Anno 2, Numero 1
Aprile 2007
F O N DA Z I O N E M A D R E C A B R I N I O N LU S
ASPETTI NORMATIVI
CURARE
SOMMARIO
Editoriale
Dall’interno
2
PROGETTARE PER MIGLIORARSI
Contributi professionali
3
4
Lo scaffale
CHE COSA TI ASPETTI DA ME?
11
Argento vivo
SPECIALE PRIMAVERA
12
Le iniziative
19
CURARE
EDITORIALE
di M. Ferri, medico geriatra
Voglio fare partecipi i lettori di questa rivista, di un piccolo passo avanti che è stato fatto: dopo un anno, il “nostro”
trimestrale ha iniziato a vedere l’attiva partecipazione di tutte le figure professionali della nostra RSA. Penso che sia
un atto di consapevolezza: la formazione, l’informazione, lo studio siano stimolo per l’innovazione, per cercare di migliorare in modo continuo, il nostro operare, pur consapevoli della difficoltà e dell’impegno. Dire: “ma tanto non cambia nulla. Quelli parlano ma poi questa o quella fa quello che vuole lo stesso…”, è a volte solo una scusa per nascondere
la nostra pigrizia. La rivista rimane sempre aperta al contributo di tutti coloro che lo desiderino. L’unica condizione richiesta è che le opinioni espresse siano anche “contro” ma costruttive.
Nel primo numero della rivista (Gennaio 2006) è stato presentato il loro lavoro quotidiano delle varie figure professionali
in una sorta di “ritratto operativo”. Quasi con inconsapevole richiamo, a circa un anno di distanza, ancora una sorta di
“ritratto” ma su una comune tematica del nostro operare: gli aspetti normativi.
Da medico non posso non osservare come una struttura sanitaria debba avere certe caratteristiche architettoniche come
le scale, i pavimenti, i punti luce, le barriere (o meglio l’assenza di barriere), il sistema di aerazione/condizionamento…
peculiari per accogliere ospiti anziani con disabilità. Ma non sempre è facile conciliare economia, architettura e bisogni
degli ospiti.
Mi ha particolarmente colpito come le nostre ASA/OSS abbiano voluto sottolineare l’aspetto dell’etica e della deontologia professionale. In questo leggo l’ennesimo bisogno che questi professionisti hanno di essere considerati dei collaboratori nell’ambito sanitario e non semplici operatori.
Nella gestione dei nostri ospiti la Regione, negli ultimi anni, ha cercato di essere maggiormente equa nel riconoscere, in
termini economici, il peso dell’assistenza: è nato il SoSia la cui storia presenta alcuni aspetti peculiari che vengono qui
esplicitati.
Nella cura degli anziani con cronicità si è assistito ad un boom assistenziale che è cominciato circa 10-15 anni fa con una
sempre maggiore “organizzazione” a livello lombardo di tutte le RSA (centralizzazione delle liste d’attesa, rendicontazione sempre più dettagliata, ecc…). Qualche anno fa l’Amministratore regionale si è reso conto che i circa 50.000 ospiti
delle RSA convenzionate esistenti in Lombardia, dovevano essere in qualche modo controllati, come per gli ospedali,
per cercare di evitare inappropriatezze, anche perchè ormai i posti in RSA sono più numerosi di quelli in ospedale. Ed
allora alla semplice valutazione di appropriatezza si è associata la rendicontazione e la remunerazione in base alla
complessità dell’ospite. Nulla da eccepire come concetto. Il modello, non deleterio in termini teorici, è però fortemente penalizzante per i pazienti affetti da demenza che siano in grado di deambulare. Come si vede nell’articolo che ne
spiega il funzionamento, il SoSia (partorito dai nostri amministrativi regionali come: “voglio che le RSA mi mandino una
sorta di controfigura del paziente, mi mostrino una sorta di sosia”) valuta la disabilità fisica, la cognitività e la comorbidità. Nella remunerazione dei pazienti la Regione pesa solamente la disabilità. Probabilmente, come la visione unitaria
della Geriatria insegna, dovrebbe tenere conto di tutti e tre i domini e soppesare la gravità di ciascuno.
Mi pare che lo sforzo nel passare dalle categorie precedenti (NAT, NAP) alle attuali classi sia positivo ma migliorabile. Mi
pare che, a conti fatti, sia un’ulteriore astuzia di risparmio in un’epoca di difficoltà economiche della gestione della
cronicità. Non voglio fare ad ogni costo il “paladino difensore dei sofferenti”, ma mi pare che non vi siano differenze
economiche tali (fra una classe e l’altra) sufficienti a giustificare ben 8 classi, temo che questo sia un mero calcolo
“economicistico” al fine di ridurre i costi di partecipazione alla spesa delle RSA da parte della Regione. Nonostante i
miei, spero infondati, timori, penso che sia essenziale soffermarsi sui risvolti normativi che rappresentano un aspetto
essenziale del nostro operare quotidiano. Mi fa particolarmente piacere che quanti hanno collaborato a questo numero,
abbiano voluto far partecipi tutti delle loro riflessioni.
Curare
pubblicazione trimestrale della Fondazione Madre Cabrini onlus
Direttore scientifico
Marco Ferri
Redattore
Elisabetta Tacconella
Consulente tecnico
Loredana Ciarrocchi
Collaboratori
Anziani RSA e CDI, mons. Ferrari, A. Magistrelli, D. Papasodaro, B. Passoni, C. Rozzi, Servizio Animazione,
L. Siviero, E. Tacconella, L. Tarantola, D. Tedeschi
Stampato in proprio presso la:
Fondazione Madre Cabrini onlus - S. Angelo lod. (LO) - tel 0371/90686 - fax 0371/210013
E-mail [email protected]
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Anno 2, Numero 1
DALL’INTERNO
Progettare per migliorarsi
di D. Tedeschi, educatrice
In seguito alla lettura e all’analisi dei Questionari di Soddisfazione che ogni anno
sono rivolti ai familiari, i vari servizi della R.S.A., tramite gruppi di operatori appositamente costituiti, hanno stilato una serie di progetti tesi a migliorare la qualità delle prestazioni erogate e a corrispondere, dove possibile, alle esigenze espresse dalle famiglie.
Tali proposte, analizzate e in gran parte approvate dalla presidenza e dalla direzione sanitaria, sono già operative o stanno per diventarlo.
Ci sembra utile riportare le più significative che speriamo possano servire a modificare in positivo l’organizzazione della struttura e anche a renderla più “vicina”
ai familiari degli ospiti.
In questo senso deve essere vista la comunicazione scritta tramite la quale le famiglie saranno informate circa gli orari giornalieri e le disponibilità al colloquio
del personale medico.Tale documento conterrà anche informazioni dello stesso
genere riguardanti il servizio di fisioterapia e quello di animazione-educazione.
Inoltre sarà notificato ai parenti il contenuto del Piano di Assistenza Individualizzato del proprio congiunto, ogni volta che viene stilato, tramite una comunicazione telefonica effettuata dal coordinatore dell’accoglienza
Per facilitare l’individuazione delle varie figure professionali, le divise verranno
diversificate utilizzando colori diversi; inoltre verrà affisso all’ingresso dei reparti
un organigramma contenente la legenda dei colori che, sulle divise, identificano le
varie figure professionali presenti.
Per una migliore comprensione del ruolo rivestito dai singoli operatori, al momento dell’ingresso di un ospite nella struttura, verrà consegnato ai familiari l’ elenco
delle mansioni svolte dalle varie figure professionali operanti nella struttura.
Per quanto riguarda la vita di reparto si presterà particolare attenzione ad alcuni
specifici aspetti che rendano sempre” meglio vivibile” l’ambiente in cui gli ospiti
risiedono e portino ad una migliore organizzazione del lavoro al fine di ottimizzare
tempi e risorse.
Speriamo che questo sia solo l’inizio di un percorso di miglioramento, forse semplice, ma comunque efficace per fare della nostra R.S.A. una realtà in continua
crescita.
Pagina 3
“In seguito
all’analisi dei
Questionari, i vari
servizi hanno stilato
una serie di Progetti
tesi a migliorare la
qualità delle
prestazioni erogate”
CURARE
CONTRIBUTI PROFESSIONALI
Aspetti normativi
Lo spazio dei “Contributi professionali” si apre quest’anno con un numero dedicato agli Aspetti normativi che necessariamente interessano gli operatori delle
strutture socio-sanitarie. Ogni giorno infatti dobbiamo fare i conti con “norme”
che regolamentano i Servizi, a volte facilitando e orientando gli interventi che si
mettono in campo, altre volte appesantendoli o rendendoli più complessi.
Tentiamo di approfondire alcuni di questi aspetti normativi seguendo i suggerimenti proposti dagli autori dei seguenti articoli:
La deontologia professionale
di A. Magistrelli, A.S.A.
Quando parliamo di
deontologia
professionale ci
riferiamo ad un
complesso di norme
etico-sociali che
disciplinano
l’esercizio di una
data professione
La deontologia professionale è l’insieme dei principi che regolano la corretta applicazione della professione stessa. Il codice deontologico dell’I.P. viene adottato
dall’O.S.S., che pertanto ubbidisce ai seguenti principi basilari:
• Il rispetto della vita, della salute e la sua tutela come bene individuale e della
collettività
• Il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, della sua dignità e libertà
• Il diritto di tutti al godimento di uguale considerazione ed assistenza ed un’azione orientata all’autonomia ed al bene dell’assistito
• L’aggiornamento delle proprie conoscenze, l’ascolto, l’informazione ed il
coinvolgimento dell’assistito, consentendogli di esprimere le proprie scelte
• L’assistenza ed il riconoscimento dell’importanza del conforto psicologico,
fisico, relazionale, spirituale ed ambientale per il malato terminale, garantendogli
la miglior qualità di vita possibile
• Il diritto alla riservatezza delle informazioni relative alla persona che trova
una precisa normativa nella Legge sulla Privacy (L. 675), concernente la “Tutela
delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali”
• Il sostegno ai familiari dell’assistito
• Il rifiuto dell’eutanasia
• La tutela della propria dignità e di quella dei colleghi e degli altri operatori e
la collaborazione con gli stessi, nel rispetto dei ruoli delle varie figure professionali
• Il segreto d’ufficio che, con riferimento al T.U. 3/1957 ed al D.P.R. n. 761/79,
obbliga il dipendente a mantenerlo, vietandogli di dare informazioni in atti e fatti,
di cui sia a conoscenza in ragione del suo lavoro, a chi non ne abbia diritto.
L’O.S.S. durante il proprio lavoro, viene spesso a conoscenza di notizie e particolari, anche delicati, che riguardano la salute e la vita privata dell’assistito e, di
tutto questo, è ordinato a tutelarne la segretezza per dovere morale e per le norme imposte, la cui violazione è perseguibile sia con la querela dalla persona lesa,
sia per “abuso di professione” nel caso fornisse informazioni sanitarie che possono
essere date solo dal medico, unica figura autorizzata a ciò.
Non è consentito dare notizie di tipo sanitario telefonicamente a chicchessia, ne
direttamente a colleghi o conoscenti, anche intimi come i propri familiari.
Tratto da “Aiutare, assistere, soccorrere”
Ed. Padus - Cremona
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Anno 2, Numero 1
Aria nuova
di mons. Ferrari, presidente RSA
Climatizzazione. E’ un problema risolto per il Centro Diurno. D’estate non c’è la
grave sofferenza del caldo opprimente e neppure d’inverno c’è grande freddo, ovviamente! Poiché la temperatura dell’ambiente è sempre regolabile secondo il clima esterno e delle esigenze dell’ambiente e di chi vi abita. Ma il tipo di climatizzazione installato porta anche il vantaggio del ricambio dell’aria, così che nell’interno c’è sempre “aria pulita”. A seguito del ricambio si respira “aria buona”! Quanto
è stato realizzato per il Centro Diurno sta per essere realizzato anche per tutta la
nostra Casa di Riposo. E’ da tempo che si sta cercando di mettere in atto tale importante servizio. Per i locali di “vita comune” il posizionamento di alcuni macchinari ha già portato agli ospiti un qualche sollievo: durante i pasti, nei momenti delle iniziative di animazione e di fisioterapia, nei locali del bar. Tra alcuni mesi, speriamo prima del mese di luglio, anche in tutte le camere il servizio sarà funzionante. Il tutto per rispondere alle norme di miglior funzionamento e per far si che gli
ospiti si trovino a loro agio. Come sempre sorge per noi un problema grave, che si
riferisce al reperire i mezzi finanziari. Tutti sanno che le rette da noi praticate sono molto modeste. La Casa di Riposo non ha accantonamenti economici. Ogni iniziativa ha sempre contato sui contributi dei cittadini di Sant’Angelo, i quali sentono
la Casa come “propria”. Non per niente i due terzi degli ospiti sono santangiolini!
La spesa prevista supera i 400 mila euro. Siano quindi, ancora una volta a stendere
la mano per ottenere l’aiuto della spiccata sensibilità dei cittadini barasini: possiamo esprimere da subito la speranza che – come nel passato – la generosità sarà
grande? Credo di si. E a questa speranza unisco il desiderio che il Signore faccia
comprendere a tutti il valore umano e religioso delle attenzioni verso le persone
anziane in condizioni di poca salute o di non autosufficienza.
La sicurezza nei luoghi di lavoro
di B. Passoni. I.P.
Le imprese, sia pubbliche che private, hanno obblighi di tutela della salute dei
lavoratori nonché di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Tra
i compiti del datore di lavoro ci sono: valutare, evitare e combattere i rischi, adeguare il lavoro all’uomo, sostituire materiali e sostanze pericolose, programmare
la prevenzione, istituire il servizio di prevenzione/protezione, nominare il medico
competente. Anche il lavoratore ha degli obblighi ben precisi tra i quali: osservare
tutte le disposizioni impartite dal datore di lavoro, utilizzare correttamente attrezzature e macchinari, utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione
individuale, non rimuovere o modificare o compiere atti di propria iniziativa su
dispositivi di sicurezza, segnalare ogni condizione di pericolo (DL 626 / 94 ).
Nelle strutture che prestano assistenza agli anziani i due rischi professionali maggiori sono quello da movimentazione manuale degli ospiti e quello biologicoinfettivo.
Per il contenimento e la gestione del rischio, come delineato dal DL 626/94, assumono fondamentale importanza l’informazione e la formazione di tutte le figure
a rischio. A tale proposito la legge fornisce precise indicazioni ribadendo che:
informazione e formazione devono essere effettuate in orario di lavoro, devono
essere correlate alla valutazione del rischio, devono vertere su aspetti e condizioni dipendenti dall’operato dei lavoratori (DPR 303/56, DPR 547/55 ,DM 16/1/97).
In questo percorso i lavoratori devono conoscere i rischi a cui sono sottoposti e i
danni che possono riceverne, devono conoscere e saper attuare le procedure per
operare concretamente nei limiti del rischio più basso possibile, devono conoscere
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“Nelle strutture
che prestano
assistenza agli
anziani i due rischi
professionali
maggiori sono
quello da
movimentazione
manuale degli
ospiti e quello
biologicoinfettivo”
CURARE
“Attraverso
l’informazione e la
formazione
continua possiamo
acquistare la
necessaria
consapevolezza a
salvaguardia
dell’incolumità
propria e altrui”
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e saper usare i dispositivi di protezione individuale e gli ausili appropriati all’attività svolta.
Per ciò che riguarda la movimentazione manuale degli ospiti se da un lato occorre
fornire sicurezza, benessere e dignità agli assistiti, dall’altro lato è noto che il
sollevamento dei pesi, l’assunzione e il mantenimento di posture incongrue
(eseguire manovre di pulizia degli ambienti in ginocchio o in posizioni instabili o
per lungo tempo) costituiscono le principali cause del low back pain ossia dolore
nel tratto lombo sacrale che è la spia di un eccessivo sovraccarico funzionale e
che può evolvere in patologie quali protusione ed ernia discale. Diventa quindi di
fondamentale importanza educare sul corretto utilizzo degli ausili e sulle corrette
modalità di trasferimento/sollevamento in relazione alla disabilità degli ospiti.
Tuttavia l’effettuazione di corrette manovre e l’impiego dei dispositivi tecnici
richiedono la disponibilità di spazi adeguati e di idonee caratteristiche dimensionali degli ambienti (DM 236/89 ). Quindi in un confronto tra pari pur nel rispetto dei ruoli (datore e lavoratore) assumono importanza la comunicazione e l’ascolto poiché i comportamenti preventivi tanto più vengono adottati quanto più ne
sono chiare le motivazioni.
Sul versante del rischio biologico-infettivo anche le case di riposo hanno una loro
specifica realtà. Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria rappresentano un
evento frequente e grave che interessa sia i pazienti che gli operatori. Le modalità
di trasmissione di agenti patogeni sono: nosocomiale (dall’ambiente ai pazienti o
crociata tra di loro), occupazionale (da paziente infetto a operatore), da operatore infetto a paziente. Poichè l’argomento è piuttosto vasto mi limiterò a riportare
le precauzioni di carattere generale per contenere le infezioni sulla base delle
odierne informazioni scientifiche:
- lavaggio e cura delle mani (le mani degli operatori sono il veicolo principale di
trasferimento di patogeni, lavarle è il sistema più efficace per limitare questa trasmissione). La cute deve essere mantenuta integra ricorrendo a creme emollienti ;
meglio limitare l’uso di anelli, bracciali ed orologi. Le unghie devono essere corte, pulite e senza smalto.
- misure barriera innanzi tutto i guanti, da adoperarsi esclusivamente nelle operazioni di assistenza igienica ed infermieristica all’ospite. Devono essere monouso,
vanno cambiati e smaltiti subito dopo l’utilizzo. Poi camici e divise (lavaggio, sostituzione e ricambio sono a carico del datore di lavoro, non vanno portate a casa). Infine indumenti monouso e sistemi di protezione del volto quali occhiali, visiere e schermi (in caso di situazioni con aumentata esposizione a rischio biologico)
- eliminazione di aghi e taglienti devono essere eliminati in contenitori appositi,
resistenti e nelle immediate vicinanze dell’azione di lavoro. Va ricordato che l’infortunio in assoluto più frequente si verifica nel reincappucciamento dell’ago o nel
suo inserimento nel deflussore (operazioni assolutamente vietate così come il
buttare strumenti taglienti o appuntiti in sacchetti dei rifiuti comuni e cestini; i
contenitori di smaltimento devono sempre essere portati durante le azioni di lavoro che prevedono il contatto con i suddetti strumenti).
- infortunio biologico in caso di puntura o taglio con esposizione accidentale ad
agenti biologici occorre favorire il sanguinamento,detergere con acqua e sapone e
disinfettare la ferita con cloro ossidante elettrolitico al 10% o con prodotto a base
di iodio (indicazioni valide anche per contaminazione di cute integra, invece per
le mucose cloro ossidante elettrolitico al 5% o acqua ossigenata, per la congiuntiva
risciacquare abbondantemente con acqua).
In ogni caso va informato dell’accaduto il responsabile della struttura che provvederà ad inviare in pronto soccorso il lavoratore per la pratica di infortunio.
- smaltimento biancheria si devono indossare guanti monouso, meglio l’utilizzo
di un sacco idrosolubile, necessario prevedere ed attuare percorsi differenziati per
pulito e sporco.
In conclusione ritengo che siamo noi stessi i primi responsabili della tutela della
salute nostra e di chi si affida alle nostre cure, e solo attraverso l’informazione e
la formazione continua possiamo acquisire la necessaria consapevolezza a salvaguardia dell’incolumità propria e altrui.
CURARE
Modello di gestione degli ausili in RSA
di C. Rozzi e D. Papasodaro, TdR
“Parlare di
miglioramento di
qualità della vita
nelle RSA vuol dire
preoccuparsi di
questioni
riguardanti
l’autonomia, la
sicurezza, la
prevenzione”
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Quando in un progetto riabilitativo si da’ il giusto spazio alla finalizzazione del
movimento,tutto ciò che può agevolare il movimento stesso nelle attività di vita
quotidiana,spesso compromesse, ci insegna a pensare e ad agire in AUSILIO.
Anche se questo pensare e agire porterà probabilmente a difficili confronti con
famigliari, colleghi e altri operatori sanitari, vale la pena affrontarlo! Con esso
potranno concretizzarsi le aspettative legate alla possibilità di migliorare la qualità della vita del singolo ospite. Proviamo allora ad allargare il concetto di miglioramento di qualità della vita nelle RSA che si prendono cura di persone anziane e
subito diventa naturale preoccuparsi di questioni riguardanti l’autonomia, la sicurezza, la prevenzione. E’ in questo contesto di stretto confronto con la disabilità e
la comorbilità, che nasce la necessità di veicolare energie verso la gestione mirata
degli AUSILI e di togliere gli stessi da quel limbo di affidamento alla “buona volontà”. Verranno così ad essere coinvolte e responsabilizzate diverse figure professionali in base alle loro specifiche competenze e le strutture saranno in grado di ottimizzare gli acquisti. In questo contesto si potrebbe stilare un protocollo,per la
manutenzione, conservazione e verifica degli ausili suddiviso in vari passaggi:
•
Pianificare e organizzare un magazzino carrozzine ed ausili vari e con esso
la creazione di una unità di valutazione ausili e protesi. Sarà competenza
del fisioterapista mantenere la gestione del parco carrozzine, dei sistemi
antidecubito, degli ausili per la deambulazione,
•
Inventariare la categoria ausili differenziata per tipologia attraverso una
gestione informatizzata e cartacea
•
Identificare ogni ausilio con un numero progressivo, differenziato per tipologia con cui si possa risalire alle specifiche tecniche del singolo pezzo attraverso apposite schede tecniche, che ne dovranno rilevare anche lo stato di
conservazione. I dati raccolti su supporto cartaceo, potrebbero poi essere
trasferiti in un programma di gestione informatizzato, che contiene non solo
un Data-Base ma anche tutto ciò che riguarda le giacenze di magazzino
•
Considerando le competenze specifiche del Servizio di riabilitazione, concordare l’attuazione di una scheda di registrazione per tutte le informazioni
relative all’ausilio e al tipo di intervento effettuato (sanificazione, manutenzione ordinaria e straordinaria). Attraverso la valutazione di costi di manutenzione straordinaria, si potrà programmare la dismissione di ausili vetusti e/o non convenientemente riparabili
•
Ogni richiesta di ausilio potrà essere scritta e trasmessa da un referente (es.
dal Caposala) specificando la tipologia di ausilio e le condizioni clinicogenerali dell’ospite.
•
Si potranno realizzare soluzioni a problemi specifici legati ad anziani ospiti
con patologie in follow-up, che richiedono l’utilizzo di ausili non disponibili,
valutando la possibilità dell’acquisto di sistema di postura adattabili.
C’è ancora molta confusione in materia di ausili tra gli operatori sanitari, che
spesso faticano anche a capire che il fisioterapista ha competenze specifiche al
riguardo e nel considerare tali procedure proposte inutili e troppo impegnative.
L’importanza di questo lavoro è migliorare la qualità di vita di ospiti anziani con
disabilità invalidanti, coinvolgendo diverse professionalità impegnate sia nella cura che nell’assistenza e non rappresenta soltanto la fase conclusiva di un trattamento riabilitativo.
CURARE
Strumenti: le scale di valutazione
di E. Tacconella, pedagogista
“Per una corretta
diagnosi si devono
valutare
accuratamente
tutti gli aspetti
della demenza,
indagando non solo
sul versante
neuropsicologico,
ma anche sugli
aspetti
comportamentali e
dell’autonomia
funzionale”
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L’interesse per le problematiche legate ai deficit cognitivi e le demenze degli anziani, inizialmente ha coinvolto le figure professionali tradizionalmente implicate
(neurologi, psichiatri, geriatri), per coinvolgere successivamente tutti gli operatori chiamati a confrontarsi con il problema della malattia e della perdita di autonomia del paziente demente. Da molti viene messa in evidenza la necessità, per poter eseguire una corretta diagnosi, di valutare accuratamente tutti gli aspetti della demenza, indagando non solo sul versante neuropsicologico, ma anche sugli
aspetti comportamentali e dell’autonomia funzionale, utilizzando a questo scopo
scale di valutazione standardizzate. Dal 1° maggio 2003 la Regione Lombardia ha
messo a disposizione delle RSA la scheda S.Os.I.A. (scheda osservazione intermedia assistenza), per effettuare il calcolo dei contributi erogati per gli utenti, secondo un sistema che li classifica suddividendoli in 8 categorie. Questa nuova
classificazione fa riferimento ad una valutazione delle condizioni delle persone,
attraverso l’uso di test validati sullo stato cognitivo, sociale e sanitario: S.Os.I.A.
non è altro che la combinazione di tali test. Le metodiche di raccolta dati però
possono essere tra le più varie e influenzate in modo determinante dall’esperienza e dalla competenza di ogni operatore, perciò vanno utilizzati strumenti che
permettano il confronto dei dati, favorendo una lettura oggettiva dei fenomeni
rilevati, una omogenea valutazione quali-quantitativa dell’assistenza, la comunicazione e lo scambio di informazioni tra i diversi operatori. Per un efficace uso
delle scale, è importante fare attenzione a migliorarne la misura e a comprenderne e utilizzarne sempre meglio il linguaggio. Cerchiamo quindi di delineare
quali sono le caratteristiche del procedimento di misurazione: le misure sono numeri o parole che vengono usati per rappresentare una caratteristica o proprietà
osservabile in un oggetto. Queste caratteristiche si definiscono variabili in quanto, cambiando di grado, indicano lo stato del fenomeno.
Le misurazioni incorporano diversi elementi: devono essere affidabili e riproducibili, cioè il valore prodotto da una misurazione, se questa viene ripetuta deve
risultare sovrapponibile alla precedente; inoltre devono essere valide, cioè lo
strumento deve avere la capacità di misurare il “vero” fenomeno per cui è stato
preparato e non altri, e deve essere sensibile (individuare solo i veri positivi) e
specifico (individuare solo i veri negativi).
Le scale di valutazione, oltre a indicarci i sintomi di una demenza e a permettere
la classificazione dell’utente, sono anche uno strumento per l’integrazione ed il
miglioramento dell’assistenza.
In termini generali la valutazione è un’analisi accurata delle capacità funzionali e
dei bisogni/problemi che la persona anziana presenta a livello biologico e clinico
(lo stato di salute, i segni e i sintomi di malattia), a livello psicologico (il tono dell’umore, le capacità mentali superiori), a livello sociale (le condizioni relazionali
e di convivenza), a livello funzionale (la disabilità o capacità di compiere gli atti
quotidiani della vita). Ogni test che si utilizza misura un aspetto relativo ad una di
queste quattro aree.
Ma quale scegliere tra le tante scale esistenti? Nella nostra RSA sono state adottate alcune scale, fra quelle più utilizzate e più utili, con l’obiettivo di valutare il
carico assistenziale, pianificare gli interventi e verificare l’efficacia di quest’ultimi. Di seguito viene presentata una scheda sintetica per ognuno di questi test.
Per le scale cognitive, è stato da molti anni adottato il MMSE, che rappresenta lo
strumento più diffuso e probabilmente, nonostante i molti limiti, lo strumento di
screening più utile.
Il MMSE rappresenta un rapido e sensibile test per l'esplorazione della funzione
cognitiva e delle sue modificazioni nel tempo. È costituito da 11 elementi: il punteggio totale può andare da un minimo di 0 (massimo deficit cognitivo) ad un
massimo di 30 (nessun deficit cognitivo). Il punteggio soglia è 24. Fattori come
l'età e la scolarità contribuiscono significativamente alle variazioni dei punteggi: è
CURARE
“L’obiettivo
professionale
dell’uso delle scale
di valutazione è il
continuo
miglioramento del
processo
assistenziale nelle
sue varie forme”
necessario pertanto correggere il punteggio grezzo per età e scolarità del soggetto.
Per le scale comportamentali e la valutazione dei sintomi non cognitivi, è stato da
poco adottato l’NPI (Neuropsychiatric Inventory) Questa scala rappresenta un
momento fondamentale sia nella fase diagnostica, che per la programmazione e
verifica degli interventi terapeutici e riabilitativi. Si compone di 12 items e valuta
anche il distress psicologico dei familiari. Il questionario è applicabile ai pazienti
con demenza di diversa origine e si basa su un’intervista-colloquio alla persona
che vive vicino al paziente (familiare o assistente, se degente in RSA), volta ad
accertare se il comportamento del paziente è cambiato negli ultimi mesi. L’ NPI
prende in esame 10 disturbi comportamentali facilmente osservabili nei pazienti
dementi (deliri, allucinazioni, aggressività, disinibizione, …), che possono fornire
importanti indicazioni per il trattamento e la pianificazioni degli interventi.
Per lo stato funzionale sono in uso presso la nostra RSA la Barthel e la Tinetti.
L'Indice di Barthel rappresenta uno degli strumenti di valutazione della funzione
fisica più noti, soprattutto in ambito riabilitativo. Fornisce un punteggio indicativo dell’autonomia del soggetto rispetto alle attività di base della vita quotidiana.
Il punteggio massimo è 100 ed indica l'indipendenza in tutte le attività: questo
punteggio è assegnato solo se il paziente esegue il compito in modo completamente indipendente, senza la presenza di personale d'assistenza.
La scala di Tinetti è uno strumento di facile utilizzo, diffuso e validato e si è dimostrato essere un buon indice predittivo del rischio di caduta. Gli aspetti presi
in esame sono l’equilibrio e l’andatura: punteggi uguali o inferiori a 1 indicano il
soggetto non deambulante; tra 2 e 19 deambulante a rischio di caduta; uguale
superiore a 20 deambulante a basso rischio di caduta.
La scala può essere utilizzata per definire i soggetti da sottoporre a particolare
sorveglianza e a programmi riabilitativi ed anche per definire l’efficacia o gli effetti collaterali negativi di terapie e interventi riabilitativi.
Nelle fasi avanzate della demenza, la grande maggioranza delle scale di valutazione delle funzioni cognitive e delle performace funzionali perdono la propria
sensibilità nell'identificare ulteriori progressioni della malattia. Al fine di ottenere
uno strumento in grado di differenziare le condizioni cognitive e funzionali dei
pazienti che non possono essere testati tramite strumenti come il MMSE o la Barthel, è stata elaborata la Bedford Alzheimer Nursing Severity Scale (BANSS), da
noi adottata nei casi di demenza grave.
La BANSS fornisce informazioni sul grado di compromissione cognitiva (linguaggio
e contatto oculare), funzionale (abbigliamento, alimentazione, deambulazione) e
sulla presenza di sintomi patologici (alterazioni del ciclo sonno-veglia, rigidità
muscolare/contratture).
La compilazione della BANSS si esegue utilizzando le informazioni del personale di
assistenza e l'esame obiettivo del paziente. Il punteggio ottenuto oscilla tra 7 e 28
ed è direttamente proporzionale al livello di gravità della malattia.
E’ possibile eseguire una valutazione sistemica del rischio di lesione da decubito
utilizzando la scala di Norton: questa prende in considerazione 5 parametri (lo
stato fisico generale, quello cognitivo, la deambulazione, la mobilità e la continenza). La somma dei singoli punteggi, se inferiore a 12 va considerata indice di
alto rischio decubiti.
Questa breve carrellata sulla validità e la tipologia delle scale di valutazione,
vuole far riflettere ogni operatore sull’obiettivo professionale dell’uso di tali strumenti, e cioè il continuo miglioramento del processo assistenziale nelle sue varie
forme, a partire dall’individuazione puntuale dei bisogni/problemi dei nostri utenti, attraverso un’oggettiva misurazione dello stato funzionale, cognitivo e
comportamentale di ognuno.
Bibliografia
Cesare Peccarisi (a cura di), RATING SCALES DELLE DEMENZE, edifarm, Milano, 2005
STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE AFFETTO DA DEMENZA, 2000
A. Santullo e P. Chiari, IL VALORE DELLE SCALE, in I quaderni de L’INFERMIERE, IPASVI, Roma, 2003
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CURARE
Amministratori di sostegno
di L. Tarantola, medico psichiatra
La relazione tra
amministratore e
beneficiario
dovrebbe essere
improntata alla
fiducia e
all’ascolto, per
poter offrire alla
persona disabile
uno spazio
comunicativo
“sicuro”
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La legge numero 6 del 9 gennaio 2004, ha introdotto l’istituto dell’Amministrazione di Sostegno, una nuova modalità di tutela per le persone prive in parte o del
tutto di autonomia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana.
A differenza dell’interdizione e della inabilitazione, provvedimenti di tutela
“rigidi” che negano del tutto o in gran parte al soggetto interessato le capacità
decisionali, l’Amministrazione di Sostegno ha, secondo la legge 6, “finalità di tutela con la minore limitazione possibile della capacità di agire”. Ciò implica la
possibilità da parte del beneficiario di “agire per tutti gli atti che non richiedono
la rappresentanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’amministratore di sostegno”, che si occupa quindi solamente e specificatamente degli ambiti in cui si
manifestano le difficoltà dei soggetti da tutelare.
L’art. 410 della legge 6 recita: “nello svolgimento dei suoi compiti l’amministratore di sostegno deve tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario.
L’amministratore di sostegno deve tempestivamente informare il beneficiario circa gli atti da compiere”.
È evidente, in queste parole, come l’istituzione dell’amministrazione di sostegno
abbia in sé un’importante componente relazionale ed emotiva, dimensione questa, nel concreto, solo secondaria nell’ambito dei processi di interdizione e inabilitazione; diversa è la premessa giuridica dell’Istituto dell’Amministratore di Sostegno che prevede una sintonia e scambio comunicativo tra soggetto da tutelare
e “tutore”.
L’attività dell’Amministratore di Sostegno, che nella maggior parte dei casi è un
congiunto del soggetto in difficoltà, deve avere, invece, come suo fondamento,
una relazione di viva e aperta comunicazione col beneficiario, perché solo in questo modo è possibile fornire al soggetto da tutelare un supporto che tenga realmente conto dei suoi bisogni e delle sua aspirazioni.
La relazione tra amministratore e beneficiario dovrebbe, quindi, essere improntata alla fiducia e all’ascolto, per poter offrire alla persona disabile uno spazio comunicativo “sicuro”, nel quale sentirsi accolto e sostenuto, non solo per quanto
concerne le necessità concrete, ma anche per quelle emotive, altrettanto urgenti
e importanti soprattutto in un momento di difficoltà.
Certamente la dimensione emotivo-relazionale di questo tipo di tutela porta con
sé alcuni ostacoli da superare, primi fra tutti quelli inerenti alla comunicazione
fra una persona che vive uno stato di disagio fisico o psichico e un’altra che si impegna a fornire un sostegno e che fa spesso parte dello stesso nucleo famigliare
del soggetto da tutelare. Uno scambio comunicativo di questo tipo non potrà non
risentire della sofferenza, delle difese, dei timori e di tutti quei vissuti che le situazioni di difficoltà portano in luce.
È proprio, però, questa importante componente emotivo-relazionale che permette a questo tipo di tutela di superare il puro significato di “vigilanza” incentrata
su aspetti materiali che caratterizzava gli istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione, per assumere una dimensione più vicina alla cura intesa nel suo senso originario di accudimento e dedizione al più debole.
CURARE
LO SCAFFALE
Che cosa ti aspetti da me?
Autore: Lorenzo Licalzi
Edizione: Rizzoli
Genere: Romanzo
Tommaso Perez è uno scorbutico fisico nucleare giunto alla soglia della sua esistenza. Un ictus lo ha reso infermo: dell'uomo che si addormentava guardando le
stelle non resta che un vecchio condannato ad osservare «una crepa sul soffitto»
dal letto di una casa di riposo.
Lorenzo Licalzi conferma la sua capacità di narratore eccezionale, perchè pare
proprio di esserci in quella casa di riposo, di assistere al lento defluire degli ospiti
nel salone della colazione, al rito della tombola, agli addobbi natalizi e all'ipocrisia dei parenti in visita. Il dramma non è mai esibito, non è mai sottolineato. Impossibile non cedere alla commozione e lasciarsi trascinare, impossibile leggere il
libro in più di una notte. L'ambientazione nella casa di riposo non deve scoraggiare, in fondo, questo libro ci mostra ciò che non vorremmo mai vedere e ci fa ridere quando alterna i toni drammatici alla commedia umana. Nel capitolo “La poltrona vicino al bagno” assistiamo alla riproduzione dei meccanismi tipici della lotta per la sopravvivenza in un microcosmo dimenticato e decadente. È il trionfo
della vita, pur con tutto il suo bagaglio di bassezze, che sfida l'incedere della morte e strappa una risata. Anche qui non c'è morale, non c'è rimpianto: Tommaso
semplicemente osserva e noi con lui.
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CURARE
Vita in casa
Cuciniamo insieme
Opera di
Curti Annunciata *
Da un po’ di tempo a questa parte noi anziane della casa di riposo e
del centro diurno ci ritroviamo in gruppo, ogni mercoledì mattina e,
insieme, realizziamo un paio di torte. Ci organizziamo in questo modo: facciamo l’elenco degli ingredienti che occorrono e li andiamo a
prendere in cucina. Il gruppo è ormai esperto, quando abbiamo tutto
iniziamo la preparazione del dolce: c’è chi legge la ricetta (in nostro
ricettario è a caratteri cubitali, non ci sfugge niente!), chi dosa gli
ingredienti e chi li impasta. L’attività è molto piacevole perché abbiamo la possibilità di rispolverare abilità consolidate in passato,
quando eravamo impegnate a cucinare per le nostre numerose famiglie. A differenza di allora, oggi abbiamo molta varietà di ingredienti;
come allora c’è ancora impegno e tanta voglia di fare. Abbiamo così
la possibilità di trascorrere una mattinata “in famiglia”; momenti
semplici durante i quali si chiacchiera e si collabora, con l’accompagnamento di profumi che fanno venire l’acquolina. Cogliamo l’occasione per invitare i lettori ad assaporare insieme a noi le nostre specialità. L’appuntamento è per ogni giovedì pomeriggio al centro diurno. Vi aspettiamo!
Gli anziani della RSA e del CDI
*
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Le illustrazioni dell’inserto “Argento vivo” sono state realizzate dagli ospiti della
RSA e del CDI, durante i laboratori di disegno, realizzati con la collaborazione del
maestro Enrico Cerri.
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Il racconto
La misura giusta
Opera di
Polli Emilia
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Una volta, tanti anni fa, in un grazioso villaggio che sorgeva vicino a
una palude, viveva il piccolo Giunco Saltellante, che aspettava sempre di crescere ma non cresceva mai.
Effettivamente era di bassa statura e, nonostante fosse un tipo simpatico e avesse tanti amici, aveva il cruccio dell’altezza; era convinto che tutti lo considerassero un “tappo” e sempre più spesso se ne
stava per conto suo a pensare a come poteva aumentare di qualche
centimetro. Questo pensiero, negli ultimi tempi, si era trasformato
in una vera ossessione e lo aveva reso cupo e scontroso, soprattutto
quando si trovava in mezzo agli altri, poiché erano sempre tutti più
alti di lui.
Giunco Saltellante cominciò a girare il mondo alla ricerca di saggi e
guaritori che potessero dargli una cura. Una volta una vecchia erborista gli suggerì di provare con la dieta dei cavalli. Il povero Giunco
Saltellante per un mese intero aveva masticato soltanto biada e avena nella speranza di diventare, se non proprio atletico e slanciato
come un puledro, almeno più alto di qualche centimetro. Ma questa
abbuffata in stile equino non era servita a nulla. Poi era stata la volta della dieta del bue, che è un animale grande e grosso, e per un
altro mese Giunco Saltellante aveva mangiato solo fieno ed erba fresca. Aveva dovuto ruminare faticosamente per intere giornate, ma
non era un tipo che si scoraggiava facilmente: avrebbe fatto qualunque cosa pur di crescere almeno un pochino! Purtroppo però rimaneva sempre piccolo.
Un amico, vedendolo così disperato, gli consigliò di andare a chiedere aiuto a un vecchio saggio che viveva come un eremita all’ombra
di un olmo. Giunco Saltellante fece molta strada per raggiungerlo e,
quando infine lo trovò, gli spiegò il suo problema.
Il saggio, con grande tranquillità, gli domandò: “Per quale motivo
hai bisogno di diventare più alto?”, “Per vedere più lontano!” rispose lui.
“Arrampicati su quest’albero e vedrai molto lontano. O forse non sai
arrampicarti?”
“Sì che sono capace. Solo che non mi era mai venuto in mente!” rispose Giunco Saltellante.
E subito, con l’agilità di una scimmietta, salì sulla cima dell’olmo da
dove, effettivamente, si godeva di una magnifica visuale. Giunco
Saltellante guardò verso la palude, vide il villaggio e i suoi abitanti,
che da lassù sembravano tutti piccoli come formiche. Quando ridiscese il vecchio lo fece sedere accanto a sé e gli disse: “Oggi hai capito che non è necessario avere un grande corpo, ma sicuramente è
importante avere un grande cervello! Perché chi usa l’intelligenza è
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sempre grande e grosso a sufficienza per fare tutto ciò che desidera.”.
Fu così che Giunco Saltellante tornò al villaggio sereno e soddisfatto
di se stesso e, per la prima volta, in mezzo ai suoi amici non pensò
più di essere un “tappetto”!
Fiaba degli Indiani d’America
Opera di
Grecchi Pietro
Arriva la bella stagione e le giornate si allungano. Il cambio di stagione spesso dà una sensazione di “rinascita fisica”, ma a qualcuno
può dare invece stanchezza. Solitamente la primavera è la stagione
della ricerca della forma ottimale, ma alcune situazioni particolari
possono creare problemi più o meno importanti. La principale variazione che si avverte con l’arrivo della bella stagione è l’incremento
della temperatura dell’aria. Se in inverno è necessario coprirsi per
non disperdere il calore, in primavera deve avvenire il contrario
(senza esagerare!). Inoltre in primavera può capitare di attraversare
un periodo in cui ci si sente “spossati” ed il fisico non risponde come
in precedenza. La ragione può essere ricercata nel tempo necessario
al proprio organismo per abituarsi ai nuovi ritmi di attività, in primavera infatti una giornata può prolungarsi anche di molte ore. Dopo
un periodo di adattamento, le forze aumenteranno; la luce stimola
anche la produzione di melatonina che migliora l’efficienza fisica.
Attenzione alle allergie! In primavera le fioriture possono causare
fenomeni allergici con rinite, congiuntivite e talvolta asma. E’ necessario, se possibile, prevenirli con adeguati interventi di tipo farmacologico classico e/o omeopatico.
La mappa della primavera
La “Mappa della Primavera” è un progetto patrocinato dal Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e realizzato da Federparchi, Legambiente e Col diretti. Tracciare una mappa delle fioriture
nelle aree protette italiane, ha lo scopo di ricavare informazione utili sulle variazioni delle condizioni climatiche attraverso il monitoraggio delle fioriture di alcune specie vegetali caratteristiche del
paesaggio italiano. Data la stretta relazione esistente tra il clima e
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la fioritura, la mappa della primavera rappresenta un test interessante per comprendere meglio le evidenti anomalie climatiche registrate negli ultimi anni ed il loro effetti sulle piante. Il nostro Paese
è uno dei più esposti ai rischi che i cambiamenti del clima possono
provocare: molti di questi effetti ricadranno sul nostro patrimonio
naturale, che è uno dei più ricchi al mondo. Per la realizzazione di
questo progetto sono perciò state scelte delle aree, individuate all’interno di Parchi nazionali, parchi regionali e riserve naturali regionali.
Vuoi partecipare anche tu alla Mappa della Primavera? Per scoprire
come fare invia una e-mail a [email protected]
Allergie di primavera
Opera di
Giuseppina Belloni
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L’arrivo della primavera segna l’inizio di un nuovo ciclo annuale: dopo il freddo e buio inverno con la nuova stagione la natura rinasce
ad una nuova vita in un’esplosione via via crescente di colori e di…
profumi. Non per tutti però questo momento è vissuto con gioia, infatti per qualcuno la nuova stagione rappresenta il ritorno puntuale
di un fastidioso e spesso invalidante problema: l’allergia. Almeno dal
10 al 15 % della popolazione italiana è colpita da fenomeni allergici
e si calcola che nel nostro Paese circa sette milioni di persone soffrano di questo fastidiosissimo disturbo. L’allergia è una reazione di
difesa eccessiva del sistema immunitario di fronte a sostanze considerate erroneamente nocive. L’errore avviene nella prima fase di
confronto, cioè la sostanza non solo viene riconosciuta come non
compatibile con l’organismo ma viene anche “ingigantita” per quanto riguarda la sua pericolosità. Ecco che allora il sistema immunitario opera da un lato una particolare segnalazione dell’estraneo nella
sua memoria interna e dall’altro costruisce un numero eccessivo di
anticorpi pronti a reagire massicciamente qualora si ripresentasse un
nuovo contatto (processo di sensibilizzazione). Gli allergeni entrano
in contatto con l’organismo soprattutto attraverso l’aria respirata. I
più comuni e noti sono i pollini delle piante e delle erbe presenti
nell’aria da metà gennaio a fine settembre. Ci sono anche gli
“allergeni da casa”, presenti ovviamente nel corso di tutto l’anno,
danno gli stessi sintomi di quelli stagionali e sono: prodotti che si
trovano sulla desquamazione della cute di animali (cani, gatti, uccelli, cavie), prodotti fecali degli acari che vivono in ambienti polverosi e umidi (materassi di lana, tappeti, moquette).
L’allergia può interessare tutte le persone a qualsiasi età e si manifesta con sintomi nasali (starnuti ripetuti, naso chiuso, prurito), sintomi oculari (prurito, arrossamento, gonfiore, lacrimazione, fastidio
alla luce), sintomi respiratori (senso di mancanza d’aria, tosse irritativi, respiro affannoso e breve), sintomi cutanei (prurito, gonfiori,
arrossamenti).
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Per limitare l’allergia e controllarla diamo dieci consigli pratici da
mettere in atto come misure precauzionali:
Assumere in acqua del gemmoderivato di ribes nigrum (ottimo riequilibratore del sistema immunitario) al mattino appena svegli e nel
tardo pomeriggio per almeno tre mesi; integrare la dieta con vitamine del gruppo C, B e K utili in particolare per la congiuntivite e la
rinite; evitare alimenti che presentano nell’etichetta la voce “aromi
naturali” perché a volte fra questi si nascondono sostanze allergizzanti; non assumere farmaci senza consultare un medico; non fumare ed evitare ambienti di fumatori; seguire semplici regole di vita quali dormire almeno 8 ore per notte, alimentarsi tre volte al
giorno, riposare o”staccare” dal lavoro almeno 5 minuti quando ci si
sente stanchi, fare attvità fisica, ricavare tempo libero da dedicare
a se stessi, imparare a gestire le proprie emozioni nel rapporto con
gli altri (è noto che emozioni a lungo trattenute, stress psichici e
fisici, vita sregolata, sono fattori che disarmonizzano il sistema immunitario e aggravano le allergie); prestare attenzione alle giornate secche e ventose che presentano alte concentrazioni di pollini
nell’aria; non effettuare opere di giardinaggio nei momenti critici;
preferire le vacenze al mare piuttosto che in montagna; seguire il
calendario pollinico dell’Associazione italiana di aerobiologia.
Buona primavera!
Opera di
Tonali Esterina
Primavera… anche a scuola
Anno 2007: a scuola si cambia! Sono tre le principali novità contenute nella nuova circolare emanata dal ministero della Pubblica Istruzione relativa al prossimo anno scolastico. Il documento recepisce al
suo interno i progetti per la scuola contenuti nelle norme della Finanziaria, in particolare la circolare prevede l’introduzione delle cosiddette “classi primavera” dedicate ai bambini fra i 2 e i 3 anni,
secondo un progetto educativo a cui il Ministero contribuirà con personale adeguatamente formato. Una novità che segnerà il superamento degli anticipi nella scuola dell’infanzia targati Moratti. Le altre novità riguardano l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni e la definitiva introduzione dell’educazione degli adulti nel sistema dell’istruzione.
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Il commento
C’era una volta il calcio
Opera di
Dovera Lina
Opera di
Rognoni Livia
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Dopo l’incidente allo stadio di Catania, l’omicidio di un agente di
sicurezza, la violenza degli ultras che ha coinvolto un intero stadio,
alla lettura degli articoli che riguardavano questi episodi, gli ospiti
del gruppo di animazione del mattino così hanno espresso i propri
pareri, reazioni e opinioni. Marisa Tenca apre la discussione dicendo
che: “E’ inaudito il gesto. Lo sport è una schifezza, lo sportivo non
esiste più anche tra i calciatori”; Severina Concato subito interviene
aggiungendo che: “Non c’è sicurezza, Società sportive e Stato devono collaborare, l’unione fa la forza. Voglio fare le condoglianze alla
moglie dell’agente”.
Anche Giuseppina Abbiati è interessata e ci propone la sua opinione:
“Per me bisognerebbe fare a lui (quello che ha ammazzato) quello
che ha subito l’agente. Non siamo bestie, loro non sono capaci di fare cose così brutte. Io mi auguro che non succeda più”. Antonio Furiosi si esprime con rabbia dicendo che: “Chi ha commesso l’omicidio
è un delinquente nato. La responsabilità è della famiglia che non
l’ha educato e dello Stato perché non fa cose giuste”; si esprime ora
Luciano Esperi: “Io direi che per chi ha fatto il danno, l’ergastolo e
dieci frustate al giorno sono l’unica risposta: sapete quanti detenuti
ha liberato lo Stato? Ventimila!”.
“Io penso che è un gesto di orrore. Siamo indignati!” sentenzia Rosa
Scarioni; “Erano preparati da tanto tempo, c’è sempre qualcuno che
li aiuta, lo fanno per i soldi, te disi propri gnent… è tutto premeditato. A porte chiuse… andranno dentro ancora” aggiunge Maria Bontempi. Anche Anselmo é indignato e dice che: “Con questo pallone
fanno schifo, è ora di finirla! Bisogna mandarli al lavoro. Anche farle
a porte chiuse le partite, che significato l’è? Io non andrei allo stadio neanche se mi pagassero il biglietto. Allo stadio non ci sono mai
stato”. Ora sentenzia Ambrogio Picone: “Io penso sempre che chi
uccide deve morire. Ma come fanno a sapere chi sono i più violenti?
Dovrebbero fare come in Inghilterra dove le persone sono tutte sotto
controllo e la violenza è sparita”.
“E’ una mente esaltata, mi sa che é drogato, forse sarà stato abbandonato… ma comunque è colpevolissima” completa Mariuccia Bontempi. Interviene ancora Giuseppina Abbiati: “Quel ragazzo è per
me un drogato, non riesco a capire come si possa fare così, siamo in
un mondo infame non si può andare fuori dall’uscio”.
Se non ci fossero i filmati chissà se quel ragazzo si sarebbe consegnato alla polizia. Questo dubbio è di Marisa, Severina e anche di
Angela. Per il fatto che la domenica dopo l’omicidio si ricominci tutto come prima, Ugo Passoni non è d’accordo e vuole la chiusura
completa degli stadi per quest’anno. Antonio Furiosi vorrebbe vedere tutti i responsabili dentro, “Ma ghe ne minga de responsabili” dice amareggiata Marisa Tenca.
Dov’è finito il gioco calcio?
Gli anziani del gruppo di animazione
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I consigli della nonna
Pulire con l’aiuto della natura
Opera di
Zini Ernestina
Oggi esistono decine di polveri e detersivi per pulire ogni tipo di
macchia. Ma un tempo le nostre “nonne” come facevano ad averla
vinta contro lo sporco che più sporco non si può?
La risposta è nei prodotti naturali che avevano a disposizione che,
senza inquinare, davano ottimi risultati (a quanto dicono le “nonne”
stesse…).
Per eliminare le macchie di ruggine dalle stoffe di cotone (non lana
o seta) utilizzavano il sale e il limone, senza strofinarli e mettendo
al sole la parte interessata. Il sale era usato anche insieme alla mollica di pane asciutta che fungeva da gomma per cancellare le macchie. Anche l’acqua gassata, lasciata un po’ di tempo sulla stoffa e
poi spazzolata via, faceva fuggire lo sporco. E poi c’era la saponaria
e, per chi l’aveva, il borotalco…
Quando proprio non riuscivano ad ottenere l’effetto desiderato, impiegavano le maniere forti: in questo caso il sale veniva unito all’aceto.
Le macchie d’inchiostro erano fatto sparire, o almeno schiarite, con
il latte; la cenere e la soda servivano per pulire le superfici molto
grasse ed unte.
La “nonna” non pensava solo ai vestiti, ma anche alla pulizia della
bocca e, per togliere il calcare dai denti finti, sfoderava l’aceto di
mele. Non si può dire che le mancassero le idee…
La ricetta
CUORE DI MELE E PINOLI
Ingredienti
5 mele Pink Lady
200 grammi di burro
200 grammi di zucchero
250 grammi di farina
50 grammi di pinoli
4 uova
1 bustina di lievito
buccia grattugiata di ½ limone
zucchero a velo
Procedimento:
Fare ammorbidire il burro a temperatura ambiente, metterlo in un
recipiente e lavorarlo a lungo con lo zucchero.
Quando il composto di burro e zucchero risulterà ben spumoso, aggiungere le uova, conservate in frigorifero in modo che risultino molto fredde, una per volta, continuando a montare l’impasto. AggiunPagina 18
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gere delicatamente la farina ed il lievito, precedentemente setacciati e mescolati.
Incorporare 4 mele tagliate a cubetti, la buccia grattugiata del limone ed una parte dei pinoli. Versare il composto in una tortiera a forma di cuore.
Sbucciare la quinta mela, tagliarla a julienne e guarnire la parte superiore del dolce, distribuendo anche i pinoli rimasti. Infornare a
180° per circa 40 minuti.
Prima di servire, cospargere di zucchero a velo.
LE INIZIATIVE
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Sabato 7 Luglio 2007 dalle ore 9 alle ore 12 festeggeremo il
secondo compleanno del Centro Diurno Integrato con varie
iniziative.
Gli anziani saranno protagonisti di uno spettacolo teatrale
tratto dalla seconda parte dell’opuscolo
dell’opuscolo Toni e Bèta da loro
realizzato durante l’attività invernale e che sarà donato ai
presenti per l’occasione.
I volontari allestiranno una mostra di biancheria del secolo
scorso aperta ai visitatori interessati.
Il tutto sarà allietato da un gustoso rinfresco.
Visto il programma … perché non partecipare??
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FONDAZIONE MADRE CABRINI ONLUS
FONDAZIONE MADRE CABRINI
onlus
Sede legale ed operativa
Via Cogozzo n° 12
26866 Sant’Angelo Lodigiano (Lo)
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