Fin qui abbiamo esaminato quei problemi a proposito dei quali risulta in Buratelli un più largo uso dei testi di Plotino. Ma, tralasciando altri sporadici accenni a dottrine plotiniane (41), non possiamo, concludendo questo nostro discorso, non accennare ai frequenti riferimenti alle Enneadi che si incontrano nell'ottavo libro dell'opera dedicato al problema del tempo. Anche qui si conferma la tendenza ad usare Plotino per spiegare concetti platonici, o addirittura per difendere Platone da interpretazioni assurde e infondate del suo pensiero. Contro alcune di queste interpretazioni Buratelli prende subito posizione, come ad esempio contro quella di interpreti come Eudemo, Teofrasto, Alessandro di Afrodisia secondo cui il tempo per Platone sarebbe 'circonvenzione e moto', ovvero 'ambito dell'universo', secondo quanto si affermerebbe in un passo del Timeo (42). La corretta interpretazione del pensiero platonico si deve invece a Plotino: egli chiarisce infatti che la natura del tempo è da porre non nella quantità continua, ma in quella discreta (numero) e dipende piuttosto dall'anima che dal moto di cui essa è misura: «Verum hi (scil. Eudemus, Theophrastus, Alexander) graviter allucinati (sic!) sunt, cum ex his quae ex PLA. adduxerunt, non concludant anteriore a quell'essere divisibile nelle categorie. E così, adducendo la dottrina dei quattro gradi della conoscenza di Dio culminanti nella 'tenebra' dionisiana, egli era giunto ad affermare la possibilità di denominare Dio insieme 'ente' e 'superiore all'ente', a seconda del piano di conoscenza da cui ci si fosse posti. Nella visione pichiana dunque il discorso sulla priorità dell'Uno rispetto all'Ente non può essere posto in termini astratti ed assoluti proprio perché tale rapporto cambia a seconda di come si concepisce Dio, che può essere definito con tutti i nomi, e quindi anche con quelli delT'uno' e delT'ente'. Sull'opuscolo di G . Pico, oltre a E. GARIN, Introduzione a G . Pico DELLA MIRANDOLA, De ente et uno, pp. 3-59, si veda G . Di NAPOLI, tessere e l'uno in Pico della Mirandola in II pensiero italiano del Rinascimento e il tempo nostro, a cura di G . Tarugi, Firenze 1970, pp. 117-129. (41) Citazioni dalle Enneadi si trovano ancora nel 1. III (De animi natura ac definitione ipsius) a f. 93 r (in questo libro è significativo altresì lo spazio che Buratelli riserva a Marsilio Ficino, che egli elogia per le traduzioni di tanti autori antichi, soprattutto platonici, ff. 90r-91r); nel 1. IV (De reminiscentia), f. 127r-v; nel 1. V (An visio extramittendo fiat), ff. 158r-v; nel 1. VI (De hominis felicitate), f. 165v; nel 1. VII, dove Buratelli sostiene la tesi della concordia di Platone e Aristotele in tema di eternità del mondo ed esamina in un breve capitolo le Plotini sententiae de mundi aeternitate secundum Platonem, raccogliendo insieme, senza però apporvi un commento, alcuni passi delle Enneadi a conferma delle tesi platoniche, ff. 192r-193r. (42) Cfr. PLATONE, Tim., 39 c-e.