2015 Il testo: La Casa del Sacro Cuore durante la guerra 2015 Queste «note», sottolinea Andrea Perroux scj, sono contenute in quattro quaderni scolastici «Quaderno», con la copertina blu, di piccolo formato, scrittura autografa di Padre Dehon, paginazione continua. Si trovano nell'archivio dehoniano di Roma: ADB 40/6 (1-4). Inv. 676.000. Sono state redatte durante la guerra 19141918 o immediatamente dopo: un testo breve, scrittura rapida, redazione spontanea con qualche cancellatura. Esse sono un prezioso complemento degli altri quaderni: «Note Quotidiane», «note di letture» o dei ritiri, e della corrispondenza assai scarsa che ci è stata conservata per i primi anni della guerra. Il testo è numerato tenendo i quattro quaderni in un solo documento, essendo correlative alla numerazione delle pagine. Sono i numeri che appaiono entro parentesi quadre. Ugualmente presentano una doppia notazione: in cifre arabe esponendo la referenza al commentario editoriale e grafico, che verrà a completare le referenze fatte da Padre Dehon nel suo testo; e, lateralmente al corpo del testo, certe referenze del diario Dehon (NQT) durante questo periodo. 2015 [QUADERNO 1] [1] Alcune note sulla casa del Sacro Cuore a San Quintino durante la guerra I. Prima dell'occupazione 1 A fine luglio ritornavo da un pellegrinaggio a Notre-Dame d'Albert e da una visita ai santuari d'Arras e di Cambrai con due scolastici olandesi, fratel Meyer1 e fratel Govaart2. Cosa sono diventate da allora queste due chiese così interessanti? La basilica di Albert era una meraviglia di decorazione moderna, c'è tutto da rifare. Il 1° agosto c'era la guerra. I miei due giovani stavano per essere bloccati, presero l'ultimo treno che permetteva di ritornare in Olanda. 1 Non possiamo assicurare esattamente chi sia il citato fratel Meyer, forse si tratta del fr. Mattia Bernardo Meyers, nato il 20.01.1880 a Gutweiler (Germania); professo il 27.09 1911 a Sittard. Morì il 20.7.1918 in luogo ignoto della Francia 2 Si tratta del P. Guglielmo Teodoro Govaart. Nacque il 13.10.1888 a Schiedam (Olanda). Fece la prima professione ad Asten (Olanda) il 23.9.1909 e ricevette la ordinazione sacerdotale a Liesboch (Olanda) il 23.7.1916. Fra i suoi servizi appaiono: quello di Superiore locale di Bergem op Zoom (1923-1927; 19331935), Consigliere provinciale di Olanda (1921-1927, 1933-1935) e Superiore provinciale di Olanda (19371935). L'XI Capitolo Generale del 1935 lo elesse come III Superiore Generale SCJ, svolgendo questo servizio fino alla sua morte in Roma il 7.9.1953. 2015 Di regola, non dovevano [2] esserci con me al Sacro Cuore che padre Urbano3 e fratel Objois4, erano ancora in vigore le leggi di espulsione. Ma le circostanze mi condussero tutta una comunità. Il Padre Black5 venne ad abitare con noi per fare le funzioni di cappellano all'antico pensionato della Croce. Mi portò la sua cuoca, la signora Charpentier, e poco dopo un piccolo seminarista, Henri Vivier. Padre Devrainne6, i fratelli Bontemps7 e Delvigne8 erano a San Quintino per le loro vacanze. Vivevano con noi. Padre Burg9 si recò per il servizio militare ad Argentan, vi prese la divisa, poi me lo rinviarono dopo qualche giorno, il ministro Massimy credeva di avere troppa gente. Cf. NQT 40/74 (09.1916) Padre Comte10, riformato ad Amiens, ritornò pure da noi. 2 3 P. Ludovico Urbano Lecart fu il Superiore locale della casa fra il 1913 e il 1916. Nato l'11.5.1856 a Reims, professo il 17.9.1886 a San Quintino, ordinato il 27.5.1893. Morì a Busséol (Francia) il 28.6.1941. 4 Fr. Giuseppe Martiniano Objois era oriundo di San Quintino dove era nato il 12.03.1867. Nella stessa città aveva fatto la prima professione il 24.08.1888. Morì il 30.01.1926 a Parigi. Fu uno dei nove primi religiosi fratelli, come appare nell'Elenchus del 1893. Risiedette nella casa madre della Congregazione dal 1913 al 1916, con il P. Urbano Lecart. Dopo l'evacuazione del marzo 1917, tornò a San Quintino nel 1918, a Natale, mettendosi a lavorare immediatamente alla abitabilità della Casa del Sacro Cuore, così come nel convento delle Ancelle del Sacro Cuore e nel Collegio San Giovanni. P. Dehon segnala che viveva, assieme al Padre Lobbé, nella lavanderia della casa (NQT 43/97). Per parte sua, il P. Alberto Claudio de la Colombière Lobbé, nato l'11.12.1856 a Jeancourt (Aisne), entrò al noviziato il 23.10.1881, fece la professione il 27.06.1884, fu ordinato sacerdote a Lille il 19.06.1886 (cf. NQT 3/129), morì a San Quintino il 22.11.1933. Fu superiore dello scolasticato di Lille (1889-1894), parroco di San Martino del Sacro Cuore a San Quintino, e Consigliere generale dal 1893 al 1902. Fu, con i padri Blancal e Delgoffe, uno dei più tenaci oppositori del P. Dehon durante i Capitoli III (1893) e IV (1896). Firmò la «Memoria della Casa del Sacro Cuore al Reverendo Padre Dehon, superiore generale» del 6.07.1897, documento nel quale si chiedeva la «separazione». Morì dentro la Congregazione, come il P. Blancal e il P. Delgoffe. 5 P. Ottavio Policarpo Black, nato a San Quintino il 23.3.1859, entrò al noviziato l'8.4.1883, fece la professione il 6.4.1885, fu ordinato sacerdote il 24.9.1887. Morì a San Quintino il 21.06.1925. Fra il 1889 e il 1893 fu maestro dei novizi a Fourdrain. 6 P. Maurizio Ignazio Devrainne nacque il 19.7.1886 in San Quintino, fece la professione il 22.9.1906 a Sittard (Olanda) e, dopo aver ricevuto l'ordinazione il 19.7.1914 in Lussemburgo, fu superiore locale di Domois (1921-1926), Superiore provinciale della allora Provincia Franco-Belga (1926-1930), più tardi Superiore provinciale di Francia (1930-1937), Superiore locale di Parigi (1931-1938), Consigliere provinciale di Francia (1937-1941) e Segretario provinciale di Francia (1937-1940). Morì a Parigi il 15.7.1956. 7 Fr. Emilio Bontemps era nato nel 1885 e fece la professione il 15 novembre del 1908. Abbandonò la congregazione il 1° marzo del 1918. Nel testo di Dehon appare anche un giovane cugino, citato come Sarmer. 8 P. Roberto Francesco Saverio Delvigne è nato l'1.11.1891 a Cambrai. Fece la prima professione il 23.9.1910 a Manage (Belgio), fu ordinato a Malines (Belgio) il 23.2.1918. È stato Consigliere e Segretario provinciale di Francia (1930-1937), morì il 29.3.1972 a Volkrange (Francia). 9 P. Martino Antonio Burg nato il 25.5.1875, fece la professione il 23.9.1904. Ordinato nel 1907, studiò a Roma e Lovanio. 10 P. Paolo Quintino Comte nacque il 7.4.1882 a San Quintino, professo a Sittard (Olanda) il 23.9.1902, fu ordinato a Lussemburgo il 25.7.1908. Fu Superiore provinciale della Provincia Franco-Belga (1923-1926) e Superiore locale a Parigi (1926-1927). Morì a Pau (Francia) il 18.4.1927. 2015 [3] Fratel Roy11, nell'ardore dei suoi 20 anni, era accorso da Clairefontaine per arruolarsi, sebbene non avesse che due dita alla mano destra, ma l'ufficio di reclutamento non funzionava più. Mi restò anche Roy. Con la giovane domestica, questo faceva tredici persone. Padre Comte andò a tenere compagnia al Padre Mathias12 e a fare il curato a Fayet, restammo in dodici. Le notizie diventavano impressionanti. L'Austria aveva fatto la prima dichiarazione di guerra alla Serbia, e la Germania alla Russia. Ci si disputavano i giornali. Si apprendevano vagamente le sofferenze crudeli del Belgio e il ripiegamento del nostro esercito. Molti Belgi fuggivano [4] verso l'Olanda e verso la Francia. L'ultimo treno arrivò da Quèvy. Passò a San Quintino senza fermarsi. Vi si era visto il Padre Gilson13 seduto sul bordo di un vagone merci e riparato sotto il suo ombrello. Mi telegrafò da Parigi. Se ha ricevuto il mio dispaccio, deve essere stato l'ultimo spedito da San Quintino il 26. La posta, la banca, le amministrazioni fuggivano verso Parigi. I nostri giornali cessarono di comparire, l'attesa era febbrile. [5] II. L'ingresso dei battaglioni tedeschi, il 28 agosto 3 La città non aveva come difensori che il 10° Reggimento territoriale, formato da borghesi, da padri di famiglia, senza addestramento militare e senza artiglieria. Fecero un apparenza di difesa sulle strade di Cateau e di Guise. Alcuni furono uccisi, molti fuggirono. Il Capitano Jean Lécot, nostro antico allievo, salvò la sua Compagnia ritirandosi in tempo verso la Somme. 11 Fr. Mario Bartolomeo Roy nacque il 7.10.1891 a Parigi, fece la prima professione l'11.10.1913 a Brugelette e abbandonò la congregazione il 1.1.1920. 12 P. Orfilas Giuseppe Mattia Legrand, nacque il 9.7.1849 a Caumont (Aisne); fece la professione il 21.11.1881 a San Quintino; sacerdote il 29.6.1884 a Soissons; fu Superiore di Fayet (1884-1903), Consigliere generale (1888-1919); morì il 13.8.1925 a Blaugies (Belgio). 13 P. Oscar Gislain Gilson nacque il 21.3.1879 a Saint-Bernard (Belgio), professò il 24.9.1901 e fu ordinato sacerdote il 23.12.1905, abbandonando la Congregazione il 20.5.1923 per incardinarsi nel clero secolare. 2015 Alla sera, alle 4, al suono dei pifferi e dei tamburi, dei reggimenti avanzavano verso il centro della città per via Saint-Jean e per via d'Isle. Eravamo usciti dalla casa per vedere cosa c'era. Qualcuno diceva: «Sono gli Inglesi». Ma no, erano i tedeschi. Qualche territoriale correva verso la caserma. [6] I tedeschi, buoni tiratori, li abbattevano al passaggio. Ne ho visto cadere uno in via Antoine Lécuyer. Era tempo di rientrare. Presto si bussò alla nostra porta. Era il parroco di Massemy, che gridava: «Aprite! Aprite!» Poi un territoriale di Flavy, vestito da civile, e un altro, ben conosciuto fra da noi, Louis Hiver, che è stato dieci o undici anni allievo della scuola di San Clemente. 4 Ho consigliato l'abitante di Flavy a tornarsene tranquillamente a casa, poiché era in abito civile e trattenni Louis Hiver. Egli rientrava dal suo posto di guardia a Lesdins. Si era sbarazzato della sua tenuta militare in un piccolo ristorante dove gli avevano dato dei vecchi abiti civili. Sarebbe stato nostro ospite per un anno intero. [7] L'armata tedesca prese alloggio in città. Mi toccarono tre medici o chirurghi. Era solo per una notte. Portarono un bel filetto che si fece loro cuocere, poi andarono a dormire. I soldati in città facevano dappertutto bisboccia e domandavano dappertutto da mangiare e da bere. A mezzanotte, gran bussare alla porta, una banda di soldati ubriachi gridava «Champagne! Champagne!». Cf. NQT 35/94, (31.08.1914). Objois non perde la calma e dice loro: «Aspettate, vado a chiamare lo chef». Sembrano capirlo e rispondono: «Ah, lo chef, lo chef». Doveva esserci senza dubbio fra loro qualche inserviente d'albergo che credeva si trattasse dello Chef di cucina. Ma Objois corre a svegliare uno degli [8] ufficiali medici che grida: «Fort! Fort!» [Andatevene!], con una frase che voleva dire: «Lasciateci in pace, o se no!» I bagordi erano finiti. I soldati se ne andarono e noi potemmo dormire. 2015 Cf. NQT 35/95 (2.9.1914). L'indomani i miei tre ufficiali medici se ne andarono: «Andiamo a Parigi», mi dissero. Qualche giorno dopo, ripassarono a San Quintino e non ritornarono ad alloggiare da noi, sarebbero stati imbarazzati di raccontarci quello che avevano visto a Parigi. Partendo mi dissero ancora: «Ebbene ci siamo comportati da barbari?». Erano felici di far notare che il loro reggimento non aveva gli stessi modi di fare di quelli che terrorizzavano il Belgio. [9] III. Dopo la battaglia della Marna: il 15 settembre 5 La grande armata di invasione era avanzata fino a Parigi. Il governo si ritirò a Bordeaux. Meaux era minacciata, Saint-Denis alzava delle barricate. Ma Dio aveva dei disegni di misercordia sulla Francia, voleva lasciarle il tempo di ritornare a lui. È allora che ebbe luogo, nei primi giorni di settembre, quella che si è chiamata la miracolosa battaglia della Marna. L'intervento divino era indubitabile per gli uomini di fede. I nostri generali in capo, Castelnau, Pau e Joffre avevano pregato. Il santuario di Montmartre che dominava il campo di battaglia era l'espressione della fede di un popolo. [10] Si è parlato anche di una apparizione della Santa Vergine. C'è ancora un mistero che aleggia su questa battaglia che doveva decidere della sorte della Francia e che è la più grande battaglia che il mondo abbia ancora visto. Ci fu uno smarrimento presso gli invasori. Essi arretrarono da 40 a 60 km al giorno. Amiens, Reims, Soissons furono liberate. San Quintino 2015 restò occupata. Ci arrivavano alcuni giornali di Parigi, leggemmo su «L’Écho de Paris» la descrizione della battaglia fatta da Albert de Mun. I flutti invasori si ritirarono fino a San Quintino, ma la città non fu liberata. Il 15 settembre fu una giorno di speranza. I corazzieri francesi con una batteria d'artiglieria erano a Fayet. I cannoni [11] erano dietro la casa di San Clemente, vicino al monumento del 1870. Uno dei nostri ragazzi, Louis Girardin, era là che informava gli artiglieri che dirigevano il loro tiro verso la caserma di San Quintino. La nostra casa del Sacro Cuore cominciava a essere minacciata. Eravamo scesi in cantina, ma solo un momento, il tempo di dire un rosario. I tedeschi non erano ancora sicuri, ma noi non avevamo abbastanza truppe a Fayet. La nostra sorte fu decisa quel giorno, la città sarebbe stata occupata indefinitamente. 6 Cf. NQT 35/111 (10-14.10.1914) 7 Il giovane Louis Girardin trottava dappertutto con la sua bicicletta. Lo si lasciava fare. In uno di quei giorni andò fino a La Capelle. Fu ricevuto a casa di mio fratello. [12] Egli ci riferì la notizia che delle pattuglie di ricognizione francesi si erano spinte fino a Hirson. Abbiamo saputo in seguito che Padre Joseph Paris era venuto a piedi da Quévy, fin quasi presso il suo vecchio padre, ma i tedeschi non l'avevano lasciato entrare in città. 14 Cf. NQT 35/159 (17.10.1914). La ritirata tedesca ci portò delle migliaia di feriti. San Quintino diventava per lungo tempo la grande infermeria tedesca, e la piccola capitale dei paesi occupati. [13] IV. Le infermerie 8 Le infermerie si organizzano e si moltiplicano. Il Palazzo di Giustizia sarà l'infermeria modello. I suoi bei saloni hanno un gran lustro, due volte l'Imperatore Guglielmo è venuto a portare conforto ai feriti. 14 Cf. NQT 35/95 (1.9.1914). P. Eugenio Giuseppe Paris nacque il 24.1.1858 a Buironfosse (Francia), professò il 1.11.1880 a San Quintino fu ordinato il 17.12.1881 a Soissons. Fu Consigliere generale (1893-1896) e Segretario generale (1902-1903). Dopo una permanenza nel Brasile del Nord (1903-1904), fu Superiore locale di Quévy (19131920). Morì il 13.1.1941 a Neussargues (Francia). 2015 La bella sala Vauban ha molti feriti francesi, le dame della Croce Rossa vi si dedicano. Il liceo e la scuola Thellier sono delle grandi infermerie tedesche. Al pensionato della Croce, c'è una sala per i tedeschi e una per i francesi. Due dei nostri scolastici, Bontemps e Roy sono infermieri lì, e vi passano più di una notte. Il Padre Black vi dà i sacramenti ai morenti, li dà anche in buona fede a un algerino, che [14] non era battezzato. 9 Vi sono infermerie speciali per certe malattie. L'Istituto San Giovanni è riservato a quelli che hanno il cervello scosso per la violenza del tiro dei cannoni. Povero San Giovanni, cambiato in manicomio! Un ufficiale malato si è buttato dalla finestra del terzo piano! Ci occorrono dei bracciali per entrare nelle infermerie. Me ne metto uno alla domenica per andare a dir messa alla clinica delle suore di SaintErme. Quanti convogli lugubri nelle nostre strade! Le ambulanze portano i feriti a un ufficio di smistamento in via del Palazzo di giustizia, e di là li si invia alle diverse infermerie secondo la gravità delle ferite. [15] In certi giorni, ce ne sono tanti che non si sa dove metterli. Li si depone a terra sulla piazza del liceo, attorno alla statua del povero Henry Martin, finché non si è fatto del posto nelle infermerie, smistando sulla stazione i feriti che sono trasportabili e che andranno a farsi curare nel Nord, a Maubeuge e fino a Colonia. 2015 10 Ogni infermeria importante ha la sua cappella e il suo cappellano. È così che vediamo rientrare Nostro Signore al licei e nell'Ospedale maggiore da dove i radicali e i socialisti l'avevano allontanato. Cf. NQT 37/65 and 37/67 (04.1915) Il Palazzo di giustizia e la scuola Thellier hanno le loro cappelle. I tedeschi hanno degli abili chirurghi [16] che si prestano anche a fare qualche operazione a dei civili francesi. Casa Sacro Cuore è circondata dalle infermerie e dai loro annessi. Diverse volte ci fu questione di mandarci a spasso per mettere dei feriti nella casa. Abbiamo fatto ricorso all'intervento benevolo dei francescani e abbiamo potuto restare a casa nostra. Tutte le case vicine, via Antonio Lécuyer, quelle del notaio GuiardLatour, delle signorine Fouquier e Marlier sono state requisite per metterci delle cliniche speciali. 2015 [QUADERNO 2] [17] V. Preti e cappellani 11 La Germania aveva al fronte numerosi cappellani, sacerdoti cattolici e pastori protestanti, in questo ci sorpassava. Tutti i loro soldati vanno all'ufficio religioso alla domenica. Prendevano a prestito le nostre chiese per il culto protestante come per il culto cattolico. Per loro, è un esercizio... come gli altri, ci si va perché è la regola. Non biasimo questo. Se voi siete soldati, il vostro governo non suppone che abbiate rinnegato il vostro battesimo, vi porta alla chiesa la domenica. La religione è di diritto naturale, l'uomo è un animale religioso. Da noi il soldato è libero e va poco alla messa. I tedeschi ce lo rimproverano. Ma quando i loro uomini non sono più condotti alla messa, come capita fra i loro prigionieri, [18] in Francia, smettono presto di andarci. Il rispetto umano li trattiene, come domina i nostri. 12 Tra i cappellani c'è del buono e del molto buono. Vi sono anche delle stranezze e dei fatti spiacevoli. A San Quintino, i cappellani ufficiali erano corretti. I francescani alle infermerie erano uomini zelanti, studiosi e di uno spirito aperto, ci hanno reso molti servizi. Padre Raymond era un erudito, ha pubblicato degli opuscoli ben fatti sulle nostre cattedrali. Un cappellano del fronte, un Padre di Steilh, era un uomo di Dio, è venuto a trovarmi diverse volte. Egli vedeva nella dedica delle nostre vie a tutti i miscredenti una sfida gettata a Dio. Gli dissi ciò che pensavo dello sciovinismo ingiusto [19] ed eccessivo della «Gazzetta di Colonia». 13 Questi cappellani usavano di poteri straordinari: dire più messe nello stesso giorno, assolvere in massa un reggimento che parte al fronte e dare a tutti gli uomini la comunione dopo mangiato. 2015 In mancanza di cibori sufficienti, essi consacrano delle particole in delle scatole di sigari, avrebbero potuto trovare di meglio. Alcuni, persino dei religiosi, si lasciavano trascinare dalle correnti d'opinione che sopprimono la morale durante la guerra. Un religioso di un grande ordine spediva al suo convento i libri scelti nelle biblioteche dei parroci. Un altro andava da un commerciante di articoli religiosi e prendeva [20] per quindici franchi un calice da ottanta franchi. «È la guerra», diceva. Con questo giustificavano tutto. Erano stupiti di vedere che c'era in Francia tanta fede, tanti conventi, tanti preti. I loro giornali di Colonia e altri avevano tanto detto che la Francia era una nazione corrotta e senza religione! I cappellani di San Quintino vollero mandare gli oggetti di culto delle nostre cappelle a Maubeuge. Li ho reclamati invano a Bruxelles. Li rivedrò un giorno? Ce n'è per più di diecimila franchi, con numerose reliquie e degli oggetti preziosi. [21] VI. Fayet 14 Durante questo tempo cosa diventava Fayet? Il Padre Mathias ha avuto la sua buona parte di prove. La sua casa è stata costantemente invasa. Le provviste sparivano, si bruciavano i rivestimenti, le tavole, le staccionate. Ha potuto conservare la cappella. Un giorno tuttavia stava per diventare un magazzino di grano. Il signor sindaco l'aveva indicata agli occupanti, ma noi facemmo presto dei passi presso l'autorità militare, per la mediazione di monsignor Raymond e la cappella fu salvata. Le buone signore Sarrazin aiutavano un poco il Padre Mathias a vivere. Padre Comte era là, facendo funzione di parroco. Con l'aiuto delle circostanze, [22] ebbe un pieno successo. Quasi tutta la parrocchia tornò alla pratica religiosa. Il maestro cantava alla messa, l'aggiunto vi assisteva. Lo stesso Sindaco vi si faceva vedere alle grandi feste. 2015 Un vicino di San Clemente si ostinava tuttavia a lavorare al suo giardino tutta la giornata di domenica. Che lo vada a vedere adesso, il suo giardino così curato. Il Padre Mathias perse suo fratello, parroco di Urvillers; ottenne, non senza difficoltà, il permesso di andare al funerale. Erano anche a San Clemente, Fratel Roy e don Doucy, un postulante. Padre Comte insegnava loro la filosofia. Il giovane Bruyelle, detto Raynaut, studiava il latino. Louis Girardin faceva la spesa e [23] fabbricava delle lampade al carburo... 15 Io andavo a Fayet ogni quindici giorni. Mi dettero un lasciapassare. Andavo a piedi, non c'era più ombra di vettura a San Quintino. Il signor Hugues aveva potuto tenere un ronzino e un asino. Negli ultimi mesi. Non avevo più lasciapassare. Fratel Roy traduceva i comunicati tedeschi che il signor Sindaco riceveva dalla Commandantur (Kommandantur: Comando tedesco. NdT). Ma un giorno si urtò col nipote del Sindaco, il signor Hazard che era molto anticlericale. I nostri studenti di Fayet avevano dei lasciapassare per venire ai corsi a San Quintino. Ci si prestavano questi famosi passaporti, i soldati di piantone non ci vedevano niente di male, e le relazioni [24] restavano abbastanza frequenti. Alla fine, tutta Fayet fu evacuata. La povera gente non poté portarsi dietro nient'altro che una piccola valigia, li si portò a prendere il treno a Vermand e a Beaurevoir. Vedemmo passare il Padre Mathias e le religiose alla stazione di Rocourt. Solo diversi mesi dopo ho saputo che li avevano evacuati su Noyon e dal momento che i tedeschi si ritirarono presto da Noyon, il buon Padre Mathias, stupito di ritrovarsi in paese libero, andò a cercare pie consolazioni a Lisieux presso il Carmelo. 2015 [25] VII. I nostri ospiti al Sacro Cuore 16 I primi mesi, abbiamo dato alloggio a cinque francescani tedeschi, cappellani e infermieri. Non venivano che per la notte, mangiavano all'infermeria del Palazzo di giustizia. Cf. NQT 35/103 (25.09.1914) e NQT 35/117 (10.1914) Uno di essi prese la febbre tifoide, non era rassicurante per la casa. Una dama della Croce Rossa, sorella Alessandra, veniva a curarlo. Queste signore si chiamavano Sorelle (Schwester), e non avevano nulla di monastico. Molti ufficiali avevano arruolato le loro amiche nella Croce Rossa per portarle con loro, era un mondo poco edificante. Sorella Alessandra era corretta e anche pia. Figlia di un ungherese e di una italiana, ella mi disse che era stata governante [26] dei figli del duca di Parma, voleva dire senza dubbio cameriera. Diversi parroci evacuati dalla Somme e dal Passo di Calais arrivarono in casa nostra. Monsignor parroco di Curchy restò tutto il tempo. Era prigioniero sulla parola e doveva presentarsi mattina e sera alla Commandantur. Oratore facile, fece spesso piangere i fedeli della parrocchia San Giovanni e ci furono delle conversioni. Cf. NQT 36/16 (10.01.1914) Monsignor Sueur, parroco di Montauban (Somme), arrivò da noi molto depresso, aveva vissuto un mese nel suo cortile senza letto. Non dimorò presso di noi, fece venire la sua famiglia e si stabilì in città. Molto edificante, rese dei buoni servizi a Monsignor parroco di San Martino. Un buon vecchio curato del Passo di Calais, [27] di più di 80 anni di età, arrivò e alloggiò presso le Suore dell'Ospedale Maggiore. Aveva portato grandi scorte di sermoni, ma il buon uomo non ha avuto l'opportunità di predicare, è morto dopo poche settimane. La sua vecchia domestica si faceva servire dalle suore: «Non sono la cuoca di monsignor parroco, diceva, io sono la sua governante»... Il buon curato aveva portato anche la sua cocorita, per non lasciarla in mano al nemico. Sarà morta di dolore dopo di lui. 17 Ho alloggiato per dei mesi Louis Hiver, poi il giovane Sarmer, cugino di fratel Bontemps. Erano dei soldati sbandati e senza documenti. Io correvo dei grossi rischi, ma bisogna essere caritatevole. Louis Hiver riuscì a ritornare [28] a La Capelle, eludendo le sentinelle. 2015 Avevamo un piccolo domestico, molto nervoso. Andava alla porta, quando suonavano, col coltello da macellaio sotto il grembiule. Ci avrebbe procurato delle noie, io lo congedai. La signora Lefort, nostra anziana cuoca, che tremava nel suo alloggio vicino alla stazione, venne a stare da noi; aiutava la signora Carpentier. Ebbi pochi alloggi militari, talvolta un ufficiale o alcuni soldati. Non stavano volentieri da noi, la casa sembrava loro una trappa. [29] VIII. Un episodio: il corpo di guardia 18 I nostri giovani preti uscivano spesso, forse un po' troppo, andavano in cerca di notizie. Un giorno due di essi ebbero un'avventura: Padre Devrainne e Fratel Bontemps usciti verso le dieci, non rientrarono a mezzogiorno. Eravamo a tavola senza di loro, quando un amico della casa venne a dirci che erano stati arrestati sulla piazza del mercato e condotti in guardina. Cos'era successo? Passava un plotone tedesco, l'ufficiale, con una voce rauca, mise i suoi uomini al passo di parata avvicinandosi al municipio. I nostri due pretini scoppiarono a ridere, l'ufficiale distaccò due uomini per arrestarli e condurli in guardina. [30] Ci consultammo col Padre Black, ed andò per me a chiedere il benevolo intervento di Padre Raymond. Il padre si recò al Commandantur dove gli dissero che i preti sarebbero giudicati la sera stessa. Egli li difese e disse agli ufficiali: «Sono dei francesi che ridono facilmente, e poi forse ridevano per altra cosa che il passaggio del plotone». 19 Io ero inquieto. I nostri giovani erano rinchiusi separatamente in municipio. Non ci si divertivano affatto. Gli portarono solo alle quattro la gavetta militare, poi li condussero all'interrogatorio. «Perché avete riso? Volevate prendere in giro l'esercito imperiale tedesco?» Il caso era grave. Per fortuna essi [31] dettero una risposta concorde: «Abbiamo riso a causa della voce raffreddata del comandante». C'erano due giudici: uno voleva condannare, l'altro, spinto da Padre Raymond, voleva assolvere. Quest'ultimo l'ebbe vinta e si rimandarono a 2015 casa i giovani dopo aver loro fatto firmare una dichiarazione dove affermavano che non avevano avuto intenzione di burlarsi dell'esercito imperiale tedesco. Fui io a guadagnarci di più in questo processo, perché avrei dovuto pagare la multa alla quale fossero stati condannati. Questo famoso passo di parata sembra bello di là dal Reno, da noi è una cosa strana che fa ridere. I nostri monelli di San Quintino lo chiamavano [32] «il passo dell'oca». C'era una canzone sul passo dell'oca. Uno dei nostri scolari, essendo stato perquisito sulla strada di Fayet, fu sorpreso con «Il Passo dell'Oca» in tasca. Fortunatamente la pattuglia la prese bene e ne rise dicendo: «Conosciamo questa roba». Ho anche rischiato di avere un processo come spia. Il buon Padre Oswald, francescano, inviava le nostre lettere in Italia e ne riceveva per me. Un bel giorno il Comandante lo chiamò e minacciò di farlo arrestare come spia. Ci sarei passato anch'io. Ma siccome le lettere non avevano niente di politico, l'affare si acquietò e Padre Oswald respirò. Cf. NQT 36/24 (01.1915). 2015 [QUADERNO 3] [33] IX. Il primo inverno 20 In dicembre, il buon Padre Giuseppe [Paris] ci arrivò da Quèvy a piedi. Aveva alloggiato durante il cammino, presso un amico, Monsignor Decano di Wassigny. Veniva a trovare il suo vecchio padre che morì qualche mese più tardi. Ci raccontò che al momento dell'assedio di Maubeuge le bombe sfioravano la casa di Quévy. Padre Gilson era partito per la Francia, Padre Giuseppe e Padre Carlo [Kanters]15 si allontanarono verso Bavay, ma rientrarono a casa loro l'indomani. I tedeschi festeggiarono il Natale nelle nostre chiese ornate di abeti, seguendo il loro uso. Ho detto la messa di mezzanotte nella nostra cappella, soltanto per la gente della casa. Natale, San Giovanni, Anno Nuovo, tutte le feste sono senza gioie [34] durante la guerra. Si prega, si attende ci si rassegna. Il carbone è raro, impossibile alimentare il calorifero: si riscalda la cappella, il refettorio e qualche camera. I giovani dormono in delle camere fredde. 21 Ci arrivavano alcuni giornali da Parigi, non so per quale via. Ce li passavamo, questo ci confortava un po'. Quando si leggeva qualche articolo di Albert de Mun o di Maurice Barrès, era un regalo. Si vendeva nelle nostre vie la «Gazzetta delle Ardenne», molta gente la comprava in mancanza di meglio. Era demoralizzante: naturalmente i redattori erano pagati per sostenere delle tesi tendenziose. Esse cadevano [35] più spesso sul dorso degli inglesi. La gente leggeva e restava diffidente. I ragazzi facevano lo strillonaggio dicendo: «Chi vuole la 'Gazzetta delle Ardenne', il giornale dei bugiardi, cento bugie per un soldo». 15 P. Carlo Giorgio Kanters è nato il 30.9.1874 ad Echt (Olanda), professo il 20.9.1894 a Sittard, è stato ordinato sacerdote a Roma l'8.5.1898. Fu superiore a Quévy (1905-1908), consigliere provinciale della Provincia franco-belga (1920-1923) e maestro dei novizi a Brugelette (1931-1934). Morì il 18.7.1944 a Bruxelles (Belgio). 2015 Al Sacro Cuore, preferivamo comprare la «Gazzetta di Colonia» o quella di Francoforte. I giornali di Colonia erano anch'essi falsati, avevano un'edizione speciale per noi. La «Gazzetta popolare di Colonia», giornale cattolico, non era molto edificante. Esso mostrava uno sciovinismo esagerato e trattava i suoi nemici con un disprezzo poco cristiano. 22 La guerra mi dava del tempo libero: più giornali, nessun viaggio, nessuna corrispondenza. Ebbi il tempo di leggere tutto quello che avevo [36] accumulato nella mia biblioteca di libri ascetici, vite di santi e trattati di spiritualità, fino all'in-quarto delle Rivelazioni di santa Brigida in latino. Cf. NQT 39/162 (02.1916) Le biografie delle anime sante dei nostri tempi, come Gertrude Marie, Elisabetta della Santa Trinità, Caterina Labouré, etc., etc., mi interessavano particolarmente. Queste anime privilegiate hanno previsto le grandi prove attuali, ma esse dicono tutte che dopo l'ora della giustizia verrà quella della misericordia, e che la figlia primogenita della Chiesa, dopo dure espiazioni, vedrà ancora dei bei giorni. [37] X. Il 15 aprile 23 Fu un giorno memorabile per San Quintino. Spesso già gli aerei francesi erano venuti a planare sulla città, e avevano gettato delle bombe sulla stazione, ma il 15 aprile 1915 azzeccarono il colpo. C'erano in stazione degli ingenti depositi di munizioni, le bombe caddero in mezzo a tutto questo; fu un'esplosione formidabile, il suolo tremò fino al centro della città. Vicino alla stazione, molte case crollarono, altre furono lesionate. Tutta l'atmosfera fu scossa come per una tromba d'aria o per un monsone. Migliaia di vetri cascarono a pezzi. Molte case rimasero sfinestrate dalla stazione fino alla piazza grande. Cf. NQT 37/64 (15.04.1915) Noi risentimmo la scossa fino a Casa Sacro Cuore, ma [38] furono rotti solo due vetri. 24 Alla basilica, i guasti erano enormi. Delle grandi vetrate erano cadute con le loro crociere di pietra. Tuttavia le antiche vetrate artistiche erano intatte, la loro Cf. NQT 40/63 (01.07.1916) 2015 posizione a est non le esponeva allo spostamento d'aria che veniva dal sud. La basilica non era più praticabile e fu chiusa. Il Consiglio comunale votò subito i fondi per un restauro provvisorio. Si misero delle assi alle finestre e qualche settimana dopo si poté ristabilire il culto. In attesa, si faceva parrocchia alla Croce, e le cappelle della Carità e degli Agostiniani erano aperte al pubblico. La chiesa di sant'Eligio era pure senza finestre, vi si rimediò con delle tele da materassi. [39] Alla stazione, tutto lo stock di munizioni bruciava e si consumava. Le esplosioni si susseguivano man mano che il fuoco guadagnava i depositi. Una colonna enorme di fumo rossastro si elevava verso il cielo inclinandosi sotto il vento. Questo ricordava il Vesuvio nei suoi momenti di collera. 25 Il male avrebbe potuto essere più grande ancora: c'erano dei depositi di dinamite, che non sono stati raggiunti. Al momento dell'esplosione, un corteo funebre militare accompagnava il corpo di un ufficiale alla stazione. Molti ufficiali che lo seguivano si precipitarono nelle cantine, il carro funebre restò solo nella via. Gli ufficiali sapevano che c'erano dei depositi di dinamite, e se questi depositi fossero stati colpiti, [40] tutta la città sarebbe stata travolta. 2015 La stampa tedesca annunciò che le bombe francesi erano state gettate sulla cattedrale, niente di meno vero. I nostri aerei avevano mirato e colpito i depositi di munizioni della stazione. Solo per il contraccolpo e lo spostamento d'aria era stata colpita anche la chiesa. Qualche giorno dopo degli ufficiali arrivati da poco visitavano la cattedrale e domandavano ai dipendenti dove erano cadute le granate francesi. Si spiegò loro come la chiesa aveva sofferto danni senza ricevere bombe: «Allora, dissero, i nostri giornali non dicono la verità»... Questo capitò più di una volta... [41] XI. L’Istituto San Giovanni 26 In quei tempi, cosa divenne la nostra cara casa del San Giovanni? La parte alta, via dei Balestrieri, ha mantenuto la sua destinazione, ha avuto allievi fino alla vigilia della evacuazione. La parte bassa, su via Antonio Lécuyer, è divenuta una infermeria per i poveri soldati il cui cervello è stato scosso dal tiro dei cannoni, in altri termini era un manicomio. I tedeschi l'avevano adattato a loro gradimento. Hanno costruito in cortile un baraccamento per cucina e cantina, e hanno demolito al primo piano i tramezzi delle classi per fare un dormitorio. La cappella è rimasta per molto tempo dedicata al culto, ma i protestanti vi tenevano il loro ufficio alternativamente [42] con i cattolici. Alla fine la povera cappella è diventata una camerata. La casa Michel serviva agli ufficiali ammalati. Monsignor Rouchaussé ha tratto buon partito dalla sua casa ridotta. Vi si faceva scuola dappertutto: salone, biblioteca, camere dei professori. Ci furono fino a cento allievi. Due professori preti: Gratiot et Virlaye, diversi laici, Vilfort, Harmant, Tétier, Vinchon. Il professore di tedesco, Kielwasser, rese molti servizi servendo da interprete per regolare le questioni di vicinato con l'infermeria. Il personale domestico era restato lo stesso: suor San Marcello con i suoi aiuti, la portinaia e il fedele Gastone. 27 Il tono della casa era pio. [43] Monsignor Rouchaussé aveva riunito una dozzina di allievi del San Carlo. Vi aveva aggiunto parecchi apostolini. Tutto procedeva regolarmente: le lezioni, persino la preparazione agli esami, perché abbiamo avuto durante l'occupazione degli esami di licenza 2015 media e di maturità a San Quintino. I professori di Lille avevano avuto il salvacondotto per venire a presiedere gli esami. Il cappellano tedesco si diceva ispettore delle scuole e veniva a vedere cosa succedeva. I catechismi erano ben curati. Monsignor Rechaussé predicò ai suoi allievi un ritiro di rientro e due ritiri di prima comunione nella cappella del Sacro Cuore. [44] Vi furono delle ore di angoscia. Più volte si discusse di aggiungere alla infermeria tutta una parte di ciò che ci era stato lasciato. Diversi professori, più nervosi degli altri, erano spesso demoralizzati. Andavano nel sotterraneo quando sentivano ronzare gli aerei o tuonare le bombe. Monsignor Rouchaussé aveva organizzato un oratorio nel mio vecchio ufficio al primo piano. Io pregavo là con emozione. [45] XII. La vita a San Quintino 28 Era difficile. Ogni giorno l'alternanza di angosce e di speranze ci stancavano. La «Gazzetta delle Ardenne» e la stampa tedesca si dedicavano a deprimerci. Qualche volta ricevevamo, non so da dove un brandello di giornale francese, oppure gli aeroplani ci buttavano le parole confortanti di Lavisse nelle circolari destinate ai paesi occupati. Ci voleva abbandono in Dio, la preghiera e la lettura spirituale per conservare la serenità dell'anima. Molte notizie false, molte frottole venivano di frequente ad infastidirci. Cf. NQT 37/1 (03.1915); cf. 38/97. Il vettovagliamento era limitato: 250 o 300 grammi di pane, e che pane! Il più delle volte era nero, mal cotto e indigesto. [46] Era un composto di crusca, di farina di mais, di tortini di lino... Per la quantità, ci si arrangiava, il fornaio ci dava spesso in sovrappiù un pane che gli era avanzato. 2015 La carne era rara. Di tanto in tanto i tedeschi davano qualche bestia da macello ai macellai. Gli iscritti ricevevano una porzione molto limitata. I tedeschi requisivano la frutta, le patate, le uova; i mercati non avevano più che dei rari legumi verdi e delle fasci d'erba per i conigli. Io avevo piantato delle patate nei nostri prati e nel mio terreno di via di Mulhouse. 29 Il rifornimento americano [47] ci ha molto aiutato. Vendeva a un prezzo ragionevole riso, grasso, lardo e talvolta dei pesci. Gli anziani avevano delle scatole di latte, ma tutto era razionato secondo il numero degli abitanti di ogni casa. Avevamo della moneta di guerra, piccole carte di ogni specie, del valore da cinque centesimi a mille franchi. Se ne faranno delle collezioni come coi nostri vecchi assegni. I marchi avevano corso forzato. Non si trovava più gran che da comprare. I cappellani tedeschi ci davano il vino per la messa e ci vendevano la cera a otto franchi al chilo. Si sentiva il cannone giorno e notte. La Somme non era lontana e per due anni ci si combatteva tutti i giorni. [48] Le nostre provviste di carbone erano molto limitate. Alcuni commercianti facevano della speculazione a spese dei loro concittadini. Compravano lo zucchero a 100 franchi al sacco e lo rivendevano a 500 franchi. La moralità non era brillante in città. Molte donne, anche nelle famiglie agiate, erano troppo facili con gli occupanti. Ci si ricorderà molte di queste miserie dopo la guerra. 2015 [QUADERNO 4] [49] XIII. Le parrocchie – Il ministero 30 Ci fu a San Quintino un grande movimento di fede e di preghiera durante i primi due anni di guerra. Dopo questo, sembra che vi fu un po' di scoraggiamento e di lassismo. Monsignor arciprete mostrò uno zelo veramente perseverante. Tutte le sere, alla preghiera, indirizzava la parola ai suoi parrocchiani, e ci si veniva in numero abbastanza grande. Ma per dei mesi la povera basilica fu inabitabile. Alla parrocchia San Giovanni, Monsignor Crinon trovò degli stimoli per sostenere la devozione. Egli aveva il culto e l'altare di Nostra Signora degli eserciti. Celebrava ogni mese una messa per i soldati defunti. Il parroco di Churchy predicava con molto ardore. [50] Monsignor Rouchaussé si prodigava alla basilica, vi predicava la quaresima. Noi aiutavamo dappertutto, per quanto potevamo. Padre Urbano andava tutti i giorni alla parrocchia San Giovanni, vi diceva le messe in orario avanzato. Padre Devrainne andava in settimana a Sant'Eligio e la domenica a Homblières. Il Padre Burg era cappellano della Carità, il Padre Black cappellano della Croce. Cf. NQT 38/132 (09.1915) e NQT 39/68 (5-8.12.1915) Ho potuto tenere il ritiro una volta dalle Piccole Sorelle dei Poveri, e due volte presso le nostre suore, malgrado la mia bronchite. Non ho osato tentarlo alla Croce, dove me lo si chiedeva. La nostra modesta cappella del Sacro Cuore è divenuta semi-pubblica per necessità. Dal momento che la basilica fu chiusa abbastanza a lungo e che essa [51] restò in seguito esposta a tutte le correnti d'aria, ciascuno cercava una cappella alla sua portata. La nostra era molto affollata alla domenica. In settimana avevamo qualche frequentatore abituale, come Monsignor Vilfort e Monsignor Harmant del San Giovanni et la Suora San Marcello. 2015 31 Tutti i mesi andavo al Convento per dare un'istruzione. Vedevo la Cara Madre Superiora, che si preparava dolcemente alla morte. La sua memoria si indeboliva, ma al morale ella è restata ciò che è sempre stata, una donna di grande fede e di grande carattere. Lei pregava, lei esortava, lei si spogliava donando qualche cosa a tutti i suoi visitatori. Era vicina a morire a Soignies, arrivando in Belgio, alla vigilia dei suoi 80 anni. [52] Andavo spesso a trovare la signora Malézieux e le portavo una volta o due volte al mese la santa comunione. Era molto dispiaciuta di non poter andare a messa perché non c'erano più vetture a San Quintino. Mi si chiamava per degli ammalati, delle mie vecchie conoscenze. Ne ho preparati diversi alla morte: il mio antico allievo Paul Poette, fratello di sacerdoti; il signor Evrard, antico falegname, grande imprenditore molto impoverito, sempre fedele e pio; il signor Cogne, industriale, ex seminarista, che aveva fatto fortuna e aveva mantenuto la fede... [53] XIV. Relazioni 32 Nella prova ci si rivolge verso gli amici e le antiche relazioni. Ricevetti non poche visite a San Quintino: il signor Desjardins, ex deputato e suo figlio, il signor Ugo Federico, il signor Jourdain, il signor Fleury, il signor Soret, esattore municipale, i Marescialli, Marchandier, etc. Molte buone famiglie erano partite a tempo. Cf. NQT 35/121 (11.1914) Si ha bisogno, nei tempi difficili, di farsi coraggio reciprocamente, di confidarsi le pene, di comunicare le proprie speranze. Il capostazione tedesco, un cattolico notaio in Lorena, venne a salutarmi. Suo fratelo, prete in America, aveva conosciuto Monsignor Grison16, e i nostri padri in Ecuador. Era venuto a San Quintino col nostro vescovo da laggiù. 16 P. Emilio Gabriel Grison nacque il 24.12.1860 a St-Julien sous les côtes (Mosa). Sacerdote il 30.11.1883 a Verdun (Mosa), professo il 23.09.1887 a San Quintino. Partecipò alla prima missione dehoniana in Ecuador (1888-1896), essendo superiore dal 1891 al 1896. Dopo la espulsione dal paese americano, passò alle missioni del Congo dove rimase dal 1897 al 1942. Qui sarà successivamente Prefetto Apostolico (19041908), Vicario Apostolico (1908-1934) e, infine, vescovo di Stanley-Falls, e il primo vescovo della Congregazione. Ricevette l'ordinazione episcopale l'11.10.1908 a Roma. Morì il 13.02.1942 a Kisangani (Congo). 2015 Cf. NQT 38/97 (28.08.1915) [54] Diversi nostri Padri e Fratelli di Germania vennero a trovarmi: i preti erano cappellani, i fratelli erano soldati. Tutti erano, nei miei confronti, quello che dovevano essere. Diversi venivano dal Belgio e mi portavano delle commissioni di Padre Falleur17. Ho potuto vedere più volte il Padre Loh18, che era autista di ambulanza alla stazione di Cherbourg, il Padre Storms19, missionario, il Padre Demont20, che faceva del ministero presso dei francesi sul fronte a Chauny. Questi cercò di farmi avere un permesso per andare a Bruxelles. Andò una sera dal Comandante che faceva secondo l'uso un abbondantissima cena con i suoi ufficiali. Il padre ritornò dicendomi: «Non c'è niente da fare, sono ubriachi...». [55] Diverse volte fui chiamato alla Commandantur per ricevere delle lettere dei miei giovani chierici dell'Alsazia-Lorena che chiedevano le lettere testimoniali. Potei farne ordinare diversi a Trèves e anche a Breslau. 17 P. Teodoro Stanislao Falleur è nato il 17.6.1857 a Effry (Francia), professo il 21.11.1881 a San Quintino ed è stato ordinato sacerdote il 23.09.1882 a Soissons. Superiore locale a San Quintino in due periodi (19081913, 1924-1929), fu Economo generale dal 1888 al 1934. Morì il 1.5.1934 a San Quintino. 18 P. Francesco Stanislao Loh, nacque il 25.2.1879 a Nordhorn (Germania). Professo il 25.9.1908 a Sittard (Olanda), fu ordinato il 25.7.1913 a Lussemburgo. Superiore locale di Sittard (1919-1922; 1930-1932), di Handrup (1922-1930) e Consigliere provinciale di Germania (1926-1932), fu eletto Superiore provinciale della Germania nel 1932-1936, durante il periodo del governo nazista, quando la presenza dehoniana in Germania cominciò a essere a rischio. Dovendo portare in segreto del denaro destinato alla casa della sua provincia in Olanda, fu scoperto dalla Gestapo. Nell'aprile del 1936 ebbe luogo il processo di Krefeld nel quale furono giudicati tredici dehoniani (alcuni erano già in prigione, altri come P. Loh, erano fuggiti). Fu un processo farsa che aveva come obiettivo quello di diffamare ed eliminare le congregazioni cattoliche in Germania. Condannati al carcere e a sanzioni pecuniarie, P. Loh fu considerato il responsabile ultimo e fu condannato a quattro anni di prigione con lavori forzati, quattro anni di perdita dell'onore e 500.000 marchi di sanzioni alternative. Fuggito a Lussemburgo, con lo scoppio della seconda guerra mondiale si rifugiò in un convento fino a quando, nel 1940 invaso il paese, P. Loh fu scoperto, immediatamente arrestato e portato al carcere di Rheinbach / Bonn, essendo poi trasferito alla infermeria della prigione di Dusseldorf. Non superò fisicamente la prigione. La durezza del carcere, insieme con il diabete, ne causò presto la morte, il 20 marzo 1941. Nel 1961 il tribunale di Krefeld riabilitava tutti i Sacerdoti del Sacro Cuore e annullava le rispettive condanne. 19 Padre Petrus Silvester Storms nato il 05.02.1879 a Lümbach (Germania), professo l'8.9.1901 a Sittard (Olanda), è stato ordinato sacerdote il 9.6.1906 a Mechelen (Belgio). È stato nel Brasile del sud in due periodi (1907-1914, 1921-1961) e lì fu Superiore regionale tra il 1913 e il 1914 e tra il 1928 e il 1934. E' stato Superiore Provinciale della Germania tra il 1918 e il 1921, per tornare in Brasile meridionale come Superiore regionale e provinciale (1934-1941). È stato anche Consigliere provinciale del Sud del Brasile (1941-1950) e Superiore locale a Brusque (1947-1948). Morì il 3.1.1961 a Taubaté (Brasile). 20 P. Francesco Wolfango Demont nacque a Aachen (Germania) il 22.11.1880. Professo a Sittard (Olanda) il 25.9.1901, ordinato a Lussemburgo il 25.4.1905. Dopo essere stato missionario nel Brasile del Nord (1904) e procuratore delle missioni in Germania (1901-1923); è stato successivamente Prefetto (1923) e Vicario Apostolico di Aliwal North. È stato ordinato vescovo il 22.03.1936 ad Aachen, dove morì a 83 anni il 15.6.1964. 2015 33 Una volta, nell'agosto 1915, mi fu consegnato un dispaccio, era una cattiva notizia: la morte del caro Padre Guillaume21, una pia vittima del Sacro Cuore, che ha offerto le sue atroci sofferenze per tutte le nostre grandi cause. Riposa al triste cimitero di Hèrent. Cf. NQT 38/27 (21.06.1915) Cf. NQT 38/75 (01.08.1915) I Padri di Charleroi mi davano notizie dell'Olanda e del Belgio. Il curato di La Capelle mi portava delle lettere di mio fratello. [56] Egli era molto compito e ben educato, alloggiava presso la mia famiglia e la scandalizzava con le sue idee moderniste. Durante i primi mesi della guerra io ricevevo da Bologna delle notizie di tutto il mio mondo tramite il cappellano Padre Oswald, ma la cosa si guastò e bisognò rinunciarvi per non essere sospettati di spionaggio. [57] XV. Visite principesche. Requisizioni 34 Tre volte l'Imperatore venne a visitare San Quintino. Alloggiava in una elegante casa borghese situata ai Campi Elisi, viale Gambetta e appartenente alla famiglia Basquin-Bartaut. Egli felicitò la signora Basquin per il buon gusto del suo mobiliere e le lasciò una dispensa dagli alloggiamenti militari per il tempo dell'occupazione. Quando gli ufficiali di servizio preparavano la casa, si domandò loro se bisognava togliere una immagine della Santa Vergine che poteva fare ombra all'Imperatore nella sua fede luterana. Risposero che l'Imperatore non faceva attenzione a questo, che era deista, ed è tutto. Non ha neppure una tendenza a confondere il Dio dei cristiani con l'antico Dio germanico, Odino o Wodon? 21 P. Adriano Giovanni del Cenacolo Guillaume è nato il 18.4/1886 a Pompey (Francia), professo il 22.9.1905 a Sittard (Olanda), ed è stato ordinato sacerdote il 8.12.1908 a Leuven (Belgio). Superiore locale a Mons (1909 -1911) e a Lovanio (1911-1915) e Consigliere provinciale di Francia (1913-1915). Morì il 28.7.1915 a Lovanio (Belgio). 2015 [58] C'è stata la rivista militare sulla piazza, la visita alle grandi infermerie, al Palazzo di Giustizia e al liceo. 35 L’Imperatore volle inaugurare nel 1916 il monumento eretto al cimitero nuovo dove di seppellivano i morti delle infermerie, tedeschi e francesi. Invitò il sindaco, i pastori protestanti e l'arciprete. Questi fece un breve discorso ben tornito, pulito e senza adulazioni, con l'elogio dei soldati che danno la vita per la loro patria. L'Imperatore gli parlò familiarmente. Gli disse che il Papa era suo amico, che egli amava molto la Francia e che l'avrebbe aiutata a riprendere Calais, dove gli inglesi volevano istallarsi. Trovava che le nostre coltivazioni di patate non valevano quelle dei terreni sabbiosi della Prussia. [59] Un figlio dell’Imperatore, il principe Augusto, soggiornò per lungo tempo a San Quintino. Non aveva niente di militare; fu ferito, ma per un incidente d'automobile. Si divertiva in modo così poco edificante che suo padre lo mandò in penitenza a Vervins. Molti ufficiali d'altronde erano dei gaudenti e degli imboscati. L'Imperatore disse loro un giorno: «Voi non siete più come gli ufficiali del tempo di Bismarck». Anche un giovane principe di Sassonia, il secondo figlio del re, soggiornò da noi. Costui era saggio e pio. Assisteva tutti i giorni alla messa alla cappella della Croce, dove il Padre Black gli dava la santa comunione. Egli fece visita a Madame Malézieux in ricordo del soggiorno che un principe di Sassonia [60] aveva fatto da lei nel 1870. Il principe Sahn, uno dei capi del partito cattolico, era a capo delle nostre infermerie. 36 Le requisizioni! Dapprima tutto il vino. Ci si diceva che era per le infermerie, ma i feriti non ne hanno visto nulla. Questo servì per molto tempo ai festini degli ufficiali, e se ne portarono via dei vagoni in Germania. Si mettevano nello stesso mucchio i vini fini e di gran prezzo con i vini più volgari. Al Sacro Cuore non ne trovarono, il Padre Urbano vi aveva fatto buon ordine. Invano fecero due volte delle ispezioni in giardino trapassando tutte le aiuole con le baionette... 2015 [61] XVI. Ultime vessazioni – Incidente – La partenza 37 Gli ultimi tempi furono abbastanza duri. Non si poteva più uscire dalla città. Per più di sei mesi non ho potuto andare a Fayet. Il Padre Devrainne non poteva più andare a Homblières. Abbiamo subito diverse perquisizioni per gli oggetti di rame. I visitatori hanno preso quello che hanno trovato: la campana della comunità, dei candelieri, degli scaldini, qualche pentola; mi hanno dato un buono di requisizione. Vi era un drappello speciale detto di ricerche. Un ebreo fra essi, cominciava a sequestrare l'incensiere e stava per spogliare la cappella, ma il Kaporal gli ricordò che il sequestro non colpiva gli oggetti di culto... [62] La città era in subbuglio, si parlava di prossima evacuazione, tuttavia la Commandantur lo negava. Infine il 2 marzo l'ordine di evacuazione fu affisso. Tutta la città stava per partire entro 15 giorni. Ciascuno cominciò tristemente a fare le valigie. Bisognava lasciare tutto, biblioteche, oggetti preziosi, ricordi di famiglia! Non si piangeva ma si soffriva. I cappellani tedeschi accettarono di occuparsi delle nostre casse di oggetti di culto, le rivedremo mai? Si riceveva l'avviso di partenza secondo i quartieri. Due treni al giorno se ne andavano in Belgio senza sapere dove: lunghe attese alla stazione, vagoni bestiame o vagoni merci. [63] Ciascuno portava le sue valigie alla stazione come poteva. Un soldato tedesco portò le nostre in macchina, con una mancia. 38 L'11 marzo l'incendio si sviluppava presso Monsieur Arrachart. Andai a consolarlo. Tutte le prove si accumulavano. Il 13, partenza. Alle cinque del mattino alla stazione, per partire alle 9. Io avevo detto messa alle 4 e ½. Ci misero in un vagone. Ci sedemmo sui nostri bagagli. Il rifornimento americano ci aveva dato dei biscotti e del cioccolato per il viaggio. Io lasciavo le mie due case ammobiliate, la cappella del Sacro Cuore era tutta arredata. 2015 Cf. NQT 40/115 (12.03.1917) Il viaggio fu faticoso: lunghe soste. Incertezza sul [64] termine del viaggio. Si parlava di Givet. La sera sbarcammo a Enghien. Spossati, coi nostri bagagli a braccio, non potevamo uscire dalla stazione che uno a uno. La municipalità di Enghien ci voleva contare: assurdità dell'amministrazione. Cadevamo di fatica. I Gesuiti ci accolsero fraternamente. Ero spossato di fatica e di impressioni. Non me ne rimetterò mai completamente. Fiat voluntas Dei!