Le “marocchinate” «Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all'ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete» (comunicato del gen. Alphonse Juin – comandante del corpo di spedizione francese in Italia, Cassino 14 maggio 1944) Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite Risoluzione n. 1820, 19 giugno 2008 Il Consiglio di sicurezza, •Afferma che la violenza sessuale, laddove praticata o incitata come tattica di guerra allo scopo di colpire in modo deliberato i civili o come parte di attacchi sistematici contro le popolazioni civili può esacerbare in modo significativo le situazioni di conflitto armato e impedire il ripristino di condizioni di pace e di sicurezza. •Afferma che azioni concrete per prevenire e rispondere a tali atti di violenza sessuale possono contribuire in modo significativo al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Si dichiara pronto, se necessario, a porre tali questioni all’attenzione del Consiglio e a porre in agenda azioni appropriate in risposta alla violenza sessuale diffusa o sistematica, •Chiede a tutte le parti coinvolte nei conflitti armati di far cessare immediatamente e del tutto ogni atto di violenza sessuale contro i civili; •Chiede che tutte le parti coinvolte in conflitti armati prendano immediate misure per proteggere le popolazioni civili … contro ogni forma di violenza sessuale,adottando adeguate misure disciplinari nei confronti dei militari, sostenendo il principio della responsabilità di comando, l’addestramento delle truppe sul divieto categorico di ogni forma di violenza sessuale contro i civili, depotenziando i miti che sono all’origine della violenza sessuale, esaminando attentamente il comportamento delle forze armate e delle forze di sicurezza con riferimento ai passati casi di stupro ed ad altre forme di violenza sessuale e sull’evacuazione di donne e di bambini a rischio imminente rischio di violenza sessuale. Osserva che lo stupro e le altre forme di violenza sessuale possono rappresentare un crimine di guerra, un crimine contro l’umanità, o comunque un atto che afferisce al genocidio. Sottolinea la necessità di escludere i crimini di violenza sessuale dalle disposizioni Un discorso di genere? ….i civili sono la parte della popolazione maggiormente esposta alle conseguenze deleterie dei conflitti armati, … le donne e le ragazze sono particolarmente esposte all’uso della violenza sessuale, adoperata anche come tattica di guerra per umiliare, dominare, impaurire, disperdere e/o rimuovere forzatamente gli appartenenti a comunità e gruppi etnici; … la volenza sessuale perpetrata in questo modo può in alcuni casi perdurare oltre la fine Massimo Stupro di massa di gruppo individuale Scala della violenza di genere nelle relazioni sessuali in tempo di guerra Prostituzione Fraternizzazione Minimo •Forme di conflittualità organizzata caratterizzano, in varia misura, la quasi totalità delle società conosciute; •di tale conflittualità, il genere maschile ha costituito tendenzialmente il soggetto attivo (uomo = guerriero); •di tale conflittualità il genere femminile ha costituito tendenzialmente l’oggetto passivo (donna=vittima). Uomini-Guerrieri-Giusti Donne- Anime-Belle La preda Sessualità e guerra Il “linguaggio dell’attacco militare – assalto, impatto, spinta, penetrazione – è sempre stato fatto coincidere con quello del rapporto sessuale ma […] guerra e sessualità sono legate in modo assai più letterale. Fin dagli inizi si è capito benissimo che una campagna militare vittoriosa promette sia lo stupro sia il bottino”. Paul Fussel, La Grande guerra e la memoria moderna, Il Mulino, Bologna 1984, p. 345 Il ruolo femminile di preda è in grado di rilevare, forse con più chiarezza di qualsiasi altro fenomeno, la concezione ancestrale del maschio in guerra. Per costui la donna (strappata al nemico, violentata, schiavizzata) è un pegno di cruciale importanza, non solo per l’ovvia gratificazione sessuale che ne deriva, ma anche e soprattutto per le cruciali implicazioni sociali che il suo possesso riveste all’esterno e all’interno del gruppo. In alto: Clemente Tafuri, La tratta delle schiave, 1942. «A parte una genuina umana preoccupazione per mogli e figlie amate, lo stupro perpetrato da un vincitore è una prova inconfutabile della condizione d’impotenza virile del vinto. La difesa delle donne è stata fin dalla notte dei tempi un simbolo dell’orgoglio maschile, così come il possesso delle donne è stato un simbolo del successo maschile. Lo stupro compiuto da un soldato conquistatore distrugge tutte le residue illusioni di potere e di possesso negli uomini della parte sconfitta. Il corpo di una donna violentata diventa un campo di battaglia rituale, un terreno per la parata trionfale del vincitore. L’atto compiuto su di lei un messaggio trasmesso da uomini ad altri uomini: una vivida prova di vittoria per gli uni e di una sconfitta per gli altri» (S. Brownmiller, Contro la nostra volontà. Uomini, donne e violenza sessuale, Milano, Soldati “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” Giuseppe Ungaretti, bosco di Courton, 1918 Un nuovo, straordinario, interesse •1914: la Gran Bretagna istituisce il Commitee on Alleged German Outrages che pubblica il suo rapporto finale l’anno successivo e il Times, nei mesi di aprile /maggio, lo rende pubblico. Diffuso come opuscolo a basso prezzo e tradotto in trenta lingue, l’opuscolo diventa un best-seller e da un’importante conferma alle voci che già da tempo si erano diffuse sugli stupri compiuti dai tedeschi in Francia ed in Belgio. Nello stesso anno, anche la Francia crea una Commissione simile a quella inglese, i cui rapporti saranno pubblicati da tutti i quotidiani, con la medesima “attenzione” agli episodi di violenza sessuale. •1915: viene pubblicato il libro bianco tedesco sulle atrocità commesse dai soldati russi nella Prussia orientale e nella Galizia austriaca; il testo, pubblicato in varie lingue per influenzare l’opinione pubblica di paesi ancora neutrali, ma non diffuso in Germania, riserva un ampio spazio alle violenze di gruppo e agli atti di sadismo commessi dai Russi in quei territori. Nello stesso anno, i Tedeschi pubblicano un altro rapporto intitolato La violazione del diritto delle genti da parte dell’Inghilterra e della Francia attraverso l’impiego di truppe coloniali sul teatro di guerra europeo; le descrizioni si concentrano sulle violenze delle truppe coloniali, senegalesi in Mamma sei tu? A. M. Banti, L’onore della nazione, Einaudi, Torino 2005, p. 358 A. M. Banti, L’onore della nazione, Einaudi, Torino 2005, p. 359 … fuori dal coro “In Francia hanno iniziato ad apparire le pubblicazioni ufficiali sulle “atrocità tedesche”. Molti se ne compiacciono. Alcuni, tra i quali io stessa, ne sono disturbati. Mi sembra cosa inopportuna e temo che al momento attuale possa condurre a due risultati, [...] a terrorizzare la popolazione nelle regioni vicino al fronte, oppure, nel caso di una nostra invasione della Germania, a incitare i nostri soldati alle più orribili rappresaglie. Al contrario, se tali pubblicazioni fossero state rinviate fino alla fine delle ostilità, avrebbero potuto essere utili, a condizione, però, che avessero conservato un carattere di verità. Le atrocità dovrebbero essere presentate in modo da non esasperare il clima di odio a livello internazionale, ma in modo tale da ispirare un salutare terrore per il flagello della guerra che inevitabilmente provoca tante inutili sofferenze e causa crimini vergognosi” Nelly Roussel, in un articolo pubblicato su “La Pensée Libre International” il 6 febbraio, si legge in B. Bianchi, Militarismo versus femminismo. La violenza alle donne negli scritti e nei discorsi pubblici delle pacifiste durante la Prima guerra mondiale, in «(DEP). Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile», n. 10 (2009), p. 107. L’onore della nazione « … il discorso pubblico e narrativo sugli stupri di guerra, la sua sistematicità, la sua diffusione, sarebbero impensabili senza considerare che alle spalle di quell’esperienza c’è un secolo di retorica nazional-patriottica che […] ha fatto delle narrazioni di stupro uno dei punti cardine della logica comunitaria. Gli stupri diventano visibili nel 1914 e negli anni seguenti, non solo per le ragioni che si sono appena ricordate (ndr: la “guerra totale”), ma anche perché gli intellettuali che li trattano hanno ormai un robusto allenamento che consente loro di identificare in quei gesti non tanto un’ineluttabile (e trascurabile) calamità bellica, com’è accaduto per secoli, quanto piuttosto una sventura che tocca il prezioso tesoro simbolico della nazione» (A.M. Banti, L’onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal XVIII secolo alla Grande Guerra, Einaudi, Torino 2005, p. 357) … un onore che gli uomini avrebbero dovuto proteggere « … l’idea che la comunità nazionale abbia dei confini sessuali, e una struttura interna fondata sul matrimonio monogamico, sulla discendenza e quindi sulla certa individuazione della paternità, fa dell’aggressione sessuale una concreta minaccia al naturale scorrere dl lignaggio nazionale, oltre che una prova della scarsa capacità che gli uomini della nazione hanno di difendere le proprie donne» (A.M. Banti, L’onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal La nazione: una personificazione al femminile A ds , ritirata di Caporetto (24-25 ottobre 1917) “Il saccheggio vi fu sempre e quasi dovunque completo. Se si è salvato qualche cosa è un accidente fortunato. Rari gli ufficiali che tentavano di mettere un freno. Bisognava castigare l’Italia e perciò tutto era permesso a quegli assassini […] tutta la città era a disposizione dell’esercito; tutti saccheggiavano, compresi gli ufficiali, tutti volevano dimostrare che per barbarie non la cedevano a nessuno. Peggiori i germanici e poi i magiari. Terribili i bosniaci quando avevano fame, cioè quasi sempre. Migliori i Tirolesi, i Salisburghesi, i Boemi”. Dal racconto del parroco della Cattedrale di Belluno, si trova in Gli stupri di massa in Serbia “Avevamo ordini, espliciti e proferiti ad alta voce, di uccidere e bruciare tutto ciò che incontravamo e di distruggere ogni cosa serba” “ Se i soldati vengono da voi, non fuggite davanti a loro, nemmeno se doveste rimanere gravide, perché ciò è bene. La Serbia è distrutta e non esiste più e noi uccideremo tutti i serbi perché solo i bulgari devono vivere perché Dio ha affidato loro il dominio dei Balcani” (Discorso tenuto dal vescovo bulgaro Mélentier, nel villaggio di Bogoumil nel settembre del 1916, deposizione di Kadivka Malić-Uskoković, 13 anni) “All’inizio si diceva che le donne erano state violentate, ma ora non se ne fa più menzione. Ciò probabilmente dipende dal fatto che i contadini sono ansiosi di occultare fatti che considerano gravemente lesivi del loro onore e del loro buon nome” (A. Reiss, Infringements of the Rules and Laws of War Committed by the Austro-Bulgaro-Germans. Letters of a Criminologist on the Serbian Macedonian Front, London 1919, pp. 73, 74, 85) All’interno di una tradizione religiosa e culturale che attribuiva esclusivamente all’uomo la capacità di trasmettere l’identità etnica, il corpo delle donne era considerato suolo fertile per lo sviluppo della nazione. Nella logica della pulizia etnica, al pari della distruzione delle chiese, delle biblioteche, dei monumenti, lo stupro aveva lo scopo di cancellare la storia e la memoria di un popolo, di rappresentarne simbolicamente l’annessione. Alla fine del conflitto, con l’intento di sostenere la richiesta di danni dell’Italia alla conferenza di pace di Parigi, l’Italia istituisce due Commissioni d’inchiesta. •La prima, organizzata dall’Ufficio Tecnico di Propaganda Nazionale, conclude i propri lavori in tempi assai rapidi, dal 4 al 14 novembre 1918, dando alle stampe un rapporto dal titolo Il martirio delle terre invase, nel quale si raccontano anche gli stupri subiti dalle donne italiane. •Contemporaneamente, il 15 novembre, il Decreto Legge n. 1711 istituisce una Regia Commissione d’Inchiesta con lo «scopo di constatare le violazioni al diritto delle genti e alle norme circa la condotta della guerra e al trattamento dei prigionieri di guerra, che siano state commesse dal nemico, di accertare la consistenza e l’entità dei danni alle persone e alle cose, che da tali violazioni sieno derivate, e di stabilire, in quanto sia possibile, le responsabilità individuali, che vi sieno inerenti» (ACS, Fondo Presidenza del Consiglio dei Ministri, Circolare del 27 novembre 1918, busta n.3, fasc. 34). La documentazione raccolta dalla Commissione sarà pubblicata in sette volumi tra il 1920 e il 1921 (Relazioni della Reale Commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti delle genti commesse dal nemico); il IV volume conterrà un intero capitolo dedicato ai “Delitti contro l’onore femminile” Convenzione internazionale dell' Aja del 1907 su leggi ed usi della guerra terrestre Art. 43 L’autorità del potere legale essendo passata di fatto nelle mani dell’ occupante, questi prenderà tutte le misure che dipendano da lui per ristabilire ed assicurare, quanto è possibile, l’ordine pubblico e la vita pubblica, rispettando, salvo impedimento assoluto, le leggi vigenti nel paese. Art. 46 L’onore e i diritti della famiglia, la vita degli individui e la proprietà privata, come pure le convinzioni religiose e l’esercizio dei culti, devono essere rispettati. La proprietà privata non può essere confiscata. Art. 47 Il saccheggio è formalmente proibito. Nel codice penale Zanardelli allora in vigore, la violenza carnale era contemplata tra i delitti contro il buon costume e l’ordine delle famiglie, consentendo la querela solo per l’azione della parte lesa. L’esclusione della competenza d’ufficio (se non in casi estremi come quelli in cui derivava la morte della vittima) si fondava su quello che veniva definito il «rapporto di proporzionalità fra l’interesse pubblico e quello privato, il quale ci avverte che il procedimento d’ufficio arrecherebbe, il più delle volte, all’offeso e alla sua famiglia un pregiudizio assai superiore a quello prodotto dal delitto» C. Bianchedi, Violenza carnale, in Digesto Italiano, vol. XXIV, Utet, Torino, 1914-1921, p. 1081 ss, p. 1118. Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra Conchiusa a Ginevra il 12 agosto 1949 Approvata dall’Assemblea federale il 17 marzo 1950 «Art. 27 … Le donne saranno specialmente protette contro qualsiasi offesa al loro onore e, in particolare, contro lo stupro, la coercizione alla prostituzione e qualsiasi offesa al loro pudore» Impostazione confermata dai due Protocolli aggiuntivi firmati sempre a Ginevra l’8 giugno del 1977 Esna e le altre La violenza sessuale perpetrata contro le donne dell’etnia avversaria ha avuto varie declinazioni durante le guerre nell’ex Jugoslavia, è stata usata: • per umiliare i maschi della comunità nemica; • per distruggere la personalità della vittima, inoculandole una sorta di disprezzo per il proprio corpo e un malsano senso di colpa per non essere stata in grado di sfuggire alla violenza; • infine fu utilizzato come forma di pulizia etnica, obbligando la donna a generare “figli del nemico”, al fine di diffondere l’etnia del violentatore e di creare nella vittima un ricordo perenne dello stupro subìto. ICTY – International Criminal Tribunal for the former Jugoslavia – ONU Resolution 827 (25 maggio 1993) • ICTR – International Criminal Tribunal for Rwanda • ONU Resolution 955 (8 novembre 1994) Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza ONU su donne, pace e sicurezza - 31 ottobre 2000 Nel documento •si menzionava esplicitamente l’impatto dei conflitti armati sulle donne •Si sottolineava l’importanza del contributo femminile per la risoluzione dei conflitti e per costruzione di una pace durevole •Si invitavano gli Stati membri dell’ONU ad assicurare una più ampia partecipazione alle donne a tutti i livelli decisionali, con particolare riferimento ai meccanismi di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti RAPE AS A WEAPON OF WAR: ACCOUNTABILITY FOR SEXUAL VIOLENCE IN CONFLICT «We must work to end the use of rape as a weapon of war, but as long as the practice persists, we should support programs that provide protection, medical care, psychological services and legal remedies to survivors of wartime sexual violence» Washington, 1, April 2008 «It is a sad testament to our failure to take action to stop this horrific human rights abuse» Lo stupro è un reato che non può mai essere condonato … In tutto il mondo donne e bambine in situazioni di conflitto sono state vittime di diffusi e deliberati atti di violenza … la risoluzione di oggi fissa un meccanismo per far venire alla luce quelle atrocità New York, 23 giugno … 1888 (2009) … 1960 (2010) United Nations Security Council 23 marzo 2015 ? The Era of Silence 2011 The Era of Honour ?