Premessa QUANDO L’IMPRESA COMUNICA LA SUA RESPONSABILITA’ SOCIALE Luglio 2004 1 INDICE Premessa I. La comunicazione della responsabilità sociale agli stakeholder I.1 Comunicare la Responsabilità Sociale di Impresa (RSI) agli stakeholder • II. Perchè Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa II. 1 La ricerca • Scelta e composizione del campione • Modalità • Oggetto: strumenti e contenuti II. 2 L’efficacia della comunicazione sociale • Come le imprese intendono la RSI • Quale rapporto con gli stakeholder • Comunicazione d’impresa e RSI • Tendenze comuni e strumenti • A ciascuno il suo: come comunicare con ciascun stakeholder (strumenti e linguaggio) • Core business e contenuti della RSI 2 III. Valutazione interna III. 1 La ricerca • Soci coinvolti • Modalità • Oggetto: strumenti e contenuti • Risultati IV. La comunicazione della RSI: da informazione a coinvolgimento IV. 1 L’obiettivo IV. 2 Punti di debolezza IV. 3 Linee guida e suggerimenti per una comunicazione più efficace Allegato 3 Premessa PREMESSA Questa ricerca, condotta da Impronta Etica con l’apporto di alcune delle imprese socie, è volta a comprendere quale sia ad oggi il livello di attenzione e sensibilità delle imprese non tanto nei confronti della responsabilità sociale tradizionalmente intesa e delle sue pratiche, quanto della propensione al dialogo con gli stakeholder e alla comunicazione di risultati conseguiti e impegni assunti. L’intento è quello che caratterizza tutto l’operato dell’Associazione: - aiutare le imprese a conoscere quali sono le pratiche adottate dalle altre aziende, in particolare quelle risultate maggiormente efficaci - selezionare le migliori pratiche - implementarle all’interno della propria organizzazione, adeguandole alle singole realtà nella maniera più opportuna. Sulla base di alcune riflessioni svolte circa il ruolo assunto dalla comunicazione in ambito di responsabilità sociale e i diversi atteggiamenti mostrati dalle aziende nei confronti dei propri interlocutori (che sottendono a differenti concezioni del ruolo dell’azienda e della sua responsabilità), l’attenzione si è centrata sugli strumenti abitualmente adottati da aziende appartenenti a contesti (nazionale ed europeo) e settori differenti. Un’indagine analoga è stata svolta sulle imprese associate ad Impronta Etica che hanno partecipato ai lavori. Il confronto fra le due ricerche ha consentito di individuare gli obiettivi che un’impresa socialmente responsabile può porsi nel momento in cui si trova a definire la propria strategia comunicativa; in secondo luogo ha portato all’elaborazione di linee guida volte a potenziare al meglio i mezzi di cui le imprese già si avvalgono. 4 I. La comunicazione della responsabilità sociale agli stakeholder I. LA COMUNICAZIONE STAKEHOLDER DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE AGLI I.1 Comunicare la Responsabilità Sociale di Impresa (RSI) agli stakeholder Perché E’ sufficiente per un’impresa applicare i principi della responsabilità sociale nello svolgimento della propria attività produttiva? E’ questa la domanda che occorre porsi prima di procedere con la nostra analisi. Se, infatti, ci interroghiamo sui mezzi adottati dalle aziende per comunicare esternamente ed internamente le proprie “performance etiche”, significa che per le imprese esiste un problema comunicativo, ovvero che esse devono avere un motivo per il quale sono spinte a comunicare con vari interlocutori e trovare il modo migliore per farlo. Innanzitutto quindi: perché? Semplicemente (anche se non è del tutto ovvio) perché le imprese hanno necessità di confrontarsi con i propri interlocutori, di condividere con essi le esperienze maturate da ciascuno, così da crescere insieme ed arricchirsi reciprocamente. In questo modo si finisce per accrescere un know how complessivo che diviene una risorsa a disposizione di ciascuno, e si crea un circolo virtuoso di creazione di valore mediante la diffusione di una nuova cultura d’impresa e delle best practice applicate. E’ quindi a partire da questa necessità di confronto che possiamo distinguere fra le varie funzioni svolte dalla comunicazione, distinguendo in particolare fra quella che può essere considerata una “comunicazione partecipativa” da una “comunicazione programmatica”. Innanzitutto il confronto diviene vitale per un’azienda socialmente responsabile in quanto rappresenta uno strumento per svolgere la propria attività. Dal momento, infatti, che l’impresa sceglie di dotarsi di standard e sistemi di rendicontazio ne delle performance etiche, essa deve introdurre progressivamente delle nuove procedure nello svolgimento della propria attività e creare momenti di aggregazione e di dialogo, per rendere tali pratiche un patrimonio condiviso da tutti i componenti dell’azienda. Ecco perché, ad esempio, un’azienda che decide di adottare un proprio codice etico deve informare e dialogare con i propri stakeholder in corso d’opera e non semplicemente comunicarne l’esistenza una volta terminata la redazione del documento. In questo modo tutte le componenti aziendali e i vari stakeholder hanno la possibilità di contribuire a definire l’identità dell’azienda e i principi della sua condotta, e in conclusione il codice etico diviene uno strumento condiviso da tutti e riconosciuto come proprio da ciascuno. E’ questo che possiamo intendere per comunicazione partecipativa. 5 I. La comunicazione della responsabilità sociale agli stakeholder D’altro canto, si è detto che esiste anche una comunicazione programmatica. Con questo termine possiamo individuare quella propensione dell’impresa ad instaurare un rapporto con i propri interlocutori tale per cui si individuano degli obiettivi comuni e si ricerca insieme una via per conseguirli. E’ questo ad esempio il caso delle relazioni con la pubblica amministrazione. Da un lato, infatti, abbiamo una pubblica amministrazione che deve gestire il pubblico interesse e che per farlo deve essere grado di porsi come cerniera fra lo Stato di diritto e la società civile, ascoltando e recependo le istanze di quest’ultima ma anche proponendo soluzioni proprie. Dall’altro abbiamo invece l’impresa, che è uno degli attori principali del tessuto sociale e della società civile, e dunque uno fra gli interlocutori prioritari per la pubblica amministrazione. Abbiamo così disegnato uno scenario all’interno del quale la pubblica amministrazione si configura come referente dell’impresa e viceversa, e nel quale si possono intessere relazioni strategiche a vantaggio del benessere comune e mutuamente profittevoli. Ma la comunicazione nell’ambito della RSI svolge anche un ruolo di cautela nei confronti di un’opinione pubblica sempre più vigile e critica. Cresce, infatti, fra i consumatori la consapevolezza di poter incidere anche significativamente sulle performance economiche delle imprese per mezzo delle proprie scelte d’acquisto, arrecando notevoli danni a quelle imprese che dimostrano di adottare comportamenti scorretti. Le aziende devono dunque comunicare la propria condotta, dal momento che la percezione di comportamenti scorretti da parte delle stesse induce a non acquistarne più i prodotti. Vicecersa ancora ridotta è la sensibilità dei medesimi soggetti nei confronti di quelle aziende che adottano pratiche virtuose. Non possiamo affermare che a fronte di un comportamento etico vi sia un diretto e riscontrabile ritorno nell’aumento dei volumi di vendita, dal momento che le scelte dei consumatori ad oggi paiono essere per la maggior parte ancora motivate da criteri che non includono l’etica dell’impresa ed un suo co mportamento responsabile: questo comportamento si spiega anche col fatto che gli acquisti sono sempre più legati alla scelta del punto vendita e sempre meno al prodotto. Le imprese responsabili hanno dunque anche interesse a sensibilizzare il proprio consumatore e renderlo più consapevole. Questo non significa indurlo ad acquistare la propria merce in quanto prodotta in maniera sostenibile, bensì informare in maniera corretta il consumatore ed educarlo a compiere le proprie scelte in maniera consapevole; se poi i criteri ed i valori in base ai quali un consumatore informato si trova a scegliere coincidono con le caratteristiche del prodotto offerto, ecco che si ha la quadratura del cerchio. In conclusione possiamo, quindi, affermare che comunicare la RSI è importante per un’impresa perché la aiuta – con l’apporto di tutti i suoi stakeholder - a definire la propria identità, ma anche perché contribuisce a costruire una salda reputazione e dunque ad instaurare e rafforzare legami di fiducia, senza i quali non sarebbe possibile svolgere alcuna attività economica. E’ infatti importante considerare la fragilità del meccanismo reputazionale, in quanto “gli investimenti sulla responsabilità sociale possono dare effetti di reputazione nel medio o nel lungo periodo, mentre sono estremamente soggetti a shock informativi di breve periodo” Dunque, “affinché la reputazione sia efficace, occorre che sia possibile assumere impegni anche in contesti caratterizzati da eventi imprevisti o in 6 I. La comunicazione della responsabilità sociale agli stakeholder cui l’informazione è distribuita in modo molto diseguale, e che agli stakeholder sia possibile verificare l’osservanza degli impegni anche quando mancano contratti, regolarmente dettagliati e obiettivi espliciti”. In pratica, “se il meccanismo reputazionale risultasse imperfetto l’intero impianto della RSI ne risulterebbe 1 invalidato” . 1 “Linee guida Q-Res”, a cura di Lorenzo Sacconi (Professore di economia delle istituzioni all’Università di Trento, Direttore del CELE, Center for Ethics Law and Economics – LIUC). 7 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa II. ANALISI EMPIRICA: L E BEST PRACTICE IN ITALIA E IN EUROPA II.1 La ricerca In questa sezione sono riportati i risultati della ricognizione empirica svolta su un campione selezionato di imprese italiane ed europee, allo scopo di verificare quale sia il livello di sensibilità dimostrata verso le questioni della comunicazione in tema di responsabilità sociale e monitorare le best practice adottate in questo senso. Scelta e composizione del campione Per individuare il campione di riferimento si è scelto un primo criterio , prendendo in considerazione il settore di appartenenza: il campo di analisi è stato ristretto ai cinque settori di attività dei soci di Impronta Etica che hanno partecipato allo studio (alimentare, ristorativo, ediliz io, assicurativo e distributivo), per un confronto omogeneo. Per ciascuno di questi settori sono state ricercate le imprese che hanno dimostrato attenzione nei confronti della RSI, ad esempio attraverso la redazione del bilancio sociale. Per la loro individuazione si è fatto riferimento primariamente ai componenti del CSR Europe2 , tuttavia una prima ricognizione ha reso evidente che non tutti i settori interessati sono rappresentati all’interno del network europeo e si è reso necessario trovare un nuovo mezzo d’indagine. Si è così privilegiato come ulteriore strumento il motore di ricerca on line Corporate Register, che consente di conoscere quali aziende hanno redatto il proprio bilancio sociale (o documenti analoghi) conducendo una ricerca per paese. Dati tali vincoli, lo studio è stato condo tto essenzialmente sulle imprese italiane ed inglesi. Il campione di riferimento è così costituito 3 : - settore alimentare: Nestlè, Danone, Geest plc; - settore ristorativo: McDonald’s, Ahold, Autogrill, Cir, Avenance (ex Ristochef); - settore edilizio: Balfour Beatty Construction, Coopsette, Impresilo S.p.A., Unieco; - settore assicurativo: Cis- Cooperative Insurance, Ras, Allianz; - settore distributivo: Carrefour, Debenhams, Gus plc. Nella composizione del campione si è cercato, almeno in un primo momento, di selezionare imprese che richiamassero le caratteristiche dimensionali, oltre al core business delle aziende socie di Impronta Etica, tuttavia questo non è stato sempre possibile. La ragione principale è la scarsa sensibilità ancora mostrata dalle imprese (soprattutto da quelle di piccole e medie dimensioni) verso la propria responsabilità sociale e, in aggiunta, verso la comunicazione della stessa, che ha ridotto sensibilmente la gamma di scelta. 2 Associazione no profit per la promozione della Corporate Social Responsibility (CSR) costituita nel 1996 su iniziativa dell’ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors: rappresenta il più importante network europeo tra imprese impegnate su questo fronte, ed è promosso e sostenuto dall’Unione Europea. Ad oggi riunisce oltre 60 fra le maggiori aziende del mondo e 18 organizzazioni (National Partner Organization), di cui fa parte anche Impronta Etica. 3 Vedi allegato per informazioni più dettagliate. 8 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa Modalità Per ciascuna impresa considerata si è preso a riferimento il sito web, che è stato interamente navigato, consultando i documenti disponibili. In questa fase, particolare attenzione è stata posta alla lettura di ciascun bilancio sociale (o documenti analoghi quando disponibili). Le informazioni ottenute sono state raccolte in apposite schede d’indagine. In seguito è stata condotta un’analisi dei dati raccolti, che sono stati elaborati traendone le principali tendenze comuni riscontrate. Infine è stato organizzato un incontro con i soci di Impronta Etica coinvolti nell’indagine, allo scopo di individuare alcune linee guida e suggerimenti per l’applicazione delle best practice monitorate. E’ da notare che la modalità di ricerca prescelta (indagine via web) potrebbe non avere permesso di cogliere l’uso di alcuni strumenti di comunicazione, inoltre per lo stesso motivo possono risultare sottodimensionate l’incisività e la diffusione di alcuni di essi. Oggetto: strumenti e contenuti Oggetto della ricerca sono stati: - gli strumenti di comunicazione ad oggi adottati per i diversi stakeholder, così individuati: documenti istituzionali (carta intestata, brochure, ecc.), pagina web, pubblicità, etichette, folder, relazione di bilancio, bilancio sociale/di sostenibilità, house organ interni ed esterni, mailing, incontri; - i contenuti della responsabilità sociale comunicati: missione e valori, politiche verso gli stakeholder, condizioni di lavoro e modalità di partecipazione del personale; caratteristiche del prodotto e modalità di relazione con i clienti; criteri di selezione e controllo dei fornitori e modalità di relazione con essi; struttura di governance, meccanismi di controllo e modalità di partecipazione dei soci; modalità di relazione con la comunità locale, azioni di solidarietà, riduzione dell’impatto e valore prodotto e indotto; modalità di controllo e gestione e riduzione dell’impatto ambientale; modalità di relazione e coinvolgimento della pubblica amministrazione. Sia gli strumenti che i contenuti comunicati appena elencati sono stati considerati in maniera diversificata per ciascun stakeholder. II. 2 L’efficacia della comunicazione sociale Come le imprese intendono la RSI Prima di riportare i risultati dell’analisi condotta occorre riflettere sull’approccio delle imprese alla RSI. Già in precedenza si è avuto modo di sottolineare la scarsa sensibilità della maggior parte delle imprese nei confronti della RSI e ancor più della sua comunicazione all’esterno. Tuttavia è necessario operare un distinguo anche fra coloro che invece si adoperano in questo senso. 9 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa La principale diversità riscontrata è stata proprio nel modo in cui le imprese intendono la RSI. Per molte, infatti, essere socialmente responsabili significa limitarsi ancor oggi da un lato alla redazione del bilancio sociale o del codice di condotta e, dall’altro, ad azioni di solidarietà verso la comunità, che il più delle volte si concretizzano in donazioni. Vi sono invece altre imprese che interpretano la responsabilità sociale in maniera più estesa, integrandone quotidianamente le pratiche all’interno del proprio processo gestionale e decisionale e coinvolgendo in tale processo ogni funzione aziendale e gli stakeholder di riferimento. In questa categoria possiamo, come ovvio , più facilmente ritrovare aziende multinazionali e di grandi dimensioni, sia perché sono state le prime ad adottare tali pratiche, sia per la rilevanza dell’attenzione mediatica e delle istanze di consumatori, associazioni e comunità locali loro rivolte. A questo punto è possibile dunque procedere per considerare le diverse modalità di relazione con gli stakeholder. Quale rapporto con gli stakeholder A fronte delle considerazioni sin qui svolte possiamo, quindi, individuare due diversi modi delle imprese di relazionarsi ai propri stakeholder, ai quali corrispondono ovviamente anche modalità di comunicazione diversificate. Da un lato l’impresa può ritagliare per i propri stakeholder il ruolo passivo di meri osservatori, rispondendo alle loro esigenze di trasparenza mediante strumenti di rendicontazione (come il bilancio sociale), che tendono a dare omogeneità ai dati relativi alle performance, allo scopo di offrire un quadro d’insieme dell’azienda. Se tuttavia consideriamo quelle imprese che, come abbiamo visto, hanno già percorso molta strada per divenire attori socialmente responsabili, appare evidente come anche la redazione del bilancio sociale possa divenire un momento di integrazione e coinvolgimento di tutti gli stakeholder, attraverso la verifica dello stato dell’opera, l’individuazione dei punti di debolezza (in relazione anche ai mutamenti del contesto) e le conseguenti modifiche al modello. Quello del bilancio sociale è solo un esempio per mostrare come in questi casi si passi dalla semplice rendicontazione alla comunicazione organizzativa, mediante la quale l’azienda istaura dei legami con i propri stakeholder, attivando dei canali comunicativi a doppia entrata, nel tentativo, certamente, di comunicare all’esterno le proprie performance, ma anche di recepire le necessità e i suggerimenti provenienti da ciascun interlocutore e, in definitiva, di compiere scelte comuni e condivise. E’ questa la comunicazione quotidiana e dunque assume caratteri decisamente meno omogenei rispetto alla rendicontazione: è una comunicazione diversificata, che entra a far parte del normale svolgimento delle attività che concorrono al successo dell’impresa. In questa premessa metodologica sono già implicitamente introdotte le diversità presenti nelle modalità di comunicazione e negli strumenti utilizzati a tal fine, che riflettono i vari approcci appena considerati e che rappresentano l’oggetto della nostra ricerca. 10 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa Comunicazione d’impresa e RSI In un’ottica comparativa della comunicazione sulla RSI rispetto alla consueta comunicazione d’impresa, appare chiaro come la prima sia necessariamente più diretta, meno filtrata e più attenta agli elementi di possibile feed back. Mentre infatti la comunicazione d’impresa di norma assolve un ruolo di promozione della stessa, in tema di RSI come abbiamo visto si perseguono molteplici obiettivi legati al coinvolgimento degli stakeholder, e la comunicazione si deve quindi avvalere di strumenti più immediati. Assumono così un ruolo assai rilevante gli incontri, che dovrebbero rappresentare uno dei punti cardinali di un nuovo tipo di comunicazione fatto di persone, in modo non solo da mettere in contatto l’azienda con i propri interlocutori ma anche ciascuno stakeholder con gli altri, in modo che ognuno sia messo in grado di comprendere realmente le esigenze di tutte le parti coinvolte. Tuttavia, rimane il condizionale: “dovrebbe”. Questo perché al momento si riscontra piuttosto una tendenza ad organizzare momenti di dialogo “a compartimenti stagni”, ovvero fra l’azienda e i dipendenti, fra l’azienda e le associazioni, fra l’azienda e la pubblica amministrazione e via dicendo, manca, invece, nella maggior parte dei casi quella pluralità di voci della quale una concezione sistemica dell’impresa (e quindi la RSI) necessiterebbe. Da questa necessità di comunicare in modo diretto deriva il fatto che le campagne di advertising4 (usualmente molto sfruttate dalla normale comunicazione) ricoprono solo un ruolo marginale, riconducibile in genere ai casi di caused related marketing5, nei quali l’azienda collabora con un altro soggetto (in genere organizzaz ioni no profit) allo scopo di promuovere un prodotto “etico” o raccogliere fondi per un’iniziativa benefica. Tendenze comuni e strumenti Si entra ora nel vivo dell’analisi dei risultati, nel tentativo di evidenziare le tendenze comuni riscontrate e i principali strumenti adottati. Un primo strumento del quale le aziende si avvalgono in maniera ricorrente è sicuramente il web, che diviene uno dei principali veicoli comunicativi. Da un lato infatti il sito web dell’azienda rappresenta il mezzo privilegiato per comunicare con consumatori e soci. Esso si compone di apposite sezioni sulla responsabilità sociale che riassumono i contenuti del bilancio sociale/di sostenibilità e diventa una sorta di archivio sul quale si possono trovare i documenti ufficiali (bilanci, codici di condotta, codici etici, report, ecc.) e pubblicazioni, cd, video (alcuni dei quali si possono vedere direttamente) realizzati dalle aziende. In questo modo, da un lato si rendono accessibili a tutti gli interessati tali documenti riducendo significativamente i costi informativi (es. costi di spedizione), dall’altro si ha l’occasione di diffondere alcune pubblicazioni tematiche promuovendo così la 4 Campagne pubblicitarie campagne promozionali nate dalla collaborazione fra l’azienda e un soggetto socialmente impegnato, allo scopo di incoraggiare l’acquisto di prodotti sostenibili o la raccolta di fondi da devolvere ad enti di beneficenza o progetti specifici 5 11 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa cultura della sostenibilità e si pubblicizzano quelle che invece sono state messe in commercio. E’ sempre sul sito che trovano spazio alcuni ulteriori servizi informativi quali la pagina sulla domande più frequenti (FAQ), e il servizio di mailing attraverso il quale si possono richiedere ulteriori informazioni. Da segnalare è l’esperienza di Gus plc, che ha predisposto il proprio sito in modo da renderlo navigabile anche per i disabili, e lo ha corredato di un’apposita pagina di spiegazione per la navigazione. A fronte di queste considerazioni sull’utilità del web è tuttavia interessante rilevare l’osservazione fatta dalla cooperativa di assicurazioni CIS che rimarca come non tutti gli stakeholder abbiano facilità ad accedere al sito e come, di conseguenza, vi sia il rischio di perdere in trasparenza e ottenere un effetto opposto a quello desiderato qualora si scelga di privilegiarlo quale mezzo di diffusione di documenti come il bilancio sociale, a scapito di altre modalità. Ma web significa anche intranet, uno degli strumenti che prevalgono nella comunicazione verso dipendenti e manager e per la loro formazione. Anche in questo caso si ottiene una riduzione dei costi informativi e si superano le barriere spaziali (problema significativo per le grandi aziende con produzioni delocalizzate). Come per il sito, anche intranet diviene non solo luogo di scambio ma anche archivio informativo a disposizione di ciascuno. Altro punto di riferimento all’interno dell’assetto comunicativo è sicuramente il bilancio sociale/di sostenibilità, per quanti lo hanno adottato. Come già accennato esso è quasi sempre pubblicato sul sito aziendale e riassunto per una comunicazione più semplice e diretta. Inoltre gli interessati possono richiedere on-line l’invio dei documenti in forma cartacea. Ulteriori informazioni sui destinatari del bilancio sociale non sono disponib ili. Un’osservazione può essere fatta sulle sue modalità di redazione. In taluni casi la lettura può risultare decisamente appesantita a causa di una grafica eccessivamente compatta, a differenza di altri nei quali invece risulta più snella e leggibile e di conseguenza più comprensibile per i clienti. Da ultimo è interessante annotare che alcuni allegano al proprio bilancio una scheda per i lettori, con l’invito a compilarla per raccogliere opinioni e suggerimenti, utili per il miglioramento e l’innovazio ne del documento. E’ opportuno ricordare che in aggiunta al bilancio sociale/di sostenibilità (e talvolta in sua sostituzione, nonostante perseguano obiettivi diversi) sono estremamente diffusi codici etici, codici di condotta e altre linee guida, redatti sulla base di standard internazionali o a seguito di una elaborazione interna (in genere affidata ad un’apposita funzione aziendale), soprattutto con riferimento ai problemi di corporate governance e trasparenza e alla definizione dei rapporti con i fornitori. Abbastanza diffusi quali strumenti di comunicazione sono anche le pubblicazioni rivolte all’esterno e all’ interno (houseorgan) dell’azienda, fra le quali si possono individuare diverse tipologie. 12 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa Un primo esempio è rappresentato dai magazine indirizzati a clienti e soci, seguono poi le pubblicazioni divulgative monotematiche, redatte più di frequente da imprese di grandi dimensioni. E’ questo un modo per l’azienda di esprimere il proprio punto di vista anche su questioni che non riguardano necessariamente in maniera diretta il proprio core business, e di incentivare la riflessione dell’opinione pubblica su temi di più ampio respiro. Come già accennato in precedenza, talvolta tali pubblicazioni sono messe in commercio (e dunque non sono disponibili sul sito che funge solo da vetrina), al pari di video e cd, ma in qualche caso sono consultabili anche sul web, dal quale inoltre si possono ordinare direttamente. E’ interessante, a questo proposito, l’esempio portato da Balfoure Beatty Construction, che invece di realizzare dei veri e propri manuali tematici, ha espresso il proprio punto di vista e le linee guida delle quali si è dotata su carta intestata, diffondendo quindi tali documenti per mezzo del sito . Diffusi sono anche i manuali e le linee guida fornite ai dipendenti su temi specifici quale ad esempio quello della sicurezza sul lavoro, e che in alcuni casi vengono veicolati all’esterno. All’interno di realtà dimensionali notevoli e con unità produttive dislocate in varie parti del globo come nel caso di Danone, si rende necessario tradurre i manuali nelle lingue locali. Alcune imprese hanno iniziato un più complesso percorso di coinvolgimento di consumatori e clienti, ricercando un contatto diretto e avviando in diversi casi collaborazioni con scuole, che si concretizzano in genere nell’organizzazione di percorsi formativi e incontri con bambini e studenti di varie età per familiarizzare in particolare con le problematiche della sicurezza alimentare e del rispetto dell’ambiente. Diverse imprese prendono contatto con i propri stakeholder anche in maniera più diretta, organizzando incontri formativi e informativi. E’ questo primariamente il caso degli incontri di formazione sulla RSI rivolti a dipendenti e manager, ma anche di quelli destinati ai fornitori. In queste occasioni ci si propone di aiutare i fornitori ad implementare all’interno dei propri processi produttivi e gestionali le linee guida indicate dai codici etici e di condotta (in particolare riguardanti le norme ambientali e le condizioni di lavoro), ai quali viene di norma richiesto di attenersi, ma anche per accompagnarli nel processo di certificazione. Per quanto riguarda invece il rapporto che si tende ad instaurare con i consumatori, nella maggioranza dei casi le aziende avvicinano la propria clientela e la comunità locale nel suo complesso organizzando grandi e piccoli eventi, alcuni anche di notevole rilevanza mediatica. Attraverso queste iniziative hanno modo di mostrarsi presenti sul territorio e attenti verso la comunità, anche se nella maggior parte dei casi esse non sono incentrate sulla RSI e rischiano dunque di essere semplicemente relegate fra le tante azioni di solidarietà promosse. Ne sono un esempio le numerose manifestazioni sportive organizzate da alcune imprese. Un diverso approccio è seguito da Balfour Beatty Construction, motivato anche dalle caratteristiche dell’attività svolta, che ha instaurato un rapporto molto diretto e talvolta personale con i residenti delle aree nelle quali operano. Una tale cura e attenzione nei confronti di questi ultimi è motivata dal fatto che essi ricoprono allo stesso tempo il ruolo di fruitori del servizio offerto e di comunità sulla quale possono ricadere gli effetti negativi ed i disagi prodotti dall’attività dell’azienda in zona. 13 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa In risposta a tali necessità l’impresa organizza incontri a cadenza regolare sia con gruppi rappresentativi della comunità (ci si ritrova nei circoli ricreativi o in altri luoghi riconosciuti come punti di incontro da tutta la comunità), sia con le singole famiglie, allo scopo di fornire un’informazione costante e dettagliata sull’andamento dei lavori e di recepire eventuali motivi di disagio. Nel corso di tali incontri i responsabili del progetto mostrano proiezioni elaborate al computer e video aggiornati sull’andamento dei lavori, accanto ad ulteriori informazioni ritenute necessarie. Un ulteriore ed utile strumento di comunicazione è costituito dai pannelli esplicativi da esporre nei propri punti vendita, e da altro materiale da distribuire direttamente ai destinatari del prodotto, come l’opuscolo informativo distribuito da Avenance ai genitori delle scuole che fanno parte della propria rete ristorativa e il menù dettagliato con tutti gli ingredienti utilizzati che si può trovare nei punti ristoro di Debenhams e rivolto a coloro che soffrono di allergie alimentari. Da ultimo alcune aziende di notevoli dimensioni hanno attivato dei call center per rispondere alle domande degli interessati. A ciascuno il suo: come comunicare con ciascun stakeholder (strumenti e linguaggio) Come si può già intuire dalla panoramica appena svolta sui principali strumenti di comunicazione utilizzati è evidente che, a seconda dell’interlocutore al quale si rivolge, ciascuna azienda predispone una serie diversificata di strumenti comunicativi, attiva canali distinti ed utilizza linguaggi diversi. Innanzitutto: i clienti. A loro è rivolto il maggiore sforzo comunicativo da parte delle aziende, a partire dall’impostazione dei siti internet in avanti, una comunicazione che pare dover soddisfare primariamente due caratteristiche: deve essere semplice e trasparente, ma anche estremamente diretta. Come abbiamo visto, uno strumento che può risultare completo ed utile nel caso della comunicazione al consumatore è rappresentato dal sito web, predisposto spesso in modo tale da rendere la navigazione semplice: la responsabilità sociale è infatti molto spesso rintracciabile subito grazie a sezioni appositamente predisposte, all’interno delle quali gli interessati possono ritrovare anche documenti istituzionali come il bilancio sociale. Questi ultimi vengono spesso riadattati, riassunti e modellati sulle esigenze dei consumatori, arricchiti di immagini e riquadri esemplificativi per consentirne una lettura più agevole. Inoltre, il sito si presta a divenire luogo di comunicazione interattiva, attraverso i servizi di mailing forniti da diverse aziende, nel tentativo di instaurare un rapporto diretto. Tuttavia, ancora una volta occorre chiedersi quanto questo mezzo possa essere incisivo a seconda della composizione della propria clientela e del core business di riferimento: si può infatti rischiare di non raggiungere quei clienti che non hanno accesso o consuetudine al web. 14 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa Seguendo un percorso che conduce verso un progressivo avvicinamento al cliente, in modo che possa percepire la presenza costante dell’azienda, ci si può affidare ad altri mezzi di comunicazione più diretta e personale quali, ad esempio, i call center informativi attivati da alcune aziende, mentre altre sono andate oltre come nel caso di Debenhams, che valorizza il proprio personale come filtro comunicativo fra l’azienda e il cliente, formandolo appositamente. Alcune imprese infine (ad esempio quelle appartenenti ai settori distributivo e ristorativo) si possono avvalere anche dei propri punti vendita per valorizzare presso i consumatori la propria sensibilità verso le questioni sociali ed ambientali, non solo come già ricordato attraverso il proprio personale, ma anche attraverso panel informativi esposti nei punti vendita e altro materiale quale brochure e opuscoli. Allo scopo di recepirne le istanze alcuni somministrano ai consumatori dei questionari da compilare. Infine, un ulteriore modo per comunicare il proprio comportamento etico al consumatore può essere rappresentato in alcuni casi anche dal lancio di apposite linee di prodotti “sostenibili” (equo solidale, biologico, ecc.). Il prodotto può essere veicolo di informazioni anche attraverso le etichette che essi riportano, come dimostra ancora l’esperienza di Debenhams che ha condotto una campagna sull’uso delle basse temperature quando si fa il bucato proprio attraverso le etichette dei propri prodotti. La comunicazione ai soci è indubbiamente incentrata sulla trasparenza, e dunque in particolar modo sui temi legati alla corporate governance. Momento primo di dialogo con i soci è nella maggior parte dei casi l’assemblea annuale. C’è poi chi invia materiale informativo ai propri azionisti, sotto forma di riviste periodiche o, come avviene nel caso di Debenhams, chi spedisce una volta all’anno un libretto informativo in aggiunta al bilancio economico. Sono poi messe a disposizione dei soci bilanci sociali/di sostenibilità e principi aziendali, in versioni diverse a seconda dei casi (sul sito, tramite spedizione, …). Ancora una volta torna in primo piano il sito aziendale, che fornisce alcuni servizi specificamente rivolti ai soci, individuando una sezione loro dedicata (e talvolta ad accesso riservato) con una pagina sulle FAQ, un servizio di mailing, e numerose informazioni utili (dai prezzi delle azioni, ai verbali delle assemblee, alla corporate governance). Da ultimo, c’è anche chi, come Carrefour, ha predisposto un apposito dipartimento volto alla comunicazione con i soci. Caratteri diversi assume invece la comunicazione ai dipendenti, attenta anche agli aspetti formativi: spesso vi sono alcune difficoltà da superare a causa da un lato della delocalizzazione di alcune produzioni e dall’altro dalla necessità di non sovraccaricare i propri dipendenti di incontri di formazione ad aggiornamento, dal momento che quelli sulla RSI andrebbero ad aggiungersi a quelli già necessari per il 15 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa normale svolgimento delle proprie funzioni. Per questi motivi, oltre che per ridurre i costi di informazione, uno degli strumenti privilegiati è intranet. Attraverso il web, infatti, le informazioni possono circolare liberamente fra i dipendenti e si può costituire una sorta di archivio al quale può accedere chi è interessato ad ulteriori approfondimenti. Sono due le strategie principalmente adottate. Da un lato c’è chi pianifica una formazione interna sulla RSI avvalendosi anche di intranet (servizio di mailing, corsi on-line, ecc.), mentre per altri prevale l’utilizzo di intranet come archivio e l’arricchimento sui temi della RSI è più affidato allo spirito d’iniziativa di ciascuno. Tuttavia, nella formazione (e informazione) rivolta ai dipendenti non perdono in importanza, anzi proliferano, gli strumenti tradizionali quali manuali e linee guida distribuite in versioni cartacee, oltre in alcuni casi ai magazine aziendali con uscita periodica. Fra gli strumenti tradizionali rientrano anche gli incontri formativi, ricordando che in ogni caso la formazione è come di consueto distinta su due livelli: una rivolta ai manager ed una rivolta agli addetti. Il rapporto instaurato con i fornitori è invece in genere di controllo oltre che di formazione e informazione. Infatti, la maggior parte delle aziende prese in considerazione elabora dei codici di condotta e delle linee guida specificamente rivolte ai propri fornitori, che sono tenute a seguirle. D’altra parte molto spesso le aziende affiancano i fornitori in questo processo, organizzando incontri di formazione e fornendo altro materiale come fa, ad esempio, Danone con il suo kit informativo. Infine, anche con i fornitori si cerca talvolta di instaurare una relazione di feedback informativo somministrando loro dei questionari da compilare, come nel caso di Unieco. Il rapporto instaurato con la comunità locale si muove su due fronti. Da un lato vi sono i rapporti con le pubbliche amministrazioni, che tutte le imprese dicono di intrattenere ma senza specificare con quali modalità. Quando si tratta di rapporti di collaborazione, essi per lo più hanno per oggetto l’elaborazione di nuovi standard e strumenti di valutazione e rendicontazione delle performance. Nel caso poi di aziende come Balfour Beatty Construction, per la quale le pubbliche amministrazioni non rappresentano solo un interlocutore istituzionale ma anche la clientela di riferimento, si rende necessario l’utilizzo di strumenti comunicativi anche molto tecnici, allo scopo di dimostrare la corrispondenza agli standard ambientali e qualitativi richiesti, da cui anche l’estremo tecnicismo in alcuni tratti di un bilancio sociale molto particolareggiato. Infine, in alcuni casi le pubbliche amministrazioni ricevono i magazine e le pubblicazioni delle aziende. 16 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa Vi sono poi i rapporti con la comunità locale intesa nella più ampia accezione del termine. Come per i consumatori, anche in questo caso il tentativo è quello di instaurare un rapporto diretto e di farsi sentire vicini alla comunità e, in alcuni casi, membri attivi di essa. Come già accennato, in genere tale rapporto viene intessuto mediante l’organizzazione di grandi eventi e la concessione di donazioni, traducendo la comunicazione in azione tangibile. Un’altra modalità utilizzata è quella di incontrare direttamente i membri della comunità, organizzando incontri sia con suoi esponenti, ma anche entrando nelle scuole con percorsi formativi e materiale informativo. Se si volesse poi intendere il termine comunità in maniera ancora più estesa, no n mancano gli incontri con Organizzazioni non Governative, associazioni di categoria e altre associazioni, allo scopo di coinvolgerle direttamente nei propri processi decisionali e gestionali, e di discutere insieme su come l’impresa possa integrarsi sul territorio. Allo stesso modo vengono intessuti legami con la comunità scientifica, alla quale vengono indirizzati documenti di ricerca, e che si vanno ad aggiungere al diretto coinvolgimento di alcune imprese in gruppi di ricerca e network internazionali. Core business e contenuti della RSI La comunicazione della RSI si differenzia ulteriormente da impresa a impresa per i contenuti affrontati da ciascuna in relazione all’attività svolta. Come già accennato nella sezione dedicata all’oggetto della ricerca, i principali contenuti sui quali si è indagato sono: indicazioni valoriali, relazioni con personale, clienti, fornitori, soci, comunità lo cale e pubblica amministrazione e impatto ambientale. Riguardo a questi temi e a come essi vengono affrontati, molto è da attribuirs i alle dimensioni delle aziende considerate e al loro stato di avanzamento nell’applicazione dei principi della RSI. E’ ovvio infatti che quelle imprese che da tempo hanno avviato un processo di interiorizzazione dei principi della RSI (e che molto spesso coincidono con quelle di maggiori dimensioni) si dimostrano attente nei confronti di quasi tutti i punti evidenziati in precedenza e sono in grado di fornire al lettore un’informazione completa, a 360 gradi. Alcune problematiche sono particolarmente sentite, in particolare difficilmente vengono tralasciate informazioni relative alla corporate governance e all’impatto ambientale, con riferimento sia alle modalità di controllo e gestione che alla riduzione dell’impatto (che può variare dalle considerazioni sulla gestione dei rifiuti, alla riduzione delle emissioni, fino all’impatto dei cantieri sulla zona circostante). Riguardo alla corporate governance, di norma non sono riportati solo i compiti dei vari organi e i rapporti di comunicazione e controllo fra di essi, ma si fa riferimento anche ai singoli amministratori (si ritrova spesso l’elenco dei nomi e le fotografie degli stessi, nel tentavo di dare non solo un’anima ma anche un volto all’azienda). 17 II. Analisi empirica: le best practice in Italia e in Europa Altre informazioni che si ritrovano con una certa frequenza sono quelle relative ai fornitori (con riferimento in particolare alle modalità di selezione e controllo, per lo più fondati, come abbiamo visto, sull’adozione di codici di comportamento e standard di certificazione), e alle caratteristiche dei prodotti/servizi forniti. Minore rilevanza è invece ad oggi attribuita alle condizioni di lavoro e alle modalità di partecipazione del personale (che talvolta non vanno molto oltre mere dichiarazioni di principio) e alle relazioni con la comunità locale, con particolare riferimento alla riduzione dell’impatto e al valore prodotto e indotto (in questo secondo caso spesso ci si limita a valorizzare la creazione di posti di lavoro). E’ nei temi affrontati al di là di quelli da noi indagati che le aziende si differenziano realmente a seconda del settore di appartenenza. E’ ovvio infatti che la principale preoccupazione di un’azienda alimentare è quella di rassicurare i propri stakeholder sulla qualità dei propri prodotti, dunque sulla loro selezione e sicurezza. Da qui prendono vita le considerazioni sul rispetto della catena del freddo, sull’uso di Ogm, sul cosiddetto “morbo della mucca pazza” e via dicendo. Simili sono le informazioni fornite dalle aziende ristoratrici, con una particolare attenzione anche alla cultura di una corretta alimentazione (che talvolta ritroviamo anche nelle aziende alimentari). Le imprese di costruzioni puntano invece prevalentemente sull’impatto ambientale dei lavori condotti e sul rispetto delle norme in materia ambientale, oltre che sulla sicurezza sul luogo di lavoro. Per le aziende di distribuzione torna l’attenzione verso la selezione dei fornitori e sulla rintracciabilità dei prodotti (a questo proposito in genere si usa indicare specificamente quali marchi vengono commercializzati, riconducendo la propria reputazione a quella di note case produttrici). Infine, per quanto riguarda il settore assicurativo torna in primo piano il problema della trasparenza, sia dei prodotti (dei quali si trovano delle descrizioni sul sito aziendale) che della struttura di governance e degli assetti proprietari. Inoltre, la descrizione dei prodotti finanziari offerti è in genere condotta in riferimento alle esigenze dei clienti cosicché, ad esempio, nel parlare di fondi pensione e nel trattare mutui si può mostrare la propria attenzione verso la terza età e le opportunità per costruire il proprio futuro. Questa differenziazio ne si ritrova nei bilanci sociali quanto nel materiale informativo distribuito, nelle pubblicazioni realizzate come anche nei siti internet e consente di condurre campagne di sensibilizzazione su temi specifici e riconducibili direttamente all’attività dell’impresa e, dunque, alla sua immagine. 18 III. Valutazione interna III. VALUTAZIONE INTERNA III.1 La ricerca L’indagine è stata ripetuta con le medesime modalità della precedente su un campione di imprese socie di Impronta Etica, allo scopo di comparare gli esiti riscontrando differenze e affinità con le realtà esaminate, così da individuare eventuali punti deboli nella condotta delle aziende associate ed agire su di essi per mezzo dell’elaborazione di linee guida e della loro successiva implementazione. Soci coinvolti Nello svolgimento dell’indagine sono stati coinvolti i seguenti soci: - settore alimentare: Granarolo , gruppo alimentare leader in Italia nel settore del latte fresco e in quello della gastronomia e dei piatti pronti, secondo operatore nazionale nel segmento del latte a lunga conservazione; - settore ristorativo: Camst, cooperativa che offre una vasta gamma di servizi con la quale alimenta ogni segmento della ristorazione (fieristica, aziendale, scolastica, sanitaria e per la terza età; ristorazione nei centri urbani, nelle aree artigianali e industriali, nei centri commerciali; organizzazione di ricevimenti; emissione di buoni pasto sostitutivi della mensa, ecc.); - settore edilizio: Coop Ansaloni, nata con lo scopo di procurare la casa in proprietà ed in affitto ai propri soci, è attualmente fra i leader del settore dell'abitazione a Bologna e Provincia ed è specializzata in residenze per la terza età; - settore assicurativo: Unipol, Compagnia di Assicurazioni che si è configurata nel tempo come un forte polo assicurativo, bancario e finanziario al servizio delle persone e delle imprese; - settore distributivo: Coop Consumatori Nordest, cooperativa di consumo che conta più di 80 punti vendita fra Ipermercati e Supermercati; Nordiconad, cooperativa che coordina una rete di 459 punti vendita, distribuiti in 18 province. Modalità Nell’indagine delle aziende socie sono state scelte modalità differenti precedente, privilegiando riunioni ed incontri diretti per la raccolta delle a partire dalla compilazione delle medesime schede d’indagine precedenza, e attraverso l’integrazione con quanto disponibile on line omogenea la rilevazione effettuata con la precedente. rispetto alla informazioni utilizzate in per rendere Oggetto: strumenti e contenuti Ancora una volta dunque sono stati presi in considerazione: - gli strumenti di comunicazione ad oggi adottati per i diversi stakeholder, così individuati: documenti istituzionali (carta intestata, brochure, ecc.), pagina web, pubblicità, etichette, folder, relazione di bilancio, bilancio sociale/di sostenibilità, house organ interni ed esterni, mailing, incontri; - i contenuti della responsabilità sociale comunicati: missione e valori, politiche verso gli stakeholder, condizioni di lavoro e modalità di partecipazione del personale; caratteristiche del prodotto e modalità di relazione con i clienti; criteri di selezione e controllo dei fornitori e modalità di relazione con essi; struttura di governance, meccanismi di controllo e modalità di partecipazione dei soci; modalità 19 III. Valutazione interna di relazione con la comunità locale, azioni di solidarietà, riduzione dell’impatto e valore prodotto e indotto; modalità di controllo e gestione e riduzione dell’impatto ambientale; modalità di relazione e coinvolgimento della pubblica amministrazione. Anche per questa analisi entrambi gli oggetti della ricerca sono stati considerati in maniera diversificata per ciascun stakeholder. Risultati Punti di riferimento all’interno dell’assetto comunicativo rimangono indubbiamente il web ed il bilancio sociale, pur riscontrando in essi caratteristiche differenti rispetto all’indagine precedente. Innanzitutto, il web. In questo caso esso non ricopre più quel ruolo preminente che abbiamo riscontrato in ambito europeo, e lo si può ricondurre principalmente al sito internet, dal momento che solo in alcuni casi si fa riferimento ad intranet per la comunicazione ai dipendenti sottolineandone tuttavia la spersonalizzazione dell’informazione che deriva dal suo utilizzo. Il sito web. E’ in genere meno completo dei precedenti, e difficilmente si riscontrano sezioni dedicate appositamente alla declinazione della propria responsabilità sociale e condotta etica (con l’eccezione di Granarolo). Agli interessati viene fornita solo l’indicazione del bilancio sociale, nella maggior parte dei casi scaricabile, e in un solo caso del codice etico. In questo può risultare utile l’esperienza di Camst, che ha predisposto una sezione dedicata al bilancio sociale con appositi rimandi per ciascuno stakeholder, in modo da consentirne una consultazione diversificata. L’azienda è infatti così in grado di distinguere gli interessi dei propri stakeholder, conseguendo positivi risultati comunicativi. Infine, poco rilievo viene dato nel complesso da parte dei soci alla propria appartenenza ad Impronta Etica, che viene segnalata solo in un caso. Piuttosto utilizzato il servizio di mailing, a seconda dei casi rivolto a interlocutori diversi, cosicché con uno sguardo d’insieme si finisce per ricomprenderli tutti. Maggiore rilevanza assume invece in questo contesto il bilancio sociale. Non ci è dato al momento sapere se tale significatività sia da ricondursi al reale stato delle cose o se sia piuttosto emerso grazie alle diverse modalità d’indagine adottate, che hanno consentito di cogliere un maggior numero di informazioni sui destinatari e sulle sue modalità di diffusione. In ogni caso, risultano in questo modo più chiari i rapporti con gli stakeholder di riferimento e, in particolare, con le pubbliche amministrazioni. Talvolta infatti, il bilancio sociale viene inviato direttamente alle pubbliche amministrazioni, sindaci e assessori dei Comuni nei quali operano, e le medesime aziende sono solite consegnare loro nuovamente il bilancio in occasione di altri incontri, non necessariamente concernenti la responsabilità sociale. Di particolare rilievo il caso di Unipol, che ha puntato molto sulla diffusione del proprio bilancio sociale. Da un lato si è scelto di inviare il bilancio ad una lista consistente di stakeholder per garantire la massima capillarità possibile, dall’altro invece, proprio per renderlo più fruibile si è realizzata una versione cd-rom ed una 20 III. Valutazione interna versione di sintesi che raggiunga anche il cliente. Proprio per questo nel 2003 si è sperimentata la realizzazione di un poster murario da appendere nelle agenzie sparse sul territorio. L’impiego di versioni di sintesi è abbastanza diffusa, in particolare Coop Ansaloni ha predisposto, in aggiunta a quella integrale, una versione sintetica del bilancio sociale specificamente rivolta ai propri fornitori, per consentirne una lettura più snella mantenendo la completezza dei contenuti. Infine, la comunicazione del bilancio sociale ai soci ha luogo nella maggior parte dei casi nel corso delle Assemblee annuali. In questo scenario paiono ancora svolgere un ruolo rilevante tutti gli strumenti di comunicazione cartacei in genere. E’ questo il caso dei folder informativi, per lo più indirizzati a soci, dipendenti e pubbliche amministrazioni, ma anche degli houseorgan interni (indirizzati a soci e dipendenti) e delle pubblicazioni rivolte all’esterno (delle quali si sono dotate solo alcune aziende). Particolare da questo punto di vista il caso di Granarolo, che ha predisposto una serie di folder diversificati a seconda dell’interlocutore al quale intende rivolgersi e ha adottato una politica di comunicazione ai dipendenti tramite busta paga, alla quale vengono di volta in volta allegati i folder e la rivista mensile “Granarolonews”, riuscendo così ad ottenere una comunicazione capillare in un’ottica di contenimento dei costi. Interessante anche l’esperienza di Coop Ansaloni, che ha distribuito ai soci un libretto informativo sull’uso e la manutenzione della casa, mentre Camst ha elaborato una Guida per i Soci. Con specifico riferimento agli house organ, sono da segnalare i magazine periodici editi da Nordiconad e Coop Consumatori Nordest spediti ai soci consumatori, fortemente incentrati su tematiche sociali, qualità del prodotto e responsabilità sociale (quest’ultima caratterizza in particolare “Consumatori” di Coop Consumatori Nordest); ma anche la rivista di Coop Ansaloni, per mezzo della quale l’azienda si rivolge a tutti i propri stakeholder, e l’”Informacru” di Unipol, inviata a tutte le organizzazioni socie. Per quanto concerne gli incontri, si ha una varietà di caratterizzazioni che riflettono le diverse politiche condotte in tema di RSI. Si va così dalle assemblee di bilancio con i soci nel corso delle quali viene presentato anche il bilancio sociale, a strategie più complesse e organiche che prevedono l’organizzazione di una serie di incontri con i vari stakeholder allo scopo di coinvolgere ciascuno nella definizione delle politiche sociali e ambientali dell’impresa e di informarli adeguatamente sui contenuti della RSI e sulle azioni intraprese in merito. Rimarchevole lo sforzo compiuto da Coop Consumatori Nordest, che ha predisposto degli incontri formativi rivolti ai propri soci sul tema della responsabilità sociale d’impresa. A seconda dei casi si registra una varietà di azioni intraprese quali le convention periodiche con i dipendenti, incontri informativi con i fornitori, incontri multistakeholder e così via. 21 III. Valutazione interna Particolarmente sensibile si è dimostrata da questo punto di vista Nordiconad, che ha creato vari momenti di confronto con la comunità locale, pianificando una serie di incontri allo scopo di presentare il proprio bilancio sociale, ma anche organizzando eventi incentrati sulla responsabilità sociale e sui suoi contenuti alla presenza di varie associazioni. Cosi come nei casi precedentemente analizzati, anche fra i soci coinvolti alcuni hanno promosso iniziative in collaborazione con le scuole, in genere nella forma di percorsi pedagogici aventi per oggetto elementi caratteristici del proprio core business (dall’educazione alimentare, al controllo di filiera nella produzione del latte). Leggermente diverso, a questo proposito, l’approccio di Unipol verso il mondo della formazione, che per mezzo della Fondazione Cesar non solo ha promosso una serie di iniziative scolastiche rivolte a bambini e studenti di vari livelli, ma ha anche intessuto una serie di rapporti con il mondo accademico. La Fondazione Cesar si colloca all’interno di una prassi di lavoro volta far conoscere la RSI in maniera indipendente dalla conoscenza del bilancio sociale e di una serie di comportamenti tesi a mantenere e consolidare il solido rapporto instaurato con la comunità di riferimento. Per quanto concerne i rapporti con la comunità locale infatti, è necessario evidenziare che essi rappresentano un elemento centrale nell’ attiv ità dei soci coinvolti dal momento che, in quanto forme cooperative, esse sono il prodotto del tessuto sociale e produttivo del territorio, con il quale seguitano a permanere forti legami e che rappresenta ad oggi uno dei principali interlocutori di riferimento. In aggiunta alle peculiarità assunte da tale rapporto nei singoli casi, e sulle quali non è opportuno soffermarsi in questa sede, possiamo ricordare che esso si concretizza anche nelle numerose azioni di solidarietà sostenute o direttamente promosse. Un esempio può essere rappresentato dalla collaborazione con l’Onlus “Medici senza Frontiere” che Granarolo ha intrapreso ormai da tempo, caso particolarmente interessante da un punto di vista informativo. Infatti alcuni membri dell’azienda si sono recati in Angola per assistere in prima persona al lavoro dell’associazione, realizzando un video autoprodotto per documentare l’attività svolta, che viene oggi distribuito a tutti coloro che si recano in sede. In questo modo si è colta l’occasione di trasformare un’esperienza personale in un’esperienza collettiva, amplificandone l’effetto informativo. Allo stesso tempo è stato organizzato un incontro fra i dipendenti e i medici dell’associazione, dando così conto delle iniziative intraprese in ambito sociale e del corretto utilizzo dei fondi destinati a tale scopo. Un video è poi stato realizzato anche in occasione di un altro momento di incontro con la comunità quale la terza edizione del “Premio dell’alta qualità”. Rimanendo sempre nell’ambito di una comunicazione rivolta ad un pubblico esteso, è interessante l’esperienza portata da Granarolo, che ha pubblicizzato la propria condotta etica anche per mezzo di articoli su giornali e quotidiani a tiratura nazionale in occasione del raggiungimento di determinati obiettivi (certificazione processo di filiera, certificazione SA8000). E’ questo il modo per raggiungere un pubblico vasto e variegato, dunque per la maggior parte non ancora sensibilizzato verso tali temi, e aggirare il rischio di comunicare sempre a soggetti già a conoscenza dei principi della RSI, con i quali è relativamente semplice instaurare un contatto dal momento che essi stessi ricercano informazioni in proposito. 22 III. Valutazione interna Inoltre, per mezzo di tali annunci si crea l’occasione per superare il singolo momento di visibilità acquisita poiché essi rappresentano un veicolo per entrare nelle banche dati alle quali di norma si accede nel tentativo di ricercare casi di aziende che hanno adottato comportamenti eticamente corretti e si sono sottoposte a varie forme di valutazione. A loro volta, le banche dati costituiscono così un mezzo per instaurare nuovi rapporti in un secondo momento. Da ultimo, le aziende di distribuzione e produzione si avvalgono anche delle etichette apposte sui prodotti in vendita per comunicare determinati aspetti del proprio comportamento responsabile, disegnando loghi appositi e introducendo informazioni aggiuntive. E’ questo, in particolare, il caso di Nordiconad nell’ambito del Percorso di Qualità ma anche di Coop Consumatori Nordest, che focalizza l’attenzione del consumatore conducendo una campagna pubblicitaria mirata, sulle caratteristiche dei prodotti a marchio Coop. Se volessimo riassumere brevemente le caratteristiche della comunicazione per ciascuno stakeholder, potremmo dire che notevole attenzione è in generale posta alla comunicazione verso soci, clienti/consumatori e dipendenti, ai quali è indirizzata una vasta gamma di oggetti comunicativi; più mirata invece la comunicazione alle istituzioni pubbliche , che si avvale di alcuni mezzi prioritari (bilancio sociale, folder, relazioni di bilancio) e di contatti personali e diretti. Infine, il rapporto con i fornitori appare invece più variegato e talvolta limitato, in alcuni casi rischiando di concretizzarsi in una semplice informaz ione. 23 IV. La comunicazione della RSI: da informazione a coinvolgimento IV. LA COMUNICAZIONE COINVOLGIMENTO DELLA RSI: DA INFORMAZIONE A IV. 1 L’obiettivo L’obiettivo che Impronta Etica ed i suoi soci si sono posti è quello di definire per le aziende una strategia comunicativa caratterizzata dalla volontà di rendere partecipi i propri stakeholder, attraverso un percorso che consenta loro di uscire dal ruolo di meri destinatari dell’informazione e di diventare attori consapevoli ed attivi. Parlando di stakeholder, è bene definire innanzitutto chi sono gli interlocutori ai quali ci si intende rivolgere. L’obiettivo infatti è quello di raggiungere non solo gli stakeholder più direttamente coinvolti (si pensi ai dipendenti, ai soci, ai fornitori), ma anche il grande pubblico, al fine di contribuire alla costruzione di una consapevolezza comune, con la volontà di stimolare l’interesse degli interlocutori aprendo spazi per nuovi interrogativi da un lato, e di formarli fornendo un’informazione adeguata dall’altro. E’ necessario quindi porsi nell’ottica di chi ha ancora scarse conoscenze in proposito o non ne ha affatto, ed interrogarsi su come sollecitare la curiosità dei diversi interlocutori. A tal fine si ritiene opportuno combinare elementi emozionali, ovvero fornire suggestioni tese ad attrarre l’attenzione, con un’informazione razionale e ragionata, bilanciandoli nella maniera più opportuna in modo da risultare accattivanti pur trasmettendo i contenuti desiderati. Occorre poi essere in grado di rendere accessibili a ciascuno le informazioni delle quali necessita, così da non rischiare di fornirne in eccesso né in difetto, ed evitare di generare confusione o insoddisfazione nell’interlocutore. Per l’azienda ciò significa diversificare l’informazione variandone l’approfondimento a seconda del lettore, assunto che rimane valido per ciascuno degli strumenti che abbiamo analizzato: dal sito web, al bilancio sociale, al “Manifesto per la responsabilità sociale” elaborato da Impronta Etica, e agli altri ancora. Da ultimo, soffermandoci sui contenuti da comunicare, nell’intento di creare un dialogo fra le aziende e i propri stakeholder, è opportuno impostare una comunicazione basata non solo sulla diffusione dei risultati conseguiti (difficilmente verificabili per chi legge e sui quali non ha possibilità alcuna di incidere direttamente), ma incentrata piuttosto sugli impegni presi, sui quali si ha invece modo di confrontarsi, instaurando un proficuo dialogo a più voci. Diviene così importante, ad esempio, non tanto diffondere i contenuti del proprio bilancio sociale quanto il bilancio stesso, quale strumento attraverso il quale l’impresa assume degli impegni, si mette in discussione e apre un dialogo. Definiti dunque gli obiettivi che si intende raggiungere, sulla base dell’analisi svolta sono stati individuati i punti di debolezza che contraddistinguono la strategia comunicativa delle imprese associate, e sono state indicate alcune possibili soluzioni. 24 IV. La comunicazione della RSI: da informazione a coinvolgimento IV. 2 Punti di debolezza A conclusione dell’analisi svolta possiamo affermare che la maggioranza dei casi presi in esame manca di un’organica strategia comunicativa in tema di responsabilità sociale, nonostante vengano attuati molti dei suoi principi. La comunicazione della propria sensibilità nei riguardi delle questione etiche rimane perciò spesso limitata ad eventi e strumenti episodici, mancando di una regia che integri fra loro i vari interventi comunicativi. Ne è un esempio il bilancio sociale, la cui pubblicizzazione si limita alla sua diffusione e all’informazione relativa alla sua redazione, senza dunque divenire il fulcro di una comunicazione più completa. Come abbiamo visto infatti, esso in genere non è posto al centro di un’apposita sezione del sito web aziendale e utilizzato come spunto per trasmettere la propria visione etica, ma è rintracciabile per mezzo di un link isolato che ha il solo scopo di consultare il documento, rimanendo così esclusivamente uno strumento di informazione passiva per gli interessati. Emerge così un secondo problema: quello della rintracciabilità sul sito web di strumenti quali bilancio sociale e codice etico. Alla scarsa rintracciabilità si uniscono poi spesso difficoltà legate alla leggibilità degli stessi, dal momento che risulta spesso difficoltoso scaricare i documenti ai fini della consultazione. Inoltre, per il lettore può risultare onerosa la lettura del testo completo, in mancanza di versioni ridotte o navigabili. Vi è poi un ulteriore questione che accomuna le imprese socie di Impronta Etica coinvolte nello studio: la volontà di raggiungere e sensibilizzare un pubblico più vasto, e la difficoltà nel mettere in atto tale proposito, dal momento che gli strumenti scelti e il modo con il quale sono stati fin ad ora adottati, hanno consentito loro di comunicare solo con soggetti già parzialmente informati ed interessati alla questione. Pare abbastanza evidente che la maggior parte degli strumenti adottati dalle imprese in ambito europeo (sito web, bilancio sociale, documenti istituzionali,ecc..) sia già in uso anche nella maggior parte delle aziende socie prese in esame, ma che non ne siano sfruttate a pieno le potenzialità, nell’ottica di un utilizzo sinergico dei mezzi a disposizione. IV. 3 Linee guida e suggerimenti per una comunicazione più efficace Si è detto: potenziamento degli strumenti in uso e definizione di una strategia comunicativa ad hoc. Queste le principali linee lungo le quali muoversi per valorizzare le best practice di ciascuno e ricavarne la dovuta visibilità. Ripercorrendo le tappe della nostra analisi, partiamo ancora una volta dal sito web, spesso poco valorizzato ed utilizzato in maniera inappropriata. Numerose sono le possibili azioni da intraprendere in questo senso, nel segno dell’ interstestualità e della rintracciabilità di informazioni e documenti. Alcuni spunti di miglioramento possono riguardare: - la costruzione di una sezione interamente dedicata alla RSI, caratterizzandola e semplificandone la navigazione in vari modi, a seconda delle necessità di ciascuno. 25 IV. La comunicazione della RSI: da informazione a coinvolgimento Ad esempio, una prima soluzione potrebbe essere rappresentata dalla diversificazione delle informaz ioni per ogni stakeholder con l’ausilio di appositi rimandi; - la facilitazione della consultazione del sito in modo da rendere accessibili le medesime informazioni anche seguendo percorsi di navigazione differenti: in questo modo, il visitatore avrà modo di crearsi una visione complessiva dell’azienda e dei comportamenti da essa adottati, a partire da un qualsiasi aspetto che ha motivato il suo interesse (rintracciabilità per chiave); - l’istituzione di un servizio di mailing per rispondere a domande e segnalazioni dei clienti; - la realizzazione di una pagina che riporti le cosiddette FAQ (ovvero le risposte alle domande più frequenti). Ciò consentirebbe da un lato, di filtrare parte delle domande che possono ricevere quelle aziende che hanno scelto di attivare il servizio di mailing, dall’altro invece di stimolare ulteriori curiosità strutturando a tale scopo le risposte, nell’intento più volte dichiarato di sensibilizzare e formare il lettore; - infine, è importante rafforzare maggiormente il legame con Impronta Etica anche per mezzo del sito web, menzionando l’appartenenza dell’impresa all’Associazione, e cogliendo così l’occasione per illustrarne l’attività. Il sito web dovrebbe così passare da semplice mezzo di apprendimento passivo, una vetrina da esposizione per l’azienda, a strumento di comunicazione interattiva fra l’impresa e i suoi stakeholder. In secondo luogo è necessario soffermarsi sul bilancio sociale che, dalla nostra analisi, è risultato essere il mezzo privilegiato dai soci per comunicare la propria responsabilità sociale. Sono ricorrenti anche in questo caso i temi della rintracciabilità e della leggibilità del documento, in risposta ai quali si possono mettere in pratica alcuni accorgimenti: - per quanto riguarda la diffusione del bilancio tramite il sito web, occorre rendere il documento più accessibile ai fini della consultazione, assicurandosi che sia agevole da trovare e scaricare, ma anche predisponendo una versione navigabile dello stesso, eventualmente diversificata per stakeho lder. Ci si potrebbe inoltre dotare di un sistema in grado di aggiornare in tempo reale parte dei dati contenuti nel bilancio; - realizzare una versione sintetica (abstract) del bilancio, allo scopo di raggiungere in maniera più diretta il lettore e rendere meno onerosa la lettura; - inserire all’interno del bilancio una copia del “Manifesto per la responsabilità sociale d’impresa” elaborato da Impronta Etica, con il duplice scopo di accrescere il potenziale comunicativo dei singoli strumenti per mezzo della loro unione, e aggiungere un ulteriore elemento che possa ricondurre l’impresa all’Associazione della quale è parte; - realizzare dei manifesti riassuntivi da affiggere nei luoghi di lavoro, che contengano la sintesi di quei dati di bilancio che si riferiscono direttamente a chi frequenta quei luoghi (ad es. per gli stabilimenti si possono realizzare manifesti che riportano gli indici relativi ai dipendenti). In alternativa, se si ritiene di non disporre di informazioni sufficientemente comprensibili e valutabili da parte dei destinatari, si può propendere per un approccio più immediato, caricando i manifesti di contenuti emozionali allo scopo di incuriosire e stimolare la ricerca di nuove informazioni piuttosto che formare. 26 IV. La comunicazione della RSI: da informazione a coinvolgimento Passiamo quindi agli incontri. Essi possono essere distinti fra quelli ad hoc e quelli nel corso dei quali si trattano invece questioni differenti dalla RSI, ma che possono ugualmente essere sfruttati quali momenti di comunicazione, seppure in maniera meno incisiva. Per quanto riguarda i primi occorre notare che sebbene con essi si sia in grado di fornire un’informazione più ampia e completa, si rischia d’altro canto di coinvolgere sempre la medesima platea, una platea ovviamente già in parte sensibilizzata e informata in merito. E’ opportuno quindi porre maggiore attenzione nei riguardi del secondo tipo di incontri, ma rimane aperta la questione di come realizzare effettivamente tale comunicazione, in modo che sia più attrattiva ed efficace. Un appunto è necessario anche in riferimento ai documenti istituzionali, quali ad esempio la carta intestata, consolidando la prassi di far comparire i riferimenti alle proprie certificazioni e altri loghi che siano simbolo di credibilità etico/sociale. Per quanto concerne l’utilizzo delle pubblicazioni indirizzate all’ interno e all’esterno dell’azienda, è opportuno sviluppare ulteriormente i contenuti dedicati alla responsabilità sociale, ponendo particolare attenzione alla valorizzazione delle azioni intraprese, ed eventualmente realizzare alcuni numeri di approfondimento su temi specifici, diversificati per stakeholder di riferimento. Da ultimo, sarebbe opportuno sfruttare maggiormente la propria appartenenza ad Impronta Etica. Strumento primo per raggiungere tale scopo è sicuramente il “Manifesto per la responsabilità sociale d’impresa” elaborato da Impronta Etica, del quale occorre potenziare la diffusione, semplificandone la leggibilità per guadagnare in visibilità. Allo scopo di raggiungere anche il grande pubblico, e non più solo gli “addetti ai lavori”, è stata realizzata una versione sintetica e più accattivante del Manifesto, destinata ad essere affissa dalle aziende socie nei propri spazi (uffici, stabilimenti, punti vendita, pensiline, …). Al suo interno sono riassunti i concetti chiave espressi nella versione originale, e sono indicati i dati di riferimento dell’impresa socia, in modo da rafforzare il legame fra essa e l’Associazione e la rete costituita dagli associati, dal momento che in questo modo divengono tutti facilmente riconducibili ad Impronta Etica. 27 Allegato ALLEGATO Di seguito è riportato l’elenco delle imprese oggetto di analisi, con riferimento al core business e ai documenti consultati. Impresa Attività Fonti Allianz Group Una delle maggiori compagnie di prodotti assicurativi e finanziari al mondo Autogrill Primo operatore al mondo nei servizi di ristoro per chi viaggia Avenance Avenance (prima Ristochef) con una esperienza consolidata nella ristorazione appaltata in Europa, che raggruppa le attività di ristorazione collettiva e di ristorazine in concessione Una fra le maggiori imprese di costruzioni inglesi Sito: www.allianz.com Dichiarazione di conformità al Codice Tedesco di Corporate Governance Linee guida: Allianz Principles for Sustainable Corporate Performance - Concrete Sustainability Objectives for Allianz - Enviromnental Guidelines - Management Guidleines House organ “Corporate Responsibility Magazine” Sito: www.autogrill.com Relazione sulla Corporate Governance 2004 Codice Etico Sito: www.ristochef.it www.avenance.co.uk Balfour Beatty Construction Carrefour CIR food Impresa leader in Europa nel settore distributivo e secondo negli USA. Ha sede a Parigi e si avvale di hypermarket, supermarket e hard discount Cooperativa Italiana di Ristorazione con sede a Reggio Emilia Sito: www.balfourbeattyconstruction.co.uk Safety, Environment and Social report 2002 Linee guida: - Timber Procurement Policy - Alcohol and Drugs Policy - Continuous Improvement Policy - Environmental Policy - Equal Opportunities Policy - Fraud Prevention Policy - Health and Safety Policy - Information Tecnology Policy - Quality Policy - Risk Management Policy - Training and Development Policy - Whistle-Blowing Policy Sito: www.carrefour.com Bilancio di sostenibilità 2003 Sito: www.cir-food.it 28 Allegato CIS – Cooperative Insurance Coopsette S.c.ar.l. Danone Debenhams Geest plc Unica cooperativa assicurativa del Regno Unito Cooperativa con sede nelle vicinanza di Reggio Emilia, opera sia per la realizzazione di grandi progetti che nella costruzione di infrastrutture, nella produzione di strutture prefabbricate, di infissi, nell’armamento ferroviario, nell’arredamento per uffici Fra le imprese leader nel settore alimentare per volume di vendite Azienda inglese che opera sia nel settore distributivo con i propri grandi magazzini, sia in quello ristorativo Una fra le maggiori aziende alimentari inglesi, specializzata nella produzione di piatti pronti Gus plc Gruppo inglese che opera nel settore distributivo mediante l’impresa Argos. Impregilo S.p.A. Società italiana la cui attività si incentra su: grandi opere, edilizia, sistemi per l’ambiente, concessioni, immobiliare e servizi Catena di ristorazione nota in tutto il mondo McDonald’s Nestlè Fra le imprese leader settore alimentare nel Ras Uno fra i gruppi italiani leader nel settore assicurativo e finanziario Sito: www.cis.co.uk Social Accountability Report 2002 Sito: www.coopsette.it Bilancio sociale 2002 Sito: www.danonegroup.com Bilancio sociale e ambientale 2002 Sito: www.debenhams.com Corporate Responsibility Report 2003 Sito: www.geest.co.uk Annual Report and Account 2003 Linee guida: - Codes of business conduct policy - Food Safety policy - Health and Safety policy - Environmental policy - Responsible Sourcing policy - Geest Consumers policy - Employee Welfare and Human Rights Policy Sito: www.gusplc.com www.argos.co.uk Corporate Responsibility Index 2003 Environment Index 2003 CSR Report 2003 Environmental Report 2000 Sito: www.impregilo.it Rapporto Ambientale Impregilo 2002 Codice Etico House organ “IGL Magazine” Sito: www.mcdonalds.com 2002 Social Responsibility Report Standards of Business Conduct for Employees Sito: www.nestle.com Principi aziendali Corporate Governance Report Sito: www.ras.it Codice di corporate governance Relazione annuale 2003 sulla corporate governance 29 Allegato Royal Ahold Azienda danese, membro del CSR Europe, opera sia nel settore della ristorazione (ristoranti, università, ospedali, …) che nella distribuzione del settore alimentare Unieco Cooperativa di Produzione e Lavoro, impresa generale di costruzioni radicata sul territorio reggiano Sito: www.ahold.com Annual Report 2002 Business Principles and Common Values: - Mission, vision e common values - Code of Professional Conduct - Policy guidelines - Code of Professional Conduct and Ethics - CSR Report 2002 Sito: www.unieco.it Bilancio sociale 2002 House organ “Pianeta” Note bibliografiche aggiuntive http://www.coopansaloni.it http://www.camst.it http://www.granarolo.it http://www.unipolonline.it Si ringraziano i soci di Impronta Etica che hanno partecipato al gruppo di lavoro per la realizzazione del documento: Giancarlo Caravita (Coop Ansaloni), Gianluigi Covili (Nordiconad), Franco Malagrinò (Unipol), Andrea Mantero (Coop Consumatori Nordest), Antonella Pasquariello (Camst), Omer Pignatti (Homina), Sebastiano Renna (Granarolo), Giancarlo Strocchia (Homina). 30