REDDITI D’IMPRESA
REDDITI DI IMPRESA
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FONTE
L’ATTIVITA’ ECONOMICA
DI IMPRESA
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REDDITI DI IMPRESA
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I PROFILI
(art. 2195 c.c.)
CIVILISTICI
I PROFILI TRIBUTARI
(art. 55 e ss Tuir)
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REDDITI DI IMPRESA
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Norme generali
si occupano di tutti i componenti del reddito
(es. artt. 55, 109, 110 Tuir)
Norme particolari
i singoli componenti positivi e negativi
(es. art. 85 e art. 101 Tuir)
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REDDITI DI IMPRESA
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a) norme sulle fonti del reddito d’impresa
 art. 55 (Titolo I)
b) norme sulla determinazione del reddito
d’impresa:
i) art. 56, co. 1  rinvio agli artt. 81 e ss (Titolo II)
ii) artt. 56-66  regole integrative per imprenditori
individuali e soc. persone (Titolo I)
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REDDITI DI IMPRESA
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Le fonti del reddito d’impresa: l’esercizio di
imprese commerciali
L’art. 55, co. 1 così dispone: “per esercizio di imprese
commerciali si intende l’esercizio per professione abituale,
ancorchè non esclusiva” delle seguenti attività:
a) attività di cui all’art. 2195 c.c.
b) attività eccedenti i limiti del
reddito agrario ex art. 32, co.
2, lett. b) e c)
anche se non
organizzate in
forma d’impresa
L’abitualità si contrappone alla occasionalità:  redditi
diversi ex art. 67, co. 1, lett. i)
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REDDITI DI IMPRESA
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Le fonti del reddito d’impresa (continua): le
attività assimilate a quelle commerciali
L’art. 55, co. 2, poi, include tra le attività commerciali
produttive di reddito d’impresa anche:
a) la prestazione di servizi non rientranti nell’art. 2195
c.c., se organizzate in forma d’impresa;
b) lo sfruttamento di cave, miniere, torbiere, etc…;
c) le attività agricole (anche rientranti nei limiti dell’art. 32)
esercitate da s.n.c. e s.a.s. o stabili organizzazioni di
persone fisiche non residenti esercenti attività d’impresa
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REDDITI DI IMPRESA
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Chi può produrre reddito d’impresa?
I destinatari delle norme sui redditi d’impresa sono:
• le persone fisiche
• gli enti non commerciali residenti (artt. 143 e 148)
• gli enti non commerciali non residenti (artt. 153 e ss.)
• gli enti commerciali non residenti (artt. 151 e ss)
• le “stabili organizzazioni” (art. 162)
• le società commerciali di persone (art. 6, co. 3) e di
capitali (art. 73, co. 1; art. 75, co. 2)
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REDDITI DI IMPRESA
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La determinazione del reddito d’impresa
Le disposizioni relative alle modalità di
determinazione del reddito d’impresa sono
contenute:

negli artt. 56-66, per le persone fisiche
(imprenditori) e le società di persone comm.li;

nella Sezione I del Capo II del Titolo II
(IRES) del Tuir (artt. 81 e ss)
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REDDITI DI IMPRESA
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Se l’attività d’impresa è svolta:
 in forma collettiva, cioè da una società commerciale
(sia di persone che di capitali) il reddito prodotto, da
qualunque fonte provenga, è sempre considerato reddito
d’impresa
 in forma individuale, cioè da un imprenditore
individuale (persona fisica) è necessario distinguere
l’attività d’impresa dalle altre attività (eventualmente)
esercitate
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REDDITI DI IMPRESA
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La determinazione del reddito d’impresa per gli
imprenditori individuali
Per le società commerciali di persone (s.n.c./s.a.s.) e per gli
imprenditori individuali il reddito d’impresa è determinato
combinando le disposizioni contenute nel Titolo II del Tuir
(per i soggetti passivi IRES) con le regole specifiche
contenute negli artt. 56-66 (Titolo I), pensate per tenere
conto della specificità di tali soggetti.
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REDDITI DI IMPRESA
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La determinazione del reddito d’impresa per gli
imprenditori individuali (continua)
Alcune regole specifiche riguardano:
a) l’autoconsumo di beni, il cui valore normale è
ricompreso tra i ricavi (art. 57);
b) tassazione separata delle plusvalenze derivanti dalla
cessione di aziende (art. 58, co. 1)
c) il regime pex, ove l’esenzione è limitata al 50,28%
dell’ammontare delle plusvalenze (art. 58, co. 2);
d) il regime dei beni d’impresa, per il quale sono
considerati beni relativi all’impresa anche i beni
dell’imprenditore indicati nell’inventario ex art. 2217
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c.c. (art. 65) Mario Miscali - Diritto Tributario - 2014
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Il regime dei beni d’impresa
TUTTI i beni appartenenti a
REGIME DEI BENI
SOCIETA’ COMM.LI
RELATIVI
ALL’IMPRESA
IMPRENDITORI
INDIVIDUALI: beni relativi
all’impresa e beni personali
Quando un bene entra nel patrimonio aziendale, dando luogo così
ad un costo fiscalmente deducibile, la sua “uscita” dal patrimonio
dell’impresa stessa, in qualsiasi modo questa avvenga (es. vendita,
donazione, assegnazione ai soci, ecc.), può generare un
componente positivo imponibile
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Il regime dei beni d’impresa (continua)
Beni merce
(art. 85)
Beni plusvalenti
(art. 86)
beni alla cui produzione o scambio è diretta l’attività
d’impresa, idonei a generare ricavi e iscritti nell’attivo
circolante
Beni, diversi dai beni merce, iscritti tra le immobilizzazioni e
idonei a generare plusvalenze o minusvalenze
I beni plusvalenti si distinguono in:
Beni strumentali
beni impiegati in maniera durevole nell’impresa,
nell’ambito del ciclo produttivo (es. impianti,
macchinari). Sono ammortizzabili.
Beni meramente
patrimoniali
beni destinati durevolmente al patrimonio d’impresa
per finalità d’investimento o integrazione di
disponibilità finanziarie. Non sono ammortizzabili.
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REDDITI DI IMPRESA
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Il regime dei beni d’impresa (continua)
Il concetto di “valore fiscalmente riconosciuto” dei
beni d’impresa  le norme del TUIR attribuiscono
un valore fiscale ad ogni singolo componente del
patrimonio d’impresa.
Questo valore viene chiamato valore fiscalmente
riconosciuto”
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REDDITI DI IMPRESA
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La determinazione del reddito d’impresa per le
imprese minori
Il reddito d’impresa può essere determinato con:
– Regime ordinario
– Regime speciale:
solo per alcune tipologie di impresa
(art. 66 - imprese minori);
 solo per alcune fasi dell’impresa
(liquidazione, scissione, fusione..)
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Determinazione del reddito complessivo (art. 83)
“Il reddito d’impresa si determina apportando
all’utile o alla perdita risultante dal conto
economico relativo all’esercizio chiuso nel
periodo d’imposta, le variazioni in aumento o in
diminuzione conseguenti all’applicazione delle
norme tributarie”.
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REDDITI DI IMPRESA
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DETERMINAZIONE DEL REDDITO
Conto economico  “documento che dimostra con evidenza e
verità gli utili conseguiti e le perdite subite”
Dipendenza dal reddito d’impresa del conto economico (art.
2217, co. 2, c.c.) verità e correttezza
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Le variazioni in aumento
Le variazioni in aumento al risultato del conto economico
derivano da:
 norme tributarie che obbligano ad includere tra i componenti
positivi proventi in tutto o in parte non imputati al conto
economico (art. 85, co. 2, art. 84, co. 1, lett. c);
 norme tributarie che obbligano ad escludere dai componenti
negativi – perché in tutto o in parte indeducibili, o perché in
tutto o in parte deducibili in esercizi successivi – oneri
imputati al conto economico (108, co. 2; art. 110, co. 4
(svalutazione crediti); art. 110, co. 10)
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Le variazioni in diminuzione
Le variazioni in diminuzione al risultato del conto economico
derivano da:
 norme tributarie che obbligano o consentono di escludere dai
componenti positivi proventi imputati al conto economico
(art. 91);
 norme tributarie che obbligano o consentono di includere tra i
componenti negativi oneri non imputati al conto economico,
perché non imputabili o perché imputati in precedenti esercizi
(art. 108)
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I principi generali in materia di reddito d’impresa
a)
b)
c)
d)
Il principio di inerenza
Il principio di competenza economica
Il principio di correlazione costi-ricavi
Il principio di imputazione a conto
economico
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Principio di inerenza
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PRINCIPIO DI INERENZA
Norma senza disposizione (art. 109, co. 5?)
Nella determinazione del reddito d’impresa sono deducibili
solo le spese che ineriscono strettamente l’organizzazione
d’impresa, cioè quelle spese che sono sostenute in funzione
dell’attività d’impresa
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Principio di inerenza
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PRINCIPIO DI INERENZA (continua)
Natura qualitativa, e non quantitativa, dell’inerenza
(Cass. 1/08/2000, n. 10062; Cass. 27/04/2012, n. 6548)
L’onere di dimostrare l’inerenza di un costo spetta al contribuente (Cass. 25/02/2010, n. 4554; Cass. 21/04/2011, n. 9196)
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Principio di inerenza
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PRINCIPIO DI INERENZA (continua)
Dal 2004 sono deducibili anche i costi e le spese relative a beni o
attività da cui derivano ricavi che non concorrono alla formazione
del reddito in quanto “esclusi” (es. dividendi tassati parzialmente).
Non concorrono a formare il reddito i costi e le spese relative a
beni o attività da cui derivano ricavi che non concorrono alla
formazione del reddito in quanto “esenti”.
I costi e le spese che si riferiscono “indistintamente” a beni o
attività da cui derivano sia ricavi tassati che ricavi non tassati sono
deducibili solo in parte.
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Principio di inerenza
REDDITI DI IMPRESA
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PRINCIPIO DI INERENZA (continua)
“costi neri” (ossia costi non imputati ma relativi ai
maggiori ricavi “presunti” in sede di rettifica)
Costi relativi a comportamenti “antieconomici”
Sanzioni
Tangenti
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Principio di competenza
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PRINCIPIO DI COMPETENZA
(art. 109, co. 1)
Periodo d’imposta individuato tenendo conto del momento in
cui si perfeziona la fattispecie da cui i componenti negativi o
positivi di reddito traggono giuridicamente origine a prescindere
dal momento di pagamento o percezione
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Principio di competenza
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ECCEZIONI AL PRINCIPIO DI COMPETENZA
In relazione ad alcuni componenti del reddito di impresa individuati
tassativamente il legislatore adotta il “principio di cassa”: in forza di tale
principio il periodo di imposta deve essere identificato facendo
riferimento al momento dell’ “incasso” del corrispettivo delle cessioni di
beni e delle prestazioni di servizio e a quello del “pagamento” del
corrispettivo degli acquisti di beni e servizi.
L’adozione del principio di cassa rispetto al principio di competenza è
riferito al momento della “percezione” o dell’ “incasso” in luogo di quello
del “conseguimento” e del “pagamento/sostenimento”.
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Principio di competenza
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IPOTESI TASSATIVE
Le deroghe al principio di competenza sono tassative e riguardano:
Utili da partecipazioni in società ed enti soggetti a IRES (artt. 59, 89)
Interessi di mora sia attivi sia passivi (art. 109, co. 7)
Imposte - pagate nell’anno – diverse da quelle sui redditi e da quelle
per le quali è prevista la rivalsa (art. 99, comma 1, es. imposta di
registro; imposte sulla pubblicità e pubbliche affissioni; tasse di
concessione governativa; imposte di bollo; dazi doganali; etc..); per
quanto concerne l’Iva, tale imposta quando rappresenta un costo
(perché non detraibile) è deducibile per competenza;
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Principio di competenza
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IPOTESI TASSATIVE (continua)
Contributi ad associazioni sindacali o di categoria (art. 99, co. 3)
Contributi in conto capitale e in conto impianti (art. 88, co. 3,
lett. b)
Compensi agli amministratori, ai promotori, ai soci fondatori
(art. 99, co. 5)
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Principio di competenza
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PRINCIPIO DI CORRELAZIONE COSTI - RICAVI
I componenti negativi vanno “correlati” ai
componenti positivi, con imputazione al
periodo in cui i fattori della produzione
contribuiscono alla produzione di componenti
positivi (art. 109)
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Principio di competenza
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NORME GENERALI SUI COMPONENTI
DEL REDDITO D’IMPRESA (art. 109, co. 1)
I ricavi, le spese e gli altri componenti di cui
nell’esercizio di competenza non sia ancora
certa l’esistenza o determinabile l’ammontare,
concorrono a formarlo nell’esercizio in cui si
verificano tali condizioni.
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Principio di competenza
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CESSIONE E ACQUISTI DI BENI
I corrispettivi delle cessioni si considerano
conseguiti e le spese di acquisizione dei beni si
considerano sostenute alla data della consegna o
della spedizione per i beni mobili e della stipulazione
dell’atto per gli immobili e per le aziende o se
diversa dalla data di stipula dell’atto definitivo
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Principio di competenza
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CORRISPETTIVI E SPESE DELLE
PRESTAZIONI DI SERVIZIO
I corrispettivi delle prestazioni di servizio si
considerano conseguiti e le spese di acquisto dei
servizi si considerano sostenute alla data in cui le
prestazioni sono ultimate o alla data di maturazione
dei corrispettivi (locazione, mutuo, assicurazione)
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