Sig.ra Gelsomina Barozzino - CPSE SC Rianimazione e Anestesia Cirié Dott. Marcello Giove – Psicologo – Servizio di Psicologia Ospedaliera sede di Chivasso e di Ivrea Dott. Bruno Scapino - Responsabile S.S. Rianimazione Chivasso LO LO PSICOLOGO PSICOLOGO NELLA NELLA ““RIANIMAZIONE RIANIMAZIONE APERTA ” APERTA” SCENARIO Nel 1992 presso l’Istituto Mario Negri si costituisce il GiViTi: promuove e realizza una serie di progetti di ricerca con l'obiettivo di descrivere, analizzare e migliorare la qualità dell'assistenza in Terapia Intensiva in Italia. Il GiViTI, a cui sono iscritte oggi più della metà delle Terapie Intensive italiane, è uno dei primi e più grandi gruppi di ricerca in Terapia Intensiva operanti al mondo. Le Terapie Intensive vengono coinvolte nel dibattito sull’umanizzazione dell’assistenza. “…I reparti di rianimazione e terapia intensiva sono stati da sempre luoghi inaccessibili a familiari e amici del paziente. Ma la situazione sta finalmente cambiando, sia negli Stati Uniti sia in Europa, perché la vicinanza dei cari, in un momento così delicato come la malattia, comincia ad essere percepita come risorsa preziosa per la cura dei pazienti e non come ostacolo al lavoro dell’équipe o fonte di infezioni” (Alberto Giannini) In tema di presenza di familiari e visitatori nelle strutture di rianimazione, negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti la realtà è molto varia, ma quella italiana appare la più restrittiva. Comunque, nelle T.I. italiane si stanno attuando diverse iniziative volte a cambiamenti culturali in tema di liberalizzazione delle politiche di visita a favore di un miglioramento nell’umanizzazione delle cure. In Senato è stato presentato un disegno di Legge in favore dell’apertura delle rianimazioni Dallo studio della Commissione Sanità e dalla relazione presentata in Senato insieme alla proposta di Legge, riferendosi all’evidenza scientifica, si rileva che: La separazione dai propri cari è un importante motivo di sofferenza per il paziente critico Uno dei più importanti bisogni dei familiari è quello di fare visita al paziente, di potergli stare accanto e di ricevere informazioni L’apertura della T.I. non causa un aumento delle infezioni nei pazienti, ma riduce in modo significativo le complicanze cardio-vascolari e gli indici ormonali di stress Un ulteriore effetto positivo nell’apertura della T.I. è rappresentato dalla netta riduzione dell’ansia nei familiari SCENARIO IN PIEMONTE Nel 2006, l’UTI dell’Ospedale Giovanni Bosco adotta un nuovo modello di visita aperta ai familiari: “il paziente al centro della Terapia intensiva, prima della patologia”. Nel 2009 sempre l’UTI del San Giovanni Bosco, dopo un lungo e travagliato percorso interno, introduce una politica di visita aperta che permette l’accesso ai parenti delle persone ricoverate durante le 24 ore. Avvio dell’esperienza dei “diari” e del “follow up”. Inserimento dello psicologo nell’équipe della rianimazione SCENARIO IN PIEMONTE Nel mese di maggio 2009 avvio del progetto aziendale di apertura dei reparti di rianimazione dei tre Ospedali dell’ASL TO4 Dal 2010 diverse rianimazioni piemontesi stanno rivedendo le modalità di accoglimento del familiare e di accesso al reparto del familiare Le politiche di visita nelle rianimazioni dell’ASL TO 4 L’ingresso è previsto tutti i giorni dalle ore 13,00 alle ore 21,00 a Ivrea, dalle 13,00 alle 20,00 a Ciriè e dalle 14,00 alle 21,00 a Chivasso. È ammesso un visitatore per volta e, nelle 8 ore, possono alternarsi più persone. È consigliato riservare le visite alle persone significative per il paziente ed è espressamente richiesto evitare il veloce avvicendamento di visitatori. Se il paziente è cosciente è lui a stabilire chi può entrare e per quanto tempo. Per l’ingresso è previsto l’uso di mascherine solo se il visitatore è affetto da malattie delle vie respiratorie (in questo caso è sconsigliata la visita). All’ingresso e all’uscita è obbligatoria l’igiene delle mani. Il familiare è invitato ad allontanarsi dalla stanza di degenza in caso di emergenze, manovre rianimatorie e invasive, accettazione di nuovo utente, indagini radiologiche e durante l’igiene dei pazienti. Può rimanere durante le altre pratiche assistenziali (es. rilievo dei parametri vitali, la broncoaspirazione, la movimentazione, l’alimentazione, ecc.), fatta salva la volontà del paziente. La prima accoglienza del familiare in reparto dopo il ricovero è effettuata dall’infermiere che, con l’ausilio di un opuscolo informativo, presenta le nuove politiche e la loro finalità. Il personale medico fornisce le informazioni cliniche preferibilmente dalle ore 13,00 alle 16,00, di norma ad un parente di riferimento, e le informazioni telefoniche sono concesse previo accordo con il singolo operatore. Ma…… aprire le porte significa far entrare la disperazione, la paura, il dolore, la propria storia interrotta, il dramma familiare, la rabbia, l’aggressività, lo smarrimento, la perdita dei familiari, il bisogno della speranza, il bisogno di uno spazio dove sentirsi protetti. Ciao papà vedi di rimetterti presto… abbiamo bisogno di te….. …qui si può piangere…. Ma non si piange più…. … mi sentivo come un pesce rosso….e il mio corpo mi dava solo dolore e non mi rispondeva… …Ciao papi…. oggi sei proprio sveglio e non ti spieghi tante cose ma sei sveglio e cosciente. Sai la canzone di Modugno, Meraviglioso, perfino il tuo dolore potrà apparire poi meraviglioso. E se qualcosa non ti piacerà ricordati che la vita vale la pena di viverla anche se dovrai stare con un buchino in gola…… Spero che qualcuno riceva i tuoi occhi…sicuramente vedrà il mondo in un modo migliore…solo il bene come vedevi tu!!! …Auguri di cuore a tutte le persone di questo reparto e un grazie speciale a tutti gli infermieri e dottori che con le loro esperienze ci fanno sentire più sicuri…. …Oggi è un giorno speciale! Mi hai regalato un altro sorriso…. ..in quei momenti hai bisogno di affetto, di sapere che qualcuno ti vuole bene..la cosa principale è la disponibilità e l’accoglienza del prossimo… …ci sono infermieri che sono come la famiglia ..avevo paura di non poter più riprendere a parlare… …la presenza di un familiare aiuta molto…..perché in molti casi fa da tramite… …quando mi sono svegliato è stato tragico; non potevo chiamare e non potevo parlare. Sono stati tre mesi molto duri, è stato un incubo…. …il mio corpo era una tomba che mi dava solo dolore e non mi rispondeva… essere lucida e capire di non farsi capire è una cosa atroce.. ….io non sapevo il nome della malattia, non sapevo cosa avevo… ma sapevo tutto quello che mi sarebbe successo…. …purtroppo sono sempre stata lucida…. …..ho paura della mia paura di non farcela… di non riuscire a stargli vicino e mi sento in colpa…. ..sei in buone mani…… …..mi basta un sorriso delle infermiere…… ..non so se ce la farò…. …non mi spavento adesso.. Ma il domani…. …sono sola… non può lasciarmi. Non è giusto….e adesso dove vado?.... … umanizzare il processo di cura richiede, oltre la competenza professionale, la capacità di cambiamento e di ascolto la capacità di adattare lo stile assistenziale, comunicativo e relazionale con le persone assistite e loro familiari la flessibilità personale e professionale, intellettuale, emotiva e relazionale ….e gli psicologi dove sono? ….che fanno…? Dal mese di aprile 2009 avvio del Gruppo di lavoro Regionale Rete Psi per Dialisi e Trapianto e in riferimento al Coordinamento Regionale Donazioni e Prelievi Dal mese di aprile 2010 avvio del progetto aziendale “ La Psicologia nei Reparti di Rianimazione e le Donazioni d’Organo” Verso la fine del 2010 avvio del progetto formativo aziendale “Aprire le porte” con la condivisione e il supporto della T.I. del San Giovanni Bosco (Sergio Livigni e Virna Venturi) rianimazione aperta o chiusa? ….ma i luoghi di cura di chi sono? Aprire i reparti di rianimazione vuol dire capovolgere questo paradigma. Condividere spazi, tempi e luoghi, riducendo l’asimmetria di relazione che inevitabilmente si instaura con il paziente e la sua famiglia. Significa reciprocità, “essere parte” di un sistema di persone e non “padroni” di un luogo. Ciò richiede un cambiamento culturale; la riflessione sul nostro ruolo di professioni di aiuto, sull’inscindibilità del binomio paziente-familiare e sulla legittimità delle restrizioni a loro imposte. Un cambio di mentalità che trova corpo nei cambiamenti organizzativi e nella quotidianità delle relazioni. tratto da Milanesio E., Giove M. in collaborazione di Castenetto E, Giugiaro PM, Faccio S, Perino P, Salcuni R, Scapino B, Barozzino G, Quassolo MP, Ruggia S, Brun R, Brolato G La liberalizzazione degli orari di visita nei reparti di rianimazione dell’ASL TO4. I colori del Bianco, 2011; anno 2, n. 1: 18-20 Dall’introduzione del macroprogetto formativo aziendale: L’apertura delle rianimazioni ai familiari va ben oltre l’allungamento degli orari di visita. “Aprire le porte” significa in primo luogo costruire con l’utenza una relazione confidenziale, sincera ed empatica basata sull'accoglienza, la fiducia, la comunicazione completa ed onesta e sulla presa in carico dei loro bisogni. Altresì vuol dire maggior coinvolgimento dell’utenza nelle scelte terapeutiche anche con la partecipazione dei familiari o di altre figure di riferimento. IL PUNTO DI VISTA DEL RIANIMATORE Consuetudine nel tempo a lavorare a porte chiuse Contatti limitati con i parenti Concetto di lavoro più sicuro BRUNO SCAPINO Cambiamento del concetto sociale di medicina Non più paternalismo Rapporto basato sulla fiducia L’ apertura delle terapie intensive risponde ai cambiamenti Sembra dunque un passo necessario Ma è veramente utile? Non tutte le terapie intensive sono aperte Difficoltà maggiore per gli operatori Difficoltà nella gestione delle visite Rischio infettivo? I malati hanno davvero bisogno dei parenti ,essendo spesso in coma o sedati? Vantaggio reale nel rapporto di fiducia che si instaura con i familiari Necessità di farsi carico dei familiari Aprire le porte non ci fa diventare più bravi Aprendo le porte non curiamo meglio i nostri pazienti Acquisiamo però maggiore fiducia Miglioriamo la nostra immagine Riduciamo la conflittualità Tutto ciò sarebbe molto più difficile senza la presenza degli psicologi Lo psicologo nella rianimazione aperta Cpse barozzino gelsomina Giugno 2009 Partecipazione delle tre rianimazioni al progetto sperimentale:” politiche di visita flessibili nelle terapie intensive” 31 PROGETTO Ivrea, 26.04.2010 “ La psicologia nei Reparti di Rianimazione e le Donazioni d’Organo” 32 L'intervento psicologico proposto deve essere considerato parte integrante del processo di umanizzazione delle cure in atto presso le rianimazioni, considerate strutture high tech e, allo stesso tempo, ad alta intensità assistenziale 33 Il ricovero in terapia intensiva e rianimazione, sia per il paziente che per il suo nucleo familiare, è un evento critico caratterizzato da instabilità vitale della persona ricoverata e dalla sofferenza e disagio dei familiari che si sentono disorientati e confusi dall’evento traumatico che stanno vivendo e che esprimono il bisogno di essere sostenuti ed aiutati. 34 Pertanto, all’interno di un processo di apertura delle rianimazioni,la quotidianità della pratica clinica svolta non può essere disgiunta dalla necessità di favorire la comunicazione tra curanti, pazienti, laddove possibile, e loro familiari , anche al fine di un migliore coinvolgimento alle decisioni terapeutiche e l’identificazione di modalità assistenziali finalizzate a ridurre rischi di disturbi psichici e/o psicopatologici e/o comportamentali nel paziente e nel familiare. 35 La complessità dell’approccio abbozzato e dell’intervento che si propone è propedeutico e contestuale al ruolo e compito di procurement del Coordinatore Locale per i Trapianti soprattutto per quanto è previsto dalla normativa vigente (art. 12 paragrafo c della Legge 91 del 1° aprile 1999, Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti) “curare i rapporti con le famiglie dei donatori”. 36 Attività diretta a) spazio d'intervento clinico strutturato direttamente in rianimazione 2 ore sett.li per supporto psicologico e/o interventi psicoterapeutici ai pazienti, laddove possibile, e ai familiari b) intervento di supporto psicologico e/o psicoterapeutico su richiesta degli operatori sanitari, dei pazienti, ove possibile, e dei loro familiari c) laddove possibile e su richiesta, continuità di presa in carico psicologica al trasferimento del paziente in un altro reparto d) gestione psicologica del lutto e) supporto psicologico ai familiari, nella fase della richiesta di non opposizione al prelievo organi, in particolari situazioni critiche di conflittualità al loro interno f) supporto psicologico ai familiari dei donatori nella fase successiva al prelievo 37 attività integrata: a) su necessità e richiesta, per ciò che è di competenza dello psicologo, partecipazione alle riunioni e ai lavori di gruppo di reparto b) sportello psicologico rivolto agli operatori sulla gestione degli aspetti e delle dinamiche relazionali con l'utenza c) eventuale formazione psicologica rivolta agli aspetti clinici dell’attività degli operatori di rianimazione d) in integrazione con l'attività del Coordinamento Locale e per ciò che è di pertinenza psicologica, sensibilizzazione e consulenza nei confronti degli operatori sanitari sulle problematiche psicologiche relative alla donazione ed al trapianto 38 GENNAIO 2011 AVVIO DEL PROGETTO “ APRIRE LE PORTE” Il progetto è volto a mettere l’accento su : Accoglienza Comunicazione e collaborazione multidisciplinare vissuto dei professionisti/pazienti/familiari 39 PRIMAVERA 2011 INZIO DELLA FORMAZIONE CON LA PROGETTAZIONE E L’ATTUAZIONE DI DIVERSE EDIZIONI DEL CORSO RESIDENZIALE “ RIANIMAZIONE APERTA:LA VITA OLTRE QUELLA PORTA” 40 ATTIVITA’ ALL’INTERNO DELL’ UNITA’ OPERATIVA rielaborazione di esperienze assistenziali che hanno provocato emozioni all’interno dell’equipe assistenziale. 41 CAMBIAMENTO APPRENDIMENT O ASCOLTO RELAZIONE 42 GRAZIE 43