5.2 Quadro conoscitivo della situazione dell’ittiofauna del sito
5.2.1
Indagine conoscitiva
Il Sito “Lecceta di Casoli e Bosco di Colleforeste” per le sue caratteristiche ecologiche viene attribuito alla
regione biogeografica mediterranea anche se ricade per il 79% nella regione continentale all'interno dei 7 Km
di buffer. Il sito, con alto valore paesaggistico, si presenta prevalentemente forestale, ed ha una grande
presenza di boschi a Carpinus orientalis e Ostrya carpinifolia. Sono presenti di gole fluviali.
Per la stesura della carta ittica della provincia di Chieti il fiume Aventino era stato controllato in tre stazioni
che ricadono all’interno del sito di interesse; la prima stazione era stata posizionata subito a valle della diga
di Casoli ed era stata segnalata la presenza delle seguenti specie ittiche: cavedano (Leuciscus cephalus),
rovella (Rutilus rubilio), anguilla (Anguilla anguilla), alborella (Alburnus a. alborella) e scardola (Scardinius
erythrophthlamus).
Una seconda stazione era stata posizionata nei pressi di Casoli, poco a valle della precedente; in questa erano
state rinvenute: il cavedano, l’anguilla ed il barbo comune (Barbus plebejus).
Una terza stazione era stata infine indagata in un tratto poco a monte della confluenza con il fiume Sangro a
Serranella; qui erano stati segnalati presenti solo il cavedano ed il barbo comune.
Per una migliore conoscenza dell’attuale situazione ittiofaunistica del fiume Aventino nell’area, al fine della
predisposizione del Piano di Gestione del SIC, è stata effettuata una specifica indagine per aggiornare lo
stato delle conoscenze e poter così fornire le indicazioni e le prescrizioni utili per garantire la corretta
conservazione della locale comunità ittica.
5.2.2
Materiali e metodi
Sono stati effettuati due campionamenti lungo il fiume Aventino, il più a monte nei pressi della diga del lago
di Casoli e il secondo più a valle, all’altezza della zona industriale di Casoli; i campionamenti sono stati
effettuati nel mese di luglio 2013.
Le catture della fauna ittica sono state effettuate tramite elettropesca, utilizzando uno specifico
elettrostorditore (150-380 V; 0.5-7 A).
Per la stima della densità e della biomassa ittica è stato utilizzato il metodo dei passaggi ripetuti (removal
method) che consiste nell'effettuare vari sforzi di cattura in modo standardizzato sullo stesso tratto di corso
d'acqua.
Le metodologie per le analisi matematiche e statistiche applicate ai dati dei campionamenti si rifaranno a
Moran & Zippin (in Bagenal, 1978).
Tutti gli animali catturati sono stati fotografati, classificati, misurati (Lf mm) e pesati (g).
113
5.2.3
Risultati
Di seguito sono riportati i risultati delle indagini effettuate nelle due stazioni campionate nel luglio del 2013
lungo il fiume Aventino nel SIC “Lecceta di Casoli e Bosco di Colleforeste”.
Stazione nei pressi delle diga di Casoli
In questo tratto l’alveo bagnato del fiume Aventino ha una larghezza media di 4 m; la tipologia dominante è
quella del run poco profondo (ca. 30 cm) e velocità di corrente medio-lenta.
Il substrato è dominato dai depositi di sabbia e limo: è infatti evidente una condizione di elevata
sedimentazione di materiale proveniente dal soprastante bacino e che altera le naturali caratteristiche
dell’alveo del fiume; dove l’acqua scorre più veloce si possono osservare limitate presenze di massi, sassi,
ciottoli e ghiaia fine.
Nella tabella 1 segue sono riportati i valori dei parametri popolazionali delle specie ittiche rinvenute,
cavedano e rovella.
114
Tab. 1 – densità e biomassa delle specie ittiche catturate
N°
Densità
Specie
individui
ind/m2
Biomassa
gr/m2
Cavedano
8
0.04375
1.43828
Rovella
7
0.03828
0.18594
Totale
15
0.08203
1.62422
I valori di densità e biomassa stimati sono decisamente ridotti, nettamente inferiori alle attese per simili
tipologie ambientali e presumibilmente da collegare all’evidente stato di alterazione dell’alveo del fiume.
Nei grafici che seguono (Fig 1 e Fig. 2) sono riportate le distribuzioni di frequenza delle lunghezze degli
esemplari catturati.
Fig. 1 – distribuzione di frequenza delle lunghezze del cavedano
115
Fig. 2 – distribuzione di frequenza delle lunghezze della rovella
Come si può facilmente osservare, entrambe le specie ciprinicole sono presenti con delle popolazioni
mal strutturate, a sottolineare la particolare condizione ambientale del fiume al momento del
campionamento.
Stazione nei pressi della zona industriale di Casoli
In questo tratto l’alveo bagnato del fiume Aventino ha una larghezza media di 3 m, ben inferiore al suo alveo
di morbida; la tipologia dominante è quella mista riffle-run di media profondità (ca. 40 cm) e velocità di
corrente lenta, con presenza di una grossa buca (prof max 1,30 cm).
116
Anche se ancor presenti, in questo tratto si riduce fortemente la presenza dei depositi di limo-sabbia, che
interessano circa il 25% dell’alveo bagnato; più importanza assumono le ghiaie che interessano circa il 60%
del fondo e i massi (15%).
Nella tabella 2 sono riportati i valori dei parametri popolazionali delle specie ittiche rinvenute, cavedano,
rovella e trota fario.
Tab. 2 – densità e biomassa delle specie ittiche catturate
N°
individui
Densità
ind/m2
Biomassa
gr/m2
Cavedano
9
0.0500
3.7722
Rovella
1
0.0056
0.0278
Trota fario
18
0.1000
6.7111
Totale
28
0.1556
10.5111
Specie
I valori di densità e biomassa stimati sono decisamente migliorati rispetto alla stazione precedente,
concomitantemente al miglioramento delle condizioni morfologiche del corso d’acqua.
Si tratta di valori che rientrano nella variabilità di queste tipologie ambientali, anche se comunque son da
ritenere inferiori alle attese.
Nei grafici che seguono (Figg 3, 4 e 5) sono riportate le distribuzioni di frequenza delle lunghezze degli
esemplari catturati.
La popolazione del cavedano è scarsamente strutturata, malgrado siano presenti esemplari appartenenti a
varie classi d’età; infatti è ben evidente lo squilibrio tra le coorti oltre all’assenza di intere classi d’età.
In condizione peggiore la popolazione di rovella, presente con un singolo esemplare, per cui non è possibile
trarre conclusione sul reale stato della popolazione.
La situazione migliore appare essere quella della trota fario, presente con vari esemplari giovanili e anche
con sub-adulti e adulti; purtroppo si tratta di materiale proveniente dalle immissioni effettuate a sostegno
della pesca sportiva, e quindi di scarso valore naturalistico.
117
Fig. 3 – distribuzione di frequenza delle lunghezze del cavedano
Fig. 4 – distribuzione di frequenza delle lunghezze della rovella
118
Fig. 5 – distribuzione di frequenza delle lunghezze della trota fario
5.2.4
Conclusioni
Il fiume Aventino nel tratto compreso tra il lago di Casoli ed il bacino della Serranella, all’interno del Sito di
interesse, attualmente presenta una comunità ittica alquanto semplificata, costituita da sole tre specie: la trota
fario, il cavedano e la rovella.
La situazione si è quindi piuttosto modificata rispetto al passato (Carta Ittica provinciale, 1997) in cui la trota
non era segnalata ma al contrario erano risultate presenti altre quattro specie, scardola, anguilla, alborella e
barbo comune.
In passato scardola e alborella erano state segnalate solo nella stazione più a monte, nei pressi del lago di
Casoli, a significare che presumibilmente si poteva trattare di esemplari fuoriusciti dal soprastante lago ma
che non erano stati in grado di costituire una popolazione stabile nell’ambiente torrentizio dell’Aventino.
La presenza dell’anguilla in questo tratto del fiume è legata esclusivamente alle immissioni, infatti lo
sbarramento di Serranella ne impedisce la risalita dal fiume Sangro più a valle, dove la specie è presente; la
sua attuale assenza è quindi spiegabile con la sospensione delle immissioni.
Infine trattiamo l’argomento del barbo comune, la cui presenza era segnalata nel tratto medio-inferiore
dell’Aventino all’interno del SIC; i campionamenti condotti durante l’estate hanno verificato che nel bacino
idrografico dell’alto Sangro è presente solo il barbo tiberino (Barbus tyberinus), quindi è assai probabile che
nel 1997 fosse stata indicata erroneamente la presenza del barbo comune, mentre si trattava evidentemente
del barbo tiberino, specie che d’altra parte è stata rivalutata solo abbastanza recentemente (Bianco 2003a,b;
Rossi 2013). La sua assenza nei recenti controlli, effettuati con le stesse metodiche della Carta Ittica, è
119
presumibilmente da ricercare nella gestione che viene fatta dell’invaso di Casoli: infatti nel tratto indagato
subito a valle della diga, l’alveo del fiume Aventino è risultato completamente ricoperto di limo (strati
profondi in alcuni punti anche 50-70 cm), materiale evidentemente derivante da azioni di sfangamento
effettuati nell’invaso soprastante. Il limo ricopriva almeno il 70% dell’alveo dell’Aventino nei pressi della
diga e ancora buone porzioni di alveo anche nella stazione all’altezza della zona industriale di Casoli,
qualche chilometro più a valle.
Il barbo è specie con abitudini bentoniche e particolarmente sensibile alle concentrazioni di solidi sospesi
nelle acque; la sua assenza nei campionamenti ittici più recenti forse non indica la sua totale scomparsa da
questo tratto del fiume, ma ne certifica certamente una situazione di forte disagio.
Cavedano e rovella sono le uniche due specie presenti nei controlli effettuati durante l’esecuzione della carta
ittica che in quelli della scorsa estate, e ad esse si è ora aggiunta la trota fario; questa specie è presente con
una buona popolazione ma certamente “artificiale”, cioè legata alle immissioni.
In conclusione il tratto di fiume Aventino di interesse è un corso d’acqua con le caratteristiche adatte ai
ciprinidi reofili (cavedano, rovella, barbo), secondariamente utilizzato a scopo salmonicolo. Sono presenti
delle evidenti criticità ambientali legate alla gestione del soprastante invaso di Casoli, alla presenza più a
valle dello sbarramento della Serranella e alla attuale gestione ittiofaunistica del sito.
5.2.5
Status conservazionistico delle specie significative e status legale
Si riportano le specie ittiche individuate nel sito con le informazioni relative allo stato di conservazione; le
specie marcate in grassetto si riferiscono alla fauna che prevede la tutela a livello comunitario secondo la
Direttiva Habitat (92/43/CEE).
Nella scheda del sito Rete Natura 2000 del SIC IT 140118 l’unica specie ittica riportata nel formulario
standard è il barbo comune; non sono invece citati la rovella ed il barbo tiberino, certamente presenti
nell’area; anche se non di interesse comunitario, nel sito sono presenti il cavedano e la trota fario, oltre alle
segnalate alborella e scardola, presumibilmente da considerare presenze casuali nel 1996 e attualmente non
più rinvenute.
Famiglia
Nome latino
Nome italiano
Barbus plebejus
Barbo comune
BE
RN
A
Ap
.2
BE
RN
A
Ap
.3
CI
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HA
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CH
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Ciprinidi
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x
x
LR/n
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x
120
Famiglia
Salmonidi
HA
BE BE CI
BI
RN RN TE
TA
A A S
T
Ap Ap All
Ap
.2 .3 . B
.2
Nome latino
Nome italiano
Barbus tyberinus*
Barbo tiberino
x
Alburnus a. alborella
Alborella
x
Leuciscus cephalus
Cavedano
x
Rutilus rubilio
Rovella
x
Scardinius
erythrophthalmus
Scardola
x
Salmo (trutta) trutta
Trota fario
HA
BI
TA
T
Ap
.4
HA
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Ap
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BA
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*Il barbo tiberino viene assimilato al barbo comune
Barbo comune (Barbus plebejus) e Barbo tiberino (Barbus tyberinus)
Questi ciprinidi hanno dimensioni medio-grandi e corpo affusolato con bocca infera dotata di 2 paia di
barbigli; il barbo comune può raggiungere dimensioni maggiori del con generico.
Vivono entrambi nei corsi d'acqua di pianura e pedemontani caratterizzati da acque ossigenate con corrente
medio-veloce e fondo ghiaioso-sabbioso, dove frequentano le zone a maggior profondità. La dieta è
carnivora e si nutrono di invertebrati bentonici che ricercano attivamente sul fondo del corso d'acqua.
La maturità sessuale è raggiunta a 2-3 anni dai maschi e a 3-4 anni dalle femmine, quando hanno raggiunto i
20-30 cm di lunghezza. Si riproducono tra aprile e giugno, quando a gruppi risalgono lungo i fiumi alla
ricerca di zone idonee alla riproduzione.
Per alcuni mesi i piccoli si muovono in banchi misti con altri ciprinidi reofili e non sono legati al substrato
per l'alimentazione; in seguito acquisiranno abitudini più bentoniche.
Le due specie sono di difficile classificazione a livello morfologico, soprattutto gli individui giovanili, ma
recenti indagini genetiche confermano l’esistenza delle due specie, evolutesi in areali diversi (Rossi et alii,
2013).
Nello specifico Bianco (1995) “A revision of Italian Barbus species (Cypriniformes: Cyprinidae), pubblicato
sulla rivista tedesca “Ictyological Exploration of Freshwaters”, aveva condotto una revisione della
classificazione dei barbi italiani, proponendo di distinguere tre specie autoctone: barbo comune (Barbus
plebejus) e barbo canino (Barbus caninus) per il distretto padano-veneto e barbo tiberino (Barbu tyberinus)
per il distretto tosco-laziale, a cui appartiene l’area appenninica del centro-sud Italia. Il barbo comune,
quindi, sarebbe stato transfaunato in vari bacini idrografici del centro Italia, dove sarebbe entrato in
competizione con la specie originale, il barbo tiberino, con la quale è possibile l’ibridazione.
121
Le differenze che secondo Bianco (1995 e 2003) giustificano la separazione tra i due barbi presenti
consistono nella presenza di squame di maggiori dimensioni, in una livrea leggermente diversa e nella
colorazione più scura del peritoneo che caratterizza Barbus tyberinus, unica specie endemica del distretto
ittiogeografico tosco-laziale ma di fatto ampliabile a tutta l’Italia meridionale (in particolare per i corsi
d’acqua che sfociano in Adriatico, quelli a valle del fiume Vomano).
In un recente lavoro “Analisi della distribuzione delle specie del genere Barbus Cuvier, 1817 nei bacini
idrografici della Regione Abruzzo” (Rossi et alii, 2013), viene confermato il fatto che il barbo comune sia
endemico della regione Padana, in cui è presente in tutti i bacini maggiori a partire da quello del Krka in
Croazia fino almeno a quello del Tronto. Il naturale limite meridionale della distribuzione nel versante
adriatico italiano può quindi essere stato alterato da eventuali introduzioni e traslocazioni, con la conferma
che sicuramente il barbo comune è stato introdotto in numerosi corsi tirrenici dell’Italia centrale.
Il barbo tiberino ha una distribuzione esterna alla regione Padana: fra i bacini del fiume Magra e del Sele sul
versante tirrenico e almeno fra i bacini del Piomba e Ofanto sul versante adriatico. Nello specifico in tale
lavoro è stato effettuato un approfondito studio sulle distribuzioni geografiche del barbo comune e del barbo
tiberino, indicando che la distribuzione di Barbus plebejus è ristretta ai bacini a nord di quello del Vomano
compreso (Tronto, Salinello, Tordino, Vomano) mentre più a sud, bacini del Piomba e del Liri, è presente
esclusivamente Barbus tyberinus.
A questo proposito va segnalato che al momento della stesura delle liste delle specie inserite nei vari allegati
della direttiva Habitat, la comunità scientifica non aveva ancora riconosciuto la distinzione tra barbo comune
e barbo tiberino; quindi in area abruzzese si creerebbe il paradosso che la prima specie, alloctona per la
regione Abruzzo, sarebbe protetta, mentre la seconda, quella realmente autoctona, potrebbe essere prelevata
e/o comunque non soggetta alle prescrizioni connesse al fatto di essere inserita nell’allegato II della direttiva,
al pari della specie congenerica.
Vi sarebbe inoltre una sostanziale impossibilità di rendere operativo il divieto di pesca di una sola delle due
specie, vista la forte similarità esistente che creerebbe non poche difficoltà applicative.
Purtroppo, vista soprattutto l’incapacità delle normative di modificarsi con la velocità dell’indagine
scientifica e certi di interpretare correttamente la volontà con cui la CEE ha promulgato la direttiva Habitat ai
fini di conservare e salvaguardare il patrimonio faunistico del territorio europeo, allo stato attuale si ritiene
importante non generare ulteriore confusione ed estendere tutte le forme di tutela previste per il barbo
comune anche al barbo tiberino.
Da questo punto di vista, quindi, deve essere chiaro che benché molte delle norme di tutela meno recenti,
prima fra tutte la lista delle specie protette riportate in allegato II della direttiva comunitaria Habitat
92/43/CEE, non distinguano fra barbo comune e barbo tiberino, di fatto esse siano riferibili ad entrambe le
forme di Barbus endemiche italiane.
122
Rovella (Rutilus rubilio)
La rovella è un ciprinide onnivoro, anche se nella sua dieta la componente vegetale ha un ruolo
dominante. Si alimenta di alghe epilitiche e di piccoli molluschi, crostacei, larve e adulti di insetti. La rovella
vive sia in acque stagnanti che correnti, preferendo i tratti a velocità moderata con rive sabbiose o pietrose e
ricche di vegetazione. La specie ha comportamento gregario, vive in gruppi che possono formare anche
banchi numerosi.
La maturità sessuale viene raggiunta in entrambi i sessi a circa un anno di età. La frega si svolge da
aprile a giugno, quando la temperatura dell’acqua è compresa tra i 16 ed i 17 °C. La riproduzione è effettuata
da gruppetti formati da 2-5 maschi e una sola femmina. La deposizione avviene in acque poco profonde, con
fondali ghiaiosi ricchi d’idrofite.
123
5.2.6 Valutazione delle esigenze ecologiche di habitat e specie
5.2.6.1 Fenomeni e attività che influenzano lo stato di protezione del sito e della specie
Pesca, caccia e raccolta
Le azioni e le attività legate alla pesca riguardano il prelievo diretto della fauna ittica, ma anche le attività
gestionali (passate e presenti) come immissioni, ripopolamenti e le attività umane esercitate singolarmente
(rilasci, transfaunazioni).
Fattore di pressione: pesca di frodo.
Componenti ambientali coinvolte (Habitat/habitat di specie/specie): barbo tiberino, rovella.
Minaccia: diminuzione di densità.
Area interessata: Tutto il torrente fino alla sua immissione nel lago di Serranella.
Intensità del fenomeno: fenomeno localmente conosciuto ma di difficile valutazione.
Fattore di pressione: alterazione delle caratteristiche genetiche della popolazione di barbo tiberino.
Componenti ambientali coinvolte (Habitat/habitat di specie/specie): barbo tiberino.
Minaccia: compromissione della sopravvivenza della specie ittica a causa di fenomeni di introgressione
genetica.
Area interessata: Tutto il torrente.
Intensità del fenomeno: in area abruzzese il fenomeno è legato all’introduzione del barbo comune (Barbus
plebejus), specie con cui il barbo tiberino può ibridarsi. L’introgressione genetica che si verifica comporta la
perdita di biodiversità, fino alla minaccia della scomparsa della specie autoctona dal territorio. Nel fiume
Aventino allo stato attuale sembra essere presente solo il barbo tiberino ma sarà importante porre il divieto di
immissioni della specie alloctona nel torrente o in aree limitrofe, ad es, laghi di Serranella e di Casoli.
Fattore di pressione: introduzione di specie alloctone.
Componenti ambientali coinvolte (Habitat/habitat di specie/specie): habitat acquatici, barbo tiberino,
rovella.
Minaccia: riduzione dei popolamenti autoctoni per competizione con specie alloctone.
Area interessata: tutto il torrente e corpi idrici connessi.
Intensità del fenomeno: di difficile valutazione stante i rari dati storici disponibili. Comunque il fenomeno è
in aumento in area abruzzese, con il rinvenimento anche di specie transfaunate da aree zoogeografiche
italiane, soprattutto a causa delle operazioni di ripopolamento che vengono anche attualmente condotte. Allo
stato attuale il rischio maggiore è collegato alla vicina presenza dei laghi di Casoli e Serranella che, come
buona parte dei bacini lacustri abruzzesi, potrebbe presentare numerose specie ittiche alloctone in grado di
risalire il fiume Aventino. L’indagine dell’estate 2013 ha quindi verificato l’immissione di trota fario di
ceppo atlantico, specie da considerare alloctona per l’area.
Alterazioni ambientali (qualità e quantità acque, morfologia)
Le alterazioni ambientali che influiscono sugli ambienti acquatici sono numerose a causa della
peculiarità di questi ambienti, al loro indispensabile utilizzo (come scarico per diluizione, come
approvvigionamento a fini energetici, sanitari, potabili e agricoli) e alle necessità di sicurezza
indotte spesso dalla pianificazione urbana e agricola degli anni passati. Essi hanno ripercussioni
dirette e indirette (spesso complessi) sulla vita dei popolamenti animali e vegetali legati a questi
ambienti.
124
Fattore di pressione: inquinamento da scarichi e alterazione qualità delle acque.
Componenti ambientali coinvolte (Habitat/habitat di specie/specie): habitat acquatici, tutte le
specie acquatiche.
Minaccia: diminuzione della qualità biologica del corso d’acqua con riduzione di areale idoneo alla
vita e alla riproduzione delle specie ittiche.
Area interessata: tutto il torrente.
Intensità del fenomeno: il monitoratggio dell'ARTA ha certificato lo stato “sufficiente” delle
acque del Fiume Aventino nel 2011 (ultimo anno disponibile). Complessivamente, assieme al
Sangro, nell'area si osserva un peggioramento della qualità delle acque negli anni, con
l'allontanamento dagli obiettivi di qualità fissati dalla Dir. 60/2000/CEE “Acque”
Fattore di pressione: prelievi e derivazioni idriche.
Componenti ambientali coinvolte (Habitat/habitat di specie/specie): habitat acquatici, tutte le
specie acquatiche.
Minaccia: riduzione e/o perdita totale delle aree colonizzabili con conseguente riduzione dei
popolamenti.
Area interessata: tutto il torrente.
Intensità del fenomeno: il fenomeno è da considerare intenso nel fiume Aventino, collegato alla
presenza del bacino di Casoli che interferisce direttamente sulla portata del fiume alterandone anche
la normale ciclicità annuale, con fenomeni di hydropeaking che influenzano negativamente le
biocenosi acquatiche del fiume, anche con mortalità diretta della fauna ittica.
Fattore di pressione: alterazione della morfologia fluviale e interruzione della continuità.
Componenti ambientali coinvolte (Habitat/habitat di specie/specie): habitat acquatici, barbo
tiberino, rovella, altre specie animali.
Minaccia: alterazione dell’ecosistema acquatico, isolamento di popolazioni ittiche, riduzione di
areale, perdita di aree di alimentazione e riproduzione, perdita di diversità genetica.
Area interessata: tutto il torrente.
Intensità del fenomeno: il fenomeno è da considerare particolarmente intenso nel fiume
Aventino: l’alterazione della morfologia fluviale in questo caso è legata alle operazioni di
sfangamento che ciclicamente vengono effettuate dal bacino di Casoli; oltre al problema della
torbidità che si presenta nei momenti in cui vengono effettuate le operazioni di sfangamento e che
può essa stessa determinare una certa mortalità sulle comunità biotiche del corso d’acqua, l’aspetto
rilevante è dovuto alla sedimentazione del materiale fluitato dall’invaso; la sedimentazione di
questo materiale determina una vasta alterazione della morfologia fluviale con perdita di habitat e
influenze negative sulle specie ittiche, in particolar modo quelle bentoniche come il barbo.
Per ciò che riguarda l’interruzione della continuità fluviale, questa è dovuta alla presenza degli
sbarramenti a monte e a valle del SIC che limitano le possibilità di spostamento/migrazione dei
pesci, situazione che può portare all’isolamento di popolazioni (fino alla loro scomparsa locale) con
conseguente perdita di areale e riduzione della variabilità genetica.
125
Fattori di pressione
Pesca di frodo
Inquinamento da scarichi e
alterazione qualità delle
acque
Prelievi e derivazioni idriche
(Hydropeaking)
Alterazione della morfologia
fluviale e interruzione della
continuità
Alterazione delle
caratteristiche genetiche
della popolazione di barbo
tiberino
Introduzione di specie
alloctone
Condizione attuale
Tendenze
Effetti su habitat e specie
Diminuzione popolazione di
barbo tiberino e rovella
Non conosciuta
Non conosciuta
Non conosciuta
Non conosciuta
Stabile
Stabile
Stabile
Stabile
Nulla
In aumento
Compromissione dello stock
originario, perdita di
patrimonio genetico.
stabile
In aumento
Compromissione della
comunità ittica autoctona
Alterazione habitat di specie
e diminuzione stock ittico
Riduzione e alterazione
habitat di specie
Alterazione habitat di specie,
frammentazione della
popolazione, riduzione di
areale, riduzione stock
126
5.2.6.2 Minacce
Dopo aver trattato nel paragrafo precedente i fattori di pressione, nello schema che segue sono riassunte le
minacce ad essi riconducibili, determinate dai fenomeni e dalle attività che influenzano lo stato di protezione
della specie ittica, considerando anche i vincoli esistenti.
Specie
Barbo
tiberino
(Barbus
tyberinus)
Conservazione
Fattore di pressione
Pesca:
1. Introduzione specie
alloctone.
In contrazione 2. Alterazione delle
caratteristiche
genetiche
Alterazioni
ambientali:
3. Inquinamento
4. Prelievi idrici
5. Alterazioni
morfologiche.
Rovella
(Rutilus
rubilio)
In contrazione
Pesca:
6. Introduzione specie
alloctone.
Alterazioni
ambientali:
7. Inquinamento
8. Prelievi idrici
9. Alterazioni
morfologiche.
Minaccia
Vincolo
Diminuzione della
densità di
popolazione
Fenomeni di
introgressione genica
Disposizioni
per l’attività
di prelievo
ittiofauna
(Regol. pesca
regionale)
Livello di
protezione
sufficiente.
(Valutazione
dopo
monitoraggio)
D.Lgs.
152/2006.
Livello di
protezione
sufficiente.
(Valutazione
dopo
monitoraggio)
Diminuzione densità
popolazione, perdita
zone riproduzione.
Diminuzione areale,
riduzione
popolazione.
Diminuzione areale,
isolamento
popolazioni
Diminuzione della
densità di
popolazione
Diminuzione densità
popolazione, perdita
zone riproduzione.
Diminuzione areale,
riduzione
popolazione.
Diminuzione areale,
isolamento
popolazioni
Disposizioni
per l’attività
di prelievo
ittiofauna
(Regol. pesca
regionale)
Disposizioni
per l’attività
di prelievo
ittiofauna
(Regol. pesca
regionale)
D.Lgs.
152/2006.
Disposizioni
per l’attività
di prelievo
ittiofauna
(Regol. pesca
regionale)
Valutazione
Livello di
protezione
sufficiente.
(Valutazione
dopo
monitoraggio)
Livello di
protezione
sufficiente.
(Valutazione
dopo
monitoraggio)
127
5.2.7
Obiettivi
5.2.7.1 Obiettivi gestionali generali
Gli obiettivi gestionali generali che riguardano le comunità ittiche sono quelli di un recupero della naturalità
dei popolamenti originari con l’eradicazione delle specie alloctone e con il ripristino del patrimonio genetico
delle specie autoctone. Fondamentale è il rafforzamento delle popolazioni in contrazione e dell’eventuale
ampliamento del loro areale di distribuzione, se necessario con l’instaurazione di nuovi nuclei di popolazione
in grado di ripopolare aree/tratti di corsi d’acqua un tempo abitati. Se da un punto di vista della gestione della
fauna ittica e acquatica gli interventi normativi e le azioni da intraprendere possono essere ben definiti, è
necessario sottolineare che, affinché le azioni non risultino vane, esse devono essere associate (se del caso)
ad interventi di risanamento ambientale che coinvolgono la qualità e la quantità della risorsa idrica e la
morfologia e continuità fluviale.
5.2.7.2 Obiettivi di dettaglio
Obiettivi di Conservazione di habitat, habitat di specie e specie
Tra le specie rinvenute vi sono il barbo e la rovella, inserite nell’All. II della direttiva Habitat; le altre specie
segnalate non richiedono particolare protezione (ad es. cavedano) e non vengono definiti obiettivi di
conservazione, anche perché da considerare talvolta alloctone per l’area in oggetto (ad es. trota fario di ceppo
atlantico).
Pesci
Barbo tiberino (Barbus tyberinus) e Barbo comune (Barbus plebejus)
OBIETTIVO DI CONSERVAZIONE: conservazione della specie, monitoraggio della
consistenza delle popolazioni, incremento dell’areale attraverso reintroduzioni mirate e/o
interventi ambientali di deframmentazione.
Rovella (Rutilus rubilio)
OBIETTIVO DI CONSERVAZIONE: conservazione della specie, monitoraggio della
consistenza delle popolazioni, incremento dell’areale attraverso reintroduzioni mirate e/o
interventi ambientali di deframmentazione.
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5.2.8 Strategie di Gestione
5.2.8.1 Situazione attuale
Allo stato attuale la rovella (Rutilus rubilio) è protetta dalla legge regionale sulla pesca ed in particolare dal
calendario ittico regionale, che ne vieta specificatamente il prelievo.
In ottemperanza alla Legge comunitaria Regionale Comunitaria n.59 del 22/12/2010 “Disposizioni per
l’adempimento degli obblighi della Regione Abruzzo derivante dall’appartenenza dell’Italia all’Unione
Europea, in attuazione delle Direttive 2006/123/CE, 92/43/CEE e 2006/7/CEE”, nel calendario ittico
regionale è stato introdotto il divieto di pesca al Barbo comune (Barbus plebejus), inserito nella direttiva
Habitat, mentre non è nominato il Barbo tiberino (Barbus tyberinus) ed invece è consentita la pesca di un
generico “barbo”, con la limitazione di un periodo di divieto durante la fase riproduttiva (dal 1 maggio al 31
luglio); siccome le uniche due specie presenti in Abruzzo sono l’autoctona Barbus tyberinus e l’alloctona
Barbus plebejus, la semplice interpretazione della legge indicherebbe la possibilità del prelievo del barbo
tiberino, anche se non meglio specificato. È chiaro che per quanto esposto nelle premesse, in linea con gli
obiettivi della Direttiva Habitat, il divieto alla pesca deve evidentemente ritenersi valido anche per Barbus
tyberinus.
5.2.8.2 Misure di conservazione
Allo stato attuale le uniche misure di protezione si rifanno alla L.R. 44/1985, la legge regionale sulla pesca, e
al calendario ittico regionale, che prevede il divieto di pesca sia per la rovella che per il barbo comune; come
anticipato, il divieto di pesca al barbo comune deve considerarsi esteso anche al barbo tiberino.
Revisione delle Misure di Conservazione
Le misure di conservazione in atto di tipo normativo dovrebbero rispondere correttamente alle esigenze di
mantenimento delle popolazioni di barbo tiberino e di rovella nel fiume Aventino, anche perché la scomparsa
del barbo tiberino dal tratto di fiume inserito nel sito SIC dipende da altri fattori già spiegati.
D’altra parte si riterrebbe opportuno risolvere definitivamente, almeno a livello regionale, la questione
Barbus plebejus/Barbus tyberinus, inserendo la specie autoctona tra quelle richiedenti protezione e
vietandone la pesca.
Sono ipotizzabili comunque anche interventi di tipo attivo: in primis sarà necessario rivedere il “Piano di
Gestione dell’invaso di Casoli” e possibilmente modificare la modalità operativa per effettuarne lo
sfangamento. In seguito sarà necessario procedere al ripristino della originale popolazione di barbo tiberino o
mediante ripopolamenti con materiale certificato o anche permettendone la risalita dal fiume Sangro più a
valle, dove è nota la presenza della specie, grazie ad interventi di deframmentazione (passaggi per pesci e/o
eliminazione di ostacoli artificiali presenti).
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Proposte di Misure di Conservazione
Le proposte di misure di conservazione, come accennato nel punto precedente, sono sia di tipo normativo
che di tipo attivo:
Normativo:

Modifica dei punti della legge regionale e del calendario ittico regionale specificando la presenza del
barbo tiberino nell’area abruzzese e indicandone chiaramente il divieto di prelievo.

Operare per l’inserimento della specie nelle normative nazionali ed europeE
Attivo:
1.
Integrazione degli studi relativi alla situazione ittiofaunistica dell’area, e specificatamente nei bacini
di Casoli e di Serranella, per verificare l’eventuale presenza di specie alloctone e valutare i rischi connessi al
loro eventuale arrivo nel fiume Aventino.
2.
Intervenire sul “Piano di gestione dell’invaso di Casoli” per modificare l’attuale modalità con cui
vengono effettuate le operazioni di sfangamento.
3.
Valutazione del corretto Deflusso Minimo Vitale da rilasciare nel fiume dallo sbarramento di Casoli
e indicazioni per ridurre gli effetti dell’hydropeaking.
Nello specifico si richiede a scopo precauzionale, per mitigare il fenomeno dell’ hydropeaking, operare
gradualmente con i meccanismi di apertura/chiusura delle opere di presa/rilascio delle acque, allungando i
tempi necessari per dette operazioni (almeno 15 - 30 minuti); un certo effetto positivo si può ottenere
mediante la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica per modificare gli alvei in vicinanza dei punti
di rilascio, per evitare che si formino buche o rami secondari del corso d'acqua in il pesce rischia di restare
intrappolato durante le variazioni della portata.
Per quanto attiene il Piano Tutela Acque della Regione Abruzzo il DMV è calcolato con la formula DMV =
K *Q dove Q fa riferimento al valore di portata del mese di minimo deflusso. A scopo cautelativo, fino al
momento in cui nelle aree SIC non sia correttamente definito il "deflusso ecologico" adeguato per i corsi
d'acqua sottesi da opere di derivazione, sarebbe opportuno utilizzare dei riferimenti più conservativi, come
ad esempio il calcolo del DMV basato sulla portata media annua (come per la formula proposta dall’Autorità
di bacino del Po).
Si sottolinea che le indicazioni sopra descritte per la mitigazione dell’hydropeaking e per il calcolo del
DMV sono formulate in via del tutto precauzionale e conservativo; il corretto DMV nei tratti di interesse,
che può avere dei valori anche abbastanza diversi in funzione delle criticità dei vari corpi idrici, potrà essere
definito solo mediante l'applicazione di specifiche metodologie e tenendo conto delle esigenze dei diversi
stakeholders; ugualmente si dovrà operare per attenuare il fenomeno dell'hydropeaking, che può determinare
condizioni di diversa criticità in funzione degli habitat e delle specie interessate.
130
4.
Realizzazione di un catasto organico delle derivazioni, degli attingimenti, delle opere di sbarramento
e artificializzazione dell’alveo, delle interruzioni della continuità fluviale del fiume Aventino, oltre che degli
scarichi civili e industriali.
5.
Attività di ripopolamento, se ritenute necessarie dopo apposite verifiche dirette.
6.
Azioni mirate di catture e traslocazione delle specie alloctone.
7.
Monitoraggio periodico degli effetti delle azioni.
8.
Comunicazione e formazione di pescatori, popolazione, turisti.
131
5.2.9 Indicazioni per la gestione del sito Rete Natura 2000
5.2.9.1 Gestione degli habitat di specie e delle specie
1)
Integrazione dello studio relativo alla presenza delle specie ittiche nel fiume Aventino, per verificare
l’attuale consistenza e composizione della locale comunità ittica e comprendere i motivi dei cambiamenti
intervenuti nell’ultimo ventennio;
2)
Indagini sulle comunità ittiche dei laghi di Casoli e Serranella, necessarie per valutare i rischi
connessi alla presenza di specie alloctone che possono colonizzare l’Aventino oltre a valutarne l’importanza
come area di rifugio per la popolazione di barbo tiberino del torrente nei momenti di criticità.
3)
Modifica del “Piano di gestione dell’invaso di Casoli” per gli aspetti inerenti le attività di
sfangamento.
4)
Valutazione del corretto DMV da rilasciare dal lago di Casoli utilizzando metodiche avanzate (IFIM,
MesoHabsim, altro….) che tengano conto della presenza delle specie di interesse comunitario e fornendo
delle modalità operative idonee per minimizzare gli effetti dell’hydropeaking.
5)
Realizzazione di un catasto organico di derivazioni, attingimenti, opere di sbarramento e
artificializzazione dell’alveo, opere di interruzione della continuità fluviale, scarichi civili e industriali da
eseguirsi attraverso la ricognizione dei dati in possesso dei vari Enti, integrati con rilevazioni sul campo, al
fine di avere a disposizione le informazioni necessarie alla programmazione della gestione della risorsa
acqua in caso di richiesta di attingimenti (es. definizione del Deflusso Minimo Vitale, identificazione della
necessità di costruzione di strutture per la risalita della fauna ittica etc.).
6)
Eventuale attività di ripopolamento se ritenuta necessaria in seguito agli approfondimenti previsti al
punto 1), con materiale esclusivamente appartenente alla stessa popolazione o anche proveniente da
riproduttori selezionati e geneticamente testati.
7)
Azioni mirate di cattura e traslocazione di specie alloctone eventualmente presenti.
8)
Monitoraggio periodico per valutare lo stato della popolazione.
9)
Comunicazione e formazione sia dei pescatori locali che della popolazione e dei turisti attraverso
serate informative dedicate, bacheche e/o cartelloni sul territorio (illustranti le caratteristiche delle specie),
produzione di depliant e/o opuscoli informativi sulla gestione e sugli obiettivi, produzione e diffusione di
gadget relativi al progetto.
132
5.2.9.2 Cronoprogramma e stima dei costi
Normativo:
Misura
Modifica della legge regionale e
del calendario ittico regionale
specificando la presenza del
barbo tiberino nell’area abruzzese
e indicandone chiaramente il
divieto di prelievo.
l’inserimento della specie nelle
normative nazionali ed europee
Cronoprogramma
Costi
…….. 2014: modifica Della L.R.
44/85 e del calendario ittico
regionale
0
2017
0
Di seguito vengono definiti i tempi e i costi per le azioni attive di conservazione.
133
134
Attivo: tempi
2013
2014
2015
2016
2017
10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
1. Integrazione studi
2. Indagine fauna ittica lago di Casoli
3. Indagine fauna ittica lago di Serranella
4. Modifica "Piano di Gestione lago di Casoli"
5. Valutazione del corretto DMV (IFIM o MesoHabsim)
6. Catasto derivazioni etc.
7. Eventuali catture e traslocazione alloctoni 8. Eventuale ripopolamento con materiale autoctono
9. Monitoraggio barbo tiberino e rovella
10. Comunicazione e formazione
Attivo: costi
2013
1. Integrazione studi
2. Indagine fauna ittica lago di Casoli
3. Indagine fauna ittica lago di Serranella
4. Modifica "Piano Gestione sfangamenti lago di Casoli"
5. Valutazione del corretto DMV (IFIM o MesoHabsim)
6. Catasto derivazioni etc.
7. Eventuali catture e traslocazione alloctoni 8. Eventuale ripopolamento con materiale autoctono
9. Monitoraggio barbo tiberino e rovella
10. Comunicazione e formazione
Totale
2014
€ 6.000,00
€ 15.000,00
€ 15.000,00
€ 2.000,00
€ 5.000,00
€ 1.000,00
€ 4.000,00
€ 3.000,00
€ 3.000,00
€ 10.000,00
€ 64.000,00
2015
2016
€ 5.000,00
€ 4.000,00 € 4.000,00
€ 3.000,00 € 3.000,00
€ 3.000,00 € 3.000,00
€ 5.000,00 € 5.000,00
€ 20.000,00 € 15.000,00
2017 Totale
€ 6.000,00
€ 15.000,00
€ 15.000,00
€ 2.000,00
€ 10.000,00
€ 1.000,00
€ 4.000,00 € 16.000,00
€ 3.000,00 € 12.000,00
€ 3.000,00 € 12.000,00
€ 5.000,00 € 25.000,00
€ 15.000,00 € 114.000,00
134
5.2.10 Monitoraggio
Il monitoraggio dell’effetto delle azioni di conservazione dovrà essere eseguito annualmente e riguarderà
l’efficacia dell’insieme delle attività, attraverso l’analisi dell’evoluzione delle popolazioni di barbo tiberino e
di rovella, oltre ovviamente che di tutta la comunità ittica presente.
In questo modo sarà quindi possibile valutare gli effetti anche di azioni come lo spostamento di alloctoni e/o
dei ripopolamenti ma anche del corretto DMV da rilasciare dal lago di Casoli e di una diversa modalità
operativa per effettuare gli sfangamenti dal bacino e minimizzare gli effetti dell’hydropeaking.
Ciò sarà effettuato mediante il controllo quali-quantitativo dello stato della locale comunità ittica in almeno 3
stazioni dislocate lungo il fiume; queste stazioni dovranno essere appositamente selezionate, in grado cioè di
essere sufficientemente rappresentative dell’intero tratto di corso d’acqua all’interno dell’area SIC.
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5.2 Quadro conoscitivo della situazione dell`ittiofauna del sito 5.2.1