare responsabilità
familiari e lavorative per le donne è reso difficile non solo da orari di lavoro poco
amichevoli e dalla mancanza di servizi adeguati, ma anche, se non soprattutto, dalle
aspettative e dai comportamenti dei familiari, innanzitutto dei mariti/padri dei loro figli”
(Saraceno, 2003 b).
L’influenza delle culture di riferimento (lavorative, organizzative, della rete relazionale e
parentale) è stata largamente indicata anche dagli interlocutori coinvolti nella ricerca
qualitativa, i quali hanno evidenziato come alcune pratiche rappresentino da un lato la
conseguenza di fattori biologici (l’allattamento), per quanto il congedo si possa prendere
sino agli otto anni del bambino, e dall’altro come influisca ancora fortemente il prevalere
della naturalizzazione della divisione di genere del lavoro sociale e dei modelli di
riferimento familiari (Gherardi, 1998).
In tal modo, lo stesso congedo parentale se viene interpretato come proprio
dell’universo simbolico femminile, allora risulterà più difficile un’adozione di questa
pratica da parte dei padri. Non solo: anche per quanto riguarda le madri sarà inteso più
come una concessione piuttosto che un diritto (Addabbo, 2005).
Soprattutto se l’allattamento si protrae per molto tempo, sino all’anno di vita,
allora non ha molto senso che stia il padre, con la madre si crea un legame,
un’intimità maggiore. Diverso forse è il caso in cui si ha uno svezzamento
anticipato, allora magari padre e madre si alternano [T4]
Nella percezione femminile il ruolo maschile è un altro [T5].
Secondo me non è tanto questione che le madri non vogliono, ma dal mio
punto di vista sono proprio i padri che non vogliono. E’ vero che ci sono
madri particolarmente ansiose, ma per problemi individuali, io direi che nella
maggior parte delle coppie le madri ben volentieri assecondano che il padre
stia con i figli,. Il problema è culturale, e lo stiamo notando adesso anche
nella nuova legge sull’affido condiviso [T6].
Il 12,2% afferma che del figlio se ne occupa un altro familiare/conoscente, generalmente
i nonni, come era già emerso in precedenti ricerche realizzate sia nel contesto
pordenonese, sia in regione. La presenza dei nonni e il loro ruolo di baby sitter fa parte
di quel welfare familistico che caratterizza la realtà italiana, in grado di offrire un servizio
Ires Fvg
21
Genitori domani
più economico e flessibile rispetto a quello presente sul mercato15.
Considerando le risposte che motivano la mancata fruizione del congedo per cause
derivanti dall’ambito lavorativo, il 9% del campione sottolinea come la propria azienda
non abbia permesso o abbia sconsigliato la fruizione del congedo. L’impatto della
cultura, in questo caso lavorativa e organizzativa dell’impresa di riferimento, ha
evidentemente costituito un vincolo significativo alla possibilità di tradurre in pratica
quanto previsto dalla legge e sottolineando come i contesti aziendali non siano ancora
preparati – salvo eccezioni che costituiscono casi di eccellenza – a questo
cambiamento.
Ancora: se l’azienda alla fine è “preparata” alla richiesta della madre, per cui
provvedono con sostituzione o altro, mentre quello che spaventa di più è
proprio la possibilità che la donna o adesso anche il padre prenda il congedo
frazionato per una settimana, quindi giorni, perchè ciò comporterebbe dovere
fare sostituzioni con personale interno, che alla lunga può creare disagio.
[T4]
Il 5,3% indica come motivazione della non fruizione del congedo parentale quella
economica, risposta che viene data con maggiore frequenza quando a rispondere è il
padre (Figura 7). In realtà questo aspetto è stato sottolineato in modo marcato sia dai
testimoni responsabili delle risorse umane [T2 e T3], sia dal rappresentante sindacale
[T4].
Vede, quando mi chiedono di spiegare come funziona il congedo parentale e
dico del 30%, rimangono un po’ perplessi, poi tenga conto che il contratto del
commercio prevede tredicesima e quattordicesima e in maternità facoltativa
non si matura nè questo, nè permessi, ma comunque al di là di queste cose
basta il discorso del 30% a fa r sì che per una famiglia diventi una scelta
obbligata. Poi dato che rientrano a tempo pieno, molte fanno riferimento al
nido altrimenti ai nonni. [T2]
I congedi sono una bella cosa perchè permettono a entrambi i genitori di
stare insieme al figlio in un momento dell’età evolutiva molto delicato, però se
tutti e due i genitori prendono il 30% come vivono? Io ad esempio ho preso
ferie per stare assieme a mio figlio, certo avrei potuto prendere il congedo
spezzettato e non consumare le ferie, però il 30% mi ha un po’ fermato. [T3]
Rispetto alla maternità la difficoltà maggiore è legata al 30%, per cui per i
padri è difficile rinunciare a questa quota di stipendio, soprattutto quando le
madri sono già a part time e in genere percepiscono stipendi inferiori. [T4]
Alcuni autori (Piazza, 2004; Addabbo, 2005) sottolineano, come possibile leva
incentivante per i padri, la possibilità di introdurre un integrazione alla quota del 30% di
reddito previsto dalla attuale normativa. Un percorso intrapreso in via sperimentale da
alcune amministrazioni locali dell’Emilia Romagna.
15
Per quanto riguarda il riferimento al contesto pordenonese, cfr. Comune di Pordenone, Ires-Fvg (a
cura di ), 2004, per quanto riguarda l’analisi a livello regionale: Consigliera di Parità, Ires Fvg (a cura
di), 2005, infine per quanto riguarda la presenza dei nonni e la caratterizzazione familistica del welfare
italiano: Istat-Cnel, 2003 e Osservatorio Nazionale sulle famiglie, 2005.
Ires Fvg
22
Genitori domani
Per esempio, il Comune di Bologna aveva introdotto, nel 2003, un progetto che si
rivolgeva a entrambi i genitori, prevedendo da parte del Comune l’erogazione di 360
euro mensili (450 per le famiglie monoparentali) per coloro che avessero deciso di
rimanere a casa da tre a sei mesi, entro il primo anno di vita del bambino16. Altresì, nella
sperimentazione condotta a Ferrara, il Comune introduceva un’integrazione per quei
genitori che avessero optato per un part time nei primi tre anni di vita del bambino, in
particolare se il part time superava il 50% dell’orario consueto17
Rimandano infine a una difficoltà di conciliare quanto previsto dal diritto con il possibile
impatto che tale fruizione potrebbe avere sulla realtà lavorativa, in termini di carriera,
rapporti con l’ambiente di lavoro le risposte che si distribuiscono per l’1,6% nel fatto di
ricoprire una posizione lavorativa di responsabilità tale da rendere difficile un’assenza
prolungata, ma anche perchè gli altri colleghi/colleghe non ne hanno mai usufruito,
sottolineando come la pratica di rimanere a casa rappresenti ancora una scelta
“pionieristica” da parte dei padri in contesti dove il diritto alla genitorialità sembra trovare
già con difficoltà un parziale “diritto di cittadinanza” nelle organizzazioni (Gherardi, 1998)
solo per quanto riguarda la componente femminile.
Decidere di rimanere a casa con il figlio, anche per un periodo breve e il possibile
impatto sulla carriera rappresenta uno scenario ancora poco presente tra la componente
maschile, come spiega il consulente organizzativo T6:
Secondo me ciò che muove nel profondo è il ruolo che ognuno di noi vive e i
modelli con cui ci si confronta: ho in mente alcuni esempi in cui chi ha preso il
congedo non sono persone che investono sulla carriera, non sono con quello
spunto competitivo che spesso si associa al ruolo maschile [T6]
Tra le altre risposte, il 2,6% dei padri afferma di non averne avuto bisogno, il 2,1% di
non averlo ritenuto necessario, risposta che si rivela significativa poichè lascia trasparire
come le famiglie tendano a considerare il congedo parentale fruito da parte del padre
non tanto come una nuova opportunità introdotta dal legislatore per potere svolgere il
proprio ruolo genitoriale e garantire al figlio la possibilità di stare insieme sia alla madre,
sia al padre, quanto una possibilità da spendere in caso di neccessità, per esempio se
la madre è impossibilitata, o in caso di malattia prolungata del figlio.
Infine, un padre intervistato ha affermato che ne usufruirà a giorni, mentre l’8,5% rileva
che, pura avendone sentito parlare, in realtà non conosceva a fonda tale diritto.
16
L’ammissione al progetto era tuttavia vincolata ad alcuni requisiti: Isee inferiore a 18.000 euro;
rinuncia all’iscrizione al nido nei mesi coperti dal progetto, consenso del datore di lavoro. Cfr.:
http://www.comune.bologna.it/servizi/servizi.php
17
Si rivolge a entrambi i genitori di bambini di età compresa fra 1 e 3 anni, residenti nel Comune di
Ferrara, lavoratori dipendenti che scelgano il part time per ampliare la possibilità di cura dei figli, con
Isee non superiore a 18.000. euro. Il progetto consiste in un'integrazione economica del reddito del
genitore, madre e padre, lavoratore dipendente che scelga il part time nel secondo e terzo anno di vita
del bambino. Il contributo è fissato in 1.000,00 euro in caso di part time di durata di 6 mesi e in
2.000,00 euro per il periodo massimo di 12 mesi. Interessante è il fatto che questo intervento preveda
un contributo economico (fino a 1.000 euro) anche per i datori di lavoro privati che concedono il parttime e la cui ditta abbia sede in Ferrara o provincia. Cfr.: .: http://suv.comune.fe.it/index.phtml?id=531
Ires Fvg
23
Genitori domani
Tabella 9: motivi per cui il padre non ha usufruito del congedo parentale. N =189
Valori assoluti
Valori %
E' meglio che stia la madre con il figlio piccolo
108
57,1
Del figlio si occupa un altro familiare/conoscente
23
12,2
L'azienda non l'ha permesso/l'ha sconsigliato
17
9,0
Non conosceva questo diritto
16
8,5
Per motivi economici
10
5,3
Non ne ha avuto bisogno
5
2,6
Non lo ritiene necessario
4
2,1
La posizione lavorativa rende difficile un'assenza lunga
3
1,6
A giorni ne usufrira'
1
0,5
Ha preferito prendere ferie
1
0,5
I colleghi/colleghe non ne hanno mai usufruito
1
0,5
189
100,0
Totale
Figura 7: motivi per cui il padre non ha usufruito del congedo parentale, distribuzione
delle risposte tra madri e padri. Valori %, N.=200
70
61,7
60
50,0
50
40
30
16,2
20
9,6
12,2
9,6
5,4
10
6,1
4,3
6,8
8,7 9,5
0
E' meglio
stia la
madre
Se ne
occupa un
altro
familiare
L'azienda
non l'ha
permesso
Madre
Non
conosceva
questo
diritto
Per motivi
economici
Altro
Padre
Successivamente, si è chiesto alle madri che non hanno ancora fruito del congedo
parentale (complessivamente pari a 46) se pensano di beneficiarne in futuro (Figura 8):
la maggior parte delle intervistate, pari al 47%, non ha intenzione di beneficiarne, a
fronte del 33% che desidera usufruirne e del 20% che non è stata in grado di
rispondere.
Tra i padri che non hanno utilizzato il congedo parentale (pari a 189 persone) la maggior
parte, pari al 75%, afferma di non pensare di usufruirne in futuro. Solo il 13% afferma
che ne usufruirà e il 12% non sa rispondere (Figura 8).
Ires Fvg
24
Genitori domani
Figura 8: madri che, non avendo utilizzato il congedo, pensano di beneficiarne in
futuro. N. =46
Non lo so
20%
No
47%
Sì
33%
Figura 9: padri che, non avendo utilizzato il congedo, pensano di beneficiarne in
futuro. N. =189
Non lo sa
12%
Sì
13%
No
75%
Esaminando le modalità con cui i genitori hanno usufruito del congedo parentale
(Tabella 10) si rileva che su 154 madri, in 122 (pari all’83,6%) hanno preferito
compattare i mesi a disposizione in un unico blocco, mentre il 21,9% ha optato per la
soluzione frazionata. Tra queste, 27 hanno usufruito del congedo parentale per oltre due
settimane, 4 da una a due settimane e una da un giorno a una settimana.
Anche i testimoni sottolineano come la scelta di fruire di tutti i mesi da parte delle madri
sia la prassi più diffusa rilevata tra le dipendenti, decisione su cui anche altre rilevazioni
evidenziano come, oltre a una scelta precisa della madre che preferisce seguire il figlio il
più a lungo possibile, anche una necessità qualora la rete familiare non sia disponibile e
le strutture per la primissima infanzia non siano accessibili alla neomadre per carenza di
Ires Fvg
25
Genitori domani
posti, per l’incompatibilità degli orario lavorativi dei genitori con quelli delle strutture per
l’infanzia o, infine, per motivi economici18.
In genere la maternità a parte che abbiamo un discreto ingresso dall’ottavo
mese anziché dal nono, poi normalmente viene presa la facoltativa in
un’unica soluzione, poi magari attaccandoci i periodi di ferie. Frazionati sono
davvero rari [T1].
In genere li chiedono tutti in blocco, addirittura 12 mesi, in quell’unico caso
che abbiamo avuto di parto gemellare, non abbiamo casi di congedi richiesti
in modo frammentato, anzi in genere aggiungono le ferie, quindi si aggiunge
quasi un altro mese. [T2]
Secondo me si tende a prendere tutto in blocco, perchè sono i primi mesi il
primo anno che ti mette in crisi, poi i genitori tendono a organizzarsi e nella
realtà locale comunque ci si affida tanto ai nonni, certo il nido è caro. [T3]
Le donne tendono a prendere tutto in blocco, al limite tenendo una piccola
frazione per l’inserimento al nido o alla materna [T4].
La scelta dei padri che hanno fruito del congedo parentale si è rivelata opposta rispetto
alle madri, infatti prevalgono coloro che hanno frazionato il periodo di assenza dal
lavoro: 9 su 11. Tra questi, in 5 lo hanno utilizzato per oltre due settimane, tre da un
giorno a una settimana e uno da una a due settimane. Solo 2 padri intervistati hanno
fruito del congedo in un’unica soluzione.
Il punto di vista dei testimoni privilegiati, in particolare di coloro che gestiscono le risorse
umane, mette in evidenza come, in generale, per le imprese sia preferibile la modalità
non frazionata, poichè permette di gestire e organizzare meglio le risorse umane, le
possibili sostituzioni e programmare la fase del rientro e l’eventuale piano di formazione
o affiancamento del neogenitore19.
Se l’azienda alla fine è “preparata” alla richiesta della madre, per cui si
provvede con sostituzione o altro, mentre quello che spaventa di più è
proprio la possibilità che la donna o adesso anche il padre prenda il congedo
frazionato per una settimana, quindici giorni, perchè ciò comporterebbe
dovere fare sostituzioni con personale interno, che alla lunga può creare
disagio. [T3]
L’assenza crea sicuramente un problema organizzativo, sia di dare continuità
all’attività col pubblico, per cui dove indispensabile copriamo l’assenza con
personale a tempo determinato, con tutto ciò che comporta, perchè la madre
in uscita ha una certa esperienza, i sostituti sono meno esperienziati. Poi non
sempre l’assunzione avviene nella stessa sede, e anche uno spostamento
comunque è un problema perchè anche se spostiamo una risorsa da una
sede a un’altra comunque il clima, il modo di lavoro, eccetera è diverso, ma
cos vuole, siamo abituati. [T1]
18
Cfr.: Istat-Cnel, 2003, Piazza, 2004, Osservatorio nazionale sulle famiglie, 2005 e, per quanto
riguarda il contesto regionale, Consigliera regionale di parità, Ires Fvg (a cura di), 2005.
19
Sulle possibili difficoltà legate alla gestione della maternità in azienda, cfr, Gherardi e Poggio, 2004,
Provincia di Udine, Commissione Pari Opportunità, Ires Fvg (a cura di), 2006
Ires Fvg
26
Genitori domani
Certo, il piccolo trauma è all’inizio, perchè devi reclutarla [=la persona in
sostituzione], formarla, inserirla nel gruppo e vedere se funziona. Per noi è
meglio che la madre li prenda tutti in blocco, perchè così ci attrezziamo di
conseguenza, sarebbe peggio che la persona tornasse e poi prendesse un
altro mese, perchè allora per brevi periodi non prendi nuove risorse ma fai
girare gli altri dipendenti. [T2]
Tabella 10: modalità con cui la madre ha usufruito del congedo parentale. N.=154
Madre
Valori assoluti
Valori %
In un’unica soluzione
122
83,6
Frazionato:
32
21,9
di cui:da 1 giorno fino a 1 settimana
da 1 a 2 settimane
oltre 2 settimane
Totale
1
4
27
154
100,0
Tabella 11: modalità con cui il padre hanno usufruito del congedo parentale. N.=11
Padre
Valori assoluti
Valori %
In un’unica soluzione
2
18,2
Frazionato:
9
81,8
di cui: da 1 giorno fino a 1 settimana
Totale
3
da 1 a 2 settimane
1
oltre 2 settimane
5
11
100,0
Le Tabelle 12 e 13 illustrano la distribuzione del campione secondo il periodo in cui il
genitore ha usufruito del congedo parentale. Possiamo notare che l’86,4% (pari a 133
intervistate) delle madri l’ha utilizzato entro il primo anno di età del figlio, seguite
dall’11,7% di esse che ne hanno fruito in parte entro il primo anno e in parte entro il
terzo, probabilmente fruendo del periodo mancante per l’inserimento al nido o per avere
un margine da gestire in casi di necessità, infine l’1,9% che ne ha usufruito in parte
entro l’anno, in parte entro i 3 anni e in parte entro gli 8 anni del figlio.
La maggior parte degli uomini che hanno usufruito del congedo parentale lo ha fatto in
parte entro l’anno e in parte entro i 3 anni del figlio (pari al 54,5%), il 36,4% entro l’anno
di età del figlio e il 9,1% frazionato in diversi periodi sino agli otto anni del bambino.
Si può ipotizzare, per entrambi i genitori, che il congedo preso dopo il compimento dei
tre anni di vita del figlio possa essere stato utilizzato per seguire il bambino in
determinate fasi della crescita in cui la presenza dei genitori sia espressamente richiesta
dalle strutture (inserimento alla scuola materna) o per accompagnare i primi giorni di
scuola elementare, ma anche per far fronte ai periodi di chiusura di tali strutture (estate,
Natale, Pasqua) senza dover utilizzare le ferie e i permessi o ancora per avere un
maggior numero di giorni rispetto ai 5 previsti dalla legge in caso di malattia del bambino
con più di tre anni.
Ires Fvg
27
Genitori domani
Tabella 12: periodo in cui la madre ha usufruito del congedo parentale. N.= 165
Madre
Valori assoluti
Valori %
Entro l’anno di età del figlio
133
86,4
In parte entro l’anno, in parte entro i 3
18
11,7
In parte entro l’anno, in parte entro il terzo anno,
in parte entro l’ottavo anno di età
3
1,9
154
100,0
Totale
Tabella 13: periodo in cui il padre ha usufruito del congedo parentale. N.= 165
Padre
Valori assoluti
Valori %
Entro l’anno di età del figlio
4
36,4
In parte entro l’anno, in parte entro i 3
6
54,5
In parte entro l’anno, in parte entro il terzo anno,
in parte entro l’ottavo anno di età
1
9,1
Totale
11
100,0
Relativamente alle criticità incontrate dalla madre nell’utilizzo del congedo parentale
emerge come dato positivo il fatto che nell’88,3% dei casi (pari a 136 intervistate) non
sia stato rilevato alcun impatto negativo nella fase di reinserimento nel proprio ambiente
di lavoro, tuttavia l’11,7% (pari a 18 madri) ha incontrato delle difficoltà (Tabella 14),
riconducibili prevalentemente ai rapporti con il datore o con i colleghi di lavoro (11 casi,
pari al 7,1%), ad aspetti di carattere economico (3,2%). Solo una persona sostiene di
aver avuto ripercussioni al rientro sulle prospettive di carriera e una rispetto alle proprie
competenze.
Considerando gli 11 padri che hanno usufruito del congedo parentale, 9 affermano di
non aver incontrato nessuna criticità e solo 2 di aver avuto ripercussioni al rientro con
l’ambiente di lavoro, ma non ne hanno specificato la natura.
La fase del rientro al lavoro e la gestione della stessa da parte dei datori di lavori è stata
affrontata insieme con i testimoni delle realtà aziendali. Il responsabile delle risorse
umane [T1] non ha registrato problemi con i padri che avevano fruito del congedo,
anche perchè i periodi di assenza erano stati piuttosto brevi, di un mese e mezzo.
Piuttosto, le testimonianze sottolineano come l’assenza prolungata delle madri, che può
protrarsi anche per un anno (se si sommano i mesi di astensione obbligatoria, congedo
parentale e le ferie da recuperare) e che può impattare, soprattutto se il profilo è medioalto, sulle competenze – che richiedono un aggiornamento –, ma anche sulle priorità e
sugli obiettivi della madre lavoratrice, che potrebbe avere cambiato la propria
prospettiva e le aspettative rispetto al lavoro.
I padri rientrati al lavoro non hanno trovato difficoltà, no, neanche con i
colleghi, non mi pare proprio. Il problema è il rientro per le madri che hanno
ruoli di responsabilità e di rientrare nel ciclo lavorativo dopo tanto tempo e di
riaggiornare le competenze e capire se le loro priorità sono le stesse o sono
cambiate. [T1]
Ires Fvg
28
Genitori domani
E’ questo un tema affrontato da numerose ricerche: come la maternità possa impattare
sulle prospettive occupazionali20, ma soprattutto sui percorsi di carriera femminili,
soprattutto nel momento in cui in fase di rientro al lavoro venga fatta richiesta di part
time, una modalità di lavoro che tende a impattare negativamente anche dal punto di
vista economico oltre che professionale, ma che in molti casi può rappresentare l’unica
soluzione di conciliazione della doppia presenza famiglia-lavoro.
Tabella 14: eventuali criticità incontrate dalla madre nell’utilizzo del congedo
parentale. N.= 154
Madre
Valori assoluti
Valori %
Nessuna criticità
136
88,3
Ho incontrato criticità:
18
11,7
11
7,1
di carattere economico
5
3,2
sulle prospettive di carriera
1
0,6
sulle proprie competenze
1
0,6
154
100,0
di cuinei rapporti con l’ambiente di lavoro
Totale
Tabella 15: eventuali criticità incontrate dal padre nell’utilizzo del congedo parentale.
N.= 11
Padre
Valori assoluti
Valori %
Nessuna criticità
9
81,8
Ho incontrato delle criticità:
2
18,2
Totale
11
100,0
Dunque, gli elementi messi in evidenza dall’analisi relativa alla conoscenza e fruizione
dei congedi da parte dei genitori ha permesso di registrare i seguenti aspetti:
Un’informazione diffusa in modo asimmetrico tra madri e padri
-
-
nei nuclei familiari facenti parte del campione le madri si dimostrino più informate
sull’istituto introdotto dalla legge 53/00 relativa ai congedi parentali a favore di
entrambi i genitori. In particolare, sono soprattutto le madri con titolo di studio più
elevato e inserite nella pubblica amministrazione a dimostrare una maggiore
conoscenza.
Per quanto riguarda i padri emerge una conoscenza diffusa relativamente alla
possibilità delle madri di fruire del congedo, mentre si dimostrano meno informati
relativamente alla possibilità per se stessi di rimanere a casa con i figli. Anche in
20
Tra le numerose pubblicazioni che affrontano il tema: Addabbo, 2005; Consigliera regionale di
parità, Ires Fvg (a cura di), Istat-Cnel, 2003; Piazza, 2004; Villa P., 2003;
Ires Fvg
29
Genitori domani
questo caso le variabili titolo di studio e ambito lavorativo influiscono sul grado di
consapevolezza: il padre con titolo di studio medio alto e dipendente pubblico risulta
più informato rispetto al padre con livello di studio inferiore e occupato nel settore
privato. Tale informazione deriva prevalentemente dai media oppure attraverso il
passaparola della rete amicale e parentale o, in terzo luogo, dal sindacato.
Un diritto ancora “al femminile”
Per quanto riguarda il livello di utilizzo del congedo parentale, si è rilevata una marcata
differenza nei comportamenti tenuti dalle madri, che ne hanno beneficiato in oltre tre
quarti dei casi (77%), a fronte di una quota decisamente limitata di padri, pari al 5,5%.
Inoltre, a fronte di una quota di madri che, non avendo utilizzato il congedo lo farà in
futuro, tra i padri il mancato utilizzo si rivela come una scelta che non prevede un
ripensamento o un utilizzo in momenti successivi, pur entro gli otto anni del figlio. Anche
in questo caso il titolo di studio e l’ambito lavorativo dei genitori ha costituito una
variabile significativa, permettendo di rilevare una maggiore diffusione tra le madri con
titolo superiore e occupate nella pubblica amministrazione e una propensione
lievemente superiore tra i padri con istruzione elevata e dipendenti pubblici.
Tra i motivi che hanno portato le madri a non utilizzare il congedo parentale, per un
terzo delle famiglie vi è stata la possibilità di appoggiarsi ad altri parenti, un dato che
conferma quanto era emerso in una precedente ricerca condotta sulle madri residenti a
Pordenone in cui emergeva la presenza di reti familiari capaci di svolgere un’importante
azione di sostegno alle madri lavoratrici21.
Il principale motivo per cui il padre non ha fruito del diritto al congedo parentale viene
indicato da oltre la metà delle famiglie, nella convinzione secondo cui è meglio sia la
madre a stare a fianco del bambino piccolo, seguita dalla conferma che in ogni caso se
ne occupano altri familiari, ma emerge anche il timore per il rapporto con l’ambiente
lavorativo e l’impatto economico, elementi su cui le madri avevano posto meno
l’accento.
Questa differenza di genere tra le risposte fornite è stata analizzata anche con i
testimoni privilegiati, ed ha permesso di porre in evidenza il prevalere di una cultura
ancora improntata a una divisione tradizionale dei ruoli all’interno della famiglia, in cui è
la madre che rimane a casa, spinta anche da considerazioni di carattere economico –
una riduzione al 30% dello stipendio – e di possibili impatti sui percorsi professionali.
Altresì, le risposte ottenute permettono anche di osservare come: il congedo parentale
sia associato prevalentemente ai primissimi mesi di vita del bambino, perdendo di vista
la possibilità di frazionarlo o di fruirne anche in periodi successivi, per quanto in tal caso
la retribuzione non sia prevista dopo il terzo anno di vita del figlio. Inoltre, anche
attraverso le testimonianza raccolte presso gli osservatori privilegiati, e benchè la
normativa preveda la possibiltà che il congedo venga fruito contemporaneamente dai
genitori, prevale nelle famiglie intervistate la tendenza a beneficiarne prevalentemente in
modo alternato. Pertanto il congedo viene preso dal padre solo quando la madre sia
impossibilitata, e non viene pensato come un’opportunità di condivisione del ruolo
21
Cfr. Comune di Pordenone, Ires Fvg, 2004
Ires Fvg
30
Genitori domani
genitoriale, inoltre, sempre tra i padri, quando è stato preso un congedo, la sua durata è
stata molto breve, di qualche giornata o al massimo di qualche settimana.
Infine, si è rilevato come tra le madri che hanno fruito del congedo oltre l’88% non ha
conosciuto al rientro particolari criticità, mentre nella quota di madri che hanno rilevato
dei problemi al rientro, il principale è stato ricostruire il rapporto con l’ambiente di lavoro,
con i colleghi.
Ires Fvg
31
Genitori domani
Alcune proposte per informare maggiormente i potenziali
beneficiari e per incentivare l’utilizzo del congedo
L’ultima sezione del questionario si è soffermata a raccogliere tra gli intervistati le
opinioni riguardanti alcune proposte volte a diffondere l’informazione e a sensibilizzare i
padri circa l’utilizzo dei congedi parentali, per proporre quindi una riflessioni su due idee
innovative per spingere o incentivare i neopadri alla fruizione del congedo, per esempio
rendendolo obbligatorio, sia pure per un breve periodo, come avviene in alcuni Paesi
europei22 oppure permettendone di beneficiarne in modo ancora più frazionato rispetto a
quanto previsto dalla normativa attuale, introducendo congedi da mezze giornate. Una
possibilità, questa, contemplata dalla normativa svedese.
Si è chiesto ai nuclei familiari di indicare, secondo loro, quanto sia diffusa l’informazione
relativa alla possibilità per i padri di fruire del congedo.
Il 46% ritiene che non sia abbastanza conosciuto, e tra questi il 21% pensa che
l’informazione non sia per niente diffusa. Per contro, il 36,0% ritiene vi sia abbastanza
informazione e il 7,5% ritiene via sia molta conoscenza circa il diritto per i genitori al
congedo parentale. Non ha saputo esprimere un’opinione il 10,5%
Figura 10: giudizio sul livello di conoscenza del congedo parentale tra i padri.
Incidenza %, N.=200
40,0
36,0
35,0
30,0
25,0
25,0
21,0
20,0
15,0
10,0
10,5
7,5
5,0
0,0
Molto
22
Abbastanza
Così così
Poco
Per niente
Cfr. Appendice sui congedi parentali in Europa
Ires Fvg
32
Genitori domani
Agli intervistati si è quindi chiesto di indicare le possibili strategie ritenute più efficaci per
incentivare l’utilizzo del congedo da parte dei padri.
Il 28,5% suggerisce di informare maggiormente i potenziai destinatari, il 12,5% indica
azioni mirate alla sensibilizzazione dei padri. Un percorso, quest’ultimo, che richiede
tuttavia una prospettiva di lungo periodo, dovendo incidere su ruoli e pratiche all’interno
dei nuclei familiari la cui suddivisione in base al genere è ancora marcata, come
sottolineano i testimoni T5 e T6.
Secondo me più che un discorso di informazione sia un passaggio che deve
confrontarsi con questi archetipi, queste posizioni che sono state tipicamente
maschili o tipicamente femminili che hanno fondamenti anche biologici, non
solo culturali, deve confrontarsi con un portato antico, non è un percorso
immediato [T5].
Quello dei congedi parentali sembrava la rivoluzione copernicana, e invece è
stata la prova generale di quello che stiamo vedendo nell’affido condiviso: tra
i casi che ho seguito i figli rimangono sempre ad abitare con la madre e non
c’è un padre che si sia opposto. Vorrebbe dire: preparagli da mangiare,
vestirlo, portarlo a scuola: è questione di tempo, di ruoli, di cultura [T6].
Secondo il 19% sarebbe importante prevedere un maggiore sostegno economico,
aspetto che è stato messo in luce anche nel capitolo precedente come una delle
principali criticità incontrate nel fruire del congedo parentale, in particolare per lunghi
periodi (superiori al mese) e qualora il reddito del padre sia quello prevalente, come si
verifica nella maggior parte dei nuclei familiari.
Il 33,5% ritiene che andrebbero sensibilizzate maggiormente le imprese e il 5% il
sindacato. L’1,5% proporrebbe altre forme di incentivazione, ma non specifica quali.
Tabella 16: suggerimenti per incentivare l’utilizzo del congedo tra i padri. N.=200
Valori assoluti
Incidenza %
Sensibilizzare di più le imprese
67
33,5
Informando maggiormente i potenziali destinatari
57
28,5
Prevedere un maggiore sostegno economico
38
19,0
Sensibilizzando di più i potenziali destinatari
25
12,5
Maggiore coinvolgimento del sindacato
10
5,0
Altro
3
1,5
Totale
200
100,0
Si è quindi proposta agli intervistati un’ipotesi innovativa per incentivare i padri a fruire
del congedo, consistente nella possibilità di beneficiarne per frazioni di giornata,
rendendolo simile a un part time.
Ires Fvg
33
Genitori domani
E’ questa del resto una soluzione già adottata in Svezia, dove la legislazione permette di
usufruire di tale diritto con estrema flessibilità, anche all’interno della stessa giornata
lavorativa, con mezza giornata di lavoro e mezza di congedo23. In tal modo l’impatto
economico sul nucleo familiare e quello sull’organizzazione – con assenze dal lavoro più
contenute – potrebbero essere meno marcate rispetto alla soluzione attuale.
Rispetto a questa proposta, l’89% del campione si dichiara favorevole, mentre sono
contrari il 7,5% (15 persone), che motivano tale risposta sottolineando come il ruolo
lavorativo che riveste non glielo permetta (6 casi), perché comunque avrebbe un reddito
inferiore a quello attuale (4 risposte), per il timore di problemi con l'ambito di lavoro (3
casi), perché comunque rimane la madre col figlio e perché l'azienda non accetta parttime (2 risposte).
Figura 11: potrebbe essere utile per incentivare i padri, potere prendere il congedo per
frazioni di giornata, rendendolo simile a un part time? N.=200
Non sa
3,5%
No
7,5%
Sì
89,0%
Un’ultima domanda rivolta agli intervistati è stata quella di ipotizzare, come avviene in
alcuni Paesi europei, un congedo di paternità obbligatorio per tutti i padri non solo in
sostituzione della madre, e solo nel caso in cui questa sia impossibilitata a fruirne24,
come previsto invece dalla normativa nazionale (Figura 12).
Prevale la quota di chi concorda con tale proposta (62%), pur distinguendo tra un
accordo incondizionato (69 persone, pari al 35% di chi si è dichiarato d’accordo), un
consenso legato alla possibilità di ricevere una retribuzione (17% di chi ha risposto in
modo affermativo) e che sia una periodo limitato (20 persone, pari al 10%).
Viceversa, oltre un terzo del campione non è attratto dalla proposta (34%), mentre non
sa dare una risposta il 4% del campione.
23
Cfr. Appendice 1
24
In particolare sono previsti due 2 giorni di congedo di paternità in Spagna, Grecia, Lussemburgo, e
Paesi Bassi, 5 giorni in Portogallo. Periodi più lunghi, di 2 settimane, sono stabiliti in Belgio,
Danimarca, Francia, Svezia, Regno Unito e superano le 3 settimane in Finlandia e Norvegia. Cfr.
Appendice 1, Tabella 19.
Ires Fvg
34
Genitori domani
Figura 12: sarebbe importante rendere obbligatorio per i padri un periodo - anche
breve- di congedo? N=200
Non sa
4%
Sempre
35%
Purchè retribuito
17%
Si
62%
No
34%
Per un tempo
limitato
10%
Figura 13: distribuzione delle risposte fornite da padri e madri rispetto alla proposta di
rendere obbligatorio per i padri un periodo - anche breve- di congedo. N.=200
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Madri
Padri
No
34,2
35,0
Sì sempre
30,8
40,0
Sì, se retribuito
18,3
15,0
Sì per un tempo lim.
11,7
7,5
Non so
5,0
2,5
A coloro che non ritengono opportuna l’idea di introdurre un congedo obbligatorio anche
per i padri, si è chiesto di motivare la risposta. Per il 58% non deve essere
un’imposizione, per il 20,3% è meglio stia a casa la madre, il 3% ritiene non sia
necessario rendere obbligatorio tale diritto. Per il 2,9% dipende dal lavoro e dalla
posizione professionale del padre, mentre indicano altre ipotesi due persone.
Infine, non motiva la risposta data il 13% delle persone dichiaratesi contrarie
all’obbligatorietà di un congedo per i padri.
Una riflessione in tal senso viene portata da T5, che sottolinea come non basti spingere
o incentivare all’utilizzo dei congedi senza un lavoro di sensibilizzazione che impatti sia
trasversalmente, sia in profondità nella società locale.
Ires Fvg
35
Genitori domani
Questa scelta non è solo un fruire di un diritto, ma significa ripensare il
proprio ruolo a come si vive il ruolo paterno, percorso che non è sempre
facile, anche per i diversi input cui una persona è soggetta, che possono
determinare una certa confusione anche sulle aspettative ma anche sulla
decodifica di quale sia il ruolo maschile e quindi di fronte a tale confusione
dei ruoli la reazione è quella di rimanere sulle proprie posizioni [T6]
Tabella 17: motivi per cui è contrario all’idea di un congedo obbligatorio per i padri.
N.=69
Valori assoluti
Incidenza %
Non dev'essere un'imposizione
40
58,0
È meglio stia la madre
14
20,3
Non risponde
9
13,0
Non serve un congedo obbligatorio
3
4,4
Dipende dal lavoro
2
2,9
Altro
2
2,8
Totale
69
100,0
In sintesi, l’ultima sezione del questionario ha assunto un taglio di carattere propositivo:
dato che gli stessi genitori ritengono che la legge 53/00 sia poco conosciuta nella sua
interezza dai potenziali destinatari, si è chiesto ai genitori di indicare possibili canali di
informazione e sensibilizzazione ritenuti efficaci per diffondere maggiormente la pratica
dei congedi parentali tra le madri, ma soprattutto tra i padri.
-
Circa un terzo delle risposte indica l’importanza di sensibilizzare maggiormente le
imprese e dall’altro la necessità di informare in misura più estesa i potenziali
beneficiari (28%), oltre che ipotizzare strumenti di sostegno al reddito per quei
genitori che decidano di fruire del congedo.
-
Di fronte a proposte innovative o differenti dalla semplice campagna di informazione
e sensibilizzazione, ha raccolto maggiore consenso la “proposta svedese”, ovvero la
possibilità di fruire di un congedo che possa essere frazionato in mezze giornate,
trasformandosi dunque nella possibilità di prendere un part time.
-
Un discreto consenso (62%) dei genitori – e in particolare tra i padri – ha incontrato
anche la proposta di introdurre, sull’esempio di alcune realtà europee, un congedo di
paternità obbligatorio – benché in alcuni casi condizionato alla possibilità di
percepire una retribuzione o alla durata limitata –. Tra coloro che si sono dichiarati
contrari è stata sottolineato come la cogenza non basti da sola per cambiare i
comportamenti dei padri, ma sia importante costruire un percorso che incida in
profondità nelle diverse culture: familiari, lavorative, territoriali.
Ires Fvg
36
Genitori domani
Considerazioni conclusive
I principali risultati emersi
I nuclei familiari intervistati risultano caratterizzati dalla prevalenza di genitori di età
compresa tra 30 e 40 anni, con istruzione superiore. Considerando la collocazione
occupazionale dei genitori, prevale tra le madri l’occupazione nel pubblico impiego, a
tempo indeterminato. Il settore economico in cui si trova il maggior numero di madri è
quello dei servizi. Quasi la metà del campione femminile, inoltre, si trova inserito in
imprese di medio-grandi dimensioni.
Per quanto riguarda i padri, prevale l’occupazione a tempo indeterminato nel settore
privato e in particolare nel comparto manifatturiero, entro contesti aziendali di
dimensioni medio-grandi. Contesti, questi, teoricamente più permeabili alla diffusione di
questa pratica genitoriale.
La rilevazione ha permesso di mettere in luce come, nei nuclei familiari facenti parte del
campione le madri si dimostrino più informate sull’istituto introdotto dalla legge 53/00
relativa ai congedi parentali a favore di entrambi i genitori. In particolare, sono
soprattutto le madri con titolo di studio più elevato e inserite nella pubblica
amministrazione a dimostrare una maggiore conoscenza.
Per quanto riguarda i padri emerge una conoscenza diffusa relativamente alla possibilità
delle madri di fruire del congedo, mentre si dimostrano meno informati relativamente alla
possibilità per se stessi di rimanere a casa con i figli. Anche in questo caso le variabili
titolo di studio e ambito lavorativo influiscono sul grado di consapevolezza: il padre con
titolo di studio medio alto e dipendente pubblico risulta più informato rispetto al padre
con livello di studio inferiore e occupato nel settore e privato.
Tale informazione deriva prevalentemente dai media oppure attraverso il passaparola
della rete amicale e parentale o, in terzo luogo, dal sindacato.
Per quanto riguarda il livello di utilizzo del congedo parentale, si è rilevata una marcata
differenza nei comportamenti tenuti dalle madri, che ne hanno beneficiato in oltre tre
quarti dei casi (77%), a fronte di una quota decisamente limitata di padri, pari al 5,5%.
Inoltre, a fronte di una quota di madri che, non avendo utilizzato il congedo lo farà in
futuro, tra i padri il mancato utilizzo si rivela come una scelta che non prevede un
ripensamento o un utilizzo in momenti successivi.
Anche in questo caso il titolo di studio e l’ambito lavorativo dei genitori ha costituito una
variabile significativa, permettendo di rilevare una maggiore diffusione tra le madri con
titolo superiore e occupate nella pubblica amministrazione e una propensione
lievemente superiore tra i padri con istruzione elevata e dipendenti pubblici.
Ires Fvg
37
Genitori domani
Tra i motivi che hanno portato le madri a non utilizzare il congedo parentale, per un
terzo delle famiglie vi è stata la possibilità di appoggiarsi ad altri parenti, un dato che
conferma quanto era emerso in una precedente ricerca condotta sulle madri residenti a
Pordenone in cui si osservava come la presenza di reti familiari svolgesse un’importante
azione di sostegno alle madri lavoratrici25.
Il principale motivo per cui il padre non ha fruito del diritto al congedo parentale prevale,
indicato da oltre la metà delle famiglie, la convinzione secondo cui è meglio sia la madre
a stare a fianco del bambino piccolo, seguita dalla conferma che in ogni caso se ne
occupano altri familiari, ma emerge anche il timore per il rapporto con l’ambiente
lavorativo e l’impatto economico, elementi su cui invece le madri avevano posto meno
l’accento.
Questa differenza di genere tra le risposte fornite è stata analizzata anche con i
testimoni privilegiati, e ha permesso di porre in evidenza il prevalere di una cultura
ancora improntata a una divisione tradizionale dei ruoli all’interno della famiglia, in cui è
la madre che rimane a casa, spinta anche da considerazioni di carattere economico –
una riduzione al 30% dello stipendio – e di possibili impatti sui percorsi professionali.
Altresì, le risposte ottenute permettono anche di osservare come il congedo parentale
sia associato prevalentemente ai primissimi mesi di vita del bambino, perdendo di vista
la possibilità di frazionarlo o di fruirne anche in periodi successivi, per quanto in tal caso
la retribuzione, dopo il terzo anno di vita del figlio, sia nullo. Inoltre, anche attraverso le
testimonianza raccolte presso gli osservatori privilegiati, si rileva la tendenza a pensare
che debbano stare a casa in modo alternato padre e madre, pertanto il congedo viene
preso dal padre solo quando la madre sia impossibilitata, e non viene pensato come
un’opportunità di condivisione del ruolo genitoriale, inoltre, sempre tra i padri, quando è
stato preso un congedo, la sua durata è stata molto breve.
Tra le madri che hanno fruito del congedo oltre l’88% non ha conosciuto al rientro
particolari criticità, mentre nella quota di madri che hanno rilevato dei problemi al rientro,
il principale è stato ricostruire il rapporto con l’ambiente di lavoro, con i colleghi.
L’ultima parte della rilevazione ha assunto un taglio di carattere propositivo: dato che gli
stessi genitori ritengono che la legge 53/00 sia poco conosciuta nella sua interezza dai
potenziali destinatari, si è chiesto di indicare possibili canali di informazione e
sensibilizzazione ritenuti efficaci per diffondere maggiormente la pratica dei congedi
parentali tra le madri, ma soprattutto tra i padri.
Circa un terzo delle risposte indica l’importanza di sensibilizzare maggiormente le
imprese e dall’altro la necessità di informare in misura più estesa i potenziali beneficiari
(28%), oltre che ipotizzare strumenti di sostegno al reddito per quei genitori che
decidano di fruire del congedo.
Di fronte a proposte innovative o differenti dalla semplice campagna di informazione e
sensibilizzazione, ha raccolto maggiore consenso la “proposta svedese”, ovvero la
possibilità di fruire di un congedo che possa essere frazionato in mezze giornate,
trasformandosi dunque nella possibilità di prendere un part time.
Un discreto consenso, in particolare tra i padri, ha incontrato anche la proposta di
introdurre, sull’esempio di alcune realtà europee, un congedo di paternità obbligatorio –
benché in alcuni casi condizionato alla possibilità di percepire una retribuzione o alla
25
Cfr. Comune di Pordenone, Ires Fvg, 2004
Ires Fvg
38
Genitori domani
durata limitata –. Tra coloro che si sono dichiarati contrari è stato sottolineato come
l’obbligatorietà non sia la strada giusta da percorrere per conseguire una maggior
fruizione dei congedi.
Un altro importante elemento che emerge dall’analisi qualitativa sulla diffusione e la
possibile fruizione dei congedi parentali mostra come sia particolarmente rilevante
l’influenza, sulla decisione dei singoli di fruire o meno del congedo, del fattore culturale,
con riferimento alle diverse culture con cui i genitori si confrontano quotidianamente:
lavorative, organizzative, familiari. Le motivazioni sulla intenzione di non utilizzare i
congedi parentali per gli uomini intervistati attengono maggiormente (rispetto alle donne)
alle difficoltà legate alla carriera o alla forma contrattuale, come hanno del resto
confermato non solo la survey, ma anche le intervisite in profondità. Non è dunque
possibile pensare a un impatto “neutro” della normativa a tutela dei padri e delle madri
lavoratrici, ma risulta necessario, come i risultati della survey evidenziano, comprendere
come i modelli di riferimento, i sistemi valoriali, le culture in cui i genitori fanno
riferimento nelle loro relazioni quotidiane, e la stessa configurazione dei ruoli all’interno
dei nuclei familiari intervengano nel processo di trasformazione della norma astratta in
pratica condivisa (Figura 14).
Figura 14: gli aspetti che interagiscono sul recepimento della norma e sulla sua
trasformazione in pratica condivisa
Dimensione
legislativa
Modelli di riferimento,
sistemi valoriali
Ruoli familiari,
lavorativi
Culture del contesto
(lavorative,
organizzative,
familiari)
Appare dunque evidente come il problema vada affrontato con un approccio di sistema,
che non può agire solo attraverso la sensibilizzazione dei genitori, ma deve impattare
trasversalmente sui diversi attori del contesto, e dunque le imprese, le parti sociali, le
istituzioni e le strutture locali, al fine di giungere a una “stabilizzazione e piena
metabolizzazione sociale” (Addabbo, 2005) di nuovi orientamenti normativi che ne
favoriscano la messa in pratica, attraverso un vero e proprio processo di apprendimento
sociale (Gherardi, 2000) in grado di coinvolgere sia i potenziali destinatari, sia il contesto
in cui si va ad agire. Come avevano indicato alcuni dei testimoni privilegiati,
nell’affrontare la dimensione culturale del mancato utilizzo da parte dei padri, la
conciliazione tra lavoro remunerato e lavoro familiare consiste nel fatto che le ‘comunità
di pratica’ tendono prevalentemente a riprodurre al loro interno i principi organizzativi
dell’ordine sociale fondato sulla naturalizzazione della divisione di genere del lavoro
sociale e sulla concreta resistenza alla effettiva realizzazione della ‘cittadinanza di
genere’ nelle organizzazioni stesse (Gherardi, 1998). Così, come hanno evidenziato in
più parti dell’indagine le risposte ottenute, se il congedo parentale tende ad essere
interpretato come afferente all’universo simbolico femminile e come tale da subordinarsi
Ires Fvg
39
Genitori domani
al lavoro remunerato (comunemente associato al maschile), ben difficilmente gli uomini
lo utilizzeranno, e anche per quanto riguarda le donne sarà inteso più come una
concessione che non come un effettivo diritto. In questo senso, pertanto, il versante
della trasformazione delle culture che alimentano le “comunità di pratica”, cioè i concreti
contesti di lavoro di uomini e donne, riveste un ruolo altrettanto importante di quello
dell’offerta di servizi.
Alcune proposte operative
Se dunque la ricerca ha messo in luce la prevalenza di culture che non rendono il
contesto completamente permeabile alla ratio della l.53/00 e quindi all’applicazione dei
congedi parentali, in particolare da parte dei padri, si presentano in queste ultime
riflessioni conclusive alcune possibili linee di intervento che possano vedere il Comune
farsi promotore di possibili iniziative volte a promuovere e diffondere maggiormente una
cultura della condivisione della genitorialità anche attraverso un simmetrica fruizione dei
congedi parentali. Se alcune soluzioni anche previste dal questionario, tra cui il
congedo obbligatorio per i padri e la flessibilizzazione ulteriore delle modalità di
fruizione dei congedi, sul modello svedese, richiedono in realtà un intervento da parte
del legislatore nazionale, tuttavia è possibile individuare alcune azioni positive di cui
l’ente locale potrebbe farsi coordinatore, in sinergia con i principali soggetti del contesto
socioeconomico locale. In tal senso, le direzioni su cui, in accordo anche con numerosi
autori, (Addabbo, 2005, Sareceno 2003 b, Ires fvg 2005) si ritiene opportuno agire,
impattano e coinvolgono – applicando la logica del mainstreaming – le famiglie, le
aziende e i principali soggetti locali, sia istituzionali (all’interno del Comune con una
sinergia con l’Assessorato alle Politiche sociali, a livello provinciale con l’eventuale
assessore alle pari opportunità e sicuramente con la Consigliera provinciale di parità),
sia espressione del contesto socioeconomico (in primis le parti sociali), quindi
prevedendo un coinvolgimento di esperti e di soggetti che si rivolgono alle famiglie e in
particolare ai genitori (servizi all’infanzia, scuole, ecc.), come riportato nella Figura 15.
Figura 15: attività previste e soggetti coinvolti nel percorso di informazione e
sensibilizzazione all’utilizzo dei congedi parentali.
Attività di informazione e sensibilizzazione
Comune
Famiglie
Istituzioni locali,
parti sociali,
servizi, esperti
Diffusione
materiale informativo
Incontri di
informazione e
sensibilizzazione
Sostegno al reddito
Ires Fvg
Imprese
Sostegno alla
sperimentazione di
flessibilità family
friendly
40
Genitori domani
Possibili interventi a favore dei potenziali beneficiari del congedo
Per quanto riguarda le proposte volte a informare e sensibilizzare i genitori, si pensa a
quattro possibili linee di intervento:
1. attraverso una diffusione capillare delle informazioni relative al contenuto del diritto
al congedo, delle modalità di accesso e fruizione, in modo tale da raggiungere tutti i
potenziali beneficiari, attraverso l’invio di una copia dell’opuscolo informativo –
prodotto previsto dallo stesso Progetto – rivolto ai genitori in cui vengono illustrati in
forma sintetica i contenuti previsti dalla normativa vigente sia a favore dei
dipendenti, ma anche relativamente a quanto previsto per i genitori che svolgono
lavoro in forma differente (autonomi, liberi professionisti, parasubordinati). Tale
guida andrebbe inviata alle famiglie in occasione della nascita di un figlio, ma anche
distribuito, come hanno suggerito alcuni testimoni privilegiati, nelle strutture ove si
tengono corsi preparatori al parto e nei reparti maternità;
Le donne sono informatissime, i padri molto meno. Ecco, un possibile luogo
di diffusione potrebbero essere i reparti maternità, di lì ci passano tutti
necessariamente, quindi potrebbero essere distribuiti degli opuscoli
informativi [T3]
2.
attraverso forme di sensibilizzazione nei confronti di una maggiore condivisione
della genitorialità. L’obiettivo è quello di accompagnare una progressiva evoluzione
della cultura prevalente, per esempio promuovendo incontri pubblici con esperti che
illustrino la normativa, ma anche con counsellor che approfondiscano gli aspetti
legati ai ruoli, ai modelli, all’evoluzione in atto nei ruoli genitoriali, nelle aspettative e
nelle difficoltà che essere genitori può comportare in una società complessa come si
presenta quella attuale.
3.
Connesso al punto precedente, ma in una prospettiva di lungo periodo si ritiene
efficace anche il coinvolgimento delle scuole, insieme alle quali progettare un
percorso di educazione alle pari opportunità la cui ricaduta sarebbe proprio sui
genitori di domani.
4.
attraverso l’istituzione di incentivi alle famiglie. Tale proposta, sicuramente più
onerosa rispetto a quelle precedentemente descritte, riprende una buona prassi già
sperimentata con successo in alcune città dell’Emilia Romagna e ripresa nel
secondo capitolo del rapporto , in cui si prevede da parte del Comune l’erogazione
di una quota integrativa al reddito per quei nuclei familiari in cui i genitori rimangono
a casa per un certo numero di mesi, entro il primo anno di vita del bambino, oppure
introducendo, di fronte a nuclei familiari con redditi medio-bassi, un’integrazione per
quei genitori che optino per un part time nei primi tre anni di vita del bambino.
Interventi per sensibilizzare il contesto aziendale
Per sensibilizzare le aziende, appare innanzi tutto fondamentale un coinvolgimento dei
soggetti-chiave del contesto socioeconomico attivi sul territorio e capaci di farsi da
cerniera con il mondo dell’impresa: si pensa in particolare alla consigliera provinciale di
parità, ma anche alle parti sociali (sia datoriali, sia rappresentanti dei lavoratori) ed
esperti in ambito giuridico e organizzativo. Gli interventi sono sostanzialmente di due
tipi:
Ires Fvg
41
Genitori domani
1. promuovere la diffusione delle informazioni relativamente ai principali strumenti
previsti dalla normativa per gestire le assenze dei genitori contenendo gli impatti
economici e organizzativi (in particolar quanto previsto dall’art. 9 della l. 53/00, e dal
d.lgs. 151/01, ma anche dalla l. 125/91), attraverso materiali divulgativi snelli, da
delineare insieme con le parti sociali;
2.
promuovere la diffusione, tra le imprese, di politiche a sostegno della flessibilità
family friendly, dimostrando alle aziende che l’introduzione di politiche a favore della
conciliazione dei ruoli e dei tempi familiari e lavorativi possono avere anche esiti
positivi in termini di miglioramento delle condizioni di lavoro e maggior motivazione e
rendimento degli occupati oltre a produrre un segnale positivo di responsabilità
sociale. Tale obiettivo potrebbe essere favorito attraverso incontri pubblici, da
organizzare insieme con le associazioni di categoria e le parti sociali, in cui vengano
presentati gli strumenti finanziari per quelle imprese che decidono di sperimentare
tale flessibilità e presentando casi di buone prassi realizzati a livello regionale o
nazionale, in contesti simili a quello pordenonese.
Se, come ha osservato uno degli intervistati
Questa scelta non è solo un fruire di un diritto, ma significa ripensare il
proprio ruolo a come si vive il ruolo paterno, percorso che non è sempre
facile, anche per i diversi input cui una persona è soggetta, che possono
determinare una certa confusione anche sulle aspettative ma anche sulla
decodifica di quale sia il ruolo maschile e quindi di fronte a tale confusione
dei ruoli la reazione è quella di rimanere sulle proprie posizioni [T5]
La sfida si pone dunque nella direzione di favorire il superamento dei possibili ostacoli
permettendo alla normativa di essere metabolizzata e resa pratica condivisa tra i
potenziali beneficiari, con un impatto positivo sulle madri, sui padri e sui bambini,
genitori domani.
Ires Fvg
42
Genitori domani
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43
Genitori domani
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Ires Fvg
44
Genitori domani
Appendice 1
Congedi parentali a confronto
Si presenta, in questo paragrafo, una comparazione a livello europeo relativa ai parental
leaves, interessante perchè consente di rilevare le differenze esistenti nel diverso modo
di regolare la possibilità di entrambi i genitori di seguire il proprio figlio in particolare
durante i primi anni di vita.
Paesi Scandinavi (Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia)
Il sistema dei congedi parentali e incentivi economico-retributivi alla genitorialità
supporta la presenza del padre non solo attraverso la possibilità di avvalersi di un lungo
periodo di congedo di paternità (di due settimane in Svezia e Danimarca e di almeno tre
settimane in Finlandia e Norvegia), ma anche attraverso la possibilità di percepire una
retribuzione pari al 90% dello stipendio e potendo usufruire di tale diritto con estrema
flessibilità, anche all’interno della stessa giornata lavorativa, con mezza giornata di
lavoro e mezza di congedo, diritto esteso sino al dodicesimo anno del figlio.
Paesi Continentali (Austria, Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda)
Per quanto riguarda i congedi parentali e gli incentivi economico-retributivi alla
genitorialità, sono previsti congedi di maternità retribuiti al 100% dalla durata variabile
tra le 14 e le 18 settimane, e solo in Belgio è prevista una retribuzione inferiore all’80%
dello stipendio e per una durata non superiore alle 15 settimane. Per quanto riguarda il
congedo di paternità non è previsto in Austria e Germania, mentre è di due giorni in
Lussemburgo e Olanda e raggiunge le due settimane in Belgio e Francia. Per
incentivare la presenza maschile sono previsti fino a tre anni di retribuzione per i padri
che si avvalgono del congedo parentale.
Il “caso” francese si pone evidenza tra questi Paesi, per una legislazione in materia di
congedi e di servizi all’infanzia che ha spostato il contesto francese più verso il modello
scandinavo. Un forte impulso è stato dato infatti alle politiche di sostegno alla natalità
con congedi per entrambi i genitori, fissando tre giorni di congedo obbligatorio di
paternità e prevedendo un sostegno economico che compensa – almeno parzialmente –
la scelta dei genitori di stare a casa con i figli, e sono altresì introdotti sgravi fiscali
continuativi nel tempo per quei genitori che si avvalgono di assistente maternelle.
Ires Fvg
45
Genitori domani
Paesi anglosassoni (Irlanda e Regno Unito)
Per quanto concerne i congedi parentali e il sistema di incentivi economico-retributivi
alla genitorialità, osservando in particolare il caso inglese, il congedo di maternità, per
quanto lungo (oltre le 24 settimane, come nei Paesi nordici), tuttavia presenta una
copertura retributiva inferiore agli altri Paesi. Sono previste due settimane di congedo di
paternità e congedi parentali per entrambi i genitori non retribuiti, sgravi per l’assistenza
ai figli e in particolare per i nuclei monoparentali. Altri contributi vengono erogati per la
nascita di un figlio (child benefits) e per le spese sostenute dai genitori immediatamente
dopo la nascita del figlio (maternity payments and sure start maternity grants). Come
hanno osservato Prandini e Martignani (2005), quello inglese tende a garantire il ritorno
all’impiego e l’inserimento nel mercato del lavoro ai membri dei nuclei disagiati e dei
nuclei deboli con figli a carico.
Paesi dell’Europa Meridionale (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna):
Il sistema dei congedi parentali e incentivi economico-retributivi alla genitorialità
evidenzia la possibilità per la madre di usufruire di permessi retribuiti al 100% per un
periodo variabile dalle 14 alle 18 settimane, salvo che in Italia dove, a fronte di un
periodo più lungo, sino a 21 settimane (5 mesi), la retribuzione è pari all’80%. I padri
spagnoli, greci e portoghesi possono usufruire di un – pur breve – congedo di paternità
retribuito, mentre in Italia tale diritto spetta solo in sostituzione della madre. Per contro,
in Italia i congedi parentali hanno durata quasi doppia rispetto agli altri Paesi
mediterranei i quali oltretutto non prevedono una retribuzione, mentre in Italia raggiunge
fino al 30% dello stipendio. Una quota che tuttavia – come è stato evidenziato dalle
interviste qualitative – non costituisce un incentivo alla diffusione di questo diritto tra i
padri, sì che a usufruirne sono ancora soprattutto le madri (De Pasquale e Lelleri, 2005).
Del resto, il modello dominante in Italia è male breadwinner, non tanto per la diffusione
del part time (inferiore alla media europea), quanto per il persistere di differenziali
salariali tra maschi e femmine e quindi tra partner. Considerando il Friuli Venezia Giulia,
nè l’assegno erogato ai genitori dalla Regione a sostegno della natalità (l.r. 49/1993 e
l.r. 1/2004)26, né quello previsto dallo Stato per la nascita del secondo figlio (l. 326/03),
nè il sistema di detrazioni previste per i figli a carico, sembrano avere favorito un
significativo aumento significativo dei tassi di fecondità né quelli di occupabilità
femminili.
26
Assegno che prevede oltretutto un limite di reddito: in caso di nascita di primo figlio l'indicatore ISEE
del nucleo familiare non deve essere superiore a 11.000,00 euro. In caso di nascita di figlio successivo
al primo o di parto gemellare l'indicatore della situazione economica equivalente ISEE del nucleo
familiare non deve essere superiore a 13.000,00 euro. Cfr.: http://www.regione.fvg.it/mater.htm
Ires Fvg
46
Genitori domani
Tabella 18: durata e livello di retribuzione dei congedi di maternità. Confronto nell’Ue15, al 2003
Durata
Retribuzione
Inferiore all’80%
14-15 settimane
Belgio
16-18 settimane
Finlandia
Tra 80% e 100%
Germania
Austria, Francia, Grecia,
Lussemburgo, Paesi
Bassi, Portogallo, Spagna
Danimarca
Italia
21 settimane
24 settimane e
oltre
100%
Irlanda, Regno Unito
Regno Unito, Svezia,
Norvegia4
Fonte: elaborazione Ires Fvg su dati Eiro, Math e Meilland, 2004
Tabella 19: presenza e durata dei congedi di paternità retribuiti. Confronto al 2003
Tipo di congedo
Paesi
Non previsto
Austria, Germania, Irlanda
Previsto in casi particolari
Italia
2 giorni
Spagna, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi
5 giorni
Portogallo
2 settimane
Belgio, Danimarca, Francia, Svezia, Regno Unito
3 settimane e oltre
Finlandia, Norvegia,
Fonte: elaborazione Ires Fvg su dati Eiro, Math e Meilland , 2004
Tabella 20: durata dei congedi parentali per i primogeniti ed età massima del figlio
entro cui fruirne, confronto al 2003
Paese
Durata del congedo
Di cui retribuito
Limite di fruibilità
13 settimane (10)
0
5 anni
Paesi Bassi
3 mesi
0
8 anni
Portogallo
3 mesi
0
6 anni
Irlanda
14 settimane
0
5 anni
Grecia
3,5 mesi
0
3,5 anni
Regno Unito
Spagna
3 mesi
0
3 anni
Belgio
3 mesi
3 mesi
4 anni
Lussemburgo
3 mesi
3 mesi
1/5 anni
Italia
Danimarca
Norvegia
Svezia
6/11 mesi
6/11 mesi (0)
3/8 anni
40 settimane
32 settimane (1)
1/9 anni (1b)
43/48 settimane
43/48 settimane (3)
3 anni
420 giorni
420 giorni (4)
8 anni
Austria
2 anni
2 anni (1)
2/7 anni (5)
Germania
3 anni
2 anni (1)
3 anni
Finlandia
3 anni
3 anni
3 anni
Francia
3 anni
3 anni (1)
3 anni (6)
Fonte: elaborazione Ires Fvg su dati Eiro, Math e Meilland, 2004
Ires Fvg
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Genitori domani
Tabella 21: retribuzione per i congedi parentali, al 2003
Tipo di retribuzione
Paese
Nessuna
Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito, Portogallo
Retribuzione a forfait
Germania, Austria, Belgio, Francia, Finlandia, Lussemburgo,
Retribuzione in base al reddito
Finlandia, Italia, Danimarca, Ungheria, Svezia, Norvegia
Fonte: elaborazione Ires Fvg su dati Eiro, Math e Meilland, 2004
Ires Fvg
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