Il trasferimento
della capitale da Torino a Firenze,
e quindi a Roma avvenne in maniera
sollecita, in un clima non sempre
di ordinata funzionalit” che cre¢ notevoli problemi
di RIE;CARDO MARIANI
logistici ed economici
TRE CITF~,UNA NAZI()NE
y La gloria italiana non ist” nelle facili cannonate di porta Pia: sta nel
pensiero assiduo, vigilante manifestatosi sotto diverse forme, rimasto
fermo attraverso vicissitudim e catastrofi,che Roma dovesse cessare di
essere l'impedimento, ma diventasse
it perno dell unit” nazionale. La nostra
gloria sta n e l l a v e r divinato, contro
l'opinione di tutti gli statisti d'Europa,
che Roma avrebbe dovuto essere la
capitale politica dell'Italia, senza rinunciare ad essere la cap=tale religiosa del cattolicismo 87
Cosi scriveva Romualdo Bonfadini
nell'articolo " R o m a e la monarchia
italiana", apparso sulla Nuova Antologia del p r i m o settembre 1895. Scriverebbe altrettanto oggi, celebrando
il centenario di Roma capitale, ovvero sarebbe forse tentato di formulare
qualche riserva, non fosse altro per
il modo come si š concretato il sogno
di Roma capitale dal punto di vista
urbanistico?
Perch› a tutto si pens¢ fuorch› a fare di Roma una moderna c a p i t a l e
Il complesso p r o b l e m a per i politici
si esauriva nel trasportare la sede del
governo dalle r=ve dell'Arno alle rive
del Tevere. Si punt¢ tutto per arrivare a quel traguardo e non si pens¢
al resto. Il trasferimento pertanto si
attu¢ all'insegna dell'improvvisazione.
Perch› non solo non si tenne in alcun conto l'esperienza di altre capitali come Vienna, Budapest, Parigi.
Londra, Washington: ma non si fece
tesoro n e m m e n o dell'esperienza diretta con Torino e Firenze. come dimostra appunto il c a m m i n o dell'Italia pellegrina alla ricerca di una capitale nei dieci anni che decisero i destini del paese.
Si d i r e b b e che il " p e n s i e r o assiduo"
si sia esaurito tutto nell'argomento
p o l i t i c o - d i p l o m a t i c o - m i l i t a r e , perch›
fu totalmente vanificato per quel che
concerneva la fondazione della tanto
sospirata capitale, quanto a p r o g r a m ma urbamstico.
Sono a tutti noti i fatti polltgco-militari. La y questione romana 87si poneva
con tutta urgenza all'indomani dei
- p r e l i m i n a r i di Villafranca 87 Il luglio
59. con cui Napoleone III troncava la
c a m p a g n a d'Italia. Tutti gridarono al
tradimento. Cavour rassegno le dimissioni, 13 luglio.
Il giorno dopo, l'imperatore sc,rwendo a Pio IX, da Desenzano, non spiega gi” i motivi per cui la seconda
guerra d ' I n d i p e n d e n z a s'avviava verso l ' i m p r e w s t o sbocco del trattato
di Zurigo. Non dice, cioš come. informato dei preparativi militari della
Prussia, avesse dovuto a b b a n d o n a r e
il c a m m i n o intrapreso, appunto, per
evitare di trovarsi a dover c o m b a t tere su due fronti, sull'Ad~ge e sul
Reno. Per¢ l'informa dei postulati
del trattato di pace concertato colI'imperatore Francesco Giuseppe,
p r e g a n d o l o vivamente a riservar Ioro una buona accoglienza,
S'intendeva fare dell'Italia una contederazione di staterelli, anche colla restaurazione dei sovrani spodestati,
mettendo a capo della stessa, quale
presidente onorario, il pontefice.
- O c c o r r e . per la gloria stessa della
religione, che ella presieda ai destini
d'Italia 87 concludeva la lettera pubblicata da Emile OIlivier ne L'eglise
et l'dtat au concile du Vatican (1862).
y lo non voglio questa confederazione n› questo governo laico 87 rispondeva Pio IX.
Del resto, il rigetto dei . preliminari 87
trova concordi i politici di ogni fazione. - Presieduta dal papa o da chiunque altro, dal m o m e n t o che una potenza straniera ne fa parte, la confederazione non pu¢ essere desiderata
da nessun italiano ,, affermava Cesare Balbo nelle Speranze d'Italia. Co-
si i Manin. i Ricasoli. i Peruzzi ed altri esponenti politici, che avevano
osteggiato Mazzini quale assertore
di un'utopia, sposarono la causa dell'unit” e come contropartita posero
la liquidazione del potere temporale.
e
Q
Perch› secondo Garibaldi e Mazzini,
la scelta della capitale non poteva
non cadere che su Roma. Soltanto a
Roma poteva rinsaldarsi !'unit” del
paese, era anche l'opinione di Cavour, perch› soltanto sulle rive del
Tevere potevano essere superate le
secolari divisioni municipali e campanihstiche.
Prevalsa la linea cavouriana secondo
la formula: . L'Italia unita sotto Vittorio Emanuele re d'Italia 87 si agi in
conseguenza
Toscana, Romagna,
Modena, Parma, Piacenza, Sicilia. napoletano, Marche e Umbria coi plebisciti del '60 consacravano l'annessione al regno d'Italia.
Il regno d'Italia insediava la sua capitale in Torino dove it 18 febbraio del
1861 si apriva il p r i m o parlamento
italiano.
Per¢ alcuni giorni d o p o l'investttura
di Torino a capitale, il 23 marzo, lo
onorevole Audinot. ispirato da Cavour, gi& pone la questione di Roma,
presentando la nota interpellanza. Il
parlamento nell'illustrarla polemizza
garbaLamente col D'Azeglio, che aveva p u b b l i c a t o allora l'opuscolo Questioni urgenti dando dei retori ai sostenitori di Roma, convinto che la capitale d'elezione fosse Firenze. L'Audinot concludeva il suo intervento
c h i e d e n d o al governo quali fossero
le sue intenzioni su Roma.
- S i . noi v o g l i a m o fare di Roma la
splendida capitale del nuovo regno ,,,
risponde Cavour. y Senza Roma capitale d'Italia, n› l'Italia potr” costituirsi durevolmente, n› la stessa questione romana potr” trovare una solu-
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