Regione del Veneto Istituto Oncologico Veneto Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Attività Clinico-Scientifica 2005-2007 Istituto Oncologico Veneto – IRCCS Via Gattamelata 64 35128 Padova, Tel 049-8215774 Email: [email protected] Web: www.ioveneto.it PRESENTAZIONE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO 1 PRESENTAZIONE DEL DIRETTORE SCIENTIFICO 3 ORGANIGRAMMA 5 DIREZIONE GENERALE 7 Prevenzione e Protezione Qualità e Accreditamento Comunicazione/Marketing Relazioni Sindacali e Valutazione DIREZIONE SCIENTIFICA 13 Comitato Tecnico Scientifico Amministrazione della Ricerca Biblioteca Laboratori Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica La Rete Oncologica Veneta DIREZIONE SANITARIA 27 Ufficio Relazioni con il Pubblico Servizio Infermieristico Infermieri di Ricerca Formazione e Comunicazione Scientifica DIREZIONE AMMINISTRATIVA 33 Affari Generali Bilancio e Programmazione Finanziaria Controllo di Gestione Amministrazione del Personale COMITATO ETICO 39 REGISTRO TUMORI DEL VENETO 45 UNITÀ OPERATIVE 49 AREA DEI SERVIZI 51 Cardiologia Unità Galenica Farmacia Psico Oncologia AREA DI CHIRURGIA ONCOLOGICA 59 Chirurgia Oncologica Endoscopia Diagnostica e Operativa Centro Multidisciplinare Melanoma AREA DI RADIO ONCOLOGIA 67 Radioterapia e Medicina Nucleare Radiodiagnostica Oncologica Senologia Fisica Sanitaria AREA ONCOLOGICA CLINICA E SPERIMENTALE 81 Oncologia Medica 1 Oncologia Medica 2 Anatomia Patologica Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica ATTIVITÀ CLINICA IN CIFRE ATTIVITÀ DI RICERCA 97 105 Linea n. 1: Epidemiologia, fattori di rischio e prevenzione Linea n. 2: Oncogenesi Linea n. 3: Valutazione del rischio genetico Linea n. 4: Ricerca di nuovi marcatori molecolari a scopo diagnostico, prognostico e predittivo della risposta Linea n. 5: Ottimizzazione delle tecniche diagnostiche e strumentali e della indicazione alla chirurgia Linea n. 6: Innovazioni nel campo della chemioterapia e della radioterapia Linea n. 7: Oncologia geriatrica Linea n. 8: Immunologia dei tumori e approcci terapeutici innovativi Linea n. 9: Analisi biostatistica e supporto informatico Linea n. 10: Integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari e valutazione della qualità di vita e delle cure ATTIVITÀ FORMATIVE 179 Eventi formativi Scuola di specializzazione in Oncologia Scuola di specializzazione in Radioterapia Scuola di specializzazione in Radiodiagnostica Dottorato di Ricerca in Oncologia e Oncologia Chirurgica PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE 197 PRESENTAZIONE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO L’Istituto Oncologico Veneto, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, avviato con la Legge Regionale n° 26 del 22 dicembre 2005, dopo questa fase di avvio, rappresenta una realtà scientifica e sanitaria di sicura importanza per la città di Padova e per la Regione del Veneto. Nato per realizzare nei fatti una rete oncologica che coinvolgesse tutte le realtà regionali, ha certamente profuso lo sforzo maggiore in questi primi anni nel rafforzare la struttura clinico scientifica della propria sede, dovendo anche procedere alla ristrutturazione, all’adeguamento ed allo sviluppo di uno stabilimento ospedaliero, sì prestigioso, ma anche bisognoso di urgenti interventi, non sempre agevoli in una realtà attentamente vigilata dalla Sovraintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali. L’avere anche mantenuto un sostanziale equilibrio economico nei primi bilanci di esercizio, rappresenta per noi motivo di grande soddisfazione. Oggi possiamo iniziare, e guardare con fiducia, la seconda fase dello sviluppo dell’Istituto, che si realizzerà: a) con il completamento, nell’arco massimo di un triennio, di quanto previsto dal piano degli investimenti tecnico-edilizi, già approvato; b) con la piena realizzazione delle collaborazioni di ricerca e di assistenza con le strutture oncologiche della Regione del Veneto, nelle quali sono già operativi su specifici progetti di ricerca ricercatori dipendenti dello IOV, e delle Regioni limitrofe; c) con l’ulteriore sviluppo delle attività scientifiche già in atto con i principali IRCCS oncologici nazionali, anche grazie alla rete di Alleanza contro il Cancro; d) con la estensione dei rapporti di collaborazione internazionale, sia in tema di ricerca, sia in tema di aiuto e cooperazione con Paesi in via di sviluppo, in particolare del continente Africano, obiettivo per il quale si sta per realizzare un apposito ufficio. Sul piano assistenziale l’Istituto implementerà il Registro Oncologico Regionale ed altri registri di alcune condizioni preneoplastiche con il fine di monitorare il fenomeno della oncogenesi a livello regionale. La gestione della assistenza ospedaliera sarà realizzata secondo il principio della dipartimentalizzazione. La oncologia internistica continuerà ad operare su tutte le neoplasie, mentre la Chirurgia Oncologica sarà mirata ad alcuni tumori di largo impatto sociale, mammella, coloretto, melanomi etc, e ad alcuni settori di nicchia nei quali lo IOV vanta competenze specifiche riconosciute a livello nazionale ed internazionale, come le neoplasie epatiche, esofagee, tiroidee. L’Istituto continuerà a dotarsi delle attrezzature tecnologicamente più innovative, al fine di offrire la diagnostica e la terapia più innovative ed anche al fine di contribuire a stilare le linee guida di applicazione delle innovazioni stesse. Ultimo ma non meno ambizioso obiettivo sarebbe la possibilità di realizzare una collaborazione organica, in armonia anche con le eventuali indicazioni del Ministero della Salute, con strutture sanitarie del Sud del nostro Paese, in maniera tale da perseguire un vero tessuto di omogenei livelli di qualità di assistenza e di ricerca sul territorio nazionale. 1 Tutto questo comporterà un grandissimo sforzo che non potrà che partire da un solido rafforzamento del nostro Istituto sia sul piano tecnologico sia, ancor più, su quello della qualità, continuità ed umanità delle cure: è un obiettivo che non riteniamo impossibile, considerato il forte aiuto che ci è sinora venuto, e ci continua a venire, dalle Istituzioni Pubbliche e Private della nostra Regione, dal Ministero della Salute, ma, soprattutto, dai cittadini, che già hanno dimostrato con le loro significative contribuzioni, e in particolare quelle relative al 5x1000, che ci hanno collocato al 11° posto su scala nazionale già in questi primi due anni, quanto essi abbiano a cuore l’esistenza ed il progresso dell’Istituto Oncologico Veneto. Il Commissario Straordinario Prof. Pier Carlo Muzzio 2 PRESENTAZIONE DEL DIRETTORE SCIENTIFICO Questo volume compare a tre anni dalla nascita dell'Istituto Oncologico Veneto (IOV), e vuole rappresentare un primo bilancio di un triennio di avvio della attività, un'occasione di presentazione alla comunità scientifica degli IRCCS, ma anche un momento di riflessione per noi che nello IOV da sempre operiamo. Dopo anni di attesa, il Ministero della Salute e la Regione del Veneto hanno finalmente autorizzato la nascita di un IRCCS pubblico deputato a coniugare la cura dei malati e la ricerca sui tumori in un'unica struttura che concentrasse le migliori competenze già esistenti, permettendo un dialogo e una compenetrazione ottimale tra la realtà clinica e quella di laboratorio. Si parla spesso oggi di ricerca "traslazionale", riferendosi alla necessità che le ricerche svolte in laboratorio si trasferiscano rapidamente al letto del malato; è vero però che si deve verificare anche il percorso inverso, con i campioni del paziente che tornano al laboratorio per essere analizzati con gli strumenti più avanzati della ricerca, allo scopo di illuminare e indirizzare le scelte terapeutiche dei medici. Il poter avere in una stessa struttura, continuamente a contatto tra loro, clinici e laboratoristi, così come è in un IRCCS che fa della cura e della ricerca la propria ragione di vita, non può che rendere più facile questo circuito virtuoso fatto di sempre maggiori conoscenze e quindi di sempre migliore efficacia terapeutica. La nascita di un IRCCS oncologico pubblico in una realtà quale quella padovana e veneta, dove l'Oncologia ha da tempo caratteri di eccellenza ed è trasversalmente distribuita tra professionalità e competenze diverse, laboratoristiche, mediche e chirurgiche, non può considerarsi un'operazione semplice. La filosofia che anima l'intervento dello IOV è quella di contribuire ad ottimizzare le risorse già presenti nel territorio, catalizzando processi virtuosi e implementando sinergie che stenterebbero altrimenti a nascere. Da questa filosofia discendono due tipi di scenari diversi ma complementari: da un lato assorbire nello IOV "nicchie" di eccellenza oncologica già definite su temi ben precisi (i tumori eredo-familiari ne sono un esempio emblematico), dall'altro proporsi come maglia essenziale di una "rete" oncologica estesa al Veneto ed in continuo dialogo con gli altri network oncologici regionali e nazionali, condividendo progetti di ricerca, percorsi diagnostici, protocolli di terapia. I vantaggi di lavorare in rete? Il primo e il più evidente è quello di poter raccogliere rapidamente e studiare casistiche di pazienti sufficientemente numerose: sappiamo oggi che per poter validare un approccio diagnostico o terapeutico innovativo è necessario studiare larghe coorti di pazienti. Il secondo, e forse il più importante, è che la qualità delle cure oncologiche abbia lo stesso elevato standard in qualsiasi ospedale, e che ogni paziente abbia la possibilità di accedere a strumenti di diagnosi e terapia che per il loro costo impongono una centralizzazione in uno o pochi centri. Nonostante la sua giovane età, lo IOV è già ben radicato nella realtà oncologica nazionale, in particolare per quanto riguarda la capacità di integrare la propria progettualità con quella degli altri IRCCS oncologici e di altre Istituzioni pubbliche, attraendo risorse sempre maggiori da agenzie pubbliche e private. In questi anni, lo IOV ha fatto molto, e molto bene, sotto la guida del suo primo Direttore Scientifico, gettando le basi del proprio sviluppo, alla ricerca di un non sempre facile equilibrio tra tutte le strutture che operano nella sanità pubblica regionale. Ma proprio la vicinanza con queste realtà dà a tutti noi (e in particolare a me, che ho recentemente "raccolto il testimone" e mi preparo alla responsabilità della Direzione Scientifica per il prossimo quinquennio) la tranquillità di poter proseguire la nostra missione nella maniera migliore: l'attività di formazione alla ricerca, ad 3 esempio, uno dei requisiti fondamentali di un IRCCS, è enormemente facilitata dalla contiguità con l'Università, a cui parte del personale IOV fa riferimento. Nei nostri laboratori e reparti lavorano decine di giovani ricercatori, tra laureandi, borsisti, assegnisti, specializzandi, dottorandi di ricerca e quant'altro, che sono la migliore promessa e garanzia di una crescita futura, scientifica e professionale. Questa è la speranza e il progetto dello IOV, questa la filosofia che ci anima. Il Direttore Scientifico Prof. Alberto Amadori 4 Organigramma Direttore Generale – Commissario Straordinario Collegio Sindacale Direttore Scientifico STAFF DIREZIONE Collegio di Direzione Consiglio dei Sanitari Prevenzione e Protezione Qualità Comitato etico Registro tumori Comunicazione e Marketing Comitato Tecnico Scientifico AREA SERVIZI DI STAFF Amministrazione della ricerca Sistema bibliotecario Comitato Tecnico Scientifico Controllo di Gestione INDIRIZZO E COORDINAMENTO RICERCA Relazioni sindacali e valutazione Sperimentazioni cliniche e biostatistica Direttore Amministrativo Direttore Sanitario Ufficio Relazioni con il Pubblico Servizio Infermieristico Formazione del Personale Direzione Medica di Presidio Infermieri di Ricerca Clinica AREA DEI SERVIZI Laboratorio Analisi Satellite AREA GIURIDICA AREA ECONOMICA Medicina del Lavoro Cardiologia Chirurgia Oncologica Terapia Antalgica e Prog. Territorio Day Surgery Affari Generali Bilancio e Programmazione Finanziaria Personale Informatica Farmacia Libera Professione Tecnico Psico Oncologia Acquisti e Logistica AREA DI CHIRURGIA ONCOLOGICA Anestesia T.I.P.O. Endoscopia Operativa AREA DI RADIO ONCOLOGIA Radioterapia con medicina nucleare e Ce Mu RNI Radiodiagnostica Oncologica Senologia Fisica Sanitaria AREA DELL’ONCOLOGIA CLINICA E SPERIMENTALE Oncologia Medica 1 Oncologia Medica 2 Anatomia Patologica Immun. e Diagnostica Molecolare Oncologica Centro Regionale Melanoma 5 Direzione Generale 7 Direzione Generale Commissario straordinario: Prof. Pier Carlo Muzzio Tel.: 049-8215774 e-mail: [email protected]; [email protected] MISSION Alla Direzione Generale è assegnata la responsabilità della gestione ordinaria e straordinaria dell’Istituto. La Direzione Generale coordina e dirige l'attività dei seguenti servizi: PREVENZIONE E PROTEZIONE Responsabile: Salvatore D’Amico Le funzioni assegnate sono: Collaborare con la Direzione Generale all’elaborazione dei piani e programmi per il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori; Collaborare con le strutture committenti nel fornire alle imprese appaltatrici e ai lavoratori autonomi dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui sono destinati ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla propria attività. Il Servizio è inoltre preposto (ex art.9 D.Lgs. 626/94): all’individuazione dei fattori di rischio, alla valutazione dei rischi e all’individuazione delle misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, nel rispetto della normativa vigente sulla base della specifica conoscenza dell’organizzazione aziendale; ad elaborare, per quanto di competenza, le misure preventive e protettive e i sistemi di protezione individuale, nonché i sistemi di controllo di tali misure; ad elaborare le procedure di sicurezza per le varie attività aziendali; a proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori; a partecipare alle consultazioni in materia di tutela della salute e di sicurezza; a fornire ai lavoratori le informazioni in merito: o ai rischi per la sicurezza e la salute connessi alle attività, alle misure e alle attività di protezione e prevenzione adottate o ai rischi specifici cui sono esposti in relazione all’attività svolta o alle normative di sicurezza e alle disposizioni aziendali in materia o ai pericoli connessi all’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi o alle procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio, l’evacuazione dei lavoratori o ai compiti del responsabile dei servizi di prevenzione e protezione e del medico competente o ai nominativi dei lavoratori preposti all’attuazione delle misure di prevenzione e comunque di gestione dell’emergenza; a visitare, assieme al medico competente, gli ambienti di lavoro almeno due volte l’anno; a partecipare alla programmazione del controllo dell’esposizione e a fornire al medico competente i livelli di esposizione professionale individuali dei lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la salute, che rispondono ai criteri per la classificazione come molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, irritanti, tossici per il ciclo riproduttivo. 9 Tutte le attività vengono attualmente gestite come Servizio Interaziendale con l'ULSS 16 e l'Azienda Ospedaliera di Padova. QUALITÀ E ACCREDITAMENTO Responsabile: Dott.ssa Daniela Chiusole Le funzioni assegnate sono: Garantire l’implementazione, la valutazione, la misurazione l’aggiornamento e la gestione del sistema della qualità aziendale promuovendo e coordinando le iniziative in materia previste; Promuovere e diffondere all’interno dell’Istituto, in collaborazione con la “Formazione e Aggiornamento del Personale”, la cultura e i metodi per il miglioramento continuo della qualità; Curare la progettazione e le attività inerenti l’ottenimento dell’accreditamento istituzionale; Favorire e sviluppare l'integrazione delle attività ordinarie e progettuali che vengono svolte per migliorare i processi aziendali; Assicurare la predisposizione e l’aggiornamento della Carta dei Servizi aziendale. COMUNICAZIONE/MARKETING Responsabile: Dott. Bruno Bandoli Le funzioni assegnate sono: Curare i rapporti con la stampa, nonché la promozione e il coordinamento della corretta circolazione delle informazioni e comunicazioni istituzionali, interne ed esterne; Provvedere alla divulgazione di comunicati stampa e all’organizzazione di conferenze stampa, garantendo un’adeguata presenza sui mezzi di informazione; Curare la gestione e lo sviluppo del sito web aziendale, offrendo agli utenti informazioni aggiornate sull’assistenza sanitaria erogata nonché sullo stato della ricerca scientifica, anche con il supporto di rassegne stampa tematiche e la produzione di opuscoli; Redigere il calendario delle iniziative scientifiche, provvedendo alla concessione del patrocinio e del logo aziendale, nonché assegnando eventuali spazi disponibili per attività seminariali; Promuovere e sviluppare iniziative finalizzate all’integrazione tra lo IOV e il territorio, creando le condizioni favorevoli per ottenere elargizioni da parte di soggetti pubblici e privati; Curare la programmazione e organizzazione, adeguata al particolare contesto etico, di manifestazioni e altre iniziative volte a far meglio conoscere lo IOV e, in particolare, la struttura di assistenza e ricerca ivi operante; Svolgere attività di coordinamento operativo con la neo costituita Associazione “Il Faro per lo IOV” realizzata dall’ASCOM Padova e dai Ricercatori IOV per la ricerca e la raccolta di fondi a sostegno dell’Istituto Oncologico Veneto, creando così nuove opportunità e sinergie con il Servizio nella programmazione e organizzazione integrata degli eventi destinati alla raccolta fondi. RELAZIONI SINDACALI E VALUTAZIONE Responsabile: Sig.ra Laura Scappin 10 Le funzioni assegnate sono: Definire e gestire in collaborazione con le altre strutture coinvolte e il Nucleo di Valutazione metodologie, strumenti e processi di sviluppo delle risorse umane (valutazione delle posizioni, delle prestazioni individuali, piani retributivi, di incentivazione e di carriera); Supportare, su richiesta, la Direzione nelle relazioni con le OO.SS.; Redigere, sulla base della normativa contrattuale vigente e dell'organizzazione dell'Istituto, i contratti individuali di lavoro. 11 Direzione Scientifica 13 Direzione Scientifica Direttore Scientifico: Prof. Ermanno Ancona, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8211240 Fax: 049-663395 e-mail: [email protected] Laureato con lode in Medicina e Chirurgia nel 1965. Specialista in Chirurgia Generale, Chirurgia Toracica, Anestesia e Rianimazione. Nel novembre 1966 è diventato Assistente Volontario, di nomina Rettoriale, presso l'Istituto di Patologia Chirurgica dell'Università di Padova, diretto dal Prof. G. Pezzuoli. Dal maggio 1970 Assistente universitario di Ruolo presso l'Istituto di Anatomia Chirurgica, diretto dal Prof. Peracchia. Da Maggio 1973 aiuto di ruolo. Nel maggio 1971 ha conseguito la libera Docenza in Chirurgia Sperimentale. Nel 1980 diviene Professore Associato di Semeiotica Chirurgica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Padova, nel 1986 diviene Professore di prima fascia. E' titolare del corso di Chirurgia Generale per il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia. Insegna nelle Scuole di Specializzazione di Chirurgia Generale ( 2^ scuola) e Anestesia e Rianimazione. Direttore della Clinica Chirurgica 3^ di Padova. Dal 1987 è responsabile primariale della Divisione Chirurgica connessa all'Istituto. Dal 1988 è responsabile del Centro Trapianti di Rene e di Pancreas dell'ospedale di Padova. E' stato direttore del Dipartimento Trapianti dello stesso ospedale nel 1996 -97. Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche. E' Direttore del Centro Regionale Veneto per lo Studio delle Malattie dell'Esofago. Presidente del Comitato Scientifico del “Consorzio IOV”. E' stato Consigliere di Amministrazione dell'Università di Padova e, nel 1992-93 Prorettore della stessa Università. E' Membro del Consiglio Direttivo della SICE (Società Italiana di Chirurgia Endoscopica e Mininvasiva). E' stato Presidente della GEEMO (Group d'Etude Européen pour les Maladies de l'Oesophage). E' membro dell'ESA (European Surgical Association). Fellow dell'American College of Surgeons. E' socio dell'ESOT (European Society of Organ Transplantation). E' stato rappresentante italiano dell'ISDE (International Society of Diseases of the Esophagus). E' redattore di numerose riviste nazionali ed internazionali. E' autore di 6 monografie, di oltre 500 pubblicazioni a stampa e di 186 abstracts inerenti la Microchirurgia sperimentale e clinica, la patologia neoplastica e funzionale dell'esofago, la chirurgia laparoscopica ed i trapianti di rene e pancreas. MISSION La Direzione Scientifica promuove e coordina la ricerca clinica e sperimentale dell’Istituto. In aderenza al mandato della Giunta Regionale del Veneto, promuove lo sviluppo delle collaborazioni scientifiche a livello di tutta la regione e integra le attività di ricerca clinica e sperimentale condotte nelle diverse realtà provinciali in un programma unitario condiviso. Attività Nel triennio 2005-07 si è provveduto a costituire il primo nucleo della rete scientifica utilizzando i finanziamenti della Regione per la Ricerca Finalizzata, i finanziamenti del 15 Ministero della Salute per la Ricerca Corrente e Finalizzata ed i finanziamenti elargiti da Enti Pubblici e Privati. Le linee di ricerca dell’Istituto per il triennio 2006-2008 sono così programmate: 1: Epidemiologia, fattori di rischio e prevenzione Responsabile: Zambon Paola, Di Maggio Cosimo Registro tumori del Veneto: studi epidemiologici analitici e descrittivi; campagne per la prevenzione primaria; monitoraggio e valutazione degli screening oncologici strumentali e clinico-strumentali. 2: Oncogenesi Responsabile: De Rossi Anita, Ciminale Vincenzo, Rugge Massimo Retrovirus e virus umani nell'oncogenesi, con particolare riferimento alle proteine che mediano la trasformazione neoplastica e alle interazioni di proteine virali con pathways di signalling intracellulare; interazioni tra proteine di virus erpetici (EBV, HHV-8) e proteine di HIV; modelli animali di linfomagenesi umana da virus erpetici; studio della sequenza metaplasia-displasia-cancro nell'esofago di Barrett. 3: Valutazione del rischio genetico Responsabile: D'Andrea Emma Studi sulla eredo-familiarità nelle neoplasie di mammella, ovaio, prostata, melanoma, apparato digerente e tiroide; identificazione e definizione dei prodotti di geni mutati (quali BRCA, CDKN2 etc.); relazioni tra gene di p53 ed altri oncogeni ed oncosoppressori; attivazione trascrizionale di geni per citochine in neoplasie pancreatiche, tiroidee, esofagee, gastrointestinali. 4: Ricerca di nuovi marcatori molecolari a scopo diagnostico, prognostico e predittivo della risposta Responsabile: Nitti Donato Implementazione di piattaforme di genomica funzionale, proteomica e fosfoproteomica per studi su campioni di tumore e liquidi biologici nei tumori gastrointestinali, urologici, nel melanoma e nei sarcomi delle parti molli; alterazioni citogenetiche e molecolari in neoplasie cerebrali; marcatori prognostici nelle malattie linfoproliferative croniche; sviluppo di marcatori non invasivi per il monitoraggio delle neoplasie; studio della telomerasi come marcatore molecolare di neoplasia; nuovi marcatori molecolari di risposta alla terapia nel carcinoma dell'esofago, rene e prostata. 5: Ottimizzazione delle tecniche diagnostiche e strumentali e della indicazione alla chirurgia Responsabile: Muzzio Pier Carlo, Ancona Ermanno Ottimizzazione di indagini strumentali quali la mammografia, la PET, la TAC/PET, la RMN e l'ecografia nella diagnosi e nella valutazione d'efficacia della terapia; endoscopia ed ecoendoscopia per la valutazione neoplastica morfo-volumetrica; sviluppo di software per l'analisi volumetrica di immagini radiologiche ed ecografiche; applicazioni della chirurgia robotica; valutazione e standardizzazione della tecnica della biopsia del linfonodo sentinella; indicazioni e risultati del trapianto di fegato nei pazienti con epatocarcinoma; chemioterapia perfusiva locoregionale dei tumori localmente avanzati degli arti e del fegato. 6: Innovazioni nel campo della chemioterapia e della radioterapia Responsabile: Cartei Giuseppe, Jirillo Antonio, Sotti Guido 16 Sperimentazione di nuove combinazioni chemioterapiche e chemio-radioterapiche in tumori primitivi e metastatici; neoplasie pediatriche, con particolare riferimento alla caratterizzazione molecolare nella terapia dei linfomi, e al trattamento dei gliomi e dei rabdomiosarcomi; valutazione dell'efficacia di nuovi farmaci o combinazioni di farmaci, e definizione di nuovi approcci farmacodinamici preclinici, anche sulla base di dati di farmacogenomica, proteomica e di test di chemiosensibilità; farmaci "target" e farmaci antiangiogenetici; terapia radiometabolica, radioterapia conformazionale e brachiterapia; terapia fotodinamica associata o meno alla BNCT per il trattamento dei tumori dell'esofago e del melanoma cutaneo. 7: Oncologia geriatrica Responsabile: Monfardini Silvio Biologia dell'invecchiamento e dei tumori nell'anziano; studi prospettici osservazionali in tumori della mammella e del colon-retto; studio dei fattori limitanti l'entrata nei trials; polifarmacoterapia nell'anziano. 8: Immunologia dei tumori e approcci terapeutici innovativi Responsabile: Amadori Alberto, Zanovello Paola Tumore e microambiente: ruolo delle cellule mieloidi soppressorie, e loro modulazione farmacologica; neoangiogenesi e strategie di terapia genica per la sua modulazione; meccanismi di dormienza tumorale; vaccinazione verso antigeni tumorali nel modello del topo TRAMP; identificazione di markers surrogati di protezione in pazienti vaccinati; TCR transgenici per la terapia adottiva di melanomi; protocolli di immunoterapia adottiva in pazienti con linfomi EBV-positivi. 9: Analisi biostatistica e supporto informatico Responsabile: De Salvo Gian Luca Supporto metodologico-biostatistico ed informatico a progetti clinici; sviluppo di sistemi di raccolta e gestione dei dati da remoto; informatizzazione e messa in rete dei dati prodotti/raccolti; applicazione di nuove tecniche per lo sviluppo di modelli clinici di diagnosi e prognosi. 10: Integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari e valutazione della qualità di vita e delle cure Responsabile: Bonavina Giuseppina Maria Modelli assistenziali per integrare la continuità delle cure tra ospedale e territorio; identificazione di modelli di comunicazione fra medico ospedaliero e medico di medicina generale basati sulla centralità del cittadino; percorsi di appropriatezza sull'utilizzo dei servizi con iniziative finalizzate al sostegno della domiciliarità; implementazione del sistema qualità basato su indicatori di efficacia delle cure. 17 Comitato Tecnico Scientifico Supporto per la promozione, la pianificazione e l’organizzazione della ricerca. Componenti Ermanno Ancona Direttore Scientifico IOV Professore Ordinario di Chirurgia Generale Direttore Clinica Chirurgica III Università di Padova Alberto Amadori Professore Ordinario di Immunologia Direttore Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica IOV Giuseppe Cartei Direttore Oncologia Medica 1 IOV Massimo Gion Direttore CRIBT Venezia 18 Silvio Monfardini Direttore Oncologia Medica 2 IOV Donato Nitti Professore Ordinario di Chirurgia Generale Direttore Clinica Chirurgica II Università di Padova Giovanni Pizzolo Professore Ordinario di Malattie del Sangue Direttore Ematologia Università di Verona Guido Sotti. Direttore Radioterapia e Medicina Nucleare IOV Amministrazione della Ricerca Referente: Sig.ra Daniela Battistuzzi L’Amministrazione della Ricerca rappresenta l’anello di congiunzione tra le strutture dello IOV, la rete oncologica veneta ed il Ministero della Salute. Ha tra i suoi compiti istituzionali la promozione, il coordinamento, la gestione e lo sviluppo dei Progetti di Ricerca Scientifica proposti dalle varie strutture dell'Istituto, nell'ambito della Ricerca Biomedica e Organizzativo-Gestionale finanziata sia da soggetti pubblici che privati in ambito regionale, nazionale ed internazionale. Gestisce i rapporti con il Ministero della Salute che si sono articolati tramite la partecipazione del Direttore Scientifico alle periodiche riunioni degli altri Direttori degli IRCCS e la preparazione, in collaborazione con l’Ufficio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica, della documentazione necessaria per l'acquisizione dei finanziamenti per la Ricerca Corrente e Finalizzata. Oltre alle ordinarie mansioni burocratico-amministrative, l’Ufficio Amministrazione della Ricerca gestisce la parte amministrativa di tutte le attività di ricerca dell’Istituto nell’ambito dei seguenti progetti: Ricerca Corrente Ricerca Finalizzata Istituto Superiore di Sanità Alleanza Contro il Cancro Comunità Europea 19 Biblioteca Responsabile: Dott. Antonio Rosato La biblioteca dell’Istituto Oncologico Veneto è situata presso il Servizio di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica. Consta di circa 40 periodici in formato cartaceo ed online. Larga parte delle strutture IOV ha accesso ai servizi della Biblioteca Pinali della Facoltà di Medicina e Chirurgia (1300 periodici in formato cartaceo e 3300 in formato online). La disponibilità delle risorse online di BiblioSan, a cui lo IOV istituzionalmente aderisce, ha ulteriormente migliorato la situazione sia delle strutture IOV non collegate alla Biblioteca Pinali che di quelle collegate. Il principale obiettivo a breve termine consiste nell'implementazione di un capillare collegamento di tutte le strutture con la Biblioteca Pinali e nell'integrazione di tali risorse con quelle accessibili tramite BiblioSan. Ciò può essere realizzato, e in tal senso si registra il forte interesse del Sistema Bibliotecario di Ateneo padovano, mediante la partecipazione della Biblioteca Pinali al progetto Bibliosan, che include il censimento in ACNP del materiale posseduto e lo scambio di articoli mediante Document Delivery con la rete degli IRCSS. 20 Laboratori L'Istituto Oncologico Veneto dispone di una ricca dotazione di laboratori, tutti interni all'Istituto, che coprono una superficie globale di circa 1.300 mq. Gran parte dello spazio di laboratorio è dedicato alla ricerca (circa il 70% della superficie globale), mentre il restante 30% è coperto dal Servizio di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica, dedicato all'esecuzione di analisi citogenetiche e molecolari in pazienti neoplastici. In ogni caso, dal momento che lo IOV comprende un'importante presenza di personale universitario in convenzione esclusiva, da sempre abituato alla stretta interdipendenza di ricerca e assistenza, resta non semplice delineare precisamente i confini tra le attività laboratoristiche di ricerca di base, traslazionale e clinica. Vengono qui di seguito elencati i principali laboratori di ricerca, tutti pre-esistenti all'anno di istituzione dello IOV (2005), con la descrizione della strumentazione più significativa disponibile per ciascuno di essi. Ovviamente, tutti i laboratori sono dotati delle attrezzature di base per il loro funzionamento (incubatori, cappe a flusso laminare, centrifughe refrigerate e non etc). Per quanto attiene il personale, si elencano i Responsabili dei singoli Laboratori e il personale strutturato presso lo IOV come dipendente IRCCS o universitario in convenzione esclusiva. In ossequio alla mission didattica che l'Università e un IRCCS devono avere, i laboratori ospitano peraltro un numero di persone molto elevato (circa 100), comprendente specializzandi, dottorandi di ricerca, borsisti/contrattisti, laureandi e quant'altro. 1. Laboratorio per lo Studio dei Tumori Eredo-Familiari: Mission: studio dei tumori eredo-familiari della mammella/ovaio e neuroendocrini e del melanoma eredo-familiare Responsabile: Prof.ssa E. D'Andrea Personale: Dott. M. Montagna, Dott.ssa C. Menin Attrezzature principali: DHPLC, HPLC, real-time PCR, sequenziatore 96 canali. 2. Laboratorio di Immunologia Molecolare e Terapia Genica Mission: studio delle interazioni tra cellule tumorali e microambiente, con particolare riferimento alle cellule endoteliali; strategie di ottimizzazione del trasferimento genico mediante vettori lentivirali a fini di terapia genica Responsabile: Prof. A. Amadori Personale: Dott. S. Indraccolo, Dott.ssa R. Zamarchi, Dott. G. Esposito Attrezzature principali: citofluorimetro, real-time PCR, microdissettore laser. 3. Laboratorio di Immunologia Cellulare e Molecolare Mission: analisi della risposta immunitaria ai tumori nelle sue varie componenti, dall'espressione antigenica alla risposta linfocitaria, con particolare attenzione alle interazione tra cellula neoplastica e componente leucocitaria infiltrante il microambiente tumorale Responsabile: Prof.ssa P. Zanovello Personale: Dott. V. Bronte, Dott. A. Rosato, Dott.ssa S. Mandruzzato Attrezzature principali: citofluorimetro, real-time PCR, beta/gamma-counter 4. Laboratorio di Virologia Oncologica 1 Mission: studio delle interazioni tra virus e cellula ospite, con particolare attenzione alla patogenesi dei linfomi in condizioni di immunodepressione (ad esempio per infezione da HIV) e ai meccanismi di trasformazione neoplastica nei linfociti B infettati da EBV Responsabile: Prof.ssa A. De Rossi 21 Personale: Dott.ssa M. Zanchetta, Sig.ra M. Marangoni Attrezzature principali: facility P3 (circa 200 mq), real-time PCR, citofluorimetro. 5. Laboratorio di Virologia Oncologica 2 Mission: studio delle alterazioni molecolari indotte da virus oncogeni quali HTLV-I e HHV-8/KSV e degli effetti trasformanti di proteine di derivazione virale Responsabile: Dott. V. Ciminale Personale: Dott.ssa D. D'Agostino, Dott.ssa D. Saggioro, Dott.ssa M.L. Calabrò Attrezzature principali: microscopio confocale, citoflurimetro, real-time PCR. 6. Laboratorio HPV Mission: studio della sieroprevalenza dell'infezione da papiplomavirus (HPV) in progetti di screening di popolazione; studio della patogenicità di varianti virali; survey del trial vaccinale Responsabile: Dott.ssa A. Del Mistro Personale: Sig.ra R. Trevisan Attrezzature principali: real-time PCR, sequenziatore 7. Laboratorio di Oncologia Molecolare e Citogenetica Mission: analisi delle alterazioni molecolari in patologie onco-ematologiche e nei tumori solidi Responsabile: Dott.ssa R. Bertorelle, Dott.ssa L. Bonaldi Personale: Sig.ra B. Filippi Attrezzature principali: Sistema di cariotipizzazione Zeiss, real-time PCR, sequenziatore 8. Laboratorio di Analisi di Acidi Nucleici Mission: studio con metodiche high-troughput di SNP, dell'espressione di RNA e di micro-RNA Responsabile: Dott.ssa S. Mandruzzato Personale: Dott.ssa E. Rossi Attrezzature principali: Piattaforma Agilent, Piattaforma Affimetrix Lo IOV comprende anche uno spazio di circa 300 mq dedicato alla stabulazione di animali da esperimento, situato nel piano interrato del Servizio di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica. Responsabile dello stabulario è il Dott. V. Bronte, coadiuvato dal Sig. V. Barbieri; alla struttura afferisce circa il 50% dei ricercatori impegnati nella ricerca presso lo IOV. Lo stabulario: è classificato come SPF è attrezzato per ospitare circa 4.000 topi in sperimentazione e breeding è dotato di una stanza P3 con dispositivo di isolamento Microcage per il contenimento di patogeni è dotato di una piattaforma estremamente avanzata per l'imaging nei piccoli animali, comprendente: a) una apparecchiatura di fluorescenza (ExploreOptics) e tomografia computerizzata (ExploreLocus, General Electrics); b) una apparecchiatura per la chemiluminescenza (IVIS Lumina, Caliper Life Sciences) 22 Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica Responsabile: Dott. Gian Luca De Salvo, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215710 e-mail: [email protected] Laureato in Medicina e Chirurgia con lode, Università degli Studi di Padova, AA 91-92. Specializzato in Medicina Interna nel 1998, presso l’Università degli Studi di Padova, con lode. Dal 1993 al 1994 ha frequentato il Laboratorio di Epidemiologia Clinica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ di Milano. Sin dal corso di laurea ha svolto attività di ricerca, interessandosi in particolare alla metodologia della ricerca clinica sperimentale. Ha seguito diversi corsi di formazione nel campo delle sperimentazioni cliniche e della biostatistica. Ha partecipato attivamente alla pianificazione e alla stesura di numerosi protocolli di ricerca clinica sia di fase II che III, all’attività di analisi dei dati raccolti e ha contribuito a creare e valutare modelli matematici di predizione di eventi clinici, sia in ambito prognostico che terapeutico. Attualmente è responsabile della gestione operativa di numerosi protocolli clinici oncologici nazionali ed internazionali. Responsabile dello Statistical and Data Management Committee dell’EpSSG (Gruppo cooperativo europeo per lo studio dei sarcomi in età pediatrica) e del Data Management Committee del SIOP-LGG (Gruppo cooperativo europeo per lo studio dei gliomi a basso grado in età pediatrica). Titolare del corso integrato "Aspetti metodologici e biostatistici degli studi clinici in oncologia" nella Scuola di Specializzazione in Oncologia dell’Università di Padova. Responsabile del Servizio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica sin dalla sua costituzione. ORGANICO Dott.ssa Paola Bolzonello Statistico Contrattista Dott.ssa Elisa Rizzo Statistico Contrattista Dott.ssa Laura Cestari Statistico Contrattista Denise Kilmartin Data Manager Contrattista Dott.ssa Paola Del Bianco Statistico Contrattista Ilaria Zanetti Data Manager Contrattista MISSION Il Servizio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica è stato costituito come Ufficio di Epidemiologia Clinica nel 1997 nell’ambito delle attività del Centro Oncologico Regionale di Padova (C.O.R.). Il suo compito principale è programmare e coordinare progetti di ricerca clinica in ambito oncologico, a livello locale, nazionale ed internazionale, nel rispetto delle normative esistenti e dei requisiti etici. Inoltre, il Servizio ha storicamente svolto un ruolo di supporto alla Direzione Scientifica, prima del C.O.R. ed attualmente dell'Istituto Oncologico Veneto, nel censimento e valutazione dell'attività clinico-scientifica delle singole unità operative afferenti all'Istituto. Il Servizio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica è Centro di Coordinamento per studi clinici di gruppi collaborativi regionali (GIVOM-Gruppo Interdisciplinare Veneto Oncologia Mammaria), nazionali (IMI-Intergruppo Melanoma Italiano, AIEOP- 23 Associazione di Emato-Oncologia Pediatrica) ed internazionali (European Paediatric Sarcoma Study Group; International Society of Paediatric Oncology-Low Grade Glioma Consortium). Il Servizio partecipa all'attività della Cochrane Collaboration. Questa organizzazione mondiale ha come obiettivo principale la realizzazione e la disseminazione di revisioni sistematiche (meta-analisi) sull'efficacia e sicurezza degli interventi sanitari. Queste revisioni sistematiche vengono pubblicate periodicamente in formato elettronico sulla Cochrane Library (consultabile presso il Servizio). Infine, il Servizio fornisce collaborazione e/o consulenza statistica metodologica nell'analisi dei dati e nell'interpretazione dei risultati di diversi studi a carattere oncologico. Attività di Ricerca L’introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci e tecnologie/procedure innovative deve essere preceduta dalla dimostrazione del loro reale vantaggio mediante studi che applichino una metodologia rigorosa. Il corretto approccio alla pianificazione, realizzazione ed analisi dei risultati di uno studio clinico richiede il convergere di numerose competenze non solo mediche ma anche statistiche ed epidemiologiche. Il Servizio mette a disposizione competenze tecniche, metodologiche e strumenti operativi per tutte le fasi dello sviluppo dei protocolli di ricerca clinica e di datamanagement in accordo ai dettami della Good Clinical Practice (GCP), ed in particolare: Disegno di piani statistici sperimentali, dimensione campionaria e piano di analisi per protocolli di ricerca clinica sperimentale (fasi I, II, III) ed osservazionale; Preparazione di schede raccolta dati e di materiale per la conduzione dello studio (procedure operative, modalità di compilazione delle schede, scadenzari, ecc.); Costruzione di Data Base elettronici per condurre gli studi clinici in GCP con l'utilizzo di specifici; Raccolta dati ed archiviazione elettronica; Presentazione dei protocolli di ricerca ai Comitati Etici per approvazione; Messa a punto di metodologie per il controllo della qualità dei dati presso i Centri Clinici e all'interno del Servizio, come previsto dal Data Quality Assurance delle GCP. Analisi statistiche intermedie e finali dei dati. Attualmente il Servizio coordina sperimentazioni cliniche multicentriche nell’ambito del melanoma, delle neoplasie gastro-intestinali, del carcinoma mammario, dei linfomi e delle neoplasie pediatriche e studi che hanno come end-point principale la valutazione della qualità della vita. Nell’ambito degli studi clinici sul melanoma, prosegue l’arruolamento nello studio Mel.A., trial di fase III che valuta l’impatto di un trattamento intensificato con Interferone ad alte dosi in pazienti in III stadio di malattia, e nello studio TRECEM, trial che indaga l’impatto della temozolomide nel prevenire le metastasi cerebrali nei pazienti in stadio avanzato. Per quanto riguarda le neoplasie pediatriche, alla fine del 2005, 166 pazienti risultavano arruolati e 90 randomizzati nello studio internazionale SIOP-LGG 2004 sui gliomi a basso grado di malignità. Nel 2005/06 è iniziato l’arruolamento e la randomizzazione dei pazienti nello studio EpSSG RMS 2005 sui sarcomi pediatrici in Italia, Francia, Repubblica Ceca ed Israele. Infine, è proseguita la collaborazione con il gruppo TREP (Tumori Rari in Età Pediatrica) dell’AIEOP nella gestione della raccolta dati e nella realizzazione di un registro prospettico nazionale sui tumori rari in età pediatrica. 24 Per quanto riguarda i protocolli di studio che hanno come end-point principale o secondario la valutazione della qualità di vita del paziente oncologico, sono stati attivati uno studio randomizzato di fase III che confronta la tecnica del linfonodo sentinella rispetto alla linfo-adenectomia standard nelle pazienti con carcinoma della mammella e uno studio osservazionale sull’impatto del trattamento multimodale nel cancro del retto localmente avanzato. Da alcuni anni un’attività di ricerca peculiare del Servizio è la messa a punto di sistemi di raccolta dati da remoto, sfruttando la tecnologia informatica e la rete internet. I due studi internazionali coordinati dal Servizio nell’ambito dell’oncologia pediatrica sfruttano tale tecnologia per svolgere tutti le principali attività di data management nonché di analisi statistica descrittiva. infine, in collaborazione con il CINECA è stata realizzata un’infrastruttura telematica che permette un accesso protetto ai sistemi di raccolta dati, tramite un comune browser internet. Si vuole inoltre testare la possibilità di centralizzare in tempo reale, utilizzando software sofisticati, immagini neuroradiologiche ed istologiche. Nuovi approcci metodologici nell’analisi di dati clinici in oncologia Nell’ambito degli studi multicentrici in oncologia spesso i dati vengono raccolti in più occasioni temporali per poter esaminare nel tempo l’effetto del trattamento sulla malattia, sulla qualità di vita o su altri end-points primari o secondari. La natura longitudinale e la struttura multicentrica degli studi possono causare problemi di dati mancanti non casuali e non ignorabili e di sovradispersione o correlazione delle osservazioni, inducendo problemi di distorsione dei risultati dell'inferenza statistica. Recentemente presso il Servizio si è rivolta particolare attenzione all’applicazione di metodologie innovative per l’analisi dei dati idonee ad affrontare tali problematiche. Supporto Alla Direzione Scientifica Il Servizio fornisce alla Direzione Scientifica strumenti operativi per l'attività di censimento e valutazione dell'attività clinico-scientifica delle strutture coinvolte nelle attività IOV e contribuisce alla raccolta ed elaborazione delle informazioni, producendo periodicamente indici bibliometrici della produzione scientifica dell'Istituto. Recentemente, ha gestito operativamente il censimento dell'attività clinico-scientifica oncologica di tutte le strutture del Veneto interessate alla costituzione dello IOV. Il materiale raccolto, archiviato su supporto elettronico, ha permesso la realizzazione di un database, facilmente consultabile ed aggiornabile, dell'anagrafe dei progetti di ricerca di tutte le Unità Operative afferenti allo IOV. In parallelo, si è proceduto alla realizzazione di una banca dati delle pubblicazioni dei ricercatori dell'Istituto così da avere prontamente disponibile l'elenco delle pubblicazioni di ogni Unità Operativa dello IOV con relativo Impact Factor (anche normalizzato secondo la classificazione proposta dal Ministero della Salute). Il Servizio, su mandato della Direzione Scientifica, si occupa infine della raccolta, editing ed inserimento nel sistema Workflow della ricerca delle informazioni inerenti le attività clinico-scientifiche dei servizi e delle strutture afferenti allo IOV. 25 La Rete Oncologica Veneta L'Istitituto Oncologico Veneto nasce da una lunga tradizione di eccellenza dell'oncologia padovana e veneta, che ha trovato la sua espressione fino dai primi anni '90 nel riconoscimento, da parte della Regione del Veneto, di un Centro di Riferimento denominato Centro Oncologico Regionale (COR). Nel 2004 è stato creato il "Consorzio IOV", un primo nucleo di Rete Oncologica, che raggruppava inizialmente i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie di tutte le province venete e ha successivamente compreso, non appena nominato, il Commissario Straordinario dello IOV stesso. Obbiettivo primario del Consorzio era l'ottenimento da parte della Regione del Veneto e del Ministero della Salute della qualifica di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, riconoscimento ottenuto nell'Aprile 2005. L'Istituto Oncologico Veneto ha in questo triennio iniziato la propria missione, consolidando le proprie strutture e la propria organizzazione; ha nel frattempo anche mantenuto vive, sia sul piano scientifico con progetti di ricerca condivisi che su quello assistenziale attraverso incontri periodici tra le Oncologie della Regione per la definizione di linee guida e percorsi terapeutici, le relazioni con le realtà che si occupano attivamente di oncologia nel Veneto. E' nei programmi immediati dell'Istituto il riassetto del Consorzio IOV, la nomina di un nuovo Presidente, la creazione di un nuovo Comitato Tecnico-Scientifico rappresentativo delle competenze e professionalità della Regione, così da poter avviare nella pienezza del mandato la definizione di programmi e strategie che rendano operativa la Rete Oncologica Veneta. E' infatti un mandato preciso della Regione del Veneto, oltre che un'esigenza ormai sentita praticamente in tutta Europa, la creazione di un network integrato di servizi sanitari e sociali specificamente orientati al miglioramento della gestione del paziente oncologico. 26 Direzione Sanitaria 27 Direzione Sanitaria Direttore: Dott.ssa Giuseppina Maria Bonavina, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215773 e-mail: [email protected] Ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova nel 1982. Nel 1985 ha conseguito il Diploma di Specializzazione in Otorinolaringoiatria presso l’Università di Padova. È Specialista in Igiene Ospedaliera presso l’Università di Padova. Ha iniziato la sua carriera come assistente medico in Sovrintendenza Sanitaria presso l'Ospedale Civile di Padova (1987). A questo è seguito l'incarico di Vicedirettore Sanitario nell'Azienda Ospedaliera di Padova (1997). Dal 1 febbraio 1999 ha svolto le funzioni di Direttore ospedaliero presso l'ULSS 16 di Padova - Ospedale Geriatrico fino al 30 settembre 2002. Presso l'Ospedale Geriatrico è stato organizzato il Day Hospital Oncologico oggi trasferito all'Istituto Oncologico Veneto. Si è inoltre interessata di prelievi d'organo e di emergenza sanitaria. E' stata Direttore del Presidio Ospedaliero di Abano Terme dal 1 ottobre 2002 al 28 febbraio 2006. Dal 1 marzo 2006 è Direttore Sanitario dell'Istituto Oncologico Veneto. MISSION La Direzione Sanitaria coordina e dirige le strutture sanitarie dell’Istituto. Garantisce la continuità terapeutica sviluppando forme di integrazione tra assistenza ospedaliera di ricovero ed attività ambulatoriale e di supporto. Considera il servizio erogato come processo unitario e coordinato tra le diversi fasi che lo compongono migliorando l’intero percorso diagnostico terapeutico. Integra le proprie informazioni sull’utilizzo dei servizi con quelle degli altri enti ed istituzioni pubbliche, in particolare per quanto riguarda la rete oncologica regionale, al fine di favorire un migliore accesso ai servizi da parte dei cittadini e un uso corretto ed appropriato delle strutture sociosanitarie. Assicura il mantenimento di standard di qualità clinica e di funzionalità dei servizi in modo da garantire ai cittadini la migliore possibilità di accesso al servizio del quale necessita. Attività Tra le attività cliniche si segnalano quelle inerenti alla gestione del rischio clinico, al controllo delle infezioni ospedaliere (tramite le attività del Comitato per la Sorveglianza e Controllo delle Infezioni Ospedaliere), alla gestione dei farmaci; alla implementazione e diffusione di linee guida e protocolli assistenziali nelle strutture afferenti allo IOV. Tra le funzioni di monitoraggio clinico della attività si segnala la gestione delle statistiche sanitarie, il controllo di qualità dei flussi informativi relativi alle schede di dimissione ospedaliera (DRG) e la collaborazione con la Direzione Amministrativa per la determinazione degli strumenti di formulazione del budget clinico e della verifica periodica del raggiungimento degli obbiettivi. Coordina lo sviluppo della cartella clinica informatizzata. Promuove e programma gli interventi di formazione del personale sanitario. Inoltre, la Direzione Sanitaria partecipa ai lavori del Comitato Etico. La Direzione Sanitaria coordina e dirige l'attività dei seguenti servizi: 29 UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO Referente: Sig.ra Isabella Degli Agostini Tel.: 049-8215664 - 049-8215773 (segreteria Direzione Sanitaria) Fax: 049-8215628 e-mail: [email protected] Al fine di contribuire al miglioramento dei servizi e delle prestazioni erogate è a disposizione dei cittadini un’apposita scheda per l’inoltro di reclami, per la segnalazione di disservizi, disfunzioni, irregolarità e per fornire suggerimenti. Le schede di segnalazione sono reperibili presso l’ingresso dell’Ospedale Busonera, dell’Edificio Radioterapia e al 1° piano dell’Edificio Giustinianeo in prossimità delle cassette di raccolta dei reclami, dove le stesse schede possono essere depositate dopo la compilazione. Le segnalazioni vengono raccolte dal personale dedicato e gestite dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP). Le segnalazioni possono essere espresse anche di persona, telefonicamente o inviate per posta elettronica, fax o lettera. Il Servizio Relazioni con il Pubblico dell’Istituto Oncologico Veneto è situato presso l’Ospedale Busonera. Ogni segnalazione dei cittadini viene gestita dalla Direzione Sanitaria secondo le modalità ritenute più idonee al fine di fornire una risposta esauriente al cittadino. SERVIZIO INFERMIERISTICO Responsabile: Dott.ssa Maria Padovan Il Servizio Infermieristico assicura la programmazione, la gestione, l’organizzazione, l’erogazione, la valutazione ed il miglioramento continuo delle prestazioni assistenziali garantite dal personale infermieristico, tecnico-sanitario e dagli operatori di supporto, sulla base degli obiettivi delineati dalla Direzione integrandosi con i processi aziendali. E’ responsabile del governo dell’assistenza infermieristica e tecnica di natura preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa, promuove modelli organizzativi e professionali innovativi attraverso lo sviluppo e la valorizzazione delle professioni sanitarie e tecnico-sanitarie del Comparto. Opera con attenzione alla persona favorendo l’integrazione multiprofessionale, migliorando la qualità dell’assistenza erogata e promuovendo il processo di responsabilizzazione professionale. Il Servizio Infermieristico aderisce ai valori etici di riferimento dello IOV (centralità del cittadino, qualità dell’assistenza, appropriatezza, accessibilità, equità, affidabilità, trasparenza, ricerca e innovazione, formazione e interattività) e considera essenziali e propri i valori fondanti dei codici deontologici delle professioni sanitarie e tecniche, ossia l’attenzione e il rispetto alla persona umana globalmente intesa, alle sue relazioni con il proprio contesto, al modo in cui vive la propria condizione di salute e, più in generale, alla qualità della vita. Per questo assume come valori di riferimento: la centralità del cittadino, al fine di soddisfarne le aspettative come fruitore di assistenza sanitaria e la responsabilità di tutti gli operatori verso la comunità da servire il miglioramento continuo della qualità assistenziale come condizione fondamentale per mantenere l’assistenza al passo con l’evoluzione rapida delle conoscenze, della tecnologia, dell’integrazione dei sistemi sanitari e della continua variazione delle aspettative dei cittadini, in una logica di standardizzazione delle prassi professionali basate su evidenza scientifica la buona amministrazione, intesa come imparzialità, trasparenza, pari opportunità nei processi di programmazione, organizzazione e valutazione dei dipendenti gestiti la responsabilizzazione diffusa dei dipendenti come presupposto per una gestione delle risorse umane efficiente e coerente con i risultati da garantire ai clienti 30 la crescita personale e professionale dei dipendenti, attraverso la promozione della ricerca e della formazione continua, per poter rispondere in ogni situazione assistenziale con appropriatezza, efficacia e competenza il rispetto delle prerogative individuali di ogni dipendente, con l’obiettivo di consentire l’espressione delle migliori potenzialità professionali, garantendo il miglior percorso di sviluppo professionale compatibile con l’organizzazione il senso di appartenenza aziendale, stimolando la capacità di collaborazione per il raggiungimento di obiettivi comuni. INFERMIERI DI RICERCA Referenti: IP Daniela Grosso, IP Martina Mattiazzi La ricerca clinica in oncologia è fondamentale per identificare nuovi e più efficaci trattamenti per la malattia, nuove modalità di somministrazione e testare l’efficacia di nuovi modelli di assistenza. L'impegno della professione infermieristica è sempre più orientato all'utilizzo della ricerca nell'assistenza e nasce dall’esigenza di migliorare le situazioni non soddisfacenti, identificando bisogni inevasi di natura conoscitiva, clinica o assistenziale al fine di misurare il grado di efficacia e di efficienza della prestazione. Nell’Istituto Oncologico Veneto l’infermiere di ricerca partecipa a tutte le fasi della sperimentazione clinica. I suoi compiti principali sono: la discussione con lo sperimentatore sulla fattibilità dello studio, l’organizzazione delle procedure per l’avviamento dello stesso, l’organizzazione delle procedure di randomizzazione e registrazione, la raccolta dei dati, l’organizzazione di report periodici per l’aggiornamento dei database comuni, la gestione dei farmaci sperimentali, l’esecuzione di prelievi per le necessarie analisi di monitoraggio, l’organizzazione della chiusura dello studio e infine la collaborazione nella pubblicazione di lavori scientifici. Inoltre, l’ infermiere di ricerca è consulente per il reparto per i problemi legati alla conduzione dello studio ed ha un ruolo attivo nella formazione e addestramento del personale infermieristico. FORMAZIONE E COMUNICAZIONE SCIENTIFICA Referente: Dott.ssa Martina Boscaro Informatico: Sig. Gabriele Sarasin Grafica e Segreteria: Sig. Diego Favero [email protected] Tel: 049-8215711 e-mail: [email protected] L'ufficio organizza e gestisce eventi scientifici, corsi di formazione e aggiornamento e conferenze stampa dell’Istituto Oncologico Veneto. Rientrano nell'attività: meeting planning gestione dell’accreditamento ECM Ministero della Salute e Regione del Veneto contatti con possibili sponsor pianificazione budget eventi studio grafica evento public relations, contatti con relatori italiani e stranieri patrocinio IOV gestione caselle email istituzionali archiviazione e gestione dati gestione aule L’attività del servizio, commissionata da fonti multiple (comitati scientifici, Direttori d’unità operativa, associazioni, etc.), è sviluppata con modalità comunicative specifiche rivolte ad interlocutori interni ed esterni. Accanto alla diffusione 31 dell’immagine e del programma scientifico di eventi formativi e culturali organizzati dall’Istituto Oncologico Veneto, si pone la produzione di comunicati, cartelle stampa, interviste e conferenze stampa e l’attività di divulgazione/informazione ai pazienti, tramite opuscoli e brochure su temi specifici - come la prevenzione del cancro o le scelte terapeutiche per un particolare tipo di tumore - e di public relations, attraverso la promozione di messaggi e iniziative che favoriscano i contatti e l’interazione tra i diversi attori. Queste attività vengono gestite sotto la diretta responsabilità e supervisione della Direzione Comunicazione/Marketing. 32 Direzione Amministrativa 33 Direzione Amministrativa Direttore: Dott. Pietro Girardi, Statistico Tel.: 049-8215612 e-mail: [email protected] Laureato nel 1990 in Scienze Statistiche ed Economiche presso l'Università di Bologna. Ha svolto attività di ricerca in campo statistico economico presso Rescoop di Bologna, E' stato dirigente: presso l'U.L.S.S. di Legnago (VR) dal 1992 al 1997 (programmazione e controllo di gestione) dove ha avuto modo di interessarsi dell'introduzione della qualità totale (progetto finalista del premio nazionale per l'innovazione e la qualità dei servizi di Confindustria il 12.12.1995) e di protocollo d'intesa sperimentazione gestionale pubblico-privato Ospedale di Zevio (VR); presso l'Azienda Ospedaliera di Verona dal 1997 (responsabile del Servizio Bilancio e Programmazione Finanziaria); presso l'Azienda ULSS 18 di Rovigo Responsabile del Servizio Programmazione Controllo di Gestione e Statistica dal 01.12.1998 al 2003. Responsabile del Dipartimento Programmazione e Sistema Informativo dal 1.7.2000 al 2003; Responsabile, ad interim, del Sevizio Economico Finanziario dal 1.08.2001 e quindi con incarico dal 2003. E' stato vice Direttore Amministrativo dal 1.1.2000 al 31.01.2003. Docente prima presso la Scuola Infermieri e poi presso il corso universitario in Scienze Infermieristiche in svariati corsi dal 1994 a tutt'oggi. Dal 2002, componente del nucleo di valutazione Casa di Riposo di Badia Polesine (RO) MISSION Sovrintende i processi amministrativi perseguendo il buon andamento e l’imparzialità dell’azione amministrativa per gli aspetti giuridico-amministrativi ed economicofinanziari. Attività La Direzione Amministrativa, in aderenza a quanto delineato dalla mission, coordina e dirige le strutture amministrative autonome e sovrintende ai processi delle strutture amministrative in convenzione, impartendo direttive ai dirigenti e ai funzionari preposti sugli atti di loro competenza. Coordina l’attività dei dirigenti e dei funzionari verificando che il loro operato sia coerente con le disposizioni e gli indirizzi impartiti dalla Direzione Generale. Esercita il controllo dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati delle strutture amministrative. Alla Direzione Amministrativa afferiscono le seguenti unità organizzative: AFFARI GENERALI Responsabile: Dott.ssa Marina Giusto Le funzioni assegnate sono: Tenuta e gestione degli atti deliberativi, compreso il controllo formale degli stessi; Tenuta e gestione del protocollo informatico aziendale e degli archivi; Tenuta del repertorio degli atti pubblici e delle scritture private; Tenuta e gestione dell’archivio di GG.UU., dei BUR, delle Circolari Regionali; 35 Proposte di delibera ed atti di organizzazione non rientranti nelle competenze specifiche di altre Strutture Operative; Gestione dei procedimenti e proposte di delibera per l’accettazione di donazioni ed erogazioni liberali da parte di terzi e per donazioni a terzi di beni aziendali obsoleti e non più utilizzabili; Gestione dei procedimenti e proposte di delibera per l’accettazione in comodato d’uso di beni di terzi; Gestione dei procedimenti e proposte di delibera per l’accettazione delle sponsorizzazioni; Proposte di delibera relative a progetti di ricerca e programmi speciali ex art. 12, comma 2, lettere a) e b) del D.Lgvo 502/92, ricerche sanitarie finalizzate finanziate dalla Comunità europea, dalla Regione del Veneto e da altre istituzioni pubbliche e/o private, altri finanziamenti europei, nazionali, regionali, ministeriali e da altri enti pubblici; Gestione amministrativa del Registro Tumori del Veneto; Gestione amministrativa di borse di studio, collaborazioni coordinate e continuative ed incarichi professionali; Proposte di delibera per l’approvazione di convenzioni dei protocolli di sperimentazione clinica; Coordinamento di tutte le attività connesse alla gestione di fondi vincolati, compreso l’acquisto di beni e servizi nell’ambito di progetti finanziati con fondi di provenienza sia pubblica che privata, in collaborazione con le strutture deputate; Gestione amministrativa delle convenzioni con l'Università di Padova per attività didattiche integrative per i propri studenti e medici specializzandi (protocolli d’intesa e convenzioni varie); Gestione amministrativa delle convenzioni con scuole di specializzazione postlauream private riconosciute; Gestione abbonamenti a riviste e acquisto libri per aggiornamento professionale in collaborazione con il Sistema Bibliotecario; Coordinamento amministrativo del Collegio Sindacale, del Collegio di Direzione e del Consiglio dei Sanitari Verifica della legislazione e della normativa con informazione alle strutture interessate. BILANCIO E PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA Responsabile: Dott. Emilio Francesco Pacchiega Le funzioni assegnate sono: Supportare la Direzione Generale nella programmazione economico-finanziaria assicurando la corretta gestione dei flussi finanziari anche attraverso la predisposizione di piani finanziari; Provvedere alla definizione delle procedure amministrativo-contabili dell’azienda, per i movimenti in entrata e in uscita, e assicurare la corretta gestione delle attività contabili, nel rispetto dei principi contabili oltre che delle disposizioni regionali in materia; Gestire l’elaborazione e la redazione del bilancio di previsione e di esercizio e di tutte le rendicontazioni intermedie; Gestire le procedure di riscossione dei crediti (anche coatte); Gestire gli adempimenti fiscali e contributivi; Gestire la comunicazione al Garante della Radiodiffusione ed Editoria; Assicurare il controllo contabile della cassa attiva ed economale; Gestire la corretta compilazione delle schede e dei libri inventariali; Gestire contabilmente il patrimonio aziendale in collaborazione con il Dipartimento Interaziendale di Area Tecnica e con il Dipartimento Interaziendale Acquisizione Beni e Servizi; 36 Assicurare la costante comunicazione e gestione dei flussi economici e contabili con l’Istituto Tesoriere; Gestire il debito informativo con gli organi sovraordinati (Regione del Veneto, Ministeri). CONTROLLO DI GESTIONE Le funzioni assegnate sono: Applicare il regolamento di budget; Partecipare all’elaborazione del Piano aziendale e coordinare il processo di elaborazione del budget in aderenza a quanto previsto dall’apposito regolamento approvato dalla Direzione Generale; Gestire la verifica e il monitoraggio dei budget negoziati segnalando gli scostamenti e le manovre correttive per il riallineamento ai parametri di efficienza previsti (costi/ricavi); Gestire, elaborare e fornire alla Direzione analisi periodiche di carattere generale o settoriale (internal auditing). AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE Referente: Sig. Franco Sterpi Le funzioni assegnate sono: Rilevazione delle presenze e delle assenze, gestione delle aspettative e delle assenze per particolari motivi; Tenuta e aggiornamento dell’anagrafe delle prestazioni e della banca dati del personale dipendente; Supporto amministrativo del Servizio Infermieristico; Applicazione di regolamenti e procedure in tema di retribuzione, trasferte, permessi, mobilità e, in genere, per quanto attiene ai rapporti tra Istituto e singolo dipendente. 37 Comitato Etico 39 Comitato Etico PRESIDENTE: Dott. Renzo Pegoraro Medico, Esperto di Bioetica VICEPRESIDENTE: Prof. Daniele Rodriguez Professore Ordinario di Medicina LegaleUniversità di Padova COMPONENTI Avv. Franco Antonelli Esperto giuridico Dott. Francesco Jori Giornalista Sig.ra Marilena Bertante Rappresentante del volontariato Padre Giovanni Manzoni Assistente religioso, Esperto di Bioetica Dott. Paolo Cadrobbi Infettivologo Prof. Silvio Monfardini Direttore U.O. Oncologia Medica 2 IOV Prof. Nicola De Carlo Professore Ordinario di Psicologia del Lavoro-Università di Padova Dott.ssa Gabriella Montagna Esperto amministrativo Dott.ssa Maria Concetta Digiacomo Medico di Medicina Generale Prof. Giampiero Giron Professore Ordinario di Anestesiologia e Rianimazione-Università di Padova Dott.ssa Maria Padovan Responsabile Servizio Infermieristico IOV Dott. Ernesto Padula Medico-Chirurgo Prof. Guido Sotti Direttore U.O. Radioterapia IOV Prof. Pietro Giusti Professore Ordinario di FarmacologiaUniversità di Padova Prof.ssa Gabriella Villani Rappresentante Associazione Malati Prof. Francesco Grigoletto Biostatistico Prof.ssa Paola Zanovello Professore Associato di ImmunologiaUniversità di Padova Sig.ra Daniela Grosso Infermiera di ricerca COMPONENTI EX OFFICIO SEGRETERIA SCIENTIFICA Prof. Ermanno Ancona Direttore Scientifico IOV Dott.ssa Alessandra Bernardi Tel. 049-8215946 [email protected] Dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina Direttore Sanitario IOV Dott. Angelo Claudio Palozzo Responsabile Unità Galenica IOV Il Comitato Etico dell'Istituto Oncologico Veneto è un organismo indipendente che opera per garantire il rispetto della dignità della persona e con esso la salvaguardia e la promozione del diritto alla salute. I principi a cui il Comitato Etico fa riferimento sono quelli indicati nella revisione corrente della Dichiarazione di Helsinki, nella versione più recente delle Good Clinical Practice e in altre raccomandazioni degli Organismi Nazionali ed Internazionali in materia di tutela della persona umana negli ambiti della ricerca biomedica e della pratica clinica. Il Comitato Etico si riferisce inoltre alla normativa vigente in materia sanitaria e alle raccomandazioni del Comitato 41 Nazionale per la Bioetica e del Comitato per la Bioetica della Regione del Veneto. L'indipendenza del Comitato Etico dello IOV è garantita dalla presenza di personale non dipendente dall'Istituto e dalla mancanza di subordinazione gerarchica con altri Comitati Etici. Il Comitato Etico valuta la scientificità e fattibilità delle proposte di sperimentazione clinica e di ricerca attraverso l’analisi degli aspetti scientifico-metodologici, la verifica dei requisiti etici della sperimentazione e la valutazione degli aspetti organizzativi che potrebbero compromettere la buona riuscita della ricerca. Il Comitato Etico dello IOV svolge anche funzione di Comitato etico per la pratica clinica; analizza casi clinici specifici e situazioni della pratica sanitaria che pongano problemi di discernimento etico, su richiesta degli operatori delle strutture sanitarie che fanno capo allo IOV; esamina questioni etiche presentate da pazienti e familiari di utenti delle strutture che fanno capo allo IOV; può affrontare quesiti, posti dalla Direzione dello IOV, di carattere etico-organizzativo. Il Comitato Etico dello IOV, dopo la sua istituzione nell'Aprile 2006, ha elaborato un proprio regolamento, e ha finora ha analizzato 58 protocolli di sperimentazione clinica ed ha espresso il proprio parere su due documenti presentati dalla Direzione. Il Comitato Etico si occupa anche della stesura di raccomandazioni e linee-guida etiche su questioni in ambito oncologico, sia su richiesta e/o suggerimento degli operatori sanitari sia per iniziativa autonoma; promuove autonomamente iniziative di informazione e formazione in materia bioetica, in particolare in campo oncologico, rivolte sia ai membri, sia agli operatori sanitari delle strutture che fanno riferimento allo IOV, sia ad un pubblico più vasto. 1. Gruppo di studio sulla ricerca farmacogenetica e farmacogenomica. Il gruppo di studio ha prodotto due documenti (linee guida interne sulla sperimentazione farmacogenetica/farmacogenomica ed una brochure per il paziente sugli studi su materiale genetico) approvati dal Comitato Etico IOV in seduta plenaria. Le linee guida e la brochure per il paziente sono state pubblicate sul sito dell’Istituto Oncologico Veneto; la brochure è in fase di stampa. 2. Gruppo di studio sul paziente terminale. Il gruppo di studio sul paziente terminale è stato organizzato dal Comitato Etico IOV su sollecitazione della Direzione dell’Istituto per rispondere ad un’esigenza diffusa di chiarezza in merito all’accompagnamento del paziente terminale, che non coinvolge solamente la sfera organizzativa di un ospedale ma le sue scelte di fondo rispetto al paziente e alla sua famiglia nelle fasi più delicate e sofferte della malattia. Il gruppo di studio attualmente coinvolge 13 persone, tra cui alcuni componenti del Comitato Etico IOV (un bioeticista, un medico legale, un anestesista, un assistente spirituale, un farmacista, la segreteria scientifica del Comitato) ed alcuni membri esterni al Comitato (tre Oncologi Medici, due infermieri di Oncologia Medica, una psicologa, un medico palliativista). La prima parte dell'attività del gruppo di studio ha raccolto dati su come è gestita la terminalità nel reparto di Oncologia Medica ed impressioni dirette degli operatori sul problema del paziente terminale, preparando la strada per costruire un documento operativo, attualmente in fase di elaborazione. 3. Collaborazione con il Comitato Regionale di Bioetica per un’indagine sull’Etica del Morire. Il Comitato Etco dello IOV, in collaborazione con il Comitato Regionale di Bioetica, ha promosso un’indagine sull’etica del morire presso le Strutture Sanitarie della nostra Regione. A questo scopo è stato elaborato un questionario per indagare da un punto di vista “quantitativo” come viene vissuto l’evento morte dal punto di vista dei familiari che subiscono la perdita e del personale sanitario. Il Comitato ha coordinato l’indagine presso due reparti IOV: Oncologia Medica 2 degenze e 42 Chirurgia Oncologica. Sono stati organizzati degli incontri per informare il personale sul tema dell’indagine e sono stati coinvolti due referenti per ciascun reparto che si sono resi disponibili a distribuire e raccogliere i questionari. La seconda parte dell’indagine prevedeva un’indagine di carattere qualitativo attraverso lo svolgimento di "focus group "per aree di riferimento (nel caso IOV medica e chirurgica) ai quali hanno partecipato un’infermiera dell’Oncologia Medica 2 degenze ed un medico della Chirurgia Oncologica. Per fine 2008 è previsto un consensus meeting per rendere pubblici i risultati dell’indagine e promuovere uno scambio di proposte tra le diverse realtà sanitarie della Regione del Veneto. 43 Registro Tumori del Veneto 45 Registro Tumori Del Veneto Responsabile: Dott.ssa Paola Zambon, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215605 e-mail: [email protected] Laureata in Medicina e Chirurgia, Università di Padova. Diploma di Specializzazione in Medicina del Lavoro e in Allergologia e Immunologia Clinica, Università di Padova. Ricercatore Confermato presso il Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università degli Studi di Padova. Dal 2000 ha la responsabilità del coordinamento del Registro Tumori del Veneto. Dal 2003 Responsabile del Centro di Riferimento Regionale Registro Tumori del Veneto E’ autore di oltre 130 lavori scientifici, di cui 85 in extenso. Appartenenza a società scientifiche: AIE – Associazione Italiana di Epidemiologia; AIRTum – Associazione Italiana Registri Tumori; SItI – Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica; ISEE – International Society of Environmental Epidemiology; IACR – International Association of Cancer Registries; ENCR – European Network of Cancer Registries; Membro del Consiglio Direttivo dell’AIRTum; Membro del comitato scientifico del SER. ORGANICO Personale strutturato Dott. Marcello Vettorazzi Dirigente Medico Dott. Sandro Tognazzo Dirigente Statistico Dott. Stefano Guzzinati Dirigente Statistico Personale a contratto Dott.ssa Maddalena Baracco Dott.ssa Emanuela Bovo Francesca Barizza Dott.ssa Carla Cogo Dott.ssa Antonella Dal Cin Dott.ssa Anna Rita Fiore Alessandra Greco Daniele Monetti Alberto Rosano Carmen Fiorella Stocco Dott. Manuel Zorzi MISSION Il Registro del Veneto, istituito con D.G.R. n.7389 del 19.12.1989, ha il compito di assolvere alle seguenti funzioni: definire l’incidenza della malattia neoplastica; condurre studi di epidemiologia analitica e valutare l’uso delle risorse nel trattamento dei tumori; coordinare a livello regionale gli aspetti epidemiologici dell’implementazione, monitoraggio e valutazione degli screening oncologici. Fa parte della rete italiana dei Registri Tumori (AIRT, Associazione Italiana Registri Tumori), della rete europea dei Registri (ENCR, European Network of Cancer Registries) e dell’Associazione Internazionale dei Registri (IACR, International Association of Cancer Registries). Attività di Ricerca A partire dall’attività routinaria di definizione dell’incidenza su una popolazione pari a 2.000.000 di residenti, il Registro sviluppa gli indicatori di rischio (incidenza), di risultato (sopravvivenza) e di carico assistenziale (prevalenza) per fornire all’autorità 47 sanitaria strumenti per il controllo della patologia neoplastica e per la programmazione di interventi di politica sanitaria. Vengono periodicamente svolte analisi dell’andamento temporale e della variazione geografica dell’incidenza delle neoplasie, sia a livello di ASL che di piccole aree (comuni). E’ stato intrapreso lo studio dell’appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici; è in corso la valutazione per i casi di tumore del colon-retto e si intende allargare l’esperienza anche alla patologia mammaria. Sono stati attivati alcuni studi di epidemiologia analitica. Per quanto riguarda i rischi ambientali, è in corso uno studio sul rischio di leucemia e neuroblastoma nei bambini in rapporto ad esposizione a campi elettromagnetici e uno studio caso-controllo sui sarcomi e sui linfomi non-Hodgkin in rapporto all’esposizione ambientale a diossine prodotte da inceneritori. Sono in aggiornamento gli studi sulla patologia oncologica occupazionale e sul rapporto AIDS/cancro. Uno studio collaborativo prevede l’utilizzo di archivi sanitari elettronici di popolazione per lo studio di morbilità e mortalità di pazienti oncologici e non oncologici. Il Registro partecipa allo sviluppo e gestione della Banca Dati Italiana istituita dall’AIRTum e alle attività di elaborazione e pubblicazione a livello nazionale. Aderisce inoltre a livello europeo all’analogo progetto che riguarda l’Unione Europea e gli stati candidati; partecipa al sistema informativo automatizzato dei tumori infantili (ACCIS) e al progetto europeo di individuazione di indicatori utili per l’organizzazione dell’attività sanitaria (CaMon). Nell’ambito del coordinamento degli screening oncologici, il Registro svolge i seguenti compiti: raccordo con l’Osservatorio Nazionale Screening e con i Centri di Riferimento Regionali Italiani; coordinamento e supporto epidemiologico ai programmi aziendali di screening; disegno e manutenzione del sistema informativo; monitoraggio degli indicatori di processo e di qualità; formazione e organizzazione di specifici interventi formativi; valutazione dello stato di realizzazione e dell’impatto degli screening; coordinamento dell’attività di reporting. Inoltre partecipa allo studio IMPACT multicentrico italiano, per la valutazione dell’impatto dello screening mammografico e allo studio NTCC multicentrico italiano sull’utilizzo del test HPV nello screening del carcinoma della cervice uterina. 48 Unità Operative 49 Area dei Servizi 51 CARDIOLOGIA Responsabile: Dott. Giuseppe Scattolin, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215633 e-mail: [email protected] Laureato in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1974. Specialista in Cardiologia e Medicina dello Sport. Training di ecocardiografia presso St. Georges Hospital di Londra nel 1978 e presso il Thorax Center di Rotterdam nel 1979. Professore a contratto presso la Scuola di Specialità di Cardiologia di Padova dal 1981 al 1987. Membro del team vincitore del premio “Golden Helix” per la qualità nella sanità nel 1993. Dal 2000 membro dell’Educational Council della Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare ed accreditato all’insegnamento di III° livello. Diploma in Management Sanitario presso C.E.R.E.F. di Padova nel 2000. Dal 2006 Responsabile del Servizio di Cardiologia dell’ Istituto Oncologico Veneto. Autore di circa 100 pubblicazioni scientifiche. MISSION Il Servizio di Cardiologia ha come principale impegno la valutazione cardiaca clinicostrumentale dei pazienti candidati al trattamento oncologico chirurgico e/o chemioradioterapico per definire il rischio individuale e per monitorare potenziali rischi di cardiotossicità legati all’uso di sostanze chemioterapiche. Attività assistenziale Il Servizio di Cardiologia è in grado altresì di fornire una attività cardiologica tradizionale. Attività di Ricerca Studio di marker precoci di cardiotossicità da trattamenti chemio-radioterapici. 53 UNITÀ GALENICA FARMACIA Responsabile: Dott. Angelo Claudio Palozzo, Farmacista Tel.: 049-8215840 e-mail: [email protected] Laureato in Farmacia (Università di Padova 1978, 110 e lode); specializzato in Farmacia Ospedaliera (Università di Milano 1981, 70/70). Fellowship presso il Rhode Island Hospital (1985, Providence USA) e l’Hopital Santa Creu di Barcelona, Spagna (1988, corso di farmacia clinica). Ha completato la sua formazione attraverso numerosi corsi residenziali in farmacocinetica clinica, nutrizione artificiale, galenica clinica (laboratorio di tecniche sterili e non), informazione sul farmaco, farmacoepidemiologia, farmaco-economia, antibioticoterapia, oncologia, sperimentazione clinica e statistica sanitaria, controllo di qualità e management sanitario. Dal 1981 al 1989 è stato in servizio come Farmacista ospedaliero collaboratore, dal 1989 al 1991 come Farmacista ospedaliero coadiutore e dal 1991 ad oggi è in ruolo come Farmacista Direttore. L’attività professionale è stata svolta sia presso le farmacie ospedaliere che nei servizi territoriali di ULSS del Veneto e dell’Abruzzo, sviluppando una particolare competenza nella continuità assistenziale ospedale-territorio. Attualmente è alla Direzione dell’Unità Galenica-Farmacia dello IOV. E’ membro della SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera) per la quale ricopre la carica di coordinatore dell’area nazionale in farmacia oncologica, e della SINPE (Società Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale) di cui è segretario per la Regione del Veneto. Per quest’ultima società è nell’Editorial Board della rivista Nutritional Therapy & Metabolism. E’ iscritto e partecipa alle attività dell’ISOPP (International Society of Oncology Pharmacy Practitioners). Dal 1995 gli sono stati assegnati incarichi di professore a contratto per la scuola di specializzazione in Farmacia Ospedaliera dell’Università di Padova (disciplina: Nutrizione Artificiale) e gli sono stati affidati seminari di formazione per gli studenti del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche. Per la stessa università ospita stage e segue tesi di laurea e di specializzazione per gli studenti delle scuole afferenti al Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e di Medicina. Per la SINPE ha partecipato a gruppi di lavoro nazionali (immunonutrizione) ed internazionali (home artificial nutrition) e per la Regione del Veneto a gruppi di lavoro multidisciplinari. Componente del Comitato etico e responsabile per la Farmacovigilanza nello IOV. Ha pubblicato 22 lavori su riviste italiane ed in lingua inglese, 10 comunicazioni orali e 15 poster a congressi. In qualità di esperto è stato chiamato a svolgere 36 relazioni a convegni nazionali ed internazionali, e come responsabile scientifico ha organizzato numerosi corsi per lo IOV e per società scientifiche. ORGANICO Dott.ssa Paola Toscano Farmacista borsista Dott. Francesco Paganelli Farmacista dirigente 54 Dott.ssa Francesca Peron Farmacista borsista MISSION L'Unità Galenica di Farmacia è preposta a svolgere e verificare tutte le attività connesse alla preparazione, distribuzione ed utilizzo dei prodotti farmaceutici dell'Istituto Oncologico Veneto, attraverso: la lettura ed interpretazione delle prescrizioni mediche; l’applicazione di sistemi di qualità per la standardizzazione e l’informatizzazione degli schemi di terapia per singolo paziente; la valutazione tecnico-farmaceutica delle preparazioni ai fini della riduzione del rischio clinico; la manipolazione dei farmaci anti-tumorali per ottenere il preparato pronto alla somministrazione; la gestione di un proprio magazzino e il controllo degli approvvigionamenti degli armadi di reparto; la gestione dei medicinali/dispositivi in sperimentazione; la distribuzione diretta all'utenza di medicinali da utilizzare a domicilio; gli adempimenti relativi ai flussi informativi nazionali e regionali; la farmaco/dispositivo-vigilanza; l’informazione ai sanitari e ai pazienti per i prodotti di competenza. Il personale dirigente dell'Unità Galenica di Farmacia collabora con la Direzione Sanitaria dello IOV ed il Dipartimento Interaziendale per l'Assistenza Farmaceutica nella programmazione sanitaria, la gestione delle risorse e le commissioni di valutazione preposte (Comitati di Budget, Commissione terapeutica, Comitato Etico etc.). Attività assistenziale E’ fornita attività assistenziale farmaceutica ad utenti in dimissione da ricovero o ambulatoriali, con distribuzione diretta di farmaci di fascia H ed altri medicinali previsti dalla normativa vigente. Attività di Ricerca L’attività di ricerca si svolge principalmente nel campo della farmaco-epidemiologia/ farmacovigilanza e la farmaco-economia, anche in collaborazione con il Dipartimento Interaziendale per l’Assistenza Farmaceutica. Valutazioni e studi di stabilità farmaceutica sono condotti in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Padova. 55 Psico-Oncologia Responsabile: Dott.ssa Eleonora Capovilla, Psicologo Psicoterapeuta Tel.: 049-8215728 e-mail: [email protected] Responsabile della Struttura Semplice di Psico-oncologia, dove ha realizzato, con la collaborazione dell’equipe medicoinfermieristica, un approccio psicologico specifico per l’ambito oncologico, denominato API (Approccio PsicoOncologico Integrato). Già docente di Psico-oncologia presso il Corso di Perfezionamento in Terapia del dolore e Cure palliative dell’Università di Verona, è professore a contratto presso la Facoltà di Medicina e Chirugia dell’Università di Padova. Docente in vari corsi pubblici di formazione ed autrice di numerosi lavori scientifici di carattere psico-oncologico. Dal 2006 è membro del Gruppo Operativo Regionale per lo sviluppo del “Progetto inerente l’analisi e la valutazione del livello di umanizzazione dei servizi socio-sanitari erogati dalle Aziende ULSS e Ospedaliere del Veneto”; dal 2007 è componente della Commissione Regionale per le Cure Palliative e la Lotta al Dolore dell’Osservatorio Regionale per le Cure Palliative e per la Lotta al Dolore (Regione del Veneto). Dal 2003 è vice-presidente della Società Italiana di PsicoOncologia. ORGANICO Dott.ssa Malihe Shams Psicologo borsista Dott.sa Marisa Toffanin Psicologo - Psicoterapeuta MISSION Il servizio di psico-oncologia offre al paziente e alle famiglie uno spazio di accoglienza e di disponibilità all’ascolto all’interno del percorso di cura, avendo come impegno principale quello di supportare le necessità psicologiche del paziente e dei suoi familiari in tutte le fasi della malattia, sia durante il ricovero ordinario e il day hospital che nel contesto ambulatoriale, con interventi individuali e di gruppo. Attività assistenziale L’equipe di psico-oncologia interviene a supporto degli utenti delle Unità Operative oncologiche con colloqui di accoglienza con il paziente ed i familiari, con colloqui di supporto psicologico, con psicoterapia individuale e di gruppo utilizzando il modello integrato tipico della disciplina psico-oncologica, che ha come obiettivo il prendersi cura del malato e della famiglia in collaborazione con le altre figure professionali che curano ed assistono il paziente e con i volontari che svolgono attività all’interno delle Unità Operative dell’Istituto Oncologico (in particolare con le Associazioni AVO, ANGOLO e CEAV). Gli psicologi del servizio sono contattabili sia presso l’Ospedale Busonera che presso l’Edificio di Radioterapia. Attività di Ricerca Gran parte dell’attività di ricerca è strettamente collegata all’attività clinica e alla teorizzazione della prassi dell’Approccio Psiconcologico Integrato, quale modello d’elezione di intervento applicato nel nostro contesto. 56 Per quanto riguarda gli anni 2005/2007 la ricerca ha riguardato fondamentalmente lo studio degli aspetti psicologici del paziente oncologico e della sua famiglia. Per i pazienti oncologici adulti ed anziani sono stati indagati i bisogni relativi alla malattia, gli aspetti psicoemozionali, sociali e familiari. Per il paziente oncologico anziano attraverso la Valutazione Geriatrica Multidimensionale sono stati indagati gli aspetti funzionali, cognitivi ed emozionali. Un ulteriore studio ha valutato i bisogni e i vissuti del malato oncologico anziano. Per ciò che concerne i familiari, sono stati effettuati essenzialmente due studi, uno mediante colloquio strutturato di accoglienza per il caregiver e l’altro mediante somministrazione di vari test, al fine di indagare lo stato psicoemozionale, i bisogni e il burden avvertito dai familiari dei pazienti oncologici. Rispetto agli operatori, sono state prese in esame le motivazioni all’helping profession, attraverso uno studio specifico effettuato su un campione di 43 psico-oncologi. L’attività di ricerca ha riguardato, inoltre, la valutazione psicosociale dei pazienti in fase avanzata di malattia, con particolare attenzione alla messa a punto di metodologie adeguate alla rilevazione in questo settore; infine, diversi studi sono stati condotti sulla qualità di vita dei pazienti affetti da cancro del retto e sull’impatto psico-sociale del counselling genetico per i tumori ereditari. 57 Area di Chirurgia Oncologica 59 Chirurgica Oncologica Referente: Dott. Carlo Castoro, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8211240 e-mail: [email protected] Nato a Valdobbiadene (Treviso) il 5 marzo 1957, nel 1983 ha ottenuto la laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Universita' di Padova. Specializzato in Chirurgia Generale nel 1988 e in Chirurgia Toraco-Polmonare nel 1993 presso l’Università di Padova. Nel 1986 è vincitore del Premio di Studio bandito, tramite l'Universita' di Padova, dal Centro Regionale Veneto di Alta Specializzazione per lo Studio delle Malattie dell'Esofago e nel 1987 di una Borsa di Studio triennale della Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC). Professore a Contratto presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale dell’Università di Padova. Ha inoltre partecipato come docente a numerosi corsi di formazione post-lauream nel campo della chirurgia esofagea, della day surgery e della chirurgia mini-invasiva. Ha svolto attività di ricerca nei seguenti campi: Chirurgia dell’esofago, Day-Surgery e riorganizzazione dei servizi chirurgici, degenza breve e chirurgia mini-invasiva, nuove metodologie e tecnologie di formazione in chirurgia e formazione a distanza, chirurgia dell’apparato digerente, chirurgia erniaria e chirurgia flebologica. Autore di 35 pubblicazioni in extenso su riviste internazionali e di numerosi abstracts comunicazioni a congressi internazionali ed italiani. Collabora con l’European Observatory on Health Systems and Policies ed ha pubblicato nel 2007 il Policy Brief "Day Surgery making it happen". È inoltre autore di una monografia dal titolo “Ernioplastica di Lichtenstein” pubblicata nel 1998 e di molti video di tecnica chirurgica e di 3 cd-rom didattici. Rappresentante italiano all’interno dell’Executive Committee dell’International Association for Ambulatory Surgery (IAAS), e responsabile della formazione a livello internazionale per la stessa Società dal 1999 ad oggi. Responsabile scientifico e coordinatore del progetto di formazione a distanza SkyMed (2001-2005), finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea, realizzato in collaborazione con l’International Association for Ambulatory Surgery, che ha coinvolto 7 dei maggiori Ospedali della Regione del Veneto, l’Università di Amsterdam (NL) e l’Ospedale di Kingston (U.K.). Organizzatore di innumerevoli corsi, seminari e congressi, il più importante dei quali è stato il congresso mondiale di day surgery: “3rd International Congress on Ambulatory Surgery” tenutosi a Venezia nel 1999 per l’International Association for Ambulatory Surgery cui hanno partecipato rappresentanti di 36 Paesi e oltre 2400 iscritti. ORGANICO Dott. Matteo Cagol Dirigente Medico Dott.sa Marinella Menegazzo Medico Contrattista Dott.sa Antonella Vecchiato Dirigente Medico Dott. Enrico Gringeri Medico Contrattista Dott. Saverio Pianalto Dirigente Medico Dott. Enzo Mammano Medico Contrattista Dott. Alessandro Vitale Dirigente Medico Dott. Giuseppe Portale Medico Contrattista 61 MISSION L’Unità Operativa di Chirurgia Generale dell’Istituto Oncologico Veneto rappresenta un modello organizzativo innovativo, in quanto al suo interno convergono chirurghi provenienti da diversi Dipartimenti Universitari in regime di convenzione ed in possesso della più ampia esperienza professionale e scientifica nei vari ambiti della chirurgia oncologica. L’equipe chirurgica che affronta le varie patologie varia a seconda della localizzazione e del tipo di neoplasia ed in tale modo è possibile raggiungere i più elevati standard di accuratezza nel trattamento. Attività assistenziale L’Unità effettua interventi chirurgici nell’ambito della patologia neoplastica addominale e digestiva: tumori del tubo digerente, dall’esofago all’ano, del fegato e vie biliari, del pancreas, tumori della cute, della mammella, delle ghiandole endocrine. La preparazione dei pazienti all’intervento avviene prevalentemente nella fase di preospedalizzazione in modo tale da ridurre al minimo la degenza pre-operatoria. La chirurgia oncologica dello IOV si è avvalsa delle seguenti consulenze in convenzione di alta specializzazione: D.F. D’Amico, U. Cillo: chirurgia epatobiliare; E. Ancona: chirurgia esofagea; D. Nitti: chirurgia digestiva; M.R. Pelizzo: chirurgia tiroidea; F. Bozza: chirurgia senologica; I. Favia: endocrinochirurgia; S. Pedrazzoli: chirurgia pancreatica. Al fianco delle degenze ordinarie è attivata la Day Surgery oncologica che soddisfa le necessità cliniche connesse al posizionamento dei sistemi di accesso vascolare per chemioterapia, alla patologia dei noduli mammari e delle lesioni cutanee nonché alle procedure di radiologia interventistica e di endoscopia operativa (polipectomie endoscopiche complesse, posizionamento di protesi). Attività di Ricerca L’attività di ricerca viene svolta dai singoli gruppi afferenti all’Unità operativa di chirurgia secondo la loro specifica competenza. Le principali attività di ricerca si svolgono nell’ambito della patologia neoplastica addominale e digestiva: tumori del tubo digerente, del fegato e delle vie biliari, del pancreas, tumori della cute, della mammella, delle ghiandole endocrine. 62 Endoscopia Diagnostica e Operativa Responsabile: Dott. Giorgio Battaglia, Medico Chirurgo Tel.: 049-8213182 e-mail: [email protected] Nato a Mestre il 21-04-49. Laureato in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1973; si è specializzato in Chirurgia Generale nel 1978 e in Chirurgia Vascolare nel 1981; ha ottenuto l’Idoneità Nazionale di Primario in Chirurgia Generale nel 1986. Aiuto Ospedaliero dal 1989, è Responsabile dell’Unità Semplice di Endoscopia Digestiva Operativa dell’Azienda Ospedaliera di Padova dal giugno 2004. Consulente dello IOV dal 2005, dal 1° aprile ha assunto l’incarico di Dirigente dell’Unità Semplice di Endoscopia Digestiva Diagnostica ed Operativa dell’Istituto Oncologico Veneto. Ricercatore Confermato dal 1980, è titolare dell’insegnamento di Chirurgia d’urgenza nel 3° e 5° anno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, di Semeiotica strumentale e funzionale nella Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale, e di Informatica Medica nelle Scuole di Specializzazione di Chirurgia Generale, di Chirurgia Toracica e di Chirurgia Vascolare. E’ socio della S.I.E.D. (Società Italiana di Endoscopia Digestiva) dell’A.I.G.O. (Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri), dell’A.S.G.E. (American Society of Gastrointestinal Endoscopy), del NIEC (New Endoscopic Club). Responsabile di molti progetti nazionali sia in ambito clinico che gestionale. Ha organizzato numerosi corsi di formazione in endoscopia digestiva sia per medici che per infermieri. Dal 2007 il centro da lui diretto è sede della Scuola di formazione SIED in endoscopia digestiva. Ha ideato o collaborato alla messa a punto di molte tecniche e procedure innovative sia in chirurgia che in endoscopia. E’ autore di oltre 220 pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali e di oltre 30 filmati su tecniche chirurgiche ed endoscopiche. ORGANICO Dott. Paolo Bocus Medico Contrattista Dott. Narne Surendra Medico Consulente – in convenzione MISSION L’Unità si occupa di screening, diagnosi, stadiazione e cura delle neoplasie del tubo digerente. Attività assistenziale L'Unità è dotata della strumentazione più moderna per evidenziare e diagnosticare alterazioni neoplastiche non visibili o difficilmente visibili con i comuni strumenti: endoscopi ad alta definizione con filtrazione elettronica della luce per meglio evidenziare le lesioni mucose; endoscopi zoom che permettono di ingrandire le immagini fino a 160x; eco-endoscopi diagnostici che rilevano lesioni della parete intestinale o linfonodi periviscerali di pochi millimetri e che le ricostruiscono tridimensionalmente per una migliore valutazione della diffusione della malattia neoplastica; eco-endoscopi operativi che consentono di eseguire biopsie su masse poste al di là della parete intestinale; un laser confocale che permette durante l’esame endoscopico di valutare le caratteristiche delle singole cellule, come se le osservassimo 63 al microscopio, e quindi di fare in tempo reale una diagnosi simile a quella dell’istologo. Tutte le immagini relative agli esami effettuati vengono archiviate elettronicamente per essere utilizzate come confronto negli esami successivi. I campi di attività comprendono: diagnosi e follow-up di patologie pre-neoplastiche (displasie, esofago di Barrett etc), terapia endoscopica del reflusso esofageo, colonscopie di screening, cura radicale di tumori iniziali mediante mucosectomia o terapia fotodinamica, cura palliativa dei tumori avanzati mediante posizionamento di protesi o distruzione mediante laser, teleconsulto di esami eseguiti in altra sede. Attività di Ricerca Diagnosi e stadiazione delle neoplasie dell’esofago stomaco colon, sia in fase iniziale che avanzata mediante l’uso della tecnologia più avanzata, videoendoscopi ad alta definizione, videoendoscopi zoom, eco-endoscopi a frequenza variabile con ricostruzione tridimensionale delle immagini per la valutazione sia delle minime alterazioni degli strati della parete intestinale sia del volume delle masse tumorali al fine di meglio valutare l’effetto della radioterapia e della chemioterapia, autofluorescenza. Di imminente impiego sarà pure il laser confocale, strumento che permette nel corso di un esame endoscopico la visione ingrandita delle cellule come fosse un esame istologico con possibilità di diagnosi certa ed immediata di neoplasia. Messa a punto e follow-up delle tecniche endoscopiche di cura delle lesioni early e avanzate dell’esofago, stomaco, colon (mucosectomia, laser, terapia fotodinamica, protesi). 64 CENTRO MULTIDISCIPLINARE MELANOMA Responsabile: Prof Carlo Riccardo Rossi, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8212070 e-mail: [email protected] Nato a Rosolina (RO) il 5.3.1950, è Professore Associato di Chirurgia Generale presso l'Università di Padova e presta la propria attività presso la Clinica Chirurgica II dell’Università di Padova. La sua attività clinico-scientifica è dedicata alla chirurgia oncologica con particolare riferimento al trattamento loco-regionale dei tumori solidi. Responsabile dell’Unità Operativa Semplice “Melanomi-sarcomi” presso la Clinica Chirurgica II e Coordinatore del Centro Regionale di Riferimento per il Melanoma Cutaneo. Principali aree di interesse sono il melanoma cutaneo, i sarcomi delle parti molli, la carcinosi peritoneale, ed in particolare: studio di marcatori biologici ai fini diagnostico-prognostici; studi sull'efficacia di nuove tecniche diagnostiche; ottimizzazione del trattamento locoregionale dei sarcomi e melanomi degli arti in fase avanzata e della carcinosi/sarcomatosi peritoneale, sia attraverso il miglioramento delle tecniche che la ricerca di nuovi fattori predittivi di risposta. ORGANICO Prof. Mauro Alaibac Professore Associato - Dermatologo Dott.ssa Antonella Vecchiato Dirigente medico - Chirurgo Dott.ssa Barbara Pigozzi Contrattista - Dermatologo Dott. Leonardo Sartore Dirigente medico – Chirurgo plastico Dott. Stefano Piaserico Contrattista - Dermatologo Dott.ssa Vanna Chiarion Sileni Dirigente medico – Oncologo Medico Dott. Mirto Foletto Dirigente medico - Chirurgo Dott. Jacopo Pigozzo Contrattista – Oncologo Medico MISSION Il Centro Multidisciplinare Melanoma svolge attività di prevenzione, cura e ricerca sul melanoma cutaneo, integrando competenze di diversa estrazione in una struttura dedicata alla cura e alla ricerca traslazionale. La Regione del Veneto ha riconosciuto il Centro Melanoma come Centro Regionale di Riferimento per il melanoma cutaneo Attività assistenziale Il melanoma cutaneo è un tumore maligno che compare quasi esclusivamente sulla cute, superficiale e quindi identificabile con una semplice visita: di conseguenza, la sua diagnosi precoce è facilitata rispetto a quella di altri tumori. Anche se la diagnostica costituisce la parte più importante, l’attività del Centro Melanoma non si esaurisce in questo ambito. Infatti, presso il Centro prestano la loro opera specialisti di diversa estrazione (dermatologi, chirurghi generali, chirurghi plastici, oncologi medici), che discutono collegialmente i casi più complessi impostandone l’iter terapeutico e seguono i pazienti nel tempo dopo il trattamento. Il Centro Multidisciplinare Melanoma segue le linee guida diagnostico-terapeutiche del Gruppo Veneto Melanoma Cutaneo e del C.N.R. 65 Oltre alla chirurgia radicale sul tumore primitivo con ampie possibilità di ricostruzione secondo i criteri della chirurgia plastica, sono a disposizione i seguenti trattamenti specialistici: perfusione ipertemico-antiblastica di arto perfusione ipossico-antiblastica con tecnica dello stop-flow radioterapia esterna anche con tecnica stereotassica chemio-immunoterapia elettrochemioterapia Attività di ricerca Il Gruppo Multidisciplinare per lo studio e la cura del melanoma sta conducendo diversi protocolli di ricerca clinica a carattere locale, nazionale o internazionale. Sono di seguito riportati i progetti attualmente in corso: Mappatura Molecolare del Melanoma (MMMP): progetto per un sito web Studio sul polimorfismo del gene EGF in pazienti con numero elevato di nevi Utilizzo del Support Vector Machine (SVM) per la previsione dello stato del linfonodo sentinella Studio sulle metastasi nel linfonodo sentinella come fattore di previsione dello stato degli altri linfonodi dello stesso bacino e della prognosi Convalida dell'N-ratio come nuovo fattore prognostico in pazienti con metastasi linfonodali Studio di fase II sull'uso di Interferone (IFN) a basso dosaggio dopo perfusione isolata di arto con TNF per metastasi in transito Sperimentazione di fase II sull'elettrochemioterapia per metastasi in transito non operabili/non perfondibili Sperimentazione di fase III sull'utilizzo di IFN ad alto dosaggio in adiuvante dopo asportazione di linfonodi metastatici Sperimentazione di fase III su temozolomide in pazienti con metastasi a distanza, al fine di prevenire metastasi nel sistema nervoso centrale. 66 Area di Radio Oncologia 67 Radioterapia e Medicina Nucleare Responsabile: Dott. Guido Sotti, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8212940 e-mail: [email protected] Nato a Padova il 2/1/49. Studi: Diploma di Maturità Classica (1967) - Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Padova (1973) - Specializzazione in Radiologia presso l’Università degli Studi di Padova (1977) - Specializzazione in Ematologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova (1980). Attività Professionale: Assistente presso la Divisione di Radioterapia e Medicina Nucleare dell’Ospedale Civile di Padova dal 1974 al 1986 Aiuto Corresponsabile Ospedaliero presso la Divisione di Radioterapia dal 1986 al 1997, quando ha assunto l’incarico di Primario facente funzioni - Dal 1998 Direttore della Divisione di Radioterapia e Medicina Nucleare presso l’Azienda Ospedaliera di Padova, dal 2006 trasferita presso l’Istituto Oncologico Veneto. Attività Didattica: Professore a contratto nella Scuola di Specializzazione in Oncologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova dall’AA 1983-84 Professore a contratto nella Scuola di Specializzazione in Radiologia e quella in Radioterapia dell’Università di Padova dall’AA 1989-90. Associazioni ed Incarichi Scientifici: Membro del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica (AIRO) – Coordinatore del Gruppo Triveneto dell’Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica - Membro dell’International Society of Paediatric Oncology (SIOP) - Membro dell’European Group for Bone Marrow Transplantation (EBMT) – Coordinatore del Gruppo di Studio “Radioterapia” della Associazione Italiana Ematoncologia Pediatrica – Membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) - Membro dell’Associazione Volontaristica per l’assistenza ospedaliera e domiciliare di pazienti neoplastici (CEAV) - Editorial Board della rivista “Medical and Pediatric Oncology” (Rivista ufficiale della Società Internazionale di Oncologia Pediatrica). Settori di ricerca: campi principali di interesse sono l’oncologia pediatrica (coordinatore per gli aspetti radioterapici di gruppi di studio nazionali ed europei), l’ematoncologia e, più in generale, l’applicazione clinica delle associazioni radiochemioterapiche. Tali attività sono state oggetto di oltre 200 pubblicazioni di cui 61 su riviste internazionali recensite. ORGANICO Dott. Franco Berti Dirigente medico Dott.ssa Ornella Lora Dirigente medico - Responsabile Qualità Dott.ssa Caterina Boso Dirigente medico Dott. Lucio Loreggian Dirigente medico - Responsabile Protocolli Dott. Luigi Corti Dirigente medico - Responsabile CeMuRni Dott.ssa Maria Luisa Friso Dirigente medico - Responsabile Sicurezza Degenze Dott. Giorgio Saladini Dirigente medico Dott. Renzo Mazzarotto Dirigente medico - Responsabile sez. cure e Ambulatori 69 Dott. Giovanni Scarzello Dirigente medico Dott.ssa Anna Rita Cervino Dirigente medico Dott. Dario Casara Dirigente medico - Responsabile Medicina Nucleare MISSION Attività di erogazione del servizio sanitario rivolto all’impiego di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti e radioisotopi nella diagnosi e cura di utenti affetti da neoplasie maligne od occasionalmente da altre patologie benigne. Attività assistenziale La tipologia dei trattamenti effettuati è varia: dalla radioterapia esterna con campi semplici a quelli complessi tridimensionali, non co-planari, radioterapia stereotassica frazionata e radiochirurgia, irradiazione corporea totale per condizionamento al trapianto di midollo osseo nell’adulto e nel bambino. Brachiterapia intra/perioperatoria per sarcomi dell’adulto e dell’età pediatrica, brachiterapia episclerale per i melanomi della coroide, brachiterapia intracavitaria per neoplasie polmonari, esofagee e ginecologiche ed infine terapia radiometabolica con Iodio-131 per le neoplasie della tiroide o con IMBG per neuroblastomi pediatrici. L’Unità Complessa di Radioterapia e Medicina Nucleare è strutturata in: Reparto Degenze ordinarie e Day Hospital, Reparto Degenze protette, Sezione Cure, Ambulatori, Sala Operatoria per brachiterapia, laserterapia ed endoscopia, e l’ Unità semplice di Medicina Nucleare. Il Reparto Degenze ordinarie dispone di 18 posti letto (di cui due dedicati alla terapia fotodinamica) più 4 per attività di Day-Hospital. La tipologia dei ricoveri riguarda prevalentemente pazienti sottoposti a trattamenti combinati radiochemioterapici o trattamenti radioterapici non convenzionali come i frazionamenti multipli giornalieri o stereotassici. Il Reparto Degenze protette dispone di 8 posti letto, di cui 6 riservati alla radioterapia metabolica con Iodio-131 per tumori della tiroide, e due alla brachiterapia a basso dose-rate principalmente per tumori della sfera ORL, tumori mammari, sarcomi delle parti molli, melanomi oculari e tumori ginecologici. La Sezione Cure è costituita da: 1) un laboratorio-officina per il confezionamento di dispositivi personalizzati di contenzione e protezione; 2) due sale diagnostiche: per simulatore universale e per simulazione virtuale con TAC dedicata; 3) tre bunkers con acceleratori lineari ed uno per la brachiterapia ad alto dose-rate e plesioterapia; 4) una sala per ipertermia superficiale e profonda; 5) due ambulatori per il controllo dei pazienti in trattamento. Ogni giorno vengono irradiati mediamente 150 pazienti per un totale di circa 50.000 sedute annue. La Sala Operatoria, oltre ad essere adibita alla routinaria attività di posizionamento percutaneo ed endocavitario dei vettori per brachiterapia a basso ed alto dose-rate è anche sede del Centro Multidisciplinare per l’uso delle Radiazioni Non Ionizzanti in Oncologia (CeMuRNI). Attualmente afferiscono al Centro Multidisciplinare 13 Unità Operative che applicano tecnologie endoscopiche-chirurgiche utilizzando radiazioni non ionizzanti. Nell’ambito clinico numerose sono le applicazioni che riguardano l’uso endoscopico dei laser nel distretto gastroenterologico e pneumologico: viene utilizzato il laser per la disostruzione di neoplasie stenosanti per migliorare la qualità di vita del paziente ed eventualmente prepararlo ad associazioni con tecniche tradizionali come radioterapia, brachiterapia e chemioterapia. Nel trattamento delle metastasi epatiche si usano tecniche laser o radiofrequenze per coaugulare e produrre una necrosi selettiva risparmiando il tessuto sano. Inoltre la laserterapia chirurgica viene impiegata nel distretto ORL nelle patologie virali cutanee dei malati di AIDS, trapiantati e nella precancerosi della portio. Infine, da anni, viene utilizzata la terapia 70 fotodinamica che attualmente ha come indicazione le neoplasie dell’esofago e dei bronchi. L’ipertermia radiante prodotta dalla emissione di microonde, viene applicata in tumori come il melanoma del distretto ORL e sulla parete toracica in associazione a radioterapia e/o chemioterapia, migliorando la risposta globale del 20-30%. Gli Ambulatori sono in parte strutturati in modo multidisciplinare e prevedono la partecipazione di tutti gli specialisti coinvolti in una determinata patologia. Gli ambulatori multidisciplinari sono 20: Sarcomi parti molli; neoplasie cerebrali; carcinomi della tiroide; neoplasie dell’esofago; linfomi; linfomi cutanei; ginecologia oncologica; neoplasie ereditarie mammella/ovaio; deficit articolazione della spalla e linfedemi post-intervento per ca. della mammella; neoplasie della mammella; neoplasie polmonari; trattamenti brachiterapici endobronchiali; neoplasie ORL ; neoplasie colon, retto e ano; melanoma cutaneo; linfedemi arti inff. post-intervento da melanoma; genetica predittiva oncologica; neoplasie del pancreas e vie biliari; sarcomi parti molli e tumori solidi pediatrici; neoplasie cerebrali pediatriche. Mediamente vengono effettuate oltre 4.000 prime visite all'anno, di cui 800 circa in ambulatori multidisciplinari. Le visite di follow-up sono annualmente circa 6.000, di cui oltre un quarto in ambulatori multidisciplinari. L’Unità Semplice di Medicina Nucleare svolge attività assistenziale e di ricerca prevalentemente in ambito oncologico, dispone di 3 gamma camere nonché di strumenti accessori per il completamento delle indagini scintigrafiche quali un ecotomografo, un cicloergometro per scintigrafie cardiache dopo sforzo, un gammacounter, un misuratore di dosi radioattive (microcurimetro) e uno strumento per il controllo della contaminazione del personale esposto. Annualmente vengono eseguite più di 11.000 prestazioni di cui la maggior parte in ambito oncologico. Alcune indagini a carattere generale (scintigrafia miocardica, scintigrafia renale sequenziale, ecc.) vengono utilizzate in ambito oncologico nella valutazione di effetti secondari delle terapie anti-tumorali su vari organi (cardiotossicità, nefrotossicità). Alcune indagini, infine, possono essere considerate d’avanguardia (linfoscintigrafia dei linfonodo sentinella, scintigrafia con anticorpi monoclonali per antigeni tumore-specifici, scintigrafia di tumori che esprimono recettori per la somatostatina). Attività di Ricerca L’interesse dell Unità di Radioterapia e Medicina Nucleare verso la ricerca è importante tanto quanto la sua naturale vocazione assistenziale. L’Unità rappresenta un punto di riferimento nazionale per il trattamento radiante delle neoplasie pediatriche. A Padova viene coordinata e gestita a livello nazionale la fase radioterapica dei protocolli AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia Pediatrica) per i sarcomi delle parti molli e per il morbo di Hodgkin ed è stata redatta la parte riguardante le indicazioni radioterapiche di altri due protocolli AIEOP attualmente in corso: linfomi non-HD e neuroblastoma. Dal 1983 collaboriamo con la Oncoematologia Pediatrica di Padova per l’esecuzione dell’irradiazione corporea totale quale condizionamento al trapianto di midollo osseo autologo ed allogenico. Per quanto riguarda la neuro-oncologia, la Radioterapia di Padova gestisce direttamente, in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria, il protocollo nazionale per gli ependimomi. Siamo inoltre coordinatori della parte radioterapica del protocollo nazionale sui gliomi a basso grado che prevede, primo in Italia, un trattamento radiante stereotassico con un frazionamento di 25-30 sedute. Sono attivi protocolli di studio su neuroblastoma, nefroblastoma e retinoblastoma. L’Unità di Radioterapia è anche punto di riferimento nazionale per i trattamenti di radioterapia metabolica. In particolare vengono eseguiti trattamenti con Iodio-131 in pazienti con tumore differenziato della tiroide, sia nel bambino che nell’adulto, attraverso lo studio dell’efficacia della preparazione al trattamento sia con sospensione della terapia sostitutiva sia con somministrazione di TSH ricombinante. Vengono, inoltre, eseguiti trattamenti con Meta Iodo Benzil Guanidina marcata con Iodio-131 in pazienti, sia adulti che pediatrici, affetti da neoplasie di origine neuroendocrina, attraverso la partecipazione a studi prospettici nazionali. 71 Altri protocolli di studio di Fase II e Fase III riguardano: neoplasie del sistema nervoso centrale; neoplasie del distretto cervico-cefalico; neoplasie della tiroide; neoplasie del polmone; neoplasie dell’esofago; neoplasie della mammella; neoplasie gastrointestinali; neoplasie ginecologiche; neoplasie della prostata; sarcomi delle parti molli dell’adulto; linfomi Hodgkin e non-Hodgkin dell’adulto; neoplasie cutanee. 72 RADIODIAGNOSTICA ONCOLOGICA Responsabile Prof. Pier Carlo Muzzio, Medico-Chirurgo Tel. 049-8215623 e-mail: [email protected] Nato a Padova il 22 aprile 1946 Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1970 con punti 110/110 e lode Specialista in Radiologia (70/70 e lode) e Medicina del Lavoro (70/70 e lode) Professore Associato di Radiologia Sperimentale nel 1980 Professore Ordinario di Radiologia dal 1990 Direttore del Dipartimento di Scienze Medico-Diagnostiche e Terapie Speciali Direttore della Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica dell’Università degli Studi di Padova. Direttore dell'U.O.C. di Radiodiagnostica Oncologica Delegato del Rettore per i rapporti con i Dipartimenti. Membro dell'UEMS (Unione Europea dei Medici Specialisti) Membro del Radiation Protection Committee dell'EAR Presidente ASCUR (Associazione per lo Sviluppo della Cultura e della Ricerca) Consigliere della Federazione Italiana di Ricerche sulle Radiazioni Coordinatore del Gruppo di Lavoro su "Linee Guida Nazionali in Diagnostica per Immagini" dell’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali Esperto per la Commissione Nazionale per la Formazione Continua del programma ECM del Ministero della Salute Già Vice Presidente della Società Italiana di Radiologia (SIRM) dal 2000 al 2002 Membro di numerose Società Scientifiche Nazionali ed Internazionali Autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche, di cui 6 volumi monografici Ha fatto parte di: Consiglio Superiore di Sanità Comitato Tecnico ENEA Comitati di Consulenza per i finanziamenti alla Ricerca del Min. della Pubblica Istruzione Consiglio di Amministrazione del CIRSS (Centro Italiano di Ricerche Sociali e Sanitarie) (V.Pres.) Consorzio Socio-Sanitario di Padova (Presidente) Consiglio di Amministrazione di ESAOTEBIOMEDICA S.p.A. Consiglio di Amministrazione di Medsystem S.p.A. ( V.Pres.) Consiglio di Amministrazione di ERI- Edizioni RAI S.p.A. Consiglio di Amministrazione di Marsilio Editori S.p.A. Attualmente è consigliere scientifico di: Istituto Clinico Humanitas, IRCCS (Milano); Istituto Neuroriabilitativo S. Camillo, IRCCS (Venezia). Dal 1 marzo 2006 è Commissario Straordinario dell'Istituto Oncologico Veneto ORGANICO Prof. Davide Fiore Professore Associato, Dirigente Medico Dott. Antonio Di Maggio Dirigente Medico Dott. Andrea Bulzacchi Dirigente Medico Dott.ssa Margherita Nardin Dirigente Medico 73 MISSION Diagnostica per immagini in oncologia con particolare riferimento allo studio dell’evoluzione quantitativa delle masse tumorali prima, durante e dopo trattamento chemio/radioterapico, anche mediante elaborazione di test volumetrici, per valutare prospetticamente la performance post-radio/chemioterapia degli ultrasuoni, della CT, della RMN ed anche delle biopsie endoscopiche nella predizione della risposta patologica dei pazienti. Attività assistenziale Attività di diagnostica per immagini multidisiplinare in radiologia generale con computer radiography contrastografie in radiologia generale diagnostica ultrasonica diagnostica ultrasonica con impiego di mezzi di contrasto eco color doppler TAC RMN Attività di Ricerca Studi di medicina quantitativa, in particolare con elaborazione computer-assistita sui modelli di complessità ed analisi frattale della morfologia neoplastica con valutazioni specifiche del nodulo polmonare solitario periferico e dei noduli mammari benigni e maligni al fine di trovare una nuova via di osservazione, di classificazione e di misurazione delle forma anatomiche e delle loro variazioni dinamiche. In questo settore è anche stato realizzato nel 2006, in collaborazione con l'Istituto Clinico Humanitas-IRCCS un brevetto internazionale registrato negli USA su “Method and apparatus for analyzing biological tissue images”. Integrazione e fusione d’immagini con medicina nucleare e PET-CT anche a proposito dell’imaging radioterapico, in generale, ma con particolare riferimento alla prognosi ed al trattamento del carcinoma dell’esofago e del cardias: l’imaging multimodale comprendendo l’esofagografia, l’endoscopia, l’ecoendoscopia la CT e la CT-PET. Radiobiologia e Radioprotezione sia sul versante scientifico applicativo che riguardo l’analisi degli effetti di radiazioni su alcune linee di cellule tumorali; altri studi sono in corso sugli effetti somatici precoci e ritardati da esposizione a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Diagnostica per immagini con ecografia con mezzi di contrasto specifici per lo studio qualitativo e quantitativo delle masse tumorali prima, durante e dopo trattamento chemio- e radioterapico. Sperimentazioni sono in corso nell’applicazione clinica dell’elastosonografia, anche con la partecipazione a trials multicentrici internazionali. 74 SENOLOGIA Responsabile: Prof. Cosimo Carmelo di Maggio, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215731 e-mail: [email protected] Ha svolto gli studi universitari presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Padova, conseguendo con lode sia la laurea sia la specializzazione in Radiologia. Dal 1987 Professore Ordinario di Radiologia nell'Università di Padova dopo essere stato Professore Associato nella disciplina Radioprotezione. E' docente di Radiologia, a Padova, nel corso di Laurea in Medicina, nel corso di Laurea in Odontoiatria, nelle seguenti Scuole di Specializzazione: Radiologia Diagnostica, Radioterapia Oncologica, Oncologia, Ortognatodonzia, Reumatologia, Gastroenterologia. Nel 1979, ha conseguito il diploma europeo di radiologia superando gli esami indetti dalla European Association of Radiology. E’ stato membro del Consiglio del Centro Interdipartimentale per la Ricerca Applicata in Senologia dell’Università di Siena. E’ stato componente della Commissione Oncologica Nazionale (2000-2002) e vicedirettore del Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche dell’Università di Padova. E’ stato Direttore della Scuola di Specializzazione in Radiologia dell’Università di Padova. E’ stato presidente della Sezione di Senologia della SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica) dal 1991 al 1996, vicepresidente della Sezione di studio della SIRM: Etica, Deontologia e Radiologia Forense negli anni 2000-2004, membro eletto della Società Italiana di Termografia, della Sezione di Radiologia Osteoarticolare della SIRM, della Società Italiana di Senologia, della Commissione SIRM sulla "Garanzia di qualità in Radiodiagnostica" dal 1985. E’ stato coordinatore e segretario scientifico della Commissione CEE 1989 su: Periodic Mammographies and Risk of Radioinduced Cancer. Membro del Comitato Scientifico delle riviste: “European Radiology”, "Le Sein", "Eido electa", "Attualità in Senologia". Membro fondatore della Associazione Scientifica Internazionale MANOSMED (Mastology Association of Northern and Southern Mediterranean) con sede in Montpellier. Membro fondatore e Direttore dei corsi residenziali di Mammografia e Diagnostica Senologica della Scuola Italiana di Senologia (Dir. Prof. U. Veronesi). Autore di oltre 350 pubblicazioni, alcune a carattere monografico, riguardanti diversi campi della radiologia. Tra gli argomenti di diagnostica clinica oggetto di ricerca, la Senologia comprende il gruppo di pubblicazioni di maggior rilievo e con apporti di priorità. Ha partecipato attivamente, su invito, a numerosi convegni scientifici nazionali ed internazionali. ORGANICO Prof. Luigi Pescarini Professore Associato, Dirigente Medico, Radiologo Dott. Francesco Candiani Ricercatore Universitario, Radiologo Dott.ssa Manuela La Grassa Dirigente Medico, Radiologo Responsabile U.O. Semplice di Senologia Interventistica Dott.ssa Ilaria Polico Dirigente Medico, Radiologo Dott. Alessandro Proietti Dirigente Medico, Radiologo Dott.ssa Aida Toffoli Dirigente Medico, Radiologo Dott.ssa Gisella Gennaro Dirigente, Fisico Sanitario 75 MISSION L’Unità Operativa è strutturata per rispondere a tutte le esigenze delle Utenti: consulenza per esami eseguiti in altra sede, diagnosi di lesioni palpabili, prelievi con ago, controllo periodico spontaneo in assenza di sintomi, controllo periodico di donne “invitate” a partecipare ad un programma organizzato di screening. La ricerca e la didattica sono inoltre ruoli ugualmente prioritari del personale afferente all'U.O. Gli obiettivi dell'Unità Operativa e della metodologia messa in atto per perseguire gli stessi sono i seguenti: Umanizzazione dell'attività diagnostica Razionalizzazione, ottimizzazione, appropriatezza dell’attività diagnostica Qualità dell’assistenza Equità e accessibilità Centralità del cittadino Trasparenza Ricerca e innovazione Formazione Interattività Attività assistenziale Diagnostica clinica: Prestazioni sanitarie offerte: consulenze; colloqui informativi; visita senologica; mammografia; ecografia; galattografia; prelievi con ago per esami citologici o istologici; reperimento di lesioni non palpabili per l’exeresi chirurgica; controllo radiologico dei pezzi operatori; risonanza magnetica mammaria. Tutte le donne che afferiscono al Servizio per la prima volta sono ricevute da un medicoradiologo e ricevono informazioni sui vantaggi e sui limiti di quanto viene offerto; dopo la visita senologica sono sottoposte a tutti gli accertamenti necessari ad ottenere la diagnosi definitiva. Al termine delle indagini il radiologo comunica personalmente la diagnosi, consegna alla donna il referto e la documentazione, suggerisce la periodicità dei controlli. In assenza di patologica, alle donne con mammelle difficili da analizzare solo con mammografia viene suggerito controllo annuale anche con visita senologica ed ecografia, alle altre donne viene suggerito controllo annuale o biennale solo con mammografia. Screening clinico-mammografico: I principi ispiratori dell’attività diagnostica-clinica sono stato applicati anche nella metodologia di screening in atto nel territorio della ULSS16 e coordinata dalla U.O. Il classico programma di screening mammografico offre indistintamente a tutte le donne solo la mammografia ogni due anni e il colloquio con il medico è riservato solo alle donne con sospetto tumore. Tale metodologia presenta alcuni aspetti negativi: 1- Colloquio medico-Utente in atto solo nei casi con patologia un atto; 2- Stato di ansia spesso elevato e persistente nelle donne richiamate per ulteriori accertamenti; 3- Non riconoscimento di un certo numero di tumori a causa sia dei limiti intrinseci della mammografia, ormai ben documentati dalla letteratura, sia del ricorso alla stessa come test unico con rigido intervallo biennale uguale per tutte le donne. Il programma in atto in Padova prevede invece sia il colloquio iniziale con il medico per tutte le donne, sia la personalizzazione dei controlli periodici. In sintesi, le innovazioni principali introdotte nel programma di screening padovano sono: A) approccio clinico (medico-radiologo) al primo passaggio; B) personalizzazione dei controlli, sia dell’intervallo tra gli stessi (annuale o biennale), che dei test da utilizzare (solo mammografia o diagnostica integrata). Attività di Ricerca L'attività di ricerca è strettamente integrata con l'attività assistenziale e l'attività didattica, e si impernia sulle seguenti aree di interesse: 76 Sviluppo di metodiche diagnostiche Sviluppo di software idonei alla elaborazione dei dati diagnostici Valutazione delle apparecchiature e delle metodologie per il controllo di qualità in mammografia digitale Applicazione e valutazione di un innovativo modello di screening Valutazione della possibilità di riduzione della dose con mammografia digitale Valutazione del contributo della Risonanza Magnetica nelle donne ad alto rischio eredo-familiare Valutazione del contributo della ecografia con mezzo di contrasto 77 FISICA SANITARIA Responsabile: Dott. Roberto Fabbris, Fisico Tel.: 049-8212964 e-mail: [email protected] Laureato in Fisica presso l'Università degli Studi di Padova nel 1971 discutendo una tesi sulla radioprotezione ambientale ed individuale, è assunto nel 1973 presso l’Ospedale Civile di Padova con la qualifica di Assistente Fisico. La sua carriera professionale si è svolta a Padova e nell'anno 1984 ha assunto il ruolo di Direttore del Servizio di Fisica Sanitaria nell’Azienda Ospedale-Università di Padova; con l’istituzione dell’Istituto Oncologico Veneto l’attività e le funzioni della Struttura Complessa sono state trasferite all’Istituto stesso. Già componente della Commissione Consultiva per la Radiologia e della Commissione Consultiva per la Risonanza Magnetica istituite dalla Regione del Veneto. Già componente della Commissione Consultiva per la Radiologia e della Commissione Consultiva per la Risonanza Magnetica istituite dalla Regione del Veneto; è componente della Commissione per la Protezione della Popolazione dalle Radiazioni Ionizzanti dell’Azienda ULSS 16 e di molte altre Aziende ULSS del Veneto. Già componente della Commissione Consultiva per la Radiologia e della Commissione Consultiva per la Risonanza Magnetica istituite dalla Regione del Veneto; è componente della Commissione per la Protezione della Popolazione dalle Radiazioni Ionizzanti dell’Azienda ULSS 16 e di molte altre Aziende ULSS del Veneto. Svolge attività didattica dall'AA 1974/75 quale Professore a contratto dell'Università degli Studi di Padova. Attualmente è docente di “Fisica Sanitaria” nel Corso di Laurea in Tecniche Sanitarie di Radiologia Medica e nella Scuola di Specializzazione in Radioterapia Oncologica. E’ stato relatore presso l'Università di Padova (Facoltà di Scienze) di numerose tesi di laurea aventi quale argomento ricerche di Fisica Medica. Appartiene a Società Scientifiche quali l’Associazione Italiana di Fisica Medica (AIFM) e l’American Association of Physicists in Medicine (AAPM); è stato per diversi anni Coordinatore del Gruppo Triveneto AIFM. Autore di oltre 50 lavori scientifici pubblicati sia su riviste nazionali che internazionali. ORGANICO Dott.ssa Maria Cristina Cauzzo Dirigente Fisico – Responsabile del Sistema Qualità Dott.ssa Franca Simonato Dirigente Fisico – Responsabile per la Radioterapia Dott. Roberto Zandonà Dirigente Fisico Dott. Enrico Bolla Dirigente Fisico Dott.ssa Gisella Gennaro Dirigente Fisico Dott.ssa Lucia Riccardi Dirigente Fisico Dott.ssa Sonia Reccanello Dirigente Fisico MISSION Nell’ambito dell’Istituto Oncologico Veneto l'Unità Complessa di Fisica Sanitaria si configura come una struttura in possesso dei requisiti tecnico-scientifici ed istituzionali i cui processi produttivi sono caratterizzati da un insieme di attività sanitarie specialistiche a favore delle altre Unità Operative che le richiedono nonché da specifiche attività di progettazione, controllo e gestione connesse alle applicazioni della 78 Fisica, con particolare riguardo all’impiego delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti in campo medico. L’obiettivo fondamentale della Fisica Sanitaria è di mettere a disposizione le sue specifiche competenze in tutti i campi e per tutte le Unità Operative dove sono presenti radiazioni ionizzanti e di collaborare con la Direzione Generale fornendo consigli riguardanti gli acquisti delle apparecchiature e delle sorgenti radiogene, garantendo un supporto tecnico anche per gli aspetti legali associati alla detenzione e alla gestione delle sorgenti radiogene. Le competenze specifiche del Servizio di Fisica Sanitaria permettono di garantire la qualità tecnica delle prestazioni sanitarie secondo i dettami della legislazione vigente, attraverso verifiche accurate, puntuali ed appropriate su apparecchiature mantenute agli standard di qualità e sicurezza prestabiliti, con particolare attenzione al concetto di garanzia della qualità e all’importanza di avviare programmi di garanzia della qualità aventi come obiettivo la radioprotezione del paziente, dei lavoratori, della popolazione. Quest’impostazione comporta la necessità di andare oltre gli aspetti legati alla "misura" e tipicamente connessi alla professionalità dei fisici sanitari e di entrare, viceversa, in problematiche di tipo tecnico-organizzativo non immediate ma spesso determinanti ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge; tale circostanza è di particolare rilievo soprattutto in considerazione delle diverse e complesse relazioni che i fisici sanitari hanno con le altre componenti professionali nell’ambito sanitario specialmente in interrelazione con le Unità Operative di Radioterapia, di Medicina Nucleare e di Radiologia. Attività Radioterapia: La Struttura si occupa delle varie applicazioni della Fisica nella Radioterapia sia per quanto si riferisce alle radiazioni ionizzanti che a quelle non ionizzanti. In particolare: verifica che le nuove apparecchiature corrispondano alle caratteristiche fisiche richieste; effettua controlli fisico-dosimetrici sui fasci degli acceleratori lineari per terapia; studia ed elabora i piani di trattamento radioterapico e verifica la precisione degli aggiornamenti del software applicativo dedicato ai piani di trattamento sia di teleterapia che di brachiterapia; verifica la corrispondenza dosimetrica dei piani di trattamento su pazienti o su fantoccio; studia e realizza i dispositivi per l’ottimizzazione delle tecniche di irradiazione e trattamento; studia e mette a punto altre tecniche di trattamento emergenti. Radiodiagnostica: La Struttura si occupa dei diversi aspetti fisici della diagnostica per immagini quali la radiologia tradizionale, digitale e la risonanza magnetica. In particolare controlla i parametri fisici e geometrici delle apparecchiature delle unità di diagnostica anche in funzione dell’ottimizzazione delle loro prestazioni. Medicina Nucleare: La Struttura si occupa del controllo delle caratteristiche fisiche delle sorgenti radioattive e la loro dosimetria, del calcolo e misura della dose agli organi nella diagnostica e terapia radioisotopica e del controllo di qualità delle prestazioni delle apparecchiature. Radioprotezione contro le radiazioni ionizzanti: La Struttura, ferme restando le responsabilità ed attribuzioni specifiche dell’Esperto Qualificato, assicura le funzioni operative per il controllo della sicurezza nelle detenzione e nell’impiego delle sorgenti di radiazioni. In particolare studia, progetta e calcola le protezioni ambientali dei locali adibiti ad attività con sorgenti radiogene per uso diagnostico o terapeutico, valuta e calcola la dose assorbita dagli organi critici di pazienti esposti alle radiazioni ionizzanti e gestisce la dosimetria individuale per il personale esposto al rischio di radiazioni ionizzanti. 79 Gestione tecnico-amministrativa delle sostanze radioattive: La gestione delle sostanze radioattive prevede la collaborazione con i vari utenti nella scelta dei prodotti e delle sorgenti radioattive, l’accettazione ed il controllo delle richieste inviate dagli utenti con la verifica della conformità al regime autorizzativi. Gestione, trattamento e smaltimento dei rifiuti radioattivi: La Struttura provvede alla gestione dei rifiuti radioattivi prodotti nelle Unità Operative dello IOV a seguito dell’uso di sostanze radioattive con il loro immagazzinamento ed eventuale trattamento, nonché il loro smaltimento secondo le prescrizioni di legge e la registrazione delle operazioni. Controlli di qualità secondo il D.Lgs. 187/00: Le funzioni di Fisico Medico per i controlli di qualità sulle apparecchiature di Radiodiagnostica, Radioterapia e Medicina Nucleare fanno capo ai fisici della Struttura di Fisica Sanitaria, come previsto nel D.Lgs.187/00. Collaborazione con la Direzione Generale: La Struttura provvede collaborando in stretta simbiosi con la Direzione alla: Gestione dei rapporti con il Servizio Prevenzione Protezione (D.Lgs. 626/94); Gestione delle istanze autorizzative e documentazione di legge; Procedure di acquisto delle apparecchiature ad alta tecnologia per Radioterapia, Radiodiagnostica e Medicina Nucleare, per quanto di competenza; Supporto tecnico alla gestione delle apparecchiature per Radioterapia, Radiodiagnostica e Medicina Nucleare, per quanto di competenza. Attività di Ricerca Visto la competenza trasversale della Fisica Sanitaria che si esplica nell’ambito di molteplici campi, comunque collegati alle radiazioni ionizzanti e non, l’attività di ricerca è strettamente collegata alle esigenze delle Unità Operative che si avvalgono delle sue competenze e del suo supporto scientifico. Nel campo della Radioterapia si è finalizzata la ricerca su una nuova metodica di valutazione qualitativa e quantitativa del sistema di produzione delle immagini portali per la verifica geometrica e dosimetrica del trattamento radiante. Estendendo le competenze acquisite nell’ambito della Radiologia, è stato avviato anche un progetto di ricerca sull’utilizzo degli imaging plates ai fosfori fotostimolabili (CR) in Radioterapia, sia come dispositivi di acquisizione di immagini che come rivelatori di dose alle alte energie. In ambito radioprotezionistico, inoltre, è in corso un progetto di ricerca finalizzato alla riduzione delle dosi ai pazienti in radiodiagnostica. Questo studio comporta l’ottimizzazione delle prestazioni dei sistemi CR accoppiati ai sistemi di esposizione automatica integrati nelle apparecchiature. Attualmente la ricerca riguarda gli esami del torace, del cranio e dell’addome per gli adulti. In una prossima fase, in coincidenza con il rinnovo delle apparecchiature della Radiologia Pediatrica, è previsto che l’ottimizzazione sia rivolta a questo settore, allo scopo di ridurre il rischio di carcinogenesi radioindotta nei bambini esposti a radiazioni a scopo diagnostico. Nel settore della Medicina Nucleare è in corso uno studio sulla ottimizzazione delle procedure dei controlli di qualità al fine di uniformare le metodiche e renderle così più accessibili al personale tecnico di supporto. 80 Area Oncologica Clinica e Sperimentale 81 Oncologia Medica 1 Responsabile: Prof. Giuseppe Cartei, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215900 e-mail: [email protected] Nato a Pisa il 27.10.1940. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Pisa. Libera Docenza in Chimica Clinica e Microscopia. Due specializzazioni "cum laude" (Malattie del Sangue, del Sistema Digestivo e del Metabolismo Intermedio; Oncologia). Due Abilitazioni Professionali a Primario (Ematologia; Oncologia). Assistentato Clinico, Università di Padova, Istituto di Patologia Medica (1965-1973). Assistentato Clinico, presso il Royal Free Hospital of London University (Gennaio 1967 – Agosto 1968) con l'iscrizione all'Albo della Scuola Medica. Primariato in Oncologia, Ospedale Civile di Udine (1985–1999). Direttore del Dipartimento di Oncologia di Udine dal 1992 al 1999. Primariato Unità Operativa di Oncologia Medica B, Centro di Riferimento Oncologico, Aviano (1999-2001). Direttore Struttura Complessa Oncologia Medica – USSL 16 Padova e quindi Istituto Oncologico Veneto (IOV)-IRCCS – Padova dal 1 gennaio 2002. Professore a Contratto: Oncologia Medica (corso post-lauream) dal 1979 al 1986, Facoltà di Medicina, Università di Padova; Biotecnologie in Oncologia (corso postlauream) dal 1987 al 1993, Facoltà di Scienze Farmacologiche, Università di Trieste; Oncologia Medica e Endocrinoterapia (corso post-lauream) dal 1993, Facoltà di Medicina, Università di Udine. Professore: Corso Integrato in Oncologia Clinica dal 1993, Facoltà di Medicina, Università di Udine. Appartenenza a Società Scientifiche e Gruppi Cooperativi stabili: Fondazione Scientifica E. Maiorana (Berna; Erice) dal 1979; ASCO (American Society of Clinical Oncology); AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica: Componente del Direttivo Nazionale dal 1980 al 1985); SIC (Società Italiana Cancerologia) dal 1982 al 1986; SIPDTT (Società Italiana Prevenzione Diagnosi e Terapia Tumori) dal 1990; SAMM (Associazione per lo Studio del Mesotelioma Maligno) dal luglio 2002; IAES (International Academy of Environmental Sciences), Venezia, con la carica di Presidente del Comitato Scientifico dal febbraio 2003; GUONE (Gruppo Urologico Oncologico Nord Est) Componente del Direttivo dal novembre 2006. Autore di 275 pubblicazioni, di cui 98 lavori in lingua inglese pubblicati su Riviste Internazionali con Referees; autore-editore-coeditore di 9 libri; traduzione dalla lingua inglese in italiano di 1 libro; 33 capitoli di libri in lingua italiana; 20 capitoli in Atti e Congressi Internazionali. ORGANICO Dott. Davide Pastorelli Dirigente Medico – Sostituto del Direttore Dott.ssa Grazia Artioli Medico contrattista Dott. Renato Ceravolo Dirigente medico Dott.ssa Samuela Binato Medico contrattista Dott.ssa Maria Ornella Nicoletto Dirigente medico Dott.ssa Flavia Salmaso Medico contrattista Dott. Fable Zustovich Dirigente medico Dott.ssa Stefania Zovato Medico contrattista 83 Dott. Martin Donach Medico Contrattista Dott.ssa Miriam Farina Biologo contrattista Dott.ssa Eva Colombrino Biologo contrattista MISSION L’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica, diretta dal Prof. Cartei, ha come vocazione essenziale quella di affrontare l'emergenza oncologica, aumentando: la rapidità diagnostica la percentuale delle risposte complete la durata del tempo alla progressione la sopravvivenza la qualità di vita degli ammalati Questo complesso impegno pone al centro assoluto di tutti gli studi clinico-scientifici sia l’uomo prima che si ammali sia il paziente. La ricerca è traslazionale, per trasferire nell’immediato i risultati della ricerca all’utilizzo clinico. Attività assistenziale La nostra Unità Operativa Complessa rappresenta un punto di riferimento per le seguenti patologie: neoplasie del tratto gastroenterico, in particolare colon, fegato e pancreas; neoplasie toraciche (tumori del polmone e mesotelioma pleurico); neoplasie della mammella e ginecologiche; neoplasie del tratto urogenitale; neoplasie cerebrali; neoplasie rare (GIST, tumori neuroendocrini; neoplasie endocrine eredofamiliari). Sono attivi i seguenti Gruppi di Studio: Ematologia oncologica (non leucemie acute) Sindromi paraneoplastiche Farmacogenomica e farmacologia clinica Cancro della mammella e cancro ovarico Cancro dell'apparato digerente Malattie cancerose del torace Malattie oncologiche rare Cancro del sistema nervoso centrale Cancri urologici Medicina generale e geriatria Psico-oncologia Attività di Ricerca La nostra Unità Operativa Complessa ha raggiunto un accrual di oltre 6.000 pazienti; l’attività clinico-scientifica prevede l’ausilio di vari test diagnostici eseguiti in collaborazione con diverse strutture dell’Università di Padova, quali le Cattedre di Medicina di Laboratorio e di Microbiologia e Virologia, il Dipartimento di Chimica Farmaceutica, l’Istituto di Anatomia Patologica, la Cattedra di Radiologia e la Radiologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Istituto di Endocrinologia, l’Urologia dell’Azienda Ospedaliera e della ULSS 16 di Padova e tutte le Chirurgie Universitarie. In particolare vengono studiati vari enzimi coinvolti nel metabolismo degli agenti chemioterapici; il comportamento delle topoisomerasi I, IIα e IIβ di base e a seguito di somministrazione di farmaci anti-DNA; l’uso personalizzato e mirato di farmaci antitopoisomerasici; il metabolismo del ferro e dell’eritropoietina; gli eventi biologici indotti 84 dall’ormonoterapia; studi fini di cardiotossicità e neurotossicità periferica; efficacia e tollerabilità di terapie fisiche parenchimali; validità delle indagini TAC per le gastropatie; valenze carcinoidee del microcitoma polmonare; utilità di alcuni antiangiogenetici. 85 Oncologia Medica 2 Responsabile: Prof. Silvio Monfardini, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8215931 e-mail: [email protected] Nato a Milano nel 1939. Attuale posizione: Primario della Divisione di Oncologia Medica 2 dell'Istituto Oncologico Veneto. Già Direttore Scientifico dell'Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Napoli. Nel corso degli ultimi 30 anni ha contribuito presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano e Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, l'Istituto Nazionale Tumori di Napoli e la Divisione di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova alla stesura, alla attuazione e valutazione di numerosi protocolli di sperimentazione clinica. Ha in particolare fornito un contributo originale nello studio dell'impatto dei fattori prognostici iniziali e della terapia sulla leucemia mieloide cronica durante il periodo trascorso presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, sul ruolo della chemioterapia in associazione alla radioterapia negli stadi iniziali dei linfomi non-Hodgkin presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano, sullo studio delle neoplasie AIDS-correlate presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano e sulle neoplasie in età geriatrica all'Istituto di Aviano, a quello di Napoli ed a Padova. Uno dei contributi di maggiore rilievo è stato l'impulso determinante per lo sviluppo del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (di cui è stato Direttore Scientifico sino al trasferimento a Napoli) ed al suo riconoscimento quale Istituto a carattere scientifico a proiezione nazionale ed europea. Ha svolto attività didattica prevalentemente nei corsi nazionali e regionali organizzati dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica ed in quelli di Oncologia Medica della European School of Oncology: ha diretto il progetto di insegnamento della chemioterapia antitumorale dell'Unione Internazionale Contro il Cancro avendo organizzato oltre 35 corsi in Paesi europei ed extraeuropei. Attualmente ha un incarico di insegnamento nella Scuola di Specializzazione in Oncologia di Padova nel settore dell’Oncologia Medica. Già Presidente della European Society for Medical Oncology; Presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica, Promotore e Coordinatore del Gruppo Italiano cooperativo AIDS e Tumori (GICAT) e del Gruppo Clinico Cooperativo del Nord-Est (GOCCNE). Già membro della Commissione Oncologica Nazionale. Già Presidente della “International Society of Geriatric Oncology” SIOG ed attualmente Presidente del Consiglio Scientifico della Associazione Italiana per l’Oncologia della Terza Età (AIOTE) e Scuola di Oncologia Geriatrica. Autore di oltre 460 pubblicazioni, di cui oltre 290 su riviste recensite, nei principali settori dell'Oncologia Medica con particolare riguardo ai linfomi non-Hodgkin, al linfoma di Hodgkin, alle leucemie croniche, ai tumori solidi, a studi di fase I e II ed ai tumori nell’anziano. Oltre 450 comunicazioni a congressi, e oltre 300 relazioni a congressi, conferenze e lezioni extramurali. E' autore del Manual of Medical Oncology dell'International Union Against Cancer e di altri manuali e testi di oncologia clinica. Nel novembre 2006 ha presentato la Paul Calabresi Award Lecture. ORGANICO Dott. Antonio Jirillo Dirigente Medico – Vice Direttore 86 Responsabile U.S. Day Hospital Responsabile Qualità e Budget Dott.ssa Cristina Ghiotto Dirigente medico - Responsabile U.S. Reparto di degenza Dott.ssa Savina Aversa Dirigente medico Dott. Umberto Basso Dirigente medico Dott.ssa Vanna Chiarion-Sileni Dirigente medico Dott. Adolfo Favaretto Dirigente medico Dott. Haralabos Koussis Dirigente medico Dott.ssa Lara Maria Pasetto Dirigente medico Dott.ssa Paola Sperandio Dirigente medico Dott.ssa Marisa Toffanin Dirigente psicologo Dott.ssa Sara Lonardi Medico contrattista Dott.ssa Michela Stefani Medico contrattista Dott. Alberto Bortolami Farmacista contrattista Dott.ssa Federica Vascon Data Manager Dott.ssa Valeria Blatt Data Manager Dott.ssa Catia Bassi Data Manager MISSION La Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica 2 ha le seguenti finalità: Assistenza ottimale dei pazienti oncologici con indicazione al trattamento con chemioterapia e/o ormonoterapia nella fase avanzata e in adiuvante Conduzione di sperimentazioni cliniche spontanee o sponsorizzate Effettuazione di ricerca traslazionale in comune fra settore clinico e laboratori di ricerca Miglioramento continuo dell'attività assistenziale con attenzione alla qualità di vita del paziente Valutazione dell’appropriatezza terapeutica Questi obiettivi vengono perseguiti attraverso: Messa a punto di protocolli convenzionali e di protocolli di sperimentazione clinica Mantenimento di un Ufficio per la gestione delle sperimentazioni cliniche Stretto legame fra assistenza e ricerca clinica e fra quest’ultima e la ricerca sperimentale, al fine di assicurare i trattamenti migliori e più attuali, in stretta collaborazione con l’unità di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica dello IOV Collaborazione con tutte le U.O. dello IOV e dell’Azienda Università-Ospedale di Padova nell’ambito dei seguenti ambulatori multidisciplinari: neuro-oncologia; linfomi; linfomi cutanei; melanomi; neoplasie esofago; neoplasie ORL; ca. mammella; ca. retto; sarcomi; neoplasie endocrine; neoplasie toraciche Messa a punto e conduzione di un programma di Oncologia Geriatrica, in collaborazione con il Reparto di Geriatria dell’Azienda Università-Ospedale di Padova Aggiornamento del personale medico attraverso la partecipazione a congressi ASCO, ESMO, AIOM ecc, del personale infermieristico e del personale Ufficio Trials Clinici Attività di Psico-oncologia Attività assistenziale Tipologia delle prestazioni erogate/ volumi prestazioni: L’unità Operativa di Oncologia Medica 2 si occupa della cura di tutto lo spettro della patologia oncologica dell’adulto 87 (tumori solidi, linfomi maligni e leucemie croniche). Le attività dell’U.O. (svolte da un team di vari professionisti composto da medici strutturati, caposala, infermieri, operatori tecnici, impiegati amministrativi ed alcuni borsisti, specializzandi e laureandi) possono essere così riassunte: Day-Hospital e ambulatori: Visite d’inquadramento diagnostico-terapeutico, controllo per il follow-up nonché somministrazione di terapie antiblastiche in regime di ricovero giornaliero presso la struttura del 2° piano Busonera, che comprende Direzione, Segreteria, Centro operativo, Ufficio qualità; Day-Hospital con 7 posti letto, 13 poltrone e 5 ambulatori; Ambulatorio con 5 stanze (follow-up); Sala attesa con 100 posti a sedere. Vengono annualmente effettuate oltre 12.000 visite di cui il 20% circa come prime visite, con una media di 50 chemioterapie giornaliere. Reparto: In regime di ricovero ordinario vengono svolti accertamenti particolari nonché somministrazione di terapie antiblastiche, terapie con alte dosi di farmaci antiblastici e terapie di supporto. L’attuale struttura è provvisoriamente collocata nella palazzina Radioterapia, in attesa di trasferimento presso la sede dello IOV, e ospita 18 posti letto, di cui 2 in stanza protetta. Vengono mediamente effettuati circa 1.200 ricoveri all'anno con una degenza media di 6.3 giorni. Ufficio Qualità: E’ presente un Ufficio Qualità che periodicamente verifica i vari processi e macroprocessi attraverso verifiche ispettive interne di cui viene fatto un piano annuale, riunioni periodiche del Team Qualità e Riesami della Direzione. Alcuni processi vengono verificati in base alle non conformità/reclami a cui seguono azioni correttive o di miglioramento. Tutela della privacy: è assicurata nelle forme più opportune per Ambulatori e Day-hospital tramite chiamata per numero e dalla modulistica appositamente firmata dal paziente. Ai pazienti viene somministrata una carta di accoglienza sia per il reparto che per il Day Hospital. Attività di Ricerca Viene qui di seguito fornita una sintetica descrizione dei principali studi in atto: Carcinoma della mammella: in neoadiuvante è aperto uno studio nella paziente anziana con malattia localmente avanzata con Examestane seguito da chirurgia e da Tamoxifene. in adiuvante è aperto uno studio di confronto nelle pazienti con linfonodi negativi fra Epirubicina–Ciclofosfamide-Taxotere verso FluorouracileEpirubicina-Ciclofosfamide e 2 studi osservazionali relativi al trattamento della paziente anziana. nella malattia metastatica sono aperti due studi di chemioterapia di I linea, uno di confronto fra Gemcitabina-Taxolo e Gemcitabina-Taxotere ed un altro con Taxotere-Caelix-Herceptin nelle pazienti HER2+++; nella paziente anziana con recettori negativi o con recettori positivi ma non ormonosensibile dopo una linea di terapia ormonale, è in corso uno studio con Doxorubicina liposomiale. ricerca delle cellule neoplastiche circolanti nel carcinoma mammario e considerazioni prognostiche. Carcinoma del colon-retto: in neoadiuvante sono aperti due studi relativi al trattamento chemioradioterapico del carcinoma del retto. in adiuvante sono aperti due studi randomizzati, uno con Bevacizumab-Xelox verso Bevacizumab-Folfox verso Folfox, ed un altro con Cetuximab-Folfox verso Folfox. nella malattia metastatica sono aperti due studi di chemioterapia di I linea, uno nel paziente anziano con lo schema “Muggia” e uno in pazienti previamente valutati per la mutazione del gene UGT, con Folfiri a dosi scalari. E’ in corso uno studio osservazionale prospettico nel paziente anziano affetto 88 da carcinoma colorettale radicalmente trattato o metastatizzato, esteso a vari centri italiani. nei pazienti con carcinoma dell’ano localmente avanzato è in corso uno studio con MMC-fluorouracile verso MMC-cisplatino. sono in corso studi di farmacogenetica atti a valutare l’eventuale tossicità dei singoli regimi nei pazienti (giovani e anziani) in trattamento con Irinotecan, Oxaliplatino, 5-Fluorouracile. Neoplasie polmonari: è aperto uno studio randomizzato di II linea nello NSCLC fra Taxotere verso Taxotere-Vinorelbina/Gemcitabina verso Taxotere-Capecitabina e un altro con terapia di mantenimento con “Best Supportive Care” (BSC) verso placebo+BSC dopo terapia di induzione. nello NSCLC al III stadio è aperto uno studio randomizzato con terapia di mantenimento con Iressa verso placebo dopo terapia di induzione e uno studio con Zometa nella prevenzione delle metastasi ossee. Nel mesotelioma pleurico è in corso uno studio di I linea con BevacizumabPemetrexed-Carboplatino. Tumori cerebrali: sono in atto due studi per il glioblastoma multiforme, in I linea e nella recidiva è in corso un trial per il trattamento dei linfomi cerebrali è in corso un trial per il trattamento del cordoma è in corso un trial per il trattamento dell’ependimoma recidivato è in corso uno trial per la valutazione del glioma nell’anziano sono in corso due trial relativi alla valutazione genetica dei tumori cerebrali Melanoma: in adiuvante nei pazienti in III stadio è in corso uno studio randomizzato con IFN somministrato con due diverse modalità; un altro in pazienti ad alto rischio con Ciclofosfamide+peptidi in Montanide+IL-2 prima della dissezione linfonodale per stadio III o dopo biopsia del linfonodo sentinella negativa per stadio II verso solo osservazione. nella malattia metastatica è aperto uno studio in I linea con DTIC-CisplatinoIL-2 verso Temozolomide. Cisplatino-IL2 e in II linea con IPILIMUMAB. Linfomi non Hodgkin: nel linfoma follicolare a cellule B di grado I-II-IIIA è previsto uno studio randomizzato a 3 bracci. nel linfoma follicolare grado III B è previsto uno studio con CT a alte dosi e trapianto di cellule staminali; nel LNH dell’anziano sono attivi 2 studi rispettivamente nei pazienti fragili e non. 89 Anatomia Patologica Responsabile: Dott.ssa Alessandra Galligioni, Medico-Chirurgo Tel.: 049-8272248 e-mail: [email protected] ORGANICO Dott.ssa Lisa Bado Laureato Tecnico di Lab. Biomedico Sig.ra Barbara Buoso Tecnico di Lab. Biomedico Dott.ssa Manuela Bortolami Laureata Tecnico di Lab. Biomedico Dott. Gian Maria Pennelli Medico-Chirurgo MISSION La Unità Operativa di Anatomia Patologica ha come compito istituzionale la diagnostica della patologia oncologica. L'attività diagnostica utilizza metodiche istologiche, istochimiche, immuno-istochimiche e di biologia molecolare, e si realizza nel contesto di un network culturale e operativo con le divisioni mediche e chirurgiche dell'Istituto Oncologico Veneto ricercando quelle sinergie che, nella area clinica e della ricerca, costituiscono elemento fondante e peculiare dell'Istituto Oncologico Veneto. L'integrazione operativa con le Unità dell'Istituto presuppone uno strettissimo raccordo con le strutture che, nella Azienda Ospedaliera padovana e nella rete sanitaria del Veneto, sono coinvolte nella attività oncologica, e in particolare con l'U.O. Complessa di Anatomia Patologica II, diretta dal Prof. M. Rugge, da cui l'Unità Semplice amministrativamente dipende. Attività Assistenziale Tipologia delle attività svolte: Screening della patologia neoplastica (prevenzione secondaria) Diagnosi delle lesioni pre-tumorali e valutazione del rischio neoplastico Diagnosi (anche intraoperatoria) e stadiazione patologica di neoplasia Diagnostica del "linfonodo sentinella" Coinvolgimento nell'attività di trapianto d'organo in pazienti portatori di neoplasia Diagnostica citologica della patologia pre-tumorale e neoplastica Orientamento e personalizzazione della terapia antineoplastica Valutazione di efficacia delle terapie Partecipazione all'attività del "Registro Tumori" Attività di Ricerca L'attività di ricerca si svolge in stretta sinergia con l'U.O. Complessa di Anatomia Patologica diretta dal Prof. M. Rugge, fortemente dedicata ad integrare attività clinica e di ricerca, con stretti collegamenti internazionali. La ricarca traslazionale costituisce un elemento caratterizzante della II U.O. di Anatomia Patologica, con particolare riferimento alla caratterizzazione clinico-biologica delle lesioni pre-tumorali e tumorali avanzate. Nell'area veneta, la U.O. di Anatomia Patologica è coinvolta nella standardizzazione dei protocolli diagnostico-terapeutici della patologia oncologica, perseguendo l'obiettivo di migliorare l’assistenza sanitaria oncologica del Veneto. 90 Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica Responsabile: Prof. Alberto Amadori, Medico-Chirurgo Tel.: 049-821 5804 e-mail: [email protected] Nato a Firenze il 18 febbraio 1949. Laureato in Medicina e Chirurgia con lode presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1973. Diploma di Specializzazione in Malattie dell’apparato digerente e in Allergologia ed Immunologia Clinica. 1975 e 1976: Soggiorni di studio presso il Laboratorio di Ricerca della Banca Nazionale del Sangue di Amsterdam, presso il Medical College di Londra e presso l’Università di Oxford. Ricercatore Universitario Confermato presso la Cattedra di Immunologia Clinica dell’Università di Firenze dal 1981; nel 1984 si trasferisce come Ricercatore presso l’Università di Padova, Istituto di Oncologia. Professore Associato di Immunologia dall’AA. 1999-00 presso l'Ateneo di Padova. Professore Ordinario di Immunologia (SSD MED/04) dal 2002. Dal 2003 Responsabile dell'Unità Operativa Complessa di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica dell'Istituto Oncologico Veneto. È autore di oltre 240 lavori scientifici, di cui 140 in extenso, con oltre 100 lavori originali in lingua inglese pubblicati su riviste internazionali con “Referees”; 11 lavori monografici in lingua inglese; 28 lavori in lingua italiana; 9 capitoli di libri o trattati. Perno dell’attività di ricerca è il complesso rapporto tumore-ospite, con particolare riferimento ai meccanismi di cancerogenesi nei pazienti immunocompromessi. Appartenenza a Società Scientifiche: Società Italiana di Patologia; Gruppo di Cooperazione in Immunologia (GCI); Società Italiana di Cancerologia (SIC): Società Italiana di Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia; American Association of Immunologists. Membro del Consiglio Direttivo GCI per il periodo 1989-1995. Membro del Consiglio Direttivo IFIS (Italian Federation of Immunological Societies) dal 1992 al 1995, e della SIC dal 2005 ad oggi. Impegni accademici e istituzionali: Membro della Commissione Scientifica della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova dal 1996 al 1999 e dal 2004 ad oggi; Membro della Commissione Scientifica di Ateneo per le Aree 06 (Biologia e Medicina) e 07 (Medicina) dell’Università di Padova dal 2001 ad oggi; Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia dell’Università di Padova (AA 2003/042006/07); ViceDirettore del Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche dell’Università di Padova dal 2001 al 2006; Direttore del Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche dall'Ottobre 2006 ad oggi ORGANICO Dott.ssa Annarosa Del Mistro Dirigente medico – Sostituto del Direttore Responsabile del Sistema Qualità Dott.ssa Roberta Bertorelle, Dirigente Biologo Dott.ssa Laura Bonaldi, Dirigente Biologo Dott. Vincenzo Bronte, Dirigente Medico Dott.ssa Maria Luisa Calabrò, Dirigente Biologo Dott. Vincenzo Ciminale, Ricercatore Universitario, Dirigente Medico Prof.ssa Emma D’Andrea, Professore Associato, Dirigente Medico 91 Prof.ssa Anita De Rossi, Professore Straordinario, Dirigente Biologo Responsabile U.O. Semplice di Virologia Oncologica Dott. Giovanni Esposito, Dirigente Biologo Dott.ssa Antonella Facchinetti, Dirigente Biologo Dott.ssa Susanna Mandruzzato, Ricercatore Universitario, Dirigente Biologo Dott.ssa Chiara Menin, Dirigente Biologo Dott. Marco Montagna, Dirigente Biologo Dott. Antonio Rosato, Ricercatore Universitario, Dirigente Medico Dott.ssa Daniela Saggioro, Dirigente Biologo Dott.ssa Rita Zamarchi, Dirigente Medico Dott.ssa Marisa Zanchetta, Dirigente Biologo Prof.ssa Paola Zanovello, Professore Associato, Dirigente Biologo MISSION L’Unità Operativa Complessa di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica ha come vocazione la messa a punto, la standardizzazione e l’esecuzione di indagini molecolari e approcci terapeutici innovativi che consentano una diagnostica avanzata, un follow-up ed una terapia appropriata dei pazienti con neoplasie solide ed ematologiche. Questo obiettivo primario viene perseguito essenzialmente attraverso: 1. la simbiosi tra ricerca ed assistenza, perseguita nella convinzione che una buona pratica clinica non possa essere disgiunta da una buona ricerca clinica e preclinica; 2. l’aggiornamento continuo del personale sui temi di maggior rilievo immunologico ed oncologico, raggiunto non solo attraverso la frequentazione di seminari, corsi e congressi ma anche attraverso strette e costanti collaborazioni con i laboratori di riferimento in campo internazionale; 3. il training puntiglioso del personale tecnico e l’osservanza di rigorosi protocolli esecutivi nelle diverse tecniche laboratoristiche, nonché delle più rigorose norme di sicurezza per la protezione degli operatori dal biohazard biologico; 4. la stretta collaborazione con gli Oncologi Medici padovani e dell’intero comprensorio veneto, nell’ottica della massima diffusione della diagnostica più avanzata; 5. la ricerca di sinergie tra Università, Azienda Ospedaliera e IOV nella prospettiva di un’implementazione delle rispettive competenze; 6. la comprensione e il rispetto delle esigenze e delle aspettative di un’utenza particolarmente sensibile quale quella dei pazienti oncologici e dei loro familiari. Attività assistenziale Presso i nostri laboratori vengono effettuati esami diagnostici utili per la caratterizzazione, la prognosi e le indicazioni terapeutiche delle principali patologie neoplastiche. Le principali patologie e settori di interesse del servizio sono: patologie oncoematologiche; leucemia mieloide cronica; leucemia promielocitica; linfoma mantellare; linfoma follicolare; linfomi/leucemie; tumori del colon-retto; sindrome di Li-Fraumeni; tumori cerebrali; tumori ereditari femminili; melanoma ereditario; carcinomi e lesioni displastiche della cervice uterina; sarcoma di Kaposi; immunodeficienza e immunoricostituzione; farmacogenomica. Attività di Ricerca 92 Nella Unità sono attivi circa 100 operatori, distribuiti tra personale universitario, personale dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Specializzandi in Oncologia, Dottorandi in Oncologia e Oncologia Chirurgica, borsisti, tirocinanti, studenti in preparazione della tesi di laurea. Com'è logico attendersi in una struttura di queste dimensioni, le attività di ricerca sono discretamente differenziate, pur concentrandosi tutte sul filone dell'oncologia e dell'immunologia dei tumori. L'attività di ricerca è, coerentemente alla missione accademica della Sezione, strettamente embricata con l'attività assistenziale e didattica. Ricordiamo sinteticamente i più importanti temi sviluppati. a) Temi di immunologia dei tumori 1) approcci innovativi di terapia genica anti-angiogenica La progressione e la crescita dei tumori presuppongono la necessità che i tumori stessi sviluppino una rete vascolare in grado di fornire nutrimento ed ossigenazione alle cellule neoplastiche. Tale fenomeno, noto come "neoangiogenesi tumorale", può rappresentare un significativo bersaglio nell'immunoterapia dei tumori: se ogni tumore per accrescersi ha bisogno di nutrienti che gli vengono forniti mediante i vasi sanguigni che lo circondano, riducendo tale apporto si potrebbe ritardare o bloccare la crescita neoplastica. Gli inibitori dell’angiogenesi dovrebbero comunque essere somministrati ai pazienti per tempi prolungati per ottenere un effetto terapeutico duraturo: da qui l’idea di utilizzare vettori virali per trasferire i rispettivi geni, in modo che siano le cellule stesse dell’ospite a produrre fattori in grado di ostacolare la vascolarizzazione del tumore. L’approccio che si è scelto è stato quello della terapia genica, ovvero il trasferimento nel malato di opportuni geni terapeutici. Le ricerche in questa direzione sono per ora limitate esclusivamente a modelli animali; è tuttavia evidente la speranza di poterne trasferire le acquisizioni anche in ambito umano in tempi medio/lunghi. 2) approcci innovativi di immunoterapia dei tumori L'immunologia dei tumori ha conosciuto negli ultimi 30 anni alterne fortune, legate essenzialmente alla difficoltà di evocare risposte immunitarie efficaci contro i tumori. Le neoplasie infatti possono esprimere antigeni specifici, la cui immunogenicità è peraltro relativamente scarsa. Nei nostri laboratori sono allo studio modelli di tumori sperimentali che prevedono l'impiego di ceppi murini convenzionali e transgenici, in cui viene valutata l'efficacia preventiva e/o terapeutica di nuove formulazioni vaccinali che fanno uso di costrutti plasmidici a DNA, costrutti virali ricombinanti, cellule dendritiche. A questa ricerca si sono affiancati progressivamente studi condotti su pazienti portatori di tumore: ad esempio, viene condotto uno studio che prevede la valutazione nel sangue periferico e nella massa tumorale dell'assetto immunologico di pazienti con melanoma, alcuni dei quali sottoposti a vaccinazione con peptidi. In questo ambito, il gruppo di ricerca ha partecipato ad un trial clinico di fase I/II per la vaccinazione con peptidi di antigeni tumorali di pazienti con melanoma, coordinato dall'Istituto Pasteur (Parigi). 3) cellule mieloidi ad attivita' soppressoria sulla risposta anti-tumorale Tra le strategie che i tumori adottano per sfuggire al controllo del sistema immunitario dell'ospite vi è la capacità delle cellule tumorali di indurre nel paziente uno stato di immunodepressione. Nei pazienti con patologia neoplastica l’abilità del sistema immune di rilevare e distruggere le cellule tumorali può quindi essere notevolmente compromessa, e questo deficit può rappresentare una delle cause alla base dello scarso successo dei protocolli clinici di immunoterapia attiva condotti su pazienti portatori di tumori solidi. Il nostro progetto si propone di caratterizzare, fenotipicamente e funzionalmente, le cellule mieloidi soppressorie (MSC) isolate dagli organi linfoidi secondari e dalla massa tumorale, al fine di individuare marcatori specifici di questa popolazione cellulare e definire vie biochimiche coinvolte nell'attività soppressoria che tali cellule esercitano nei confronti dei linfociti T tumore-specifici. E' in corso anche una comparazione del profilo trascrizionale di MSC in diverse 93 situazioni funzionali e/o ottenute da distretti anatomici differenti. Sulla base dei dati ottenuti sino ad ora è possibile affermare che le MSC impiegano enzimi chiave del metabolismo dell’aminoacido arginina, quali arginasi (Arg) e ossido nitrico sintetasi (NOS), per determinare nei linfociti T attivati dall’antigene uno stato di paralisi funzionale. Questa prima conclusione ci permette di delineare nuove strategie farmacologiche, in grado di neutralizzare in vivo l'azione delle cellule soppressorie, il cui impiego possa potenziare l'efficacia terapeutica di protocolli di vaccinazione anti tumorale. 4) malattie linfoproliferative dei linfociti b La linfomagenesi è fenomeno complesso, probabilmente a più tappe, nel corso del quale entrano in gioco caratteristiche inerenti la cellula tumorale e fattori diversi propri dell’ospite, tra i quali soprattutto quelli immunitari. Studi epidemiologici hanno evidenziato un’ incidenza di linfomi di tipo B non-Hodgkin nei soggetti immunodepressi da 20 a 50 volte superiore rispetto alla popolazione normale. Il dato è rilevante, se consideriamo il numero crescente di pazienti trapiantati in profilassi immunosoppressiva o di pazienti sieropositivi per HIV, tuttavia i meccanismi che contribuiscono allo sviluppo di queste patologie linfoproliferative non sono ancora chiariti. Per contribuire alla comprensione di questi aspetti, il nostro gruppo di lavoro nell’arco degli ultimi vent’anni ha sviluppato lo studio della genesi delle patologie immunoproliferative B lungo due direttive principali: 1. lo studio delle alterazioni del compartimento linfocitario B sottoposto ad una stimolazione antigenica cronica in presenza di una drastica riduzione del linfociti T CD4, qual è l’infezione da HIV; 2. lo studio del modello del topo SCID, nel quale si sviluppano, a seguito dell’inoculo di PBMC da donatori EBV+, linfomi umani con caratteristiche simili ai linfomi immunoblastici dell’ospite immunocompromesso. EBV è un herpesvirus che ha attività trasformante in vitro ed è associato a numerose patologie neoplastiche in vivo. L'infezione con EBV trasforma i linfociti B resting in cellule linfoblastoidi attivamente proliferanti (LCL) che possono originare linee cellulari immortalizzate; questa capacità trasformante è centrale nella genesi delle malattie linfoproliferative e dei linfomi EBV-associati che insorgono in un contesto di immunodepressione causato da infezioni (ad esempio il virus HIV, agente causale di AIDS) o per trattamento farmacologico post-trapianto. - Studio del profilo molecolare di EBV nei pazienti a rischio di neoplasie virusassociate La genesi delle lesioni linfoproliferative post-trapianto e dei linfomi è multifasica e non ancora completamente chiarita. L'espansione di cellule EBV-infettate costituisce, comunque, una tappa iniziale nel processo di linfomagenesi. L' incremento di EBV nelle cellule di sangue periferico potrebbe costituire un marcatore diagnostico precoce. Lo studio prevede di definire lo stato latente/litico di EBV e la dinamica virale nei pazienti a rischio di sviluppare linfomi EBV-associati (vedi anche sezione Patologia associata ad HIV). - Linfomagenesi da EBV: interazioni tra proteine virali e telomerasi Analogamente alla maggior parte dei tumori, le neoplasie EBV-associate mantengono la capacità di proliferare indefinitamente attraverso l'attivazione impropria di hTERT, la componente catalitica del complesso della telomerasi. Benché l'attivazione della telomerasi sia un requisito essenziale nel processo oncogenetico, i meccanismi responsabili della sua attivazione in corso di linfomagenesi EBV-indotta sono ancora da chiarire. Comprendere questi aspetti e chiarire i rapporti tra espressione di hTERT e ciclo latente/litico virale è anche rilevante al fine di disegnare nuove strategie terapeutiche. b) Temi di oncologia molecolare e virologia oncologica 1) alterazioni molecolari nei tumori solidi ed ematologici Il continuo aumento delle conoscenze dei complessi pathway molecolari coinvolti nel cancro sta fornendo alla ricerca traslazionale sempre maggiori possibilità in ambito 94 diagnostico e prognostico. Le lesioni molecolari diventano quindi dei marcatori di neoplasia utili nella pratica clinica. • Una recente linea di ricerca riguarda l’analisi di alterazioni cromosomiche negli oligodendrogliomi, alterazioni che individuano un gruppo di pazienti responsivi alla chemioterapia con miglior prognosi. • Lo studio della metilazione del promotore del gene MGMT può essere invece utilizzato per identificare quei pazienti che, presentando una ridotta espressione del gene e quindi un basso livello enzimatico, sono in grado di rispondere in maniera più efficace al trattamento con agenti alchilanti, come nitrosuree e temozolomide, che rappresentano, al momento attuale, i principali farmaci utilizzati nel trattamento dei tumori cerebrali. • In oltre il 90% dei casi di HNPCC (carcinoma colorettale ereditario non poliposico) si riscontra una particolare forma di alterazione molecolare, l’instabilità dei microsatelliti, che può quindi rappresentare un utile marker per identificare famiglie HNPCC. Nell’ambito di un progetto interdisciplinare viene condotta l’analisi dei microsatelliti con l’obiettivo di individuare dei criteri di selezione dei pazienti, da sottoporre al test di screening, che devono tener conto delle caratteristiche e delle peculiarità della popolazione locale e indirizzare i pazienti all’analisi mutazionale dei 2 geni (MSH2 e MLH1) più frequentemente alterati. • Una linea di ricerca collaterale, resa anche possibile delle tecniche molecolari messe a punto per il dosaggio nelle cellule tumorali e liquidi biologici dei trascritti di hTERT, si propone di valutare il possibile significato di hTERT come marcatore tumorale. Obiettivi di questo studio sono determinare se l' espressione di hTERT varia con la progressione della patologia neoplastica, valutare la possibilità di dosare i trascritti di hTERT nel sangue, determinare se vi è correlazione tra i livelli dei trascritti di hTERT circolanti e quelli nel tumore. I risultati dello studio dovrebbero chiarire se la determinazione della telomerasi circolante può costituire un marcatore per la diagnosi precoce di tumore e per il monitoraggio della patologia neoplastica attraverso metodiche non invasive. 2) analisi molecolare dell'espressione di virus oncogeni L'attivita' di ricerca e' incentrata sull'analisi dei meccanismi molecolari che controllano l'espressione e la replicazione del retrovirus leucemogeno umano HTLV-1 e del virus HHV-8, associato alla comparsa di sarcoma di Kaposi. Questi studi hanno portato alla scoperta di nuovi geni espressi da HTLV-1 attraverso splicing alternativo. Successivamente, gli studi sono stati diretti alla ricerca del meccanismo di azione delle proteine codificate da questi geni, e hanno condotto all'analisi delle interazione fra proteine virali e processi cellulari preposti al controllo del trasporto nucleocitoplasmatico di macromolecole. Inoltre, gli studi sulla proteina p13II di HTLV1 hanno rivelato che questa si localizza elettivamente a livello mitocondriale e modifica la struttura e la funzione di questi organelli. Questi ultimi risultati hanno dato origine ad un filone di ricerca, attualmente in corso, volto a definire il ruolo delle funzioni mitocondriali nella strategia di replicazione di HTLV-1, delle sue proprieta' patogenetiche e, piu' in generale, dei processi di trasformazione neoplastica. Accanto a queste linee di ricerca, è attivo l'interesse verso i meccanismi di trasmissione di HHV-8 e le alterazioni molecolari responsabili della trasformazione neoplastica e lo stabilirsi dei cosiddetti "peritoneal effusion lymphomas". 3) studio dei papillomavirus umani (hpv) nei carcinomi e nelle lesioni pre-neoplastiche dell'area ano-genitale I papillomavirus umani sono eziologicamente associati al carcinoma della cervice uterina. La persistenza dell’infezione con alcuni fra i più di 100 diversi tipi di HPV (in particolare il tipo 16) rappresenta il fattore di maggior rischio di sviluppo del carcinoma cervicale. Solo una piccola parte delle donne con infezione persistente sviluppa lesioni displastiche gravi, poiché altri fattori virali e fattori legati all’ospite influenzano la storia naturale dell’infezione da HPV. Inoltre, la stretta associazione causale fra HPV e carcinoma cervicale rappresenta il presupposto sia per una 95 prevenzione primaria mediante l’utilizzo di vaccini che prevengono l’infezione, che per il possibile utilizzo di test per la ricerca di HPV al fine di aumentare l’efficacia della prevenzione secondaria. Gli studi svolti ed in corso presso la nostra Sezione sui papillomavirus umani riguardano la ricerca, tipizzazione e caratterizzazione degli HPV in carcinomi e lesioni pre-neoplastiche cervico-vaginali e ano-genitali; quelli più significativi sono: A) uno studio prospettico (iniziato nel 1995) di donne immunodepresse per infezione da virus dell’immunodeficienza; B) uno studio prospettico in donne immunocompetenti e immunodepresse con infezione da HPV tipo 16; C) uno studio multicentrico randomizzato sull’utilizzo di un test HPV nello screening del cervico-carcinoma. 4) neoplasie eredo-familiari Il 5-10% circa di tutti i tumori si sviluppano su base eredo-familiare. Nel corso degli ultimi 10 anni le nostre ricerche si sono focalizzate sullo studio delle basi genetiche dei tumori ereditari con particolare riferimento ai carcinomi mammario ed ovarico e, più recentemente, al melanoma cutaneo maligno. Mutazioni a carico dei geni BRCA1 e BRCA2 sono responsabili di buona parte dei carcinomi mammari ed ovarici ad eziologia eredo-familiare, mentre alterazioni dei geni CDKN2A e CDK4 rendono conto di parte dei melanomi cutanei maligni che insorgono individui geneticamente predisposti. Il nostro Servizio e’ attivamente coinvolto in uno studio multidisciplinare teso all’identificazione, reclutamento e sorveglianza di famiglie ad alto rischio. I principali temi, oggetto delle ricerche attualmente condotte nel nostro laboratorio, possono essere riassunti nei seguenti punti: 1) Analisi mutazionale dei geni BRCA1-2, CDKN2A e studio delle correlazioni genotipo/fenotipo. 2) Messa a punto di nuove strategie di screening mutazionale in grado di identificare alterazioni genetiche non convenzionali. 3) Caratterizzazione della rilevanza patogenetica di varianti geniche a significato ignoto. 4) Identificazione di geni/alleli a bassa penetranza e studio della loro potenziale azione modulatrice nei confronti di mutazioni nei geni ad alta penetranza. 96 Attività Clinica in cifre 97 Attività clinica in cifre L’IRCCS - Istituto Oncologico Veneto è stato attivato il 01.03.2006 a seguito della DGRV n. 26 del dicembre 2005. Secondo la delibera regionale dispone di 79 posti letto di ricovero ordinario suddivisi in 52 di area medica e 27 di area chirurgica e 42 di ricovero diurno, di cui 37 di Day Hospital e 5 di Day Surgery. La ristrutturazione in corso dell’Ospedale Busonera, sede dell’Istituto, non ha consentito il pieno avvio delle attività cliniche che saranno poste a regime nel corso del 2007. Di seguito vengono riportate le principali attività cliniche svolte dall’Istituto nel corso del 2006. Area di degenza – posti letto deliberati (DGRV 199 del 30 gennaio 2007) Area Medica Regime ordinario Day hospital Totale 52 37 89 Area Chirurgica Regime ordinario Day surgery T.I.P.O. Totale Totale posti letto 25 5 2 32 121 Area di degenza – posti letto attualmente presenti per unità operativa Area Medica Oncologia medica 1 Oncologia medica 2 Radioterapia Totale Regime ordinario 6 20 26 52 Day Hospital 15 14 8 37 Regime ordinario 10 2 12 Day Surgery 3 64 40 Area Chirurgica Chirurgia oncologica T.I.P.O. Totale Totale posti letto 3 99 2006 DRG Chirurgi – dati 2006 Degenza media Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 10.05 3.03 6.42 Peso medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 3.18 0.84 1.97 Importo medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 8905 2077 5378 DRG Medici – dati 2006 Degenza media Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 6.25 3.91 4.44 Peso medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 0.83 0.66 0.70 Importo medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 2110 1673 1771 DRG chirurgici Interventi esofago, stomaco, duodeno età > 17 senza cc Procedure diagnostiche epatobiliari Intervento chirurgico esteso non correlato alla diagnosi 1.54 2.45 2.7 Altri interventi sull'apparato digerente con cc 2.73 Alterazioni mieloproliferative con cc 2.77 Interventi pancreas fegato e di shunt senza cc 2.92 Interventi sulle vie biliari Interventi esofago stomaco, duodeno età > 17 con cc Interventi pancreas fegato e di shunt con cc Trapianto di midollo osseo 100 3.19 5.5 6.34 15.99 DRG medici Altre alterazioni mieloproliferative con cc 1.33 Malattie cardiovascolari 1.41 Embolia polmonare 1.44 Neoplasie dell'apparato respiratorio 1.52 Setticemia età > 17 1.52 Neoplasie maligne apparato digerente con cc 1.57 Linfoma e leucemia non acuta con cc Infezioni e infiammazioni respiratorie età > 17 1.68 1.75 con cc Riabilitazione Leucemia acuta senza interventi chirurgici 1.78 3.44 maggiori età > 17 Prestazioni ambulatoriali erogate Ambulatorio chirurgia oncologica 562 Endoscopia diagnostica oncologica 1246 Servizio di cardiologia 1752 Anatomia patologica 2382 Ambulatorio melanoma Oncologia medica 1 3069 3897 Medicina nucleare 9334 Radiodiagnostica oncologica 10786 14517 Senologia 19812 Oncologia medica 2 Immunologia e diagnostica molecolare 21496 Radioterapia 59862 Attrattività percentuali di ricoveri di pazienti extra Regione 18.0% 16.0% 16.1% 14.6% 14.0% 11.4% 12.0% 10.0% 7.7% 8.0% 6.0% 4.0% 2.0% 0.0% Ricoveri ordinari Ricoveri diurni DRG medici Ricoveri ordinari Ricoveri diurni DRG chirurgici 101 2007 DRG Chirurgi – dati 2007 Degenza media Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 5.25 1.84 3.53 Peso medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 2.07 0.86 1.46 Importo medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 5800 2647 4208 DRG Medici – dati 2007 Degenza media Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 6.09 3.45 4.28 Peso medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 0.84 0.68 0.73 Importo medio Ricoveri ordinari Ricoveri diurni Totale 2140 1496 1700 DRG chirurgici Intervento chirurgico esteso non correlato con la diagnosi Altri interventi sull'apparato digerente con cc Interventi su pancreas, fegato e di shunt senza cc Interventi maggiori su intestino crasso e tenue con cc Interventi su vie biliari, eccetto colecistectomia isolata Interventi maggiori sul torace Tracheostomia per disturbi orali, laringei o faringei Diagnosi relative all'apparato respiratorio non respirazione assistita Interventi su esofago, stomaco e duodeno, età >17 con cc Interventi su pancreas, fegato e di shunt con cc 102 2.70 2.73 2.92 3.14 3.19 3.20 3.48 3.60 5.50 6.34 DRG medici Infezioni e infiammazioni respiratorie età > 17 1.75 con cc Linfoma e leucemia non acuta con altri 2.35 interventi chirurgici Altri interventi sull'apparato respiratorio, con 2.4 cc Interventi su rene, uretere, vescica, non per 2.54 neoplasia Alterazioni mieloproliferative o neoplasie poco 2.77 differenziate Chemioterapia associata a diagnosi secondaria 2.78 di leucemia acuta Leucemia acuta senza interventi chirurgici 3.44 maggiori età > 17 Trapianto di midollo osseo 15.99 Tracheostomia eccetto per disturbi orali, 16.66 laringei o faringei Prestazioni ambulatoriali erogate Chirurgia oncologica 1568 Anatomia patologica 2665 Endoscopia diagnostica oncologica 3181 Servizio di cardiologia 4473 Ambulatorio melanoma 7835 Medicina nucleare 10928 Oncologia medica 1 11484 Radiodiagnostica oncologica 11643 Oncologia medica 2 15255 Senologia 15707 Immunologia e diagnostica molecolare 24914 Radioterapia 68527 Attrattività percentuali di ricoveri di pazienti extra Regione 20.0% 18.0% 16.0% 14.0% 12.0% 10.0% 8.0% 6.0% 4.0% 2.0% 0.0% 17.2% 17.6% Ricoveri ordinari Ricoveri diurni 14.1% 8.1% Ricoveri ordinari Ricoveri diurni DRG medici DRG chirurgici 103 Attività di Ricerca 105 Linea di Ricerca 1 Epidemiologia, Fattori di Rischio e Prevenzione Il continuo monitoraggio dei principali indicatori epidemiologici - incidenza, sopravvivenza, prevalenza e mortalità - è utile per valutare i progressi nel controllo sanitario e per indicazioni in campo oncologico. La conoscenza delle tendenze espresse da questi indicatori è rilevante non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale, data la progressiva assegnazione alle autorità regionali delle decisioni riguardanti la sanità pubblica. Presso l'Istituto Oncologico Veneto è presente il Registro Tumori del Veneto (RTV). Esso è attivo dal 1987 e dal 1990 ha raggiunto la base di popolazione stabile pari a 2.000.000 di abitanti. Svolge elaborazioni dei dati di incidenza, con l'analisi dei trend temporali e della variabilità geografica, per le singole ASL e per l'intera area di registrazione. Il RTV fa parte della rete nazionale dei Registri Tumori AIRTUM; inoltre, i dati del Registro vengono periodicamente inviati alla IARC di Lione per essere inseriti nella pubblicazione internazionale Cancer Incidence in Five Continents. Presso il RTV vengono condotti studi di epidemiologia analitica. Gli argomenti di interesse sono: rischio di leucemia e neuroblastomi infantili in relazione all'esposizione a campi elettromagnetici; sarcomi dei tessuti molli e linfomi in rapporto all'esposizione ambientale a diossine; studi sulla patologia occupazionale oncologica e sul rapporto AIDS/cancro. Presso l'Istituto Oncologico Veneto è inoltre presente il Centro di Riferimento Regionale per gli Screening che opera in stretta connessione con il RTV. Oltre alle attività istituzionali di coordinamento, formazione, supporto epidemiologico, monitoraggio degli indicatori di processo e di qualità, valutazione dell'impatto dei programmi di screening della Regione del Veneto, il Centro conduce studi di epidemiologia clinica e valutativa nell'ambito dello screening mammografico, del cancro della cervice uterina e del colon-retto. In tema di prevenzione secondaria dei tumori, particolare interesse si è concentrato sull'influenza della co-infezione con HIV, e della conseguente immunodeficienza, sulla storia naturale dell'infezione da virus del papilloma (HPV) e sull'incidenza di lesioni cervicali in funzione dello stato di immunocompetenza del paziente. Le unità coinvolte in quest'attività sono state coinvolte in un trial multicentrico nazionale randomizzato volto a stabilire se il test molecolare per la presenza e la fenotipizzazione dell'HPV possa essere utilizzato come sostituto o come complemento alla classica citologia cervico-vaginale nella prevenzione del carcinoma della cervice uterina. Questo trial ha portato alla conclusione che il test molecolare per la ricerca di HPV presenta notevoli vantaggi rispetto al classico screening con PAP test; lo IOV sarà pertanto prossimamente coinvolto come responsabile di questo nuovo screening per la Regione del Veneto. L'importanza che si mantenga vivo l'interesse verso una simile tematica è tanto più evidente se si considera la prospettiva vaccinale che si è aperta del tutto recentemente nei confronti dell'HPV, e la necessità dimonitorare accuratamente gli effetti della vaccinazione nella popolazione sia in termini di risposta biologica sia in termini di prevenzione delle conseguenze cliniche dell'infezione. 1 - REGISTRO TUMORI DEL VENETO: STUDI DI EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA ED ANALITICA Responsabile: Zambon Paola Parole chiave: Registro Tumori, epidemiologia, fattori di rischio Obiettivi degli studi di epidemiologia descrittiva sono: 1. Raccogliere gli indicatori di rischio (incidenza), di risultato (sopravvivenza) e di carico assistenziale (prevalenza) per fornire all'autorità sanitaria strumenti per il "controllo" della patologia neoplastica e per la programmazione di interventi di politica sanitaria. 2. Effettuare analisi dell'andamento temporale e della variazione geografica dell'incidenza dei tumori 107 Il programma prevede le seguenti attività: 1. Attività di registrazione dei tumori: il programma di lavoro prevede l'aggiornamento dei dati di incidenza nella popolazione di numerose delle ASL (soggetti residenti 2.000.000), l'aggiornamento dei dati di sopravvivenza e prevalenza. 2. Analisi dei trend e della variabilità geografica. Verrà condotta l'analisi delle variazioni temporali per singola ASL e per il totale del Registro. L'analisi per piccole aree (comuni) permetterà di vedere se esistono aggregazioni geografiche di rischio. 3. Verrà completato lo studio della valutazione del percorso diagnostico-terapeutico dei casi di tumore del colon-retto in rapporto alle linee guida nazionali. Si intende allargare l'esperienza anche alla patologia mammaria. Per quanto concerne gli studi di epidemiologia analitica: - E' in corso uno studio epidemiologico multicentrico italiano sui tumori del sistema linfo-emopoietico e dei neuroblastomi nel bambino con particolare riferimento ai campi elettromagnetici e ai fattori di rischio ambientali (SETIL). Lo studio, iniziato nel 2000, è di tipo caso-controllo di popolazione; nella Regione del Veneto sono state rilevate 100 diagnosi (15 neuroblastomi; 16 linfomi non-HD; 69 leucemie). Attualmente è pressoché terminato il controllo di qualità dei dati sia dei questionari sia delle rilevazioni ambientali dei campi elettromagnetici. - E' in corso uno studio caso-controllo sui Sarcomi dei Tessuti Molli nella Provincia di Venezia in relazione al rischio di esposizione ambientale a diossina. Lo studio comprende 186 casi e 558 controlli; verrà ricostruita la storia abitativa di tutti i soggetti tra il 1960 e il 1996. Ad ogni periodo storico di residenza trascorso in una data abitazione verrà attribuito un valore di esposizione ambientale a diossine, secondo un modello matematico definito per arrivare ad una stima dell'esposizione ambientale complessiva di ogni soggetto. Analoga procedura verrà seguita per i casi di linfoma: 600 casi e altrettanti controlli. - E' in corso uno studio di morbilità e mortalità di pazienti oncologici e non oncologici utilizzando archivi sanitari elettronici di popolazione. Obiettivo dello studio è l'individuazione di coorti di soggetti dei quali sia possibile seguire nel tempo morbilità e mortalità in relazione a fattori socio-economici, stile di vita e altre caratteristiche rilevanti. Attraverso il record-linkage fra il database degli studi caso-controllo e le anagrafi sanitarie di queste due regioni, verranno rintracciati gli intervistati residenti in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto. La coorte così definita costituirà la base di partenza per effettuare ulteriori studi, incrociando le informazioni disponibili con quelle di altre fonti di dati (Registri tumori, schede di dimissione ospedaliera, certificati di morte, ecc.). Per i casi, sarà possibile studiare la sopravvivenza, la causa dell'eventuale morte, i successivi ricoveri ospedalieri dovuti al tumore o ad altre patologie correlando tali "outcome" a variabili socio-demografiche e comportamentali. Per i controlli, inoltre, sarà possibile studiare l'insorgenza di tumori e di altre patologie. Il Registro Tumori del Veneto partecipa a numerosi studi multicentrici nazionali e internazionali. L'apporto consiste sia nel fornire i propri dati che nel partecipare all'analisi. a) CARL Study (Cancer and Aids Registry Linkage). Si tratta dell'incrocio sistematico dei dati del sistema di sorveglianza nazionale per l'AIDS e dei Registri Tumori Italiani; il RTV ha partecipato alla prima fase dello studio che ha previsto il linkage dei dati di incidenza 1988-1992 con il Registro Nazionale AIDS e alla seconda fase che prevedeva l'utilizzo dei dati di incidenza 1993-1996. L'ultimo studio condotto riguarda l'incidenza del Sarcoma di Kaposi classico in Italia 1985-1998. L'aggiornamento prevede l'utilizzo dei dati 1997-2000. b) ISOD - Informative System of Occupational Diseases. Scopo dello studio è la realizzazione di un sistema di monitoraggio delle malattie professionali, tramite l'utilizzo di banche dati esistenti: le statistiche sanitarie correnti (registri di mortalità, SDO, registri tumori) da una parte e gli archivi INPS dall'altra, per la ricostruzione dell'attività lavorativa dei soggetti. c) Automated Childhood Cancer Information System (ACCIS). Il sistema informativo automatizzato dei tumori infantili (ACCIS) raccoglie tutti i casi in età 0-19 anni 108 registrati nei RT Europei al fine di aggiornare ed estendere il database dei tumori infantili esistenti presso lo IARC. d) EUROCHIP: Health indicators for monitoring cancer in Europe. Il progetto ha l'obiettivo di preparare una lista di indicatori utili per descrivere la presenza del cancro in Europa, individuando indicatori utili ai decisori politici per intervenire nell'organizzazione dell'attività sanitaria. Nella prima fase il progetto era indirizzato alla produzione di liste di indicatori sanitari relativi alla patologia neoplastica; nella seconda parte è in corso la raccolta dei dati dai Registri Tumori e la costituzione della banca europea dei dati sanitari. e) Project Database on multiple tumours. Lo studio riguarda pazienti con tre o più tumori. Lo scopo è di identificare associazioni di tumori multipli in dati con base di popolazione e di relazionare questo a fattori conosciuti, quali sindromi ereditarie, consumo di alcool e tabacco, nonché di identificare significative associazioni di neoplasie. E' previsto uno studio successivo di biologia molecolare per identificare i fattori genetici correlati alle associazioni significative. 2 - PREVENZIONE SECONDARIA DEI TUMORI Responsabile: Zambon Paola Parole chiave: Prevenzione, Registro Tumori, screening La Regione del Veneto dal 1996 ha affidato al Registro Tumori del Veneto (RTV) il coordinamento degli screening oncologici realizzati nelle Aziende ULSS, e in particolare i seguenti compiti: - raccordo con l'Osservatorio Nazionale Screening e con i Centri di Riferimento Regionali Italiani; - coordinamento delle unità operative rientranti nella rete regionale di monitoraggio sugli screening; - coordinamento e supporto epidemiologico ai programmi aziendali di screening; - valutazione dello stato di realizzazione e dell'impatto degli screening; - disegno e manutenzione del sistema informativo; - monitoraggio degli indicatori di processo e di qualità; - formazione e organizzazione di specifici interventi formativi; - coordinamento dell'attività di reporting. Le funzioni e attività legate al coordinamento degli screening oncologici si articolano nelle seguenti aree: Coordinamento dei programmi aziendali esistenti e consulenza tecnica nelle fasi iniziali dell'apertura di nuovi programmi; Promozione dell'avanzamento dei programmi; Supporto tecnico ai programmi aziendali; Pianificazione e coordinamento della valutazione dello stato di realizzazione e dell'impatto dei programmi; Sviluppo e consolidamento del sistema informativo regionale degli screening; Interfaccia con la Regione; Coordinamento dell'attività di reporting. Le attività previste sono le seguenti: 1. Monitoraggio e valutazione Buoni livelli di qualità possono essere raggiunti e mantenuti solo tramite la valutazione continua di tutte le fasi della procedura dello screening. Tale valutazione non può prescindere da un approccio multidisciplinare, che rifletta la struttura stessa dello screening, ed è un esercizio dinamico che prevede un flusso continuo di informazioni in senso verticale, dai programmi aziendali alla Regione e viceversa, e in senso trasversale, tra i diversi operatori all'interno dei programmi aziendali. Ogni anno è prevista la rilevazione dei dati di attività dei programmi aziendali nell'anno precedente e su questa base viene redatto, per ciascuno screening, un rapporto regionale con gli indicatori, sulla base dei quali verranno avviate valutazioni collegiali, e saranno tarati gli obiettivi dei vari gruppi di lavoro professionali coordinati dal Centro e le iniziative di formazione. 2. Formazione 109 Gli screening oncologici costituiscono un intervento di sanità pubblica complesso ed impegnativo, e coinvolgono a vario titolo oltre 1000 operatori professionali molto diversificati, il 70% dei quali non medici. I corsi organizzati dal Centro, in gran parte realizzati direttamente, coprono sia argomenti generali sia tematiche specifiche per le diverse professionalità. 3. Partecipazione a studi collaborativi: a) Nuove tecnologie per lo screening del cancro del collo dell'utero E' uno studio multicentrico italiano sull'utilizzo del test per la ricerca del Papillomavirus Umano (HPV) nello screening citologico, approvato e finanziato dal Ministero della Sanità e dalla Comunità Europea. Obiettivo finale dello studio è valutare la sensibilità diagnostica e l'efficacia protettiva del test per l'HPV, e la possibilità di prevedere intervalli di screening più lunghi degli attuali per le donne HPV negative. b) Database elettronico per il monitoraggio della qualità della diagnosi e del trattamento del carcinoma della mammella. Si tratta di una linea di lavoro del Veneto, oramai consolidata, che consta di un data base regionale di chirurgia oncologica mammaria, accessibile via web. OLGA, questo è l'acronimo del data base, consente a ciascuna Unità di Chirurgia di mantenere un proprio archivio della casistica in rapporto a diagnosi, stadio, tipo di intervento e operatore. Dopo la registrazione di ogni caso, il software calcola immediatamente gli indicatori di qualità inclusi nel set minimo previsto dalle Linee Guida Europee per lo Screening Mammografico, mostrando inoltre gli standard di riferimento e i valori complessivi calcolati su tutta la casistica presente fino a quel momento. c) Valutazione dell'impatto dello screening mammografico: mortalità, stadiazione e uso della chirurgia conservativa. Si tratta di uno studio multicentrico italiano di popolazione, che ha come scopo di valutare l'impatto dello screening mammografico in aree coperte da registro tumori contribuendo a una valutazione epidemiologica che si sta avviando in diverse aree europee. Gli obiettivi specifici sono stimare, tra i casi diagnosticati nelle donne invitate allo screening, la riduzione di mortalità per tumore della mammella, la probabilità di diagnosi in stadio avanzato e la riduzione dei trattamenti di tipo mastectomia in favore di quelli conservativi. d) Epidemiologia descrittiva del tumore del colon retto in Italia in epoca prescreening Lo studio viene condotto in collaborazione con l'AIRT, utilizzandone la relativa Banca Dati. Obiettivo primario dello studio è raccogliere, nella classe di età 50-69 anni, prima e dopo l'avvio del programma di screening, le informazioni riguardanti gli indicatori di incidenza (numero casi, tasso grezzo, localizzazione, età, stadio e familiarità) e la sopravvivenza relativa a 5 anni. In particolare lo studio mira ad indagare non l'efficacia dello screening del colon-retto, ma gli effetti che lo screening stesso produce sulla dinamica degli indicatori che i RT italiani producono o potrebbero produrre. Lo screening comporterà inevitabilmente un aumento dell'incidenza delle forme precoci ed un miglioramento della sopravvivenza, in parte per effetto della anticipazione diagnostica. Si vuole pertanto verificare come e in che misura i RT registreranno questi cambiamenti ricorrendo agli indicatori selezionati. e) Studio IMPATTO dello screening colorettale Lo screening interessa i soggetti di età 50-69 anni; analogamente alla metodologia utilizzata nello studio dell'impatto dello screening mammografico, lo studio potrebbe coinvolgere anche le fasce di età 40-49 e 70-79. Si ipotizza che la casistica vada raccolta a partire almeno dai 2-3 anni precedenti l'attivazione del programma di screening. Confrontando l'attivazione dei programmi di screening con la copertura del RTV, le ULSS venete che si prestano maggiormente a far parte dello studio sono la 1, 2, 8, 13 e 18. Nell'ipotesi che partecipino le cinque ULSS citate, la casistica annua in età 40-79 ammonterebbe a circa 1.150 soggetti. f) Using Cancer Registries for short-term quality control of breast and cervical cancer screening programs. Gli obiettivi dello studio sono: 110 a) preparare statistiche di background per il cancro della mammella e per il cancro invasivo della cervice nelle aree coperte dallo screening, includendo i dati sulla stadiazione b) sperimentare l'uso della tecnica di record-linkage per la registrazione dei casi al fine di identificare rapidamente i casi screen- e non screen-detected nella popolazione target c) utilizzare indicatori a breve termine per una rapida valutazione dell'efficacia degli screening nelle aree studiate. 3 - NUOVE TECNOLOGIE PER LO SCREENING DEL CANCRO DEL COLLO DELL'UTERO Responsabile: Vettorazzi Marcello Parole chiave: cervice uterina, prevenzione, screening, HPV, virus Studio prospettico multicentrico randomizzato a cui partecipano 9 centri screening italiani. Dal 2002 al 2006 sono state arruolate 100.000 donne: 50.000 nel braccio convenzionale (Pap test convenzionale) e 50.000 nel braccio sperimentale (fase 1: citologia in fase liquida + test HPV; fase 2: solo test HPV). Approfondimenti (colposcopia e/o ripetizione citologia e test HPV) modulati in base all'età e ai risultati di citologia e test HPV. Terapia chirurgica delle lesioni di alto grado (CIN2+). Rescreening (Pap test convenzionale) di tutte le donne dopo 3 anni. Studi collaterali: controlli di qualità delle diverse indagini; re-testing per HPV (al momento del rescreening) di un gruppo di donne negative all'arruolamento; analisi immunoistochimica per l'espressione di p16 in una parte di campioni HPV-positivi; tipizzazione HPV dei casi positivi. 4 - SIGNIFICATO CLINICO E APPROPRIATO UTILIZZO DELLA RICERCA DI SEQUENZE HPV NEL TRIAGE DI DONNE CON DIAGNOSI DI ASCUS (CELLULE SQUAMOSE ATIPICHE DI INCERTO SIGNIFICATO) ALLO SCREENING CITOLOGICO PER LA PREVENZIONE DEL CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA Responsabile: Annarosa Del Mistro Parole chiave: HPV, cervice uterina, screening, virus Studio multicentrico a cui partecipano cinque ULSS del Veneto. Numero donne previsto: 800. Metodologia: ricerca sequenze HPV ad alto rischio mediante test HC2 e successiva tipizzazione dei casi risultati positivi mediante PCR/RFLP. Contemporanea esecuzione di Pap test e colposcopia. Follow-up per un anno: ripetizione a 6 mesi di Pap test e ricerca HPV nei casi HPV+ e/o citologia positiva; terapia chirurgica delle lesioni CIN2+; ripetizione di tutti i test a 1 anno dall'arruolamento. 5 - VALUTAZIONE DI UNA INNOVATIVA METODOLOGIA DI SCREENING MAMMOGRAFICO Responsabile: Di Maggio Cosimo Parole chiave: screening, mammella, prevenzione La popolazione femminile esaminata è quella della ULSS 16, in età compresa fra i 45 ed i 69-75 anni. I dati ottenuti (Detection Rate, Diametro dei tumori diagnosticati, tasso di carcinomi di intervallo, contributo diagnostico della ecografia, ecc.) verranno confrontati con i dati della letteratura. I risultati preliminari stanno evidenziando l'alto gradimento della popolazione, la capacità della ecografia di scoprire quasi il 50% dei carcinomi non diagnosticati dalla mammografia e la possibilità di ottenere tali risultati senza eccessivo aumento degli interventi chirurgici 6 - PREVENZIONE SECONDARIA DELL' ADENOCARCINOMA DELL' ESOFAGO: CREAZIONE DI UN REGISTRO VENETO DEI PAZIENTI CON ESOFAGO DI BARRETT Responsabile: Ancona Ermanno Parole chiave: esofago, registro tumori, Barrett, prevenzione Il progetto di istituzione di un registro interregionale di pazienti portatori di Mucosa di Barrett è stato posto in atto individuando Centri di anatomia patologica, chirurgia generale ed endoscopia digestiva disponibili alla partecipazione. Diciotto Centri Ospedalieri hanno dato la loro adesione costituendo la rete di rilevamento del registro. 111 Afferiscono al Registro centri Ospedalieri della Regione del Veneto, della Provincia di Trento e della Provincia di Bolzano. Sono stati concordati i criteri di arruolamento dei pazienti, di diagnosi endoscopica, di diagnosi istologica e di follow-up dei pazienti arruolati (distinti per categoria di lesione morfologica). E' inoltre stato realizzato un software dedicato alla raccolta dei dati clinico-endoscopici e istopatologici e un sito ad accesso protetto che consente ai centri partecipanti di collezionare on line i dati richiesti secondo uno schema omogeneo. Il sito elettronico per la raccolta dei dati è visibile all'indirizzo www.esofagodibarrett.org. E' stato infine elaborato un form di richiesta di esame istologico che consenta una agevole comunicazione tra Unità Operative di Endoscopia e Unità Operative di Anatomia Patologica; il form di richiesta è edito a stampa su carta autocopiante e distribuito a tutti i centri coinvolti nello studio. 112 Linea di ricerca 2 Oncogenesi Il processo di cancerogenesi è un fenomeno multifattoriale e multifasico estremamente complesso, in cui fattori diversi di natura genetica ed epigenetica si intersecano, contribuendo con un'importanza relativa non sempre ben definita alla trasformazione della cellula e all'acquisizione di un fenotipo neoplastico. In ambito IOV l'interesse su alcuni dei fattori coinvolti nel processo di cancerogenesi si è indirizzato prevalentemente nei confronti di alcuni tipi di neoplasia, e nel corso degli ultimi anni si sono delineate due tematiche di ricerca, incentrate sul ruolo svolto da virus oncogeni nella trasformazione neoplastica e sulle alterazioni molecolari associate ad alcuni tipi di malattie ematologiche. Accanto a queste due linee portanti, naturalmente, l'interesse delle strutture coinvolte nello IOV si è manifestato anche nei confronti di altre neoplasie, con risultati scientifici di rilievo; tali filoni di ricerca saranno presi in considerazione nell'ambito delle ricerche di Genetica e Diagnostica Molecolare, dove saranno riportate le ricerche sul ruolo nel processo di trasformazione neoplastica di mutazioni a carico di oncogeni ed oncosoppressori e delle alterazioni dei meccanismi che presiedono al ciclo cellulare e all'apoptosi in diversi tipi di neoplasie. A) Neoplasie associate a virus oncogeni Tra i virus responsabili di neoplasie nell'uomo, particolare interesse si è concentrato sul ruolo svolto da retrovirus umani e virus erpetici nel processo di trasformazione maligna di cellule emopoietiche. Il lavoro è stato condotto sia in modelli animali di linfomagenesi umana indotta da EBV sia su campioni di pazienti con neoplasie ematologiche associate all'infezione da retrovirus umani (HTLV-I, HIV) e herpesvirus umani (HHV-8/KSV, EBV). Anche nel caso delle neoplasie associate a virus oncogeni il processo di trasformazione neoplastica è un fenomeno multistep, in cui alterazioni di vie metaboliche diverse e anomalie molecolari legate alla presenza del virus interagiscono con elementi propri dell'ospite. Nei modelli animali si sono potuti definire alcuni dei meccanismi patogenetici alla base della trasformazione neoplastica da EBV, mettendo in risalto in modo particolare il ruolo svolto da fattori di derivazione T nel promuovere l'espansione di cellule latentemente infettate da EBV e lo stabilirsi di una massa linfomatosa. Tali acquisizioni sono particolarmente rilevanti se si pensa al ruolo nello sviluppo di linfomi intestinali di un'attivazione cronica dei linfociti T da parte di antigeni quali quelli dell'Helicobacter pilori, e alla frequente regressione spontanea di lesioni linfomatose che si osserva quando lo stimolo antigenico venga rimosso. Più di recente, gli studi sul processo di linfomagenesi si sono orientati a definire le complesse interazioni tra cellule neoplastiche e microambiente tumorale, con particolare attenzione al ruolo svolto dall'ipossia nel favorire la progressione maligna. Accanto ai fattori che promuovono la progressione tumorale sono stati anche indagati i meccanismi molecolari innescati dall'infezione da EBV, dimostrando come prodotti virali possano interferire col normale ciclo cellulare; in particolare, nelle cellule infettate da EBV può verificarsi un'alterazione dei meccanismi di azione della telomerasi, un enzima cruciale nel garantire la normale sopravvivenza della cellula, che grazie a questo meccanismo e ad altre alterazioni molecolari concomitanti potrebbe diventare resistente ai normali processi di morte cellulare programmata (apoptosi). Un lavoro parallelo è stato effettuato anche per il virus HTLV-I, dimostrando come prodotti del genoma virale siano in grado di modulare positivamente alcune vie molecolari favorenti la sopravvivenza cellulare, bloccando al contempo pathways preposti allo svolgimento e al compimento del normale ciclo cellulare e all'apoptosi della cellula infettata. Sul piano epidemiologico, strutture appartenenti allo IOV sono da anni impegnate nella sorveglianza dell'infezione da virus HHV-8/KSV, valutando la sieroprevalenza dell'infezione nella popolazione e i parametri virali (quali la carica e il fenotipo) e 113 dell'ospite (quali lo stato di immunocompetenza) predittivi di evoluzione dell'infezione verso il sarcoma di Kaposi. B) Alterazioni molecolari in neoplasie ematologiche La tradizione oncoematologica della ricerca veneta è lunga e solida. Da molti anni numerosi ricercatori sono impegnati nella diagnosi avanzata e nello studio dei meccanismi molecolari alla base di neoplasie ematologiche del bambino e dell'adulto. Nel campo delle leucemie linfatiche acute dell'adulto importanti acquisizioni sono state ottenute sulle alterazioni cromosomiche associate e sui prodotti dei relativi geni di fusione, con importanti ricadute sullo studio della malattia minima residua; sul piano patogenetico, sono state individuate alterazioni molecolari a carico di geni quali MDR, nonché polimorfismi a carico di un recettore per citochine con distribuzione particolare in pazienti leucemici, ed è stato possibile prospettare l'esistenza di circuiti autocrini o paracrini che promuovono la sopravvivenza delle cellule leucemiche e ne prevengono l'apoptosi. Nel campo delle leucemie croniche dell'adulto, rilevanti risultati sono stati ottenuti sulle interazioni tra leucociti normali e clone neoplastico, ed in particolare sul ruolo svolto da molecole espresse dai linfociti T nello stimolare cronicamente le cellule maligne. Inoltre, studi recenti hanno approfondito i meccanismi alla base della ridotta espressione di recettore per l'antigene e sulla ridotta responsività delle cellule B di leucemia linfatica cronica, contribuendo a definire marcatori molecolari capaci di distinguere nell'ambito della leucemia linfatica cronica sottogruppi di pazienti a prognosi diversa. Nel campo dei linfomi sia Hodgkin che non-Hodgkin dell'adulto, sono state investigate le alterazioni dei meccanismi molecolari coinvolti nel ciclo cellulare e nell'induzione di morte programmata, quali quelle che interessano i geni Bax e Bcl2, ed è stata prospettata l'esistenza di circuiti paracrini in cui sono implicate citochine diverse (IL-10, TNF), in qualche modo coinvolti nella sopravvivenza delle cellule neoplastiche. C) Alterazioni molecolari in tumori solidi Molte ricerche volte ad esplorare il ruolo di alterazioni geniche nelle neoplasie si collegano strettamente ad aspetti prognostici, e sono quindi prese in considerazione in altri Capitoli di questo Report (si veda il paragrafo "Ricerca di nuovi marcatori molecolari a scopo diagnostico, prognostico e predittivo della risposta"). Volendo fare riferimento solo a progetti che si concentrano sul ruolo di alterazioni di oncogeni/oncosoppressori o di altri geni nella fisiopatologia della cellula neoplastica, ricordiamo le indagini che hanno messo in luce le relazioni tra gene della p53 e attivazione trascrizionale di geni per citochine quali il TGF, spesso prodotto da cellule neoplastiche. Accanto a questi studi, è vivo in ambito IOV l'interesse per l'alterazione di geni quali p53, menina, CDK1, RET, VHL in neoplasie endocrine di varia natura, oltre che in neoplasie esofagee. 1 - ANALISI DEI MECCANISMI COINVOLTI NELLA PROTEZIONE DALL'APOPTOSI MEDIATA DALLA PROTEINA TAX DEL VIRUS T-LINFOTROPICO DI TIPO 1 (HTLV-1). Responsabile: Saggioro Daniela Parole chiave HTLV, apoptosi, virus, leucemia Il virus della leucemia umana a cellule T (HTLV-1) è l'agente causale della leucemia/linfoma a cellule T dell'adulto (ATLL). Stiamo attualmente analizzando i meccanismi attraverso i quali la proteina virale Tax è in grado di alterare i pathways cellulari che controllano il "turnover" cellulare e la trasformazione neoplastica. Tax infatti, grazie alla sua capacità di attivare vie trascrizionali cellulari, modula l'espressione di proteine coinvolte nel ciclo cellulare e nell'apoptosi, ed è considerata la principale proteina oncogenica di HTLV-1. Dati ottenuti nel nostro laboratorio hanno indicato che Tax è in grado di proteggere dall'apoptosi indotta da stimoli che agiscono attraverso la via mitocondriale; tale effetto richiede l'attivazione del fattore trascrizionale CREB. Recentemente, nella regione C-terminale di Tax è stato mappato un dominio in grado di interagire con diverse proteine G, tra cui Ras. Sulla base di queste premesse riteniamo interessante valutare il ruolo della proteina Ras nella 114 protezione dall'apoptosi mediata da Tax. Ras infatti modula diverse vie cellulari coinvolte nella sopravvivenza e nella fosforilazione di CREB; inoltre esistono in letteratura dati che suggeriscono una cooperazione tra Tax e Ras nella progressione neoplastica. I risultati ottenuti dimostrano che la protezione dall’apoptosi indotta da Tax è in parte dovuta alla sua interazione con vie di trasduzione del segnale regolate da Ras. Abbiamo infatti osservato che le due proteine Tax e Ras svolgono un ruolo sinergico nella protezione dall’apoptosi. Inoltre, esperimenti condotti con inibitori specifici per proteine coinvolte nei diversi pathway attivati dalla proteina Ras e coinvolti sia nella sopravvivenza cellulare che nella fosforilazione di CREB (Akt/PKB, p38MAPK ed ERK1/2), suggeriscono che la via di trasduzione del segnale mediata dalle proteine ERK1/2 sia la via maggiormente coinvolta nella cooperazione Tax-Ras. 2 - ANALISI DELLA PROTEINA ONCOSOPPRESSORIA MENIN NELLA PATOGENESI DEGLI ADENOCARCINOMA DUTTALI DEL PANCREAS Responsabile: D'Agostino Donna Parole chiave: pancreas, sistema endocrino, mutazioni, patogenesi Menin è una proteina oncosoppressoria codificata dal gene men1, la cui mutazione è associata alla sindrome poliendocrina ereditaria MEN1 (Multiple Endocrine neoplasia, Type1), una sindrome neoplastica autosomica dominante, caratterizzata da lesioni endocrine a carico di ipofisi, paratiroidi, tessuto neuroendocrino enteropancreatico e da tumori dermici. Il nostro laboratorio sta conducendo uno studio dell'espressione di Menin in campioni di tessuti normali e tumorali ottenuti dai principali organi coinvolti nella MEN1 (pancreas, ipofisi, paratiroidi) utilizzando un anticorpo monoclonale da noi sviluppato ed un'analisi su sezioni tissutali basata su immunofluorescenza e microscopia a scansione laser. I risultati dimostrano diversi livelli di espressione di Menin in diverse popolazioni pancreatiche, con i livelli più alti di espressione in cellule esocrine (sia acinari che duttali) e i livelli più bassi in cellule insulari. I risultati degli studi effettuati su tessuti pancreatici suggeriscono che Menin possa svolgere un ruolo nella fisiologia delle cellule esocrine e che quindi l'inattivazione di Menin possa essere coinvolta nella patogenesi di neoplasie pancreatiche di derivazione esocrina. Studi in corso sono mirati ad ampiare la casistica ad identificare le basi molecolari del difetto di espressione di Menin in questi tumori. 3 - RUOLO DELLA PROTEINA P17 DI HIV NELLA DEREGOLAZIONE DEL COMPARTIMENTO LINFOCITARIO B IN CORSO DI INFEZIONE DA HIV E SUO RAPPORTO CON LA PATOGENESI DEI LINFOMI Responsabile: Zamarchi Rita Parole chiave: linfociti, linfomi, virus Le alterazioni del compartimento linfocitario B in corso di infezione da HIV sono una parte importante del quadro patogenetico della malattia, i cui meccanismi non sono stati ancora completamente chiariti. In particolare, se vi è un generale consenso circa il fatto che l'intensa attivazione dei linfociti B possa contribuire a spiegare la maggiore incidenza di linfomi a cellule B tra i soggetti sieropositivi, l'introduzione della terapia anti-retrovirale combinata non ha determinato una riduzione dell'insorgenza di linfomi non-Hodgkin, pur essendosi dimostrata efficace verso un'altra neoplasia HIV-correlata quale il sarcoma di Kaposi. Scopo principale dello studio è valutare l'attività biologica sui linfociti B della proteina della matrice di HIV p17. Lo studio del profilo di espressione del recettore per p17 sui linfociti B in vari stadi maturativi nel soggetto sano e l'analisi delle variazioni determinate da p17 esogena sui principali saggi funzionali in vitro per i linfociti B fornirà un quadro preliminare dell'attività di p17 sui linfociti B, che sarà successivamente approfondito ed esteso a funzioni tuttora ignote di p17 attraverso la valutazione delle modificazioni del profilo di espressione genica di linfociti B primari, in presenza di proteina virale esogena. I dati prodotti nei primi diciotto mesi di attività del presente progetto indicano che la proteina della matrice di HIV p17 lega i linfociti B ex vivo sia del sangue periferico che degli organi linfoidi secondari. In colture a breve termine p17 aumenta l'espressione dei marcatori di attivazione dei linfociti B, incrementando la sintesi in vitro di IL-6 ma non di IL-10. La 115 proteina p17 verosimilmente guida il compartimento B verso la differenziazione in linfociti secernenti anticorpi. Le alterazioni indotte da p17 sul compartimento linfocitario B sembrano critiche nell'interazione tra i linfociti B e T. A partire dai risultati ottenuti in vitro ed ex vivo in questa prima parte dello studio, si intende estendere la valutazione funzionale nel soggetto sieropositivo per HIV e nel modello del topo SCID, un modello animale di linfomagenesi B umana. 4 - ANALISI FUNZIONALI DI PROTEINE REGOLATORIE CODIFICATE DA RETROVIRUS ONCOGENI UMANI Responsabile: Ciminale Vincenzo Parole chiave HTLV, leucemie, virus, patogenesi HTLV-1 codifica numerose proteine non strutturali la cui funzione è tuttora scarsamente definita. Una di queste proteine, denominata p13, si accumula nella membrana mitocondriale interna, induce frammentazione mitocondriale ed aumenta la permeabilità di questi organelli al K+. A livello cellulare, l’espressione di p13 rallenta la proliferazione e sensibilizza alla morte cellulare indotta da stimoli mediati da vie mitocondriali; inoltre, p13 presenta effetti antitumorali in vivo. Queste proprietà suggeriscono che p13 possa giocare un ruolo di controllo sulla crescita delle cellule infettate da HTLV-1 e ripropongono una connessione fra funzioni mitocondriali e processo di trasformazione neoplastica. Gli studi in corso sono mirati a definire il meccanismo di azione di p13 a livello mitocondriale e cellulare. I risultati ottenuti dimostrano che p13 induce un aumento di attività della catena respiratoria mitocondriale che si associa ad un aumento di produzione di radicali dell'ossigeno. Queste alterazioni si traducono in un abbassamento della soglia di apertura del PTP (permeability transition pore), un canale coinvolto nel controllo della morte cellulare programmata. Coerentemente con questi risultati, p13 induce un aumento della sensibilità alla morte per apoptosi indotta da trattamenti che influenzano la sensibilità del PTP o modificano il potenziale redox intracellulare. Inoltre, p13 influenza l'orientamento metabolico cellulare favorendo un metabolismo di tipo aerobico, un effetto compatibile con l'azione antitumorale di p13 evidenziata in studi precedenti. Nel complesso, questi dati evidenziano interessanti connessioni fra funzioni mitocondriali e trasformazione tumorale. 5 - STUDIO DEI MECCANISMI DI TRASMISSIONE DI HHV-8 Responsabile: Calabrò Maria Luisa Parole chiave HHV-8, virus La trasmissione intra-familiare è la principale modalità di acquisizione dell'infezione da HHV-8 nelle aree a medio-alta endemia, tra le quali l'Italia, mentre rari casi di trasmissione verticale sono stati documentati nelle regioni altamente endemiche. Il presente progetto si propone di approfondire alcuni aspetti relativi alla trasmissione verticale e intra-familiare di HHV-8, mediante i seguenti studi: i) analisi dell'impatto della gravidanza sull'infezione da HHV-8 mediante follow-up di parametri sierologici e molecolari HHV-8-correlati nei tre trimestri di gravidanza in donne a rischio d'infezione da HHV-8 ; ii) studio della possibile trasmissione intrauterina di HHV8 mediante analisi della presenza di sequenze HHV-8 in campioni di placenta e mediante esperimenti d'infezione in vitro di colture primarie di placenta. Lo studio dell'andamento del titolo degli anticorpi anti-HHV-8 e della carica virale a livello del sangue periferico e del compartimento genitale in corso di gravidanza di 15 donne infettate da HIV-1 ha dimostrato che HHV-8 si può riattivare in gravidanza. L'incremento del titolo virale puo' a sua volta aumentare il rischio di trasmissione madre-figlio; abbiamo infatti dimostrato che una delle madri con parametri indicativi di riattivazione virale ha trasmesso il proprio sottotipo virale al figlio, che ha presentato alla nascita un'elevata viremia, suggerendo la possibilità di infezione primaria. Questi dati documentano per la prima volta la trasmissione perinatale di uno specifico sottotipo di HHV-8 e appaiono indicare che la trasmissione verticale può contribuire alla diffusione del virus in aree sub-endemiche in popolazioni di donne a rischio d'infezione da HHV-8. Inoltre, uno studio recente condotto in due gruppi di 116 immigrati provenienti dall'Albania e dal Kosovo ha messo in luce una elevata prevalenza di HHV-8 già in età pre-puberale, e ciò indica che anche in popolazioni delle regioni dei Balcani occidentali la principale via di trasmissione di HHV-8 sia quella intra-familiare. 6 - ANALISI DI PARAMETRI RELATIVI ALL'INSORGENZA E ALLA PROGNOSI DI TUMORI ASSOCIATI ALL'INFEZIONE DA HHV-8 Responsabile: Calabrò Maria Luisa Parole chiave: HHV-8, sarcoma, Kaposi, prognosi, virus L'herpesvirus umano di tipo 8 (HHV-8) è associato all'insorgenza del sarcoma di Kaposi (KS), dell'effusione linfomatosa primaria e della variante a plasmacellule della malattia multifocale di Castleman. Il monitoraggio di pazienti con tumori HHV-8correlati o a rischio di insorgenza di tali tumori (quali soggetti sottoposti a trapianto d'organo e soggetti HIV-1-sieropositivi) mediante l'analisi di parametri sierologici e molecolari di HHV-8 può fornire indicazioni utili sull'efficacia della terapia e sui rapporti tra carico virale e sviluppo e decorso dei tumori. Sarà quindi effettuato un follow-up di parametri sierologici e molecolari HHV-8-correlati in pazienti sottoposti a trapianto d'organo, in soggetti con AIDS-KS in corso di terapia HAART, ed in soggetti HIV/HHV-8-infettati, nonché un'analisi della carica virale mediante real-time PCR simultaneamente in diversi distretti corporei in diversi gruppi di soggetti HHV-8infettati. Inoltre, utilizzeremo un saggio in vitro d'infezione da HHV-8 da noi di recente messo a punto per l'isolamento e la propagazione di ceppi HHV-8 e per lo studio delle proprietà biologiche dei ceppi isolati. Analisi sull'andamento della carica a livello di lesioni di KS in pazienti affetti da AIDS-KS in corso di terapia HAART indicano che la persistenza di una carica elevata in lesioni ottenute da pazienti con una risposta parziale o malattia stabile può essere predittiva di una successiva recidiva del tumore. Inoltre, la remissione completa documentata istologicamente dall'assenza di cellule neoplastiche ("spindle cells") non è sempre accompagnata dalla negatività per HHV-8 o da livelli non significativi di copie virali a livello della sede primitiva del tumore. Il monitoraggio quantitativo di HHV-8 nel compartimento cutaneo (limitatamente a pazienti che non rispondono alla terapia) potrebbe quindi fornire informazioni utili nella valutazione dell’efficacia delle scelte terapeutiche. 7 - LINFOMAGENESI INDOTTA DA HHV-8: STUDIO DELLE INTERAZIONI VIRUS-CELLULA OSPITE NELLO SVILUPPO DELL'EFFUSIONE LINFOMATOSA PRIMARIA Responsabile: Calabrò Maria Luisa Parole chiave: HHV-8, linfomi, terapia genica, virus, citochine L'herpesvirus umano di tipo 8 (HHV-8) è associato all'insorgenza dell'effusione linfomatosa primaria (PEL). Il linfoma PEL si manifesta come effusione maligna che si localizza nelle grandi cavità sierose e molto spesso non evolve in masse tumorali significative; si sviluppa con maggior frequenza nei pazienti infettati da HIV-1 in stadio di immunosoppressione avanzata. Sebbene sia stato ampiamente dimostrato il coinvolgimento di HHV8 nella patogenesi del PEL, non sono chiari i meccanismi coinvolti nella trasformazione dei linfociti infettati, e nello spiccato tropismo per le cavità sierose. Inoltre, non è stato a tutt'oggi chiarito se il processo di linfomagenesi che induce lo sviluppo del PEL possa dare luogo a forme "precoci" e/o evolvere in disordini linfoproliferativi, localizzati nelle grandi cavità sierose, con caratteristiche distinte dal linfoma PEL. Il presente progetto si propone quindi di valutare l'attività antineoplastica di vettori lentivirali esprimenti l'IFN-alfa, in un modello di linfomagenesi indotta da HHV-8 basato sull'inoculo in topi SCID di linee cellulari PELderivate. Allo scopo di differenziare il contributo indiretto del microambiente dell'ospite da quello delle cellule tumorali, verrà valutata inizialmente l'attività di vettori lentivirali esprimenti IFN-alfa murino, e quindi specifico per l'ospite, e successivamente l'attività di vettori codificanti IFN-alfa umano. Inoltre, ci proponiamo di analizzare dal punto di vista morfologico, immuno-fenotipico, molecolare e virologico campioni di effusioni HHV8-infettate, che si sviluppano nelle cavità sierose di pazienti HIV-infettati e non, e che non soddisfano appieno i criteri diagnostici del PEL. Dati 117 preliminari indicano che il trattamento di topi SCID inoculati con cellule PEL con un vettore lentivirale che esprime l'IFN-alfa murino prolunga in maniera significativa la sopravvivenza degli animali rispetto ai controlli, ed è associato ad una sostanziale riduzione dello sviluppo di ascite. Peraltro, l'IFN-alfa murino non esercita alcun effetto anti-proliferativo e pro-apoptotico direttamente sulle cellule PEL. Nel complesso questi dati indicano che tale citochina è in grado di esercitare una consistente attività antineoplastica in vivo agendo sui tessuti circostanti, sottolineando il ruolo cruciale giocato dal microambiente tumorale nella patogenesi del PEL. Abbiamo inoltre iniziato la caratterizzazione di una serie di versamenti HHV-8+ che si sviluppano nelle cavità sierose ma che non soddisfano i criteri di diagnosi del PEL. Tali versamenti sono policlonali, e risultano costituiti da una percentuale variabile di cellule atipiche linfo/monocitarie HHV-8-infettate in un background di tipo infiammatorio. Questa nuova entità non-linfomatosa è stata denominata pseudo-PEL, in quanto condivide con il PEL non solo l'infezione da HHV-8, ma anche l'andamento aggressivo e la crescita in fase liquida. L'ulteriore analisi di tali versamenti permetterà di chiarire se essi rappresentano forme "precoci" nel processo di linfomagenesi indotto da HHV-8, o disordini linfoproliferativi distinti dal PEL. 8 - STUDIO DELLA LINFOMAGENESI EBV-ASSOCIATA NEGLI INDIVIDUI IMMUNOCOMPROMESSI Responsabile: De Rossi Anita Parole chiave EBV, linfomi, virus, immunosoppressione, patogenesi La comparsa dei linfomi EBV-associati è una delle maggiori complicazioni nei soggetti immunodepressi per trattamento farmacologico post-trapianto o per infezione da HIV. La genesi di questi tumori è multifasica e, anche se non completamente chiarita, l'espansione di cellule infettate da EBV costituisce una tappa iniziale nel processo di linfomagenesi. Oltre alla compromessa risposta immunitaria EBV-specifica, altri fattori concorrono all'espansione delle cellule EBV-positive. Gli studi effettuati in una coorte di soggetti con infezione da HIV hanno dimostrato che pazienti con risposta dissociata alla terapia (aumento di CD4, ma persistenti livelli di HIV) vi è anche un significativo aumento di EBV. Inoltre, alcuni dati suggeriscono che proteine di HIV rilasciate dalle cellule infettate (quali la proteina Tat), possano concorrere alla patogenesi dei linfomi. In studi recenti abbiamo trasdotto il gene Tat mediante vettore lentivirale tat nei linfociti B EBV+ (LCL) e abbiamo dimostrato che l'espressione ectopica di Tat previene l'arresto del ciclo cellulare indotto da deprivazione di siero. Alla luce di queste acquisizioni, il programma si propone di : 1) Studiare dinamica e profilo molecolare di EBV e l'eventuale comparsa di linfomi in soggetti con infezione da HIV. Questo studio è la continuazione naturale di studi già in corso su ampie casistiche di pazienti e sarà effettuato in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria (Università di Padova) e la Divisione di Malattie Infettive (Azienda Ospedaliera di Padova) 2) Definire i meccanismi coinvolti nella crescita siero-indipendente delle cellule LCL Tat+. A tale scopo, cellule Tat+ e la loro controparte trasdotta con vettore lentivirale privo di tat saranno studiate per il profilo di espressione genica utilizzando la piattaforma Affimetrix. L'analisi dei geni selettivamente upregolati o downregolati nelle cellule Tat+ permetterà di disegnare i successivi esperimenti atti a definire i pathways cellulari attivati da Tat. 3) Definire se Tat esogena o altri fattori prodotti da cellule infettate da HIV siano in grado di modificare il comportamento biologico delle cellule B. A tale scopo, cellule B saranno esposte a Tat esogena e/ o cocoltivate in sistemi " transwell" con linfociti T HIV-infetti. Le cellule esposte e non esposte saranno trattate con stimoli apoptotici e antiproliferativi. 9 - LINFOMAGENESI DA EBV: INTERAZIONI TRA PROTEINE VIRALI E TELOMERASI Responsabile: De Rossi Anita Parole chiave: telomerasi, EBV, linfomi, virus, patogenesi 118 Il virus di Epstein Barr è un herpesvirus umano che ha una attivita' trasformante in vitro ed è associato a numerose patologie neoplastiche in vivo. L'infezione da EBV trasforma i linfociti B in cellule linfoblastoidi attivamente proliferanti (LCL) che possono originare linee cellulari immortalizzate; questa capacità trasformante è centrale nella genesi delle malattie linfoproliferative e dei linfomi EBV-associati che insorgono in un contesto di immunodepressione. Analogamente alla maggior parte dei tumori, le neoplasie EBV-associate mantengono la capacità di proliferare indefinitamente attraverso l'attivazione impropria di hTERT (human telomerase reverse transcriptase), la componente catalitica del complesso della telomerasi. Benché l'attivazione della telomerasi sia un requisito essenziale nel processo oncogenetico, i meccanismi responsabili della sua attivazione in corso di linfomagenesi EBV-indotta sono ancora da chiarire. Dati emergenti indicano che hTERT, indipendentemente dalla sua capacità di allungare il telomero, si comporta come un "growth-promoting factor" e conferisce resistenza a stimoli apoptotici di varia natura. Se l'espressione di hTERT influenzi la proliferazione e la risposta cellulare ad agenti apoptotici e antiproliferativi nelle cellule B immortalizzate e neoplastiche non è noto. Il programma si propone le seguenti attività: 1) Identificare i pathway cellulari e le proteine virali coinvolte nell'attivazione di hTERT durante il processo di immortalizzazione dei linfociti B da parte dell'EBV. A questo scopo, abbiamo ottenuto, mediante infezione di linfociti B con il ceppo B95.8 di EBV, un pannello di linee hTERT-negative e hTERT-positive. Il profilo di espressione genica di queste linee permetterà di identificare il pattern dei geni cellulari coinvolti nella attivazione di hTERT. Il ruolo delle proteine virali nell'attivazione di hTERT, e in particolare della proteina virale LMP1, sarà studiato utilizzando sistemi cellulari B esprimenti le proteine virali sotto promotori inducibili. 2) Valutare se l'espressione di hTERT promuove la proliferazione cellulare e conferisce un vantaggio selettivo di crescita, indipendentemente dalla sua capacita' telomerasica. A questo scopo sono state generate, mediante infezione con vettore retrovirale codificante hTERT, LCL esprimenti ectopicamente hTERT, che saranno coltivate in condizioni svantaggiose di bassa densità e deprivazione di siero. Il trattamento con inibitori specifici (ribozima e siRNA) contro la componente RNA (hTR) del complesso della telomerasi, permetterà di discriminare se la capacita' "growth-promoting" di hTERT sia disgiunta dalla sua attività telomerasica. 3) Studiare come l'espressione di proteine di EBV e di hTERT influenzi la risposta cellulare a stimoli anti-proliferativi e apoptotici. Studi preliminari indicano che l'acido retinoico induce una down-regolazione della attivita' telomerasica nelle LCL e che l'espressione ectopica di LMP1 in cellule EBV negative determina un incremento di hTERT e la resistenza all'apoptosi. Sarà approfondito il meccanismo attraverso cui l'acido retinoico inibisce hTERT nelle LCL, e valutato inoltre l'effetto dell'acido retinoico sull'espressione/attività della telomerasi anche in un pannello di linee cellulari EBVnegative rappresentative di diversi istotipi di linfoma B. Infine, sarà valutata la risposta a vari agenti antiproliferativi e apoptotici di linee EBV-positive e della loro controparte esprimente ectopicamente proteine di EBV, così come delle LCL hTERTnegative e delle LCL esprimenti costitutivamente o ectopicamente hTERT. 10 - STUDIO DELLE PATOLOGIE NEOPLASTICHE E DELLE IMMUNODEFICIENZE ASSOCIATE AD INFEZIONE CON RETROVIRUS UMANI NEL BAMBINO Responsabile: De Rossi Anita Parole chiave: telomerasi, AIDS, retrovirus, immunosopressione, patogenesi Il lavoro si integra in un progetto iniziato nel 1984 e diretto in particolare a studiare l'infezione pediatrica da virus umano della immunodeficienza (HIV). Lo studio ha prodotto notevoli risultati per la comprensione della storia naturale dell'infezione e per la comprensione dei meccanismi di immunoricostituzione in corso di terapia antiretrovirale. Il Gruppo Padovano è inserito nei gruppi Internazionali di Ricerca: European Collaborative Study (ECS) dal 1987 e Pediatric European Network for Treatment of AIDS (PENTA) dal 1991. Tutti i bambini arruolati nella coorte Padovana (più di 600 di cui più di 100 infetti tuttora viventi) sono nati da madre HIV- 119 sieropositiva e sono seguiti per eventuale comparsa di patologie neoplastiche e studio delle stesse. La comparsa di un raro tumore alla vulva è già stato documentato in una bambina HIV-infetta. L'insieme delle banche dati della Coorte Padova, ECS e PENTA permetterà di valutare l'impatto delle terapie antiretrovirali e dello stato di immunodepressione nei nati infetti sulla comparsa di tumori. 120 Linea di ricerca 3 Valutazione del rischio genetico E' noto che la malattia neoplastica è una situazione molto complessa sotto il profilo eziopatogenetico, che non può ovviamente prescindere da un momento genetico; lo studio delle alterazioni di specifici geni nelle neoplasie è quindi un campo di intensa ed avanzata ricerca nell'ambito IOV. E' noto oggi che una piccola quota di neoplasie, pari a circa il 5% del totale, si sviluppa su base eredo-familiare. La ricerca sulle neoplasie eredo-familiari si è per ora concentrata attorno a tre principali temi: le neoplasie eredo-familiari della mammella e dell'ovaio, il melanoma eredo-familiare, e il cancro del colon-retto familiare non poliposico. Per quanto attiene al primo tema, dopo la scoperta che mutazioni diverse a carico dei geni BRCA-1 e BRCA-2 si associano a un elevato rischio di sviluppare carcinoma mammario o ovarico, si è avviata una ricerca volta, sul piano conoscitivo, ad approfondire i meccanismi che dall'alterazione genetica portano alla perdita del prodotto genico e quindi alle conseguenze dell'assenza delle proteine BRCA sulla fisiologia cellulare; sul piano traslazionale, a definire la prevalenza del fenomeno nella popolazione veneta, fornendo ai nuclei familiari affetti una consulenza genetica e la conseguente caratterizzazione della mutazione. Sono state sottoposte a screening oltre 300 famiglie del comprensorio veneto con sospetta eredo-familiarità per carcinoma della mammella/ovaio, che soddisfano i rigidi criteri per l'inclusione del nucleo familiare nella casistica (più casi di neoplasia mammaria o ovarica in consanguinei dello stesso ramo parentale, spesso insorgenti in giovane età e bilaterali o multiple); lo studio viene condotto nell'ambito di una cooperazione multicentrica con altri 8 centri italiani, all'interno di un network europeo sull'argomento. Per quanto attiene al melanoma eredo-familiare, solo più di recente sono stati individuati alcuni geni, tra cui soprattutto CDKN2a, la cui alterazione può associarsi in maniera causale allo sviluppo di melanomi cutanei in un certo nucleo familiare. In questo settore, le ricerche iniziate prevedono l'implementazione del reclutamento di nuclei familiari con sospetta eredo-familiarità per melanoma, sulla base di una rete cooperativa estesa alla Regione del Veneto; attualmente, sono state arruolate oltre 60 famiglie che rispondono alle caratteristiche di pedigree. La sindrome nota come carcinoma colo-rettale familiare non poliposico (HNPCC) si trasmette come carattere autosomico dominante ed è caratterizzata da alterazioni a carico di geni del riparo del DNA. La ricerca di mutazioni a carico di tali geni (che sono un numero elevato e non tutti completamente caratterizzati) è un approccio lungo e costoso, per cui si rende necessaria la ricerca di strategie alternative per lo studio di tale condizione. Presso le strutture IOV è da tempo operante un centro per la raccolta della casistica clinica e per lo screening mediante valutazione dell'instabilità dei microsatelliti dei pazienti. Tale test si accompagna, in caso di esito positivo, ad un approfondimento dell'assetto dei geni preposti al riparo del DNA, mediante procedure di sequenziamento. La ricerca ha anche affrontato lo studio della prevalenza di alterazioni dei microsatelliti nel carcinoma colo-rettale sporadico, riscontrando instabilità dei microsatelliti in una percentuale non indifferente di casi (circa il 15%) e mutazioni a carico dei geni del riparo nel 2% circa dei casi esaminati. Di recente si è aggregato allo IOV un nucleo di ricerca che si dedica allo studio delle alterazioni genetiche in sindromi neoplastiche di tipo neuro-endocrino. E' intenzione di tutti i Ricercatori che operano nel campo dell'eredo-familiarità dei tumori di convergere in un'unica Unità Operativa, condividendo così appieno facilities, piattaforme tecnologiche e know-how. 1 - IDENTIFICAZIONE DI NUOVI DETERMINANTI GENETICI NEL TUMORE MAMMARIO E/O OVARICO DI TIPO EREDITARIO Responsabile: Montagna Marco Parole chiave: tumori eredo-familiari, mammella, ovaio, mutazioni, geni 121 Uno dei fattori di rischio più importanti per lo sviluppo del carcinoma della mammella è rappresentato dalla familiarità per lo stesso tipo di tumore e/o per il carcinoma dell'ovaio. L'alterazione costitutiva dei geni BRCA1 o BRCA2 è responsabile di una parte di queste neoplasie. L'identificazione degli individui geneticamente predisposti costituisce un obiettivo di primaria importanza per l'adozione di misure profilattiche finalizzate alla riduzione del rischio di malattia e/o alla diagnosi precoce. Sfortunatamente, l'analisi mutazionale dei geni BRCA1 e BRCA2 risulta spesso non informativa, limitando i benefici del test molecolare ad un ristretto numero di famiglie. Una prima linea di ricerca sarà dedicata a nuovi approcci molecolari in grado di evidenziare alterazioni genomiche di ampie dimensioni che sfuggono ai metodi correntemente utilizzati per l'analisi di mutazioni puntiformi. Lo studio di un ampio campione di pazienti affetti da carcinoma mammario e/o ovarico ereditario, reclutati da differenti Centri italiani, permetterà di stimare la prevalenza di questo tipo di alterazioni nelle famiglie italiane. La caratterizzazione molecolare dei riarrangiamenti genomici porterà inoltre all'identificazione dei meccanismi alla base di questo tipo di alterazioni, fornendo uno strumento indispensabile per la messa a punto di nuove strategie di analisi mutazionale sempre più sensibili e complete. In collaborazione con 4 centri di riferimento nazionale per lo studio dei tumori ereditari della mammella/ovaio sono stati finora raccolti circa 700 probandi risultati eleggibili allo studio. Dodici nuovi pazienti sono risultati portatori di ampie delezioni o duplicazioni di uno o più esoni del gene BRCA1. I riarrangiamenti, identificati tramite la metodica MLPA, sono stati caratterizzati dal punto di vista genomico, funzionale e, nel caso di alterazioni presenti in più famiglie indipendenti, anche tramite l'analisi dell'aplotipo associato alla specifica mutazione. Studi di correlazione genotipo-fenotipo non hanno evidenziato caratteristiche cliniche particolari riconducibili a questo specifico tipo di alterazioni. Ciononostante lo studio permette di stimare che delezioni e duplicazioni del gene BRCA1 interessino circa il 18% (95% CI: 0.12<0.18<0.27) di tutte le famiglie con mutazione del gene, rendendo, di conseguenza, questo tipo di analisi molecolare un requisito essenziale per un processo diagnostico-molecolare dotato di elevata accuratezza e sensibilità. Un secondo approccio verrà dedicato allo studio della rilevanza bio-patologica di varianti di sequenza dei geni BRCA1 e BRCA2 a significato clinico incerto, identificati in circa il 10-15% dei nostri probandi. Parallelamente ad approcci di genetica epidemiologica, linee lifoblastoidi, derivate dai linfociti di probandi affetti e portatori di varianti di sequenza, verranno analizzate in differenti condizioni sperimentali, includendo analisi dei trascritti ed esperimenti di silenziamento genico allele-specifico, al fine di evidenziare in vitro un fenotipo biologico in grado di permettere una definizione del livello di patogenicità della variante in questione. 2 - MELANOMA MALIGNO EREDO-FAMILIARE: ANALISI FUNZIONALE DI VARIANTI GENICHE DI CDKN2A. Responsabile: Menin Chiara Parole chiave: melanoma, tumori eredo-familiari, geni, mutazioni L'oncosopressore CDKN2A/p16INK4A è il principale gene riconosciuto per la suscettibilità al melanoma. La frequenza di mutazioni in questo gene in soggetti con familiarita' per melanoma è di circa 20% ma può variare dal 5% fino al 60% a seconda dei criteri di selezione delle famiglie. Per predire il rischio di sviluppare melanoma nei soggetti portatori di specifiche mutazioni, mutanti CDKN2A devono essere testati funzionalmente con test biochimici e cellulari: a tal fine si valuta la funzionalità delle mutazioni verificando se venga mantenuta la capacità della proteina di inibire la fase G1-S del ciclo cellulare, controllando la capacità di legame alle chinasi 4 e 6 cicline dipendenti (CDK4 e CDK6) ed infine verificando se la forma mutata sia o meno in grado di bloccare la fosforilazione della proteina Rb. Scopo di questo progetto è mettere a punto questi test funzionali per valutare se alcune varianti geniche di CDKN2A con significato patogenetico ancora ignoto, e riscontrate nei probandi appartenenti a famiglie con melanoma, siano da considerarsi mutazioni predisponenti al melanoma. Dagli studi finora eseguiti risulta che p1623Asp sia una variante patogenetica del gene 122 CDKN2A e perciò predisponente allo sviluppo del melanoma. Trasfettando una linea cellulare (U2-OS), priva di p16, con un plasmide esprimente la proteina p1623Asp mutata, si è constatato che p1623Asp non è in grado di legare ed inattivare CDK4, che quindi è in grado di iperfosforilare pRb consentendo la progressione del ciclo cellulare. Infatti, le cellule esprimenti p1623Asp non mostrano arresto della proliferazione. La mutazione è stata riscontrata anche in un membro della famiglia che non ha sviluppato il melanoma. In studi precedenti è stato dimostrato che le mutazioni hanno penetranza molto variabile in relazione alle diverse aree del pianeta e al loro grado di irraggiamento da UV; tuttavia è stato anche ipotizzato che ogni singola mutazione possa avere un suo grado di penetranza differente dalle altre. E' quindi possibile che, nel nostro caso specifico, la mutazione p1623Asp abbia una penetranza inferiore a quella di altre mutazioni e questo giustificherebbe la presenza di un portatore non affetto da melanoma sia nella nostra famiglia che in quelle riportate in letteratura. 3 - MELANOMA MALIGNO EREDO-FAMILIARE: ANALISI GENETICA DEL GENE CDKN2A E IDENTIFICAZIONE DI MODIFICATORI GENETICI DELLA PENETRANZA IN FAMIGLIE AD ALTO RISCHIO ED IN UNO STUDIO A BASE DI POPOLAZIONE. Responsabile: Menin Chiara Parole chiave: melanoma, tumori eredo-familiari, geni, mutazioni, rischio Il melanoma cutaneo maligno è una malattia multifattoriale, in cui sono coinvolti fattori genetici, ambientali e comportamentali dell'ospite. Numerosi studi epidemiologici documentano una stretta associazione tra esposizione solare e rischio di sviluppare melanoma. Inoltre e' stato documentato che nel 10% dei casi esiste una storia familiare positiva, suggerendo l'esistenza di una predisposizione genetica a tale neoplasia. CDKN2A è il principale gene per la suscettibilità al melanoma. Diversi studi hanno valutato il rischio di sviluppare melanoma per i soggetti che portano mutazioni costitutive nel locus CDKN2A analizzando famiglie con più di un caso di melanoma. Uno studio condotto su 80 famiglie provenienti da Europa, Nord America ed Australia ha stimato una penetranza del 67% all'eta' di 80 anni, eccezionalmente elevata per una neoplasia che ha un rischio di circa il 2% nella popolazione generale. Uno studio più recente condotto non su famiglie con casi multipli di melanoma ma sulla popolazione generale ha invece abbassato il rischio di melanoma per i portatori di mutazione del gene CDKN2A al 28% all'eta' di 80 anni: le differenze nella stima di rischio sono dovute ad altri importanti fattori di rischio non ancora identificati, probabilmente più prevalenti in portatori di mutazioni appartenenti a famiglie con casi multipli di melanoma. Esiste quindi una eterogeneità di rischio per melanoma fra i portatori di mutazione di CDKN2A. Scopo di questo studio è contribuire a chiarire i fattori che possono influenzare questo rischio analizzando la presenza di mutazioni costitutive in pazienti con melanoma in uno studio a base di popolazione, valutando tutte le informazioni possibili riguardo eventuali casi multipli di melanoma nella famiglia, caratteristiche cliniche, abitudini comportamentali e tipologie di risposta all'esposizione solare. L’individuazione delle famiglie ad alto rischio è stata effettuata seguendo i parametri definiti dal Melanoma Genetics Consortium ed è stato attuato all’interno di un “Gruppo di Studio Multidisciplinare per il Melanoma”, nel quale le diverse unità operative hanno collaborato alle varie fasi del progetto, preventivamente approvato dal comitato etico delle strutture di appartenenza. Fino ad oggi è stato raccolto un campione di sangue da 33 probandi, 10 parenti affetti da melanoma, 3 parenti affetti da un altro tipo di tumore e 2 parenti sani. L’analisi mutazionale ha rivelato la presenza di due mutazioni. Una, la Gly101Trp (G101W), è la più comune riscontrata in Italia. È stato riportato che questa mutazione mis-senso provoca un’incapacità della p16 di inibire l’attività catalitica del complesso ciclina D1-CDK4. L'altra è la Pro48Thr (P48T), che diminuisce la capacità di p16 di inibire la progressione del ciclo cellulare. Un'ulteriore variante, Gly23Asp (G23D), rara e di incerto significato patogenetico, è stata riportata solo un paio di volte in letteratura senza valutazioni funzionali. Diversi studi hanno dimostrato che gli effetti del gene MC1R sulla penetranza di CDKN2A sono in gran parte dovuti alle varianti “capelli rossi” (RHC). Anche se la nostra 123 casistica è molto ristretta e non permette valutazioni statisticamente significative, si è comunque notato che tutti e tre i pazienti con una mutazione di CDKN2A sono anche portatori di una variante RHC; il paziente portatore della mutazione G101W e affetto da melanoma multiplo è portatore della variante RHC/R151C. L’ipotesi avanzata da GenoMEL, che la co-ereditarietà di più di uno di questi polimorfismi nei geni coinvolti possa risultare in una più elevata espressività e penetranza in alcune famiglie, trova conferma anche nella nostra casistica: l’80% delle famiglie con 2 o 3 varianti di MC1R mostra più di 3 casi di melanoma, oppure 2 casi di melanoma e carcinoma del pancreas e/o della mammella. Questo studio sarà esteso anche ai casi di melanoma sporadico che si presentano con caratteristiche sospette per una predisposizione genetica (giovane età di insorgenza o associazione con altri tumori), e che sono ancora in fase di reclutamento. 4 - ASSOCIAZIONE DI VARIANTI GENICHE COSTITUTIVE CON ALTERAZIONI MOLECOLARI DEL TUMORE NELLO SVILUPPO DEL CARCINOMA DEL COLON RETTO. Responsabile: Bertorelle Roberta Parole chiave: geni, colon-retto, tumori eredo-familiari, mutazioni Il carcinoma del colon retto (CRC) è un classico esempio di carcinogenesi multifasica, multifattoriale e multigenica in cui alterazioni a carico di oncogeni e geni oncosoppressori sono i maggiori responsabili dell'iniziazione e della progressione della neoplasia. Recenti studi dimostrano tuttavia che accanto a queste alterazioni molecolari esistono varianti geniche (polimorfismi) in grado di modificare il rischio e/o il fenotipo tumorale. I polimorfismi maggiormente implicati nella suscettibilità al CRC coinvolgono geni che, da un punto di vista biologico-funzionale, risultano i più plausibili. Circa il 50% dei tumori colo-rettali presentano infatti alterazioni a carico del gene oncosoppressore TP53. Varianti genetiche che interferiscano con il pathway mediato da p53 possono essere responsabili della variabilità individuale della manifestazione neoplastica in termini di rischio, di insorgenza precoce o di aggressività della malattia. Obiettivo di questo studio è valutare l'interazione di varianti geniche individuali con alterazioni molecolari del tumore e stabilirne il ruolo relativo nello sviluppo del CRC. In particolare, sarà studiato MDM2-SNP309 e TP53-codon72 in associazione alla presenza di mutazioni e perdita allelica in TP53, K-ras ed instabilità dei microsatelliti. Le analisi finora condotte dimostrano che il polimorfismo sul promotore del gene MDM2 (SNP309) si associa con un'insorgenza precoce del CRC (10 anni prima) nei pazienti senza alterazioni di TP53 nel tumore. Ampliando la casistica ed analizzando 330 pazienti consecutivi affetti da carcinoma colorettale, è stato possibile verificare che l'effetto di SNP309 di MDM2 sull'età di insorgenza del tumore p53 wild-type era legato al sesso dei pazienti: solo nel gruppo delle donne portatrici dell’allele G in SNP309 si osservava infatti un'insorgenza anticipata del tumore. Queste osservazioni supportano l’ipotesi che gli ormoni femminili possano giocare un ruolo insieme a fattori genetici nello sviluppo precoce del CRC nelle donne. 5 - IDENTIFICAZIONE DELLE FAMIGLIE AD ALTO RISCHIO DI CANCRO DELLA MAMMELLA/OVAIO E DI MELANOMA MALIGNO Responsabile: D'Andrea Emma Parole chiave: tumori eredo-familiari, mammella, ovaio, melanoma, geni, prevenzione Si ritiene che il 5-10% dei tumori in genere insorgano in soggetti predisposti, contraddistinti cioè da un'alterazione genica costitutiva perché ereditata da uno dei due genitori. Scopo di questo progetto è individuare le famiglie ad alto rischio di neoplasia specifica (mammella/ovaio e melanoma maligno) perché presentano più casi in consanguinei dello stesso ramo parentale, spesso insorti in giovane età, e a volte bilaterali o multipli. La consulenza genetica consente quindi di enucleare un gruppo di soggetti sani a rischio da avviare a protocolli di follow-up intensivo per una eventuale diagnosi quanto più precoce possibile. Qualora sia nota l'alterazione predisponente specifica per ciascuna famiglia, è possibile enucleare, a richiesta degli interessati, un ulteriore sottogruppo di soggetti sani geneticamente predisposti allo sviluppo della 124 neoplasia, pur perdurando molti dubbi sui protocolli di follow-up piu' adatti, cioè più o meno aggressivi, per la sorveglianza di questi ultimi individui. 6 - TUMORI GASTROINTESTINALI EREDO-FAMILIARI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO INDIVIDUALE PER I TUMORI SPORADICI Responsabile: Nitti Donato Parole chiave: tumori eredo-familiari, colon-retto, rischio, epidemiologia In questo studio viene studiata l'epidemiologia dei tumori ereditari del colon-retto nella Regione del Veneto, con particolare riguardo alla standardizzazione della diagnostica molecolare, del trattamento e del follow-up dei probandi e dei parenti dei probandi. Lo studio porterà ad un aumento della qualità dell'assistenza sanitaria fornita alle famiglie colpite da questa patologia. Inoltre, il confronto del profilo genico di queste neoplasie con quello dei carcinomi colo-rettali sporadici consentirà di formulare nuove ipotesi patogenetiche su questa entità nosologica, aprendo la strada a nuovi approcci diagnostici e terapeutici. 9 - NEOPLASIE FAMILIARI ENDOCRINE: DAI MECCANISMI FISIOPATOLOGICI, ALLA DIAGNOSI MOLECOLARE FINO PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE Responsabile: Opocher Giuseppe Parole chiave: tumori eredo-familiari, tumori endocrini, mutazioni, geni L'Unità Operativa di Endocrinologia è un centro di attrazione nazionale per la diagnosi ed il trattamento delle neoplasie endocrine, in particolar modo quelle a partenza dal surrene, dalla tiroide, dall'ipofisi e per quelle ereditarie. Competenze particolari nel campo della medicina traslazionale hanno permesso di sviluppare, con la logica dell'approccio integrato (endocrinologo, biologo molecolare, chirurgo, radiologo ecc.) un percorso clinico-diagnostico dedicato alle neoplasie familiari. Il paziente con neoplasia endocrina familiare è seguito passo a passo, dal sospetto clinico alla diagnosi molecolare, dallo studio della famiglia fino all'organizzazione degli esami di follow-up e alle indicazioni al trattamento chirurgico. Con questo approccio sono attualmente seguiti 15 pazienti con neoplasia endocrina di tipo 1 (MEN 1), 17 pazienti con neoplasia endocrina di tipo 2 (MEN 2), 110 pazienti con malattia di von Hippel Lindau (VHL) e 150 pazienti con feocromocitoma o sindrome feocromocitoma/paraganglioma. Nel corso del 2005 abbiamo analizzato 85 soggetti per mutazioni del gene RET, 28 per il gene MEN 1, 66 per il gene SDHD, 45 per il gene SDHB, 19 per il gene SDHC. Coerentemente con questa organizzazione sono state portate avanti alcune linee di ricerca che si possono così riassumere: MEN 1. Correlazione genotipo-fenotipo nei pazienti con mutazione del gene MEN-1, identificazione dei carriers asintomatici, prevenzione delle complicanze. MEN 2. Analisi di penetranza ed espressività clinica delle mutazioni del gene RET definibili come a rischio medio in alcune famiglie di grandi dimensioni; penetranza ed espressività clinica della mutazione RET V804M; ruolo dei polimorfismi del gene RET nel carcinoma midollare della tiroide apparentemente sporadico. Malattia di von Hippel-Lindau: studio prospettico in un popolazione di grandi dimensioni. Sindrome paraganglioma: prevalenza di mutazioni germinali dei geni SDHB, SDHC, SDHD nei pazienti con paraganglioma apparentemente sporadico; identificazione e caratterizzazione di un effetto fondatore della mutazione SDHD p.Y114C, responsabile della sindrome paraganglioma di tipo 1 (PGL-1) in alcune valli contigue del Trentino; predisposizione di uno studio prospettico sulla sindrome PGL-1; analisi del silenziamento genico allele-specifico del gene SDHD sul pathway dell'angiogenesi, HIF 1 alfa, VEGF, prolilidrossilasi III. E' in corso la sistematizzazione della casistica, che prevede una serie di tappe consequenziali: Visita multidisciplinare al paziente con sospetta neoplasia endocrina familiare con medico esperto del settore, genetista, psicologo. Analisi molecolare per la ricerca di mutazioni di piccole o grandi dimensioni a carico dei geni responsabili: RET, MEN-1, VHL, SDHB, SDHD, SDHC. Visita di follow-up da parte di medico esperto del 125 settore. Board review dei casi clinici con indicazioni alla prevenzione delle complicanze. Allestimento di una banca dati e banca di DNA germinale e tumorale. 126 Linea di ricerca 4 Ricerca di nuovi marcatori molecolari a scopo diagnostico, prognostico e predittivo della risposta Da alcuni anni l'oncologia si sta orientando verso approcci più globali all'analisi molecolare delle neoplasie, e gli approcci cosidetti "riduzionisti" (dove un singolo o pochi geni o fattori selezionati vengono studiati in condizioni sperimentali controllate) stanno progressivamente cedendo il passo ad approcci "non riduzionisti", in cui l'espressione del genoma o delle proteine delle cellule neoplastiche viene considerata nel suo insieme, e paragonata a quella di cellule normali appartenenti allo stesso istotipo. Tale filosofia si è gradualmente affermata grazie alla recente introduzione di nuove tecnologie, quali i microarray a DNA, che permette l'analisi controllata e simultanea di un numero di geni impensabile rispetto a quello che le tecnologie usuali hanno finora permesso di analizzare. A) Piattaforme di genomica funzionale Sono già in funzione piattaforme di genomica funzionale destinate a rappresentare poli di aggregazione scientifica e culturale per le strutture facenti parte della rete oncologica veneta. Le esperienze condotte negli ultimi anni a livello internazionale hanno dimostrato la necessità che tecnologie e strumentazioni così raffinate vengano gestite con grande attenzione: l'esperienza fallimentare di numerosi studi condotti in condizioni non strettamente controllate e su casistiche improvvisate hanno chiaramente insegnato che gli approcci di genomica funzionale e proteomica non consentono scorciatoie. Le strutture operanti nello IOV si sono pertanto da tempo attrezzate a predisporre piattaforme di analisi che presuppongono: 1) la stesura di protocolli rigidamente standardizzati per il prelievo, la manipolazione, la gestione e la conservazione dei campioni; 2) la coniugazione alla tecnica dei microchip di metodiche complementari per la preparazione del campione (quali la microdissezione guidata da laser), in maniera da garantire la massima omogeneità possibile del campione in esame. Molti di questi obbiettivi sono stati raggiunti o sono in via di avanzata definizione; ad esse deve affiancarsi una sempre maggiore sensibilità, che prevede: a) il training specifico di personale infermieristico e tecnico dedicato al supporto e alla gestione della piattaforma; b) la gestione rigorosa di banche tissutali centralizzate, aderenti ai criteri di standardizzazione della manipolazione dei campioni a cui accennavamo; c) l'aggiornamento continuo del personale bio-informatico dedicato all'analisi dei risultati; d) la cooperazione stretta tra chirurghi, anatomo-patologi, oncologi medici ed oncologi molecolari. B) Neoplasie gastrointestinali L'impiego di tecniche innovative nell'analisi molecolare e nella diagnostica delle neoplasie si è rivelata particolarmente fruttuosa nell'ambito dei tumori del tratto gastro-intestinale, alla ricerca di profili di espressione genica che consentano la categorizzazione dei pazienti in sottogruppi prognostici distinti. Gli studi hanno utilizzato tecnologie "high-troughput" quali i microarray tissutali per lo screening ad alta efficienza di biopsie mediante tecniche di immunoistochimica, e indagini di genomica funzionale mediante microchip a DNA. Questi ultimi studi si sono indirizzati sia all'analisi del profilo di espressione genica che all'individuazione di particolari polimorfismi, con particolare attenzione a discriminare alterazioni propriamente genetiche da eventi epigenetici quali la metilazione (e quindi il silenziamento) di particolari geni. C) Neoplasie dei tessuti molli 127 Grazie alle competenze anatomo-patologiche maturate in tema di neoplasie dei tessuti molli (in particolare sarcomi e rabdomiosarcomi dell'età pediatrica), che ha naturalmente identificato come centro di riferimento alcune strutture afferenti allo IOV, è possibile disporre di un'ampia collezione di materiale bioptico ed operatorio su cui approfondire sia gli aspetti citogenetici e molecolari correlati alla trasformazione neoplastica (quali le traslocazioni cromosomiche ed i relativi prodotti di fusione), sia le caratteristiche fenotipiche e genotipiche in grado di correlare con sottogruppi diagnostici definiti. 1 - IDENTIFICAZIONE DI LESIONI GENETICHE CON SIGNIFICATO PROGNOSTICO NELLE SINDROMI MIELODISPLASTICHE Responsabile: Montagna Marco Parole chiave mielodisplasia, mutazioni, geni, prognosi Fra le patologie pre-neoplastiche, le mielodisplasie rappresentano un modello di studio particolarmente attraente. La frequenza delle alterazioni geniche, riscontrate in più del 50% dei pazienti, è in apparente contrasto con l'eterogeneità che le caratterizza dal punto di vista clinico, includendo forme a decorso lento ed asintomatico ed altre che evolvono rapidamente in leucemia. L'obiettivo che questo studio si prefigge è quello di identificare lesioni genetiche precoci in grado di predire il decorso clinico della malattia. Pazienti non informativi all'analisi citogenetica classica verranno analizzati tramite la metodica Multiplex Ligation-dependent Probe Amplification (MLPA). L'identificazione di regioni minime di delezione o duplicazione verrà confermata tramite metodiche alternative (e.g. FISH e PCR quantitativa). Infine, si cercherà di correlare le alterazioni geniche identificate con caratteristiche citomorfologiche, quadro ematologico generale e comportamento clinico. Prelievi di sangue midollare di pazienti con forme mielodisplastiche di differente grado sono stati utilizzati per lo studio del profilo genomico tramite la metodica MLPA. A tal scopo sono state utilizzate circa 200 sonde indipendenti in grado di identificare geni localizzati in regioni diverse dei 23 cromosomi. In accordo con i dati presenti in letteratura, l'analisi ha indicato la quasi totale assenza di aberrazioni cromosomiche tranne poche eccezioni. In un paziente è stata evidenziata una delezione interstiziale di parte del braccio corto del cromosoma 5 (5q14.3-3.2) in accordo con quanto risultato dall'analisi citogenetica. Dati preliminari sembrerebbero inoltre indicare una regione minima comunemente deleta anche in pazienti citogeneticamente normali. Parallelamente, è stato condotto anche lo studio dei pattern di metilazione nelle regioni promotrici di una ventina di geni oncosoppressori, che ha evidenziato una specifica alterazione epigenetica in un paziente con una forma mielodisplastica evoluta in leucemia. Entrambi i risultati sono in corso di verifica ed approfondimento, prima di essere valutati quali marcatori molecolari con possibile significato diagnostico e/o predittivo di malattia. 2 - DERIVAZIONE DI LINEE CELLULARI DA CARCINOMI OVARICI DI TIPO EREDITARIO PER STUDI DI CARATTERIZZAZIONE GENOTIPICA E FUNZIONALE DEL GENE BRCA1 Responsabile: Montagna Marco Parole chiave ovaio, tumori eredo-familiari, geni, mutazioni, apoptosi, modelli animali Le cellule neoplastiche presenti nel liquido ascitico di pazienti affette da forme ereditarie di carcinoma ovarico e portatrici di alterazioni costitutive del gene BRCA1 verranno inoculate in topi SCID. I tumori generati negli animali e le linee cellulari da essi derivate e stabilizzate in vitro verranno caratterizzati mettendo in evidenza le alterazioni somatiche e costitutive a carico del gene BRCA1 nonché l'espressione delle rispettive proteine. Il profilo genomico di aberrazioni cromosomiche a carico di oncogeni ed oncosoppressori verrà ottenuto tramite approcci di genetica molecolare. Successivamente, tali linee cellulari saranno utilizzate in esperimenti di chemiosensibilità a farmaci inibitori della poli (ADP-riboso) polimerasi (PARP), per i quali è stata recentemente suggerita una elevata efficacia nei confronti di tumori con inattivazione dei geni BRCA1 o BRCA2. Tale approccio consentirà quindi di validare 128 alterazioni del gene BRCA1 quali potenziali biomarcatori predittivi della risposta alla chemioterapia del tumore ovarico di tipo ereditario. Le cellule derivate dai carcinomi ovarici di due pazienti portatrici delle mutazioni del gene BRCA1 5083del19 e delezione dell'esone 17 sono state inoculate in topi SCID. La caratterizzazione dei tumori e delle relative linee cellulari ha evidenziato caratteristiche tipiche dei tumori BRCA1 -/-. Entrambe le linee perdono l'allele BRCA1 wild-type e mantengono quello mutato in un numero di copie superiore all'atteso suggerendo un possibile ruolo nel processo eziopatogenetico. L'analisi tramite immunofluorescenza ed immunoistochimica ha dimostrato l'assenza delle proteine BRCA1 mutate nelle linee cellulari e nei tumori. Infine, lo studio delle aberrazioni cromosomiche è stato condotto mediante MLPA per 118 regioni genomiche corrispondenti a 108 geni indipendenti. I dati ottenuti suggeriscono la presenza di un profilo genomico estremamente complesso con regioni multiple di delezione ed amplificazione. A causa delle loro caratteristiche bio-molecolari, entrambe le linee rappresentano modelli di studio particolarmente attraenti per la ricerca di approcci terapeutici mirati in pazienti con mutazioni costitutive del gene BRCA1. 3 - IL DANNO GENOTOSSICO NELLE LESIONI PRENEOPLASTICHE E NEOPLASTICHE DEL FEGATO Responsabili Rugge Massimo Parole chiave: epatocarcinoma, marcatori Il presente programma si prone di valutare il danno genotossico, valutato in termini di presenza di micronuclei, come marcatore di lesioni preneoplastiche e neoplastiche epatiche. Le seguenti azioni sono state condotte a termine: a) Identificazione del modello di studio. Sono stati selezionati 60 fegati provenienti da trapianto ed affetti da cirrosi ad etiologia virale. In tutti i casi considerati, l'esame macroscopico ed istologico ha individuato lesioni morfologiche iscrivibili nel processo di cancerogenesi epatica a stadi multipli (1. nodulo rigenerativo; 2. nodulo displastico, 3. epatocarcinoma). Tali lesioni hanno costituito il materiale biologico oggetto di studio. b) Ottimizzazione dei metodi di ricerca. In accordo con la letteratura corrente, la presenza di micronuclei è stata considerata indicatore attendibile di danno genotossico. E' stata ottimizzata una tecnica istochimica per la identificazione dei micronuclei. La valutazione quantitativa dei micronuclei in epatociti è stata operata con tecnica morfometrica su piattaforma CIRES Zeiss. 4 - AMPLIFICAZIONE DI EGFR, PERDITA ALLELICA IN 10Q E METILAZIONE DEL PROMOTORE DEL GENE MGMT PER LA CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEL GLIOBLASTOMA MULTIFORME Responsabile: Bertorelle Roberta Parole chiave: glioblastoma, geni, EGFR, marcatori, prognosi Il glioblastoma multiforme (GBM) rappresenta la forma più frequente e più aggressiva tra i gliomi maligni. La caratterizzazione molecolare di queste neoplasie ha evidenziato l'alterazione di geni coinvolti in pathway di trasduzione del segnale e di regolazione del ciclo cellulare. Tra questi l'amplificazione del gene EGFR (epidermal growth factor receptor) risulta presente in circa il 50% dei GBM, mentre la perdita di eterozigosi (LOH) in 10q, presente in circa 80-90% dei casi, coinvolge almeno 3 regioni nelle quali si localizzano i geni PTEN, MX1 e DMBT1. Spesso una LOH in 10q si accompagna all'amplificazione di EGFR, suggerendo che i due meccanismi possano interagire determinando il fenotipo aggressivo di questi tumori. Lo studio di questi marcatori potrebbe quindi fornire informazioni di tipo prognostico, ma anche costituire il razionale per il trattamento con nuovi farmaci target. Inoltre, il 40% circa dei GBM presenta la forma metilata (e quindi non funzionante) del gene MGMT, coinvolto nel riparo del DNA da agenti alchilanti. La valutazione dello stato del gene MGMT può quindi essere utilizzato per identificare i pazienti che rispondono in maniera più efficace agli alchilanti. L'identificazione di specifiche caratteristiche del tumore può rendere possibile l'adozione di trattamenti mirati e personalizzati. La metilazione del 129 promotore del gene MGMT è stata valutata in 130 pazienti con glioblastoma multiforme e 50 di questi (38,5%) sono risultati metilati. Studi di follow-up sono in corso per la valutazione del significato prognostico di questo marcatore, sia per il suo utilizzo quale parametro predittivo di risposta alla terapia nella nostra casistica. 5 - ANALISI DI PROFILI DI ESPRESSIONE GENICA PER INDIVIDUARE GENI COINVOLTI NELLA SOPRAVVIVENZA IN PAZIENTI CON MELANOMA METASTATICO Responsabile: Mandruzzato Susanna Parole chiave melanoma, marcatori, prognosi, microarray La ricerca è condotta su tessuto tumorale ottenuto da biopsie di pazienti con melanoma in stadio III e IV e follow-up medio di 5 anni e si propone di individuare set di geni associati alla sopravvivenza. I dati di espressione genica sono stati analizzati con programmi atti a identificare i geni associati alla sopravivenza (SAM) e a predire la sopravvivenza (SPC). L'analisi eseguita con SAM ha evidenziato 70 geni associati alla sopravvivenza di cui 40 associati all'aumento e 30 alla diminuzione della sopravvivenza. All'interno di questi 70 trascritti ne sono stati identificati 30 che sono predittori di sopravvivenza. 6 - INDIVIDUAZIONE DI NUOVE STRATEGIE NON INVASIVE PER LA DIAGNOSI E IL MONITORAGGIO DEI TUMORI: STUDIO DELLA TELOMERASI COME MARCATORE MOLECOLARE Responsabile: De Rossi Anita Parole chiave: telomerasi, marcatori, prognosi La telomerasi è in grado di sintetizzare le sequenze telomeriche poste all'estremità dei cromosomi, prevenendo la senescenza e la morte cellulare. La telomerasi è controllata a livello trascrizionale e post-trascrizionale, ed è normalmente presente nelle cellule staminali, ma assente in cellule somatiche. L'attivazione inappropriata della componente catalitica della telomerasi (hTERT) appare un evento critico per la formazione/accrescimento della massa neoplastica. Il fatto che la telomerasi sia altamente conservata e inappropriatamente espressa dalla maggior parte dei tumori umani rende questa molecola un potenziale marcatore per la diagnosi e prognosi dei tumori. Dati emergenti suggeriscono che i livelli di telomerasi abbiano un significato prognostico ed è stata anche avanzata la possibilità che la rilevazione della telomerasi nel plasma possa costituire un marcatore diagnostico di tumore. Tuttavia, quando e come avvenga l'attivazione della telomerasi nel processo di oncogenesi rimane da definire. Non è' noto inoltre se i livelli di espressione di questo marcatore abbiano lo stesso significato prognostico nelle diverse neoplasie e come i livelli di telomerasi nel plasma riflettano quelli presenti nella lesione pre-neoplastica o neoplastica. Lo studio sarà esteso alle patologie linfoproliferative e ai tumori solidi, in particolare ai tumori del colon-retto. I campioni di cellule e di plasma saranno analizzati quantitativamente per i trascritti di hTERT. Il valore prognostico e diagnostico dei livelli di telomerasi determinati rispettivamente nei campioni di lesioni preneoplastiche e neoplastiche e nei plasmi sarà valutato comparando i risultati ottenuti con la stadiazione clinica e il follow-up dei pazienti. Il risultato dello studio permetterà di valutare se la determinazione della telomerasi nel plasma possa rappresentare un metodo non invasivo per il monitoraggio del paziente oncologico e per la diagnosi precoce di recidiva. In accordo ai risultati ottenuti sarà possibile approntare uno studio per valutare se la determinazione della telomerasi circolante possa costituire un marcatore non invasivo per la diagnosi precoce di tumore in gruppi ad elevato rischio. 7 - RICERCA DI MARKERS PREDITTIVI DI RISPOSTA ALLA TERAPIA NEO-ADIUVANTE NEL CARCINOMA COLORETTALE. Responsabile: Esposito Giovanni Parole chiave: colon-retto, marcatori, prognosi La perdita della proteina inibitrice del ciclo cellulare p27kip1 è associata ad una prognosi sfavorevole nel carcinoma del colon-retto ed in altre neoplasie. La 130 diminuzione dei livelli di p27kip1 è il risultato di una aumentata degradazione proteosoma-dipendente, mediata dalla specifica ubiquitin-ligasi S-phase kinase protein (Skp2). Recentemente, in uno studio condotto su carcinomi del colon-retto, un'aumentata espressione di Skp2 è stata associata a diminuita espressione di p27kip1, dato compatibile con l'ipotesi che un'aumentata espresssione di Skp2 possa avere un ruolo causale nella diminuzione dei livelli di p27kip1 nei tumori più aggressivi. Inoltre, un'alta espressione di Skp2 è stata correlata con prognosi peggiore nei carcinomi squamosi del cavo orale e nel carcinoma polmonare non a piccole cellule. In un precedente studio, il nostro gruppo ha indagato il possibile ruolo di p27kip1 nel determinare la risposta alla radio-chemioterapia neoadiuvante nel carcinoma rettale, identificando una correlazione tra i livelli di p27kip1 ed il grado di regressione tumorale valutata sul campione chirurgico. Scopo dell'attuale studio è determinare, su una casistica di carcinomi rettali in stadio II-III che abbiano risposto o meno alla terapia neoadiuvante, un'eventuale correlazione tra i livelli di Skp2 e p27kip1 e tale risposta, consentendo così di identificare sottogruppi di pazienti che possano realmente beneficiare della terapia neoadiuvante, evitando al contempo un "over-treatment" di quelli in cui tale terapia non si dimostra efficace. Lo studio sarà condotto mediante immunoistochimica su sezioni di biopsie endoscopiche; inoltre, i livelli di espressione dei due geni saranno valutati in maniera quantitativa mediante RT-PCR sull'RNA estratto dalle sole cellule neoplastiche isolate dal contesto della lesione mediante microdissezione laser. Oggetto del presente studio sono i pazienti afferenti alla Clinica Chirurgica II dell'Azienda Ospedaliera di Padova, affetti da adenocarcinoma rettale in stadio T3-T4 e/o N+, sottoposti a radiochemioterapia preoperatoria "5-Fu-based" e con una dose radiante non inferiore a 4500 Gy. Dopo 6-8 settimane dal termine della radiochemioterapia, i pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di resezione anteriore del retto con escissione totale del mesoretto. La valutazione istopatologica ha compreso una serie standardizzata di parametri tra cui il grado di regressione tumorale. A tal fine è stata seguita una classificazione secondo Dworak modificata dividendo la risposta in 5 gradi; i gradi 1 (risposta patologica completa) e 2 (residui microscopici di tumore) sono stati considerati "responders", mentre gli stadi 3-5, in cui il tumore risulta ancora ben evidente o prevalente sulla fibrosi attinica, sono stati considerati "non responders". A tutt'oggi, sono stati esaminati 84 casi consecutivi di carcinoma del retto medio-basso, operati dal 1997 ad oggi, e di cui era disponibile materiale bioptico congelato presso la Banca dei tessuti della Clinica Chirurgica II. In base alla valutazione istologica effettuata, sono stati ritenuti adeguati allo studio immunoistochimico i casi le cui sezioni fossero costituite da tessuto neoplastico in una percentuale non inferiore al 30%. Nei campioni in cui è stata osservata una quota di tessuto neoplastico superiore al 60%, si è provveduto all'estrazione di RNA da sezioni criostatiche ai fini della valutazione quantitativa dell'espressione dei geni p27kip1 e Skp2 mediante tecnica di Real Time-PCR. 8 - STUDIO DELLE ALTERAZIONI GENETICHE NEL TUMORE DELL'ESOFAGO: APPLICAZIONE DELLA TECNICA MLPA Responsabile: Saggioro Daniela Parole chiave: esofago, marcatori, mutazioni Lo sviluppo del cancro dell'esofago è un fenomeno "multistep" che coinvolge più eventi genetici. Negli ultimi anni, diversi studi hanno cercato di definire putativi marker molecolari in grado di discriminare le diverse tappe di progressione tumorale o che fossero in grado di dare informazioni sulla prognosi o sulla terapia da adottare. Tuttavia, a tutt'oggi non è stata individuata alcuna alterazione specifica, anche se sono state descritte numerose modificazioni sia a livello di specifici geni sia a carico di loci cromosomici. Poichè nel caso di tumori dell'esofago molto spesso una estesa analisi molecolare è resa difficile dalla scarsità del materiale ottenibile, intendiamo analizzare eventuali anomalie geniche (i.e. amplificazioni o delezioni) in campioni di adenocarcinoma dell'esofago con l'ausilio della tecnica MLPA (multiplex ligationdependent probe amplification). Infatti, tale tecnica ci permette di analizzare diversi 131 marker molecolari (fino a 40) in una singola reazione di PCR multipla. Riteniamo che lo screening di un numero elevato di geni, in un numero adeguato di campioni, possa servire alla identificazione di eventuali anomalie associate allo stadio e/o alla prognosi della malattia. L’analisi è stata finora condotta su 34 campioni di adenocarcinoma dell’esofago provenienti da pazienti operati tra il 1990 ed il 2000 che non avevano subito pretrattamento radiotreapico o chemioterapico. L’analisi delle amplificazioni e delezioni tramite la tecnica MLPA ha rivelato anomalie, anche se numericamente diverse, in tutti i campioni analizzati. L’analisi statistica non ha evidenziato alcuna correlazione tra numero di aberrazioni e grading o stadiazione TNM del tumore. E' stata invece riscontrata un'associazione fortemente significativa tra numero di anomalie cromosomiche e sopravvivenza. Infatti, se i campioni vengono divisi in due sottogruppi: sopravvivenza ≤24 mesi (18 pazienti) e >24 mesi (16 pazienti), la media delle alterazioni risulta 21,7 (range 6-43) per il gruppo con prognosi peggiore contro 12,1 (range 3-20) per il gruppo con sopravvivenza >24 mesi. L’analisi delle regioni cromosomiche coinvolte nelle alterazioni ha messo in evidenza delle regioni di amplificazione o delezione comuni ai due sottogruppi. Tali regioni sono generalmente più ampie e coinvolgono più geni nei pazienti con sopravvivenza ≤24 mesi. I dati ottenuti sembrano quindi suggerire che esista una correlazione tra numero (e ampiezza) di alterazioni e sopravvivenza. Ulteriori analisi sono tuttavia necessarie per individuare specifici geni coinvolti nello sviluppo e progressione del carcinoma esofageo. 9 - VALIDAZIONE DI SURVIVINA COME MARCATORE PROGNOSTICO IN NEOPLASIE DI DIFFERENTE ISTOTIPO Responsabile: Rosato Antonio Parole chiave: esofago, apoptosi, marcatori, prognosi, geni Survivina è una proteina appartenente alla famiglia degli inibitori dell'apoptosi. Studi di distribuzione tissutale hanno rilevato una sua maggiore espressione in numerose neoplasie di differente istotipo e una sua pressochè completa assenza nelle cellule adulte differenziate. Inoltre, elevati livelli di espressione di survivina sono stati correlati negativamente con la prognosi della neoplasia. Questo progetto di ricerca retrospettivo/prospettico si propone di analizzare e quantificare, mediante real-time PCR ed immunoistochimica, l'espressione di survivina e sue varianti di splicing in tumori ad elevato impatto sanitario e socio-economico, quali sarcomi dell'adulto e pediatrici, neoplasie della vescica e dell'esofago e di correlare i dati ottenuti con il comportamento biologico del tumore (recidiva, suscettibilità al trattamento chemioterapico, sopravvivenza). L'obiettivo finale dello studio è la validazione di survivina come marcatore di aggressività della malattia e indicatore prognostico per l'individuazione dei pazienti ad alto rischio di recidiva dopo trattamento. Nel corso del 2006 è stato concluso uno studio sul ruolo di survivina quale marcatore prognostico nei tumori esofagei. In particolare, è stata studiata retrospettivamente un'ampia casistica costituita da 56 campioni di tumore squamoso e 56 adenocarcinomi, in cui è stata valutata l'espressione di survivina sia in Real Time PCR che in immunoistochimica. I risultati sono stati quindi valutati comparativamente rispetto ai parametri prognostici classici quali staging, grading e classificazione TNM e correlati alla sopravvivenza. I dati ottenuti indicano che elevati livelli di survivina costituiscono un parametro prognostico negativo nei tumori squamosi mentre non hanno rilevanza prognostica negli adenocarcinomi. Tale approccio è stato quindi esteso ad un altro membro della famiglia degli inibitori dell'apoptosi, la livina, i cui risultati sono in corso di elaborazione. Inoltre, i livelli di survivina e livina sono stati anche quantificati in un elevato numero di campioni di sarcomi dei tessuti molli. 10 - STUDIO DELLE CELLULE TUMORALI CIRCOLANTI NEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO Responsabile: Zamarchi Rita Parole chiave: mammella, marcatori, prognosi, cellule tumorali circolanti 132 La presenza di cellule tumorali circolanti (CTC) nel sangue periferico viene associata ad una prognosi più severa nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico. Il conteggio delle CTC permette di indirizzare le decisioni terapeutiche, consentendo di valutare attraverso una tecnica diagnostica standardizzata l'efficacia del trattamento, e contribuendo a prevedere l'evoluzione della malattia e l'aspettativa di vita. Nel corso del 2006 la piattaforma Veridex è stata installata presso il Servizio di Immunologia e Diagnostica Molecolare Oncologica ed è ora operativa. Il personale che dovrà eseguire la conta del numero assoluto delle CTC ha seguito un corso di formazione all'estero per apprendere le conoscenze indispensabili all'esecuzione dell'analisi delle CTC secondo le linee guida internazionali. E' prevista l'analisi delle CTC in pazienti affette da ca. metastatico su piattaforma Cell-Search all'inizio di una nuova fase terapeutica, al primo follow-up (4 settimane) e a tre mesi. La diagnostica per immagini e la valutazione clinica della progressione sono previste a tre mesi. inoltre, sono in corso prove preliminari al fine di determinare il minor numero di CTC ottenibile off-line, nonchè la quantità e la qualità di DNA ed RNA da esse isolabile con buona ripetibilità. Questi saggi sono la premessa indispensabile alla caratterizzazione genotipica delle CTC nel cancro metastatico della mammella. 11 - STUDIO DEL PROFILO DI ESPRESSIONE GENICA IN ADENOCARCINOMI DEL COLON-RETTO MEDIANTE TECNICA DEL CDNA MICROARRAY PER L'IDENTIFICAZIONE DI FATTORI PROGNOSTICI E PREDITTIVI DI RISPOSTA AL TRATTAMENTO Responsabile: Pucciarelli Salvatore Parole chiave: colon-retto, microarray, prognosi Lo studio mira ad analizzare i profili genici del tumore primitivo nei pazienti con carcinoma del colon sottoposti a chirurgia radicale e nei pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico neoadiuvante seguito dalla chirurgia. Mediante metodiche biostatistiche tradizionali (e.g. regressione logistica) e avanzate (e.g. support vector machine), i profili molecolari verranno correlati alla prognosi dei pazienti e alla risposta tumorale al trattamento neoadiuvante allo scopo di identificare i pazienti che maggiormente necessitano di trattamenti adiuvanti postoperatori e coloro che hanno le maggiori probabilità di beneficiare della terapia neoadiuvante. Sono state effettuate biopsie endoscopiche in 84 casi di pazienti con cancro del retto sottoposti a terapia neoadiuvante. La regressione tumorale è stata valutata da un unico patologo di riferimento e secondo i criteri modificati di Tumour Regression Grade (TRG) proposti da Mandard. In tutti i casi è stata effettuata una valutazione istologica di conferma di presenza di cellule tumorali. L'arruolamento nel progetto e la successiva estrazione dell'RNA è stato effettuato solo sulle biopsie che presentavano una cellularità tumorale sulla superficie e nel mezzo maggiore o uguale al 60%. Il gruppo di studio su cui è finora stata eseguita l'analisi dei espressione genica era composto da: casi responders (n.=19; TRG 1-2) e non- responders (n=24; TRG 3-4-5). L'analisi del profilo di espressione genica tramite piattaforma Affymetrix è stata eseguita presso il Dept. of Pathology, Josephine Nefkens Institute, Erasmus University Medical Center, Rotterdam, The Netherlands, da una dottorando afferente alla Clinica Chirurgica II su coordinamento del Prof. Riccardo Fodde. Da un'analisi preliminare "unsupervised" e "supervised" è emerso un chiaro orientamento di clusterizzazione di geni caratteristici dei pazienti responders e non responders. 12 - RUOLO PROGNOSTICO DELLE CELLULE TUMORALI CIRCOLANTI NEI PAZIENTI CON TUMORI GASTROINTESTINALI E MAMMARIO. Responsabile: Nitti Donato Parole chiave: microarray, proteomica, cellule tumorali circolanti, stomaco, colonretto, mammella, prognosi, marcatori Lo studio è basato sulla ricerca delle cellule tumorali circolanti nel sangue periferico dei pazienti affetti da carcinoma gastrico, colico e mammario mediante l'amplificazione di un pannello di geni tumore specifici. Mediante PCR quantitativa real time sarà possibile quantificare l'espressione di questi geni e quindi correlarla all'andamento clinico dei pazienti arruolati nello studio. Si tratta di pazienti trattati sia con chirurgia 133 radicale sia di pazienti trattati con perfusione isolata di fegato per metastasi colorettali non resecabili. Lo studio è finalizzato ad identificare nuovi marcatori molecolari con valore prognostico e predittivo di risposta al trattamento neoadiuvante ed adiuvante mediante analisi del profilo genico (mediante utilizzo di tecnica microarray) e proteico (mediante tecniche di proteomica e fosfoproteomica) del tumore primitivo e del siero e determinazione della malattia minima residua nel sangue periferico (cellule tumorali circolanti). Sono stati retrospettivamente arruolati 40 pazienti affetti da carcinoma gastrico (stadio II-IV) e 40 soggetti sani. Dei pazienti con carcinoma gastrico sono disponibili (oltre ai PBMC) tutte le informazioni sulla malattia neoplastica e sull'andamento clinico, permettendo le correlazioni fra espressione genica nel sangue periferico, stadio della malattia e sopravvivenza globale. Mediante PCR quantitativa sono stati definiti i cut-off dei dieci geni di interesse utilizzando i PBMC dei soggetti sani. Per quanto concerne i pazienti, finora sono stati testati due geni (CEA e citocheratina-19) in 30 casi, con un trend di significatività per l'associazione fra livelli trascrizionali di citocheratina-19 e sopravvivenza globale. 13 - VALUTAZIONE DEL PROFILO GENICO DI BIOPSIE TUMORALI PRE- E POSTPERFUSIONE ISOLATA DI ARTO A BASE DI TNF-ALFA PER IL TRATTAMENTO DELLE METASTASI IN TRANSITO DA MELANOMA O DEI SARCOMI DELLE PARTI MOLLI: RICERCA DI FATTORI PREDITTIVI DELLA RISPOSTA TUMORALE Responsabilie: Rossi Carlo Riccardo Parole chiave: melanoma, sarcoma, metastasi, marcatori, perfusione Questo progetto si propone di individuare eventuali correlazioni tra marcatori biologici di risposta tumorale (valutazione bio-molecolare con RT -PCR e DNA array gene profiling) e prognosi in pazienti sottoposti a perfusione ipertermico-antiblastica con TNF-alfa e doxorubicina. Da tutti i pazienti sottoposti a perfusione ipertermicoantiblastica con TNF e chemioterapici per tumori inoperabili degli arti, prima e dopo la procedura, stiamo raccogliendo dati clinici e campioni biologici presso la nostra banca tissutale, allo scopo di valutare su un'adeguata serie di casi (melanomi e sarcomi delle parti molli) l'espressione di geni correlati all'angiogenesi tumorale. E' ipotizzabile, infatti, che la risposta al trattamento con TNF sia correlata alla sua attività antiangiogenetica e quindi all'espressione dei geni d'interesse da parte del tumore, dosati con la tecnica della RT-PCR quantitativa. 14 - RUOLO DEI PARAMETRI ISTOPATOLOGICI E BIOLOGICO-MOLECOLARI NELLA VALUTAZIONE PROGNOSTICA DELL'”EARLY HCC" Responsabile: D'Amico Davide Parole chiave: fegato, epatocarcinoma, prognosi, marcatori Il programma prevede un' analisi complessa, clinica, istopatologica e bioumorale, dell'epatocarcinoma su cirrosi (HCC), per la sua stratificazione prognostica per una corretta assegnazione delle risorse terapeutiche (trapianto di fegato, resezione epatica, terapie ablative). Si è proceduto allo stoccaggio di prelievi istologici, citologici e bioumorali di 196 pazienti con HCC sottoposti a terapia chirurgica, ablativa chemioterapica o a semplice osservazione clinica. E' stato quindi realizzato un database clinico informatizzato per tali pazienti ed una banca di campioni ematici su cui sono stati già dosati l'alfafetoproteina (AFP) mRNA e ed il vascular endothelial growth factor (VEGF). La valutazione preliminare dei primi 50 pazienti arruolati ha dimostrato una correlazione significativa dell'AFP mRNA con alcuni parametri morfoistologici di aggressivià della neoplasia (grading, invasione vascolare, dimensione del nodulo) ed un rilevante impatto prognostico di tale biomarker sulla coorte arruolata. 15 - ANALISI PREDITTIVA MEDIANTE MGMT DI RISPOSTA ED OUTCOME NEI PAZIENTI CON GLIOBLASTOMA MULTIFORME. Responsabile: Monfardini Silvio Parole chiave glioblastoma, MGMT, chemioterapia. 134 Nelle neoplasie cerebrali un ruolo chiave nel meccanismo di resistenza al trattamento con farmaci alchilanti è svolto dall'enzima O-6-metilguanina-DNA metil-transferasi (MGMT). Questo enzima ripara infatti il danno indotto dai farmaci e protegge la cellula tumorale. Recenti studi hanno dimostrato che l'inattivazione di questo enzima è il fattore prognostico più importante per la risposta alla terapia e per la sopravvivenza nei pazienti affetti da neoplasie gliali. Lo scopo di questo studio retrospettivo è pertanto quello di analizzare l'associazione tra stato di metilazione di MGMT e l'outcome di questi pazienti dopo chemioterapia con alchilanti. 16 - DELEZIONE 1P/19Q NELL'OLIGODENDROGLIOMA ANAPLASTICO E NEI GLIOMI A BASSO GRADO Responsabile: Monfardini Silvio Parole chiave: glioma, cromosomi, chemioterapia Lo studio è di tipo retrospettivo, e si propone di eseguire la revisione istologica centralizzata e l'analisi molecolare della delezione di 1p/19q su campioni istologici prelevati alla diagnosi da pazienti affetti da oligodendroglioma anaplastico e precedentemente trattati con radioterapia ed alchilanti. Successivamente verrà eseguita un'analisi retrospettiva di correlazione tra 1p/19q status e risposta, progressione e sopravvivenza dopo trattamento con alchilanti. 17 - TUMORI STROMALI DEL TRATTO GASTROINTESTINALE (GIST), LOCALIZZATI E COMPLETAMENTE ASPORTATI, CHE ESPRIMONO RECETTORE KIT: STUDIO CLINICO CONTROLLATO E RANDOMIZZATO CON TERAPIA ADIUVANTE CON IMATINIB MESILATO (GLIVEC) VERSUS NESSUNA ULTERIORE TERAPIA DOPO CHIRURGIA RADICALE. EORTC 62024 Responsabile: Monfardini Silvio Parole chiave: GIST, target therapy Il braccio di controllo implica l'assenza di ulteriore terapia medica dopo l'intervento chirurgico (necessariamente eseguito prima dell'inclusione nello studio clinico). Il braccio di trattamento sperimentale comporta terapia con Imatinib 400 mg/die p.o. per 2 anni. Il trattamento potrà essere sospeso prima di tale termine in caso di progressione clinica, tossicità grave, ritiro del consenso da parte del paziente o su giudizio del medico responsabile. Lo studio prevede di procedere ad una revisione istologica centralizzata e allo studio delle alterazioni molecolari dei geni implicati nel trattamento con imatinib mesilato. 18 - STUDIO DI FARMACOGENETICA PER VALUTARE IL RUOLO DEL POLIMORFISMO UGT 1A1*28 E DI ALTRI POLIMORFISMI A CARICO DEI GENI UGT1A1, MRP 2 E MDR1 NELLA TOSSICITÀ E RISPOSTA A TRATTAMENTI FARMACOLOGICI CON IRINOTECANO (CPT 11) NEL CARCINOMA COLORETTALE Responsabile: Pasetto Lara Maria Parole chiave: geni, colon-retto, chemioterapia, prognosi, farmacogenomica Lo studio dei polimorfismi di geni coinvolti nei processi metabolici del CPT11 può fornire un valido strumento nella personalizzazione della terapia antiblastica. Verranno raccolti i dati di attività e di tossicità del CPT11 in pazienti con carcinoma del colonretto metastatico e successivamente correlati con i dati dell'analisi farmacogenetica al fine di evidenziare fattori predittivi di maggior beneficio clinico e minori effetti collaterali. 19 - DETERMINANTI FARMACOGENETICI DELLA NEUROTOSSICITÀ DA OXALIPLATINO Responsabile: Pasetto Lara Maria Parole chiave: colon-retto, chemioterapia, tossicità, geni, farmacogenomica Lo studio dei polimorfismi di geni coinvolti nel metabolismo dell'oxaliplatino può fornire un valido strumento nella personalizzazione della terapia antiblastica al fine di ridurre i rischi di neurotossicità. Verranno raccolti i dati di attività e di tossicità dell' Oxaliplatino in pazienti con carcinoma del colon-retto metastatico e successivamente 135 correlati con i dati dell'analisi farmacogenetica (eseguita su prelievo di sangue periferico) al fine di evidenziare possibili fattori predittivi di maggior neurotossicità che dovrebbero indurre a precoci riduzioni di dosi o sospensioni di terapia nei pazienti più sensibili. Sono stati finora arruolati nello studio 51 pazienti. 20 - STUDIO PROSPETTICO SUL VALORE PREDITTIVO DELLE CELLULE TUMORALI CIRCOLANTI (CTC) NEL CARCINOMA MAMMARIO Responsabile: Jirillo Antonio Parole chiave: mammella, cellule tumorali circolanti, prognosi Il progetto si articola per la durata di 48 mesi, a partire dalla fine dell'anno 2006, con la previsione di entrata in studio secondo i casi attesi ed eleggibili dal territorio servito dallo IOV di circa 1.000 donne affette da carcinoma mammario in prima diagnosi. Obiettivi:1) Valutare differenze tra un prelievo ematico per determinazione di CTC preoperatorio rispetto ad un secondo prelievo eseguito entro 4 settimane dall'intervento chirurgico; ciò allo scopo di valutare se l'atto operatorio determina modifiche in numero percentuale delle CTC. 2) Correlare la presenza di CTC con i principali fattori prognostici determinati dopo l'atto operatorio: stato linfonodale, recettori estrogenici, grading istologico, c-erb-B2, invasione vascolare. 3) Correlare il livello di CTC con la sopravvivenza mediana e il disease-free survival (DFS) dopo un follow-up mediano di almeno 36 mesi. 4) infine, nelle donne con livelli di CTC superiori a 5 in terapia adiuvante sarà valutato periodicamente se il loro numero risenta dei trattamenti somministrati, anticipando così l'esito delle rivalutazioni con metodiche strumentali tradizionali. Criteri di selezione dei pazienti: tutte le donne con diagnosi clinica/radiologica/citologica di carcinoma mammario candidate ad intervento chirurgico con intento radicale; potranno essere reclutate anche pazienti che verranno sottoposte a chemioterapia neoadiuvante, che verranno stratificate a parte. Nell'ipotesi sia dimostrata una correlazione tra elevato numero di CTC e fattori prognostici standard, ed una correlazione negativa con sopravvivenza mediana e DFS, il conteggio delle CTC può diventare uno strumento indispensabile di valutazione prognostica e predittiva dell'andamento della storia naturale del carcinoma mammario. 136 Linea di ricerca 5 Ottimizzazione delle tecniche diagnostiche e strumentali e della indicazione alla Chirurgia Il raggiungimento di risultati di qualità nella terapia dei tumori presuppone oggi l'esistenza di piattaforme tecnologiche estremamente sofisticate per la diagnosi e il monitoraggio clinico-strumentale dei pazienti. In questo senso, lo IOV ha fin dall'inizio mirato a sviluppare le tecniche più avanzate in campo di diagnostica strumentale, privilegiando al contempo i controlli di qualità per la riproducibilità e l'affidabilità dei risultati. Attenzione particolare è stata data al settore dello studio del linfonodo sentinella, sia nella patologia mammaria che in altre condizioni neoplastiche, al confronto tra teniche di rilevazione mammografica standard e digitale, alla riduzione della dose nelle tecniche di imaging, all'applicazione di nuove tecniche mini-invasive nella stadiazione di neoplasie esofagee. La disponibilità a Padova di un'ampia casistica operatoria di neoplasie tiroidee (la seconda in Italia per dimensioni) ha consentito di raggiungere risultati di rilievo nella definizione di protocolli diagnostici e terapeutici avanzati. 1 - RIDUZIONE DELLA DOSE IN MAMMOGRAFIA DIGITALE - STUDI CON FANTOCCI E STUDIO CLINICO Responsabile: Di Maggio Cosimo Parole chiave: mammografia, mammella, imaging La risposta lineare, l'ampio range dinamico e l'efficienza elevata dei rivelatori digitali per mammografia danno margini di riduzione della dose, sia rispetto alla mammografia su pellicola che ai sistemi digitali attualmente in commercio. Lo studio ha lo scopo di determinare la relazione tra dose e qualità dell'immagine per diversi tipi di fantoccio mammografico e di definire una soglia di dose per cui la qualità dell'immagine non scende al di sotto di un certo valore di riferimento. Per l'analisi statistica dei dati verrà utilizzata la metodologia Six Sigma. I fantocci utilizzati finora hanno mostrato sensibilità variabile nella capacità di evidenziare una variazione di qualità dell'immagine al variare della dose. Tutti i fantocci hanno confermato la possibilità di ridurre la dose del 30-50%. In base al fattore di riduzione dei dosaggi determinato dallo studio su fantocci è stato disegnato uno studio clinico su circa 200 casi con patologia mammaria (sia benigna che maligna) e 100 casi negativi. Per una proiezione standard (cranio-caudale o obliqua) vengono acquisite 2 immagini, una con dose standard, l'altra con dose ridotta, con fattore di riduzione ottenuto dallo studio su fantoccio. I due gruppi di immagini a dosi diverse vengono classificati in maniera indipendente da 3 radiologi, e i risultati confrontati in termini di accuratezza diagnostica. Sono stati raccolti finora 305 casi. L'analisi ha dimostrato che la variazione nella classificazione delle lesioni per le immagini acquisite con dose standard o dose ridotta non è statisticamente significativa. La variabilità inter-osservatore non cambia significativamente per le immagini acquisite con dose standard o con dose ridotta. La differenza tra le aree sotto le curve ROC non è statisticamente significativa, con livello di confidenza del 95%. Sembra possibile ridurre ulteriormente la dose del 30-50% senza che questo abbia impatto significativo sulla decisione clinica. 3 - RADIAZIONE DI SCATTERING IN MAMMOGRAFIA DIGITALE Responsabile: Di Maggio Cosimo Parole chiave: mammografia, mammella, imaging La radiazione di scattering in mammografia è dell'ordine del 50% e viene generalmente limitata tramite l'uso di una griglia di piombo posta tra la mammella e il rivelatore. Sfruttando il vantaggio di disporre di immagini digitali, misureremo la frazione di radiazione di scattering (scatter-to-primary ratio, SPR) al variare dello spessore 137 dell'oggetto e dell'energia del fascio con due diversi metodi sperimentali. I risultati saranno confrontati con i dati riportati in letteratura. Verrà inoltre considerata la possibilità di utilizzare i suddetti risultati per definire un algoritmo di correzione che permetta di acquisire le immagini senza griglia e di rimuovere lo scattering off-line. I risultati preliminari delle misure di SPR sono confrontabili con quelli ottenuti da altri autori, ma la possibilità di utilizzare tali dati per costruire un algoritmo che permetta di rimuovere lo scattering dall'immagine dopo l'acquisizione appare molto lontana 4 - MESSA A PUNTO DI UN PROTOCOLLO ITALIANO PER I CONTROLLI DI QUALITA' IN MAMMOGRAFIA DIGITALE Responsabile: Gennaro Gisella Maria Parole chiave: mammografia, controlli di qualità, mammella, imaging E' stata creata una mailing list con l'obiettivo di dare un mezzo di comunicazione ai fisici coinvolti nei controlli di qualità delle nuove apparecchiature digitali. In questo modo sarà possibile raccogliere dati secondo quanto indicato nel protocollo europeo dell'EUREF e dare un contributo su scala nazionale alla definizione dei limiti e delle procedure di controllo di qualità. Fino a questo momento sono stati raccolti i dati di controllo di qualità di circa 25 apparecchiature mammografiche digitali installate in tutta Italia. 5 - SVILUPPO DI UN NUOVO FANTOCCIO CONTRAST-DETAIL PER MAMMOGRAFIA DIGITALE Responsabile: Di Maggio Cosimo Parole chiave: mammografia, controlli di qualità, mammella, imaging La misura di soglia di visibilità del contrasto effettuata con fantocci contrast-detail sembra di notevole importanza in mammografia digitale, anche in base alle indicazioni del protocollo europeo dell'EUREF. La costruzione di oggetti contrast-detail tra loro ripetibili e con caratteristiche appropriate richiede probabilmente tecniche sofisticate, non facilmente disponibili ai costruttori standard di fantocci mammografici. Fino a questo momento si sono ottenuti buoni risultati sia in termini di ripetibilità delle deposizioni che di possibilità di modulare il contrasto. Il tungsteno, al contrario del più comune e spesso usato oro, sembra avere caratteristiche vantaggiose. 6 - VALUTAZIONE COMPARATIVA MULTICENTRICA MAMMOGRAFIA/ RISONANZA MAGNETICA IN SOGGETTI A RISCHIO GENETICO Responsabili: Di Maggio Cosimo Parole chiave: mammella, RMN, imaging, rischio, tumori eredo-familiari Previo consenso informato, le donne selezionate verranno sottoposte a visita senologica, mammografia, ecografia, risonanza magnetica. I risultati saranno valutati in modo da decidere se la RMN possa sostituire la mammografia o debba essere ancora considerata tecnica di integrazione. I risultati ottenuti su 278 soggetti finora arruolati sono in fase di revisione ma i dati preliminari confermano la più elevata sensibilità della RMN rispetto alle altri test. Anche la specificità della RMN sembra sufficientemente elevata e quindi si può ipotizzare che il ricorso alla stessa non comporterà un numero molto elevato di interventi chirurgici inutili 8 - VALUTAZIONE CRITICA DI UNA INNOVATIVA METODOLOGIA ECOGRAFICA: L'ELASTOSONOGRAFIA Responsabile: Di Maggio Cosimo Parole chiave: mammella, ecografia, imaging Il progetto, che coinvolge altri centri italiani, si propone varie fasi successive: Definizione degli obiettivi; valutazione della casistica raccolta; rivalutazione della classificazione; test di concordanza basato sulla rivisitazione random di quadri di patologia; riesame della propria casistica sulla base della nuova classificazione. In 8 centri italiani 784 donne sono state sottoposte ad ecografia tradizionale e ad Elastosonografia. Sono state riscontrate 874 lesioni con diagnosi definitiva di 138 benignità (614) e di malignità (260). Le valutazioni statistiche sono state affidate ad un centro indipendente. La Elastosonografia ha dimostratro alta specificità, il VPN è stato del 96.3% per le lesioni classificate BI-RADS 3. Il K index tra osservatori è risultato superiore al 90%. 9 - RUOLO DIAGNOSTICO DELLA RISONANZA MAGNETICA NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONI MAMMARIE RISCONTRATE NELL'AMBITO DELLA PREVENZIONE ONCOLOGICA Responsabile: Pescarini Luigi Parole chiave screening, mammella, RMN, imaging Con la diffusione delle indagini di screening ed i controlli personali connessi ad una evoluzione dell'educazione e della cultura sanitaria viene identificato un numero sempre più grande di donne con presenza di lesioni mammarie infracliniche che necessitano di tipizzazione cito-istologica. Tuttavia, l'espletamento di tali indagini non è talora possibile per motivi tecnici o le risposte ottenute non risultano esaustive per un orientamento in senso chirurgico o il follow-up. La RMN, in virtù di probanti valori predittivi (negativo e positivo), dovrebbe essere in grado di far inviare o meno al chirurgo i casi selezionati. Benchè le situazioni cliniche sopra indicate siano piuttosto infrequenti, la notevole casistica che attualmente confluisce presso l' U.O di Senologia dovrebbe garantire in tempi brevi un campione adeguato per rendere valida la ricerca. La casistica complessiva delle indagini di RMN delle mammelle è stata di 253 casi. Le indicazioni all'esame hanno riguardato aspetti specifici quali il rischio genetico (50) e la stadiazione preintervento (16); per il resto sono state relative a problematiche diagnostiche diverse (197). Tra queste i casi valutati con RMN per impossibilità tecnica ad eseguire prelievi cito-istologici sono stati 11. Di questi 3 casi sono stati inviati successivamente al controllo istologico sulla base di un sospetto (1 positivo) o di un dubbio (2 negativi-benigni). Gli altri casi sono in corso di follow up sulla scorta di un reperto RMN negativo (5) o dubbio (3). Il follow-up anche per i casi dubbi è giustificato sia dalla presenza di altri "aspetti funzionali" riscontrati alla RMN analoghi a quelli dell'area d'interesse, o nella stessa mammella o nella controlaterale, che all'età pemenopausale in cui le aree dubbie sono più frequenti in relazione allo stato ormonale, quanto alla presumibile benignità morfologica. Dai primi risultati sembra di poter riconoscere l' utilità della RMN quando è positiva o del tutto negativa. Negli altri casi, ai fini decisionali, è ancora fondamentale la correlazione di tutte le tecniche. 10 - STADIAZIONE DEL CARCINOMA PANCREATICO Responsabile: Pedrazzoli Sergio Parole chiave Pancreas, PET-TAC, imaging, staging La diagnosi e la stadiazione delle neoplasie pancreatiche continuano ad essere difficili. In particolare, la previsione di resecabilità del carcinoma pancreatico resta bassa per la presenza di metastasi a distanza non evidenziate dalle metodiche tradizionali di imaging, tanto da indurre diversi Autori ad introdurre nell'iter diagnostico di tale malattia una metodica invasiva come la laparoscopia. La necessità di una stadiazione più accurata si rende necessaria anche per i pazienti con neoplasia localmente avanzata (stadio IVa: tumore infiltrante estesamente il confluente venoso mesentericoportale e/o le strutture arteriose, non resecabile, senza metastasi peritoneali o a distanza) per i quali è proponibile un trattamento chemioterapico e/o radioterapico mirato ad ottenere un "down staging" della neoplasia; frequentemente in questi pazienti la presenza di ittero presuppone un drenaggio biliare endoscopico o radiologico. La sopravvivenza riportata si aggira in media sui 12 mesi, ma una certa percentuale di questi pazienti sviluppa precocemente metastasi peritoneali e/o epatiche; in questi pazienti è ragionevole pensare ad una non corretta stadiazione della neoplasia al momento della diagnosi, con conseguenti errori nel trattamento e nella definizione della prognosi. In 84 pazienti affetti da carcinoma pancreatico istologicamente accertato la PET/TAC ha dimostrato una sensibilità del 97.6% nell'individuare la neoplasia pancreatica ed ha modificato il trattamento nel 20% dei pazienti, dimostrando lesioni metastatiche non evidenziate da altre metodiche o evidenziando lesioni primitive dubbie alle indagini tradizionali. L'obiettivo è di validare 139 la PET/TAC come metodica di primo impiego nella stadiazione del cancro pancreatico, migliorando la percentuale di resecabilità della neoplasia. Duecentocinque pazienti sono stati sottoposti a PET/TAC in aggiunta alle indagini tradizionali (Ecografia, TAC spirale, CA 19-9 sierico, Rx Torace), nel corso del work-up per sospetta neoplasia pancreatica. Centosettantasette pazienti sono stati sottoposti a PET/TAC per la diagnosi e stadiazione di una sospetta neoplasia pancreatica e 28 pazienti nel corso del follow-up dopo resezione per carcinoma pancreatico. I risultati della PET/TAC sono stati confermati dall‘intervento chirurgico in 123 pazienti, dalla biopsia percutanea in 28, e dal follow-up in 54. Novantotto pazienti avevano una neoplasia maligna e 79 una lesione benigna. La PET/TAC è risultata correttamente positiva in 96/98 tumori maligni (sensibilità e valore predittivo positivo 98%) ed in 2 pazienti con patologia benigna (pancreatite cronica). In 15 pazienti la metodica ha evidenziato metastasi a distanza non rilevate dalle tecniche tradizionali, ed in 13 pazienti ha correttamente identificato come maligne, lesioni con aspetti dubbi o non conclusivi alle altre indagini. Tre pazienti hanno ricevuto una sincrona resezione colica per la presenza di neoplasia colica evidenziata solo dalla PET/TAC. Una recidiva di malattia dopo chirurgia si è verificata in 17 pazienti ed è stata dimostrata solo dalla PET/TAC in 11: 6 pazienti sono stati sottoposti a resezione della recidiva. In un altro paziente la PET/TAC ha identificato un secondo tumore primitivo del colon destro. Il trattamento dei pazienti con massa pancreatica è stato influenzato dalla PET/TAC in 43 pazienti (21%) grazie alla identificazione di malignità, di metastasi a distanza non note o per lesioni associate. 11 - DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE DELLE LESIONI CISTICHE BENIGNE E MALIGNE PANCREATICHE Responsabile: Pedrazzoli Sergio Parole chiave: Pancreas, PET-TAC, imaging Il riscontro radiologico incidentale di una o più lesioni cistiche pancreatiche in pazienti asintomatici è in continuo aumento, grazie alla diffusione delle metodiche ecografiche e TAC; una certa quota di queste lesioni è costituita dalle neopasie mucinose intraduttali, maligne o potenzialmente maligne, per le quali è spesso indicato l'intervento di exeresi. Tuttavia, la diagnosi differenziale delle lesioni cistiche pancreatiche rimane difficile: il problema principale è rappresentato dalla corretta discriminazione tra le forme maligne, per le quali è imperativo procedere ad un intervento chirurgico, e quelle benigne che possono beneficiare di un intervento più conservativo o, soprattutto nelle persone anziane, essere messe in follow-up. In questo campo l'attendibilità delle metodiche tradizionali (ECO, TAC, RMN, Ecoendoscopia con o senza FNAB) non supera il 70-75%. In 20 pazienti con sospetta neoplasia cistica mucinosa intraduttale del pancreas la PET/TAC ha dimostrato una sensibilità del 100% e del 75% nel rilevare le neoplasie maligne invasive e non invasive, rispettivamente. Metà dei pazienti con lesione non captante alla PET/TAC non sono stati operati e sono stati posti in follow-up (mediana 14 mesi). L'obiettivo dello studio è di confermare prospetticamente in un congruo numero di pazienti la validità della PET/TAC nel discriminare le forme maligne dalle benigne e l'impatto della metodica sulle decisioni terapeutiche soprattutto nelle lesioni incidentali, in pazienti asintomatici. Nei pazienti non operati i risultati saranno validati da un lungo follow-up con controlli semestrali. Si prevede la raccolta di ulteriori 20-30 casi/anno di questa patologia abitualmente considerata rara, con intervento chirurgico, e conseguente verifica istologica della diagnosi oppure follow-up dei pazienti non operati per verificare l'attendibilità della diagnostica differenziale. 12 - STUDIO SULLA MOBILIZZAZIONE DI CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE DOPO INTERVENTI DI CHIRURGIA EPATICA Responsabili: Menegazzo Marinella Parole chiave: staminali, fegato La ricerca si propone di chiarire se interventi di chirurgia epatica si associno alla mobilizzazione di cellule staminali dalle riserve midollari e di organo. Altro quesito che 140 lo studio si pone riguarda la possibile correlazione tra l'immissione in circolo di cellule staminali ematopoietiche CD34+ nel post-operatorio e la natura della lesione trattata (patologia epatica benigna o maligna) da un lato e l'estensione dell'intervento chirurgico (chirurgia epatica maggiore o minore) dall'altro. Per lo studio in corso sono stati selezionati pazienti affetti da patologia epatica primitiva e secondaria sottoposti a chirurgia epatica resettiva sia maggiore che minore). Tale gruppo di pazienti è stato quindi confrontato con un gruppo di pazienti sottoposti a chirurgia addominale non epatica. È stato inoltre selezionato un gruppo di donatori sani sui quali si è effettuato il dosaggio dei valori basali di cellule staminali ematopoietiche. I parametri considerati sono stati il dosaggio basale (pre-operatorio) delle cellule staminali ematopoietiche, il dosaggio nel post-operatorio e la conta leucocitaria. I risultati preliminari di questo studio hanno consentito di evidenziare un incremento statisticamente significativo delle cellule staminali ematopoietiche CD34+, dalla VII alla IX giornata postoperatoria, nei pazienti sottoposti a chirurgia epatica rispetto a quelli sottoposti ad interventi di chirurgia addominale non epatica. Si sottolinea che i valori basali di CD34+ e la conta leucocitaria nei due gruppi sono risultati sovrapponibili. L'ipotesi è quindi che il danno epatico indotto dall'intervento chirurgico sia uno stimolo sufficiente ad indurre una mobilizzazione di cellule staminali ematopoietiche e la loro immissione nel torrente circolatorio con il probabile scopo di contribuire ai fenomeni di rigenerazione epatica. Questo dato trova conferma in molti riscontri a livello della comunità scientifica internazionale; tuttavia, non è stato sinora possibile stabilire la modalità certa attraverso cui queste cellule contribuiscono alla rigenerazione epatica. 13 - ANALISI DI SOPRAVVIVENZA "INTENTION TO TREAT" DOPO TRAPIANTO DI FEGATO PER EPATOCARCINOMA: STUDIO PROSPETTICO Responsabile: Cillo Umberto Parole chiave: Fegato, trapianto, epatocarcinoma Il progetto si articola in due fasi fondamentali: - l'analisi dei risultati del nostro protocollo monocentrico prospettico di gestione clinica del paziente con epatocarcinoma (HCC) nel corso dell'intero iter trapiantologico (dalla valutazione per l'inserimento in lista, alla gestione durante l'attesa, e quindi il followup post trapianto). - l'organizzazione a livello multicentrico (in area North-Italy Transplant successivamente da estendere al Centro Nazionale Trapianti), di un protocollo sull'espansione dei criteri di Milano sia a livello di inclusione in lista che di politica di dropout dalla lista per progressione tumorale. Abbiamo già realizzato la prima fase del progetto attraverso l'analisi dei risultati del nostro protocollo monocentrico dal 2000 al 2005. Abbiamo dimostrato che attraverso il nostro modello gestionale dei pazienti con HCC candidati a trapianto (criteri di selezione basati su grading e terapia aggressiva multimodale pre-trapianto) abbiamo ottenuto una percentuale di dropout dalla lista inferiore a quella dei candidati a trapianto per patologia benigna con un sopravvivenza post-trapianto sovrapponibile (0% di ricorrenze neoplastiche post-trapianto). Abbiamo inoltre dimostrato che dei 100 pazienti con HCC arruolati nel periodo di studio, 40 uscivano dai criteri di Milano e nonostante questo il loro rischio di dropout o morte è stato del tutto similare ai rimanenti 60 che rientravano nei criteri. 14 - VALUTAZIONE FISICA DELLE PRESTAZIONI DI SISTEMI "COMPUTED RADIOGRAPHY" COME DISPOSITIVI DI ACQUISIZIONE DI IMMAGINI IN AMBITO RADIOTERAPICO Responsabile: Fabbris Roberto Parole chiave: controlli di qualità, radioterapia, imaging I sistemi digitali di acquisizione immagini detti "Computed Radiography" (CR) sono largamente impiegati nell'ambito della radiologia diagnostica convenzionale. Recentemente i CR sono stati introdotti in radioterapia per la verifica del trattamento, ma ancora non sono stati caratterizzati in termini di qualità dell'immagine. Il nostro progetto prevede di effettuare uno studio per approfondire le prestazioni dei sistemi 141 CR, allo scopo di verificarne l'applicabilità in campo radioterapico e ottimizzarli allo scopo di ottenere immagini affidabili, anche a confronto con altre metodiche di imaging ad alte energie. Il progetto prevede l'utilizzo di strumentazioni ed esperienze già acquisite in diagnostica con la successiva estensione in radioterapia. Si prevede di procedere attraverso le seguenti fasi: verifica dell'affidabilità dei sistemi CR; progettazione/realizzazione di adeguati fantocci per la valutazione della qualità delle immagini; utilizzo dei fantocci per la valutazione fisica della qualità delle immagini; ottimizzazione delle tecniche sperimentali allo scopo di migliorare le immagini di verifica del trattamento radioterapico. Un primo confronto sperimentale tra i sistemi CR e un dispositivo portale per imaging alle alte energie ha evidenziato che i sistemi CR hanno una risoluzione spaziale adeguata per le immagini in radioterapia. Per quanto riguarda invece il contrasto, le immagini CR mostrano prestazioni leggermente inferiori rispetto alle immagini portali, ma questo risultato appare strettamente collegato all’algoritmo di lettura utilizzato e alle successive elaborazioni in postprocessing. Dai primi risultati è dunque confermata la possibilità di ottimizzare le tecniche di esposizione e lettura, allo scopo di migliorare le immagini ottenute in fase di verifica radioterapica del trattamento. 15 - L'IMPIEGO DELLA PET-TC NEL CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO PERSISTENTE/RECIDIVANTE Responsabile: Pelizzo Maria Rosa Parole chiave: tiroide, PET-TAC, imaging Si può calcolare che oltre il 20% di persistenza/recidiva di carcinoma differenziato della tiroide risulti non-iodofissante e quindi sfugga sia alla diagnostica scintigrafica Total-Body che alla terapia con 131Iodio. Preliminari applicazioni della PET-TAC hanno consentito di individuare le forme non-iodofissanti a prognosi peggiore proponendosi come indicatore di estrema utilità nell'avviare questi pazienti direttamente alla chirurgia piuttosto che alla terapia con 131Iodio. In conclusione quei pazienti con foci neoplastici che risultino positivi alla PET-TAC possono evitare il dispendioso e inefficace programma della siderazione con 131Iodio, riducendo le liste d'attesa dei pazienti che si giovano della 131Iodio terapia. Per lo studio sono stati arruolati 15 pazienti, affetti da carcinoma tiroideo differenziato (3 carcinomi follicolari e 12 carcinomi papillari) già trattati con 131I, che presentavano nel follow-up una tireoglobulina in soppressione> 2ng/ml e con malattia residua non iodofissante. Tutti i pazienti all’indagine 18FDG PET-TAC presentavano una intensa positività per localizzazione loco-regionale di malattia, e sono stati successivamente sottoposti a bonifica chirurgica. All’ultimo controllo, 10 dei 15 pazienti (67%) presentavano livelli di tireoglobulina <2ng/ml, 4 pazienti (27%) presentavano livelli di tireoglobulina >2 ng/ml, 1 paziente (6%) presentava livelli di tireoglobulina <2 ng/ml ma anticorpi anti-tireoglobulina positivi. I risultati preliminari sembrano indicare che la PET-TAC, individuando persistenza o recidiva di malattia non iodofissante a prognosi peggiore, si proponga come indicatore di estrema utilità nell’avviare questi pazienti direttamente alla chirurgia piuttosto che alla terapia con 131I. 16 - IMAGING TRIDIMENSIONALE E CHIRURGIA ROBOTIZZATA DELLE LESIONI NEOPLASTICHE ENDOCRANICHE Responsabile: Muzzio Pier Carlo Parole chiave neurochirurgia, imaging, sistema nervoso centrale La chirurgia "minimamente invasiva" è rimasta di fatto patrimonio di pochissimi centri, tanto che fino alla fine degli anni '80 erano stati eseguiti in tutto il mondo poco meno di 7000 interventi. Le cause di questa ridotta utilizzazione possono essere ricercate nell'assenza di un valido supporto di image processing o di hardware informatico che ne consentisse un decollo e ne dimostrasse le enormi potenzialità. Le metodiche "minimamente invasive" hanno dovuto attendere per circa un ventennio prima di imporsi come metodiche sostitutive degli approcci tradizionali. Solo dopo l'introduzione di complesse Workstation grafiche e di opportuni meccanismi hardware di microelettronica dedicati, sviluppati all' inizio degli anni '90, si è potuta estendere 142 ad oltre 300mila pazienti l' opportunità di essere operati e curati mediante supporti non tradizionali, quali il neuronavigator, il Cyberknife, la Gamma Knife. L' introduzione successiva di robot che coordinano il movimento della testa in accordo al piano di cura computerizzato è riuscita ad abbattere drasticamente i tempi operatori, riducendo quindi disagi e dolore al paziente e consentendo un errore di posizionamento al di sotto di un decimo di millimetro, praticamente quasi uguale a zero. Anche i tempi di degenza per paziente si riducono ad una media di 2 giorni, con riduzione dei costi sanitari e aumento esponenziale dell'indice di ricavo. La recente introduzione in alcuni campi della medicina di metodiche di visualizzazione e robotica, peraltro già utilizzate in altri settori scientifici ed industriali, può apportare sostanziali progressi nella pratica chirurgica. Le immagini ottenute da scanner permettono di vedere e ricostruire ciò che è sotto la superficie del paziente prima, durante e dopo l'atto operatorio. Al chirurgo viene offerto un ambiente di lavoro virtuale all' interno del quale può quantificare volumi, delimitare aree funzionali, definire traiettorie e scegliere strategie alternative. Tale ambiente virtuale è creato tuttavia tramite informazioni molto complesse che devono essere elaborate per poter creare quelle potenzialita' visuali, di cui necessita il chirurgo. Questo significa creare software tools le cui componenti integrino la metodica chirurgica con i sistemi informativi multimodali. Ad esempio, lo studio angiografico di una malformazione artero-venosa, associato ad una duplice indagine di perfusione arteriosa e diffusione venosa, con segmentazione, su opportuni livelli di thresholding, di aree di interesse, crea dei modelli di supporto di targeting e visualizzazione pre-operatoria complessi ma efficaci. Tali modelli, qualora associati a coordinate geometriche o reperi non obbligatoriamente anatomici, consentono poi di navigare ed intervenire all'interno del paziente con una precisa conoscenza della situazione anatomico-funzionale. La realtà chirurgica in cui ci imbattiamo è tuttavia più complessa. Difatti l'apertura della scena operatoria, anche se ridotta, crea una dinamica pressoria che facilmente può modificare il setup informatico predefinito. Alle metodiche di ricostruzione tridimensionali è pertanto opportuno sovrapporre parallelamente un approccio di metodi geometrici costruttivi in modo tale che utilizzando modelli matematico-fisici simulati si possano ricondurre le rappresentazioni grafiche ottenute all'anatomia del momento tramite l'introduzione di opportune forze. L'obiettivo di questa ricerca è duplice. 1) In una prima fase si vogliono sviluppare tutte le procedure matematiche ed informatiche in grado di riprodurre o ricostruire informazioni anatomiche ottenute da informazioni combinate multimediali. In tale modo è consentito al chirurgo di valutare con le dovute cautele e con il dovuto tempo la struttura anatomica sulla quale dovrà intervenire nella seduta operatoria. 2) La seconda fase sviluppa invece una serie di modelli geometrici sottoposti a tensioni in grado di ricreare situazioni reali. Il risultato di tali modelli costruttivi è a sua volta diversificato: il primo target sviluppa condizioni di "didattica simulata" dell'intervento operatorio. Agli organi visualizzabili vengono associate cioè proprietà di consistenza, resistenza e malleabilità tipica degli organi reali. Il secondo target è quello di costruire il necessario supporto intraoperatorio in modo tale che gli organi a rischio o elettivi non abbiano ad essere lesi durante la radicalità dell'intervento. Schematicamente, le fasi previste sono le seguenti: Realizzazione di un simulatore con feedback haptico applicabile in ambito neurochirurgico e neuroradiologico; Realizzazione di un sistema informatico di visualizzazione integrabile nella pratica neurochirurgica. Le ricadute sul paziente e sul sistema sanitario sono estremamente importanti. La ricostruzione e visualizzazione tridimensionale di organi anatomici costituisce un tremendo impatto sanitario positivo per il paziente sia in termini di contenimento dei rischi che di riduzione dei tempi di intervento e di ricovero, e pone le basi per protocolli chirurgici completamente innovativi; si inserisce inoltre in una linea di ricerca su cui si stanno confrontando numerose sedi universitarie, prevalentemente straniere, e numerose imprese europee ed extraeuropee. La capacità di ricreare ambienti virtuali con caratteristiche avanzate (dinamiche, termiche, tattili), può avere un notevole impatto, oltre che su aspetti clinici, anche su settori diversi in cui sono richieste, ad esempio, caratteristiche avanzate per l'ispezione elettronica (aeroporti, industrie, etc.). Di conseguenza tale tecnologia può consentire il trasferimento di software dedicato a 143 strutture private per la commercializzazione. L'inserimento di software tridimensionale virtuale utilizzando stazioni robotiche può realizzare forme di partnership, peraltro già richieste, con le case produttrici di robot, da cui è possibile avere in cambio prodotti aggiornati, materiale disposable o know-how. Tramite questo progetto l'unita' di ricerca propone inoltre un collegamento con strutture di cura disponibili a processi di teledidattica e telementoring, per valutare l'utilità del trasferimento di know-how a strutture periferiche. 17 - ACCURATEZZA DELL'ENDOMICROSCOPIA CONFOCALE NELLA DIAGNOSI DELLA DISPLASIA NELL'ESOFAGO DI BARRETT: STUDIO PROSPETTICO IN DOPPIO CIECO Responsabile: Battaglia Giorgio Parole chiave: esofago, Barrett, endoscopia L'esofago di Barrett (BE) costituisce un fattore predisponente all'adenocarcinoma esofageo (ACA), con un'incidenza dello 0,5% per anno. Sebbene il BE possa normalmente essere riconosciuto all'esame endoscopico, altrettanto non si può dire per la presenza o meno di displasia e soprattutto del suo grado. Essendo la displasia un importante marker di aumentato rischio di progressione verso l'ACA, le linee guida raccomandano controlli endoscopici periodici tabellati in base al grado di displasia, con biopsie multiple per rilevare tempestivamente la progressione o la presenza di early cancer al fine di poter sottoporre il paziente ad adeguata e tempestiva terapia. Questo approccio però può essere inficiato dall'errore del campionamento bioptico eseguito random, dalla variazione inter- e intra-osservatore dell'interpretazione istologica, dagli artefatti introdotti dall'infiammazione locale, e infine dai costi relativi all'esame istologico e al ritardo diagnostico. Studi in pazienti sottoposti a esofagectomia dopo esser stati sottoposti a rigorosi protocolli di follow-up, hanno dimostrato il mancato riconoscimento di ACA in pazienti con displasia di alto grado (HGD) nel 43-57% dei casi. La presenza di displasia infatti è irregolare e focale. Questo è stato ben dimostrato da Cameron; in 30 esofagectomie eseguite per HGD o early ca, la superficie media del BE era di 32 cm2, della displasia di basso grado (LGD) di 13 cm2, della HGD 1,3 cm2 e quella dell'early 1,3 cm2. Questo può far pensare che la LGD circondi aree di HGD o di early cancer, e che queste possano essere misconosciute quando viene fatta diagnosi di displasia lieve. Da queste considerazioni si capisce l'urgenza di trovare delle metodiche specifiche e sensibili per evidenziare gli ultimi anelli della catena della trasformazione della mucosa esofagea da Barrett a cancro; quelle finora impiegate non superano il 70 % di accuratezza. Lo strumento impiegato è un normale video-endoscopio Pentax (Pentax EC3870K) sul cui terminale è stato applicato uno scanner confocale miniaturizzato. 40 pazienti con BE noto o sospetto ACA in situ verranno sottoposti ad esame endoscopico in sedazione da un unico endoscopista. L'esofago verrà esaminato con lo strumento confocale nei punti indicati dal protocollo di Seattle per le biopsie nella sorveglianza del Barrett (4 punti cardinali ogni 2 cm di esofago metaplasico) e negli stessi punti verranno eseguite le biopsie con pinza con ago con apertura di 5 mm. Quattro istologi esperti esamineranno in cieco le immagini archiviate e le classificheranno secondo la nuova classificazione confocale del Barrett, per poi confrontarle sempre in cieco con il preparato istologico. Le variazioni inter- ed intra-osservatore saranno analizzate secondo la statistica Kappa di Cohen. Obiettivi dello studio sono: 1. Valutare la sensibilità, la specificità e l'accuratezza della metodica 2. Valutare la capacità di differenziare i vari gradi di displasia L'introduzione nella pratica clinica di un nuovo strumento, l'endomicroscopio confocale, in grado di in grado di visualizzare la struttura cellulare in vivo, sembrerebbe migliorare notevolmente questi risultati: le prime analisi riferirebbero una sensibilità dal 94,4% al 97,4%, una specificità dal 95% al 99,4% ed una accuratezza globale dal 99,2 % al 99,3 %. 18 - MISURAZIONE DEL VOLUME DELLA NEOPLASIA ESOFAGEA MEDIANTE ULTRASONOGRAFIA ENDOSCOPICA TRIDIMENSIONALE PRIMA E DOPO TRATTAMENTO CITORIDUTTIVO CHEMIO-RADIOTERAPICO 144 Responsabile: Ancona Ermanno Parole chiave: Barrett, esofago, staging, endoscopia Ci proponiamo, utilizzando a livello di esofago superiore medio e distale l'ecografia endoscopica con minisonde dual-plane e software di ricostruzione tridimensionale, di calcolare il volume delle neoplasie esofagee prima e dopo trattamento citoriduttivo chemio-radioterapico al fine di ottenere una valutazione basata su un valore (espresso in mm3) morfo-volumetrico riproducibile, indice quindi della risposta al trattamento. Saranno reclutati pazienti affetti da: Neoplasia dell'esofago (adenocarcinoma e carcinoma spinocellulare); esofago di Barrett con displasia di basso-alto grado. A tutti verrà proposta endoscopia con ecografia endoscopica con minisonda tridimensionale transendoscopica. Verranno utilizzate, a seconda dei casi, o la metodica di instillazione diretta di acqua nel viscere o il riempimento con acqua (o gel idrosolubile) di un condom. Verranno quindi valutati: il grado (T) di interessamento parietale, lo stadio (N) di interessamento linfonodale periesofageo e la eventuale presenza di linfoadenopatie in regione del tripode celiaco (M). Sono state eseguite 12 misurazione volumetriche tridimensionali in altrettanti pazienti affetti da neoplasia esofagea, quattro dei quali sono stati studiati prima e dopo trattamento citoriduttivo con chemio-radioterapia. In 9 casi si è utilizzata la metodica del riempimento diretto di acqua del viscere. Nei rimanenti tre si è utilizzata la metodica del posizionamento del condom alla estremità dell’endoscopio al fine di creare una camera acustica stabile e non pericolosa per il paziente (evitando il rischio di aspirazione). In tre casi è stato posizionato un overtube per proteggere le vie aeree. Si sono riscontrati alcuni problemi legati alla difficoltà tecnica di misurazione del volume e si è provveduto alla segnalazione alla azienda produttrice della strumentazione. Si è inoltre riscontrato che i volumi indicati dalla misurazione endosonografica non corrispondono al vero volume anatomico causa la retrazione post-fissazione del pezzo chirurgico. Si ritiene invece utile la comparazione tra misura volumetrica pre-trattamento chemio-radioterapico e post-radioterapico. Non sono ancora stati valutati (causa esiguità del numero pazienti e del tempo breve intercorso) indici di beneficio (es. aumento della sopravvivenza) legati alla percentuale di riduzione della massa e/o allo stadio pT post resezione chirurgica. Lo studio continua e si intende ampliarlo alle piccole lesioni solide esofagee asintomatiche di natura benigna (es. leiomiomi <1,5 cm di diametro) per seguirne l’evoluzione nel tempo con un indice morfovolumetrico riproducibile (follow-up a 6-12-24 mesi). 19 - STUDIO DEL PIT-PATTERN DELL'ESOFAGO DISTALE E DEL CARDIAS IN RELAZIONE A DIFFERENTI SITUAZIONI CLINICHE Responsabile: Battaglia Giorgio Parole chiave: Barrett, esofago, endoscopia Lo studio si propone, utilizzando a livello di esofago distale e cardias l'endoscopia con magnificazione in combinazione con la cromoscopia, di identificare in primo luogo la presenza di lesioni, quindi di rilevare caratteristiche macroscopiche che possano consentire di differenziare quelle benigne da quelle maligne; infine analizzare l'eventuale presenza di quegli elementi orientativi per estensione ed invasività di un carcinoma ai fini del trattamento. I dati verranno confrontati con il reperto dell'esame bioptico. Saranno reclutati 30 pazienti affetti da: neoplasia SCC T1 dell'esofago, candidati alla mucosectomia endoscopica (EMR), NERD (non esophageal reflux disease), esofago di Barrett con o senza displasia, pazienti di controllo. A tutti verrà proposta endoscopia ad alta risoluzione con magnificazione e cromoscopia con Lugol, Bleu di metilene o Indaco carminio per verificare la presenza di: 1. microalterazioni mucose invisibili all'endoscopia tradizionale tipiche delle NERD (microerosioni giunzionali, iperplasia foveolare, cardite) 2. metaplasia intestinale nella mucosa cardiale nativa 3. alterazioni dei capillari intra-papillari e delle papille mucose in neoplasie esofagee m1 e m2 di pazienti da sottoporre ad EMR 4. pattern mucoso di superficie secondo le cinque classi di Endo nell'esofago di Barrett. 145 Alla data odierna sono stati studiati 10 pazienti con esofago di Barrett, 4 dei quali con iniziali foci adenocarcinomatosi. E’ stato abbandonato lo studio cromoendoscopico con blu di metilene per le segnalazioni apparse in letteratura riguardanti un probabile danno genetico riparativo a carico del DNA in cavie trattate con tale colorante. I pazienti sono stati studiati con spray di acido acetico e poi endoscopia con zoommagnificazione 150 X. Tutte le immagini ottenute sono state catalogate secondo le 5 variabili del pit pattern di Kudo (tondi, stellariformi o papillari, piccoli tubuli, grandi tubuli, arboriformi, destrutturati) e l’esito dei prelievi bioptici comparati con l’ipotesi diagnostica formulata mediante sola endoscopia. L’accuratezza diagnostica è stata del 90% (sovrastadiazione in un solo caso erroneamente classificato alla endoscopia come displasia grave, mentre alla istologia era metaplasia intestinale). 20 - STADIAZIONE MEDIANTE ECOGRAFIA ENDOSCOPICA AD ALTA FREQUENZA DELLE LESIONI ESOFAGEE TRATTABILI MEDIANTE MUCOSECTOMIA ENDOSCOPICA Responsabile: Bocus Paolo Parole chiave Barrett, esofago, staging, endoscopia Scopo dello studio è l'incremento del valore dell'accuratezza di stadiazione delle lesioni superficiali dell'esofago superiore medio e distale (T1m e T1sm) mediante l'utilizzo di minisonde endosonografiche transendoscopiche a 30 MHz, al fine di meglio individuare i possibili trattamenti stadio-dipendenti alternativi alla chirurgia (mucosectomia, terapia fotodinamica, terapia ablativa laser etc). Saranno reclutati pazienti affetti da: - neoplasia dell'esofago (adenocarcinoma e carcinoma spinocellulare), - esofago di Barrett con displasia di basso-alto grado. A tutti verra' proposta endoscopia con ecografia endoscopica con minisonda transendoscopica ad alta frequenza (30 MHz). Verranno utilizzate, a seconda dei casi, o la metodica di instillazione diretta di acqua nel viscere o il riempimento con acqua (o gel idrosolubile) di un condom. Verranno quindi valutati: il grado (T) di interessamento parietale, lo stadio (N) di interessamento linfonodale periesofageo e la eventuale presenza di linfoadenopatie in regione del tripode celiaco (M). Sono stati studiati 6 pazienti con carcinoma dell’esofago (3 adenocarcinomi e 3 carcinoma spinocellulare) precedentemente stadiati mediante EUS convenzionale T1 N0. I tre casi di adenocarcinoma sono stati stadiati mediante minisonda transendoscopica a 30 MHz come T1m (2) e T1sm (1). I 2 casi T1m sono stati trattati con mucosectomia ottenendo l’asportazione completa delle lesioni che sono risultate essere entrambe T1m. Il caso identificato mediante EUS T1sm è stato trattato con chirurgia convenzionale ed anche in questo caso l’esame istologico sul pezzo operatorio ha confermato la stadiazione EUS. I tre casi di ca. spinocellulare identificati come T1 sm sono stati resecati mediante chirurgia. La stadiazione EUS è risultata corretta in un solo caso (T1 sm). 21 - APPLICAZIONE DELLA TECNICA DELLA BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA NEI PAZIENTI CON CARCINOMA GASTRICO E COLICO Responsabile: Nitti Donato Parole chiave linfonodo sentinella, stomaco, colon-retto Lo studio è volto a valutare il ruolo prognostico della biopsia del linfonodo sentinella nel carcinoma gastrico e nel carcinoma del colon. La procedura si avvale sia della tecnica con colorante vitale (Patent blue) iniettato intra-operatoriamente in prossimità della sede del tumore primitivo, sia della tecnica scintigrafica. Quest'ultima si basa sull'iniezione peritumorale per via endoscopica di un tracciante radioattivo il giorno precedente l'intervento e sulla sua rilevazione mediante sonda scintigrafica intraoperatoria. Lo studio ha notevoli possibili applicazioni clinico-sanitarie. Nel caso del carcinoma gastrico, qualora lo status del linfonodo sentinella riflettesse fedelmente quello dei bacini linfonodali perigastrici, tale procedura potrebbe essere utilizzata per guidare la scelta del chirurgo nell'estensione della linfoadenectomia. Nel caso invece del carcinoma colico, la biopsia del linfonodo sentinella potrebbe consentire una più 146 accurata stadiazione e quindi l'individuazione di pazienti che potrebbero beneficiare di un trattamento chemioterapico adiuvante. 22 - MODULAZIONE DELL'EFFETTO ANTITUMORALE DEL TNF Responsabile: Rossi Carlo Riccardo Parole chiave: TNF, melanoma, sarcoma, chemioterapia Scopo di questo progetto è identificare in vitro molecole che aumentino l'attività antineoplastica del tumor necrosis factor (TNF) e/o del melphalan, pur avendo da sole scarsa o nulla attività citotossica (sensibilizzatori del TNF/melphalan). Queste molecole dovrebbero sfruttare alcune caratteristiche molecolari proprie delle cellule neoplastiche (e.g. iperespressione di fattori anti-apoptotici) e quindi il loro effetto di sensibilizzazione dovrebbe risultare tumore-specifico. In questa maniera l'attività antineoplastica dovrebbe essere potenziata senza aumentare la tossicità del TNF nei confronti delle cellule normali. Utilizzando test di citotossicità colorimetrici, stiamo testando l'effetto di molecole già note (e.g. imatinib, inibitori della COX-2, Nacetilcisteina, inibitori della sintasi dell'ossido nitrico, donatori di ossido nitrico) con o senza TNF nei confronti di diverse linee cellulari tumorali di melanoma e sarcomi delle parti molli nonchè di cellule normali (PBMC, fibroblasti, cellule endoteliali). In caso di sinergismo, saranno indagati alcuni dei potenziali meccanismi molecolari alla base dell'attività sensibilizzante (e.g. apoptosi e danno ossidativo al DNA). 23 - TECNICA DEL LINFONODO SENTINELLA CON TRACCIANTE RADIOATTIVO NEL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE CLINICAMENTE N0 Responsabile: Pelizzo Maria Rosa Parole chiave: tiroide, linfonodo sentinella, imaging Il ruolo della dissezione linfonodale nel trattamento chirurgico del carcinoma papillare della tiroide (CPT) è ancora controverso, costituendo la presenza di metastasi linfonodali un fattore prognostico negativo per l'insorgenza di recidive e non per la sopravvivenza. In letteratura vengono riportate varie tecniche di marcatura per la ricerca del linfonodo sentinella (LNFS) nel CPT, ma rari sono gli studi di applicazione ed accuratezza nell'uso dei traccianti radioattivi rispetto alla tecnica con coloranti vitali. La ricerca del LNFS nel CPT mediante traccianti radioattivi prevede l'esecuzione di una linfoscintigrafia 3 ore prima dell'intervento chirurgico con iniezione intratumorale di 99Tc-Albumina umana nanocolloidale e successiva acquisizione delle immagini linfoscintigrafiche in fase precoce e in fase tardiva. Quindi il paziente viene sottoposto all'intervento chirurgico nel corso del quale, dopo esecuzione di tiroidectomia, si procede con sonda gamma intraoperatoria collimata all'esplorazione del compartimento centrale e laterocervicale sulla base della mappa scintigrafica. Si procede quindi all'individuazione e dissezione del LNFS. Considerando che oltre il 30% dei pazienti affetti da CPT e con N0 preoperatorio presenta metastasi linfonodali, l'introduzione della tecnica del LNFS mediante tracciante radioattivo presenta i seguenti vantaggi: 1. accurata selezione dei pazienti da sottoporre a dissezione linfonodale evitando inutili tempi chirurgici e riducendo la morbidità; 2. una più accurata stadiazione linfonodale in vista del trattamento radiometabolico postchirurgico; 3. una precisa selezione dei pazienti da sottoporre al trattamento con I-131 post-operatorio; 4. identificazione di eventuali metastasi linfonodali al di fuori del compartimento centrale. Abbiamo arruolato 25 pazienti con diagnosi preoperatoria di CPT realizzata mediante citologia su agoaspirato, senza evidenza clinica ed ecografica di interessamento linfonodale loco-regionale. In tutti i pazienti è stato individuato almeno 1 LFNS sia mediante la linfoscintigrafia pre-operatoria che durante l’intervento chirurgico. Il LFNS è risultato positivo per metastasi in 12 pazienti (48%); in 7 pazienti si trattava del primo LFNS (28%), in 5 pazienti del secondo LFNS (20%). Dieci di questi 12 casi presentavano solo micrometastasi (<2 mm). Le micrometastasi sono state individuate nel primo LFNS in 6 casi, nel secondo LFNS in 4 casi, mentre in 2 pazienti erano positivi più LFNS. Poichè il 48% dei pazienti definiti N0 preoperatoriamente presentava metastasi linfonodali all’esame istologico definitivo, si ritiene che la procedura di 147 ricerca del LFNS mediante utilizzo di radiotracciante risulti vantaggiosa nell’ottica di modulare il ricorso alla terapia complementare con I131. 148 Linea di ricerca 6 Innovazioni nel campo della chemioterapia e della radioterapia I recenti progressi nelle conoscenze sulle alterazioni molecolari che caratterizzano i tumori hanno profondamente modificato l'approccio alla terapia anti-neoplastica, permettendo ai clinici di affiancare alle usuali armi impiegate per decenni contro i tumori, quali i farmaci antiblastici e la radioterapia, una serie di principi attivi in grado di agire in maniera più selettiva sulla replicazione delle cellule tumorali. L'aprirsi dell'era dei cosiddetti "farmaci intelligenti" solleva ovviamente il problema di verificare l'efficacia di tali molecole nei pazienti, sia da sole che in combinazione con schemi terapeutici diversi. Le unità cliniche dello IOV sono quindi impegnate nello studio di un gran numero di protocolli clinici sia su base nazionale che internazionale, con particolare attenzione alla combinazione della chemio-radioterapia con farmaci biologici quali gli anticorpi monoclonali o farmaci a bersaglio molecolare quali gli inibitori selettivi delle chinasi. Ovviamente, queste ricerche presuppongono anche uno stretto collegamento con la realtà laboratoristica, alla ricerca dei parametri biologici suscettibili di modificazione a seguito della terapia e predittivi della risposta. 1 - CARATTERIZZAZIONE DI UN SISTEMA ELETTRONICO DI IMMAGINI PORTALI PER LA VERIFICA DOSIMETRICA DEI TRATTAMENTI RADIOTERAPICI Responsabile: Fabbris Roberto Parole chiave: dosimetria, imaging, controlli di qualità, radioterapia La radioterapia con fasci esterni impiega tecniche di trattamento molto complesse che sono realizzate utilizzando sofisticate apparecchiature e software di elaborazione. Ad esempio, il campo radiante viene conformato utilizzando un collimatore multilamellare, alti gradienti di dose vengono realizzati con collimatori di piccole dimensioni e tecniche non complanari di pendolazione del fascio, l'intensità di dose viene modulata con metodi di segmentazione del campo radiante. Tutte queste metodiche vengono pianificate utilizzando apparecchiature e sistemi di calcolo della dose che devono essere controllati e verificati dal punto di vista dosimetrico. Prossimamente presso la U.O. di Radioterapia verrà installato un nuovo acceleratore lineare dotato di un sistema elettronico di produzione di immagini portali a Silicio amorfo (a-Si EPID) che verrà utilizzato essenzialmente per le verifica geometrica dei trattamenti radioterapici (EPID). Lo scopo del nostro progetto è di calibrare dosimetricamente tale apparecchiatura per poterla poi utilizzare come sistema di verifica dosimetrica di trattamenti radioterapici complessi. L'apparecchiatura verrà caratterizzata in termini di: valutazione della sensibilità, minimizzazione della risposta alle basse energie, dipendenza della risposta dal gap d'aria, dipendenza della risposta dal dose-rate, linearità delle risposta con le Unità Monitor, dipendenza della risposta dalle dimensioni del campo, calibrazione con varie energie 2 - VALUTAZIONE DI UN SISTEMA ELETTRONICO DI PRODUZIONE DELLE IMMAGINI PORTALI PER LA VERIFICA GEOMETRICA DEI TRATTAMENTI RADIOTERAPICI Responsabile: Fabbris Roberto Parole chiave imaging, dosimetria, radioterapia In Radioterapia negli ultimi anni sono state introdotte nuove tecniche che hanno notevolmente migliorato l'efficacia del trattamento in quanto erogano la dose al volume bersaglio risparmiando al meglio gli organi a rischio. Tali metodiche, quali la tecnica conformazionale con emicampi o collimatori multilamellari, la stereotassi e modulazione dell'intensità del fascio, richiedono una accurata ed attenta verifica giornaliera della localizzazione dei campi di trattamento al fine di minimizzare sia gli errori casuali che sistematici di posizionamento del paziente sul lettino di terapia. La verifica si attua tramite la produzione di immagini portali del paziente immediatamente prima della seduta e un confronto con le immagini "attese" che 149 derivano dal processo di simulazione del trattamento o dal sistema computerizzato di pianificazione del trattamento. Attualmente le immagini portali vengono ottenute per mezzo dei CR, sistemi digitali a fosfori fotostimolabili, che una volta esposti richiedono tempi relativamente lunghi sia per la lettura che per l'elaborazione e la stampa delle immagini su pellicola radiografica. Il confronto con l'immagine "attesa" viene eseguito ad occhio senza alcun metodo di quantificazione delle eventuali discrepanze. Nei prossimi mesi presso la U.O. di Radioterapia verrà installato un nuovo acceleratore fornito di un sistema elettronico di produzione delle immagini portali a Silicio Amorfo, aSi (EPID). Tale rivelatore corredato da un software adeguato consente di visualizzare in tempo reale l'immagine portale e di comparare tale immagine con le immagini "attese" di riferimento. L'obiettivo del presente progetto è di valutare quantitativamente le prestazioni del sistema elettronico di immagini portali come strumento di verifica geometrica del trattamento radioterapico. Verrà eseguito un controllo della riproducibilità del posizionamento del EPID nella sua posizione di lavoro, verrà valutata la qualità radiologica dell'immagine portale e verranno eventualmente implementati algoritmi di valutazione quantitativa di confronto con le immagini attese di riferimento. 3 - IL CANCRO DELL'ESOFAGO E DEL CARDIAS LOCALMENTE AVANZATO: NUOVO PROTOCOLLO DI FASE II DI CHEMIO E RADIOTERAPIA (OXALIPLATINO-5FU-FOLATI) PREOPERATORIO Responsabile: Chiarion Sileni Vanna Parole chiave: esofago, chemioterapia, radioterapia, neo-adiuvante Sono stati arruolati in uno studio multicentrico 58 pazienti affetti da carcinoma dell'esofago e del cardias in stadio localmente avanzato che sono stati sottoposti ad un nuovo protocollo di di chemio-radioterapia neoadiuvante con Oxaliplatino-5FU-Folati e radioterapia esterna. Nel corso dell'anno verrà completata la valutazione dei pazienti arruolati, in modo da definire i risultati di tossicità, risposte cliniche, resezioni chirurgiche, risposte patologiche complete e soprattutto quantificare l'impatto prognostico complessivo ed il confronto con il regime di riferimento (Cisplatino5Fluorouracile e 45 Gy di radioterapia esterna) normalmente utilizzato. Sarà inoltre possibile valutare la sopravvivenza complessiva libera da malattia. 4 - APPROCCI RADIOFARMACEUTICI INNOVATIVI PER L'IMAGING E LA TERAPIA ORGANO-SPECIFICA DEI TUMORI Responsabile: Rosato Antonio Parole chiave: imaging, radioterapia, SPECT, modelli sperimentali Questo programma di ricerca interdisciplinare si prefigge di valutare l'efficacia diagnostica/terapeutica di nuovi radiofarmaci in grado di bersagliare specificamente neoplasie o organi sede di tumore. I radiofarmaci sviluppati si basano su tre differenti molecole direzionanti rappresentate da acido ialuronico (HA), un anticorpo monoclonale anti-PSMA (Prostate Specific Membrane Antigen) e un Locked Nucleic Acid (LNA) in grado di legarsi specificamente a mRNA di survivina. Tali molecole direzionanti saranno marcate con 99mTc, un radionuclide gamma-emittente, per gli approcci di imaging, e con 188Re, un congenere di 99mTc ad emissione prevalentemente beta, per la terapia di tumori sperimentali ad insorgenza epatica, prostatica e polidistrettuali. La caratterizzazione della biodistribuzione in vivo dei differenti radiofarmaci sviluppati sarà effettuata mediante imaging con un apparato SPECT (Tomografia computerizzata basata sull'emissione di fotone singolo), specificamente ottimizzato per una scintigrafia tridimensionale di piccoli animali. Questo programma di ricerca ha generato interessanti risultati. L'attività si è particolarmente accentrata su: a) la valutazione del radionuclide 188Re come agente radioterapico verso neoplasie di differente istotipo. Tale radioisotopo presenta una emissione beta (85%), utile nella terapia, e gamma (15%), che può essere sfruttata per l'imaging diagnostico. In particolare, il radioisotopo è stato coniugato ad acido ialuronico (HA) e il bioconiugato 150 risultante è stato studiato in vitro per valutarne la capacità di inibizione della crescita neoplastica b) l'analisi di biodistribuzione del coniugato 188Re-HA mediante scintigrafia con una piccola gamma-camera (YAP camera) ottimizzata per roditori. I risultati indicano come il bioconiugato, dopo somministrazione endovenosa, si localizzi preferenzialmente al fegato permettendo di prospettarne un utilizzo terapeutico verso neoplasie primitive e metastatiche epatiche c) lo sviluppo di un nuovo bioconiugato di HA con "gabbie" di carborani in grado di veicolare elevati quantitativi di 10B alle cellule tumorali, in modo da realizzare un nuovo approccio di Boron Neutron Capture Therapy (BNCT). 5 - VALUTAZIONE IN VITRO E IN VIVO DELL'EFFICACIA TERAPEUTICA DI UN BIOCONIUGATO PACLITAXEL-ACIDO IALURONICO Responsabile: Rosato Antonio Parole chiave: chemioterapia, modelli sperimentali Il paclitaxel rappresenta attualmente il farmaco maggiormente utilizzato in ambito chemioterapico, con indicazioni selettive per i tumori della mammella e dell'ovaio. Tuttavia, la sua estrema idrofobicità ne condiziona fortemente la somministrazione, la farmacocinetica e la tossicità. Il progetto di ricerca si propone di investigare le caratteristiche farmacologiche di un derivato del paclitaxel ottenuto mediante coniugazione chimica del principio attivo con un veicolo costituito da acido ialuronico (HA). Questo derivato idrosolubile verrà analizzato per la capacità di inibizione della crescita neoplastica in vitro nei confronti di differenti linee di cellule tumorali umane e i dati risultanti saranno confrontati con quelli ottenuti utilizzando paclitaxel libero. Inoltre, verrà studiata la biodistribuzione e la farmacocinetica del derivato in vivo e la sua capacità di interferire con la crescita di neoplasie umane in topi immunodeficienti. Questi dati costituiranno le basi per studi clinici di fase I. Il bioconiugato risulta molto attivo in vitro nei confronti di linee tumorali di differente istotipo ed è caratterizzato da un nuovo meccanismo di penetrazione nelle cellule tumorali basato sull'interazione con recettori di membrana per HA e successiva endocitosi, e non su semplice diffusione passiva. Tali dati hanno portato all'inizio di un trial di fase I/II per neoplasie superficiali della vescica refrattarie alle terapie convenzionali attualmente in corso presso la Clinica Urologica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. 6 - VALUTAZIONE DELLA DURATA DI UNA DIETA IODOCARENTE EFFICACE MEDIANTE MONITORAGGIO DELLA IODURIA IN PAZIENTI CON TUMORE DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE CHE DEVONO ESSERE SOTTOPOSTI A SCINTIGRAFIA CON 131-I Responsabile: Sotti Guido Parole chiave: tiroide, imaging I pazienti con tumore differenziato della tiroide candidati a eseguire una scintigrafia con 131I, sia in sospensione ormonale sia in terapia con Eutirox e stimolati con Thyrogen, saranno sottoposti a dieta iodocarente due mesi prima dell'esame. La ioduria, dopo un dosaggio iniziale, sarà misurata ogni due settimane allo scopo di stabilire il tempo necessario per ottenere un valore della ioduria inferiore a 100 mg/L. Il riscontro di un tempo breve per ottenere il valore di ioduria stabilito permetterebbe: a) di abbreviare il tempo di attesa dei trattamenti urgenti con 131I; b) di migliorare la qualità della vita dei pazienti abbreviando la durata delle restrizioni dietetiche. Al momento hanno completato il protocollo sedici pazienti su 50 pazienti totali. I dati preliminari disponibili mostrano che il valore di ioduria richiesta può essere raggiunta nell’arco di un mese di dieta invece dei due mesi previsti. 7 - VALUTAZIONE CON BRONCOSCOPIA, SPIROMETRIA E QUESTIONARIO SULLA QUALITÀ DI VITA DELL'EFFICACIA DELLA BRACHITERAPIA ENDOBRONCHIALE HDR NEL TRATTAMENTO PALLIATIVO DEI PAZIENTI CON NEOPLASIA MALIGNA ENDOBRONCHIALE Responsabile: Sotti Guido 151 Parole chiave: brachiterapia, palliazione, polmone I pazienti con carcinoma del polmone a sviluppo endobronchiale, non operabili per qualsiasi motivo, presentano spesso una sintomatologia (tosse, emottisi, dispnea, broncopolmoniti e febbre) che ne altera sensibilmente la qualità di vita. Il trattamento più frequente in questa situazione clinica è rappresentato dalla laserterapia disostruttiva che consente una rapida remissione dei sintomi, ma che, dati i brevi tempi di recidiva della malattia, necessita di essere ripetuta ad intervalli di qualche settimana. La brachiterapia endobronchiale HDR è utilizzata da circa un ventennio, nei centri dove questo tipo di cura è disponibile, in alternativa alla laserterapia e viene a questa preferita per la sua maggiore durata d'azione. La valutazione dell'efficacia del trattamento viene solitamente eseguita mediante questionari che valutano la qualità di vita percepita dal paziente, prima e dopo il trattamento. Ad oggi sono stati studiati con broncoscopia, spirometria e questionario sulla qualità di vita, 102 pazienti con carcinoma polmonare avanzato e trattati con brachiterapia endobronchiale con intento palliativo. Dai dati preliminari il trattamento brachiterapico non ha mostrato benefici sui dati spirometrici. La risposta endoscopica è al 81%, all’emoftoe 85%, alla tosse 65%. Si attendono i dati definitivi con 150 pazienti arruolati; è allo studio anche la possibilità di associare la brachiterapia con la terapia fotodinamica, che si è dimostrata efficace nel trattamento di neoplasie superficiali anche con intento curativo. 8 - POTENZIALE SINERGIA DELLA TERAPIA FOTODINAMICA (PDT) E DELLA CHEMIOTERAPIA NELLE LESIONI NEOPLASTICHE DEL POLMONE E DELL'ESOFAGO IN PAZIENTI INOPERABILI. VALUTAZIONE CLINICA DOPO SPERIMENTAZIONE IN VITRO Responsabile: Sotti Guido Parole chiave terapia fotodinamica, chemioterapia, esofago, polmone, modelli sperimentali Sebbene la PDT, in letteratura, abbia dimostrato un'azione sinergica con la chemioterapia in vitro, la sua efficacia in vivo associata a farmaci citotossici non è stata ancora studiata in modo estensivo. Scopo della ricerca è lo studio e la validazione di protocolli sperimentali in vivo di terapia combinata PDT e farmaci antiblastici nei confronti di un tumore murino molto aggressivo. Sono pertanto iniziate ricerche atte a validare l'efficacia terapeutica dell'associazione di PDT con il primo fotosensibilizzante utilizzato in clinica cioè il Photofrin, e due farmaci antiblastici a differente meccanismo d'azione, il Cisplatino, agente alchilante e la Vinorelbina, agente antimitotico. Sono in corso sperimentazioni sull’animale presso gli Istituti di Biologia dell’Università di Napoli e Padova. 9 - EFFICACIA TERAPEUTICA DEL PHOTOFRIN II COME RADIOSENSIBILIZZANTE IN AGGIUNTA ALLA TERAPIA FOTODINAMICA IN PAZIENTI CON COLANGIOCARCINOMA ILARE AVANZATO (CC): STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO DI FASE II Responsabile: Sotti Guido Parole chiave: colangiocarcinoma, terapia fotodinamica, radioterapia, Il protocollo è stato elaborato in collaborazione con l'Università di Monaco Grobhadern e l'Istituto Tumori di Atene St Savas. Lo studio di fase II prevede l'arruolamento nei tre Centri di 58 pazienti portatori di colangiocarcinoma dell'ilo epatico. Dopo accurate procedure diagnostiche (MRI, ERC, ecc) i pazienti arruolati saranno randomizzati per il trattamento fotodinamico vs fotodinamico seguito da trattamento radioterapico (50 Gy totali con dose iperfrazionata) previa sensibilizzazione con Photofrin II. 10 - RADIOTERAPIA STEREOTASSICA FRAZIONATA NEL RETINOBLASTOMA Responsabile: Sotti Guido Parole chiave retinoblastoma, radioterapia I pazienti candidati al trattamento radiante saranno trattati presso la Radioterapia di Padova con tecnica stereotassica. Verrà valutato l'impatto del trattamento di precisione sulla funzionalità visiva, la crescita dell'osso temporale e l'insorgenza del 152 secondo tumore. Al momento attuale sono stati irradiati presso questa Unità Operativa 9 bambini inseriti nel protocollo di trattamento AIEOP "RB". I pazienti erano in persistenza di malattia, progressione o recidiva dopo chemioterapia e trattamento locale con laser e/o crioterapia e/o ipertermia. Tutti hanno ricevuto una dose totale di 44 Gy in 22 frazioni, erogata con sistema stereotassico. La casistica corrisponde a tutti i bambini avviati alla radioterapia in Italia; al momento dell'ultima riunione del gruppo di studio, nello scorso dicembre, non risultavano alla segreteria AIEOP casi di bambini irradiati all'estero negli ultimi 2 anni. 11 - RUOLO DELLA SCINTIGRAFIA CON 131-I E DEL DOSAGGIO DELLA TIREOGLOBULINA DOPO STIMOLO CON TSH RICOMBINANTE NEL PROCESSO DECISIONALE TERAPEUTICO IN PAZIENTI CON CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE Responsabile: Sotti Guido Parole chiave: tiroide, imaging La chirurgia (tiroidectomia totale o near total), il trattamento THS soppressivo e l'ablazione dei residui con 131I sono considerati lo standard terapeutico nei pazienti con carcinoma differenziato della tiroide. L'ablazione viene eseguita, nella maggior parte dei pazienti, senza una preventiva scintigrafia con 131I. Il TSH ricombinante si è dimostrato efficace nel follow-up dei pazienti nel mostrare la presenza di recidiva o di persistenza di malattia, stimolando da un lato la produzione di Tireoglobulina, dall'altro la captazione di 131I da parte delle cellule tiroidee sia normali che neoplastiche. Ad oggi sono stati studiati con il protocollo in oggetto 227 pazienti. L'arruolamento dei pazienti continua. 12 - EFFICACIA DELLA BORON NEUTRON CAPTURE THERAPY (BNCT) NEL TRATTAMENTO DEL MELANOMA CUTANEO Responsabile: Sotti Guido Parole chiave melanoma, radioterapia LA BNCT è una modalità terapeutica antitumorale che si compone di due fasi: 1) somministrazione di un preparato contenente Boro (10-B), che si deve concentrare elettivamente nelle cellule neoplastiche; 2) esposizione del tumore ad un fascio di neutroni "lenti", termici (0.025 eV) od epitermici (1-10 KeV). L'effetto biologico dell'esposizione ad un fascio di neutroni termici si verifica solo nelle cellule preliminarmente caricate con una sufficiente quantità di atomi di Boro. La maggiore potenziale utilità clinica della BNCT riguarda le neoplasie caratterizzate da elevata radioresistenza e con una particolare tendenza a crescere in maniera infiltrativa. Numerosi tumori rispondono a queste caratteristiche sfavorevoli ed in particolare i gliomi di alto grado, i sarcomi, i tumori anaplastici della tiroide, i tumori del pancreas ed i melanomi, nei quali la radioterapia convenzionale ottiene risultati del tutto insoddisfacenti. 13 - RUOLO DEL TSH RICOMBINANTE NEL TRATTAMENTO RADIOMETABOLICO CON 131-I DEI PAZIENTI CON CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE (DTC) CHE PRESENTANO CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE O RELATIVE ALLA SOSPENSIONE DELLA TERAPIA TSH SOPPRESSIVA Responsabile: Sotti Guido Parole chiave: tiroide, radioterapia Il trattamento con 131I dei pazienti con carcinoma differenziato della tiroide (DTC) necessita di alti livelli (>30) di TSH. Tale ormone aumenta infatti la captazione dello iodio e la sua organicazione da parte delle cellule tiroidee, siano esse normali o neoplastiche. Nei pazienti con DTC metastatici, il 131I rappresenta spesso l'unico trattamento possibile sia con intento radicale che con intento palliativo. Vi sono situazioni cliniche che rappresentano una controindicazione assoluta o relativa alla sospensione del trattamento TSH soppressivo, con consegente ipotiroidismo, necessario per indurre una adeguata produzione di TSH da parte dell'ipofisi. Questi 153 pazienti non possono quindi beneficiare di quello che è spesso l'unico trattamento possibile per la loro malattia. Il TSH ricombinante (rhTSH) si è dimostrato efficace nello stimolare l'attività delle cellule dei carcinomi differenziati della tiroide (aumento della tireoglobulina) e della captazione del 131I (scintigrafie diagnostiche normalmente eseguite dopo stimolo con rhTSH nel follow-up). Ad oggi sono stati trattati 23 pazienti. L'arruolamento dei pazienti continua. 14 - STUDIO RANDOMIZZATO SULL'EFFETTO DELLA BRACHITERAPIA CON O SENZA TERAPIA FOTODINAMICA CON TEMOPORFIN A (PDT) IN PAZIENTI CON CARCINOMA SQUAMOSO DEL CAPO-COLLO CON RECIDIVA DOPO CHIRURGIA, RADIOTERAPIA, CHEMIOTERAPIA DA SOLE O IN COMBINAZIONE Responsabilie: Sotti Guido Parole chiave head & neck, terapia fotodinamica, brachiterapia, I pazienti che aderiscono ai criteri di selezione saranno randomizzati a ricevere la brachiterapia da sola o brachiterapia più PDT (Temoporfin). Tutti i pazienti saranno quindi sottoposti a brachiterapia (ad alte dosi o a basse dosi). I pazienti che saranno randomizzati ad eseguire per prima la Terapia Fotodinamica riceveranno Temoporfin alla dose di 0,15 mg/Kg e dopo 96 ore saranno irradiati con laser PDT a 652 nm di lunghezza d'onda. La dose della Brachiterapia sarà 60-70 Gy se low dose rate 192Ir o un'equivalente dose con alta dose rate frazionata. Le valutazioni del trattamento saranno eseguite dopo 2 settimane e dopo 2, 3, 4, 5, 6, 9 e 12 mesi. 15 - RUOLO DELLA PET-CT NEL PROCESSO DECISIONALE TERAPEUTICO DEI PAZIENTI CON RECIDIVA DI CARCINOMA DELLA TIROIDE NON IODOFISSANTE Responsabile: Sotti Guido Parole chiave: tiroide, PET-TAC, imaging Il carcinoma della tiroide è una neoplasia curabile con 131I nel 75% dei casi. Nelle sospette recidive di malattia sulla base dell'incremento della tireoglobulina e con negatività scintigrafica al 131I (forme non iodofissanti) l'unico trattamento efficace rimane la chirurgia radicale, ma non sempre i pazienti arrivano al chirurgo con una adeguata stadiazione e con le adeguate indicazioni. La PET-CT viene considerata l'indagine di imaging più sensibile a disposizione tanto da scoprire focolai di malattia non rilevabili con altre tecniche. Studi iniziali eseguiti su un numero ristretto di pazienti mostrano risultati promettenti della PET-TAC in questo campo. Scopo di questa ricerca è raccogliere un numero significativo di casi sulla base dell'ampia casistica a disposizione della U.O. di Radioterapia per una valutazione significativa dei risultati della PET-CT in questo ambito. Sono stati già arruolati nello studio 84 pazienti e il target della ricerca è di raggiungere almeno 200 casi studiati per una statistica significativa. I dati raccolti verranno confrontati con i dati storici del reparto (oltre 4500 pazienti affetti da carcinoma della tiroide). 16 - DOXORUBICINA LIPOSOMIALE PEGILATA (CAELYX) IN COMBINAZIONE CON HERCEPTIN E TAXOTERE NEL TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA DI PAZIENTI CON CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO: STUDIO DI FASE II, IN APERTO, MULTICENTRICO Responsabile: Monfardini Silvio Parole chiave: chemioterapia, mammella, ErbB2 Pazienti con carcinoma mammario metastatico che sovraesprima HER2, non precedentemente trattati per malattia avanzata, riceveranno 6 cicli di Caelix + Taxotere + Herceptin. In caso di risposta il trattamento potrà essere continuato a discrezione del medico; il trattamento sarà invece interrotto in caso di progressione di malattia o tossicità. La valutazione dell'efficacia sarà effettuata dopo 3 cicli, dopo 6 cicli e alla fine del trattamento. La ricerca prevede le seguenti fasi: gestione della sperimentazione clinica con inserimento nel trial; raccolta dati sino al raggiungimento del numero previsto e creazione di un database elettronico; elaborazione dei dati raccolti. 154 17 - STUDIO RANDOMIZZATO, A DOPPIO CIECO MULTICENTRICO, DI FASE III CHE CONFRONTA L'ATTIVITÀ DEL PACLITAXEL PIÙ TRASTUZUMAB PIÙ LAPATINIB VERSUS PACLITAXEL PIÙ TRASTUZUMAB PIÙ PLACEBO IN DONNE CON CARCINOMA DELLA MAMMELLA METASTATICO E ERBB2 AMPLIFICATO O IPERESPRESSO Responsabile: Koussis Haralabos Parole chiave ErbB2, mammella, metastasi, chemioterapia, target therapy Lapatinib è un potente e selettivo inibitore dei recettori dei fattori di crescita ErbB1 e Erb B2 che può essere usato per il trattamento di varie neoplasie. L'amplificazione o l'iperespressione di ErbB1 e ErbB2 è documentata in varie neoplasie umane ed è associata ad una prognosi peggiore con riduzione della sopravvivenza. Il trattamento prevede due bracci di terapia scelta a random: Braccio 1: paclitaxel 80 mg/mq ev settimanale per 3 settimane su 4, trastuzumab 4 mg/kg la prima somministrazione e 2 mg/kg settimanale ev, lapatinib 1000 mg/die per os. Braccio 2: paclitaxel 80 mg/mq ev settimanale per 3 settimane su 4, trastuzumab 4 mg/kg la prima somministrazione e 2 mg/kg settimanale ev più placebo. Lo studio prevede un arruolamento di circa 700 pazienti in 24 mesi. 18 - STUDIO DI FASE III PER VALUTARE IL RUOLO DELLA CHEMIOTERAPIA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL CARCINOMA MAMMARIO ENDOCRINO-RESPONSIVO IN DONNE IN PREMENOPAUSA (STUDIO PERCHE IBCSG 26-02/BIG 04-02) Responsabile: Koussis Haralabos Parole chiave: chemioterapia, chemioprevenzione, mammella Non è stato ancora definito quale sia il miglior trattamento ormonale adiuvante per il carcinoma mammario. Anche la chemioterapia riduce il rischio di una recidiva di carcinoma mammario nelle donne in premenopausa, indipendentemente dalla presenza dei recettori ormonali. La chemioterapia presenta degli effetti collaterali e non è ancora stato dimostrato che la associazione della chemioterapia ad un trattamento ormonale adeguato costituisca un vantaggio nelle donne con carcinoma mammario endocrinoresponsivo. Il trattamento è random fra due bracci: Braccio A: Soppressione dell'attività ovarica e tamoxifene o exemestane per 5 anni; Braccio B: Chemioterapia per circa 3 o 6 mesi più soppressione dell'attività ovarica e tamoxifene o exemestane per 5 anni. La soppressione della attività delle ovaie può essere ottenuta mediante la rimozione chirurgica delle ovaie, mediante la radioterapia oppure con la somministrazione mensile per via intramuscolare di un analogo dell'LHRH per 5 anni. Lo studio, che includerà 1750 donne in diversi centri in tutto il mondo, è coordinato dall'International Breast Cancer Study Group (IBCSG) ed è aperto al reclutamento delle pazienti in molti centri europei ed italiani. 19 - STUDIO DI FASE III PER VALUTARE IL RUOLO DELL'EXEMESTANE IN ASSOCIAZIONE ALL'LHRH NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL CARCINOMA MAMMARIO ENDOCRINO-RESPONSIVO IN DONNE IN PREMENOPAUSA (STUDIO TEXT IBCSG 2502/BIG 03-02) Responsabile: Koussis Haralabos Parole chiave: chemioprevenzione, mammella La terapia ormonale nel trattamento del carcinoma della mammella è in grado di ridurre notevolmente il rischio di recidiva; tuttavia in premenopausa lo standard di terapia ormonale non è ancora ben definito. Non è ancora chiaro se la terapia adiuvante ormonale migliore per le donne in postmenopausa sia il tamoxifen oppure l'exemestane. Gli inibitori dell'aromatasi non sono attivi nelle donne in premenopausa per gli elevati livelli di estrogeni circolanti. Le donne in premenopausa possono trarre beneficio da una soppressione dell'attività ovarica che simula la menopausa. Questa soppressione della funzionalità ovarica può essere ottenuta con la radioterapia, con la rimozione chirurgica delle ovaie o con l'impiego di una classe di farmaci analoghi dell'LHRH, somministrati per via intramuscolare o sottocutanea una volta al mese. La combinazione con gli inibitori dell'aromatasi porta ad un'ulteriore riduzione dei livelli 155 circolanti di estrogeni. Le pazienti saranno assegnate casualmente a ricevere il trattamento standard con tamoxifene in combinazione all'analogo dell'LHRH oppure exemestane in combinazione con l'analogo dell'LHRH. Questo studio permetterà di valutare gli effetti dei due trattamenti sulla probabilità di recidiva o di morte per carcinoma mammario e sulla qualità di vita. Questo studio, coordinato dall'International Breast Cancer Study Group (IBCSG) e attualmente aperto al reclutamento delle pazienti in molti centri europei ed italiani, includerà 1845 donne in diversi centri di tutto il mondo in 4 anni. Il trattamento è scelto a random fra due bracci: Braccio A: Triptorelina + Tamoxifene per 5 anni; Braccio B: Triptorelina + Exemestane per 5 anni. 20 - STUDIO RANDOMIZZATO MULTICENTRICO DI FASE III CON EC SEGUITO DA DOCETAXEL VERSO FEC COME TERAPIA ADIUVANTE PER PAZIENTI CON CARCINOMA MAMMARIO OPERABILE CON LINFONODI ASCELLARI NEGATIVI. GIM 1 Responsabile: Basso Umberto Parole chiave mammella, chemioterapia Il docetaxel, farmaco della classe dei taxani, ha dimostrato negli ultimi anni un ruolo importante nel trattamento del carcinoma della mammella. Finora era stato usato in mono-chemioterapia e in particolare nella malattia metastatica resistente alle antracicline; ha dimostrato inoltre di avere una buona tollerabilità, caratteristiche queste che giustificano la sua introduzione nella chemioterapia adiuvante in pazienti con rischio intermedio o alto di carcinoma della mammella con linfonodi ascellari negativi: T 1-3, N0, M0. La malattia deve inoltre presentare almeno due delle seguenti caratteristiche (secondo i criteri di St. Gallen): avere recettori ormonali negativi per estrogeni e progestinici, avere dimensioni superiori a 2 cm, grado istologico 2 o 3 o l'età della paziente deve essere inferiore a 35 anni. Il trattamento è a random fra due bracci: Braccio A: Epidoxorubicina più Ciclofosfamide per 4 cicli seguito da Docetaxel per 4 cicli; Braccio B: 5-Fluorouracile più Epidoxorubicina più Ciclofosfamide per 6 cicli; alla fine di entrambe le terapie possono essere somministrate la radioterapia e l'ormonoterapia se rispettivamente indicate. Lo studio è attualmente aperto in 90 centri e sono stati arruolati 640 pazienti. 21 - STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE III CON EC SEGUITO DA PACLITAXEL VERSO FEC SEGUITO DA PACLITAXEL, CICLI SOMMINISTRATI OGNI 3 SETTIMANE O 2 SETTIMANE CON SUPPORTO DI PEGFILGRASTIM, PER PAZIENTI CON CARCINOMA DELLA MAMMELLA CON LINFONODI ASCELLARI POSITIVI. GIM 2 Responsabile: Basso Umberto Parole chiave: mammella, chemioterapia I risultati preliminari dello studio CALGB, disegnato per valutare il ruolo del trattamento sequenziale con AC seguito da Taxolo versus il solo AC in pazienti con linfonodi ascellari positivi, hanno dimostrato un vantaggio significativo sia nell'intervallo libero da malattia che nella sopravvivenza globale nelle pazienti trattate con la terapia sequenziale AC seguita da Taxolo. I risultati riportati dimostrano che l'aggiunta del Taxolo riduce la ripresa di malattia del 22% e la morte del 26%. Su questa base negli USA il Taxolo è stato approvato nella terapia adiuvante e il regime di terapia con AC seguito da Taxolo è ora il regime di riferimento nel trattamento delle pazienti con carcinoma della mammella con linfonodi ascellari positivi. Il Pegfilgrastim è un fattore di crescita midollare che viene somministrato in singola dose per prevenire la mielosoppressione dovuta alla chemioterapia e quindi per ridurre il rischio di infezioni da neutropenia. Il trattamento è a random fra 4 bracci: Braccio A: EC per 4 cicli seguito da Taxolo per 4 cicli ogni 3 settimane. Braccio B: FEC per 4 cicli seguito da Taxolo per 4 cicli ogni 3 settimane. Braccio C: EC per 4 cicli seguito da Taxolo per 4 cicli ogni 2 settimane + Pegfilgrastim. Braccio D: FEC per 4 cicli seguito da Taxolo per 4 cicli ogni 2 settimane + Pegfilgrastim. Lo studio è attualmente aperto in 93 centri e sono stati arruolati 1938 pazienti. 156 22 - STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE II SULL'EFFETTO DI PACLITAXEL/CARBOPLATINO IN ASSOCIAZIONE O MENO A COMBRESTATINA IN PAZIENTI CON CARCINOMA SQUAMOSO DELLA TESTA-COLLO RECIDIVANTE (EORTC) Responsabile: Koussis Haralabos Parole chiave: chemioterapia, head & neck, In caso di ripresa o nella malattia metastatica del distretto cervico-facciale, la chemioterapia è il trattamento di scelta dopo la chirurgia e la radioterapia. Il platino è probabilmente il più importante agente chemioterapico nel trattamento di queste patologie. I trattamenti a base di platino danno buone risposte in prima linea, ma non influiscono sulla sopravvivenza, che si aggira intorno ai 6-9 mesi. Per i pazienti in progressione dopo terapia a base di cisplatino le opzioni terapeutiche sono limitate e la prognosi è infausta con una sopravvivenza che non supera i 4 mesi. Combretastatin è un nuovo agente chemioterapico che agisce selettivamente sulla vascolarizzazione del tumore. I pazienti saranno randomizzati in due bracci: Braccio A: pazienti con malattia potenzialmente platino-sensibile, non pretrattati o con risposta alla chemioterapia a base di platino e ripresa di malattia dopo almeno 6 mesi dalla fine del trattamento. Braccio B: pazienti con malattia potenzialmente platino-resistente, nessuna risposta o progressione dopo almeno 2 cicli di chemioterapia a base di platino e/o ripresa entro 6 mesi. Nessun paziente deve essere stato sottoposto a chemioterapia con taxani. Ogni paziente che farà parte di uno dei due bracci riceverà paclitaxel/carboplatino + o - combretastatin. I pazienti che rispondono o hanno stabilizzazione di malattia dopo 6 cicli di chemioterapia e che erano stati randomizzati nel braccio con combretastatin continuano con la somministrazione di combretastatin alla dose di 54 mg/mq settimanale come mantenimento; i pazienti nel braccio di controllo continuano l'osservazione. E' previsto l'arruolamento di 135 pazienti. 23 - STUDIO DI FASE II DI VALUTAZIONE DELL'ASSOCIAZIONE DEL CETUXIMAB ALLA CHEMIO E ALLA RADIOTERAPIA NELLE NEOPLASIE ESOFAGEE LOCALMENTE AVANZATE Responsabile: Chiarion Sileni Vanna Parole chiave cetuximab, radioterapia, chemioterapia, esofago Verranno arruolati pazienti con carcinoma esofageo istologicamente accertato che presentino uno stadio T3-4 N0 o T qualsiasi N1, non pretrattati, con condizioni cliniche idonee all'esecuzione di chemioterapia e con età fra 18 e 75 anni. I pazienti seguiranno 4 cicli di Folfox4 associati ad 8 dosi di cetuximab, a cui farà seguito RT esterna per un totale di 50 Gy associata a Cetuximab per 6 settimane e seguita da altre 4 settimane di solo Cetuximab, durante le quali effettueranno la ristadiazione. A tutti i pazienti che ottengano una riduzione di malattia tale da consentire una EGP radicale verrà proposta la chirurgia allo scopo di valutare la risposta patologica. Gli obiettivi principali dello studio sono il tasso di risposte globali e la tossicità. Gli obiettivi secondari il tempo alla progressione, la OS, la qualità di vita e l'identificazione del profilo molecolare dei pazienti responsivi. L 'analisi biomolecolare verrà effettuata mediante immuno-istochimica sulle biopsie eseguite alla diagnosi, alla ristadiazione e durante chirurgia, valutando le seguenti proteine: EGRF, TGFa (su siero), MAPK totale, pMAPK, AKT totale, pAKT, STAT3, pSTAT3, p27, Ki-67, MVD, VEGF, IL-8 (su siero). Lo studio è disegnato a due step: se nei primi 31 pazienti si osserveranno meno di 4 risposte lo studio verrà chiuso per inefficacia, se si osserveranno più di 4 risposte saranno arruolati altri 24 pazienti per un totale di 55. 24 - STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE III, MULTICENTRICO PER IL TRATTAMENTO DI PAZIENTI GIOVANI CON LINFOMA DIFFUSO A GRANDI CELLULE B A PROGNOSI SFAVOREVOLE (IPI 2-3): CHEMIOTERAPIA DOSE-DENSE + RITUXIMAB +/CHEMIOIMMUNOTERAPIA INTENSIVA E AD ALTE DOSI CON SUPPORTO DI CELLULE STAMINALI PERIFERICHE AUTOLOGHE Responsabile: Aversa Savina Maria Luciana Parole chiave: chemioterapia, rituximab, linfomi 157 In questo gruppo di pazienti con prognosi sfavorevole una chemioterapia ad alte dosi con trapianto di cellule staminali autologhe (ASCT) come parte della prima linea di trattamento si è dimostrata efficace con un aumento del tasso di risposta e della probabilità di cura a lungo termine in studi pilota di fase II. Successivi studi di fase III randomizzati tra chemioterapia ad alte dosi con ASCT e chemioterapia standard hanno riportato dati contraddittori. Un approccio alternativo alla chemioterapia ad alte dosi può essere una chemioterapia dose-dense fattibile in regime di day-hospital con supporto di G-CSF. Recentemente, tre studi randomizzati hanno evidenziato che l'incremento della dose di doxorubicina e di ciclofosfamide o la diminuzione degli intervalli tra i cicli potrebbe migliorare la prognosi di questi pazienti. L'aggiunta dell'anticorpo monoclonale anti-CD20 si è dimostrata efficace nel migliorare i risultati ottenibili con la chemioterapia CHOP e può ridurre la contaminazione di cellule linfomatose dalle raccolte di progenitori circolanti. In uno studio di fase II pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B in stadio avanzato di nuova diagnosi sono stati trattati con 6 cicli di CHOP associati a rituximab. La risposta globale è stata del 94% e dell'89% in pazienti con IPI 2-3. La fattibilità ed efficacia dell'aggiunta del rituximab sia alla chemioterapia dose-dense che alla chemioterapia ad alte dosi con ASCT è stata valutata da un recente studio di fase II. 25 - STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE III SULL'EFFICACIA DELL' INTERFERONE (IFN A2B) INTENSIFICATO ENDOVENOSO VS IFN A2B SECONDO ECOG 1684 NEL MELANOMA RADICALMENTE OPERATO Responsabile: Chiarion Sileni Vanna Parole chiave IFN, melanoma, metastasi Verranno arruolati pazienti con melanoma cutaneo istologicamente accertato che presentino metastasi linfonodali radicalmente asportate, senza superamento della capsula, e con numero adeguato di linfonodi asportati per le varie stazioni, che abbiano età compresa fra 18 e 70 anni, ed assenza di patologie autoimmuni che possano essere peggiorate dal trattamento stesso. L'obbiettivo principale è valutare se un trattamento esclusivamente endovenoso per 4 mesi possa aumentare del 15 % la OS a 5 anni rispetto al trattamento standard (1 mese e.v e 11 mesi s.c). Obiettivi secondari sono la RFS, sedi di ricaduta, tossicità, qualità di vita (EORTC QL30), identificazione delle variabili biologiche predittive di efficacia (HLA, sviluppo di autoimmunità, CD4, CD8, CD16, CD25, recettore solubile IL-2). Sono stati arruolati 58 pazienti, e lo studio è in corso. 26 - STUDIO DI VALUTAZIONE DELLA PREVENZIONE DELLE METASTASI CEREBRALI CON L'UTILIZZO DI TEMOZOLOMIDE NEL TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA DEI PAZIENTI CON MELANOMA METASTATICO Responsabile: Chiarion Sileni Vanna Parole chiave: melanoma, metastasi, chemioterapia, qualità di vita Verranno arruolati pazienti con melanoma cutaneo istologicamente accertato che presentino metastasi non resecabili radicalmente e con assenza di metastasi cerebrali. I pazienti di età maggiore di 18 anni, non pretrattati, verranno randomizzati, dopo stratificazione per sesso, stadio e valore di LDH, a ricevere una biochemioterapia con cisplatino, DTIC e IL-2 o cisplatino, temozolomide ed IL-2. Sono previsti sei cicli di terapia con intervallo di 28 giorni e valutazione dell' attività clinica ogni 56 giorni. I pazienti durante e dopo il trattamento saranno valutati con TAC e/o RMN encefalica ogni 4 mesi allo scopo di verificare se la temozolomide è in grado di ridurre l'incidenza di progressioni encefaliche rispetto al DTIC come suggerito in studi non prospettici nè controllati. Obiettivi secondari sono la sopravvivenza globale, la tossicità, la qualità di vita ed il tempo alla progressione. Sono stati arruolati 37 pazienti, e lo studio è in corso. 158 27 - STUDIO DI FASE I/II CON TEMOZOLOMIDE CONCOMITANTE ED ADIUVANTE A RADIOTERAPIA CON O SENZA PTK787/ZK222584 IN GBM DI NUOVA DIAGNOSI. EORTC 26041 Responsabile: Monfardini Silvio Parole chiave: glioblastoma, chemioterapia, radioterapia. Lo studio è suddiviso in due parti. La prima parte comprende uno studio di fase I utile per la definizione della dose tollerata di PTK787 in combinazione a temozolomide concomitante a radioterapia. La seconda parte comprende uno studio di fase II randomizzato. Relativamente alla fase I: I pazienti saranno trattati con radioterapia 60 Gy in associazione con Temozolomide 75 mg/mq/die. Successivamente, dopo 4 settimane dal termine del trattamento radiante, con Temozolomide 150-200 mg/mq per 5 giorni ogni 4 settimane. La dose di PTK787/ZK222584 nella parte concomitante a temozolomide e radioterapia sarà incrementata fino al raggiungimento della dose raccomandata. Dal termine della radioterapia e durante il trattamento adiuvante i pazienti riceveranno PTK787/ZK222584 (1250 mg/die) in associazione a Temozolomide adiuvante. Dopo il termine del trattamento adiuvante i pazienti proseguiranno l'assunzione di PTK787/ZK222584 (1250 mg/die) come terapia di mantenimento fino alla progressione di malattia. Relativamente alla fase II: I pazienti saranno randomizzati in tre bracci: trattamento standard, che consiste in temozolomide concomitante ed adiuvante a radioterapia; trattamento standard con aggiunta di PTK787/ZK222584 nella fase di radio-chemioterapia concomitante, nella successiva fase di chemioterapia adiuvante e come terapia di mantenimento; trattamento standard con aggiunta di PTK787/ZK222584 soltanto nella fase adiuvante e come terapia di mantenimento. Sono stati arruolati 5 pazienti. Lo studio è in corso. 159 Linea di ricerca 7 Oncologia geriatrica Il settore dell'Oncologia Geriatrica è emerso in questi tre anni come linea indipendente di ricerca fortemente caratterizzante le attività dello IOV. La collaborazione tra la Scuola di Specializzazione in Oncologia, afferente allo IOV, e la Scuola di Specializzazione in Geriatria dell'Università di Padova si è infatti rafforzata nel triennio grazie all'organizzazione di due corsi di perfezionamento, e allo scambio della frequenza di specializzandi nelle strutture afferenti allo IOV e all'Azienda UniversitàOspedale. L'attenzione al paziente fragile e alla sua gestione clinica è molto forte in ambito IOV, e la valutazione multidimensionale geriatrica ed oncologica dei pazienti anziani rappresenta la norma nella pratica clinica dell'Istituto. Lo IOV è inserito in un circuito internazionale di studio e fa parte attiva della Società Internazionale di Oncologia Geriatrica. 1 - DOXORUBICINA LIPOSOMIALE (CAELYX) OGNI 2 SETTIMANE NEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO NELLA DONNA ANZIANA Responsabilie:Monfardini Silvio Parole chiave: mammella, metastasi, chemioterapia, paziente anziano Previsto un arruolamento di circa 30-50 pazienti con carcinoma mammario localmente avanzato o metastatico, con recettori ormonali negativi o con malattia ormonosensibile in progressione dopo almeno una linea di terapia endocrina per la malattia metastatica. Il farmaco verrà somministrato alla dose di 20 mg/m2 ogni due settimane, e la terapia verrà proseguita sino alla massima risposta, progressione, tossicità inaccettabile o rifiuto della paziente a proseguire (per un massimo di 6 mesi, salvo casi selezionati). Sono stati arruolati 5 pazienti; lo studio è in corso. 2 - STUDIO SUL TRATTAMENTO NEOADIUVANTE CON EXEMESTANE IN DONNE DI ETÀ AVANZATA (>70 ANNI) CON NEOPLASIA DELLA MAMMELLA OPERABILE O LOCALMENTE AVANZATA. STUDIO MULTICENTRICO NAZIONALE DI FASE II. Responsabile: Koussis Haralabos Parole chiave: ormonoterapia, chemioterapia, paziente anziano, mammella Uno studio pilota con exemestane somministrato per 3 mesi nella malattia localmente avanzata in pazienti di età media di 73 anni ha riportato l'84 % di riduzione mediana del tumore, determinata mediante mammografia. Questo risultato, seppur preliminare, si avvicina molto a quanto ottenibile con una chemioterapia. L'exemestane è probabilmente più attivo del tamoxifene in regime di terapia primaria per le sue peculiarità di azione a livello tissutale ed intra-tumorale. Un altro vantaggio possibilmente rilevabile riguarda la ridotta tossicità in generale, rispetto al megestrolo acetato ed al Tamoxifen stesso ed in particolare per quanto attiene l'apparato cardiovascolare ed il metabolismo osseo, problemi assai rilevanti in pazienti guaribili e di età avanzata. Le pazienti in post-menopausa devono avere > 70 anni, presentare uno stato recettoriale positivo per estrogeni e/o progesterone, T1-4, N0-2 e non presentare metastasi a distanza. Le pazienti verranno trattate con exemestane 25 mg/die per os per 3 mesi. La risposta clinica sarà valutata secondo i comuni criteri UICC; la risposta patologica verrà valutata secondo la classificazione proposta da Miller e Payne. Al terzo mese, dopo rivalutazione clinico/strumentale, le pazienti con progressione di malattia verranno sottoposte ad intervento chirurgico, mentre tutte le altre proseguiranno il trattamento, alla stessa dose, per altri tre mesi. Dopo rivalutazione clinico-strumentale, tutte le pazienti con malattia operabile verranno sottoposte al trattamento chirurgico migliore possibile (a giudizio del Chirurgo). La valutazione dei primi 50 casi dei Centri di Trieste, Varese e Sassari ha rilevato 33/50 risposte parziali (66%), 2/50 progressioni locali, nessuna risposta completa. Trenta pazienti sono state operate e 23/30 hanno avuto chirurgia conservativa, mentre 17 di esse (74%), non erano candidabili a trattamento conservativo alla valutazione basale. 160 Lo stato di avanzamento dello studio conferma che avendo avuto 33/50 risposte invece che le attese 18/50, il numero totale prefissato di 100 casi darà un dimensionamento al campione più che ottimale. 3 - STUDIO MULTICENTRICO OSSERVAZIONALE RETROSPETTIVO E PROSPETTICO RELATIVO AL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA COLORETTALE METASTATICO NEL PAZIENTE ANZIANO Responsabile: Pasetto Lara Maria Parole chiave: colon-retto, metastasi, paziente anziano, chemioterapia Il cancro colo-rettale è la seconda causa di morte per neoplasia nei paesi Occidentali; in Europa circa il 40% dei pazienti affetti da tale patologia ha più di 70 anni di età e l'incidenza tende ad aumentare ulteriormente oltre gli 80 anni. Circa un terzo dei pazienti radicalmente operati sviluppa ricadute a distanza, prevalentemente a carico del fegato, oppure diffuse nell'addome (carcinosi peritoneale) o al polmone. Senza alcun trattamento, la sopravvivenza media dopo il riscontro di localizzazioni metastatiche si aggira attorno ai 9 mesi, ed è influenzata dall'estensione della malattia e dalle condizioni generali del paziente, ma non dell'età in sé. Invece, utilizzando vari schemi di chemioterapia a base di 5-FU, Oxaliplatino e Irinotecan, la sopravvivenza media può raggiungere anche i 20 mesi. Nel paziente anziano, pochi sono gli studi atti a definire il trattamento standard nella malattia avanzata, data la difficoltà nell'arruolamento e nell'interpretazione dei risultati, e la riluttanza di molti medici nel proporre trattamenti chemioterapici intensivi a questi pazienti. Questo studio si propone l'obiettivo di valutare lo stadio di presentazione del carcinoma del colon-retto in pazienti con età >70 anni; si vuole poi determinare come le frequenti comorbidità dell'anziano influenzino la effettuazione o meno della chemioterapia e il tipo di quest'ultima. Si valuterà infine quanti pazienti accettino e completino il trattamento proposto, la tolleranza clinica ed eventuali cambiamenti o interruzioni precoci di trattamento 4 - LINFOMI NON HODGKIN DELL'ANZIANO NON FRAGILE: MVP-BV+RITUXIMAB VERSUS CHOP+RITUXIMAB Responsabile: Aversa Savina Maria Luciana Parole chiave: linfomi, paziente anziano, chemioterapia, rituximab I dati clinici disponibili in letteratura dimostrano che il trattamento standard nel paziente anziano affetto da linfoma a grandi cellule B è attualmente da considerarsi l'associazione del regime CHOP con l'anticorpo monoclonale anti-CD20. Peraltro, l'aggiunta di tale anticorpo ad altri regimi di combinazione si è dimostrata in grado di migliorarne l'attività sia nei linfomi indolenti che nelle istologie aggressive. L'esperienza del nostro gruppo cooperativo depone per una elevata efficacia e buon profilo di tossicità della schedula MVP-BV; tale efficacia potrebbe verosimilmente essere incrementata dalla sua associazione all'anticorpo monoclonale. Si rende quindi utile testare in uno studio prospettico di confronto, che sfrutti il regime CHOP-R come braccio di controllo, efficacia e tollerabilità dell'associazione MVP-BV con il Rituximab. 5 - LINFOMI NON-HOGKIN DELL'ANZIANO FRAGILE: STUDIO OSSERVAZIONALE DELL'ASSOCIAZIONE VINORELBINA-PRENISONE + RITUXIMAB Responsabile: Aversa Savina Maria Luciana Parole chiave: paziente fragile, rituximab, linfomi, rituximab La Vinorelbina è un alcaloide semisintetico della Vinca registrato in Italia per il cancro del polmone e della mammella, ma che ha dimostrato una buona attività anche nei linfomi non-Hodgkin e nel m. di Hodgkin. Il suo profilo tossicologico è accettabile nel trattamento dei pazienti con età >70. Recentemente, uno studio di fase II del NHLCSG con vinorelbina e prednisone ha dimostrato su 26 pazienti "frail" valutabili un tasso di remissione del 30.7% (3 RC + 5 PR). Il lento accrual conferma che probabilmente i pazienti "frail" non vengono indirizzati all'onco-ematologo; nonostante ciò, è stato possibile eseguire il primo studio di chemioterapia specificatamente disegnata per 161 questa popolazione. L'anticorpo anti-CD20 è attivo nei linfomi a grandi cellule ricaduti e/o in progressione, è ben tollerato dalla popolazione anziana e aggiunge vantaggio sia in termini di remissioni che di sopravvivenza quando associato con la chemioterapia. Da queste considerazioni lo studio consiste nel testare l'associazione del rituximab con la vinorelbina e il prednisone. 6 - CHEMIOTERAPIA DI PRIMA LINEA CON FOTEMUSTINA VS CARBOPLATINO+DETICENE IN PAZIENTI DI ETÀ SUPERIORE AI 70 ANNI CON MELANOMA METASTATICO Responsabile: Chiarion Sileni Vanna Parole chiave paziente anziano, melanoma, metastasi, chemioterapia Verranno arruolati pazienti sopra i 70 anni con diagnosi istologica di melanoma metastatico inoperabile, mai trattati con chemioterapia. Essi verranno randomizzati fra ricevere Fotemustina (100 mg/mq ogni 3 settimane) oppure Carboplatino Deticene (AUC 3 e 800 mg/mq, rispettivamente, ogni 3 settimane), per un massimo di 8 cicli. I pazienti verranno prima stratificati nelle tre classi di Fit, Fragili e Vulnerabili in base ai risultati della valutazione geriatrica multidimensionale. La malattia verrà rivalutata dopo il II ciclo e poi ogni 3 cicli. Il trattamento verrà considerato attivo se almeno un 25% dei pazienti risponderà al trattamento e se il tasso di tossicità grave riportata resterà sotto il 25%, altrimenti il trattamento verrà considerato inattivo. Obiettivi secondari saranno la valutazione del tempo alla progressione e della sopravvivenza globale, e la frequenza e outcome delle ospedalizzazioni durante il trattamento. 7 - STUDIO RETROSPETTIVO SUI FATTORI PROGNOSTICI NEI PAZIENTI ANZIANI AFFETTI DA GLIOBLASTOMA Responsabile: Monfardini Silvio Parole chiave glioblastoma, paziente anziano, radioterapia, chemioterapia Allo scopo di ottenere un miglioramento della terapia nel glioblastoma del paziente anziano, verrà condotta un'analisi retrospettiva sui dati clinici dei pazienti anziani affetti da glioblastoma che abbiano ricevuto in passato trattamenti di radioterapia e/o chemioterapia. E' stata eseguita una prima analisi dei dati che verrà integrata con ulteriori dati raccolti nel 2008 8 - STUDIO DEI FATTORI DETERMINANTI LA COMPLIANCE TERAPEUTICA ALLA ORMONOTERAPIA E CHEMIOTERAPIA NEL PAZIENTE ANZIANO Responsabile: Basso Umberto Parole chiave: paziente anziano, ormonoterapia, chemioterapia, qualità di vita L'indagine verrà condotta mediante intervista del paziente, dei suoi familiari e del medico di base allo scopo di analizzare la diversa rilevanza delle problematiche mediche, psicologiche, sociali, economiche e logistiche che impediscono al paziente anziano di seguire i programmi terapeutici consigliati. Mediante revisione periodica di tutte le cartelle cliniche dei pazienti anziani seguiti nel biennio 2006-2007, verrà registrata la compliance dei pazienti alle prescrizioni, la frequenza del rifiuto terapeutico e della perdita al follow-up. Successivamente, di tutti i pazienti persi al follow-up verrà contattato un familiare ed il medico curante allo scopo di chiarire i motivi (disinformazione, progressione di malattia, peggioramento clinico, mancanza di risorse, sfiducia nella terapia, etc.) che hanno impedito al paziente di tornare a controllo. Verranno poi analizzate le possibili correlazioni fra parametri geriatrici multidimensionali e compliance terapeutica, con particolare riguardo alla difficoltà nelle prenotazioni e all'interferenza dei familiari. Verranno quindi redatte delle raccomandazioni generali e possibilmente delle linee guida per facilitare la continuità assistenziale oncologica nel paziente anziano. 9 - TRATTAMENTO DEL CANCRO DELL'ESOFAGO E DEL CARDIAS NELL'ANZIANO: VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE E RISULTATI IN UN CENTRO SPECIALIZZATO AD ALTO VOLUME DI PAZIENTI 162 Responsabile: Ruol Alberto Parole chiave: esofago, chemioterapia, radioterapia, paziente anziano, prognosi Di tutti i pazienti anziani affetti da carcinoma esofageo e della giunzione esofagogastrica osservati presso il nostro Centro e inseriti in un database prospettico verranno valutate le caratteristiche demografiche, le caratteristiche della neoplasia, il tipo di intervento chirurgico eseguito, morbilità e mortalità post-operatorie, tipo di trattamento chemio-radioterapico eseguito, tossicità e risposte. In base ai dati di sopravvivenza si individueranno dei criteri di selezione dei pazienti che si potranno utilizzare nella pratica clinica nell'iter terapeutico di ogni singolo paziente. Abbiamo valutato i risultati a breve termine e la sopravvivenza a distanza dei pazienti di età superiore a 70 anni, sottoposti ad intervento di esofagectomia per cancro dell’esofago e del cardias dal 1992 al 2005, confrontandoli con i pazienti più giovani di 70 anni. L’analisi e’ stata eseguita su 580 pazienti di età <70 anni e 159 di età >70 anni. La morbilità e la mortalita post-operatorie sono risultate del tutto sovrapponibili nei due gruppi, nonostante una prevalenza di fattori di rischio anestesiologicochirurgico significativamente maggiore nei pazienti piu’ anziani. Indipendentemente dall’età del paziente, la sopravvivenza complessiva è risultata del 34% a 5 anni e del 37% per i pazienti sottoposti a resezione curativa R0. Riteniamo dunque che l’aumentata esperienza intra- e peri-operatoria possa spiegare i migliori risultati registrati nei pazienti anziani negli ultimi anni. Pertanto, l’età avanzata non deve più essere considerata di per sé una controindicazione all’esofagectomia. 163 Linea di ricerca 8 Immunologia dei tumori e approcci terapeutici Innovativi Le cellule tumorali stabiliscono un complesso rapporto con i tessuti circostanti, che comprendono sia cellule parenchimali e stromali normali dell'organo in cui la neoplasia si sviluppa che leucociti richiamati nella sede della lesione da fattori diversi. Le interazioni cha avvengono a livello del microambiente neoplastico sono molto complesse, ed il delicato equilibrio che si instaura tra fattori di derivazione tumorale (che favoriscono la crescita delle cellule neoplastiche) e fattori derivanti dai tessuti normali dell'ospite (che tendono generalmente a contenerne la crescita) è uno degli elementi chiave per spiegare almeno in parte la diversa progressione delle neoplasie. Tale complessa cascata di fenomeni si sta inoltre rivelando un potenziale bersaglio terapeutico, in cui interventi mirati nei confronti dei diversi elementi possono alterare il precario equilibrio tra crescita del tumore e suo contenimento in favore di quest'ultimo, sinergizzando magari con interventi più convenzionali quali ad esempio la chemioterapia anti-neoplastica. A) Rapporti tumore-ospite Nell'ambito dei rapporti tra tumore ed ospite, particolare rilevanza assumono il fenomeno della neo-angiogenesi tumorale, il fenomeno della cosiddetta "dormienza tumorale", e la risposta immunitaria al tumore. Per quanto attiene al primo punto, è noto che la crescita dei tumori presuppone il reclutamento da parte del tumore di cellule endoteliali dalla vascolatura pre-esistente, così da fornire al tessuto neoplastico una rete vascolare in grado di garantirne l'ossigenazione e la nutrizione. Gli studi effettuati hanno confermato l'importanza del fenomeno della neo-angiogenesi, evidenziando altresì come tale evento possa essere modulato mediante sostanze ad azione anti-angiogenica quali l’IFN-alfa. Dagli studi condotti è inoltre emerso che eventuali agenti anti-angiogenici devono essere somministrati in maniera continuativa e ad alte dosi, evidenziando così la necessità di ricorrere a modalità di "delivery" degli agenti biotecnologicamente avanzate, quali la terapia genica. Per quanto riguarda la cosiddetta "dormienza tumorale", questo fenomeno si riferisce al fatto che cellule neoplastiche possono risiedere nei tessuti in uno stato di apparente quiescenza per mesi o anni, per poi "risvegliarsi" e dare origine ad una massa tumorale a seguito di stimoli non ancora ben definiti. Le ricerche condotte su questo argomento in un modello animale di leucemia linfatica acuta umana hanno dimostrato che stimoli in grado di accendere fenomeni transitori di neoangiogenesi sono in grado di interrompere la dormienza tumorale; sono ora in corso studi volti a chiarire le interazioni tra endotelio e cellule maligne e le vie di trasduzione del segnale accese dalle interazioni cellula-cellula nel microambiente neoplastico. Per quanto concerne infine la risposta immunitaria ai tumori, gli studi sono stati condotti sia in modelli di tumore umano trapiantabile in topi immunodeficienti o di tumore murino ad insorgenza spontanea in certi ceppi di animali, che in neoplasie umane di vario istotipo, ed in particolare nel melanoma e nei tumori dell'esofago. Le ricerche più recenti si concentrano attorno a tre aspetti fondamentali: 1) definire il profilo di espressione degli antigeni tumorali, correlandolo alle caratteristiche clinicopatologiche dei singoli pazienti ed in particolare agli aspetti prognostici; 2) stabilire il repertorio cellulare e molecolare della risposta linfocitaria dell'ospite a tali antigeni, sia mediante approcci convenzionali di immunologia cellulare che mediante le più moderne tecniche di analisi mediante microarrays; 3) approfondire il ruolo svolto da cellule mieloidi infiltranti il tumore nel favorire la progressione tumorale. Su quest'ultimo aspetto si è realizzata nel nostro Istituto nel corso degli ultimi 3 anni una massa critica notevole, che pone il nostro gruppo in posizione leader nel panorama internazionale. Gli studi condotti hanno dimostrato che cellule di derivazione 164 midollare dell'ospite possono in certe condizioni favorire anziché contrastare la crescita neoplastica, attraverso l'induzione di uno stato di immunodepressione nell'ospite; è in corso sia la definizione dei meccanismi alla base di questo fenomeno in modelli sperimentali e nell'uomo, sia il disegno di strategie farmacologiche appropriate per limitare l'azione delle cellule mieloidi soppressive. B) Approcci terapeutici innovativi Le strutture afferenti allo IOV sono da tempo impegnate a studiare la possibilità di sviluppare strategie terapeutiche o preventive di vaccinazione verso antigeni tumorali, in particolare verso antigeni espressi da cellule di melanoma; in quest'ambito, oltre agli studi condotti in modelli preclinici, alcune strutture afferenti allo IOV hanno già preso parte a trials clinici di vaccinazione con peptidi di antigeni tumorali e/o gangliosidi condotti su scala europea. Di particolare rilievo lo sforzo che viene portato avanti per l'identificazione di correlati di protezione che possano fungere da markers di risposta nei pazienti vaccinati, predicendo la risposta all'immunoterapia. Per quanto attiene ad approcci innovativi di terapia dei tumori, quali la terapia cellulare adottiva e la terapia genica, tali approcci nell'uomo sono attualmente preclusi nell'ambito dello IOV per la non disponibilità di una struttura che risponda alle normative vigenti sul tema, che prevedono l'osservanza rigorosa delle procedure GMP per la preparazione dei prodotti destinati a terapia cellulare adottiva o terapia genica. Ciononostante, sono maturate approfondite competenze sulle caratteristiche di vettori retrovirali e lentivirali destinati al trasferimento genico, al fine di affrontare le problematiche più rilevanti in campo di terapia genica: ottenere vettori ad alto titolo, capaci di esprimere per un periodo di tempo prolungato il transgene in maniera tessuto-specifica, con meccanismi che consentano la regolazione dell'espressione genica e/o di salvaguardia mediante l'incorporazione nel vettore di geni "suicidi". I modelli su cui si è maggiormente concentrata l'attenzione mirano da un lato al trasferimento di geni che codificano per citochine in grado di potenziare le risposte anti-tumorali nella sede tumorale o molecole in grado di interferire con la neoangiogenesi tumorale; questa linea di ricerca è stata perseguita principalmente in modelli di carcinoma ovarico umano trapiantabile nel topo. L'interesse per la complessa interazione tra cellule neoplastiche e microambiente non si è limitato ai tumori sperimentali trapiantati in topi immunodeficienti, ma si è estesa a ad un modello di neoplasia prostatica ad insorgenza spontanea in un particolare ceppo di topi (topi TRAMP); in questo contesto è infatti possibile studiare in condizioni molto più vicine alle neoplasie umane i fenomeni angiogenetici che caratterizzano la storia naturale del tumore, e disegnare gli approcci di terapia genica più appropriati per interferire con lo sviluppo di vasi all'interno della massa prostatica dell'animale. Infine, è prevista a breve la trasferibilità in un trial di fase I-II nell'uomo di un coniugato di ialuronato con un tracciante radioattivo, che si è dimostrato estremamente efficace in un modello preclinico di epatocarcinoma. 1 - STUDIO DEL RUOLO DEL METABOLISMO DELLA L-ARGININA NELL'IMMUNOSOPPRESSIONE INDOTTA DAI TUMORI. Responsabile: Mandruzzato Susanna Parole chiave: immunologia, patogenesi, marcatori Per indagare il ruolo degli enzimi arginasi e ossido nitrico sintetasi nelle disfunzioni del sistema immunitario indotte dai tumori, ci proponiamo di studiare l'espressione e l'attività di questi enzimi in tessuti tumorali umani di diverso tipo istologico, con una particolare attenzione ad indentificare le cellule esprimenti tali enzimi nel microambiente tumorale. Abbiamo eseguito un'analisi dell'infiltrato presente nel tessuto neoplastico, analizzando l'espressione in situ delle proteine arginasi-1 e arginasi-2 in un pannello di biopsie di melanoma e carcinoma del colon. L' analisi immunoistochimica ha mostrato la presenza di cellule che esprimono queste proteine in una frazione dei campioni analizzati con un chiaro pattern di espressione: cellule che esprimono arginasi-2 sono presenti in alcuni campioni analizzati e sono a carico di cellule neoplastiche sia nel caso di melanoma che in quello del carcinoma del colon- 165 retto in aree disomogenee. Per contro, cellule che esprimono arginasi-1 sono invece espresse in tutti i granulociti che infiltrano le aree neoplastiche. E' in corso la messa a punto della colorazione immunoistochimica per l'enzima NOS2. 2 - STUDIO DEL RUOLO DI ALTERAZIONI DEL METABOLISMO DI AMINOACIDI NELL'IMMUNOSOPPRESSIONE INDOTTA DA TUMORI MEDIANTE UTILIZZO DI TOPI TRANSGENICI E KNOCK-OUT Responsabile: Bronte Vincenzo Parole chiave: immunosoppressione, modelli sperimentali, microambiente La ricerca ha come scopo la comprensione del ruolo che alterazioni del metabolismo di aminoacidi, quali la L-Arginina; possono avere nel generare un microambiente tumorale con caratteristiche soppressorie nei confronti della risposta immunitaria. I perossinitriti, generati dal metabolismo dell'aminoacido L-arginina da parte di cellule mielo-monocitarie infiltranti il tumore o dalle cellule tumorali stesse, sono stati coinvolti nei meccanismi di soppressione della risposta immune anti-tumorale. Abbiamo osservato che i perossinitriti formano degli addotti con alcune citochine alterandone la funzione. In particolare, la nitrazione di alcuni residui di tirosina della chemochina SDF-1 ne altera la capacità di far migrare cellule T CD8+ umane. Stiamo valutando i meccanismi molecolari e l'importanza biologica di questi risultati. 3 - ANALISI DEL PROFILO DEI MICRORNA COME STRUMENTO PER STUDIARE LA BIOLOGIA DELLE CELLULE MIELOIDI SOPPRESSORIE Responsabile: Bronte Vincenzo Parole chiave: genomica, immunosoppressione, modelli sperimentali La ricerca ha come scopo l'identificazione di miR di cellule mielo-monocitarie purificate dalla massa tumorale e dal sangue periferico di pazienti oncologici per definire la biologia di sottopopolazioni di cellule mielomonocitarie condizionate dal tumore, capaci di svolgere un'importante sulle risposte immunitarie dell'ospite. Abbiamo determinato il profilo di espressione genica in macrofagi infiltranti il tumore ottenuti da diversi tumori murini. Da queste cellule è stato estratto anche RNA per l'analisi dei microRNA. L'ibridizzazione su chip di microRNA viene condotta, in questo momento, nei laboratori del Dott. F. Marincola, Bethesda, USA. Cercheremo di creare algoritmi che consentano di tracciare reti di interazione tra microRNA e mRNA presenti nelle cellule infiltranti il tumore. 4 - IDENTIFICAZIONE DI NUOVE MOLECOLE IN GRADO DI RECUPERARE L'ATTIVITÀ DEL SISTEMA IMMUNITARIO CONTRO IL TUMORE: BASI MOLECOLARI E BIOLOGICHE PER NUOVE TERAPIE. Responsabile: Bronte Vincenzo Parole chiave: immunoterapia, vaccinoterapia, modelli sperimentali, immunosoppressione Lo scopo di questa ricerca è quello di dimostrare l'azione di inibitori di COX donatori di NO come nuovi farmaci per ricostituire le funzioni immunitarie in soggetti portatori di neoplasia, partendo dall'osservazione ottenuta nei modelli sperimentali che la somministrazione per via orale di alcuni composti con questa attività è in grado di aumentare il numero e la funzione di linfociti T tumore-specifici e l'efficacia della vaccinazione antitumorale. Abbiamo identificato 3 composti "leader" aventi in comune la capacità di donare NO ma con strutture chimiche diverse. Tutti questi composti sono molto attivi nel recuperare la soppressione dei linfociti T indotta da cellule mieloidi soppressorie in saggi in vitro. Al momento attuale stiamo eseguendo esperimenti in animali portatori di tumore per valutare quali di questi composti siano attivi anche in vivo. 5 - APPROCCI DI TERAPIA ANTI-ANGIOGENICA DEI TUMORI OVARICI Responsabile: Indraccolo Stefano Parole chiave: neo-angiogenesi, ovaio, terapia genica, microambiente, apoptosi, interferon, modelli sperimentali 166 La definizione dei parametri dai quali possa dipendere l'esito terapeutico dell'impiego di farmaci anti-angiogenici in oncologia è un ambito d'investigazione di grande interesse. Questo aspetto verrà studiato in modelli sperimentali di carcinoma ovarico, precedentemente utilizzati nel nostro laboratorio. Nel corso dello studio si propongono le seguenti attività: (1) Valutazione del ruolo del fattore trascrizionale HIF-1 nel determinare la sensibilità o la resistenza delle cellule di carcinoma ovarico all'ipossia; (2) Valutazione dell'espressione di geni coinvolti nella regolazione dell'apoptosi nelle linee resistenti o sensibili all'ipossia; (3) Valutazione della possibile correlazione tra metabolismo cellulare, misurato in particolare mediante parametri quali il consumo di glucosio e la produzione di lattato, e risposta all'ipossia; (4) Valutazione della possibile correlazione tra tipo di metabolismo delle cellule tumorali (prevalentemente glicolitico o ossidativo) e la risposta alla terapia antiangiogenica in vivo; (5) Silenziamento mediante vettori lentivirali codificanti opportuni siRNA dell'espressione di geni coinvolti nella resistenza all'ipossia e valutazione della sensibilità delle linee tumorali geneticamente modificate alla terapia anti-angiogenica con IFN-alfa o con anticorpi neutralizzanti il VEGF in vivo; (6) Valutazione di farmaci che possano incrementare la risposta delle cellule tumorali all'ipossia e sortire quindi un effetto sinergico con farmaci anti-angiogenici. Abbiamo valutato le risposte cellulari all'ipossia di un gruppo di 9 linee di carcinoma ovarico, identificando alcune linee molto sensibili alla morte indotta dall'ipossia ed altre relativamente resistenti. Lo studio si è quindi focalizzato su 2 linee in particolare, rappresentative delle due risposte, quali la linea OC316 (sensibile all'ipossia) e la linea IGROV-1 (resistente all'ipossia). Abbiamo osservato che esiste una correlazione tra il metabolismo glicolitico delle cellule, misurato in termini di consumo di glucosio e produzione di acido lattico in condizioni di normossia e l'espressione di geni della glicolisi (GAPDH, LDHA, HKII), e la sensibilità all'ipossia: la linea OC316, molto glicolitica, è risultata andare incontro ad un'apoptosi molto maggiore rispetto alle cellule IGROV-1, poco glicolitiche. Il silenziamento stabile del fattore trascrizionale HIF1-A mediante vettori lentivirali codificanti specifici shRNA ha accentuato la sensibilità all'ipossia della linea OC316, mentre non ha modificato il comportamento delle cellule IGROV-1. La morte delle cellule OC316 in condizioni ipossiche sembra correlare con un brusco calo nei livelli di ATP intracellulare ed è marcatamente attenuata da un supplemento di glucosio nel terreno di coltura. Tumori formati dalle cellule OC316 silenziati per HIF1-A hanno dimensioni simili a quelli dei tumori di controllo ed inducono risposte angiogeniche comparabili ma sono caratterizzati dalla presenza di aree di necrosi molto più estese rispetto ai controlli. Lo studio sta progredendo nella direzione di una più accurata definizione delle differenze molecolari tra tumori ovarici proficienti e deficienti per HIF1-A e con la valutazione degli effetti della terapia anti-angiogenica con anticorpi neutralizzanti il VEGF in tale sistema sperimentale. 6 - STUDIO DEI MECCANISMI MOLECOLARI CHE REGOLANO LA DORMIENZA TUMORALE Responsabile: Indraccolo Stefano Parole chiave: neo-angiogenesi, metastasi, dormienza tumorale, apoptosi, modelli anaimali Un numero crescente di studi ha evidenziato come l'angiogenesi rappresenti un aspetto fondamentale della crescita tumorale: all'incapacità di una cellula tumorale di promuovere l'angiogenesi segue, in molti modelli sperimentali, l'eliminazione delle cellule tumorali stesse o lo sviluppo di una condizione, detta "dormienza tumorale", nella quale si assiste generalmente ad un bilanciamento tra proliferazione ed apoptosi ed al mantenimento del tumore entro dimensioni microscopiche. I nostri studi sono volti a chiarire i meccanismi coinvolti nella transizione di un tumore indolente in una 167 neoplasia aggressiva in un modello di dormienza tumorale. In particolare si prevedono le seguenti attività: (1) Analisi dello stato d'attivazione di particolari fosfoproteine nei tumori dormienti ed in quelli aggressivi mediante metodiche di immunoblotting ed ELISA; (2) Valutazione della possibile implicazione della pathway di Notch1 e di Notch3 nella conversione dei tumori dormienti in aggressivi; (3) Sviluppo di una serie di linee tumorali neoplastiche umane ingegnerizzate ad esprimere marcatori bioluminescenti che ne permettano lo studio del comportamento biologico in vivo. Abbiamo valutato lo stato d'attivazione di una protein-chinasi attivata dallo stress cellulare, quale p38, nel sistema sperimentale di dormienza tumorale delle cellule MOLT-3, derivate da un paziente con T-ALL. La forma fosforilata di p38 (pp38), che è attiva e può contribuire ad indurre apoptosi, è espressa in maniera aumentata nei tumori dormienti rispetto a quelli aggressivi, e tale espressione correla inversamente con l'espressione di una fosfatasi, MKP-1, preposta a controllare il livello di fosforilazione di p38: MKP-1 è espressa quindi a livelli maggiori nei tumori aggressivi rispetto a quelli dormienti. Per consolidare tali risultati abbiamo quindi generato vettori lentivirali d'espressione di MKP-1 ed altri in grado di silenziare tale gene. Le cellule MOLT-3 over-esprimenti MKP-1 sono risultate più resistenti ad uno stimolo apoptotico; al contrario, cellule in cui MKP-1 veniva silenziato erano particolarmente sensibili agli effetti apoptotici del trattamento. Gli studi in corso sono volti a verificare se diversi livelli d'espressione di MKP-1/pp38 correlino con la risposta apoptotica ad alcuni chemioterapici utilizzati per la terapia delle T-ALL e se i livelli d'espressione di tali proteine nelle cellule di T-ALL ottenute dai pazienti correlino con il decorso della leucemia e la risposta alla terapia. Sono inoltre in corso studi volti ad approfondire la possibile associazione tra la modulazione dell'espressione di MKP-1 nelle cellule MOLT-3 e l'attivazione della via di Notch 3. 7 - IDENTIFICAZIONE DI CELLULE MIELOIDI SOPPRESSORIE IN PAZIENTI PORTATORI DI TUMORE Responsabile: Zanovello Paola Parole chiave immunità, genomica, immunosoppressione, melanoma La ricerca si propone di affrontare la caratterizzazione funzionale di sottopopolazioni di cellule mieloidi presenti nella massa tumorale e nel sangue di pazienti con neoplasia, con lo scopo di individuare possibili profili di attivazione e marcatori biochimici. Studi condotti in precedenza nel nostro laboratorio in modelli preclinici di tumore hanno dimostrato che un aumentato metabolismo dell'aminoacido L-Arginina nel microambiente tumorale costituisce un meccanismo mediante il quale cellule dello stipite mielo-monocitario possono condizionare la riposta immunitaria tumorespecifica. Analisi preliminari condotte su biopsie di tessuto tumorale e campioni di sangue periferico di pazienti con patologia tumorale in stadio avanzato (melanoma metastatico, carcinoma colo-rettale) hanno indicato che la popolazione granulocitaria isolata dai pazienti possiede un'elevata attività di Arginasi 1 (ARG1), un enzima coinvolto nel metabolismo di L-Arginina. L'aumento dell'attività enzimatica riscontrato nei granulociti dei pazienti rispetto ai donatori sani, se confermato da ulteriori indagini, potrebbe rappresentare un parametro interessante nel monitoraggio dell'assetto mielo-monocitario dei pazienti con tumore. 8 - VACCINAZIONE ANTI-IDIOTIPICA SUBSET-SPECIFICA PER IL CONTROLLO DI LINFOMI NHL A CELLULE B Responsabile: Rosato Antonio Parole chiave: vaccini, linfomi, modelli animali Questo progetto di ricerca, condotto in collaborazione con il CRO di Aviano, si propone di valutare il ruolo di catene leggere e pesanti delle immunoglobuline, che risultano inaspettatamente utilizzate in maniera preferenziale da tumori a cellule B di differenti pazienti, a fungere come antigeni tumore-specifici per la realizzazione di vaccini antiidiotipo subset-specifici. Il programma proposto è stato finanziato dalla Comunità 168 Europea (FP6) nell'ambito di uno STREP (Specific Target Research Project) triennale che vede coinvolti quattro enti di ricerca pubblica (l'Università di Oslo, l'Istituto Karolinska, il CRO di Aviano e lo IOV di Padova) e tre SME (Small Medium Enterprises, Areta, Proimmune e Pepscan), per un totale di 2.050.000 euro di finanziamento. Studi preliminari ci hanno già portato alla generazione di una serie di anticorpi monoclonali specifici per la catene VK3-20, una delle catene montate preferenzialmente da linfomi insorti in seguito ad infezione con HCV e che rappresenta il prototipo per gli studi di vaccinazione subset-specifica. Tali monoclonali potranno quindi essere utilizzati per lo screening di altri linfomi, per la diagnostica e per approcci immunoterapici. 9 - EFFICACIA TERAPEUTICA DI LINEE DI LINFOCITI T CITOTOSSICI CD8+ E CD4+ SPECIFICI PER SUBUNITÀ PROTEICHE DEL VIRUS EBV NEL CONTROLLO DI DISORDINI LINFOPROLIFERATIVI POST-TRAPIANTO: VALIDAZIONE IN UN MODELLO PRECLINICO DI IMMUNOTERAPIA ADOTTIVA NEL TOPO SCID Responsabile: Rosato Antonio Parole chiave: virus, modelli sperimentali, immunoterapia, trapianto, immunosoppressione Gli attuali protocolli di immunoterapia adottiva con linfociti T citotossici (CTL) EBVspecifici in corso di patologie linfoproliferative post-trapianto (PTLD) si basano sullo sviluppo di linee CTL policlonali ristrette per HLA di classe I. Per quanto questo approccio si sia dimostrato efficace in ambito clinico sia per la profilassi che il trattamento di PTLD, non è tuttora chiaro il contributo relativo di CTL con differente restrizione nel controllo e nell'eradicazione del tumore. D'altro canto, il ruolo potenziale dell'impiego di cellule T CD4+ EBV-specifiche per il controllo di PTLD non è mai stato valutato né nell'uomo, né in modelli preclinici. In questo contesto, gli obiettivi specifici del progetto sono rappresentati dallo sviluppo di un protocollo riproducibile ed orientato all'applicazione clinica per la generazione di CTL CD8+ e CD4+ diretti contro specifiche subunità di EBV, e dalla valutazione e la validazione direttamente in vivo del loro ruolo anti-tumorale dopo trasferimento adottivo. Abbiamo focalizzato la nostra ricerca sull'induzione di CTL CD4+ EBV-specifici. In particolare, abbiamo potuto osservare che tale popolazione risulta facilmente generabile da tutti i donatori sani analizzati ed è caratterizzata da elevata attività citotossica in vitro verso cellule B trasformate da EBV (LCL); inoltre, tale attività litica è ristretta per molecole MHC di classe II e si basa sull'esocitosi di granuli citotossici e sul rilascio di mediatori (perforine, granzimi e granulisina) utilizzati anche dai classici CTL CD8+. Per quanto concerne l'efficacia terapeutica dopo trasferimento in topi SCID portatori di neoplasie LCL EBV+, i risultati hanno evidenziato che i CTL CD4+ presentano elevata attività antineoplastica quando trasferiti al giorno 0 o 1 dopo l'inoculo del tumore, ma non nei giorni successivi. Tuttavia, una approfondita indagine ha permesso di evidenziare che le LCL, quando trasferite in vivo, modulano negativamente l'espressione di molecole MHC-II, rendendole quindi virtualmente non aggredibili dai CTL CD4+. Resta da chiarire se tale fenomeno sia presente anche nelle PTLD che insorgono nell'uomo o non rappresenti piuttosto una bias sperimentale del modello preclinico. A tale scopo, stiamo attualmente analizzando in immunoistochimica campioni di linfoma provenienti da pazienti al fine di evidenziare l'espressione di MHC-II. 10 - STUDIO DI IMMUNIZZAZIONE CON MAGE-3 PROTEINA RICOMBINANTE CON ADIUVANTE AS02B O AS15 NEI PAZIENTI CON MELANOMA CUTANEO METASTATICO IN PROGRESSIONE NON RESECABILE Responsabile: Chiarion Sileni Vanna Parole chiave: vaccinoterapia, melanoma, metastasi Verranno arruolati pazienti con melanoma cutaneo istologicamente accertato che presentino metastasi cutanee, sottocutanee o linfonodali non resecabili radicalmente e in evidente progressione nelle 12 settimane prima dell'inizio delle vaccinazioni. I pazienti, con età maggiore di 18 anni, devono acconsentire all'esecuzione di una 169 biopsia tumorale per valutare mediante RT-PCR l'espressione di MAGE-3; non devono avere ricevuto nessun trattamento per la malattia metastica, ad esclusione della perfusione ipertermica isolata, e non devono presentare malattie autoimmuni od autoanticorpi. I pazienti che dopo l'arruolamento risultano MAGE-3 positivi verranno randomizzati, dopo stratificazione per stadio, centro e presenza o assenza di lesioni > di 20 mm, alla vaccinazione con MAGE-3 ricombinante più due diversi adiuvanti: AS02B o AS15. Sono previsti 4 cicli di vaccinazioni. Il primo ciclo comprende 6 somministrazioni i.m, una ogni 2 settimane. Alla rivalutazione, tutti i pazienti con assenza di progressione viscerale o significativa iniziano il secondo ciclo di sei vaccinazioni con scadenza trisettimanale. Il terzo ciclo è di quattro vaccinazioni a intervalli di sei settimane ed il quarto ciclo prevede 4 vaccinazioni ad intervalli di 3 mesi e altre 4 con intervallo di 6 mesi. Le rivalutazioni di malattia sono fissate alla settimana 23, 32, 54, e quindi ogni 6 mesi. Il trattamento viene interrotto per tossicità o progressione viscerale o volontà del paziente. Lo studio prevede il trattamento di 34 pazienti per braccio e sarà considerato attivo e sicuro se saranno osservate >4 (11,8 %) risposte cliniche e <4 tossicità di grado 3/4. In caso di risposte <3 (8,8%) o tossicità > 5 (14,7%), il trattamento verrà considerato non sufficientemente attivo o troppo tossico. Sono stati arruolati 6 pazienti; lo studio è ancora in corso. 170 Linea di ricerca 9 Analisi Biostatistica e Supporto Informatico L'introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci e/o tecnologie e procedure innovative deve essere preceduta dalla dimostrazione del loro reale vantaggio mediante studi che applichino una metodologia rigorosa. Il corretto approccio alla pianificazione, realizzazione ed analisi dei risultati di uno studio clinico richiede il convergere di numerose competenze non solo mediche-biologiche ma anche statistiche, epidemiologiche ed informatiche. Presso l'Istituto Oncologico Veneto è presente l'Unità Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica che mette a disposizione dei ricercatori competenze tecniche, metodologiche e strumenti operativi per tutte le fasi dello sviluppo dei protocolli di ricerca clinica e di data-management in accordo ai dettami della Buona Pratica Clinica (GCP). Oltre alle predette attività di supporto, l'Unità ha uno specifico interesse nell'implementazione di strumenti telematici per la gestione e la raccolta dati da remoto nell'ambito di studi clinici cooperativi, anche di carattere internazionale. In tal senso collabora con il Dipartimento Sistemi Informativi per la Sanità del CINECA (Casalecchio, Bologna). Inoltre, presso l'Istituto è attivo uno specifico filone di ricerca relativo allo studio ed applicazione di nuovi approcci statistico-metodologici, tra cui l'uso delle rete neurali, nell'ambito dell'analisi di dati clinici in Oncologia 1 - REALIZZAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE DI SISTEMI TELEMATICI PER LA GESTIONE E LA RACCOLTA DATI DA REMOTO NELL'AMBITO DI STUDI CLINICI CO-OPERATIVI INTERNAZIONALI Responsabile: De Salvo Gian Luca Parole chiave: sperimentazioni cliniche, data management, sistemi telematici L'obiettivo a breve termine di questo progetto è la realizzazione di un sistema telematico finalizzato, da un lato, alla gestione delle fasi di sviluppo del protocollo di ricerca e al relativo flusso informativo, dall'altro, alla raccolta, monitoraggio ed analisi dei dati nell'ambito degli studi clinici promossi dall'European Paediatric Sarcoma Study Group (EpSSG) sui sarcomi delle parti molli in età pediatrica e dal Brain Tumour Sub-Committee della Società Internazionale di Oncologia Pediatrica (SIOP) sui gliomi a basso grado di malignità.L'obiettivo a lungo termine è il rafforzamento della collaborazione europea per integrare il lavoro svolto dai gruppi di lavoro nazionali per rispondere a rilevanti quesiti terapeutici e per migliorare la conoscenza biologica di queste neoplasie relativamente rare. Inoltre, ci si prefigge di testare la possibilità di centralizzare in tempo reale, utilizzando software sofisticati, immagini neuroradiologiche ed istologiche. Il sistema di raccolta dati da remoto (RDE) rappresenta uno strumento importante ed innovativo per il miglioramento della realizzazione della ricerca clinica e traslazionale, e può facilitare la partecipazione di molti Paesi europei ed extra-europei negli studi clinici promossi dai due gruppi collaborativi. Il Servizio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica dello IOV funge inoltre da centro internazionale di coordinamento per la gestione del sistema remoto di data entry e della relativa banca dati. È stato realizzato un sito web per ciascun gruppo collaborativo, diviso in due sezioni: un'area per presentare le attività del gruppo ed un'area ad accesso riservato per la gestione dei protocolli clinici. Inoltre, sono stati predisposti i database elettronici, accessibili tramite web con elevati standard di sicurezza, per archiviare i dati raccolti negli studi clinici EpSSG-RMS 2005, EpSSGNRSTS 2005 e SIOP-LGG 2004. Oltre 150 centri clinici di circa 15 Paesi europei ed extra europei utilizzano correntemente il sistema. 2 - SUPPORTO METODOLOGICO ED INFORMATICO NELLA PIANIFICAZIONE, ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DI SPERIMENTAZIONI CLINICHE Responsabile: De Salvo Gian Luca 171 Parole chiave: sperimentazioni cliniche, data management L'introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci e/o tecnologie/procedure innovative deve essere preceduta dalla dimostrazione del loro reale vantaggio mediante l'impiego di studi che applichino una metodologia rigorosa. Il corretto approccio alla pianificazione, realizzazione ed analisi dei risultati di uno studio clinico richiede il convergere di numerose competenze non solo mediche ma anche statistiche ed epidemiologiche. Il Servizio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica mette a disposizione competenze tecniche, metodologiche e strumenti operativi per tutte le fasi dello sviluppo dei protocolli di ricerca clinica e di data-management in accordo ai dettami della Buona Pratica Clinica. Attualmente il Servizio coordina sperimentazioni cliniche multicentriche nell'ambito del melanoma, delle neoplasie pediatriche e delle neoplasie dell'anziano. Nell'ambito degli studi clinici sul melanoma, prosegue l'arruolamento nello studio Mel.A., trial di fase III che valuta l'impatto di un trattamento intensificato con Interferone ad alte dosi, e nello studio TRECEM sull'impatto della temozolomide nel prevenire le metastasi cerebrali nei pazienti in stadio avanzato. Per quanto riguarda le neoplasie pediatriche, alla fine del 2005, 166 pazienti risultavano arruolati e 90 randomizzati nello studio SIOP-LGG 2004 sui gliomi a basso grado di malignità. A ottobre 2005 è iniziato l'arruolamento e la randomizzazione dei pazienti nello studio EpSSG RMS 2005 sui sarcomi pediatrici in Italia, Francia, Repubblica Ceca ed Israele. Infine, è proseguita la collaborazione con il gruppo TREP (Tumori Rari in Età Pediatrica) dell'AIEOP (Associazione Italiana di Emato-Oncologia Pediatrica) nella gestione della raccolta dati e nella realizzazione di un registro prospettico nazionale sui tumori rari in età pediatrica. Le attività in corso previste sono le seguenti: Prosecuzione dell'arruolamento negli studi clinici sul melanoma. Valutazione della tossicità nell'ambito della studio Mel.A. e relativa pubblicazione dei risultati. Attivazione di un nuovo studio clinico multicentrico randomizzato sul melanoma metastatico nella popolazione anziana. Attivazione dello studio EpSSG NRSTS 2005, gestione degli studi pediatrici in corso ed elaborazione dei report periodici. Analisi della casistica raccolta su particolari istotipi nell'ambito del progetto TREP e valutazione dell'esperienza fin qui acquisita. Attivazione di uno studio di fase II randomizzato nei pazienti anziani con linfomi non Hodgkin. 3 - VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA VITA NELL'AMBITO DI TRIAL CLINICI ONCOLOGICI Responsabile: Del Bianco Paola Parole chiave: qualità di vita, sperimentazioni cliniche, colon-retto, linfonodo sentinella La necessità di valutare la qualità della vita (QoL) in ambito oncologico deriva dalla esigenza di poter disporre di strumenti di misurazione globale dello stato di salute che rendano conto dello stato di benessere del paziente in relazione all'impatto sia della malattia che del trattamento. L'utilità maggiore della rilevazione della QoL è riconosciuta a determinati studi di fase III, ed in particolare a quelli che valutano alternative terapeutiche con differenti profili di complicanze/tossicità e impatto sulla sopravvivenza dubbio o limitato, e quelli in cui vi sia una possibile differenza di sopravvivenza ma a prezzo di tossicità elevata. In questa ottica si è recentemente riscontrata una significativa tendenza a inserire la QoL come end-point nella valutazione dell'efficacia di nuovi trattamenti, nonché un aumento delle ricerche che hanno come oggetto di studio proprio la qualità di vita. Il Servizio Sperimentazioni Cliniche e Biostatistica pianifica e gestisce protocolli di studio che hanno come endpoint principale o secondario la valutazione della qualità di vita. In particolare, sono stati attivati uno studio randomizzato di fase III che confronta la tecnica del linfonodo sentinella rispetto alla linfoadenectomia standard nel carcinoma della mammella e uno studio osservazionale sull'impatto del trattamento multimodale nel cancro del retto localmente avanzato. A breve è prevista l'attivazione di uno studio della QoL, 172 sempre nel cancro del retto, in due trial multicentrici randomizzati di fase III su diversi approcci chemioradioterapici somministrati prima della chirurgia. Il trial Sentinella-GIVOM nel carcinoma mammario ha concluso l'arruolamento delle pazienti e continua il previsto follow up. E' stata completata l'analisi dei dati relativi alle complicanze chirurgiche e alla qualità di vita ed è in corso di stesura il lavoro scientifico da sottomettere per pubblicazione. Per quanto riguarda lo studio osservazionale nel cancro del retto (QVCR), si è concluso l'arruolamento dei pazienti. La casistica comprende 157 pazienti, arruolati in 15 centri clinici italiani. E' previsto il completamento dell'analisi di qualità di vita e la stesura dell'articolo relativo alla valutazione del benessere psicologico delle pazienti con carcinoma mammario, misurato con il questionario PGWBI. Il progetto QVCR prevede il completamento del follow-up dei pazienti arruolati per poter effettuare l'analisi finale e rispondere ai quesiti dello studio. Inizierà anche la valutazione della QoL nell'ambito dei due studi randomizzati sul cancro del retto. 4 - NUOVI APPROCCI METODOLOGICI NELL'ANALISI DI DATI CLINICI IN ONCOLOGIA Responsabile: Del Bianco Paola Parole chiave: sperimentazioni cliniche, qualità di vita Gli studi multicentrici sono particolarmente utili nella ricerca oncologica poiché consentono di valutare l'efficacia della terapia in una varietà di pazienti e contesti, permettendo inoltre di studiare l'effetto dei trattamenti in quei casi in cui sarebbe difficile se non impossibile per un singolo centro arruolare il numero richiesto di pazienti. Inoltre, spesso i dati vengono raccolti in più occasioni temporali per poter esaminare nel tempo l'effetto del trattamento sulla malattia, sulla qualità di vita o su altri end-points primari o secondari. La natura longitudinale e la struttura multicentrica degli studi possono causare problemi di dati mancanti non casuali e non ignorabili e di sovradispersione o correlazione delle osservazioni, inducendo problemi di distorsione dei risultati dell'inferenza statistica. In questo progetto l'attività si concentrerà sull'applicazione di metodologie innovative per l'analisi dei dati idonee ad affrontare tali problematiche. E' stata effettuata un'analisi su dati di qualità della vita, raccolti nell'ambito di un trial clinico multicentrico sul melanoma avanzato, utilizzando un modello gerarchico ad equazioni simultanee. È stato preparato un lavoro scientifico che è stato accettato per pubblicazione sulla rivista Statistical Modelling. 5 - INTEGRAZIONE DI UN SOFTWARE COMMERCIALE DI GESTIONE DI DATI ANAGRAFICI, CLINICI E TECNICI DEI TRATTAMENTI RADIOTERAPICI IN UN AMBIENTE INFORMATICO PREESISTENTE CHE TRATTA I MEDESIMI DATI Responsabile: Fabbris Roberto Parole chiave: informatica, gestione dati, radioterapia, imaging Nel corso degli anni il Servizio di Fisica Sanitaria si è dotato di vari pacchetti software per la determinazione dei parametri del trattamento radioterapico, la loro verifica, l'archiviazione e l'interscambio con le diverse apparecchiature situate nella U.O. di Radioterapia, come la TAC e il simulatore virtuale, il taglia sagome automatico, il collimatore multilamellare. Tale software, in parte acquistato da ditte specializzate e in parte sviluppato in casa, è disponibile nella intranet dell'Istituto Oncologico Veneto e costituisce il complesso e articolato ambiente informatico del Servizio di Fisica Sanitaria. Tra qualche mese la U.O. di Radioterapia si doterà di un software informatico commerciale di gestione di dati anagrafici, clinici e tecnici di trattamento (LANTIS) che dovrà necessariamente colloquiare tramite la intranet con il software del Servizio di Fisica Sanitaria. Questo progetto si prefigge lo scopo di integrare tale software nell'ambiente informatico del Servizio di Fisica Sanitaria mediante: a) definizione e realizzazione di interfacce tra i vari sistemi informativi che permettano il flusso dei dati e la loro disponibilità in tempo reale; b) verifica della corretta trasmissione dei dati, anche nel caso in cui la trasmissione avvenga tramite software fornito da ditte esterne. Dopo l'installazione del software da parte della ditta fornitrice, si procederà a: 1. verifica della corretta trasmissione da e verso LANTIS tramite 173 software acquisiti da ditte esterne; 2. acquisizione delle informazioni sulle modalità di input ed output del LANTIS; 3. produzione di software per la trasmissione da e verso LANTIS; 4. verifica del corretto funzionamento del software home-made. 6 - USO DELLE RETI NEURALI APPLICATI A PARAMETRI ISTOLOGICI E MOLECOLARI PER LA PREDIZIONE DELLO STATO LINFONODALE NEI PAZIENTI CON MELANOMA CUTANEO Responsabile: Rossi Carlo Riccardo Parole chiave: melanoma, linfonodo sentinella, informatica, cellule tumorali circolanti Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'efficienza di una tecnica biostatistica avanzata (support vector machine, SVM) nel predire la presenza di cellule tumorali nei linfonodi sentinella prelevati dai pazienti affetti da melanoma cutaneo. Secondo le attuali indicazioni solo il 20% dei casi risulta positivo, e quindi l'80% delle biopsie potrebbero essere teoricamente evitate, riducendo costi e morbilità associati a questa procedura chirurgica. I casi saranno raccolti sia dal database della Clinica Chirurgica Generale II dell'Università di Padova che da centri italiani ed esteri (in particolare il Sidney Melanoma Unit, Sidney, Australia). Il SVM sarà "addestrato" a riconoscere lo status linfonodale (metastatico vs libero da malattia) con i dati antropometrici dei pazienti arruolati e con i dati istologici dei tumori primitivi (n=800). La correttezza della predizione sarà invece testata in un gruppo totalmente indipendente (n=800). 7 - DIGITALIZZAZIONE DELLA BANCA DATI DEI PAZIENTI CON CANCRO DELL'ESOFAGO E DEL CARDIAS (4500 CASI) AFFERENTI AL CENTRO DI ALTA SPECIALIZZAZIONE DELLA REGIONE DEL VENETO PER LE MALATTIE DELL'ESOFAGO Responsabile: Ancona Ermanno Parole chiave: esofago, informatica Dal 1980 tutti i pazienti ricoverati presso il nostro Centro per carcinoma dell'esofago e della giunzione esofagogastrica sono stati inseriti in un data form prospettico che viene aggiornato regolarmente inserendo i nuovi follow-up. Tale archivio, che comprende oltre 4500 pazienti, è una delle casistiche più consistenti a livello mondiale. Il progetto proposto prevede la digitalizzazione di tutti i dati in modo da ottenere un database per l'elaborazione dei dati clinici ed epidemiologici a scopo scientifico. Abbiamo valutato i risultati ottenuti in oltre 2000 pazienti consecutivi operati per cancro dell’esofago toracico e del cardias dal 1980 al 2004. Abbiamo suddiviso i pazienti in base al periodo in cui sono stati operati: Gruppo A dal 1980 al 1987 (817 pazienti), Gruppo B dal 1988 al 1995 (665 pazienti), Gruppo C dal 1996 al 2004 (532 pazienti). 377 pazienti (19%) sono stati sottoposti a chemio+radioterapia neoadiuvante (Gruppo A 5.5%, Gruppo B 25%, Gruppo C 31%; p<.0001). Nei 3 periodi, sempre piu’ pazienti sono stati sottoposti ad intervento per via toracotomica anziché per via transiatale (p<.0001) e a linfoadenectomia estesa anziché limitata (p<.0001). Una resezione completa R0 è stata possibile in 1584 (79%) pazienti (Gruppo A 74%, Gruppo B 75%, Gruppo C 90%; p<.0001). Nei 3 periodi, nonostante un sempre maggiore numero di linfonodi asportati (p<.0001), sempre più pazienti hanno presentato linfonodi negativi per metastasi sul pezzo operatorio (pN0) (p<.0001), e sempre più pazienti hanno presentato neoplasie in stadio più precoce (pStage 0-1-2) (p<.0001). La mortalità post-operatoria intraospedaliera è stata significativamente ridotta (p<.0001), passando dall’8% (65/817) nel Gruppo A, al 6.3% (42/665) nel Gruppo B, e al 2.2% (12/532) nel Gruppo C. Negli ultimi 5 anni, la mortalità post-operatoria è stata ulteriormente ridotta all’1% (3/287) nei pazienti sottoposti ad intervento di esofago-gastroplastica ed esofago-digiunoplastica. Poiché la diminuzione del rischio operatorio di un dato intervento ne allarga le indicazioni, la conseguenza e’ stata che la morbilità post-operatoria complessiva (includendo tutte le complicanze maggiori e minori, mediche e chirurgiche) non è 174 cambiata significativamente nei tre periodi dello studio: Gruppo A 44% (361/817), Gruppo B 45% (297/665), Gruppo C 42% (224/532). Tuttavia, le complicanze postoperatorie fatali sono state ridotte significativamente (p<.0001) grazie ad un appropriato approccio interdisciplinare:17.5% (65/361) nel Gruppo A, 14.4% (42/297) nel Gruppo B; e 5.3% (12/224) nel Gruppo C. Le complicanze anastomotiche (includendo sia quelle asintomatiche/radiologiche che quelle sintomatiche, e le necrosi del viscere utilizzato per sostituire l’esofago) sono state ridotte significativamente (p<.01): 11.6% (95/817) nel Gruppo A, 12.6% (84/665) nel Gruppo B, e 5.6% (30/532) nel Gruppo C. Le complicanze anastomotiche sono state fatali in 21/95 (22%) pazienti del Gruppo A, in 16/84 (19%) pazienti del Gruppo B, e solo in 2/30 (6.7%) pazienti del Gruppo C. La sopravvivenza complessiva a 5 e 9 anni (inclusi i decessi ospedalieri) è risultata significativamente migliorata (p<.0001) durante il periodo dello studio: 19% & 14% nel Gruppo A, 23% & 17% nel Gruppo B, 35% & 28% nei pazienti operati nel periodo 1996-1999, e 51% & n.a. in quelli operati dal 2000 al 2004. La sopravvivenza complessiva a 5 e 9 anni dopo resezione R0 (esclusi i decessi ospedalieri) è stata: 26% e 19% nel Gruppo A, 31% e 22% nel Gruppo B, 40% e 33% nei pazienti operati nel periodo 1996-1999, e 57% e n.a. in quelli operati dal 2000 al 2004. (p<.0001). Dall’analisi dei nostri risultati si evince che, restando la chirurgia il trattamento di riferimento per i pazienti con cancro dell’esofago e del cardias, l’approccio terapeutico multidisciplinare, l’aumentata esperienza e la migliorata tecnica chirurgica e di trattamento peri-operatorio hanno contribuito a ridurre significativamente la mortalità post-operatoria e a migliorare significativamente la prognosi a distanza. 175 Linea di ricerca 10 Integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari e valutazione della qualità di vita e delle cure L'integrazione dei servizi ospedalieri di ricovero e cura con un percorso di assistenza continua domiciliare sul territorio apppare oggi un requisito irrinunciabile di un approccio olistico alla malattia neoplastica. Tale schema prevede l'integrazione di strutture quali hospice con l'assistenza domiciliare e la palliazione capillare del dolore. Una particolare attenzione è da sempre viva nell'Istituto sul problema dei costi ingravescenti della terapia anti-neoplastica, nell'era dei farmaci biologici e "intelligenti". L'attenzione per la farmacoeconomia si intereseca necessariamente con l'interesse per le caratteristiche biologiche del paziente e del suo tumore, nella coscienza che tali proprietà possono condizionare la suscettibilità al beneficio di molti agenti terapeutici di nuova generazione. In questo senso, l'Istituto è perfettamente attrezzato per la genotipizzazione del paziente e della neoplasia, grazie alla disponibilità delle piattaforme di genomica funzionale Affimetrix e Agilent. Farmacoeconomia e farmacogenomica si intrecciano quindi in maniera stretta per garantire ai singoli pazienti il massimo del beneficio e il minimo della spesa, col minimo grado di effetti collaterali possibili. 1 - ATTIVAZIONE DEL MONITORAGGIO AMBIENTALE DI ESPOSIZIONE A FARMACI ANTIBLASTICI E RADIAZIONI IONIZZANTI Responsabile: Bonavina Giuseppina Maria Parole chiave: Inquinamento, monitoraggio, agenti tossici, radiazioni ionizzanti La nascita dell'Istituto Oncologico farà ampliare il bacino di utenza con l'incremento dell'uso dei farmaci antiblastici e delle prestazioni di Radioterapia. Allo scopo di garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori, si ritiene necessario, nel rispetto delle normative vigenti, attuare periodicamente il monitoraggio dell'inquinamento degli ambienti di cura e di lavoro 2 - GESTIONE DEGLI EVENTI AVVERSI DA INFUSIONE Responsabile: Bonavina Giuseppina Maria Parole chiave: farmaci antiblastici, eventi avversi, chemioterapia La nascita dell'Istituto Oncologico farà ampliare il bacino di utenza con l'incremento di attività e dell'uso dei farmaci antiblastici. Le linee guida verranno elaborate dagli infermieri dei Day-Hospital e degenze oncologiche con la collaborazione dei Medici e del Servizio Interaziendale dell'assistenza. 3 - SVILUPPO DI UN PERCORSO ASSISTENZIALE CONDIVISO CON L'EQUIPE TERRITORIALE PER GARANTIRE LA CONTINUITÀ DELLE CURE DEI PAZIENTI ONCOLOGICI A DOMICILIO Responsabile: Bonavina Giuseppina Maria Parole chiave: palliazione, terapia domiciliare, distretto socio-sanitario, gestione pazienti L'obiettivo del progetto è quello di coinvolgere i Medici di Medicina Generale e gli Infermieri dell'Assistenza Domiciliare al fine di integrare le competenze e costruire percorsi assistenziali per garantire la continuità delle cure. Nella prima fase saranno programmati degli incontri con Medici di Medicina Generale ed Infermieri; successivamente verrà definito un gruppo di lavoro per elaborare i percorsi assistenziali. 4 - STUDIO SPONTANEO RETROSPETTIVO OSSERVAZIONALE RELATIVO AI COSTI DEL TRATTAMENTO IN PRIMA LINEA DEL CARCINOMA COLORETTALE METASTATICO Responsabile: Pasetto Lara Maria 176 Parole chiave: Farmacoeconomia, chemioterapia, colon-retto, metastasi Questo studio si propone l'obiettivo di valutare i costi dei singoli trattamenti usualmente utilizzati in I linea nei pazienti di qualsiasi età, in buone condizioni generali e in condizioni generali più scadute, di valutare i costi correlati alle tossicità o ad altri problemi connessi con la patologia in atto (trombosi, gestione del dolore, declino delle condizioni generali, altro) e di creare, sulla base di questi risultati, un'indicazione per il miglior approccio al minor costo per la gestione del paziente metastatico affetto da carcinoma del colon. 177 Attività Formative 179 Eventi Formativi Attività di formazione Il personale dell’Istituto ha partecipato a n° 13 stages formativi in Centri prestigiosi per un totale di n° 17 partecipanti, per una durata complessiva di 1226 giorni di formazione. Il personale di altro Istituto ha partecipato a n° 4 stages formativi organizzati dal nostro Istituto per un totale di n° 4 partecipanti, per una durata complessiva di 559 giorni di formazione. L’istituto ha organizzato eventi formativi per un totale di 460 crediti ECM, ai quali hanno partecipato n° 3255 partecipanti per una durata complessiva di 113 giorni di formazione. N° 34 partecipanti a Master o Dottorati cosponsorizzati dall’IRCCS in discipline pertinenti il riconoscimento. Nel 2006 l’Istituto Oncologico Veneto ha svolto: - 18 eventi formativi per operatori sanitari quali medici, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, tecnico sanitario di radiologia medica, infermieri assistenti sanitari e ostetriche; - 1 progetto formativo aziendale (PFA) per medici; - attività di informazione e divulgazione su temi di oncologia: incontri informativi per il pubblico laico con esperti del settore, (in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori, Milano). L’accreditamento da parte del Ministero della Salute secondo il programma di Educazione Continua in Medicina (ECM) di tutti gli eventi formativi / PFA è stato gestito dall’Ufficio Formazione e Comunicazione dell’Istituto Oncologico Veneto come provider ECM istituzionale (provider n. 57) per un totale di 225 crediti formativi (rapporto 11,84 crediti per evento). La formazione offerta (si vedano elenco e descrizione sintetica di seguito riportate) è stata fornita in sede e, tranne per 1 evento, ad iscrizione gratuita. Gli eventi sono stati realizzati in collaborazione con altre istituzioni ed enti mirati: oltre all’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Università di Padova, altre strutture ospedaliere venete ed extra regionali, società scientifiche regionali e nazionali. Gli incontri sono stati diffusi attraverso inviti cartacei, email e web site con possibilità di iscrizione online. Il gradimento, verificato con schede ministeriali, e l’affluenza sono risultati buoni, con 824 partecipanti registrati. Ad eccezione di quelli non accreditati, gli eventi avevano un numero programmato di partecipanti. Il bacino d’affluenza di questi è geograficamente tracciabile nell’area triveneta, con apertura all’ambito nazionale. I relatori, scelti dai Responsabili Scientifici e approvati dai vertici istituzionali, sono di provenienza prevalentemente nazionale. 2005 Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti 47° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cancerologia Corso per medici oncologia interdisciplinare 14 350 181 Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione 182 3 Ministero 4th Joint Meeting On Hepatobiliary And Pancreatic Surgery Meeting congiunto Treviso – Padova – New York – Parigi sulla chirurgia dei tumori epatobilio pancreatici casi clinici particolari, letture magistrali). 8 400 2 Ministero Carcinoma Colorettale: Dal Rischio Genetico Ai Trattamenti Integrati Corso per medici 7 96 1 Ministero Convegno Del Gruppo Italiano Di Screening Colorettale (Giscor) Convegno perMedico chirurgo Assistente sanitario Infermiere Tecnico sanitario laboratorio biomedico 6 117 2 Ministero Corso D'introduzione Agli Screening Oncologici Corso per Medico chirurgo Assistente sanitario Infermiere 15 33 2 Ministero Corso D'introduzione Allo Screening Citologico Corso per Assistente sanitario Infermiere Ostetrica/o Tecnico sanitario laboratorio biomedico 7 25 1 Ministero Corso Di Addestramento Per Radiologi Di Screening Mammografico Corso per Medico chirurgo 20 27 3 Ministero Corso Di Comunicazione Inglese-Italiano-Inglese / Advanced Conversational Progetto formativo aziendale per medici - inglese scientifico in ambito oncologico con utilizzo in settori diversi 29 12 18 Ministero Corso Di Introduzione Allo Screening Mammografico Corso per Infermiere Tecnico sanitario di radiologia medica, Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Assistente sanitario 7 51 1 Ministero Corso Di Oncologia Geriatrica Corso per medici e infermieri 31 16 3 Ministero Conferenza Dei Team Nutrizionali Del Veneto. Convegno di coordinamento dei team nutrizionali (nutrizione artificiale) della Regione del Veneto 6 90 1 Regione Corso IHE Corso su integrazione di diversi sistemi informativi ospedalieri, non solo nella gestione delle immagini, ma anche nello scambio di dati anagrafici e clinici. 6 100 1 Ministero Corso Di Chirurgia Urologica In Diretta Corso rivolto a: Specialisti Urologi 22 60 5 Ministero Corso Pratico Di CT Planning Nei Linfomi Extranodali.3:Mediastino E Tiroide 11 30 1 Ministero Corso Sulla Biopsia Prostatica Corso rivolto a: Specialisti Urologi ed Anatomo patologi 27 90 6 Ministero Diagnosis And Strategies For Management Of Infectious Complications After Stem Cell Transplantation Corso per medici 17 20 3 Ministero Future Trends In The Treatment Of Brain Tumors Corso per medici e infermieri – oncologia interdisciplinare 183 Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo 184 10 234 2 Ministero Gestione Del Paziente Oncologico Medico chirurgo Farmacista Psicologo Infermiere 32 33 17 Ministero Giornata Di Aggiornamento Sulle Applicazioni Cliniche Della Pet Nel Carcinoma Della Tiroide Corso per medici 4 32 1 Ministero Il Malato Di Rischio Genetico In Oncologia: Un Approccio Globale Corso per medici e psicologi 5 130 1 Ministero Il Reflusso Gastro Esofageo: Dalla Pirosi All'adenocarcinoma Corso per medici - oncologia interdisciplinare 7 64 2 Ministero Inquadramento Morfologico E Molecolare Dei Tumori Della Tiroide Corso per medici - oncologia interdisciplinare 3 120 1 Ministero IPB E Carcinoma Prostatico: Diagnosi Precoce, Prevenzione E Trattamento Nel Lungo Termine Corso rivolto a Medici di Medicina Generale – Area di Padova 6 34 2 Ministero L'allestimento Centralizzato Delle Terapie Oncologiche (Ediz. 0) Corso per infermieri e tecnici sanitari di laboratorio biomedico 9 25 1 Ministero L'allestimento Centralizzato Delle Terapie Oncologiche (Ediz. 1) Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Corso per infermieri e tecnici sanitari di laboratorio biomedico 9 29 1 Ministero L'allestimento Centralizzato Delle Terapie Oncologiche (Ediz. 2) Corso per infermieri e tecnici sanitari di laboratorio biomedico 9 30 1 Ministero La Complessità Della Comunicazione Della Diagnosi Al Malato Oncologico Corso per psicologi, infermieri e medici 6 200 1 Ministero La Comunicazione Tra Ostetriche E Utenti Nello Screening Citologico Corso per ostetriche 14 19 2 Ministero La Gestione Del Gruppo Di Lavoro Corso per Medico chirurgo Assistente sanitario Infermiere 18 18 2 Ministero Melanoma Oggi E Domani Corso per medici - oncologia interdisciplinare 6 64 1 Ministero Malattie Da Sovraccarico Marziale: Dalla Biochimica Alla Genetica Emocromatosi quale fattore di rischio allo sviluppo dell'epatocarcinoma 4 114 4 Ministero Nuove Prospettive Nella Terapia Del Carcinoma Prostatico Ormonorefrattario Corso per medici 3 23 1 Ministero Progettare Il Cambiamento Corso per Medico chirurgo Assistente sanitario Infermiere 25 185 Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni 186 18 3 Ministero Riunione Annuale Screening Colorettale Corso per Medico chirurgo Assistente sanitario Infermiere Tecnico sanitario laboratorio biomedico 6 55 1 Ministero Ruolo Del Papillomavirus Umano Nel Carcinoma Della Cervice Uterina Corso per Medico chirurgo Assistente sanitario Infermiere Ostetrica/o Tecnico sanitario laboratorio biomedico 5 90 1 Ministero Radioterapia Dei Tumori Gastroenterici 4 39 1 Ministero Simulazione Virtuale In Radioterapia Giornata di studio su aspetti teorici e pratici della Simulazione Virtuale rivolta ai Fisici dei Servizi di Fisica Sanitaria 6 50 1 Strategie Ottimali Per La Gestione Multidisciplinare Del Carcinoma Della Prostata Corso rivolto a Specialisti Urologi 5 12 1 Ministero Tumori Solidi Pediatrici Corso d'aggiornamento oncoematologia pediatrica 12 80 2 Ministero Urostage Corso rivolto a Specialisti Urologi 6 8 6 Ministero Workshop Sulle Neoplasie Dell'esofago Corso per medici - oncologia interdisciplinare 4 67 1 Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Ministero “Ten Years Of Gemcitabine In The Treatment Of Solid Tumors” Oncologi 9 150 3 Ministero 2006 Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Farmacoeconomia Nella Gestione Del Malato Oncologico Corso aperto a tutti gli operatori interessati [Non Accreditato] 100 1 Melanoma: Questioni Aperte Corso per medico chirurgo 8 40 2 Ministero La Relazione Tra Operatori Sanitari E Paziente (Pfa) Corso per medico, infermiere, tsrm 10 19 13 (Dal 14 Aprile Al 15 Dicembre) Ministero Tumore Al Seno, Riduzione Del Rischio Familiare Attraverso La Dieta Corso per interessati [Non Accreditato] 50 1 (24 Luglio) Allestimento Centralizzato Delle Terapie Oncologiche Corso per Tecnico di Laboratorio, Infermiere 8 per Tecnico di Laboratorio, 6 per Infermiere 28 1 (14 Settembre) Ministero Organizzazione Dell’allestimento Delle Terapie Oncologiche: Conoscere Per Agire Corso per farmacista, medico oncologo 13 medico oncologo e farmacista 14 2 (15 settembre, 13 ottobre) Ministero Corso Teorico Pratico Microdissezione Laser: Tecnologia E Applicazioni Corso per Medico Biologo 6 Prima Giornata, 10 Seconda Giornata 23 2 (21, 22 Settembre) Ministero Giornata Di Aggiornamento Sulla Chirurgia Del 187 Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo 188 Carcinoma Della Tiroide Corso per Medico Chirurgo, Infermiere 4 Per Medico, Manca Per Infermieri 52 1 (6 Ottobre) Ministero Corso Di Aggiornamento Attualità In Tema di Linfomi Corso Per Medico Chirurgo 6 Per Medico 22 1 (27 Ottobre) Ministero Carcinoma Del Pancreas: Management Attuale E Nuove Prospettive Diagnostiche E Terapeutiche Corso Per Medico, Biologo 2 Per Medico E Biologo 12 1 (3 Novembre) Regione Nuove Linee Guida Per Il Follow Up Del Carcinoma Mammario Corso Aperto A Tutti Gli Operatori 2 Per Medico E Biologo 37 1 (14 Dic) Corso D’introduzione Allo Screening Mammografico Corso Per Tsrm, Infermieri, Asv 7, 7, 8 50 1 Ministero Gruppo Patologi Screening Mammografico: Presentaz Linee Guida Nazionali Corso Per Patologi/Biologi 5 50 1 Ministero La Qualità Della Diagnosi E Del Trattamento Chirurgico Del Carcinoma Della Mammella Nei Programmi Dello Screening Mammografico Del Veneto Corso Per Medici 3 50 1 Ministero Gruppo Patologi Screening Mammografico: Programma Regionale Di Controllo Della Qualità Della Diagnosi Cito-Istologica Corso Per Patologi/Biologi 7 50 1 Ministero La Comunicazione Telefonica Negli Screening Oncologici Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Certificatore Corso Per Asv, Ip 18, 13 20 2 Ministero Riunione Annuale Screening Colorettale Asv, Ip, Tslb, Medici 4, 4, 4, 4 60 1 Ministero Riunione Annuale Screening Mammografico Corso Per Asv, Ip, Tsrm, Medici 4, 4, 4, 4, 4 60 1 Regione Riunione Annuale Screening Citologico Corso Per Ostetriche, Tslb, Ip, As, Personale Amministrativo 4, 4, 4, 4 40 1 Regione 2007 Titolo Allestimento centralizzato delle terapie oncologiche: Aggiornamento nelle tecniche ed organizzazione Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni 8 30 Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Attualita’ e prospettive nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario nella donna anziana Evento formativo n VEN-FOR 11612 5 50 1 Bioetica clinica corso avanzato 10 50 22 Carcinoma del retto: standard clinici e fattori predittivi di risposta Miglioramento delle conoscenze e delle competenze professionali per le principali cause di malattia, con particolare riferimento alle patologie cardiovascolari, neoplastiche e geriatriche 3 50 1 Carcinoma differenziato della Tiroide – Diagnosi e trattamento delle recidive non iodofissanti Miglioramento delle conoscenze e delle competenze professionali per le principali cause di malattia, con 189 Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni 190 particolare riferimento alle patologie cardiovascolari, neoplastiche e geriatriche 4 120 1 Convegno Nazionale GISMa 8 161 2 Corso CAD per Radiologi 3 3 1 Corso di aggiornamento per TSRM 3 28 1 Emergenza ospedaliera: Utilizzo del defibrillatore 16 16 2 Emergergenza Intraospedaliera 24 48 3 I carcinomi di intervallo nello screening mammografico - Epidemiologia e revisione di casistica 7 17 1 Il carcinoma ovarico nel Veneto. Relazione outcome di pazienti operate e chemiotrattate Il simposio permette un incontro di analisi dello stato dell’arte della cura della neoplasia ovarica nel Veneto, soprattutto in un’ottica di risultati e costi.Saranno forniti i primi dati sulle ospedalizzazioni per questa neoplasia nel Veneto. L'obiettivo è su costi ed efficacia (v. anche ospedalizzazioni) della chemioterapia in questa neoplasia che data la peculiarità si presta bene a valutazione oncologica regionale per arrivare a strategie di farmacoeconomia basate sull’approccio multidisciplinare 3 200 1 Internet in medicina 16 16 8 Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni La comunicazione tra prelevatori e utenti nello screening citologico 18 16 2 La documentazione informatica e la responsabilità in SO 12 50 2 La gestione dei dispositivi intravascolari periferici e centrali nel paziente adulto 9 50 1 La gestione della terapia farmacologica 17 50 2 La procreazione medicalmente assistita dopo neoplasia La fertilità dopo una neoplasia è diventata un argomento attuale da quando la migliorata potenzialità delle terapie oncologiche ha di fatto ingrandito di molto il numero delle guarigioni dopo neoplasie giovanili. Poiché la conservazione dei gameti maschili è già una realtà consolidata, si vogliono creare le condizioni per un’analoga possibilità anche per i gameti femminili, fatto che riserva attualmente più difficoltà tecniche, anche se ci sono già esperienze molto confortanti. Il corso mira a fare acquisire ai discenti le più recenti conoscenze affrontando la tematica con un ampio spettro di visuali. 4 300 1 La ricerca bibliografica su pubmed 16 16 7 La terapia di supporto in oncologia. Il trattamento dell’anemia Nei reparti di Oncologia medica gli infermieri professionali gestiscono quotidianamente problemi complessi correlati con l’assistenza al paziente neoplastico. In una visione moderna, l’infermiere in Oncologia è parte fondamentale nel team: da una parte, la stretta vicinanza con il paziente e i suoi bisogni comportano problematiche nuove, ad esempio la collaborazione negli aspetti di comunicazione ed educazione alla salute. 4 30 1 191 Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM 192 L’umanizzazione delle cure in oncologia. Specificità degli interventi 4 200 1 L'umanizzazione nei servizi socio sanitari 6 150 1 Non solo MEN: novità in oncologia endocrina. 4 70 1 Nuove acquisizioni sul carcinoma mammario - aspetti interdisciplinari 3 90 1 Percorso terapeutico nel NSCLC Oggi il trattamento dei tumori polmonari non a piccole cellule (NSCLC) in stadio avanzato si arricchisce di una nuova opzione terapeutica caratterizzata dai farmaci cosiddetti a bersaglio molecolare. La disponibilità di queste nuove armi terapeutiche va ad aggiungersi ad una serie di agenti chemioterapici di più vecchia generazione (che hanno costituito in questi anni il fondamento della terapia antitumorale del tumore del polmone non microcitoma) rendendo per il clinico, nello stesso tempo, più ampia ma anche più complessa la scelta terapeutica. Obiettivo di questo incontro educazionale è quello di facilitare l’adozione nella pratica clinica di questi nuovi agenti antitumorali sulla base delle evidenze ad oggi disponibili stimolando logiche razionali di scelta delle possibili linee di trattamento attraverso la condivisione di un possibile percorso terapeutico ragionato. 3 35 1 Prevenzione e cura dei danni da radioterapia alla cute e alle parti molli 3 120 Riunione annuale screening citologico 4 150 1 Riunione annuale screening colorettale 4 Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti 95 1 Riunione annuale screening mammografico 4 109 1 Ruolo del farmacista nella prevenzione dei tumori femminili più diffusi L’incontro mira al tema della prevenzione del cancro della mammella e sopratutto ad attivare attraverso i consigli del Farmacista i sistemi per una diagnosi precoceIl carattere degli interventi, anche interattivi, mirano allo sviluppo delle conoscenze del farmacista sia dal punto di vista culturale che professionale. 3 70 2 Ruolo del farmacista nelle patologie oncologiche Il Farmacista deve essere aggiornato sulle principali patologie oncologiche, per conoscere in maniera più approfondita le metodologie d'indagine diagnostica e le più moderne cure soprattutto farmacologiche; anche perchè spesso è sottoposto a domande su tali argomenti dai pazienti e dai loro parenti. Inoltre il Farmacista riveste un importante ruolo nella prevenzione dei tumori consigliando controlli medici e stili di vita corretti. 6 60 2 Update on colorectal cancer Il contenuto scientifico del Congresso è basato sull'aggiornamento della terapia antiblastica di malattie d'interesse oncologico e chirurgico a livello colorettale. Il tutto rientra nella formazione finalizzata ad aumentare le conoscenze per i percorsi terapeutici in oncologia. In particolare vengono analizzate le problematiche, farmacologico-cliniche e chirurgiche nell'ambito del cancro colorettale. Si sono concentrate le informazioni su dati sia inediti che più recenti. Il livello è di interesse nazionale e internazionale e di specifico interesse per la categoria professionale oncologica e chirurgica. 3 65 1 Up-date sul carcinoma della mammella 6 50 1 Valutatori interni sistema di gestione qualità Qualita' assistenziale, relazionale e gestionale nei servizi sanitari 31 15 193 Durata in giorni Titolo Descrizione Crediti ECM Numero partecipanti Durata in giorni 194 3 13th Annual meeting of the Italian Melanoma Intergroup Congresso annuale di aggiornamento e up-to date sull’attivitò scientifica delle aree di ricerca IMI ( diagnostica, chirurgica, genetica, biologica-molecolare, medica) 9 235 3 Scuola di Specializzazione in Oncologia Direttore: Prof. Alberto Amadori La Scuola di Specializzazione di Oncologia copre un periodo formativo di 4 anni ed esita nell'acquisizione del titolo di Specialista in Oncologia; al momento attuale sono previsti due indirizzi paralleli (Oncologia Medica ed Oncologia Diagnostica). E' ammesso annualmente alla Scuola un numero di Specializzandi di 5-6 per anno, sulla base delle dotazioni ministeriali e del contingente di borse aggiuntive regionali. Gli Specializzandi, nell'ambito del programma formativo delineato dal Consiglio di Scuola, frequentano a rotazione le Unità Operative dello IOV e delle strutture sanitarie con esso convenzionate. Il materiale relativo all'ordinamento didattico è reperibile al sito http://www.unipd.it/esterni/wwwdonco/oncologia/home.htm Scuola di Specializzazione in Radioterapia Direttore: Prof. Pier Carlo Muzzio (fino a novembre 2005) La Scuola di Specializzazione in radioterapia, della durata di 4 anni, ha lo scopo di formare medici specialisti in radioterapia con particolare riguardo alla oncologia. Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica Direttore: Prof. Pier Carlo Muzzio (da novembre 2005) La Scuola ha lo scopo di formare medici specialisti nei settori professionali delle scienze delle immagini e radiologia interventistica e della neuroradiologia diagnostica e terapeutica. Dottorato di Ricerca in Oncologia e Oncologia Chirurgica Coordinatore: Prof.ssa Paola Zanovello TEMATICHE SCIENTIFICHE 1. Patologia molecolare oncologica e istopatologia dei tumori; 2. Virologia oncologica; 3. Biotecnologie in ambito oncologico; 4. Immunologia dei tumori; 5. Modelli animali di tumorigenesi umana; 6. Predisposizione genetica alle neoplasie; 7. Micro e nano tecnologie in oncologia; 8. Approcci di terapia genica delle neoplasie; 9. Epidemiologia dei tumori umani; 10. Oncoematologia; 11. Trattamenti locoregionali dei tumori; 12. Tumori del tratto urogenitale. Il Corso è finalizzato all'acquisizione della metodologia scientifica e delle conoscenze adeguate per espletare attività di ricerca di base e clinica nei campi dell'Oncologia generale e dell'Oncologia Clinica. 195 Al fine di integrare le diverse competenze pre-cliniche e cliniche delle Strutture coinvolte nell'attività del Corso, verranno organizzate azioni specifiche, quali cicli di seminari, riunioni monotematiche e giornate di studio, con il contributo di Docenti ed Esperti interni e esterni al Corso. L'attività formativa potrà inoltre beneficiare del Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Oncologica - ISO, con sede a Genova (Presidente prof. G. Vecchio, Università Federico II, Napoli), che coinvolge le principali Università Italiane in cui è presente una riconosciuta attività di ricerca e clinica nell'ambito dell'oncologia. Nel complesso, quindi, il Corso si propone di creare le condizioni affinchè: 1) i Dottorandi ricevano stimoli scientifici adeguati ad assicurare una interdisciplinarietà della loro preparazione; 2) i Dottorandi vengano inseriti in gruppi di ricerca operanti nelle diverse strutture che concorrono all'attività formativa del Dottorato, prendendo parte attiva a progetti di ricerca attinenti alle tematiche scientifiche del Corso; 3) il giudizio sulla qualità della loro attività sia oggetto di valutazione da parte di un'ampia comunità scientifica. L'Istituto Oncologico Veneto, in accordo con la propria vocazione alla formazione alla ricerca, finanzia per ogni ciclo di Dottorato una/due borse di studio su fondi di Ricerca Corrente. 196 Pubblicazioni Scientifiche 197 Articoli pubblicati su riviste censite dall’Index Medicus e con Impact Factor Anno 2005 1. Agata S, Dalla Palma M, Callegaro M, Scaini M C, Menin C, Ghiotto C, Nicoletto O, Zavagno G, Chieco-Bianchi L, D'Andrea E, Montagna M. Large genomic deletions inactivate the BRCA2 gene in breast cancer families. J Med Genet 2005, 42: e64. IF: 4.112, IF NORM: 6. 2. Agostini M, Tibiletti M G, LucciCordisco E, Chiaravalli A, Morreau H, Furlan D, Boccuto L, Pucciarelli S, Capella C, Boiocchi M, Viel A. Two PMS2 mutations in a Turcot syndrome family with small bowel cancers. Am J Gastroenterol 2005, 100: 18861891. IF: 4.716, IF NORM: 6. 3. Alaibac M, Berti E, Pigozzi B, Chiarion V, Aversa S, Marino F, Peserico A. High-dose chemotherapy with autologous blood stem cell transplantation for aggressive subcutaneous panniculitis-like T-cell lymphoma. J Am Acad Dermatol 2005, 52: S121-123. IF: 2.358, IF NORM: 6. 4. Ardizzoni A, Favaretto A, Boni L, Baldini E, Castiglioni F, Antonelli P, Pari F, Tibaldi C, Altieri A M, Barbera S, Cacciani G, Raimondi M, Tixi L, Stefani M, Monfardini S, Antilli A, Rosso R, Paccagnella A. Platinumetoposide chemotherapy in elderly patients with small-cell lung cancer: results of a randomized multicenter phase II study assessing attenuated-dose or full-dose with lenograstim prophylaxis--a Forza Operativa Nazionale Italiana Carcinoma Polmona J Clin Oncol 2005, 23: 569-575. IF: 9.835, IF NORM: 8. 5. Aschele C, Friso M L, Pucciarelli S, Lonardi S, Sartor L, Fabris G, Urso E D, Del Bianco P, Sotti G, Lise M, Monfardini S. A phase III study of weekly oxaliplatin, 5fluorouracil continuous infusion and preoperative radiotherapy in locally advanced rectal cancer. Ann Oncol 2005, 16: 1140-1146. IF: 4.335, IF NORM: 6. 6. Aversa SM, Cattelan AM, Salvagno L, Crivellari G, Banna G, Trevenzoli M, Chiarion-Sileni V, Monfardini S. Treatments of AIDS-related Kaposi's sarcoma. Crit Rev Oncol Hematol 2005, 53: 253-265. IF: 2.667, IF NORM: 4. 7. Avogadri F, Martinoli C, Petrovska L, Chiodoni C, Transidico P, Bronte V, Longhi R, Colombo MP, Dougan G, Rescigno M. Cancer immunotherapy based on killing of Salmonella-infected tumor cells. Cancer Res 2005, 65: 3920-3927. IF: 7.69, IF NORM: 4. 8. Barzon L, Masi G, Fincati K, Pacenti M, Pezzi V, Altavilla G, Fallo F, Palu G. Shift from Conn's syndrome to Cushing's syndrome in a recurrent adrenocortical carcinoma. Eur J Endocrinol 2005, 153: 629-636. IF: 3.14, IF NORM: 4. 9. Barzon L, Pacenti M, Masi G, Stefani AL, Fincati K, Palu G. Loss of growth hormone secretagogue receptor 1a and overexpression of type 1b receptor transcripts in human adrenocortical tumors. Oncology 2005, 68: 414-421. IF: 2.114, IF NORM: 2. 10. Barzon L, Pacenti M, Taccaliti A, Franchin E, Bruglia M, Boscaro M, Palu G. A pilot study of combined suicide/cytokine gene 199 therapy in two patients with end-stage anaplastic thyroid carcinoma. J Clin Endocrinol Metab 2005, 90: 2831-2834. IF: 5.778, IF NORM: 6. 11. Barzon L, Stefani AL, Pacenti M, Palu G. Versatility of gene therapy vectors through viruses. 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